il crowdfunding nei modelli di finanziamento di progetti imprenditoriali
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il crowdfunding nei modelli di finanziamento di progetti imprenditoriali
SECONDA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI DIPARTIMENTO DI ECONOMIA CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ECONOMIA E MANAGEMENT Tesi di Laurea in ANALISI DEGLI INVESTIMENTI “IL CROWDFUNDING NEI MODELLI DI FINANZIAMENTO DI PROGETTI IMPRENDITORIALI” Indagine conoscitiva sul fenomeno del Crowdfunding tra opportunità e prospettive di sviluppo. Relatore: Candidato: Chiar.mo Prof. Francesco Gangi Lucia Michela Daniele Correlatore: Mat. A10000537 Chiar.mo Prof. Francesco Campanella Anno Accademico 2014/2015 Indice Abstract 6 CAPITOLO 1 CROWDFUNDING: ASPETTI DEFINITORI 1.1 Definizione e caratteristiche del Crowdfunding 11 1.2 Origine storica ed evoluzione del fenomeno 17 1.3 I modelli di crowdfunding 19 1.3.1 Il modello Donation-based 22 1.3.2 Il modello Reward-based 22 1.3.3 Il modello Lending-based 23 1.3.4 Il modello Equity-based 24 1.4 27 Gli attori del crowdfunding 1.4.1 Tassonomia delle piattaforme 30 1.5 34 Le cifre del Crowdfunding nel mondo 1.5.1 Trend internazionali 37 CAPITOLO 2 LA RACCOLTA DI CAPITALI ON LINE: OPPORTUNITA’ E CRITICITA’ 2.1 Opportunità e limiti del finanziamento dal basso: SWOT ANALYSIS 43 2.2 Dalla business idea alla raccolta di capitali: gli step del processo 54 2.3 Il proponente 59 2.3.1 Aspettative e benefici 59 2.3.2 Disincentivi per il proponente 62 2.3.3 Criteri di scelta della piattaforma 64 2.4 67 La comunità dei crowdfunders 2.4.1 Benefici attesi dal finanziamento di progetti on line 69 2.4.2 Disincentivi per la comunità 72 2.4.3 Tipologie di crowdfunders 74 2.4.3.1 Hahn: omogeneità della folla e archetipi di crowdfunders 75 2.4.3.2 Categorie di crowdfunders e criteri di scelta dei progetti 79 2.4.4 Il ruolo del consumatore nella co-produzione e nel co-sviluppo dell’investimento 90 2.5 Il ruolo delle piattaforme nella raccolta di capitali on line 98 2.6 Ruolo e impatto delle asimmetrie informative: i fallimenti di mercato 102 2.6.1 Possibili azioni di contenimento delle asimmetrie informative 113 2.7 Il capitale relazionale e il valore del network 123 2.8 Fattori critici di successo di una campagna di Crowdfunding 130 2.9 Crowdfunding e Finanza Etica: il valore sociale quale driver di crescita sostenibile 136 CAPITOLO 3 IL FINANZIAMENTO DAL BASSO PER LO SVILUPPO IMPRENDITORIALE 3.1 Forme di finanziamento all’imprenditoria: una panoramica 145 3.2 Le criticità del mercato del credito in Italia 152 3.3 Attori e tendenze del mercato del capitale di rischio in Italia 163 3.4 L’Equity crowdfunding come modello complementare di raccolta di capitale di rischio 170 Analisi del grado di complementarietà 181 3.5 3.5.1 Dimesione comportamentale 182 3.5.2 Dimesione operativa 188 3.6 Il modello reward nel ciclo di vita dell’impresa 199 3.7 Il quadro normativo dell’equity crowdfunding in Italia 205 3.7.1 Le start-up innovative 208 3.7.2 Il regolamento Consob n.18592/2013 215 3.7.3 Aspetti critici della normativa e sfide dell’equity crowdfunding 220 3.8 L’indirizzo della Commissione Europea 226 3.9 La regolamentazione oltreoceano: il Crowdfunding negli USA 228 CAPITOLO 4 INDAGINE CONOSCITIVA SUL MERCATO DEL CROWDFUNDING IN ITALIA 4.1 Finalità dell’analisi 243 4.2 La popolazione 236 4.3 Tecnica d’indagine: il Questionario 240 4.4 Statistiche descrittive 241 4.4.1 SEZIONE A: Indagine preliminare 243 4.4.2 SEZIONE B: Il Proponente 244 4.4.3 SEZIONE C: Il Team 246 4.4.4 SEZIONE D: Il Progetto 251 4.4.5 SEZIONE E: La scelta della piattaforma 256 4.4.6 SEZIONE F: La scelta del crowdfunding, benefici attesi e criticità 260 4.4.7 SEZIONE G: Il finanziamento 263 4.5 Analisi delle corrispondenze simmetriche 269 4.6 Evidenze ed implicazioni del lavoro di analisi 284 CONCLUSIONI 289 INDICE DELLE FIGURE & DELLE TABELLE 292 APPENDICE A – Le piattaforme di Crowdfunding in Italia 297 APPENDICE B – Il Questionario 298 BIBLIOGRAFIA & SITOGRAFIA 304 RINGRAZIAMENTI 312 Abstract “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’.” Albert Einstein A sei anni dallo scoppio della crisi del 2008, i suoi tragici effetti ancora sono visibili e la ripresa economica tarda ad arrivare. Il credit crunck che attanaglia famiglie e imprese, i tassi cronicamente alti di disoccupazione, gli investimenti in ricerca ed innovazione insufficienti, unitamente al clima di sfiducia e all’incapacità dei governi di adottare misure di politica economica in grado di arginare il declino dell’economia, sono tra le principali conseguenze della crisi globale, ma anche tra le principali condizioni che hanno condotto gli individui e le organizzazioni verso la continua ricerca di forme alternative e complementari di finanziamento. La profonda recessione e lo sviluppo della tecnologia Web 2.0, hanno rappresentato il terreno fertile per la nascita del Crowdfunding. Il termine, che letteralmente indica “finanziamento dalla folla”, definisce lo sforzo comune di un gruppo di individui, facenti parte di una comunità virtuale, di sostenere e rendere realizzabili, con piccoli ma preziosi contributi, progetti e/o iniziative di persone e di organizzazioni. Laddove il concetto di colletta non è di certo nuovo, ciò che rende il Crowdfunding una vera innovazione è la sua ineguagliabile forza di aggregare, non solo idee, ma soprattutto persone superando i confini geografici. Sebbene le prime esperienze di colletta on-line si riscontrino soprattutto in ordine a progetti ed iniziative essenzialmente culturali o a sfondo sociale, ad oggi il 6|Pag. fenomeno del Crowdfunding ha assunto una dimensione economica tale da farlo assurgere ad asset di sviluppo e di ripresa del sistema economico. Difatti, mentre i sistemi di credito tradizionali non sono più in grado di accogliere o recepire il valore di un’iniziativa, il finanziamento dal basso si pone come una effettiva modalità di raccolta di capitali preziosi, utili sia al finanziamento che allo sviluppo di realtà imprenditoriali. Si tratta di una possibilità concreta, il cui riscontro non è solo auspicato ma ampiamente confermato dalla continua diffusione e declinazione del fenomeno in diversi modelli, tendenza che mostra la capacità di questo nuovo strumento di sostenere fattivamente i vari settori dell’economia, dal no-profit alle imprese business-oriented. In tema di Crowdfunding l’Italia vanta un importante primato. Il Bel Paese è stato il primo a livello mondiale a dotarsi di una regolamentazione ad hoc per l’equity crowdfunding. L’impegno del legislatore a legittimare questo nuovo strumento a servizio delle imprese rappresenta un primo, si auspica non l’ultimo, grande passo verso la definizione e l’adozione di regolamenti e modelli in grado di sostenere lo sviluppo economico e, contemporaneamente, contribuire a generare un ambiente non ostile alla nascita e alla ideazione di progetti ad alto valore innovativo. In Italia il valore dei progetti finanziati attraverso il crowdfunding supera i 30 ml di euro, di cui 7 ml solo da Ottobre 2013 ad oggi e 11 milioni nei dodici mesi precedenti. Le piattaforme, che nel corso di questi due anni hanno raccolto più di 50mila progetti, sono aumentate del 30% negli ultimi sette mesi, raggiungendo quota 54 piattaforme attive. A valle di tali considerazioni il lavoro di tesi intende svolgere un’analisi accurata e dettagliata dello state dell’arte in Italia. Il Crowdfunding è un fenomeno relativamente nuovo, uno strumento dalle diverse potenzialità e implicazioni, dunque, l’obiettivo è individuare i molteplici vantaggi che esso può offrire, nonché, evidenziare le varie criticità che questo strumento può porre. L’analisi verterà sulle dinamiche che governano il fenomeno, al fine di individuare modelli in grado di indirizzare promotori ed organizzazioni nell’utilizzo di questo strumento innovativo. Il lavoro di tesi proposto vuole offrire, dunque, un indirizzo alla istituzioni e al tessuto imprenditoriale per comprendere e cogliere le possibilità offerte dal Crowdfunding. 7|Pag. Nel primo capitolo verranno affrontati gli aspetti definitori, l’origine ed evoluzione del fenomeno, nonché i diversi modelli sin oggi riscontrati. Inoltre saranno identificati gli attori coinvolti nel processo di finanziamento dal basso ed il loro ruolo. Il secondo capitolo si caratterizza per la specificità con cui ogni singola fase del processo di finanziamento dal basso viene analizzata. Lo scopo principale è costruire una finestra di discussione sui principali aspetti qualitativi e quantitativi del fenomeno, al fine di identificare un modello di governo delle relazioni e dell’aspetto finanziario, finalizzato ad un impiego adeguato del Crowdfunding. Alla SWOT Analysis seguirà l’identificazione delle varie fasi del processo di finanziamento. Ogni fase richiede di essere valutata ed analizzata alla luce delle aspettative, dei benefici e delle modalità d’interazione tra i vari attori. Con il sostegno della teoria economica si valuterà, inoltre, l’effetto delle asimmetrie informative, si cercheranno di identificare i fattori key factor che, grazie al successo di campagne nazionali ed internazionali, possono essere osservati in maniera più o meno determinante. Saranno analizzate le forti implicazioni relazionali e la centralità del capitale sociale dei proponenti, che nel processo di raccolta di finanziamenti dal basso si arricchisce delle relazioni instaurate con i crowdfunders. Infine, si esplorerà la correlazione tra il crowdfunding e la finanza etica, un connubio in grado di rendere sostenibili le nostre economie, troppo spesso malate. Dopo aver illustrato il meccanismo di funzionamento del Crowdfunding, le opportunità che esso riserva e, chiaramente, le relative minacce, la nostra attenzione si concentrerà sulle imprese business-oriented. La cronica difficoltà delle imprese, soprattutto di piccole-medie dimensioni, di ottenere finanziamenti dal sistema bancario o di catalizzare l’attenzione di Venture Capital e Business Angel, viene colta nel Crowdfunding come un’opportunità. I modelli equity e reward, anche se con modalità differenti di funzionamento, si stanno gradualmente affermando quali strumenti di sostegno dello sviluppo d’impresa, e appaiono legittimati a divenire a breve parte integrante delle fonti cui le imprese attingono normalmente per il loro sviluppo. Attraverso l’equity e il reward potremmo osservare come progetti destinati, a causa delle attuali condizioni del sistema creditizio, a rimanere in stato embrionale si siano invece presentati alle folle riuscendo ad emergere con buone 8|Pag. possibilità di sviluppo e crescita. Il Crowdfunding potrebbe divenire l’antidoto contro l’elevato tasso di mortalità delle start-up (innovative e non) italiane. Nel terzo capitolo verranno, dunque, illustrati i due modelli ponendo l’enfasi sul loro ruolo nella creazione e nella definizione di strategie di crescita aziendale. Verranno inoltre discussi gli interventi normativi del legislatore e delle Autorità di settore, nonché gli indirizzi della Commissione Europea, cercando di porre in evidenza la matrice di vantaggi e svantaggi che da tale disciplina potrebbero derivare per il tessuto economico italiano. Dopo aver inquadrato il fenomeno a livello teorico il lavoro di tesi si conclude con una indagine conoscitiva sul mercato del Crowdfunding in Italia. L’analisi, finalizzata alla comprensione delle dinamiche e delle prospettive di sviluppo del finanziamento dal basso, intende offrire una chiave di lettura delle principali dinamiche qualiquantitative che governano il fenomeno a livello nazionale. Il lavoro di tesi proposto apre una finestra di discussione sullo stadio dell’arte in Italia, tracciando possibili scenari d’indagine futuri, fornendo al contempo, ad istituzioni e operatori del settore, un quadro sistemico delle possibilità e criticità che a livello nazionale vengono prospettandosi nel mercato del Crowdfunding. 9|Pag. 1 CROWDFUNDING: ASPETTI DEFINITORI 1.1 Definizione e caratteristiche del Crowdfunding Il termine crowdfunding, che letteralmente indica il finanziamento (funding) dalla folla (crowd), è relativamente nuovo. Fu Micheal Sullivan, nel 2006, a coniarlo in relazione al lancio di Fundavlog, un tentativo fallito di creare un incubatore per progetti ed eventi legati al mondo dei videoblog, che includeva una semplice funzionalità per effettuare donazioni on line. Il ruolo crescente ed esponenziale del crowdfunding nelle economie mondiali ha catalizzato l’attenzione della letteratura sul fenomeno, nonostante ciò ad oggi non è ancora riscontrabile una definizione univoca, semmai potesse esservi. Diversi autori hanno tentato di condensare in poche proposizioni il complesso fenomeno del crowdfunding, essendo lo stesso in continua evoluzione la letteratura sull’argomento non è vasta. Di contro è però possibile individuare diversi interventi, ognuno dei quali enfatizza un aspetto diverso del processo di raccolta fondi dal basso. Sigar (2012) descrive il Crowdfunding come un metodo innovativo per gli imprenditori di raccogliere fondi grazie allo sviluppo del Web 2.0., Lynn & Sabbagh (2012) individuano nel successo della raccolta fondi la capacità del soggetto promotore di rivolgersi a gruppi di persone che, condividendo medesimi interessi, sono potenzialmente disposte a donare piccoli contributi per lo sviluppo di progetti imprenditoriali. Ramsey (2012) identifica il Crowdfunding come processo interattivo tra promotori e potenziali supporters, Bechter, Jentzsch & Frey (2011) lo definiscono un approccio, altri autori invece lo associano ad una tecnica di fundraising attuata on line. Ognuna di queste definizioni è in grado di cogliere un aspetto del crowdfunding, in relazione alle diverse parti coinvolte nel processo stesso, e potrebbe contribuire fattivamente a disegnare i confini del fenomeno. 11 | P a g . Ramsey, Y.A. (2012) “The process of raising money to help turn promising ideas into business realities by connecting investees with potential supporters.” Betcher, C.; “An approach to raising capital required for a project or Jentzsch, S.; Frey enterprise by appealing to large numbers of ordinary people for M. (2011) small ($1-$100) contributions.” Lynn, D.M. (2012) Sigar, K. (2012) Wheat R.E.; Wang Y.; Byrnes, J.E.; Ranganathan, J. (2012) “A relatively new outgrowth of social media that provides funding for a variety of ventures” “A capital formation strategy that raises small amounts of founds from a large group of people through online means.” “A new Internet based method of fundraising in which individuals solicit contributions for projects on specialized Crowdfunding websites.” Lynn, D.M.; “A new outgrowth of social media that provides an emerging Sabbagh, H. (2012) source of funding for ventures.” Powers, T.W. “A financial mechanism that allows startup companies to solicit (2012) funds from the general public through website intermediaries.” European “Crowdfunding is the mechanism of pooling and distributing Crowdfunding relatively small financial investments from a large audience of Network (2012- supporters in exchange for equity or liabilities carrying financial 2013) returns or other non-financial rewards, where supporters are people or organization who network, usually via the Internet, to jointly support other people or organizations.” Tabella 1: Nozioni di Crowdfunding. Tabella a cura dell’autore. Secondo il Framework for European Crowdfunding, “Il crowdfunding può essere definito come lo sforzo collettivo di molti individui che creano una rete e uniscono le proprie risorse per sostenere i progetti avviati da altre persone o organizzazioni, solitamente attraverso o comunque con l’aiuto di Internet. I singoli progetti o le imprese sono finanziati con piccoli contributi da un gran numero di individui, permettendo ad innovatori, imprenditori e titolari di aziende di utilizzare le loro reti sociali per raccogliere capitali”1. La definizione citata, ad avviso di chi scrive, appare 1 A FRAMEWORK FOR EUROPEAN CROWDFUNDING | K. De Buysere, O. Gajda, R. Kleverlaan, D. Marom | 2012 12 | P a g . quella maggiormente indicata a cogliere nell’immediato la rivoluzione che questo nuovo strumento di raccolta fondi ha apportato nelle economie mondiali. Il crowdfunding non è esclusivamente una raccolta fondi, sottende forti implicazioni sociali e antropologiche che si sviluppano on-line, trova esplicazioni in una serie di processi che potrebbero innovare il modo stesso in cui classicamente intendiamo la relazione tra ideazioni, produzione e consumo. La nozione del Framework evidenzia chiaramente i tre concetti chiave su cui si fonda la pratica del crowdfunding: • La folla (who?) • Il funding (what?) • Internet (where?) La folla (crowd) è l’anima del processo di crowdfunding. Essa rappresenta un’aggregazione spontanea di individui, normalmente su piattaforme on-line dedicate, che si identifica in un’iniziativa o in un progetto, o semplicemente ne sposa la filosofia, decidendo di contribuire alla realizzazione dello stesso con uno sforzo monetario. La centralità della folla è un attributo che il crowdfunding eredita dalla pratica del crowdsourcing. Citando Kleeman2 “Crowdsourcing takes place when a profit oriented firm outsources specific tasks essential for the making or sale of its product to the general public (the crowd) in the form of an open call over the internet, with the intention of animating individuals to make a contribution to the firm's production process for free or for significantly less than that contribution is worth to the firm”. Il crowdsourcing è, dunque, una sorta di modello di business grazie al quale un’impresa affida le fasi di creazione di un prodotto o di un servizio, dalla sua progettazione alla sua realizzazione, ad un insieme di individui (la folla), tramite una open-call, alla quale chiunque può rispondere apportando il valore delle proprie competenze tecniche e commerciali. Rispetto alla tradizionale forma di outsourcing di attività aziendali, il crowdsourcing, non solo consente un elevato risparmio di costi, ma genera un beneficio significativo in termini di capitale sociale “Crowdfunding can be defined as a collective effort of many individuals who network and pool their resources to support efforts initiated by other people or organizations. This is usually done via or with the help of the Internet. Individual projects and businesses are financed with small contributions from a large number of individuals, allowing innovators, entrepreneurs and business owners to use their social networks to raise capital”. 2 KLEEMANN, F., VOß, G., RIEDER, K.,“Un(der)paid Innovators: The Commercial Utiliza-tion of Consumer Work through Crowdsourcing”. Science, Technology & Innovation Studies, North America, 4, Jul. 2008. 13 | P a g . ed innovativo a cui l’impresa può attingere per lo sviluppo dei propri progetti. Linux è uno dei più famosi esempi di crowdsourcing: lo sviluppo di un sistema operativo open-source interamente progettato e reso liberamente accessibile da appassionati e specialisti del settore, ad oggi effettivi utilizzatori. Il principio su cui si basano le pratiche del crowdsourcing e crowdfunding è dunque lo stesso, ciò che diverge è la finalità. Mentre nel primo il coinvolgimento di un elevato numero di individui è finalizzato a generare una comunità che scambia, in relazione ad un progetto, spunti commerciali e progettuali, nel secondo la folla diviene centrale per l’apporto monetario di risorse utili al lancio di un progetto che ha già, presumibilmente, superato la fase progettuale. Lambert & Schwienbacher3, basandosi sulla definizione di Kleemann di crowdsourcing, citano “crowdfunding involves an open call, essentially through the Internet, for the provision of financial resources either in form of donation or in exchange for some form of reward and/or voting rights in order to support initiatives for specific purposes”. Il supporto allo sviluppo dell’iniziativa ricercato nel crowdfunding si risolve, di fatto, nell’apporto di danaro. Tale considerazione introduce il secondo concetto chiave, ossia l’attività di funding, che a sua volta viene ricondotta al fenomeno della microfinanza. Il termine “microfinanza” è diventato d’uso comune agli inizi degli anni’90, come evoluzione del concetto del microcredito4, includendo sia l’aspetto di somministrazione di prodotti assicurativi che quello della raccolta del risparmio a favore di persone con basso profilo socio/economico, normalmente escluse a vario titolo dai circuiti tradizionali del credito, per la creazione e lo sviluppo d’attività produttive e commerciali. Le istituzioni di microfinanza si pongono come obiettivo principale la riduzione della povertà, promuovendo lo sviluppo umano ed economico del luogo in cui operano. L’idea di base è che, attraverso il credito agevolato, il povero possa sviluppare una micro attività che gli permetta di incrementare le proprie entrate e migliorare la propria condizione economica e sociale. A livello internazionale il microcredito si è affermato negli anni Settanta grazie alla nascita della Grameen Bank, la prima “banca dei poveri” fondata da Muhammad Yunus5, anche conosciuto 3 Lambert T., Schwienbacher A. (2010). An Empirical Analysis of Crowdfunding. Louvain School of Management, Working Paper Series. 4 Sulla nozione di microcredito e sulle sue origini: Cfr. M. Yunus, Un mondo senza povertà, Milano, Universale Economica Feltrinelli, 2010. 5 Muhammad Yunus (Chittagong, 28 giugno 1940), premio Nobel per la pace nel 2006 è un’economista e banchiere bengalese. Yunus consegue la Laurea in Economia presso l’Università di Chittagong (Bangladesh) e in seguito il Dottorato di Ricerca in Economia presso l'Università 14 | P a g . come il banchiere dei poveri per aver sostenuto e realizzato un sistema di piccoli prestiti a favore dei propri concittadini, spesso troppo poveri per poter accedere al sistema bancario. Il crowdfunding eredita dal concetto di microfinanza la forza dell’agire comunitario, ogni sforzo individuale che si sostanzia in tanti piccoli contributi, anche di entità modesta, realizzano un accumulo di ricchezza tale da far decollare progetti che altrimenti sarebbero rimasti tali. Il collante di questi due fattori chiave, la forza della folla e l’attività di funding, è stato lo sviluppo del Web 2.0., l’ascesa del crowdfunding negli ultimi dieci anni deriva proprio dal proliferare e dall’affermarsi di applicazioni web, sistemi che consentono a pionieri e creativi di dialogare con la “crowd” per ottenere idee, raccogliere fondi e sollecitare l’attenzione su prodotti e servizi in via di sviluppo6. Applicazioni interattive, piattaforme di condivisione dei media, social media sono gli habitat naturali della folla, i luoghi virtuali dove i processi di aggregazione di idee e di fondi si realizzano in tempo reale, permettendo un scambio diretto ed immediato di contenuti ed informazioni relativo a progetti, attività commerciali, eventi sociali e culturali. Le quattro evoluzioni tecnologiche che hanno reso la rete l’habitat naturale del crowdfunding, a giudizio di Nesta7, sono: Un luogo virtuale dedicato Le piattaforme di crowdfunding rappresentano il luogo virtuale ove chiunque, persona fisica o associazione, può presentare la propria iniziativa. Le piattaforme di crowdfunding sono siti web che facilitano l’incontro tra la domanda di finanziamenti da parte di chi promuove dei progetti e l’offerta di denaro da parte degli utenti. In tali siti ogni iniziativa è presentata con un format descrittivo degli scopi, dei temi di raccolta, delle eventuali ricompense e del relativo budget. Ogni proponente può Vanderbilt di Nashville (Tennessee, U.S.A.) nel 1969. È stato docente di Economia presso la Middle Tennessee State University, U.S.A., dal 1969 al 1972, quindi direttore del Dipartimento di Economia dell’Università di Chittagong (Bangladesh) dal 1972 al 1989. 6 A FRAMEWORK FOR EUROPEAN CROWDFUNDING | K. De Buysere, O. Gajda, R. Kleverlaan, D. Marom | 2012 “The rise of the crowdfunding industry over the past decade comes from the advancement in web and mobile-based web applications and services. Entrepreneurs and businesses can utilize the crowd to obtain ideas, collect money, and solicit input on the product, overall fostering an environment of collective decision-making and allowing businesses to connect with potential customers.” 7 http://www.nesta.org.uk/ - “Working the crowd: a short guide to crowdfunding and how it can work for you”, Peter Baeck and Liam Collins, May 2013, NESTA. 15 | P a g . pubblicare la propria idea, arricchendo la stessa di contenuti multimediali quali immagini, video o “pitch” di presentazione del team. Spostare denaro con un click La moneta elettronica e i sistemi di pagamento on line quali Paypal e Amazon Flexible Payaments, garantiscono ai crowdfunders il trasferimento sicuro del danaro dal finanziatore al proponente. Le piattaforme si dotano di tali sistemi, non intervenendo, quindi, nel processo finanziario, ma cercando di garantire affidabilità del trasferimento da parte di terzi e costi bassi dello stesso per i crowdfunders. “Social Engine” Le piattaforme rappresentano la sede virtuale del progetto, fin quando lo stesso non giunge a scadenza per il finanziamento. L’attrazione delle folle verso i progetti pubblicati dalle piattaforme si realizza soprattutto grazie a strumenti di condivisione interattiva e diretta, a costi zero ma con bacini di utenza mondiali, quali Twitter e Facebook, nonché con campagne pubblicitarie su blog tematici e indipendenti quali Tumblr e Wordpress. Il flusso informativo per così dire “esterno” alla piattaforma si realizza soprattutto nelle comunità on-line, attraendo potenziali investitori interessati a quella specifica tipologia di iniziativa, ed indirizzando gli stessi verso la piattaforma, con pochi ma determinanti click. Gli algoritmi e l’analisi dei dati Tutti i sistemi di aggregazione on-line sono in grado di fornire all’utilizzatore dati analitici e sistemi statistici utili, chiaramente, alla comprensione del traffico generato. Le piattaforme hanno sviluppato sistemi che consentono al promotore di monitorare autonomamente il grado di penetrazione del progetto, il suo successo, il numero di click, il numero di donazioni, frequenza degli aggiornamenti e commenti sulla campagna. In altri termini, avere un disposizione una sorta di diario di bordo, aumenta l’efficacia della campagna e contribuisce ad aumentare il successo della piattaforma. 16 | P a g . 1.2 Origine storica ed evoluzione del fenomeno Il concetto di crowdfunding, in difetto della sua classificazione come un tendenza passeggera, risale in realtà già ad alcuni secoli fa. Il primo evento di finanziamento collettivo si riscontra nel lontano 1884, quando il governo francese donò agli Stati Uniti d’America la Statua della Libertà. Il governo americano non disponeva all’epoca di sufficienti fondi per costruire il basamento della Statua che rischiava così di non essere installata nella baia della Grande Mela. Se il mondo intero può godere della magnifica visione di Miss Liberty deve rendere onore all’entusiasmo e all’intraprendenza di un unico uomo, l’editore Joseph Pulitzer8. Il fondatore del New York World, a cui è dedicato per inciso il più prestigioso premio giornalistico statunitense, avviò sul proprio quotidiano una raccolta fondi affinché il popolo americano potesse comprendere il significato universale della raffigurazione e il mondo intero potesse ammirarlo. E vi riuscì. Pulitzer catalizzò l’attenzione dell’opinione pubblica, invitando chiunque a dare il suo contribuito, grande o piccolo che fosse. L’editore annunciò di voler raccogliere 100.000 dollari dichiarando che avrebbe pubblicato sul suo giornale il nome di tutti coloro che avrebbero partecipato all’iniziativa. Furono raccolti 102mila Dollari, l’80% delle donazioni era di importo inferiore a un dollaro. Un piccolo sforzo individuale, moltiplicato e replicato per milioni di volte, è stato la vera scintilla del fuoco eterno della libertà. Questa esperienza di fine ‘800 accoglie tutte le determinanti del crowdfunding, tranne chiaramente il terzo fattore chiave, la tecnologia social, che ha elevato il fenomeno a livello globale potenziando le sue possibilità di giungere alla folla da e in ogni remoto angolo del mondo. I primi pionieri del funding on-line si riscontrano soprattutto nel terzo settore e nel campo culturale, artistico e musicale. Nel 2000 nasce la prima piattaforma JustGiving9 per la raccolta di fondi da destinare in beneficenza, nel 2005 viene lanciata Kiva10, la prima piattaforma di micro prestito per imprenditori di paesi in via di sviluppo, che ad oggi vanta oltre 165 milioni di dollari raccolti ad un eccellente tasso di restituzione del 98,83% dei fondi presi in prestito. Le modalità di raccolta e impiego di Kiva hanno portato allo 8 Joseph Pulitzer è stato un giornalista, editore e politico ungherese naturalizzato statunitense. Nato a Makó, in Ungheria, ed immigrato negli Stati Uniti, Pulitzer divenne un famoso giornalista ed editore. A sua memoria e per sua volontà è stato istituito un premio, il Premio Pulitzer, il più importante nel campo giornalistico, assegnato per la prima volta nel 1917. Fonte: Wikipedia. 