il crowdfunding nei modelli di finanziamento di progetti imprenditoriali

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il crowdfunding nei modelli di finanziamento di progetti imprenditoriali
SECONDA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI
DIPARTIMENTO DI ECONOMIA
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ECONOMIA E MANAGEMENT
Tesi di Laurea in ANALISI DEGLI INVESTIMENTI
“IL CROWDFUNDING NEI MODELLI DI FINANZIAMENTO DI
PROGETTI IMPRENDITORIALI”
Indagine conoscitiva sul fenomeno del Crowdfunding tra
opportunità e prospettive di sviluppo.
Relatore:
Candidato:
Chiar.mo Prof. Francesco Gangi
Lucia Michela Daniele
Correlatore:
Mat. A10000537
Chiar.mo Prof. Francesco Campanella
Anno Accademico 2014/2015
Indice
Abstract
6
CAPITOLO 1
CROWDFUNDING: ASPETTI DEFINITORI
1.1
Definizione e caratteristiche del Crowdfunding
11
1.2
Origine storica ed evoluzione del fenomeno
17
1.3
I modelli di crowdfunding
19
1.3.1 Il modello Donation-based
22
1.3.2 Il modello Reward-based
22
1.3.3 Il modello Lending-based
23
1.3.4 Il modello Equity-based
24
1.4
27
Gli attori del crowdfunding
1.4.1 Tassonomia delle piattaforme
30
1.5
34
Le cifre del Crowdfunding nel mondo
1.5.1 Trend internazionali
37
CAPITOLO 2
LA RACCOLTA DI CAPITALI ON LINE: OPPORTUNITA’ E CRITICITA’
2.1
Opportunità e limiti del finanziamento dal basso: SWOT ANALYSIS
43
2.2
Dalla business idea alla raccolta di capitali: gli step del processo
54
2.3
Il proponente
59
2.3.1 Aspettative e benefici
59
2.3.2 Disincentivi per il proponente
62
2.3.3 Criteri di scelta della piattaforma
64
2.4
67
La comunità dei crowdfunders
2.4.1 Benefici attesi dal finanziamento di progetti on line
69
2.4.2 Disincentivi per la comunità
72
2.4.3 Tipologie di crowdfunders
74
2.4.3.1 Hahn: omogeneità della folla e archetipi di crowdfunders
75
2.4.3.2 Categorie di crowdfunders e criteri di scelta dei progetti
79
2.4.4 Il ruolo del consumatore nella co-produzione e nel co-sviluppo
dell’investimento
90
2.5
Il ruolo delle piattaforme nella raccolta di capitali on line
98
2.6
Ruolo e impatto delle asimmetrie informative: i fallimenti di mercato
102
2.6.1 Possibili azioni di contenimento delle asimmetrie informative
113
2.7
Il capitale relazionale e il valore del network
123
2.8
Fattori critici di successo di una campagna di Crowdfunding
130
2.9
Crowdfunding e Finanza Etica: il valore sociale quale driver di crescita
sostenibile
136
CAPITOLO 3
IL FINANZIAMENTO DAL BASSO PER LO SVILUPPO IMPRENDITORIALE
3.1
Forme di finanziamento all’imprenditoria: una panoramica
145
3.2
Le criticità del mercato del credito in Italia
152
3.3
Attori e tendenze del mercato del capitale di rischio in Italia
163
3.4
L’Equity crowdfunding come modello complementare di raccolta di
capitale di rischio
170
Analisi del grado di complementarietà
181
3.5
3.5.1 Dimesione comportamentale
182
3.5.2 Dimesione operativa
188
3.6
Il modello reward nel ciclo di vita dell’impresa
199
3.7
Il quadro normativo dell’equity crowdfunding in Italia
205
3.7.1 Le start-up innovative
208
3.7.2 Il regolamento Consob n.18592/2013
215
3.7.3 Aspetti critici della normativa e sfide dell’equity crowdfunding
220
3.8
L’indirizzo della Commissione Europea
226
3.9
La regolamentazione oltreoceano: il Crowdfunding negli USA
228
CAPITOLO 4
INDAGINE CONOSCITIVA SUL MERCATO DEL CROWDFUNDING IN
ITALIA
4.1
Finalità dell’analisi
243
4.2
La popolazione
236
4.3
Tecnica d’indagine: il Questionario
240
4.4
Statistiche descrittive
241
4.4.1 SEZIONE A: Indagine preliminare
243
4.4.2 SEZIONE B: Il Proponente
244
4.4.3 SEZIONE C: Il Team
246
4.4.4 SEZIONE D: Il Progetto
251
4.4.5 SEZIONE E: La scelta della piattaforma
256
4.4.6 SEZIONE F: La scelta del crowdfunding, benefici attesi e criticità
260
4.4.7 SEZIONE G: Il finanziamento
263
4.5
Analisi delle corrispondenze simmetriche
269
4.6
Evidenze ed implicazioni del lavoro di analisi
284
CONCLUSIONI
289
INDICE DELLE FIGURE & DELLE TABELLE
292
APPENDICE A – Le piattaforme di Crowdfunding in Italia
297
APPENDICE B – Il Questionario
298
BIBLIOGRAFIA & SITOGRAFIA
304
RINGRAZIAMENTI
312
Abstract
“La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta
progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la
crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’.”
Albert Einstein
A sei anni dallo scoppio della crisi del 2008, i suoi tragici effetti ancora sono visibili
e la ripresa economica tarda ad arrivare.
Il credit crunck che attanaglia famiglie e imprese, i tassi cronicamente alti di
disoccupazione, gli investimenti in ricerca ed innovazione insufficienti, unitamente
al clima di sfiducia e all’incapacità dei governi di adottare misure di politica
economica in grado di arginare il declino dell’economia, sono tra le principali
conseguenze della crisi globale, ma anche tra le principali condizioni che hanno
condotto gli individui e le organizzazioni verso la continua ricerca di forme
alternative e complementari di finanziamento.
La profonda recessione e lo sviluppo della tecnologia Web 2.0, hanno rappresentato
il terreno fertile per la nascita del Crowdfunding. Il termine, che letteralmente
indica “finanziamento dalla folla”, definisce lo sforzo comune di un gruppo di
individui, facenti parte di una comunità virtuale, di sostenere e rendere realizzabili,
con piccoli ma preziosi contributi, progetti e/o iniziative di persone e di
organizzazioni. Laddove il concetto di colletta non è di certo nuovo, ciò che rende
il Crowdfunding una vera innovazione è la sua ineguagliabile forza di aggregare,
non solo idee, ma soprattutto persone superando i confini geografici.
Sebbene le prime esperienze di colletta on-line si riscontrino soprattutto in ordine
a progetti ed iniziative essenzialmente culturali o a sfondo sociale, ad oggi il
6|Pag.
fenomeno del Crowdfunding ha assunto una dimensione economica tale da farlo
assurgere ad asset di sviluppo e di ripresa del sistema economico. Difatti, mentre i
sistemi di credito tradizionali non sono più in grado di accogliere o recepire il valore
di un’iniziativa, il finanziamento dal basso si pone come una effettiva modalità di
raccolta di capitali preziosi, utili sia al finanziamento che allo sviluppo di realtà
imprenditoriali. Si tratta di una possibilità concreta, il cui riscontro non è solo
auspicato ma ampiamente confermato dalla continua diffusione e declinazione del
fenomeno in diversi modelli, tendenza che mostra la capacità di questo nuovo
strumento di sostenere fattivamente i vari settori dell’economia, dal no-profit alle
imprese business-oriented.
In tema di Crowdfunding l’Italia vanta un importante primato. Il Bel Paese è stato il
primo a livello mondiale a dotarsi di una regolamentazione ad hoc per l’equity
crowdfunding. L’impegno del legislatore a legittimare questo nuovo strumento a
servizio delle imprese rappresenta un primo, si auspica non l’ultimo, grande passo
verso la definizione e l’adozione di regolamenti e modelli in grado di sostenere lo
sviluppo economico e, contemporaneamente, contribuire a generare un ambiente
non ostile alla nascita e alla ideazione di progetti ad alto valore innovativo.
In Italia il valore dei progetti finanziati attraverso il crowdfunding supera i 30 ml di
euro, di cui 7 ml solo da Ottobre 2013 ad oggi e 11 milioni nei dodici mesi
precedenti. Le piattaforme, che nel corso di questi due anni hanno raccolto più di
50mila progetti, sono aumentate del 30% negli ultimi sette mesi, raggiungendo
quota 54 piattaforme attive.
A valle di tali considerazioni il lavoro di tesi intende svolgere un’analisi accurata e
dettagliata dello state dell’arte in Italia. Il Crowdfunding è un fenomeno
relativamente nuovo, uno strumento dalle diverse potenzialità e implicazioni,
dunque, l’obiettivo è individuare i molteplici vantaggi che esso può offrire, nonché,
evidenziare le varie criticità che questo strumento può porre. L’analisi verterà sulle
dinamiche che governano il fenomeno, al fine di individuare modelli in grado di
indirizzare promotori ed organizzazioni nell’utilizzo di questo strumento innovativo.
Il lavoro di tesi proposto vuole offrire, dunque, un indirizzo alla istituzioni e al
tessuto imprenditoriale per comprendere e cogliere le possibilità offerte dal
Crowdfunding.
7|Pag.
Nel primo capitolo verranno affrontati gli aspetti definitori, l’origine ed evoluzione
del fenomeno, nonché i diversi modelli sin oggi riscontrati. Inoltre saranno
identificati gli attori coinvolti nel processo di finanziamento dal basso ed il loro
ruolo.
Il secondo capitolo si caratterizza per la specificità con cui ogni singola fase del
processo di finanziamento dal basso viene analizzata. Lo scopo principale è costruire
una finestra di discussione sui principali aspetti qualitativi e quantitativi del
fenomeno, al fine di identificare un modello di governo delle relazioni e dell’aspetto
finanziario, finalizzato ad un impiego adeguato del Crowdfunding. Alla SWOT
Analysis seguirà l’identificazione delle varie fasi del processo di finanziamento. Ogni
fase richiede di essere valutata ed analizzata alla luce delle aspettative, dei benefici
e delle modalità d’interazione tra i vari attori. Con il sostegno della teoria economica
si valuterà, inoltre, l’effetto delle asimmetrie informative, si cercheranno di
identificare i fattori key factor che, grazie al successo di campagne nazionali ed
internazionali, possono essere osservati in maniera più o meno determinante.
Saranno analizzate le forti implicazioni relazionali e la centralità del capitale sociale
dei proponenti, che nel processo di raccolta di finanziamenti dal basso si arricchisce
delle relazioni instaurate con i crowdfunders.
Infine, si esplorerà la correlazione tra il crowdfunding e la finanza etica, un connubio
in grado di rendere sostenibili le nostre economie, troppo spesso malate.
Dopo aver illustrato il meccanismo di funzionamento del Crowdfunding, le
opportunità che esso riserva e, chiaramente, le relative minacce, la nostra attenzione
si concentrerà sulle imprese business-oriented. La cronica difficoltà delle imprese,
soprattutto di piccole-medie dimensioni, di ottenere finanziamenti dal sistema
bancario o di catalizzare l’attenzione di Venture Capital e Business Angel, viene colta
nel Crowdfunding come un’opportunità. I modelli equity e reward, anche se con
modalità differenti di funzionamento, si stanno gradualmente affermando quali
strumenti di sostegno dello sviluppo d’impresa, e appaiono legittimati a divenire a
breve parte integrante delle fonti cui le imprese attingono normalmente per il loro
sviluppo. Attraverso l’equity e il reward potremmo osservare come progetti
destinati, a causa delle attuali condizioni del sistema creditizio, a rimanere in stato
embrionale si siano invece presentati alle folle riuscendo ad emergere con buone
8|Pag.
possibilità di sviluppo e crescita. Il Crowdfunding potrebbe divenire l’antidoto
contro l’elevato tasso di mortalità delle start-up (innovative e non) italiane. Nel terzo
capitolo verranno, dunque, illustrati i due modelli ponendo l’enfasi sul loro ruolo
nella creazione e nella definizione di strategie di crescita aziendale. Verranno inoltre
discussi gli interventi normativi del legislatore e delle Autorità di settore, nonché gli
indirizzi della Commissione Europea, cercando di porre in evidenza la matrice di
vantaggi e svantaggi che da tale disciplina potrebbero derivare per il tessuto
economico italiano.
Dopo aver inquadrato il fenomeno a livello teorico il lavoro di tesi si conclude con
una indagine conoscitiva sul mercato del Crowdfunding in Italia. L’analisi, finalizzata
alla comprensione delle dinamiche e delle prospettive di sviluppo del finanziamento
dal basso, intende offrire una chiave di lettura delle principali dinamiche qualiquantitative che governano il fenomeno a livello nazionale. Il lavoro di tesi proposto
apre una finestra di discussione sullo stadio dell’arte in Italia, tracciando possibili
scenari d’indagine futuri, fornendo al contempo, ad istituzioni e operatori del
settore, un quadro sistemico delle possibilità e criticità che a livello nazionale
vengono prospettandosi nel mercato del Crowdfunding.
9|Pag.
1
CROWDFUNDING:
ASPETTI
DEFINITORI
1.1
Definizione e caratteristiche del Crowdfunding
Il termine crowdfunding, che letteralmente indica il finanziamento (funding) dalla
folla (crowd), è relativamente nuovo. Fu Micheal Sullivan, nel 2006, a coniarlo in
relazione al lancio di Fundavlog, un tentativo fallito di creare un incubatore per
progetti ed eventi legati al mondo dei videoblog, che includeva una semplice
funzionalità per effettuare donazioni on line. Il ruolo crescente ed esponenziale del
crowdfunding nelle economie mondiali ha catalizzato l’attenzione della letteratura
sul fenomeno, nonostante ciò ad oggi non è ancora riscontrabile una definizione
univoca, semmai potesse esservi. Diversi autori hanno tentato di condensare in
poche proposizioni il complesso fenomeno del crowdfunding, essendo lo stesso in
continua evoluzione la letteratura sull’argomento non è vasta. Di contro è però
possibile individuare diversi interventi, ognuno dei quali enfatizza un aspetto
diverso del processo di raccolta fondi dal basso. Sigar (2012) descrive il
Crowdfunding come un metodo innovativo per gli imprenditori di raccogliere fondi
grazie allo sviluppo del Web 2.0., Lynn & Sabbagh (2012) individuano nel successo
della raccolta fondi la capacità del soggetto promotore di rivolgersi a gruppi di
persone che, condividendo medesimi interessi, sono potenzialmente disposte a
donare piccoli contributi per lo sviluppo di progetti imprenditoriali. Ramsey (2012)
identifica il Crowdfunding come processo interattivo tra promotori e potenziali
supporters, Bechter, Jentzsch & Frey (2011) lo definiscono un approccio, altri autori
invece lo associano ad una tecnica di fundraising attuata on line. Ognuna di queste
definizioni è in grado di cogliere un aspetto del crowdfunding, in relazione alle
diverse parti coinvolte nel processo stesso, e potrebbe contribuire fattivamente a
disegnare i confini del fenomeno.
11 | P a g .
Ramsey, Y.A.
(2012)
“The process of raising money to help turn promising ideas into
business realities by connecting investees with potential
supporters.”
Betcher, C.;
“An approach to raising capital required for a project or
Jentzsch, S.; Frey
enterprise by appealing to large numbers of ordinary people for
M. (2011)
small ($1-$100) contributions.”
Lynn, D.M. (2012)
Sigar, K. (2012)
Wheat R.E.; Wang
Y.; Byrnes, J.E.;
Ranganathan, J.
(2012)
“A relatively new outgrowth of social media that provides
funding for a variety of ventures”
“A capital formation strategy that raises small amounts of founds
from a large group of people through online means.”
“A new Internet based method of fundraising in which individuals
solicit contributions for projects on specialized Crowdfunding
websites.”
Lynn, D.M.;
“A new outgrowth of social media that provides an emerging
Sabbagh, H. (2012)
source of funding for ventures.”
Powers, T.W.
“A financial mechanism that allows startup companies to solicit
(2012)
funds from the general public through website intermediaries.”
European
“Crowdfunding is the mechanism of pooling and distributing
Crowdfunding
relatively small financial investments from a large audience of
Network (2012-
supporters in exchange for equity or liabilities carrying financial
2013)
returns or other non-financial rewards, where supporters are
people or organization who network, usually via the Internet, to
jointly support other people or organizations.”
Tabella 1: Nozioni di Crowdfunding. Tabella a cura dell’autore.
Secondo il Framework for European Crowdfunding, “Il crowdfunding può essere
definito come lo sforzo collettivo di molti individui che creano una rete e uniscono
le proprie risorse per sostenere i progetti avviati da altre persone o organizzazioni,
solitamente attraverso o comunque con l’aiuto di Internet. I singoli progetti o le
imprese sono finanziati con piccoli contributi da un gran numero di individui,
permettendo ad innovatori, imprenditori e titolari di aziende di utilizzare le loro reti
sociali per raccogliere capitali”1. La definizione citata, ad avviso di chi scrive, appare
1
A FRAMEWORK FOR EUROPEAN CROWDFUNDING | K. De Buysere, O. Gajda, R. Kleverlaan, D.
Marom | 2012
12 | P a g .
quella maggiormente indicata a cogliere nell’immediato la rivoluzione che questo
nuovo strumento di raccolta fondi ha apportato nelle economie mondiali. Il
crowdfunding non è esclusivamente una raccolta fondi, sottende forti implicazioni
sociali e antropologiche che si sviluppano on-line, trova esplicazioni in una serie di
processi che potrebbero innovare il modo stesso in cui classicamente intendiamo la
relazione tra ideazioni, produzione e consumo. La nozione del Framework evidenzia
chiaramente i tre concetti chiave su cui si fonda la pratica del crowdfunding:
•
La folla (who?)
•
Il funding (what?)
•
Internet (where?)
La folla (crowd) è l’anima del processo di crowdfunding. Essa rappresenta
un’aggregazione spontanea di individui, normalmente su piattaforme on-line
dedicate, che si identifica in un’iniziativa o in un progetto, o semplicemente ne sposa
la filosofia, decidendo di contribuire alla realizzazione dello stesso con uno sforzo
monetario. La centralità della folla è un attributo che il crowdfunding eredita dalla
pratica del crowdsourcing. Citando Kleeman2 “Crowdsourcing takes place when a
profit oriented firm outsources specific tasks essential for the making or sale of its
product to the general public (the crowd) in the form of an open call over the
internet, with the intention of animating individuals to make a contribution to the
firm's production process for free or for significantly less than that contribution is
worth to the firm”. Il crowdsourcing è, dunque, una sorta di modello di business
grazie al quale un’impresa affida le fasi di creazione di un prodotto o di un servizio,
dalla sua progettazione alla sua realizzazione, ad un insieme di individui (la folla),
tramite una open-call, alla quale chiunque può rispondere apportando il valore delle
proprie competenze tecniche e commerciali. Rispetto alla tradizionale forma di
outsourcing di attività aziendali, il crowdsourcing, non solo consente un elevato
risparmio di costi, ma genera un beneficio significativo in termini di capitale sociale
“Crowdfunding can be defined as a collective effort of many individuals who network and pool their
resources to support efforts initiated by other people or organizations. This is usually done via or
with the help of the Internet. Individual projects and businesses are financed with small contributions
from a large number of individuals, allowing innovators, entrepreneurs and business owners to use
their social networks to raise capital”.
2
KLEEMANN, F., VOß, G., RIEDER, K.,“Un(der)paid Innovators: The Commercial Utiliza-tion of
Consumer Work through Crowdsourcing”. Science, Technology & Innovation Studies, North America,
4, Jul. 2008.
13 | P a g .
ed innovativo a cui l’impresa può attingere per lo sviluppo dei propri progetti. Linux
è uno dei più famosi esempi di crowdsourcing: lo sviluppo di un sistema operativo
open-source interamente progettato e reso liberamente accessibile da appassionati
e specialisti del settore, ad oggi effettivi utilizzatori. Il principio su cui si basano le
pratiche del crowdsourcing e crowdfunding è dunque lo stesso, ciò che diverge è la
finalità. Mentre nel primo il coinvolgimento di un elevato numero di individui è
finalizzato a generare una comunità che scambia, in relazione ad un progetto, spunti
commerciali e progettuali, nel secondo la folla diviene centrale per l’apporto
monetario di risorse utili al lancio di un progetto che ha già, presumibilmente,
superato la fase progettuale. Lambert & Schwienbacher3, basandosi sulla definizione
di Kleemann di crowdsourcing, citano “crowdfunding involves an open call,
essentially through the Internet, for the provision of financial resources either in
form of donation or in exchange for some form of reward and/or voting rights in
order to support initiatives for specific purposes”. Il supporto allo sviluppo
dell’iniziativa ricercato nel crowdfunding si risolve, di fatto, nell’apporto di danaro.
Tale considerazione introduce il secondo concetto chiave, ossia l’attività di funding,
che a sua volta viene ricondotta al fenomeno della microfinanza. Il termine
“microfinanza” è diventato d’uso comune agli inizi degli anni’90, come evoluzione
del concetto del microcredito4, includendo sia l’aspetto di somministrazione di
prodotti assicurativi che quello della raccolta del risparmio a favore di persone con
basso profilo socio/economico, normalmente escluse a vario titolo dai circuiti
tradizionali del credito, per la creazione e lo sviluppo d’attività produttive e
commerciali. Le istituzioni di microfinanza si pongono come obiettivo principale la
riduzione della povertà, promuovendo lo sviluppo umano ed economico del luogo
in cui operano. L’idea di base è che, attraverso il credito agevolato, il povero possa
sviluppare una micro attività che gli permetta di incrementare le proprie entrate e
migliorare la propria condizione economica e sociale. A livello internazionale il
microcredito si è affermato negli anni Settanta grazie alla nascita della Grameen
Bank, la prima “banca dei poveri” fondata da Muhammad Yunus5, anche conosciuto
3
Lambert T., Schwienbacher A. (2010). An Empirical Analysis of Crowdfunding. Louvain School of
Management, Working Paper Series.
4
Sulla nozione di microcredito e sulle sue origini: Cfr. M. Yunus, Un mondo senza povertà, Milano,
Universale Economica Feltrinelli, 2010.
5
Muhammad Yunus (Chittagong, 28 giugno 1940), premio Nobel per la pace nel 2006 è
un’economista e banchiere bengalese. Yunus consegue la Laurea in Economia presso l’Università di
Chittagong (Bangladesh) e in seguito il Dottorato di Ricerca in Economia presso l'Università
14 | P a g .
come il banchiere dei poveri per aver sostenuto e realizzato un sistema di piccoli
prestiti a favore dei propri concittadini, spesso troppo poveri per poter accedere al
sistema bancario. Il crowdfunding eredita dal concetto di microfinanza la forza
dell’agire comunitario, ogni sforzo individuale che si sostanzia in tanti piccoli
contributi, anche di entità modesta, realizzano un accumulo di ricchezza tale da far
decollare progetti che altrimenti sarebbero rimasti tali. Il collante di questi due
fattori chiave, la forza della folla e l’attività di funding, è stato lo sviluppo del Web
2.0., l’ascesa del crowdfunding negli ultimi dieci anni deriva proprio dal proliferare
e dall’affermarsi di applicazioni web, sistemi che consentono a pionieri e creativi di
dialogare con la “crowd” per ottenere idee, raccogliere fondi e sollecitare
l’attenzione su prodotti e servizi in via di sviluppo6. Applicazioni interattive,
piattaforme di condivisione dei media, social media sono gli habitat naturali della
folla, i luoghi virtuali dove i processi di aggregazione di idee e di fondi si realizzano
in tempo reale, permettendo un scambio diretto ed immediato di contenuti ed
informazioni relativo a progetti, attività commerciali, eventi sociali e culturali. Le
quattro evoluzioni tecnologiche che hanno reso la rete l’habitat naturale del
crowdfunding, a giudizio di Nesta7, sono:
Un luogo virtuale dedicato
Le piattaforme di crowdfunding rappresentano il luogo virtuale ove chiunque,
persona fisica o associazione, può presentare la propria iniziativa. Le piattaforme di
crowdfunding sono siti web che facilitano l’incontro tra la domanda di finanziamenti
da parte di chi promuove dei progetti e l’offerta di denaro da parte degli utenti. In
tali siti ogni iniziativa è presentata con un format descrittivo degli scopi, dei temi di
raccolta, delle eventuali ricompense e del relativo budget. Ogni proponente può
Vanderbilt di Nashville (Tennessee, U.S.A.) nel 1969. È stato docente di Economia presso la Middle
Tennessee State University, U.S.A., dal 1969 al 1972, quindi direttore del Dipartimento di Economia
dell’Università di Chittagong (Bangladesh) dal 1972 al 1989.
6
A FRAMEWORK FOR EUROPEAN CROWDFUNDING | K. De Buysere, O. Gajda, R. Kleverlaan, D.
Marom | 2012
“The rise of the crowdfunding industry over the past decade comes from the advancement in web
and mobile-based web applications and services. Entrepreneurs and businesses can utilize the crowd
to obtain ideas, collect money, and solicit input on the product, overall fostering an environment of
collective decision-making and allowing businesses to connect with potential customers.”
7
http://www.nesta.org.uk/ - “Working the crowd: a short guide to crowdfunding and how it can work
for you”, Peter Baeck and Liam Collins, May 2013, NESTA.
15 | P a g .
pubblicare la propria idea, arricchendo la stessa di contenuti multimediali quali
immagini, video o “pitch” di presentazione del team.
Spostare denaro con un click
La moneta elettronica e i sistemi di pagamento on line quali Paypal e Amazon
Flexible Payaments, garantiscono ai crowdfunders il trasferimento sicuro del danaro
dal finanziatore al proponente. Le piattaforme si dotano di tali sistemi, non
intervenendo, quindi, nel processo finanziario, ma cercando di garantire affidabilità
del trasferimento da parte di terzi e costi bassi dello stesso per i crowdfunders.
“Social Engine”
Le piattaforme rappresentano la sede virtuale del progetto, fin quando lo stesso non
giunge a scadenza per il finanziamento. L’attrazione delle folle verso i progetti
pubblicati dalle piattaforme si realizza soprattutto grazie a strumenti di condivisione
interattiva e diretta, a costi zero ma con bacini di utenza mondiali, quali Twitter e
Facebook, nonché con campagne pubblicitarie su blog tematici e indipendenti quali
Tumblr e Wordpress. Il flusso informativo per così dire “esterno” alla piattaforma si
realizza soprattutto nelle comunità on-line, attraendo potenziali investitori
interessati a quella specifica tipologia di iniziativa, ed indirizzando gli stessi verso la
piattaforma, con pochi ma determinanti click.
Gli algoritmi e l’analisi dei dati
Tutti i sistemi di aggregazione on-line sono in grado di fornire all’utilizzatore dati
analitici e sistemi statistici utili, chiaramente, alla comprensione del traffico
generato. Le piattaforme hanno sviluppato sistemi che consentono al promotore di
monitorare autonomamente il grado di penetrazione del progetto, il suo successo,
il numero di click, il numero di donazioni, frequenza degli aggiornamenti e
commenti sulla campagna. In altri termini, avere un disposizione una sorta di diario
di bordo, aumenta l’efficacia della campagna e contribuisce ad aumentare il
successo della piattaforma.
16 | P a g .
1.2 Origine storica ed evoluzione del fenomeno
Il concetto di crowdfunding, in difetto della sua classificazione come un tendenza
passeggera, risale in realtà già ad alcuni secoli fa. Il primo evento di finanziamento
collettivo si riscontra nel lontano 1884, quando il governo francese donò agli Stati
Uniti d’America la Statua della Libertà. Il governo americano non disponeva
all’epoca di sufficienti fondi per costruire il basamento della Statua che rischiava
così di non essere installata nella baia della Grande Mela. Se il mondo intero può
godere della magnifica visione di Miss Liberty deve rendere onore all’entusiasmo e
all’intraprendenza di un unico uomo, l’editore Joseph Pulitzer8. Il fondatore del New
York World, a cui è dedicato per inciso il più prestigioso premio giornalistico
statunitense, avviò sul proprio quotidiano una raccolta fondi affinché il popolo
americano potesse comprendere il significato universale della raffigurazione e il
mondo
intero
potesse
ammirarlo.
E
vi
riuscì.
Pulitzer
catalizzò
l’attenzione dell’opinione pubblica, invitando chiunque a dare il suo contribuito,
grande o piccolo che fosse. L’editore annunciò di voler raccogliere 100.000 dollari
dichiarando che avrebbe pubblicato sul suo giornale il nome di tutti coloro che
avrebbero partecipato all’iniziativa. Furono raccolti 102mila Dollari, l’80% delle
donazioni era di importo inferiore a un dollaro. Un piccolo sforzo individuale,
moltiplicato e replicato per milioni di volte, è stato la vera scintilla del fuoco eterno
della libertà. Questa esperienza di fine ‘800 accoglie tutte le determinanti del
crowdfunding, tranne chiaramente il terzo fattore chiave, la tecnologia social, che
ha elevato il fenomeno a livello globale potenziando le sue possibilità di giungere
alla folla da e in ogni remoto angolo del mondo. I primi pionieri del funding on-line
si riscontrano soprattutto nel terzo settore e nel campo culturale, artistico e
musicale. Nel 2000 nasce la prima piattaforma JustGiving9 per la raccolta di fondi da
destinare in beneficenza, nel 2005 viene lanciata Kiva10, la prima piattaforma di
micro prestito per imprenditori di paesi in via di sviluppo, che ad oggi vanta oltre
165 milioni di dollari raccolti ad un eccellente tasso di restituzione del 98,83% dei
fondi presi in prestito. Le modalità di raccolta e impiego di Kiva hanno portato allo
8
Joseph Pulitzer è stato un giornalista, editore e politico ungherese naturalizzato statunitense. Nato
a Makó, in Ungheria, ed immigrato negli Stati Uniti, Pulitzer divenne un famoso giornalista ed editore.
A sua memoria e per sua volontà è stato istituito un premio, il Premio Pulitzer, il più importante nel
campo giornalistico, assegnato per la prima volta nel 1917. Fonte: Wikipedia.
9
www.justgiving.com
10
www.kiva.org
17 | P a g .
sviluppo del cd. “peer to peer”, ossia prestito tra privati a tassi fortemente agevolati,
alternativa tradizionale al prestito bancario per la realizzazione di piccoli progetti
imprenditoriali e personali11. Il segmento del P2P è attualmente molto attivo e conta
diverse piattaforme in tutto il mondo, il suo successo è stato notevolmente favorito
dall’impoverimento globale sia dei paesi meno sviluppati sia di quelli che,
nonostante il costante regresso, siamo soliti definire “sviluppati”. Sino al 2008, anno
di lancio di IndieGoGo12 negli Usa, il crowdfunding non ha rappresentato una vera
innovazione, probabilmente perché i social ne hanno aumentato l’esposizione
mediatica con una serie di funzionalità di condivisione o semplicemente per carenza
di cultura sul fenomeno. Ad ogni modo dal lancio di IndieGoGo e di Kickstarter13,
attualmente le due piattaforme più popolari di crowdfunding al mondo, si è assistito
ad un proliferare di piattaforme in tutto il mondo. Rispetto alle piattaforme
precursrici, le due piattaforme statunitensi hanno introdotto un sistema di
ricompense per i finanziatori dei progetti presentati nei loro portali. Così i
crowdfunders, comunità di persone e dunque di emozioni, ottengono in cambio
premi e ricompense non monetarie come ringraziamento del loro “dono” morale e
monetario. L’importanza del crowdfunding è testimoniata dalle cifre raggiunte da
kickstarter, piattaforma sulla quale è stato lanciato il progetto pebble e-paper
watch14, una dockin station per i-phone creata da casey hopkins, che nel 2012
supera il milione di dollari raccolti (per l’esattezza 1.464.706 dollari), vincendo il
titolo del progetto più finanziato della storia. Lo scenario delle campagne di
crowdfunding si è però ulteriormente evoluto, giungendo ad affacciarsi ad attività
tipiche di investitori professionali quali venture capital, business angel e fondi
d’investimento. Agli inizi del 2010, il perdurare delle condizioni di credit crunch
hanno portato gli operatori del settore ad esplorare nuove potenzialità
dell’interazione con la
folla
ed
a
implementare gradualmente l’equity-
crowdfunding: l’investimento in capitale di rischio di start-up nascenti.
11
Don Tapscott autore di “Wikinomics. La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo:”
afferma “Ciò che queste reti di P2P consentono di fare che le banche non possono (o non vogliono)
fare è lasciare che le persone associno i propri investimenti ad individui o cause in cui credono”
12
www.indiegogo.com
13
www.kickstarter.com
14
www.getpebble.com
18 | P a g .
1.3 I modelli di crowdfunding
Le campagne di crowdfunding rappresentano una fonte di finanziamento alternativa
nell’ambito delle quali all’investitore possono essere offerte, in cambio dell’apporto
monetario, diverse tipologie di ricompense che possono consistere in premi,
ricompense emozionali,
prodotti finiti
o
benefici riconducibili al
senso
d’appartenenza e talvolta allo status. Kappel15 nel suo studio sull’industria
discografica americana distingue due tipologie di campagne: “ex post facto
crowdfunding” e “ex ante facto crowdfunding”. Nel primo caso trattasi di campagne
lanciate con riferimento a prodotti finiti, mentre nella seconda categoria l’autore fa
rientrare tutti i progetti che contestualmente al finanziamento prevedono la
possibilità per i crowdfunders di intervenire attivamente nel processo di ideazione.
Il riferimento all’industria discografica consente di cogliere con precisione la
distinzione operata: nel primo caso siamo dinanzi a progetti di finanziamento per
album già registrati, nel secondo caso autori indipendenti, liberi da etichette,
decidono di confrontarsi con la folla per ottenere il loro diretto sostegno, non solo
economico, ma soprattutto artistico. Le campagne ex ante facto crowdfunding si
caratterizzano, difatti, in quanto l’ascoltatore/finanziatore può contribuire a
scegliere le track che saranno oggetto del disco, alla cui realizzazione la campagna
di funding è diretta. Ulteriore classificazione delle campagne di crowdfunding in
base al modello di ricompensa, ci viene offerta da Lambert & Schwienbacher16
(2010), i quali identificano tre categorie di crowdfunding: investimenti attivi,
investimenti passivi e donazioni. Nel segmento delle donazioni le iniziative di
crowdfunding, piuttosto che offrire ricompense monetarie e non, solitamente sono
finalizzate alla raccolta di fondi da destinare in beneficenza. Gli investimenti attivi
comprendono tutte quelle campagne di crowdfunding nelle quali il crowdfunders
svolge un ruolo attivo, non si limita all’apporto di denaro, ma interviene
fattivamente nel processo di produzione ed ideazione del prodotto/servizio con
l’apporto di competenze. Infine ogni qual volta la campagna di crowdfunding
sottende delle promesse di ricompensa a fronte dell’investimento, senza che venga
a configurarsi alcun ingerenza del consumatore/finanziatore nel processo di
15
Tim Kappel, Ex Ante Crowdfunding and the Recording Industry: A Model for the U.S., 29 Loy. L.A.
Ent. L. Rev. 375 (2009).
16
Lambert T., Schwienbacher A. (2010). An Empirical Analysis of Crowdfunding. Louvain School of
Management, Working Paper Series.
19 | P a g .
sviluppo dell’iniziativa, gli autori classificano questa fattispecie come investimenti
passivi. Gli imprenditori che ricorrono al finanziamento passivo non sono interessati
a trasformare i membri della folla in consumatori attivi, bensì esclusivamente a
raccogliere finanziamenti. Partendo dalla premessa che il capitale può essere
raccolto sotto forma di donazioni, sponsorizzazioni, preordini o prevendite, Hemer
(2011)17 offre una classificazione delle campagne di crowdfunding che tenga conto,
al contempo, della ricompensa offerta nonché del grado di complessità
dell’operazione.
Figura 1.1: Le principali forme di crowdfunding classificate in relazione al grado di complessità del
processo. Fonte: Hemer (2011).
L’autore identifica cinque tipologie di crowdfunding in relazione alla tipologia di
ricompensa offerta: crowd donations, crowd sponsoring, crowd pre-selling, crowd
lending, crowd equity. Le crowd donation si identificano nelle donazioni, atti
altruistici richiesti ai crowdfunders a fronte di un beneficio morale. Le crowd
sponsoring prevedono un accordo tra il proponente e uno sponsor, in forza del
quale in cambio del finanziamento del progetto il proponente si obbliga a
concedere attività di PR o di marketing. Nelle campagne di crowd pre-selling, il
creator invita i crowdfunders a sponsorizzare la sua idea, ottenendo in cambio il
prodotto oggetto della campagna in prevendita, normalmente ad un prezzo
inferiore al lancio sul mercato. Il lending crowdfunding è invece una forma di
microcredito attuata on line, il finanziamento assume la forma di prestito la cui
ricompensa per il finanziatore è costituita dal rimborso dello stesso e dalla
17
Hemer Joachim, “A snapshot on crowdfunding”. Working paper firms and region R2/2011.
20 | P a g .
maturazione di interessi. Sia la formula pre-selling che lending possono essere
ricondotte nel novero degli investimenti passivi individuati da Lambert &
Schwienbacher. Il lancio di una campagna di raccolti fondi, finalizzata all’offerta di
capitale di rischio in start-up, viene definita crowd equity. Il finanziatore in tal caso
si qualifica quale azionista dell’impresa tramite l’acquisto di azioni fornite sia di
diritti patrimoniali che amministrativi.
Le categorie fin ora analizzate risultano sicuramente sovrapponibili, la pratica del
crowdfunding e le sue evoluzioni costanti hanno portato all’individuazione,
generalmente accettata, di quattro categorie di modelli di crowdfunding:
•
Donation-based
•
Reward-based
•
Lending-based
•
Equity-based
I modelli rappresentano una tipizzazione per certi versi formale adottata in
letteratura talora per identificare il progetto rispetto al meccanismo di ricompense
previste dal creator, talaltra per identificare la tipologia di piattaforma. Si tratta di
una specificazione che non solo consente di indagare i profili di peculiarità e di
divergenza del modus operandi delle piattaforme che sono ricomprese nelle singole
categorie, ma anche di distinguere con riferimento a progetti con finalità
eterogenee, il diverso impatto del complesso universo delle aspettative e dei
benefici dei diversi attori che intervengono a vario titolo nel processo di
compimento della campagna di crowdfunding. Nella realtà, dal lato dell’offerta, si
riscontrano molto spesso modelli ibridi, ossia piattaforme che adottano
contemporaneamente più modelli di crowdfunding. Le piattaforme ibride offrono
l’indubbio vantaggio di riuscire ad intercettare più individui dalla folla, così a coloro
che sono particolarmente legati al progetto a livello emotivo e che probabilmente
preferiranno donare senza ottenere nulla in cambio, si affiancheranno coloro che
non essendo coinvolti emotivamente dal progetto sono spinti a donare dalla
previsione di un premio.
21 | P a g .
1.3.1 Il modello Donation-Based
Nel modello donation-based le iniziative proposte fanno riferimento soprattutto al
terzo settore, organizzazioni no-profit, enti a scopo sociale e associazioni, che si
rivolgono alla massa affinché questa aderisca e contribuisca ad una causa sociale o
etica. Il donatore in tal caso è spinto sostanzialmente da un movente caritatevole,
egli non ottiene nessun vantaggio economico dal finanziamento dalla causa.
Questo modello è probabilmente il primo in ordine cronologico, difatti, le prime
campagne di crowdfunding erano per lo più incentrate su temi culturali e a sfondo
sociale. Lo scopo caritatevole e filantropico deve essere ricondotto al beneficio del
donatore, non anche alle modalità di funzionamento della piattaforma o allo scopo
perseguito dal proponente. In sintesi, sono ricompresi nella categoria donation, tutti
quei progetti che non prevedono un ritorno economico per il donatore, di
conseguenza la piattaforma potrà operare attraverso il trattenimento di oneri di
intermediazione o meno, così come il progetto finanziato sottendere uno scopo noprofit o meno. A sostegno di quanto sin ora illustrato, mentre la piattaforma
Iodono18, attiva dal 2009, accoglie solo progetti no profit, Let’s donation19 accoglie
sia progetti no profit che profit oriented. Ancora, mentre Iodono non prevede
success fee per il successo della campagna, Let’s donation applica diverse tipologie
di commissioni. Nel panorama italiano è difficile riscontrare piattaforme donation
per così dire “pure”, il modello di raccolta prescinde dal modello di business che
contraddistingue la piattaforma, che può essere variamente articolato.
1.3.2 Il modello Reward-Based
Il modello in esame risulta essere attualmente quello maggiormente diffuso,
secondo il Massolution Report20 più dei 2/3 delle piattaforme mondiali sono di tipo
reward. La formula del reward crowdfunding è largamente utilizzata grazie alla sua
capacità di remunerare, seppure simbolicamente, i crowdfunders senza disperdere
però risorse utili al progetto. Le ricompense non sono mai costituite da somme di
danaro, normalmente hanno un valore inferiore alla donazione, ciò nonostante
18
http://www.iodono.com/home.asp
www.letsdonation.com
20
http://research.crowdsourcing.org/2013cf-crowdfunding-industry-report
19
22 | P a g .
suscitano nella folla un interesse notevole grazie al valore che la stessa attribuisce a
piccoli gesti di ringraziamento quali mail, citazioni personali e Vip ticket. Il valore
delle ricompense può inoltre essere graduato in relazione all’importo donato, la
scelta delle ricompense spetta unicamente al promotore. L’evoluzione del modello
reward ha portato anche allo sviluppo on-line della pratica di pre-selling con la
quale è possibile presentare al mercato prodotti o servizi, ancora non realizzati, per
la produzione dei quali si rende necessario il finanziamento della folla. I backers,
ossia coloro che effettuano la donazione, ottengono così il diritto a ricevere il
prodotto/servizio prima del lancio ufficiale sul mercato, chiaramente ad un prezzo
scontato. Il pre-selling rappresenta una possibilità concreta per innovatori e piccole
imprese di lanciare con successo un nuovo prodotto, testandolo in via anticipata
con il consenso della folla. Il modello pre-selling e reward puro spesso sono
complementari, non alternativi, come nel caso di Hydro Jacket21 la campagna
lanciata su Kickstarter nel 2014 per la produzione di una giacca al 100% di cotone
organico, idrorepellente e windproof, interamente realizzata in Italia. I creators
hanno definito ben dodici livelli di ricompense, da una donazione minima di 5$ con
invio di etichetta personalizzata di ringraziamento, ad una donazione oltre i
4200$ con visita presso lo stabilimento di produzione, tour culturale e la possibilità
di scegliere cinque modelli di Hydro Jacket.
1.3.3 Il modello Lending-Based
Il lending crowdfunding è un modello attraverso il quale si realizza il prestito tra
privati, senza dunque il ricorso ad intermediari specializzati qualificati dall’art. 106
del Testo Unico Bancario. Le piattaforme di tipo lending pongono in contatto coloro
che hanno necessità di raccogliere denaro con coloro che sono potenzialmente
interessati a prestarlo, ottenendo un tasso di remunerazione vario ed eventuale, a
seconda delle modalità definite dalle piattaforme. Il lending ha dato vita a due
sotto-modelli, a seconda del nesso di causalità esistente tra il prestito e il progetto
da realizzare. Il social-lending consiste nella fornitura di servizi finanziari a soggetti
21
https://www.kickstarter.com/projects/202203352/the-100-cotton-hydro-jacket-naturally-waterresist
23 | P a g .
privati con basso profilo reddituale, che necessitano di risorse finanziarie per la
realizzazione di progetti imprenditoriali, solitamente ad impatto locale. In tal caso il
processo di erogazione si svolge coinvolgendo un intermediario, definito Field
Partners, ossia un’istituzione finanziaria locale che seleziona i progetti che verranno
lanciati sulla piattaforma e ne segue interamente lo sviluppo dal punto di vista
finanziario, trattenendo e gestendo le somme donate. Diversamente, il peer-to-
peer, si basa sulla creazioni di comunità nell’ambito delle quali richiedenti e
prestatori interagiscono direttamente grazie alla piattaforma, l’incontro diretto tra
chi necessita di denaro e coloro che intendono investire i propri risparmi facilita il
raggiungimento di tassi di prestito e di impiego favorevoli per entrambi gli attori.
La prima piattaforma di tipo P2P nasce in Gran Bretagna, ma ben presto, causa le
condizioni economiche del mercato, il modello è stato importato anche in Italia ed
ha riscontrato un notevole successo. Il modello lending si presta inoltre anche alla
nascita di piattaforme specializzate rispetto alla tipologia di prestito, un esempio
interessante è Crowdmortgage, focalizzato sui mutui per l’acquisto di immobili. La
logica del prestito tra privati, nei paesi ove la regolamentazione lo consente, è stata
traslata anche alle organizzazione economiche. FundingCircle22, piattaforma
britannica di tipo lending, permette alle PMI di connettersi con piccoli risparmiatori
per ottenere prestiti finalizzati allo sviluppo dell’attività d’impresa, evitando la
lungaggine operativa e burocratica del sistema bancario tradizionale. Le imprese
abbattono il costo del capitale preso a prestito, acquisiscono maggiore flessibilità
della struttura finanziaria e spalmano il rischio sulla folla, potendo così garantire
buoni tassi d’impiego senza sottostare al rischio di credito del mercato.
1.3.4 Il modello Equity-Based
Il modello equity rappresenta sicuramente la più recente evoluzione della pratica
del crowdfunding, nonché quella maggiormente discussa, in quanto eleva il
finanziamento della folla a modalità di acquisto di quote di capitale sociale in startup. Attraverso le piattaforme equity, progetti ad alto valore innovativo e
22
www.fundingcircle.com
24 | P a g .
contraddistinti da buone capacità di crescita e sopravvivenza sul mercato possono
accedere ad un mercato parallelo per la raccolta di capitale di rischio. Si tratta del
modello di crowdfunding maggiormente strutturato, soprattutto rispetto alle
relazione intercorrenti tra gli attori. Quest’ultimi, infatti, non si configurano più come
semplici prenditori e sostenitori che liberamente scelgono di ricorrere al
finanziamento della folla, ma si assiste alla qualificazione di soggetti privati come
investitori, seppur non professionali. Indubbia, quindi, è la necessità di opportune
normative e regolamentazioni che disciplinino compiutamente il fenomeno,
normative che in Italia non sono tardate ad arrivare. Il nostro Paese è stato il primo
a livello globale ad introdurre una regolamentazione dell’equity attraverso il
Regolamento Consob recante "Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio da
parte di start-up innovative tramite portali on-line", pubblicato sul sito
dell’Authority. In Italia i portali di equity sono appena tre, ciò chiaramente deriva
dalla recente introduzione della normativa e dalla necessità di prevedere un modello
di business ad hoc, che contempli sia il dettato del legislatore sia le esigenze di
mercato. Inoltre, proprio a causa di normative differenti, rispetto alle piattaforme
reward nazionali che hanno per lo più replicato i modelli oltreoceano, le piattaforme
di tipo equity attive sullo scenario internazionale sono molto differenti. Ad ogni
modo, i risultati ottenuti con il modello equity nel mercato domestico, con il lancio
di ben tre start-up, fanno presagire un importante cambio di paradigma nella
finanza d’impresa. I principali modelli di business riscontrati sin ora sono il modello
club e il modello holding23 o cooperativa, i quali differiscono sostanzialmente per la
modalità di aggregazione degli investitori non professionali. Nel modello club,
come è possibile evincere dal termine, gli investitori non professionali sono membri
di un gruppo d’investimento, l’acquisto della partecipazione azionaria non viene
offerto indistintamente alla folla, ma ai membri del club. Crowdcube24, piattaforma
equity britannica, opera con il modello club richiedendo ad ogni persona fisica
interessata ad investire in attività d’impresa di depositare una somma di denaro da
impiegare a fronte della registrazione al sito. Specularmente ogni imprenditorerichiedente viene sottoposto ad un accurato processo di verifica e analisi del
progetto e del team, il cui risultato determina l’accesso alla piattaforma o meno,
secondo i criteri stabiliti dagli advisor della stessa. Nel modello holding è invece
23
24
Castrataro D., Wright T., Bahr I., Frinolli C., “Crowdfuture – The future of Crowdfunding”, 2013.
www.crowdcube.com
25 | P a g .
prevista la costituzione di una Special Purpose Vehicle (SPV) per la realizzazione
dell’investimento in capitale azionario, gli investitori non professionali divengono
così finanziatori di un apposito veicolo societario, la cui costituzione mira
all’attribuzione di specifici diritti di prelazione e all’eliminazione del cd. effetto
diluizione25.
La piattaforma israeliana OurCrowd26 ha sancito il successo del
modello holding grazie alla campagna di ReWalk27, esoscheletro per i paraplegici
progettato dall’Ingegnere Amit Goffer. Il lancio della campagna nel 2012 ha
consentito la raccolta, in due step di equity crowdfunding, di 3,3 milioni di dollari.
ReWalk è la prima start-up venuta ad esistenza grazie alla pratica del crowdfunding
che ad Ottobre del 2014 ha portato a termine con successo un’offerta pubblica
iniziale (IPO), quotandosi al NASDAQ con un’offerta di 3,45 milioni di azioni per la
raccolta di 36 milioni di dollari. AltFi28 ha quantificato l’exit value dei crowdfunders
in 5,5 volte il valore del loro investimento inziale in soli diciotto mesi. Nell’ambito
dell’equity-crowdfunding si è riscontrata la nascita di un ulteriore modello di
ricompensa, definito come royalty o revenue-sharing model, nel quale la
controprestazione è rappresentata dalla partecipazione agli utili, o più
genericamente ai profitti, derivanti dall’attività finanziata. Si tratta di una fattispecie
autonoma che, a differenza dell’equity, trova già un effettivo riscontro normativo
che ne chiarisce termini e portata. Nell’ordinamento giuridico italiano il revenue
sharing può essere facilmente ricondotto al contratto di associazione in
partecipazione, grazie al quale, a fronte di un determinato apporto che in tal caso è
esclusivamente finanziario, l’associato acquista il diritto di partecipazione all’utile
generato dall’impresa o dall’affare finanziato.
25
La diluizione è la variazione in diminuzione dell’utile per azione che si realizza in relazione ad
operazioni ordianrie o straordinarie relative al capitale sociale quali l’aumento dello stesso, l’esercizio
delle opzioni o la conversione di titoli azionari, obbligazionari e warrant. Con riferimento all’aumento
di capitale sociale, l’emissione di nuove azioni a parità di utile comporterà che lo stesso andrà
spalmato su un numero maggiore di detentori, gli utili per azionista verranno quindi ad essere diluiti.
26
www.ourcrowd.com
27
ReWalk è un prodotto istraeliano, distrubuito in Italia da ADIT (www.atidtech.com).
28
http://www.altfi.com/news/461
26 | P a g .
1.4 Gli attori del crowdfunding
Nell’accezione dinamica il fenomeno del crowdfunding risulta essere effettivamente
uno strumento alternativo di raccolta dei capitali solo se realizza una forte
cooperazione tra gli attori del processo stesso. Le vari fasi del processo di raccolta
implicano la costruzione di rapporti bidirezionali tra gli imprenditori, che aspirando
alla raccolta di capitali, operano in qualità di emittenti del messaggio, e quelli che
potremmo definire investitori insoliti, ossia coloro che sono disposti ad investire
liquidità nel progetto, che chiaramente operano in qualità di riceventi. Il mezzo di
comunicazione del messaggio è rappresentato dalle piattaforme, ossia il luogo
virtuale d’incontro tra la domanda di risorse finanziarie e l’offerta parcellizzata delle
stesse. Valenciene & Jegeleviciute29, ponendo l’enfasi sul rapporto cooperativo degli
attori, sottolineano che il crowdfunding dovrebbe essere ulteriormente indagato
quale processo informativo-interattivo, grazie al quale il creator sarà in grado di
ottenere i fondi richiesti solo se si realizza un collegamento tra le tre controparti del
rapporto, collegamento reso efficace dalla capacità comunicativa della campagna di
generare feedback in termini di apporti monetari al progetto. Gli attori del processo
di crowdfunding sono dunque:
Il proponente
Il proponente, altrimenti identificato come creator, è colui che dinanzi allo scenario
attuale di scarsità di risorse coglie l’opportunità offerta dal crowdfunding lanciando
una campagna finalizzata alla raccolta di risorse finanziarie per dar vita ad un
progetto proprio. La categoria dei preponenti è fortemente composita, essi possono
essere soggetti privati, organizzazioni, società già esistenti o in procinto di venire
ad esistenza. Ancora, la paternità del progetto può essere attribuita ad un soggetto
unico o ad un team. Allo stato dell’arte non è possibile identificare una sola
categoria dominante di creators, se non con riferimento al modello di crowdfunding
prescelto. Il modello donation vede come proponenti soprattutto le no-profit
organisation, sia che esse siano associazioni locali che enti nazionali già legittimati.
29
Valanciene L., Jegeleviciute S. (2013). VALUATION OF CROWDFUNDING: BENEFITS AND
DRAWBACKS. Economics And Management, Vol.18, n°1.
27 | P a g .
La formula reward accoglie principalmente progetti relativi al lancio di prodotti e
servizi, soprattutto innovativi, in considerazione di ciò si tratta del modello dove i
creators si identificano spesso in team di giovani creativi della tecnologia e del
design che aspirano, tramite la crowd, a potersi aprire al mercato. Nel lending
crowdfunding i proponenti sono persone fisiche che attraverso il prestito a tassi
agevolati tra privati realizzano progetti di micro sviluppo sociale ed economico.
Nella categoria dell’equity il soggetto proponente identifica in un team,
caratterizzato da specifiche competenze e capacità professionali utili al lancio di
start-up innovative, così come definite dal regolamento Consob, i cui aspetti
determinanti saranno discussi nel prosieguo.
Le piattaforme
Le piattaforme sono gli intermediari “relazionali” e per certi aspetti “finanziari” del
processo di crowdfunding, rappresentano il luogo virtuale ove i proponenti possono
accedere alle risorse offerte dalla crowd attraverso pochi click. Al fine di avviare una
campagna di crowdfunding, il proponente dovrà effettuare una semplice
registrazione sul portale: accedere alla sezione per la pubblicazione dei progetti, e
definire rispetto al proprio le caratteristiche, le finalità che s’intendono raggiungere,
il sistema delle ricompense (ove previste) e il budget. I termini del progetto sono
spesso arricchiti da una serie di contenuti multimediali quali video di presentazione
del progetto, pitch e altro. Attraverso la piattaforma il proponente potrà rendere
visibile e pubblico il proprio progetto, gli utenti della stessa potranno quindi
visionare i progetti pubblicati ed eventualmente, attraverso un sistema di
pagamento on-line, decidere di sostenere economicamente quelli che ritengono
meritevoli. I modelli di business delle piattaforme possono essere diversi e
variamente articolati, per cui il processo di pubblicazione potrà prevedere o meno
una valutazione di fattibilità dello stesso ad opera della piattaforma. Il ruolo di
intermediazione comunicativa è preponderante rispetto al ruolo finanziario, le
piattaforme pongono a disposizione di ogni progetto una pagina dedicata,
all’interno della quale si realizza un costante flusso informativo da e verso la folla. Il
proponente ha la possibilità di dialogare con i suoi sostenitori in maniera
continuativa, pubblicando periodicamente informazione e aggiornamenti, nonché,
qualora se ne ravvisino le condizioni, ricevendo dalla folla spunti interessanti su
28 | P a g .
aspetti commerciali e progettuali dell’idea. Marginale appare invece la gestione dei
flussi finanziari da parte della piattaforma, quest’ultima si avvale di sistemi di
pagamento on line certificati e largamente diffusi per consentire il trasferimento
diretto delle somme di denaro dal sostenitore al creatore, non interviene mai quale
gestore diretto delle risorse finanziarie.
I crowdfunders
La ricchezza del crowdfunding risiede, senza dubbio, nella folla cui i proponenti
possono attingere in termini finanziari e relazionali. I crowdfunders rappresentano
coloro che aggregandosi sulla piattaforma ne rappresentano il bacino di utenza, la
community on-line, nell’ambito del quale avviene la raccolta fondi. Trattasi di
persone ordinarie, che possono essere legate o meno da interessi comuni, ciò
dipende sostanzialmente dal modello di business della piattaforma e dal suo grado
di specializzazione. I crowdfunders sono, dunque, i probabili investitori, essi
vengono attratti sulle piattaforme da diversi canali, principalmente dal meccanismo
di word of mouth dei proponenti nelle loro cerchie di familiari ed amici e dai gestori
della piattaforma. La loro affiliazione alla stessa segue un iter similare a quello del
proponente, essi possono accedere liberamente alle community on line in semplici
passaggi, attraverso una semplice registrazione potranno esplorare i progetti
pubblicati. La transazione finanziaria seguirà le modalità definite dalla piattaforma,
sia rispetto al gestore di pagamento on-line, sia rispetto al trasferimento delle stesse
al proponente. La centralità della community è un aspetto comune sia al processo
di crowdfunding che all’attività svolta della piattaforma. Tramite i progetti pubblicati
le piattaforme incentivano indirettamente i proponenti ad incrementare il loro
bacino d’utenza, permettendo così agli stessi di stabilire un dialogo diretto con gli
investitori che posso garantire agli investitori di effettuare scelte consapevoli e
quanto più ponderate rispetto al progetto. Questo contatto diretto aumenta in
maniera esponenziale le possibilità di successo della campagna, quanto più il
messaggio del proponente è chiaro tanto più permetterà l’identificazione della
community nello spirito del proponente. D’altro canto l’incremento della
community ha chiaramente effetti positivi sul business dell’intermediario, il successo
dei progetti richiama nuovi affiliati divulgatori della vision della piattaforma.
29 | P a g .
1.4.1 Tassonomia delle piattaforme
Lo sviluppo del crowdfunding a livello mondiale e la sua rapida crescita sono i
fenomeni che hanno portato alla proliferazione delle piattaforme in tutto il mondo.
Lo scenario di crisi globale che ha generato una scarsità diffusa di risorse finanziarie
ha indotto dal lato dell’offerta le piattaforme a svilupparsi velocemente, al fine di
accogliere la crescente richiesta di forme alternative o complementari al sistema
tradizionale creditizio. L’evoluzione del crowdfunding e la sua declinazione in
differenti tipologie ha portato nell’ultimo decennio ad una specificazione e
segmentazione delle piattaforme, tutt’oggi in costante evoluzione per la continua
ricerca di modelli di business in grado di coniugare gli interessi di tutti i soggetti
coinvolti. In Italia il numero di piattaforme ad Ottobre 2013 ha raggiunto quota 41,
di cui 27 attive e 14 in fase di lancio30. L’indagine condotta da Castrataro e Pais31 ha
rilevato la segmentazione delle piattaforme rispetto al modello di crowdfunding
adottato, con i seguenti riscontri:
Piattaforme attive
11%
Reward-Based
Donation-Based
33%
56%
Lending-Based
Figura 2: Piattaforme italiane attive segmentate secondo il modello di Crowdfunding. Fonte:
Castrataro D., Pais I., Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding, Maggio 2014.
30
31
Per la tassonomia completa delle piattaforme italiane attive si veda All. 1.
Castrataro D., Pais I., Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding, Maggio 2014.
30 | P a g .
Piattaforme attive e in fase di
lancio
22%
Reward-Based
48%
8%
Donation-Based
Lending-Based
Equity-Based
22%
Figura 3: Piattaforme italiane attive e in fase di lancio segmentate secondo il modello di
Crowdfunding. Fonte: Castrataro D., Pais I., Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding, Maggio
2014.
L’analisi dei grafici mostra che il modello prevalente è il Reward che copre quasi il
50% dell’offerta, seguito in un primo momento dal modello Donation. Alla luce del
recente Regolamento Consob il modello Equity ha assunto peso crescente, sino a
scalare il 22% del mercato.
Oltre la segmentazione di cui sopra le piattaforme possono essere discriminate in
relazione alla scelta settoriale, al tal fine distinguiamo tra:
•
Piattaforme Generaliste: ossia tutte quelle piattaforme che accolgono
progetti relativi a diversi settori dell’economia o a diverse aree tematiche. In
tal caso il proponente potrà proporre il proprio progetto liberamente,
cercando di attrarre nella community i crowdfunders che condividono
interesse per quella tematica. Eppela32 è una piattaforma nata nel 2011 di
tipo generalista, accoglie progetti relativi a qualsiasi settore classificati in
varie categorie tra le quali l’utente può scorrere per scegliere il progetto in
relazione ai propri interessi, o semplicemente facendosi indirizzare dalla
curiosità.
32
www.eppela.it
31 | P a g .
•
Piattaforme Settoriali: in questi portali sono pubblicati i progetti affini a
specifici settori d’interesse. Si tratta quindi di piattaforme specializzate
rispetto ad un settore o ad un’area tematica. BookaBook33 è una piattaforma
settoriale nata nel 2014 con la mission di favorire, nel campo dell’editoria, la
pubblicazione di scrittori indipendenti. In Italia vi sono vari esempi di
piattaforme settoriali che spaziano dall’editoria al social lending, queste
offrono al proponente un target già specifico rispetto al proprio progetto, e
probabilmente, maggiormente propenso a sostenere la causa.
Le piattaforme possono essere poi discriminate sulla base della loro vocazione
territoriale, vengono così in rilievo:
•
Piattaforme Nazionali: i creators possono liberamente proporre il proprio
progetto, ovunque lo stesso abbia le proprie radici e spieghi i propri effetti.
La piattaforma non ha una vocazione territoriale, non mira alla valorizzazione
della comunità locale o comunque non costituisce un pilastro della vision
della stessa. Produzioni dal basso34, nata nel 2005, è un esempio di
piattaforma nazionale-generalista, accoglie progetti provenienti da tutta la
penisola e afferenti a qualsiasi settore.
•
Piattaforme Locali: accolgono progetti specificamente ad impatto territoriale,
progetti che esplicano i propri effetti rispetto ad una specifica regione o
località. Si tratta di piattaforme principalmente tematiche, che possono
accogliere anche più di un settore, con la finalità di indurre la comunità,
attraverso l’economia partecipativa, a migliorare le condizioni del tessuto
sociale ed economico attraverso la partecipazione agli eventi e alle attività
che mirano alla riqualificazione della comunità stessa. Donopernapoli,35 nata
nel 2014, è una piattaforma settoriale-locale in quanto i gestori richiedono
che il progetto abbia uno scopo sociale e che debba essere realizzato nel
territorio di Napoli e provincia.
33
www.bookabook.it
https://www.produzionidalbasso.com/
35
http://donopernapoli.it/
34
32 | P a g .
Nell’ambito delle sole piattaforme reward o donation possiamo ulteriormente
distinguere gli operatori dal lato dell’offerta indagando il modello di raccolta
utilizzato:
•
All or nothing: la peculiarità di questo modello è che il budget prefissato dal
proponente al momento del lancio deve essere interamente raggiunto entro
il periodo di tempo prefissato per la raccolta, generalmente definito e
standardizzato per tutti I progetti dalla piattaforma. Solo al raggiungimento
del target il proponente potrà beneficiare del finanziamento e avverrà il
trasferimento del denaro dai crowdfunders al proponente. Contrariamente il
progetto sarà considerato fallito, le somme saranno nuovamente rese
disponibili ai finanziatori. Il trasferimento di danaro non opera direttamente,
l’importo donato resta solo bloccato sul conto del finanziatore, ma mai
trasferito fino al completamento della campagna.
•
Take it all: in tal caso il modello di raccolta non vincola il finanziamento al
raggiungimento del budget, il proponente otterrà l’importo raccolto sino a
scadenza temporale del progetto. Alla scadenza del progetto le somme
investite saranno effettivamente trasferite al proponente.
La maggior parte delle piattaforme italiane, più del 50%, utilizza il modello All or
nothing in quanto consente di muovere il proponente verso un maggior
coinvolgimento delle proprie cerchie e di garantire gli investitori, se la comunità non
intendesse finanziare integralmente il progetto, di poter ottenere nuovamente la
disponibilità della somma investita. Nella realtà vengono implementati diversi
modelli anche ibridi, alcune piattaforme come Limoney, lasciano la scelta del
modello di raccolta al proponente, altre utilizzano formule miste volte ad incentivare
i proponenti ad utilizzare il loro portale. Tipica forma di incentivazione sono le
formule “All and More”, se la raccolta raggiunge l’obiettivo superandolo, il
proponente ottiene uno sconto sulle commissioni di transazione del portale.
33 | P a g .
1.5 Le cifre del crowdfunding nel Mondo
Il 2013 ha rappresentato l’anno che ha sancito a livello mondiale il ruolo del
crowdfunding
quale
strumento
alternativo
di
finanziamento.
La
crescita
esponenziale del fenomeno è chiaramente riscontrabile nel 2015CF Industry Report
della Massolution36: nel 2015 le piattaforme sono ampiamente cresciute,
raggiungendo la cifra di 1.250 portali attivi nel mondo. Al proliferare delle
piattaforme è seguita un’intensa attività di raccolta dei capitali: il report rileva che
le piattaforme hanno raccolto su scala globale $16,2 miliardi nel 2014, un
incremento del 167% rispetto ai $6,1 miliardi del 2013. La stima di Massolution si
aggira, per l’anno 2015, intorno ai 34,4 miliardi di dollari.
Figura 4: Growth Rates by Region. Grafico a cura dell’autore. Fonte: Massolution 2015CF Industry
Report.
Nel complesso il mercato più attivo a livello globale si conferma nuovamente il
North America con un raccolta di capitali di 1,6 milioni, ma la forte crescita nel 2014
del mercato del crowdfunding è da attribuire all’ascesa dell’Asia, i paesi asiatici
hanno accresciuto il volume delle transazioni del 320%, raggiungendo i 3,4$ miliardi
di dollari raccolti, contro i 33 milioni del 2012. Le previsioni di Massolution
disegnano un delta tra Asia ed Europa ancora maggiore, la attuale quota europea
36
http://reports.crowdsourcing.org/?route=product/product&product_id=54.
34 | P a g .
del 20,1% diminuirà di una manciata di punti percentuali sino ad attestarsi al 18,8%
della quota mondiale. Approcciando alle analisi del Massolution Report con un
punto di vista critico non è possibile ignorare la fattispecie che la quota di mercato
dei vari continenti è quantificata in relazione al volume di raccolta, piuttosto che in
relazione alla provenienza geografica dei progettisti. A valle di tale considerazione,
considerando che nei primi anni di sviluppo del fenomeno si è registrata una forte
migrazione di progetti italiani di successo su piattaforme estere, principalmente
statunitensi, quali Indiegogo o Kickstarter, probabilmente riclassificando i progetti
per nazionalità del proponente si giungerebbe ad una quantificazione culturale del
fenomeno. Nei primi anni di sviluppo del finanziamento dal basso, i proponenti
europei non hanno riscontrato un mercato d’offerta pronto a soddisfare i loro
bisogni, hanno così veicolato i propri progetti verso piattaforme estere, ciò ha
determinato il primato dell’America come mercato maggiormente attivo.
Segmentando il mercato rispetto ai modelli di crowdfunding, i volumi di raccolta
appaiono trainati dal modello Lending, ma si registra una crescita del modello
Equity e una maggiore propensione verso i modelli ibridi o Royalty-Based37.
37
I modelli ibridi prevedono una commistione tra più modelli, esistono ad esempio modelli ibridi di
reward e donation o reward-equity. I modelli ibridi di crowdfunding hanno il pregio di lasciare ai
sostenitori maggiore libertà, dando al contempo la possibilità al proponente di intercettare il
maggior numero di finanziatori. Difatti, possono verificarsi casi in cui un sostenitore sia coinvolto
emotivamente ma non al punto da propendere per l’acquisto di quote di capitale, in tal caso il
progettista può offrire l’alternativa reward, garantendo comunque una ricompensa piuttosto che una
quota di capitale sociale. Il royalty-based crowdfunding è una tipologia di reward-based nella quale
la controprestazione che bilancia il finanziamento è la partecipazione ai profitti di un’attività
imprenditoriale: si tratta, dunque, di un premio di natura finanziaria, corrispondente ad una quota di
ricavi o degli utili dell’azienda finanziata, pagabile a determinate condizioni e per un certo periodo
di tempo. Questa formula può essere utilizzata per specifici affari o singole linee di prodotto di
un’azienda, senza coinvolgere gli altri affari del proponente. Nell’ordinamento giuridico italiano
questa pratica rientra nel paradigma dell’associazione in partecipazione, disciplinata dagli artt. 2549
ss. CC.
35 | P a g .
Figura 5: Growth rates by Model. Grafico a cura dell’autore. Massolution 2013CF Industry Report.
La popolarità del crowdfunding come strumento per il finanziamento di cause
sociali, filantropiche e creative prevale ancora nell’analisi dei settori maggiormente
interessati dal finanziamento da basso, anche se la domanda di crowdfunding per il
finanziamento di iniziative imprenditoriali registra una forte crescita, raggiungendo
livelli di raccolta pari a 6,7$ bilioni, seguito dalle categorie Social Causes
3,06$ bilioni, Film & Performing Arts 1,97$ bilioni, Real Estate 1,10$ bilioni, Music
and Recording Arts 736$ milioni.
5%
Business &
Entrepreneurship
7%
Social Causes
15%
50%
Film & Performing Arts
Real Estate
23%
Music and Recording Arts
Figura 6: Growth rates by Model. Grafico a cura dell’autore. Massolution 2013CF Industry Report.
36 | P a g .
1.5.1 Trend Internazionali
I trend internazionali che dominano il mercato e che contribuiranno nel breve
periodo a disegnare in maniera ancor più accurata i confini dell’industria in esame
possono essere analizzati da un duplice punto di vista.
Carl Esposti, CEO di Massolution, in un’intervista rilasciata a VentureBeat38, ha
identificato 5 trend in via di sviluppo dal lato dell’offerta. In particolare:
a. Piattaforme di Nicchia
La teoria della “Long Tail” sviluppata nel 2004 da Chris Anderson39 può
aiutarci a comprendere in maniera esaustiva la forte segmentazione del
mercato dal lato dell’offerta. Lo studio di Anderson ha posto in rilievo che
nell’economia del Web il problema atavico della scarsità delle risorse, dogma
delle teorie economiche neoclassiche, appare ormai superato dalla possibilità
offerta dai sistemi informatici di proporre cataloghi potenzialmente infiniti di
beni o servizi. La teoria mette in discussione uno dei “capisaldi” delle teorie
di marketing, conosciuto come la “legge di Pareto”, secondo il quale solo
pochi prodotti (circa il 20%) di un assortimento, anche vasto, rappresentano
la maggior parte del fatturato (circa l’80%). Il Web grazie alla
“democratizzazione” degli strumenti di produzione, all’assenza di costi di
stoccaggio e magazzino, all’abbattimento di costi di distribuzione e alla
creazione di reti di collegamento tra i consumatori, ha completamente
ridisegnato le logiche dell’economia. Lo stadio attuale della tecnologia ci
consente di acquistare prodotti di qualsiasi genere e tipologia, in pochi
semplici click, in tutto il mondo. Non siamo condizionati, se non in piccola
parte, da meccanismi espositivi e dalla vastità di un’esposizione. La nostra
cultura, e dunque la nostra economia, si va affrancando via via dalla rilevanza
attribuita ad un ristretto cerchio di beni o hit che sono posizionati sulla testa
della curva di domanda. Il mercato si fraziona in un elevato numero di nicchie
posizionate sulla coda della curva di domanda. Nell’industria del
38
http://venturebeat.com/2013/05/22/5-ways-the-booming-crowdsourcing-ecosystem-ischanging-in-2013/
39
La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati - Chris Anderson 2006.
37 | P a g .
crowdfunding, osservando la nascita e la conformazione delle piattaforme, la
teoria di Anderson appare in piena sintonia con il proliferare di piattaforme
specializzate
che
calibrano
la
propria
offerta
rispetto
a
progetti
specificamente afferenti a segmenti e nicchie di mercato. L’individuazione e
l’offerta di servizi a nicchie del mercato globale, consente, non solo di trarre
un valore particolarmente elevato quanto maggiore è la differenziazione del
servizio d’intermediazione, ma soprattutto di centrare il bacino d’utenza o di
crearne di nuovi. I potenziali backers giungeranno alla piattaforma molto
probabilmente per accordare il loro sostegno ad una specifica campagna, ma
saranno maggiormente invogliati a rimanere nella comunità perché le
campagne riflettono i loro interessi.
b. Investimenti Locali
Tra i principali effetti positivi dispiegati dalla pratica del crowdfunding vi è
sicuramente la centralità della persona e della sua identità, che
indissolubilmente si lega all’appartenenza ad una comunità. L’ascesa a livello
globale del finanziamento dal basso e l’assenza di confini geografici
consentono ai proponenti di attrarre finanziamenti da ogni angolo del globo,
ma sempre più spesso i sostenitori sono gli stessi appartenenti della
comunità del soggetto proponente. Il web diviene la vetrina di progetti ad
impatto locale, in grado di raggiungere due effetti complementari, quali la
coscienza sociale per lo sviluppo della comunità e la propensione a divenire
sostenitori attivi di tale sviluppo socio-economico. Il trend del finanziamento
locale ha portato alla nascita di piattaforme specifiche, che operano
attraendo la comunità attraverso la promozione di progetti che spiegano i
loro effetti unicamente sul territorio o nei confronti della comunità di
riferimento.
c. Crowdfunding Imprenditoriale
L’attrazione degli attori economici verso la pratica del crowdfunding è
sempre maggiore, ogni entità economica, piccola o grande che sia ne può
trarre alcuni benefici. Le grandi imprese hanno la possibilità tramite la crowd
di testare le proprie idee di mercato preventivamente, abbattendo una buona
parte del rischio di mercato, anche eventualmente con riferimento a
38 | P a g .
segmenti collaterali al core business. Le imprese di piccole dimensioni
possono incrementare le possibilità di permanere sul mercato di riferimento
o di approdarvi con progetti ad alto contenuto innovativo, grazie al
finanziamento dalla folla. Il crowdfunding è uno strumento trasversale, non
soggiace alle logiche dimensionali degli enti economici, né allo scopo che
contraddistingue l’attività d’impresa. Il trend in esame è dunque sicuramente
destinato a consolidarsi nei prossimi anni.
d. Sviluppo Economico
Diversi operatori sovrannazionali quali la Banca Mondiale o la Comunità
Economica Europea stanno monitorando attentamente il fenomeno del
finanziamento dalla folla ed approntando politiche in grado di sostenerne la
diffusione per lo sviluppo dell’economia. Il concetto di micro finanza che il
finanziamento dal basso ingloba consente con opportune politiche di
sostegno di intervenire in settori strategici per lo sviluppo dei paesi, quali il
settore energetico, dello sviluppo urbano e dell’educazione. Negli Stati Uniti
il MIF - Multilateral Investment Fund (MIF) – sta studiando il potenziale del
crowdfunding in America Latina, verificando come esso può indurre a
migliorare le condizioni di accesso al credito per i piccoli imprenditori.
e. Live Crowdfunding
Nonostante il crowdfunding sia un fenomeno virale, il recente trend del LIVE
Crowdfunding ha garantito una raccolta di risorse in media maggiore rispetto
alle campagne che rimangono nell’ambito del web. Normalmente le
campagne di crowdfunding sfociano nell’offerta sul mercato di un bene o
servizio reale, dunque è solo la fase di raccolta che si realizza on-line. Il
fenomeno del Live Crowdfunding si sostanzia in una serie di incontri ed
eventi dal vivo che consentono di soddisfare un bisogno latente del
finanziatore - consumatore: l’esclusività. L’organizzazione di convention o
bootcamp dedicati ai finanziatori rappresenta una tendenza ormai
consolidata negli USA, tendenza che rimarca la necessità di non abbandonare
mai il contatto personale con il finanziatore e di non porre distanze ulteriori
tra i finanziatori e gli operatori del mercato.
