recinti di pietra e all`interno, su basi a gradini si ergevano presumibil

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recinti di pietra e all`interno, su basi a gradini si ergevano presumibil
Daniela Colizzi
recinti di pietra e all'interno, su basi a gradini si ergevano presumibilmente cippi monolitici di calcare, alti più di due metri, coronati da cornici con raffinate modanature a foglie, meandri, palmette e fiori di loto,
ravvivate da tocchi di colore rosso. Sulla faccia anteriore erano accuratamente incise iscrizioni in cui le lettere greche apparivano colorate in
rosso per essere più leggibili anche da lontano. Si leggevano parole dal
suono esotico, in cui è possibile riconoscere nomi tipici dei messapi,
zet, Dazimas, Thaotor, al genitivo, seguiti dai gentilizi, Thaotorres, Dibinnes, Sarnahias. Questi sembrano essere segnacoli di tombe importanti, forse di guerrieri dell'aristocrazia messapica. 58
Per finire abbiamo sul versante adriatico il centro di Castro che costituisce un approdo importante tra gli scali di Otranto e di Leuca, in un
tratto abbastanza importuoso.
5. Continuando in questa sorta di excursus sulla storia dei Messapi,
non si può fare a meno di soffermarsi sul momento storico cruciale di
questo popolo, il momento in cui dall'orbita degli interessi espansionistici di Taranto e, più in generale, del mondo greco-ellenistico, passa nell'orbita della politica di Roma: a questo punto il destino dei Messapi è
segnato, la fine della libertà e della secolare indipendenza può essere soltanto rinviata.
Dopo l'intervento di Roma nei confronti di Cleonimo diviene chiara
la difficoltà di Taranto a controllare, anche a sud e sul mare, il vasto progetto di politica mediterranea portato avanti da Roma nel terzo trattato
con Cartagine del 306 a.C.. Un simile complesso di contrastanti interessi doveva necessariamente portare ad un confronto in cui ancora una volta Taranto dovette far ricorso all'aiuto di un dinasta straniero. Il quinquennio 280-275 a.C. vide splendere l'astro di Pirro, chiamato da Taranto in aiuto contro Roma: egli giunse in Italia nel 280 a.C. con circa
30.000 uomini, una nutrita cavalleria e 20 elefanti, animali fino a quel
tempo sconosciuti ai Romani che li appellarono 'buoi di Lucania'. L'arrivo di Pirro avvenne in una città dilaniata anche da lotte e dissidi interni tra i gruppi dell'aristocrazia, favorevoli ad un accordo con Roma, e lo
strato sociale medio-basso, legato ad attività commerciali e alle fortune
della marineria, che, nella presenza romana all'interno del Golfo, trova-
58
D'Andria 2002h, pp. 1-2. Vedi anche D'Andria 1995, pp. 189-206.
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I Messapi nel basso Salento: fonti letterarie ed archeologiche
va le più pesanti limitazioni. Il territorio pugliese fu teatro di questa lunga guerra in cui i Romani, conservarono il controllo della zona settentrionale: Messapi e Salentini si unirono ai Tarantini, loro antichi nemici,
per difendersi dalla inesorabile espansione romana. Roma non volle più
far passare altro tempo in maniera infruttuosa, strinse i tempi e incalzò
in vista della sottomissione definitiva di questo estremo lembo della penisola. La scarsa compattezza del fronte greco-italiota portò alla caduta
di Taranto nel 272 a.C.; non fu la rovina totale, ma la città perse per sempre il ruolo di guida degli italioti e di unico antagonista in Italia dell'imperialismo romano. Entrò come alleata nella confederazione guidata da
Roma conservando una relativa autonomia, ma dovette partecipare con
navi da guerra e soldati alla formazione della flotta romana, ricevere un
presidio e consegnare ostaggi (foedus iniquum).
Conseguenza della sconfitta tarantina fu il crollo del complesso sistema di rapporti politici e commerciali sviluppatisi sino ad allora fra la città ionica e le popolazioni indigene. Queste relazioni furono ereditate da
Roma che diede impulso ad un profondo processo di ristrutturazione, in
un piano di politica mediterranea che faceva dell'Apulia una regione di
attraversamento nelle comunicazioni con l'Oriente ed un'importante base strategica. 59
Roma si volse alla sottomissione delle popolazioni della penisola salentina, che in vario modo avevano partecipato alla guerra sotto le insegne dell'Epirota. In particolare, era di notevole importanza il possesso di
Brindisi per più rapide e sicure relazioni commerciali e politiche con l'Illiria meridionale e la penisola greca e per trasformare il basso Adriatico
in un "mare romano". S'imponeva, inoltre, il controllo della rotta marittima del Canale d'Otranto, tanto importante, quanto spesso insicura per
la pirateria illirica e per quella iapigia. La conquista del Salento era, pertanto, inevitabile. Essa avvenne in due campagne, nel 267 e nel 266 a.C..