9 www.justgiving.com 10 www.kiva.org 17 | P a g . sviluppo del cd. “peer to peer”, ossia prestito tra privati a tassi fortemente agevolati, alternativa tradizionale al prestito bancario per la realizzazione di piccoli progetti imprenditoriali e personali11. Il segmento del P2P è attualmente molto attivo e conta diverse piattaforme in tutto il mondo, il suo successo è stato notevolmente favorito dall’impoverimento globale sia dei paesi meno sviluppati sia di quelli che, nonostante il costante regresso, siamo soliti definire “sviluppati”. Sino al 2008, anno di lancio di IndieGoGo12 negli Usa, il crowdfunding non ha rappresentato una vera innovazione, probabilmente perché i social ne hanno aumentato l’esposizione mediatica con una serie di funzionalità di condivisione o semplicemente per carenza di cultura sul fenomeno. Ad ogni modo dal lancio di IndieGoGo e di Kickstarter13, attualmente le due piattaforme più popolari di crowdfunding al mondo, si è assistito ad un proliferare di piattaforme in tutto il mondo. Rispetto alle piattaforme precursrici, le due piattaforme statunitensi hanno introdotto un sistema di ricompense per i finanziatori dei progetti presentati nei loro portali. Così i crowdfunders, comunità di persone e dunque di emozioni, ottengono in cambio premi e ricompense non monetarie come ringraziamento del loro “dono” morale e monetario. L’importanza del crowdfunding è testimoniata dalle cifre raggiunte da kickstarter, piattaforma sulla quale è stato lanciato il progetto pebble e-paper watch14, una dockin station per i-phone creata da casey hopkins, che nel 2012 supera il milione di dollari raccolti (per l’esattezza 1.464.706 dollari), vincendo il titolo del progetto più finanziato della storia. Lo scenario delle campagne di crowdfunding si è però ulteriormente evoluto, giungendo ad affacciarsi ad attività tipiche di investitori professionali quali venture capital, business angel e fondi d’investimento. Agli inizi del 2010, il perdurare delle condizioni di credit crunch hanno portato gli operatori del settore ad esplorare nuove potenzialità dell’interazione con la folla ed a implementare gradualmente l’equity- crowdfunding: l’investimento in capitale di rischio di start-up nascenti. 11 Don Tapscott autore di “Wikinomics. La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo:” afferma “Ciò che queste reti di P2P consentono di fare che le banche non possono (o non vogliono) fare è lasciare che le persone associno i propri investimenti ad individui o cause in cui credono” 12 www.indiegogo.com 13 www.kickstarter.com 14 www.getpebble.com 18 | P a g . 1.3 I modelli di crowdfunding Le campagne di crowdfunding rappresentano una fonte di finanziamento alternativa nell’ambito delle quali all’investitore possono essere offerte, in cambio dell’apporto monetario, diverse tipologie di ricompense che possono consistere in premi, ricompense emozionali, prodotti finiti o benefici riconducibili al senso d’appartenenza e talvolta allo status. Kappel15 nel suo studio sull’industria discografica americana distingue due tipologie di campagne: “ex post facto crowdfunding” e “ex ante facto crowdfunding”. Nel primo caso trattasi di campagne lanciate con riferimento a prodotti finiti, mentre nella seconda categoria l’autore fa rientrare tutti i progetti che contestualmente al finanziamento prevedono la possibilità per i crowdfunders di intervenire attivamente nel processo di ideazione. Il riferimento all’industria discografica consente di cogliere con precisione la distinzione operata: nel primo caso siamo dinanzi a progetti di finanziamento per album già registrati, nel secondo caso autori indipendenti, liberi da etichette, decidono di confrontarsi con la folla per ottenere il loro diretto sostegno, non solo economico, ma soprattutto artistico. Le campagne ex ante facto crowdfunding si caratterizzano, difatti, in quanto l’ascoltatore/finanziatore può contribuire a scegliere le track che saranno oggetto del disco, alla cui realizzazione la campagna di funding è diretta. Ulteriore classificazione delle campagne di crowdfunding in base al modello di ricompensa, ci viene offerta da Lambert & Schwienbacher16 (2010), i quali identificano tre categorie di crowdfunding: investimenti attivi, investimenti passivi e donazioni. Nel segmento delle donazioni le iniziative di crowdfunding, piuttosto che offrire ricompense monetarie e non, solitamente sono finalizzate alla raccolta di fondi da destinare in beneficenza. Gli investimenti attivi comprendono tutte quelle campagne di crowdfunding nelle quali il crowdfunders svolge un ruolo attivo, non si limita all’apporto di denaro, ma interviene fattivamente nel processo di produzione ed ideazione del prodotto/servizio con l’apporto di competenze. Infine ogni qual volta la campagna di crowdfunding sottende delle promesse di ricompensa a fronte dell’investimento, senza che venga a configurarsi alcun ingerenza del consumatore/finanziatore nel processo di 15 Tim Kappel, Ex Ante Crowdfunding and the Recording Industry: A Model for the U.S., 29 Loy. L.A. Ent. L. Rev. 375 (2009). 16 Lambert T., Schwienbacher A. (2010). An Empirical Analysis of Crowdfunding. Louvain School of Management, Working Paper Series. 19 | P a g . sviluppo dell’iniziativa, gli autori classificano questa fattispecie come investimenti passivi. Gli imprenditori che ricorrono al finanziamento passivo non sono interessati a trasformare i membri della folla in consumatori attivi, bensì esclusivamente a raccogliere finanziamenti. Partendo dalla premessa che il capitale può essere raccolto sotto forma di donazioni, sponsorizzazioni, preordini o prevendite, Hemer (2011)17 offre una classificazione delle campagne di crowdfunding che tenga conto, al contempo, della ricompensa offerta nonché del grado di complessità dell’operazione. Figura 1.1: Le principali forme di crowdfunding classificate in relazione al grado di complessità del processo. Fonte: Hemer (2011). L’autore identifica cinque tipologie di crowdfunding in relazione alla tipologia di ricompensa offerta: crowd donations, crowd sponsoring, crowd pre-selling, crowd lending, crowd equity. Le crowd donation si identificano nelle donazioni, atti altruistici richiesti ai crowdfunders a fronte di un beneficio morale. Le crowd sponsoring prevedono un accordo tra il proponente e uno sponsor, in forza del quale in cambio del finanziamento del progetto il proponente si obbliga a concedere attività di PR o di marketing. Nelle campagne di crowd pre-selling, il creator invita i crowdfunders a sponsorizzare la sua idea, ottenendo in cambio il prodotto oggetto della campagna in prevendita, normalmente ad un prezzo inferiore al lancio sul mercato. Il lending crowdfunding è invece una forma di microcredito attuata on line, il finanziamento assume la forma di prestito la cui ricompensa per il finanziatore è costituita dal rimborso dello stesso e dalla 17 Hemer Joachim, “A snapshot on crowdfunding”. Working paper firms and region R2/2011. 20 | P a g . maturazione di interessi. Sia la formula pre-selling che lending possono essere ricondotte nel novero degli investimenti passivi individuati da Lambert & Schwienbacher. Il lancio di una campagna di raccolti fondi, finalizzata all’offerta di capitale di rischio in start-up, viene definita crowd equity. Il finanziatore in tal caso si qualifica quale azionista dell’impresa tramite l’acquisto di azioni fornite sia di diritti patrimoniali che amministrativi. Le categorie fin ora analizzate risultano sicuramente sovrapponibili, la pratica del crowdfunding e le sue evoluzioni costanti hanno portato all’individuazione, generalmente accettata, di quattro categorie di modelli di crowdfunding: • Donation-based • Reward-based • Lending-based • Equity-based I modelli rappresentano una tipizzazione per certi versi formale adottata in letteratura talora per identificare il progetto rispetto al meccanismo di ricompense previste dal creator, talaltra per identificare la tipologia di piattaforma. Si tratta di una specificazione che non solo consente di indagare i profili di peculiarità e di divergenza del modus operandi delle piattaforme che sono ricomprese nelle singole categorie, ma anche di distinguere con riferimento a progetti con finalità eterogenee, il diverso impatto del complesso universo delle aspettative e dei benefici dei diversi attori che intervengono a vario titolo nel processo di compimento della campagna di crowdfunding. Nella realtà, dal lato dell’offerta, si riscontrano molto spesso modelli ibridi, ossia piattaforme che adottano contemporaneamente più modelli di crowdfunding. Le piattaforme ibride offrono l’indubbio vantaggio di riuscire ad intercettare più individui dalla folla, così a coloro che sono particolarmente legati al progetto a livello emotivo e che probabilmente preferiranno donare senza ottenere nulla in cambio, si affiancheranno coloro che non essendo coinvolti emotivamente dal progetto sono spinti a donare dalla previsione di un premio. 21 | P a g . 1.3.1 Il modello Donation-Based Nel modello donation-based le iniziative proposte fanno riferimento soprattutto al terzo settore, organizzazioni no-profit, enti a scopo sociale e associazioni, che si rivolgono alla massa affinché questa aderisca e contribuisca ad una causa sociale o etica. Il donatore in tal caso è spinto sostanzialmente da un movente caritatevole, egli non ottiene nessun vantaggio economico dal finanziamento dalla causa. Questo modello è probabilmente il primo in ordine cronologico, difatti, le prime campagne di crowdfunding erano per lo più incentrate su temi culturali e a sfondo sociale. Lo scopo caritatevole e filantropico deve essere ricondotto al beneficio del donatore, non anche alle modalità di funzionamento della piattaforma o allo scopo perseguito dal proponente. In sintesi, sono ricompresi nella categoria donation, tutti quei progetti che non prevedono un ritorno economico per il donatore, di conseguenza la piattaforma potrà operare attraverso il trattenimento di oneri di intermediazione o meno, così come il progetto finanziato sottendere uno scopo noprofit o meno. A sostegno di quanto sin ora illustrato, mentre la piattaforma Iodono18, attiva dal 2009, accoglie solo progetti no profit, Let’s donation19 accoglie sia progetti no profit che profit oriented. Ancora, mentre Iodono non prevede success fee per il successo della campagna, Let’s donation applica diverse tipologie di commissioni. Nel panorama italiano è difficile riscontrare piattaforme donation per così dire “pure”, il modello di raccolta prescinde dal modello di business che contraddistingue la piattaforma, che può essere variamente articolato. 1.3.2 Il modello Reward-Based Il modello in esame risulta essere attualmente quello maggiormente diffuso, secondo il Massolution Report20 più dei 2/3 delle piattaforme mondiali sono di tipo reward. La formula del reward crowdfunding è largamente utilizzata grazie alla sua capacità di remunerare, seppure simbolicamente, i crowdfunders senza disperdere però risorse utili al progetto. Le ricompense non sono mai costituite da somme di danaro, normalmente hanno un valore inferiore alla donazione, ciò nonostante 18 http://www.iodono.com/home.asp www.letsdonation.com 20 http://research.crowdsourcing.org/2013cf-crowdfunding-industry-report 19 22 | P a g . suscitano nella folla un interesse notevole grazie al valore che la stessa attribuisce a piccoli gesti di ringraziamento quali mail, citazioni personali e Vip ticket. Il valore delle ricompense può inoltre essere graduato in relazione all’importo donato, la scelta delle ricompense spetta unicamente al promotore. L’evoluzione del modello reward ha portato anche allo sviluppo on-line della pratica di pre-selling con la quale è possibile presentare al mercato prodotti o servizi, ancora non realizzati, per la produzione dei quali si rende necessario il finanziamento della folla. I backers, ossia coloro che effettuano la donazione, ottengono così il diritto a ricevere il prodotto/servizio prima del lancio ufficiale sul mercato, chiaramente ad un prezzo scontato. Il pre-selling rappresenta una possibilità concreta per innovatori e piccole imprese di lanciare con successo un nuovo prodotto, testandolo in via anticipata con il consenso della folla. Il modello pre-selling e reward puro spesso sono complementari, non alternativi, come nel caso di Hydro Jacket21 la campagna lanciata su Kickstarter nel 2014 per la produzione di una giacca al 100% di cotone organico, idrorepellente e windproof, interamente realizzata in Italia. I creators hanno definito ben dodici livelli di ricompense, da una donazione minima di 5$ con invio di etichetta personalizzata di ringraziamento, ad una donazione oltre i 4200$ con visita presso lo stabilimento di produzione, tour culturale e la possibilità di scegliere cinque modelli di Hydro Jacket. 1.3.3 Il modello Lending-Based Il lending crowdfunding è un modello attraverso il quale si realizza il prestito tra privati, senza dunque il ricorso ad intermediari specializzati qualificati dall’art. 106 del Testo Unico Bancario. Le piattaforme di tipo lending pongono in contatto coloro che hanno necessità di raccogliere denaro con coloro che sono potenzialmente interessati a prestarlo, ottenendo un tasso di remunerazione vario ed eventuale, a seconda delle modalità definite dalle piattaforme. Il lending ha dato vita a due sotto-modelli, a seconda del nesso di causalità esistente tra il prestito e il progetto da realizzare. Il social-lending consiste nella fornitura di servizi finanziari a soggetti 21 https://www.kickstarter.com/projects/202203352/the-100-cotton-hydro-jacket-naturally-waterresist 23 | P a g . privati con basso profilo reddituale, che necessitano di risorse finanziarie per la realizzazione di progetti imprenditoriali, solitamente ad impatto locale. In tal caso il processo di erogazione si svolge coinvolgendo un intermediario, definito Field Partners, ossia un’istituzione finanziaria locale che seleziona i progetti che verranno lanciati sulla piattaforma e ne segue interamente lo sviluppo dal punto di vista finanziario, trattenendo e gestendo le somme donate. Diversamente, il peer-to- peer, si basa sulla creazioni di comunità nell’ambito delle quali richiedenti e prestatori interagiscono direttamente grazie alla piattaforma, l’incontro diretto tra chi necessita di denaro e coloro che intendono investire i propri risparmi facilita il raggiungimento di tassi di prestito e di impiego favorevoli per entrambi gli attori. La prima piattaforma di tipo P2P nasce in Gran Bretagna, ma ben presto, causa le condizioni economiche del mercato, il modello è stato importato anche in Italia ed ha riscontrato un notevole successo. Il modello lending si presta inoltre anche alla nascita di piattaforme specializzate rispetto alla tipologia di prestito, un esempio interessante è Crowdmortgage, focalizzato sui mutui per l’acquisto di immobili. La logica del prestito tra privati, nei paesi ove la regolamentazione lo consente, è stata traslata anche alle organizzazione economiche. FundingCircle22, piattaforma britannica di tipo lending, permette alle PMI di connettersi con piccoli risparmiatori per ottenere prestiti finalizzati allo sviluppo dell’attività d’impresa, evitando la lungaggine operativa e burocratica del sistema bancario tradizionale. Le imprese abbattono il costo del capitale preso a prestito, acquisiscono maggiore flessibilità della struttura finanziaria e spalmano il rischio sulla folla, potendo così garantire buoni tassi d’impiego senza sottostare al rischio di credito del mercato. 1.3.4 Il modello Equity-Based Il modello equity rappresenta sicuramente la più recente evoluzione della pratica del crowdfunding, nonché quella maggiormente discussa, in quanto eleva il finanziamento della folla a modalità di acquisto di quote di capitale sociale in startup. Attraverso le piattaforme equity, progetti ad alto valore innovativo e 22 www.fundingcircle.com 24 | P a g . contraddistinti da buone capacità di crescita e sopravvivenza sul mercato possono accedere ad un mercato parallelo per la raccolta di capitale di rischio. Si tratta del modello di crowdfunding maggiormente strutturato, soprattutto rispetto alle relazione intercorrenti tra gli attori. Quest’ultimi, infatti, non si configurano più come semplici prenditori e sostenitori che liberamente scelgono di ricorrere al finanziamento della folla, ma si assiste alla qualificazione di soggetti privati come investitori, seppur non professionali. Indubbia, quindi, è la necessità di opportune normative e regolamentazioni che disciplinino compiutamente il fenomeno, normative che in Italia non sono tardate ad arrivare. Il nostro Paese è stato il primo a livello globale ad introdurre una regolamentazione dell’equity attraverso il Regolamento Consob recante "Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio da parte di start-up innovative tramite portali on-line", pubblicato sul sito dell’Authority. In Italia i portali di equity sono appena tre, ciò chiaramente deriva dalla recente introduzione della normativa e dalla necessità di prevedere un modello di business ad hoc, che contempli sia il dettato del legislatore sia le esigenze di mercato. Inoltre, proprio a causa di normative differenti, rispetto alle piattaforme reward nazionali che hanno per lo più replicato i modelli oltreoceano, le piattaforme di tipo equity attive sullo scenario internazionale sono molto differenti. Ad ogni modo, i risultati ottenuti con il modello equity nel mercato domestico, con il lancio di ben tre start-up, fanno presagire un importante cambio di paradigma nella finanza d’impresa. I principali modelli di business riscontrati sin ora sono il modello club e il modello holding23 o cooperativa, i quali differiscono sostanzialmente per la modalità di aggregazione degli investitori non professionali. Nel modello club, come è possibile evincere dal termine, gli investitori non professionali sono membri di un gruppo d’investimento, l’acquisto della partecipazione azionaria non viene offerto indistintamente alla folla, ma ai membri del club. Crowdcube24, piattaforma equity britannica, opera con il modello club richiedendo ad ogni persona fisica interessata ad investire in attività d’impresa di depositare una somma di denaro da impiegare a fronte della registrazione al sito. Specularmente ogni imprenditorerichiedente viene sottoposto ad un accurato processo di verifica e analisi del progetto e del team, il cui risultato determina l’accesso alla piattaforma o meno, secondo i criteri stabiliti dagli advisor della stessa. Nel modello holding è invece 23 24 Castrataro D., Wright T., Bahr I., Frinolli C., “Crowdfuture – The future of Crowdfunding”, 2013. www.crowdcube.com 25 | P a g . prevista la costituzione di una Special Purpose Vehicle (SPV) per la realizzazione dell’investimento in capitale azionario, gli investitori non professionali divengono così finanziatori di un apposito veicolo societario, la cui costituzione mira all’attribuzione di specifici diritti di prelazione e all’eliminazione del cd. effetto diluizione25. La piattaforma israeliana OurCrowd26 ha sancito il successo del modello holding grazie alla campagna di ReWalk27, esoscheletro per i paraplegici progettato dall’Ingegnere Amit Goffer. Il lancio della campagna nel 2012 ha consentito la raccolta, in due step di equity crowdfunding, di 3,3 milioni di dollari. ReWalk è la prima start-up venuta ad esistenza grazie alla pratica del crowdfunding che ad Ottobre del 2014 ha portato a termine con successo un’offerta pubblica iniziale (IPO), quotandosi al NASDAQ con un’offerta di 3,45 milioni di azioni per la raccolta di 36 milioni di dollari. AltFi28 ha quantificato l’exit value dei crowdfunders in 5,5 volte il valore del loro investimento inziale in soli diciotto mesi. Nell’ambito dell’equity-crowdfunding si è riscontrata la nascita di un ulteriore modello di ricompensa, definito come royalty o revenue-sharing model, nel quale la controprestazione è rappresentata dalla partecipazione agli utili, o più genericamente ai profitti, derivanti dall’attività finanziata. Si tratta di una fattispecie autonoma che, a differenza dell’equity, trova già un effettivo riscontro normativo che ne chiarisce termini e portata. Nell’ordinamento giuridico italiano il revenue sharing può essere facilmente ricondotto al contratto di associazione in partecipazione, grazie al quale, a fronte di un determinato apporto che in tal caso è esclusivamente finanziario, l’associato acquista il diritto di partecipazione all’utile generato dall’impresa o dall’affare finanziato. 25 La diluizione è la variazione in diminuzione dell’utile per azione che si realizza in relazione ad operazioni ordianrie o straordinarie relative al capitale sociale quali l’aumento dello stesso, l’esercizio delle opzioni o la conversione di titoli azionari, obbligazionari e warrant. Con riferimento all’aumento di capitale sociale, l’emissione di nuove azioni a parità di utile comporterà che lo stesso andrà spalmato su un numero maggiore di detentori, gli utili per azionista verranno quindi ad essere diluiti. 26 www.ourcrowd.com 27 ReWalk è un prodotto istraeliano, distrubuito in Italia da ADIT (www.atidtech.com). 28 http://www.altfi.com/news/461 26 | P a g . 1.4 Gli attori del crowdfunding Nell’accezione dinamica il fenomeno del crowdfunding risulta essere effettivamente uno strumento alternativo di raccolta dei capitali solo se realizza una forte cooperazione tra gli attori del processo stesso. Le vari fasi del processo di raccolta implicano la costruzione di rapporti bidirezionali tra gli imprenditori, che aspirando alla raccolta di capitali, operano in qualità di emittenti del messaggio, e quelli che potremmo definire investitori insoliti, ossia coloro che sono disposti ad investire liquidità nel progetto, che chiaramente operano in qualità di riceventi. Il mezzo di comunicazione del messaggio è rappresentato dalle piattaforme, ossia il luogo virtuale d’incontro tra la domanda di risorse finanziarie e l’offerta parcellizzata delle stesse. Valenciene & Jegeleviciute29, ponendo l’enfasi sul rapporto cooperativo degli attori, sottolineano che il crowdfunding dovrebbe essere ulteriormente indagato quale processo informativo-interattivo, grazie al quale il creator sarà in grado di ottenere i fondi richiesti solo se si realizza un collegamento tra le tre controparti del rapporto, collegamento reso efficace dalla capacità comunicativa della campagna di generare feedback in termini di apporti monetari al progetto. Gli attori del processo di crowdfunding sono dunque: Il proponente Il proponente, altrimenti identificato come creator, è colui che dinanzi allo scenario attuale di scarsità di risorse coglie l’opportunità offerta dal crowdfunding lanciando una campagna finalizzata alla raccolta di risorse finanziarie per dar vita ad un progetto proprio. La categoria dei preponenti è fortemente composita, essi possono essere soggetti privati, organizzazioni, società già esistenti o in procinto di venire ad esistenza. Ancora, la paternità del progetto può essere attribuita ad un soggetto unico o ad un team. Allo stato dell’arte non è possibile identificare una sola categoria dominante di creators, se non con riferimento al modello di crowdfunding prescelto. Il modello donation vede come proponenti soprattutto le no-profit organisation, sia che esse siano associazioni locali che enti nazionali già legittimati. 29 Valanciene L., Jegeleviciute S. (2013). VALUATION OF CROWDFUNDING: BENEFITS AND DRAWBACKS. Economics And Management, Vol.18, n°1. 27 | P a g . La formula reward accoglie principalmente progetti relativi al lancio di prodotti e servizi, soprattutto innovativi, in considerazione di ciò si tratta del modello dove i creators si identificano spesso in team di giovani creativi della tecnologia e del design che aspirano, tramite la crowd, a potersi aprire al mercato. Nel lending crowdfunding i proponenti sono persone fisiche che attraverso il prestito a tassi agevolati tra privati realizzano progetti di micro sviluppo sociale ed economico. Nella categoria dell’equity il soggetto proponente identifica in un team, caratterizzato da specifiche competenze e capacità professionali utili al lancio di start-up innovative, così come definite dal regolamento Consob, i cui aspetti determinanti saranno discussi nel prosieguo. Le piattaforme Le piattaforme sono gli intermediari “relazionali” e per certi aspetti “finanziari” del processo di crowdfunding, rappresentano il luogo virtuale ove i proponenti possono accedere alle risorse offerte dalla crowd attraverso pochi click. Al fine di avviare una campagna di crowdfunding, il proponente dovrà effettuare una semplice registrazione sul portale: accedere alla sezione per la pubblicazione dei progetti, e definire rispetto al proprio le caratteristiche, le finalità che s’intendono raggiungere, il sistema delle ricompense (ove previste) e il budget. I termini del progetto sono spesso arricchiti da una serie di contenuti multimediali quali video di presentazione del progetto, pitch e altro. Attraverso la piattaforma il proponente potrà rendere visibile e pubblico il proprio progetto, gli utenti della stessa potranno quindi visionare i progetti pubblicati ed eventualmente, attraverso un sistema di pagamento on-line, decidere di sostenere economicamente quelli che ritengono meritevoli. I modelli di business delle piattaforme possono essere diversi e variamente articolati, per cui il processo di pubblicazione potrà prevedere o meno una valutazione di fattibilità dello stesso ad opera della piattaforma. Il ruolo di intermediazione comunicativa è preponderante rispetto al ruolo finanziario, le piattaforme pongono a disposizione di ogni progetto una pagina dedicata, all’interno della quale si realizza un costante flusso informativo da e verso la folla. Il proponente ha la possibilità di dialogare con i suoi sostenitori in maniera continuativa, pubblicando periodicamente informazione e aggiornamenti, nonché, qualora se ne ravvisino le condizioni, ricevendo dalla folla spunti interessanti su 28 | P a g . aspetti commerciali e progettuali dell’idea. Marginale appare invece la gestione dei flussi finanziari da parte della piattaforma, quest’ultima si avvale di sistemi di pagamento on line certificati e largamente diffusi per consentire il trasferimento diretto delle somme di denaro dal sostenitore al creatore, non interviene mai quale gestore diretto delle risorse finanziarie. I crowdfunders La ricchezza del crowdfunding risiede, senza dubbio, nella folla cui i proponenti possono attingere in termini finanziari e relazionali. I crowdfunders rappresentano coloro che aggregandosi sulla piattaforma ne rappresentano il bacino di utenza, la community on-line, nell’ambito del quale avviene la raccolta fondi. Trattasi di persone ordinarie, che possono essere legate o meno da interessi comuni, ciò dipende sostanzialmente dal modello di business della piattaforma e dal suo grado di specializzazione. I crowdfunders sono, dunque, i probabili investitori, essi vengono attratti sulle piattaforme da diversi canali, principalmente dal meccanismo di word of mouth dei proponenti nelle loro cerchie di familiari ed amici e dai gestori della piattaforma. La loro affiliazione alla stessa segue un iter similare a quello del proponente, essi possono accedere liberamente alle community on line in semplici passaggi, attraverso una semplice registrazione potranno esplorare i progetti pubblicati. La transazione finanziaria seguirà le modalità definite dalla piattaforma, sia rispetto al gestore di pagamento on-line, sia rispetto al trasferimento delle stesse al proponente. La centralità della community è un aspetto comune sia al processo di crowdfunding che all’attività svolta della piattaforma. Tramite i progetti pubblicati le piattaforme incentivano indirettamente i proponenti ad incrementare il loro bacino d’utenza, permettendo così agli stessi di stabilire un dialogo diretto con gli investitori che posso garantire agli investitori di effettuare scelte consapevoli e quanto più ponderate rispetto al progetto. Questo contatto diretto aumenta in maniera esponenziale le possibilità di successo della campagna, quanto più il messaggio del proponente è chiaro tanto più permetterà l’identificazione della community nello spirito del proponente. D’altro canto l’incremento della community ha chiaramente effetti positivi sul business dell’intermediario, il successo dei progetti richiama nuovi affiliati divulgatori della vision della piattaforma. 