39 | P a g .
L’analisi dei trend emergenti dal punto di vista dei consumatori-utenti è stata
oggetto di specifica nel Report 2013 sul crowdfunding ad opera della piattaforma
DeRev40.Trendhunter,41 piattaforma di trendsetting grazie alla sua community di
cacciatori di innovazione composta da oltre 120.000 volontari in tutto il mondo è in
grado di elaborare micro-trend in tempo reale che filtra e aggrega sino alla
determinazione di un trend quando emerge una tendenza chiara ed univoca. Il
report di Trendhunter è alla base dell’analisi condotta da DeRev, di seguito i trend
relativi agli utenti:
a. Intelligenza Collettiva
Il termine “intelligenza collettiva” indica la capacità di una comunità,
attraverso la collaborazione, di evolvere verso una capacità superiore a quella
individuale circa la risoluzione di problemi e/o la definizione di azioni da
intraprendere. Il ruolo del consumatore nel processo di ideazione e sviluppo
di un prodotto e/o servizio è sempre più accentuato, soprattutto nelle
campagne di crowdfunding. Nell’ambito di tali campagne i sostenitori
possono essere invitati a condividere le loro capacità creative e conoscenze
tecniche, il coinvolgimento è tale che il finanziatore veste anche il ruolo di
consumatore, pre-ordinando il bene o il servizio cui egli stesso ha contributo.
b. Mercato a misura di consumatore
La possibilità di pre-ordinare il prodotto oggetto dalla campagna determina
la costruzione di un mercato ad hoc per il consumatore, un mercato non
gravato da rischio di sovrapproduzione e contraddistinto dalla possibilità per
l’impresa di esplorare sistematicamente combinazioni, teoricamente infinte,
di offerte di gradimento dei finanziatori-utenti. Il contributo offerto dalla
crowd diviene così veicolo di strategie di innovazione, le imprese traggono
preziosi spunti direttamente dalla comunità di riferimento, il meccanismo di
feedback che viene ad instaurarsi pone il consumatore al centro dell’attività
d’impresa. Egli è co-creatore e fruitore di un contenuto, di un prodotto o
servizio che ha contribuito a commercializzare.
40
41
Cavalieri C., Esposito R. (2013). Crowdfunding 2013 World. Report, analisi e trend.
http://www.trendhunter.com
40 | P a g .
c. Fiducia
Nel commercio tradizionale la fiducia del consumatore inizia a formarsi
successivamente alla fruizione del bene o del servizio, il prodotto
dell’impresa è l’unico metro di giudizio del grado di fiducia accordato dal
consumatore. Nelle campagna di crowdfunding i sostenitori di creativi ed
ideatori possono instaurare con quest’ultimi rapporti diretti di conoscenza e
condivisione. Il consumatore entra nella vision del progetto, la sostiene, la
condivide e la vive quotidianamente assimilandola nel proprio stile di vita. La
capacità del proponente di garantire un protocollo di trasparenza, non solo
finanziaria ma, soprattutto etico e comportamentale induce la comunità ad
accordare fiducia, superando il gap imposto dallo scetticismo e dalla paura
di vedere vanificato il proprio sforzo finanziario.
d. Dal “Pretail” al commercio tradizionale
La prevendita di prodotti tramite le campagne di crowdfunding spesso sfocia
in un prolungamento nei canali commerciali tradizionali. Si affermano siti e
piattaforme, come la statunitense CrowdSupply42, che consentono di reperire
prodotti finanziati grazie a campagne di crowdfunding di successo concluse
anche da diversi mesi. Dunque non è raro e non è assolutamente escluso che
il lancio di un prodotto veda nel crowdfunding uno stadio iniziale di
approccio al mercato prima della produzione su larga scala. Preme inoltre
sottolineare che le campagne di maggiore successo a livello globale hanno
avuto ad oggetti prodotti ad alto contenuto innovativo cui il mercato
tradizionale probabilmente, al momento del lancio, non volgerebbe il proprio
interesse per mancanza di riscontro dal lato della domanda. La preventiva
diffusione tra un buon numero di sostenitori potrebbe innescare la domanda
su larga scala, che a catena attiva l’offerta.
42
www.crowdsupply.com
41 | P a g .
2
LA RACCOLTA DI
CAPITALI ON-LINE:
OPPORTUNITA’ E
CRITICITA’
2.1 Opportunità e limiti del finanziamento dal basso
Il crowdfunding si configura come una possibilità innovativa di raccolta fondi i cui
limiti appaiono ancora inesplorati proprio in virtù della sua dinamica democratica e
partecipativa che offre, a tutti coloro che intendono finanziare un’iniziativa
interessante, di rivolgersi alla folla. Eletto da numerosi studiosi ed operatori di
settore quale strumento di ripresa economica, il crowdfunding, è stato anche
oggetto di numerose critiche. Si tratta indubbiamente di una pratica che apre nuovi
scenari economici, che offre forme alternative di finanziamento alle imprese, che
induce verso l’economia partecipativa ridefinendo il ruolo di consumatore quale
individuo piuttosto che componente di una massa indistinta. Tuttavia al fine di
comprendere le potenzialità di tale strumento non è possibile prescindere da
un’analisi quantitativa in grado di evidenziare ed investigare il fenomeno alla luce
delle opportunità e dei limiti che esso rivela. Lo strumento a supporto di tale
indagine è la Swot Analysis che consentirà di porre a sistema le criticità e le
opportunità ritraibili dall’impiego di tale modalità di finanziamento e le forze
esterne del macro ambiente come driver di successo (o insuccesso) delle campagne.
PUNTI DI FORZA
PUNTI DI DEBOLEZZA
Elevato grado di controllo
Complessità amministrativa
Accesso facilitato alle fonti di finanziamento
Transazione finanziaria
Valutazione preventiva della fattibilità
Rischio di appropriazione dell’iniziativa
Benefici per le comunità locale
Rischio di frodi per gli investitori
Benefici per il sistema economico
Asimmetrie Informative
Barriere Geografiche inesistenti
OPPORTUNITA’
MINACCE
Società informatizzata
Cultura non sufficiente
Mitigazione degli effetti della crisi economica
Regolamentazione parziale
Mercati di nicchia
Tabella 2: SWOT Analysis. Minacce, Opportunità, Punti di Forza e Debolezza del Crowdfunding.
Tabella a cura dell’autore.
43 | P a g .
a) Punti di forza e debolezza
Nell’ottica della raccolta del capitale di rischio il primo punto di forza evidenziabile
riguarda il grado di controllo che l’imprenditore conserva sulle decisioni relative al
business che intende avviare. A differenza delle tradizionali forme di finanziamento,
come il ricorso al capitale di debito, la partecipazione al capitale di rischio di
investitori professionali richiede il più delle volte uno stretto rapporto di
collaborazione tra l’imprenditore e l’investitore che condivide il rischio di impresa
ed è cointeressato al successo dell’impresa stessa. L’investitore professionale
qualificherà maggiormente il team proponente, contribuirà a validare l’iniziativa
economica e, dunque, potrà intervenire, citando solo alcune possibili forme
d’ingerenza
nella
gestione,
modificando
le
combinazioni
prodotto/mercato/tecnologia su cui si basa la business idea o potrà eccepire
significative considerazioni rispetto a decisioni d’investimento. La conseguenza
logica di questo processo di coinvolgimento è la perdita, delle volte anche
significativa, del grado di controllo del team proponente sulla definizione delle
strategie aziendali. Il ricorso al finanziamento dal basso non comporta invece tale
rischio, il finanziamento attinto dalla folla non comporterà per l’imprenditore la
perdita di potere decisionale, egli continuerà a poter definire autonomamente ogni
aspetto strategico, l’intervento della folla sarà limitato alla fase di raccolta del
capitale.
In secondo luogo, il ricorso al crowdfunding consente di aggirare la difficoltà, ormai
cronica, di reperire fondi tramite i canali tradizionali del credito. L’incredibile facilità
di accesso al finanziamento dal basso è trasversale a qualsiasi tipologia di
proponente ed è probabilmente destinata a colmare il gap informativo e d’offerta
di investitori istituzionali che i mercati stanno vivendo. I singoli proponenti potranno
così richiedere finanziamenti alla folla senza doversi confrontare con la lungaggine
burocratica e il difetto percettivo degli istituti finanziari. Le imprese, soprattutto di
piccole medie dimensioni, potranno rivolgersi alla folla al verificarsi di numerose
condizioni ostative: mancanza di un mercato attivo di investitori istituzionali, track
record non soddisfacente, mancanza di garanzie o di tassi di crescita prospettici non
soddisfacenti.
Il terzo punto di forza del crowdfunding risiede nella possibilità concreta di
abbattere gran parte del rischio di mercato che caratterizza nuovi prodotti,
44 | P a g .
soprattutto in fase di lancio sul mercato tradizionale. Lo sviluppo di un nuovo
prodotto, anche nell’ottica dell’ampliamento della gamma o della rivitalizzazione di
prodotti ormai in fase di declino, comporta un lungo processo le cui fasi
fondamentali possiamo osservare dal grafico sottostante:
Lancio
Test di
Marketing
Ideazione del
concept
Scelta del target e
posizionamento
Fattibilità e
costruzione del
prototipo
Il meccanismo di funzionamento del crowdfunding si basa sull’attrazione di un
pubblico più ampio possibile, che trovi l’idea interessante e che decidendo di
contribuire finanziariamante, inconsapevolmente convalida l’idea come capace di
approcciare al mercato reale. Il lancio della campagna consente quindi di unificare
fasi del processo normalmente distinte e al contempo di testare preventivamente,
tramite il supporto della folla, la fattibilità e la commercialità di un’idea. Da tale
considerazione ne discendono ulteriori non meno significative. La possibilità di
testare in via anticipata la business idea renderà maggiormente efficace ed efficiente
l’azione del proponente, non solo in termini di dispendio di risorse finanziarie, ma
soprattutto consentirà azioni correttive tempestive su aspetti commerciali o tecnici
del prodotto, soprattutto nel caso di campagne che danno voce alle capacità
tecniche e commerciali dei sostenitori, nonché la possibilità di predeterminare la
quantità di beni da produrre.
In un’ottica puramente finanziaria, appare consolidata in dottrina l’opinione che il
ricorso al finanziamento dal basso consenta un notevole abbattimento del costo del
capitale,
abbattimento
dovuto
essenzialmente
alle
specificità
che
contraddistinguono il rapporto finanziario tra gli attori. Il costo del capitale
rappresenta, in relazione alle specifiche componenti di una data struttura finanziaria,
l’onere che l’impresa dovrà sostenre per approvviggionarsi di capitali utili, esso
quindi indica la remunerazione richiesta da ciascuna categoria di finanziatore.
L’altezza del costo del capitale è, dunque, determinata dal potere contratturale del
finanziatore e dal costo opportunità espresso da quest’ultimo, considerato che nella
45 | P a g .
realtà le opzioni di impiego sono molteplici, il costo opportunità indicherà la
remunerazione cui si rinuncia non impiegando quelle risorse in attività alternative
contraddisinte dal medesimo livello di rischio. La remunerazione offerta
dall’impiego di capitali ottenuti a titolo di equity o debito dovrà quindi essere in
grado di soddisfare il costo opportunità dell’investitore, garantendo a quest’ultimo
un rendimento soddisfacente rispetto alle alternative prospettabili. Nella pratica del
crowdfunding, tralasciando il segmento equity nel quale questo ordine di
considerazioni si rendono necessarie, il proponente non si trova ad affrontare un
costo opportunità eccessivamente oneroso, considerato che il contributo offerto dal
crowdfunder-finanziatore
si
sostanzia
in
somme
spesso
irrisorie,
ed
è
eventualmente ripagato, con ricompense simboliche o con la possibilità di ottenere
un prodotto in pre-vendita ad un prezzo vantaggioso. La sensazione è che ci si trovi
più nel terreno del mutuo scambio, piuttosto che nell’ambito di una vera e propria
operazione di finanziamento. Il costo opportunità del crowdfunder non è composto
unicamente dal rendimento atteso in relazione agli scenari prospettabili, esso
guadagna
valori
emozionali
che
trovano
la
propria
contropartita
nella
partecipazione sociale e nella condivisione, e non speficicamente nel solo
rendimento economico. Quindi, rispetto al costo del capitale, anche in assenza di
specifici riscontri empirici, è possibile affermare che nel crowdfunding la raccolta di
capitali ha costi nettamente inferiori. La specificazione si rende necessaria in quanto
la costruzione di una campagna di crowdfunding comporta comunque costi
specifici, legati essenzialmente alla produzione di contenuti, di pitch di
presentazione del team e del progetto,e alla promozione e comunicazione continua
che si rende necessaria per ottenere consenso presso le folle. In considerazione di
ciò non è possibile ignorare che, laddove il costo di raccolta dei capitali appare
ridotto, il costo di allestimento e di gestione della campagna , soprattutto in termini
di risorse temporali, può essere facilmente molto elevato.
Numerosi autori hanno evidenziato tra i punti di forza del crowdfunding la sua
attitudine a divenire un strumento di ripresa economica delle nazioni. La
sperimentazione diretta presso la folla di nuovi prodotti genera la possibilità di
nascita di nuovi mercati, richiama innovazione e concetrazione di professionalità
nascenti, mentre la creazione di imprese finanziate dal basso genera un aumento
dei posti di lavoro senza alcun corrispondente incremento della spesa pubblica per
46 | P a g .
programmi di sostegno. Il crowdfunding potrebbe divenire un asset strategico per
restituire all’economia nazionale stabilità e autosufficienza.
La dimensione sociale e partecipativa del crowdfunding rappresenta la linfa di un
duplice processo di crescita – dell’individuo e del gruppo – che si alimenta
continuamente grazie ai benefici derivanti al singolo proponente che si estendono
all’intera comunità, sia in termini economici che sociali. Esperienze positive del
singolo producono consapevolezza e spingono altri individui della stessa comunità
con risorse limitate ad agire per liberare la propria creatività imprenditoriale, mentre
la comunità acquisirà maggiore senso comune e tenderà a valorizzare e supportare
i propri membri. Questo meccanismo appare evidente soprattutto nelle campagne
di civic crowdfunding, ove la folla viene coinvolta in progetti di riqualificazione
sostentibile della propria città. Si tratta di campagne che amplificano molto la
dimensione sociale dell’individuo quale membro della società e che hanno come
fine ultimo la costruzione di una coscienza civile orientata allo sviluppo della
comunità.
Infine, tra i principali punti di forza del crowdfunding vi è la completa assenza di
barriere geografiche derivante dalla capacità della rete di abbattere le distanze. Ogni
progetto può espandere la ricerca di fondi, pontenzialmente, a tutto il globo
attraendo non solo fondi della propria comunità ma attingendo a risorse e
competenze
dal
mercato
europeo
ed
extraeuropeo.
Simmetricamente
i
crowdfunders possono scegliere di aderire a comunità straniere e di sostenere
progetti e idee di progettisti di qualsiasi nazionalità, inoltre se il crowdfunder è di
nazionalità differente da quella del paese ove si trova, grazie alla rete globale, può
sostenere i progetti attivi nella propria comunità natia. La variabile geografica è
fortemente modulabile, se il proponente intende avere un’esposizione globale
progetterà una campagna in grado di giungere oltreoceano e di attrarre un pubblico
più vasto possibile, differentemente il crowdfunding può divenire uno strumento di
coinvolgimento di una comunità definita geograficamente i cui stessi componenti
codificano i bisogni reali e li traducono in campagne locali. Prezioso è il contributo
offerto in tal senso dallo studio condotto da Agrwal,Catalini e Goldfarb43su
43
Agrawal A., Catalini C., Goldfarb A. (2011). Friends, Family and the Flat World: The Geography of
Crowdfunding, NBER Working Paper No. 16820.
47 | P a g .
Sellaband44, piattaforma olandese che pone in contatto diretto musicisti
indipendenti con i propri fan e consente a quest’utlimi di divenire co-produttori
dell’album dei loro artisti preferiti. L’analisi di regressione condotta su un data set
composto da 4,712 artisti-imprenditori ha coperto un orizzonte temporale di tre
anni e ha evidenziato come la componente geografica non rappresenti il vero
fattore discriminante tra il livello di donazione di sostenitori locali e il contributo
offerto da investitori geograficamente dislocati. L’offerta di royalty agli investitori
sulla produzione degli album ha attratto fondi che nell’86% dei casi provenivano da
soggetti distanti più di 100 km dall’imprenditore – musicista con una distanza media
tra creators e investitori pari a 5000 km. Gli autori confermano quindi la capacità
del crowdfunding di eliminare la barriere della prossimità spaziale dell’investimento,
consentendo di ampliare le opportunità di reperire capitali e di depurare la
valutazione dell’idea da logiche reputazionali o di monitoraggio dell’investimento.
Il lancio di una campagna di crowdfunding sottende però anche numerosi aspetti
critici che non è possibile sottovalutare. In primo luogo si riscontra, rispetto alle
forme tradizionali di raccolta di capitale, una maggiore complessità amministrativa
ed organizzativa collegata principalmente alle relazioni che il proponente dovrà
curare in ogni fase della campagna. Nell’ottica di una campagna di successo, il
proponente anzitutto dovrà attivare in maniera efficiente le proprie reti di
conoscenti e amici per indurli a contribuire, per ogni contributo ricevuto, anche ad
intervalli spesso molto brevi di tempo, si impegnerà a ringraziare personalmente
ogni contribuente e provvederà giornalmente alla produzione di contenuti relativi
ai progressi del proprio progetto. Inoltre, soprattutto con riferimento alla pratica
dell’equity crowdfunding, la comunicazione con investitori non professionali non
consente il ricorso ad una comunicazione economico-finanziaria codificata e
generalmente accettata dagli investitori specializzati. La coesistenza di due
categorie di investitori, totalmente antitetiche, comporterà la produzione di report
periodici imperniati su tecniche di comunicazione completamente differenti, non
solo nel linguaggio adottato, ma soprattutto tese ad intercettare e colpire modus
operandi diversi.
44
www.sellaband.com
48 | P a g .
Il mercato domestico presenta un punto di debolezza non trascurabile, relativo alla
modalità di trasferimento dei fondi dai sostenitori ai proponenti. Attualmente il
metodo più utilizzato è PayPal45, numerose piattaforme richiedono che la donazione
venga effettuata tramite un account paypal registrato in quanto rappresenta l’unico
sistema di trasferimento fondi che consente di effettuare una “promessa di
pagamento”, differentemente da conti bancari o carte di credito. Chiaramente
l’utilizzo del conto on-line richiede expertise nell’utilizzo della tecnologia, di cui tutti
i sostenitori potrebbero non godere, inoltre paypal consente di effettuare donazioni
solo per piattaforme reward o donation. Mentre nel segmento equity ciò non ha
alcun rilievo, potrebbe limitare o ritardare gli scambi sulle piattaforme lending data
la mancanza allo stadio attuale di tecnologie alternative di trasferimento digitale di
fondi.
L’habitat naturale delle campagne di crowdfunding è il web, dunque, presentare
un’idea alle masse può anche sottendere rischi collegati alla natura stessa di
Internet, quali la globalità nella diffusione dei contenuti. Un punto di debolezza
generalmente identificato attiene alla possibilità che i proponenti, soprattutto
creativi ed innovatori, vedano la loro idea replicata in tempi brevi dalle big company
o da investitori con maggiori risorse economiche. Il rischio che l’idea possa essere
sottratta alla paternità del creatore è elevato soprattutto nel caso di campagne che
risultano essere fallimentari, non per la vision del progetto, quanto per la struttura
stessa della campagna (scelta errata della piattaforma, mancata attivazione di un
network relazionale, scarsa capacità di comunicazione etc.). Il rischio di frode investe
simmetricamente anche i sostenitori, le piattaforme non offrono garanzie circa la
buona fede del proponente, dunque, non è possibile per i backers, almeno nelle fasi
di approccio, valutare la credibilità del proponente e difendersi da eventuali frodi.
I punti di debolezza sin ora evidenziati possono configurarsi come conseguenze
della presenza di asimmetrie informative sul mercato. La teoria delle asimmetrie
informative, elaborata per la prima volta nel 1970 da Akerlof46, mostra come
l’equilibrio tra la domanda e l’offerta possa essere falsato dalla imperfetta
45
PayPal è una società che offre servizi di pagamento digitale e di trasferimento di denaro online
tramite un conto online che garantisce massima sicurezza essendo le movimentazioni gestite tramite
indirizzo mail quindi senza necessità di fornire alcuna informazione sensibile.
46
G. Akerlof, "The Market for Lemons: Quality Uncertainty and the Market Mechanism", 1970. Premio
Nobel per l’economia nel 2001.
49 | P a g .
informazione degli agenti. Un mercato caratterizzato da perfetta simmetria
informativa presuppone che tutti gli operatori abbiano accesso senza costi
aggiuntivi a tutte le informazioni di cui necessitano per effettuare le proprie scelte
di consumo e/o produzione. L’asimmetria informativa comporta una condizione in
cui un’informazione rilevante non è condivisa integralmente fra gli individui,
dunque, una parte degli agenti interessati ha maggiori informazioni rispetto al resto
dei partecipanti, e può trarre un vantaggio da questa configurazione. Nella pratica
del crowdfunding la presenza di asimmetrie informative è una condizione endogena
al meccanismo d’offerta (presentazione on-line di progetti) che rischia di divenire
patologica e determinare comportamenti opportunistici sia ex-ante che ex-post il
lancio della campagna. Il proponente dispone normalmente di tutte le informazioni
circa il proprio progetto, la veicolazione parziale di informazioni verso la folla può
essere attuata consapevolmente, in caso di frodi ad esempio, ma non si esclude che
possa avvenire in maniera del tutto inconsapevole. Le conseguenze prospettabili
causate dalla disponibilità non uniforme di informazioni sottende forti implicazioni
la cui trattazione è riservata al paragrafo 2.6.
b) Opportunità e Minacce
Proseguendo nella trattazione del crowdfunding e delle sue specificità, nel quadro
dell’analisi qualitativa condotta, la valutazione delle opportunità e minacce derivanti
dall’ambiente esterno si impone come step logico e consequenziale per offrire una
prospettiva esaustiva, ma non certo definitiva, del fenomeno.
Le opportunità derivanti dal macro ambiente sono riconducibili alle sfide
tecnologiche che hanno determinato un radicale cambiamento socio-economico,
sulla scia di una progressiva evoluzione dei mezzi di comunicazione e connessione
con altri individui. Ad oggi il 35% della popolazione mondiale è connessa alla rete
web, lo sviluppo di una società sempre più informatizzata favorisce gli operatori del
crowdfunding garantendo l’elaborazione, la trasmissione e la condivisione
istantanea di ogni informazione rilevante per gli agenti47.
47
Le principali implicazioni dello sviluppo tecnologico sull’industria del crowdfunding sono state
oggetto di trattazione nel primo capitolo del seguente lavoro Capitolo 1, par. 1.1.
50 | P a g .
Il volume d’affari registrato in pochi anni dall’industria di crowdfunding ha fatto
sorgere in numerosi studiosi ed operatori del settore forti aspettative circa la
capacità del finanziamento dal basso di avere un’influenza positiva sui sistemi
economici. La costruzione di network per la condivisione di idee innovative e la
possibilità di offrire le proprie risorse a sostegno di progetti ad alto valore sociale
ed etico rappresentano solo alcuni dei benefici del crowdfunding. A tal proposito il
Framework for European Crowdfunding48 ha individuato i vantaggi derivanti dalla
pratica del crowdfunding sul mercato interno:
Resilienza del sistema
Il crowdfunding rappresenta una possibilità concreta per avviare un’inversione di
tendenza nel sistema finanziario il cui grado di concentrazione è talmente elevato
da aver portato all’affermazione del cosiddetto modello “too big to fail”. Poche
grandi istituzioni detengono la maggior parte della ricchezza netta, sopportando
così il rischio di portare al collasso l’intero sistema.
Determinazione di migliori tassi di mercato
La determinazione dei tassi d’interesse attuale non appare efficiente, la
concentrazione di ricchezza nelle mani di poche grandi istituzioni genera un forte
potere contrattuale delle stesse. Le piattaforme di crowdfunding permetterebbero,
nella visione della commissione europea, di generare prezzi e tassi di mercato più
equi grazie alla reimmisione di liquidità sul mercato e all’ampliamento dell’offerta
creditizia.
Diversificazione del finanziamento
Il crowdfunding oltre a garantire un accesso più agevole a nuove forme di
finanziamento, consente ai beneficiari, siano essi aziende siano essi privati, di
48
A FRAMEWORK FOR EUROPEAN CROWDFUNDING | K. De Buysere, O. Gajda, R. Kleverlaan, D. Marom |
2012
51 | P a g .
diversificare le fonti di finanziamento, creando valore per il sistema nel suo insieme
e rendendo il business meno vulnerabile ad eventuali carenze di fondi.
La stabilità finanziaria
La difficoltà cronica delle imprese presenti sul mercato ad effettuare investimenti
strategici è controvertibile sono nell’ambito di un incisivo piano di ripresa
economica su scala europea. Il crowdfunding può però contribuire a restituire
fiducia agli operatori del mercato, l’investimento anche di piccole somme in progetti
concreti indirizza la folla all’impiego di risorse nell’economia reale, rappresentando
un’alternativa alle crisi inflattive causate da afflussi artificiali di investimenti nel
mercato finanziario.
Canali di finanziamento alternativi
La diffusione di progetti sulle piattaforme, analogamente a quanto accade per le
imprese alla ricerca di idee e creativi, può indirizzare i governi e gli enti pubblici
verso un impiego più efficiente di fondi pubblici. La presenza di una rete altamente
interconnessa porterà all’emersione dei bisogni inespressi della collettività,
generando a catena interventi del governo mirati a determinati settori o attività.
L’ecosistema economico, caratterizzato sempre più da un elevato numero di nicchie,
come descritto dalla Long Tail theory, rappresenta un ulteriore opportunità per i
proponenti, oltre che per le piattaforme. L’individuazione di un target specifico è
resa agevole dall’intermediazione diretta offerta dalla piattaforma con una comunità
omogena, caratterizzata da specifici interessi o esigenze.
A conclusione dell’analisi qualitativa si individuano possibili minacce alla diffusione
del crowdfunding e alla sua continua sperimentazione nei modelli di finanziamento
degli investimenti aziendali.
In primo luogo si riscontra una cultura collettiva ancora non sufficiente sul
fenomeno a livello nazionale, sia a livello di donatori che di progettisti. La rapida
evoluzione del crowdfunding ha seguito un approccio di urgenza più che strategico,
numerosi attori si sono orientati al crowdfunding con un atteggiamento di ripiego
52 | P a g .
alla mancanza di alternative creditizie, dunque, poco strutturato e consapevole. La
conseguenza diretta di questo atteggiamento è stata la scarsa comprensione delle
vere potenzialità ritraibili dal crowdfunding a fronte di una mancanza di cultura dello
strumento stesso, a partire dal modello maggiormente adatto alla campagna da
lanciare. La diffusione di cultura sul fenomeno si deve principalmente alle
piattaforme, che per garantire la loro sopravvivenza sul mercato hanno
incrementato la propria attività comunicativa, anche tramite l’organizzazione di
eventi e seminari. Starteed49 ha trasformato questa minaccia in un grande punto di
forza, aprendo la pagina web della piattaforma apparirà una schermata “scopri di
che piattaforma sei!”, ogni proponente potrà compilare un semplice questionario
che lo indirizzerà verso la soluzione più adatta alla sua campagna.
L’Italia ha avuto un ruolo di pioniere nell’innovazione della finanza dal basso,
essendo stato il primo paese al mondo ad aver regolamentato la pratica dell’equity
crowdfunding. Nonostante gli sforzi compiuti dal legislatore per incrementare lo
sviluppo tecnologico, l’occupazione giovanile e la crescita sostenibile, il
regolamento pubblicato dalla Consob ha sollevato alcune perplessità. Una delle
critiche più ricorrenti riguarda l’accesso limitato alle start-up innovative così come
definite dal regolamento, tale accesso limitato non consentirebbe ad altre
promettenti realtà prive di uno o più requisiti di poter concorrere per l’ottenimento
di fondi. Ulteriori critiche riguardano la presenza obbligatoria di investitori
professionali nel processo di raccolta fondi, che a giudizio di alcuni significherebbe
limitare ad una élite di finanziatori uno strumento che nasce popolare e aperto.
Inoltre, numerose ancora sono i dibattiti circa la tutela non sufficiente, secondo
alcuni, offerta dal regolamento agli investitori non professionali. Il regolamento
rappresenta un coraggioso punto di partenza, ma occorrono ancora spazi di
manovra ampi per mitigare la complessità della regolamentazione che risiede nel
trovare un giusto equilibrio tra la tutela dell’investitore non professionali, le
necessità dell’economia reale, gli oneri gestori delle piattaforme online in
operazioni caratterizzate da elevato rischio finanziario.
49
http://www.starteed.com/ - piattaforma nazionale generalista attiva dal 2011.
53 | P a g .
2.2 Dalla business idea alla raccolta di capitale: gli step del processo
L’osservazione del modus operandi delle piattaforme ha portato all’identificazione
di uno schema di funzionamento del finanziamento collettivo. Suddetto schema
individua le fasi principali e ricorrenti di una campagna di crowdfunding, dalla
creazione della business idea all’ottenimento dei fondi necessari all’attuazione della
stessa.
Step 1. Your Idea
La premessa per il lancio di una campagna di crowdfunding è chiaramente
rappresentata dalla proposta di valore che l’autore intende lanciare. Nonostante la
pratica del finanziamento dal basso sia comunemente ritenuto uno strumento
fortemente accessibile, disintermediato e trasparente, con cui poter realizzare
progetti artistici e culturali, sviluppare idee imprenditoriali e far partecipare
economicamente le comunità ad un progetto sociale o di pubblica utilità,
rappresenta pur sempre un atto economico. La principale implicazione di questa
assunzione è chiaramente la necessità di strutturare la propria proposta secondo le
logiche di business e creazione d’impresa. Il proponente non potrà limitarsi al lancio
di una semplice idea, egli dovrà svolgere una serie di attività preliminari tese alla
identificazione dei contenuti del progetto e alla valutazione della sua fattibilità. Una
campagna di crowdfunding rappresenta l’iniziativa di un neo-imprenditore su un
mercato, sia reale che virtuale, il più delle volte già esistente e caratterizzato da
specifiche logiche concorrenziali. Il proponente dovrà dunque pianificare la propria
campagna percorrendo un percorso graduale che partendo dalla chiarificazione
dell’idea e del target, si snoderà lungo l’analisi di mercato e della concorrenza,
passando per la valutazione degli aspetti finanziari ed economici sottesi e che si
concluderà con la chiara definizione degli obiettivi primari e secondari che la
campagna è tesa a raggiungere. Lungo questo percorso di verifica della fattibilità il
proponente svilupperà maggiore senso critico e capacità di comunicazione, avrà
definito analiticamente e con chiarezza ogni aspetto dalla sua proposta,
amplificando le capacità di comunicazione al pubblico e non incorrendo così nel
rischio di vanificare i propri sforzi progettuali.
54 | P a g .
Step 2. La scelta della piattaforma
Al termine della strutturazione concettuale della proposta il neo-imprenditore si
orienterà verso la scelta della piattaforma che ritiene maggiormente congeniale al
proprio progetto50. Il proponente, dopo la fase di registrazione alla piattaforma,
potrà inoltrare la richiesta di pubblicazione del proprio progetto. La pubblicazione
del progetto in alcuni casi può essere subordinata a valutazioni di fattibilità delle
proposte ricevute, in base a criteri di credibilità, fattibilità e canoni di opportunità.
L’osservazione empirica suggerisce che le probabilità più elevate di pubblicazione
si riscontrano in ordine a idee già realizzate e concretizzate in un prodotto o in
relazione a idee che hanno superato il test di fattibilità e che sono in fase di prerealizzazione e che necessitano della campagna solo per la raccolta fondi. I criteri di
screening possono rivelarsi più o meno stringenti, a seconda della vocazione della
piattaforma e del modello di crowdfunding. La filosofia promossa dalla piattaforma
può abbracciare una visione democratica in senso stretto, in tal caso la piattaforma
è aperta a tutte le tipologie di progetto senza l’apposizione di alcun filtro. La
relazione tra i criteri di screening e il modello di crowdfunding è direttamente
proporzionale alla complessità economico-finanziaria del progetto. Le piattaforme
di tipo reward, essendo dirette alla promozione di progetti che sfociano in attività
di creazione di prodotti innovativi e che prevedono opportuni meccanismi di
ricompensa per i backers, tendono ad effettuare delle verifiche di fattibilità
progettuale ed economica della business idea. Non si tratta di una pratica
riscontrata in ordine a tutte le piattaforme di reward, Produzioni dal basso è una
piattaforma generalista ibrida (reward-donation) che non applica alcun filtro per la
pubblicazione dei progetti. Chiaramente nelle campagne equity-crowdfunding la
verifica della fattibilità è un pre-requisito della nascita stessa della start-up, le
piattaforme di tipo equity sono strutturate attraverso team specializzati nella
valutazione e creazione di nuove attività imprenditoriali che si occuperanno di
vagliare e analizzare il business plan e di colloquiare con il team proponente per la
verifica di asset strategici intangibili, quali le competenze dei componenti del team
e il capitale umano.
50
Per i criteri di scelta della piattaforma si rinvia ai paragrafi successivi.
55 | P a g .
Se la piattaforma non adotta alcun criterio di valutazione, la seconda e la terza fase
dello schema verranno a sovrapporsi, contrariamente il proponente dovrà attendere
un riscontro della piattaforma. In caso di esito negativo della valutazione il flusso si
arresterà, fermo restando la possibilità per il proponente di rivedere le variabili
chiave del progetto o di orientarsi verso altre piattaforme.
Step 3. Progettazione della campagna
La maggior parte delle piattaforme attive hanno strutturato l’accesso ai loro servizi
in maniera molto semplice e diretta, dopo la fase di registrazione, l’utente potrà
accedere alla sezione dedicata alla pubblicazione dei progetti e verrà guidato da un
form strutturato teso a rendere omogenea la presentazione dei progetti ed
evidenziare le variabili chiave del progetto. Il ruolo delle piattaforme di
crowdfunding è di concentrare su un portale on-line progetti validi in grado di
attrarre l’interesse della folla, la capacità della piattaforma di attrarre sostenitori
dipenderà anche dalla capacità del proponente di fornire una descrizione
accattivante e adeguatamente dettagliata della propria idea mediante l’utilizzo di
diversi strumenti multimediali. Le fasi principali della strutturazione della campagna
possono variare a seconda del business model della piattaforma, spetterà in ogni
caso al proponente definire:
•
Descrizione del progetto, Autore e Titolo: tramite immagini e testo l’utente
potrà inserire il titolo della campagna, eventuali autori anche non materiali e
una serie di contenuti attraverso i quali si possa evincere in maniera precisa
l’obiettivo del progetto.
•
Storytelling: numerose piattaforme invitano i proponenti a produrre video
finalizzati a raccontare il progetto tramite immagini evocative di sensazioni e
sentimenti che assicuri il coinvolgimento emozionale della folla e che
forniscano una chiara dimostrazione del prodotto o servizio promosso.
•
Budget: spetterà al proponente fissare il budget obiettivo della campagna in
relazione alle risorse che realisticamente ritiene necessarie per la
realizzazione della propria idea e tenendo conto anche di tutte le spese che
dovrà sostenere rispetto alla campagna e al sistema delle ricompense (ove
previste).
56 | P a g .
•
Ricompense: se la campagna di crowdfunding è proposta nel segmento
reward, il proponente dovrà valorizzare le donazioni ricevute con delle
ricompense da egli stesso scelte, il cui valore varia a seconda dell’entità delle
donazione.
•
Promozione: la campagna sarà completata dall’attivazione di tutti i canali
social di cui il proponente dispone (Twitter, Facebook, blog ecc.) per creare
un flusso costante tra la piattaforma e i canali di comunicazione e
condivisione abitualmente utilizzati dal proponente.
La definizione del timing dipenderà dalla piattaforma prescelta, alcune fissano
un range di tempo tra i 15 e 120 giorni, altre non prevedono la possibilità di
definire a propria scelta il termine di scadenza della campagna essendo uguale
per tutte le campagne presenti sulla piattaforma. Completata la fase di
strutturazione della campagna avverrà l’upload sulla piattaforma e inizierà a
decorrere il periodo di raccolta. Il format di presentazione della campagna potrà
essere costantemente aggiornato dal proponente con contenuti multimediali e
testuali relativi al progresso del progetto per assicurare trasparenza e maggiore
coinvolgimento dei sostenitori. Le fasi di definizione della campagna sin qui
illustrate non sono riscontrabili nel segmento equity caratterizzato per natura da
una maggiore complessità e rigorosità organizzativa.
Step 4. Scadenza del termine
Alla scadenza del termine la raccolta di fondi on-line risulta essere terminata. Se la
piattaforma utilizza il modello All or nothing il proponente potrà ottenere il
finanziamento solo se ha raggiunto o superato con successo il budget obiettivo. Nel
caso di mancato raggiungimento del budget prestabilito il processo di raccolta si
arresta, le donazioni ricevute e trattenute dai conti virtuali dei backers verranno
restituite. Nel caso in cui la piattaforma utilizza come modello di raccolta Take it all,
sia in caso di raggiungimento totale che parziale del budget, il proponente otterrà
la somma raccolta sino alla conclusione della campagna.
57 | P a g .
Figura 7: Step di una campagna di crowdfunding. Immagine elaborata dall’autore.
58 | P a g .
2.3 Il proponente
Il Crowdfunding rappresenta una modalità di raccolta fondi innovativa, esso
sottende numerosi aspetti psicologici e comportamentali, dunque, dopo aver
discusso le fasi della campagna, si rende necessario indagare le implicazioni
derivanti dai meccanismi di interconnessione tra gli attori che a vario titolo
intervengono nel processo.
L’efficace implementazione del Crowdfunding nei modelli d’impresa non può
prescindere da un’analisi attenta dei possibili benefici e disincentivi che possono
guidare il proponente nella scelta di questa forma innovativa di economia
partecipativa.
2.3.1 Aspettative e benefici
Incrociando i risultati dei lavori di Agrawal, Catalini e Goldfarb51 e di Gerber52 e
colleghi è possibile identificare alcuni incentivi che consentono agli imprenditori di
discriminare tra la raccolta di capitale tramite canali tradizionali e la raccolta di
capitali tramite la pratica del crowdfunding.
a. Raccogliere finanziamenti
La motivazione principale è chiaramente rappresentata dalla possibilità di
raccogliere denaro dalla folla, ma ciò che viene evidenziato dallo studio di
Gerber e colleghi è che la raccolta fondi tramite la folla è considerata
particolarmente appagante perché democratica e aperta. Ricevere denaro da
istituzioni tradizionali si configura spesso come un puro processo di
trasferimento di denaro, impersonale e privo di coinvolgimento emozionale.
"I think the basic reason for me to use [Kickstarter] is getting financial support from
a lot of small contributions, which I like, which is different from going and applying
51
Ajay Agrawal, Christian Catalini, Avi Goldfarb. Some Simple Economics of Crowdfunding.
Innovation Policy and the Economy, Volume 14, Lerner and Stern. 2014.
52
Gerber E.M, Hui J.S, Kuo P.Y., “Crowdfunding: why people are motivated to post and fund projects on
crowdfunding platforms”, Northwestern University Creative Action Lab, Sheridan Drive, Evanston, 2011.
59 | P a g .
for a grant, from, you know, an organization. … It’s a very different process. And I
like the process of … crowdfunding. It’s satisfying.”
b. Stabilire relazioni
I proponenti sono spesso incentivati al ricorso al crowdfunding dalla
possibilità di intessere relazioni con la folla che si estendono oltre la
transazione finanziaria. La creazione di una comunità che ruota attorno alla
vicenda imprenditoriale consente ai proponenti di coltivare nel medio lungo
termine un network relazionale che gratifica anche il consumatore, il quale
essendo coinvolto in un pieno scambio collaborativo si appresta a divenire
un supporter della vision aziendale, piuttosto che mero fruitore.
c. Divulgare on line il proprio lavoro
Descrivendo il processo di raccolta di capitali dal basso e le sue diverse fasi
abbiamo verificato che nella costruzione della campagne le piattaforme
inducono i proponenti a strutturare in maniera più “social” possibile la
propria campagna, attivando canali di comunicazione di massa quali appunto
i social network. La esposizione mediatica dei contenuti aumenta in maniera
esponenziale le possibilità di divulgazione presso la folla, attirando così,
soprattutto nei mercati di nicchia, sostenitori e supporter altrimenti non
raggiungibili causa la mancata affermazione del progetto, che per l’appunto
è in fase di lancio. Significativa è l’esperienza di un’archeologa che sulla
piattaforma americana RocketHub decide di lanciare una campagna di
raccolta fondi per finanziare un lavoro di ricerca su alcuni scheletri dell’antica
Roma. L’archeologa non solo ha completato con enorme successo la
campagna, ma ha potuto, grazie alla piattaforma, attirare l’attenzione di
canali televisivi e riviste internazionali di settore che l’hanno invitata a
raccontare della propria ricerca, nonché di numerosi colleghi e appassionati
che hanno sostenuto attivamente tutta la campagna, sia economicamente
che moralmente.
d. Replicare esperienze di successo
Proprio con riferimento alla campagna lanciata su RocketHub un proponente
intervistato nel lavoro di Gerber ha affermato di aver approcciato al
60 | P a g .
crowdfunding sulla scorta dell’esperienza di successo della ricerca
archeologica.
“There’s a fellow archeologist that I’ve never met, but she just started a new
Rockethub project, and so she’s in the process of funding, and she claimed to be
inspired by me.”
Si tratta indubbiamente di un effetto indiretto che si spiega sulla folla che
ruota attorno alle piattaforme, le quali attratte dal successo intravedono
nuove possibilità di espressione di se stessi e delle proprie idee, sono così
incoraggiate a intraprendere nuovi percorsi di vita e sperimentazione.
e. Accedere a maggiori informazioni
Agrawal e colleghi hanno invece sottolineato come il crowdfunding
rappresenti un processo ibrido: raccolta di finanziamenti e creazione di un
ecosistema attorno al prodotto. Ogni reazione dei backers aumenta la
capacità dei proponenti di valutare i punti di forza e debolezza del progetto,
di effettuare ricerche di marketing e test di fattibilità. L’intuizione che il
crowdfunding sottenda per gli imprenditori numerosi vantaggi in termini di
vantaggio informativo è confermata dalla dichiarazione resa da Jeroen
Hanekamp creatore di Ficsus, tool online per le funzioni accounting di
professionisti e imprenditori. Hanekamp ha dichiarato che il lancio della
campagna sulla piattaforma CrowdAboutNow non aveva come prima finalità
la raccolta di capitali, quanto la possibilità di testare la richiesta del mercato.
Il neo-imprenditore olandese è stato attratto dalla possibilità di colpire un
potenziale target nel modo più veloce ed economico possibile.
f. Minore costo del capitale
Tra i punti di forza universalmente riconosciuti nella pratica del crowdfunding
vi sarebbe la possibilità di accedere ai capitali di cui si necessita a costi
notevolmente contenuti. L’abbattimento dei costi sarebbe prodotto da un
minore dispendio di risorse per la promozione dell’idea grazie all’accesso in
rete e dalla possibilità offerta dal crowdfunding di richiedere piccole somme
a investitori non specializzati, dunque, privi di preconcetti finanziari.
61 | P a g .
g. Ottenere conferma sul proprio lavoro
Il successo di una campagna e il supporto della folla aumentano e
consolidano le abilità del proponente e fondano le basi per ulteriori attività
di successo. Il proponente che ottiene dalla folla la conferma della validità
del proprio lavoro acquisisce la consapevolezza che un gruppo di individui
sostiene e condivide la sua proposta, al punto tale da finanziarla.
2.3.2 Disincentivi per il proponente
Nonostante numerosi siano gli incentivi per il proponente, è innegabile che il
finanziamento dal basso possa porre numerose sfide per coloro che intendono
ricorrervi. Il rapporto con la folla è caratteristico e specifico per ogni campagna, la
instaurazione di flussi informativi e collaborativi tra proponenti e folla può tradursi
delle volte in una serie di disincentivi che i proponenti non possono ignorare
nell’ottica della progettazione di una campagna di successo.
a. Informativa dettagliata
Tra i punti di debolezza del Crowdfunding nei paragrafi precedenti si è
sottolineato come una campagna presupponga necessariamente la
divulgazione della propria idea verso le masse al fine di ottenere
finanziamenti, con il rischio che altri soggetti possano replicare la proposta
di valore. Numerosi proponenti non accedono al finanziamento dal basso
proprio perché temono di perdere la paternità delle proprie opere.
b. Costo opportunità del capitale
Il ricorso al capitale di rischio tramite il coinvolgimento di investitori
specializzati53 , siano essi istituzionali che non, quali Venture Capitalist e
Business Angel o ancora Fondi d’investimento, comporta congiuntamente ai
53
Si veda F. GANGI, “Analisi degli Investimenti Aziendali”, Egea 2011. Capitolo 7.
62 | P a g .
mezzi finanziari l’apporto di esperienze professionali, competenze tecnico –
manageriali e la condivisione di network relazionali. Non solo i crowdfunders
sono spesso privi di tali competenze, ma se anche ne avessero capacità, essi
non sono incentivati a porle a disposizione del proponente, essendo le
ricompense di un valore irrisorio rispetto allo sforzo richiesto al
finanziatore54.
c. Gestione delle relazioni
Nella trattazione relativa ai punti di debolezza del Crowdfunding si è
sottolineato come lo stesso comporti una forte complessità organizzativa
delle relazioni che il proponente, sia esso team che individuale, dovrà avere
cura di instaurare con la folla. Il coinvolgimento emozionale rappresenta una
delle caratteristiche principali del finanziamento dal basso, ogni singolo
proponente non rappresenta un mero investitore, esso è co-artefice del
progetto stesso. Appare dunque necessario assumere, sin dalla fase di
progettazione della campagna, questa fattispecie come endogena,
riducendo quindi i rischi di fallimento per incapacità comunicativa. Inoltre,
nel segmento reward, ogni qual volta un progetto non riesce a rispettare le
scadenze di spedizione delle ricompense o le aspettative dei finanziatori si
produrrà un’inevitabile aumento della domanda di attenzione. Il proponente
non ha poi alcun controllo sui propri finanziatori, esso non può conoscere e
testare la loro personalità, dunque, è inerme dinanzi a finanziatori dalla “forte
personalità” che potrebbero innescare e reclamare pubblicamente la loro
insoddisfazione, rischiando di veicolare il dialogo tra la folla nel senso
opposto al successo della campagna. Sebbene, dunque, il crowdfunding
rappresenti una ampia finestra di interazione con la folla per la raccolta di
feedback, può rischiare di deviare risorse preziose e tempi di esecuzione del
progetto.
54
Ajay Agrawal, Christian Catalini, Avi Goldfarb. Some Simple Economics of Crowdfunding.
Innovation Policy and the Economy, Volume 14, Lerner and Stern. 2014.
63 | P a g .
2.3.3 Criteri di scelta della piattaforma
La piattaforma rappresenta il luogo virtuale eletto dal proponente per il lancio della
propria campagna di finanziamento, trattasi di una scelta strategica che andrà
condotta secondo specifici criteri per favorire il successo dell’operazione di
finanziamento. La espansione del crowdfunding a livello globale ha incoraggiato,
anche in Italia, la nascita e la specializzazione delle piattaforme il cui business model
è, ad oggi, sensibilmente differente anche se la cultura dei proponenti appare
ancora scarsa in termini di possibilità offerte dalle piattaforme. In primo luogo
occorre scremare le piattaforme in relazione al modello di crowdfunding che si
intende adottare, nell’ambito dello stesso segmento vi sono poi piattaforme
generaliste e specializzate. Il vantaggio della piattaforma specializzata risiede nella
forte segmentazione della folla su uno specifico settore d’interesse, esse pongono
in relazione il proponente con mercati di nicchia e consentono, dunque, di attirare
appassionati ed esperti che appaiono maggiormente in grado di valutare la valenza
del progetto. Tuttavia, esse godono di un target molto meno vasto di quelle
generiche. Ancora, le piattaforme possono essere discriminate in relazione
all’impatto che il progetto potrà avere su un’area geografica, scegliendo una
piattaforma territoriale il proponente avrà l’opportunità di dialogare direttamente
con la comunità obiettivo, la quale sarà maggiormente incentivata alla
partecipazione e alla condivisione di un progetto modellato sui bisogni di un’area
specifica. Le piattaforme possono essere poi discriminate in relazione al modello di
raccolta, il proponente potrebbe preferire un modello di raccolta “all or nothing” o
“take it all” in relazione alla struttura del progetto e alla vision del proponente. Allo
stadio attuale lo scenario italiano è caratterizzato da 42 piattaforme attive55, alcune
di esse ibride caratterizzate da forte versatilità. Le piattaforme ibride (DeRev Produzioni dal basso) consentono al proponente di strutturare la propria campagna
in relazione alle specificità del progetto, sarà infatti quest’ultimo a scegliere il
modello di raccolta da utilizzare, a fissare il timing della propria campagna o a
scegliere il modello Reward piuttosto che Donation.
55
Si veda ALLEGATO 1.
64 | P a g .
Appare dunque necessario che la scelta della piattaforma sia quanto più armonica
con i requisiti e gli obiettivi del progetto che si intende promuovere.
I criteri di scelta possono atteggiarsi differentemente, è comunque possibile
individuare alcuni parametri chiave:
1) Comunità attiva sulla piattaforma.
Il successo della campagna dipenderà in primo luogo dall’ampiezza della
comunità presente sulla piattaforma, sia essa una piattaforma generalista che
specializzata, andrà valutato il numero di soggetti attivi. Maggiore sarà il
numero di follower più ampio sarà il bacino d’utenza cui sarà possibile
rivolgersi e maggiori saranno le possibilità di contaminazione tra
crowdfunders attivi sulla stessa piattaforma.
2) Reputazione e visibilità della piattaforma.
La reputazione e la visibilità della piattaforma giocano un ruolo chiave nel
successo di un progetto, non di rado valenti ed apprezzabili progetti italiani
sono emigrati verso piattaforme statunitensi di notevole notorietà con ottimi
risultati. Una piattaforma valida che gode di una comunità ampia e di una
reputazione da pioniere nel settore è in grado di offrire al proponente una
vasta gamma di benefici, dalla notorietà della campagna ad una rete
trasversale e globale di network relazionali.
3) Percentuale di progetti similari che hanno raggiunto con successo l’obiettivo.
Un valido criterio di valutazione nella scelta della piattaforma può essere
rappresentato dalla comparazione con progetti similari, indagare come essi
sono stati accolti ed eventualmente finanziati dalla comunità attiva sulla
piattaforma consente al proponente di ampliare il proprio bagaglio
informativo al fine di compiere una scelta quanto più adeguata.
65 | P a g .
4) Semplicità d’utilizzo e modalità di effettuazione delle donazioni.
Il fenomeno del digital divide in Italia appare ancora non completamente
superato, il rapporto Eurostat56 pubblicato nel 2014 evidenzia come la nostra
nazione sia in coda rispetto ad altri Paesi europei circa la digitalizzazione con
il “solo” 58% della popolazione che quotidianamente accede alle tecnologie.
Si tratta sicuramente di un aspetto macroeconomico che ha un suo preciso
influsso sul crowdfunding, sia dal lato della domanda che dell’offerta. Il
proponente potrebbe non avere dimestichezza con le tecnologie quali
strumenti di comunicazione digitali o di produzione di contenuti
multimediali, potrebbe dunque preferire piattaforme caratterizzate da
semplicità estrema d’utilizzo. Numerosi crowdfunders non hanno accesso ad
un conto online o a sistemi di gestione del denaro in rete quali PayPal,
dunque, in alcuni progetti, con riferimento al target che si intende colpire,
potrebbe essere conveniente per il proponente rivolgersi a piattaforme che,
oltre la donazione virtuale, consentono la donazione mezzo bonifico
bancario o credito telefonico.
Allo stadio attuale non appaiono preminenti valutazioni di ordine economico dal
lato dei proponenti in relazione all’ammontare dei costi di gestione della campagna
da corrispondere, al termine della stessa, alla piattaforma prescelta. Oltre i due
quarti delle piattaforme applica success fee che variano tra 4-7% del budget
raccolto, con picchi del 12-15%. Eventuali costi aggiuntivi potrebbero derivare dalle
commissioni per transazioni bancarie o di trasferimento fondi applicate solo da
alcune piattaforme nella media del 3%.
56
http://ec.europa.eu/eurostat/documents/2995521/6343581/4-16122014-BP-EN.pdf/b4f07b2a5aee-4b91-b017-65bcb6d95daa
66 | P a g .
2.4 La comunità dei crowdfunders
La ricchezza del crowdfunding risiede, senza alcun dubbio, nelle comunità che si
aggregano sulle piattaforme. La folla, attore nevralgico del processo di
finanziamento, identifica un aggregato di persone, i crowdfunders, che
autonomamente decide di finanziare un’iniziativa. Le principali implicazioni di
quest’assunzione è che ogni individuo della folla è in grado di lanciare un input che
innesca il processo di crowdfunding, ogni individuo agisce come un agente
d’offerta, selezionando e promuovendo i progetti in cui crede, disseminando così
informazioni sugli stessi e ponendo le basi affinché il finanziamento o la
divulgazione di informazioni possano essere replicate un numero potenzialmente
infinito di volte. Le interazioni tra crowdfunders e l’osservazione delle reciproche
azioni in spazi virtuali condivisi genera una dinamica comportamentale collettiva,
un comportamento di massa non istituzionalizzato e completamente spontaneo per
cui ogni individuo, inconsapevolmente, reagisce ad uno stesso stimolo, che nel caso
specifico è la instaurazione di una relazione di finanziamento a supporto di un
progetto.
La teoria economica neoclassica57 si fonda sull’assioma valore-utilità, il dilemma
delle scelte individuali si risolve in una formalizzazione matematica di
massimizzazione di una funzione obiettivo, il cui argomento è l’utilità.58 Le teorie
neoclassiche guardano all’individuo come soggetto indipendente rispetto alla
massa, esse ricostruiscono il funzionamento del sistema economico come il risultato
di una moltitudine di decisioni individuali, decisioni che ogni agente economico
effettua indipendentemente dalla collettività. Ogni individuo è quindi caratterizzato
da una propria funzione di utilità59 la cui risoluzione consente di individuare i livelli
57
Convenzionalmente la corrente neoclassica si data a partire dal 1871-1874, anni di pubblicazione
delle prime opere sistematiche di William Stanley Jevons, Carl Menger e Lèon Walras, padri della
teoria marginalista.
58
L’utilità nell’accezione economica definisce l’attitudine reale o presunta di un bene a soddisfare un
bisogno. Essa definisce un concetto soggettivo, esprime cioè il grado di importanza che ogni agente
economico attribuisce alla fruizione del bene oggetto di valutazione, in funzione della soddisfazione
del bisogno avvertito.
59
Funzione di Utilità: U= f(x). L’utilità totale U è chiaramente funzione della quantità di consumo del
bene X, la funzione di utilità verifica quindi l’utilità percepita dall’agente dal consumo di un dato
bene, essa ha un andamento monotono crescente, ciò implica che al crescere del consumo di X si ha
un incremento direttamente proporzionale dell’utilità percepita.
67 | P a g .
di domanda e offerta, ossia le quantità di beni che, date le preferenze dell’agente e
la sua dotazione iniziale (ricchezza), l’agente desidera domandare e offrire sul
mercato in corrispondenza di ogni possibile valore di prezzo. In tale formalizzazione
tutte le azioni sono assunte come razionali, cioè volte alla massimizzazione
dell’utilità dell’agente grazie all’accesso e all’utilizzo di risorse scarse.
La teoria economica neoclassica così strutturata non consente di spiegare però il
comportamento e le scelte effettuate da una massa di individui, si rende dunque
necessario un cambio di prospettiva. Il crowdfunding presenta ricche e massicce
implicazioni sociali, non è possibile ricondurre l’agire della folla ad una semplice
funzione matematica e non è possibile assumere come concetto chiave la centralità
delle scelte individuali. La sociologia economica offre una prospettiva d’indagine
confacente, essa, difatti, ribaltando le teorie classiche, guarda all’individuo come
agente influenzato da altri attori, facenti parti di un gruppo dove l’insieme dei
gruppi definisce la società. L’azione economica nelle teorie sociologiche è analizzata
in chiave sociale, come reazione dell’individuo all’insieme di interazioni che hanno
luogo nella società sotto il profilo economico. Nello studio del comportamento
sociale nei fenomeni economici, la razionalità diviene una variabile, in quanto
l’azione economica può essere razionale rispetto ad una azione ma anche rispetto
ad un valore. Al fine di comprendere le modalità di formazione e di estrinsecazione
del comportamento collettivo, può rivelarsi utile l’applicazione della Teoria del
Valore Aggiunto60 di Neil Smelser,61 teoria che analizza il comportamento collettivo
assumendo come fattore chiave il concetto di valore aggiunto economico. Secondo
Smelser il comportamento collettivo inteso come “mobilitazione sulla base di una
credenza che ridefinisce l’azione sociale” rappresenta un tentativo di ribaltare una
situazione sociale, compiuto sulla base di una credenza generalizzata, ed è
determinato da una serie di condizioni che incoraggiano un comportamento di
massa che matura in una sorta di progressione cumulativa, ossia come un processo
di valore aggiunto. Le determinanti di questa mobilitazione di massa individuate da
Smelser sono sei:
a) Propensione strutturale: condizione favorevole alla realizzazione di un
evento;
60
61
Manuale di Sociologia, Neil J. Smelser 2011. Il Mulino Editore.
Neil J. Smelser è professore emerito presso la University of California, Berkley.
68 | P a g .
b) Tensione strutturale: condizione in cui è verificabile una forma di
insoddisfazione, un malfunzionamento del meccanismo economico-sociale,
un fattore precipitante che innesca il comportamento collettivo;
c) Credenza Generalizzata: condizione di tensione percepita dalla società;
d) Mobilitazione: la folla si organizza per agire;
e) Controllo sociale: modalità con la quale coloro che detengono l’autorità
agiscono per incoraggiare (o scoraggiare) la mobilitazione sociale.
Le determinanti individuate da Smelser possono essere agevolmente ricondotte alla
fenomenologia del Crowdfunding, esso si sviluppa in risposta ad una stagnazione
dei sistemi economici e presto si contrappone, grazie alla credenza generalizzata
della società circa il fallimento del sistema capitalistico, all’economia classica grazie
alla mobilitazione della folla che si organizza e dirige i propri sforzi verso le
piattaforme al fine di promuovere una nuova forma di economia partecipativa. Il
fattore di controllo sociale è individuabile nelle politiche governative volte al
sostegno del fenomeno. L’esito finale, e quindi il valore aggiunto economico, sarà
determinato dalle modalità in cui ogni determinante di combina con le precedenti:
nel verificarsi ogni fase crea valore, un valore che aggregandosi a quello delle fasi
successive, determina ricchezza sociale o economica per il gruppo e per la società
stessa. Nel caso specifico del crowdfunding, la mobilitazione della folla ha generato
un’economia parallela.
Nei seguenti paragrafi l’analisi sarà incentrata sulla valutazione dei possibili benefici
ritraibili dai singoli individui dal finanziamento di progetti on-line, nonché dei
disincentivi che possono erodere l’utilità percepita dal crowdfunder.
2.4.1 Benefici attesi dal finanziamento di progetti on-line
La folla rappresenta un’entità omogenea ma provvisoria, essa è composta da
elementi eterogenei, momentaneamente congiunti da un modus agendi unico,
quali che siano gli individui che la compongono. Per quanto gli individui siano
dissimili circa i loro valori, i loro interessi o la loro personalità, essi agiranno come
69 | P a g .
un’anima collettiva, compiranno determinate azioni in virtù del sol fatto di essere
riuniti in una collettività. Il comportamento della folla, va però tenuto distinto dagli
incentivi che possono incoraggiare i singoli crowdfunders a supportare
finanziariamente un’iniziativa imprenditoriale. Diversi studi hanno analizzato le
dinamiche motivazionali che possono indurre i singoli membri di una folla ad
accordare fiducia ad un progetto tramite la partecipazione economica, tali
motivazioni possono essere sintetizzate in cinque classi:
a) Opportunità d’investimento
Unicamente nella pratica dell’equity crowdfunding la principale motivazione
del finanziatore è rappresentata dalla possibilità di accedere ad
un’opportunità d’investimento in attività imprenditoriali in senso stretto. Il
finanziatore non professionale potrà cogliere l’occasione di investire la
propria liquidità nel lancio di una start-up, non dovendo ricorrere
necessariamente ai canali tradizionali d’investimento e potendo liberamente
scegliere la business idea che maggiormente ritiene valida e confacente al
proprio sistema di valori economici e sociali.
b) Accesso a nuovi prodotti
La rapida ascesa del modello reward conferma che numerosi crowdfunders
sono attratti dalla possibilità di acquisire dei prodotti ancora non
commercializzati. Il finanziatore appare particolarmente propenso al
finanziamento di prodotti innovativi e sperimentali, esso è spinto dal duplice
beneficio di poter ottenere in edizione limitata un prodotto con il
meccanismo della pre-vendita e di contribuire fattivamente alla sua
realizzazione su larga scala. Laddove vi siano crowdfunders particolarmente
interessati al prodotto è possibile effettuare un’efficace discriminazione di
prezzo, all’interno della quale i consumatori più interessati sono disposti a
pagare un prezzo maggiore per il prodotto oggetto della campagna, di fatto
sussidiando coloro che invece pur non nutrendo un interesse specifico sono
comunque attratti dalla campagna.
70 | P a g .
c) Partecipazione ad una community
I crowdfunders partecipano allo scopo di sentirsi parte di una community
creativa ed affidabile, essi sono stimolati a sostenere un progetto lungo tutta
la sua durata, indipendentemente dalla loro personale affinità con quella
specifica causa. Il coinvolgimento in tal caso esula completamente dalla
logica economica per fondarsi essenzialmente su logiche di partecipazione
sociale e di coinvolgimento emotivo.
“The way this model works is that people generally feel like they are involved
or engaged in the project throughout the duration, and they give people
opportunity to be involved in something that they maybe otherwise wouldn’t
have the opportunity to be involved in, so just to be a part of something is
what really motivates people in those cases." “From an emotional standpoint,
my goal is to be a part of this community of creatives.”62
d) Supportare i creatori e le cause
L’aspetto filantropico gioca un ruolo inaspettato ma significativo sul
finanziamento dal basso. La rispondenza dei valori della folla ai valori del
progetto non rappresenta spesso un elemento necessario alla realizzazione
della campagna, diversi autori hanno sottolineato come spesso i
crowdfunders agiscano per scopi filantropici, spinti dal desiderio di sostenere
i creatori o la causa sono incentivati ad offrire il loro impegno economico e
comunicativo. Gli individui sono generalmente più propensi a sopportare
sforzi a favore di una causa che riflette la loro identità e che persegue valori
vicini alla loro personalità. Infine, anche il feeling con il team proponente può
generare affiliazione e condivisione della campagna.
“If i like the personality of the team, I may donate even if I don’t intend to use
the product myself.”
62
Gerber E.M, Hui J.S, Kuo P.Y., “Crowdfunding: why people are motivated to post and fund projects
on crowdfunding platforms”, Northwestern University Creative Action Lab, Sheridan Drive, Evanston,
2011.
71 | P a g .
e) Ricevere ricompense
I crowdfunders sono certamente stimolati dalla possibilità di ottenere
ricompense a fronte del loro investimento, seppure di un valore modico o
generalmente simbolico per evitare la diluizione delle risorse ottenute dalla
campagna. Trattasi di una gratificazione personale che il proponente avrà
cura di assicurare ad ogni sostenitore, normalmente graduata in relazione
all’entità del supporto finanziario.
“I like that I get something sent to me. I know it’s small, but like, I enjoyed
getting a postcard and a CD…I’m looking forward to getting a DVD if the
project actually comes to fruition.”
2.4.2 Disincentivi per la comunità
La raccolta di capitali tramite la folla consente all’imprenditore di spalmare su un
vasto numero di attori il rischio intrinseco che caratterizza attività imprenditoriali
nascenti. La instaurazione di un rapporto di finanziamento è direttamente
proporzionale alla capacità del proponente di condividere integralmente tutte le
informazioni di cui la folla necessita al fine di effettuare una scelta consapevole e
ponderata. I crowdfunders, infatti, in qualità di investitori non specializzati sono
caratterizzati da una limitata capacità di valutazione delle variabili chiave di un
progetto d’impresa ed hanno accesso ad un numero molto limitato di informazioni
circa le performance pregresse del proponente. Probabili disincentivi possono
essere quindi generati dalla condizione di asimmetria informativa in cui viene a
trovarsi la folla:
a) Incapacità del proponente/team
Le comunità presenti sulle piattaforme mostrano un atteggiamento positivo
e ottimista nei confronti dei proponenti, esse sono propense ad accordare
72 | P a g .
fiducia al team proponente anche non conoscendone le esperienze
pregresse. Tale condizione rappresenta un valore aggiunto in senso assoluto
per il progetto, ma al contempo l’eventualità che proponenti inesperti non
siano in grado di rispettare i tempi di spedizione dei prodotti acquistati in
pre-vendita o non siano in grado di assicurare le ricompense stabilite genera
forte sfiducia e insoddisfazione nella folla, che spesso si traduce in danno
all’immagine del progetto. La scarsa esperienza del team proponente nella
gestione delle componenti logistiche e di approvvigionamento, nonché delle
pratiche di accordi commerciali stabili ai fini della buona riuscita del
progetto, può diminuire, anche in misura notevole, l’utilità percepita dal
crowdfunder.
L’analisi condotta da Mollick63 su 247 progetti di successo lanciati su
Kickstarter nel settore Design e Tecnologia, evidenzia che oltre il 50% dei
progetti ha subito un ritardo medio di 2 mesi nella consegna dei prodotti,
causa la scarsa esperienza dei proponenti nella gestione di quantitativi elevati
di domanda. La problematica è così prevalente che la piattaforma Kickstarter,
al fine di riequilibrare le aspettative della folla, ha respinto numerosi progetti,
soprattutto quelli che comportavano componenti hardware.
b) Rischio di frode
L’inesperienza del crowdfunder non solo può veicolare lo stesso verso
progetti mediocri, ma può soprattutto indurre lo stesso ad incorrere in frodi.
Al fine di ridurre la condizione di asimmetria informativa e di effettuare
operazioni di screening dei progetti caricati, numerose piattaforme hanno
incrementato gli obblighi di disclosure a carico dei proponenti. Tuttavia le
stesse non sono in grado di verificare, soprattutto quando il numero di
progetti è molto elevato, che non vi siano profili fraudolenti, creati al solo
scopo di raggirare i piccoli investitori. Inoltre, essendo l’investimento di taglio
limitato, il rischio di frode è esacerbato dalla scarsa propensione dei
crowdfunders ad effettuare operazioni di due diligence. Il costo che il
crowdfunders dovrebbe sopportare per acquisire maggiori informazioni circa
63
Mollick Ethan R., The dynamics of crowdfunding: An exploratory study (June 26,2013) Journal of
Business Venturing, Volume 29, Issue , January 2014, pages 1-16.
73 | P a g .
il progetto che intende finanziare, sarebbe troppo elevato rispetto al
beneficio conseguito, infine, rispetto a piattaforme come Ebay, dove i
proponenti/venditori hanno forti incentivi a tenere alti i propri livelli
reputazionali data la interazione ripetuta con gli acquirenti, nel crowdfunding
la interazione è periodica e non reiterata, ciò non crea incentivo per la
costruzione di forti background informativi da parte dei proponenti.
2.4.3 Tipologie di crowdfunders
Gli studi relativi ai crowdfunders si concentrano principalmente sulla identificazione
delle motivazioni che spingono gli stessi ad elargire un contributo economico a
favore di progetti imprenditoriali. Allo stato attuale dell’arte diversi autori, seppure
in maniera marginale e derivata, hanno sottolineato l’esistenza di alcune dinamiche
comportamentali che la folla assume rispetto ad alcune specifiche della campagna.
Colombo et al.64 evidenzia l’esistenza di una relazione direttamente proporzionale
tra il numero di sostenitori e la decisione di finanziamento: quanto maggiore è il
primo fattore, tanto più la folla appare propensa a sostenere finanziariamente la
campagna oggetto di valutazione. Ad oggi la letteratura in tema di dinamiche
comportamentali da cui far discendere degli archetipi o cluster di crowdfunders in
funzione del comportamento che gli stessi assumono all’interno del gruppo in
relazione ai progetti proposti, risulta essere ancora marginale. Nonostante gli studi
citati sono ancora in fase embrionale, gli stessi offrono spunti interessanti che
possono aiutare gli operatori del settore ad estrarre maggior valore dalla folla,
nonché porre le basi per ulteriori ed approfondite indagini.
64
Colombo M.G., Franzoni C., Rossi-Lamastra C. (2013). What determines the success of
crowdfunding projects? The crucial role of early backers, working paper.
74 | P a g .
2.4.3.1. Hahn: omogeneità della folla e archetipi di crowdfunder
L’analisi condotta da Hahn65 sulla piattaforma Kickstarter ha incrociato un campione
di 6,880 progetti con un cluster di 414,737 utenti attivi sulla piattaforma su un
orizzonte medio di 18,7 mesi e con una media di finanziamento di 6,02 progetti. La
ricerca condotta ha inoltre evidenziato che oltre il 2,8% del campione utenti sono al
tempo stesso proponenti. Prima di procedere all’analisi empirica Hahn propone un
framework concettuale che distingue quattro categorie di crowfunders in relazione
a due variabili: backing frequency e category concentration. Backing frequency
indica la frequenza di finanziamento di progetti, deducibile dal tempo speso da ogni
utente in media sulla piattaforma in relazione ai finanziamenti effettuati. La variabile
category concentration individua la misura in cui un individuo concentra la propria
attività di finanziamento e di esplorazione di progetti in una o più categorie, il grado
di concentrazione consente di distinguere tra crowdfunders generalisti e specialisti.
Analizzate congiuntamente queste due dimensioni non solo consentono di costruire
dei cluster di crowdfunders ma, al tempo stesso, consentono di verificare come il
comportamento di questi influisca socialmente sulla comunità attiva sulla
piattaforma
High
Backing Frequency
PORTFOLIO MASTER
CASUAL WANDERER
CATEGORY
ENTHUSIAST
FOCUSED SUPPORTER
Low
Low
High
Category Concentration
Tabella 3: Tipologie di Crowdfunders. Immagine elaborata dall’autore.
65
Hahn, J., and Lee, G. 2013. "Archetypes of Crowdfunders’ Backing Behaviors and the Outcome of
Crowdfunding Efforts: An Exploratory Analysis of Kickstarter," Conference on Information Systems
and Technology 2013, Minneapolis, Minnesota.
75 | P a g .
Category Enthusiast è il cluster che incrocia una frequenza di finanziamento elevata
con una elevata concertazione settoriale. Trattasi di un profilo specializzato, il cluster
sarà composto da crowdfunders esperti che preferiscono contribuire spesso ma in
una sola o poche categorie specifiche rispetto alle quali divengono o sono già
esperti. Il cluster Portafolio Master è composto da crowdfunders che finanziano
numerosi progetti ma in un ampio spettro di categorie, essi possono quindi essere
qualificati come generalisti. Entrambi gli archetipi approcciano seriamente alla
pratica del crowdfunding, guardano ad esso come un nuovo canale per investire in
imprese dall’alto valore innovativo. Casual Wanderer è il target caratterizzato da un
basso livello di frequenza nel finanziamento e contestualmente da un basso livello
di categorizzazione, si tratti di backers non interessati a divenire specialisti in uno o
più settori. Infine la categoria Focused supporter è caratterizzata da una ridotta
frequenza di finanziamento contrapposta ad un’elevata specializzazione, trattasi di
crowdfunders che selezionano un numero relativo di progetti da finanziarie in
settori affini ai loro interessi. Empiricamente si è provveduto a classificare il
campione di utenti nelle quattro categorie individuate, successivamente l’analisi di
regressione condotta associando le tipologie di crowdfunders individuate con le
risultanze dei progetti analizzate in relazione a variabili chiave (successo della
campagna, ammontare dei fondi raccolti, ecc.) ha consentito di verificare la
composizione dei cluster, inoltre facendo regredire la porzione dei differenti cluster
sul budget raccolto dai vari progetti selezionati si è giunti ad identificare in quale
misure alcuni cluster, più di altri, possono qualificarsi come predittori del risultato
positivo di un progetto.
I risultati della ricerca condotta da Hahn rivelano l’esistenza di un cluster aggiuntivo
denominato dall’autore One-Time Trier, costituito in prevalenza da backers
sporadici con una media di finanziamento di 1,9 progetti principalmente in una sola
categoria. Nonostante la backing frequency pressoché nulla il cluster in esame
presenta il più elevato grado di concentrazione per categoria, comprende inoltre il
60% della popolazione campionaria, rappresenta quindi il cluster più numeroso. Il
secondo cluster individuato si compone del 29,9% del campione indagato, presenta
una frequenza di finanziamento limitata spalmata su un numero ristretto di
categorie, questo secondo cluster è sovrapponibile al modello teorico Casual
76 | P a g .
Wanderer. Il terzo cluster è caratterizzato da una media di finanziamento pari a 1,6
progetti al mese, con una concentrazione elevata in una o due categorie, trattasi
dell’archetipo teorico “Focused Supporter”. Il quarto cluster è costituito dall’1% del
campione indagato, nonostante la numerosità relativa trattasi di un cluster ad
elevata frequenza di finanziamento che mostra una media di 7 progetti finanziati al
mese, anche la concentrazione per categoria è elevata, trattasi di backers ad elevata
specializzazione che impiegano le proprie risorse in una sola categoria in cui si
ritengono esperti. La caratterizzazione del cluster in esame consente la sua piena
sovrapponibilità al cluster “Category Enthusiast” individuato nel framework teorico.
Infine, il quinto e ultimo cluster è assimilabile alla categoria “Portafolio Master”,
costituito da un 231 crowdfunders, trattasi di backers che esibiscono una backing
activity estremamente elevata, 21 progetti finanziati al mese, accompagnata da una
relativa concentrazione per categoria.
Portfolio Master
CLUSTER
Category Enthusiast
Focused Supporter
Casual Wanderer
One-Time Triers
Backing Frequency
Category Concentration
Figura 8: Backing Frequency e Category Concentration dei cluster di crowdfunders. Grafico
elaborato dell’autore.
Progetti finanziati
Portfolio Master
Category Enthusiast
Focused Supporter
Casual Wanderer
One-Time Trier
Figura 9: Numero di progetti finanziati da ogni cluster. Grafico a cura dell’autore.
77 | P a g .
Ampiezza cluster
One-Time Trier
Casual Wanderer
Focused Supporter
Category Enthusiast
Portfolio Master
Figura 10: Ampiezza e numerosità dei cluster. Grafico a cura dell’autore.