Caratteristica di questa fase fu la lenta ma inesorabile degradazione di
quegli abitati indigeni specie nell'interno che, nel IV secolo a.C., occupavano fittamente il territorio: nel giro di pochi decenni sembrano cancellati. Lo spopolamento e la crisi agricola della campagna pugliese furono ancora più aggravate dalla guerra annibalica in cui la regione fu
drammaticamente coinvolta: a Canne nel 216 a.C. si svolse la sanguino-
D'Andria 1979, pp. 275-278.
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sa battaglia in cui Roma perse gran parte delle otto legioni impegnate in
quest'area. E' probabilmente in questo contesto storico che, secondo
Lombardo e Pagliara 60 , si deve inquadrare il rifacimento dell'apparato
difensivo delle mura otrantine, almeno nella zona della porta urbica prospiciente l'area portuale, consistente nel restringimento della luce della
strada d'accesso, e in un poderoso rafforzamento dell'angolo delle mura
dinanzi alla porta. In tale rifacimento sono stati reimpiegati i cippi provenienti plausibilmente da una `necropoli' monumentale ubicata subito
fuori la porta: l'utilizzazione di monumenti così significativi denota un
clima di notevole 'urgenza' ma fa anche ipotizzare che i protagonisti del
brutale smantellamento della necropoli messapica non siano stati gli
Otrantini, per i quali i cippi erano legati alla 'memoria' di personaggi importanti, ma i Romani impegnati nel controllo della costa calabro-salentina e preoccupati della presenza di Annibale in Puglia e della 'scoperta'
nel 215 a.C. dell'intesa stretta tra Annibale e Filippo di Macedonia con
ìl pericolo dello sbarco di un esercito macedone a sostegno del condottiero cartaginese.
L'ultimo sussulto, che fece svegliare nelle genti messapiche l'antico
istinto di libertà e di autonomia prima della definitiva romanizzazione,
avvenne in occasione della 'guerra sociale' nell'anno 90 a.C., quando gli
Italici avevano ormai ripetutamente assistito al fallimento di tutti i tentativi di far valere i propri diritti nel rapporto con Roma. La rivolta scoppiò in maniera sanguinosa dalla valle padana fino all'estremo sud: all'inizio dell'88 a.C., però, l'insurrezione era del tutto domata.
Gli aspetti antropogeografici della Messapia, definiti da una scarsa
umanizzazione del paesaggio, subiscono una decisa trasformazione in
seguito alla conquista romana e ai suoi riflessi sul popolamento: essa, infatti, porta impulso ad un ambiente economicamente arretrato basato sull'agricoltura: ora si introducono le colture specializzate dell'olivo e della vite a conduzione prevalentemente schiavile, che porta, però, alla fioritura economica solamente di pochi centri situati lungo le strade più frequentate, che escludevano le zone costiere del golfo ionico e potenziavano gli assi stradali di attraversamento. Le vie di comunicazione messapiche erano costituite da mulattiere e forse solo pochi tratti erano
transitabili da carri. In tale situazione viaria Taranto probabilmente era
60 Lombardo,
Pagli ara 1995, pp. 212-214.
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Fig. 4: Otranto, cantiere 2. Ipotesi di ricostruzione delle fortificazioni, della porta
e dei cippi (Dis. F. Baratti).
intervenuta migliorando o potenziando la "via istmica" con Brindisi, accanto a quella che poteva essere l'altra "via istmica" dipendente dall'eventuale area commerciale Callipolis-Ydruntum. Solo in seguito alla
conquista romana, ai tempi dell'imperatore Traiano, si ebbe un notevole
miglioramento della viabilità attraverso la costruzione e sistemazione di
varie strade, la via Appia, nel tratto Taranto-Brindisi, e la via Augusta
Sallentina, detta anche Traiana, che costeggiava tutta la Penisola salentina, strade che rimasero sostanzialmente su tracciato messapico. 61 Vennero potenziati quindi soprattutto i centri portuali più importanti come
Brindisi e Otranto.
Molto interessante appare anche nel II sec. a.C. l'introduzione del rito dell'incinerazione, portato probabilmente dai mercenari assoldati dappertutto per difendere gli interessi di Taranto.
Tra il II e l'inizio del I sec. a.C. si può ormai dire completato il processo di romanizzazione.
61
Vedi in proposito Novembre 1971, pp. 89-95.
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Fig. 4 da F. D'Andria, Otranto. La scoperta delle fortificazioni, della porta urbica e dei
cippi con iscrizioni messapiche (IV-111), in "Studi di antichità" 8,2 1995.
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