29 | P a g . 1.4.1 Tassonomia delle piattaforme Lo sviluppo del crowdfunding a livello mondiale e la sua rapida crescita sono i fenomeni che hanno portato alla proliferazione delle piattaforme in tutto il mondo. Lo scenario di crisi globale che ha generato una scarsità diffusa di risorse finanziarie ha indotto dal lato dell’offerta le piattaforme a svilupparsi velocemente, al fine di accogliere la crescente richiesta di forme alternative o complementari al sistema tradizionale creditizio. L’evoluzione del crowdfunding e la sua declinazione in differenti tipologie ha portato nell’ultimo decennio ad una specificazione e segmentazione delle piattaforme, tutt’oggi in costante evoluzione per la continua ricerca di modelli di business in grado di coniugare gli interessi di tutti i soggetti coinvolti. In Italia il numero di piattaforme ad Ottobre 2013 ha raggiunto quota 41, di cui 27 attive e 14 in fase di lancio30. L’indagine condotta da Castrataro e Pais31 ha rilevato la segmentazione delle piattaforme rispetto al modello di crowdfunding adottato, con i seguenti riscontri: Piattaforme attive 11% Reward-Based Donation-Based 33% 56% Lending-Based Figura 2: Piattaforme italiane attive segmentate secondo il modello di Crowdfunding. Fonte: Castrataro D., Pais I., Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding, Maggio 2014. 30 31 Per la tassonomia completa delle piattaforme italiane attive si veda All. 1. Castrataro D., Pais I., Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding, Maggio 2014. 30 | P a g . Piattaforme attive e in fase di lancio 22% Reward-Based 48% 8% Donation-Based Lending-Based Equity-Based 22% Figura 3: Piattaforme italiane attive e in fase di lancio segmentate secondo il modello di Crowdfunding. Fonte: Castrataro D., Pais I., Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding, Maggio 2014. L’analisi dei grafici mostra che il modello prevalente è il Reward che copre quasi il 50% dell’offerta, seguito in un primo momento dal modello Donation. Alla luce del recente Regolamento Consob il modello Equity ha assunto peso crescente, sino a scalare il 22% del mercato. Oltre la segmentazione di cui sopra le piattaforme possono essere discriminate in relazione alla scelta settoriale, al tal fine distinguiamo tra: • Piattaforme Generaliste: ossia tutte quelle piattaforme che accolgono progetti relativi a diversi settori dell’economia o a diverse aree tematiche. In tal caso il proponente potrà proporre il proprio progetto liberamente, cercando di attrarre nella community i crowdfunders che condividono interesse per quella tematica. Eppela32 è una piattaforma nata nel 2011 di tipo generalista, accoglie progetti relativi a qualsiasi settore classificati in varie categorie tra le quali l’utente può scorrere per scegliere il progetto in relazione ai propri interessi, o semplicemente facendosi indirizzare dalla curiosità. 32 www.eppela.it 31 | P a g . • Piattaforme Settoriali: in questi portali sono pubblicati i progetti affini a specifici settori d’interesse. Si tratta quindi di piattaforme specializzate rispetto ad un settore o ad un’area tematica. BookaBook33 è una piattaforma settoriale nata nel 2014 con la mission di favorire, nel campo dell’editoria, la pubblicazione di scrittori indipendenti. In Italia vi sono vari esempi di piattaforme settoriali che spaziano dall’editoria al social lending, queste offrono al proponente un target già specifico rispetto al proprio progetto, e probabilmente, maggiormente propenso a sostenere la causa. Le piattaforme possono essere poi discriminate sulla base della loro vocazione territoriale, vengono così in rilievo: • Piattaforme Nazionali: i creators possono liberamente proporre il proprio progetto, ovunque lo stesso abbia le proprie radici e spieghi i propri effetti. La piattaforma non ha una vocazione territoriale, non mira alla valorizzazione della comunità locale o comunque non costituisce un pilastro della vision della stessa. Produzioni dal basso34, nata nel 2005, è un esempio di piattaforma nazionale-generalista, accoglie progetti provenienti da tutta la penisola e afferenti a qualsiasi settore. • Piattaforme Locali: accolgono progetti specificamente ad impatto territoriale, progetti che esplicano i propri effetti rispetto ad una specifica regione o località. Si tratta di piattaforme principalmente tematiche, che possono accogliere anche più di un settore, con la finalità di indurre la comunità, attraverso l’economia partecipativa, a migliorare le condizioni del tessuto sociale ed economico attraverso la partecipazione agli eventi e alle attività che mirano alla riqualificazione della comunità stessa. Donopernapoli,35 nata nel 2014, è una piattaforma settoriale-locale in quanto i gestori richiedono che il progetto abbia uno scopo sociale e che debba essere realizzato nel territorio di Napoli e provincia. 33 www.bookabook.it https://www.produzionidalbasso.com/ 35 http://donopernapoli.it/ 34 32 | P a g . Nell’ambito delle sole piattaforme reward o donation possiamo ulteriormente distinguere gli operatori dal lato dell’offerta indagando il modello di raccolta utilizzato: • All or nothing: la peculiarità di questo modello è che il budget prefissato dal proponente al momento del lancio deve essere interamente raggiunto entro il periodo di tempo prefissato per la raccolta, generalmente definito e standardizzato per tutti I progetti dalla piattaforma. Solo al raggiungimento del target il proponente potrà beneficiare del finanziamento e avverrà il trasferimento del denaro dai crowdfunders al proponente. Contrariamente il progetto sarà considerato fallito, le somme saranno nuovamente rese disponibili ai finanziatori. Il trasferimento di danaro non opera direttamente, l’importo donato resta solo bloccato sul conto del finanziatore, ma mai trasferito fino al completamento della campagna. • Take it all: in tal caso il modello di raccolta non vincola il finanziamento al raggiungimento del budget, il proponente otterrà l’importo raccolto sino a scadenza temporale del progetto. Alla scadenza del progetto le somme investite saranno effettivamente trasferite al proponente. La maggior parte delle piattaforme italiane, più del 50%, utilizza il modello All or nothing in quanto consente di muovere il proponente verso un maggior coinvolgimento delle proprie cerchie e di garantire gli investitori, se la comunità non intendesse finanziare integralmente il progetto, di poter ottenere nuovamente la disponibilità della somma investita. Nella realtà vengono implementati diversi modelli anche ibridi, alcune piattaforme come Limoney, lasciano la scelta del modello di raccolta al proponente, altre utilizzano formule miste volte ad incentivare i proponenti ad utilizzare il loro portale. Tipica forma di incentivazione sono le formule “All and More”, se la raccolta raggiunge l’obiettivo superandolo, il proponente ottiene uno sconto sulle commissioni di transazione del portale. 33 | P a g . 1.5 Le cifre del crowdfunding nel Mondo Il 2013 ha rappresentato l’anno che ha sancito a livello mondiale il ruolo del crowdfunding quale strumento alternativo di finanziamento. La crescita esponenziale del fenomeno è chiaramente riscontrabile nel 2015CF Industry Report della Massolution36: nel 2015 le piattaforme sono ampiamente cresciute, raggiungendo la cifra di 1.250 portali attivi nel mondo. Al proliferare delle piattaforme è seguita un’intensa attività di raccolta dei capitali: il report rileva che le piattaforme hanno raccolto su scala globale $16,2 miliardi nel 2014, un incremento del 167% rispetto ai $6,1 miliardi del 2013. La stima di Massolution si aggira, per l’anno 2015, intorno ai 34,4 miliardi di dollari. Figura 4: Growth Rates by Region. Grafico a cura dell’autore. Fonte: Massolution 2015CF Industry Report. Nel complesso il mercato più attivo a livello globale si conferma nuovamente il North America con un raccolta di capitali di 1,6 milioni, ma la forte crescita nel 2014 del mercato del crowdfunding è da attribuire all’ascesa dell’Asia, i paesi asiatici hanno accresciuto il volume delle transazioni del 320%, raggiungendo i 3,4$ miliardi di dollari raccolti, contro i 33 milioni del 2012. Le previsioni di Massolution disegnano un delta tra Asia ed Europa ancora maggiore, la attuale quota europea 36 http://reports.crowdsourcing.org/?route=product/product&product_id=54. 34 | P a g . del 20,1% diminuirà di una manciata di punti percentuali sino ad attestarsi al 18,8% della quota mondiale. Approcciando alle analisi del Massolution Report con un punto di vista critico non è possibile ignorare la fattispecie che la quota di mercato dei vari continenti è quantificata in relazione al volume di raccolta, piuttosto che in relazione alla provenienza geografica dei progettisti. A valle di tale considerazione, considerando che nei primi anni di sviluppo del fenomeno si è registrata una forte migrazione di progetti italiani di successo su piattaforme estere, principalmente statunitensi, quali Indiegogo o Kickstarter, probabilmente riclassificando i progetti per nazionalità del proponente si giungerebbe ad una quantificazione culturale del fenomeno. Nei primi anni di sviluppo del finanziamento dal basso, i proponenti europei non hanno riscontrato un mercato d’offerta pronto a soddisfare i loro bisogni, hanno così veicolato i propri progetti verso piattaforme estere, ciò ha determinato il primato dell’America come mercato maggiormente attivo. Segmentando il mercato rispetto ai modelli di crowdfunding, i volumi di raccolta appaiono trainati dal modello Lending, ma si registra una crescita del modello Equity e una maggiore propensione verso i modelli ibridi o Royalty-Based37. 37 I modelli ibridi prevedono una commistione tra più modelli, esistono ad esempio modelli ibridi di reward e donation o reward-equity. I modelli ibridi di crowdfunding hanno il pregio di lasciare ai sostenitori maggiore libertà, dando al contempo la possibilità al proponente di intercettare il maggior numero di finanziatori. Difatti, possono verificarsi casi in cui un sostenitore sia coinvolto emotivamente ma non al punto da propendere per l’acquisto di quote di capitale, in tal caso il progettista può offrire l’alternativa reward, garantendo comunque una ricompensa piuttosto che una quota di capitale sociale. Il royalty-based crowdfunding è una tipologia di reward-based nella quale la controprestazione che bilancia il finanziamento è la partecipazione ai profitti di un’attività imprenditoriale: si tratta, dunque, di un premio di natura finanziaria, corrispondente ad una quota di ricavi o degli utili dell’azienda finanziata, pagabile a determinate condizioni e per un certo periodo di tempo. Questa formula può essere utilizzata per specifici affari o singole linee di prodotto di un’azienda, senza coinvolgere gli altri affari del proponente. Nell’ordinamento giuridico italiano questa pratica rientra nel paradigma dell’associazione in partecipazione, disciplinata dagli artt. 2549 ss. CC. 35 | P a g . Figura 5: Growth rates by Model. Grafico a cura dell’autore. Massolution 2013CF Industry Report. La popolarità del crowdfunding come strumento per il finanziamento di cause sociali, filantropiche e creative prevale ancora nell’analisi dei settori maggiormente interessati dal finanziamento da basso, anche se la domanda di crowdfunding per il finanziamento di iniziative imprenditoriali registra una forte crescita, raggiungendo livelli di raccolta pari a 6,7$ bilioni, seguito dalle categorie Social Causes 3,06$ bilioni, Film & Performing Arts 1,97$ bilioni, Real Estate 1,10$ bilioni, Music and Recording Arts 736$ milioni. 5% Business & Entrepreneurship 7% Social Causes 15% 50% Film & Performing Arts Real Estate 23% Music and Recording Arts Figura 6: Growth rates by Model. Grafico a cura dell’autore. Massolution 2013CF Industry Report. 36 | P a g . 1.5.1 Trend Internazionali I trend internazionali che dominano il mercato e che contribuiranno nel breve periodo a disegnare in maniera ancor più accurata i confini dell’industria in esame possono essere analizzati da un duplice punto di vista. Carl Esposti, CEO di Massolution, in un’intervista rilasciata a VentureBeat38, ha identificato 5 trend in via di sviluppo dal lato dell’offerta. In particolare: a. Piattaforme di Nicchia La teoria della “Long Tail” sviluppata nel 2004 da Chris Anderson39 può aiutarci a comprendere in maniera esaustiva la forte segmentazione del mercato dal lato dell’offerta. Lo studio di Anderson ha posto in rilievo che nell’economia del Web il problema atavico della scarsità delle risorse, dogma delle teorie economiche neoclassiche, appare ormai superato dalla possibilità offerta dai sistemi informatici di proporre cataloghi potenzialmente infiniti di beni o servizi. La teoria mette in discussione uno dei “capisaldi” delle teorie di marketing, conosciuto come la “legge di Pareto”, secondo il quale solo pochi prodotti (circa il 20%) di un assortimento, anche vasto, rappresentano la maggior parte del fatturato (circa l’80%). Il Web grazie alla “democratizzazione” degli strumenti di produzione, all’assenza di costi di stoccaggio e magazzino, all’abbattimento di costi di distribuzione e alla creazione di reti di collegamento tra i consumatori, ha completamente ridisegnato le logiche dell’economia. Lo stadio attuale della tecnologia ci consente di acquistare prodotti di qualsiasi genere e tipologia, in pochi semplici click, in tutto il mondo. Non siamo condizionati, se non in piccola parte, da meccanismi espositivi e dalla vastità di un’esposizione. La nostra cultura, e dunque la nostra economia, si va affrancando via via dalla rilevanza attribuita ad un ristretto cerchio di beni o hit che sono posizionati sulla testa della curva di domanda. Il mercato si fraziona in un elevato numero di nicchie posizionate sulla coda della curva di domanda. Nell’industria del 38 http://venturebeat.com/2013/05/22/5-ways-the-booming-crowdsourcing-ecosystem-ischanging-in-2013/ 39 La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati - Chris Anderson 2006. 37 | P a g . crowdfunding, osservando la nascita e la conformazione delle piattaforme, la teoria di Anderson appare in piena sintonia con il proliferare di piattaforme specializzate che calibrano la propria offerta rispetto a progetti specificamente afferenti a segmenti e nicchie di mercato. L’individuazione e l’offerta di servizi a nicchie del mercato globale, consente, non solo di trarre un valore particolarmente elevato quanto maggiore è la differenziazione del servizio d’intermediazione, ma soprattutto di centrare il bacino d’utenza o di crearne di nuovi. I potenziali backers giungeranno alla piattaforma molto probabilmente per accordare il loro sostegno ad una specifica campagna, ma saranno maggiormente invogliati a rimanere nella comunità perché le campagne riflettono i loro interessi. b. Investimenti Locali Tra i principali effetti positivi dispiegati dalla pratica del crowdfunding vi è sicuramente la centralità della persona e della sua identità, che indissolubilmente si lega all’appartenenza ad una comunità. L’ascesa a livello globale del finanziamento dal basso e l’assenza di confini geografici consentono ai proponenti di attrarre finanziamenti da ogni angolo del globo, ma sempre più spesso i sostenitori sono gli stessi appartenenti della comunità del soggetto proponente. Il web diviene la vetrina di progetti ad impatto locale, in grado di raggiungere due effetti complementari, quali la coscienza sociale per lo sviluppo della comunità e la propensione a divenire sostenitori attivi di tale sviluppo socio-economico. Il trend del finanziamento locale ha portato alla nascita di piattaforme specifiche, che operano attraendo la comunità attraverso la promozione di progetti che spiegano i loro effetti unicamente sul territorio o nei confronti della comunità di riferimento. c. Crowdfunding Imprenditoriale L’attrazione degli attori economici verso la pratica del crowdfunding è sempre maggiore, ogni entità economica, piccola o grande che sia ne può trarre alcuni benefici. Le grandi imprese hanno la possibilità tramite la crowd di testare le proprie idee di mercato preventivamente, abbattendo una buona parte del rischio di mercato, anche eventualmente con riferimento a 38 | P a g . segmenti collaterali al core business. Le imprese di piccole dimensioni possono incrementare le possibilità di permanere sul mercato di riferimento o di approdarvi con progetti ad alto contenuto innovativo, grazie al finanziamento dalla folla. Il crowdfunding è uno strumento trasversale, non soggiace alle logiche dimensionali degli enti economici, né allo scopo che contraddistingue l’attività d’impresa. Il trend in esame è dunque sicuramente destinato a consolidarsi nei prossimi anni. d. Sviluppo Economico Diversi operatori sovrannazionali quali la Banca Mondiale o la Comunità Economica Europea stanno monitorando attentamente il fenomeno del finanziamento dalla folla ed approntando politiche in grado di sostenerne la diffusione per lo sviluppo dell’economia. Il concetto di micro finanza che il finanziamento dal basso ingloba consente con opportune politiche di sostegno di intervenire in settori strategici per lo sviluppo dei paesi, quali il settore energetico, dello sviluppo urbano e dell’educazione. Negli Stati Uniti il MIF - Multilateral Investment Fund (MIF) – sta studiando il potenziale del crowdfunding in America Latina, verificando come esso può indurre a migliorare le condizioni di accesso al credito per i piccoli imprenditori. e. Live Crowdfunding Nonostante il crowdfunding sia un fenomeno virale, il recente trend del LIVE Crowdfunding ha garantito una raccolta di risorse in media maggiore rispetto alle campagne che rimangono nell’ambito del web. Normalmente le campagne di crowdfunding sfociano nell’offerta sul mercato di un bene o servizio reale, dunque è solo la fase di raccolta che si realizza on-line. Il fenomeno del Live Crowdfunding si sostanzia in una serie di incontri ed eventi dal vivo che consentono di soddisfare un bisogno latente del finanziatore - consumatore: l’esclusività. L’organizzazione di convention o bootcamp dedicati ai finanziatori rappresenta una tendenza ormai consolidata negli USA, tendenza che rimarca la necessità di non abbandonare mai il contatto personale con il finanziatore e di non porre distanze ulteriori tra i finanziatori e gli operatori del mercato. 39 | P a g . L’analisi dei trend emergenti dal punto di vista dei consumatori-utenti è stata oggetto di specifica nel Report 2013 sul crowdfunding ad opera della piattaforma DeRev40.Trendhunter,41 piattaforma di trendsetting grazie alla sua community di cacciatori di innovazione composta da oltre 120.000 volontari in tutto il mondo è in grado di elaborare micro-trend in tempo reale che filtra e aggrega sino alla determinazione di un trend quando emerge una tendenza chiara ed univoca. Il report di Trendhunter è alla base dell’analisi condotta da DeRev, di seguito i trend relativi agli utenti: a. Intelligenza Collettiva Il termine “intelligenza collettiva” indica la capacità di una comunità, attraverso la collaborazione, di evolvere verso una capacità superiore a quella individuale circa la risoluzione di problemi e/o la definizione di azioni da intraprendere. Il ruolo del consumatore nel processo di ideazione e sviluppo di un prodotto e/o servizio è sempre più accentuato, soprattutto nelle campagne di crowdfunding. Nell’ambito di tali campagne i sostenitori possono essere invitati a condividere le loro capacità creative e conoscenze tecniche, il coinvolgimento è tale che il finanziatore veste anche il ruolo di consumatore, pre-ordinando il bene o il servizio cui egli stesso ha contributo. b. Mercato a misura di consumatore La possibilità di pre-ordinare il prodotto oggetto dalla campagna determina la costruzione di un mercato ad hoc per il consumatore, un mercato non gravato da rischio di sovrapproduzione e contraddistinto dalla possibilità per l’impresa di esplorare sistematicamente combinazioni, teoricamente infinte, di offerte di gradimento dei finanziatori-utenti. Il contributo offerto dalla crowd diviene così veicolo di strategie di innovazione, le imprese traggono preziosi spunti direttamente dalla comunità di riferimento, il meccanismo di feedback che viene ad instaurarsi pone il consumatore al centro dell’attività d’impresa. Egli è co-creatore e fruitore di un contenuto, di un prodotto o servizio che ha contribuito a commercializzare. 40 41 Cavalieri C., Esposito R. (2013). Crowdfunding 2013 World. Report, analisi e trend. http://www.trendhunter.com 40 | P a g . c. Fiducia Nel commercio tradizionale la fiducia del consumatore inizia a formarsi successivamente alla fruizione del bene o del servizio, il prodotto dell’impresa è l’unico metro di giudizio del grado di fiducia accordato dal consumatore. Nelle campagna di crowdfunding i sostenitori di creativi ed ideatori possono instaurare con quest’ultimi rapporti diretti di conoscenza e condivisione. Il consumatore entra nella vision del progetto, la sostiene, la condivide e la vive quotidianamente assimilandola nel proprio stile di vita. La capacità del proponente di garantire un protocollo di trasparenza, non solo finanziaria ma, soprattutto etico e comportamentale induce la comunità ad accordare fiducia, superando il gap imposto dallo scetticismo e dalla paura di vedere vanificato il proprio sforzo finanziario. d. Dal “Pretail” al commercio tradizionale La prevendita di prodotti tramite le campagne di crowdfunding spesso sfocia in un prolungamento nei canali commerciali tradizionali. Si affermano siti e piattaforme, come la statunitense CrowdSupply42, che consentono di reperire prodotti finanziati grazie a campagne di crowdfunding di successo concluse anche da diversi mesi. Dunque non è raro e non è assolutamente escluso che il lancio di un prodotto veda nel crowdfunding uno stadio iniziale di approccio al mercato prima della produzione su larga scala. Preme inoltre sottolineare che le campagne di maggiore successo a livello globale hanno avuto ad oggetti prodotti ad alto contenuto innovativo cui il mercato tradizionale probabilmente, al momento del lancio, non volgerebbe il proprio interesse per mancanza di riscontro dal lato della domanda. La preventiva diffusione tra un buon numero di sostenitori potrebbe innescare la domanda su larga scala, che a catena attiva l’offerta. 42 www.crowdsupply.com 41 | P a g . 2 LA RACCOLTA DI CAPITALI ON-LINE: OPPORTUNITA’ E CRITICITA’ 2.1 Opportunità e limiti del finanziamento dal basso Il crowdfunding si configura come una possibilità innovativa di raccolta fondi i cui limiti appaiono ancora inesplorati proprio in virtù della sua dinamica democratica e partecipativa che offre, a tutti coloro che intendono finanziare un’iniziativa interessante, di rivolgersi alla folla. Eletto da numerosi studiosi ed operatori di settore quale strumento di ripresa economica, il crowdfunding, è stato anche oggetto di numerose critiche. Si tratta indubbiamente di una pratica che apre nuovi scenari economici, che offre forme alternative di finanziamento alle imprese, che induce verso l’economia partecipativa ridefinendo il ruolo di consumatore quale individuo piuttosto che componente di una massa indistinta. Tuttavia al fine di comprendere le potenzialità di tale strumento non è possibile prescindere da un’analisi quantitativa in grado di evidenziare ed investigare il fenomeno alla luce delle opportunità e dei limiti che esso rivela. Lo strumento a supporto di tale indagine è la Swot Analysis che consentirà di porre a sistema le criticità e le opportunità ritraibili dall’impiego di tale modalità di finanziamento e le forze esterne del macro ambiente come driver di successo (o insuccesso) delle campagne. PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA Elevato grado di controllo Complessità amministrativa Accesso facilitato alle fonti di finanziamento Transazione finanziaria Valutazione preventiva della fattibilità Rischio di appropriazione dell’iniziativa Benefici per le comunità locale Rischio di frodi per gli investitori Benefici per il sistema economico Asimmetrie Informative Barriere Geografiche inesistenti OPPORTUNITA’ MINACCE Società informatizzata Cultura non sufficiente Mitigazione degli effetti della crisi economica Regolamentazione parziale Mercati di nicchia Tabella 2: SWOT Analysis. Minacce, Opportunità, Punti di Forza e Debolezza del Crowdfunding. Tabella a cura dell’autore. 