La seconda fase dell’analisi condotta da Hahn è volta ad indagare la relazione
esistente tra le categorie di crowdfunders e l’esito delle campagne dagli stessi
finanziate. Combinando l’esito dei progetti campionati con la composizione delle
varie categorie, Hans evidenzia che la composizione dei cluster ha un impatto
significativo sull’esito delle campagne di crowdfunding. I cluster Casual Wanderer e
Focused Supporter sono positivamente associati con i risultati ottenuti dai progetti,
dove invece i cluster Category Enthusiast e Portfolio Master, nonostante siano
contraddistinti da una elevata frequenza di finanziamento e forte specializzazione,
mostrano una relazione negativa con le percentuali di successo conseguite dai
progetti indagati. Sembrerebbe, dunque, che i progetti lanciati sulle piattaforme
abbiano maggiori possibilità di raggiungere l’obiettivo preposto appellandosi alla
folla “casuale”. Una spiegazione alternativa può essere intercettata nella
fenomenologia stessa del crowdfunding, dato che i fondi impegnati, nella maggior
parte dei casi, sono erogati solo se il progetto raggiunge l’obiettivo prefissato, i
crowdfunders maggiormente attivi e specializzati percepiscono un rischio di
finanziamento molto relativo che induce gli stessi ad effettuare numerose
“promesse di finanziamento”. I backers meno esperti saranno maggiormente avversi
al rischio, quindi teoricamente indirizzeranno le proprie scelte di finanziamento in
maniera oculata, cercando di incrociare i propri interessi con il rischio percepito dal
78 | P a g .
finanziamento del progetto. Questa condizione è però mitigata dall’effetto network,
la fiducia riposta da numerosi backers, soprattutto specializzati o maggiormente in
grado di analizzare la valenza di un progetto, induce i crowdfunders meno esperti a
replicare il gesto di finanziamento. L’effetto finale dell’influenza dispiegata da
backers specializzati sulla folla casuale si estrinseca in una condizione di tensione, i
progetti che superano il “break even” di promesse avranno maggiori possibilità di
raggiungere l’obiettivo prefissato con successo.
2.4.3.2. Categorie di crowdfunders e criteri di scelta dei progetti
Lo studio condotto da Hahn si basa sull’assunto principale che la folla presente sulla
piattaforma sia un gruppo omogeneo, una prospettiva d’indagine opposta viene
offerta dal lavoro di ricerca di Lin e colleghi66. Gli autori, partendo dall’assunto che
indagare la folla come un gruppo caratterizzato da omogeneità possa limitare la
comprensione della vasta complessità delle community, individuano quattro
tipologie di crowdfunders discriminate sulla base delle differenti motivazioni e
strategie che possono indurre soggetti diversi ad effettuare una scelta di
finanziamento. L’analisi in esame condotta sulla piattaforma Kickstarter si concentra
sul modello Reward, i progetti selezionati, 2.022 campagne, afferiscono alla sola
categoria tecnologia in quanto gli autori ritengono che si tratti di un segmento
caratterizzato da un elevato numero di progetti contraddistinti da significative
possibilità di divenire start-up innovative. Considerato un campione di 182.291
crowdfunders si adotta un approccio induttivo ed esplorativo finalizzato ad
estrapolare dei profili comportamentali sulla base di un ampio ventaglio di variabili,
la cui individuazione è guidata dalle motivazioni generalmente accettate in
letteratura. Difatti, mentre Hahn incrocia due sole variabili, nel lavoro di ricerca di
Lin e colleghi per ogni crowdfunder si costruiscono ben sette variabili:
o Reward% = rappresenta la percentuale di progetti presenti nel portafoglio
dell’investitore che offrono un prodotto come ricompensa. I proponenti
hanno difatti la possibilità di personalizzare il livello di ricompensa
66
Lin, Yan and Boh, Wai Fong and Goh, Kim Huat, How different are Crowdfunders? Examining Archetypes
of Crowdfunders and Their Choice of Projects. (February 17,2014).
79 | P a g .
corrisposto in relazione a diverse fasce di fondi raccolti, ciò premesso gli
autori considerano progetti che offrono ricompense: a) quelli in cui i
crowdfunders hanno la possibilità di pre-ordinare prodotti; b) quelli in cui i
crowdfunders, a fronte dell’investimento effettuato, riceveranno un prodotto
finito o un prototipo; c) quelli in cui i crowdfunders, finanziando lo sviluppo
di software, acquistano la possibilità di usufruire di una licenza
o di
sottoscriverne l’utilizzo senza alcun costo aggiuntivo.
o Ave Goal = identifica l’obiettivo medio di raccolta dei progetti finanziati dal
campione selezionato. L’obiettivo medio di raccolta può essere utilizzato
come proxy del rischio percepito dai crowdfunders, laddove a progetti con
obiettivi di raccolta contenuti viene associato un livello di rischio medio che
consente, nella maggior parte dei casi, il successo della raccolta fondi, il
grado di rischio percepito si incrementa all’aumentare dell’obiettivo di
raccolta fondi. Dunque, progetti con obiettivi di raccolta ambiziosi tendono
ad una maggiore complessità di realizzazione e incorporano una rischiosità
elevata che, in accordo con la letteratura, ne erode le possibilità di successo.
La variabile Ave Goal del campione di progetti consente così di riflettere la
soglia di rischio aggregato massimo che la folla appare disposta a
sopportare.
o Projects Backed = è il numero di progetti finanziati sulla piattaforma, trattasi
di una variabile chiaramente esplicativa del grado di attività della folla sulla
piattaforma.
o Projects Created = rappresenta il numero di progetti creati dagli stessi
crowdfunders nelle diverse categorie presenti sulla piattaforma, la variabile
in esame consente di misurare il grado di experience del campione nonché
di identificare un ristretto ma prezioso gruppo di soggetti che svolgono
contestualmente il ruolo di proponenti e finanziatori.
o Comments = è il numero di commenti rilasciati dai crowdfunders sulla pagina
del progetto. La possibilità che la folla possa comunicare con il proponente,
ma anche con gli altri backers, permette di misurare il grado di
coinvolgimento della folla rispetto a specifici progetti. Inoltre, alcuni backers
particolarmente esperti possono porre domande o perplessità circa le
modalità di sviluppo del prodotto/progetto. Tali soggetti possono
qualificarsi come “lead users”, un piccolo gruppo di crowdfunders che hanno
80 | P a g .
una forte necessità di ulteriori innovazioni e che possono fornire utili indirizzi
per migliorare il prodotto offerto.
o Ave Backers = misura la media di finanziatori di tutti i progetti presenti nel
portafoglio dei crowdfunders. La variabile è tesa ad indagare in quale misura
l’influenza sociale può modellare il comportamento della folla, un numero
consistente di sostenitori attivi in una campagna può rappresentare un
segnale positivo incoraggiando altri sostenitori a finanziare il progetto, ma
anche rappresentare un disincentivo per ulteriori finanziamenti.
o Variety = indica invece il livello di concentrazione di finanziamenti erogati
rispetto alle 13 categorie presenti sulla piattaforma Kickstarter. Tale variabile
consentirà di analizzare il grado di concentrazione o diversificazione, e
dunque la strategia di finanziamento, adottata dalla folla.
Il set di variabili individuate da Lin e colleghi possono essere suddivise in relazione
alla dimensione che sono dirette ad analizzare. Le prime due variabili consentiranno
di verificare se la folla è incentivata maggiormente da motivazioni altruistiche o dalla
possibilità di ottenere ricompense. Le variabili Projects Backed, Projects Created e
Comments sono dirette ad identificare il grado di coinvolgimento della folla e
possono fornire utili indicazioni circa i benefici reputazionali ritraibili dalla folla
grazie alla partecipazione alle attività della piattaforma. Infine, le variabili Ave
Backers e Variety consentiranno di analizzare il grado di partecipazione e il livello di
specializzazione della folla.
Attraverso la tecnica della cluster analysis, Lin e colleghi provvedono al
raggruppamento delle unità statistiche del campione al fine di minimizzare la
dissimilarità interna da ogni gruppo allo scopo di identificare un numero di gruppi
tali che gli elementi appartenenti ad un gruppo siano quanto più simili – o meno
dissimili – agli elementi appartenenti ad altri gruppi. Le risultanze di tali analisi
portano all’individuazione di quattro cluster:
a. Active Backers: il primo cluster comprende il 9,27% del campione indagato,
trattasi di un cluster che si contraddistingue rispetto agli altri identificati per
numerosi aspetti. In primo luogo, si tratta di crowdfunders disposti a
sostenere un elevato numero di progetti, in media finanziano 46,81 progetti
al mese contro una media variabile tra i 4 ed i 6 progetti finanziati al mese
81 | P a g .
dagli altri cluster individuati. Il gruppo individuato è caratterizzato da
soggetti particolarmente attivi, essi mostrano una forte tendenza
all’interazione e una forte propensione, rispetto agli altri gruppi, a creare
progetti propri con una media di 5,64 progetti lanciati sulla piattaforma.
Sembra prevalere come strategia la diversificazione, gli active backers
tendono a differenziare notevolmente i propri investimenti in diverse
categorie. Il cluster in esame è chiaramente composto da sostenitori
notevolmente impegnati nelle attività della piattaforma che traggono elevati
benefici sociali e reputazionali.
b. Trend Followers: il secondo cluster comprende il 23,62% del campione ed è
caratterizzato da backers tendenzialmente avversi al rischio. Trattasi di
crowdfunder che mostrano una forte propensione a finanziare progetti con
obiettivi di raccolta contenuti, la loro avversità al rischio appare evidente
anche dalla tendenza a finanziare progetti che mostrano un elevato numero
di backers. Sembrerebbe che tale gruppo tenda a finanziare progetti con
profili contenuti di rischiosità e caratterizzati al contempo da elevata
popolarità.
c. The Altruistic: il terzo cluster comprende il 12,28% del campione indagato,
esso è costituito da crowdfunders i cui scopi motivazionali appaiono
nettamente differenti rispetto a quelli riscontrati in tutti gli altri cluster. Nella
individuazione delle variabili il gruppo di autori adotta la variabile “Reward%”
per comprendere quale sia la motivazione principale che guida le scelte di
investimento. Il cluster in esame mostra una incidenza minima della suddetta
variabile, trattasi di soggetti propensi al finanziamento per scopi altruistici
piuttosto che per ottenere delle ricompense. Inoltre, i crowdfunders
appartenenti a tale cluster appaiono meno “risk adverse”, essi tendono a
sostenere progetti che presentano obiettivi di raccolta ambiziosi rispetto ad
altri cluster.
d. The Crowd: l’analisi rivela l’esistenza di un ultimo gruppo costituito dalla
maggioranza del campione indagato, il 54.83%. Il gruppo in esame appare
moderato nelle proprie scelte d’investimento, come il primo e il secondo
cluster tende ad essere maggiormente attratti dalla possibilità di ottenere
delle ricompense, la avversità al rischio è paragonabile a quella del secondo
cluster, essi finanziano principalmente progetti con budget di raccolta
82 | P a g .
contenuti e segnalati da una forte popolarità. Il grado di differenziazione è
relativo, si tratta di un cluster che tende a finanziare un numero esiguo di
progetti, con un grado di differenziazione pressoché nullo. Non si tratta di
soggetti attivi come quelli riscontrati nel primo cluster, non sono impegnati
nella creazione di campagne proprie e non sono particolarmente propensi
all’interazione con il proponente e con altri finanziatori.
In sintesi, l’analisi condotta da Lin e colleghi conferma che la comunità dei
crowdfunders non può essere considerata come una massa omogenea, inoltre i
cluster individuati consentono di iniziare a definire delle tipologie di investitori. Il
cluster Active Backers può essere identificato con crowdfunders esperti, alla ricerca
di progetti di elevata qualità in diverse categorie e spinti da benefici sociali e
relazionali. Nonostante normalmente si tratti di cluster che mostrano in termini
quantitativi un impatto relativo sul campione, dal punto di vista qualitativo essi
possono qualificarsi come “opinion leader”, lo screening e il finanziamento di
progetti ad alto valore potrebbe contribuire a mitigare la condizione di asimmetria
informativa, guidando la folla meno esperta verso i progetti migliori. La ricerca
evidenzia la esistenza anche di un cluster guidato da motivazioni altruistiche, stante
la esperienza relativa circa i progetti proposti, potrebbe qualificarsi come una
porzione importante di backers ai fini del successo di un progetto. Il cluster Trend
Followers è invece caratterizzato da una maggiore propensione al rischio, ciò spiega
la strategia di finanziamento adottata, essi preferiscono progetti molto popolari e
sono attratti dalla possibilità di ottenere ricompense materiali, in tal senso potrebbe
rappresentare un cluster decisivo per il raggiungimento del budget preposto. Infine,
il quarto ed ultimo cluster è tendenzialmente un cluster generalista, si tratta di
crowdfunders ancora inesperti impegnati nella sperimentazione ed esplorazione
della piattaforma. Essi non sono quindi contraddistinti da una chiara strategia di
scelta.
Dopo aver individuato differenti profili di crowdfunders lo studio condotto da Lin e
colleghi si concentra sugli effetti esplicati dall’influenza sociale e dall’effetto
signaling sulla folla. Attraverso un set di ipotesi specificamente individuate gli autori
intendono comprendere come ogni singolo cluster reagisce agli stimoli esterni e
come queste reazioni possono modellare, in maniera più o meno significativa, il
comportamento di ogni gruppo definendo precise strategie di finanziamento.
83 | P a g .
Nel 1973 Micheal Spence67, in risposta allo studio pioneristico di Akerlof sulle
asimmetrie informative, evidenziò come la teoria dei segnali potesse risolvere la
condizione di informazione non perfetta tra le parti coinvolte in una transazione.
Spence, nell’ambito di uno studio riferito al mercato del lavoro, mostrò che i segnali
possono essere utilizzati come vettori di qualità al verificarsi di due condizioni
precise: 1) quando i segnali possono essere alterati dalla parte comunicanti; 2)
quando il costo marginale da sostenere per colmare la condizione di asimmetria
informativa è inferiore per la parte che detiene un prodotto di qualità maggiore
rispetto alla parte che offre un prodotto di qualità inferiore. Il contributo di Spence
alla teoria dell’informazione ha interessato anche la finanza imprenditoriale, la sua
applicabilità è ormai consolidata e affermata dalla consistente letteratura in materia.
Gli investitori professionali nella valutazione di nascenti realtà imprenditoriali si
trovano costantemente ad affrontare una condizione di asimmetria informativa,
condizione che essi cercano di colmare attraverso la loro elevata esperienza e la
valutazione di segnali quali il capitale umano o il valore del network relazionale. I
crowdfunders, a differenza degli investitori professionali, non dispongono di
competenze adeguate a mitigare l’effetto di eventuali asimmetrie informative,
inoltre potrebbero avere accesso a tali competenze solo sostenendo dei costi di
gran lunga elevati rispetto al beneficio ottenuto dal finanziamento online. In assenza
di sofisticazioni finanziarie, appare chiaro che i segnali che possono guidare la folla
verso scelte ponderate sono notevolmente differenti da quelli che potrebbero
invece guidare investitori professionali. Diversi studi in tema di crowdfunding hanno
evidenziato che tra i fattori di successo di una campagna appare come key factor il
capitale sociale del proponente, dunque, al fine di conciliare la letteratura
preesistente con lo studio condotto, Lin e colleghi costruiscono quattro set di
ipotesi.
i.
Primo set di ipotesi: Social Influence.
Un primo set di ipotesi è finalizzato a verificare in quale misura e con quale
intensità i vari cluster sono maggiormente attratti e guidati dalla esistenza di
un solido capitale sociale. I cluster considerati ai fini dell’analisi sono il primo,
67
Michael Spence. The Job Market Signaling. Quarterly Journal of Economics, Vol. 87, No. 3. (Aug.,
1973), pp. 355-374.
84 | P a g .
il secondo e il quarto, in quanto, a differenza del terzo, appaiono essere
maggiormente motivati dalla possibilità di ottenere ricompense e sono
orientati verso progetti con elevate capacità di successo. Ciò implica che la
loro strategia di scelta, essendo definita da motivazioni non specificamente
altruistiche, possa essere notevolmente influenzata dalla presenza di fattori
strategici quali il capitale sociale. Considerate le differenze qualitative tra i tre
cluster oggetto d’analisi si costruiscono le seguenti ipotesi:
H1a: Crowdfunders comprising the Crowd are likely to back projects whose
project creators have higher social capital.
H1b: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects
whose project creators have higher social capital.
H1c: Crowdfunders comprising the Active Backers are less likely to back
projects whose project creators have higher social capital, compared to the
Crowd and the Trend Followers.
ii.
Secondo set di ipotesi: Funding Stage.
Un secondo set di ipotesi è invece funzionale a verificare in quale stadio di
finanziamento, se in quelle iniziali o successive, i crowdfunders sono più
propensi ad intervenire. L’analisi in tal caso interessa i soli primi tre cluster in
quanto, essendo il quarto cluster costituito da crowdfunders principianti, essi
non adottano specifiche componenti decisionali nella scelta dei progetti. Di
conseguenza si testano le seguenti ipotesi:
H2a: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects
that are at their later funding stage.
H2b: Crowdfunders comprising the Altruistic group are likely to back projects
that are at their later funding stage.
H2c: Crowdfunders comprising the Active Backers are likely to back projects
that are at their earlier funding stage.
iii.
Terzo set di ipotesi: Responding to Signals.
Il terzo set di ipotesi è finalizzato ad analizzare in quale misura la presenza di
segnali distintivi possa influenzare la decisione di finanziamento dei
crowdfunders. I cluster oggetto del test sono il secondo e il terzo cluster, in
quanto si ritiene che il cluster Active Backers, essendo contraddistinto da
85 | P a g .
maggiore competenza e capacità di analisi dei progetti proposti sulla
piattaforma, compia le proprie scelte basandosi principalmente sulle proprie
conoscenze.
H3a: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects
that have accumulated a large number of backers.
H3b: Crowdfunders comprising the Altruistic group are likely to back projects
that have accumulated a smaller number of backers.
iv.
Quarto set di ipotesi: Signaling effect of Active Backers.
L’ultimo set di ipotesi è finalizzato invece a comprendere la influenza sociale
dispiegata dal cluster Active Backers. Si ritiene che tale cluster, come più volte
sottolineato, essendo caratterizzato da elevata competenza e capacità di
analisi sia l’unico cluster in grado di inviare alla folla, tramite la propria
partecipazione, segnali forti circa la qualità del progetto e la sua capacità di
raggiungere il successo. Si provvede dunque a testare il grado di attenzione
posto dai vari cluster tramite le seguenti ipotesi:
H4a: Crowdfunders comprising the Active Backers are likely to back projects
that have accumulated a large number of Active Backers.
H4b: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects
that have accumulated a large number of Active Backers.
H4c: Crowdfunders comprising the Crowd are likely to back projects that have
accumulated a large number of Active Backers.
I risultati della analisi condotta da Lin e colleghi confermano che la teoria dei segnali
è in grado di mitigare la condizione di asimmetria informativa, la verifica del primo
set di ipotesi suggerisce che, in generale, la folla appare sensibile a segnali di qualità
quali un elevato capitale relazionale del proponente. Ai fini dell’analisi di
correlazione viene strutturata la variabile Project Creator Network, mentre
precedenti ricerche hanno analizzato il capitale sociale sulla base del numero di
contatti Facebook importati sulla piattaforma dal proponente, gli autori, non avendo
a disposizione tale informazione sulla piattaforma Kickstarter, provvedono a
costruire la variabile utilizzando il numero di progetti finanziati dal proponente
stesso dal momento in cui quest’ultimo ha lanciato la propria campagna. La variabile
86 | P a g .
così costruita rappresenta una ulteriore dimensione chiave, il grado di popolarità
del proponente nella comunità presente sulla piattaforma. Il cluster The Crowd
mostra un grado di correlazione elevato con la variabile Project Creator Network,
ciò suggerisce che in generale la folla presta attenzione alla presenza di segnali di
qualità quali il network relazionale del proponente. Il cluster Trend Follower, rispetto
al cluster The Crowd, appare meno influenzato da tale variabile anche se nel
complesso mostra una relazione positiva con la dimensione sociale del progetto.
L’ipotesi H1c appare invece non supportata, contrariamente a ciò che si ipotizzava,
il cluster Active Backer mostra si una correlazione negativa con la presenza di forti
segnali, ma in misura minore rispetto al cluster Trend Followers.
La seconda dimensione analizzata è quella temporale, la variabile indipendente
utilizzata per l’analisi di correlazione viene definita Days Elapsed, essa indica il
numero di giorni trascorsi dal lancio del progetto sino al momento in cui il
campione, singolarmente analizzato, ha realizzato la propria decisione di
finanziamento. L’analisi evidenzia che in generale la correlazione è negativa, i
crowdfunders appaiono maggiormente propensi a finanziare i progetti selezionati
nei primi giorni di lancio delle campagne. Specificando l’analisi per cluster vengono
in evidenza alcune significative sfumature, mentre il cluster The Altruistic conferma
le evidenze generali, preferendo il finanziamento in fasi iniziali del progetto, il
cluster Trend Followers tende ad intervenire in fasi successive a quelle iniziali, infine
il cluster Active backers conferma l’ipotesi H2c, preferendo intervenire nelle fasi
immediatamente successive al lancio del progetto.
Al fine di testare in quale misura i vari archetipi di crowdfunders risultano influenzati
nelle loro decisioni di finanziamento dalla presenza di segnali distintivi, si costruisce
la variabile indipendente Backers Plaged diretta a misurare il numero di backers che
hanno già finanziato il progetto nel momento in cui si forma la decisione di
finanziamento di ogni crowdfunders. Il cluster Trend Followers appaiono
maggiormente propensi al finanziamento di progetti che presentano elevati gradi
di partecipazione della folla, si stima che ogni 1000 backers il coefficiente di
partecipazione si incrementa del 10,5%. Il cluster The Altruistic inversamente appare
maggiormente propenso al finanziamento di progetti che vedono la partecipazione
di un ristretto numero di backers, dunque entrambi le ipotesi del terzo set appaiono
confermate.
87 | P a g .
Infine, il quarto set di ipotesi è finalizzato a verificare l’influenza dispiegata dal
cluster Active Backers sugli altri tre cluster. L’analisi dimostra che tutte e tre le ipotesi
risultano verificate, si riscontra, difatti, che progetti che vedono la partecipazione di
numerosi Active Backers sono in grado di attrarre un elevato numero di sostenitori
divisi tra le tre categorie individuate. Il coefficiente #Active Backers Plaged che
misura il numero di active backers che hanno già accordato fiducia al progetto
quando si forma la decisione di investimento di ogni crowdfunders, risulta positivo
e significativo, per ogni 100 active backer il coefficiente di finanziamento del
progetto tende ad aumentare del 46,2%. È dunque possibile affermare che una
solida presenza di active backers rappresenta un forte segnale di valenza del
progetto, in grado di assicurare, grazie all’effetto signalling, forte partecipazione
della comunità e dunque ottime possibilità che il progetto raggiunga l’obiettivo
prefissato.
Gli studi discussi mostrano importanti e pratiche implicazioni per i differenti attori
che, nel contesto attuale, formano l’ecosistema in cui viene sviluppandosi il
fenomeno del crowdfunding. In primo luogo, entrambi le analisi condotte,
evidenziano che ogni proponente che intende ottenere sostegno per la propria
attività imprenditoriale, deve riuscire a comprendere la variegata composizione
della comunità presente sulla piattaforma. La possibilità di giungere al successo e
di ottenere i fondi di cui si necessita è direttamente proporzionale alla possibilità di
coinvolgere un numero sufficientemente ampio di backers, condizione a sua volta
influenzata dalla conoscenza da parte del proponente delle specificità e delle
strategie di finanziamento dei differenti archetipi riscontrabili nella comunità. La
consapevolezza della complessa struttura sociale e delle implicazioni sul piano
finanziario dei comportamenti adottati dai vari cluster può consentire al proponente
di ampliare i benefici sociali ed economici ritraibili dalla folla cui intende rivolgersi.
Inoltre, entrambi gli studi, evidenziano la presenza di almeno un cluster
caratterizzato da esperienza ed elevata specializzazione in grado di influenzare il
comportamento di crowdfunders meno esperti. La presenza di tali soggetti nella
comunità di riferimento rappresenta una ulteriore possibilità per il proponente di
raggiungere la raccolta fondi con successo grazie al coinvolgimento di tale tipologia
crowdfunders. Infine, la partecipazione di soggetti esperti nel finanziamento dal
basso potrebbe rappresentare un segnale per gli investitori professionali, non
88 | P a g .
appare difatti escluso che questi, esaminata la composizione della folla e riscontrata
una buona percentuale di soggetti competenti che hanno accordato fiducia al
progetto, decidano di supportare l’attività imprenditoriali in fasi successive.
Un secondo ordine di considerazioni attengono al fenomeno stesso del
crowdfunding, Lin e colleghi si concentrano sul segmento Reward e nella
costruzione dei cluster evidenziano che la motivazione altruistica interessa una
percentuale esigua del campione, mentre la folla appare fortemente propensa al
finanziamento di progetti in cui sono previste delle ricompense. Il modello reward
potrebbe dunque rappresentare un effettivo canale alternativo per crowdfunder che
sono impegnati attivamente nella ricerca di nascenti attività imprenditoriali ad alto
contenuto innovativo e contraddistinti da buone possibilità di trasformarsi nel
medio-lungo periodo in vere e proprie imprese.
Le diverse tipologie di crowdfunders individuate negli studi citati portano infine ad
una utile considerazione basata sulla composizione stessa dei cluster, allo stadio
attuale si riscontrano almeno tre tipologie di crowdfunders caratterizzati esperienza
relativa che si contrappongono ad un solo cluster ad elevata specializzazione.
Questa evidenza richiede una maggiore attenzione da parte delle piattaforme, al
fine di garantire la protezione di crowdfunders meno esperti è necessario aumentare
i livelli di trasparenza adottati circa le informazioni disponibili sia dal lato dell’offerta
di finanziamento che della domanda di fondi.
89 | P a g .
2.4.4 Il ruolo del consumatore nella co-produzione e co-sviluppo
dell’investimento
Il consumatore ha storicamente rivestito un ruolo dominante nelle teorie di
Marketing susseguitesi negli ultimi due secoli, ruolo che è venuto profondamente a
modificarsi in concomitanza con l’evoluzione dei mercati dettata dai cambiamenti
del macroambiente sociale, tecnologico e, dunque, economico. Il progresso
continuo delle nuove tecnologie ha comportato una inversione di tendenza, il
consumatore abbandona completamente la veste di fruitore passivo di beni e servizi
per acquisire sempre più potere nella definizione e creazione di contenuti e nella
comunicazione di nuovi bisogni.
Nonostante le tecniche di marketing siano sempre maggiormente orientate ai clienti
sviluppando meccanismi di interazione diretti ad un maggior coinvolgimento del
consumatore, il ruolo assunto dal crowdfunder nel finanziamento dal basso sfugge
a qualsiasi inquadramento teorico già presente in letteratura. Lo sviluppo del
crowdfunding segna un nuovo punto di svolta, il consumatore espande
ulteriormente il proprio ruolo a monte del processo di creazione del valore,
intervenendo anche nelle fasi di supporto finanziario. Il meccanismo del
finanziamento dal basso implica che una cerchia di individui possano decidere di
sostenere finanziariamente la produzione o la promozione di beni o servizi destinati
a soddisfare bisogni ancora non esplicitati, sostenendo così fattivamente il rischio
associato alla nascita di una nuova realtà economica. La selezione delle iniziative da
sostenere, l’impegno finanziario, la esternalizzazione del rischio imprenditoriale e la
sua diversificazione grazie all’intervento della folla, sono tra i principali fattori che
ridisegnano il ruolo del consumatore e, conseguentemente, nuovi confini tra il
mondo della finanza e il marketing.
Ordanini e colleghi68 evidenziano alcune importanti differenze tra il ruolo del
consumatore nell’attuale cornice delle teorie avanguardistiche di marketing e quello
invece assunto nella pratica del finanziamento dal basso. Confrontando le specificità
del crowdfunding nella sua dimensione partecipativa con le teorie maggiormente
68
Andra Ordanini, Lucia Miceli, Marta Pizzetti, A. Parasuraman, (2011) "Crowdfunding: transforming
customers into investors through innovative service platforms", Journal of Service Management, Vol.
22 Iss: 4, pp.443 – 470.
90 | P a g .
consolidate in letteratura in relazione al grado di coinvolgimento del consumatore
è possibile iniziare a delineare i confini di questa nuova veste, per certi versi ibrida,
assunta dal consumatore-crowdfunder.
Il primo grande fattore di differenziazione è il grado di partecipazione, laddove nella
maggior parte dei processi di fruizione di beni e servizi il consumatore interviene
attivamente solo nelle fasi finali di produzione/erogazione del bene o del servizio,
nel crowdfunding si riscontra un grado di partecipazione di gran lunga elevato
rispetto a qualsiasi altro processo economico. Il crowdfunder è colui che al tempo
stesso, tramite la selezione dei progetti che ritiene valenti, influenza l’esito e la
visibilità di una campagna ed è coartefice del lancio di un nuovo prodotto. Inoltre,
mentre nella teoria classica il consumatore che partecipa alla produzione del servizio
è solitamente anche colui che ne fruisce, nel crowdfunding gli individui che rendono
possibile la produzione di nuovi beni o servizi sono i primi fruitori, ma non gli unici.
Negli ultimi anni crescente attenzione è stata riservata al tema della collaborazione
innovativa tra aziende e gruppi di consumatori, sulla scia di numerose best practices
che hanno mostrato come un coinvolgimento attivo dei consumatori nelle fasi di
sviluppo e di creazione di prodotti rappresenti un fattore di contaminazione esterna
necessario per le aziende che vogliono conservare o costruire un solido vantaggio
competitivo. Lo sviluppo della collaborative innovation69 ha guidato le
organizzazioni verso una maggiore integrazione dei clienti, e quindi dei loro bisogni,
nei processi di sviluppo di nuovi prodotti grazie ad una efficace interazione con
questi ultimi. Nello specifico, il contributo che un gruppo di clienti può apportare
può riguardare diverse e interrelate fasi, dalla selezione delle idee alla fase di lancio
del prodotto finito. Questo processo collaborativo instaurato con i clienti per la
ricerca e l’innovazione non riguarda però la totalità dei clienti, ma una porzione di
essi potenzialmente interessati a tale attività collaborativa e definiti da Eric Von
Hippel Lead Users. Von Hippel (1986) introdusse questo termine per distinguere
particolari categorie di consumatori dai consumatori cosiddetti generici. I Lead
Users corrispondono ad una piccola fetta dell’intero bacino d’utenza dell’azienda e
69
La Collaborative Innovation è un nuovo approccio del marketing finalizzato alla collaborazione
attiva tra azienda e clienti nell'ottica dello sviluppo del prodotto (Prandelli, Verona, 2006). La
Collaborative Innovation prevede l'interazione con il cliente finalizzata all'innovazione, il cliente
diventa parte integrante del processo produttivo dell'azienda. Questo approccio è possibile grazie
alla rete, che rende l'innovazione meno costosa, facilita la comunicazione tra azienda e utenti e
permette lo sviluppo simultaneo di più soluzioni per i prodotti o servizi in questione.
91 | P a g .
rappresentano una specifica categoria di clienti contraddistinti da capacità
innovativa e vision lungimirante, in grado dunque di prevedere, immaginare o
anticipare nuove modalità di utilizzo di un prodotto o modifiche che lo
renderebbero maggiormente appetibile sul mercato. L’unica similarità riscontrabile
tra i lead users e i crowdfunders risiede nelle attività poste in essere, anche nel caso
dei crowdfunders ci troviamo dinanzi a utenti capaci di anticipare esigenze e bisogni
ancora non evidenti sul mercato tramite attività di scouting e screening, ma nel caso
della Lead User Theory il gruppo di utenti, specificamente selezionato
dall’organizzazione economica che intende sfruttare il vantaggio da essi offerto, è
ristretto. Nel caso del crowdfunding la folla è completamente libera da qualsivoglia
influenza, ma soprattutto contravvenendo alla teorizzazione di Von Hippel, è un
numero ampio e non ristretto di persone a decidere tramite la selezione dei progetti
ciò che dovrebbe essere offerto sul mercato. Inoltre spesso in letteratura si suole
distinguere tra lead user e pioneri, i primi non necessariamente acquistano il
prodotto e solitamente intervengono nelle prime fasi del processo di creazione del
prodotto, mentre i pionieri intervengono nella fase di lancio del prodotto, e
rappresentano quella fetta di mercato che acquista il prodotto prima della massa
attivandosi presso il network di riferimento per diffondere le proprie impressioni ed
esperienze, divenendo spesso opinion leader. Nella pratica del crowdfunding le due
figure sono sovrapponibili, i sostenitori del progetto possono intervenire nelle fasi
progettuali arricchendo il prodotto finito e fornendo utili spunti commerciali e
tecnici, mentre nella fase di lancio essi si trasformano in veicolo promozionale del
prodotto di cui sono coartefici.
Seguendo il filone della letteratura Open Source e del Crowdsourcing è possibile
evidenziare alcune caratteristiche che tali ambiti condividono con il fenomeno del
crowdfunding. La logica Open Source prevede lo sviluppo di un business attraverso
una comunità volontaria e cooperante, costituita da esperti ed appassionati che
quotidianamente si confrontano in rete per sviluppare, modificare o creare prodotti
software destinati ad essere di pubblico dominio. Lo sviluppo di prodotti open
source, a differenza di software commerciali, prevede che il codice sorgente del
programma sia disponibile per chiunque voglia apportare modifiche e migliorie, ciò
significa che la comunità sviluppatrice ha accesso al materiale d’offerta. Se per un
verso appare evidente la similarità della filosofia open source con il fenomeno del
crowdfunding rispetto alla partecipazione di una folla ad alcuni aspetti del processo
92 | P a g .
di produzione o di progettazione, le motivazioni che spingono la comunità virtuale
a partecipare attivamente sono riconducibili all’apprendimento tramite l’autoproduzione, alla soddisfazione professionale e ai benefici sociali. Nel modello del
crowdfunding invece è richiesto ai crowdfunders non solo l’apporto, tra l’altro
eventuale, di conoscenze e capacità tecniche, ma soprattutto un sostegno
finanziario e promozionale, di conseguenza si riscontra una diversa tipologia di
partecipazione contraddistinta dalle motivazioni precedentemente analizzate.
Analogie significative si riscontrano invece rispetto alla pratica del crowdsourcing,
ove la produzione di un contenuto, o di un prodotto finito è realizzata nella forma
di una open call diretta ad un ampio, ma non definito, gruppo di persone, in un
contesto in cui i prodotti sono interamente generati dal lavoro dei propri fruitori. Il
crowdsourcing
rappresenta
un
modello
organizzativo
che
comporta
l’esternalizzazione, e non l’outsourcing, ad un gruppo di persone, non legate da
vincoli contrattuali, della ideazione e dello sviluppo di un prodotto. Le
corrispondenze riscontrabili tra il crowdsourcing e il crowdfunding fanno
principalmente riferimento al fenomeno dell’intelligenza collettiva, in virtù del quale
l’appello alla folla genera una più efficiente allocazione delle risorse disponibili
grazie alla conoscenza della folla che risulta essere maggiore di quella
potenzialmente espressa dai singoli individui. Il network collaborativo si sviluppa
nell’ottica che un gruppo di stakeholder esterni possa fornire soluzioni più efficaci,
ma a differenza del crowdfunding, ove i potenziali investitori non risultano essere
altamente specializzati, nel crowdsourcing è richiesta una elevata competenza e
specializzazione della crowd che partecipa alla open call.
Proseguendo nella ricerca di un framework teorico in grado di interpretare il ruolo
assunto dal crowdfunder nel processo di sviluppo di una nascente attività
economica, alcune corrispondenze si possono riscontrare in tema di Brand
Community. La letteratura suggerisce che i consumatori che sono profondamente
coinvolti nella filosofia espressa dal marchio aziendale, possono divenire veicolo di
comunicazione attivando un processo di creazione di valore collettivo tramite il loro
impegno in attività di condivisione delle esperienze di consumo. I membri di una
Brand Community sono in genere motivati dall’apprendimento, dall’identificazione
e dalla possibilità di sentirsi parte attiva della filosofia aziendale. Tuttavia, anche in
tal caso, la letteratura in esame non contempla il supporto economico da parte della
community, che invece risulta essere dominante nei vari modelli di crowdfunding.
93 | P a g .
Dalla Network Organisation Theory è possibile importare la centralità del capitale
sociale informale, ossia la somma delle relazioni sociali in cui ogni individui, gruppo
o organizzazione è immerso. La struttura e la posizione di ogni attore nella rete
fornisce una concreta possibilità nell’identificare, raccogliere e interpretare
informazioni che possono essere utilizzate per sviluppare nuove capacità e abilità
utili all’innovazione delle procedure operative, dei prodotti o dei servizi. Mentre
l’investimento in capitale sociale si rende necessario per tutte le imprese al fine di
innalzare i livelli di collaborazione e cooperazione tra i vari attori, nella pratica del
crowdfunding i proponenti godono di un vantaggio competitivo forte, essi possono
direttamente attingere ad un capitale sociale potenzialmente elevato che si forma
spontaneamente attraverso una la condivisione della conoscenza dovuta a relazioni
di fiducia, principi e obiettivi condivisi in rete.
Volgendo lo sguardo alla letteratura che contempla la centralità della dimensione
economica, alcuni punti di contatto possono essere importati dai fenomeni della
microfinanza e del credito etico. I benefici che inducono soggetti eterogenei a
donare le proprie disponibilità a favore di progetti a sfondo sociale ed umanitario
sono sovrapponibili in primo luogo a quelle riscontrate nel segmento Donation, i
crowdfunders, proprio come qualsiasi donatore anche non virtuale, sono spinti da
bisogni di autostima e mitigazione di sensi di colpa per la migliore posizione
economica di cui godono, nonché dalla affezione a particolari cause in cui si
riconoscono. Il ruolo delle folle nel sostegno di progetti ad elevato valore sociale
non può però costituire tout court un quadro esaustivo del complesso ruolo assunto
dal crowdfunder, soprattutto con riferimento a quei modelli che sono caratterizzati
da pay off e rischi per i partecipanti. Tali teorie sono imperniate sulla dimensione
sociale, sono quindi caratterizzate dalla completa dissociazione tra la soddisfazione
personale del donatore e la dimensione economica, quest’ultima rappresenta solo
il mezzo per ottenere un benefico non il fine dell’investimento.
La letteratura in marketing non appare così sufficiente ai fini della nostra analisi,
essa interessando la dimensione psico-comportamentale delle decisioni d’acquisto
del consumatore, non può offrire sostegno riguardo la valutazione degli
investimenti ed il rischio ad essi associato. Il crowdfunding è caratterizzato dalla
fattispecie che la folla possa, tramite il finanziamento di una campagna, supportare
la generazione di una offerta sul mercato. Tale condizione comporta che la comunità
virtuale possa agire come “selezionatore” delle iniziative imprenditoriali destinate a
94 | P a g .
divenire
realtà
economiche.
L’attività
di
scouting
effettuata,
anche
inconsapevolmente, dalla folla è assimilabile a quella operata dagli investitori
specializzati, seppure con significative differenze. La centralità dell’attività di
finanziamento e la valutazione del rischio di investimento rappresentano i capisaldi
delle teorie in tema di Private Equity, nonostante non tutti i modelli di crowdfunding
contemplino l’acquisto di partecipazioni per un lasso di tempo definito in start-up
ad elevato valore innovativo, e dunque, altamente rischiose, è interessante notare
come in alcuni modelli - principalmente Reward ed Equity Crowdfunding - la folla
agisca come un Business Angel. Il Business Angel, altrimenti detto “investitore non
istituzionale”, è uno specialista del settore che gode di liquidità consistenti che
desidera investire in piccole-medie imprese, mediante la partecipazione al capitale
di rischio, con la finalità di ottenere un elevato ritorno sull’investimento effettuato.
La corrispondenza tra i BA e i crowdfunders è relativa alla circostanza in cui alcuni
individui che possiedono liquidità, operanti al di fuori di istituzioni finanziarie,
decidono sulla scorta di valutazioni personali ed economiche di sostenere iniziative
imprenditoriali proposte da altri soggetti. L’attività di finanziamento informale è
motivata, oltre che da obiettivi economici, anche da motivazioni altruistiche ed
edonistiche. Tuttavia, non è possibile riscontare una piena corrispondenza tra le due
tipologie di investitori, in primo luogo i BA operano tramite un network ristretto e
apportano, similarmente ad altre categorie di investitori specializzati, esperienze e
competenze utili allo sviluppo del business. In secondo luogo l’investitore non
istituzionale è uno specialista che opera individualmente, laddove nel crowdfunding
l’attività di investimento è condivisa con la massa, e ciò inevitabilmente incide sul
costo del capitale. Le tecniche di investimento tradizionali comportano un costo, e
un correlato grado di rischio, significativamente più elevato rispetto al rischio
sopportato da ogni crowdfunder-investitore. In sintesi, laddove la diversa letteratura
esistente può offrire degli spunti utili alla comprensione di alcuni aspetti del
crowdfunding, tali spunti appaiono ancora insufficienti, essendo il fenomeno del
finanziamento dal basso relativamente nascente, si riscontra la mancanza di un
framework condiviso che possa analizzare le diverse dimensioni – sociali, relazionali,
economiche, consumistiche – insite nella pratica del crowdfunding. La tabella
seguente è volta al confronto tra la letteratura presa in esame e la pratica del
crowdfunding, sulla base di quattro dimensioni chiave:
95 | P a g .
i.
Grado di collaborazione: riferito al contributo che il consumatore può
apportare alle diverse fasi di lancio di un nuovo prodotto, dalla fase di
ideazione a quella di divulgazione.
ii.
Grado di specializzazione: indica il livello di competenza ed esperienza
richiesto per la collaborazione attiva del consumatore.
iii.
Grado di partecipazione: attiene alla dimensione sociale, indica il grado di
coinvolgimento emozionale e sociale del consumatore.
iv.
Supporto Finanziario: discrimina tra le pratiche collaborative che prevedono
o meno l’apporto di risorse monetarie necessarie allo sviluppo del business.
Letteratura di
riferimento
Grado di
collaborazione
Grado di
specializzazione
Grado di
partecipazione
Supporto
Finanziario
Collaborative
Medio/Alto
Basso
Medio
Non previsto
Open Source
Alto
Alto
Elevato
Non previsto
Crowdsourcing
Alto
Elevato
Elevato
Non previsto
Brand Community
Basso
Basso
Elevato
Non previsto
Network Organisation
Medio/Alto
Medio
Elevato
Non previsto
Microcredito
Basso
Medio/Basso
Elevato
Elevato
Private Equity
Elevato
Elevato
Medio
Elevato
CROWDFUNDING
Elevato
Medio/Basso
Elevato
Elevato
Innovation
Tabella 4: Pratiche collaborative tra i consumatori e organizzazioni economiche. Schema di
confronto. Tabella a cura elaborato dell’autore.
Il ruolo assunto dal crowdfunder nel processo del finanziamento dal basso si mostra,
dunque, fortemente variegato, in quanto quest’ultimo è al tempo stesso
finanziatore, sostenitore, consumatore e divulgatore delle iniziative di cui è coartefice. Inoltre, le quattro dimensioni identificate possono mostrare intensità
96 | P a g .
differenti a seconda del modello di crowdfunding considerato. In generale, nella
pratica del crowdfunding, il consumatore è fortemente impegnato e coinvolto non
solo nella generazione dell’offerta, ma anche nella sua divulgazione e nella sua
realizzazione tramite il supporto finanziario. Le dimensioni costanti sono
rappresentate dal grado di partecipazione e coinvolgimento che guida il
crowdfunder verso il supporto finanziario dell’iniziativa da cui si sente attratto,
rispetto però ad altre pratiche collaborative, alla folla non è richiesto un elevato
grado di expertise nel settore o nei settori interessati dal progetto finanziato. Infine,
riguardo il grado di collaborazione, in generale questo risulta essere elevato, ma si
tratta di una affermazione relativa, in quanto è necessario sempre verificare il
contesto in cui si sviluppa il fenomeno. Chiaramente nella pratica Reward il grado
di collaborazione alla generazione dell’offerta potrà evidenziare una intensità
maggiore, il contributo offerto dal crowdfunder-consumatore potrà essere
trasversale a tutte le fasi di sviluppo del progetto, dalle fasi di ideazione alla
progettazione, laddove nella pratica Donation il crowdfunder solitamente
contribuisce alla divulgazione della causa sociale di cui è sostenitore.
Inoltre,
mentre la letteratura corrente in tema di collaborazione tra clienti ed aziende,
identifica le informazioni e la conoscenza come i soli fattori che i consumatori
possono impiegare per la co-produzione di una offerta, in contesti come il
crowdfunding, nessun processo di creazione del valore può essere attivato senza la
folla. I consumatori rivestono diversi ruoli, agiscono come agenti nella ricerca e nella
selezione di talenti, possono qualificarsi shareholders, contribuendo allo sviluppo e
alla crescita di un business, divengono supporter dell’iniziativa in cui credono. Ciò
suggerisce una importante constatazione: i crowdfunders rappresentano risorse
integrate, il punto focale di un processo cui essi stessi danno inizio tramite la
selezione e il finanziamento di talune iniziative; il valore finale di questo processo è
dunque fortemente influenzato dalle attività che la folla aggregatasi su quel
progetto pone in essere.
Il principale sintomo della rivoluzione che il crowdfunding sta gradualmente
apportando al ruolo del consumatore nei processi collaborativi con le
organizzazioni economiche, è la evidenza che la separazione tra le attività di
consumo e produzione diviene sempre più sfocata in virtù del fatto che ciò che i
consumatori producono è più importante di ciò che acquistano.
97 | P a g .
2.5 Il ruolo delle piattaforme per la raccolta di capitali on-line
Il ruolo delle piattaforme di crowdfunding è concentrare su un portale on-line i
progetti presentati dalle startup e l’interesse dei potenziali investitori, facilitando in
questo modo la raccolta di capitale da parte dei primi. Compito del gestore del
portale è, dunque, quello di amministrare la piattaforma, garantendo agli investitori
un’adeguata selezione dei progetti in esso presentati e la correttezza e la
trasparenza delle operazioni di finanziamento, e ai proponenti un luogo virtuale
dove pubblicizzare la propria iniziativa così da avere la possibilità di trasformarla in
impresa a costi vantaggiosi sulla base della validazione sociale ottenuta. Almeno tre,
secondo Agrawal, Catalini e Goldfarb (2011), sono difatti le caratteristiche comuni a
tutte le piattaforme di crowdfunding:
1) Fornire ai proponenti la possibilità di presentare il proprio progetto alla
comunità virtuale, abbattendo le barriere comunicative ed espositive a livello
geografico;
2) Consentire piccole transazioni monetarie finalizzate a rendere possibile la
partecipazione di un’ampia comunità al finanziamento di un progetto così
che il rischio sopportato da ogni singolo crowdfunders sia limitato;
3) Divulgare informazioni circa i creator e i crowdfunders, nonché porre a
diposizione di questi ultimi un canale di comunicazione diretto.
Le caratteristiche evidenziate permettono di dedurre facilmente la complessità del
ruolo svolto dalle piattaforme, esse non rappresentano semplici intermediari, ma
contenitori, microambienti in cui si sviluppano e si intrecciano flussi comunicativi e
finanziari da e verso differenti tipologie di attori.
98 | P a g .
Figura 11: Crowdfunding Flowchart: Flussi finanziari e informativi del processo di Crowdfunding.
Schema a cura dell’autore.
L’attività di mediazione svolta dalle piattaforme, resa possibile dall’interazione
diretta tra due tipologie di attori con finalità differenti ma convergenti, consente di
assimilare le piattaforme al modello di funzionamento del cosiddetto “Multi Side
Market”, definito da Hagiu e Wright70 come “an organisation that creates value
primarly by enabling direct interactions between to (or more) distinct type of
affiliated customers”. Le piattaforme Multi-Side (MSP) sono in grado di porre in
relazione due o più segmenti distinti di clienti, si tratta di un modello di business
che genera valore aggiunto grazie alla facilitazione dell’interazione tra due o più
gruppi target, esse quindi crescono in modo proporzionale alla crescita del volume
di utenti, trattasi del cd. effetto rete. È possibile riconoscere una piattaforma di
questa tipologia in concomitanza di tre aspetti:
a. La presenza di una organizzazione abilitante;
b. L’interazione diretta tra le differenti tipologie di target;
70
Hagiu A., Wright J., 2011, Multi-sided platforms, Harvard Business School Working paper 12-024.
99 | P a g .
c. L’affiliazione delle diverse categorie di clienti.
Il termine organizzazione è utilizzato in senso lato, esso è riferito a qualsiasi
organizzazione, economica e non, reale o virtuale, contraddistinta dalla capacità di
creare valore tramite l’interazione diretta tra le diverse tipologie di clienti presenti
nella rete. Affinché una piattaforma possa qualificarsi come MSP non è però
sufficiente che le categorie di clienti instaurino flussi comunicativi, si rende
necessario che tali flussi rappresentino la principale forma di valore aggiunto per la
piattaforma abilitante. Il secondo fattore chiave è proprio la dimensione interattiva,
la comunicazione e lo scambio di informazioni tra utenti/clienti di diverse tipologie
deve realizzarsi in maniera spontanea e libera da qualsiasi vincolo o influenza –
diretta o indiretta – della piattaforma abilitante, la quale però pur non potendo
veicolare i contenuti generati dagli utenti, può definire o abilitare le categorie di
interazioni consentite nel network. Il terzo concetto chiave è quello di affiliazione,
un utente/cliente potrà definirsi affiliato ad una piattaforma quando egli decide,
consapevolmente e liberamente, di partecipare e contribuire alla specifica attività o
al servizio offerto dalla piattaforma, si tratta di una condizione necessaria per
interagire con le altre tipologie di utenti. Infine, non si rende necessario a priori
identificare le diverse tipologie di utenti attivi sulla piattaforma al momento della
loro affiliazione, né è richiesto che tali tipologie siano raggruppabili in cluster fissi,
ciò che rileva è la possibilità di identificarli in una certa categoria al momento
dell’interazione da cui il valore aggiunto si genera.
Evidente è la piena sovrapponibilità di tale modello di business alle piattaforme di
crowdfunding, quest’ultime consentendo ai creators di presentare le loro idee ai
crowdfunders per ottenerne il finanziamento, possono essere identificate come
organizzazioni abilitanti. L’interazione che si realizza tra gli attori è da qualificare
indubbiamente come diretta, anche se le piattaforme offrono, oltre al servizio di
intermediazione, servizi complementari, esse limitano il proprio ruolo alla fornitura
degli strumenti necessari per la comunicazione e la eventuale transazione
economica tra le parti. Infine, affinché ambedue le parti possano interagire è
necessaria l’iscrizione alla piattaforma, così anche il requisito della affiliazione è
soddisfatto.
100 | P a g .
Credito Bancario
Si
No
Si
No
Si
Si
No
Si
Si
No
No
No
Si
No
Borsistico
Business Angel
No
Mercato
Private Equity
No
Elettronico
Si
Commercio
Si
Crowdfunding
Organizzazione
Abilitante
Interazione
Diretta
Affiliazione
dell’investitore/
creatore
Tabella 5: Piattaforme Multi-Side e forme tradizionali di finanziamento. Fonte: Il Crowd in Italia, 5°
rapporto RITA. Schema a cura dell’autore.
Inquadrando le piattaforme come modelli di business di tipo multi-side, evidenti
appaiono le specificità del crowdfunding rispetto alle consolidate pratiche di
finanziamento. Nel commercio elettronico si riscontra la presenza di una
organizzazione abilitante, ma vengono a mancare la interazione diretta tra le varie
tipologie di utenti e la affiliazione che non rappresenta un elemento necessario,
inoltre nel commercio elettronico non si instaurano flussi economici tesi al
finanziamento di attività imprenditoriali. Nella pratica del Private Equity e
nell’attività svolta dai Business Angel, l’unico elemento di concomitanza è
rappresentato dalla interazione diretta che si realizza tra il richiedente e l’investitore
professionale, non si riscontra invece alcuna organizzazione abilitante quale invece
è la piattaforma web nel crowdfunding. Il mercato borsistico, garantendo
l’anonimato, esclude la interazione diretta tra i finanziatori e le organizzazioni
economiche. Il tradizionale credito bancario rappresenta una forma “mediata” di
finanziamento, in quanto l’erogazione del credito è frutto di una intermediazione
fra capitale raccolto sul mercato e capitale erogato ai richiedenti. Vale inoltre la pena
notare che in nessuna delle citate forme di finanziamento si riscontra una
complessità di relazioni personali e finanziarie, che intrecciandosi contribuiscono
alla produzione di network ad alto valore aggiunto. Infine, la continua evoluzione
del fenomeno del crowdfunding a livello nazionale e globale ha portato alla
diversificazione dei modelli di business delle varie piattaforme operanti dal lato
101 | P a g .
dell’offerta, trattasi della diretta e naturale conseguenza della crescente concorrenza
registrata nel settore. Il business model delle piattaforme ad oggi attive è
sensibilmente differente, oltre l’attività di intermediazione esse hanno provveduto a
sperimentare ed implementare modelli e soluzioni innovative adatte alla comunità
potenziale ed effettiva che ruota attorno la piattaforma. Allo stadio attuale
numerose piattaforme si qualificano come operatori specializzati in grado di offrire
non solo un servizio di intermediazione, ma un’ampia gamma di servizi accessori
quali consulenze legali, fiscali e di comunicazione strategica.
2.6 Ruolo e impatto delle asimmetrie informative: i fallimenti di
mercato
Le implicazioni dell’asimmetria informativa sul funzionamento dei mercati sono
state analizzate per la prima volta da George Akerlof71, Premio Nobel per l’economia
nel 2001. Akerlof, riferendosi al mercato delle auto usate, dimostrò come in
condizione di informazione non perfettamente distribuita, gli attori che possiedono
maggiori informazioni tendono ad utilizzarle per ottenere maggiori guadagni,
assumendo comportamenti opportunistici. Considerato un mercato in cui i venditori
conoscono perfettamente la qualità dei prodotti offerti, mentre gli acquirenti sono
solo consapevoli che i prodotti presenti sul mercato saranno per una certa
percentuale di buona qualità, viene a determinarsi una condizione di asimmetria
informativa, generata dalla fattispecie che gli acquirenti non dispongono di tutte le
informazioni utili alla valutazione dell'acquisto, essi non sono cioè in grado di
osservare la qualità dei prodotti offerti. La conseguenza di questa condizione sarà
che ogni acquirente, non potendo conoscere perfettamente la qualità del prodotto
che si appresta ad acquistare, avrà una uguale probabilità di acquistare un prodotto
di alta o bassa qualità ad un prezzo che riflette la qualità media di tutti i prodotti. Il
perpetuarsi di tale condizione comporta nel lungo termine un fallimento del
mercato, in quanto il prezzo medio che viene a formarsi sul mercato è in grado di
soddisfare solo i venditori che offrono prodotti di bassa qualità, mentre i venditori
71
Gerorge A. Akerlof, The market for “Lemons”, Quality Uncertainty and the Market Mechanism,
1970.
102 | P a g .
che offrono prodotti di qualità elevata saranno gradualmente costretti ad uscire dal
mercato, verranno così a rimanere sul mercato solo i prodotti di scarsa qualità. Il
fallimento di mercato è quindi conseguenza di una condizione che impedisce alle
parti coinvolte nello scambio di trarre reciproci benefici, determinando una perdita
netta di benessere.
Il modello proposto da Akerlof è stato utilizzato per spiegare gli effetti delle
asimmetrie informative in settori diversi da quello automobilistico, ricca è la
letteratura dedicata al ruolo delle asimmetrie informative nei mercati finanziari. In
generale gli scambi finanziari si sostanziano in prestazioni monetarie distanti nel
tempo, l'estensione temporale dello scambio genera incertezza che può essere
mitigata solo dalla disponibilità di informazioni rilevanti. Qualsiasi sia la modalità di
finanziamento indagata, la finalità è conciliare le preferenze delle unità monetarie
in surplus con quelle delle unità in deficit, andando a soddisfare cosi la domanda di
attività e passività finanziarie. La contrattazione di flussi finanziari è mediata da i cd.
Broker o intermediari finanziari, ossia operatori istituzionali che si interpongono, per
necessità puramente tecniche e di regolamentazione del mercato, nella stipulazione
di contratti finanziari in favore di agenti individuali.
Nella teoria della efficienza dei mercati di Fama72 un mercato finanziario può dirsi
funzionante quando vengono ad essere soddisfatte molteplici accezioni di
efficienza:
i.
Efficienza allocativa. La funzione primaria del mercato finanziario è quella di
garantire un'efficiente allocazione delle risorse a disposizione, si realizzerà
allora efficienza allocativa se tutti gli operatori (finanziatori ed investitori)
agissero
in
maniera
razionale,
ricercando
le
opportunità
di
investimento/finanziamento che consentono di massimizzare la loro
funzione di utilità. Dovrebbe quindi realizzarsi quello che gli economisti sono
soliti definire "ottimo paretiano73", ossia una ipotesi nella quale non è
72
Eugene Fama, Teoria del Mercato efficiente, 1970.
Vilfredo Pareto, 1970. Nell'economia politica l'allocazione Pareto-efficiente è la migliore situazione
possibile in termini di efficienza allocativa e produttiva. Si realizza un ottimo paretiano quando non
73
103 | P a g .
possibile raggiungere una riallocazione delle risorse tale da poter aumentare
ulteriormente l'utilità degli attori coinvolti.
ii.
Efficienza operativa. Un sistema finanziario è efficiente quando ogni impresa
produce la quantità per la quale il costo medio è minimo e il prezzo
prevalente sul mercato è uguale al minimo costo. L'efficienza operativa si
realizza quando il mercato è in grado di funzionare con costi di transazione
ridotti, massimizzando le condizioni di incontro tra domanda ed offerta.
iii.
Efficienza valutativa. L'efficienza valutativa implica la capacità del mercato di
stimare correttamente il valore delle imprese che vi operano, utilizzando tutte
le informazioni prospettiche su tale valore e trasferendole nei prezzi
attraverso un opportuno tasso di sconto.
iv.
Efficienza Informativa. Un mercato finanziario è efficiente quando in ogni
momento i prezzi dei titoli riflettono pienamente ed in modo corretto tutte
le informazioni disponibili. Presupposto di questa dimensione di efficienza è
chiaramente che le informazioni siano note a tutti gli operatori.
Perché si possa parlare di un mercato efficiente è quindi necessario che: tutti gli
attori siano sufficientemente informati sulle reali opportunità esistenti; gli investitori
finali, intermediari e beneficiari dei fondi siano orientati, mediante norme di
condotta e modelli gestionali, a massimizzare la propria funzione obiettivo. Ciò
implica che le modalità di selezione degli investimenti non possano prescindere da
un sistema di prezzi capace di riflettere in modo rapido e completo tutte le
informazioni disponibili riguardo alla situazione patrimoniale, finanziaria ed
economica dei soggetti beneficiari. Il sistema dei prezzi riveste pertanto sia un ruolo
allocativo- distributivo, relativamente alla movimentazione delle risorse, sia un ruolo
informativo, attraverso un processo di aggregazione diffusione delle informazioni
nel mercato. Importanza ancora maggiore riveste la condizione che l'informazione,
è possibile alcuna riorganizzazione allocativa delle risorse tale che migliori le condizioni di un
individuo, senza peggiorare le condizioni di altri individui.
104 | P a g .
intesa come ogni dato, sia esso riferito al sistema mercato, sia esso riferito alla
singola attività economica, sia disponibile in egual misura e al medesimo costo. Se
i prezzi riflettono tutta l'informazione disponibile, gli operatori non informati
osserveranno i prezzi di equilibrio anziché acquistare l'informazione e sostenerne il
costo, laddove l'informazione non sia perfettamente distribuita, ma parcellizzata tra
i vari attori in misure diverse, viene a generarsi una condizione di asimmetria
informativa che comporterà il verificarsi di costi di transazione74 in quanto
l'informazione diviene oggetto di contrattazione essendo una fonte di vantaggio
competitivo e di extra-profitto. Assunto che nei mercati finanziari "non
perfettamente concorrenziali" il prezzo rimane veicolo di trasmissione delle
informazioni, ciò che viene a mutare è la completezza delle informazioni. Il
meccanismo di trasmissione è definito, ma in maniera imperfetta, in quanto i prezzi
agiranno da segnalatori solo per gli operatori che godono dell'informazione.
Considerato che nel mercato finanziario l'allocazione di risorse avviene attraverso
contratti, nei quali il beneficiario dei fondi assume la veste di mandatario circa
l'impiego dei fondi ottenuti, e il cedente la veste di mandante interessato a
monitorare le azioni del primo secondo il noto schema principal-agent75”, lo
scambio di flussi finanziari sarà fortemente influenzato dalle informazioni che il
beneficiario sarà disposto a cedere. Il datore di risorse è difatti il soggetto
74
Il concetto di costo di transazione rappresenta il cardine delle teorie economiche neoistituzionali
che si rifanno ai lavori di R. Coase e O. Williamson. Con l'espressione "costi di transazione" si
designano i costi che devono essere sostenuti per realizzare uno scambio, un contratto o una
transazione economica in genere; rappresentano i costi d'uso del mercato. I rapporti che gli agenti
economici instaurano sul mercato sarebbero infatti a costo nullo soltanto nel caso in cui
l'informazione fosse perfetta, completa, distribuita in modo simmetrico, non esistesse incertezza e i
contraenti fossero perfettamente razionali. In genere, invece, gli agenti devono sostenere costi: per
instaurare i rapporti (costi di ricerca del contraente e dei servizi di intermediazione), per le trattative,
per la definizione e stesura dei contratti (i costi di consulenti e awocati) e per il controllo del rispetto
degli accordi (costi di monitoraggio dell'attività delle parti e di enforcement). L'entità di questi costi
dipende dal tipo di transazioni e in particolare: a) dal grado di specificità del capitale fisico e umano
coinvolti; b) dall'incertezza; e c) dalla frequenza delle transazioni. Queste teorie individuano
nell'entità di tali costi un elemento fondamentale nel sancire la relativa efficienza del mercato e
dell'impresa come strumenti alternativi di coordinamento dell'attività economica.
75
Jensen, Michael C. and Meckling, William H., Theory of the Firm: Managerial Behavior, Agency Costs
and Ownership Structure (July 1, 1976). Jensen e Meckling definiscono una relazione di agenzia come
"un contratto in base al quale un soggetto (principal) delega il potere ad terzo soggetto (agent) di
svolgere determinante mansioni per il perseguimento degli interessi del primo". La relazione tra i
due soggetti dovrebbe basarsi sul dovere fiduciario, la teoria dell'agenzia si concentra proprio sulla
condizione di esistenza di interessi divergenti tra i due soggetti, divergenza dipendente non solo
dalla possibilità che l'agente ponga in essere comportamenti opportunistici, ma legata anche alla
fattispecie che l'agente goda di maggiori informazioni circa le modalità di svolgimento del proprio
mandato. Ciò implica per gli autori che il contratto sia incompleto a monte, mentre ogni tentativo di
aumentare il grado di controllo da parte del principal implica dei costi.
105 | P a g .
maggiormente colpito dalla asimmetria informativa in quanto la principale fonte di
informazioni è il prenditore, ed essendo contrapposto l'interesse dei soggetti
coinvolti, sarà oneroso per il cedente ottenere le informazioni di cui necessita per
perfezionare la propria decisione di impiego e valutarne a posteriori la bontà. Le
asimmetrie informative infatti possono alterare le dinamiche concorrenziali sia nelle
fasi pre contrattuali che post contrattuali, vengono così a definirsi i fenomeni della
selezione avversa e dell'azzardo morale.
Figura 12: Asimmetria Informativa, ex ante ed ex post. Grafico a cura dell’autore.
La selezione avversa è la conseguenza di un'asimmetria ex-ante, trattasi di una
condizione di informazione non perfettamente distribuita emergente nell'ambito di
una transazione, quando una controparte possiede informazioni rilevanti per la
transazione stessa ma sconosciute per l'altra parte. L'azzardo morale definisce
invece un comportamento opportunistico ex post che nasce dopo la stipulazione
del contratto, quando le azioni di un individuo non possono essere perfettamente
controllate dalla controparte; si parla in tal caso di azione nascosta, ma anche di
106 | P a g .
comportamenti
difformi
da
quelli
pattuiti,
che
incrementano
il
rischio
dell'investimento per il cedente. Nel mercato finanziario l'azzardo morale si
sostanzia nella possibilità che il prenditore possa compiere azioni non gradite al
cedente aumentando le probabilità di insolvenza. La percezione che il beneficiario
possa non garantire la remunerazione dell'investimento attuando comportamenti
opportunistici, può indurre il cedente a non concludere il contratto.
Gli effetti di queste due forme di asimmetria informativa sugli scambi finanziari
determinano una condizione di razionamento del credito, un equilibrio sub-ottimale
che determina una domanda costantemente superiore all'offerta di capitali. Essendo
il rapporto tra potenziali beneficiari e cedenti strutturalmente caratterizzato da una
condizione di asimmetria naturalmente a svantaggio dell'investitore potenziale, ne
deriva una allocazione inefficiente delle risorse finanziare. I progetti con maggiori
prospettive di redditività verranno ad essere sacrificati rispetto a progetti mediocri,
in presenza di asimmetria informativa, infatti, per le imprese non emerge solo una
valutazione circa misura in cui divulgare informazioni strategiche, ma esiste anche
un problema di credibilità e di verificabilità dell'informazione divulgata. Non è difatti
verificato, che l'impresa fornendo specifiche informazioni ai propri investitori, riesca
ad ottenere capitali ad un costo di utilizzo inferiore, poiché il mercato, come accade
normalmente, potrebbe dimostrarsi scettico, applicando così al tasso di
finanziamento un maggior premio per il rischio. Ciò comporta inevitabilmente,
come nella esemplificazione di Akerlof, che progetti maggiormente validi,
contraddistinti da ottime capacità di produrre rendimenti futuri che si attestano
oltre la media, otterranno una valutazione basata sul prezzo medio che viene a
formarsi sul mercato e dovendo scontare un costo del capitale più elevato,
tenderanno ad uscire dalle decisioni di investimento dei potenziali cedenti e dal
mercato data la impossibilità di finanziarsi tramite lo stesso.
Il crowdfunding, facilitando l'incontro tra coloro che necessitano di capitali e coloro
che sono disposti ad investirli, offre la possibilità di mobilizzare, per singoli progetti,
le risorse finanziarie di grandi masse di contributori, attraverso versamenti di
modesta entità. Pur trattandosi di una forma di finanziamento disintermediata,
alternativa rispetto alle tradizionali modalità di raccolta dei capitali e
complementare rispetto alle diverse fonti di finanziamento di cui si compone la
struttura finanziaria di una nuova realtà imprenditoriale, è chiaramente inquadrabile
107 | P a g .
nel tipico schema di contrattazione di disponibilità finanziarie. La pratica del
crowdfunding non è dunque al riparo dai fenomeni della asimmetria informativa,
anzi alcune specificità del finanziamento dal basso, nonché la conformazione ancora
in atto del mercato stesso, possono acuire gli effetti delle asimmetrie informative
per i cedenti di risorse finanziarie. Muovendo dalla principale dimensione strutturale
della pratica del crowdfunding, ossia la possibilità di rivolgersi indistintamente,
tramite il Web, alla folla per ottenere le risorse necessarie per l'avvio di un progetto
imprenditoriale, è possibile identificare due macro condizioni che contribuiscono ad
accentuare la distorsione informativa.
Macro condizioni strutturali
Modalità
Investitori non professionali
Carenza di due diligence
Ambiente
Rischio di frode
Ex Ante
Carenza di regole di governo delle
Adverse
relazioni finanziarie
Selection
Regolamentazione del diritto
d’autore
Carenza di meccanismi di
monitoraggio
Limiti di valutazione di affidabilità
del soggetto proponente
Ex Post
Moral Hazard
Differenze regolamentari
Tabella 6: Determinanti dell’asimmetria informativa nel mercato del Crowdfunding. Schema a cura
dell’autore.
Un primo ordine di considerazioni è relativo alle modalità attraverso le quali si
sviluppano influssi finanziari ed informativi nella pratica del crowdfunding.
Condizione endogena delle contrattazioni finanziarie è che i soggetti promotori,
definibili insider, siano in possesso di un numero maggiore di informazioni rispetto
ai soggetti finanziatori, che in qualità di outsider, avranno accesso alle informazioni
chiave nella misura in cui il proponente ritiene opportuna la divulgazione di siffatte
informazioni. Partendo da tale ipotesi di base, la condizione di asimmetria
informativa nella pratica del crowdfunding è accentuata dalla fattispecie che i
crowdfunders, in qualità di investitori non professionali, potrebbero non essere in
possesso delle competenze adeguate alla valutazione di un progetto di
108 | P a g .
investimento e del relativo grado di rischio. Dunque, se anche il soggetto
proponente intendesse divulgare maggiori informazioni al fine di incrementare le
possibilità di raccolta dei capitali richiesti, nella maggior parte dei casi egli
incorrerebbe in elevate barriere all'entrata data la incapacità delle folla di
comprendere ed interpretare informazioni altamente dettagliate e finanziariamente
strutturate. Inoltre, mentre in altre tipologie di seed stage financing i soggetti
investitori sono un numero ristretto di professionisti in grado di verificare e ridurre
il gap informativo tramite accurate analisi di due diligence, nel caso del
crowdfunding, ed in particolare dell'equity crowdfunding, la folla non avrebbe
incentivo ad attivarsi per verificare l'attendibilità delle informazioni divulgate dal
proponente, in quanto il costo opportunità è sistematicamente inferiore al costo che
sarebbe necessario sostenere per condurre dettagliate analisi economico-settoriali.
La presenza di tali condizioni comporta chiaramente la incapacità della folla di
comprendere
e
valutare
adeguatamente
il
grado
di
rischio
effettivo
dell'investimento, essendo il crowdfunder inesperto nella pratica del finanziamento,
la valutazione dell'investimento viene da un lato ad arricchirsi di componenti
personali ed emozionali, ma al tempo stesso espongono la folla alla possibilità che
il proponente possa profittare di tale condizione, riducendo drasticamente il grado
di rischio effettivo e dipingendo un quadro convincente di condizioni ottimali che
garantiscono la remunerazione dell'investimento o la consegna del bene acquistato
in pre-ordinazione in un lasso temporale di breve periodo. La mancanza di adeguate
competenze e la struttura dei flussi finanziari ed informativi nella pratica del
crowdfunding
accrescono
inoltre
le
possibilità
che
il
proponente
attui
comportamenti opportunistici nella fase post contrattuale. Laddove gli investitori
istituzionali riducono la possibilità che il beneficiario ponga in essere
comportamenti difformi da quelli attesi tramite la implementazione di un articolato
sistema di clausole e regole operative tese a monitorare l'utilizzo dei capitali e
l'avanzamento del progetto di investimento76, nel crowdfunding la folla è un attore
composito, non è possibile riscontrare una relazione bidirezionale tra investitore e
finanziatore in virtù della quale definire specifiche regole di governance, ne sarebbe
ipotizzabile la stipulazione di regole comportamentali con ogni soggetto
finanziatore, soprattutto nell'ottica dei costi di monitoraggio i singoli investitori
76
Si veda F. GANGI, "Analisi degli Investimenti Aziendali", Egea 2011. Capitolo 7.
109 | P a g .
potrebbero non avere incentivo alcuno al sostenimento di oneri di controllo
dell'investimento. Al di fuori della ipotesi specifica di equity crowdfunding, poi, il
rapporto tra finanziatore e promotore tende a terminare al realizzarsi della
campagna di raccolta, ciò comporta per il finanziatore, già a monte, la impossibilità
di conoscere e valutare gli avanzamenti del progetto finanziato. La mancanza di
incentivi per la folla nelle fasi pre-contrattuali e post-contrattuali ad attivarsi al fine
di ridurre il gap informativo e di monitorare la capacità dell'investimento di
remunerare adeguatamente le attese, comporta inoltre che i promotori possano
assumere più rischio di quanto la folla sia disposta a sostenere.
La
seconda
macro
condizione
strutturale
che
incrementa
il
fenomeno
dell'asimmetria informativa è l’ambiente in cui si sviluppano i flussi informativi e
finanziari nella pratica del finanziamento dal basso. L'habitat virtuale incide, in primo
luogo, fortemente sulla impossibilità della folla di testare le abilità del proponente
o del team, nonché di verificare la affidabilità e di conseguenza la veridicità dei dati
divulgati. In tal senso il mercato elettronico mostra ed introduce ulteriori inefficienze
rispetto ai mercati tradizionali in quanto, potendo ogni proponente creare profili
fittizi e divulgare informazioni non veritiere, il rischio assunto dalla folla nelle
operazioni di finanziamento è maggiore rispetto a quello percepito da investitori
istituzionali i quali possono, oltre la valutazione puramente finanziaria del progetto,
affidare la propria scelta di investimento a componenti soft, che emergono nella
instaurazione del rapporto di finanziamento, quali le qualità umane e la reputazione
del soggetto richiedente. Nel crowdfunding la relazione di finanziamento viene ad
instaurarsi tra soggetti non legati da alcun rapporto, probabilmente residenti in aree
geografiche diverse e provenienti da background personali e professionali
completamente differenti, ciò comporta che il crowdfunders potrà limitarsi a
valutare, sulla scorta delle proprie esperienze personali e professionali, la bontà del
progetto e la rispondenza dello stesso alle caratteristiche che egli ritiene essenziali
per elargire il finanziamento. La capacità del crowdfunding di abbattere, grazie alla
rete, le distanze geografiche può acquisire anche una connotazione negativa se la
raccolta di capitale dal basso diviene uno strumento di frode. Tralasciando la
modalità di raccolta Equity che gode di regolamentazioni specifiche in ogni paese
assicurando maggiore protezione agli investitori in ragione della specificità e della
complessità dell'operazione di finanziamento, nel caso del modello Donation e
110 | P a g .
ancora di più nel caso del modello di tipo Reward, essendo possibile che la relazione
di finanziamento si instauri tra soggetti che risiedono in paesi differenti, i
crowdfunders potrebbero non essere adeguatamente tutelati a causa della esistenza
e del possibile contrasto tra giurisdizioni difformi. Inoltre, siccome il finanziamento
si realizza in tempo reale o comunque in un lasso temporale molto ristretto, è
plausibile che l'imprenditore fraudolento sia già non più reperibile nella rete prima
che le Autorità competenti vengano allertate77. Infine, se la condizione di asimmetria
informativa nei mercati tradizionali rappresenta una condizione di base mitigabile
ma non eliminabile in quanto l'imprenditore godrà sempre di un vantaggio
informativo circa il proprio progetto d'investimento rispetto al soggetto
finanziatore, nella pratica del crowdfunding la promozione di progetti di
investimento on-line rende tale condizione di base ancora più acuta. Rivolgendosi
ad investitori professionali, l'imprenditore dovrà necessariamente divulgare alcune
informazioni chiave della propria business idea presso banche, venture capitalist e/o
business angel, ma si tratterà di un numero ristretto di soggetti, cui lo stesso
proponente potrà chiedere la sottoscrizione di un accordo di non divulgazione
presso terzi delle informazioni acquisite. La mancanza di una adeguata tutela del
diritto d'autore on-line e la impossibilità di richiedere ad ogni singolo crowdfunders
la sottoscrizione di un siffatto accordo, comporterà inevitabilmente un
razionamento ancora maggiore delle informazioni che i creator saranno disposti a
cedere alla folla. In tal caso però l'effetto di questa condizione ricadrà anche sui
proponenti, in quanto quest'ultimi, dato il rischio di frode che sono costretti ad
affrontare divulgando on-line il proprio progetto d'impresa, non avranno incentivo
ad aumentare le informazioni disponibili presso i crowdfunders, riducendo così le
possibilità
di
veicolare
informazioni
ritenute
determinanti
nella
scelta
d'investimento. Infine occorre non sottovalutare che la pratica del crowdfunding
presenta, causa il suo sviluppo recente, condizioni e regole di governo delle relazioni
finanziare ancora non definite che possono aumentare il rischio di comportamenti
non trasparenti da parte dei proponenti.
La forte presenza di asimmetrie informative nella pratica del crowdfunding disegna
uno scenario non lontano da quello ipotizzato da Akerlof. L'impatto della
77
Gmeleen Faye Tomboc, The Lemons Problem in Crowdfunding. 30 J. Marshall J. Info. Tech. 81
PrivacyL. 253 (2013).
111 | P a g .
asimmetria informativa comporterà inefficienze sia dal lato della domanda di
capitali che dell'offerta, laddove i proponenti non siano in grado di veicolare, tramite
opportuni segnali di qualità ed affidabilità, la valenza del proprio progetto
d'investimento e ove la folla non sia in grado di discernere tra progetti considerevoli
e progetti mediocri, si assisterà gradualmente alla fuoriuscita dal mercato di
proponenti validi in quanto la folla non esprimerà una disponibilità al finanziamento
che rifletta adeguatamente le possibilità di sviluppo di investimenti ad alto valore
aggiunto. Infine, la dimensione sociale in cui si sviluppa il fenomeno del
crowdfunding comporta una forte interdipendenza tra il comportamento degli
attori che configura una azione collettiva di finanziamento. Il perpetuarsi di una
condizione in cui il livello degli investimenti si attesa ad un equilibrio sub-ottimale
che di fatto impedisce agli attori coinvolti di incrementare i benefici derivanti dal
finanziamento dal basso, il fallimento di mercato potrebbe essere aggravato
dall'assunzione, da parte dei crowdfunders, di comportamenti free rider78.
Ipotizzando che alcuni individui appartenenti alla folla, decidano di non impiegare
risorse monetarie e temporali alla valutazione delle opzioni di investimento presenti
nella rete, essi potranno comunque avvantaggiarsi delle attività di screening
effettuate da altri individui, potranno dunque osservare le loro scelte
d'investimento, replicandole senza sostenere alcun costo. Estendendo questa
ipotesi alla folla intera, verrebbe a configurarsi una situazione di stagnazione nella
quale tutti i potenziali investitori osservano ma nessuno deciderà di impiegare le
proprie risorse, ciò comporterà inevitabilmente il fallimento del mercato stesso.
78
Nella letteratura economica la figura del free ríderha acquistato rilevanza dopo gli studi condotti
dall'americano M. Olson sull'azione collettiva (1965). L'economista americano dimostrò come un
individuo che si astenga dal partecipare ad una azione collettiva, dunque non sostenendo alcun
costo, possa comunque awantaggiarsene per effetto dello sforzo sostenuto dalla collettività.
112 | P a g .
2.6.1 Possibili azioni di contentimento delle asimmetrie informative
Alla luce delle specificità riscontrate nel mercato del crowdfunding con riferimento
alle condizioni strutturali che possono amplificare gli effetti delle asimmetrie
informative rispetto ai mercati tradizionali, appare chiaro che la riduzione dei
fenomeni della selezione avversa e dell'azzardo morale passa necessariamente
attraverso la definizione di regole e meccanismi in grado di riequilibrare il sistema
degli incentivi per gli attori coinvolti e, dunque, incrementare l'efficienza negli
scambi finanziari. Principiando dall'assunto che nel crowdfunding la valutazione
puramente finanziaria delle opzioni di impiego di disponibilità finanziarie non
assume un ruolo primario, appare chiaro che i segnali che possono guidare la folla
verso scelte ponderate sono notevolmente differenti da quelli che potrebbero
invece guidare investitori professionali.
Il crowdfunding rappresenta una pratica di finanziamento relativamente recente,
esso è dunque oggetto di forte interesse per la comunità accademica, nonostante
la letteratura in tema di asimmetrie informative non sia ancora giunta alla
definizione e alla sperimentazione pratica di strumenti in grado di ridurre la
condizione di distorsione informativa, non mancano spunti e proposte di rilievo sul
tema. Agrawal79 e colleghi, incrociando le specificità del crowdfunding con gli
strumenti utilizzati in mercati similari, ipotizzano quattro tipologie di meccanismi o
possibili azioni di contenimento delle asimmetrie informative, dei quali i primi tre
possono contribuire a mitigare l'incidenza delle asimmetrie informative tra
proponenti e crowdfunders, mentre il quarto meccanismo tende a contenere la
possibilità che il mercato fallisca per effetto di una mancata azione collettiva
offrendo vantaggi selettivi agli individui che si astengano dal comportarsi come
free-rider.
79
Ajay Agrawal, Christian Catalini, Avi Goldfarb. Some Simple Economics of Crowdfundíng.
Innovation Policy and the Economy, Volume 14, Lerner and Stern. 2014.
113 | P a g .
Reputation Signaling
Nel 1973 Micheal Spence80, in risposta allo studio pioneristico di Akerlof sulle
asimmetrie informative, evidenziò come la teoria dei segnali potesse risolvere la
condizione di informazione non perfettamente distribuita tra le parti coinvolte in
una transazione. Spence, nell'ambito di uno studio riferito al mercato del lavoro,
mostrò che i segnali possono essere utilizzati come vettori di qualità al verificarsi di
due condizioni precise: 1) quando i segnali possono essere alterati dalla parte
comunicanti; 2) quando il costo marginale da sostenere per colmare la condizione
di asimmetria informativa è inferiore per la parte che detiene un prodotto di qualità
maggiore rispetto alla parte che offre un prodotto di qualità inferiore. Il contributo
di Spence alla teoria dell'informazione ha interessato anche la finanza
imprenditoriale, la sua applicabilità è ormai consolidata e affermata dalla
consistente letteratura in materia. Assunto che il proponente, rivolgendosi alla folla,
presenta la propria value proposition lanciando una richiesta di fiducia ai potenziali
investitori, appare evidente che nel mercato del crowdfunding, come in altri mercati
on-line, assumono un ruolo centrale i meccanismi reputazionali quali strumenti di
selezione, controllo e autoregolazione di gruppi sociali o comunità operanti nel
mercato di riferimento. La reputazione, declinata in tal contesto in termini di
"credibilità" e dunque ”affidabilità81" dell'attore rispetto alla sua onestà, è intesa
come vettore di fiducia ed è misurata dal grado di densità che contraddistingue la
trasmissione di flussi informativi tra attori interagenti entro una rete sociale, in tal
caso virtuale. Posto un contesto decisionale caratterizzato da incertezza, rischio
d'investimento e asimmetria informativa, la strutturazione di meccanismi di
formazione e divulgazione di rating reputazionali consente, nel processo di
interazione tra due o più attori, l'acquisizione di informazioni rilevanti in grado di
mitigare il rischio associato all'interazione tramite l'accesso ad informazioni
elaborate da terzi soggetti altrimenti non appropriabili. Considerato che la
reputazione può costituire un potente antidoto contro l'azzardo morale o la
selezione avversa, è possibile ipotizzare l'importazione, nel mercato del
crowdfunding, di alcuni strumenti tipicamente utilizzati nei mercati on-line:
80
Michael Spence. The Job Market Signaling. Quarterly Journal of Economics, Vol. 87, No. 3.
(Aug.,1973), pp. 355-374.
81
La letteratura maggiormente impegnata sul tema della reputazione e della fiducia è relativa al
capitale sociale. (Coleman 1990; Putnam 1993; Dasgupta 2000; Portes 2000; Field 2008).
114 | P a g .
a) Segnali di qualità
Attingendo dalla letteratura in tema di venture capital, gli investitori
professionali, oltre la valutazione del business plan che rappresenta il primo
strumento di contatto con il proponente, sono soliti considerare una serie di
fattori come segnali di qualità del progetto. La presenza di un accordi
strategici con esponenti di rilievo del settore, il livello di esperienze pregresse
del team, il livello di istruzione del team, la presenza di brevetti, dinamismo
e capacità innovativa rappresentano segnali in grado di influenzare
positivamente il livello di credibilità percepito dall'investitore, soprattutto ove
non
sia
disponibile
un
significativo
track-record
della
formula
imprenditoriale. Parimenti il proponente, in qualità di soggetto richiedente,
dovrà essere in grado di fornire segnali di credibilità in grado di rassicurare
la folla circa le sue qualità personali e capacità tecniche e commerciali.
Numerosi studi sulla pratica del crowdfunding hanno evidenziato, ad
esempio, che il livello di istruzione del team sia positivamente correlato al
successo della raccolta fondi. Un forte segnale di qualità e affidabilità è
rappresentato dalla fiducia accordata al proponente da familiari, amici e
colleghi. La visibilità e la riconoscibilità di tali soggetti all'interno del network
relazionale del proponente e nei commenti rilasciati nella pagina del
progetto, viene generalmente identificato dalla folla come un punto di forza,
in quanto è plausibile ritenere che tali soggetti, essendo molto vicini al
proponente, siano maggiormente informati circa le reali possibilità di
successo, soprattutto se è possibile riscontrare commenti lodevoli da parte
di colleghi ed esperti del settore. Ne deriva, dunque, che anche nel caso del
crowdfunding è possibile arricchire la comunicazione di informazioni chiave
che consentano alla folla di testare e verificare che vi siano premesse
adeguate alla elargizione del finanziamento. Prescindendo dal grado di
discrezionalità
valutativa
che
inevitabilmente
contraddistingue
ogni
individuo della comunità di riferimento in relazione al peso che quest'ultimo
assegna all'informazione segnaletica lanciata in rete, la costruzione di una
reputazione virtuale e di un background personale e professionale innalza
inevitabilmente il grado di trasparenza e buona fede associato al soggetto
proponente.
115 | P a g .
b) Sistema di feedback
Riconoscendo alla reputazione la qualità di norma sociale che promuove la
collaborazione e il coordinamento tra attori, favorendo la cooperazione
attraverso un regime che contempla incentivi all'adozione di comportamenti
appropriati e sanzioni rispetto alla devianza dai medesimi, appare chiaro che
l'efficienza dei meccanismi reputazionali è direttamente proporzionale alla
validazione, da parte della comunità, delle identità presenti nella rete di
riferimento e alla densità delle relazioni che si instaurano tra l'attore oggetto
di reputazione, l'attore esprimente e l'attore che fruisce dell'informazione
reputazionale. La ratio dei sistemi reputazionali risiede nella possibilità
offerta agli attori interagenti di maturare, acquisire e condividere
informazioni su altri attori, informazioni in grado di fornire una scala di
valutazione di fattori mitiganti del rischio. La costruzione di una reputazione
credibile, nell'ambito di una rete sociale, non può quindi prescindere dalla
costruzione di sistemi di feedback che consentano ai fruitori di esperienze di
effettuare valutazioni a posteriori, valutazioni che grazie alla conformazione
della rete potranno essere divulgate a livello globale ad un costo quasi, se
non completamente, nullo. I sistemi di feedback sono tipicamente utilizzati
su piattaforme di commercio elettronico quali Ebay o Amazon, e sono
finalizzati alla costruzione di un sistema trasparente di giudizi e valutazioni
riguardanti il venditore e l'oggetto della transazione, così da permettere ai
futuri acquirenti l'utilizzo di informazioni, generate da altri agenti, utili alla
maturazione della loro decisione di acquisto. Al termine di ogni transazione
ogni utente/acquirente è chiamato a valutare, attraverso una scala di valori,
diverse variabili relative all'esperienza di acquisto (rispondenza del prodotto
alla descrizione, capacità comunicativa del venditore, tempi di spedizione
ecc.), ed è ampiamente verificato che un feedback positivo aumenta la
disponibilità a pagare di nuovi utenti per effetto della certificazione di
credibilità ed affidabilità offerta dagli altri utenti. L'efficienza del sistema di
segnalazione dipenderà proporzionalmente dal grado di densità e
coinvolgimento fra gli attori, maggiore sarà il tasso di interazione maggiore
sarà il grado di accuratezza dell'informazione disponibile. La costruzione di
116 | P a g .
sistemi di feedback può essere agevolmente importata anche nel mercato del
crowdfunding, con alcune opportune modificazioni richieste dalle specificità
del fenomeno. A differenza del commercio elettronico, difatti, nel
crowdfunding i proponenti non ricorrono periodicamente alla raccolta di
capitale tramite la folla, ciò comporta ridotte possibilità per i crowdfunders
presenti su una data piattaforma di imbattersi in proponenti che potremmo
definire "abituali" e, quantunque esistesse un sistema di feedback, di
utilizzare le informazioni prodotte da altri utenti/finanziatori. La non
ricorrenza potrebbe essere però attenuata dalla decisione dei proponenti di
suddividere il progetto in diversi step di finanziamento, magari procedendo
gradualmente con lo sviluppo della business idea e consentendo così alla
folla di testare e verificare ad ogni step la affidabilità e la credibilità del
soggetto proponente.
c) Intermediari affidabili
Ruolo centrale nella costruzione di meccanismi reputazionali è assunto da
terzi intermediari, che in qualità di certificatori esperti possono contribuire
alla riduzione della selezione avversa, facilitando l'instaurazione di relazioni
di fiducia tra agenti richiedenti meritevoli di finanziamento e agenti
finanziatori. La qualifica di terzo soggetto garantisce alla folla la
indipendenza della valutazione, comportando trasparenza e oggettività nella
verifica della affidabilità del proponente.
Rules and Regulation
La previsione di meccanismi reputazionali in grado di facilitare le relazioni tra
soggetti agenti non appare di per sé sufficiente, l'efficienza di tali meccanismi è
infatti funzione di un quadro di regole in grado di incentivare trasparenza
comportamentale e comunicativa dei soggetti richiedenti e correttezza valutativa da
parte dei fruitori delle comunità virtuali. Dunque, una seconda tipologia di possibili
interventi attiene alla dimensione normativa, sia a livello di operatori intermediari,
quali le piattaforme, sia a livello istituzionale.
117 | P a g .
a) Regolamento Piattaforma
I modelli di business delle piattaforme di crowdfunding, sia a livello nazionale che
internazionale, evolvono costantemente verso nuove formule aggregativo partecipative volte a massimizzare il volume “delle transazioni finanziarie. Allo
stadio attuale la consapevolezza che la creazione di un ambiente transazionale
sicuro sia il primo vettore di affiliazione e condivisione per la folla è stata
prerogativa solo di alcune piattaforme, che al crescere della loro comunità e del
relativo numero di relazioni personali e finanziarie, hanno iniziato a porre
l'accento sulla dimensione reputazionale. Kickstarter, piattaforma statunitense
che gode del primato mondiale in termini di dollari raccolti tramite il
finanziamento dal basso, ha recentemente allocato risorse addizionali per lo
sviluppo di meccanismi e regole in grado di massimizzare il volume di
informazioni
disponibili,
riconoscendo
che
tali
investimenti,
pur
non
intervenendo in alcun modo sulla decisione di investimento del crowdfunders,
saranno parallelamente in grado di ridurre i costi di monitoraggio sostenuti dalla
piattaforma ed i costi di disclosure sostenuti dai creators.
"We've also allocated more staff to trust and safety. We look into projects
reported by our community for guidelines violations and suspicious activity, and
We take action when necessary. These efforts are focused on fraud and
acceptable uses of Kickstarter, not a creators ability to complete a project and
fulfill. On Kickstarter, backers ultimately decide the validity and Worthiness of a
project by whether they decide to fund it.82"
La piattaforma ha inoltre incrementato il livello di trasparenza associato alle
campagne che prevedono ricompense per i finanziatori, richiedendo ai promotori
di indicare una data entro la quale tali ricompense verranno ad essere elargite,
riducendo così l'incentivo dei promotori a individuare un orizzonte temporale
82
https //www.kickstarter.com/heIp/faq/kickstarter%2Obasic
118 | P a g .
non congruo rispetto alle tempistiche del progetto al solo scopo di attrarre
maggiori investimenti.
“As Kickstarter has grown, We've made changes to improve accountability and
fulfillment. In August 2011 We began requiring creators to list an “Estimated
Delivery Date" for all rewards. This was done to make creators think hard about
when they could deliver, and to underline that Kickstarter is not a traditional
shopping experience. "
Infine, riconoscendo che alcuni progetti, rispetto ad altri, possono disattendere
maggiormente, causa il loro elevato grado di rischiosità, le attese dei finanziatori,
Kickstarter ha incrementato gli obblighi di disclosure per i progetti del segmento
Design e Tecnologia.
”In May 2012 we added additional guidelines and requirements for Product
Design and Technology projects. These include requiring creators to provide
information about their background and experience, a manufacturing plan (for
hardware projects), and a functional prototype. We made this change to ensure
that creators have done their research before launching and backers have
sufficient information when deciding whether to back these projects. "
Le azioni introdotte dalla piattaforma statunitense tese alla mitigazione delle
asimmetrie informative e alla riduzione del rischio di frode, rappresentano
possibili meccanismi deterrenti. Appare chiaro che la adozione di taluni
meccanismi, in luogo di altri, dipende largamente dalla specificità della folla di
riferimento nonché dal modello di crowdfunding che contraddistingue la
piattaforma. Ciò che gli autori intendono in tal caso sottolineare è la circostanza
che gli intermediari giocano un ruolo fondamentale nella costruzione di ambienti
affidabili e caratterizzati da trasparenza comunicativa ed operativa.
b) Regolamentazione Normativa
La regolamentazione operativa delle piattaforme non è però sufficiente se la
conformazione dell'industria e le conseguenti inefficienze non vengono
opportunamente recepite e contrastate anche a livello normativo. Compito
119 | P a g .
degli organi governativi è la definizione di adeguati sistemi di tutela per i
consumatori - investitori che si snodano in due principali direzioni: la previsione
di meccanismi di prevenzione delle frodi e la strutturazione di un percorso
"consapevole" di investimento per i crowdfunders. L'azione congiunta delle
istituzioni e degli operatori del settore si rende necessaria soprattutto nel
mercato del crowdfunding, ove la definizione di regole comportamentali e
sociali è direttamente correlata alla specificità dell'ambiente in cui le relazioni
vengono ad instaurarsi.
Crowd due diligence
La due diligence, termine mutuato dalla terminologia anglosassone, può essere
definita come quell'attività organizzata finalizzata alla raccolta e alla verifica di
informazioni di natura patrimoniale, finanziaria, economica, gestionale, strategica,
fiscale ed ambientale, che ha per oggetto un'azienda e come finalità la definizione
di un quadro particolareggiato delle condizioni della stessa ai fini della decisione di
acquisizione di quote di capitale di rischio. Trattasi di una analisi approfondita,
normalmente svolta da advisor indipendenti forniti di adeguate competenze, volta
alla individuazione di potenziali zone d'ombra e di eventuali rischi che potrebbero
compromettere la creazione di valore per l'investitore. L'analisi di due diligence ha
una connotazione principalmente tecnica, quindi nella sua accezione tradizionale
non è importabile tout court nella pratica del crowdfunding, considerato il livello
relativo di expertise associabile ad ogni crowdfunders. Gli autori ritengono che il
gap di expertise riscontrato nella pratica del crowdfunding con riferimento agli
investitori non professionali, possa però essere colmato e ridotto grazie alla mole di
informazioni che la comunità di una piattaforma è in grado di esprimere in relazione
ad un progetto. La esposizione globale della campagna e la possibilità che ogni
utente del Web possa fornire prospettive di indagine e pareri sulla valenza o sulla
fattibilità del progetto, in concomitanza di alcuni segnali allertanti, riduce le
possibilità di non identificare alcuni fattori di rischio o di frode. Un esempio di
questo meccanismo di ascolto, monitoraggio e condivisione posto in essere
inconsapevolmente dalla folla che ruota attorno ad un progetto è relativo alla
campagna "Mythicz The Story of Gods and Mensz83" lanciata su Kickstarter nel 2012.
83
https://www.kìckstarter.com/ projects/ 273246798/ mythic-the-story-of-gods-and-men/widget
120 | P a g .
Il gioco virtuale aveva raggiunto 5.000,00 $ del suo budget obiettivo prima che
diversi utenti della piattaforma, nonché utenti di community specializzate,
segnalarono
diverse
incongruenze
e
fonti
da
cui
il
promotore
aveva
deliberatamente rubato immagini e idee, ottenendo l'arresto e a cancellazione
immediata della campagna dalla piattaforma. L'intervento della folla in tal caso
conferma la capacità della stessa di verificare, produrre e filtrare, tramite
l'osservazione, un gran flusso di informazioni e di rendere possibile una azione
collettiva di osservazione e monitoraggio. Questo processo di indagine cumulativo
è poi agevolato dall'influenza che un cluster caratterizzato da elevata esperienza
dispiega sulla folla, la presenza di soggetti specializzati in grado di codificare
determinati segnali guiderà le scelte di investimento di crowdfunder meno esperti,
data la possibilità di osservazione delle azioni e delle scelte di investimento.
Provision Point Mechanism
Le tre potenziali azioni di contenimento illustrate sin ora sono principalmente rivolte
a ridurre le asimmetrie informative tra crowdfunder e proponenti, tramite la
costruzione di sistemi reputazionali e di meccanismi di monitoraggio collettivi in
grado di ridurre il rischio di frode o di incapacità trasferito sulla folla. Il quarto
meccanismo illustrato dagli autori è teso invece alla riduzione degli incentivi per la
folla ad assumere comportamenti che si riscontrano normalmente nella fornitura di
beni pubblici (free-rider). Considerato che la mole di informazioni che la folla è in
grado di produrre rispetto ad un progetto, aumenterà il livello informativo di ogni
crowdfunder e considerato che la raccolta di una buona percentuale del budget
obiettivo in un breve lasso temporale rappresenta un segnale positivo di qualità per
la folla, è lecito attendersi che tutti i potenziali investitori attenderanno le azioni di
altri crowdfunder prima di attivarsi. Come descritto in precedenza, questo
comportamento però genera un fallimento di mercato, in quanto tutti gli attori
saranno incentivati ad attendere piuttosto che ad effettuare delle azioni. Per ovviare
a questa problematica è possibile introdurre un meccanismo di regolazione delle
azioni che consente al tempo stesso solo ai progetti effettivamente meritevoli di
essere finanziati e, dunque, realizzati. Nello specifico le piattaforme dovranno
introdurre un sistema di regolazione della raccolta, accordando il trasferimento dei
fondi solo ove il proponente abbia raggiunto, parzialmente o totalmente a seconda
121 | P a g .
che si tratti della pratica All or nothing o Take it all, una determinata soglia e abbia
mantenuto quel livello di finanziamento per un certo lasso temporale. La
introduzione di un siffatto meccanismo consente il raggiungimento di molteplici
obiettivi, in primo luogo aumenta la reattività dei finanziatori, inducendoli, ove
ritengano il progetto meritevole, ad effettuare il finanziamento. L'azione posta in
essere da un finanziatore, avrà poi un effetto domino rispetto a coloro che
attendevano le reazioni degli altri finanziatori prima di accordare materialmente
fiducia al progetto. In secondo luogo, si contribuisce alla selezione di progetti
effettivamente valenti, tramite un meccanismo di selezione indotto, ma sempre
condotto dalla folla.
122 | P a g .
2.7 Il capitale relazionale e il valore del network
L'introduzione esplicita negli studi sociologici ed economici del concetto di capitale
sociale risale alla fine degli anni '60, anche se l'affermazione in letteratura del tema
si realizza solo negli ultimi due decenni. L'interdisciplinarietà delle ricerche condotte
sul tema del capitale sociale ha prodotto eterogeneità nella definizione stessa del
concetto ed ha implicato altrettante ipotesi inerenti la sua accumulazione. Il primo
significativo contributo alla teoria del capitale relazionale è da attribuire a Coleman
(1988):
"Social Capital is defined by its function. /t is not a single entity but a variety of
different entities, with two elements in common: they all consist of some aspect of
social structure, and they facilitate certain actions of actors - whether persons or
corporate actors - within the structure. ”
Nella definizione offerta da Coleman, il parallelismo è condotto in relazione ad altre
forme di capitale sociale già note in letteratura, quali il capitale fisico ed umano.
Laddove il capitale fisico è completamente osservabile e tangibile, dunque
misurabile, il capitale sociale è intangibile e difficilmente misurabile considerato che
esso è il prodotto delle capacità e delle conoscenze acquisite dagli individui,
conoscenze che tendono a mutare in relazione al modificarsi dei rapporti tra
soggetti interagenti. Coleman pone l'accento sulla interazione sociale che,
generando strutture relazionali durature, dota i singoli individui di risorse
produttive, la cui peculiarità consiste nella condizione che esse non sono
incorporabili in beni fisici, ciò nonostante si tratta di risorse che secondo Coleman
possono essere oggetto di processi di accumulazione e decumulazione nel tempo,
dunque, oggetto di specifici investimenti.
La definizione offerta da Coleman è stata poi oggetto di rielaborazione, Baker
(1990), in uno studio relativo alle modalità con cui le organizzazioni gestiscono le
proprie relazioni di mercato, sintetizza nel seguente modo il concetto di capitale
sociale:
123 | P a g .
“A resource that actors derive from specific social structure and then use to pursue
their interests; it is created by changes in the relations among actors”
L'ultimo significativo contributo è invece offerto da Putnam (1995), il quale
riprendendo gli studi di Coleman, guarda per primo al capitale sociale in termini di
densità delle reti associative, proponendo la seguente definizione:
"Social capital refers to features of social organization such as networks, norms, and
social trust that facilitate coordination and cooperation for mutual benefit”
Le definizione sottolinea come attraverso le reti di conoscenze, le norme e la fiducia
reciproca sia possibile coordinarsi e cooperare facilmente in modo da ottenere
vantaggi per tutte le parti coinvolte in una relazione. Tale concetto è reso esplicito
anche nella definizione di capitale sociale di Portes (1998):
"The ability of actors to secure benefits by virtue of membership in social networks
or other social structures”
Dalla analisi della letteratura è evidente come il concetto di capitale sociale sia
fortemente evoluto, alla prospettiva individualistica di stampo microeconomico, in
virtù della quale il capitale sociale è da considerarsi una risorsa di cui possono
disporre gli individui o le organizzazioni economiche, si è affiancata una prospettiva
macroeconomica che analizza il capitale sociale come la rete di conoscenze e
relazioni in grado di favorire la fiducia e la cooperazione tra membri di una
collettività. Questa evoluzione del concetto di capitale sociale è pienamente
riscontrabile nella definizione di Nahapiet e Ghoshal84:
” Social Capital may be defined as the sum of the actual and potential resources
embedded within, available through, and derived flom the network of relationship
possessed by an individual or social unit. Social capital' thus comprises both the
network and the assets that may be mobilized through that network. ”
84
Social Capital, Intellectual Capital, and the Organizational Advantage Janine Nahapiet; Sumantra
Ghoshal The Academy of Management Review, Vol. 23, No. 2. (Apr., 1998), pp. 243.
124 | P a g .
I due autori evidenziano come l'azione economica risulti essere connessa e
dipendente dalle azioni collettive, la prossimità relazionale consente scambi di
conoscenza e di fiducia, condizioni favorevoli per il generarsi di innovazioni. In
questa accezione il capitale sociale diviene proxy per lo sviluppo economico.
Accogliendo la prospettiva macroeconomica e guardando al capitale sociale come
insieme di relazioni di cui un soggetto individuale o un soggetto collettivo dispone
in un determinato momento85, appare chiaro che esso, diversamente dal capitale
umano o finanziario non rappresenta privata proprietà di un singolo individuo, ma
rappresenta valore composito e intangibile che, attraverso la partecipazione degli
individui a processi di condivisione, si eleva dalla dimensione individuale alla
dimensione aggregata, e quindi, collettiva. Il capitale sociale rende disponibili,
nell'ambito di una comunità, risorse cognitive e risorse normative in grado di ridurre
i costi di monitoraggio e di transazione, favorendo gli scambi e stimolando la
crescita economica. Le risorse cognitive, ossia le informazioni condivise nell'ambito
di un rete relazionale, consentono l'instaurarsi di relazioni di fiducia che generano
schemi comportamentali in grado di ridurre il rischio di comportamenti
opportunistici, e quindi del livello di asimmetria informativa, favorendo
l'accrescimento della cultura cooperativa. L'analisi della letteratura evidenzia che il
capitale sociale rappresenta un fattore abilitante delle relazioni economiche,
l'intuizione di fondo è che le organizzazioni più ricche di relazioni sociali
sperimentano uno sviluppo economico più rapido e una migliore performance
istituzionale. Tali relazioni, per loro natura, hanno luogo al di fuori del mercato, esse
quindi hanno effetti economici incidentali, non mediati dal mercato. Nel linguaggio
economico, tali effetti sono definiti esternalità, e nel caso del capitale sociale, tali
esternalità si producono per effetto del trasferimento della conoscenza degli
individui alla conoscenza dell'ambiente, all'azione collettiva e contribuiscono ad
accrescere l'efficacia dei mercati completandoli. Infatti, guardando alla dimensione
strutturale del capitale sociale, le reti di relazioni fra individui e gruppi costituiscono
una risorsa preziosa perché rappresentano canali attraverso cui l'informazione o la
conoscenza detenuta in modo ineguale tra i vari attori può diffondersi nella
85
Trigilia C. (2002), Capitale sociale e sviluppo locale, in Bagnasco, Piselli, Pizzorno, Trigilia, Capltale
sociale: Istruzioni per l’uso. Bologna, Il Mulino.
125 | P a g .
comunità (Burt, 1992), generando esternalità positive sull'ambiente di riferimento.
Negli studi sociologici le principali conseguenze positive associate alla presenza di
un elevato capitale sociale sono difatti collegate alla possibilità che si creino rapporti
di fiducia tra organizzazioni economiche e conoscenze condivise in grado di
impattare positivamente sull'impiego, e dunque sul rendimento, del capitale umano
e finanziario.
Inoltre, considerato che il capitale sociale non rappresenta una entità astratta, ma il
frutto di esperienze socialmente condivise, appare chiaro che nell'era del Web 2.0
le possibili modalità di accumulazione, condivisione e fruizione di informazioni ed
esperienze si espandono costantemente per il tramite di spazi cognitivo –
aggregativi digitali. I social media offrono la possibilità ad ogni individuo di entrare
in contatto con realtà e ambienti in precedenza preclusi, ciò rappresenta terreno
fertile per la creazione di comunità virtuali entro le quali la accumulazione di capitale
sociale non è più attribuibile esclusivamente a rapporti lavorativi, famigliari o amicali
stretti. Nonostante le difficoltà riscontrate in letteratura in merito alla misurabilità
del grado di incidenza del livello di capitale sociale rispetto alle performance
economiche, e nonostante le perplessità circa la definizione univoca di nessi di
causalità esistenti tra questa forma di capitale e lo sviluppo economico, è innegabile
che la rete di relazioni personali e culturali, cui un soggetto (sia esso persona fisica
che organizzazione economica) può attingere, rappresentano un valore aggiunto in
termini di risorse addizionali che vengono a sommarsi al capitale finanziario ed
umano di cui il soggetto dispone.
Considerato che il capitale sociale comprende sia il network sia gli asset che
possono essere mobilitati tramite il network, consequenziale appare interrogarsi
sull'impatto che lo stesso può rivestire nello scambio di risorse finanziarie in mercati
finanziari virtuali. Nello specifico nel mercato del crowdfunding la sollecitazione
all'investimento avviene tramite portali Web, dunque, i potenziali investitori
necessitano di risorse cognitive in grado di abbattere le barriere informative, è
quindi plausibile attendersi che il capitale sociale di cui il proponente dispone
potrebbe rappresentare un asset prezioso da veicolare come segnale di qualità
verso la folla. L'interrogativo proposto è stato ampiamente argomentato da
126 | P a g .
Giudici86 e colleghi in un lavoro di ricerca condotto su un campione italiano di 461
progetti di crowdfunding, 699 proponenti e 11 piattaforme, teso a verificare in quale
misura
il
grado
di
capitale
sociale
detenuto
dal
proponente
impatta
significativamente sulla dimensione quantitativa della raccolta. Identificando il
capitale sociale come "goodwill" a disposizione del proponente grazie alla struttura
e al contenuto delle sue relazioni sociali, gli autori distinguono tra "capitale sociale
dell'individuo" e "capitale sociale del territorio". ll capitale individuale rappresenta
l'insieme di rapporti di tipo bonding, linking e brinding87 attribuibili alla sfera
personale del proponente, mentre il capitale localizzato territoriale, valutato con le
misure tradizionali utilizzate in letteratura88, è identificato come l'insieme di asset
quali la localizzazione geografica, la dimensione dell'area, la qualità della vita, le
economie di agglomerazione sociale ed economica, i distretti industriali e ogni altra
rete che permette di ridurre i costi di transazione e che favorisca l'azione aggregata.
Assunto che un elevato grado di capitale sociale individuale, segnalato da una vasta
rete di contatti, incrementa il livello di fiducia percepito attorno al progetto da
potenziali investitori, la presenza di capitale territoriale elevato potrebbe non essere
univocamente considerato un segnale positivo, in quanto la folla potrebbe ritenere
il progetto di scarsa qualità dato che il proponente, sebbene residente in una area
86
Giudici G., Guerini M., Rossi-Lamastra C.(20l3). Why Crowdfundíng Projects can Succeed' The Role
of Proponents’ Individual and Territorial Social Capital, Working Papers Series.
87
A seconda del ruolo che i soggetti vicini al soggetto proponente occupano nelle reti relazionali si
distinguono tre tipologie di capitale sociale: il capitale sociale di tipo bonding, il capitale sociale di
tipo bridging (Woolcock et al. ,l999)e il capitale sociale di tipo linking (Foxton e Jones, 2011). Le
relazioni bonding si riferiscono ai rapporti con le persone più a diretto contatto con l'interessato/a;
un esempio di tali relazioni sono quelle con famigliari, amici stretti e membri di uno stesso gruppo
etnico. Le relaziono di tipo bridging invece, intercorrono con persone più distanti e con background
culturali diversi; un esempio sono le relazioni con conoscenti e amici di amici. Successivi sviluppi
hanno affiancato alle classi bonding e brindging la categoria linking social capital. Quest'ultima si
distingue dalle altre poiché considera le relazioni che si vengono a creare tra le persone all'interno
di associazioni e in ambienti di lavoro. Sono quindi relazioni che si instaurano all'interno di uno
stesso livello gerarchico, cioè tra persone di condizione generalmente omogenea tra di loro; ciò
distingue il linking social capital dai casi di bonding e bridging dove il livello gerarchico di
appartenenza nella società non è elemento caratterizzante della relazione.
88
Una definizione di questa tipologia di capitale sociale è fornita da Laursen et al. (2012) i quali,
partendo dalla definizione più generica di Woolcock e Narayan (2000), arrivano a definire il capitale
sociale territoriale come "the localized norms and networks that enable people to act collectively
within a region”. ll capitale sociale localizzato è stato oggetto di studio di diversi autori, in particolare,
secondo Laursen et al. (2012) il capitale sociale regionale influenza la capacità innovativa delle
imprese, facilita inoltre le stesse ad assumere consapevolezza delle opportunità di business,
favorendone il coinvolgimento nei mercati internazionali. In letteratura esistono diversi modelli
concettuali che possono essere presi come riferimento per la misura del capitale sociale, si veda
Stone (2001) e Grootaert et al. (2004); Grootaert e Van Bastelaer (2001); Grootaert e Van Bastelaer
(2001); Grootaert e Van Bastelaer (2001).
127 | P a g .
territoriale dalle elevate potenzialità innovative, non è risuscito ad ottenere le risorse
di cui necessita su base locale. Muovendo da queste premesse, gli autori
concentrano l'attenzione sull'impatto che le due dimensioni di capitali individuate
hanno rispetto al successo dei progetti campionati, nonché sulle interazioni e
relative conseguenze, esistenti tra i due livelli di capitale relazionale, sviluppando il
seguente set di ipotesi:
H1: "The stock of individual social capital (ISC) owned by an initiator is significant
and positively correlated with the probability of success in raising funds.”
H2: "The stock of territorial social capital (TSC) owned by an initiator is not
significantly and positively correlated with the probability of success in raising
funds.”
H3: "The marginal effect of the stock of individual social capital (ISC) owned by an
initiator on the probability of success in raising funds is lower, the larger is the
territorial social capital.”
L'analisi viene svolta considerano come unità il proponente, dopo aver misurato per
ogni unità il capitale sociale individuale in relazione al numero di contatti attivi
presso i social network, ed il capitale territoriale in relazione alla provincia di
provenienza il cui grado di prossimità delle relazioni locali viene identificato grazie
a dati forniti da istituti nazionali ed organizzazioni di settore89, viene utilizzata la
metodologia di regressione Probit per la stima della probabilità che gli indicatori
identificati siano predittori o meno di successo. Il modello sviluppato da Giudici e
colleghi conferma sostanzialmente le ipotesi assunte, i risultati dell'analisi
evidenziano una correlazione positiva tra la presenza di capitale sociale individuale
e il grado di successo della raccolta, mentre l'impatto del capitale sociale territoriale
non è generalmente significativo. In un contesto di asimmetria informativa il capitale
sociale individuale ha un impatto significativo e positivo sulla probabilità che il
progetto raggiunga l'obiettivo di raccolta e fornisce quindi segnali positivi ai
crowdfunders. Interessanti appaiono invece i riscontri relativi alla terza ipotesi
89
ISTAT- Istituto Nazionale di Statistica; Geowebstarter piattaforma per perla realizzazione di indagini
statistiche gestista dall'lstituto Tagliacarne ([www.tagliacarne.it).
128 | P a g .
relativa alle interazioni tra il capitale sociale individuale e quello aggregato a livello
territoriale. Analizzando la differenza nelle probabilità di successo di un progetto, i
riscontri empirici evidenziano che l'altezza del capitale sociale territoriale impatta
negativamente sulla raccolta, riducendo le probabilità di successo della campagna,
a parità di capitale sociale individuale90. Ciò si traduce in un effetto marginale
maggiormente significativo del livello di capitale individuale sul budget obiettivo
quando vi è associato un livello basso di capitale territoriale, mentre rispetto ad
elevati gradi di capitale territoriale, il capitale individuale è ancora un segnale
influente ma in maniera meno eloquente, in quanto la sua capacità segnaletica è
oscurata ed indebolita dalla forte presenza di capitale relazionale nell'area
geografica di provenienza del proponente. Sorge cosi un problema di selezione
avversa, dal momento che in condizioni locali favorevoli i progetti di buona qualità
hanno
maggiori
probabilità
di
raccogliere
fondi
senza
dover
ricorrere
necessariamente al finanziamento dal basso, ed assumendo la razionalità dei
potenziali investitori, questi saranno maggiormente propensi ad etichettare tali
progetti come scarsi, riducendo le possibilità degli stessi di raggiungere con
successo l'obiettivo di raccolta.
90
Per completezza della trattazione si evidenza che rispetto alla dimensione geografica territoriale,
Mollick (2013) riscontra una correlazione positiva tra le possibilità di successo associate ad un
progetto e il grado di creatività territoriale riscontrato in una area geografica. Le divergenze
empiriche riscontrate sono probabilmente attribuibili alla accezione di capitale sociale utilizzate
nell'ambìto dei due studi e aIl'obiettivo della ricerca condotta. Mollick nella disamina dei segnali di
qualità in grado di influenzare il successo di una campagna evidenzia che un progetto, riflettendo
un determinato background etnico-territoriale, ha maggiori probabilità di successo se attiene ad un
settore che in una determinata area geografica è particolarmente sviluppato. Lo studio condotto
invece da Giudici e colleghi incentra la definizione di capitale territoriale sull'insieme di condizioni
sociali ed economiche che influenzano positivamente la coesione tra tessuto sociale ed economico.
129 | P a g .
2.8 Fattori critici di successo di una campagna di Crowdfunding
La pratica del finanziamento dal basso, differentemente da altre forme di
finanziamento, non si esaurisce nella raccolta di capitali utili all'avvio di iniziative
imprenditoriali, ma è in grado di offrire una serie di benefici collaterali e risorse che
possono trascendere la raccolta di risorse finanziarie. Analizzando il crowdfunding
in una prospettiva imprenditoriale, i benefici ricercati dai creator nel lancio di una
campagna variano in relazione alla natura del progetto e alla cornice finanziaria che
definisce il rapporto tra potenziali investitori e imprenditori. Il crowdfunding, per
sua
stessa
natura,
consente
il
raggiungimento
di
obiettivi
eterogenei
simultaneamente, esso rappresenta una valida opportunità, tramite la richiesta di
risorse finanziarie, di testare un'idea, di creare una community di persone interessate
allo sviluppo di un determinato prodotto o servizio, nonché di generare brand
awarness91 rispetto allo stesso, posizionandolo sul mercato e comprendendone
potenzialità e dinamiche. La possibilità offerta dal crowdfunding di raggiungere
obiettivi strategici nell'ambito della stessa campagna, è chiaramente fortemente
correlata al successo della stessa. In particolare, considerate le forti implicazioni che
lo strumento del finanziamento dal basso sottende, naturale appare interrogarsi su
quali possano essere le dinamiche di successo propedeutiche al raggiungimento di
obiettivi, più o meno integrati, rispetto alla raccolta di risorse finanziarie. Tale è la
prospettiva assunta da Mollick92 in un lavoro di ricerca teso a verificare quali
potessero essere i fattori chiave in grado di determinare il successo, viceversa
l'insuccesso, di una campagna di crowdfunding. Considerati›48,526 progetti lanciati
su Kickstarter tra il 2009 e il 2012, per un ammontare totale di 237 Milioni di dollari
raccolti, con una percentuale di 48,1 progetti conclusisi con successo, l'autore
propone un’ampia disamina delle principali dinamiche riscontrabili nella pratica del
crowdfunding analizzate tramite la sintesi di 9 variabili chiave:
1. Project Goal : rappresenta il budget obiettivo richiesto dal proponente; La
piattaforma Kickstarter utilizza come modello di raccolta la formula "All or
91
Il concetto di brand awareness è legato alla riconoscibilità del marchio, esso definisce la capacità
della domanda di identificare un particolare brand. Rappresenta una misura di notorietà in grado di
influenzare il comportamento d'acquisto del consumatore.
92
Mollick Ethan R., The dynamics of crowdfunding. An exploratory study. June 26,2013, Journal of
Business Venturing, Volume 29, Issue, January 2014.
130 | P a g .
nothing", ciò significa che i proponenti potranno ottenere le risorse
accumulate alla chiusura della campagna solo se l'obiettivo di raccolta è stato
raggiunto o superato.
2. Funding level : indica la percentuale di raccolta associata ad ogni progetto.
3.
Backers : indica il numero di sostenitori che hanno contribuito al
raggiungimento del budget obiettivo.
4. Pledge/Backers : non essendo osservabili i singoli apporti, l'autore propone
un rapporto tra il numero di sostenitori e l'ammontare della raccolta per
individuare il taglio medio.
5. Facebook friends of funders : rappresenta la variabile esplicativa del capitale
sociale del proponente, la misurazione del numero di contatti di ogni
soggetto proponente sul social consente di ottenere una visione potenziale
della dimensione relazionale.
6.
Category: individua la categoria di appartenenza del progetto, osservata in
relazione alla classificazione offerta dalla stessa piattaforma.
7.
Updates: è la variabile esplicativa della dinamicità, gli aggiornamenti
rappresentano infatti gli sforzi sostenuti dai fondatori per informare
investitori attuali e potenziali circa gli avanzamenti e gli sviluppi del progetto.
8. Comments: nell'ambito di una campagna di crowdfunding, i sostenitori
hanno la possibilità sulla pagina dedicata al progetto di postare domande e
commenti relativi all'iniziativa finanziata. Il numero di commenti sintetizza
quindi il livello di entusiasmo e coinvolgimento rispetto alla campagna.
9. Duration: indica la durata in giorni del progetto, la piattaforma Kickstarter
consente una durata massima di 90 giorni, anche se la stessa incoraggia i
proponenti scegliere intervalli medi di tempo che si attestano attorno ai 30
giorni.
131 | P a g .
La prima dimensione esplorata da Mollick riguarda l'esito della campagna in
relazione all'ammontare richiesto dai proponenti. Il riscontro empirico evidenzia che
il fallimento della campagna è maggiormente associato alla fissazione di un budget
obiettivo elevato, mentre il successo è, nella maggior parte dei casi, legato ad un
budget obiettivo contenuto. In media i progetti non finanziati hanno ricevuto il
10,3% dell'importo richiesto, il 10% di tali progetti ha raggiunto una soglia del 30%
del budget obiettivo richiesto, mentre solo il 3% ha superato il 50% dell'importo
richiesto. I progetti che invece hanno raggiunto con successo l'obiettivo fissato, per
il 25% hanno superato la soglia fissata di tre punti percentuali, solo il 50% dei
progetti di successo hanno superato l'obiettivo di raccolta in misura pari al 10%.
L'autore ritiene che il rapporto inversamente proporzionale tra l'ammontare della
raccolta e il grado di successo possa essere chiarito alternativamente da due fattori,
il primo relativo alle modalità di raccolta concesse sulla piattaforma, il secondo
relativo al comportamento della folla. Considerato che il modello di raccolta non
consente di ottenere capitali se non alla sottostante condizione di aver raggiunto
con successo l'obiettivo di raccolta, appare evidente il forte incentivo del
proponente all'autofinanziamento per lanciare una segnale di notorietà del
progetto e di validità dello stesso verso la folla. Al fine di scoraggiare tale pratica la
piattaforma impedisce il finanziamento effettuato con lo stesso conto corrente
bancario utilizzato al momento di lancio del progetto, consentendo allo stesso
tempo un massimale di finanziamento pari a 10,000 dollari. ll meccanismo utilizzato
dalla piattaforma appare efficiente, assumendo l'ipotesi di autofinanziamento si
dovrebbe riscontrare un maggiore grado di fallimento moderato rispetto ai progetti
con elevati budget obiettivo. Contrariamente l'analisi evidenza che la percentuale di
funding level è maggiore per progetti non finanziati con budget di lancio non
eccessivamente alti, escludendo quindi che l'ipotesi di autofinanziamento possa
falsare la relazione inversamente proporzionale riscontrata. Una spiegazione
alternativa è relativa alla fattispecie che non tutti i progetti sono ugualmente
attrattivi, ossia la natura sottostante del progetto gioca un ruolo decisivo nelle scelte
di finanziamento dei crowdfunders. Accogliendo questa impostazione si equipara il
processo decisionale del crowdfunder a quello degli investitori istituzionali, la folla
è in grado di discernere tra progetti di elevata e bassa qualità affidandosi a segnali
132 | P a g .
di qualità quali il grado di innovazione della prodotto/servizio proposto, il grado di
expertise del team o del proponente individuale, la capacità comunicativa e
l'ampiezza della rete relazionale. Appurato che la folla, seppur inconsapevolmente,
acquisisce e decodifica certuni segnali di qualità, l'autore si concentra sulla
determinazione del peso attribuito dalla folla a determinati segnali piuttosto che ad
altri. L'analisi di questa dimensione è però condotta solo sui progetti con un budget
obiettivo pari o superiore ai 5,000 dollari, ossia sui quei progetti che per livello di
finanziamento
potrebbero
attrarre
l'attenzione
di
canali
tradizionali
di
finanziamento come BA, VC e istituzioni finanziarie, in quanto l'intento dell'autore è
fornire una chiave di lettura imprenditoriale dei possibili fattori di successo associati
ad una campagna di crowdfunding. I fattori di successo individuati da Mollick
appaiono coerenti e contestualizzati rispetto alla pratica del crowdfunding, inoltre
considerato che le campagne di crowdfunding sono caratterizzate da elevato
rischio, tali fattori di successo principalmente qualitativi e riconducibili a tre
dimensioni:
Preparedness
Il grado di "preparazione" del proponente viene misurato in relazione agli
sforzi sostenuti per la produzione di un video di presentazione
adeguatamente strutturato e in relazione al numero di aggiornamenti
effettuati dal proponente entro tre giorni dalla pubblicazione della
campagna. L'86% del campione indagato ha presentato un video, il 17% del
campione ha provveduto ad aggiornamenti rapidi.
Spelling Errors
Una misura ulteriore del grado di preparazione e competenza del
proponente è offerta dal numero di "errori di ortografia" commessi nella
descrizione del progetto. Attraverso una variabile di tipo dummy l'autore
filtra i progetti assegnando un valore pari ad 1 per progetti con errori di
ortografia (il 2% del campione).
133 | P a g .
Network Size
La terza dimensione analizzata attiene all'altezza del capitale sociale
quantizzato nel numero di contatti Facebook del proponente. Numerose
ricerche empiriche hanno evidenziato la centralità delle reti relazionali nella
determinazione del successo della campagna, l'autore individua quattro
classi per la classificazione dell'ampiezza del network: FBF92 lower 25% ; FBF
25%-5O%; FBF 50%-75%; FBF top 25%.
Il modello di regressione implementato rispetto alla probabilità di successo in
relazione alle tre dimensioni qualitative identificate offre le seguenti evidenze:
Le probabilità di successo si riducono del 13% per i progetti contenenti errori
di ortografia;
Le probabilità di successo diminuiscono del 23% per i progetti non
accompagnati da un video di presentazione, inoltre la mancanza di
aggiornamenti tempestivi riduce le possibilità di raccolta in misura quasi pari
al 13%;
Un maggiore lasso temporale di raccolta riduce le probabilità di successo, in
quanto i crowdfunders tenderanno a ritenere che un lasso temporale ampio
rispetto ad altri progetti è indicativo di scarsa fiducia nella valenza del
progetto;
L'ampiezza della rete relazionale del proponente influenza positivamente le
probabilità di successo della campagna. Al primo percentile (FBF lower 25%)
è associata una capacità di incremento delle probabilità di successo pari al
9%; un numero di contatti Facebook superiore a 100 incrementa le capacità
di 92 Facebook Friends successo del progetto del 20%, oltre i 1.000 contatti
si sfiora la soglia del 40%. Si dimostra, inoltre, che al di sotto del primo
percentile si ottiene un effetto inversamente proporzionale rispetto alle
possibilità di successo, non avere un account Facebook rispetto ad avere
pochi contatti impatta in maniera comunque negativa sull'esito del progetto,
ma in maniera meno significativa rispetto ad una rete relazionale povera di
contatti.
134 | P a g .
Considerato un contesto nel quale gli individui di una comunità assumono le vesti
di potenziali investitori, l'incidenza di segnali di qualità appare inaspettatamente
ampia suggerendo che tali segnali, seppure di natura differente rispetto a quelli
osservati e valutati da operatori specializzati, ricoprono nel crowdfunding un ruolo
considerevole.
135 | P a g .
2.9 Crowdfunding e Finanza Etica: il valore sociale quale driver di
crescita sostenibile
"L'impresa ha una responsabilità globale, al cui interno si combinano aspetti
economici, sociali' e comunitari. Questa responsabilità globale deve essere assolta,
in ogni' caso, garantendo la sua sopravvivenza e, quindi bilanciando accortamente
le istanze a cui è chiamata a rispondere. Il "trade-off” da rispettare è rappresentato
dall'equilibrio economico nel tempo breve e dall'aumento del consenso sociale nel
tempo lungo. A presidio di questo doppio obiettivo vanno posti i principi
dell'efficienza e dell'eticità della gestione. All'etica, in definitiva, dev'essere
assegnato lo scopo di distribuire incentivi' e costi tra tutti gli stakeholder secondo
principi di correttezza, equità e giustizia.93”
Negli utili anni il dibattito relativo al ruolo dell'impresa nella società, tema che ha
trasversalmente interessato tutte le correnti economiche dell'ultimo ventennio, ha
acquisito nuovamente vigore alla luce dei cambiamenti epocali che hanno condotto
gli studiosi a sforzi concettuali sempre maggiori, tesi ad identificare, rispetto ai
confini moderni dell'agire economico, quali possano essere considerate le
responsabilità sociali di una organizzazione economica. Ci addentriamo quindi nel
tema della responsabilità sociale dell'impresa (Corporate Social Responsability),
definita dal World Business Council for Sustainable Development, "il continuo
impegno dell'azienda a comportarsi in maniera etica e a contribuire allo sviluppo
economico, migliorando la qualità della vita dei dipendenti e delle loro famiglie,
della comunità locale e più in generale della società". L'ampliamento delle
responsabilità che una organizzazione economica è chiamata a sostenere deriva
dalla consapevolezza, di una parte consistente della dottrina94, che il sistema
93
SCIARELLI, Sergio. L'ampliamento della responsabilità sociale dell'impresa. Sinergie Italian Journal
ofManagement, [S.l.], p. 35-43, ago. 2011.
94
Milton Friedman, nel famoso articolo "The Social Responsibility of Business is to Increase its Profits"
apparso sul New York Times Magazine nel 1970, enunciò quella che viene generalmente indicata
come la Teoria degli shareholders. Friedman riteneva che la finalità ultima di ogni impresa fosse la
creazione di valore economico per gli azionisti attraverso la massimizzazione del profitto. Secondo
questo approccio gli agenti economici diversi dagli azionisti dell'impresa e che entrano in relazione
con essa sono "protetti" unicamente dai contratti stipulati con l'impresa stessa e dalla
regolamentazione imposta dai governi. Il passaggio da una visione ristretta ad una visione di ampio
respiro si realizza solo nel 1984 con il fondamentale contributo di Freeman, padre della teoria dei
Stakeholders. L'approccio alle responsabilità dell'impresa veniva affrontato da Freeman con una
136 | P a g .
impresa non può essere considerato come un mero aggregato di capitali umani e
finanziari miscelati armonicamente secondo criteri di pura razionalità e calcoli di
profittabilità tesi alla massimizzazione del profitto, dogma della teoria economica
classica. Una siffatta visione conduce ad isolare l'impresa dal sistema da cui la stessa
attinge relazioni e competenze, permettendo uno scambio unidirezionale, uno
scambio basato sull'approvvigionamento utile e non sulla reciproca collaborazione.
La responsabilità sociale impone al sistema impresa di farsi carico di specifici doveri
verso la comunità, doveri il cui contraltare è rappresentato dalle risorse sottratte alla
stessa e finalizzate alla produzione di valore economico. La visione dell'impresa
come sistema pubblico, interagente e influente sull' ambiente di riferimento fa luce
su una concezione comunitaria del sistema produttivo, ed è proprio la funzione
produttiva ad essere riformulata: dalla creazione di valore economico alla creazione
di valore sociale ed ambientale e, dunque, pubblico. Affinché le organizzazioni
economiche possano
acquisire
quello
che Sciarelli
definisce "diritto
di
cittadinanza95” nella comunità di riferimento è necessario che le stesse, oltre il
rispetto delle responsabilità sociali attinenti la ripartizione del valore economico
creato tra gli stakeholder primari, ripaghino adeguatamente la società per la
responsabilità ambientale derivante dai loro processi produttivi, integrando gli
obiettivi economici con le responsabilità di terzo livello, ossia quelle comunitarie,
attinenti a tutti gli sforzi sostenuti volontariamente da un'organizzazione economica
per contribuire al miglioramento del benessere della collettività.
La concezione dell'impresa quale agente sociale impone chiaramente delle
valutazioni di ordine economico, indubbio è che l'ampliamento dei confini operativi
si traduca in peso maggiore della componente reddituale negativa sui bilanci
aziendali, soprattutto nel breve periodo. L'impresa socialmente responsabile
persegue comunque la finalità lucrativa, ma nella prospettiva della CSR il profitto,
classicamente inteso come divario tra costi e ricavi della produzione, non è più il
fine ultimo dell'attività economica, ma il mezzo per ottemperare anche a finalità di
ordine collettivo e sociale, in grado di preservare ed arricchire il contesto di
riferimento, e dunque, anche gli agenti che vi operano. Si supera quindi la classica
visione comprendente tutti gli agenti economici che sono interessati ed in qualsiasi modo coinvolti
dal suo operare nel mercato.
95
Sciarelli S., "ll governo dell'impresa in una società complessa: la ricerca di un equilibrio tra
economia ed etica". Sinergie, 2l(61/62), 2003.
137 | P a g .
dicotomia profitto economico-responsabilità sociale, l'integrazione di politiche
etiche e socialmente orientate nel core business aziendale rappresenta un connubio
necessario alla sopravvivenza dell'impresa nel medio - lungo periodo, soprattutto
in contesti, come quelli odierni, eccessivamente competitivi. È necessario, quindi,
fare uno sforzo ulteriore per comprendere quali siano i benefici che l'adozione di
politiche socialmente corrette possono apportare al sistema produttivo aziendale.
Assunto che il concetto individualista di etica richiama l'architettura di norme morali
e comportamentali che un individuo o un gruppo di persone persegue nelle proprie
azioni per non ledere altri soggetti, l'importazione di questo concetto nella pratica
aziendale non appare una forzatura, piuttosto un aspetto del capitale umano sin
oggi sottovalutato. Ogni unità di capitale umano influenza e risulta influenzato dal
grado di moralità che contraddistingue il contesto aziendale in cui essa coesiste,
dunque, la costruzione e la diffusione dai vertici all'intera struttura aziendale di
dogmi morali e comportamentali di cui l'azienda si fa promotrice anche verso
l'esterno, attraverso l'assunzione di responsabilità sociali ed ambientali, contribuisce
alla creazione di una forte reputazione e di una serie di asset intangibili, e dunque
difficilmente appropriabili, che rafforzano il vantaggio competitivo e le possibilità di
sopravvivenza nel medio lungo periodo. La necessità di intercettare e inglobare
nelle politiche aziendali comportamenti correttamente orientati allo sviluppo e alla
crescita sociale è stata maggiormente avvertita negli ultimi anni, sino ad essere
invocata come antidoto contro le ripetute crisi finanziare attraversate nell'ultimo
decennio, l'ultima delle quali grava ancora sulle economie europee. Il bisogno di
stabilità e la necessità di ristabilire delle regole di ordine sociale e morale
rappresentano il terreno fertile per lo sviluppo della finanza etica, il tentativo del
mondo della finanza di ristabilire un rapporto fiduciario con il mercato del risparmio
e il mondo dell'imprenditoria. La finanza etica rappresenta lo sforzo di ripristinare
la funzione originaria della finanza, ossia l'allocazione equa di risorse finanziare nel
tempo e nello spazio utile al sostenimento di un corretto sviluppo dell'economia
reale per accrescere il benessere della collettività. L'accostamento di valori morali
all'impiego di risorse finanziarie ha prodotto l'offerta di strumenti finanziari
alternativi definiti Responsible lnvesting (SRI), la cui offerta si impernia sull'assunto
che i capitali privati possano intenzionalmente contribuire a creare, al contempo,
rendimenti economici e impatti sociali positivi o comunque non dannosi. Il
segmento degli investimenti etici risponde ad una specifica esigenza, la possibilità
138 | P a g .
di contribuire al miglioramento delle condizioni macro ambientali attraverso
l'investimento in organizzazioni economiche che si fanno carico di politiche
produttive, lavorative e commerciali economicamente sostenibili. Si delinea così una
nuova figura, l'investitore etico, definito come un soggetto, persona fisica o
giuridica, che nella valutazione delle possibilità d'investimento attribuisce peso
notevole, se non equivalente a quello finanziario, al contributo che l'impiego di
risorse finanziarie in determinate attività, piuttosto che altre, può generare in termini
di benefici sociali96. Si assiste ad un’inversione dei canoni classici della finanza, il
rendimento cede il ruolo di driver all'obiettivo sociale per divenire mezzo e
architettura da implementare al fine di rendere l'obiettivo raggiungibile, e anche
remunerativo. L'adozione di un filtro etico nel mondo della finanza su scala globale
ha consentito la nascita dei Fondi d'investimento Etici, istituzioni finanziarie che
gestiscono il risparmio collettivo scegliendo le aziende che rientrano nei criteri Esg
(environmental, social and governance) per assicurare la selezione di investimenti in
aziende impegnate in attività produttive e collaterali ad alto impatto sociale. Nel
2014 i fondi SRI (Socially Responsible Investing) ammontavano a 127 miliardi di euro
investiti in 957 strumenti, nonostante il primato sia francese con 45,6 miliardi, in
Italia si regista comunque un timido ma positivo approccio alla tematica che ha
prodotto 3,2 miliardi di raccolta. La dimensione della raccolta evidenzia, sia a livello
europeo che nazionale, la nascita della consapevolezza, negli attori del settore, che
accanto alle dimensioni del rischio e del rendimento nelle scelte di investimento, è
necessario guardare anche ad una terza dimensione, ossia quella del valore sociale
prodotto tramite le politiche di investimento. La adozione di una visione outcome
oriented97 nasce dalla evidenza che la a crescita sociale può in maniera concreta
stimolare lo sviluppo dell'economia reale, garantendo una maggiore stabilità dei
96
L'investitore etico può, in relazione al proprio background personale e professionale, essere più o
meno sensibile ad alcune cause. Egli può tendere al finanziamento di progetti di ricerca, piuttosto
che al finanziamento di imprese orientate alla produzione sostenibile in termini di impatto ambiente,
o utilizzare criteri negativi di selezione, decidendo di non investire in aziende produttrici di
armamenti o di prodotti nocivi per la salute o per l'ambiente.
Per una panoramica esaustiva dei criteri e delle strategie d'investimento degli investitori etici si veda
F. GANGI, " Analisi degli Investimenti Aziendali” , Egea 2011, pag.27O.
97
"L'approccio outcome-oriented privilegia I'impatto sociale che effettivamente viene generato da
un intervento. In base a questo modello, I'obiettivo di un'azione è quello di generare un
cambiamento positivo, a differenza della più tradizionale impostazione basata sugli output. Se, per
quest'ultìmo il successo si misura sulla quantità di prestazioni erogate, I'approccio outcome oriented
privilegia invece il cambiamento effettivamente vissuto dai beneficiari."
LA FINANZA CHE INCLUDE: GLI INVESTIMENTI AD IMPATTO SOCIALE PER UNA NUOVA ECONOMIA
Rapporto Italiano della Social Impact Investment Task Force, 2014.
139 | P a g .
risultati nel medio lungo termine, attraverso la nascita di una nuova generazione di
imprenditori socialmente orientata. Tale è la prospettiva assunta dalla Social Impact
Investment Task Force istituita nell'ambito del G8 con la finalità di individuare canali
adeguati in cui far confluire la crescente domanda e la relativa offerta di investimenti
ad impatto sociale. Nel disegnare i confini del mercato la task force evidenzia che,
dal lato della domanda, gli investimenti ad impatto sociale rispondono per la
collettività al desiderio di contribuire attivamente alla produzione di adeguate
risposte alla crescente complessità dei bisogni sociali ed economici. Dal lato
dell'offerta, .accanto a strumenti definiti tradizionali, quali il microcredito o il credito
mutualistico, il rapporto della task force classifica il crowdfunding uno strumento
nascente, un segmento in fase di sviluppo, offerto da un numero crescente di
intermediari, ma caratterizzato da un approccio operativo ancora poco strutturato
per poter inquadrare precisamente il ruolo ed il peso che questa nuova forma di
economia partecipativa può fattivamente apportare alla costruzione di un sistema
d'offerta d'investimento coerente con lo sviluppo sostenibile della società moderna.
Nonostante la pratica del crowdfunding rappresenti uno strumento le cui
potenzialità rimangono ancora inesplorate e nel quale da pochi anni operano
intermediari pioneristici concentrati nella sperimentazione dei confini e delle
possibili implicazioni culturali, economiche e sociale che il crowdfunding sottende,
alcune
dimensioni
chiave
nella
pratica
del
crowdfunding
riecheggiano
profondamente nei fondamenti della finanza etica.
Crowdfunding
Finanza Etica
Accesso democratico al credito
Equità
Partecipazione comunitaria
Trasparenza
Approvazione sociale
Gestione sociale del risparmio
Centralità dell’individuo
Criteri morali e sociali
Tabella 7: Confronto delle dimensioni chiave del crowdfunding con i fondamenti della finanza
etica. Tabella a cura dell'autore.
Il principale fattore che ha contribuito all'ascesa su scala globale del crowdfunding
è la facilità di accesso al credito, ossia la concreta possibilità per i proponenti, siano
essi persone fisiche sia organizzazioni economiche, di rivolgersi alla folla per la
140 | P a g .
raccolta di capitali, aggirando gli ostacoli tipici che oggi le attività economiche
nascenti si trovano a dover affrontare approcciando ai canali tradizionali di credito.
Il crowdfunding è dunque uno strumento democratico di accesso al credito, che non
effettua discriminazioni tra i destinatari degli impieghi. Questa caratteristica
richiama tout court il primo pilastro della finanza etica, l'equa distribuzione delle
risorse orientata allo sviluppo umano che si realizza anche e soprattutto attraverso
una diversa e più ragionevole produzione e gestione della ricchezza.
Nell'analisi degli intermediari coinvolti nel segmento della finanza etica, un ruolo
chiave nell’attività di intermediazione finanziaria svolta da tali operatori è assunto
dal concetto di coerenza operativo - comportamentale. La valutazione della validità
dell'offerta di un operatore finanziario etico rispetto agli operatori tradizionali è
imperniata su due criteri: il primo individuabile nella tipologia di prodotti offerti e
nella destinazione degli investimenti effettuati; il secondo nell'esistenza,
nell'osservanza e nella condivisione di un sistema di valori etici e sociali, nonché
nell'attenzione alla trasparenza e alla qualità della gestione. Il concetto di
trasparenza si realizza in questa forma di intermediazione finanziaria nella
possibilità offerta all'investitore socialmente responsabile di decidere se l'impiego
delle proprie risorse in una determinata attività è coerente con la personale
concezione di eticità, e nella conseguente possibilità di poter valutare le decisioni
d'impiego appurando la effettiva destinazione delle disponibilità. La trasparenza del
circuito di impiego delle risorse rappresenta nel segmento della finanza etica una
condizione necessaria per l'instaurarsi di un rapporto fiduciario tra investitori ed
istituzioni, anche nella pratica del crowdfunding si rileva la necessità di un rapporto
fiduciario stretto tra il proponente e la folla affinché si realizzi la raccolta di capitali.
La partecipazione di una comunità alla condivisione dei valori posti alla base di una
campagna di crowdfunding richiede elevati livelli di trasparenza e correttezza,
segnali attraverso i quali il proponente può instaurare una salda relazione con la
folla alimentata da rendicontazioni puntuali circa le modalità di impiego dei capitali
raccolti. Inoltre, l'intelligenza collettiva della folla rappresenta un valido deterrente
contro atteggiamenti opportunistici o insinceri, le evidenze riscontrare in letteratura
affermano la capacità della folla di discernere tra comportamenti ambigui e non,
premiando i proponenti maggiormente predisposti ad una comunicazione
trasparente.
141 | P a g .
La finanza etica non impone un ruolo passivo dell'investitore, essa offre la duplice
possibilità di identificazione di un'area di interesse sociale, religiosa, scientifica in
cui investire, e di coinvolgimento, a seconda dello strumento considerato, in
meccanismi diretti di indicazione delle preferenze nella destinazione dei fondi, o in
meccanismi democratici di partecipazione alle decisioni. La diffusione di una cultura
di democrazia economica è un elemento strutturale nel crowdfunding, la
partecipazione rappresenta l'elemento caratterizzante e il coinvolgimento di una
platea quanto più ampia possibile nella determinazione di una scelta finanziaria
raggiungere il suo punto di massima nel finanziamento dal basso. La legittimazione
di un soggetto nel mercato non è più determinata dalla fiducia risposta in esso da
pochi soggetti specializzati, ma realizzata tramite un processo comunitario e
aggregato di condivisione e approvazione sociale.
L'investimento etico esclude rapporti finanziari con le realtà economiche che
ostacolano lo sviluppo della società, e dunque, di ogni singolo individuo. L'adozione
nelle pratiche finanziarie di principi morali ed etici suppone un cambio di
prospettiva, da un sistema creditizio apersonale, basato esclusivamente su criteri di
finanziabilità, ad un sistema che guarda all'individuo ed al suo benessere come
beneficiario ultimo delle attività finanziarie. La volontà della finanza etica di riportare
al centro del sistema economico i bisogni della collettività è in armonia con la
centralità che l'individuo assume nel crowdfunding. La volontà della folla di
contribuire fattivamente alla realizzazione di un progetto, sia esso a sfondo
economico o sociale, è fortemente influenzata dal grado di genialità, creatività e
sensibilità e preparazione dimostrata dal soggetto proponente. La valutazione
dell'impiego di risorse in determinati progetti è guidata dal grado di riconoscibilità
del crowdfunder in una determinata causa, dalla possibilità offerta da quella
particolare campagna di intervenire come parte attiva della società nella risoluzione
o nell'attenuazione di problematiche complesse, ed è quindi rafforzata dalla
percezione
che
il
contributo
offerto
possa
fattivamente
contribuire
al
raggiungimento di obiettivi che non si sostanziano solo nell'accumulazione di
ricchezza da parte di altri soggetti.
La identificazione di forti punti di contatto tra il crowdfunding e il segmento della
finanza socialmente orientata suggeriscono, a valle di una maggiore strutturazione
142 | P a g .
del primo, che tali fenomeni possano proficuamente contaminarsi attingendo dai
reciproci punti di forza. Tralasciando il modello Donation ove la sovrapposizione
delle reciproche dimensioni di influenza appare evidente, nella pratica del Reward
o dell'Equity crowdfunding notevoli potrebbero essere i benefici apportati dal
crowdfunding al segmento della Finanza Etica. La possibilità offerta dal
crowdfunding di rivolgersi direttamente alle folle, ottenendo la approvazione delle
masse e il sostegno di una comunità sensibile a determinate tematiche potrebbero
generare una serie di benefici in grado di aumentare e rafforzare la cultura di una
finanza
eticamente
corretta
a
livello
globale.
I
benefici
investirebbero
simmetricamente la società e il mondo delle organizzazioni economiche. Il ricorso
al finanziamento dal basso consentirebbe, sin dalla loro nascita e per effetto della
validazione sociale, una maggiore legittimazione sul mercato di riferimento per le
imprese
socialmente
orientate,
che
vedrebbero
cosi
ridursi
i
costi
di
intermediazione98 e gli investimenti necessari alla costruzione di una reputazione
sociale. La stretta creditizia interessa anche il segmento della finanza etica, il
crowdfunding potrebbe rappresentare un fattore propulsivo degli investimenti in
attività economicamente sostenibili, una arteria in cui far confluire il bisogno di
investire coscientemente i propri risparmi e la necessità delle imprese socialmente
orientate di non vedersi costrette a dover privilegiare gli obiettivi economici
sacrificando quelli sociali per la sopravvivenza del sistema stesso, considerata la
difficoltà delle imprese italiane di produrre investimenti innovativi di primo livello,
ossia a livello di core business.
98
Il costo di intermediazione è dato dalla somma di diverse componenti: il costo di
approwigionamento del denaro, i costi operativi, i costi riconducibili ai rischi sopportati
dall'intermediario/investitore - primo tra tutti il rischio di credito - il tasso di remunerazione del
capitale.
143 | P a g .
3
IL FINANZIAMENTO
DAL BASSO PER IL
SOSTEGNO ALLO
SVILUPPO
IMPRENDITORIALE
3.1
Forme di finanziamento all’imprenditoria: una panoramica
Sciarelli99 (2008) definisce l’impresa come una “organizzazione economica che,
mediante l’impiego di un complesso differenziato di risorse, svolge processi di
acquisizione e di produzione di beni o servizi, da scambiare con entità esterne al
fine di conseguire un reddito”. Nel complesso differenziato di risorse cui l’impresa
attinge per lo svolgimento dei propri processi produttivi, fattore primario della
produzione, è il capitale finanziario. Esso perviene all’azienda da diverse fonti
riconducibili, a seconda della posizione occupata dal soggetto finanziatore, a due
macrocategorie: il capitale proprio e il capitale di debito. Il capitale proprio
rappresenta il capitale investito durevolmente nell’attività d’impresa, esso quindi è
la somma dei conferimenti apportati dai soggetti che direttamente partecipano al
rischio d’impresa, quali l’imprenditore ed i soci. Trattasi di una forma di impiego del
capitale che per natura gode di una remunerazione eventuale e postergata rispetto
alle altre tipologie di finanziatori in quanto deputata a sopportare l’elevato rischio
sottostante le diverse opzioni di crescita delle imprese. Il capitale di debito
rappresenta invece una fonte di finanziamento esterna, esso si sostanzia nella
somma dei crediti concessi da soggetti terzi all’impresa. Differentemente dal
capitale di rischio, la remunerazione del capitale di debito è garantita da precisi
accordi contrattuali finalizzati a determinare il tempo del rimborso e l’altezza degli
oneri finanziari connessi all’utilizzo di disponibilità finanziarie. Rispetto al passato
l’offerta di capitali, sia a titolo di debito che di equity, è stata oggetto di forte
diversificazione sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, si rende dunque
necessario per le imprese, al fine di incrementare le possibilità di successo nel
reperimento delle risorse necessarie, una adeguata conoscenza delle varie tipologie
di attori che porti l’impresa a selezionare correttamente l’interlocutore adatto sulla
base delle proprie esigenze.
99
S. SCIARELLI, Elementi di Economia e Gestione delle imprese. CEDAM, Padova, 2008.
145 | P a g .
Equity
Investor
Description
Entrepreneur and team
The entrepreneur invests his own money in the company, or money he obtained
members
through a personal loan
Friends and Family
The entrepreneur’s family and friends
Business Angel
Wealthy individuals willing to invest in small projects
Venture Capital/Private
Specialized investors gathering money from non-specialist and placing it into bigger
Equity
projects for a period of 5-7 years
Strategic Investors
Other companies can decide to invest in projects they believe have strategic impact
to them
Debt
Stock market
Public offering
Banks
Loans
Leasing companies
Provide equipment and office space to entrepreneurs against lease payments
Government agencies
Subsidy for particolar project
Customer/ Supplier
Trade credit
Boostrapping
Use of trade credit, credit card and other methods, including working capital
management
Tabella 8: Tipologie di investitori. Fonte: Larralde, Schwienbacher, 2010.
Il complesso delle fonti cui, in diversa misura, l’impresa attinge definisce la struttura
finanziaria di cui la stessa si dota per la copertura del fabbisogno finanziario, l’analisi
della architettura finanziaria di un’impresa consente quindi di comprendere e
valutare il peso che le singole fonti di finanziamento costituenti le passività e il
patrimonio netto assumono, essendo tale peso la risultante di precise scelte
strategiche poste in essere dall’impresa nel suo complesso. La composizione della
struttura finanziaria sarà fortemente influenzata dalla fase di vita dell’impresa, dal
suo ambiente di riferimento, dagli interlocutori che si rendono visibili nel mercato
del capitale e dagli obiettivi che la stessa si pone, ciò detto appare chiaro che non è
possibile identificare una struttura finanziaria ideale, possibile invece è affermare
che, in funzione dello stadio di vita e delle peculiarità dell’impresa oggetto di
valutazione, è possibile identificare una struttura finanziaria tendenzialmente
ottimale o, comunque, adeguata. Caposaldo dell’ordine di scelta delle fonti di
finanziamento è la “Pecking Order Theory” (Myers, Majluf, 1984), secondo tale
modello le imprese, al fine di ridurre la asimmetrie informative, dovrebbero
orientare le proprie scelte di finanziamento secondo una gerarchia preferenziale,
ricorrendo in primo luogo all’autofinanziamento, in secondo luogo al capitale di
debito ed infine all’emissione di nuove azioni. L’autofinanziamento esprime la
capacità dell’impresa di provvedere autonomamente alla copertura, totale o
146 | P a g .
parziale, del fabbisogno finanziario, contenendo l’irrigidimento della struttura
derivante dall’utilizzo di fonti esterne. L’autofinanziamento è un indicatore di
“buona salute” dell’impresa in quanto esso deriva dai disinvestimenti reddituali ed
è strettamente connesso alla capacità dell’impresa di generare valore sufficiente ad
alimentare gli investimenti correnti e non. In senso stresso esso, difatti, coincide con
il complesso degli utili non distribuiti. Laddove non vi sia autofinanziamento, o
quest’ultimo non fosse sufficiente alla integrale copertura degli impieghi
programmati, il modello indica come seconda fonte preferenziale il capitale di
debito rispetto al ricorso al mercato azionario, in quanto, la contrazione di
finanziamenti, non incidendo in maniera diretta sul mercato azionario, riduce
eventuali distorsioni percettive in grado di impattare negativamente sul valore delle
azioni. Il paradigma dell’ordine di scelta di Myers e Majluf non risolve però la scelta
delle modalità di composizione della struttura finanziaria, le problematiche di scelta
delle fonti di finanziamento si modificano, infatti, in funzione della fase in cui
l’impresa stessa si colloca e degli obiettivi verso cui quest’ultima tende. Il fabbisogno
finanziario esprime, difatti, criticità differenti a seconda dello stadio di sviluppo in
cui l’impresa considerata viene a trovarsi, ogni fase richiama una combinazione di
rischio-rendimento differente che richiede di essere accordata con il grado di
avversione/propensione al rischio espresso dai diversi attori operanti dal lato
dell’offerta.