43 | P a g . a) Punti di forza e debolezza Nell’ottica della raccolta del capitale di rischio il primo punto di forza evidenziabile riguarda il grado di controllo che l’imprenditore conserva sulle decisioni relative al business che intende avviare. A differenza delle tradizionali forme di finanziamento, come il ricorso al capitale di debito, la partecipazione al capitale di rischio di investitori professionali richiede il più delle volte uno stretto rapporto di collaborazione tra l’imprenditore e l’investitore che condivide il rischio di impresa ed è cointeressato al successo dell’impresa stessa. L’investitore professionale qualificherà maggiormente il team proponente, contribuirà a validare l’iniziativa economica e, dunque, potrà intervenire, citando solo alcune possibili forme d’ingerenza nella gestione, modificando le combinazioni prodotto/mercato/tecnologia su cui si basa la business idea o potrà eccepire significative considerazioni rispetto a decisioni d’investimento. La conseguenza logica di questo processo di coinvolgimento è la perdita, delle volte anche significativa, del grado di controllo del team proponente sulla definizione delle strategie aziendali. Il ricorso al finanziamento dal basso non comporta invece tale rischio, il finanziamento attinto dalla folla non comporterà per l’imprenditore la perdita di potere decisionale, egli continuerà a poter definire autonomamente ogni aspetto strategico, l’intervento della folla sarà limitato alla fase di raccolta del capitale. In secondo luogo, il ricorso al crowdfunding consente di aggirare la difficoltà, ormai cronica, di reperire fondi tramite i canali tradizionali del credito. L’incredibile facilità di accesso al finanziamento dal basso è trasversale a qualsiasi tipologia di proponente ed è probabilmente destinata a colmare il gap informativo e d’offerta di investitori istituzionali che i mercati stanno vivendo. I singoli proponenti potranno così richiedere finanziamenti alla folla senza doversi confrontare con la lungaggine burocratica e il difetto percettivo degli istituti finanziari. Le imprese, soprattutto di piccole medie dimensioni, potranno rivolgersi alla folla al verificarsi di numerose condizioni ostative: mancanza di un mercato attivo di investitori istituzionali, track record non soddisfacente, mancanza di garanzie o di tassi di crescita prospettici non soddisfacenti. Il terzo punto di forza del crowdfunding risiede nella possibilità concreta di abbattere gran parte del rischio di mercato che caratterizza nuovi prodotti, 44 | P a g . soprattutto in fase di lancio sul mercato tradizionale. Lo sviluppo di un nuovo prodotto, anche nell’ottica dell’ampliamento della gamma o della rivitalizzazione di prodotti ormai in fase di declino, comporta un lungo processo le cui fasi fondamentali possiamo osservare dal grafico sottostante: Lancio Test di Marketing Ideazione del concept Scelta del target e posizionamento Fattibilità e costruzione del prototipo Il meccanismo di funzionamento del crowdfunding si basa sull’attrazione di un pubblico più ampio possibile, che trovi l’idea interessante e che decidendo di contribuire finanziariamante, inconsapevolmente convalida l’idea come capace di approcciare al mercato reale. Il lancio della campagna consente quindi di unificare fasi del processo normalmente distinte e al contempo di testare preventivamente, tramite il supporto della folla, la fattibilità e la commercialità di un’idea. Da tale considerazione ne discendono ulteriori non meno significative. La possibilità di testare in via anticipata la business idea renderà maggiormente efficace ed efficiente l’azione del proponente, non solo in termini di dispendio di risorse finanziarie, ma soprattutto consentirà azioni correttive tempestive su aspetti commerciali o tecnici del prodotto, soprattutto nel caso di campagne che danno voce alle capacità tecniche e commerciali dei sostenitori, nonché la possibilità di predeterminare la quantità di beni da produrre. In un’ottica puramente finanziaria, appare consolidata in dottrina l’opinione che il ricorso al finanziamento dal basso consenta un notevole abbattimento del costo del capitale, abbattimento dovuto essenzialmente alle specificità che contraddistinguono il rapporto finanziario tra gli attori. Il costo del capitale rappresenta, in relazione alle specifiche componenti di una data struttura finanziaria, l’onere che l’impresa dovrà sostenre per approvviggionarsi di capitali utili, esso quindi indica la remunerazione richiesta da ciascuna categoria di finanziatore. L’altezza del costo del capitale è, dunque, determinata dal potere contratturale del finanziatore e dal costo opportunità espresso da quest’ultimo, considerato che nella 45 | P a g . realtà le opzioni di impiego sono molteplici, il costo opportunità indicherà la remunerazione cui si rinuncia non impiegando quelle risorse in attività alternative contraddisinte dal medesimo livello di rischio. La remunerazione offerta dall’impiego di capitali ottenuti a titolo di equity o debito dovrà quindi essere in grado di soddisfare il costo opportunità dell’investitore, garantendo a quest’ultimo un rendimento soddisfacente rispetto alle alternative prospettabili. Nella pratica del crowdfunding, tralasciando il segmento equity nel quale questo ordine di considerazioni si rendono necessarie, il proponente non si trova ad affrontare un costo opportunità eccessivamente oneroso, considerato che il contributo offerto dal crowdfunder-finanziatore si sostanzia in somme spesso irrisorie, ed è eventualmente ripagato, con ricompense simboliche o con la possibilità di ottenere un prodotto in pre-vendita ad un prezzo vantaggioso. La sensazione è che ci si trovi più nel terreno del mutuo scambio, piuttosto che nell’ambito di una vera e propria operazione di finanziamento. Il costo opportunità del crowdfunder non è composto unicamente dal rendimento atteso in relazione agli scenari prospettabili, esso guadagna valori emozionali che trovano la propria contropartita nella partecipazione sociale e nella condivisione, e non speficicamente nel solo rendimento economico. Quindi, rispetto al costo del capitale, anche in assenza di specifici riscontri empirici, è possibile affermare che nel crowdfunding la raccolta di capitali ha costi nettamente inferiori. La specificazione si rende necessaria in quanto la costruzione di una campagna di crowdfunding comporta comunque costi specifici, legati essenzialmente alla produzione di contenuti, di pitch di presentazione del team e del progetto,e alla promozione e comunicazione continua che si rende necessaria per ottenere consenso presso le folle. In considerazione di ciò non è possibile ignorare che, laddove il costo di raccolta dei capitali appare ridotto, il costo di allestimento e di gestione della campagna , soprattutto in termini di risorse temporali, può essere facilmente molto elevato. Numerosi autori hanno evidenziato tra i punti di forza del crowdfunding la sua attitudine a divenire un strumento di ripresa economica delle nazioni. La sperimentazione diretta presso la folla di nuovi prodotti genera la possibilità di nascita di nuovi mercati, richiama innovazione e concetrazione di professionalità nascenti, mentre la creazione di imprese finanziate dal basso genera un aumento dei posti di lavoro senza alcun corrispondente incremento della spesa pubblica per 46 | P a g . programmi di sostegno. Il crowdfunding potrebbe divenire un asset strategico per restituire all’economia nazionale stabilità e autosufficienza. La dimensione sociale e partecipativa del crowdfunding rappresenta la linfa di un duplice processo di crescita – dell’individuo e del gruppo – che si alimenta continuamente grazie ai benefici derivanti al singolo proponente che si estendono all’intera comunità, sia in termini economici che sociali. Esperienze positive del singolo producono consapevolezza e spingono altri individui della stessa comunità con risorse limitate ad agire per liberare la propria creatività imprenditoriale, mentre la comunità acquisirà maggiore senso comune e tenderà a valorizzare e supportare i propri membri. Questo meccanismo appare evidente soprattutto nelle campagne di civic crowdfunding, ove la folla viene coinvolta in progetti di riqualificazione sostentibile della propria città. Si tratta di campagne che amplificano molto la dimensione sociale dell’individuo quale membro della società e che hanno come fine ultimo la costruzione di una coscienza civile orientata allo sviluppo della comunità. Infine, tra i principali punti di forza del crowdfunding vi è la completa assenza di barriere geografiche derivante dalla capacità della rete di abbattere le distanze. Ogni progetto può espandere la ricerca di fondi, pontenzialmente, a tutto il globo attraendo non solo fondi della propria comunità ma attingendo a risorse e competenze dal mercato europeo ed extraeuropeo. Simmetricamente i crowdfunders possono scegliere di aderire a comunità straniere e di sostenere progetti e idee di progettisti di qualsiasi nazionalità, inoltre se il crowdfunder è di nazionalità differente da quella del paese ove si trova, grazie alla rete globale, può sostenere i progetti attivi nella propria comunità natia. La variabile geografica è fortemente modulabile, se il proponente intende avere un’esposizione globale progetterà una campagna in grado di giungere oltreoceano e di attrarre un pubblico più vasto possibile, differentemente il crowdfunding può divenire uno strumento di coinvolgimento di una comunità definita geograficamente i cui stessi componenti codificano i bisogni reali e li traducono in campagne locali. Prezioso è il contributo offerto in tal senso dallo studio condotto da Agrwal,Catalini e Goldfarb43su 43 Agrawal A., Catalini C., Goldfarb A. (2011). Friends, Family and the Flat World: The Geography of Crowdfunding, NBER Working Paper No. 16820. 47 | P a g . Sellaband44, piattaforma olandese che pone in contatto diretto musicisti indipendenti con i propri fan e consente a quest’utlimi di divenire co-produttori dell’album dei loro artisti preferiti. L’analisi di regressione condotta su un data set composto da 4,712 artisti-imprenditori ha coperto un orizzonte temporale di tre anni e ha evidenziato come la componente geografica non rappresenti il vero fattore discriminante tra il livello di donazione di sostenitori locali e il contributo offerto da investitori geograficamente dislocati. L’offerta di royalty agli investitori sulla produzione degli album ha attratto fondi che nell’86% dei casi provenivano da soggetti distanti più di 100 km dall’imprenditore – musicista con una distanza media tra creators e investitori pari a 5000 km. Gli autori confermano quindi la capacità del crowdfunding di eliminare la barriere della prossimità spaziale dell’investimento, consentendo di ampliare le opportunità di reperire capitali e di depurare la valutazione dell’idea da logiche reputazionali o di monitoraggio dell’investimento. Il lancio di una campagna di crowdfunding sottende però anche numerosi aspetti critici che non è possibile sottovalutare. In primo luogo si riscontra, rispetto alle forme tradizionali di raccolta di capitale, una maggiore complessità amministrativa ed organizzativa collegata principalmente alle relazioni che il proponente dovrà curare in ogni fase della campagna. Nell’ottica di una campagna di successo, il proponente anzitutto dovrà attivare in maniera efficiente le proprie reti di conoscenti e amici per indurli a contribuire, per ogni contributo ricevuto, anche ad intervalli spesso molto brevi di tempo, si impegnerà a ringraziare personalmente ogni contribuente e provvederà giornalmente alla produzione di contenuti relativi ai progressi del proprio progetto. Inoltre, soprattutto con riferimento alla pratica dell’equity crowdfunding, la comunicazione con investitori non professionali non consente il ricorso ad una comunicazione economico-finanziaria codificata e generalmente accettata dagli investitori specializzati. La coesistenza di due categorie di investitori, totalmente antitetiche, comporterà la produzione di report periodici imperniati su tecniche di comunicazione completamente differenti, non solo nel linguaggio adottato, ma soprattutto tese ad intercettare e colpire modus operandi diversi. 44 www.sellaband.com 48 | P a g . Il mercato domestico presenta un punto di debolezza non trascurabile, relativo alla modalità di trasferimento dei fondi dai sostenitori ai proponenti. Attualmente il metodo più utilizzato è PayPal45, numerose piattaforme richiedono che la donazione venga effettuata tramite un account paypal registrato in quanto rappresenta l’unico sistema di trasferimento fondi che consente di effettuare una “promessa di pagamento”, differentemente da conti bancari o carte di credito. Chiaramente l’utilizzo del conto on-line richiede expertise nell’utilizzo della tecnologia, di cui tutti i sostenitori potrebbero non godere, inoltre paypal consente di effettuare donazioni solo per piattaforme reward o donation. Mentre nel segmento equity ciò non ha alcun rilievo, potrebbe limitare o ritardare gli scambi sulle piattaforme lending data la mancanza allo stadio attuale di tecnologie alternative di trasferimento digitale di fondi. L’habitat naturale delle campagne di crowdfunding è il web, dunque, presentare un’idea alle masse può anche sottendere rischi collegati alla natura stessa di Internet, quali la globalità nella diffusione dei contenuti. Un punto di debolezza generalmente identificato attiene alla possibilità che i proponenti, soprattutto creativi ed innovatori, vedano la loro idea replicata in tempi brevi dalle big company o da investitori con maggiori risorse economiche. Il rischio che l’idea possa essere sottratta alla paternità del creatore è elevato soprattutto nel caso di campagne che risultano essere fallimentari, non per la vision del progetto, quanto per la struttura stessa della campagna (scelta errata della piattaforma, mancata attivazione di un network relazionale, scarsa capacità di comunicazione etc.). Il rischio di frode investe simmetricamente anche i sostenitori, le piattaforme non offrono garanzie circa la buona fede del proponente, dunque, non è possibile per i backers, almeno nelle fasi di approccio, valutare la credibilità del proponente e difendersi da eventuali frodi. I punti di debolezza sin ora evidenziati possono configurarsi come conseguenze della presenza di asimmetrie informative sul mercato. La teoria delle asimmetrie informative, elaborata per la prima volta nel 1970 da Akerlof46, mostra come l’equilibrio tra la domanda e l’offerta possa essere falsato dalla imperfetta 45 PayPal è una società che offre servizi di pagamento digitale e di trasferimento di denaro online tramite un conto online che garantisce massima sicurezza essendo le movimentazioni gestite tramite indirizzo mail quindi senza necessità di fornire alcuna informazione sensibile. 46 G. Akerlof, "The Market for Lemons: Quality Uncertainty and the Market Mechanism", 1970. Premio Nobel per l’economia nel 2001. 49 | P a g . informazione degli agenti. Un mercato caratterizzato da perfetta simmetria informativa presuppone che tutti gli operatori abbiano accesso senza costi aggiuntivi a tutte le informazioni di cui necessitano per effettuare le proprie scelte di consumo e/o produzione. L’asimmetria informativa comporta una condizione in cui un’informazione rilevante non è condivisa integralmente fra gli individui, dunque, una parte degli agenti interessati ha maggiori informazioni rispetto al resto dei partecipanti, e può trarre un vantaggio da questa configurazione. Nella pratica del crowdfunding la presenza di asimmetrie informative è una condizione endogena al meccanismo d’offerta (presentazione on-line di progetti) che rischia di divenire patologica e determinare comportamenti opportunistici sia ex-ante che ex-post il lancio della campagna. Il proponente dispone normalmente di tutte le informazioni circa il proprio progetto, la veicolazione parziale di informazioni verso la folla può essere attuata consapevolmente, in caso di frodi ad esempio, ma non si esclude che possa avvenire in maniera del tutto inconsapevole. Le conseguenze prospettabili causate dalla disponibilità non uniforme di informazioni sottende forti implicazioni la cui trattazione è riservata al paragrafo 2.6. b) Opportunità e Minacce Proseguendo nella trattazione del crowdfunding e delle sue specificità, nel quadro dell’analisi qualitativa condotta, la valutazione delle opportunità e minacce derivanti dall’ambiente esterno si impone come step logico e consequenziale per offrire una prospettiva esaustiva, ma non certo definitiva, del fenomeno. Le opportunità derivanti dal macro ambiente sono riconducibili alle sfide tecnologiche che hanno determinato un radicale cambiamento socio-economico, sulla scia di una progressiva evoluzione dei mezzi di comunicazione e connessione con altri individui. Ad oggi il 35% della popolazione mondiale è connessa alla rete web, lo sviluppo di una società sempre più informatizzata favorisce gli operatori del crowdfunding garantendo l’elaborazione, la trasmissione e la condivisione istantanea di ogni informazione rilevante per gli agenti47. 47 Le principali implicazioni dello sviluppo tecnologico sull’industria del crowdfunding sono state oggetto di trattazione nel primo capitolo del seguente lavoro Capitolo 1, par. 1.1. 50 | P a g . Il volume d’affari registrato in pochi anni dall’industria di crowdfunding ha fatto sorgere in numerosi studiosi ed operatori del settore forti aspettative circa la capacità del finanziamento dal basso di avere un’influenza positiva sui sistemi economici. La costruzione di network per la condivisione di idee innovative e la possibilità di offrire le proprie risorse a sostegno di progetti ad alto valore sociale ed etico rappresentano solo alcuni dei benefici del crowdfunding. A tal proposito il Framework for European Crowdfunding48 ha individuato i vantaggi derivanti dalla pratica del crowdfunding sul mercato interno: Resilienza del sistema Il crowdfunding rappresenta una possibilità concreta per avviare un’inversione di tendenza nel sistema finanziario il cui grado di concentrazione è talmente elevato da aver portato all’affermazione del cosiddetto modello “too big to fail”. Poche grandi istituzioni detengono la maggior parte della ricchezza netta, sopportando così il rischio di portare al collasso l’intero sistema. Determinazione di migliori tassi di mercato La determinazione dei tassi d’interesse attuale non appare efficiente, la concentrazione di ricchezza nelle mani di poche grandi istituzioni genera un forte potere contrattuale delle stesse. Le piattaforme di crowdfunding permetterebbero, nella visione della commissione europea, di generare prezzi e tassi di mercato più equi grazie alla reimmisione di liquidità sul mercato e all’ampliamento dell’offerta creditizia. Diversificazione del finanziamento Il crowdfunding oltre a garantire un accesso più agevole a nuove forme di finanziamento, consente ai beneficiari, siano essi aziende siano essi privati, di 48 A FRAMEWORK FOR EUROPEAN CROWDFUNDING | K. De Buysere, O. Gajda, R. Kleverlaan, D. Marom | 2012 51 | P a g . diversificare le fonti di finanziamento, creando valore per il sistema nel suo insieme e rendendo il business meno vulnerabile ad eventuali carenze di fondi. La stabilità finanziaria La difficoltà cronica delle imprese presenti sul mercato ad effettuare investimenti strategici è controvertibile sono nell’ambito di un incisivo piano di ripresa economica su scala europea. Il crowdfunding può però contribuire a restituire fiducia agli operatori del mercato, l’investimento anche di piccole somme in progetti concreti indirizza la folla all’impiego di risorse nell’economia reale, rappresentando un’alternativa alle crisi inflattive causate da afflussi artificiali di investimenti nel mercato finanziario. Canali di finanziamento alternativi La diffusione di progetti sulle piattaforme, analogamente a quanto accade per le imprese alla ricerca di idee e creativi, può indirizzare i governi e gli enti pubblici verso un impiego più efficiente di fondi pubblici. La presenza di una rete altamente interconnessa porterà all’emersione dei bisogni inespressi della collettività, generando a catena interventi del governo mirati a determinati settori o attività. L’ecosistema economico, caratterizzato sempre più da un elevato numero di nicchie, come descritto dalla Long Tail theory, rappresenta un ulteriore opportunità per i proponenti, oltre che per le piattaforme. L’individuazione di un target specifico è resa agevole dall’intermediazione diretta offerta dalla piattaforma con una comunità omogena, caratterizzata da specifici interessi o esigenze. A conclusione dell’analisi qualitativa si individuano possibili minacce alla diffusione del crowdfunding e alla sua continua sperimentazione nei modelli di finanziamento degli investimenti aziendali. In primo luogo si riscontra una cultura collettiva ancora non sufficiente sul fenomeno a livello nazionale, sia a livello di donatori che di progettisti. La rapida evoluzione del crowdfunding ha seguito un approccio di urgenza più che strategico, numerosi attori si sono orientati al crowdfunding con un atteggiamento di ripiego 52 | P a g . alla mancanza di alternative creditizie, dunque, poco strutturato e consapevole. La conseguenza diretta di questo atteggiamento è stata la scarsa comprensione delle vere potenzialità ritraibili dal crowdfunding a fronte di una mancanza di cultura dello strumento stesso, a partire dal modello maggiormente adatto alla campagna da lanciare. La diffusione di cultura sul fenomeno si deve principalmente alle piattaforme, che per garantire la loro sopravvivenza sul mercato hanno incrementato la propria attività comunicativa, anche tramite l’organizzazione di eventi e seminari. Starteed49 ha trasformato questa minaccia in un grande punto di forza, aprendo la pagina web della piattaforma apparirà una schermata “scopri di che piattaforma sei!”, ogni proponente potrà compilare un semplice questionario che lo indirizzerà verso la soluzione più adatta alla sua campagna. L’Italia ha avuto un ruolo di pioniere nell’innovazione della finanza dal basso, essendo stato il primo paese al mondo ad aver regolamentato la pratica dell’equity crowdfunding. Nonostante gli sforzi compiuti dal legislatore per incrementare lo sviluppo tecnologico, l’occupazione giovanile e la crescita sostenibile, il regolamento pubblicato dalla Consob ha sollevato alcune perplessità. Una delle critiche più ricorrenti riguarda l’accesso limitato alle start-up innovative così come definite dal regolamento, tale accesso limitato non consentirebbe ad altre promettenti realtà prive di uno o più requisiti di poter concorrere per l’ottenimento di fondi. Ulteriori critiche riguardano la presenza obbligatoria di investitori professionali nel processo di raccolta fondi, che a giudizio di alcuni significherebbe limitare ad una élite di finanziatori uno strumento che nasce popolare e aperto. Inoltre, numerose ancora sono i dibattiti circa la tutela non sufficiente, secondo alcuni, offerta dal regolamento agli investitori non professionali. Il regolamento rappresenta un coraggioso punto di partenza, ma occorrono ancora spazi di manovra ampi per mitigare la complessità della regolamentazione che risiede nel trovare un giusto equilibrio tra la tutela dell’investitore non professionali, le necessità dell’economia reale, gli oneri gestori delle piattaforme online in operazioni caratterizzate da elevato rischio finanziario. 49 http://www.starteed.com/ - piattaforma nazionale generalista attiva dal 2011. 53 | P a g . 2.2 Dalla business idea alla raccolta di capitale: gli step del processo L’osservazione del modus operandi delle piattaforme ha portato all’identificazione di uno schema di funzionamento del finanziamento collettivo. Suddetto schema individua le fasi principali e ricorrenti di una campagna di crowdfunding, dalla creazione della business idea all’ottenimento dei fondi necessari all’attuazione della stessa. Step 1. Your Idea La premessa per il lancio di una campagna di crowdfunding è chiaramente rappresentata dalla proposta di valore che l’autore intende lanciare. Nonostante la pratica del finanziamento dal basso sia comunemente ritenuto uno strumento fortemente accessibile, disintermediato e trasparente, con cui poter realizzare progetti artistici e culturali, sviluppare idee imprenditoriali e far partecipare economicamente le comunità ad un progetto sociale o di pubblica utilità, rappresenta pur sempre un atto economico. La principale implicazione di questa assunzione è chiaramente la necessità di strutturare la propria proposta secondo le logiche di business e creazione d’impresa. Il proponente non potrà limitarsi al lancio di una semplice idea, egli dovrà svolgere una serie di attività preliminari tese alla identificazione dei contenuti del progetto e alla valutazione della sua fattibilità. Una campagna di crowdfunding rappresenta l’iniziativa di un neo-imprenditore su un mercato, sia reale che virtuale, il più delle volte già esistente e caratterizzato da specifiche logiche concorrenziali. Il proponente dovrà dunque pianificare la propria campagna percorrendo un percorso graduale che partendo dalla chiarificazione dell’idea e del target, si snoderà lungo l’analisi di mercato e della concorrenza, passando per la valutazione degli aspetti finanziari ed economici sottesi e che si concluderà con la chiara definizione degli obiettivi primari e secondari che la campagna è tesa a raggiungere. Lungo questo percorso di verifica della fattibilità il proponente svilupperà maggiore senso critico e capacità di comunicazione, avrà definito analiticamente e con chiarezza ogni aspetto dalla sua proposta, amplificando le capacità di comunicazione al pubblico e non incorrendo così nel rischio di vanificare i propri sforzi progettuali. 54 | P a g . Step 2. La scelta della piattaforma Al termine della strutturazione concettuale della proposta il neo-imprenditore si orienterà verso la scelta della piattaforma che ritiene maggiormente congeniale al proprio progetto50. Il proponente, dopo la fase di registrazione alla piattaforma, potrà inoltrare la richiesta di pubblicazione del proprio progetto. La pubblicazione del progetto in alcuni casi può essere subordinata a valutazioni di fattibilità delle proposte ricevute, in base a criteri di credibilità, fattibilità e canoni di opportunità. L’osservazione empirica suggerisce che le probabilità più elevate di pubblicazione si riscontrano in ordine a idee già realizzate e concretizzate in un prodotto o in relazione a idee che hanno superato il test di fattibilità e che sono in fase di prerealizzazione e che necessitano della campagna solo per la raccolta fondi. I criteri di screening possono rivelarsi più o meno stringenti, a seconda della vocazione della piattaforma e del modello di crowdfunding. La filosofia promossa dalla piattaforma può abbracciare una visione democratica in senso stretto, in tal caso la piattaforma è aperta a tutte le tipologie di progetto senza l’apposizione di alcun filtro. La relazione tra i criteri di screening e il modello di crowdfunding è direttamente proporzionale alla complessità economico-finanziaria del progetto. Le piattaforme di tipo reward, essendo dirette alla promozione di progetti che sfociano in attività di creazione di prodotti innovativi e che prevedono opportuni meccanismi di ricompensa per i backers, tendono ad effettuare delle verifiche di fattibilità progettuale ed economica della business idea. Non si tratta di una pratica riscontrata in ordine a tutte le piattaforme di reward, Produzioni dal basso è una piattaforma generalista ibrida (reward-donation) che non applica alcun filtro per la pubblicazione dei progetti. Chiaramente nelle campagne equity-crowdfunding la verifica della fattibilità è un pre-requisito della nascita stessa della start-up, le piattaforme di tipo equity sono strutturate attraverso team specializzati nella valutazione e creazione di nuove attività imprenditoriali che si occuperanno di vagliare e analizzare il business plan e di colloquiare con il team proponente per la verifica di asset strategici intangibili, quali le competenze dei componenti del team e il capitale umano. 50 Per i criteri di scelta della piattaforma si rinvia ai paragrafi successivi. 55 | P a g . Se la piattaforma non adotta alcun criterio di valutazione, la seconda e la terza fase dello schema verranno a sovrapporsi, contrariamente il proponente dovrà attendere un riscontro della piattaforma. In caso di esito negativo della valutazione il flusso si arresterà, fermo restando la possibilità per il proponente di rivedere le variabili chiave del progetto o di orientarsi verso altre piattaforme. Step 3. Progettazione della campagna La maggior parte delle piattaforme attive hanno strutturato l’accesso ai loro servizi in maniera molto semplice e diretta, dopo la fase di registrazione, l’utente potrà accedere alla sezione dedicata alla pubblicazione dei progetti e verrà guidato da un form strutturato teso a rendere omogenea la presentazione dei progetti ed evidenziare le variabili chiave del progetto. Il ruolo delle piattaforme di crowdfunding è di concentrare su un portale on-line progetti validi in grado di attrarre l’interesse della folla, la capacità della piattaforma di attrarre sostenitori dipenderà anche dalla capacità del proponente di fornire una descrizione accattivante e adeguatamente dettagliata della propria idea mediante l’utilizzo di diversi strumenti multimediali. Le fasi principali della strutturazione della campagna possono variare a seconda del business model della piattaforma, spetterà in ogni caso al proponente definire: • Descrizione del progetto, Autore e Titolo: tramite immagini e testo l’utente potrà inserire il titolo della campagna, eventuali autori anche non materiali e una serie di contenuti attraverso i quali si possa evincere in maniera precisa l’obiettivo del progetto. • Storytelling: numerose piattaforme invitano i proponenti a produrre video finalizzati a raccontare il progetto tramite immagini evocative di sensazioni e sentimenti che assicuri il coinvolgimento emozionale della folla e che forniscano una chiara dimostrazione del prodotto o servizio promosso. • Budget: spetterà al proponente fissare il budget obiettivo della campagna in relazione alle risorse che realisticamente ritiene necessarie per la realizzazione della propria idea e tenendo conto anche di tutte le spese che dovrà sostenere rispetto alla campagna e al sistema delle ricompense (ove previste). 56 | P a g . • Ricompense: se la campagna di crowdfunding è proposta nel segmento reward, il proponente dovrà valorizzare le donazioni ricevute con delle ricompense da egli stesso scelte, il cui valore varia a seconda dell’entità delle donazione. • Promozione: la campagna sarà completata dall’attivazione di tutti i canali social di cui il proponente dispone (Twitter, Facebook, blog ecc.) per creare un flusso costante tra la piattaforma e i canali di comunicazione e condivisione abitualmente utilizzati dal proponente. La definizione del timing dipenderà dalla piattaforma prescelta, alcune fissano un range di tempo tra i 15 e 120 giorni, altre non prevedono la possibilità di definire a propria scelta il termine di scadenza della campagna essendo uguale per tutte le campagne presenti sulla piattaforma. Completata la fase di strutturazione della campagna avverrà l’upload sulla piattaforma e inizierà a decorrere il periodo di raccolta. Il format di presentazione della campagna potrà essere costantemente aggiornato dal proponente con contenuti multimediali e testuali relativi al progresso del progetto per assicurare trasparenza e maggiore coinvolgimento dei sostenitori. Le fasi di definizione della campagna sin qui illustrate non sono riscontrabili nel segmento equity caratterizzato per natura da una maggiore complessità e rigorosità organizzativa. Step 4. Scadenza del termine Alla scadenza del termine la raccolta di fondi on-line risulta essere terminata. Se la piattaforma utilizza il modello All or nothing il proponente potrà ottenere il finanziamento solo se ha raggiunto o superato con successo il budget obiettivo. Nel caso di mancato raggiungimento del budget prestabilito il processo di raccolta si arresta, le donazioni ricevute e trattenute dai conti virtuali dei backers verranno restituite. Nel caso in cui la piattaforma utilizza come modello di raccolta Take it all, sia in caso di raggiungimento totale che parziale del budget, il proponente otterrà la somma raccolta sino alla conclusione della campagna. 