Figura 13: The chain of radical entrepreneurial innovation. Fonte: European Business Angel
Network.
147 | P a g .
La possibilità di accesso alle fonti di finanziamento tradizionalmente a disposizione
delle imprese, è in larga parte determinata dal potere contrattuale espresso
dall’impresa, potere che tende ad aumentare al crescere della stabilità economica,
finanziaria e patrimoniale dell’impresa. Com’è noto, le prime fasi di vita dell’impresa
sono caratterizzate essenzialmente da uno potere contrattuale contenuto,
conseguenza di un fabbisogno di finanziamento elevato, ma non supportato
adeguatamente
da
margini
di
profitto
capienti
e
buone
capacità
di
autofinanziamento. Il grado di rischiosità, in termini di solvibilità finanziaria e di
possibilità di sopravvivenza, espresso dalle start-up, cui si aggiunge la mancanza di
adeguate garanzie contrattuali, determinano la inadeguatezza del debito bancario
di medio-lungo termine quale fonte di sviluppo di neo attività imprenditoriali. Alla
luce dei diversi strumenti di finanziamento citati, appare evidente come solo le
forme collegate all’equity siano quelle più appropriate per le start-up, in quanto
consentono maggiore flessibilità rispetto al tradizionale indebitamento bancario,
consentendo inoltre l’arricchimento strategico, progettuale e gestionale del team
fondatore.
Le strategie di financing a disposizione delle start-up vengono normalmente
classificate come interventi di early stage e segmentati a seconda dello stadio, più
o meno embrionale, di vita dell’impresa. Siamo in presenza di seed financing
quando l’apporto di risorse finanziarie riguarda le fasi esplorative di un progetto
d’impresa, trattasi quindi di un sostegno finalizzato a sperimentare il grado di
fattibilità e sostenibilità di nuove iniziative imprenditoriali. L’esito positivo della fase
di sperimentazione può portare alla nascita di una nuova realtà imprenditoriale, in
tal caso l’apporto di capitale di rischio si colloca nel segmento dello start-up
financing, infine il first-stage financing rappresenta l’apporto di risorse finanziarie
nelle fasi immediatamente successive all’inizio dell’attività produttiva. La nascita di
una attività imprenditoriale è dunque caratterizzata dal conseguimento di risultati
economici negativi che si protraggono, per effetto dei consistenti investimenti in
capitale necessari dalla fase di sperimentazione a quella di commercializzazione,
sino al raggiungimento del break-even point necessario a garantire la sopravvivenza
del business. Soprattutto in realtà imprenditoriali fortemente innovative, gli impegni
iniziali spesso sovrastano le capacità finanziare del promotore o del team, nonché
le risorse che, nell’ambito dei rapporti familiari ed amicali, l’imprenditore è in grado
di reperire. Si rende così necessario il reperimento di fondi all’esterno. Le imprese
148 | P a g .
che attraversano la prima fase della vita aziendale risultano scarsamente appetibili
per il circuito formale e fortemente rischiose a causa della complessità dal punto di
vista industriale, dell’elevato tasso di mortalità, dell’assenza di riscontri di mercato
che ne impediscono una valutazione circostanziata. In questa delicata fase di nascita
di un nuovo business, accanto alle risorse proprie dell’imprenditore, è possibile
affiancare l’apporto professionale e finanziario di investitori non professionali, i
Business Angel. Il Business Angel è un investitore informale che, mediante una
ricerca autonoma e basata sulla prossimità geografica, apporta capitale proprio ad
una realtà imprenditoriale nascente, assumendo un ruolo chiave nel governo della
stessa grazie alla sua elevata esperienza manageriale ed indole imprenditoriale. I BA
si qualificano come “uomini d’impresa”, in genere ex imprenditori, manager in
attività o in pensione, liberi professionisti, che investono capitali propri a titolo
prettamente personale, con lo scopo di contribuire con la propria expertise alla
crescita dell’imprenditorialità e dei livelli occupazionali. L’attività di investimento è
guidata in gran parte da fattori emozionali, la possibilità di contribuire alla
produzione di innovazione e la continua sperimentazione sono i fattori principali
che stimolano curiosità e determinano la scelta di investire anche in realtà
fortemente rischiose. Nonostante l’obiettivo finale del BA sia comunque la
monetizzazione di un adeguato capital gain a fronte dell’investimento effettuato,
trattasi di un investitore che si assume il rischio imprenditoriale al pari del soggetto
promotore, lo spirito di compartecipazione rilassa il rapporto di finanziamento
aprendo nuove prospettive di sviluppo. Nel segmento dell’early stage, il supporto
del BA, al crescere delle possibilità di sopravvivenza delle start up, può divenire
propedeutico per l’intervento di operatori maggiormente strutturati e attivi nelle
fasi successive al lancio dell’idea imprenditoriale, quali i fondi di Venture Capital.
L’attività di investimento istituzionale nel capitale di rischio è genericamente
definita Private Equity, nella pratica i termini private equity e venture capital sono
spesso utilizzati come sinonimi, nonostante esista una sottile differenza concettuale.
L’attività di private equity identifica un operatore specializzato nell’acquisto di un
pacchetto azionario, è quindi il termine che in senso ampio identificata l’attività
professionale dell’investimento in capitale azionario.
A delimitarne i confini
operativi concorre invece la definizione di venture capital, secondo l’AIFI100 con il
100
AIFI – Associazione italiana del private equity e del venture capital.
149 | P a g .
termine venture capital si identificano tutte le operazioni di apporto di capitali a
fronte dell’acquisto di azioni del capitale sociale o di obbligazioni convertibili in un
arco temporale medio-lungo, realizzate in fasi del ciclo di vita delle aziende
successive a quelle iniziali, quali di consolidamento ed espansione. Al pari dei BA,
anche i VC offrono, congiuntamente all’apporto finanziario, competenze
professionali e tecnico-manageriali, contribuendo inoltre alla legittimazione
dell’impresa partecipata nel contesto di riferimento attraverso una rete di contatti
con altri investitori professionali. Punti di discontinuità tra le due tipologie di attori
possono essere riscontrare rispetto alla modalità di selezione, intervento e
monitoraggio dell’investimento effettuato. I VC, a differenza dei BA, operano tramite
soggetti giuridici, dunque svolgono la propria attività tramite apposite strutture
operative e relazionali deputate alla raccolta e all’attività di scouting e screening
degli investimenti. La presenza di una struttura maggiormente corporativa importa,
in luogo di una maggiore disponibilità di capitale da investire, una minore
propensione verso fasi di vita dell’impresa ad alto tasso di mortalità e la necessità
di coniugare le alternative di investimento con criteri di efficienza e di
diversificazione del portafoglio di investimento.
Caratteristiche
Tipologia di
Business Angel
Ventur Capital
Informale – Persone fisiche
Formale – Fondi d’investimento
investitore
Capitale investito
Fase di investimento
(SGR)
Capitale personale
Capitali raccolti presso terzi
Seed financing / Start up
Start up financing / Sviluppo
financing
Network
Informale
Altamente strutturato
Approccio all’impresa
Hands on
Hands on / Hands off
Esperienziale
Strategica
Prossimità geografica
Molto importante
Non rilevante
Coinvolgimento nella
Centrale
Meno importante
Semplice
Complessa
Esperienza, capacità
Apporto capitale di rischio
Due Diligence
gestione
Struttura contrattuale
Apporto offerto
imprenditoriale e capitale
Finalità intervento
Exit strategy
Successo impresa e ritorno
investimento
Flessibilità nella definizione
Massimizzazione
dell’investimento
Centrali nella chiusura
comune
dell’accordo
Tabella 9: Business Angel e Venture Capital, principali differenze. Schema a cura dell’autore.
150 | P a g .
Nelle fasi di crescita e sviluppo, le esigenze strategiche e finanziarie assumono una
differente
configurazione,
così
come
il
profilo
di
rischio-rendimento
dell’imprenditore. La capacità di generare cash flow positivi e una maggiore solidità
patrimoniale e finanziaria, facilitano l’apertura di linee di debito nel medio-lungo
termine in grado di sostenere le politiche di espansione e posizionamento
perseguite. Il debito bancario non rappresenta un apporto di disponibilità paziente,
esso, soggetto a precise modalità e tempistiche di remunerazione, mal si accorda
con le necessità di sviluppi ulteriori del business. In questa fase, quindi, data la
impossibilità di approdare al mercato dei capitali nell’immediato e il rischio che
ulteriore indebitamento comporti la riduzione dei margini reddituali a fronte degli
oneri finanziari da sostenere, è possibile rivolgersi ad altre tipologie di investitori
istituzionali, quali i fondi di VC in senso stretto, interessati a rilevare quote della
target, anche di nuova emissione, apportando capitali stabilmente avvinti alle
vicende imprenditoriali, necessari alle fasi di sviluppo. Nello specifico l’apporto di
capitale di rischio in fasi di sviluppo può seguire anche necessità sottostanti
differenti, può essere destinato a modificare la posizione del socio di maggioranza
(replacement capital) o diretto a sostenere un cambio profondo della compagine
societaria (buy-out), in entrambi i casi trattasi di operazioni in grado di rilevare il
valore prodotto dall’impresa per guidare la stessa verso l’offerta pubblica dei propri
titoli (IPO) su mercati regolamentati. La cessione di azioni tramite la quotazione in
mercati regolamentati risponde di norma a precise scelte strategiche di ridefinizione
della struttura finanziaria e di consolidamento della crescita conseguita dall’impresa.
151 | P a g .
3.2
Le criticità del mercato del credito in Italia
Il fenomeno del credit crunck, o razionamento del credito, conosce in Italia almeno
due fasi, la prima legata alla crisi del 2008 che segue al fallimento della banca d’affari
statunitense Lehman Brothers, la seconda derivante dalla crisi del debito sovrano in
Europa nel 2011. La crisi del 2008 affonda le proprie radici nei progressivi
cambiamenti strutturali del sistema finanziario verificatesi a partire dagli anni ’80. La
crescente liquidità disponibile per investimenti, la progressiva liberalizzazione della
circolazione internazionale dei capitali e l’allentamento dei vincoli posti dagli Stati,
primo tra tutti gli USA, alla qualità e alla quantità del denaro prestato rispetto a
quello raccolto, la nascita e la diffusione di strumenti finanziari derivati sono tra i
principali fattori che hanno gettato le basi per la instabilità interconnessa del
sistema finanziario a livello internazionale. Nel biennio 2004-2006 le politiche di
credito della Federal Reserve101 hanno favorito un tasso di sconto contenuto che in
accordo con una serie di provvedimenti volti ad incoraggiare l’acquisto di abitazioni
da parte di soggetti con ridotte capacità finanziarie, hanno indotto le banche alla
concessione di numerosi mutui sub-prime102. Il comportamento patologico però si
riscontra nella politica finanziaria adottata dagli istituti bancari, questi, nella
profonda convinzione che gli asset sottostanti, gli immobili nello specifico,
avrebbero vertiginosamente accresciuto il loro valore, intrapresero un massiccio
processo di cartolarizzazione dei mutui sub-prime. Tali prodotti derivati,
contraddistinti da un elevato tasso di interesse data la qualità non elevata del
credito, vennero poi immessi nel mercato finanziario e ceduti presso risparmiatori e
altre banche, molte delle quali europee. Nell’intento di rallentare questo processo
febbrile la Federal Reserve intervenne aumentando i tassi di sconto, l’effetto ultimo
di questa scelta fu l’aumento delle rate relative alla copertura del prestito, aumento
che ben presto determinò lo scoppio della bolla speculativa. La insolvibilità dei
beneficiari si risolse nella messa all’asta di un numero sempre crescente di immobili,
101
Il Federal Reserve System, conosciuto anche come Federal Reserve è la banca centrale degli Stati
Uniti d’America.
102
I subprime sono prestiti o mutui erogati ai clienti definiti “ad alto rischio”. Sono chiamati prestiti
subprime perché a causa delle loro caratteristiche e del maggiore rischio a cui sottopongono sono
definiti di qualità non primaria, ossia inferiore ai debiti primari (prime) che rappresentano dei prestiti
erogati in favore di soggetti con una storia creditizia e delle garanzie sufficientemente affidabili.
Fonte: Borsa Italiana.
Dal 2004 al 2006 la percentuale di questa tipologia di mutui schizza dall’8% al 20%.
152 | P a g .
il valore sottostante dei derivati crollò e il segmento dei derivati implose causando
il tracollo di diverse istituzioni finanziarie americane e l’indebolimento patrimoniale
di altrettante istituzioni finanziarie europee. L’impatto della crisi finanziaria del 2008
sulle economie europee fu tale da esigere politiche strutturali in grado di mitigare
gli effetti della recessione, politiche per antonomasia onerose che accrebbero il
livello di indebitamento degli stati sovrani, mostrando tutta la fragilità di paesi
economicamente deboli come l’Italia, la Spagna e la Grecia, caratterizzati da
eccessivo indebitamento pubblico, scarsa competitività e crescita economica lenta.
Ne è seguita una profonda crisi di fiducia nella capacità di sostengo del debito da
parte di alcuni stati della zona euro, crisi che in chiave speculativa si è tramutata
nell’innalzamento dello spread tra titoli di Stato. L’effetto combinato di sfiducia e di
accrescimento del costo dell’indebitamento causato dal declassamento genera la
terza grande crisi economica che si abbatte ulteriormente sugli istituti di credito che
vivono una nuova fase di instabilità legata alla detenzione di titoli, teoricamente
free-risk, ma in effetti esposti al rischio default.
Frutto di questi repentini eventi è il deterioramento dell’economia italiana e la
progressiva crisi di liquidità che dal 2008 attanaglia il sistema creditizio. Il
peggioramento delle condizioni generali del credito ed il protrarsi del suo
razionamento hanno prodotto la riduzione dei finanziamenti ai settori produttivi ed
alle famiglie per 62 miliardi tra il settembre del 2012 e quello del 2013. Nel 2014 si
esplicita con maggiore chiarezza una tendenza lievemente riscontrata nel 2012,
nonostante il credito bancario continui complessivamente a ridursi (del 2,6%, nei
dodici medi terminanti a febbrai, da -2,4 nella media del quarto trimestre 2014)103,
il saldo percentuale tra la quota di aziende che segnale un più agevole accesso
rispetto al trimestre precedente e quella che indica maggiori difficoltà si è attestato
a 4,7 punti percentuali, diventando per la prima volta positivo. In particolare, le
condizioni di accesso al credito vengono indicate in miglioramento dal 12,3% delle
imprese e in peggioramento dal 7,6% (contro il 12,5 di dicembre), aumenta tuttavia
la percentuale di coloro che le ritengono invariate (80,1 per cento, da 77,4 nella
precedente rilevazione)104.
103
Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia. Roma 26, Maggio 2015.
Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita, supplementi al bollettino statistico, indagini
campionarie. Banca d’Italia, Marzo 2015.
104
153 | P a g .
Figura 14: Prestiti bancari al settore privato non finanziario. Fonte: Bollettino Economico, Numero
2, Aprile 2015, Banca d’Italia.
Nel 2014 la quota di imprese che hanno dichiarato di non aver ottenuto, in tutto o
in parte, i finanziamenti richiesti è diminuita, anche se la percentuale doppia ancora
quella relativa al quinquennio pre-crisi (rispettivamente 8 e 4 per cento. Ad influire
in maniera determinante sul razionamento del credito sono le condizioni di liquidità
e di solidità espresse in bilancio, solo il 3% delle imprese solide ha visto negato un
finanziamento, mentre per le aziende in condizioni di bilancio meno rassicuranti la
percentuale sale al 20%. Il divario di 200 punti base tra aziende solide e non, è la
misura assegnata dal mercato del credito alla stabilità finanziaria e patrimoniale.
Figura 15: Accesso al credito per rischiosità d’impresa. Fonte: Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia.
Roma 26, Maggio 2015. (1) Quota di imprese che hanno dichiarato di non aver ricevuto in tutto o in
parte il finanziamento.
154 | P a g .
Al minor disavanzo nel razionamento del credito hanno contribuito due effetti
congiunturali, in primo luogo si rileva una riduzione degli investimenti produttivi
che genera una minore necessità di capitali a titolo di debito a causa della debole
domanda, inoltre, si assiste ad un netto miglioramento delle condizioni di offerta
del credito. Il tasso di interesse applicato ai nuovi prestiti è diminuito oltre un punto
percentuale nei dodici mesi, attestandosi al 2,4%105.
Il calo degli investimenti produttivi è confermato dalla riduzione del margine
operativo lordo106 delle società non finanziarie nella misura del 10% rispetto
all’inizio della crisi. In presenza di investimenti ancora molto contenuti, le imprese
hanno soddisfatto il loro fabbisogno finanziario attingendo maggiormente alle
risorse interne, nel 2014 il Rapporto sulla stabilità finanziaria di Banca d’Italia,
evidenzia che i debiti finanziari delle imprese si sono ridotti ulteriormente di 8
miliardi. Nonostante sia in corso un graduale processo di riequilibrio della struttura
finanziaria, nello scenario internazionale le imprese italiane restano caratterizzate
da un minor contributo di capitale a titolo di rischio e da un maggiore ricorso ai
prestiti bancari, gli oneri finanziari continuano difatti ad assorbire oltre il 20% del
reddito operativo.
Figura 16: Accesso al credito per rischiosità d’impresa. Fonte: Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia.
Roma 26, Maggio 2015. (1) Quota di imprese che hanno dichiarato di non aver ricevuto in tutto o in
parte il finanziamento.
105
Relazione sulla stabilità finanziaria, Aprile 2015. Banca d’Italia.
Il Margine Operativo Lordo (MOL), ottenuto riclassificando il CE civilistico secondo il criterio del
valore aggiunto, indica il differenziale tra costi e ricavi della gestione caratteristica che si rende
disponibile per soddisfare gli oneri finanziari, gli ammortamenti e le imposte.
106
155 | P a g .
Sebbene si riscontri un lieve miglioramento nelle condizioni di finanziamento alle
imprese, ampie restano le differenze in ragione della dimensione, della solidità
patrimoniale e dei mercati di sbocco. Le aziende di maggiori dimensioni registrano
un lieve decremento della percentuale di prestiti negati, ma la quota di aziende che
hanno richiesto e non ottenuto credito, rimane nettamente più elevata rispetto alle
imprese di minore dimensione.
Figura 17: Accesso al credito per dimensione. Fonte: Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia. Roma
26, Maggio 2015. (1) I dati si riferiscono ai settori delle società non finanziarie e delle famiglie
produttrici. I dati 2015 sono provvisori.
Nonostante il fenomeno delle PMI riguardi in modo consistente anche altri Paesi
europei, il tessuto produttivo italiano è fortemente sbilanciato verso le aziende di
piccola e media dimensione, dagli ultimi dati disponibili si evince che le PMI italiane
hanno realizzato un volume di fatturato pari a 851 miliardi di euro, con un valore
aggiunto pari al 12% del Pil cui fa da contraltare la contrazione di 271 miliardi di
euro di debiti finanziari, ossia il 30% dei debiti finanziari complessivi.
156 | P a g .
Numero di Imprese
Italia
Numero
Quota
Numero di dipendenti
UE
Italia
Quota
Numero
Quota
Valore Aggiunto
UE
Italia
Quota
Ml di
UE
Quota
Quota
euro
Micro
3.527.452
94,8%
92,4%
6.629.987
45,8%
29,1%
201
30,4%
21,6%
Piccole
171.658
4,6%
6,4%
3.049.375
21,1%
20,6%
141
21,3%
18,2%
Medie
19.126
0,5%
0,10%
1.837.003
12,7%
17,2%
118
17,8%
18,3%
PMI
3.718.236
99,9%
99,8%
11.516.365
79,6%
66,9%
459
69,5%
58,1%
Grandi
3.139
0,1%
0,2%
2.960.003
20,4%
33,1%
201
30,5%
41,9%
Totale
3.721.375
100%
100%
14.476.368
100%
100%
661
100%
100%
Tabella 10: Il mercato delle PMI in Europa. Fonte: Scheda Informativa Small Business Act 2014
Italia.
La restrizione del credito non ha riguardato in modo omogeneo tutte le PMI italiane,
nonostante l’inasprimento dei criteri di erogazione del credito bancario
conseguente ai criteri di Basilea 3107, le banche hanno selezionato con maggiore
severità la clientela, ma hanno continuato ad erogare, seppure in uno spazio di
manovra ristretto, prestiti alle imprese più affidabili. Considerato che la struttura
finanziaria delle PMI è piuttosto semplice e che contempla principalmente la
presenza di debito bancario unito a quella del capitale apportato dai soci, gli sforzi
del sistema bancario sono osservabili nel rapporto pubblicato dall’Osservatorio per
la competitività delle PMI108. Il rapporto evidenzia che le condizioni protratte di crisi,
di aumento continuo della pressione fiscale, di stagnazione dei consumi e di tempi
di pagamento delle pubbliche amministrazioni hanno indotto alla estinzione del
15,9% delle PMI italiane, allo stesso tempo, però, i dati rilevano che le imprese
sopravvissute hanno registrato tassi di crescita lusinghieri. Tra il 2007 ed il 2012 il
tasso di crescita si attesta a più 26%, ovvero l’equivalente di una media del 4,8%
l’anno, con una sola battuta di arresto nel 2009 che ha comportato la diminuzione
del 5,3% nel 2012, a valle della seconda fase di credit crunck, la crescita media su
base annua è debole (1,6%) e metà della popolazione mostra una crescita
tendenzialmente negativa legata essenzialmente ad un crescente tensione
107
Il Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria (Basel Committee on Banking Supervision, BCBS)
a seguito della crisi dei mercati finanziari interviene nel 2010 con nuove regole sull’adeguatezza
patrimoniale e sulla liquidità. Basilea 3 intende correggere alcune fra le principali lacune emerse nella
regolamentazione a seguito della crisi, dettando alcune misure micro e macro prudenziali tese a
rendere più severa la discplina del capitale stabilendo principi di liquidità e leverage.
108
www.sdabocconi.it/osservatorio-pmi
157 | P a g .
finanziaria. L’analisi della posizione finanziaria netta e dell’ebitda109 mostra che le
imprese con un’ottima capacità di ripagare il debito calano dal 26,7% al 21,3%,
mentre quelle in difficoltà finanziaria sono cresciute dal 17,1% al 26,3%. Unica nota
positiva è la riduzione dei tassi d’interesse che ha portato alla riduzione degli oneri
finanziari, condizione frutto purtroppo della riduzione costante degli investimenti.
Per comprendere l’intensità della stretta creditizia in Italia, rispetto alla zona euro, è
necessario soffermarsi sugli aspetti finanziari tipicamente connessi alla struttura
finanziaria delle PMI:
a) Ridotto livello di capitalizzazione
Elemento caratterizzante delle piccole e medie imprese italiane è sempre
stato la forte sottocapitalizzazione, il Debt/Equity ratio si riduce di 0,5 punti,
ma le imprese presentano ancora un leverage elevato. Ad ogni euro di
capitale proprio corrispondono 2,4 unità di capitale fornito da terzi.
Debt/Equity ratio
3,5
3
2,9
2,5
2,5
2,4
2,4
2,5
2,4
2008
2009
2010
2011
2012
2
1,5
1
0,5
0
2007
Figura 18: Dipendenza finanziari delle PMI italiane. Fonte: Osservatorio per la competitività delle
PMI, Sda Bocconi.Empowering the knowledge of small & medium enterprises management, Luglio
2014.
109
La posizione finanziaria netta (PFN) indica il saldo tra fonti ed investimenti di natura finanziaria,
essa è quindi una misura dell’indebitamento netto dell’impresa. L’ebitda, letteralmente Earnings
Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation, è una misura ampiamente utilizzata nel calcolo
dei flussi di cassa dell’impresa. Essa rappresenta una misura di margine operativo lordo (MOL) e
consente di verificare se la società realizza profitti positivi dalla gestione ordinaria.
158 | P a g .
b) Forte dipendenza dal canale bancario
La struttura finanziaria delle imprese italiane è caratterizzata da ridotti mezzi
propri e da una forte dipendenza dall’indebitamento verso terzi, per lo più
banche. La spiegazione semplicistica addotta da alcuni secondo cui la
composizione della struttura finanziaria delle PMI sia da ricondurre
principalmente ad una scarsa cultura imprenditoriale non appare sufficiente,
essa sempre essere il frutto di arbitraggi di convenienza tra le normative
fiscali e tributari che hanno sempre favorito maggiormente l’indebitamento
in luogo di una maggiore capitalizzazione. La tendenza all’indebitamento
bancario che storicamente ha caratterizzato la struttura finanziaria delle
nostre imprese si arresta lievemente come rilevato da Banca d’Italia ma,
indagando la composizione del netto, rimane confermato il banco centrismo
del nostro sistema produttivo rispetto ad altri paesi della zona euro.
100%
90%
80%
70%
60%
Altri debiti
50%
Debiti v/fornitori
40%
Debiti v/altri finanziatori
Debiti v/banche
30%
20%
10%
0%
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Figura 19: Dipendenza finanziari delle PMI italiane. Fonte: Osservatorio per la competitività delle
PMI, Sda Bocconi. Empowering the knowledge of small & medium enterprises management, Luglio
2014. Composizione del passivo patrimoniale. Fonte: Osservatorio per la competitività delle PMI, Sda
Bocconi.Empowering the knowledge of small & medium enterprises management, Luglio 2014.
Rapportando la percentuale di debiti verso le banche al totale della massiva
passiva si riscontra, nel corso del 2012, un incremento pari quasi ad un punto
percentuale del primo. Le variazioni intercorse nei debiti bancari dal 2007 al
2012 appaiono sostanzialmente trascurabili, non offrono l’ipotesi di un
159 | P a g .
ridimensionamento dell’intervento bancario nelle politiche industriali e
commerciali delle imprese italiane.
c) Forte incidenza dell’indebitamento a breve
Se si analizzano in dettaglio le componenti di un siffatto livello di
indebitamento è possibile notare un particolare affatto trascurabile:
l’indebitamento bancario è fortemente sbilanciato sul breve termine, anche
rispetto alla media europea. Questa condizione strutturale tradisce una serie
di criticità legate alla dinamica del circolante netto e dunque alla gestione
caratteristica, una maggiore necessità di capitali nel breve termine indica
difficoltà di smobilizzo delle attività a breve che riducono i margini di
stabilità dell’impresa. La scelta di privilegiare l’indebitamento a breve appare
inoltre più rischiosa, sia in considerazione della maggiore onerosità cui sono
sottoposti i prestiti nel breve termine, sia in considerazione di una maggiore
prossimità delle scadenze.
60%
50%
48%
45%
43%
44%
45%
44%
40%
Debito a breve
30%
Debito a lungo termine
20%
10%
0%
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Figura 20: Rapporto Debiti a breve e medio-lungo termine. Fonte: Osservatorio per la competitività
delle PMI, Sda Bocconi.Empowering the knowledge of small & medium enterprises management,
Luglio 2014.
La rigidità della struttura finanziaria delle imprese italiane, unitamente alla domanda
stagnante e alla ridotta disponibilità di credito, ha generato un peggioramento nella
stabilità di un numero consistente di PMI. Il deterioramento del merito creditizio
160 | P a g .
delle imprese italiane è riflesso anche nella sofferenza del segmento Confidi110, da
501 confidi operanti al termine del 2012 a 404 registrati a fine 2014, con un calo
complessivo del portafoglio di garanzie offerte pari al 6%. Il peso delle posizione
deteriorate si attesta in media al 12,40% per i Confidi 107, mentre i Confidi 106
registrano un lieve distacco con una media del 10,50%, trattasi comunque di
condizioni che hanno determinato una forte diminuzione della solvibilità per i
consorzi stessi, e la conseguente difficoltà di offrire garanzie per altre imprese111.
Il Rapporto Cerved PMI 2014 evidenzia una soglia di 24mila PMI rischiose con un
volume di debiti finanziari pari a 71 miliardi di euro, con una probabilità di default
stimata nel 6,5%.
Figura 21: Probabilità di default per livelli di dipendenza bancaria, Rapporto Cerved PMI 2014.
Il modello di finanziamento delle imprese italiane, in particolare come si è
evidenziato delle PMI, è strutturalmente debole e inadatto a sostenere lo sviluppo
del modello nel medio lungo termine, ma soprattutto è fortemente pro-ciclico. Il
carattere della pro ciclicità comporta un ampliamento dell’offerta nelle fasi
favorevoli e un corrispondete razionamento nelle fasi congiunturali negative,
generando continua instabilità e risucchiando gran parte della ricchezza generata
faticosamente negli anni dalle imprese. Si evidenzia, dunque, la necessità che la
110
I Confidi (consorzi fidi) sono istituzioni finanziarie che affiancano e supportano le PMI ai fini
dell’accesso al credito bancario. Tale obiettivo è raggiunto attraverso l’erogazione di servizi quali la
concessione di garanzie, la valutazione del merito al credito, l’affiancamento negli adempimenti
burocratici relativi al processo di assegnazione del credito e attività di consulenza. A livello operativo
e normativo i confidi sono distinti in due tipologie:
- Confidi 106, iscritti ad una apposita sezione dell’elenco previsto dall’art. 106 del TUB.
- Confidi 107, iscritti all’elenco speciale previsto dall’art.107 del TUB.
111
CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO – I Confidi in
Italia, indagine 2015.
161 | P a g .
struttura
patrimoniale
venga
integrata
da
strumenti
complementari
di
finanziamento, che, congiuntamente alle politiche macroeconomiche, possano
contribuire ad attenuare il rischio di default delle imprese attraverso il
miglioramento delle condizioni di solidità patrimoniale e finanziaria.
162 | P a g .
3.3
Attori e tendenze del mercato del capitale di rischio in Italia
Il banco centrismo di cui si discute ha de facto impedito la creazione di una catena
del valore completa, in grado di assicurare, grazie all’integrazione di forme di
raccolta differenziate di capitale. L’efficienza allocativa, operativa e funzionale della
struttura finanziaria. La forte dipendenza delle imprese italiane dal canale bancario
ha penalizzato le altre forme di raccolta di capitali disponibili per le imprese, prime
fra tutti i mercati finanziari. Il sottodimensionamento del mercato finanziario italiano
è il chiaro segnale di una serie di condizioni strutturali derivanti, in primo luogo da
una matrice culturale a maglie strette, restia al sottoporsi al più intenso controllo
richiesto dall’ingresso in borsa. Lo scarso sviluppo del mercato finanziario italiano
deriva inoltre dal ruolo ancora estremamente marginale degli investitori
istituzionali, le difficoltà strutturali del tessuto economico italiano, le criticità del
sistema paese e la riluttanza degli imprenditori italiani a cedere quote112, non
necessariamente significative, del capitale sociale hanno gradualmente placato
l’appetito degli investitori specializzati. D’altro canto è necessario considerare che
essendo il sistema produttivo fortemente frammentato in un numero elevatissimo
di piccole e medie imprese, le capacità di sostenimento di costi fissi legati alla
quotazione è una condizione privilegiata di un numero ristretto di realtà
economiche. Il grafico sottostante mostra, difatti, una continua flessione dal 2011 al
2014 delle imprese quotate sul mercato azionario primario.
112
Il rapporto 2014 sulla corporate governante delle società italiane quotate della CONSOB, evidenza
che la struttura proprietaria delle imprese italiane quotate continua a connotarsi per l’elevata
concentrazione e la limitata contendibilità del controllo. L’85% delle società quotate (75% circa in
termini di market cap) risulta controllata da uno o più azionisti. Le famiglie controllano il 61% delle
imprese quotate, corrispondenti al 30% circa della capitalizzazione complessiva.
163 | P a g .
250
237
229
221
215
212
200
150
Società quotate
100
Market Cap (Ml)
50
0
2010
2011
2012
2013
2014
Figura 22: Società quotate e capitalizzazione di borsa. Grafico a cura dell’autore. Fonte: Bollettino
statistico 6 CONSOB, Marzo 2015. Per la ripartizione delle società quotate di si considerano solo le
imprese industriali, la capitalizzazione di borsa è rilevata secondo i criteri di Borsa Italiana S.p.a. e
riferita al solo Q4.
Considerato che le imprese di dimensione media in Italia sono appena lo 0,5% del
totale, mentre le grandi imprese incidono solo per lo 0,1% sul totale, la parte
preponderante del nostro sistema produttivo, ossia le micro, piccole e medie
imprese, continuano a rappresentare solo una percentuale molto ridotta delle
società quotate rispetto al loro reale ruolo nell’economia113.Analizzando
congiuntamente le quotazione raggiunte da AIM Italia114 sino ad oggi ed il numero
di PMI è evidente come nell’ambito del mercato del capitale di rischio le imprese
italiane siano fortemente sottorappresentate, solo 60 PMI sono quotate su un totale
di 3.718.236 (approssimativamente lo 0.001% delle pmi italiane hanno optato per la
quotazione). Le recenti rilevazioni AIM Italia segnalano che tra le PMI quotate solo
quattro superano i 100milioni di market cap, contro una media di 37 milioni.
Nonostante si sia registrato un incremento del 20% del fatturato per il 65% delle
imprese quotate, il dividend yeld medio è del 2,2%.
Analogamente a quanto accade per la quotazione in borsa, anche l’apporto di
risorse finanziarie da parte di operatori specializzati sotto forma di partecipazioni al
capitale azionario o di sottoscrizione di titoli obbligazionari convertibili in azioni in
un arco temporale medio lungo, non rappresenta una pratica consolidata nelle
113
Garante per le Micro, Picole e Medie imprese, Relazione al Presidente del Consiglio 2015.
Mercato Alternativo del Capitale (AIM) è il mercato di Borsa Italiana nato nel 2012 e dedicato alle
piccole e medie imprese italiane ad alto potenziale di crescita.
114
164 | P a g .
politiche di finanziamento delle imprese italiane. La prospettiva dell’investimento in
capitale di rischio da parte di soggetti specializzati, con le rispettive peculiarità che
caratterizzano i vari attori, nonostante il valore aggiunto che è in grado di esprimere
in termini di potenziamento delle capacità finanziarie e gestionali, incontra una serie
di resistenze rilevanti riconducibili ad una serie di fattori comunemente etichettati
come ostativi dell’espansione del mercato del capitale di rischio. Primo fra tutti il
“nanismo” delle imprese che in larga parte caratterizzano il tessuto produttivo
italiano, implica un livello medio di investimenti che difficilmente incontra le
esigenze d’investimento di operatori istituzionali in termini di costi di gestione e
capacità di rendimento. La prevalenza del modello “family business” nelle politiche
gestionali, finanziarie e azionarie rappresenta ancora il primo fattore di reticenza
nell’ampliamento della compagine azionaria a terzi soggetti. A tali fattori
contribuiscono altre dinamiche a carattere macroeconomico, anzitutto un livello
contenuto degli investimenti in R&S delle imprese italiane115 quale asset trainante
di uno sviluppo sostenibile ed altrettanto rilevante è il ruolo che il livello
dimensionale del mercato borsistico, ad oggi ancora insufficiente, gioca nelle
strategie di exit degli investitori considerato che l’IPO rappresenta un forma elettiva
di way out in grado di generare un rendimento almeno doppio rispetto ad altre
strategie di exit. Le criticità legate al mercato del credito in Italia possono rivestire
un ruolo più o meno considerevole a seconda della tipologia di attore considerato,
ciò nonostante si registra una fase lievemente espansiva ma al contempo riflessiva
e di ridefinizione strategica da parte dell’offerta.
Il segmento dell’informal venture capital nel 2013 ha fatto registrare operazioni per
un totale di 31.857.000 milioni, dopo una costante ascesa tra il 2000 ed il 2008, il
valore complessivo degli investimenti si è attestato nella fascia tra i 30-35 milioni di
115
Nell’UE sono le imprese ad investire maggiormente in ricerca e sviluppo (63%) - i paesi del nord
Europa superano la media comunitaria in termini di investimenti: la Finalandia spende il 3,32% del
proprio Pil in ricerca, seguita da Svezia (3,21%), Danimarca (3,05%), Germania (2,94%) e Austria
(2,81%). Da lato opposto si collocano Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia, Malta, Polonia,
Romani e Slovacchia, che spendono meno dell’1% del Pil in ricerca e sviluppo. L’Italia, invece, si situa
tra i due poli, con l’1,25% del Pil investito. La Regional Innovation Scoreboard 2014 della
Commissione Europea per l’imprenditorialità e l’industria classifica l’Italia come “Moderate
Innovator”.
165 | P a g .
euro. La survey condotta da IBAN116 su un campione di 246 Business Angel rileva un
ridimensionamento operativo del network degli investitori informali, mentre nel
2012 i progetti esaminati sfioravano la soglia dei 2000, nel 2013 si registra un
numero di operazioni nettamente inferiore, a fronte di un numero maggiore di
operazioni concluse nel 2013 rispetto al precedente anno.
2500
1936
2000
1500
2011
1232
767
1000
2012
281 366 324
500
124 92 98
14 24 19
2013
0
Progetti esaminati Numero operazioni Ammontare medio
Exit dichiarate
Figura 23: Il mercato dell’investimento informale in Italia. XV Convention IBAN, I risultati della Survey
2013 e della ricerca scientifica di Italian Business Angel Network Association. I dati riportati sono gli
ultimi disponibili, la raccolta dati per il 2014 è iniziata il 27 Marzo 2015.
L’84% dei finanziamenti ha visto l’ingresso di BA nel capitale sociale dell’impresa,
dal punto di vista geografico il Nord Italia si conferma l’area maggiormente
interessata, mentre guardando alle specifiche degli interventi si rileva che il 35%
degli investimenti ha avuto come target un’impresa con fatturato nullo. Il livello
dimensionale degli investimenti rispecchia pienamente la dimensione delle imprese
italiane, il 68% degli investimenti è stato di importo inferiore ai 100.000 euro.
Nonostante il finanziamento in azienda hi-tech non garantisca risultati superiori
rispetto a quelli registrati in altri settori, i segmenti favoriti sono l’ITC, Media &
Entertainment e MedTech, questa tendenza è confermata anche dai criteri
discriminanti nella scelta delle imprese target quali il potenziale di crescita di
mercato ed elevata specializzazione del team manageriale. A confermare che il
mercato del capitale di rischio assume ancora un ruolo marginale nelle scelte
finanziarie delle imprese italiane sono i dati relativi alle exit. Si registra una presenza
prolungata dell’investitore nel capitale, solo il 10% del campione ha dichiarato di
aver effettuato disinvestimento nel 2013, la metà dei disinvestimenti ha comportato
166 | P a g .
un recupero del solo capitale investito, mentre il 14% ottiene una redditività
superiore al 50%. A compromettere la massimizzazione dell’investimento nel breve
periodo concorrono diversi fattori, un non trascurabile tasso di mortalità
dell’impresa target ed il ritorno delle azioni nella compagine azionaria fondatrice
con l’offerta della partecipazione al team imprenditoriale piuttosto che ad altre
tipologie di investitori istituzionali.
Exit strategy
29%
29%
21%
14%
7%
0
Vendita ad altri Vendita al team Vendita ad altre
investitori
imprenditoriale
società
Cessazione
attività
Altro
Quotazione in
borsa
Figura 24: Business Angel Exit Strategy. XV Convention IBAN, I risultati della Survey 2013 e della
ricerca scientifica di Italian Business Angel Network Association. I dati riportati sono gli ultimi
disponibili, la raccolta dati per il 2014 è iniziata il 27 Marzo 2015.
Sul versante degli operatori formali, nel corso del 2013 sono state realizzate 66
nuove operazioni che hanno condotto ad una crescita del 16% rispetto al 2012,
confermando il trend ascendente che il Private Equity ha intrapreso negli ultimi anni
in Italia. Il numero di investimenti di tipo start-up conferma il trend storico di
mercato, il 2013 chiude con una quota del 56%, essenzialmente vicina alla quota del
44% registrata nel 2011. Sintomo di una incoraggiante attività di collaborazione tra
varie categorie di attori, è la partecipazione di otto BA ad operazioni di seed capital,
rappresentanti il 44% delle operazioni totali. Il mercato del Private Equity appare
fortemente concentrato, il numero di investitori attivi è pari a 32 con una intensità
operativa del 50% per soli otto attori. Con riferimento alla provenienza geografica,
il peso degli investitori europei è ancora esiguo, solo l’8% delle operazioni è stato
realizzato da soggetti stranieri. Il taglio medio dell’investimento appare ancora
contenuto rispetto al valore di punta registrato nel 2010 pari a 2,7 milioni di euro.
Le criticità discusse in precedenza relative alla reticenza della struttura proprietaria
a cedere quote del capitale azionario è segnalata dall’attitudine dei fondi a realizzare
partecipazioni di minoranza. L’acquired stake si assottiglia ulteriormente,
167 | P a g .
attestandosi in media al 25% rispetto all’incoraggiante 40% del 2011. Si consolida
invece il protagonismo delle iniziative imprenditoriali di matrice privata, rispetto ai
corporate e agli university spin-off117.
Distribuzione % della quota
acquisita
Distribuzione % deal origination
2012
2012
2013
2013
87% 83%
59% 53%
40%
23%
18%
0-20%
21%-50%
7% 9%
6% 8%
7%
University spin
Private
off
Enterprise
>50%
Corporate
Spin-Off
Figura 25: Distribuzione della quota acquisita e Distribuzione per deal origination. Rapporto Italia
2013, Venture Capital Monitor (VEM) in collaborazione con AIFI.
La localizzazione geografica delle imprese target partecipate denota, come nel caso
dei BA, una netta prevalenza delle regioni del Nord Italia, la Lombardia primeggia
con il 26% dell’intero mercato, seguita a pari merito dalla Campania e dall’Emilia
Romagna. A livello settoriale, l’ITC si conferma il settore maggiormente attrattivo
con una quota di deal pari al 50% dell’intera attività d’investimento, interessante
notare che la restante distribuzione settoriale presenta un’interessante dispersione
settoriale. I trend internazionali dell’high tech lasciano un buon margine nel mercato
nazionale per i segmenti tradizionali, gli investitori istituzionali mostrano crescente
interesse per i prodotti industriali, il settore alimentare e le prestazioni di servizi e
vendita di prodotti per il tempo libero. Con riferimento agli anni di anzianità delle
target, il vintage year è pari a 2 anni, due soli investimenti hanno riguardato imprese
decennali,
la
motivazione
è
essenzialmente
riconducibile
all‘esigenza
di
finanziamento per lo sviluppo di nuovi prodotti. La disciplina dell’exit appare
variegata, il mercato borsistico come forma di way out interessa solo il 9% dei deal,
preferenza netta viene espressa per gli accordi di co-vendita della partecipazione
nella forma del tag o del drag-along.
117
Lo spin-off è un processo di gemmazione di una nuova iniziativa imprenditoriale da
un’organizzazione preesistente.
168 | P a g .
Accordo
Contenuto
Peso
Tag-along
Diritto di partecipare alla vendita nel caso in cui gli altri soci
decidano di cedere la propria partecipazione.
Diritto di obbligare gli altri soci a vendere la propria
partecipazione ad un terzo individuato dall’investitore.
Diritto di ricevere in via prioritaria un importo pari a quanto
investito in caso di eventi distributivi quali, distribuzioni di utili,
liquidazione o cessione a terzi della target.
Diritto a favore dei soci gestori di formulare un’offerta di acquisto
della partecipazione detenuta dal socio investitore che, nel caso in
cui non accetti tale offerta, non potrà cedere a terzi la propria
partecipazione, se non ad un prezzo più alto di quello offerto dagli
altri soci.
Conferimento da parte dei soci di un apposito mandato ad una
banca d’affari per la vendita dell’intero capitale.
Quotazione di azioni della target su mercati regolamentati.
61%
È concesso all’investitore di recedere dalla target dopo un
determinato periodo temporale e indipendentemente dal
verificarsi delle ipotesi di legge che danno luogo al diritto di
recesso.
7%
Drag-along
Liquidation preference
Diritto di prima offerta
Mandato a vendere
Quotazione
Recesso “ad nuntum”
54%
40%
12%
12%
9%
Tabella 11: Principali strategie di exit. Tabella a cura dell’autore. Fonte: Rapporto Italia 2013, Venture
Capital Monitor (VEM) in collaborazione con AIFI.
Questo fermo immagine deve indurci a ragionare sul ruolo di “acceleratori” che i
professionisti dell’investimento professionale stanno gradualmente acquisendo, si
delinea un progressivo allineamento delle aspettative degli investitori rispetto alle
performance esprimibili dalle imprese italiane che ha prodotto una diversa
modulazione delle politiche d’investimento e disinvestimento rispetto agli operatori
europei, segnale che gli attori del mercato dei capitali di rischio continua a voler
rivestire un ruolo chiave nella riduzione dell’equity gap. Ciò nonostante il mercato
del capitale rimane ancora sensibilmente sottodimensionato, sia rispetto alle
proprie potenzialità, che rispetto ai principali Paesi competitor della zona euro.
169 | P a g .
3.4 L’Equity crowdfunding come modello complementare di raccolta
di capitale di rischio
Le condizioni strutturali del mercato del capitale di rischio di cui si è discusso nei
precedenti paragrafi, ulteriormente stressate dalle recenti crisi economiche
susseguitesi negli ultimi anni, hanno determinato per lungo tempo l'isolamento
finanziario e il sotto sviluppo sofferente del tessuto economico produttivo italiano.
L'impatto della trasformazione del mercato del capitale è riflessa nel profondo
mutamento intervenuto nella catena dei finanziamenti all'imprenditoria. In primo
luogo a seguito della crisi finanziaria del 2008, si è registrata, su scala mondiale, una
contrazione fatale nelle disponibilità di prestiti bancari alle piccole e medie imprese.
ll protrarsi delle condizioni di sfiducia ed incertezza ha poi interessato anche il
segmento del capitale di rischio, si è assistito gradualmente allo spostamento degli
investitori istituzionali verso fasi di vita delle imprese caratterizzate da minore
volatilità, questa massiccia migrazione ha comportato il crollo della cd. scala dei
finanziamenti. Prima del 2008 la scala dei finanziamenti all'imprenditoria
contemplava l'intervento di numerosi attori in diverse fasi della vita dell'impresa.
Nelle prime fasi di sviluppo della business idea i fondi necessari provenivano in larga
parte dai fondatori, dalle loro famiglie, dai loro amici e da ulteriori due classi, ossia
i folli e i fan (5FS), e, soprattutto nel caso di imprese sociali, potevano essere
alimentati dai fondi governativi e da associazioni altruistiche e filantropiche.
Progredendo verso dalle fasi di verifica della fattibilità e di prototipazione a quelle
di commercializzazione, si rendevano via via disponibili forme di capitale, più o
meno formali, maggiormente appropriate, per competenza e grado di rischio
dell'impresa, quali i Business Angel o Venture Capitalist. Durante tutto il ciclo di vita
dell'impresa, l'imprenditore poteva quindi ancorare lo sviluppo del proprio business
a forme di capitale di rischio gradualmente in grado di supportarne la vision
strategica e la rischiosità. Dopo il 2008 il quadro appare notevolmente differente. Il
finanziamento fornito nelle fasi embrionali della business idea dai soggetti vicini
all'imprenditore si attenuano notevolmente a seguito del crollo dei bilanci familiari.
La mancanza di liquidità sul mercato e la eccessiva rischiosità dell'investimento in
attività imprenditoriali in fase di commercializzazione importa la chiusura, su larga
scala, del finanziamento bancario. Le evidenze maggiormente preoccupanti
riguardano però gli investitori specializzati, mentre i Business Angel mostrano
170 | P a g .
ancora reattività e interesse rispetto a progetti altamente innovativi e accordano,
anche se in misura notevolmente ridotta, il proprio supporto, i Venture Capitalist
letteralmente emigrano dalla fase di sviluppo del prototipo e dalle prime fasi di
commercializzazione, alla fase di maturità di lancio del prodotto, integrando
maggiormente il loro portafoglio con imprese già esistenti, piuttosto che di nuova
costituzione e lasciando un intero segmento della scala del finanziamento scoperto.
Figura 26: (a) The funding escalator pre-2008. (b) The funding escalator post-2008119118.
118
Richard Harrison, (2013), Crowdfunding and the revitalisation of the early stage risk capital market
catalyst or chimera? Venture Capital 15:4, pages 283-287.
171 | P a g .
Questo scenario di profonda mutazione del mercato ha prodotto un divario
crescente, sintetizzato con il termine equity gap, tra le esigenze finanziarie delle
realtà imprenditoriali nascenti e gli investitori istituzionali, che ha portato i primi alla
continua ricerca di forme alternative o complementari di finanziamento e ha
allargato gli orizzonti su nuovi scenari, tra i quali, ruolo crescente viene assumendo
il crowdfunding nella modalità equity. Se fino agli anni 2010 la raccolta fondi dal
basso rappresentava una strategia di funding alternativa e prevalente per
organizzazioni no profit e cause sociali, la diffusione del fenomeno su scala globale
e la sperimentazione di nuove modalità di intermediazione tra folla ed attori, hanno
progressivamente portato alla individuazione di uno strumento che, dinanzi alle
profonde lacune governative e dell'offerta, avesse le capacità di assolvere al delicato
ruolo di propulsore delle attività economiche. L'equity crowdfunding di fatto eleva
il finanziamento della folla a modalità di acquisto di capitale sociale in start-up, si
tratta di un modello che sta vivendo un grande fermento, sia a livello europeo che
internazionale, in particolare, importanza crescente sembra acquisire nel segmento
dell'early stage. La pratica dell'equity crowdfunding si caratterizza, rispetto ad altre
forme di raccolta, per essere uno strumento fortemente disintermediato attraverso
il quale le start-up possono rivolgere un appello alla folla per la raccolta di capitale
sociale, offrendo strumenti partecipativi al capitale di rischio. Elevando il
finanziamento dal basso a segmento d'offerta nel mercato dell'early stage, è chiaro
che ci si imbatte una maggiore complessità organizzativa ed operativa, soprattutto
rispetto alle relazioni intercorrenti tra gli attori. Quest'ultimi, infatti, non si
configurano più come semplici prenditori e sostenitori che liberamente scelgono di
ricorrere al finanziamento della folla, ma si assiste alla qualificazione di soggetti
privati come investitori, seppur non professionali.
Tipologie di
investitori/Caratteristiche
Dimensione dell’interlocutore
Investitori professionali
Crowdfunders
Pochi soggetti esperti
Numero elevato di soggetti
Grado di specializzazione
Elevato
Medio/Basso
Tipologia di apporto
Ruolo nelle politiche gestionali
Apporto di competenze tecnicomanageriali e di capitali
Attivo e ricercato
Apporto esclusivamente
finanziario
Non previsto
Approccio
Fisico
Virtuale
Strutturale contrattuale
Complessa e mediata
Semplice e predefinita
Tabella 12: Principali differenze tra gli operatori professionali del mercato dei capitali di rischio e i
crowdfunders. Schema a cura dell'autore.
172 | P a g .
Il ricorso all'equity crowdfunding, in luogo dell'intervento di investitori specializzati, implica,
per la natura stessa dello strumento, che l'imprenditore o il team fondatore rivolgano la
propria proposta di valore ad una folla indistinta di soggetti, piuttosto che a pochi soggetti
esperti. In tal modo viene ad instaurarsi nell'immediato un contatto diretto con un numero
elevato di potenziali investitori, e viene notevolmente a contrarsi tutta la fase conoscitiva
iniziale tra i finanziatori e l'aspirante imprenditore. L'ingresso di un VC o di un BA
nell'azionariato è corredato dall'apporto di specifiche competenze tecnico- manageriali e
relazionali, in grado di incrementare l'expertise del team fondatore tramite un processo
graduale di apprendimento. Tra i principali vantaggi "non finanziari" attribuibili alle figure
degli investitori professionali è possibile citare un significativo contributo alla definizione
di politiche gestionali professionali, sviluppi e prospettive adeguatamente calibrate sulle
possibilità effettive del business, l'attenuazione di eventuali condizionamenti esterni al team
dirigenziale, una maggiore propensione alla pianificazione e alla programmazione nel breve
periodo, una costante attenzione alla rendicontazione finanziaria, una crescita del potere
contrattuale dell'impresa e una sua maggiore legittimazione nel contesto di riferimento
grazie all'intervento di un investitore professionale. L'interesse costante alla crescita sana
del business rappresenta una assoluta prerogativa degli investitori professionali, per la
categoria degli investitori informali lo sviluppo conseguito dall'impresa finanziata
rappresenta un obiettivo primario che soddisfa un bisogno di autorealizzazione
dell'investitore, nel caso dei Venture Capitalist ritmi sostenuti di crescita segnalano ottime
capacità di monetizzazione dell'investimento effettuato. Il ricorso al crowdfunding priva
invece il team fondatore di questo costante processo di apprendimento, la struttura delle
relazioni non contempla l'ingerenza nelle politiche gestionali da parte della folla, il
contributo è prettamente finanziario ed intrinsecamente privo dell'apporto di competenze
specifiche, essendo gli investitori per l'appunto non professionali. Ulteriore fattore di
differenziazione attiene alle modalità e alle tempistiche che contraddistinguono il processo
d'investimento, dalle fasi esplorative sino alla fase di monitoraggio successiva alla eventuale
conclusione del contratto.
Scouting
Deal
Monitoring
Way out
Figura 27: Processo d'investimento e generazione di conoscenza. F. GANGI, " Analisi degli
Investimenti Aziendali", Egea 2011. Pag.193.
173 | P a g .
La prima fase del processo d'investimento è rappresentata dallo screening delle
opportunità d'investimento, il primo contatto tra investitore potenziale ed
imprenditore avviene normalmente sulla base di un articolato business plan in
grado di sollecitare l'attenzione dell'investitore. Il primo contatto può essere
favorito tramite network relazionali di professionisti, o realizzato tramite reti
informali come nel caso dei BA. Questi, difatti, tendono maggiormente al localismo
territoriale, sfruttano la rete relazionale costruita con il tessuto industriale,
economico e finanziario dell'area geografica di riferimento al fine di identificare
opportunità di investimento. Sulla base della dettagliata informativa ricevuta dal
team fondatore, l'investitore istituzionale darà inizio ad un processo di valutazione
accurato di quelli che potremmo definire i fondamentali dell'opportunità
d'investimento.
L'analisi
verterà,
dunque,
sul
trinomio
prodotto/mercato/tecnologia, incentrandosi sulla originalità del modello di
business, sul mercato di riferimento, sulle competenze distintive del team e sul ruolo
degli asset intangibili, quali brevetti e capitale umano. Nel caso in cui la trattativa
venga avviata, questa coprirà un arco temporale che può variare dal 3 ai 6 mesi, tale
periodo assicurerà al team fondatore segretezza sulle informazioni acquisite grazie
alla firma di un accordo di riservatezza. L'investitore, dopo l'analisi della
documentazione ricevuta dal team e dopo una serie di incontri finalizzati alla
conoscenza dello stesso, se ritiene di trovarsi dinanzi una buona opportunità
d'investimento, procede alla due diligence, normalmente svolta da advisor
indipendenti. La finalità principale della due diligence è verificare la presenza di
fattori di rischio latenti che potrebbero condizionare il valore dell'investimento, è
difatti condotta rispetto a dimensioni chiave quali il mercato, le assunzioni alla base
del piano economico-finanziario, la dimensione legale ed ambientale, nonché
estesa agli aspetti fiscali. Al termine di questo lungo ed oneroso processo valutativo,
se le risultanze analitiche risultano essere convincenti, l'investitore procederà alla
firma del contratto che definisce in dettaglio i termini e le clausole d'accordo tra la
società e l'investitore. La fase di stipula del contratto è particolarmente delicata,
dopo aver determinato le modalità di ingresso nella compagine societaria, la
trattativa si incentra sulla individuazione dei covenant e meccanismi di
monitoraggio
tesi alla
protezione dell'investitore dal
rischio
di default
dell'investimento, terminando con la predeterminazione delle modalità di
disinvestimento e, dunque, di uscita dal capitale dell'investitore. Il processo sin ora
174 | P a g .
descritto permette di comprendere le profonde differenze tra gli investitori
professionali e i crowdfunders, rappresentando l'investimento nella fase early stage
considerevolmente rischioso, l'investitore tende alla mitigazione delle asimmetrie
informative grazie all'esperienza e alle competenze di cui dispone. L'investitore non
professionale non svolge questo lungo ed articolato processo decisionale, egli non
dispone di un business plan dal quale evincere originalità e capacità reddituale della
proposta imprenditoriale, d'altronde questa fase valutativa non è nemmeno
prevista. Gli investitori non professionali accederanno alle opportunità di
investimento direttamente on-line, potranno scegliere tra progetti differenti,
leggere l'informativa posta a disposizione dal portale, apprezzare il video di
presentazione e valutare, sulla base delle proprie esperienze professionali o
personali, quelli che maggiormente rispecchiano la loro decisione di investimento.
Infine, mentre nelle attività professionali di apporto di capitale di rischio, la
definizione contrattuale è contraddistinta dal patteggiamento delle condizioni di
intervento nella compagine sociale, nell'equity crowdfunding la struttura
contrattuale è predefinita dalla società richiedente. Si assiste, dunque, ad una forte
destrutturazione del classico processo di investimento, la immediatezza e la
maggiore flessibilità sono, per gli operatori del settore, i principali fattori strutturali
che potrebbero favorire la riduzione del tasso di mortalità e di sottosviluppo del
tessuto economico. Nonostante si tratti di un modello che evolve costantemente, e
tale evoluzione appare proprio seguire la direzione della legittimazione dell'equity
crowdfunding nel mercato del capitale di rischio, allo stadio attuale dell'arte, esso
non rappresenta uno strumento privo di criticità. Si illustra di seguito una possibile
matrice dei punti di forza e debolezza attribuibili al finanziamento dal basso per il
sostegno all'imprenditoria.
175 | P a g .
Incentivi e disincentivi / Attori
Crowd
Investitori Professionali
RISCHIO
Disseminato
Concentrato
DIVERSIFICAZIONE
Ampia
Medio/Bassa
GEOGRAFIA DELL’INVESTIEMENTO
Delocalizzato
Localizzato
MOTIVAZIONI
Finanziarie ed
Prettamente Finanziarie
emozionali
COSTI DI ACCESSO
Ridotti
Elevati
ARCO TEMPORALE
Breve
Medio/Lungo
RISCHIO DANNO D’IMMAGINE
Elevato
Ridotto
TUTELA DELLA PROPRIETA’
Bassa
Elevata
COSTI DI GESTIONE
Medio/Alti
Elevati
POSSIBILITA’ DI ESTRAZIONE DI
Elevata
Bassa
INTELLETTUALE
BENEFICI PRIVATI
Tabella 13: Punti di forza e debolezza dell'equity crowdfunding. Tabella a cura dell'autore.
Il sostegno finanziario ad iniziative imprenditoriali nella fase early stage è connotato
da un elevato grado di rischio a fronte di un rendimento eventuale e postergato di
almeno tre anni rispetto al momento dell'investimento. La naturale rischiosità delle
imprese nascenti comporta processi di valutazione accurati, che si rendono
necessari in quanto l'investitore istituzionale deve procedere gradualmente alla
maturazione di una decisione di investimento che comporterà l'assunzione di una
significativa quota di rischio associata all'esito della partnership. Nel finanziamento
dal basso il grado di rischio rimane chiaramente elevato, ma viene spalmato su un
numero maggiore di soggetti, ciò riduce notevolmente la componente di avversione
al rischio nel processo decisionale, facilitando l'apporto di risorse. Nella pratica gli
investitori istituzionali vagliano milioni di opzioni di investimento, da una base di
2.000 progetti solo il 18% diventano oggetto d'interesse e meno del 6% sono
oggetto di una valutazione accurata119. Il crescente rigore nel processo di selezione
dei progetti proposti è reso necessario non solo dall'elevato grado di rischio
associato alle fasi embrionali, ma è ulteriormente influenzato dalle caratteristiche
operative degli investitori istituzionali. I Business Angel impiegano capitali propri, il
razionamento in tal caso è frutto di una disponibilità limitata del patrimonio che si
119
XV Convention IBAN, I risultati della Survey 2013 e della ricerca scientifica di Italian Business
Angel Network Association.
176 | P a g .
rende disponibile per l'investimento. La provenienza personale dei fondi, se per un
verso consente all'investitore di acquisire partecipazioni in attività che mostrano un
rischio mediamente più elevato, per altro verso restringe il campo d'azione
dell'investitore. Una maggiore capacità di diversificazione del portafoglio di
investimenti è solitamente attribuita ai fondi di venture capital che, in qualità di
operatori maggiormente strutturati, esprimono una capacità d'investimento
maggiore. Una maggiore capacità d'investimento non corrisponde però
necessariamente ad una maggiore diversificazione, di norma i fondi istituzionali
optano per una composizione del portafoglio d'investimento che sia coerente con
il proprio mandato e che garantisca, allo stesso tempo, il raggiungimento di
economie di scala tramite una maggiore dimensione dell'investimento finalizzata
all'abbattimento dei costi fissi. Le esigenze di efficienza allocativa espressa dagli
operatori formali produce una diversificazione leggermente più ampia di quella
attribuibile agli investitori informali, tuttavia, data la maggiore dimensione
dell'investimento e la necessità di garantire coerenza con il proprio mandato di
agenzia, appare relativa rispetto a quella esprimibile dalla folla in ragione del taglio
nettamente contenuto dell'investimento. In definitiva, le esigenze operative di realtà
maggiormente strutturate non permettono agli investitori di superare il perimetro
preferenziale predeterminato, lasciando al di fuori dello stesso numerose
opportunità di investimento potenzialmente proficue.
Nelle politiche di investimento degli operatori specializzati, ruolo centrale è assunto
dalla dimensione geografica, i BA operano prevalentemente tramite strutture
informali, dunque, la prossimità geografica, che rende osservabili direttamente i
comportamenti e le azioni del team fondatore, può rappresentare un fattore
discriminante nella scelta tra due o più progetti ad alto valore prospettico. I venture
capital appaiono fortemente concentrati in alcune aree, tipicamente caratterizzate
dal elevati tassi di industrializzazione e capacità innovativa, ciò chiaramente produce
una concentrazione elevata di professionisti dell'investimento in capitale di rischio
in poche aree geografiche. L'equity crowdfunding consente invece l'abbattimento
delle barriere geografiche, il team fondatore potrà rivolgersi a potenziali investitori
ubicati in diverse aree o regioni dello stesso paese. Trattasi di un punto di forza non
trascurabile, la possibilità offerta dal crowdfunding di superare le barriere di un
mercato locale fortemente limitato consente inoltre l'accesso all'offerta ad un
177 | P a g .
pubblico maggiore, che potrebbe esprimere condizioni più favorevoli di
finanziamento rispetto a quelle tradizionalmente disponibili. Allargare la propria
offerta ad un più ampio numero di soggetti equivale alla possibilità di intercettare
finanziatori che, per preferenza settoriale o scopi filantropici, esprimono una
maggiore willingness to pay rispetto agli attori presenti sul mercato locale.
Nell'equity crowdfunding, e più in generale in tutti i modelli di raccolta di fondi dal
basso, la sfera sociale e relazionale assume una connotazione particolarmente
accentuata, tale da incrementare il valore aggiunto percepito dall'investitore. Nei
modelli finanziari tradizionali la decisione di impiego di risorse, ossia l'utilità attesa
dall'investitore, è funzione del rendimento medio atteso e della var11abil1'ta` dei
risultati. La funzione di utilità esprime, in relazione al grado di propensione,
avversione o neutralità al rischio, l'ammontare di ricchezza, ossia il premio per il
rischio, che l'individuo sarà disposto ad accettare per rimuovere la condizione di
incertezza. I concetti di rendimento atteso e variabilità sono di derivazione
puramente finanziaria, il rendimento medio atteso esprime il valore che
l'investimento dovrebbe produrre in media, la varianza è uno stimatore di variabilità
dei rendimento. Maggiore è la variabilità dei risultati, maggiore sarà il rischio,
maggiore il rendimento richiesto. Ne consegue che la scelta dell'investitore deriverà
dall'equilibrio ottimale tra il rendimento medio atteso e la variabilità in relazione al
grado di avversione al rischio espresso dalla funzione di utilità. Per lungo tempo la
teoria finanziaria classica ha ipotizzato che gli individui fossero perfettamente
razionali e che agissero utilizzando set informativi e decisionali omogenei. La ricerca
empirica ha tuttavia dimostrato che le decisioni di investimento sono,
sistematicamente,
influenzate
dal
background
emotivo,
esperienziale
e
professionale del singolo investitore. Tali influenze difficilmente possono essere
conciliate con il dogma di razionalità delle scelte d'investimento della finanza
tradizionale, la funzione di utilità dell'individuo non risponde solo al grado di
avversione o propensione al rischio, ma si arricchisce di una serie di componenti
emozionali che, in misura anche predominante, possono determinare la decisione
di impiego. L'equity crowdfunding in tal senso spezza la naturale dicotomia
rischio/rendimento, amplificando l'impatto emozionale connesso all'acquisto della
partecipazione. L'emtional value è la combinazione di diversi fattori, che
trascendendo dal solo acquisto del titolo azionario, contribuiscono notevolmente a
mitigare il rischio percepito e ad agevolare il processo di finanziamento. Il valore
178 | P a g .
emozionale associato ad un progetto imprenditoriale può fortemente variare tra
individui eterogenei quali i crowdfunders, ciò nonostante alcuni fattori
comunemente riconosciuti sono la possibilità offerta all'investitore di acquisire
rilievo nella comunità di riferimento per effetto dell'adesione al progetto sociale, la
possibilità di partecipare ad una community di soggetti finanziatori che possano
comunicare tra loro anche condividendo ulteriori esperienze di finanziamento,
infine il divertimento, numerosi crowdfunders hanno affermato di aver trovato
l'esperienza del finanziamento dal basso estremamente piacevole. La forte influenza
che tali fattori dispiegano sulla decisione di investimento inducono a sostenere che
il premio per il rischio espresso dall'investitore non professionale è nettamente
inferiore a quello espresso dagli investitori professionali, l'avversione al rischio è
bilanciata nella funzione di utilità del crowdfunder dalla componente emozionale,
ciò comporta, tra l'altro, che l'imprenditore potrà accedere al mercato dei capitali
sostenendo un costo di acquisto dei capitali inferiore. ll ricorso all'equity
crowdfunding rappresenta, per struttura relazionale e operativa del fenomeno, una
modalità di accesso al mercato dei capitali estremamente immediata e
relativamente poco onerosa. Osservando il processo di investimento degli
investitori professionali si è verificato che le fasi iniziali di screening e valutazione
coprono normalmente un ampio orizzonte temporale, tra i 3 e i 6 mesi di
apprezzamento. Il lancio di una campagna di crowdfunding in modalità equity copre
un arco temporale variabile, normalmente non superiore ai tre mesi tranne nei casi
di proroga, nel caso del finanziamento dal basso, quindi, la quotazione immediata
sul portale, in caso di esito positivo, accelera il processo di nascita dell'impresa. Una
ulteriore opportunità fornita dal crowdfunding è la possibilità di accedere al mercato
dei capitali a costi ridotti, gli investitori non sostengono alcun costo per la decisione
d'investimento, mentre il team proponente, in relazione al regolamento della
piattaforma, e solo in caso di esito positivo della raccolta, dovrà cedere una quota
del budget raccolto a titolo di fee per la copertura del servizio di intermediazione e
gestione della campagna. La maggior parte delle piattaforme attive sul mercato
richiedono una remunerazione per i servizi offerti, ma le modalità possono differire
leggermente. In alcuni casi è richiesto solo il pagamento di una success fee calcolata
in termini percentuali sul budget raccolto, altre piattaforme prevedono quote fisse
per la copertura di costi amministrativi o quote di abbonamento settimanali o
mensili sino al termine della raccolta. Caratteristica connaturata del finanziamento
179 | P a g .
tramite il ricorso alla folla è che l'andamento della raccolta fondi è visibile
indistintamente al pubblico. Nel caso in cui la raccolta non giungesse positivamente
al termine, la start-up potrebbe subire un danno d'immagine. Il mancato
raggiungimento del budget obiettivo potrebbe agevolmente indicare che il mercato
di riferimento, potenzialmente composto dagli stessi crowdfunders, non esprima
apprezzamento per la combinazione funzione d'uso/tecnologia o non riconosca
come adeguate le capacità del team proponente. La mancata validazione sociale
dell'iniziativa imprenditoriale può rappresentare un fattore ostativo per la
presentazione della stessa ad investitori professionali, la valutazione dell'impresa
può essere quindi rivista al ribasso dai segmenti successivi di mercato. Nelle fasi
preliminari di valutazione della business idea può essere richiesto all'investitore
istituzionale la sottoscrizione congiunta di un "non-disclosure agreement" ossia di
un accordo di riservatezza che protegge il team dall'eventuale divulgazione di
informazioni sensibili e dallo sfruttamento economico delle stesse, se non a seguito
di ulteriori accordi economici. Viceversa, nell'equity crowdfunding un potenziale
disincentivo è rappresentato proprio dalla necessità di veicolare verso la folla il
maggior
numero
di
informazioni
utili
alla
valutazione
dell'opportunità
d'investimento, senza possibilità alcuna di ottenere garanzie circa il non utilizzo
economico delle stesse. L'assunzione che il ricorso al crowdfunding riduca il costo
di acquisto dei capitali di rischio deve essere limitata al solo accesso al mercato dei
capitali, guardando invece alla dimensione relazionale, considerata una ampia e
fortemente frammentata compagine sociale, non è escluso, che possano gravare
sulla start- up costi di gestione elevati, derivanti anche dalla esperienza marginale
dei crowdfunders nel ruolo di investitori. Infine, il ricorso all'equity crowdfunding
consente al team imprenditoriale di mantenere un elevato grado di controllo sulle
politiche aziendali grazie alla netta separazione tra la proprietà e controllo. La
marginale presenza dei crowdfunders potrebbe indurre il team ad estrarre, a
discapito dei finanziatori, benefici personali che potrebbero ridurre il valore
dell'impresa. La estrema esemplificazione dei termini contrattuali e la mancanza di
meccanismi di monitoraggio, produce una conseguenza non trascurabile, ossia la
impossibilità dei finanziatori di limitare comportamenti opportunistici da parte
dell'imprenditore, vedendo quindi svalutato lo sforzo finanziario sostenuto. Gli
investitori professionali, consci di tale eventualità, non consentono o comunque
limitano fortemente, l'adozione di comportamenti difformi da quelli pattuiti, tramite
180 | P a g .
una serie di covenant finanziari e non, o round di finanziamento, che inducono
l'imprenditore alla trasparenza operativa e alla chiarezza gestionale.
3.5
Analisi del grado di complementarietà
Se per un verso l'equity crowdfunding tende a superare alcuni limiti intrinsecamente
riconosciuti nel mercato dei capitali fornendo una ulteriore possibilità di
finanziamento, per altro verso è necessario anche comprendere in quale misura esso
è in grado di colmare l'equity gap, ossia è necessario comprendere in quale misura
il finanziamento disintermediato riesce efficacemente a soddisfare i bisogni delle
imprese, riequilibrando nuovamente la domanda e l'offerta di capitali. La risposta a
questo interrogativo può essere derivata analizzando congiuntamente due
dimensioni, una prima dimensione, che potremmo definire comportamentale,
attiene al grado di affinità riscontrabile tra il modus agendi della folla e quello
tipicamente riscontrabile negli operatori professionali. Una seconda prospettiva
d'indagine attiene alla dimensione operativa del fenomeno, necessario è
comprendere se effettivamente il ricorso al finanziamento dal basso sia in grado di
offrire un apporto finanziario congruo con l'avvio di una nuova realtà
imprenditoriale. Prima di approcciare all'analisi della dimensione comportamentale
è necessaria un'assunzione di fondo, la folla, attore composito ed estremamente
variabile, rappresenta un aggregato di persone, che tramite l'intermediazione di una
piattaforma dedicata, accedono alla possibilità di sostenere la nascita di start-up
tramite l'acquisto di titoli partecipativi al capitale sociale. Pur trattandosi di
investitori, appare chiaro il gap esperienziale ed informativo che impedisce
fattivamente la loro contrapposizione agli investitori professionali. Dunque, l'analisi
della dimensione comportamentale verrà condotta, non in considerazione dei punti
di sovrapposizione riscontrabili tra investitori professionali e crowdfunders, ma
verificando in quale misura il finanziamento dal basso mostra analogie con i processi
decisionali degli investitori istituzionali. Il punto focale non è la alternatività dello
strumento di finanziamento, quanto piuttosto il suo grado di complementarietà.
181 | P a g .
3.5.1 Dimesione comportamentale
L’apporto di risorse finanziare a titolo di capitale di rischio nelle prime fasi di vita
dell’impresa è caratterizzato da un grado elevato di rischio, data l’impossibilità, per
l’investitore, di osservare performance pregresse. Il soggetto finanziatore è esposto,
in tale fase, ad un alto grado di asimmetria informativa, gli investitori istituzionali
tendono a colmare il gap informativo tramite un lungo ed accurato processo
valutativo che contempla determinanti sia quantitative che qualitative. Il livello di
expertise che contraddistingue gli operatori professionali consente a questi ultimi
di comprendere la effettiva fattibilità di un progetto d’investimento anche
indagando segnali qualitativi, le evidenze empiriche rivelano che nelle fasi di seed e
start-up financing gli investitori professionali prestano notevole attenzione ad
alcuni aspetti personali ed esperienziali in grado di rappresentare asset strategici
per lo sviluppo futuro del progetto. I segnali di qualità maggiormente apprezzati
possono essere raggruppati in tre dimensioni, un primo livello di indagine è relativo
al team imprenditoriale, in tal caso assumono rilievo aspetti come l’età media del
team, il grado di preparazione, il grado di creatività e il background esperienziale.
Un secondo livello di indagine attiene alla dimensione relazionale, l’ampiezza del
network di alleanze strategiche, tecniche e commerciali, cui il progetto può attingere
può ampliare i margini di sopravvivenza del progetto nel lungo termine, soprattutto
in settori giovani e fortemente innovativi. La dotazione di un ampio sistema di
accordi strategici consente una maggiore diversificazione del rischio e una
maggiore legittimazione della new firm nel contesto di riferimento. Infine, il capitale
intellettuale rappresenta un forte incentivo per l’investimento in capitale di rischio,
la capacità del team di dotare l’impresa di asset intangibili e difficilmente imitabili
riduce il rischio associato al fallimento della stessa.
I predittori di successo consentono agli investitori professionali di discernere tra
progetti di buona e cattiva qualità, favorendo una più efficiente allocazione delle
risorse finanziarie. Nel finanziamento tramite il crowdfunding, come ampiamente
illustrato, intervengono una moltitudine di individui che, agendo individualmente,
selezionano e finanziano progetti inerenti la nascita di nuove realtà imprenditoriali.
La decisione di procedere all’investimento è singolare e non collettiva, non è
possibile identificare alcun meccanismo di collezione delle preferenze. Si tratta,
182 | P a g .
dunque, di comprendere se gli individui che compongono la folla percepiscono e
rispondono ai segnali di qualità in modo analogo agli investitori professionali,
favorendo una selezione efficace dei progetti meritevoli di finanziamento.
L’analisi condotta da Mollick120 su un campione di 3,200121 progetti lanciati su
Kickstarter nel 2012 ha evidenziato come, effettivamente, la folla adotti indicatori e
segnali di qualità per identificare progetti di successo in maniera del tutto analoga
agli investitori professionali.
In particolare:
•
Gli imprenditori che dimostrano di aver ottenuto successi imprenditoriali
pregressi hanno maggiori probabilità di ottenere i fondi richiesti.
•
Gli imprenditori che dimostrano di avere un endorsement da terzi soggetti
hanno maggiori possibilità di raggiungere con successo l’obiettivo di
raccolta.
•
Gli imprenditori che dimostrano competenza e preparazione hanno maggiori
probabilità di essere finanziati.
Analogamente a quanto accade nel caso degli investitori professionali, anche nel
caso del crowdfunding la folla attribuisce rilevanza alle esperienze pregresse del
team. L’analisi condotta da Mollick evidenzia che i progetti che sottendono
esperienze pregresse di successo o che riportano tra i membri del team
professionisti accreditati hanno maggiori possibilità di ottenere con successo i
capitali richiesti. La credibilità e le esperienze pregresse risultano essere, quindi,
fattori predittivi di risultati futuri positivi anche nel finanziamento dal basso.
120
Mollick, Ethan R., Swept Away by the Crowd? Crowdfunding, Venture Capital, and the Selection of
Entrepreneurs (March 25, 2013).
121
Kickstarter non è una piattaforma equity-based, tuttavia, l’autore seleziona progetti con un budget
obiettivo non inferiore ai 5.000$, principalmente nelle categorie high tech e rappresentanti meno del
10% dei progetti lanciati sulla piattaforma. Il campione selezionato dall’autore rispecchia una
popolazione potenziale di imprenditori che intendono accedere al crowdfunding per il finanziamento
della propria business idea.
183 | P a g .
Il secondo aspetto qualitativo attiene invece alla fiducia accordata al progetto da
terzi non finanziatori, al fine del raffronto tra folla e investitori professionali è però
necessario operare una distinzione logico-operativa per comprendere la portata di
questo segnale. Nelle attività di investimento istituzionale, gli investitori
professionali guardano al network relazionale in chiave strategica, alle alleanze
verticali e orizzontali che permettono la condivisione di know-how, la individuazione
di canali di sbocco industriale e commerciale e l’accesso a risorse complementari
per la crescita del business. Nel caso del finanziamento dal basso, tranne nel caso in
cui alla raccolta dal basso venga ad affiancarsi un processo di co-creazione e
condivisone di aspetti tecnici e commerciali, le caratteristiche del network non
permettono di indentificare una relazione univoca con specifici soggetti, venendo a
mancare la reciprocità dell’endorsement che deriva dal fare parte di un certo
network.
Nel
crowdfunding
possiamo
definire
l’endorsement
come
un
collegamento esplicito da parte di organizzazioni o di soggetti (cosiddetti
influencer) non ascrivibili al team proponente o alla piattaforma, ma ritenuti degni
di fiducia dalla community di finanziatori. La partecipazione di tali soggetti al
finanziamento rappresenta un segnale di fiducia che la folla assume come indicatore
delle effettive possibilità e capacità del progetto, è quindi verificato che la
validazione della business idea da parte di terzi soggetti contribuisce a mitigare il
gap informativo eventualmente percepito dall’investitore.
Il terzo criterio qualitativo attiene al grado di preparazione del team proponente e
alle effettive capacità di portare a termine con successo il compimento della
business idea. I fondi venture capital e i business angel pongono notevole
attenzione al grado di preparazione del team, in particolare l’analisi, condotta anche
grazie al face to face con il team, verte sulla adeguatezza delle competenze espresse
dal team rispetto alla business idea. Il grado di preparazione è spesso dedotto dal
grado di accuratezza e dettaglio di documenti quali il business plan, il pitch e la
documentazione prodotta a sostegno della richiesta di finanziamento. Nelle
campagne di equity crowdfunding il peso di tali informazioni potrebbe essere
differente, sia in considerazione delle informazioni che si rendono disponibili
tramite la piattaforma, sia in considerazione della componente emozionale che
riveste nel finanziamento dal basso un peso non trascurabile. I potenziali azionisti
accedono alla campagna di crowdfunding tramite il portale, dunque, essi
184 | P a g .
prenderanno visione del video di presentazione e della relativa documentazione
uplodata dal team. Mollick verifica che al crescere del grado di preparazione
espresso dal team vi è una maggiore propensione della folla ad accordare fiducia al
progetto tramite la sottoscrizione delle quote, tale risultato concorda con l’analisi
dei fattori critici di successo condotta dallo stesso, ove si riscontra che le possibilità
di successo si incrementano del 23% per i progetti altamente dettagliati e privi di
errori ortografici.
Il peso assegnato dalla folla a tale indicatore varia inevitabilmente da soggetto a
soggetto, ciò nonostante si riscontra la capacità della folla di selezionare
attentamente i proponenti in relazione al grado di preparazione espresso, anche in
relazione alle competenze necessarie allo sviluppo della business idea. Gli elementi
utilizzati dalla folla per attribuire un grado di preparazione al team proponente sono
la produzione di un prototipo e la presenza di un video di presentazione chiaro e di
immediata comprensione anche per i meno esperti. E’ possibile definire una scala di
valutazione, il grado di preparazione è difficilmente estraibile per i progetti che
mostrano solo descrizioni, cresce nel caso del pitch di presentazione e si attesta a
livelli alti quando alla campagna è affiancata la presentazione di un prototipo del
prodotto/servizio alla base della business idea. Lo sviluppo di un prototipo è un
indicatore di qualità anche nel caso dei venture capital, sebbene la sua importanza
valutativa dipenda strettamente dalla fase del ciclo di vita in cui l’impresa si trova.
Le evidenze empiriche dimostrano, quindi, che per un verso alcuni indicatori
utilizzati dagli investitori professionali per mitigare l’asimmetria informativa ed il
rischio di investimento, hanno realmente un valore predittivo anche per gli
investitori non professionali. Una maggiore sofisticazione della folla nel modello
equity è confermata anche dal processo di screening e di valutazione post
campagna adottato dalla folla. In media gli investitori non professionali impiegano
più di 24 ore per la valutazione del progetto prima di formulare la propria proposta
di investimento, nelle forme tradizionali di crowdfunding la media decisionale è pari
a 10 minuti prima di procedere alla donazione. Ulteriore dimensione concordante
con l’attività di investimento professionale è il pieno coinvolgimento nel progetto
d’impresa che porta l’investitore all’attuazione di meccanismi di monitoraggio,
nell’equity crowdfunding la quasi totalità della folla è propensa al monitoraggio del
progetto, esprimendo la necessità di essere costantemente informata circa
185 | P a g .
l’attuazione e gli sviluppi della business idea, rispetto al crowdfunding tradizionale,
ove solo una percentuale relativa di soggetti appare interessata agli sviluppi post
campagna. Inoltre, l’analisi condotta da Mollick ha contribuito ad evidenziare che
alcuni bias cognitivi riscontrabili comunemente nel processo di valutazione degli
investitori professionali, non intervengono nell’equity crowdfunding.
La prima tipologia di bias attiene alla localizzazione, gli investitori professionali sono
altamente concentrati in poche aree territoriali, tendendo a coniugare il ritorno
atteso dell’investimento con l’esigenza di periodiche interazioni personali con
l’imprenditore per il monitoraggio dell’affare. Il processo decisionale può dunque
essere influenzato dalla prossimità geografica dell’investimento e riducendo così le
possibilità di accesso al capitale di rischio per le imprese che non si trovano in
prossimità di tali aree. Mollick stima che la distanza media fra investitore e
finanziatore approssima i 100km in media, mentre nel caso del finanziamento dal
basso il coefficiente di Gini indica una minore concentrazione geografica degli
investimenti. Dunque, il ricorso al crowdfunding può contribuire ad attenuare
l’elevata concentrazione degli operatori professionali, aprendo nuovi scenari di
finanziamento anche per le imprese che si trovano in aree caratterizzate da minore
innovatività e industrializzazione.
Il secondo bias attiene invece al genere del proponente, sebbene negli USA il 40%
degli imprenditori diano donne, la maggior parte degli investimenti effettuati da
venture capital americani tra il 2011 ed il 2013 ha riguardato, quasi esclusivamente,
imprese guidate da manager di sesso maschile. Solo il 15% delle aziende oggetto
di studio del Babson College122, annovera un dirigente di genere femminile e, tra
queste, solo 183 aziende sono guidate da donne nel ruolo di CEO. L’analisi condotta
dal Center for Venture Research123 rileva invece una tendenza opposta nel segmento
dell’Angel investing, nel 2011 la componente femminile rappresentava il 14% del
totale degli investimenti, quota salita al 19,4% nel 2013, a conferma di una trend
costante di crescita.
122
http://www.italianangels.net/2014/10/24/business-angel-e-venture-capital-negli-u-s-a-gendergap-a-confronto/
123
https://paulcollege.unh.edu/cvr - University of New Hampshire.
186 | P a g .
Secondo Credit Suisse, le aziende guidate da donne registrano maggiori profitti in
termini patrimoniali e una crescita maggiore nei ricavi netti, quindi, è plausibile
attribuire questo “gender gap” alla maggiore predisposizione degli investitori a
finanziare imprenditori dello stesso poiché condividono con questi ultimi network e
preferenze.
Al fine di verificare se tale gap si riscontra anche nel crowdfunding, Mollick analizza
la composizione per genere del campione oggetto di indagine, 142 progetti erano
composti da sole donne, 199 da gruppi misti e 1560 da team maschili. Il numero di
founder donne è pari al 16,2% dei progetti pubblicati, guardando invece ai soli
progetti finanziati, la percentuale sale al 21,1%. Confrontando tali dati con i trend
internazionali, nel crowdfunding si evince una minore concentrazione per genere
rispetto agli investitori professionali. L’ipotesi di una minore concentrazione per
genere è confermata anche dall’inchiesta condotta dalla piattaforma statunitense di
equity crowdfunding CircleUp124. Il co-fondatore della piattaforma Rory Eakin
sottolinea che dall’analisi delle campagne lanciate sul portale si evince che la
raccolta di capitali attuata da team a prevalenza di genere femminile è in media
nove volte più efficace rispetto alla richiesta di capitali al circuito bancario, e ben
cinque volte più efficace rispetto al ricorso ai finanziatori istituzionali. CircleUp
riporta che le donne attualmente rappresentano il 32% dei richiedenti, e che sono
in grado di generare un tasso di successo, rispetto al genere maschile, superiore
nella misura del 26%.
Alla luce delle evidenze discusse riguardo la dimensione comportamentale è
possibile, dunque, concludere che i crowdfunders, al pari degli investitori
istituzionali, dinanzi alla valutazione individuale di progetti di investimento sono in
grado di discernere tra i progetti, scegliendo quelli meritevoli grazie alla codifica e
alla percezione di indicatori e segnali di qualità. D’altra parte essi, rispetto agli
investitori istituzionali, nella valutazione dell’investimento appaiono influenzati in
misura marginale dalla localizzazione geografica dello stesso e dalla composizione
del team proponente.
124
http://www.crowdfundingbuzz.it/imprenditrici-vs-imprenditori-con-lequity-crowdfunding-sonole-donne-ad-avere-piu-successo/
187 | P a g .
3.5.2 Dimesione operativa
Le imprese di nuova costituzione, soprattutto ove classificabili come innovative,
necessitano di ingenti capitali necessari a sostenere le fasi di avvio del business,
dalla fase di sperimentazione a quella, eventuale, di commercializzazione. Al fine di
comprendere le effettive capacità dell’equity crowdfunding di colmare la domanda
insoddisfatta di capitale nel mercato dell’early stage, una seconda traiettoria di
indagine attiene necessariamente alla dimensione del finanziamento ottenuto
tramite le piattaforme di crowdfunding. Si tratta, dunque, di comprendere se la
quantità di risorse ottenute tramite questa giovane forma di finanziamento possa
soddisfare la domanda di capitali attualmente non servita dal segmento dei venture
capital a causa dell’elevata rischiosità dell’investimento, e spesso non intercettata
dalle capacità finanziarie dei business angel.
Il modello equity, in considerazione delle molteplici criticità che sottende in termini
di protezione degli investitori non professionali e del potenziale propulsivo che può
esprimere per il sostegno al sistema economico, è stato oggetto di normative
differenti nei vari paesi in cui si è assistito ad una forte evoluzione del fenomeno del
finanziamento dal basso a sostegno dell’imprenditoria.
Gli scenari prospettati da questa nuova forma di finanziamento, il macroambiente
di riferimento, le specificità delle popolazioni d’imprese e la regolamentazione del
fenomeno societario dei singoli stati, hanno prodotto regolamentazioni difformi del
modello equity sia a livello europeo che internazionale. Trattandosi di un fenomeno
oggetto solo di recente di una regolamentazione ad hoc, gli effetti di tali normative
non appaiono ancora chiaramente delineabili, la scarsità di dati e le
regolamentazioni difformi non consentono un utile raffronto tra i livelli di raccolta
registrati a livello internazionale.
L’Italia è stato il primo paese ad emanare nel 2013 un regolamento attuativo125 sul
sistema di finanziamento dell’equity crowdfunding, l’analisi della dimensione
quantitativa verrà quindi condotta confrontando il mercato dell’early stage con i
livelli di raccolta dell’equity crowdfunding nel mercato nazionale.
125
Regolamento in materia di "Raccolta di capitali di rischio da parte distart-up innovative tramite
portali on-line" – 2013, CONSOB.
http://www.consob.it/main/documenti/bollettino2013/d18592.htm
188 | P a g .
La survey congiunta tra l’Associazione IBAN e il Venture Capital Monitor126 che ha
come obiettivo delineare uno scenario complessivo del mercato dell’early stage in
Italia, registra nel Rapporto 2013 un ammontare degli investimenti complessivi che
si attesta a circa 80 milioni di Euro. Il taglio medio dell’ammontare investito si
contrae da 1 milione di euro nel 2011, a circa 800.000 euro nel 2012 per il segmento
dei venture capital, mente nell’angel financing il taglio medio dell’investimento è di
360.000 euro per impresa target. Guardando invece all’acquired stake si denota per
i fondi un trend decrescente, i venture capital scendono ad un valore medio del 30%,
i business angel, nonostante l’incremento di risorse investite in media, esprimono
un valore medio della quota di controllo pari nella maggior parte dei casi ad un
quinto del capitale sociale. La natura dei deal divide il mercato sostanzialmente in
due tipologie di operazioni, gli interventi di seed capital sono pari al 67% delle
trattative concluse, l’investimento in start-up rappresenta il 33% delle operazioni
totali. La Lombardia si conferma l’area più virtuosa per l’early stage, le target sono
prevalentemente localizzate nella provincia di Miliano ed operano in settori
strettamente connessi con l’ITC. La forma giuridica prevalente delle target è la
Società a Responsabilità Limitata (77% dei casi), mentre l’impiego della Società per
Azioni rimane residuale (10%), soprattutto per gli investimenti dei business angels
(2%). Inoltre, interessante è segnalare che una significativa percentuali di casi (20%),
gli investimenti hanno avuto ad oggetto società rientranti nel novero delle start-up
innovative, introdotte dalla L. 221/2012. I Business Angel hanno effettuato 11
investimenti in start-up innovative, mentre i fondi di VC 10 investimenti.
126
http://www.privateequitymonitor.it/rapporti_vem.php - Rapporto 2013, Early Stage in Italia.
189 | P a g .
Figura 28: Il mercato dell’Early Stage in Italia. Grafico a cura dell’autore. Fonte: Rapporto 2013.
Early Stage in Italia. VEM.
190 | P a g .
Il numero di piattaforme attiva in Italia nel segmento equity e regolarmente iscritte
alla sezione ordinaria127 del registro dei gestori dei portali sono 14, di cui sole 5
attive128. Nella sezione speciale, ove sono annotate le banche e le imprese di
investimento autorizzate alla prestazione di servizi di investimento, è presente ad
oggi un unico gestore di diritto.
Piattaforma
Attiva
Assiteca Crowd
SI
Numero progetti
lanciati
3
N° progetti conclusi
con successo
2
Anno di iscrizione
BALDI & PARTNERS
SRL
Crowdfund Me
NO
-
-
2015
NO
2
1
2014
ECOMILL SRL
NO
-
-
2014
2014
EQUINVEST SRL
NO
-
-
2015
FUNDERA SRL
NO
-
-
2014
MUUM LAB S.R.L.
NO
-
-
2014
NEXT EQUITY
CROWDFUNDING
MARCHE SRL
SIAMOSOCI S.R.L.
SI
2
1
2014
NO
-
-
2014
SMARTHUB SRL
SI
1
0
2014
STARS UP SRL
SI
8
2
2013
STARTZAI SRL
NO
-
-
2015
THE ING PROJECT
S.R.L.
WEARESTARTING
SRL
UNICA SIM*
NO
-
-
2014
NO
-
-
2014
SI
3
1
2014
Tabella 14: Piattaforme autorizzate Equity Crowdfunding in Italia. Tabella a cura dell'autore. Fonte:
Consob. *Unicasim è l’unico gestore di diritto registrato nella sezione speciale del registro.
Dal 2013, anno di entrata in vigore del Regolamento Consob, ad oggi sono stati
lanciati 24 progetti, dei quali 15 giunti al termine e 9 in corso di svolgimento. Nel
complesso il divario tra i progetti che hanno terminato con successo il round di
finanziamento ed i progetti che non hanno raggiunto il budget prefissato è di 12,5
punti, la percentuale di progetti di successo sfiora il 43,75% del totale, mentre i
progetti non di successo rappresentano il 56,25% del totale delle campagne giunte
al termine.
127
http://www.consob.it/main/documenti/intermediari/portali/gestori_portali.xml?xsl=gest_ord.xsl&
amp%3bsymblink=/main/intermediari/cf_gestori/link_sezione_ordinaria.html
128
Per piattaforme attive si intende una piattaforma che ha accolto, non necessariamente con
successo, almeno il lancio di una start up.
191 | P a g .
Committed
Platform
Start up
Target
% of target
Year
Capital
SUCCESSFUL
Unicaseed
DIAMAN Tech
€ 147.000
€ 157.780
110%
2014
Assiteca Crowd
Paulownia
€ 520.000
€ 520.000
100%
2014
StarsUp
Cantiere Savona
€ 380.000
€ 380.000
100%
2014
StarsUp
Nova Somor
€ 250.000
€ 250.000
100%
2014
Assiteca Crowd
Shin Software
€ 400.000
€ 408.000
102%
2015
Crowdfund Me
TocToc Box129
€ 80.000
€ 82.000
103%
2015
Next Equity
Bioerg
€ 452.576
€ 452.576
100%
2015
FAILED
Assiteca Crowd
CrowdBook
€ 99.200
€ 124
0,1%
2014
Unicaseed
Fannabee
€ 150.000
€ 600
0,4%
2014
StarsUp
Face4Job
€ 250.000
€ 10.733
4,3%
2014
StarsUp
Pharma GO
€ 300.000
€ 36.895
12,3%
2014
StarsUp
Hyro S.r.l.
€ 200.000
€ 13.998
7%
2014
StarsUp
Cartina
€ 650.000
€ 53.092
8%
2015
Unicaseed
InPoste.it
€ 500.000
€ 22.000
4,4%
2015
SmartHub
Liberos
€ 200.000
€ 45.900
23%
2015
Unicaseed
Kjaro
€ 130.200
€ 13.720
10,5%
2015
Tabella 15: I 15 progetti Equity Crowdfunding lanciati tra il 2014 ed Giugno 2015. Tabella a cura
dell’autore.
Guardando alla totalità delle campagne lanciate sino ad oggi, la domanda di
capitale di rischio ammonta a 8.174.976 milioni di Euro, il capitale di rischio raccolto
dall’avvio della legge ad oggi è pari a 2.229.576 milioni, ovvero il 28% della
domanda totale.
Analizzando la domanda totale di capitale di rischio, l’importo medio richiesto è di
340.000 euro, nel 67% dei casi la quota di equity offerta non supera il 50% del
capitale sociale, in media viene offerto il 36,7% dell’intero capitale sociale. La
segmentazione settoriale evidenzia una composizione eterogenea rispetto ai trend
degli investitori professionali, la domanda di capitale di rischio è prevalente per il
settore dell’ITC (38% dei progetti), seguono il settore Healt Care comprendente
start-up operanti nel segmento farmaceutico e biotecnologico (21%), il settore
industriale (17%) e le energie rinnovabili che pareggiano il settore manifatturiero
129
TocToc Box è ancora in corso di svolgimento, ma ha già superato il budget obiettivo di 80.000
euro, raccolgiendo 82.000 euro. Considerato l’elevato tasso di successo, il budget obiettivo è stato
aumentato a 120.000 euro.
192 | P a g .
(8%). La capacità del crowdfunding di ridurre le barriere della prossimità spaziale
dell’investimento è confermata anche nel mercato nazionale da una minore
concentrazione geografica delle start up richiedenti, ciò amplifica le possibilità di
finanziamento per le start-up operanti in aree geografiche povere di investitori
professionali. Infine, rispetto all’origine della start up, nel 2015 la percentuale di
university spin-off sale al 17%, dato che segnala la crescente ricerca e
sperimentazione di nuove forme di finanziamento soprattutto per le imprese ad alto
valore innovativo e tecnologico.
Start-up
Sector
Region
Committed Capital
% of Equity
DIAMAN Tech
Financial
Veneto
€ 147.000
20%
Paulownia
Industrial
Lazio
€ 520.000
97%
Cantiere Savona
Energy
Sardegna
€ 380.000
20%
Nova Somor
Energy
Emilia Romagna
€ 250.000
100%
Shin Software
Telecommunications
Piemonte
€ 400.000
68%
TocToc Box
Industrial
Lombardia
€ 80.000
39%
Bioerg
Healt Care
Marche
€ 452.576
40%
CrowdBook
Telecommunications
Toscana
€ 99.200
n.d.
Fannabee
Telecommunications
Lombardia
€ 150.000
21%
Face4Job
Telecommunications
Umbria
€ 250.000
74%
Pharma GO
Healt Care
Molise
€ 300.000
93%
Hyro S.r.l.
Telecommunications
Lombardia
€ 200.000
95%
Cartina
Materials
Toscana
€ 650.000
20%
InPoste.it
Telecommunications
Lazio
€ 500.000
5%
Liberos
Utilities
Sardegna
€ 200.000
20%
Kjaro
Materials
Lombardia
€ 130.200
16%
Messi B
Telecommunications
Lazio
€ 300.000
10%
Abile
Industrial
Abbruzzo
€ 700.000
49,37%
Cinny
Telecommunications
Toscana
€ 300.000
1%
Solo Sale s.r.l.
Healt Care
Toscana
€ 138.000
10%
Nanosilcal s.r.l.
Healt Care
Calabria
€ 120.000
30%
Io sono Srl
Healt Care
Toscana
€ 448.000
16%
Inoxsail srl
Industrial
Lombardia
€ 710.000
26,2%
Kyunsis
Telecommunications
Molise
€ 750.000
20%
Tabella 16: Totale dei progetti di Equity Crowdfunding lanciati tra il 2014 ed Giugno 2015. Tabella
a cura dell’autore. * Classificazione dei settori secondo i GICS - Global Industry Classification
Standard.
193 | P a g .
Figura 29: Il mercato dell’Equity Crowdfunding in Italia. Grafico a cura dell’autore.
Considerato il campione di sette progetti finanziati tra il 2014 ed Giugno 2015, la
domanda di capitale di rischio è stata ampiamente soddisfatta, con una percentuale
di overfounded pari al 2%. La crescente diffusione del fenomeno dell’equity
crowdfunding è registrata nella media di investitori non professionali, o retail, che
hanno preso parte alle operazioni di finanziamento, il numero medio di investitori
non professionali è pari a 26 con un volume mediano di contribuzione di 290.000
euro, pari all’ 89% del capitale raccolto. Gli investitori professionali contribuiscono
al restante 11% del capitale raccolto, con una presenza media dell’1,5%. La quota di
capitale sociale offerta è mediamente pari al 55% dell’intero capitale della start-up,
con una soglia di investimento minimo medio di euro 1.200 e una media di
finanziamento per investitore pari a 18.000 euro.
194 | P a g .
195 | P a g .
Dall’analisi ed il monitoraggio delle principal caratteristiche degli investimenti in
equity crowdfunding è possibile tracciare un profilo medio dell’investimento, che
sovrapposto al profilo medio dell’investimento in capitale di rischio di BA e VC ci
permetterà di comprendere realmente quale sia il grado di complementarietà
operativa intercorrente tra le due forme di finanziamento considerate.
BA
Crowdfunding
360.000
290.000*
21%
55%
Seed
Seed
Lombardia
Toscana, Lombardia
Milano
Firenze, Milano
Settore ITC
ITC
ITC
Forma giuridica Srl
Srl
Srl
19%
100%
3
Tra 1 e 3
Profilo Medio
VC
dell’Investimento
Ammontare investito (€) 800.000
Quota acquisita (%) 30%
Tipologia di investimento Start up
Regione Lombardia
Provincia Milano
Start up innovative 20%
Dipendenti 7
Tabella 17: Profilo medio dell’investimento: crowdfunding e investitori professionali. Schema di
confronto. * Per l’equity crowdfunding l’ammontare investito è depurato dalla quota relativa agli
investitori professionali.
Sebbene l’indagine condotta non possa vantare risultati conclusivi ed esaustivi per
la conformazione ancora in atto del fenomeno stesso, il confronto con gli operatori
tradizionali del mercato del capitale di rischio conferma che i portali di
crowdfunding stanno contribuendo fattivamente alla realizzazione di nuovi
marketplace online, trasferendo gli schemi classici di investimento, da sempre
svoltisi offline, in un environment diverso e fortemente dinamico, in grado di
rivoluzionare il mercato dell’early stage. L’analisi dell’ammontare investito evidenzia
che, nonostante un potere contrattuale fortemente sbilanciato verso la start up
richiedente, la raccolta di finanziamenti dalla folla raggiunge volumi non molto
distanti dal finanziamento medio degli investitori informali. Nonostante l’attuale
normativa in materia di equity crowdfunding preveda che l’obiettivo di raccolta
possa definirsi raggiunto solo ove il 5% almeno del capitale sia stato sottoscritto da
un investitore professionale, allo stadio attuale tale previsione legislativa non ha
196 | P a g .
condizionato l’esito dei progetti giunti con successo alla raccolta di capitali.
Interessante è il confronto della quota di equity oggetto di deal, laddove gli
investitori professionali raggiungono un acquired stake non superiore al 30%
dell’intero capitale sociale, nel crowdfunding la quota offerta in media è pari al 55%,
controvertendo il trend storico di forte reticenza all’ampliamento della compagine
sociale. La capacità del crowdfunding di abbattere le barriere culturali è in larga
parte da attribuire allo schema di finanziamento posto alla base del modello equity,
la start-up che intende acquisire capitale tramite il crowdfunding acquisisce
consapevolezza immediata circa la necessità di offrire quote di capitale sociale ad
una ampia platea di soggetti. D’altronde, la stretta creditizia e l’allontanamento
degli investitori professionali dal segmento seed hanno generato per lungo tempo
minacce ed ostacoli tali da poter portare all’abbandono del progetto d’impresa,
dunque, il ricorso al crowdfunding con un atteggiamento di ripiego ha
probabilmente contribuito alla tanto attesa rivoluzione culturale del tessuto
imprenditoriale nelle politiche di governance. Le dimensioni territoriali e settoriali
sono completamente sovrapponibili per le tre tipologie di finanziamento
considerate, con una leggera ma degna di nota propensione dell’equity
crowdfunding ad una minore concentrazione geografica.
La forma giuridica
prevalente anche nel caso del finanziamento dal basso è la società a responsabilità
limitata, ma, a differenza degli operatori tradizionali, le start up che possono
accedere al finanziamento dal basso devono necessariamente qualificarsi come
start-up innovative. La previsione legislativa, se per un verso allo stadio attuale limita
l’accesso al finanziamento dalla folla ad una elevata percentuale di imprese esistenti,
per un altro verso aumenta le probabilità di finanziamento delle imprese a
vocazione tecnologica, normalmente contraddistinte da elevati tassi di rischio che
riflettono la naturale incertezza dei processi di sperimentazione, fattori determinanti
della selezione avversa cui questa tipologia di imprese sono maggiormente
assoggettate. Inoltre, la previsione di una quota minima di investimento per
operatori specializzati può elevare la soglia di efficienza nell’allocazione di risorse,
aprendo nuovi canali comunicativi tra la domanda e l’offerta di capitale. La crescente
propensione degli university spin-off al finanziamento dal basso rappresenta,
ancora prima del suo completo rivelarsi, una valida possibilità per colmare
l’inversione di preferenze dei BA e VC nel mercato dell’early stage rispetto a tali
tipologie di imprese. Nonostante siano ancora numerose le zone d’ombra e le
197 | P a g .
prospettive di indagine offerte dal fenomeno oggetto d’indagine, il progressivo
grado di complementarietà sviluppato dal finanziamento dal basso nel mercato del
capitale di rischio ha portato alla sua legittimazione tra le fonti di finanziamento
disponibili per l’imprenditoria.
Figura 30: Il crowdfunding nelle forme di finanziamento all’imprenditoria. Grafico a cura
dell’autore.
La costruzione di un sistema integrato di fonti di finanziamento permette
l’arricchimento di tutti gli attori coinvolti. La prima evidente sinergia di questa
maggiore integrazione di strumenti di finanziamento è rappresentata dall’effetto
leva: poiché le risorse che si rendono disponibili per il finanziamento dal basso
potrebbero non essere sufficienti a soddisfare la richiesta di capitali avanzata dalle
nuove aziende, soprattutto in un’ottica di maggiore sviluppo del fenomeno,
l’integrazione del risparmio della folla con le capacità di finanziamento degli
investitori professionali gioverebbe alla creazione un sistema integrato di fonti di
finanziamento in grado di supportare un numero più elevato di start up. Inoltre, il
lancio di una campagna di crowdfunding rappresenta per le start-up una vetrina
dedicata, i portali consentono di ampliare l’orizzonte delle opportunità disponibili
sul mercato, portando a conoscenza degli investitori realtà altrimenti non
raggiungibili. Gli investitori professionali potrebbero contribuire ad indirizzare le
scelte di investimento della folla, accompagnando le start-up maggiormente
198 | P a g .
predisposte e valenti verso una composizione più snella della struttura finanziaria
grazie al concorso di diverse fonti di finanziamento. In definitiva, non è plausibile
l’ipotesi di alternatività, i portali per dimensione operativa, normativa e modalità di
finanziamento non possono sostituirsi agli investitori specializzati. La capacità
dell’equity crowdfunding di intercettare il profilo medio delle imprese target nel
mercato dell’early stage rappresenta una preziosa opportunità di procedere
gradualmente verso una maggiore integrazione degli strumenti di finanziamento a
disposizione delle imprese.
3.6
Il modello reward nel ciclo di vita dell’impresa
Il crowdfunding nei modelli di finanziamento di progetti imprenditoriali non
esaurisce la sua forza attrattiva nel modello equity, nonostante il processo di
raccolta di capitale di rischio tramite la folla abbia triplicato i volumi di raccolti nel
2014, il reward crowdfunding permane il modello più noto e popolare al mondo. La
forte diffusione della modalità reward è frutto essenzialmente della sua elevata
versatilità, il lancio di una campagna in modalità reward consente al proponente di
raggiungere simultaneamente diversi obiettivi, dalla raccolta di fondi per lo sviluppo
di una idea progettuale, alla validazione commerciale del prodotto/servizio offerto.
Il modello reward, a differenza del modello equity, non trova collocazione
esclusivamente nei modelli di finanziamento all’imprenditoria, tuttavia, laddove la
campagna sia finalizzata ad attrarre l’interesse delle folle per il lancio di un
prodotto/servizio che soddisfi bisogni nascenti o latenti tramite la individuazione o
la creazione di bacini di utenza, il crowdfunding configura un nuovo modello di
sostegno per lo sviluppo o il rafforzamento di progetti imprenditoriali. Il riferimento
è in tal caso al meccanismo di pre-vendita che il proponente/imprenditore può
affiancare alla raccolta fondi, nel modello reward è infatti possibile rivolgersi alle
folle per ottenere i fondi necessari al lancio di un nuovo prodotto/servizio offrendo
come premio il prodotto stesso ad un prezzo inferiore rispetto al prezzo futuro di
vendita. Il meccanismo di pre-ordinazione offre, dunque, una concreta possibilità di
199 | P a g .
abbattere gran parte del rischio di mercato legato al lancio di nuovi prodotti,
contraendo la fase di introduzione nel ciclo di vita del prodotto e riducendo
significativamente il tasso di mortalità dello stesso grazie alla preventiva convalida
della folla circa la capacità del prodotto di approcciare al mercato reale. Il lancio di
una campagna di crowdfunding nella forma della pre-ordinazione consente, quindi,
di unificare fasi idealmente distinte, l’approvviggionamento di risorse finanziarie e
le strategie di marketing, testando preventivamente, tramite il supporto finanziario
della folla, la fattibilità e la commerciabilità di un’idea.
Il crowdfunding per il finanziamento all’imprenditoria può, quindi, essere suddiviso
in due modelli principali:
•
PRE- ORDERING: Gli imprenditori invitano potenziali consumatori ad
ordinare in anticipo il prodotto al fine di ottenere i capitali necessari al lancio
dello stesso.
•
PROFIT SHARING: Gli imprenditori sollecitano gli individui al finanziamento
di una iniziativa imprenditoriale in cambio di quote future di profitti garantite
dall’acquisto di titoli rappresentativi del capitale sociale.
Trattasi ovviamente di strumenti di finanziamento che sottendono specificità e
caratteristiche differenti, tuttavia lecito è interrogarsi in quale misura ogni modello
possa contribuire al lancio o allo sviluppo di iniziative imprenditoriali. Le modalità
di finanziamento oggetto di indagine sottendono entrambe un arricchimento della
funzione di utilità dei crowdfunders rispetto ai consumatori tradizionali,
arricchimento derivante dalla dimensione partecipativa che incrementa i benefici
percepiti dal finanziatore. La natura di tali benefici varia a sua volta in considerazione
del modello adottato, nello schema del pre-ordine l’utilità del finanziatore si
incrementa per effetto dell’esperienza di consumo associata al finanziamento, nel
modello profit sharing l’esperienza di investimento incrementa la propensione del
crowdfunder, normalmente estraneo alle logiche finanziarie di investimento, a
contribuire alla nascita di una nuova realtà imprenditoriale. Se entrambe le forme di
finanziamento assicurano una maggiore soddisfazione del crowdfunder per effetto
di un diretto coinvolgimento nelle politiche imprenditoriali, riguardo i benefici
200 | P a g .
estraibili dall’imprenditore il discrimine tra le due forme di finanziamento, secondo
il modello sviluppato da Belleflamme, Lambert e Schwienbacher130, è rappresentato
dall’entità dell’investimento richiesto.
Il ricorso allo schema di pre-ordinazione permette all’imprenditore di attuare una
discriminazione efficace di prezzo tra i crowdfunder che esprimono forte
apprezzamento per il prodotto e per questo decidono di pre-ordinarlo, e coloro che
invece intendono comunque sostenere la raccolta di finanziamento, ma non
appaiono interessati all’acquisto del prodotto. L’imprenditore tramite il meccanismo
delle ricompense previste nel caso del reward crowdfunding, potrà stabilire fasce di
premi in grado di aumentare la disponibilità a pagare dei soggetti interessati ad
acquistare per primi il prodotto, incrementando allo stesso tempo la raccolta grazie
ai contributi dei consumatori che attenderanno il lancio del prodotto per realizzare
la propria decisione di acquisto. Di conseguenza, l’imprenditore sarà in grado di
segmentare i crowdfunders in due gruppi, un primo gruppo di contributori che si
segnalano come finanziatori altamente remunerativi, la cui disponibilità a pagare è
rafforzata dalla percezione di appartenere ad un gruppo esclusivo di primi
consumatori, ed un secondo gruppo di finanziatori da cui estrarre unicamente
l’apporto finanziario, almeno nel lasso temporale relativo alla campagna di
crowdfunding. Il profitto estraibile dall’imprenditore tramite la pre-ordinazione è
direttamente proporzionale alla individuazione di fasce di soggetti interessati
all’acquisto in pre-vendita del prodotto, più ampio sarà il primo gruppo, maggiore
sarà il profitto estraibile dall’imprenditore. Questa condizione risulta essere
constatata sino al verificarsi di un vincolo di capitale richiesto, nella discriminazione
di prezzo l’imprenditore è vincolato dal capitale di cui necessita, quindi,
all’aumentare del capitale richiesto la discriminazione di prezzo praticata diverrebbe
talmente significativa da indurre ad una politica di prezzo distorta che finirebbe per
erodere i profitti per effetto di un numero di pre-ordini, necessari alla copertura di
capitali, maggiori di quelli ottimali in grado di estrarre il maggior profitto per
l’imprenditore. Si comprende, quindi, che la redditività di questa forma di
finanziamento è inversamente proporzionale all’ammontare di capitale richiesto, in
130
Belleflamme, Paul and Lambert, Thomas and Schwienbacher, Armin, Crowdfunding: Tapping the
Right Crowd (July9, 2013). Journal of Business Venturing, 2014, 29(5), 585-609; Core Discussion
Paper No. 2011/32.
201 | P a g .
quanto un vincolo elevato di capitale imporrebbe all’imprenditore un prezzo di prevendita che verrebbe ad essere interamente addebitato ai solo consumatori che
scelgono il pre-ordine, l’effetto ultimo di tale scelta è la drastica erosione dell’utilità
aggiuntiva percepita dal crowdfunder.
Nel modello profit-sharing la natura dei contributi e delle compensazioni è
differente, nel periodo di lancio della campagna la decisione di consumo non si
sovrappone a quella di finanziamento, il crowdfunder non può scegliere in base alle
proprie preferenze se pre-ordinare il prodotto o partecipare unicamente al
finanziamento, egli è invitato all’apporto finanziario in cambio di una quota di
capitale sociale. La decisione di acquisto interviene in un contesto differente e
secondario, l’investimento è propedeutico al lancio dell’idea imprenditoriale,
mentre la decisione di acquisto può essere maturata dal crowdfunder-azionista al
momento di lancio del prodotto sul mercato. La diversa natura del meccanismo di
finanziamento produce alcune implicazioni selettive, l’imprenditore nel modello
profit-sharing non potrà applicare alcuna discriminazione di prezzo e non potrà
segmentare la folla per individuare i consumatori altamente remunerativi. La
potenziale perdita di profitto è però bilanciata dalle preferenze degli investitori,
difatti, laddove l’esperienza di consumo è influenzata dai gusti personali del
crowdfunder, l’esperienza di investimento e la prospettiva di una futura
remunerazione sono conformi a tutti i potenziali investitori. Nel modello del preordine l’utilità derivante dalla esperienza di consumo si somma all’utilità derivante
dall’esperienza di investimento, questo processo addizionale non si osserva invece
nel modello del profit-sharing in quanto gli investitori non professionali appaiono
eterogenei rispetto ai benefici derivanti dall’acquisto di un prodotto prima del suo
lancio ufficiale sul mercato, ma omogenei rispetto ai benefici derivanti
dall’investimento. La varianza dei benefici attesi dall’investimento dipenderà in larga
parte dalla valutazione del progetto imprenditoriale da parte del crowdfunders, ma
sarà oggettivamente influenzata in misura inferiore dalle preferenze di consumo
dello stesso, ne deriva una maggiore facilità per l’imprenditore nel catturare questo
valore aggiunto considerato che il valore attribuito dalla folla all’investimento non
è compromesso dalle dimensioni del requisito patrimoniale, ovvero dall’ammontare
di capitale richiesto.
202 | P a g .
Il modello del profit sharing, o equivalentemente dell’equity crowdfunding, appare
dunque maggiormente indicato per la raccolta di elevati livelli di capitali, necessari
solitamente nelle fasi di avvio dell’attività imprenditoriale. Contrariamente il reward
based crowdfunding nella modalità di pre-ordinazione, soggiacendo maggiormente
a logiche di discriminazione del prezzo, si configura come un modello di
finanziamento alternativo ai canali tradizionali in fasi immediatamente successive a
quelle di introduzione dell’impresa nel contesto di riferimento. In particolare, una
campagna di crowdfunding in modalità reward accompagnata dal meccanismo di
pre-ordinazione
risponde
maggiormente
alle
esigenze
di
lancio,
commercializzazione o rivitalizzazione di prodotti, essendo il crowdfunding in grado
di funzionare come catalizzatore di interesse di nicchie di mercato o di target i cui
bisogni non sono stati ancora o non adeguatamente soddisfatti dall’offerta, esso
rappresenta un valido strumento per testare il gradimento di un prodotto/servizio
da parte dei consumatori sul potenziale mercato di sbocco. Le implicazioni di tali
potenzialità possono servire trasversalmente l’intera popolazione di imprese, le
imprese consolidate potranno, tramite la crowd, testare le proprie idee di mercato
preventivamente, accogliendo gli indirizzi della folla e riducendo notevolmente i
costi di adeguamento del prodotto al mercato di riferimento. Scenari più
interessanti si aprono invece per le imprese giovani o di piccole dimensioni,
quest’ultime essendo tradizionalmente dotate di minori risorse finanziarie e
contraddistinte da un raggio d’azione limitato all’area geografica in cui operano,
potranno incrementare le proprie capacità di sviluppo e sopravvivenza nel mercato
di riferimento approcciando al crowdfunding come una valida alternativa per
agganciare possibili mercati e target di consumatori, nonché intessere relazioni
commerciali e finanziarie che contribuiscono alla costruzione di un ecosistema sano
per la sopravvivenza dell'impresa stessa.
Nel modello elaborato da Belleflamme, Lambert e Schwienbacher le modalità del
profit sharing e della pre-ordinazione sono poste in contrapposizione e, in un’ottica
razionale, la presentazione alla crowd di un nuovo trinomio prodotto-tecnologiafunzione d’uso segue la costituzione di un’impresa o, quantomeno, presume una
realtà già esistente che si faccia carico del lancio del prodotto. Contrariamente nella
203 | P a g .
realtà il modello reward ha consentito il lancio negli ultimi anni di numerosi prodotti
ad alto valore tecnologico e sperimentale, cui è seguita la nascita di nuove imprese
innovative. L’approccio disintermediato, la dimensione emozionale e la facilità di
interazione con la folla ha permesso a numerosi giovani progettisti, soprattutto nel
campo del design e delle nuove tecnologie, di esprimere, condividere e realizzare
tramite il supporto della folla le proprie opere d’ingegno, bypassando il passaggio
critico del seed stage financing.
Emblematico è in tal senso il caso di Pebble131, uno smartwatch digitale a cristalli
liquidi ideato da Eric Migicovsky, CEO e fondatore della Pebble Technology
Corporation con sede nella Silicon Valley. Il progetto, inizialmente sottoposto
all’attenzione di diversi Venture Capital, approda su Kickstarter nel 2012 con un
target di finanziamento pari a 100.000$, in poche ore il target d’offerta viene
superato e la campagna si conclude con la partecipazione di 78mila backers, di cui
68mila interessati all’acquisto del prodotto in prevendita, che portano alla luce il
progetto con un’offerta di capitale di oltre 20 milioni di dollari. Il caso Pebble e
numerosi casi italiani di successo132 rivelano come il crowdfunding possa
fattivamente supportare progetti di grande spessore, contribuendo inoltre alla
mitigazione delle asimmetrie informative ed in particolare del fenomeno della
selezione avversa che colpisce maggiormente i progetti ad alto potenziale di
sviluppo, costringendo spesso il team all’abbandono del progetto per mancanza di
prospettive di finanziamento. I Venture Capital cui venne offerto il progetto Pebble
mostrarono rilevanti perplessità sul gradimento dei consumatori e sulla difficoltà di
posizionamento nel settore dell’hardware development, l’intervento della folla ha
nel caso di Pebble non solo chiaramente smentito le perplessità degli investitori
professionali, ma ha anche promosso una maggiore visibilità della tecnologia
proposta dalla Pebble nel mercato, garantendo alla start up un ulteriore
finanziamento da parte dell’acceleratore americano Y Combinator, specializzato nel
supporto di compagnie hi-tech133.
131
https://www.kickstarter.com/projects/597507018/pebble-e-paper-watch-for-iphone-andandroid
132
I progetti italiani di successo lanciati in modalità reward hanno registrato importanti percentuali
di overfound: Hydro Jacket 124% - La Fenice 309% - FabTotum 1000% - GinkGo 458% - YouAreU
104% - Sails of glory 923%.
133
https://y-combinator.silk.co/page/Pebble-Technology
204 | P a g .
3.7
Il quadro normativo dell’equity crowdfunding in Italia
La normativa italiana in materia di equity crowdfunding trova la sua genesi nel
“Decreto Crescita 2.0”, denominato anche “Decreto Sviluppo bis”, approvato e
convertito in legge il 17 dicembre 2012134. Il Decreto si colloca all’interno di un
percorso di leggi e provvedimenti previsti dall’ “Agenda per la crescita sostenibile”
dell’allora Governo Monti, che, attraverso un’apposita task force costituita presso il
Ministero dello Sviluppo Economico, era diretta all’individuazione di proposte
strumentali alla creazione e alla incentivazione di un ecosistema imprenditoriale
favorevole alla nascita e alla crescita delle start-up. Intervenendo sulla
semplificazione delle procedure di iscrizione al Registro delle Imprese, riducendo gli
oneri, prevedendo una disciplina specifica dei rapporti di lavoro, snellendo i profili
di diritto societario e fallimentare in tema di imprese di nuova costituzione e
predisponendo incentivi fiscali per gli investimenti in start-up e per gli incubatori, la
norma primaria ha predisposto una serie di strumenti diretti a stimolare lo sviluppo
del tessuto imprenditoriale per rilanciare la crescita del Paese. Il Decreto mira alla
creazione, nel panorama legislativo italiano, di un unico quadro di riferimento
nazionale coerente con il complesso fenomeno delle start-up, auspicando, tramite
la creazione di un sistema integrato di attori, alla crescita dei livelli occupazionali,
all’attrazione di talenti e capitali dall’estero e alla creazione di sinergie tra il tessuto
imprenditoriale e le istituzioni in grado di ridurre il grado di intervento diretto dello
Stato.
Con specifico riferimento al Crowdfunding, data la scarsità di canali per la raccolta
fondi da parte dei soggetti imprenditoriali di nuova costituzione, caratterizzati da
uno specifico profilo rischio/rendimento, che incorpora un alto tasso di mortalità
ma anche la possibilità di ritorni elevati in caso di successo di iniziative basate su
prodotti e tecnologie innovativi, il Decreto interviene sul tema del capitale di rischio
con l’art. 30 recante le norme in materia di “Raccolta di capitali di rischio tramite
134
LEGGE 17 dicembre 2012, n. 221. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18
ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese. Gazzetta Ufficiale n.249
del 18-12-2012, Suppl. Ordinario n.208.
205 | P a g .
portali on-line ed altri interventi di sostegno per le start-up innovative” e contenuto
nella sezione relativa alle “Misure per la nascita e lo sviluppo delle imprese start-up
innovative”. In sintesi, l’art.30 del Decreto interviene sulla disciplina dell’equity
crowdfunding approntando una serie di modifiche al Testo Unico della Finanza
(TUF) necessarie all’inquadramento giuridico ed operativo del fenomeno nella
legislazione italiana. Di seguito le modifiche previste:
•
Introduzione della definizione di “portale per la raccolta di capitale” tramite
piattaforme on-line (art. 5-novies del TUF) e di “start-up innovative” (art. 5decies del TUF). Il portale per la raccolta di capitale è definito come “«una
piattaforma online che abbia come finalità esclusiva la facilitazione della
raccolta di capitale di rischio da parte delle start-up innovative, comprese le
start-up a vocazione sociale.
• Introduzione del capo intitolato alla “gestione di portali per la raccolta di
capitali di start-up innovative” collocato nell’ambito della disciplina sulla
gestione collettiva del risparmio, Parte II, Titolo III, Capo III-quarter, nuovo
art. 50-quinquies del TUF; A norma dell’art. 50 –quinquies «è gestore di
portali il soggetto che esercita professionalmente il servizio di gestione di
portali per la raccolta di capitali per le start-up innovative; l'attività di
gestione di portali per la raccolta di capitali per le start-up innovative è
riservata alle imprese di investimento e alle banche autorizzate ai relativi
servizi di investimento nonché ai soggetti iscritti in un apposito registro
tenuto dalla Consob, a condizione che questi ultimi trasmettano gli ordini
riguardanti la sottoscrizione e la compravendita di strumenti finanziari
rappresentativi di capitale esclusivamente a banche e imprese di
investimento»
•
Introduzione di una disciplina speciale delle “offerte attraverso portali per la
raccolta di capitali” nell’ambito della disciplina sull’appello al pubblico
risparmio, Parte IV, Titolo II, Capo I, sez. III, nuovo art. 100- ter del TUF;
•
L’adeguamento della disciplina sanzionatoria di cui all’art.190 del TUF.
206 | P a g .
L’obiettivo del legislatore è la creazione di un “ambiente” ritenuto affidabile dai
soggetti coinvolgi e in particolare dagli investitori non professionali, a tal fine, il
Decreto delega alla Consob la disciplina di alcuni aspetti legati alla raccolta di
capitali tramite portali on-line. Con riferimento all’attività di gestione dei portali per
la raccolta di capitali, il Decreto dispone una riserva soggettiva per le imprese di
investimento e le banche autorizzate ai relativi servizi di investimento. Abilitati a
svolgere l’attività di raccolta possono essere solo i soggetti regolarmente iscritti in
un apposito registro a cura dell’Autorità di Vigilanza, a condizione però, ove non si
tratti di banche d’affari, che gli ordini di sottoscrizione e compravendita di strumenti
finanziari rappresentativi di capitali, siano trasmessi a banche e imprese di
investimento. Ai fini dell'iscrizione nel registro, il Decreto demanda alla Consob la
definizione dei requisiti di onorabilità per coloro che detengono il controllo, e di
onorabilità e professionalità per coloro che svolgono funzioni di amministrazione,
direzione e controllo. Inoltre, è espressamente disposto che ai soggetti iscritti in tale
registro non si applichino le disposizioni in materia di svolgimento di servizi di
investimento, nonché di promozione e collocamento a distanza di strumenti
finanziari. In ordine alle nuove previsioni del TUF, la Consob è inoltre chiamata a
definire i principi e criteri relativi alla formazione del registro, le relative forme di
pubblicità, eventuali condizioni di iscrizione nel registro, cause di sospensione,
radiazione e riammissione, eventuali cause di incompatibilità e regole di condotta
che i gestori devono rispettare nel rapporto con gli investitori, prevedendo un
regime semplificato per gli investitori non professionali. Infine, il nuovo art. 50quinquies del TUF attribuisce alla Consob la vigilanza sui gestori dei portali, che a
tal fine può chiedere comunicazione di dati e notizie, nonché trasmissione di atti e
documenti, fissando termini e ispezioni ove necessarie. Riguardo alla disciplina delle
offerte al pubblico condotte esclusivamente attraverso uno o più portali, il Decreto
delega alla Consob la definizione delle disciplina applicabile a tali offerte al fine di:
i.
Assicurare la sottoscrizione da parte di “investitori professionali, o particolari
categorie di investitori” dalla stessa individuate, di una quota degli strumenti
finanziaria offerti, quando l’offerta non sia riservata esclusivamente a clienti
professionali.
207 | P a g .
ii.
Tutelare gli investitori diversi dai clienti professionali, nel caso in cui i soci di
controllo della start-up innovativa cedano le proprie partecipazioni a terzi
successivamente all’offerta on-line.
Le disposizioni della sezione IX del Decreto sono “dirette a favorire la crescita
sostenibile, lo sviluppo tecnologico, la imprenditorialità e l’occupazione, in
particolare giovanile, con riguardo alle start-up innovative” prevedendo
contestualmente lo sviluppo di una nuova cultura imprenditoriale in grado di
garantire mobilità e attrazione in Italia di talenti e capitali, grazie anche all’intervento
di incubatori certificati. L’art. 25 della IX sezione individua le caratteristiche e le
specifiche delle start-up innovative e degli incubatori d’impresa. Ai fini del Decreto,
l’incubatore di start-up innovative certificato, è una società di capitali, costituita
anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea,
residente in Italia, che offre servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di start-up.
I requisiti135 individuati dal Decreto e regolarmente certificati dal legale
rappresentante dell’incubatore, assicurano che lo stesso sia fornito di adeguata e
comprovata esperienza, anche a livello infrastrutturale, per l’accoglienza ed il
sostegno necessario alla nascita e allo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali.
3.7.1 Le start-up innovative
Nel complessivo disegno del legislatore, l’equity crowdfunding rappresenta uno
strumento in grado di favorire lo sviluppo delle start-up innovative attraverso regole
e modalità di finanziamento in grado di sfruttare le potenzialità di internet. Ai fini
del Decreto, la start-up innovativa è una società di capitali, costituita anche in forma
cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia, le
cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un
mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione. Possono
135
Decreto Crescita 2.0 - Sezione IX MISURE PER LA NASCITA E LO SVILUPPO DI IMPRESE START-UP
INNOVATIVE. Art. 25, Start-up innovativa e incubatore certificato: finalita', definizione e pubblicita'.
208 | P a g .
qualificarsi start-up innovative ai fini del Decreto, le imprese in possesso dei
seguenti requisiti136:
a) La maggioranza delle quote o azioni rappresentative del capitale sociale e
dei diritti di voto sono detenute da persone fisiche;
b) È costituita e svolge attività d’impresa da non più di 48 mesi;
c) Ha la sede dei propri interessi ed affari in Italia;
d) A partire dal secondo anno di attività della start-up innovativa, il totale del
valore della produzione annua, così come risultante dall’ultimo bilancio
approvato entro mesi sei dalla chiusura dell’esercizio, non è superiore ai 5
milioni di euro;
e) Non distribuisce, e non ha distribuito, utili;
f) Ha, quale oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione
e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore
tecnologico;
g) Non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di
cessione di azienda o di ramo d’azienda.
Inoltre la start-up è qualificabile come innovativa se in possesso di almeno uno dei
seguenti requisiti:
-
Le spese in ricerca e sviluppo sono uguali o superiori al 20 per cento del
maggior valore fra costo e valore totale della produzione della start-up
innovativa. Dal computo per le spese in R&S sono escluse le spese di acquisto
e locazione di bene immobili, sono invece da annoverarsi tra le spese di R&S:
le spese relative allo sviluppo precompetitivo e competitivo, quali
sperimentazione, prototipazione e sviluppo del business plan, le spese
relative ai servizi di incubazione forniti da incubatori certificati, i costi lordi di
personale interno e consulenti esterni impiegati nelle attività di ricerca e
sviluppo, inclusi soci ed amministratori, le spese legali per la registrazione e
protezione di proprietà intellettuale, termini e licenze d'uso. Le spese di R&S
risultano dall’ultimo bilancio approvato, in assenza di bilancio nel primo anno
136
Decreto Crescita 2.0 - Sezione IX MISURE PER LA NASCITA E LO SVILUPPO DI IMPRESE START-UP
INNOVATIVE. Art. 25, Start-up innovativa e incubatore certificato: finalita', definizione e pubblicita'.
209 | P a g .
di vita della start-up, la loro effettuazione è assunta tramite dichiarazione
sottoscritta del legale rappresentante.
-
Impiego come dipendenti e collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale
uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, di personale in
possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di
ricerca presso un’università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea
e che abbia svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso
istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all'estero.
-
Sia titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale
relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di
prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale direttamente
afferenti all'oggetto sociale e all’attività di impresa.
Il regime previsto per le start-up innovative si applica anche alle start-up innovative
a vocazione sociale che possiedono i medesimi requisiti richiesti dal Decreto, ma
operano in settori specifici137 che la legislazione italiana considera di particolare
rilevanza e valenza sociale. Esigenze di pubblicità, controllo e monitoraggio
dell’impatto delle nuova normativa hanno portato alla istituzione di una sezione
speciale del Registro delle Imprese, sezione in cui sono iscritte tutte le start-up
innovative così come definite dal Decreto in esame. L’iscrizione alla sezione speciale
è attestata mediante apposita autocertificazione prodotta dal legale rappresentante,
le informazioni andranno aggiornate con scadenza almeno semestrale per la verifica
del possesso dei requisiti richiesti, pena la cancellazione d’ufficio dalla sezione
speciale, entro 60 giorni dalla perdita degli stessi. Dal momento di iscrizione nella
sezione speciale del registro, essa gode di una disciplina di favore finalizzata a
promuovere lo sviluppo e la nascita delle start-up innovative. In materia di
ripianamento delle perdite, in deroga agli arti 2446 e 2482-bis del Codice Civile,
137
Una impresa è a vocazione sociale se opera nei settori individuati dalla disciplina dell’impresa
sociale. I settori individuati sono quelli dell’assistenza sociale; dell’assistenza sanitaria;
dell’educazione, istruzione e formazione; della tutela dell'ambiente e dell'ecosistema; della raccolta
dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi; della valorizzazione del patrimonio culturale; del turismo
sociale; della formazione universitaria e post-universitaria; della ricerca ed erogazione di servizi
culturali; della formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica
ed al successo scolastico e formativo.
210 | P a g .
allorquando la start-up dovesse registrare una perdita che riduca il capitale sociale
oltre un terzo, alla start-up innovativa è consentita la riduzione di capitale entro due
esercizi, anziché entro l’esercizio successivo. L’atto costitutivo della start-up in forma
di società a responsabilità limitata può creare categorie di quote fornite di diritti
diversi, nonché categorie di quote che non attribuiscono diritti di voto o che
attribuiscono al socio diritti di voto in misura non proporzionale alla partecipazione
da questi detenuta ovvero diritti di voto limitati a particolari argomenti o
subordinati al verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative. In
deroga all’art. 2468, comma primo, del codice civile, le quote di partecipazione in
start-up innovative costituite in forma di Srl possono costituire oggetto di offerta al
pubblico di prodotti finanziari, anche attraverso i portali di equity crowdfunding.
Non vige nei confronti delle start-up costituite in forma di Srl il divieto di “operazioni
su partecipazioni proprie” previste ex. art. 2474 c.c., quando tali operazioni
prevedano l’assegnazione di quote di partecipazione a dipendenti, collaboratori,
componenti dell’organo amministrativo o prestatori di opere e servizi, anche
professionali. Le start-up innovative e incubatori certificati costituti in forma di Srl,
a seguito dell'apporto da parte dei soci o di terzi anche di opera o servizi, possono
altresì emettere strumenti finanziari (analogamente a quanto previsto nell’art. 2346
codice civile per le Spa) forniti di diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi,
escluso il voto nelle decisioni dei soci ai sensi degli articoli 2479 e 2479-bis del
codice civile. Sotto il profilo lavoristico, il Decreto introduce importanti novità per le
start-up, anzitutto nel caso i cui l’impresa conceda stock option o altri strumenti
finanziari o diritti similari ai propri amministratori, dipendenti e collaboratori
continuativi, il reddito così conseguitò non costituisce base imponibile ai fini fiscali
e contributivi, a condizione che tali strumenti non rientrino nella compagine
azionaria fondatrice. È prevista, inoltre, anche l’esenzione da imposizione sul
reddito, per le azioni, quote e strumenti finanziari partecipativi emessi a fronte
dell’apporto di opere e servizi resi in favore di start-up innovative o di incubatori
certificati, ovvero di crediti maturati a seguito della prestazione di opere e servizi,
ivi inclusi quelli professionali, resi nei confronti degli stessi, al momento della loro
emissione o al momento in cui è operata la compensazione che tiene luogo del
pagamento (art.27, comma 4). Le start-up innovative godono inoltre di un canale
preferenziale per l’accesso al credito di imposta previsto dall’articolo 24 del Decreto
211 | P a g .
Legge 22 giugno 2012, n. 83 per un massimo del 35% del costo totale delle nuove
assunzioni di profilo altamente qualificato.
L’art. 29 introduce specifiche agevolazioni fiscali per i soggetti che optano per
l’impiego di capitali propri in start-up innovative, in particolare, nel triennio 2012015 è consentito:
-
Alle persone fisiche, di detrarre dall’imposta lorda sul reddito (IRPEF) un
importo pari al 19% della somma investita nel capitale sociale di una o più
start-up innovative, fino ad un massimo di € 500.000 per ciascun periodo
d’imposta, sempreché l’investimento sia mantenuto per almeno due anni;
-
Alle persone giuridiche diverse dalle start-up innovative, di dedurre
dall’imposta sul reddito delle società (IRES) un importo pari al 20% della
somma investita nel capitale sociale di una o più start-up innovative, fino ad
un massimo di € 1.800.000 per ciascun periodo d’imposta, purché
l’investimento sia mantenuto per almeno due anni.
Le percentuali delle detrazioni e delle deduzioni indicate sono aumentate per le
start-up a vocazione sociale e per le start-up che sviluppano o commercializzano
esclusivamente prodotti o servizi ad alto valore tecnologico nel settore energetico:
dal 19% al 25% per la detrazione e dal 20% al 27 per la deduzione d’imposta. Sul
versante fallimentare, secondo quanto previsto dall’art.31 del Decreto, la start-up
innovativo non può essere soggetta a procedure concorsuali con l’eccezione di
procedimenti di composizione della crisi da sovra-indebitamento e di liquidazione
patrimoniale previsti dal Capo II della L.27 Gennaio 2012, che prevede la mera
suddivisione del patrimonio tra i creditori insoddisfatti, non contemplando la
perdita di capacità dell’imprenditore. Tuttavia, il Decreto precisa che l’esclusione
dall’assoggettamento alle procedure concorsuali è chiaramente condizionata alla
conservazione dei requisiti richiesti per le start-up, ove tali requisiti vengano a
mancare nel termine quadriennale previsto dal legislatore, la deroga non è
applicabile. Dal tenore della norma, chiaro è l’intento del legislatore di sottrarre le
start-up innovative alle procedure concorsuali in senso stretto, ammettendo
l’assoggettamento di tali imprese solo alla disciplina della crisi da sovra
indebitamento, applicabile solo a coloro che non sono soggetti alle procedure
212 | P a g .
fallimentari a norma dell’art. 1 della L.F. Infine l’art. 30 del Decreto Crescita Bis, ai
commi 6,7 e 8 prevede che le start-up innovative possano usufruire gratuitamente
e in modalità semplificata del Fondo centrale di Garanzia138 per le piccole e medie
imprese, a condizione di favore in termini di coperatura e di importo massimo
garantito. A fine marzo 2015 il numero di start-up innovative iscritte alla sezione
speciale del Registro delle Imprese è pari a 3.711139, con un aumento di 532 unità
(+16%) rispetto alla fine di Dicembre.
Il 25 gennaio 2015 è entrato in vigore il Decreto Legge n.3, anche denominato “Fiscal
Compact”, che ha introdotto nell’ordinamento giuridico un nuovo di tipo di società:
la Piccola Media Impresa Innovativa. La PMI Innovativa è disciplinata per estensione
ed integrazione con le preesistenti norme del Decreto Crescita 2.0, ha dunque
possibilità di accedere alla raccolta di capitali nella modalità equity, gode dei
benefici fiscali e contributivi previsti dal precedente Decreto, seppure alcune
divergenze sono riscontrabili in ordine ai criteri opzionali per rilevare il carattere di
innovazione, ai criteri di delimitazioni dell’oggetto sociale e agli attributi
dimensionali.
L’intervento normativo in materia di nazionalità ha ampliato i confini geografici, non
solo per le PMI, ma anche per le start-up innovative. Mentre nel testo previgente le
start-up dovevano qualificarsi come società di diritto italiano, nel testo attuale non
vi è limitazione di nazionalità, che viene sostituita dal requisito di residenza. La start
up o la PMI innovativa, società di capitali in forma di spa o srl, può avere nazionalità
estera purché sia residente in uno degli Stati Membri dell’UE o residente in uno Stato
aderente all’Accordo sullo Spazio Economico Europeo (EESA) con una sede
produttiva o una filiale in Italia.
138
Il Fondo centrale di Garanzia, istituito dalla Legge del 23 dicembre 1996. n. 662, art. 2, comma
100, opera allo scopo di assicurare una parziale assicurazione ai crediti concessi dagli istituti di
credito a favore delle PMI.
139
Camere di Commercio d’Italia – Report con dati strutturali, 1° trimestre 2015, start-up
innovative.
213 | P a g .
REQUISITI
Società di capitali,
costituita anche in forma
cooperativa
Non quotata
Start-up innovative (art.25,
commi 2 e 3, DL 197/2012)
SI
PMI Innovative (art.4,
comma 1, DL 3/2015)
SI
SI
Si, ma può quotarsi su una
piattaforma multilaterale di
negoziazione
SI
Residente in Italia o in un
Paese UE
Delimitazioni temporali
SI
Delimitazioni dimensionali
Meno di 5 milioni di fatturato
annuo
Divieto di distribuzione
degli utili
Delimitazione dell’oggetto
sociale
SI
Criteri opzionali per rilevare
il carattere di innovazione
tecnologica
Nuova o attiva da meno di 5
anni
Non vi sono delimitazioni
temporali, ma la società deve
essere in possesso di almeno
un bilancio certificato, quindi
non può trattarsi di imprese
di nuova costituzione
Ai sensi della
raccomandazione CE 361 del
2003 la società deve avere
meno di 250 dipendenti,
fatturato annuo inferiore a 50
ml, attivo patrimoniale
inferiore a 43 milioni
NO
Deve afferire alla produzione, NO
sviluppo e
commercializzazione di beni o
servizi innovativi ad alto
valore tecnologico
Almeno 1 su 3:
Almeno 2 su 3:
- 15% del maggiore tra
- 3% del maggiore tra
costi e valore totale
costi e valore totale
della produzione
della produzione
dovrà riguardare
riguarda attività di
attività di R&S.
ricerca e sviluppo.
- Team formato per 2/3
- Team formato per 1/3
da personale in
da personale in
possesso di laurea
possesso di laurea
magistrale, oppure
magistrale, oppure
per 1/3 di dottorandi,
per 1/5 di dottorandi,
dottori di ricerca o
dottori di ricerca o
laureati con almeno 3
laureati con almeno 3
anni in attività di
anni in attività di
ricerca certificata.
ricerca certificata.
- Depositaria o
- Depositaria o
licenziataria di
licenziataria di
privativa industriali, o
privativa industriali, o
titolare di software
titolare di software
registrato.
registrato.
Tabella 18: Start up e PMI innovative. Schema di confronto. Tabella a cura dell’autore. Fonte:
http://startup.registroimprese.it/confronto.html
214 | P a g .
3.7.2 Il regolamento Consob n.18592/2013
Il Decreto Crescita Bis ha affidato alla Consob il compito di emanare una disciplina
secondaria finalizzata alla tutela degli investitori non professionali e alla vigilanza
sugli operatori, ossia le piattaforme, presenti sul mercato. Ai fini dell’emanazione di
tale regolamentazione la Consob ha adottato una metodologia in linea con le
migliori prassi di better regulation, stimolando la più ampia collaborazione tra la
platea di soggetti potenzialmente interessati al fenomeno con una consultazione
che contemplava un apposito questionario suddiviso in quattro sezioni, ognuna
delle quali riferita ai diversi destinatari della disciplina (gestori potenziali, investitori
professionali, investitori retail e start-up innovative). A valle di tale consultazione, il
26 giungo 2013 viene adottato dalla Consob il “Regolamento sulla raccolta di
capitali di rischio da parte di start-up innovative tramite portali on-line140”, con il
quale l’Italia stabilisce il primato normativo a livello internazionale nella
regolamentazione dell’equity crowdfunding. Suddetto regolamento è diviso in tre
sezioni, mentre nella prima sezione vengono fornite le definizioni degli attori
coinvolti e degli strumenti finanziari oggetto delle raccolte di capitale, nella seconda
parte del documento, il regolamento introduce gli aspetti normativi riguardanti il
registro dei portali e la disciplina dei gestori. La gestione dei portali per la raccolta
on-line di capitale di rischio emesso dalle start-up innovative è riservata a due
categorie di soggetti:
I soggetti autorizzati dalla Consob e iscritti nella sezione ordinaria presso
l’apposito registro tenuto dalla medesima Autorità;
Le banche e le imprese di investimento (SIM) già autorizzate alla
presentazione di servizi di investimento che hanno comunicato alla Consob
lo svolgimento della gestione di portali di equity crowdfunding, annotate
nella sezione speciale del registro istituito dall’Autorità.
Ai gestori di portali iscritti nella sezione ordinaria del registro si applica una
disciplina meno rigorosa rispetto a quella dettata per gli intermediari tradizionali
presso cui abitualmente i risparmiatori effettuano i propri investimenti, tuttavia i
140
http://www.consob.it/main/documenti/bollettino2013/d18592.htm
215 | P a g .
gestori ordinari non possono detenere somme di danaro di pertinenza degli
investitori né eseguire direttamente gli ordini per la sottoscrizione di strumenti
finanziari offerti sui propri portali, dovendoli, a tal fine, trasferire esclusivamente a
banche d’investimento i SIM. Inoltre, i gestori diversi dagli istituti finanziari non
possono in alcun modo svolgere consulenza finanziaria nei confronti degli
investitori. Le banche e le SIM non necessitano di una specifica autorizzazione da
parte della Consob per la gestione del portale in quanto già autorizzate alla
prestazione di servizi d’investimento, esse vengono semplicemente annotate nella
sezione speciale del registro dei portali previa comunicazione all’Autorità
competente. In tal caso al rapporto tra portale ed investitori si applicano le comuni
regole in materia di servizi d’investimento, dunque, banche e SIM possono
integralmente gestire il processo di raccolta di capitali, ma non godono della
esenzione dalla disciplina di derivazione MiFID per gli ordini al di sotto delle soglie
stabilite dal Regolamento. Ai fini dell’iscrizione nel registro la Consob verifica il
possesso dei requisiti di professionalità e di onorabilità per ciascuno dei soggetti
chiamati a svolgere funzioni di amministrazione, direzione e controllo. In particolare,
l’art. 8 del Regolamento elenca i requisiti di onorabilità dei soggetti che detengono
il controllo (non trovarsi in condizione di interdizione, inabilitazione, non aver
ricevuto condanne a pene detentive, ecc.), mentre l’art.9 individua nei requisiti di
onorabilità e professionalità dei soggetti amministratori nella comprovata
esperienza nell’attività di amministrazione o controllo e nell’aver svolto attività
professionali attinenti al settore creditizio, finanziario e mobiliare. La detenzione di
tali requisiti ed il loro mantenimento per l’intera durata dello svolgimento
dell’attività di intermediazione costituiscono condizioni essenziali per la iscrizione
dei gestori nel registro istituito dalla Consob, la mancanza o la decadenza da tali
requisiti prevede la cancellazione del gestore dal registro se gli stessi non sono
ricostituiti entro il termine massimo di due mesi. La Consob esercita attività di
vigilanza sui gestori iscritti al registro, potendo richiedere dati, notizie e documenti
per l’accertamento di presunte violazioni. La sussistenza di norme procedurali ed
operative difformi da quelle stabilite dal Regolamento possono comportare
sospensione o radiazione dal registro, oltre l’irrogazione di sanzioni pecuniarie141.
141
Titolo IV - Provvedimenti sanzionatori e cautelari.
Art. 22 Provvedimenti cautelari
Art. 23 - Sanzioni.
216 | P a g .
Al fine di garantire affidabilità e qualità del servizio di intermediazione, il
Regolamento nella Parte II, Titolo III, individua e dispone una serie di regole di
condotta per i gestori dei portali. Tra gli obblighi a carico dei gestori:
-
Operare con diligenza, correttezza e trasparenza;
-
Rendere disponibili agli investitori, in maniera dettagliata, corretta, chiara,
non fuorviante e senza omissioni, tutte le informazioni riguardanti l’offerta
che sono fornite dall’emittente;
-
Richiamare l’attenzione degli investitori diversi dagli investitori professionali
sull’opportunità che gli investimenti in attività finanziarie ad alto rischio siano
adeguatamente rapportati alle proprie disponibilità finanziarie ed astenersi
dalla prestazione di consulenza finanziaria per influenzare l’andamento delle
adesioni alle offerte;
-
Assicurare che le informazioni fornite tramite il portale siano aggiornate,
accessibili almeno per dodici mesi successivi alla chiusura delle offerte e rese
disponibili agli interessati che ne facciano richiesta per un periodo di cinque
anni dalla data di chiusura dell’offerta;
-
Assicurare agli investitori diversi dagli investitori professionali il diritto di
recedere dall’ordine di adesione, senza il sostenimento di alcuna spesa,
tramite comunicazione rivolta al gestore medesimo, entro sette giorni
decorrenti dalla data dell’ordine.
Il gestore è altresì obbligato a pubblicare un documento di offerta per ogni
emissione, non approvato dalla Consob, ma redatto secondo un modello
predisposto ed allegato al Regolamento, con lo scopo di informare gli investitori
adeguatamente e dettagliatamente su ogni singola offerta. Il modello conterrà
obbligatoriamente:
-
Le informazioni sulle modalità di esercizio del diritto di revoca;
-
Gli elementi identificativi delle banche o delle imprese di investimento che
curano il perfezionamento degli ordini, nonché gli estremi del conto corrente
vincolato della società emittente;
-
Modalità operative e temporali attraverso cui verranno fornite le informazioni
sullo stato delle adesione, l’ammontare sottoscritto ed il numero di aderenti;
-
Le informazioni riportate nell’allegato 3 del Regolamento dirette a disporre,
per ogni emissione presente sul portate, la descrizione dei rischi specifici
217 | P a g .
dell’emittente e dell’offerta, la descrizione degli strumenti oggetto d’offerta
e tutte le informazioni riguardanti l’assetto manageriale e amministrativo e
azionario dell’emittente.
Nel dettaglio le informazioni relative alla società emittente andranno rese note
tramite la pubblicazione di progetti industriali, visure camerali, business plan,
curriculum vitae degli amministratori e del team, diritti connessi agli strumenti
finanziari oggetto d’offerta, descrizione delle clausole predisposte con riferimento
alle ipotesi in cui i soci di controllo cedano le proprie partecipazioni a terzi
successivamente all’offerta, mentre con specifico riferimento alla raccolta di capitale
di rischio on-line andranno specificate le seguenti condizioni:
-
Condizioni generali dell’offerta, ivi inclusa l’indicazione dei destinatari, di
eventuali clausole di efficacia e di revocabilità delle adesioni;
-
Informazioni sulla quota eventualmente già sottoscritta da parte degli
investitori professionali;
-
Indicazione di eventuali costi o commissioni posti a carico dell’investitore;
-
Informazioni in merito alle modalità di restituzione dei fondi nei casi di
legittimo esercizio dei diritti di recesso o di revoca, nonché nel caso di
mancato perfezionamento dell’offerta;
-
Termini e condizioni per il pagamento e l’assegnazione/consegna degli
strumenti finanziari sottoscritti; in particolare, l’investitore deve comprendere
se sta aderendo ad un’offerta "tutto o niente" perché in questo caso, se non
è raggiunto il 100% delle adesioni (di cui il 5% da parte di investitori
professionali), l’offerta decade ed il danaro versato per la sottoscrizione degli
strumenti finanziari nel conto indisponibile andrà restituito agli investitori.