57 | P a g . Figura 7: Step di una campagna di crowdfunding. Immagine elaborata dall’autore. 58 | P a g . 2.3 Il proponente Il Crowdfunding rappresenta una modalità di raccolta fondi innovativa, esso sottende numerosi aspetti psicologici e comportamentali, dunque, dopo aver discusso le fasi della campagna, si rende necessario indagare le implicazioni derivanti dai meccanismi di interconnessione tra gli attori che a vario titolo intervengono nel processo. L’efficace implementazione del Crowdfunding nei modelli d’impresa non può prescindere da un’analisi attenta dei possibili benefici e disincentivi che possono guidare il proponente nella scelta di questa forma innovativa di economia partecipativa. 2.3.1 Aspettative e benefici Incrociando i risultati dei lavori di Agrawal, Catalini e Goldfarb51 e di Gerber52 e colleghi è possibile identificare alcuni incentivi che consentono agli imprenditori di discriminare tra la raccolta di capitale tramite canali tradizionali e la raccolta di capitali tramite la pratica del crowdfunding. a. Raccogliere finanziamenti La motivazione principale è chiaramente rappresentata dalla possibilità di raccogliere denaro dalla folla, ma ciò che viene evidenziato dallo studio di Gerber e colleghi è che la raccolta fondi tramite la folla è considerata particolarmente appagante perché democratica e aperta. Ricevere denaro da istituzioni tradizionali si configura spesso come un puro processo di trasferimento di denaro, impersonale e privo di coinvolgimento emozionale. "I think the basic reason for me to use [Kickstarter] is getting financial support from a lot of small contributions, which I like, which is different from going and applying 51 Ajay Agrawal, Christian Catalini, Avi Goldfarb. Some Simple Economics of Crowdfunding. Innovation Policy and the Economy, Volume 14, Lerner and Stern. 2014. 52 Gerber E.M, Hui J.S, Kuo P.Y., “Crowdfunding: why people are motivated to post and fund projects on crowdfunding platforms”, Northwestern University Creative Action Lab, Sheridan Drive, Evanston, 2011. 59 | P a g . for a grant, from, you know, an organization. … It’s a very different process. And I like the process of … crowdfunding. It’s satisfying.” b. Stabilire relazioni I proponenti sono spesso incentivati al ricorso al crowdfunding dalla possibilità di intessere relazioni con la folla che si estendono oltre la transazione finanziaria. La creazione di una comunità che ruota attorno alla vicenda imprenditoriale consente ai proponenti di coltivare nel medio lungo termine un network relazionale che gratifica anche il consumatore, il quale essendo coinvolto in un pieno scambio collaborativo si appresta a divenire un supporter della vision aziendale, piuttosto che mero fruitore. c. Divulgare on line il proprio lavoro Descrivendo il processo di raccolta di capitali dal basso e le sue diverse fasi abbiamo verificato che nella costruzione della campagne le piattaforme inducono i proponenti a strutturare in maniera più “social” possibile la propria campagna, attivando canali di comunicazione di massa quali appunto i social network. La esposizione mediatica dei contenuti aumenta in maniera esponenziale le possibilità di divulgazione presso la folla, attirando così, soprattutto nei mercati di nicchia, sostenitori e supporter altrimenti non raggiungibili causa la mancata affermazione del progetto, che per l’appunto è in fase di lancio. Significativa è l’esperienza di un’archeologa che sulla piattaforma americana RocketHub decide di lanciare una campagna di raccolta fondi per finanziare un lavoro di ricerca su alcuni scheletri dell’antica Roma. L’archeologa non solo ha completato con enorme successo la campagna, ma ha potuto, grazie alla piattaforma, attirare l’attenzione di canali televisivi e riviste internazionali di settore che l’hanno invitata a raccontare della propria ricerca, nonché di numerosi colleghi e appassionati che hanno sostenuto attivamente tutta la campagna, sia economicamente che moralmente. d. Replicare esperienze di successo Proprio con riferimento alla campagna lanciata su RocketHub un proponente intervistato nel lavoro di Gerber ha affermato di aver approcciato al 60 | P a g . crowdfunding sulla scorta dell’esperienza di successo della ricerca archeologica. “There’s a fellow archeologist that I’ve never met, but she just started a new Rockethub project, and so she’s in the process of funding, and she claimed to be inspired by me.” Si tratta indubbiamente di un effetto indiretto che si spiega sulla folla che ruota attorno alle piattaforme, le quali attratte dal successo intravedono nuove possibilità di espressione di se stessi e delle proprie idee, sono così incoraggiate a intraprendere nuovi percorsi di vita e sperimentazione. e. Accedere a maggiori informazioni Agrawal e colleghi hanno invece sottolineato come il crowdfunding rappresenti un processo ibrido: raccolta di finanziamenti e creazione di un ecosistema attorno al prodotto. Ogni reazione dei backers aumenta la capacità dei proponenti di valutare i punti di forza e debolezza del progetto, di effettuare ricerche di marketing e test di fattibilità. L’intuizione che il crowdfunding sottenda per gli imprenditori numerosi vantaggi in termini di vantaggio informativo è confermata dalla dichiarazione resa da Jeroen Hanekamp creatore di Ficsus, tool online per le funzioni accounting di professionisti e imprenditori. Hanekamp ha dichiarato che il lancio della campagna sulla piattaforma CrowdAboutNow non aveva come prima finalità la raccolta di capitali, quanto la possibilità di testare la richiesta del mercato. Il neo-imprenditore olandese è stato attratto dalla possibilità di colpire un potenziale target nel modo più veloce ed economico possibile. f. Minore costo del capitale Tra i punti di forza universalmente riconosciuti nella pratica del crowdfunding vi sarebbe la possibilità di accedere ai capitali di cui si necessita a costi notevolmente contenuti. L’abbattimento dei costi sarebbe prodotto da un minore dispendio di risorse per la promozione dell’idea grazie all’accesso in rete e dalla possibilità offerta dal crowdfunding di richiedere piccole somme a investitori non specializzati, dunque, privi di preconcetti finanziari. 61 | P a g . g. Ottenere conferma sul proprio lavoro Il successo di una campagna e il supporto della folla aumentano e consolidano le abilità del proponente e fondano le basi per ulteriori attività di successo. Il proponente che ottiene dalla folla la conferma della validità del proprio lavoro acquisisce la consapevolezza che un gruppo di individui sostiene e condivide la sua proposta, al punto tale da finanziarla. 2.3.2 Disincentivi per il proponente Nonostante numerosi siano gli incentivi per il proponente, è innegabile che il finanziamento dal basso possa porre numerose sfide per coloro che intendono ricorrervi. Il rapporto con la folla è caratteristico e specifico per ogni campagna, la instaurazione di flussi informativi e collaborativi tra proponenti e folla può tradursi delle volte in una serie di disincentivi che i proponenti non possono ignorare nell’ottica della progettazione di una campagna di successo. a. Informativa dettagliata Tra i punti di debolezza del Crowdfunding nei paragrafi precedenti si è sottolineato come una campagna presupponga necessariamente la divulgazione della propria idea verso le masse al fine di ottenere finanziamenti, con il rischio che altri soggetti possano replicare la proposta di valore. Numerosi proponenti non accedono al finanziamento dal basso proprio perché temono di perdere la paternità delle proprie opere. b. Costo opportunità del capitale Il ricorso al capitale di rischio tramite il coinvolgimento di investitori specializzati53 , siano essi istituzionali che non, quali Venture Capitalist e Business Angel o ancora Fondi d’investimento, comporta congiuntamente ai 53 Si veda F. GANGI, “Analisi degli Investimenti Aziendali”, Egea 2011. Capitolo 7. 62 | P a g . mezzi finanziari l’apporto di esperienze professionali, competenze tecnico – manageriali e la condivisione di network relazionali. Non solo i crowdfunders sono spesso privi di tali competenze, ma se anche ne avessero capacità, essi non sono incentivati a porle a disposizione del proponente, essendo le ricompense di un valore irrisorio rispetto allo sforzo richiesto al finanziatore54. c. Gestione delle relazioni Nella trattazione relativa ai punti di debolezza del Crowdfunding si è sottolineato come lo stesso comporti una forte complessità organizzativa delle relazioni che il proponente, sia esso team che individuale, dovrà avere cura di instaurare con la folla. Il coinvolgimento emozionale rappresenta una delle caratteristiche principali del finanziamento dal basso, ogni singolo proponente non rappresenta un mero investitore, esso è co-artefice del progetto stesso. Appare dunque necessario assumere, sin dalla fase di progettazione della campagna, questa fattispecie come endogena, riducendo quindi i rischi di fallimento per incapacità comunicativa. Inoltre, nel segmento reward, ogni qual volta un progetto non riesce a rispettare le scadenze di spedizione delle ricompense o le aspettative dei finanziatori si produrrà un’inevitabile aumento della domanda di attenzione. Il proponente non ha poi alcun controllo sui propri finanziatori, esso non può conoscere e testare la loro personalità, dunque, è inerme dinanzi a finanziatori dalla “forte personalità” che potrebbero innescare e reclamare pubblicamente la loro insoddisfazione, rischiando di veicolare il dialogo tra la folla nel senso opposto al successo della campagna. Sebbene, dunque, il crowdfunding rappresenti una ampia finestra di interazione con la folla per la raccolta di feedback, può rischiare di deviare risorse preziose e tempi di esecuzione del progetto. 54 Ajay Agrawal, Christian Catalini, Avi Goldfarb. Some Simple Economics of Crowdfunding. Innovation Policy and the Economy, Volume 14, Lerner and Stern. 2014. 63 | P a g . 2.3.3 Criteri di scelta della piattaforma La piattaforma rappresenta il luogo virtuale eletto dal proponente per il lancio della propria campagna di finanziamento, trattasi di una scelta strategica che andrà condotta secondo specifici criteri per favorire il successo dell’operazione di finanziamento. La espansione del crowdfunding a livello globale ha incoraggiato, anche in Italia, la nascita e la specializzazione delle piattaforme il cui business model è, ad oggi, sensibilmente differente anche se la cultura dei proponenti appare ancora scarsa in termini di possibilità offerte dalle piattaforme. In primo luogo occorre scremare le piattaforme in relazione al modello di crowdfunding che si intende adottare, nell’ambito dello stesso segmento vi sono poi piattaforme generaliste e specializzate. Il vantaggio della piattaforma specializzata risiede nella forte segmentazione della folla su uno specifico settore d’interesse, esse pongono in relazione il proponente con mercati di nicchia e consentono, dunque, di attirare appassionati ed esperti che appaiono maggiormente in grado di valutare la valenza del progetto. Tuttavia, esse godono di un target molto meno vasto di quelle generiche. Ancora, le piattaforme possono essere discriminate in relazione all’impatto che il progetto potrà avere su un’area geografica, scegliendo una piattaforma territoriale il proponente avrà l’opportunità di dialogare direttamente con la comunità obiettivo, la quale sarà maggiormente incentivata alla partecipazione e alla condivisione di un progetto modellato sui bisogni di un’area specifica. Le piattaforme possono essere poi discriminate in relazione al modello di raccolta, il proponente potrebbe preferire un modello di raccolta “all or nothing” o “take it all” in relazione alla struttura del progetto e alla vision del proponente. Allo stadio attuale lo scenario italiano è caratterizzato da 42 piattaforme attive55, alcune di esse ibride caratterizzate da forte versatilità. Le piattaforme ibride (DeRev Produzioni dal basso) consentono al proponente di strutturare la propria campagna in relazione alle specificità del progetto, sarà infatti quest’ultimo a scegliere il modello di raccolta da utilizzare, a fissare il timing della propria campagna o a scegliere il modello Reward piuttosto che Donation. 55 Si veda ALLEGATO 1. 64 | P a g . Appare dunque necessario che la scelta della piattaforma sia quanto più armonica con i requisiti e gli obiettivi del progetto che si intende promuovere. I criteri di scelta possono atteggiarsi differentemente, è comunque possibile individuare alcuni parametri chiave: 1) Comunità attiva sulla piattaforma. Il successo della campagna dipenderà in primo luogo dall’ampiezza della comunità presente sulla piattaforma, sia essa una piattaforma generalista che specializzata, andrà valutato il numero di soggetti attivi. Maggiore sarà il numero di follower più ampio sarà il bacino d’utenza cui sarà possibile rivolgersi e maggiori saranno le possibilità di contaminazione tra crowdfunders attivi sulla stessa piattaforma. 2) Reputazione e visibilità della piattaforma. La reputazione e la visibilità della piattaforma giocano un ruolo chiave nel successo di un progetto, non di rado valenti ed apprezzabili progetti italiani sono emigrati verso piattaforme statunitensi di notevole notorietà con ottimi risultati. Una piattaforma valida che gode di una comunità ampia e di una reputazione da pioniere nel settore è in grado di offrire al proponente una vasta gamma di benefici, dalla notorietà della campagna ad una rete trasversale e globale di network relazionali. 3) Percentuale di progetti similari che hanno raggiunto con successo l’obiettivo. Un valido criterio di valutazione nella scelta della piattaforma può essere rappresentato dalla comparazione con progetti similari, indagare come essi sono stati accolti ed eventualmente finanziati dalla comunità attiva sulla piattaforma consente al proponente di ampliare il proprio bagaglio informativo al fine di compiere una scelta quanto più adeguata. 65 | P a g . 4) Semplicità d’utilizzo e modalità di effettuazione delle donazioni. Il fenomeno del digital divide in Italia appare ancora non completamente superato, il rapporto Eurostat56 pubblicato nel 2014 evidenzia come la nostra nazione sia in coda rispetto ad altri Paesi europei circa la digitalizzazione con il “solo” 58% della popolazione che quotidianamente accede alle tecnologie. Si tratta sicuramente di un aspetto macroeconomico che ha un suo preciso influsso sul crowdfunding, sia dal lato della domanda che dell’offerta. Il proponente potrebbe non avere dimestichezza con le tecnologie quali strumenti di comunicazione digitali o di produzione di contenuti multimediali, potrebbe dunque preferire piattaforme caratterizzate da semplicità estrema d’utilizzo. Numerosi crowdfunders non hanno accesso ad un conto online o a sistemi di gestione del denaro in rete quali PayPal, dunque, in alcuni progetti, con riferimento al target che si intende colpire, potrebbe essere conveniente per il proponente rivolgersi a piattaforme che, oltre la donazione virtuale, consentono la donazione mezzo bonifico bancario o credito telefonico. Allo stadio attuale non appaiono preminenti valutazioni di ordine economico dal lato dei proponenti in relazione all’ammontare dei costi di gestione della campagna da corrispondere, al termine della stessa, alla piattaforma prescelta. Oltre i due quarti delle piattaforme applica success fee che variano tra 4-7% del budget raccolto, con picchi del 12-15%. Eventuali costi aggiuntivi potrebbero derivare dalle commissioni per transazioni bancarie o di trasferimento fondi applicate solo da alcune piattaforme nella media del 3%. 56 http://ec.europa.eu/eurostat/documents/2995521/6343581/4-16122014-BP-EN.pdf/b4f07b2a5aee-4b91-b017-65bcb6d95daa 66 | P a g . 2.4 La comunità dei crowdfunders La ricchezza del crowdfunding risiede, senza alcun dubbio, nelle comunità che si aggregano sulle piattaforme. La folla, attore nevralgico del processo di finanziamento, identifica un aggregato di persone, i crowdfunders, che autonomamente decide di finanziare un’iniziativa. Le principali implicazioni di quest’assunzione è che ogni individuo della folla è in grado di lanciare un input che innesca il processo di crowdfunding, ogni individuo agisce come un agente d’offerta, selezionando e promuovendo i progetti in cui crede, disseminando così informazioni sugli stessi e ponendo le basi affinché il finanziamento o la divulgazione di informazioni possano essere replicate un numero potenzialmente infinito di volte. Le interazioni tra crowdfunders e l’osservazione delle reciproche azioni in spazi virtuali condivisi genera una dinamica comportamentale collettiva, un comportamento di massa non istituzionalizzato e completamente spontaneo per cui ogni individuo, inconsapevolmente, reagisce ad uno stesso stimolo, che nel caso specifico è la instaurazione di una relazione di finanziamento a supporto di un progetto. La teoria economica neoclassica57 si fonda sull’assioma valore-utilità, il dilemma delle scelte individuali si risolve in una formalizzazione matematica di massimizzazione di una funzione obiettivo, il cui argomento è l’utilità.58 Le teorie neoclassiche guardano all’individuo come soggetto indipendente rispetto alla massa, esse ricostruiscono il funzionamento del sistema economico come il risultato di una moltitudine di decisioni individuali, decisioni che ogni agente economico effettua indipendentemente dalla collettività. Ogni individuo è quindi caratterizzato da una propria funzione di utilità59 la cui risoluzione consente di individuare i livelli 57 Convenzionalmente la corrente neoclassica si data a partire dal 1871-1874, anni di pubblicazione delle prime opere sistematiche di William Stanley Jevons, Carl Menger e Lèon Walras, padri della teoria marginalista. 58 L’utilità nell’accezione economica definisce l’attitudine reale o presunta di un bene a soddisfare un bisogno. Essa definisce un concetto soggettivo, esprime cioè il grado di importanza che ogni agente economico attribuisce alla fruizione del bene oggetto di valutazione, in funzione della soddisfazione del bisogno avvertito. 59 Funzione di Utilità: U= f(x). L’utilità totale U è chiaramente funzione della quantità di consumo del bene X, la funzione di utilità verifica quindi l’utilità percepita dall’agente dal consumo di un dato bene, essa ha un andamento monotono crescente, ciò implica che al crescere del consumo di X si ha un incremento direttamente proporzionale dell’utilità percepita. 67 | P a g . di domanda e offerta, ossia le quantità di beni che, date le preferenze dell’agente e la sua dotazione iniziale (ricchezza), l’agente desidera domandare e offrire sul mercato in corrispondenza di ogni possibile valore di prezzo. In tale formalizzazione tutte le azioni sono assunte come razionali, cioè volte alla massimizzazione dell’utilità dell’agente grazie all’accesso e all’utilizzo di risorse scarse. La teoria economica neoclassica così strutturata non consente di spiegare però il comportamento e le scelte effettuate da una massa di individui, si rende dunque necessario un cambio di prospettiva. Il crowdfunding presenta ricche e massicce implicazioni sociali, non è possibile ricondurre l’agire della folla ad una semplice funzione matematica e non è possibile assumere come concetto chiave la centralità delle scelte individuali. La sociologia economica offre una prospettiva d’indagine confacente, essa, difatti, ribaltando le teorie classiche, guarda all’individuo come agente influenzato da altri attori, facenti parti di un gruppo dove l’insieme dei gruppi definisce la società. L’azione economica nelle teorie sociologiche è analizzata in chiave sociale, come reazione dell’individuo all’insieme di interazioni che hanno luogo nella società sotto il profilo economico. Nello studio del comportamento sociale nei fenomeni economici, la razionalità diviene una variabile, in quanto l’azione economica può essere razionale rispetto ad una azione ma anche rispetto ad un valore. Al fine di comprendere le modalità di formazione e di estrinsecazione del comportamento collettivo, può rivelarsi utile l’applicazione della Teoria del Valore Aggiunto60 di Neil Smelser,61 teoria che analizza il comportamento collettivo assumendo come fattore chiave il concetto di valore aggiunto economico. Secondo Smelser il comportamento collettivo inteso come “mobilitazione sulla base di una credenza che ridefinisce l’azione sociale” rappresenta un tentativo di ribaltare una situazione sociale, compiuto sulla base di una credenza generalizzata, ed è determinato da una serie di condizioni che incoraggiano un comportamento di massa che matura in una sorta di progressione cumulativa, ossia come un processo di valore aggiunto. Le determinanti di questa mobilitazione di massa individuate da Smelser sono sei: a) Propensione strutturale: condizione favorevole alla realizzazione di un evento; 60 61 Manuale di Sociologia, Neil J. Smelser 2011. Il Mulino Editore. Neil J. Smelser è professore emerito presso la University of California, Berkley. 68 | P a g . b) Tensione strutturale: condizione in cui è verificabile una forma di insoddisfazione, un malfunzionamento del meccanismo economico-sociale, un fattore precipitante che innesca il comportamento collettivo; c) Credenza Generalizzata: condizione di tensione percepita dalla società; d) Mobilitazione: la folla si organizza per agire; e) Controllo sociale: modalità con la quale coloro che detengono l’autorità agiscono per incoraggiare (o scoraggiare) la mobilitazione sociale. Le determinanti individuate da Smelser possono essere agevolmente ricondotte alla fenomenologia del Crowdfunding, esso si sviluppa in risposta ad una stagnazione dei sistemi economici e presto si contrappone, grazie alla credenza generalizzata della società circa il fallimento del sistema capitalistico, all’economia classica grazie alla mobilitazione della folla che si organizza e dirige i propri sforzi verso le piattaforme al fine di promuovere una nuova forma di economia partecipativa. Il fattore di controllo sociale è individuabile nelle politiche governative volte al sostegno del fenomeno. L’esito finale, e quindi il valore aggiunto economico, sarà determinato dalle modalità in cui ogni determinante di combina con le precedenti: nel verificarsi ogni fase crea valore, un valore che aggregandosi a quello delle fasi successive, determina ricchezza sociale o economica per il gruppo e per la società stessa. Nel caso specifico del crowdfunding, la mobilitazione della folla ha generato un’economia parallela. Nei seguenti paragrafi l’analisi sarà incentrata sulla valutazione dei possibili benefici ritraibili dai singoli individui dal finanziamento di progetti on-line, nonché dei disincentivi che possono erodere l’utilità percepita dal crowdfunder. 2.4.1 Benefici attesi dal finanziamento di progetti on-line La folla rappresenta un’entità omogenea ma provvisoria, essa è composta da elementi eterogenei, momentaneamente congiunti da un modus agendi unico, quali che siano gli individui che la compongono. Per quanto gli individui siano dissimili circa i loro valori, i loro interessi o la loro personalità, essi agiranno come 69 | P a g . un’anima collettiva, compiranno determinate azioni in virtù del sol fatto di essere riuniti in una collettività. Il comportamento della folla, va però tenuto distinto dagli incentivi che possono incoraggiare i singoli crowdfunders a supportare finanziariamente un’iniziativa imprenditoriale. Diversi studi hanno analizzato le dinamiche motivazionali che possono indurre i singoli membri di una folla ad accordare fiducia ad un progetto tramite la partecipazione economica, tali motivazioni possono essere sintetizzate in cinque classi: a) Opportunità d’investimento Unicamente nella pratica dell’equity crowdfunding la principale motivazione del finanziatore è rappresentata dalla possibilità di accedere ad un’opportunità d’investimento in attività imprenditoriali in senso stretto. Il finanziatore non professionale potrà cogliere l’occasione di investire la propria liquidità nel lancio di una start-up, non dovendo ricorrere necessariamente ai canali tradizionali d’investimento e potendo liberamente scegliere la business idea che maggiormente ritiene valida e confacente al proprio sistema di valori economici e sociali. b) Accesso a nuovi prodotti La rapida ascesa del modello reward conferma che numerosi crowdfunders sono attratti dalla possibilità di acquisire dei prodotti ancora non commercializzati. Il finanziatore appare particolarmente propenso al finanziamento di prodotti innovativi e sperimentali, esso è spinto dal duplice beneficio di poter ottenere in edizione limitata un prodotto con il meccanismo della pre-vendita e di contribuire fattivamente alla sua realizzazione su larga scala. Laddove vi siano crowdfunders particolarmente interessati al prodotto è possibile effettuare un’efficace discriminazione di prezzo, all’interno della quale i consumatori più interessati sono disposti a pagare un prezzo maggiore per il prodotto oggetto della campagna, di fatto sussidiando coloro che invece pur non nutrendo un interesse specifico sono comunque attratti dalla campagna. 70 | P a g . c) Partecipazione ad una community I crowdfunders partecipano allo scopo di sentirsi parte di una community creativa ed affidabile, essi sono stimolati a sostenere un progetto lungo tutta la sua durata, indipendentemente dalla loro personale affinità con quella specifica causa. Il coinvolgimento in tal caso esula completamente dalla logica economica per fondarsi essenzialmente su logiche di partecipazione sociale e di coinvolgimento emotivo. “The way this model works is that people generally feel like they are involved or engaged in the project throughout the duration, and they give people opportunity to be involved in something that they maybe otherwise wouldn’t have the opportunity to be involved in, so just to be a part of something is what really motivates people in those cases." “From an emotional standpoint, my goal is to be a part of this community of creatives.”62 d) Supportare i creatori e le cause L’aspetto filantropico gioca un ruolo inaspettato ma significativo sul finanziamento dal basso. La rispondenza dei valori della folla ai valori del progetto non rappresenta spesso un elemento necessario alla realizzazione della campagna, diversi autori hanno sottolineato come spesso i crowdfunders agiscano per scopi filantropici, spinti dal desiderio di sostenere i creatori o la causa sono incentivati ad offrire il loro impegno economico e comunicativo. Gli individui sono generalmente più propensi a sopportare sforzi a favore di una causa che riflette la loro identità e che persegue valori vicini alla loro personalità. Infine, anche il feeling con il team proponente può generare affiliazione e condivisione della campagna. “If i like the personality of the team, I may donate even if I don’t intend to use the product myself.” 62 Gerber E.M, Hui J.S, Kuo P.Y., “Crowdfunding: why people are motivated to post and fund projects on crowdfunding platforms”, Northwestern University Creative Action Lab, Sheridan Drive, Evanston, 2011. 71 | P a g . e) Ricevere ricompense I crowdfunders sono certamente stimolati dalla possibilità di ottenere ricompense a fronte del loro investimento, seppure di un valore modico o generalmente simbolico per evitare la diluizione delle risorse ottenute dalla campagna. Trattasi di una gratificazione personale che il proponente avrà cura di assicurare ad ogni sostenitore, normalmente graduata in relazione all’entità del supporto finanziario. “I like that I get something sent to me. I know it’s small, but like, I enjoyed getting a postcard and a CD…I’m looking forward to getting a DVD if the project actually comes to fruition.” 