Diverso è il caso delle c.d. "offerte scindibili" che vanno a buon fine a
prescindere dalle somme raccolte.
-
Informazioni sui conflitti di interesse connessi all’offerta, ivi inclusi quelli
derivanti dai rapporti intercorrenti tra l’emittente e il gestore del portale;
-
Informazioni sullo svolgimento da parte dell’emittente di offerte aventi il
medesimo oggetto su altri portali.
218 | P a g .
Riguardo la disciplina delle offerte tramite portali, il TUF ed il Regolamento adottato
dalla Consob stabiliscono che tali offerte non possono superare la somma di 5
milioni di euro, e possono avere ad oggetto solo l’offerta di titoli rappresentativi di
quote di capitale sociale, escludendo di fatto titolo obbligazionari. Le offerte
pubblicate sui portali autorizzati verranno considerate concluse solo ove il 5% del
loro ammontare sia stato sottoscritto da un investitore professionale. Esse inoltre
devono obbligatoriamente riconoscere il diritto di revoca agli investitori nei casi in
cui intervengano cambiamenti significativi nelle condizioni d’offerta o nelle
strategie o prospettive di sviluppo della start-up offerente. Infine, affinché l’offerta
sia ammessa sul portale, la start-up dovrà comunicare l’esistenza di eventuali patti
parasociali e lo statuto della start-up dovrà prevedere, una volta terminata l’offerta,
il diritto di recesso dalla società, nel caso in cui i soci di controllo trasferiscano il
controllo a terzi soggetti estranei alla compagine sociale, ovvero il diritto per gli altri
soci di cedere le proprie partecipazioni al soggetto che acquisisce il pacchetto di
controllo alle medesime condizioni applicate ai soci di controllo (trattasi delle note
clausole di diritto di “co-vendita” o “tag-along”. In virtù della normativa vigente le
banche e le SIM dovranno svolgere l’attività di investimento nel rispetto della
disciplina sui servizi di investimento che prevede una serie di obblighi informativi e
di comportamento nei confronti degli investitori. Al fine di favorire lo sviluppo del
crowdfunding e, quindi, di agevolare l’accesso ai finanziamenti da parte delle startup innovative, il Regolamento prevede una esenzione dall’applicazione della
disciplina sui servizi di investimento, e dunque dalla disciplina MiFID, per gli
investimenti inferiori a euro 500 per singolo ordine e 10.000 per ordini complessivi
annuali per gli investimenti delle persone fisiche, e per gli investimenti inferiori a
euro 5.000 euro per singolo ordine e 10.000 euro per ordini complessivi annuali, per
gli investimenti delle persone giuridiche.
L’investimento in start-up innovative presenta caratteristiche particolari e rischi
economici elevati rispetto agli investimenti tradizionali, in considerazione di ciò il
Regolamento emanato dalla Consob ha rivolto una tutela particolare agli investitori
non professionali o retail, i quali devono completare un vero e proprio “percorso di
investimento consapevole”. L’adesione all’offerta per gli investitori non professionali
sarà consentita solo a valle della compilazione di un questionario finalizzato a
verificare che il soggetto investitore abbia preso visione delle informazioni di
219 | P a g .
investor education presenti sul sito della Consob, sia consapevole dei principali
rischi connessi all’investimento in start-up e che sia in grado di sostenere
economicamente l’intera perdita dell’investimento effettuato in caso di fallimento
del progetto d’impresa. Ove l’investitore retail non dia prova di aver compreso
natura e peculiarità dell’attività d’investimento, per disposizione regolamentare, il
gestore del portale non può consentire che questo aderisca alle offerte presenti
sullo stesso.
3.7.3 Aspetti critici della normativa e sfide dell’equity crowdfunding
L’Italia è stata il primo paese ad aver adottato un impianto organico di norme per
la disciplina dell’equity crowdfunding, tuttavia, pur riconoscendo lo sforzo del
legislatore nel normare un fenomeno nascente dalle numerose implicazioni, la
disciplina dell’equity crowdfunding non è esente da limiti e perplessità. All’indomani
della conversione in legge del Decreto Crescita Bis, numerose sono state le critiche
mosse all’intervento normativo dagli operatori del settore.
Un primo ordine di perplessità attiene all’ambito circoscritto di applicazione
derivante dalla normativa, in netto contrasto con la premessa del D.lg. n.179 recante:
“Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di emanare ulteriori misure per
favorire la crescita, lo sviluppo dell’economia e della cultura e della culture digitali,
attuare politiche di incentivo alla domanda dei servizi digitali e promuovere
l’alfabetizzazione informatica, nonché per dare impulso alla ricerca e alle
innovazioni tecnologiche, quali fattori essenziali di progresso e opportunità di
arricchimento economico, culturale e civile e, nel contempo, di rilancio della
competitività delle imprese”. Il tenore del principio ispiratore induce a ritenere che
le norme sull’equity crowdfunding avrebbero dovuto avere come obiettivo lo
stimolo e lo sviluppo dell’intero tessuto imprenditoriale, con particolare, e non
esclusiva, attenzione alle start-up innovative, produttrici di innovazione in senso
stretto. L’equity based crowdfunding può avere ad oggetto solo le start-up
innovative così come definite dal Decreto, quindi, l’accesso disintermediato ed
220 | P a g .
agevolato al capitale di rischio è stato di fatto ristretto dal legislatore in maniera
eccessiva, con una serie di vincoli che hanno determinato una marginalizzazione
dello strumento stesso. I requisiti di innovatività richiesti dalla norma non appaiono
coerenti né adeguatamente armonizzati con la realtà di riferimento, sono i settori
tradizionali in Italia a vantare il maggior numero di imprese di piccole e medie
dimensioni, ma in virtù della normativa, tali aziende dal core business tradizionale
non potranno avere accesso al finanziamento dal basso. La eccessiva targetizzazione
dello strumento ha prodotto effetti inversi a quelli sperati, il mercato italiano
dell’equity crowdfunding non ha espresso pienamente le proprie potenzialità di
crescita proprio a causa dell’eccessiva focalizzazione su un target di imprese
eccessivamente ristretto, normalmente contraddistinte da un elevato grado di
rischio e da difficoltà di valutazioni prospettiche. Un eventuale ampliamento della
normativa a tutte le PMI, consentirebbe invece alla folla di avvicinarsi ad iniziative
imprenditoriali decifrabili con maggiore facilità, incrementando il livello di
penetrazione dello strumento nelle politiche finanziarie delle imprese italiane e
garantendo una maggiore cultura e diffusione dell’equity crowdfunding.
Un secondo ordine di critiche attengono alla necessaria presenza dell’investitore
istituzionale, si noti a tal proposito che per investitori istituzionali si intendono
banche d’affari, investitori professionali quali fondi di Venture Capital e Private
Equity e incubatori certificati, mentre gli investitori informali quali i Business Angel
non appaiono qualificati come investitori professionali. L’art.24 del Regolamento
introduce all’offerta di capitali sui portali autorizzati una condizione sospensiva,
l’operazione di crowdfunding non potrà considerarsi perfezionata se il 5% del
capitale offerto non è stato sottoscritto da un investitore professionale. La ragione
addotta dal legislatore all’introduzione della riserva del 5%, è quella di fornire
all’investitore retail un riferimento qualificato che abbia apprezzato la proposta di
investimento alla luce di una specifica e comprovata esperienza. Il timore degli
operatori è che tale riserva possa, in primo luogo, trasformare uno strumento di
accesso democratico al credito in una modalità di finanziamento fortemente
subordinata agli operatori tradizionali del mercato, di fatto limitando la
liberalizzazione delle fonti di finanziamento. L’investitore professionale, a differenza
degli investitori retail, non interviene nel capitale di rischio di un’impresa
semplicemente perché ritiene valido il progetto, nella maggior parte dei casi la
221 | P a g .
scelta di investimento sottende una precisa logica di differenziazione del portafoglio
tesa ad assicurare la compensazione degli investimenti in essere. Pertanto,
l’investitore reatil potrebbe non avere alcun vantaggio dall’emulazione di quello
professionale, il rischio è anzi di aderire ad offerte che non rispondono alla migliore
decisione di impiego delle liquidità disponibili e che potrebbero scoraggiare, in un
momento successivo, ulteriori interventi in capitale di rischio. Inoltre, l’offerta di
quote o azioni realizzata tramite i portali equity- based è per modalità, tempistica
ed importo, rivolta maggiormente agli investitori retail, gli investitori professionali,
considerato che l’investimento medio in start-up copre un range di 100.000,00 – 1
milione di Euro, potrebbe trovare non conveniente dover procedere al sostenimento
dei costi elevati legati all’attività di due diligence per realizzare un investimento
piuttosto esiguo. Infine, la debolezza della previsione, è ulteriormente vanificata
dalla possibilità dell’investitore professionale di cedere la quota acquisita subito
dopo l’offerta pubblica, egli non è difatti tenuto, a differenza dell’investitore retail,
a mantenere la partecipazione per un certo periodo di tempo, questa preoccupante
fattispecie potrebbe indurre gli investitori professionali ad intervenire nelle offerte
solo per consentirne la chiusura, invece di ponderare l’intervento sulle effettive
possibilità di crescita e sviluppo della start-up offerente.
Un ulteriore spunto di riflessione emerso attiene ruolo delle banche e delle imprese
di investimento e agli eccessivi oneri previsti per le piattaforme autorizzate non
costituenti soggetti preventivamente abilitati all’esercizio del pubblico risparmio.
Appare opinione diffusa e condivisa che le imprese di investimento non dovrebbero
ricoprire il suolo di gestori di portali, tale compito dovrebbe essere affidato solo a
coloro che decidono di iscriversi alla sezione ordinaria del Registro Consob, in
quanto la diversa classificazione dei soggetti porta con sé, per natura operativa, uno
disequilibrio reputazionale e uno sbilancio degli oneri da sostenere per il lancio
della campagna.
Il Regolamento Consob impedisce di fatto alle piattaforme
registrare nella sezione ordinaria la detenzione di danaro di pertinenza dell’offerta,
ciò comporta che nelle fasi di lancio della piattaforma la stessa debba stringere
accordi con operatori bancari o imprese di investimento disposte a gestire le
transazioni finanziarie. Questa duplice catena di trasferimento, dal portale all’istituto
finanziario, e da quest’ultimo alla start-up, importa per i portali una maggiore
onerosità per la gestione dei rapporti con gli operatori specializzati e riduce la
222 | P a g .
percezione degli investitori di finanziamento immediato potendosi realizzare solo
in misura ridotta l’effetto tipico di “disintermediazione” collegato alle attività di
crowdfunding. L’art.21 del Regolamento prevede che il gestore comunichi, tra le
altre cose, in riferimento alla società emittente eventuali variazioni dello statuto,
degli assetti proprietari o variazioni nei requisiti di onorabilità richiesti per le
funzioni di amministrazione, controllo e direzione. Dalla disamina di tale norma, si
percepisce il forte dispendio di energie e gli elevati obblighi informativi e di
disclosure posti in capo ai gestori dei portali, obblighi che rischiano di rappresentare
un serio ostacolo alla diffusione delle piattaforme operanti nel segmento equity.
Ponendo l’accento sulle specifiche tecniche dell’investimento, ulteriori critiche
attengono alle clausole di tag-along e al diritto di recesso che il documento d’offerta
della start-up offerente deve contemplare necessariamente a tutela degli investitori
retail. Le perplessità non riguardano l’inserimento degli istituti e la loro valida
capacità di proteggere le minoranze azionarie, quanto piuttosto l’adeguatezza degli
strumenti di tutela prescelti in relazione all’orizzonte temporale ipotizzato dal
Regolamento. Il comma 1 dell’art. 24 del Regolamento prevede che il diritto di tagalong, o in alternativa il diritto di recesso, sia riconosciuto per il periodo in cui la
start-up conserva i requisiti normativi richiesti dall’art.25 e, in ogni caso, per un
periodo di almeno tre esercizi dall’offerta. Considerato che nell’investimento da
parte di operatori professionali, i primi utili sono attesi non prima del quarto o
quinto anno di vita dell’impresa, la tutela temporale prevista dal Regolamento
appare verosimilmente più breve del fisiologico periodo di tempo necessario a
generare utili d’impresa tali da richiamare un cambio del pacchetto azionario.
Inoltre, la norma non cita il trasferimento del diritto ad eventuali acquirenti terzi
diversi dagli investitori partecipanti all’offerta, l’acquirente secondario potrebbe
essere escluso dal beneficio del diritto di covendita. Questa incompletezza
normativa limita, ancor di più, la libera trasferibilità delle quote a terzi soggetti, già
fortemente circoscritta dalla mancanza di un mercato attivo di scambio.
Considerazioni analoghe valgono per l’esercizio del diritto di recesso, la
caratterizzazione di strumento di tutela “a tempo determinato” dell’istituto
impedisce la piena tutela dell’azionista di minoranza in un termine temporale
congruo alle specifiche della start-up. Si consideri, inoltre, che il valore delle
partecipazioni sarà determinato, in caso di esercizio del diritto di recesso, sulla base
223 | P a g .
della consistenza patrimoniale della start-up che verrà determinato, anche o
prevalentemente, sulla base del valore di mercato della partecipazione. Ipotizzando
l’esercizio del diritto di recesso nei tre anni previsti dal regolamento, se ad essere
adottato è il criterio patrimoniale, si dubita che i soci recedenti possano condividere
in qualche modo il premio di controllo, in virtù della modesta entità del patrimonio
netto delle imprese di nuova costituzione.
Infine, dall’osservazione delle campagne sin ora promosse, appare chiaro che le
regole di condotta di derivazione MiFID, in particolare quelle che impongono
l’effettuazione di una valutazione di adeguatezza dell’investimento, continuano a
conservare un ambito applicativo rilevante. Gli operatori professionali affermano
che la soglia di esenzione per investimenti al di sotto di Euro 500, rapportata con il
taglio dell’investimento medio, non porta ad una effettiva semplificazione
burocratica, quanto piuttosto ad una maggiore rigidità operativa cui si accompagna,
inevitabilmente, una lievitazione dei costi di gestione.
Le criticità emerse dalla normativa oggetto di analisi sono state poste ripetutamente
dagli operatori del settore all’attenzione dell’Autorità di Vigilanza, la necessità di
rendere il crowdfunding uno strumento effettivamente a sostegno delle imprese ha
avviato numerosi processi di confronto, sfociati di recente in una revisione della
regolamentazione avviata dalla Consob nel 2015. Nel documento di revisione la
Consob annuncia di cogliere l’occasione per avviare un confronto ed un
approfondimento sulle perplessità esposte e sulle considerazioni da parte degli
operatori, mirando a colmare le lacune del Regolamento e finalizzando l’intervento
al riequilibrio del quadro operativo in ordine alle specificità del mercato di
riferimento e al ruolo degli operatori. La consultazione pubblica preliminare142 mira
anche alla integrazione delle recenti novità introdotte dal Decreto 3.0143 in materia
di equity crowdfunding, il Decreto difatti, superando la principale critica mossa alla
prima regolamentazione, ha allargato la platea delle realtà che possono accedere
all’equity crowdfunding. Oltre le PMI innovative, la raccolta di fondi dal basso è
consentita agli organismi di investimento collettivo del risparmio (c.d. OICR) e alle
142
http://www.consob.it/web/consob/home//asset_publisher/xMXdfdeSuZFj/content/consultazionecrowdfunding-2015-06-19/10194
143
http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/01/24/15G00014/sg
224 | P a g .
società di capitali che investono prevalentemente in start-up e PMI innovative. La
principale novità introdotta dal Decreto investe in maniera diretta il mondo della
finanza, o meglio quel segmento della finanza che investe principalmente in realtà
innovative, in quanto il collocamento di capitali on-line potrà riguardare anche un
veicolo di investimento specializzato o una struttura di venture capital che ponga in
essere come attività prevalente l’investimento in start-up. L’introduzione degli OICR
dal mira a limitare una delle principali lacune sin ora riscontrate nel mercato del
crowdfunding, ossia la assenza di un mercato di scambio delle quote acquisite
tramite i portali di equity. Nella regolamentazione dell’equity crowdfunding uno dei
principali rischi evidenziati dal legislatore attiene proprio alla natura illiquida degli
investimenti in start-up innovative, trattasi di quote di capitali che, per
conformazione ancora in atto del settore, non trovano collocazione in mercati
secondari, rimanendo pertanto investimenti non negoziabili. Ove la campagna di
equity fosse gestita da un OICR non solo la ripartizione del rischio avverrebbe su
più progetti in un’ottica di diversificazione del portafoglio, ma consentirebbe una
maggiore liquidità dell’investimento, considerato che le quote di OICR sono
correntemente scambiate, al contrario delle quote di start-up o PMI.
Le sfide che l’equity crowdfunding è chiamato a superare appaiono ancora
numerose e riguardando principalmente la capacità dello strumento di contribuire
effettivamente a ridurre i vincoli finanziari per le società, e a generare sinergie con
altri canali di finanziamento come i business angels e il venture capital. Inoltre si
dovranno trovare soluzioni efficienti per la gestione di un azionariato numeroso e
frammentato per piccole società non dotate di adeguate strutture organizzative.
Tuttavia, il processo di integrazione delle prospettive avviatosi dal 2013 ad oggi tra
la Consob e gli operatori del settore, mostra una evidente propensione del mondo
dell’imprenditoria e degli attori professionali ad unificare sforzi e soluzioni al fine di
rendere l’equity crowdfunding un democratico e flessibile strumento di raccolta di
capitali di rischio a sostegno dello sviluppo economico. Proprio in questo clima
collaborativo si inserisce l’Associazione Italiana di Equity Crowdfunding144 (AIEC),
costituita per riunire le principali piattaforme di equity con l’obiettivo di
rappresentare e tutelare le attività dei portali autorizzati alla raccolta di capitali ed
unificare il dialogo con le istituzioni.
144
http://equitycrowdfundingitalia.org/
225 | P a g .
3.8
L’indirizzo della Commissione Europea
Il fenomeno dell’equity crowdfunding, come segnalato dal Report di Massolution,
appare in continua evoluzione anche nel vecchio continente, con un incremento del
141% rispetto all’anno precedente. Nonostante il Crowdfunding abbia assunto negli
ultimi anni notevole importanza, in Europa esso non ha suscitato nell’immediato
l’attenzione del legislatore comunitario. Nel 2011, in considerazione della
circostanza che il tessuto produttivo europeo è rappresentato per il 99% da imprese
di piccole e media dimensione, la Commissione Europea traccia un action plan
destinato a rimuovere gli ostacoli di accesso al credito per le PMI favorendo le
attività di prestito ed ampliando i punti di contatto con gli investitori professionali.
Nell’ampio quadro regolamentare la Commissione non ha considerato quale
ulteriore leva di sviluppo dell’imprenditoria il Crowdfunding, un primo impulso in
tale direzione giunge, sempre nel 2011, dall’European Crowdfunding Network145
(ECN), nato dapprima come gruppo di interesse e poi divenuto una organizzazione
no profit con sede internazionale a Bruxelles. L’ECN nasce con il proposito di favorire
il dibattito politico a livello europeo e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del
finanziamento dal basso in Europa, proposito che ben presto porta alla
pubblicazione del Framework For European Crowdfunding, il primo lavoro di ricerca
a livello europeo. Il paper pubblicato nell’ Ottobre 2012, si propone di analizzare lo
stato dell’industria europea, raccogliendo gli input derivanti dal settore e le
esperienze dei Paesi membri per catalizzare l’attenzione dei legislatori nazionali
sulla portata del fenomeno. La cultura sul crowdfunding promossa dall’ECN rende
immediatamente evidente la necessità di creare, a livello comunitario, un ambiente
normativo armonico e favorevole ai Paesi dell’Unione attraverso il quale garantire
una tutela orizzontale degli investitori e una maggiore strutturazione competitiva
del fenomeno in grado di ripristinare il vantaggio competitivo del mercato europeo.
Il lavoro esplorativo a cura dell’ECN e la portata del fenomeno a livello globale,
hanno indotto il legislatore europeo a porre maggiore attenzione al fenomeno del
Crowdfunding, nel 2013 la Commissione Europea ha rivolto, tra le strategie di
facilitazione di accesso al credito previste dal Piano d’Azione Imprenditorialità 2020,
un invito agli stati membri a monitorare i confini e le modalità di espansione del
145
http://www.eurocrowd.org/
226 | P a g .
fenomeno, vagliando eventualmente ipotesi di modifica delle legislazioni vigenti
per agevolare nuove forme di finanziamento a sostegno delle start-up e delle PMI.
Rinnovata attenzione viene riservata al tema del finanziamento dal basso e alle fonti
alternative di finanziamento nel Green Paper on long-term financing of the
European Economy146, nel quale la Commissione rileva ed evidenzia le potenzialità
innovative degli strumenti di finanziamento legati alle tecnologie informatiche al
mondo del web. Scopo del libro è tracciare linee direttive per la riduzione della
dipendenza delle imprese europee dal credito bancario attraverso la promozione,
nel medio-lungo periodo, di mercati di venture capital e private equity
transfrontalieri, e più in generale, di un sistema integrato di attori e strumenti in
grado di apportare nuova linfa alle deboli strutture finanziarie delle imprese
europee. In questo ambizioso quadro di sviluppo, l’Esecutivo europeo riserva
attenzione anche alle nascenti forme di finanziamento dal basso per la crescita
sostenibile, quali appunti il crowdfunding, esplorando prospettive di unitarietà di
regole per consentire alle imprese il lancio di raccolte fondi anche su piattaforme di
differente nazionalità, propedeutiche all’ampliamento della base degli investitori e
alla possibilità di costruire un mercato dell’equity europeo che consenta di ridurre
drasticamente l’illiquidità che contraddistingue attualmente gli investimenti in
capitale sociale tramite le piattaforme. In previsione delle future linee di azione, la
Commissione Europea promuove nel 2013 una “Consultazione sul Crowdfunding147”
che ha visto la partecipazione di 893 soggetti in veste di operatori specializzati,
piattaforme e investitori potenziali. L’esito della consultazione ha consentito alla
Commissione Europea di individuare volumi, limiti, differenze e punti di contatto tra
i Paesi membri anche in termini di differente regolamentazione necessari ad
approntare linee d’azione coerenti con uno sviluppo sostenibile del fenomeno. I
risultati della Consultazione hanno evidenziato che la metà di coloro che hanno
partecipato alla stessa sostengono ed avvertono l’esigenza di un intervento
normativo dell’UE in materia di equity crowdfunding, e più in generale in tutti i
modelli che nella consultazione vengono definiti crowd lnvesting, ossia i modelli
basati sulla partecipazione agli utili, sui prestiti e sugli investimenti in quote di
capitale che contemplano la prospettiva di ritorni finanziari. Il 51% del campione
intervistato esprime l’esigenza di una adeguata protezione degli investitori,
146
147
http://ec.europa.eu/finance/general-policy/financing-growth/long-term/index_en.htm
http://europa.eu/rapid/press-release_IP-13-906_en.htm
227 | P a g .
sostenuta anche da maggiore trasparenza operativa e procedurale relativa ai costi
della piattaforma, ai tassi d’interesse ed al rendimento previsto. Considerati i risultati
della Consultazione, le potenzialità ed i rischi associati al crowdfunding speculativo,
la Commissione ha individuato diverse dimensioni con priorità d’intervento, quali i
diversi limiti di investimento operanti nei vari paesi, l’esercizio dei diritti di voto, le
norme in materia di trasparenza, la protezione e tutela dell’investitore e la
consulenza specializzata. L’analisi di tali dimensioni critiche è attualmente oggetto
di studio della Commissione Europea, che, recentemente ha rinnovato il proprio
interesse per la tematica e previsto ulteriori riflessioni sul ruolo degli incentivi fiscali
e sulla centralità della ricerca e dell’innovazione prodotto e realizzata tramite il
finanziamento dal basso. Al fine di assicurare politiche di sostengo incisive, la
Commissione ha istituito nel 2014 un forum, European Crowdfunding Stakeholder
Forum148, di esperti composto da rappresentanti di rilievo di associazioni di settore
e istituzioni nazionali finalizzato a sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovere la
trasparenza ed individuare le best pratice affinché il crowdfunding possa
posizionarsi, nelle nostre economie, con radici solide e durature.
3.9
La regolamentazione oltreoceano: il Crowdfunding negli USA
La regolazione dell’equity crowdfunding è stata accompagnata da una grande enfasi
e da vaste aspettative, nel nostro Paese così come negli Stati Uniti, ove il
crowdfunding, pratica già ampiamente sviluppata come strumento per reperire
risorse economiche in occasione di campagne elettorali o di iniziative sociali, è stato
elevato a fonte di finanziamento all’imprenditoria con il Jumpstart Our Business
Startups Act149, meglio conosciuto come Jobs Act, approvato da Barack Obama
nell’Aprile del 2012. Le pragmatiche preoccupazioni circa lo stato di salute delle
148
Dell’European Crowdfunding Stakeholders fa parte anche l’Italia con AISCRIS (Associazione
Italiana Società di Consulenza per la Ricerca, l’Innovazione e lo Sviluppo), Assolombarda e CONSOB.
149 https://www.sec.gov/spotlight/jobs-act.shtml
228 | P a g .
start-up americane che non permettevano ulteriori indugi nell’adozione di strumenti
concreti di ripresa, possono contribuire a comprendere il fervore che ha
accompagnato l’introduzione della normativa in materia di equity crowdfunding
negli Stati Uniti. Negli USA il ruolo rilevante delle start-up, a vocazione soprattutto
innovativa, si traduce nel 21% del PIL prodotto e nella capacità di tali imprese di
favorire la creazione e la stabilizzazione dei tassi occupazionali. L’introduzione di
strumenti utili alla espansione delle iniziative imprenditoriali ed in grado di rendere
più facile la progressione delle imprese verso una maggiore apertura al pubblico, è
stata ben accolta anche da big player, prima start-up innovative oggetto di selezione
avversa, quali Google e Twitter.
Il TITOLO I del Jobs Act, “Reopening American Capital Markets To Emerging Growth
Companies, similarmente al legislatore italiano, introduce una nuova tipologia di
società, le Emerging Growth Company (ECG) sono definite come emittenti che nel
corso dell’ultimo anno fiscale abbiano prodotto un fatturato lordo annuo inferiore
ad un miliardo di dollari. Lo status di ECG è conservato salvo l’aver completato una
IPO nel corso dell’anno precedente l’entrata in vigore del regolamento e salvo
l’emissione, nei primi cinque anni di vita d’impresa, di titoli di debito non convertibili
nei tre anni precedenti l’entrata in vigore del regolamento per un importo superiore
o pari ad un milione di dollari. Un confronto superficiale con le start-up innovative
definite dal Regolamento Consob, evidenzia maggiormente la limitazione operata
dal legislatore italiano, le ECG così definite vengono in realtà a comprendere
potenzialmente tutte le imprese nascenti, senza alcuna distinzione di core business.
Il Jobs Act, ottanta anni dopo la Grande Depressione, attuato una massiccia
deregolamentazione della normativa di offerta al pubblico di strumenti finanziari
(Securities Act del 1933) caratterizzata, sino al 2012, da stringenti requisiti di
disclosure finalizzati alla stabilità e alla integrità dei mercati finanziari necessarie a
prevenire i fallimenti di mercato. Il Titolo II, intitolato “Access to Capital For Job
Creators”, prevede la rimozione, ad opera della SEC, omonimo dell’italiana CONSOB,
del divieto per le aziende di promuovere pubblicamente la vendita di quote
societarie, facoltà sino a quel momento riservata alle aziende quotate. La previsione
di una maggiore visibilità per l’accesso al finanziamento dal basso rappresenta,
inoltre, un notevole abbattimento dei costi legati alla quotazione nel mercato
229 | P a g .
regolamentato. L’offerta e la vendita di titoli presso il pubblico secondo le
disposizione del Securities Act comportano costi di iscrizione nella maggior parte
proibitivi per numerose imprese di piccole e medie dimensioni, una stima delle
spese legali e dei procedimenti di accreditamento individua un range di spesa tra i
300.000 e 500.000 mila dollari150. La deregulation operata dal II Titolo comporta
nella pratica la possibilità per gli imprenditori di pubblicizzare le opportunità di
investimento nel capitale sociale della propria impresa attraverso vari canali, tra cui
social media e portali di crowdfunding. Il vasto accesso prospettato è però bilanciato
dalla previsione specifica che le offerte di capitale delle start-up non potranno
essere accolte dal pubblico indistinto, sino all’approvazione del Titolo IV avvenuta
solo di recente, le offerte potevano interessare solo gli investitori sofisticati, è inoltre
specificato che sarà cura dell’emittente prendere le misure adeguate a garantire
l’appartenenza dell’investitore a tali classi. Gli investitori accreditati devono
appartenere ad almeno una delle 8 classi definite dalla SEC:
1) Banche, compagnie di assicurazione e aziende di investimento registrate;
2) Gestori di piani per benefici ai dipendenti, con totale attivo superiore ai
cinque milioni di dollari;
3) Organizzazioni no profit con attivo totale superiore ai cinque milioni di
dollari;
4) Singoli amministratori, dirigenti o soci di una società finanziaria;
5) Aziende la cui compagine sociale sia costituita integralmente da investitori
accreditati;
6) Persone fisiche il cui patrimonio netto individuale supera $ 1.000.000;
7) Persone fisiche con reddito annuo negli ultimi tre esercizi superiore a $
200.000;
8) Fondi fiduciari con un patrimonio netto superiore a cinque milioni di dollari.
Nel regolamento che ha reso operativo nel 2013 ad opera della SEC il Titolo II si
specifica che le ECG dovranno inviare alla SEC i dettagli relativi all’operazione di
offerta e che le piattaforme autorizzate dovranno verificare che gli investitori
150
The Jobs Act and Crowdfunding: Harnessing the power- and the money – of the masses. Abbey
R. Stemler. Kelley School of Business, Indiana University. Business Horizons, 2013.
230 | P a g .
interessati siano accreditati, in caso di violazione di suddetta norma la SEC si riserva
la possibilità di sospendere l’attività di raccolta della piattaforma per un periodo
massimo di un anno. Le società emittenti dovranno operare per il tramite di broker
o funding portal, regolarmente registrati presso la SEC e sottoposti alla vigilanza
dell’Autorità, gli intermediari avranno inoltre l’obbligo di iscriversi presso la national
securities association, registrata anch’essa presso la SEC. Un funding portal viene
definito come un intermediario che:
-
Non offra consulenze d’investimento o raccomandazioni;
-
Non solleciti acquisti, vendite, né decida di acquistare i titoli offerti o
presentati sul proprio portale;
-
Non compensi agenti o dipendenti ai fini della sollecitazione alla vendita dei
titoli offerti;
-
Non detenga, gestisca o possegga i fondi degli investitori o loro titoli
partecipativi.
L’intermediario dovrà effettuare, in conformità alle normative vigenti, procedure di
due diligence e di verifica dell’identità delle emittenti e del team proponente per
ridurre il rischio di frodi, parallelamente dovrà informare adeguatamente gli
investitori ad interpretare correttamente le informazioni pubblicate sul portale e
garantire che gli investitori siano consapevoli dei rischi associati all’acquisto di titoli
partecipativi, verificando inoltre che gli stessi non abbiano ecceduto i limiti di
investimento previsti dal Titolo III.
Il Titolo III del Jobs Act rappresenta il cuore della disciplina equity, la raccolta di
capitali d rischio tramite portali prevede la esenzione degli emittenti di azioni o titoli
tramite portali di crowdfunding dai requisiti di registrazione imposti dalla Securities
Exchange Act per le offerte fino ad un milione di dollari se rilevate da investitori
privati non accreditati, o fino a due milioni di dollari se accreditati. Inoltre, ove la
compagine societaria sia al di sotto dei mille soci non vi sarà obbligo di rilevare la
composizione della stessa. L’approvazione del Titolo IV del Jobs Act nel Maggio
2015 ad opera della SEC ha definitivamente sancito la possibilità anche per gli
investitori non accreditati di accedere al finanziamento dal basso, stabilendo una
soglia massima di investimento del 5% del reddito complessivo, o di duemila dollari,
per coloro che hanno un reddito inferiore ai 100.000$. Gli investitori sofisticati
costituenti persone fisiche possono investire sino al 10% del reddito complessivo,
231 | P a g .
comunque non oltre il tetto di 100.000 dollari. Il Titolo IV del Jobs Act ha inoltre
individuato due livelli di raccolta, rispettivamente Tier 1 e Tier 2. Il primo livello di
raccolta consente alla società emittente di raccogliere fino a 20 milioni di dollari, sia
da investitori accreditati che non, con un tetto massimo di 6 milioni di azioni
sottoscritte da società affiliate. Le società rientranti nel primo livello di raccolta non
sono tenute agli obblighi di disclosure annuali prescritte nel Tier II, sono comunque
sottoposte alle leggi federali dello stato nel quale l’offerta sarà lanciata e dovranno
soddisfare gli obblighi di redazione del bilancio, in tal caso non certificato. L’accesso
al Tier II consente alle imprese emittenti di raccogliere fino a 50 milioni di dollari,
anche in tal caso indistintamente da investitori accreditati e non. La principale
differenza tra i due livelli di raccolta, oltre l’obiettivo di raccolta, è la previsione per
le imprese aderenti al secondo livello di raccolta al diritto di prelazione previsto
dalla Blue Sky Law, ossia la legge statunitense contro le frodi relative alla
contrattazione di strumenti finanziari. In definitiva, alle imprese rientranti nel
secondo livello, saranno applicati maggiori obblighi di disclosure finanziaria, tali
imprese dovranno presentare telematicamente le relazioni annuali e semestrali
presso la SEC, di contro le imprese rientranti nel secondo livello di finanziamento
non sono tenute a registrare le loro offerte in ogni stato federale ove si svolge la
contrattazione di titoli.
232 | P a g .
4
INDAGINE
CONOSCITIVA SUL
MERCATO DEL
CROWDFUNDING IN
ITALIA
4.1
Finalità dell’analisi
La nascita del Crowdfunding in Italia risale al 2005, anno di lancio della prima
piattaforma italiana Produzioni dal Basso. Dopo una iniziale fase in sordina, il
crowdfunding, e più in generale il processo di attrazione delle folle verso comuni
obiettivi, vive una ampia fase di sperimentazione di soluzioni innovative ed
alternative che contribuisce a spiegare la vasta gamma di piattaforme di
crowdfunding presenti sul mercato. All’esperienza pioneristica di Produzioni dal
Basso, segue la nascita di cinque piattaforme nel 2011, tendenza che non accenna a
fermarsi, tra il 2012 ed il 2014 nascono ben 32 piattaforme. L’entrata in vigore del
Regolamento Consob in materia di equity crowdfunding ha poi contribuito alla
nascita delle piattaforme dedicate alla raccolta di capitale di rischio, nel 2015 le
piattaforme attive, che hanno seguito il lancio di almeno una campagna, sono 42,
variamente classificabili per modello di crowdfunding, vocazione territoriale e
settoriale151.
Lo sviluppo del crowdfunding in Italia e la proliferazione di portali ad hoc, derivano
sostanzialmente dal contatto con esperienze straniere, soprattutto statunitensi, che
hanno indotto alla volontà di replicare modelli ed esperienze anche nel nostro
Paese. L’evoluzione in Italia del crowdfunding non è difatti caratterizzata da linearità,
nei primi anni di vita del fenomeno numerosi sono stati i progetti emigrati verso i
principali player del settore, quali Indiegogo e Kickstarter, circostanza che riflette la
scarsità dell’offerta sul mercato italiano sino al 2012, anno in cui si è assistito alla
ascesa del finanziamento dal basso anche in Italia, sostenuta ed alimentata anche
dal dibattito istituzionale in materia di equity crowdfunding ispirato dal Jobs Act
statunitense.
Nei primi anni di vita del fenomeno in Italia, lo strumento del finanziamento dal
basso sostiene i settori dell’arte e della cultura, contribuisce alla crescita e alla
coesione delle comunità territoriali e diviene strumento complementare al
fundraising nelle campagne a sfondo umanitario e sociale. Nel 2012, sulla scia del
151
Per la tassonomia completa delle piattaforme italiane attive si veda All. 1.
234 | P a g .
successo ottenuto da numerosi proponenti italiani nel segmento reward in relazione
al lancio di prodotti innovativi, il mercato italiano sonda le potenzialità del
crowdfunding di offrire una valida alternativa alle istituzioni finanziarie tradizionali
per il sostegno all’imprenditoria e all’innovazione nel mercato domestico. A maggio
2014152 il numero di progetti proposti è di 48.357, con la pubblicazione di 13.000
progetti, dei quali il 37% si sono conclusi raggiungendo o superando l’obiettivo di
raccolta. In Italia il valore complessivo dei progetti finanziati attraverso le
piattaforme oggetto dell’analisi condotta da Castrataro e Pais, è pari a poco più di
30 milioni di euro, con una crescita di 7 milioni rispetto alla rilevazione di Ottobre
2013, cui concorrono in misura rilevante le piattaforme di tipo lending.
E’ possibile, dunque, affermare che il crowdfunding sta affondando profonde e
robuste radici anche nel mercato italiano, ma, allo stadio attuale, il quesito che
rimane ancora aperto è quale sia la conformazione assunta dall’industria nel
mercato italiano. Il contributo offerto dagli operatori del settore allo studio del
mercato del crowdfunding verte principalmente sull’offerta, sulle specifiche delle
piattaforme, sul loro grado di differenziazione e sul modello di business adottato,
permane una conoscenza relativa e superficiale delle specifiche della domanda. I
numerosi contributi da cui si è attinto per inquadrare il fenomeno a livello teorico
offrono un ulteriore spunto di indagine, spingono l’interlocutore attento e curioso
ad oltrepassare il confine tra il framework teorico e la realtà operativa, costruendo
un equilibrio tra i punti di contatto per giungere a completamento di un quadro
univoco.
L’indagine conoscitiva sul mercato del Crowdfunding in Italia rappresenta il
tentativo di attraversare le dimensioni finanziarie, relazionali e culturali del
crowdfunding per giungere ad un nuovo livello di analisi, una rinnovata chiave di
lettura delle principali determinanti qualitative e quantitative che governano il
fenomeno a livello nazionale. Focus tematico dell’analisi è la popolazione dei
proponenti attiva sulle piattaforme, ed il correlato studio dei benefici e delle criticità
attese dal finanziamento dal basso corredato da dati sociografici e comportamentali
in grado di estendere la conoscenza della domanda.
152
Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding – Aggiornamento Semestrale, Maggio 2014.
Daniela Castrataro, Ivana Pais.
235 | P a g .
In definitiva, la finalità principe dell’indagine proposta è aprire una finestra di
discussione sullo stadio dell’arte in Italia, tracciando possibili scenari, e fornendo al
contempo, ad istituzioni e operatori del settore, un quadro sistemico delle
possibilità e criticità che a livello nazionale vengono prospettandosi nel mercato del
Crowdfunding.
4.2
La popolazione
Il proponente, altrimenti identificato come creator, è colui che dinanzi allo scenario
attuale di scarsità di risorse coglie l’opportunità offerta dal crowdfunding lanciando
una campagna finalizzata alla raccolta di risorse finanziarie per dar vita ad un
progetto proprio.
L’indagine rivolta ai proponenti è diretta alla comprensione dei benefici e alle
criticità correlati al lancio di una campagna, l’analisi di tali dimensioni consentirà poi
di derivare il grado di applicabilità del crowdfunding al finanziamento dei progetti
imprenditoriali. Ai fini dell’indagine conoscitiva il termine “Imprenditoriale” è
declinato in senso lato, esso è riferito a chiunque si attivi su una piattaforma per
promuovere idee o prodotti afferenti sia a settori “neonati”, che tradizionali che si
rinnovano nelle modalità di approccio alla clientela. Rappresentando l’indagine una
primo step esplorativo, i criteri adottati per l’individuazione della popolazione di
riferimento risultano essere ampi, soprattutto a causa delle conformazione ancora
in atto dell’industria.
Osservazioni:
•
Non è possibile utilizzare come criterio discriminante l’organizzazione
dell’attività economica in forma sociale, l’evidenza mostra che le campagne
presenti sui portali di crowdfunding italiani non sono promosse unicamente
da aziende preesistenti o nate in vista della campagna.
•
Non sarebbe coerente con il tema d’indagine circoscrivere l’analisi ad alcune
aree geografiche o regioni.
236 | P a g .
•
Non è possibile discriminare i progetti in relazione al numero di proponenti,
in tal modo andrebbero ad essere esclusi i progetti parzialmente finanziati o
giunti all’obiettivo di raccolta con un numero ristretto di sostenitori.
Dall’osservazione dei progetti pubblicati non si riscontra una relazione
direttamente proporzionale tra il numero di sostenitori ed il successo della
campagna.
•
Non è coerente con il tema d’indagine una discriminazione dei progetti in
relazione alla modalità di raccolta prescelta o in relazione al modello di
crowdfunding adottato.
I due criteri di campionamento possibili sono l’esito ed il settore di riferimento.
ESITO
Esito Positivo. La campagna ha raggiunto con successo o ha superato
l’obiettivo di raccolta.
Parzialmente negativo. La campagna ha raggiunto almeno il 5% dell’obiettivo
di raccolta.
Al termine del periodo di raccolta la campagna di crowdfunding può terminare con
esito positivo o con esito negativo. L’esito positivo indica il raggiungimento o il
superamento del budget obiettivo, indipendentemente dalla modalità di raccolta
prescelta (take it all o all or nothing). L’esito negativo è normalmente associato alla
chiusura temporale della campagna, senza che la stessa abbia stimolato la folla al
raggiungimento degli obiettivi di budget. L’indagine mira a costruire una matrice di
criticità ed opportunità derivanti dal crowdfunding per gli imprenditori italiani, in
considerazione di ciò per la costruzione della popolazione di riferimento si
escludono i progetti che hanno realizzato percentuali di raccolta pari a zero, ma si
includono i progetti che hanno segnato un esito parzialmente negativo. L’esito
parzialmente negativo individua come valore soglia il 5% dei fondi richiesti, una
percentuale così modesta si rende necessaria a causa dell’elevato divario riscontrato
tra i progetti che si sono conclusi con la raccolta dei capitali richiesti ed i progetti
237 | P a g .
che non hanno raggiunto l’obiettivo di raccolta. I progetti con esito parzialmente
negativo indicano che l’idea de proponente non era completamente priva di valore.
SETTORE
I settori selezionati sono quelli in cui si riscontra maggiore fermento in termini di
lancio di campagne, si annoverano nelle quattro categorie tematiche sia i settori
tradizionali sia i settori fortemente innovativi.
Manifatturiero. Rientrano nel settore manifatturiero tutte le campagne
relative ad attività artigianali valorizzate e proposte in chiave moderna nei
settori alimentare, tessile, abbigliamento, lavorazione materiali quali legno,
carta, cartone e metalli leggeri.
Design e Tecnologia. La categoria Design e Tecnologia comprende tutte le
campagne relative all’ideazione di prodotti altamente innovativi, dal design
creativo e sostenibile e dai possibili impieghi nelle industrie. Ideazione di
appplications, strumenti digitali e tool d’impresa. Attività di sperimentazione
e ricerca industriale.
Terzo Settore. Nel Terzo Settore rientrano tutte le cause sociale con riflessi
territoriali e che nascono per carenza di fondi sociali nelle aree di intervento
della riqualificazione urbanistica, assistenza sociale, sostegno all’educazione,
tutela e salute dell’ambiente.
Arte. Rientrano nella categoria Arte tutti i progetti relativi alla Letteratura, alle
forme di comunicazione audio-visive quali Cinema e Teatro, Arte
Contemporanea e Musica.
Definiti i criteri di selezione della popolazione di riferimento, dall’osservazione delle
campagne lanciate sui portali italiani tra il 2011 e Marzo 2015153 in relazione ai dati
disponibili, si seleziona una popolazione di 55 proponenti.
153
Arco di riferimento temporale dell’indagine: 2011 – Marzo 2015. L’anno di riferimento è quello di
lancio della campagna che può differire dall’anno di completamento se la stessa si svolge a cavallo
di due esercizi.
238 | P a g .
Classificando i progetto in relazione al modello di crowdfunding adottato, il reward
based crowdfunding presenta il maggior fermento in termini di campagne
presentate. Il 60% delle campagne selezionate è relativo al modello reward,
segmento nel quale sono rappresentati tutti i settori. Nel settore manifatturiero si
riscontano 7 progetti, dei quali 4 andati a buon fine e 3 parzialmente finanziati. Il
settore Arte mostra una buona capacità attrattiva, si analizzano 9 progetti dei quali
7 terminati con esito positivo e solo 2 parzialmente finanziati. Nel segmento Design
e Tecnologia si osservano 12 progetti, con buone capacità di successo, solo 5
progetti risultano essere parzialmente finanziati. Infine per il Terzo Settore si
rendono disponibili 8 progetti, in pari percentuali di esito positivo e parzialmente
negativo. Nel modello equity, causa la recente regolamentazione, il numero di
progetti selezionati risponde al numero di progetti sin oggi lanciati, 4 progetti
hanno raggiunto con successo l’obiettivo di raccolta su un totale di nove progetti.
Nella modalità equity il proponente si identifica con start-up innovative ad alto
contenuto tecnologico, rientranti unicamente nel settore Design e Tecnologia. Il
modello Donation accoglie in totale 10 progetti provenienti dal Terzo Settore, dei
quali 8 hanno raggiunto il target d’offerta e 2 hanno concluso la campagna con esito
parzialmente negativo. Segmentando la popolazione in relazione alla nazionalità
della piattaforma prescelta, 11 proponenti, ossia il 18% della popolazione, ha scelto
per il lancio della propria campagna una piattaforma straniera, il numero di progetti
lanciati su piattaforme estere è prevalente per il settore Design e Tecnologia.
Proponenti / Modello
Reward
Donation
Equity
Totale
Numero progetti
36
10
9
55
Percentuale
65%
19%
16%
100%
Tabella 19: Popolazione suddivisa per modello di Crowdfunding.
Settore/ Modello
Reward
Donation
Equity
Totale
Manifatturiero
7
-
-
7
Design e Tecnologia
12
-
9
21
Arte
9
-
-
9
Terzo Settore
8
10
-
18
Totale
36
10
9
55
Tabella 20: Popolazione suddivisa per modello in relazione al settore.
239 | P a g .
Esito / Settore
Manifatturiero
Design e
Arte
Terzo Settore
Totale
%
Tecnologia
Positivo
4
11
7
12
34
62%
Parzialmente
3
10
2
6
21
38%
7
21
9
18
55
100%
Negativo
Totale
Tabella 21: Popolazione suddivisa per settore in relazione all’esito.
4.3
Tecnica d’indagine: il Questionario
La rilevazione delle caratteristiche di interesse della popolazione ha previsto la
predisposizione accurata di un questionario154. La previsione e la preparazione del
questionario è sostenuta dalla reale assenza di fonti informative alternative ed
avallata dal carattere addizionale in termini di approfondimento ed originalità che
esso consente. La tecnica di indagine prescelta per il contatto con l’unità statistica è
conforme alle caratteristiche della popolazione e alle finalità dell’indagine,
garantisce profondità dei contenuti, rapidità di esecuzione e tempestività dei
risultati, tutela, inoltre, il soggetto intervistato con la previsione dell’anonimato.
L’intervista è stata realizzata mediante una procedura standardizzata di
interrogazione, a tutti i proponenti vengono poste le medesime domande, nella
stessa formulazione, per garantire comparabilità delle risposte e possibilità di analisi
dei dati con metodi statistico-descrittivi. La modalità di somministrazione utilizzata
ha previsto una indagine elettronica a mezzo mail, ad ogni somministrazione sono
state rese chiare ed esplicite le finalità dell’indagine, ulteriormente riportate come
nota introduttiva all’inizio di ogni questionario. La compilazione dello stesso era
completamente facoltativa ed assolutamente anonima.
Il questionario, composto da 22 domande a risposta multipla e 2 domande a
risposta aperta, è strutturato in 7 sezioni, ogni sezione risponde ad una precisa
finalità di indagine. In un’ottica sistemica le sezioni contribuiscono a fornire un
154
Per la consultazione integrale del questionario si veda l’APPENDICE B.\
240 | P a g .
quadro completo delle dimensioni esperienziali, finanziarie e relazionali che
contraddistinguono la popolazione oggetto d’indagine, al contempo, ogni sezione
è consultabile separatamente per l’approfondimento di ogni singolo livello
d’indagine.
SEZIONE
TITOLO
DIMENSIONE
OBIETTIVO
N°
QUESITI
SEZIONE A
Indagine
Culturale
Preliminare
Identificazione del grado di
1
cultura
SEZIONE B
Il Proponente
Conoscitiva
Qualifica del proponente
1
SEZIONE C
Il Team
Sociodemografica
Caratteristiche personali ed
5
esperienziali
SEZIONE D
Il Progetto
Progettuale
Specifiche del progetto
6
SEZIONE E
La scelta della
Progettuale
Criteri e fattori percettivi nella
3
piattaforma
SEZIONE F
La scelta del
selezione della piattaforma
Percettiva
Benefici attesi e criticità attese
3
Finanziaria
Specifiche finanziarie del
5
crowdfunding
SEZIONE G
Il finanziamento
progetto
Tabella 22: Il mercato del Crowdfunding in Italia, Questionario ai proponenti: le Sezioni.
4.4
Statistiche descrittive
L’indagine si è svolta nel periodo compreso tra Gennaio e Marzo 2015, sono stati
consegnati 55 questionari, una indagine per ogni team o singolo proponente, il
numero di intervistati rispondenti è pari a 35, risulta soddisfatto il requisito del
campione minimo sufficiente per poter procedere all’analisi della popolazione con
l’ausilio di statistiche descrittive. Al termine delle operazioni di raccolta dati, gli
stessi vengono adeguatamente strutturati in vista del primo step di analisi
rappresentato dall’analisi univariata delle variabili singolarmente considerate. Ogni
241 | P a g .
domanda oggetto del questionario identifica una variabile differente, afferente e
rientrante in una specifica dimensione analitica.
Nelle seguenti sezioni verranno descritte ed analizzate tutte le variabili oggetto
d’analisi, la statistica descrittiva consente di sostituire ad un’impressione qualitativa
del fenomeno la sua misura quantitativa.
4.4.1 SEZIONE A: Indagine preliminare
La prima sezione del questionario è diretta a testare il grado di conoscenza e cultura
espresso dal proponente rispetto al fenomeno del crowdfunding. Nell’analisi dei
punti di forza e debolezza del finanziamento dal basso, si è evidenziato tra le
possibili minacce derivanti dall’ambiente esterno, in primo luogo, una cultura
collettiva non sufficiente sul fenomeno a livello nazionale, sia a livello di progettisti
che finanziatori.
Come siete venuti a conoscenza delle possibilità offerte dal Crowdfunding?
Dal contatto
diretto
6%
Da istituzioni
pubbliche
3%
Esperienza
diretta
9%
Da amici e
conoscenti
31%
Altro
14%
ETICHETTA
Da internet
37%
Da internet
13
37,1%
Da amici e
conoscenti
Esperienza
diretta in qualita’
di crowdfunder
Da isitituzioni
pubbliche
Dal contatto
diretto con
membri della
piattaforma
Altro
11
31,4%
3
8,6%
1
2,9%
2
5,7%
5
14,3
TOTALE
35
100%
L’analisi della dimensione conoscitiva conferma l’ipotesi di una cultura ancora non
sufficiente sul fenomeno nel contesto nazionale, il 37% del campione afferma di
essere venuto a conoscenza della pratica del finanziamento dal basso dal Web, si
tratta di una percentuale attesa, la sperimentazione del crowdfunding è seguita
essenzialmente all’auto-apprendimento derivante dall’osservazione di pratiche
242 | P a g .
similari in contesti esteri. Il 31,4% del campione è venuto a conoscenza delle
opportunità del crowdfunding tramite le proprie reti relazionali di tipo bonding,
ossia le persone più a diretto contatto con il soggetto proponente. La prevalenza
di canali informativi personali di tipo informale evidenzia in tutta la sua chiarezza la
marginalità del ruolo assunto da attori qualificati, quali piattaforme, Università o
Centri di ricerca, nella scelta del proponente di ricorrere al finanziamento dal basso.
All’interno del campione solo tre proponenti hanno sperimentato il finanziamento
diretto in qualità di crowdfunder, mentre due proponenti sono stati avviati a questa
nuova modalità di finanziamento da una realtà regionale, Bic Lazio155.
L’analisi della dimensione culturale conferma l’ipotesi di una scarsa conoscenza del
mezzo, nonostante il numero di piattaforme sia cresciuto in maniera esponenziale
dal 2011 al 2014 e nonostante le stesse mostrino una costante tensione al tema
dell’educazione della comunità di riferimento tramite l’organizzazione di eventi,
conferenze e azioni mediatiche, si evidenzia ancora una cultura non sufficiente sulla
pratica del crowdfunding, circostanza che rischia di rafforzare il ricorso al
finanziamento dal basso con un atteggiamento di ripiego. Un atteggiamento
inconsapevole e poco strutturato importa la scarsa comprensione delle vere
potenzialità ritraibili dal crowdfunding, la diffusione di una maggiore cultura sul
fenomeno gioverebbe non solo al proponente nel lancio della propria campagna,
ma all’intero mercato. Un proponente informato e consapevole che si rivolge ad una
folla altrettanto informata, amplifica la capacità del mezzo di finanziamento di
attrarre finanziatori e riduce le asimmetrie informative tra il proponente e la folla in
termini di benefici attesi, garantendo l’evoluzione e la crescita del fenomeno su scala
nazionale.
155
Bic Lazio è una società per azioni partecipata dalla Regione Lazio istituita allo scopo di sostenere
le imprese nella fase di start up e diffondere l'imprenditorialità sul territorio.
243 | P a g .
4.4.2 SEZIONE B: Il Proponente
La categoria dei soggetti proponenti è fortemente composita, essi possono essere
soggetti privati, organizzazioni, società esistenti o start-up nelle prime fasi di vita.
Nella disamina dei criteri adottati per l’individuazione della popolazione di
riferimento, si è osservato che non è possibile utilizzare come criterio
discriminatorio l’assetto organizzativo del proponente in atto al momento di lancio
della campagna, perché ciò equivarrebbe, sostanzialmente, ad escludere dall’analisi
numerosi progetti fortemente rappresentativi delle dimensioni del fenomeno a
livello nazionale. Se per un verso è possibile affermare che nella maggior parte dei
casi è riscontrabile una relazione lineare tra il modello organizzativo utilizzato e la
modalità di crowdfunding prescelta, si è ritenuto in ogni caso opportuno interrogare
il campione, adottando un approccio deduttivo piuttosto che induttivo, che avrebbe
potuto inficiare il livello di analisi.
Indicare il modello organizzativo in atto al momento del lancio della
campagna.
Organizzazion
e no profit
14%
Other
2%
Individuale
12%
Start-up
32%
Team
26%
Società
esistente
14%
ETICHETTA
Individuale
4
11,4%
Team
9
25,7%
Societa’
5
14,3%
Start-up
11
31,4%
Organizzazione
no profit
Other
5
14,30%
1
2%
TOTALE
35
100%
Le risposte fornite dai creators rispondenti confermano la validità del metodo
deduttivo, il 65% della popolazione di progettisti ha lanciato una campagna in
modalità reward, mentre solo il 16% in modalità equity, ove il modello organizzativo
prevalente è la start-up. In considerazione della presunta relazione lineare tra
244 | P a g .
modello e forma organizzativa, lecito era attendersi una percentuale minore di startup quale modello organizzativo, ed una quota maggiore di organizzazioni ed
associazioni no profit, considerato che il 19% dei proponenti ha scelto la modalità
donation. L’indagine mostra invece una distribuzione composita all’interno del
campione con riferimento al modello organizzativo in atto al momento della
campagna, il 31,4% dei proponenti si identifica con il modello organizzativo della
start-up, mentre nel 25,7% dei casi il creator si qualifica come team. La forte
presenza di gruppi di lavoro si accorda invece con la prevalenza nel campione di
campagne reward-based, in tale modalità i creators si identificano spesso in team
di giovani creativi della tecnologia e del design che aspirano, tramite la crowd, a
potersi aprire al mercato. Inoltre, la percentuale elevata di team, in relazione alla
preponderanza di campagne reward based nella popolazione, induce a ritenere che
numerose start-up a vocazione innovativa in fase di lancio abbiano preferito il
modello basato sulle ricompense allo strumento specifico dell’equity crowdfunding
per la raccolta di capitali utili all’avvio dell’attività imprenditoriale. Infine, la
prevalenza di modelli organizzativi finalizzati all’esercizio d’impresa (71%) segna
l’evoluzione del crowdfunding in Italia, da catalizzatore di risorse umane e
monetarie per cause sociali ed artistiche, a strumento di sostegno del tessuto
imprenditoriale e leva di sviluppo di realtà altamente innovative Made in Italy.
245 | P a g .
4.4.3 SEZIONE C: Il Team
La terza sezione del questionario è strumentale all’approfondimento delle
dimensioni sociodemografiche del soggetto proponente, considerato che la
paternità del progetto può essere attribuita ad un soggetto unico o ad un gruppo
di individui, attraverso cinque quesiti si evidenziano le dimensioni e la composizione
del team, nonché le condizioni occupazionali e le caratteristiche esperienziali
prevalenti nella popolazione di riferimento.
Indicare il numero di membri.
Più di 5
25,70%
5
11,40%
4
11,40%
3
14,30%
2
25,70%
1
0,00%
ETICHETTA
1
4
11,4%
2
9
25,7%
3
5
14,3%
4
4
11,4%
5
4
11,4%
PIÙ DI 5
9
25,7%
TOTALE
35
100%
11,40%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
25,00%
30,00%
L’analisi della variabile dimensionale viene condotta individuando sei classi di
densità, ogni proponente può indicare la numerosità del team su una scala di valori
da 1 a 5 membri, l’ultima classe è riferita ai progetti lanciati e gestiti da team creatori
costituiti da più di 5 soggetti. Con riferimento alla numerosità del team proponente,
il numero di progetti attribuibili ad un unico soggetto creatore sono 4, mentre il
restante 88% riguarda team proponenti. Il termine “team” nell’ambito del lavoro di
analisi è riferito al nucleo operativo e creativo cui è attribuibile l’idea progettuale.
Alla prevalenza del modello organizzativo team si accompagna una elevata
numerosità dei gruppi di proponenti, interessante è osservare che agli estremi della
distribuzione vi sono team composti da due soli soggetti, e team composti invece
246 | P a g .
da più di cinque soggetti nel 25,70% dei casi osservati. Un team può certamente
essere composto da un numero variabile di persone, se una maggiore numerosità
può essere ricondotta ad una maggiore complessità organizzativa e comunicativa,
in letteratura è consolidato l’indirizzo che un team numeroso presuppone
prestazioni migliori per la varietà e complementarietà delle competenze espresse.
In media il team proponente è composto da 5,8 membri.
Indicare l’età media del team.
Oltre i 45
6%
25 - 30
23%
41 - 45
23%
ETICHETTA
Meno di 25 anni
0
0%
25-30
8
22,9%
31-40
17
48,6%
41-45
8
22,9%
Oltre i 45 anni
2
5,7%
TOTALE
35
100%
31 - 40
48%
L’analisi della struttura per età della popolazione considera due fasce di età:
•
Giovani, Meno di 25 anni con limite inferiore della classe pari a 18 anni;
•
Adulti, ulteriormente segmentata in tre fasce, 31-40 anni, 41-45 anni e oltre i
45 anni con limite superiore dalla classe pari 55 anni.
I soggetti proponenti rientrano per il 48,6% nella fascia di età compresa tra i 31-40
anni, la restante metà del campione si distribuisce equamente tra la fascia under 30
e la fascia over 40, con una età media di 36 anni. La rilevazione del carattere
demografico dell’età conferma la caduta dei tassi occupazionali nel triennio 20112013 e la crescente ricerca di canali alternativi di finanziamento, a rivolgersi al
crowdfunding sono essenzialmente progettisti giovani, in cerca di sbocchi
occupazionali alternativi, e professionisti, già occupati ma tesi a sviluppare modelli
alternativi di business.
247 | P a g .
Work Experience.
In cerca di occupazione
40%
Operaio
ETICHETTA
In cera di
occupazione
Operaio
1%
Lavoratore Dipendente
11%
Lavoratore Autonomo
15%
Manager
12%
Imprenditore
22%
0%
10%
20%
30%
40%
48
40%
1
0,7%
13
11%
Lavoratore
dipendente
Lavoratore
autonomo
Manager
19
15%
15
12%
Imprenditore
27
22%
TOTALE
123
100%
50%
Gli sviluppi tecnologici, l’utilizzo di nuovi materiali, il miglioramento di processi
produttivi, la sperimentazione di nuove modalità di erogazione dei servizi, la pratica
stessa del crowdfunding, inducono inevitabilmente allo sviluppo di nuove figure
professionali. Considerata l’elevata variabilità dell’impianto tassonomico, ai fini
dell’analisi della condizione lavorativa si è deciso di impiegare una classificazione
ampia delle professioni, che non tiene conto della specificazione settoriale e del
grado di specializzazione tecnica, quanto piuttosto delle caratteristiche generali che
differenziano i diversi livelli occupazionali. La variabile professione viene suddivisa
in otto categorie: Imprenditore, Manager, Lavoratore Autonomo, Lavoratore
Dipendente, Operaio e In cerca di occupazione, Laureato e Neolaureato. Per
chiarezza espositiva e operatività logica le classi “Laureato” e “Neolaureato” sono
incluse nel livello zero, ossia “In cerca di occupazione”. La dimensione occupazionale
del campione di riferimento mostra una composizione eterogenea, nel 40% dei casi
i proponenti erano al tempo della ricerca in cerca di occupazione, di tale percentuale
il 54% sono laureati e il 17% neolaureati. La categoria imprenditoriale occupa la
seconda posizione con il 22%, i Lavoratori Autonomi rappresentano il 15% del
campione. Lavoratori Dipendenti e Manager sono presenti rispettivamente nelle
percentuali del 11% e del 12%. L’analisi della variabile occupazionale evidenzia la
capacità del crowdfunding di attrarre soggetti altamente professionalizzati, nel 35%
dei casi tali soggetti sono ulteriormente forniti di consolidate competenze in
materia di creazione e direzione d’impresa.
248 | P a g .
Titolo di studio.
Licenza Media
3%
ETICHETTA
Diploma
14%
Laurea Triennale
14%
Laurea Specialistica
51%
Master
10%
Dottorato di ricerca
4%
Altro titolo Post Laurea
4%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
Licenza media
4
3%
Diploma
17
14%
Laurea triennale
17
14%
Laurea
specialistica
Master
63
51%
12
10%
5
4%
5
4%
123
100%
Dottorato di
ricerca
Altro titolo post
laurea
TOTALE
La variabile qualitativa relativa al titolo di studio è strutturata in considerazione dei
principali livelli di istruzione, l’evidenza empirica mostra che nel 50% dei casi il
campione ha conseguito almeno una laurea specialistica o magistrale. Suddividendo
i livelli di studio in due macro aree, Istruzione di primo grado comprendente la
Licenza Media, il Diploma e la Laurea Triennale, e Istruzione di secondo grado
comprendente i livelli restanti, il 70% del campione rientra nella seconda macro
area.
L’evidenza è coerente con la prevalenza di figure imprenditoriali e manageriali
riscontrate nell’analisi della dimensione lavorativa, e conferma l’evoluzione che il
fenomeno del Crowdfunding ha avuto in Italia, esso si configura sempre più come
uno strumento a sostegno della nascita di realtà imprenditoriali contraddistinte da
elevati livelli di capitale umano, in grado di generare opportunità di crescita e di
innalzamento dei livelli occupazionali.
249 | P a g .
Esperienze Pregresse.
Esperienza in
attività
imprenditorial
i
11%
Nessuna esperienza
in attività
imprenditoriali
3%
ETICHETTA
Esperienza
pregressa nel
settore
49%
Nessuna
esperienza nel
settore
37%
Esperienza
pregressa settore
17
49%
Nessuna esperienza
nel settore
13
37,1%
Esperienza in
attivita’
imprenditoriali
Nessuna esperienza
in attivita’
imprenditoriali
TOTALE
4
11,4%
1
2,9%
35
100%
La variabile “Esperienze Pregresse” sintetizza il grado di preparazione del team
proponente associato al lancio della campagna, le modalità qualitative individuate
permettono di segmentare ulteriormente il grado di preparazione in relazione al
settore di pertinenza della campagna e alla definizione di iniziative imprenditoriali.
Nel 49% dei casi almeno un membro del team aveva maturato esperienze pregresse
nel settore di riferimento, mentre nel 37% dei casi il team non aveva maturato
esperienze nel settore relativo all’idea progettuale. L’elevata percentuale di
inesperienza settoriale è mitigata in parte dalla circostanza che nel 11,4% dei casi
almeno un membro ha maturato esperienze pregresse nella definizione di iniziative
imprenditoriali. In definitiva, nel 60% dei casi, il team o il soggetto proponente
espongono un livello adeguato di competenze, trattasi di soggetti non
completamente estranei a logiche progettuali e imprenditoriali.
250 | P a g .
4.4.4 SEZIONE D: Il Progetto
La quarta sezione del questionario focalizza l’attenzione sulle specifiche del
progetto, attraverso quattro quesiti si analizzano le principali caratteristiche
settoriali, territoriali e dimensionali dei progetti selezionati.
Indicare il modello di Crowdfunding.
Equity
6%
ETICHETTA
Donation
31%
DONATION
11
31,5%
REWARD
22
62,9%
EQUITY
2
5,7%
TOTALE
35
100%
Reward
63%
Il primo quesito attiene alla modalità di crowdfunding prescelta per il lancio della
campagna, il campione di 35 progettisti rispondenti appare fortemente sbilanciato
sul reward-based crowdfunding. Il 63% dei rispondenti ha lanciato una campagna
in modalità reward, segue con una percentuale comunque congrua alla diffusione
del fenomeno il modello donation con il 31%, l’equity based crowdfunding è
fortemente sottorappresentato nel campione rispondente, causa la diffusione
relativa del fenomeno all’epoca della raccolta dati.
251 | P a g .
Indicare il settore.
Arte
29%
Design e
tecnologia
35%
Terzo Settore
14%
ETICHETTA
DESIGN E
TECNOLOGIA
12
35%
MANIFATTURIERO
8
22%
TERZO SETTORE
5
14%
ARTE
10
29%
TOTALE
35
100%
Manifatturiero
22%
La dimensione settoriale segue i criteri di individuazione adottati per la costruzione
della popolazione di riferimento. Il settore Manifatturiero, all’interno del quale
rientrano tutte le campagne relative ad attività artigianali valorizzate e proposte in
chiave moderna nei settori alimentare, tessile e lavorazione materiali, copre il 22%
del campione. Il settore Arte che accoglie i progetti relativi alla Letteratura e alle
altre forme di comunicazione audio-visive quali Cinema e Teatro, Arte
Contemporanea e Musica, mostra una percentuale di incidenza notevole, il 29% dei
rispondenti ha proposto un progetto in tale ambito. La forza del settore artistico è
confermata anche dall’osservazione della realtà, trattasi di un segmento
caratterizzato da continuo fermento, le numerose forme d’arte esprimibili tramite il
web vantano folle di esperti e seguaci in grado di ampliare le capacità di raccolta
della campagna, inoltre, in tali campagne il fattore emozionale è preponderante
rispetto alla modalità reward. Il Terzo Settore, relativo alle cause sociali con riflessi
territoriali e che nascono per carenza di fondi sociali nelle aree di intervento della
riqualificazione urbanistica, assistenza sociale, sostegno all’educazione, tutela e
salute dell’ambiente, si attesta stabilmente al 14%. Infine il settore Design e
Tecnologia comprendente tutte le campagne relative all’ideazione di prodotti
altamente innovativi, dal design creativo e sostenibile e dai possibili impieghi nelle
industrie, conquista la più alta percentuale di penetrazione, pari al 35%.
252 | P a g .
Specifiche del progetto.
Altro
11,40%
ETICHETTA
Progetto sociale o culturale mai
sponsorizzato
26%
Progetto costruito ad hoc per la
campagna
11%
Businee idea in fase embroniale
17%
Business idea che aveva già
superato la fase progrettuale
Business idea che
aveva gia’ superato la
fase progettuale
Business idea in fase
embrionale
12
34,3%
6
17,1%
Progetto costruito ad
hoc per la campagna
4
11,4%
Progetto sociale o
culturale mai
sponsorizzato
Altro
9
25,7%
4
11,4%
TOTALE
35
100%
34%
0%
10%
20%
30%
40%
La variabile “Specifiche del progetto” consente di
qualificare lo stadio progettuale della value proposition del creator, si individuano
a tal fine cinque categorie nettamente differenziate per tipologia di progetto e
stadio di vita dello stesso. Partendo dal basso le prime due categorie attengono ad
una dimensione prettamente imprenditoriale, si chiede al team proponente di
specificare se il progetto oggetto della raccolta fondi è qualificabile come business
idea in fase embrionale o business idea in fase progettuale. La differenza
concettuale ha sul piano pratico importanti implicazioni, nel segmento reward
based, e chiaramente nella modalità equity, i progetti che hanno già superato le fasi
progettuali sono contraddistinti da percentuali di rischio (operativo e finanziario)
contenute rispetto a progetti privi di riscontri tecnico-progettuali. I potenziali
finanziatori, soprattutto con riferimento alla modalità di pre-ordinazione, appaiono
maggiormente propensi al finanziamento se il team proponente offre dimostrazione
della fattibilità tecnica del prodotto oggetto di lancio. Il 51,5% del campione rientra
nelle prime due categorie, in particolare il 34% dei rispondenti ha promosso una
business idea che ha già superato la verifica di fattibilità, mentre il 17% ha proposto
una business idea in fase embrionale. Le campagne di crowdfunding per progetti
sociali o culturali già ideate, ma mai sponsorizzate on line, rappresentano il 26% del
campione, confermando la scarsità di risorse pubbliche e private che hanno di fatto
253 | P a g .
impedito la nascita del progetto sino al lancio della campagna. Solo l’11% dei
progetti in ambito culturale e sociale sono stati costruiti ad hoc per il lancio della
campagna, il restante 11% del campione ha invece affermato che il crowdfunding è
risultato determinate per il completamento di progetti già in parte finanziati.
Trattasi di un progetto a impatto territoriale?
ETICHETTA
46%
54%
SI
16
45,7%
NO
19
54,3%
TOTALE
35
100%
SI
NO
Nella trattazione relative alle opportunità derivanti dall’impiego del crowdfunding
quale modalità di finanziamento, si è rilevato come la variabile geografica sia in
realtà fortemente modulabile. Ove il proponente intenda avere un’esposizione
globale progetterà una campagna in grado di giungere oltreoceano e di attrarre un
pubblico più vasto possibile, differentemente, il crowdfunding può divenire uno
strumento di coinvolgimento di una comunità definita geograficamente, i cui stessi
componenti codificano i bisogni reali e li traducono in campagne locali di
riqualificazione sostenbile in favore del tessuto economico e sociale. Il campione di
progettisti intervistati mostra una composizione equilibrata rispetto alla variabile
geografica, il 46% dei proponenti ha avviato una campagna ad impatto territoriale,
che mirava, dunque, al coinvolgimento della comunità di riferimento, mentre il 54%
dei soggetti proponenti ha approcciato alla variabile geografica in maniera inversa,
partendo dalla propria comunità di riferimento ha cercato, tramite la rete, di entrare
in contatto con la vasta comunità del web.
254 | P a g .
Se SI in quale regione?
Area Centro
Nord
44%
ETICHETTA
AREA CENTRO NORD
7
44%
AREA SUD
9
56%
TOTALE
16
100%
Area Sud
56%
La variabile geografica viene segmentata in due livelli:
-
Area Centro Nord, comprendente Liguria, Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta,
Emilia Romagna, Friuli, Veneto, Trentino Alto Adige, Lazio, Marche, Toscana,
Umbria.
-
Area Centro Sud, comprendente Abbruzzo, Molise, Campania, Basilicata,
Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia.
I progetti ad impatto territoriale risultano essere 16, il 56% del totale ha riguardato
le aree territoriali del centro sud, mentre il 44% le aree del centro nord. In particolare,
nell’area centro nord si assiste ad una maggiore concentrazione regionale, le regioni
maggiormente interessate sono il Piemonte (10%) e l’Emilia Romagna (25%).
Nell’area centro sud si assiste ad una maggiore frammentazione, il 25% dei progetti
hanno riguardato la Campania, a seguire le Isole, rispettivamente Sicilia (15%) e
Sardegna (10%). Il restante 15% è ugualmente distribuito tra Puglia, Calabria e
Basilicata.
255 | P a g .
4.4.5 SEZIONE E: La scelta della piattaforma
La piattaforma rappresenta il luogo virtuale eletto dal proponente per il lancio della
propria campagna di finanziamento, trattasi di una scelta strategica che andrà
condotta secondo specifici criteri per favorire il successo dell’operazione di
finanziamento. I criteri di scelta della piattaforma possono essere influenzati da una
serie di fattori endogeni ed esogeni al progetto, possono derivare dalla scelta
consapevole del team proponente, coerentemente con la natura del progetto, di
scremare le piattaforme in relazione alla loro vocazione settoriale e territoriale, o
possono essere influenzati da fattori esogeni, quali il livello di maturità
dell’ecosistema d’offerta o l’esperienza maturata da altri proponenti. A valle di tali
considerazioni e tenendo ulteriormente in considerazione che nei primi anni di
sviluppo del finanziamento dal basso, i proponenti italiani non hanno riscontrato un
mercato d’offerta pronto a soddisfare i loro bisogni, la sezione E del questionario
mira a comprendere e classificare i fattori percettivi e qualitativi che hanno
determinato la scelta della piattaforma della popolazione di riferimento.
Nazionalità della piattaforma
ETICHETTA
Americana
23%
Europea
9%
Reputazione della
piattaforma
% progetti di successo
Italiana
68%
10
28%
2
6%
Comunita’ attiva sulla
piattaforma
Piattaforma specializzata
5
14%
8
23%
Altro
10
28,6%
TOTALE
35
100%
Segmentando il campione rispondente in relazione alla nazionalità della
piattaforma prescelta, si evidenzia che il 69% del campione ha lanciato la propria
campagna su una piattaforma italiana, il 23% ha scelto una piattaforma statunitense,
mentre il restante 9% si è orientato verso piattaforme europee.
256 | P a g .
Quali sono i criteri che avete adottato nella scelta della piattaforma?