2.4.2 Disincentivi per la comunità La raccolta di capitali tramite la folla consente all’imprenditore di spalmare su un vasto numero di attori il rischio intrinseco che caratterizza attività imprenditoriali nascenti. La instaurazione di un rapporto di finanziamento è direttamente proporzionale alla capacità del proponente di condividere integralmente tutte le informazioni di cui la folla necessita al fine di effettuare una scelta consapevole e ponderata. I crowdfunders, infatti, in qualità di investitori non specializzati sono caratterizzati da una limitata capacità di valutazione delle variabili chiave di un progetto d’impresa ed hanno accesso ad un numero molto limitato di informazioni circa le performance pregresse del proponente. Probabili disincentivi possono essere quindi generati dalla condizione di asimmetria informativa in cui viene a trovarsi la folla: a) Incapacità del proponente/team Le comunità presenti sulle piattaforme mostrano un atteggiamento positivo e ottimista nei confronti dei proponenti, esse sono propense ad accordare 72 | P a g . fiducia al team proponente anche non conoscendone le esperienze pregresse. Tale condizione rappresenta un valore aggiunto in senso assoluto per il progetto, ma al contempo l’eventualità che proponenti inesperti non siano in grado di rispettare i tempi di spedizione dei prodotti acquistati in pre-vendita o non siano in grado di assicurare le ricompense stabilite genera forte sfiducia e insoddisfazione nella folla, che spesso si traduce in danno all’immagine del progetto. La scarsa esperienza del team proponente nella gestione delle componenti logistiche e di approvvigionamento, nonché delle pratiche di accordi commerciali stabili ai fini della buona riuscita del progetto, può diminuire, anche in misura notevole, l’utilità percepita dal crowdfunder. L’analisi condotta da Mollick63 su 247 progetti di successo lanciati su Kickstarter nel settore Design e Tecnologia, evidenzia che oltre il 50% dei progetti ha subito un ritardo medio di 2 mesi nella consegna dei prodotti, causa la scarsa esperienza dei proponenti nella gestione di quantitativi elevati di domanda. La problematica è così prevalente che la piattaforma Kickstarter, al fine di riequilibrare le aspettative della folla, ha respinto numerosi progetti, soprattutto quelli che comportavano componenti hardware. b) Rischio di frode L’inesperienza del crowdfunder non solo può veicolare lo stesso verso progetti mediocri, ma può soprattutto indurre lo stesso ad incorrere in frodi. Al fine di ridurre la condizione di asimmetria informativa e di effettuare operazioni di screening dei progetti caricati, numerose piattaforme hanno incrementato gli obblighi di disclosure a carico dei proponenti. Tuttavia le stesse non sono in grado di verificare, soprattutto quando il numero di progetti è molto elevato, che non vi siano profili fraudolenti, creati al solo scopo di raggirare i piccoli investitori. Inoltre, essendo l’investimento di taglio limitato, il rischio di frode è esacerbato dalla scarsa propensione dei crowdfunders ad effettuare operazioni di due diligence. Il costo che il crowdfunders dovrebbe sopportare per acquisire maggiori informazioni circa 63 Mollick Ethan R., The dynamics of crowdfunding: An exploratory study (June 26,2013) Journal of Business Venturing, Volume 29, Issue , January 2014, pages 1-16. 73 | P a g . il progetto che intende finanziare, sarebbe troppo elevato rispetto al beneficio conseguito, infine, rispetto a piattaforme come Ebay, dove i proponenti/venditori hanno forti incentivi a tenere alti i propri livelli reputazionali data la interazione ripetuta con gli acquirenti, nel crowdfunding la interazione è periodica e non reiterata, ciò non crea incentivo per la costruzione di forti background informativi da parte dei proponenti. 2.4.3 Tipologie di crowdfunders Gli studi relativi ai crowdfunders si concentrano principalmente sulla identificazione delle motivazioni che spingono gli stessi ad elargire un contributo economico a favore di progetti imprenditoriali. Allo stato attuale dell’arte diversi autori, seppure in maniera marginale e derivata, hanno sottolineato l’esistenza di alcune dinamiche comportamentali che la folla assume rispetto ad alcune specifiche della campagna. Colombo et al.64 evidenzia l’esistenza di una relazione direttamente proporzionale tra il numero di sostenitori e la decisione di finanziamento: quanto maggiore è il primo fattore, tanto più la folla appare propensa a sostenere finanziariamente la campagna oggetto di valutazione. Ad oggi la letteratura in tema di dinamiche comportamentali da cui far discendere degli archetipi o cluster di crowdfunders in funzione del comportamento che gli stessi assumono all’interno del gruppo in relazione ai progetti proposti, risulta essere ancora marginale. Nonostante gli studi citati sono ancora in fase embrionale, gli stessi offrono spunti interessanti che possono aiutare gli operatori del settore ad estrarre maggior valore dalla folla, nonché porre le basi per ulteriori ed approfondite indagini. 64 Colombo M.G., Franzoni C., Rossi-Lamastra C. (2013). What determines the success of crowdfunding projects? The crucial role of early backers, working paper. 74 | P a g . 2.4.3.1. Hahn: omogeneità della folla e archetipi di crowdfunder L’analisi condotta da Hahn65 sulla piattaforma Kickstarter ha incrociato un campione di 6,880 progetti con un cluster di 414,737 utenti attivi sulla piattaforma su un orizzonte medio di 18,7 mesi e con una media di finanziamento di 6,02 progetti. La ricerca condotta ha inoltre evidenziato che oltre il 2,8% del campione utenti sono al tempo stesso proponenti. Prima di procedere all’analisi empirica Hahn propone un framework concettuale che distingue quattro categorie di crowfunders in relazione a due variabili: backing frequency e category concentration. Backing frequency indica la frequenza di finanziamento di progetti, deducibile dal tempo speso da ogni utente in media sulla piattaforma in relazione ai finanziamenti effettuati. La variabile category concentration individua la misura in cui un individuo concentra la propria attività di finanziamento e di esplorazione di progetti in una o più categorie, il grado di concentrazione consente di distinguere tra crowdfunders generalisti e specialisti. Analizzate congiuntamente queste due dimensioni non solo consentono di costruire dei cluster di crowdfunders ma, al tempo stesso, consentono di verificare come il comportamento di questi influisca socialmente sulla comunità attiva sulla piattaforma High Backing Frequency PORTFOLIO MASTER CASUAL WANDERER CATEGORY ENTHUSIAST FOCUSED SUPPORTER Low Low High Category Concentration Tabella 3: Tipologie di Crowdfunders. Immagine elaborata dall’autore. 65 Hahn, J., and Lee, G. 2013. "Archetypes of Crowdfunders’ Backing Behaviors and the Outcome of Crowdfunding Efforts: An Exploratory Analysis of Kickstarter," Conference on Information Systems and Technology 2013, Minneapolis, Minnesota. 75 | P a g . Category Enthusiast è il cluster che incrocia una frequenza di finanziamento elevata con una elevata concertazione settoriale. Trattasi di un profilo specializzato, il cluster sarà composto da crowdfunders esperti che preferiscono contribuire spesso ma in una sola o poche categorie specifiche rispetto alle quali divengono o sono già esperti. Il cluster Portafolio Master è composto da crowdfunders che finanziano numerosi progetti ma in un ampio spettro di categorie, essi possono quindi essere qualificati come generalisti. Entrambi gli archetipi approcciano seriamente alla pratica del crowdfunding, guardano ad esso come un nuovo canale per investire in imprese dall’alto valore innovativo. Casual Wanderer è il target caratterizzato da un basso livello di frequenza nel finanziamento e contestualmente da un basso livello di categorizzazione, si tratti di backers non interessati a divenire specialisti in uno o più settori. Infine la categoria Focused supporter è caratterizzata da una ridotta frequenza di finanziamento contrapposta ad un’elevata specializzazione, trattasi di crowdfunders che selezionano un numero relativo di progetti da finanziarie in settori affini ai loro interessi. Empiricamente si è provveduto a classificare il campione di utenti nelle quattro categorie individuate, successivamente l’analisi di regressione condotta associando le tipologie di crowdfunders individuate con le risultanze dei progetti analizzate in relazione a variabili chiave (successo della campagna, ammontare dei fondi raccolti, ecc.) ha consentito di verificare la composizione dei cluster, inoltre facendo regredire la porzione dei differenti cluster sul budget raccolto dai vari progetti selezionati si è giunti ad identificare in quale misure alcuni cluster, più di altri, possono qualificarsi come predittori del risultato positivo di un progetto. I risultati della ricerca condotta da Hahn rivelano l’esistenza di un cluster aggiuntivo denominato dall’autore One-Time Trier, costituito in prevalenza da backers sporadici con una media di finanziamento di 1,9 progetti principalmente in una sola categoria. Nonostante la backing frequency pressoché nulla il cluster in esame presenta il più elevato grado di concentrazione per categoria, comprende inoltre il 60% della popolazione campionaria, rappresenta quindi il cluster più numeroso. Il secondo cluster individuato si compone del 29,9% del campione indagato, presenta una frequenza di finanziamento limitata spalmata su un numero ristretto di categorie, questo secondo cluster è sovrapponibile al modello teorico Casual 76 | P a g . Wanderer. Il terzo cluster è caratterizzato da una media di finanziamento pari a 1,6 progetti al mese, con una concentrazione elevata in una o due categorie, trattasi dell’archetipo teorico “Focused Supporter”. Il quarto cluster è costituito dall’1% del campione indagato, nonostante la numerosità relativa trattasi di un cluster ad elevata frequenza di finanziamento che mostra una media di 7 progetti finanziati al mese, anche la concentrazione per categoria è elevata, trattasi di backers ad elevata specializzazione che impiegano le proprie risorse in una sola categoria in cui si ritengono esperti. La caratterizzazione del cluster in esame consente la sua piena sovrapponibilità al cluster “Category Enthusiast” individuato nel framework teorico. Infine, il quinto e ultimo cluster è assimilabile alla categoria “Portafolio Master”, costituito da un 231 crowdfunders, trattasi di backers che esibiscono una backing activity estremamente elevata, 21 progetti finanziati al mese, accompagnata da una relativa concentrazione per categoria. Portfolio Master CLUSTER Category Enthusiast Focused Supporter Casual Wanderer One-Time Triers Backing Frequency Category Concentration Figura 8: Backing Frequency e Category Concentration dei cluster di crowdfunders. Grafico elaborato dell’autore. Progetti finanziati Portfolio Master Category Enthusiast Focused Supporter Casual Wanderer One-Time Trier Figura 9: Numero di progetti finanziati da ogni cluster. Grafico a cura dell’autore. 77 | P a g . Ampiezza cluster One-Time Trier Casual Wanderer Focused Supporter Category Enthusiast Portfolio Master Figura 10: Ampiezza e numerosità dei cluster. Grafico a cura dell’autore. La seconda fase dell’analisi condotta da Hahn è volta ad indagare la relazione esistente tra le categorie di crowdfunders e l’esito delle campagne dagli stessi finanziate. Combinando l’esito dei progetti campionati con la composizione delle varie categorie, Hans evidenzia che la composizione dei cluster ha un impatto significativo sull’esito delle campagne di crowdfunding. I cluster Casual Wanderer e Focused Supporter sono positivamente associati con i risultati ottenuti dai progetti, dove invece i cluster Category Enthusiast e Portfolio Master, nonostante siano contraddistinti da una elevata frequenza di finanziamento e forte specializzazione, mostrano una relazione negativa con le percentuali di successo conseguite dai progetti indagati. Sembrerebbe, dunque, che i progetti lanciati sulle piattaforme abbiano maggiori possibilità di raggiungere l’obiettivo preposto appellandosi alla folla “casuale”. Una spiegazione alternativa può essere intercettata nella fenomenologia stessa del crowdfunding, dato che i fondi impegnati, nella maggior parte dei casi, sono erogati solo se il progetto raggiunge l’obiettivo prefissato, i crowdfunders maggiormente attivi e specializzati percepiscono un rischio di finanziamento molto relativo che induce gli stessi ad effettuare numerose “promesse di finanziamento”. I backers meno esperti saranno maggiormente avversi al rischio, quindi teoricamente indirizzeranno le proprie scelte di finanziamento in maniera oculata, cercando di incrociare i propri interessi con il rischio percepito dal 78 | P a g . finanziamento del progetto. Questa condizione è però mitigata dall’effetto network, la fiducia riposta da numerosi backers, soprattutto specializzati o maggiormente in grado di analizzare la valenza di un progetto, induce i crowdfunders meno esperti a replicare il gesto di finanziamento. L’effetto finale dell’influenza dispiegata da backers specializzati sulla folla casuale si estrinseca in una condizione di tensione, i progetti che superano il “break even” di promesse avranno maggiori possibilità di raggiungere l’obiettivo prefissato con successo. 2.4.3.2. Categorie di crowdfunders e criteri di scelta dei progetti Lo studio condotto da Hahn si basa sull’assunto principale che la folla presente sulla piattaforma sia un gruppo omogeneo, una prospettiva d’indagine opposta viene offerta dal lavoro di ricerca di Lin e colleghi66. Gli autori, partendo dall’assunto che indagare la folla come un gruppo caratterizzato da omogeneità possa limitare la comprensione della vasta complessità delle community, individuano quattro tipologie di crowdfunders discriminate sulla base delle differenti motivazioni e strategie che possono indurre soggetti diversi ad effettuare una scelta di finanziamento. L’analisi in esame condotta sulla piattaforma Kickstarter si concentra sul modello Reward, i progetti selezionati, 2.022 campagne, afferiscono alla sola categoria tecnologia in quanto gli autori ritengono che si tratti di un segmento caratterizzato da un elevato numero di progetti contraddistinti da significative possibilità di divenire start-up innovative. Considerato un campione di 182.291 crowdfunders si adotta un approccio induttivo ed esplorativo finalizzato ad estrapolare dei profili comportamentali sulla base di un ampio ventaglio di variabili, la cui individuazione è guidata dalle motivazioni generalmente accettate in letteratura. Difatti, mentre Hahn incrocia due sole variabili, nel lavoro di ricerca di Lin e colleghi per ogni crowdfunder si costruiscono ben sette variabili: o Reward% = rappresenta la percentuale di progetti presenti nel portafoglio dell’investitore che offrono un prodotto come ricompensa. I proponenti hanno difatti la possibilità di personalizzare il livello di ricompensa 66 Lin, Yan and Boh, Wai Fong and Goh, Kim Huat, How different are Crowdfunders? Examining Archetypes of Crowdfunders and Their Choice of Projects. (February 17,2014). 79 | P a g . corrisposto in relazione a diverse fasce di fondi raccolti, ciò premesso gli autori considerano progetti che offrono ricompense: a) quelli in cui i crowdfunders hanno la possibilità di pre-ordinare prodotti; b) quelli in cui i crowdfunders, a fronte dell’investimento effettuato, riceveranno un prodotto finito o un prototipo; c) quelli in cui i crowdfunders, finanziando lo sviluppo di software, acquistano la possibilità di usufruire di una licenza o di sottoscriverne l’utilizzo senza alcun costo aggiuntivo. o Ave Goal = identifica l’obiettivo medio di raccolta dei progetti finanziati dal campione selezionato. L’obiettivo medio di raccolta può essere utilizzato come proxy del rischio percepito dai crowdfunders, laddove a progetti con obiettivi di raccolta contenuti viene associato un livello di rischio medio che consente, nella maggior parte dei casi, il successo della raccolta fondi, il grado di rischio percepito si incrementa all’aumentare dell’obiettivo di raccolta fondi. Dunque, progetti con obiettivi di raccolta ambiziosi tendono ad una maggiore complessità di realizzazione e incorporano una rischiosità elevata che, in accordo con la letteratura, ne erode le possibilità di successo. La variabile Ave Goal del campione di progetti consente così di riflettere la soglia di rischio aggregato massimo che la folla appare disposta a sopportare. o Projects Backed = è il numero di progetti finanziati sulla piattaforma, trattasi di una variabile chiaramente esplicativa del grado di attività della folla sulla piattaforma. o Projects Created = rappresenta il numero di progetti creati dagli stessi crowdfunders nelle diverse categorie presenti sulla piattaforma, la variabile in esame consente di misurare il grado di experience del campione nonché di identificare un ristretto ma prezioso gruppo di soggetti che svolgono contestualmente il ruolo di proponenti e finanziatori. o Comments = è il numero di commenti rilasciati dai crowdfunders sulla pagina del progetto. La possibilità che la folla possa comunicare con il proponente, ma anche con gli altri backers, permette di misurare il grado di coinvolgimento della folla rispetto a specifici progetti. Inoltre, alcuni backers particolarmente esperti possono porre domande o perplessità circa le modalità di sviluppo del prodotto/progetto. Tali soggetti possono qualificarsi come “lead users”, un piccolo gruppo di crowdfunders che hanno 80 | P a g . una forte necessità di ulteriori innovazioni e che possono fornire utili indirizzi per migliorare il prodotto offerto. o Ave Backers = misura la media di finanziatori di tutti i progetti presenti nel portafoglio dei crowdfunders. La variabile è tesa ad indagare in quale misura l’influenza sociale può modellare il comportamento della folla, un numero consistente di sostenitori attivi in una campagna può rappresentare un segnale positivo incoraggiando altri sostenitori a finanziare il progetto, ma anche rappresentare un disincentivo per ulteriori finanziamenti. o Variety = indica invece il livello di concentrazione di finanziamenti erogati rispetto alle 13 categorie presenti sulla piattaforma Kickstarter. Tale variabile consentirà di analizzare il grado di concentrazione o diversificazione, e dunque la strategia di finanziamento, adottata dalla folla. Il set di variabili individuate da Lin e colleghi possono essere suddivise in relazione alla dimensione che sono dirette ad analizzare. Le prime due variabili consentiranno di verificare se la folla è incentivata maggiormente da motivazioni altruistiche o dalla possibilità di ottenere ricompense. Le variabili Projects Backed, Projects Created e Comments sono dirette ad identificare il grado di coinvolgimento della folla e possono fornire utili indicazioni circa i benefici reputazionali ritraibili dalla folla grazie alla partecipazione alle attività della piattaforma. Infine, le variabili Ave Backers e Variety consentiranno di analizzare il grado di partecipazione e il livello di specializzazione della folla. Attraverso la tecnica della cluster analysis, Lin e colleghi provvedono al raggruppamento delle unità statistiche del campione al fine di minimizzare la dissimilarità interna da ogni gruppo allo scopo di identificare un numero di gruppi tali che gli elementi appartenenti ad un gruppo siano quanto più simili – o meno dissimili – agli elementi appartenenti ad altri gruppi. Le risultanze di tali analisi portano all’individuazione di quattro cluster: a. Active Backers: il primo cluster comprende il 9,27% del campione indagato, trattasi di un cluster che si contraddistingue rispetto agli altri identificati per numerosi aspetti. In primo luogo, si tratta di crowdfunders disposti a sostenere un elevato numero di progetti, in media finanziano 46,81 progetti al mese contro una media variabile tra i 4 ed i 6 progetti finanziati al mese 81 | P a g . dagli altri cluster individuati. Il gruppo individuato è caratterizzato da soggetti particolarmente attivi, essi mostrano una forte tendenza all’interazione e una forte propensione, rispetto agli altri gruppi, a creare progetti propri con una media di 5,64 progetti lanciati sulla piattaforma. Sembra prevalere come strategia la diversificazione, gli active backers tendono a differenziare notevolmente i propri investimenti in diverse categorie. Il cluster in esame è chiaramente composto da sostenitori notevolmente impegnati nelle attività della piattaforma che traggono elevati benefici sociali e reputazionali. b. Trend Followers: il secondo cluster comprende il 23,62% del campione ed è caratterizzato da backers tendenzialmente avversi al rischio. Trattasi di crowdfunder che mostrano una forte propensione a finanziare progetti con obiettivi di raccolta contenuti, la loro avversità al rischio appare evidente anche dalla tendenza a finanziare progetti che mostrano un elevato numero di backers. Sembrerebbe che tale gruppo tenda a finanziare progetti con profili contenuti di rischiosità e caratterizzati al contempo da elevata popolarità. c. The Altruistic: il terzo cluster comprende il 12,28% del campione indagato, esso è costituito da crowdfunders i cui scopi motivazionali appaiono nettamente differenti rispetto a quelli riscontrati in tutti gli altri cluster. Nella individuazione delle variabili il gruppo di autori adotta la variabile “Reward%” per comprendere quale sia la motivazione principale che guida le scelte di investimento. Il cluster in esame mostra una incidenza minima della suddetta variabile, trattasi di soggetti propensi al finanziamento per scopi altruistici piuttosto che per ottenere delle ricompense. Inoltre, i crowdfunders appartenenti a tale cluster appaiono meno “risk adverse”, essi tendono a sostenere progetti che presentano obiettivi di raccolta ambiziosi rispetto ad altri cluster. d. The Crowd: l’analisi rivela l’esistenza di un ultimo gruppo costituito dalla maggioranza del campione indagato, il 54.83%. Il gruppo in esame appare moderato nelle proprie scelte d’investimento, come il primo e il secondo cluster tende ad essere maggiormente attratti dalla possibilità di ottenere delle ricompense, la avversità al rischio è paragonabile a quella del secondo cluster, essi finanziano principalmente progetti con budget di raccolta 82 | P a g . contenuti e segnalati da una forte popolarità. Il grado di differenziazione è relativo, si tratta di un cluster che tende a finanziare un numero esiguo di progetti, con un grado di differenziazione pressoché nullo. Non si tratta di soggetti attivi come quelli riscontrati nel primo cluster, non sono impegnati nella creazione di campagne proprie e non sono particolarmente propensi all’interazione con il proponente e con altri finanziatori. In sintesi, l’analisi condotta da Lin e colleghi conferma che la comunità dei crowdfunders non può essere considerata come una massa omogenea, inoltre i cluster individuati consentono di iniziare a definire delle tipologie di investitori. Il cluster Active Backers può essere identificato con crowdfunders esperti, alla ricerca di progetti di elevata qualità in diverse categorie e spinti da benefici sociali e relazionali. Nonostante normalmente si tratti di cluster che mostrano in termini quantitativi un impatto relativo sul campione, dal punto di vista qualitativo essi possono qualificarsi come “opinion leader”, lo screening e il finanziamento di progetti ad alto valore potrebbe contribuire a mitigare la condizione di asimmetria informativa, guidando la folla meno esperta verso i progetti migliori. La ricerca evidenzia la esistenza anche di un cluster guidato da motivazioni altruistiche, stante la esperienza relativa circa i progetti proposti, potrebbe qualificarsi come una porzione importante di backers ai fini del successo di un progetto. Il cluster Trend Followers è invece caratterizzato da una maggiore propensione al rischio, ciò spiega la strategia di finanziamento adottata, essi preferiscono progetti molto popolari e sono attratti dalla possibilità di ottenere ricompense materiali, in tal senso potrebbe rappresentare un cluster decisivo per il raggiungimento del budget preposto. Infine, il quarto ed ultimo cluster è tendenzialmente un cluster generalista, si tratta di crowdfunders ancora inesperti impegnati nella sperimentazione ed esplorazione della piattaforma. Essi non sono quindi contraddistinti da una chiara strategia di scelta. Dopo aver individuato differenti profili di crowdfunders lo studio condotto da Lin e colleghi si concentra sugli effetti esplicati dall’influenza sociale e dall’effetto signaling sulla folla. Attraverso un set di ipotesi specificamente individuate gli autori intendono comprendere come ogni singolo cluster reagisce agli stimoli esterni e come queste reazioni possono modellare, in maniera più o meno significativa, il comportamento di ogni gruppo definendo precise strategie di finanziamento. 83 | P a g . Nel 1973 Micheal Spence67, in risposta allo studio pioneristico di Akerlof sulle asimmetrie informative, evidenziò come la teoria dei segnali potesse risolvere la condizione di informazione non perfetta tra le parti coinvolte in una transazione. Spence, nell’ambito di uno studio riferito al mercato del lavoro, mostrò che i segnali possono essere utilizzati come vettori di qualità al verificarsi di due condizioni precise: 1) quando i segnali possono essere alterati dalla parte comunicanti; 2) quando il costo marginale da sostenere per colmare la condizione di asimmetria informativa è inferiore per la parte che detiene un prodotto di qualità maggiore rispetto alla parte che offre un prodotto di qualità inferiore. Il contributo di Spence alla teoria dell’informazione ha interessato anche la finanza imprenditoriale, la sua applicabilità è ormai consolidata e affermata dalla consistente letteratura in materia. Gli investitori professionali nella valutazione di nascenti realtà imprenditoriali si trovano costantemente ad affrontare una condizione di asimmetria informativa, condizione che essi cercano di colmare attraverso la loro elevata esperienza e la valutazione di segnali quali il capitale umano o il valore del network relazionale. I crowdfunders, a differenza degli investitori professionali, non dispongono di competenze adeguate a mitigare l’effetto di eventuali asimmetrie informative, inoltre potrebbero avere accesso a tali competenze solo sostenendo dei costi di gran lunga elevati rispetto al beneficio ottenuto dal finanziamento online. In assenza di sofisticazioni finanziarie, appare chiaro che i segnali che possono guidare la folla verso scelte ponderate sono notevolmente differenti da quelli che potrebbero invece guidare investitori professionali. Diversi studi in tema di crowdfunding hanno evidenziato che tra i fattori di successo di una campagna appare come key factor il capitale sociale del proponente, dunque, al fine di conciliare la letteratura preesistente con lo studio condotto, Lin e colleghi costruiscono quattro set di ipotesi. i. Primo set di ipotesi: Social Influence. Un primo set di ipotesi è finalizzato a verificare in quale misura e con quale intensità i vari cluster sono maggiormente attratti e guidati dalla esistenza di un solido capitale sociale. I cluster considerati ai fini dell’analisi sono il primo, 67 Michael Spence. The Job Market Signaling. Quarterly Journal of Economics, Vol. 87, No. 3. (Aug., 1973), pp. 355-374. 84 | P a g . il secondo e il quarto, in quanto, a differenza del terzo, appaiono essere maggiormente motivati dalla possibilità di ottenere ricompense e sono orientati verso progetti con elevate capacità di successo. Ciò implica che la loro strategia di scelta, essendo definita da motivazioni non specificamente altruistiche, possa essere notevolmente influenzata dalla presenza di fattori strategici quali il capitale sociale. Considerate le differenze qualitative tra i tre cluster oggetto d’analisi si costruiscono le seguenti ipotesi: H1a: Crowdfunders comprising the Crowd are likely to back projects whose project creators have higher social capital. H1b: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects whose project creators have higher social capital. H1c: Crowdfunders comprising the Active Backers are less likely to back projects whose project creators have higher social capital, compared to the Crowd and the Trend Followers. ii. Secondo set di ipotesi: Funding Stage. Un secondo set di ipotesi è invece funzionale a verificare in quale stadio di finanziamento, se in quelle iniziali o successive, i crowdfunders sono più propensi ad intervenire. L’analisi in tal caso interessa i soli primi tre cluster in quanto, essendo il quarto cluster costituito da crowdfunders principianti, essi non adottano specifiche componenti decisionali nella scelta dei progetti. Di conseguenza si testano le seguenti ipotesi: H2a: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects that are at their later funding stage. H2b: Crowdfunders comprising the Altruistic group are likely to back projects that are at their later funding stage. H2c: Crowdfunders comprising the Active Backers are likely to back projects that are at their earlier funding stage. iii. Terzo set di ipotesi: Responding to Signals. Il terzo set di ipotesi è finalizzato ad analizzare in quale misura la presenza di segnali distintivi possa influenzare la decisione di finanziamento dei crowdfunders. I cluster oggetto del test sono il secondo e il terzo cluster, in quanto si ritiene che il cluster Active Backers, essendo contraddistinto da 85 | P a g . maggiore competenza e capacità di analisi dei progetti proposti sulla piattaforma, compia le proprie scelte basandosi principalmente sulle proprie conoscenze. H3a: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects that have accumulated a large number of backers. H3b: Crowdfunders comprising the Altruistic group are likely to back projects that have accumulated a smaller number of backers. iv. Quarto set di ipotesi: Signaling effect of Active Backers. L’ultimo set di ipotesi è finalizzato invece a comprendere la influenza sociale dispiegata dal cluster Active Backers. Si ritiene che tale cluster, come più volte sottolineato, essendo caratterizzato da elevata competenza e capacità di analisi sia l’unico cluster in grado di inviare alla folla, tramite la propria partecipazione, segnali forti circa la qualità del progetto e la sua capacità di raggiungere il successo. Si provvede dunque a testare il grado di attenzione posto dai vari cluster tramite le seguenti ipotesi: H4a: Crowdfunders comprising the Active Backers are likely to back projects that have accumulated a large number of Active Backers. H4b: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects that have accumulated a large number of Active Backers. H4c: Crowdfunders comprising the Crowd are likely to back projects that have accumulated a large number of Active Backers. I risultati della analisi condotta da Lin e colleghi confermano che la teoria dei segnali è in grado di mitigare la condizione di asimmetria informativa, la verifica del primo set di ipotesi suggerisce che, in generale, la folla appare sensibile a segnali di qualità quali un elevato capitale relazionale del proponente. Ai fini dell’analisi di correlazione viene strutturata la variabile Project Creator Network, mentre precedenti ricerche hanno analizzato il capitale sociale sulla base del numero di contatti Facebook importati sulla piattaforma dal proponente, gli autori, non avendo a disposizione tale informazione sulla piattaforma Kickstarter, provvedono a costruire la variabile utilizzando il numero di progetti finanziati dal proponente stesso dal momento in cui quest’ultimo ha lanciato la propria campagna. La variabile 86 | P a g . così costruita rappresenta una ulteriore dimensione chiave, il grado di popolarità del proponente nella comunità presente sulla piattaforma. Il cluster The Crowd mostra un grado di correlazione elevato con la variabile Project Creator Network, ciò suggerisce che in generale la folla presta attenzione alla presenza di segnali di qualità quali il network relazionale del proponente. Il cluster Trend Follower, rispetto al cluster The Crowd, appare meno influenzato da tale variabile anche se nel complesso mostra una relazione positiva con la dimensione sociale del progetto. L’ipotesi H1c appare invece non supportata, contrariamente a ciò che si ipotizzava, il cluster Active Backer mostra si una correlazione negativa con la presenza di forti segnali, ma in misura minore rispetto al cluster Trend Followers. La seconda dimensione analizzata è quella temporale, la variabile indipendente utilizzata per l’analisi di correlazione viene definita Days Elapsed, essa indica il numero di giorni trascorsi dal lancio del progetto sino al momento in cui il campione, singolarmente analizzato, ha realizzato la propria decisione di finanziamento. L’analisi evidenzia che in generale la correlazione è negativa, i crowdfunders appaiono maggiormente propensi a finanziare i progetti selezionati nei primi giorni di lancio delle campagne. Specificando l’analisi per cluster vengono in evidenza alcune significative sfumature, mentre il cluster The Altruistic conferma le evidenze generali, preferendo il finanziamento in fasi iniziali del progetto, il cluster Trend Followers tende ad intervenire in fasi successive a quelle iniziali, infine il cluster Active backers conferma l’ipotesi H2c, preferendo intervenire nelle fasi immediatamente successive al lancio del progetto. Al fine di testare in quale misura i vari archetipi di crowdfunders risultano influenzati nelle loro decisioni di finanziamento dalla presenza di segnali distintivi, si costruisce la variabile indipendente Backers Plaged diretta a misurare il numero di backers che hanno già finanziato il progetto nel momento in cui si forma la decisione di finanziamento di ogni crowdfunders. Il cluster Trend Followers appaiono maggiormente propensi al finanziamento di progetti che presentano elevati gradi di partecipazione della folla, si stima che ogni 1000 backers il coefficiente di partecipazione si incrementa del 10,5%. Il cluster The Altruistic inversamente appare maggiormente propenso al finanziamento di progetti che vedono la partecipazione di un ristretto numero di backers, dunque entrambi le ipotesi del terzo set appaiono confermate. 87 | P a g . Infine, il quarto set di ipotesi è finalizzato a verificare l’influenza dispiegata dal cluster Active Backers sugli altri tre cluster. L’analisi dimostra che tutte e tre le ipotesi risultano verificate, si riscontra, difatti, che progetti che vedono la partecipazione di numerosi Active Backers sono in grado di attrarre un elevato numero di sostenitori divisi tra le tre categorie individuate. Il coefficiente #Active Backers Plaged che misura il numero di active backers che hanno già accordato fiducia al progetto quando si forma la decisione di investimento di ogni crowdfunders, risulta positivo e significativo, per ogni 100 active backer il coefficiente di finanziamento del progetto tende ad aumentare del 46,2%. È dunque possibile affermare che una solida presenza di active backers rappresenta un forte segnale di valenza del progetto, in grado di assicurare, grazie all’effetto signalling, forte partecipazione della comunità e dunque ottime possibilità che il progetto raggiunga l’obiettivo prefissato. Gli studi discussi mostrano importanti e pratiche implicazioni per i differenti attori che, nel contesto attuale, formano l’ecosistema in cui viene sviluppandosi il fenomeno del crowdfunding. In primo luogo, entrambi le analisi condotte, evidenziano che ogni proponente che intende ottenere sostegno per la propria attività imprenditoriale, deve riuscire a comprendere la variegata composizione della comunità presente sulla piattaforma. La possibilità di giungere al successo e di ottenere i fondi di cui si necessita è direttamente proporzionale alla possibilità di coinvolgere un numero sufficientemente ampio di backers, condizione a sua volta influenzata dalla conoscenza da parte del proponente delle specificità e delle strategie di finanziamento dei differenti archetipi riscontrabili nella comunità. La consapevolezza della complessa struttura sociale e delle implicazioni sul piano finanziario dei comportamenti adottati dai vari cluster può consentire al proponente di ampliare i benefici sociali ed economici ritraibili dalla folla cui intende rivolgersi. Inoltre, entrambi gli studi, evidenziano la presenza di almeno un cluster caratterizzato da esperienza ed elevata specializzazione in grado di influenzare il comportamento di crowdfunders meno esperti. La presenza di tali soggetti nella comunità di riferimento rappresenta una ulteriore possibilità per il proponente di raggiungere la raccolta fondi con successo grazie al coinvolgimento di tale tipologia crowdfunders. Infine, la partecipazione di soggetti esperti nel finanziamento dal basso potrebbe rappresentare un segnale per gli investitori professionali, non 88 | P a g . appare difatti escluso che questi, esaminata la composizione della folla e riscontrata una buona percentuale di soggetti competenti che hanno accordato fiducia al progetto, decidano di supportare l’attività imprenditoriali in fasi successive. Un secondo ordine di considerazioni attengono al fenomeno stesso del crowdfunding, Lin e colleghi si concentrano sul segmento Reward e nella costruzione dei cluster evidenziano che la motivazione altruistica interessa una percentuale esigua del campione, mentre la folla appare fortemente propensa al finanziamento di progetti in cui sono previste delle ricompense. Il modello reward potrebbe dunque rappresentare un effettivo canale alternativo per crowdfunder che sono impegnati attivamente nella ricerca di nascenti attività imprenditoriali ad alto contenuto innovativo e contraddistinti da buone possibilità di trasformarsi nel medio-lungo periodo in vere e proprie imprese. Le diverse tipologie di crowdfunders individuate negli studi citati portano infine ad una utile considerazione basata sulla composizione stessa dei cluster, allo stadio attuale si riscontrano almeno tre tipologie di crowdfunders caratterizzati esperienza relativa che si contrappongono ad un solo cluster ad elevata specializzazione. Questa evidenza richiede una maggiore attenzione da parte delle piattaforme, al fine di garantire la protezione di crowdfunders meno esperti è necessario aumentare i livelli di trasparenza adottati circa le informazioni disponibili sia dal lato dell’offerta di finanziamento che della domanda di fondi. 89 | P a g . 2.4.4 Il ruolo del consumatore nella co-produzione e co-sviluppo dell’investimento Il consumatore ha storicamente rivestito un ruolo dominante nelle teorie di Marketing susseguitesi negli ultimi due secoli, ruolo che è venuto profondamente a modificarsi in concomitanza con l’evoluzione dei mercati dettata dai cambiamenti del macroambiente sociale, tecnologico e, dunque, economico. Il progresso continuo delle nuove tecnologie ha comportato una inversione di tendenza, il consumatore abbandona completamente la veste di fruitore passivo di beni e servizi per acquisire sempre più potere nella definizione e creazione di contenuti e nella comunicazione di nuovi bisogni. Nonostante le tecniche di marketing siano sempre maggiormente orientate ai clienti sviluppando meccanismi di interazione diretti ad un maggior coinvolgimento del consumatore, il ruolo assunto dal crowdfunder nel finanziamento dal basso sfugge a qualsiasi inquadramento teorico già presente in letteratura. Lo sviluppo del crowdfunding segna un nuovo punto di svolta, il consumatore espande ulteriormente il proprio ruolo a monte del processo di creazione del valore, intervenendo anche nelle fasi di supporto finanziario. Il meccanismo del finanziamento dal basso implica che una cerchia di individui possano decidere di sostenere finanziariamente la produzione o la promozione di beni o servizi destinati a soddisfare bisogni ancora non esplicitati, sostenendo così fattivamente il rischio associato alla nascita di una nuova realtà economica. La selezione delle iniziative da sostenere, l’impegno finanziario, la esternalizzazione del rischio imprenditoriale e la sua diversificazione grazie all’intervento della folla, sono tra i principali fattori che ridisegnano il ruolo del consumatore e, conseguentemente, nuovi confini tra il mondo della finanza e il marketing. Ordanini e colleghi68 evidenziano alcune importanti differenze tra il ruolo del consumatore nell’attuale cornice delle teorie avanguardistiche di marketing e quello invece assunto nella pratica del finanziamento dal basso. Confrontando le specificità del crowdfunding nella sua dimensione partecipativa con le teorie maggiormente 68 Andra Ordanini, Lucia Miceli, Marta Pizzetti, A. Parasuraman, (2011) "Crowdfunding: transforming customers into investors through innovative service platforms", Journal of Service Management, Vol. 22 Iss: 4, pp.443 – 470. 90 | P a g . consolidate in letteratura in relazione al grado di coinvolgimento del consumatore è possibile iniziare a delineare i confini di questa nuova veste, per certi versi ibrida, assunta dal consumatore-crowdfunder. Il primo grande fattore di differenziazione è il grado di partecipazione, laddove nella maggior parte dei processi di fruizione di beni e servizi il consumatore interviene attivamente solo nelle fasi finali di produzione/erogazione del bene o del servizio, nel crowdfunding si riscontra un grado di partecipazione di gran lunga elevato rispetto a qualsiasi altro processo economico. Il crowdfunder è colui che al tempo stesso, tramite la selezione dei progetti che ritiene valenti, influenza l’esito e la visibilità di una campagna ed è coartefice del lancio di un nuovo prodotto. Inoltre, mentre nella teoria classica il consumatore che partecipa alla produzione del servizio è solitamente anche colui che ne fruisce, nel crowdfunding gli individui che rendono possibile la produzione di nuovi beni o servizi sono i primi fruitori, ma non gli unici. Negli ultimi anni crescente attenzione è stata riservata al tema della collaborazione innovativa tra aziende e gruppi di consumatori, sulla scia di numerose best practices che hanno mostrato come un coinvolgimento attivo dei consumatori nelle fasi di sviluppo e di creazione di prodotti rappresenti un fattore di contaminazione esterna necessario per le aziende che vogliono conservare o costruire un solido vantaggio competitivo. Lo sviluppo della collaborative innovation69 ha guidato le organizzazioni verso una maggiore integrazione dei clienti, e quindi dei loro bisogni, nei processi di sviluppo di nuovi prodotti grazie ad una efficace interazione con questi ultimi. Nello specifico, il contributo che un gruppo di clienti può apportare può riguardare diverse e interrelate fasi, dalla selezione delle idee alla fase di lancio del prodotto finito. Questo processo collaborativo instaurato con i clienti per la ricerca e l’innovazione non riguarda però la totalità dei clienti, ma una porzione di essi potenzialmente interessati a tale attività collaborativa e definiti da Eric Von Hippel Lead Users. Von Hippel (1986) introdusse questo termine per distinguere particolari categorie di consumatori dai consumatori cosiddetti generici. I Lead Users corrispondono ad una piccola fetta dell’intero bacino d’utenza dell’azienda e 69 La Collaborative Innovation è un nuovo approccio del marketing finalizzato alla collaborazione attiva tra azienda e clienti nell'ottica dello sviluppo del prodotto (Prandelli, Verona, 2006). La Collaborative Innovation prevede l'interazione con il cliente finalizzata all'innovazione, il cliente diventa parte integrante del processo produttivo dell'azienda. Questo approccio è possibile grazie alla rete, che rende l'innovazione meno costosa, facilita la comunicazione tra azienda e utenti e permette lo sviluppo simultaneo di più soluzioni per i prodotti o servizi in questione. 91 | P a g . rappresentano una specifica categoria di clienti contraddistinti da capacità innovativa e vision lungimirante, in grado dunque di prevedere, immaginare o anticipare nuove modalità di utilizzo di un prodotto o modifiche che lo renderebbero maggiormente appetibile sul mercato. L’unica similarità riscontrabile tra i lead users e i crowdfunders risiede nelle attività poste in essere, anche nel caso dei crowdfunders ci troviamo dinanzi a utenti capaci di anticipare esigenze e bisogni ancora non evidenti sul mercato tramite attività di scouting e screening, ma nel caso della Lead User Theory il gruppo di utenti, specificamente selezionato dall’organizzazione economica che intende sfruttare il vantaggio da essi offerto, è ristretto. Nel caso del crowdfunding la folla è completamente libera da qualsivoglia influenza, ma soprattutto contravvenendo alla teorizzazione di Von Hippel, è un numero ampio e non ristretto di persone a decidere tramite la selezione dei progetti ciò che dovrebbe essere offerto sul mercato. Inoltre spesso in letteratura si suole distinguere tra lead user e pioneri, i primi non necessariamente acquistano il prodotto e solitamente intervengono nelle prime fasi del processo di creazione del prodotto, mentre i pionieri intervengono nella fase di lancio del prodotto, e rappresentano quella fetta di mercato che acquista il prodotto prima della massa attivandosi presso il network di riferimento per diffondere le proprie impressioni ed esperienze, divenendo spesso opinion leader. Nella pratica del crowdfunding le due figure sono sovrapponibili, i sostenitori del progetto possono intervenire nelle fasi progettuali arricchendo il prodotto finito e fornendo utili spunti commerciali e tecnici, mentre nella fase di lancio essi si trasformano in veicolo promozionale del prodotto di cui sono coartefici. Seguendo il filone della letteratura Open Source e del Crowdsourcing è possibile evidenziare alcune caratteristiche che tali ambiti condividono con il fenomeno del crowdfunding. La logica Open Source prevede lo sviluppo di un business attraverso una comunità volontaria e cooperante, costituita da esperti ed appassionati che quotidianamente si confrontano in rete per sviluppare, modificare o creare prodotti software destinati ad essere di pubblico dominio. Lo sviluppo di prodotti open source, a differenza di software commerciali, prevede che il codice sorgente del programma sia disponibile per chiunque voglia apportare modifiche e migliorie, ciò significa che la comunità sviluppatrice ha accesso al materiale d’offerta. Se per un verso appare evidente la similarità della filosofia open source con il fenomeno del crowdfunding rispetto alla partecipazione di una folla ad alcuni aspetti del processo 92 | P a g . di produzione o di progettazione, le motivazioni che spingono la comunità virtuale a partecipare attivamente sono riconducibili all’apprendimento tramite l’autoproduzione, alla soddisfazione professionale e ai benefici sociali. Nel modello del crowdfunding invece è richiesto ai crowdfunders non solo l’apporto, tra l’altro eventuale, di conoscenze e capacità tecniche, ma soprattutto un sostegno finanziario e promozionale, di conseguenza si riscontra una diversa tipologia di partecipazione contraddistinta dalle motivazioni precedentemente analizzate. Analogie significative si riscontrano invece rispetto alla pratica del crowdsourcing, ove la produzione di un contenuto, o di un prodotto finito è realizzata nella forma di una open call diretta ad un ampio, ma non definito, gruppo di persone, in un contesto in cui i prodotti sono interamente generati dal lavoro dei propri fruitori. Il crowdsourcing rappresenta un modello organizzativo che comporta l’esternalizzazione, e non l’outsourcing, ad un gruppo di persone, non legate da vincoli contrattuali, della ideazione e dello sviluppo di un prodotto. Le corrispondenze riscontrabili tra il crowdsourcing e il crowdfunding fanno principalmente riferimento al fenomeno dell’intelligenza collettiva, in virtù del quale l’appello alla folla genera una più efficiente allocazione delle risorse disponibili grazie alla conoscenza della folla che risulta essere maggiore di quella potenzialmente espressa dai singoli individui. Il network collaborativo si sviluppa nell’ottica che un gruppo di stakeholder esterni possa fornire soluzioni più efficaci, ma a differenza del crowdfunding, ove i potenziali investitori non risultano essere altamente specializzati, nel crowdsourcing è richiesta una elevata competenza e specializzazione della crowd che partecipa alla open call. Proseguendo nella ricerca di un framework teorico in grado di interpretare il ruolo assunto dal crowdfunder nel processo di sviluppo di una nascente attività economica, alcune corrispondenze si possono riscontrare in tema di Brand Community. La letteratura suggerisce che i consumatori che sono profondamente coinvolti nella filosofia espressa dal marchio aziendale, possono divenire veicolo di comunicazione attivando un processo di creazione di valore collettivo tramite il loro impegno in attività di condivisione delle esperienze di consumo. I membri di una Brand Community sono in genere motivati dall’apprendimento, dall’identificazione e dalla possibilità di sentirsi parte attiva della filosofia aziendale. Tuttavia, anche in tal caso, la letteratura in esame non contempla il supporto economico da parte della community, che invece risulta essere dominante nei vari modelli di crowdfunding. 93 | P a g . Dalla Network Organisation Theory è possibile importare la centralità del capitale sociale informale, ossia la somma delle relazioni sociali in cui ogni individui, gruppo o organizzazione è immerso. La struttura e la posizione di ogni attore nella rete fornisce una concreta possibilità nell’identificare, raccogliere e interpretare informazioni che possono essere utilizzate per sviluppare nuove capacità e abilità utili all’innovazione delle procedure operative, dei prodotti o dei servizi. Mentre l’investimento in capitale sociale si rende necessario per tutte le imprese al fine di innalzare i livelli di collaborazione e cooperazione tra i vari attori, nella pratica del crowdfunding i proponenti godono di un vantaggio competitivo forte, essi possono direttamente attingere ad un capitale sociale potenzialmente elevato che si forma spontaneamente attraverso una la condivisione della conoscenza dovuta a relazioni di fiducia, principi e obiettivi condivisi in rete. Volgendo lo sguardo alla letteratura che contempla la centralità della dimensione economica, alcuni punti di contatto possono essere importati dai fenomeni della microfinanza e del credito etico. I benefici che inducono soggetti eterogenei a donare le proprie disponibilità a favore di progetti a sfondo sociale ed umanitario sono sovrapponibili in primo luogo a quelle riscontrate nel segmento Donation, i crowdfunders, proprio come qualsiasi donatore anche non virtuale, sono spinti da bisogni di autostima e mitigazione di sensi di colpa per la migliore posizione economica di cui godono, nonché dalla affezione a particolari cause in cui si riconoscono. Il ruolo delle folle nel sostegno di progetti ad elevato valore sociale non può però costituire tout court un quadro esaustivo del complesso ruolo assunto dal crowdfunder, soprattutto con riferimento a quei modelli che sono caratterizzati da pay off e rischi per i partecipanti. Tali teorie sono imperniate sulla dimensione sociale, sono quindi caratterizzate dalla completa dissociazione tra la soddisfazione personale del donatore e la dimensione economica, quest’ultima rappresenta solo il mezzo per ottenere un benefico non il fine dell’investimento. La letteratura in marketing non appare così sufficiente ai fini della nostra analisi, essa interessando la dimensione psico-comportamentale delle decisioni d’acquisto del consumatore, non può offrire sostegno riguardo la valutazione degli investimenti ed il rischio ad essi associato. Il crowdfunding è caratterizzato dalla fattispecie che la folla possa, tramite il finanziamento di una campagna, supportare la generazione di una offerta sul mercato. Tale condizione comporta che la comunità virtuale possa agire come “selezionatore” delle iniziative imprenditoriali destinate a 94 | P a g . divenire realtà economiche. L’attività di scouting effettuata, anche inconsapevolmente, dalla folla è assimilabile a quella operata dagli investitori specializzati, seppure con significative differenze. La centralità dell’attività di finanziamento e la valutazione del rischio di investimento rappresentano i capisaldi delle teorie in tema di Private Equity, nonostante non tutti i modelli di crowdfunding contemplino l’acquisto di partecipazioni per un lasso di tempo definito in start-up ad elevato valore innovativo, e dunque, altamente rischiose, è interessante notare come in alcuni modelli - principalmente Reward ed Equity Crowdfunding - la folla agisca come un Business Angel. Il Business Angel, altrimenti detto “investitore non istituzionale”, è uno specialista del settore che gode di liquidità consistenti che desidera investire in piccole-medie imprese, mediante la partecipazione al capitale di rischio, con la finalità di ottenere un elevato ritorno sull’investimento effettuato. La corrispondenza tra i BA e i crowdfunders è relativa alla circostanza in cui alcuni individui che possiedono liquidità, operanti al di fuori di istituzioni finanziarie, decidono sulla scorta di valutazioni personali ed economiche di sostenere iniziative imprenditoriali proposte da altri soggetti. L’attività di finanziamento informale è motivata, oltre che da obiettivi economici, anche da motivazioni altruistiche ed edonistiche. Tuttavia, non è possibile riscontare una piena corrispondenza tra le due tipologie di investitori, in primo luogo i BA operano tramite un network ristretto e apportano, similarmente ad altre categorie di investitori specializzati, esperienze e competenze utili allo sviluppo del business. In secondo luogo l’investitore non istituzionale è uno specialista che opera individualmente, laddove nel crowdfunding l’attività di investimento è condivisa con la massa, e ciò inevitabilmente incide sul costo del capitale. Le tecniche di investimento tradizionali comportano un costo, e un correlato grado di rischio, significativamente più elevato rispetto al rischio sopportato da ogni crowdfunder-investitore. In sintesi, laddove la diversa letteratura esistente può offrire degli spunti utili alla comprensione di alcuni aspetti del crowdfunding, tali spunti appaiono ancora insufficienti, essendo il fenomeno del finanziamento dal basso relativamente nascente, si riscontra la mancanza di un framework condiviso che possa analizzare le diverse dimensioni – sociali, relazionali, economiche, consumistiche – insite nella pratica del crowdfunding. La tabella seguente è volta al confronto tra la letteratura presa in esame e la pratica del crowdfunding, sulla base di quattro dimensioni chiave: 95 | P a g . i. Grado di collaborazione: riferito al contributo che il consumatore può apportare alle diverse fasi di lancio di un nuovo prodotto, dalla fase di ideazione a quella di divulgazione. ii. Grado di specializzazione: indica il livello di competenza ed esperienza richiesto per la collaborazione attiva del consumatore. iii. Grado di partecipazione: attiene alla dimensione sociale, indica il grado di coinvolgimento emozionale e sociale del consumatore. iv. Supporto Finanziario: discrimina tra le pratiche collaborative che prevedono o meno l’apporto di risorse monetarie necessarie allo sviluppo del business. Letteratura di riferimento Grado di collaborazione Grado di specializzazione Grado di partecipazione Supporto Finanziario Collaborative Medio/Alto Basso Medio Non previsto Open Source Alto Alto Elevato Non previsto Crowdsourcing Alto Elevato Elevato Non previsto Brand Community Basso Basso Elevato Non previsto Network Organisation Medio/Alto Medio Elevato Non previsto Microcredito Basso Medio/Basso Elevato Elevato Private Equity Elevato Elevato Medio Elevato CROWDFUNDING Elevato Medio/Basso Elevato Elevato Innovation Tabella 4: Pratiche collaborative tra i consumatori e organizzazioni economiche. Schema di confronto. Tabella a cura elaborato dell’autore. Il ruolo assunto dal crowdfunder nel processo del finanziamento dal basso si mostra, dunque, fortemente variegato, in quanto quest’ultimo è al tempo stesso finanziatore, sostenitore, consumatore e divulgatore delle iniziative di cui è coartefice. Inoltre, le quattro dimensioni identificate possono mostrare intensità 96 | P a g . differenti a seconda del modello di crowdfunding considerato. In generale, nella pratica del crowdfunding, il consumatore è fortemente impegnato e coinvolto non solo nella generazione dell’offerta, ma anche nella sua divulgazione e nella sua realizzazione tramite il supporto finanziario. Le dimensioni costanti sono rappresentate dal grado di partecipazione e coinvolgimento che guida il crowdfunder verso il supporto finanziario dell’iniziativa da cui si sente attratto, rispetto però ad altre pratiche collaborative, alla folla non è richiesto un elevato grado di expertise nel settore o nei settori interessati dal progetto finanziato. Infine, riguardo il grado di collaborazione, in generale questo risulta essere elevato, ma si tratta di una affermazione relativa, in quanto è necessario sempre verificare il contesto in cui si sviluppa il fenomeno. Chiaramente nella pratica Reward il grado di collaborazione alla generazione dell’offerta potrà evidenziare una intensità maggiore, il contributo offerto dal crowdfunder-consumatore potrà essere trasversale a tutte le fasi di sviluppo del progetto, dalle fasi di ideazione alla progettazione, laddove nella pratica Donation il crowdfunder solitamente contribuisce alla divulgazione della causa sociale di cui è sostenitore. Inoltre, mentre la letteratura corrente in tema di collaborazione tra clienti ed aziende, identifica le informazioni e la conoscenza come i soli fattori che i consumatori possono impiegare per la co-produzione di una offerta, in contesti come il crowdfunding, nessun processo di creazione del valore può essere attivato senza la folla. I consumatori rivestono diversi ruoli, agiscono come agenti nella ricerca e nella selezione di talenti, possono qualificarsi shareholders, contribuendo allo sviluppo e alla crescita di un business, divengono supporter dell’iniziativa in cui credono. Ciò suggerisce una importante constatazione: i crowdfunders rappresentano risorse integrate, il punto focale di un processo cui essi stessi danno inizio tramite la selezione e il finanziamento di talune iniziative; il valore finale di questo processo è dunque fortemente influenzato dalle attività che la folla aggregatasi su quel progetto pone in essere. Il principale sintomo della rivoluzione che il crowdfunding sta gradualmente apportando al ruolo del consumatore nei processi collaborativi con le organizzazioni economiche, è la evidenza che la separazione tra le attività di consumo e produzione diviene sempre più sfocata in virtù del fatto che ciò che i consumatori producono è più importante di ciò che acquistano. 