Altro
29%
Piattaforma
specializzata
23%
Reputazione
della
piattaforma
28%
% di progetti
di successo
Comunità 6%
ETICHETTA
ITALIANA
24
69%
EUROPEA
3
9%
AMERICANA
8
23%
TOTALE
35
100%
attiva sulla
piattaforma
14%
Il criterio prevalente di scelta è la reputazione della piattaforma, il 28% del campione
afferma di aver scelto la piattaforma in relazione alla notorietà della stessa, una
piattaforma valida che gode di una reputazione solida è difatti in grado di offrire al
proponente una vasta gamma di benefici, dalla visibilità della campagna ad una rete
trasversale di relazioni commerciali e finanziarie. Il secondo criterio di scelta è
rappresentato dal grado di specializzazione della piattaforma, il 23% del campione
ha segmentato le piattaforme scegliendo quella maggiormente coerente con le
specifiche del progetto, il vantaggio della piattaforma specializzata risiede nella
forte segmentazione della folla su uno specifico settore d’interesse, esse pongono
in relazione il proponente con mercati di nicchia e consentono, dunque, di attirare
appassionati ed esperti che appaiono maggiormente in grado di valutare la valenza
del progetto. Il 14% del campione ha dato rilievo alla comunità attiva sulla
piattaforma, difatti, il successo di una campagna dipende in primo luogo
dall’ampiezza della comunità che il team proponente sarà in grado di coinvolgere.
E’ chiaro che maggiore sarà il numero di follower più ampio sarà il bacino di utenza
cui sarà possibile rivolgersi, simmetricamente maggiori saranno le possibilità di
contaminazione tra crowdfunders attivi sulla stessa piattaforma. Nonostante
l’osservazione della percentuale di progetti similari che hanno raggiunto con
successo l’obiettivo di raccolta rappresenti una valida modalità di scrematura della
piattaforma, solo 2 proponenti hanno adottato tale criterio. Il 29% del campione
afferma che la scelta della piattaforma è stata indotta dalla conoscenza di uno o più
257 | P a g .
membri della stessa e dalla possibilità di pubblicazione della campagna senza il
sostenimento di alcuna success fee.
8
6
4
2
0
Reputazione
% progetti di successo
Comunità attiva
Italiana
Europea
Americana
Piattaforma specializzata
Incrociando le risposte ottenute in relazione alla nazionalità e al criterio di scelta
della piattaforma, si evince che il criterio prevalente è quello reputazionale nel caso
del ricorso ad una piattaforma statunitense. Il ricorso ad una piattaforma europea è
stato unicamente influenzato dalla comunità attiva sulla stessa. I criteri di scelta
appaiono invece variegati nel caso delle piattaforme italiane, la reputazione e la
notorietà della piattaforma permangono i criteri principali di scelta, ma peso
specifico è attribuito anche alla percentuale di progetti di successo, alla comunità
attiva sulla piattaforma, alla rete relazionale e soprattutto al grado di
specializzazione. In particolare il grado di specializzazione appare un criterio
discriminante nella scelta della piattaforma, nonostante il ruolo di first mover della
piattaforme americane, la popolazione di riferimento si è orientata verso
piattaforme italiane altamente specializzate nel settore di riferimento, tale
circostanza evidenzia che il mercato dell’offerta in Italia è attualmente in grado di
accogliere e soddisfare le istanze della domanda.
258 | P a g .
Siete soddisfatti del supporto ricevuto dalla piattaforma?
Non
completamente
17%
NO
3%
SI
51%
SI
abbastanza
29%
ETICHETTA
SI abbastanza
10
29%
SI
18
51%
Non completamente
6
17,1%
NO
1
2,9%
TOTALE
35
100%
L’ultimo quesito della sezione indaga il grado di soddisfazione percepito dai
soggetti proponenti in relazione al supporto ricevuto dalla piattaforma nel periodo
di lancio della campagna di crowdfunding. Il 29% del campione afferma di essere
notevolmente soddisfatto del supporto ottenuto, accompagnato da un ulteriore
51%, solo il 19% del campione risulta non essere soddisfatto del supporto ricevuto.
La misura del grado di soddisfazione può essere chiaramente influenzata dall’esito
della raccolta fondi, tuttavia nonostante la popolazione di riferimento sia composta
per il 38% da progetti con esito parzialmente negativo nel complesso l’indice di
gradimento risulta essere elevato.
259 | P a g .
4.4.6 SEZIONE F: La scelta del crowdfunding, benefici attesi e criticità
Il background teorico a sostegno dell’analisi ha evidenziato come il crowdfunding,
unitamente all’apporto di risorse finanziarie, sia ricco di implicazioni commerciali e
relazionali in grado di avvalorare la scelta del proponente di ricorre al finanziamento
dal basso. Il ricorso al crowdfunding può sottendere motivazioni variegate e può
porre
criticità
differenti
dai
tradizionali
strumenti
di
finanziamento,
in
considerazione di ciò la sezione F del questionario mira ad individuare i fattori
percettivi e motivazionali che hanno indotto la popolazione di riferimento al ricorso
al finanziamento dal basso.
Perché avete deciso di ricorrere alla raccolta di fondi dal basso?
Raccogliere capitali
necessari all’avvio
della start-up
23%
Per dare
voce a una
causa sociale
e/o
territoriale
14%
Possibilita’
concreta di
finanziare la
nostra
business
idea
37%
Curiosità
3%
Ottenere
visibilità
11%
Testare l’interesse
di potenziali clienti
12%
ETICHETTA
Possibilita’ concreta di
finanziare la nostra
business idea
Curiosita’
13
37%
1
2,9%
Testare l’interesse di
potenziali clienti
Ottenere visibilita’ nel
settore di riferimento
Per dare voce a una causa
sociale e/o territoriale
Raccogliere capitali
necessari all’avvio della
nostra start-up
TOTALE
4
11.4%
4
11,4%
5
14,3%
8
23%
35
100%
Premesso che le motivazioni che possono indurre il
team a rivolgersi alla folla, per il 37% della popolazione il ricorso al crowdfunding è
stato dettato dalla possibilità concreta di finanziare l’idea progettuale,
immediatamente seguito dal 23% del campione che afferma di aver guardato al
crowdfunding come fonte alternativa per la raccolta di capitale di rischio utile
all’avvio di una nuova realtà imprenditoriale. La motivazione primaria permane la
raccolta di risorse finanziarie finalizzata all’avvio di realtà imprenditoriali, assumono
comunque forte rilevanza le implicazioni commerciali quali la possibilità di testare
l’interesse di potenziali clienti e ottenere visibilità nel settore di riferimento. Il 14,3%
individua come motivazione primaria la possibilità di aumentare tramite la folla
260 | P a g .
l’esposizione mediatica di cause sociali e/o territoriali, e solo un proponente su 35
afferma di aver testato il crowdfunding per curiosità.
Quali benefici, oltre la raccolta di fondi, avete riscontrato nel modello del
Crowdfunding?
Visiblità nei canali
tradizionali di
finanziamento
6%
Altro
6%
Ampliamento
delle reti
relazionali
professionali
26%
La creazione
di una
comunità nel
medio lungo
termine
48%
Ricevere
suggerimenti
tecnici e
commerciali
14%
ETICHETTA
La creazione di una
comunita’ nel medio
lungo termine
Ricevere suggerimenti
tecnici e commerciali
dai supporter
Ampliamento delle reti
relazionali professionali
Visibilita’ nei canali
tradizionali di
finanziamenti
Altro
TOTALE
17
48,6%
5
14,3%
9
25,7%
2
5,7%
2
5,7%
35
100%
Proseguendo nell’analisi dei benefici riscontrati dai
proponenti, il secondo quesito interroga i proponenti sui benefici di secondo livello,
o collaterali, collegati al lancio e allo sviluppo della campagna di crowdfunding. Il
48,6% del campione afferma di aver riscontrato la creazione di una comunità
partecipe agli sviluppi del progetto anche successivamente al termine della raccolta
fondi, i proponenti sono quindi fortemente incentivati al ricorso al crowdfunding
dalla possibilità di intessere relazioni con la folla che si estendono oltre la
transazione finanziaria. Ulteriore beneficio riscontrato nel 25,7% dei casi, è la
possibilità offerta dal crowdfunding, tramite la comunicazione diretta con i
finanziatori, di ampliare ogni oltre aspettativa la rete di relazioni cui i proponenti
possono attingere professionalità specializzate. Il 14,3% dei proponenti ha testato
la possibilità di confronto con la folla, ricevendo suggerimenti sia tecnici che
commerciali utili ad una migliore implementazione dell’idea imprenditoriale,
mentre il 5,7% dei proponenti ha percepito come beneficio collaterale una maggiore
visibilità mediatica associata al progetto.
261 | P a g .
Quali sono state le maggiori criticità riscontrate?
Percezione di
barriere
informative
6%
La definizione
di premialità
adeguate
11%
Comunicazione con investitori non
professionali
9%
Gestione del
rapporto con
la comunità
dei
sostenitori
20%
Scarsa cultura
sul
Crowdfunding
54%
ETICHETTA
Gestione del rapporto
con la comunita’ dei
sostenitori
Scarsa cultura sul
crowdfunding
Comunicazione con
investitori non
professionali
Percezione di barriere
informative
Definzione di premialita’
adeguate
TOTALE
7
20%
19
54%
3
9%
2
6%
4
11%
35
100%
Al termine della sezione i proponenti sono invitati ad indicare quali sono state le
maggiori criticità riscontrate durante il lancio della campagna, netta prevalenza è
attribuita dai proponenti alla scarsa cultura sul crowdfunding, nel 54% dei casi i
proponenti hanno rilevato una cultura non sufficiente sul fenomeno da parte della
comunità target. Nel 20% dei casi i proponenti hanno riscontrato criticità nella
gestione del rapporto con la comunità dei sostenitori, se per un verso è nota la
capacità del crowdfunding di abbattere i costi di raccolta dei capitali, in letteratura
si è più volte sottolineato che l’aspetto relazionale sottende tendenzialmente anche
delle criticità. Il fattore emozionale e l’elevato grado di partecipazione della folla alla
causa sociale possono, ove non adeguatamente gestite, indurre i crowdfunders a
ritenersi insoddisfatti o non adeguatamente considerati, essendo pubblici i
commenti e visibili anche dagli altri finanziatori, una gestione non attenta delle
relazioni con i finanziatori induce ad una dispersione del valore accentrabile attorno
al progetto. L’11% del campione ha riscontrato difficoltà nella definizione di
premialità adeguate da offrire ai finanziatori, in cambio dell’apporto finanziario.
L’impatto delle asimmetrie informative e una maggiore complessità comunicativa
con investitori non professionali rilevano invece un impatto moderato,
rispettivamente nella misura del 6% e del 9%. D’altro canto vi è anche da considerare
che la presenza di progetti equity-based nella popolazione di riferimento è
fortemente ridotta rispetto ai modelli reward e donation crowdfunding.
262 | P a g .
4.4.7 SEZIONE G: Il finanziamento
Il ricorso al crowdfunding quale strumento di finanziamento alternativo è stato
ampiamente favorito dalle condizioni di credit crunck, nonostante si siano registrati
interessanti tassi di crescita nel segmento imprenditoriale, scarsa attenzione è stata
sin oggi riservata alle effettive possibilità del crowdfunding di inserirsi come
ulteriore fonte di finanziamento, complementare rispetto alle fonti tradizionali, nel
novero di risorse finanziarie a sostegno dell’imprenditoria. La settima ed ultima
sezione del questionario è prettamente incentrata sull’aspetto finanziario della
campagna, tramite l’ausilio di cinque quesiti si intende valutare il ruolo di amici e
familiari nella raccolta, le criticità riscontrate nell’approccio, eventuale, ai canali
tradizionali di finanziamento e il costo di accesso ai capitali raccolti tramite il
crowdfunding.
Amici e familiari hanno avuto un ruolo determinante nella raccolta?
NO
32%
SI più del 50%
17%
SI tra il 10%
e il 30%
37%
SI tra il 31% e il
50%
14%
ETICHETTA
SI hanno costituito tra il
10% e il 30%
dell’importo raccolto
SI hanno costituito tra il
31% e il 50%
dell’importo raccolto
SI hanno più del 50%
dell’importo raccolto
No
TOTALE
13
37,1%
5
14,35%
6
17,1%
11
31,4%
35
100%
Nella fase di avvio di una iniziativa imprenditoriale, la gerarchia delle fonti di
finanziamento vede, in genere, al vertice delle risorse che si rendono disponibili,
l’apporto di capitale da parte dei soggetti più vicini al nucleo imprenditoriale, quali
amici e familiari. L’apporto di risorse finanziarie da amici e familiari nelle prime fasi
di vita dell’impresa è riscontrabile in misura prevalente anche nel crowdfunding,
sfruttando le potenzialità della rete, i proponenti possono difatti unire alle risorse
che si rendono disponibili nelle cerchie relazionali più vicine al team, quelle che si
263 | P a g .
rendono disponibili dalla platea di soggetti potenzialmente interessati alla
realizzazione di un progetto. Il ruolo di amici e familiari nella raccolta di
finanziamenti dalle folle non è prettamente finanziario, la fiducia accordata dai
soggetti più vicini all’imprenditore al progetto, accresce la percezione di affidabilità
del team, in quanto la folla ritiene che tali soggetti siano maggiormente informati
circa le reali capacità del progetto di produrre risultati apprezzabili nel medio lungo
periodo. Al fine di comprendere l’impatto di amici e parenti nella raccolta di risorse
finanziarie nella popolazione di riferimento, le possibilità di intervento sono
suddivise in tre classi dimensionali utili a quantificare la percentuale di incidenza
sull’importo raccolto, una quarta classe è strumentale, invece, alla classificazione in
negativo. Il campione di riferimento conferma il ruolo primario assunto da amici e
familiari nell’avvio di progetti imprenditoriali, nel 37% dei casi l’apporto si è
attestato tra il 10% e il 30% dell’importo raccolto, nel 14,4 dei casi l’apporto ha
coperto tra il 31% e il 50% delle risorse necessarie, solo nel 17% dei casi l’apporto
ha coperto più della metà delle risorse necessarie. Interessante è notare che in una
percentuale significativa di casi, il 31%, amici e familiari non hanno avuto un impatto
determinante nella raccolta fondi. In definitiva è possibile affermare che, se per un
verso è confermata la posizione primaria di tali risorse nella gerarchia delle fonti, la
percentuale di incidenza maggiore si riscontra nella fascia tra il 10% e il 30%
dell’importo raccolta, confermando che il crowdfunding consente di collezionare
risorse provenienti da soggetti che non si collocano in una posizione relazionale
primaria rispetto al soggetto proponente.
264 | P a g .
Prima di scegliere il Crowdfunding vi siete relazionati con altri canali di
finanziamento? Se si quali?
Venture Capitalist
14%
Autofinanziamento
17%
Fondazioni ed
enti pubblici
14%
SI
43%
NO
57%
Business
Angel
32%
Banche
23%
Al fine di comprendere la capacità del crowdfunding nel mercato italiano di colmare
il gap creditizio determinatosi a valle delle crisi finanziarie dell’ultimo decennio, ai
proponenti viene chiesto di specificare se, prima di ricorrere al crowdfunding, il team
si sia rivolto a canali di finanziamento tradizionali. Nel 57% dei casi il campione non
ha approcciato ad altri canali di finanziamento per ottenere le risorse necessarie
all’avvio del progetto, mentre una percentuale consistente di proponenti intervistati,
ossia il 43%, afferma di aver preventivamente tentato di ottenere risorse dai canali
tradizionali. Analizzando la composizione di canali tradizionali preventivamente
interrogati dai proponenti, appare sostanzialmente confermata la crisi di liquidità
che trasversalmente ha interessato il livello privato e pubblico. Nel 23% dei casi i
proponenti si sono rivolti ad istituti bancari, il 17% ha tentato l’avvio del progetto
con risorse proprie, il 14% dei proponenti ha richiesto l’accesso a fondi pubblici o il
patrocinio di enti territoriali, mentre, sul versante del mercato del capitale di rischio,
il 32% dei proponenti ha sottoposto, senza riscontri positivi, la propria business idea
a Business Angel, e il 14% dei progettisti si è rivolto a investitori formali quali i
Venture Capitalist.
265 | P a g .
Cosa non vi ha permesso di ottenere i capitali necessari prima di decidere di
cogliere le opportunità offerte dal Crowdfunding?
Incapacita dei
canali tradizionali di
cogliere idee
innovative
49%
Mancanza di
garanzie
adeguate
21%
Carenza di
prospettive di
crescita
12%
Rischio elevato
6%
Carenza di
experience del
team
12%
ETICHETTA
Mancanza di garanzie
adeguate
Carenza di prospettive di
crescita
Carenza di experience
del team
Elevato rischio associato
alla business idea
Incapacita dei canali
tradizionali di cogliere
idee innovative
Carenza di reti
relazionali adeguate
TOTALE
7
20%
4
11%
4
11%
2
6%
16
46%
2
6%
35
100%
L’analisi delle condizioni esogene ed endogene che hanno impedito ai progettisti
di ricorrere ai canali di finanziamento tradizionali, mostra una composizione
piuttosto equilibrata. Il primo fattore critico è l’incapacità dei canali tradizionali di
cogliere idee innovative, la stretta creditizia e le difficoltà di ripresa del sistema
economico italiano hanno determinato un atteggiamento prudenziale da parte
degli operatori tradizionali, tendenza che ha portato alla graduale esclusione nelle
decisioni di impiego dei capitali delle realtà maggiormente innovative e, dunque,
rischiose. Strettamente dipendente dalla instabilità economica del sistema Paese e
determinante dall’atteggiamento prudenziale assunto dagli operatori tradizionali è
la mancanza di garanzie adeguate nel 20% dei casi, il campione afferma di essere
stato inabilitato all’accesso al credito, non a causa della mancata originalità del
progetto d’impresa, ma dei criteri di selezione maggiormente stringenti adottati
dagli istituti creditizi. Tra le specifiche del progetto, in primo luogo è possibile
annoverare, con uguali percentuali d’impatto, la carenza di prospettive future di
crescita e la carenza di experience del team nel settore di riferimento, fattori
strategici nella valutazione dell’investimento da parte degli investitori istituzionali.
La carenza di prospettive future e una experience non sufficiente segnalano un forte
rischio di monetizzazione dell’investimento, assunto in tal caso unicamente
dall’investitore professionale. Nei casi specificati, pari al 22% del campione, è
plausibile che il vincolo di profittabilità sia stato valicato grazie al ricorso alla folla,
266 | P a g .
permettendo il lancio del progetto imprenditoriale nonostante l’elevato grado di
rischio.
La raccolta di capitali tramite la folla ha secondo voi, in media, costi più elevati
o più bassi rispetto ai canali tradizionali?
Piu’ bassi ma solo dal
punto di vista
economico
14%
Più alti
26%
ETICHETTA
Indifferente
6%
Piu’ bassi
46%
PIÙ ALTI
40%
INDIFFERENTI
6%
NON SAPREI
8%
PIU’ BASSI
46%
TOTALE
100%
Non saprei
8%
Tra i punti di forza universalmente riconosciuti nella pratica del crowdfunding vi è
la possibilità di accedere ai capitali di cui si necessita a costi notevolmente contenuti.
L’abbattimento dei costi sarebbe prodotto da un minore dispendio di risorse per la
promozione dell’idea tramite la rete e dalla possibilità offerta dal crowdfunding di
raccogliere contributi da una comunità che condivide e supporta la nascita e lo
sviluppo del progetto imprenditoriale. Allo stadio attuale non è presente in
letteratura un riscontro empirico di un minor costo del capitale, di rischio, nella
pratica del crowdfunding, tuttavia, è opinione prevalente che la raccolta di fondi dal
basso importi costi, se non nulli, sicuramente inferiori alla remunerazione richiesta
da investitori professionali. Nel mercato italiano tale opinione appare largamente
condivisa, il 46% del campione intervistato afferma che il crowdfunding consente
un notevole abbattimento di costi di raccolta del capitale, derivante da una serie di
fattori concomitanti, oltre quelli citati in precedenza, i proponenti italiani
evidenziano la possibilità di rendersi visibili nei canali tradizionali di finanziamento,
la possibilità di unire la fase di raccolta alla prevendita e fruizione del bene o servizio
oggetto della campagna, la possibilità, nell’equity based crowdfunding, di
predeterminare gli accordi di finanziamento. Una quota pari al 14% del campione
267 | P a g .
non ritiene vi sia differenza sostanziale o, comunque, non effettua una valutazione
concordante o discordante. Il 40% del campione afferma, invece, che il
crowdfunding ha in media costi più elevati rispetto ai canali tradizionali, in
particolare i proponenti rientranti in tale percentuale assumono un punto di vista
critico, affermando, che se per un verso l’accesso facilitato riduce i costi di
intermediazione e la carenza di esperienza e professionalità degli investitori assicura
margini maggiori di finanziamento, il lancio di una campagna comporta costi
maggiori in termini di risorse temporali e di comunicazione. Il ricorso al
crowdfunding presuppone difatti una campagna comunicativa penetrante, un
costante contatto con la folla, un impiego di risorse temporali e umane notevole
lungo tutto il periodo di permanenza del progetto on-line, e nelle fasi
immediatamente successive, nelle quali la folla valuta a posteriori se l’esperienza di
investimento si è rivelata soddisfacente.
Dato il successo ottenuto pensate di ricorrervi nuovamente?
Piu’ bassi ma solo
dal punto di vista
economico
14%
Più alti
26%
Indifferente
6%
Piu’ bassi
46%
ETICHETTA
SI
24
69%
NO
3
9%
FORSE
8
22%
TOTALE
35
100%
Non saprei
8%
Il quesito finale sottoposto ai proponenti valuta la propensione degli stessi a
ricorrere nuovamente al finanziamento dal basso, nel 69% dei casi i proponenti
appaiono concordi ad utilizzare nuovamente il crowdfunding, in particolare il 30%
dei proponenti propensi afferma di essere propenso al lancio di una seconda
campagna per lo sviluppo di nuove strategie di crescita. Solo il 9% del campione
appare completamente contrario, probabilmente a valle dell’esperienza negativa,
mentre il 22% dei proponenti non esclude a priori di ricorrere nuovamente al
crowdfunding.
268 | P a g .
4.5
Analisi delle corrispondenze simmetriche
Le statistiche descrittive sin ora illustrate hanno contribuito a descrivere,
rappresentare e sintetizzare opportunamente i caratteri distintivi della popolazione
in relazione alle principali dimensioni osservate. La naturale prosecuzione del lavoro
di analisi mira al raggiungimento di risultati che si estendano oltre i dati raccolti, per
giungere a conclusioni riferibili ad un contesto più ampio rispetto al campione
oggetto di studio nei precedenti paragrafi.
L’indagine conoscitiva sul mercato del Crowdfunding in Italia rappresenta una
analisi esplorativa del fenomeno, l’ampiezza dei criteri utilizzati per individuare la
popolazione di riferimento e le diverse variabili oggetto di indagine trovano
giustificazione nella conformazione ancora in atto dell’industria e nella necessità di
dare avvio ad un processo di parametrizzazione del fenomeno strumentale
all’inquadramento dello stesso su scala nazionale.
Nonostante i confini ancora sfocati del fenomeno nel contesto nazionale, la costante
osservazione ha indotto ad identificare, e ritenere discriminante delle principali
dimensioni osservate, una sola variabile, riferibile al Modello di Crowdfunding
adottato dal proponente. La scelta del Modello di Crowdfunding è ulteriormente
suggerita ed avvalorata dalla rispondenza della stessa a canoni maggiormente
definiti, grazie alla consonanza, e alla normazione nel caso dell’equity crowdfunding,
delle modalità di raccolta ad una precisa configurazione operativa. I modelli
rappresentano, difatti, una tipizzazione adottata in letteratura talora per identificare
il progetto rispetto al meccanismo di ricompense previste dal creator, talaltra per
identificare la tipologia di piattaforma. Focalizzando l’attenzione sulla prima
accezione e premettendo che il capitale può essere raccolto sotto forma di
donazioni, sponsorizzazioni, prevendite o offerta di strumenti rappresentativi di
capitale sociale, è chiaro che in relazione al modello adottato si delineano scenari
differenti in termini di complessità organizzativa ed operativa, che richiamano
altrettanti livelli di indagine, necessariamente differenziati, in ragione della tipologia
di soggetto proponente, delle aspettative ed i benefici derivanti dal ricorso al
crowdfunding, delle criticità legate alla modalità di raccolta prescelto, del grado di
expertise richiesto al team proponente e del ruolo e dell’impatto delle asimmetrie
informative.
269 | P a g .
La verifica della rispondenza del Modello a specifiche modalità o caratteristiche
rintracciate nella popolazione di riferimento, è condotta con il test del chi-quadro
proposto da Pearson. La scelta di un test “distribution free” o non parametrico è
particolarmente coerente con il contesto d’indagine data la mancanza di una
specifica ipotesi fondante e la preponderanza di variabili di natura qualitativa, il test
prescelto è, difatti, impiegato per porre in evidenza il livello di connessione tra due
caratteri qualitativi. Il test del x2 è in grado di stabilire se una serie di dati, raccolti in
natura, è in accordo con una specifica ipotesi sulla loro distribuzione, saggiando la
concordanza tra la distribuzione di frequenze teoriche ed osservate.
Dove:
fioss = frequenza osservata i-esima
fiatt = frequenza attesa i-esima
g.d.l. = gradi di libertà
∑ = sommatoria estesa a tutti i gruppi o a tutte le classi di confronto
L’interesse consiste nel trarre conclusioni dal singolo test, in altri termini nel
conoscere la probabilità con cui le differenze riscontrate tra una distribuzione
osservata ed una distribuzione attesa possano essere attribuite a circostanze casuali
o siano il frutto di una relazione associativa. Stabilita una regola decisionale H0 che
contempla l’ipotesi di assenza di una relazione statisticamente significativa tra le
variabili indagate, il valore ottenuto dal test, confrontato con la tavola di
distribuzione del chi-quadro, indicherà se il valore è sufficientemente piccolo da
poterlo attribuire ad errori casuali, ovvero se esiste una qualche relazione fra le due
variabili ed in quale misura.
Considerata la variabile Modello di Crowdfunding si testano le seguenti ipotesi:
270 | P a g .
I.
Modello – Settore
Entrambe le variabili mostrano diverse modalità di espressione, il Modello di
Crowdfunding può essere declinato in Reward, Donation e Equity based,
mentre il Settore può essere classificato in Manifatturiero, Design e Tecnologia,
Arte e Terzo Settore.
Set di ipotesi:
H0 le differenze sono dovute al caso;
H1 esiste una relazione statisticamente significativa.
Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola
decisionale sarà la seguente:
Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa,
rifiutiamo H0.
Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0.
Riepilogo dei casi
Modello_Crowd *
Casi
Settore
Validi
N
35
Mancanti
Percentuale
100,0%
N
0
Totale
Percentuale
0,0%
N
35
Percentuale
100%
La tabella di riepilogo dei casi mostra, in valore assoluto e percentuale, il numero di
casi validi e mancanti ai fini dell’analisi di correlazione. La tabella indica un totale
di casi validi è pari a 35, ossia il campione rispondente all’analisi, si riscontra piena
completezza dei dati a supporto dell’analisi.
271 | P a g .
Tavola di contingenza Modello_Crowd * Settore
Settore
Arte
Design e
Manifatturiero
Tecnologia
Donation
Terzo
Totale
Settore
Conteggio
1
0
4
5
10
Conteggio
2,9
3,4
2,3
1,4
10,0
Conteggio
0
2
0
0
2
Conteggio
0,6
0,7
0,5
0,3
2,0
Conteggio
9
10
4
0
23
Conteggio
6,6
7,9
5,3
3,3
23,0
10
12
8
5
35
10,0
12,0
8,0
5,0
35,0
atteso
Equity
Modello
atteso
Reward
atteso
Totale
Conteggio
Conteggio atteso
La tavola di contingenza mostra i conteggi osservati dal campione ed i conteggi
attesi, per verificarsi l’ipotesi H0 la proporzione tra frequenze attese ed osservate
dovrebbe essere equivalente nei due caratteri osservati, inducendo così a sostenere
che le proporzioni campionarie differiscono solo per effetto del caso. Dalla tavola di
contingenza si effettua il calcolo del valore del test:
Chi-quadrato
Valore
Chi-quadrato di Pearson
Rapporto di verosimiglianza
N. di casi validi
df
Sig. asint. (2 vie)
23,734a
6
,001
27,412
6
,000
35
Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato (0,001 < 0,10), rifiutiamo
H0.
Il valore del Chi-quadrato di Pearson consente di verificare che le differenze
riscontrate nella popolazione non sono trascurabili e quindi non dovute al caso ad
un livello di probabilità del 99%.
Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa.
272 | P a g .
Il Chi-quadrato informa sulla esistenza di una relazione statisticamente significativa
ma non rileva la forza dell’associazione, si correda l’analisi con una serie di
coefficienti basati sulla statistica del X2 in grado di rilevare il legame tra le variabili
Modello e Settore.
Misure simmetriche
Valore
Nominale per nominale
Sig. appross.
Phi
,823
,001
V di Cramer
,582
,001
Coefficiente di contingenza
,636
,001
N. di casi validi
35
Le tre misure di associazione vengono utilizzate per valutare la relazione tra due
caratteri qualitativi, sono anche dette misure Nominale-Nominale relativizzate
perché possono essere calcolate per caratteri di qualunque natura ed assumono
valori tra 0 ed 1. Tali misure indicano il grado di associazione tra le variabili, ossia
una generica tendenza delle variabili indagate ad associarsi per effetto di una
attrazione tra le modalità dei caratteri.
Le misure di associazione mostrano tutte una relazione positiva tra i caratteri, in
particolare il Phi di Cramer si attesta quasi all’unità, indicando una forte relazione
tra le variabili, confermando, dunque, l’esistenza di una relazione statisticamente
significativa tra il Modello di Crowdfunding utilizzato dal proponente ed il Settore
di riferimento.
273 | P a g .
II.
Modello – Specifiche del Progetto
La variabile “Specifiche del progetto” qualifica lo stadio progettuale della value
proposition del creator, l’analisi è tesa, dunque, ad indagare se è possibile
affermare che via sia una rispondenza statistica tra il Modello di Crowdfunding
adottato e lo stadio di progettuale della business idea promossa dal
proponente.
Set di ipotesi:
H0 le differenze sono dovute al caso;
H1 esiste una relazione statisticamente significativa.
Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola
decisionale sarà la seguente:
Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa,
rifiutiamo H0.
Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0.
Riepilogo dei casi
Modello_Crowd *
Casi
SpecifichePr
Validi
N
35
Mancanti
Percentuale
100,0%
Totale
N
Percentuale
0
0,0%
N
35
Percentuale
100%
La tabella indica un totale di casi validi è pari a 35, ossia il campione rispondente
all’analisi, si riscontra piena completezza dei dati a supporto dell’analisi.
274 | P a g .
Tavola di contingenza Modello_Crowd * SpecifichePr
SpecifichePr
A
Modello_
Donation
Crowd
B
C
D
E
F
G
Totale
Conteggio
3
1
0
3
2
1
0
10
Conteggio
3,7
1,7
0,3
1,1
2,6
0,3
0,3
10,0
Conteggio
1
0
1
0
0
0
0
2
Conteggio
0,7
0,3
0,1
0,2
0,5
0,1
0,1
2,0
Conteggio
9
5
0
1
7
0
1
23
Conteggio
8,5
3,9
0,7
2,6
5,9
0,7
0,7
23,0
Conteggio
13
6
1
4
9
1
1
35
Conteggio
13,0
6,0
1,0
4,0
9,0
1,0
1,0
35,0
atteso
Equity
atteso
Reward
atteso
Totale
atteso
Specifiche Progetto:
(A) Business Idea in fase progettuale
(B) Business Idea in fase embrionale
(C) Lancio Commerciale
(D) Progetto costruito ad hoc per la campagna
(E) Progetto sociale o culturale già ideato ma mai sponsorizzato
(F) Progetto sociale o culturale finanziato in parte
(G) Ulteriore finanziamento per progetto già esistente
Chi-Square Test:
Chi-quadrato
Valore
Chi-quadrato di Pearson
Rapporto di verosimiglianza
N. di casi validi
df
Sig. asint. (2 vie)
25,793a
12
,011
15,830
12
,199
35
Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato, rifiutiamo H0.
Il valore del test indica un grado di associazione elevato, con una probabilità pari al
98% è possibile affermare l’esistenza di una relazione tra le due variabili.
Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa.
275 | P a g .
Misure simmetriche
Valore
Nominale per nominale
Sig. appross.
Phi
,858
,011
V di Cramer
,607
,011
Coefficiente di contingenza
,651
,011
N. di casi validi
35
Le misure di associazione mostrano tutte una relazione positiva tra i caratteri, in
particolare il Phi di Cramer si attesta quasi all’unità, indicando una forte relazione
tra le variabili, confermando, dunque, l’esistenza di una relazione statisticamente
significativa tra il Modello di Crowdfunding utilizzato dal proponente e lo stadio
progettuale della value proposition del proponente.
276 | P a g .
III.
Modello – Work Experience
La variabile “Work Experience” sintetizza il livello esperienziale e professionale
del team proponente, si studia una possibile relazione tra il fattore
occupazionale ed il modello di crowdfunding prescelto.
Set di ipotesi:
H0 le differenze sono dovute al caso;
H1 esiste una relazione statisticamente significativa.
Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola
decisionale sarà la seguente:
Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa,
rifiutiamo H0.
Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0.
Riepilogo dei casi
Modello_Crowd *
Casi
Work Experience
Validi
N
123
Mancanti
Percentuale
100,0%
N
Totale
Percentuale
0
0,0%
N
123
Percentuale
100%
La tabella indica un totale di casi validi è pari a 123, il campione rispondente è pari
a 35 progettisti, considerato che il progetto può essere attribuito ad un singolo
soggetto o ad un team, viene richiesto ad ogni membro di specificare il livello
occupazionale per un totale di 123 soggetti intervistati.
277 | P a g .
Tavola di contingenza Mod_Crowd * Work_Exp
Conteggio
Work_Exp
Imprenditore
Totale
In cerca di
Lavoratore
occupazione
Dipendente
Manager
Professionista
Mod_
Donation
2
23
3
1
5
34
Crowd
Equity
2
1
1
3
0
7
23
24
10
11
14
82
27
48
14
15
19
123
Reward
Totale
Chi-Square test:
Chi-quadrato
Valore
df
Sig. asint. (2
vie)
Chi-quadrato di Pearson
25,176a
8
,001
25,960
8
,001
Rapporto di
verosimiglianza
N. di casi validi
123
Misure di associazione:
Misure simmetriche
Valore
Sig.
appross.
Nominale per nominale
Phi
,452
,001
V di Cramer
,320
,001
Coefficiente di
,412
,001
contingenza
N. di casi validi
123
Il p value (0,001) è inferiore al livello di tolleranza specificato per l’analisi, è quindi
possibile rifiutare H0 ed affermare che esiste un trend lineare significativo tra le
proporzioni osservate.
Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa.
Il grado di intensità della relazione rilevato dalle misure di associazione appare
inferiore rispetto alle due precedenti analisi, la relazione è confermata ma il grado
di attrazione tra variabili è inferiore alle correlazioni precedenti.
278 | P a g .
IV.
Modello – Nazionalità della Piattaforma
La variabile “Nazionalità della Piattaforma” assume le seguenti modalità,
Italiana, Americana, Europea. Si opera una riclassificazione della variabile, la
stessa viene tradotta in dummy dalle seguenti modalità:
Nazionalità
Modalità
Valore
Americana
AMER_
0
Europea + Italiana
EURO_
1
Set di ipotesi:
H0 le differenze sono dovute al caso;
H1 esiste una relazione statisticamente significativa.
Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola
decisionale sarà la seguente:
Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa,
rifiutiamo H0.
Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0.
Riepilogo dei casi
Modello_Crowd *
Casi
Naz_Piatt
Validi
N
35
Mancanti
Percentuale
100,0%
N
0
Totale
Percentuale
0,0%
N
35
Percentuale
100%
Il riepilogo dei casi conferma la piena validità del campione, non si riscontrano casi
mancanti.
279 | P a g .
Tavola di contingenza Modello_Crowd * Naz_Piatt
Naz_Piatt
AMER_
Modello_
Donation
Conteggio
Crowd
Reward
10
10
2,3
7,7
10,0
Conteggio
0
2
2
Conteggio atteso
,5
1,5
2,0
Conteggio
8
15
23
5,3
17,7
23,0
8
27
35
8,0
27,0
35,0
Conteggio atteso
Totale
EURO_
0
Conteggio atteso
Equity
Totale
Conteggio
Conteggio atteso
Chi-Square Test:
Chi-quadrato
Valore
Chi-quadrato di Pearson
Rapporto di verosimiglianza
df
Sig. asint. (2 vie)
5,411a
2
,067
7,908
2
,019
N. di casi validi
35
Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato, rifiutiamo H0.
Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa.
Misure simmetriche
Valore
Nominale per nominale
Sig. appross.
Phi
,393
,067
V di Cramer
,393
,067
Coefficiente di
,366
,067
contingenza
N. di casi validi
35
L’analisi di correlazione mostra una relazione statisticamente significativa tra il
modello di crowdfunding e la nazionalità della piattaforma prescelta, ciò nonostante
è intuibile, anche dalle misure di simmetria, che tale relazione esprime un’intensità
minore rispetto alle altre condizioni analizzate. Il Phi di Cramer si attesta ad un valore
poco lontano dallo zero, indicativo dell’assenza di relazione.
280 | P a g .
V.
Settore – Nazionalità della Piattaforma
La sezione relativa all’analisi della correlazione termina con l’applicazione del
test chi-quadro alle due variabili qualitative “Settore” e “Nazionalità della
Piattaforma” al fine di verificare la sussistenza di una relazione statisticamente
significativa tra le stesse.
Set di ipotesi:
H0 le differenze sono dovute al caso;
H1 esiste una relazione statisticamente significativa.
Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola
decisionale sarà la seguente:
Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa,
rifiutiamo H0.
Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0.
Riepilogo dei casi
Settore * Naz_Piatt
Casi
Validi
N
35
Mancanti
Percentuale
100,0%
N
0
Totale
Percentuale
0,0%
N
35
Percentuale
100%
La tabella indica un totale di casi validi è pari a 35, ossia il campione rispondente
all’analisi, si riscontra piena completezza dei dati a supporto dell’analisi.
281 | P a g .
Tavola di contingenza Settore * Naz_Piatt
Naz_Piatt
AMER_
Settore
Arte
Conteggio
Conteggio atteso
Design e Tecnologia
Conteggio
Conteggio atteso
Manifatturiero
Conteggio
Conteggio atteso
Terzo Settore
Conteggio
Conteggio atteso
Totale
Conteggio
Conteggio atteso
Totale
EURO_
0
10
10
2,3
7,7
10,0
5
7
12
2,7
9,3
12,0
3
5
8
1,8
6,2
8,0
0
5
5
1,1
3,9
5,0
8
27
35
8,0
27,0
35,0
Chi Square Test:
Chi-quadrato
Valore
df
Sig. asint. (2 vie)
Chi-quadrato di Pearson
7,825a
3
,050
Rapporto di verosimiglianza
10,742
3
,013
N. di casi validi
35
Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato (0,050 < 0,10), rifiutiamo
H0.
Il valore del Chi-quadrato di Pearson consente di verificare che le differenze
riscontrate nella popolazione non sono trascurabili e quindi non dovute al caso.
Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa.
282 | P a g .
Misure di simmetria:
Misure simmetriche
Valore
Nominale per nominale
Sig. appross.
Phi
,473
,050
V di Cramer
,473
,050
Coefficiente di
,427
,050
contingenza
N. di casi validi
35
L’analisi della correlazione esistente tra il Modello di Crowdfunding adottato e la
Nazionalità della piattaforma, esprimeva una intensità di relazione relativa,
indagando le misure di associazione relative alle variabili “Settore”, “Nazionalità
Piattaforma” si rileva una maggiore intensità associativa. E’ possibile, dunque,
affermare, che pur esistendo una relazione statisticamente significativa in entrambi
i casi, le variabili “Settore” e “Nazionalità della piattaforma” sono avvinte da una
maggiore attrazione tra le modalità.
283 | P a g .
4.6
Evidenze ed implicazioni del lavoro di analisi
Il lavoro di analisi sin ora illustrato ha rappresentano una prima indagine sul mercato
del Crowdfunding in Italia, con il supporto di un questionario si è reso possibile un
approfondimento introduttivo delle principali dinamiche che regolano il fenomeno
dal lato della domanda. La rilevazione di dati qualitativi e quantitativi offerti dal
privilegiato punto di vista dei proponenti ha interessato le macro dimensioni
ritenute fondanti del fenomeno, consentendo di giungere compiutamente ad un
primo fermo immagine dello stadio dell’arte in Italia.
Il Crowdfunding si configura come una possibilità innovativa di raccolta fondi, in
virtù della sua dinamica democratica e partecipativa esso consente, a tutti coloro
che intendono finanziare un’iniziativa interessante, di rivolgersi alla folla. Si tratta
indubbiamente di una pratica che apre nuovi scenari economici, che offre forme
alternative di finanziamento alle imprese, che induce verso l’economia partecipativa
ridefinendo il ruolo di consumatore quale individuo piuttosto che componente di
una massa indistinta. Tuttavia la tesi di una scarsa cultura sul fenomeno nel contesto
nazionale avanzata nei precedenti capitoli, trova netto riscontro anche nella
rilevazione campionaria, il 54% dei proponenti ha individuato come ostacolo
primario la scarsa cultura sul finanziamento collettivo da parte della comunità
italiana. Ad avallare ulteriormente l’ipotesi di cultura non sufficiente intervengono
le modalità con cui il soggetto proponente è venuto a conoscenza delle possibilità
offerte dal finanziamento dal basso, il 40% del campione afferma di aver acquisito
conoscenza dello strumento tramite il web, ruolo assolutamente marginale è
assunto dagli attori istituzionali. Il consolidamento del mercato del Crowdfunding
in Italia è fortemente subordinato al grado di cultura ad esso associato, d’altro canto
non è ipotizzabile che tale ruolo educativo sia posto completamente in capo alle
piattaforme. In tal senso si rende necessaria una maggiore propensione del mondo
accademico e delle istituzioni a rendere un contribuito a tale processo educativo,
per la costruzione di un sistema informativo integrato all’interno del quale ogni
attore, in relazione alle proprie competenze, sia in grado di fornire un valido
indirizzo che contribuisca, simmetricamente, alla formazione del soggetto
proponente e delle comunità attive sulle piattaforme, facilitando così l’incontro tra
la domanda e l’offerta di capitali.
284 | P a g .
Soffermando l’attenzione sulle caratteristiche socio-demografiche del soggetto
proponente, appare evidente che quest’ultimo normalmente si identifica con un
gruppo di lavoro, un team accentratore di competenze ed esperienze strumentali
all’avvio del progetto. L’età media dei creators è di anni 36, cui corrisponde un grado
di istruzione di secondo livello nel 70% dei casi, i team appaiono sovente costituiti
da giovani professionisti accompagnati dall’expertise di figure imprenditoriali o
manageriali. Una componente considerevole del campione è rappresentata da
soggetti in cerca di occupazione, circostanza che può essere agevolmente
ricondotta al crollo dei tassi occupazionali tra il 2011 e il 2013, periodo coincidente
con l’arco temporale di raccolta dei dati. Depurando la statistica descrittiva dalla
condizione macroeconomica, il livello occupazionale immediatamente successivo è
rappresentato dalla professione imprenditoriale, seguita da livelli occupazionali
altrettanto qualificanti quali l’esperienza manageriale e la libera professione. Sul
fronte delle esperienze pregresse, nel 49% dei casi almeno un membro del team
aveva maturato esperienze pregresse nel settore di riferimento, mentre nell’11% dei
casi almeno un almeno membro aveva maturato esperienze pregresse nella
definizione di iniziative imprenditoriali. La sintesi di tali analisi conferma l’evoluzione
vissuta dal Crowdfunding in Italia negli ultimi anni, esso si configura sempre più
come
uno
strumento
complementare
di
finanziamento
a
sostegno
dell’imprenditoria, gli attori-proponenti esprimono adeguata preparazione nel
dialogo con la folla e consapevolezza nell’utilizzo dello strumento. Il rinnovato
approccio al crowdfunding quale strumento di risanamento della crisi economica,
favorito anche negli ultimi mesi dall’acceso dibattito sull’equity crowdfunding, sta
schiudendo progressivamente i benefici derivanti dal finanziamento dal basso,
favorendo
un
approccio
maggiormente
strutturato
rispetto
all’iniziale
atteggiamento di ripiego, data la mancanza di fonti alternative, assunto dai
proponenti. Il 70% del campione esprime la volontà di ricorrere nuovamente al
finanziamento dal basso per il sostegno a prospettive di crescita e sviluppo ulteriore
del business.
L’analisi della dimensione geografica si accorda pienamente con la letteratura in
precedenza analizzata, in particolare, il contributo offerto da Agrawal, Catalini e
Goldfarb (2011) relativo alla capacità del crowdfunding di abbattere le barriere
geografiche è confermato dalle elevate percentuali di successo ottenute da
285 | P a g .
numerosi progettisti approdati su piattaforme statunitensi e dall’impatto relativo
che amici e familiari hanno avuto nel raggiungimento del budget obiettivo nel 31%
dei casi. Simmetricamente anche il contributo offerto da Mollick (2013), riguardante
la dimensione geografica territoriale, è confermato dalle statistiche descrittive, nel
45,7% dei casi i progetti contemplavano un impatto diretto su una specifica area
geografica, la capacità del crowdfunding di attrarre la popolazione di riferimento,
coinvolgendo la stessa in un meccanismo partecipativo volto alla crescita dell’intera
comunità obiettivo, è confermata dal ruolo proattivo che la comunità vicina al
proponente, condividendo e sponsorizzando il progetto, ha rivestito nella raccolta
fondi nel 62% dei casi.
Nella disamina dei benefici ricercati dal proponente nel ricorso al Crowdfunding,
con il supporto delle analisi condotte da Gerber (2011) e da Agrawal e colleghi
(2014), si è giunti ad una possibile classificazione degli incentivi che consentono agli
imprenditori di discriminare tra la raccolta di capitale tramite canali tradizionali e la
raccolta di capitali tramite la pratica del crowdfunding. Le risposte fornite dal
campione rispondente confermano essenzialmente tale classificazione, motivazione
primaria permane la raccolta di finanziamenti, tuttavia, peso specifico è attribuito al
vantaggio informativo derivante dalla creazione di una comunità che segue gli
sviluppi del progetto dopo la conclusione della campagna, dalla possibilità di
ottenere maggiori visibilità nei canali tradizionali di finanziamento, dalla possibilità
di ricevere suggerimenti tecnici e commerciali dai propri supporter e dalla
possibilità di ampliare alleanze strategiche. Ulteriore beneficio individuato in
letteratura è la capacità del crowdfunding di diversificare le fonti di finanziamento
a sostegno delle imprese, seppure indirettamente, il campione conferma questo
punto di forza. Nella sezione relativa alle specifiche del progetto, si rileva che nel
12% dei casi, il ricorso al crowdfunding ha rappresentato la possibilità di completare
la struttura delle fonti di finanziamento per progetti che in parte erano già stati
finanziati.
I criteri di scelta della piattaforma adottati dai proponenti evidenziano una netta
prevalenza, nel caso di scelta di una piattaforma italiana, del grado di notorietà e
specializzazione dell’intermediario. Tale circostanza conferma e premia gli sforzi
sostenuti dalle piattaforme italiane negli ultimi anni, un maggior livello di
specializzazione e una costante attenzione ai bisogni di potenziali progettisti hanno
286 | P a g .
riequilibrato la capacità competitiva delle piattaforme italiane rispetto a quelle
statunitensi.
La dimensione finanziaria e l’analisi del grado di complementarietà del
crowdfunding ai canali tradizionali di finanziamento avvertito dai proponenti,
confermano lo scenario delineato nel terzo capitolo. I progettisti hanno, nel 42% dei
casi, ricorso preventivamente ad altre forme di finanziamento, l’ostacolo principale
all’accesso al credito è rappresentato dalla incapacità dei canali tradizionali di
cogliere idee innovative, seguito dalla mancanza di adeguate garanzie contrattuali.
Nel 46% dei casi, i proponenti hanno preventivamente dialogato con operatori
specializzati del mercato dei capitali di rischio, anche in tal caso le evidenze
confermano un progressivo allontanamento dei VC dal segmento dell’early stage
financing, solo il 14% dei casi ha ritenuto opportuno rivolgersi preventivamente ad
un VC, mentre la maggioranza dei proponenti ha dialogato con operatori informali
quali i BA. Nonostante la propensione dei progettisti all’intervento di operatori
specializzati, la mancata conclusione del deal è attribuibile essenzialmente alla
carenza di adeguate prospettive di crescita dell’impresa e al mancato accordo sulle
quote di capitale oggetto di offerta. Infine, è confermata la capacità del
crowdfunding di abbattere notevolmente i costi legati alla raccolta di capitali
finanziari, il 40% del campione afferma che il crowdfunding consente la raccolta di
capitali a costi contenuti, ciò nonostante un ulteriore 40% specifica che tale
condizione è verificata sin quando i costi necessari all’avvio della campagna non
superano il benefico derivante da un accesso facilitato alle fonti di finanziamento.
Questa affermazione è coerente con le maggiori criticità riscontrare nel
finanziamento dal basso, segue alla scarsa cultura sul crowdfunding, la difficoltà di
gestione del rapporto con la comunità sostenitrice nel 20% dei casi.
L’esito della sperimentazione statistica ha invece posto in evidenza l’esistenza di
relazioni statisticamente significative tra alcune delle variabili individuate nell’analisi
descrittiva, tale circostanza consente di affermare che, come suggerito
dall’osservazione, alcuni caratteri siano influenzati dalla sussistenza di altre
condizioni o variabili oggetto di studio. In particolare, assumendo che le differenti
modulazioni dei caratteri osservati possano essere maggiormente riscontrare in
relazione ad alcun modelli di raccolta, piuttosto che altri, si è proceduto, con l’ausilio
di un test non parametrico, alla valutazione del grado di sostenibilità di tale ipotesi.
287 | P a g .
Il test del chi-quadro ha evidenziato una serie di relazioni effettivamente
riscontrabili tra il modello di crowdfunding e quattro variabili, il settore di
riferimento, le specifiche del progetto, la work experience del team proponente e la
nazionalità della piattaforma, posta successivamente in relazione anche con il
settore di riferimento. Lo studio della correlazione tra variabili ha permesso di
ricercare le variabili maggiormente significative e le relazioni di associazione tra le
stesse, ma non ha consentito di verificare quale, tra i caratteri relazionati, sia il fattore
determinante. Nonostante l’obiettivo primario dell’indagine conoscitiva sia stato
ampiamente soddisfatto, le conclusioni ritraibili dall’indagine campionaria e dallo
studio della correlazione tra variabili spianano il cammino verso stadi successivi di
analisi, la naturale prosecuzione del lavoro di analisi condurrà ad una analisi
circostanziata del fenomeno tramite il supporto di modelli statistici e probabilistici
in grado di convertire l’osservazione in leggi riferibili alla popolazione intera.
A completamento del quadro d’indagine, è d’obbligo sottolineare i limiti dell’analisi
condotta. Nonostante il periodo di osservazione abbia riservato un arco temporale
medio-lungo, la raccolta di dati è stata fortemente influenzata dalla disponibilità dei
dati pubblicati sulle piattaforme, non tutte le piattaforme rendono visibili per
sufficienti periodi di tempo i dati sensibili, dunque, la popolazione di riferimento
rappresenta una possibile configurazione della effettiva popolazione nazionale di
proponenti. In secondo luogo, l’utilizzo del questionario come tecnica di rilevazione
ha prodotto l’autoselezione del campione, infine, data la scarsità di dati relativi
all’equity crowdfunding, il campione intervistato ricade principalmente nel
segmento reward-based. Tuttavia questa ultima condizione presenta anche una
implicazione positiva, dall’analisi descrittiva si evince una forte rispondenza delle
caratteristiche della popolazione dei proponenti alle caratteristiche presenti nella
più ampia popolazione imprenditoriale, confermando che anche il modello reward,
e non solo l’equity crowdfunding, sia strumentale alla riduzione dei tassi di mortalità
delle start-up italiane.
288 | P a g .
CONCLUSIONI
Il presente lavoro di tesi ha perseguito, sin dalle sue origini, due obiettivi paralleli
ma in grado di intersecarsi, obiettivo primario è stata la graduale conoscenza del
fenomeno del Crowdfunding, la dettagliata e specifica disamina delle dimensioni
relazionali, finanziarie e collettive e il loro grado di applicabilità ai consolidati
modelli di sostegno all’imprenditoria. In secondo luogo si è verificato il grado di
maturità del mercato del Crowdfunding in Italia, l’indagine esplorativa ha teso a
verificare il grado di aderenza delle evidenze discusse in dottrina nel mercato
domestico.
Alla luce del lungo percorso sviluppato, si può certamente concludere che la vera
portata innovatrice del Crowdfunding, quel processo di democratizzazione
dell’economia insito nel fenomeno stesso, trova terreno fertile ed ampi spazi di
manovra anche in Italia. Il crowdfunding non rappresenta un fenomeno
temporaneo, l’elevato grado di crescita dei volumi di raccolta a livello mondiale, la
tensione normativa degli Stati e la continua evoluzione e sperimentazione di modelli
di sostegno allo sviluppo di realtà innovative, confermano che il Crowdfunding sta
vivendo una progressiva ma rapida legittimazione quale strumento alternativo di
finanziamento.
Con riferimento ai modelli, la netta prevalenza dei modelli donation, reward e
lending è attribuibile prevalentemente alla loro semplicità operativa, sono modelli
che, come si è osservato, non richiedono interventi normativi ad hoc. Al contempo,
il modello equity-based, oggetto di recente regolamentazione, per altro sottoposta
ad ulteriori revisioni, inizia a rientrare nel novero di fonti di capitali a disposizione
di realtà imprenditoriali nascenti. In particolare, laddove i modelli donation e
lending, sembrano aver già raggiunto il loro grado massimo di espressione, il reward
e l’equity crowdfunding, tramite la continua osservazione e ricerca di prassi di
eccellenza, tendono verso una costante evoluzione.
Il finanziamento dal basso sottende specificità e criticità notevolmente differenti dai
modelli tradizionali di finanziamento, se per un verso il lavoro svolto consente di
sostenere che lo stesso sia eleggibile a fonte di finanziamento, per altri versi
numerosi sono ancora i punti critici definibili superati.
289 | P a g .
In primo luogo, con riferimento all’equity crowdfunding, le rigidità normative e la
relativa applicabilità dello strumento sembrano essere il frutto della commistione di
due mondi in completa antitesi filosofica ed operativa: da un lato vi è la potenza
collaborativa
e
comunicativa
del
Web
2.0,
tra
l’altro
governato
dall’autoregolamentazione dei contenuti, dall’altro la finanza, settore fortemente
regolamentato dominato da precise logiche remunerative e non sempre
contraddistinto da alti livelli di trasparenza. La revisione del testo normativo
sull’equity crowdfunding è resa necessaria proprio dalla discrepanza tra queste due
realtà, peraltro dominanti nel nostro secolo, e le proposte avanzate dagli operatori
del settore, di cui si auspica fortemente l’adozione da parte del legislatore,
rappresentano uno sforzo collaborativo teso proprio a non rendere sterile l’unione
di modus operandi differenti, ma potenzialmente in grado di completarsi.
Sul versante del reward based crowdfunding, gli elevati tassi di successo raggiunti
nella modalità di pre-ordinazione, nonostante la scarsa attenzione dedicata al
fenomeno, inducono a ritenere che anche questa pratica possa giovare
notevolmente al tessuto imprenditoriale. Le implicazioni commerciali e l’elevato
valore informativo, relativo alle caratteristiche della domanda e al grado di probabile
penetrazione del mercato di riferimento, consentono di abbattere notevolmente i
rischi connessi alla nascita di realtà imprenditoriali fortemente innovative, che nella
maggior parte dei casi, causa proprio la complessità del trinomio mercatotecnologia-funzione d’uso, rischiano di non avere, ancora prima di nascere,
prospettive di sviluppo.
L’inserimento dei modelli reward ed equity based nelle fonti disponibili per
l’imprenditoria, è attualmente favorito dalle condizioni di lenta ripresa
macroeconomica, dal debole miglioramento delle condizioni di accesso al credito e
dal rischio di desertificazione del segmento dell’early stage financing. Tuttavia,
nonostante siano numerosi i punti di contatto riscontrati lungo la trattazione tra la
finanza tradizionale e il crowdfunding, ed altrettanto convincente la fattispecie che
il crowdfunding inglobi un valore aggiunto che travalica l’apporto di risorse
finanziarie, la sperimentazione di modelli in grado di rendere il Crowdfunding uno
strumento realmente capace di sostenere lo sviluppo di imprese business-oriented
diviene un obiettivo raggiungibile solo se affiancato dallo studio costante delle
numerose implicazioni, e dei relativi effetti, che il Crowdfunding sottende.
290 | P a g .
L’analisi del mercato del Crowdfunding in Italia è al suo stadio embrionale,
l’indagine condotta ha difatti consentito di enucleare solo alcune condizioni chiave
del fenomeno, evidenziando però la necessità di ulteriori indagini. La letteratura
consultata nel corso di questo lungo percorso di ricerca ha origine essenzialmente
dall’osservazione del fenomeno negli Stati Uniti, ove i volumi di raccolta delle
piattaforme leader del settore hanno consentito l’approfondimento di numerosi
fattori, sia finanziari che comportamentali.
Riflessioni conclusive richiederebbero certezze e verificabilità ulteriore dei parametri
commentati, invece, giunti sino a questo grado di analisi, i quesiti si moltiplicano e
si alimentano per effetto dello sviluppo costante del fenomeno. Le riflessioni
conclusive rimandano alla necessità, e alla consapevolezza, che un quadro più forte
ed esaustivo può addivenire solo dallo studio costante del fenomeno.
291 | P a g .
INDICE DELLE FIGURE
FIGURA 1.1: LE PRINCIPALI FORME DI CROWDFUNDING CLASSIFICATE IN RELAZIONE AL GRADO DI
COMPLESSITÀ DEL PROCESSO. FONTE: HEMER (2011). ..............................................................................20
FIGURA 2: PIATTAFORME ITALIANE ATTIVE SEGMENTATE SECONDO IL MODELLO DI
CROWDFUNDING. FONTE: CASTRATARO D., PAIS I., ANALISI DELLE PIATTAFORME ITALIANE DI
CROWDFUNDING, MAGGIO 2014. ......................................................................................................................30
FIGURA 3: PIATTAFORME ITALIANE ATTIVE E IN FASE DI LANCIO SEGMENTATE SECONDO IL
MODELLO DI CROWDFUNDING. FONTE: CASTRATARO D., PAIS I., ANALISI DELLE
PIATTAFORME ITALIANE DI CROWDFUNDING, MAGGIO 2014. ..............................................................31
FIGURA 4: GROWTH RATES BY REGION. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. FONTE: MASSOLUTION
2015CF INDUSTRY REPORT. ...................................................................................................................................34
FIGURA 5: GROWTH RATES BY MODEL. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. MASSOLUTION 2013CF
INDUSTRY REPORT. ...................................................................................................................................................36
FIGURA 6: GROWTH RATES BY MODEL. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. MASSOLUTION 2013CF
INDUSTRY REPORT. ...................................................................................................................................................36
FIGURA 7: STEP DI UNA CAMPAGNA DI CROWDFUNDING. IMMAGINE ELABORATA DALL’AUTORE.
...........................................................................................................................................................................................58
FIGURA 8: BACKING FREQUENCY E CATEGORY CONCENTRATION DEI CLUSTER DI
CROWDFUNDERS. GRAFICO ELABORATO DELL’AUTORE. .........................................................................77
FIGURA 9: NUMERO DI PROGETTI FINANZIATI DA OGNI CLUSTER. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE.
...........................................................................................................................................................................................77
FIGURA 10: AMPIEZZA E NUMEROSITÀ DEI CLUSTER. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. .......................78
FIGURA 11: CROWDFUNDING FLOWCHART: FLUSSI FINANZIARI E INFORMATIVI DEL PROCESSO DI
CROWDFUNDING. SCHEMA A CURA DELL’AUTORE. ...................................................................................99
FIGURA 12: ASIMMETRIA INFORMATIVA, EX ANTE ED EX POST. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. 106
FIGURA 13: THE CHAIN OF RADICAL ENTREPRENEURIAL INNOVATION. FONTE: EUROPEAN
BUSINESS ANGEL NETWORK. ............................................................................................................................. 147
FIGURA 14: PRESTITI BANCARI AL SETTORE PRIVATO NON FINANZIARIO. FONTE: BOLLETTINO
ECONOMICO, NUMERO 2, APRILE 2015, BANCA D’ITALIA. .................................................................... 154
292 | P a g .
FIGURA 15: ACCESSO AL CREDITO PER RISCHIOSITÀ D’IMPRESA. FONTE: RELAZIONE ANNUALE
2014, BANCA D’ITALIA. ROMA 26, MAGGIO 2015. (1) QUOTA DI IMPRESE CHE HANNO
DICHIARATO DI NON AVER RICEVUTO IN TUTTO O IN PARTE IL FINANZIAMENTO. ................. 154
FIGURA 16: ACCESSO AL CREDITO PER RISCHIOSITÀ D’IMPRESA. FONTE: RELAZIONE ANNUALE
2014, BANCA D’ITALIA. ROMA 26, MAGGIO 2015. (1) QUOTA DI IMPRESE CHE HANNO
DICHIARATO DI NON AVER RICEVUTO IN TUTTO O IN PARTE IL FINANZIAMENTO. ................. 155
FIGURA 17: ACCESSO AL CREDITO PER DIMENSIONE. FONTE: RELAZIONE ANNUALE 2014, BANCA
D’ITALIA. ROMA 26, MAGGIO 2015. (1) I DATI SI RIFERISCONO AI SETTORI DELLE SOCIETÀ
NON FINANZIARIE E DELLE FAMIGLIE PRODUTTRICI. I DATI 2015 SONO PROVVISORI. ........... 156
FIGURA 18: DIPENDENZA FINANZIARI DELLE PMI ITALIANE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA
COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL &
MEDIUM ENTERPRISES MANAGEMENT, LUGLIO 2014. ............................................................................ 158
FIGURA 19: DIPENDENZA FINANZIARI DELLE PMI ITALIANE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA
COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL &
MEDIUM ENTERPRISES MANAGEMENT, LUGLIO 2014. COMPOSIZIONE DEL PASSIVO
PATRIMONIALE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA
BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL & MEDIUM ENTERPRISES
MANAGEMENT, LUGLIO 2014. ............................................................................................................................ 159
FIGURA 20: RAPPORTO DEBITI A BREVE E MEDIO-LUNGO TERMINE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA
COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL &
MEDIUM ENTERPRISES MANAGEMENT, LUGLIO 2014. ............................................................................ 160
FIGURA 21: PROBABILITÀ DI DEFAULT PER LIVELLI DI DIPENDENZA BANCARIA, RAPPORTO CERVED
PMI 2014...................................................................................................................................................................... 161
FIGURA 22: SOCIETÀ QUOTATE E CAPITALIZZAZIONE DI BORSA. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE.
FONTE: BOLLETTINO STATISTICO 6 CONSOB, MARZO 2015. PER LA RIPARTIZIONE DELLE
SOCIETÀ QUOTATE DI SI CONSIDERANO SOLO LE IMPRESE INDUSTRIALI, LA
CAPITALIZZAZIONE DI BORSA È RILEVATA SECONDO I CRITERI DI BORSA ITALIANA S.P.A. E
RIFERITA AL SOLO Q4. ........................................................................................................................................... 164
FIGURA 23: IL MERCATO DELL’INVESTIMENTO INFORMALE IN ITALIA. XV CONVENTION IBAN, I
RISULTATI DELLA SURVEY 2013 E DELLA RICERCA SCIENTIFICA DI ITALIAN BUSINESS ANGEL
293 | P a g .
NETWORK ASSOCIATION. I DATI RIPORTATI SONO GLI ULTIMI DISPONIBILI, LA RACCOLTA
DATI PER IL 2014 È INIZIATA IL 27 MARZO 2015. ...................................................................................... 166
FIGURA 24: BUSINESS ANGEL EXIT STRATEGY. XV CONVENTION IBAN, I RISULTATI DELLA SURVEY
2013 E DELLA RICERCA SCIENTIFICA DI ITALIAN BUSINESS ANGEL NETWORK ASSOCIATION. I
DATI RIPORTATI SONO GLI ULTIMI DISPONIBILI, LA RACCOLTA DATI PER IL 2014 È INIZIATA IL
27 MARZO 2015. ...................................................................................................................................................... 167
FIGURA 25: DISTRIBUZIONE DELLA QUOTA ACQUISITA E DISTRIBUZIONE PER DEAL ORIGINATION.
RAPPORTO ITALIA 2013, VENTURE CAPITAL MONITOR (VEM) IN COLLABORAZIONE CON AIFI.
........................................................................................................................................................................................ 168
FIGURA 26: (A) THE FUNDING ESCALATOR PRE-2008. (B) THE FUNDING ESCALATOR POST2008119. ...................................................................................................................................................................... 171
FIGURA 27: PROCESSO D'INVESTIMENTO E GENERAZIONE DI CONOSCENZA. F. GANGI, " ANALISI
DEGLI INVESTIMENTI AZIENDALI", EGEA 2011. PAG.193. ....................................................................... 173
FIGURA 28: IL MERCATO DELL’EARLY STAGE IN ITALIA. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. FONTE:
RAPPORTO 2013. EARLY STAGE IN ITALIA. VEM. ........................................................................................ 190
FIGURA 29: IL MERCATO DELL’EQUITY CROWDFUNDING IN ITALIA. GRAFICO A CURA
DELL’AUTORE. ........................................................................................................................................................... 194
FIGURA 30: IL CROWDFUNDING NELLE FORME DI FINANZIAMENTO ALL’IMPRENDITORIA. GRAFICO
A CURA DELL’AUTORE. .......................................................................................................................................... 198
294 | P a g .
INDICE DELLE TABELLE
TABELLA 1: NOZIONI DI CROWDFUNDING. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. ...........................................12
TABELLA 2: SWOT ANALYSIS. MINACCE, OPPORTUNITÀ, PUNTI DI FORZA E DEBOLEZZA DEL
CROWDFUNDING. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. ...................................................................................43
TABELLA 3: TIPOLOGIE DI CROWDFUNDERS. IMMAGINE ELABORATA DALL’AUTORE ............................75
TABELLA 4: PRATICHE COLLABORATIVE TRA I CONSUMATORI E ORGANIZZAZIONI ECONOMICHE.
SCHEMA DI CONFRONTO. TABELLA A CURA ELABORATO DELL’AUTORE. ........................................96
TABELLA 5: PIATTAFORME MULTI-SIDE E FORME TRADIZIONALI DI FINANZIAMENTO. FONTE: IL
CROWD IN ITALIA, 5° RAPPORTO RITA. SCHEMA A CURA DELL’AUTORE. ...................................... 101
TABELLA 6: DETERMINANTI DELL’ASIMMETRIA INFORMATIVA NEL MERCATO DEL
CROWDFUNDING. SCHEMA A CURA DELL’AUTORE. ................................................................................ 108
TABELLA 7: CONFRONTO DELLE DIMENSIONI CHIAVE DEL CROWDFUNDING CON IFONDAMENTI
DELLA FINANZA ETICA.TABELLA A CURA DELL'AUTORE. ....................................................................... 140
TABELLA 8: TIPOLOGIE DI INVESTITORI. FONTE: LARRALDE, SCHWIENBACHER, 2010. ....................... 146
TABELLA 9: BUSINESS ANGEL E VENTURE CAPITAL, PRINCIPALI DIFFERENZE. SCHEMA A CURA
DELL’AUTORE. ........................................................................................................................................................... 150
TABELLA 10: IL MERCATO DELLE PMI IN EUROPA. FONTE: SCHEDA INFORMATIVA SMALL BUSINESS
ACT 2014 ITALIA....................................................................................................................................................... 157
TABELLA 11: PRINCIPALI STRATEGIE DI EXIT. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. FONTE: RAPPORTO
ITALIA 2013, VENTURE CAPITAL MONITOR (VEM) IN COLLABORAZIONE CON AIFI. .................. 169
TABELLA 12: PRINCIPALI DIFFERENZE TRA GLI OPERATORI PROFESSIONALI DEL MERCATO DEI
CAPITALI DI RISCHIO E I CROWDFUNDERS. SCHEMA A CURA DELL'AUTORE. .............................. 172
TABELLA 13: PUNTI DI FORZA E DEBOLEZZA DELL'EQUITY CROWDFUNDING. TABELLA A CURA
DELL'AUTORE. ........................................................................................................................................................... 176
TABELLA 14: PIATTAFORME AUTORIZZATE EQUITY CROWDFUNDING IN ITALIA. TABELLA A CURA
DELL'AUTORE. FONTE: CONSOB. *UNICASIM È L’UNICO GESTORE DI DIRITTO REGISTRATO
NELLA SEZIONE SPECIALE DEL REGISTRO. .................................................................................................... 191
TABELLA 15: I 15 PROGETTI EQUITY CROWDFUNDING LANCIATI TRA IL 2014 ED GIUGNO 2015.
TABELLA A CURA DELL’AUTORE. ....................................................................................................................... 192
295 | P a g .
TABELLA 16: TOTALE DEI PROGETTI DI EQUITY CROWDFUNDING LANCIATI TRA IL 2014 ED
GIUGNO 2015. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. * CLASSIFICAZIONE DEI SETTORI SECONDO I
GICS - GLOBAL INDUSTRY CLASSIFICATION STANDARD. ...................................................................... 193
TABELLA 17: PROFILO MEDIO DELL’INVESTIMENTO: CROWDFUNDING E INVESTITORI
PROFESSIONALI. SCHEMA DI CONFRONTO. * PER L’EQUITY CROWDFUNDING L’AMMONTARE
INVESTITO È DEPURATO DALLA QUOTA RELATIVA AGLI INVESTITORI PROFESSIONALI. ........ 196
TABELLA 18: START UP E PMI INNOVATIVE. SCHEMA DI CONFRONTO. TABELLA A CURA
DELL’AUTORE. FONTE: HTTP://STARTUP.REGISTROIMPRESE.IT/CONFRONTO.HTML ................. 214
TABELLA 19: POPOLAZIONE SUDDIVISA PER MODELLO DI CROWDFUNDING. ...................................... 239
TABELLA 20: POPOLAZIONE SUDDIVISA PER MODELLO IN RELAZIONE AL SETTORE. ......................... 239
TABELLA 21: POPOLAZIONE SUDDIVISA PER SETTORE IN RELAZIONE ALL’ESITO. ................................ 240
TABELLA 22: IL MERCATO DEL CROWDFUNDING IN ITALIA, QUESTIONARIO AI PROPONENTI: LE
SEZIONI. ...................................................................................................................................................................... 241
296 | P a g .
APPENDICE
A) Le piattaforme di Crowdfunding in Italia
Aggiornamento a Giugno 2015.
Piattaforma
Anno di lancio
Tipologia
Vocazione
Modello di Crowd
Startreed
Book a Book
Produzioni dal basso
Eppela
2011
2014
2005
2011
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Reward/ Donation
Reward
Reward/Donation
Reward
Be Crowdy
2014
Nazionale
Reward
Gigfarm
Com-Unity
Finanziami il tuo
futuro
2013
2013
Generalista
Settoriale: Editoria
Generalista
Generalista
Settoriale:
Artistico/Culturale
Settoriale: Musicale
Generalista
Nazionale
Nazionale
Reward
Reward
Generalista
Locale
Reward
2013
For Italy
2014
Giffoni Idea
Innamorati della
cultura
2014
Settoriale: Tutela
patrimonio artistico
Settoriale: Cinema
2014
Settoriale: Cultura
Nazionale
Reward
Nazionale
Reward
Nazionale
Reward
Locale
Reward
Nazionale
Reward
Nazionale
Reward
Locale
Reward
2013
2013
2013
2013
2013
2010
n.d.
2011
2011
2009
2012
2010
2013
2014
2013
2014
2014
2013
2013
2011
2012
2012
2014
2013
2012
Settoriale:
Educazione/Arte/
Volontariato
Settoriale: Arte
Contemporanea
Settoriale: Musicale
Settoriale: Cooperazione
Sociale
Settoriale: Scolastico
Settoriale: Arte visive
Settoriale: Design
Generalista
Settoriale: Terzo Settore
Settoriale: Terzo Settore
Settoriale: Terzo Settore
Settoriale: Terzo Settore
Solidarietà
Generalista
Generalista
Lending No profit
Generalista
Generalista
Settoriale: Green Economy
Generalista
Generalista
Generalista
Generalista
Settoriale: Ethic & Sociale
Generalista
Generalista
Settoriale: Terzo Settore
Generalista
Generalista
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Nazionale
Locale
Nazionale
Reward
Reward
Reward
Reward/ Donation
Donation
Donation
Donation
Donation
Donation
Lending
Peer 2 Peer
Lending/Donation
Equity
Equity
Equity
Equity
Equity
Equity
Equity
Reward/ Donation
Reward/ Donation
Reward/ Donation
Reward/Donation
Reward/Donation
Reward/Donation
2013
Generalista
Nazionale
Reward
kendoo
2014
Microcreditartistique
2013
Musicraiser
2012
Rezz
2014
Schoolraising
Vizibol
Werealize
Limoney
Coommon
Iodono
Let's Donation
Rete del Dono
ShinyNote
Prestiamoci
Smartika
Terzo Valore
AssitecaCrowd
Smart Hub srl
Fundera
Next Equity
Startups
Startify
Unicaseed
Buonacausa
Crowdfunding-Italia
Derev
Donordonee
Ginger
Proposizione
Take Off
Crowdfunding
B) Il Questionario
299 | P a g .
300 | P a g .
301 | P a g .
302 | P a g .
303 | P a g .
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RINGRAZIAMENTI
Al termine di questo lungo percorso accedemico, desidero anzitutto ringraziare il
Professore Francesco Gangi per avermi introdotto al tema del Crowdfunding, e per
aver supportato, con costante disponibilità e sincero interesse, ogni mio sforzo,
accordandomi continua fiducia.
Desidero ringraziare Francesco Campanella, correlatore del seguente lavoro, per il
valido supporto fornitomi in questi mesi di stesura del lavoro di tesi.
Un ulteriore ringraziamento va a Nicola Varrone, per il sostegno offertomi nella
sezione analitica e la costante disponibilità di suggerimenti ed indicazioni.
Doveroso è rendere affettuosamente grazie alla Dott.ssa Anna Ruggiero, per avermi
accompagnato, in questi lunghi mesi, con costante gioia e per aver arricchito la mia
esperienza personale e professionale con il diretto coinvolgimento in eventi e
campagne di crowdfunding.
L’ultimo immenso e profondo ringraziamento è per i miei affetti.
Il primo pensiero è per i miei genitori senza i quali non averei potuto essere qui
oggi, non solo per il sostegno economico, ma soprattutto per il continuo sostegno,
a volte tacito a volte esplicito, ma che mai è venuto a mancarmi in questi anni. Grazie
a mio padre Luigi per avermi trasmesso l’arte della pazienza e della dedizione, grazie
a mia mamma Marianna per avermi insegnato l’importanza del sacrificio e
dell’operosità. Grazie ai miei fratelli Olindo e Francesca, per l’instancabile sostegno
morale durante questo lungo percorso. Grazie a mia zia Ernestina e mio zio
Giuseppe per avermi sempre sostenuto con curiosità, interesse ed affetto in questo
percorso di specializzazione. Grazie ad Aristide, che con amore ha supportato
questo percorso e gioito con me di ogni piccolo progresso. Desidero inoltre
esprimere forte gratitudine ai miei amici più cari per aver sempre creduto in me, e
per essere stati, anche da lontano, sempre vicini.