97 | P a g . 2.5 Il ruolo delle piattaforme per la raccolta di capitali on-line Il ruolo delle piattaforme di crowdfunding è concentrare su un portale on-line i progetti presentati dalle startup e l’interesse dei potenziali investitori, facilitando in questo modo la raccolta di capitale da parte dei primi. Compito del gestore del portale è, dunque, quello di amministrare la piattaforma, garantendo agli investitori un’adeguata selezione dei progetti in esso presentati e la correttezza e la trasparenza delle operazioni di finanziamento, e ai proponenti un luogo virtuale dove pubblicizzare la propria iniziativa così da avere la possibilità di trasformarla in impresa a costi vantaggiosi sulla base della validazione sociale ottenuta. Almeno tre, secondo Agrawal, Catalini e Goldfarb (2011), sono difatti le caratteristiche comuni a tutte le piattaforme di crowdfunding: 1) Fornire ai proponenti la possibilità di presentare il proprio progetto alla comunità virtuale, abbattendo le barriere comunicative ed espositive a livello geografico; 2) Consentire piccole transazioni monetarie finalizzate a rendere possibile la partecipazione di un’ampia comunità al finanziamento di un progetto così che il rischio sopportato da ogni singolo crowdfunders sia limitato; 3) Divulgare informazioni circa i creator e i crowdfunders, nonché porre a diposizione di questi ultimi un canale di comunicazione diretto. Le caratteristiche evidenziate permettono di dedurre facilmente la complessità del ruolo svolto dalle piattaforme, esse non rappresentano semplici intermediari, ma contenitori, microambienti in cui si sviluppano e si intrecciano flussi comunicativi e finanziari da e verso differenti tipologie di attori. 98 | P a g . Figura 11: Crowdfunding Flowchart: Flussi finanziari e informativi del processo di Crowdfunding. Schema a cura dell’autore. L’attività di mediazione svolta dalle piattaforme, resa possibile dall’interazione diretta tra due tipologie di attori con finalità differenti ma convergenti, consente di assimilare le piattaforme al modello di funzionamento del cosiddetto “Multi Side Market”, definito da Hagiu e Wright70 come “an organisation that creates value primarly by enabling direct interactions between to (or more) distinct type of affiliated customers”. Le piattaforme Multi-Side (MSP) sono in grado di porre in relazione due o più segmenti distinti di clienti, si tratta di un modello di business che genera valore aggiunto grazie alla facilitazione dell’interazione tra due o più gruppi target, esse quindi crescono in modo proporzionale alla crescita del volume di utenti, trattasi del cd. effetto rete. È possibile riconoscere una piattaforma di questa tipologia in concomitanza di tre aspetti: a. La presenza di una organizzazione abilitante; b. L’interazione diretta tra le differenti tipologie di target; 70 Hagiu A., Wright J., 2011, Multi-sided platforms, Harvard Business School Working paper 12-024. 99 | P a g . c. L’affiliazione delle diverse categorie di clienti. Il termine organizzazione è utilizzato in senso lato, esso è riferito a qualsiasi organizzazione, economica e non, reale o virtuale, contraddistinta dalla capacità di creare valore tramite l’interazione diretta tra le diverse tipologie di clienti presenti nella rete. Affinché una piattaforma possa qualificarsi come MSP non è però sufficiente che le categorie di clienti instaurino flussi comunicativi, si rende necessario che tali flussi rappresentino la principale forma di valore aggiunto per la piattaforma abilitante. Il secondo fattore chiave è proprio la dimensione interattiva, la comunicazione e lo scambio di informazioni tra utenti/clienti di diverse tipologie deve realizzarsi in maniera spontanea e libera da qualsiasi vincolo o influenza – diretta o indiretta – della piattaforma abilitante, la quale però pur non potendo veicolare i contenuti generati dagli utenti, può definire o abilitare le categorie di interazioni consentite nel network. Il terzo concetto chiave è quello di affiliazione, un utente/cliente potrà definirsi affiliato ad una piattaforma quando egli decide, consapevolmente e liberamente, di partecipare e contribuire alla specifica attività o al servizio offerto dalla piattaforma, si tratta di una condizione necessaria per interagire con le altre tipologie di utenti. Infine, non si rende necessario a priori identificare le diverse tipologie di utenti attivi sulla piattaforma al momento della loro affiliazione, né è richiesto che tali tipologie siano raggruppabili in cluster fissi, ciò che rileva è la possibilità di identificarli in una certa categoria al momento dell’interazione da cui il valore aggiunto si genera. Evidente è la piena sovrapponibilità di tale modello di business alle piattaforme di crowdfunding, quest’ultime consentendo ai creators di presentare le loro idee ai crowdfunders per ottenerne il finanziamento, possono essere identificate come organizzazioni abilitanti. L’interazione che si realizza tra gli attori è da qualificare indubbiamente come diretta, anche se le piattaforme offrono, oltre al servizio di intermediazione, servizi complementari, esse limitano il proprio ruolo alla fornitura degli strumenti necessari per la comunicazione e la eventuale transazione economica tra le parti. Infine, affinché ambedue le parti possano interagire è necessaria l’iscrizione alla piattaforma, così anche il requisito della affiliazione è soddisfatto. 100 | P a g . Credito Bancario Si No Si No Si Si No Si Si No No No Si No Borsistico Business Angel No Mercato Private Equity No Elettronico Si Commercio Si Crowdfunding Organizzazione Abilitante Interazione Diretta Affiliazione dell’investitore/ creatore Tabella 5: Piattaforme Multi-Side e forme tradizionali di finanziamento. Fonte: Il Crowd in Italia, 5° rapporto RITA. Schema a cura dell’autore. Inquadrando le piattaforme come modelli di business di tipo multi-side, evidenti appaiono le specificità del crowdfunding rispetto alle consolidate pratiche di finanziamento. Nel commercio elettronico si riscontra la presenza di una organizzazione abilitante, ma vengono a mancare la interazione diretta tra le varie tipologie di utenti e la affiliazione che non rappresenta un elemento necessario, inoltre nel commercio elettronico non si instaurano flussi economici tesi al finanziamento di attività imprenditoriali. Nella pratica del Private Equity e nell’attività svolta dai Business Angel, l’unico elemento di concomitanza è rappresentato dalla interazione diretta che si realizza tra il richiedente e l’investitore professionale, non si riscontra invece alcuna organizzazione abilitante quale invece è la piattaforma web nel crowdfunding. Il mercato borsistico, garantendo l’anonimato, esclude la interazione diretta tra i finanziatori e le organizzazioni economiche. Il tradizionale credito bancario rappresenta una forma “mediata” di finanziamento, in quanto l’erogazione del credito è frutto di una intermediazione fra capitale raccolto sul mercato e capitale erogato ai richiedenti. Vale inoltre la pena notare che in nessuna delle citate forme di finanziamento si riscontra una complessità di relazioni personali e finanziarie, che intrecciandosi contribuiscono alla produzione di network ad alto valore aggiunto. Infine, la continua evoluzione del fenomeno del crowdfunding a livello nazionale e globale ha portato alla diversificazione dei modelli di business delle varie piattaforme operanti dal lato 101 | P a g . dell’offerta, trattasi della diretta e naturale conseguenza della crescente concorrenza registrata nel settore. Il business model delle piattaforme ad oggi attive è sensibilmente differente, oltre l’attività di intermediazione esse hanno provveduto a sperimentare ed implementare modelli e soluzioni innovative adatte alla comunità potenziale ed effettiva che ruota attorno la piattaforma. Allo stadio attuale numerose piattaforme si qualificano come operatori specializzati in grado di offrire non solo un servizio di intermediazione, ma un’ampia gamma di servizi accessori quali consulenze legali, fiscali e di comunicazione strategica. 2.6 Ruolo e impatto delle asimmetrie informative: i fallimenti di mercato Le implicazioni dell’asimmetria informativa sul funzionamento dei mercati sono state analizzate per la prima volta da George Akerlof71, Premio Nobel per l’economia nel 2001. Akerlof, riferendosi al mercato delle auto usate, dimostrò come in condizione di informazione non perfettamente distribuita, gli attori che possiedono maggiori informazioni tendono ad utilizzarle per ottenere maggiori guadagni, assumendo comportamenti opportunistici. Considerato un mercato in cui i venditori conoscono perfettamente la qualità dei prodotti offerti, mentre gli acquirenti sono solo consapevoli che i prodotti presenti sul mercato saranno per una certa percentuale di buona qualità, viene a determinarsi una condizione di asimmetria informativa, generata dalla fattispecie che gli acquirenti non dispongono di tutte le informazioni utili alla valutazione dell'acquisto, essi non sono cioè in grado di osservare la qualità dei prodotti offerti. La conseguenza di questa condizione sarà che ogni acquirente, non potendo conoscere perfettamente la qualità del prodotto che si appresta ad acquistare, avrà una uguale probabilità di acquistare un prodotto di alta o bassa qualità ad un prezzo che riflette la qualità media di tutti i prodotti. Il perpetuarsi di tale condizione comporta nel lungo termine un fallimento del mercato, in quanto il prezzo medio che viene a formarsi sul mercato è in grado di soddisfare solo i venditori che offrono prodotti di bassa qualità, mentre i venditori 71 Gerorge A. Akerlof, The market for “Lemons”, Quality Uncertainty and the Market Mechanism, 1970. 102 | P a g . che offrono prodotti di qualità elevata saranno gradualmente costretti ad uscire dal mercato, verranno così a rimanere sul mercato solo i prodotti di scarsa qualità. Il fallimento di mercato è quindi conseguenza di una condizione che impedisce alle parti coinvolte nello scambio di trarre reciproci benefici, determinando una perdita netta di benessere. Il modello proposto da Akerlof è stato utilizzato per spiegare gli effetti delle asimmetrie informative in settori diversi da quello automobilistico, ricca è la letteratura dedicata al ruolo delle asimmetrie informative nei mercati finanziari. In generale gli scambi finanziari si sostanziano in prestazioni monetarie distanti nel tempo, l'estensione temporale dello scambio genera incertezza che può essere mitigata solo dalla disponibilità di informazioni rilevanti. Qualsiasi sia la modalità di finanziamento indagata, la finalità è conciliare le preferenze delle unità monetarie in surplus con quelle delle unità in deficit, andando a soddisfare cosi la domanda di attività e passività finanziarie. La contrattazione di flussi finanziari è mediata da i cd. Broker o intermediari finanziari, ossia operatori istituzionali che si interpongono, per necessità puramente tecniche e di regolamentazione del mercato, nella stipulazione di contratti finanziari in favore di agenti individuali. Nella teoria della efficienza dei mercati di Fama72 un mercato finanziario può dirsi funzionante quando vengono ad essere soddisfatte molteplici accezioni di efficienza: i. Efficienza allocativa. La funzione primaria del mercato finanziario è quella di garantire un'efficiente allocazione delle risorse a disposizione, si realizzerà allora efficienza allocativa se tutti gli operatori (finanziatori ed investitori) agissero in maniera razionale, ricercando le opportunità di investimento/finanziamento che consentono di massimizzare la loro funzione di utilità. Dovrebbe quindi realizzarsi quello che gli economisti sono soliti definire "ottimo paretiano73", ossia una ipotesi nella quale non è 72 Eugene Fama, Teoria del Mercato efficiente, 1970. Vilfredo Pareto, 1970. Nell'economia politica l'allocazione Pareto-efficiente è la migliore situazione possibile in termini di efficienza allocativa e produttiva. Si realizza un ottimo paretiano quando non 73 103 | P a g . possibile raggiungere una riallocazione delle risorse tale da poter aumentare ulteriormente l'utilità degli attori coinvolti. ii. Efficienza operativa. Un sistema finanziario è efficiente quando ogni impresa produce la quantità per la quale il costo medio è minimo e il prezzo prevalente sul mercato è uguale al minimo costo. L'efficienza operativa si realizza quando il mercato è in grado di funzionare con costi di transazione ridotti, massimizzando le condizioni di incontro tra domanda ed offerta. iii. Efficienza valutativa. L'efficienza valutativa implica la capacità del mercato di stimare correttamente il valore delle imprese che vi operano, utilizzando tutte le informazioni prospettiche su tale valore e trasferendole nei prezzi attraverso un opportuno tasso di sconto. iv. Efficienza Informativa. Un mercato finanziario è efficiente quando in ogni momento i prezzi dei titoli riflettono pienamente ed in modo corretto tutte le informazioni disponibili. Presupposto di questa dimensione di efficienza è chiaramente che le informazioni siano note a tutti gli operatori. Perché si possa parlare di un mercato efficiente è quindi necessario che: tutti gli attori siano sufficientemente informati sulle reali opportunità esistenti; gli investitori finali, intermediari e beneficiari dei fondi siano orientati, mediante norme di condotta e modelli gestionali, a massimizzare la propria funzione obiettivo. Ciò implica che le modalità di selezione degli investimenti non possano prescindere da un sistema di prezzi capace di riflettere in modo rapido e completo tutte le informazioni disponibili riguardo alla situazione patrimoniale, finanziaria ed economica dei soggetti beneficiari. Il sistema dei prezzi riveste pertanto sia un ruolo allocativo- distributivo, relativamente alla movimentazione delle risorse, sia un ruolo informativo, attraverso un processo di aggregazione diffusione delle informazioni nel mercato. Importanza ancora maggiore riveste la condizione che l'informazione, è possibile alcuna riorganizzazione allocativa delle risorse tale che migliori le condizioni di un individuo, senza peggiorare le condizioni di altri individui. 104 | P a g . intesa come ogni dato, sia esso riferito al sistema mercato, sia esso riferito alla singola attività economica, sia disponibile in egual misura e al medesimo costo. Se i prezzi riflettono tutta l'informazione disponibile, gli operatori non informati osserveranno i prezzi di equilibrio anziché acquistare l'informazione e sostenerne il costo, laddove l'informazione non sia perfettamente distribuita, ma parcellizzata tra i vari attori in misure diverse, viene a generarsi una condizione di asimmetria informativa che comporterà il verificarsi di costi di transazione74 in quanto l'informazione diviene oggetto di contrattazione essendo una fonte di vantaggio competitivo e di extra-profitto. Assunto che nei mercati finanziari "non perfettamente concorrenziali" il prezzo rimane veicolo di trasmissione delle informazioni, ciò che viene a mutare è la completezza delle informazioni. Il meccanismo di trasmissione è definito, ma in maniera imperfetta, in quanto i prezzi agiranno da segnalatori solo per gli operatori che godono dell'informazione. Considerato che nel mercato finanziario l'allocazione di risorse avviene attraverso contratti, nei quali il beneficiario dei fondi assume la veste di mandatario circa l'impiego dei fondi ottenuti, e il cedente la veste di mandante interessato a monitorare le azioni del primo secondo il noto schema principal-agent75”, lo scambio di flussi finanziari sarà fortemente influenzato dalle informazioni che il beneficiario sarà disposto a cedere. Il datore di risorse è difatti il soggetto 74 Il concetto di costo di transazione rappresenta il cardine delle teorie economiche neoistituzionali che si rifanno ai lavori di R. Coase e O. Williamson. Con l'espressione "costi di transazione" si designano i costi che devono essere sostenuti per realizzare uno scambio, un contratto o una transazione economica in genere; rappresentano i costi d'uso del mercato. I rapporti che gli agenti economici instaurano sul mercato sarebbero infatti a costo nullo soltanto nel caso in cui l'informazione fosse perfetta, completa, distribuita in modo simmetrico, non esistesse incertezza e i contraenti fossero perfettamente razionali. In genere, invece, gli agenti devono sostenere costi: per instaurare i rapporti (costi di ricerca del contraente e dei servizi di intermediazione), per le trattative, per la definizione e stesura dei contratti (i costi di consulenti e awocati) e per il controllo del rispetto degli accordi (costi di monitoraggio dell'attività delle parti e di enforcement). L'entità di questi costi dipende dal tipo di transazioni e in particolare: a) dal grado di specificità del capitale fisico e umano coinvolti; b) dall'incertezza; e c) dalla frequenza delle transazioni. Queste teorie individuano nell'entità di tali costi un elemento fondamentale nel sancire la relativa efficienza del mercato e dell'impresa come strumenti alternativi di coordinamento dell'attività economica. 75 Jensen, Michael C. and Meckling, William H., Theory of the Firm: Managerial Behavior, Agency Costs and Ownership Structure (July 1, 1976). Jensen e Meckling definiscono una relazione di agenzia come "un contratto in base al quale un soggetto (principal) delega il potere ad terzo soggetto (agent) di svolgere determinante mansioni per il perseguimento degli interessi del primo". La relazione tra i due soggetti dovrebbe basarsi sul dovere fiduciario, la teoria dell'agenzia si concentra proprio sulla condizione di esistenza di interessi divergenti tra i due soggetti, divergenza dipendente non solo dalla possibilità che l'agente ponga in essere comportamenti opportunistici, ma legata anche alla fattispecie che l'agente goda di maggiori informazioni circa le modalità di svolgimento del proprio mandato. Ciò implica per gli autori che il contratto sia incompleto a monte, mentre ogni tentativo di aumentare il grado di controllo da parte del principal implica dei costi. 105 | P a g . maggiormente colpito dalla asimmetria informativa in quanto la principale fonte di informazioni è il prenditore, ed essendo contrapposto l'interesse dei soggetti coinvolti, sarà oneroso per il cedente ottenere le informazioni di cui necessita per perfezionare la propria decisione di impiego e valutarne a posteriori la bontà. Le asimmetrie informative infatti possono alterare le dinamiche concorrenziali sia nelle fasi pre contrattuali che post contrattuali, vengono così a definirsi i fenomeni della selezione avversa e dell'azzardo morale. Figura 12: Asimmetria Informativa, ex ante ed ex post. Grafico a cura dell’autore. La selezione avversa è la conseguenza di un'asimmetria ex-ante, trattasi di una condizione di informazione non perfettamente distribuita emergente nell'ambito di una transazione, quando una controparte possiede informazioni rilevanti per la transazione stessa ma sconosciute per l'altra parte. L'azzardo morale definisce invece un comportamento opportunistico ex post che nasce dopo la stipulazione del contratto, quando le azioni di un individuo non possono essere perfettamente controllate dalla controparte; si parla in tal caso di azione nascosta, ma anche di 106 | P a g . comportamenti difformi da quelli pattuiti, che incrementano il rischio dell'investimento per il cedente. Nel mercato finanziario l'azzardo morale si sostanzia nella possibilità che il prenditore possa compiere azioni non gradite al cedente aumentando le probabilità di insolvenza. La percezione che il beneficiario possa non garantire la remunerazione dell'investimento attuando comportamenti opportunistici, può indurre il cedente a non concludere il contratto. Gli effetti di queste due forme di asimmetria informativa sugli scambi finanziari determinano una condizione di razionamento del credito, un equilibrio sub-ottimale che determina una domanda costantemente superiore all'offerta di capitali. Essendo il rapporto tra potenziali beneficiari e cedenti strutturalmente caratterizzato da una condizione di asimmetria naturalmente a svantaggio dell'investitore potenziale, ne deriva una allocazione inefficiente delle risorse finanziare. I progetti con maggiori prospettive di redditività verranno ad essere sacrificati rispetto a progetti mediocri, in presenza di asimmetria informativa, infatti, per le imprese non emerge solo una valutazione circa misura in cui divulgare informazioni strategiche, ma esiste anche un problema di credibilità e di verificabilità dell'informazione divulgata. Non è difatti verificato, che l'impresa fornendo specifiche informazioni ai propri investitori, riesca ad ottenere capitali ad un costo di utilizzo inferiore, poiché il mercato, come accade normalmente, potrebbe dimostrarsi scettico, applicando così al tasso di finanziamento un maggior premio per il rischio. Ciò comporta inevitabilmente, come nella esemplificazione di Akerlof, che progetti maggiormente validi, contraddistinti da ottime capacità di produrre rendimenti futuri che si attestano oltre la media, otterranno una valutazione basata sul prezzo medio che viene a formarsi sul mercato e dovendo scontare un costo del capitale più elevato, tenderanno ad uscire dalle decisioni di investimento dei potenziali cedenti e dal mercato data la impossibilità di finanziarsi tramite lo stesso. Il crowdfunding, facilitando l'incontro tra coloro che necessitano di capitali e coloro che sono disposti ad investirli, offre la possibilità di mobilizzare, per singoli progetti, le risorse finanziarie di grandi masse di contributori, attraverso versamenti di modesta entità. Pur trattandosi di una forma di finanziamento disintermediata, alternativa rispetto alle tradizionali modalità di raccolta dei capitali e complementare rispetto alle diverse fonti di finanziamento di cui si compone la struttura finanziaria di una nuova realtà imprenditoriale, è chiaramente inquadrabile 107 | P a g . nel tipico schema di contrattazione di disponibilità finanziarie. La pratica del crowdfunding non è dunque al riparo dai fenomeni della asimmetria informativa, anzi alcune specificità del finanziamento dal basso, nonché la conformazione ancora in atto del mercato stesso, possono acuire gli effetti delle asimmetrie informative per i cedenti di risorse finanziarie. Muovendo dalla principale dimensione strutturale della pratica del crowdfunding, ossia la possibilità di rivolgersi indistintamente, tramite il Web, alla folla per ottenere le risorse necessarie per l'avvio di un progetto imprenditoriale, è possibile identificare due macro condizioni che contribuiscono ad accentuare la distorsione informativa. Macro condizioni strutturali Modalità Investitori non professionali Carenza di due diligence Ambiente Rischio di frode Ex Ante Carenza di regole di governo delle Adverse relazioni finanziarie Selection Regolamentazione del diritto d’autore Carenza di meccanismi di monitoraggio Limiti di valutazione di affidabilità del soggetto proponente Ex Post Moral Hazard Differenze regolamentari Tabella 6: Determinanti dell’asimmetria informativa nel mercato del Crowdfunding. Schema a cura dell’autore. Un primo ordine di considerazioni è relativo alle modalità attraverso le quali si sviluppano influssi finanziari ed informativi nella pratica del crowdfunding. Condizione endogena delle contrattazioni finanziarie è che i soggetti promotori, definibili insider, siano in possesso di un numero maggiore di informazioni rispetto ai soggetti finanziatori, che in qualità di outsider, avranno accesso alle informazioni chiave nella misura in cui il proponente ritiene opportuna la divulgazione di siffatte informazioni. Partendo da tale ipotesi di base, la condizione di asimmetria informativa nella pratica del crowdfunding è accentuata dalla fattispecie che i crowdfunders, in qualità di investitori non professionali, potrebbero non essere in possesso delle competenze adeguate alla valutazione di un progetto di 108 | P a g . investimento e del relativo grado di rischio. Dunque, se anche il soggetto proponente intendesse divulgare maggiori informazioni al fine di incrementare le possibilità di raccolta dei capitali richiesti, nella maggior parte dei casi egli incorrerebbe in elevate barriere all'entrata data la incapacità delle folla di comprendere ed interpretare informazioni altamente dettagliate e finanziariamente strutturate. Inoltre, mentre in altre tipologie di seed stage financing i soggetti investitori sono un numero ristretto di professionisti in grado di verificare e ridurre il gap informativo tramite accurate analisi di due diligence, nel caso del crowdfunding, ed in particolare dell'equity crowdfunding, la folla non avrebbe incentivo ad attivarsi per verificare l'attendibilità delle informazioni divulgate dal proponente, in quanto il costo opportunità è sistematicamente inferiore al costo che sarebbe necessario sostenere per condurre dettagliate analisi economico-settoriali. La presenza di tali condizioni comporta chiaramente la incapacità della folla di comprendere e valutare adeguatamente il grado di rischio effettivo dell'investimento, essendo il crowdfunder inesperto nella pratica del finanziamento, la valutazione dell'investimento viene da un lato ad arricchirsi di componenti personali ed emozionali, ma al tempo stesso espongono la folla alla possibilità che il proponente possa profittare di tale condizione, riducendo drasticamente il grado di rischio effettivo e dipingendo un quadro convincente di condizioni ottimali che garantiscono la remunerazione dell'investimento o la consegna del bene acquistato in pre-ordinazione in un lasso temporale di breve periodo. La mancanza di adeguate competenze e la struttura dei flussi finanziari ed informativi nella pratica del crowdfunding accrescono inoltre le possibilità che il proponente attui comportamenti opportunistici nella fase post contrattuale. Laddove gli investitori istituzionali riducono la possibilità che il beneficiario ponga in essere comportamenti difformi da quelli attesi tramite la implementazione di un articolato sistema di clausole e regole operative tese a monitorare l'utilizzo dei capitali e l'avanzamento del progetto di investimento76, nel crowdfunding la folla è un attore composito, non è possibile riscontrare una relazione bidirezionale tra investitore e finanziatore in virtù della quale definire specifiche regole di governance, ne sarebbe ipotizzabile la stipulazione di regole comportamentali con ogni soggetto finanziatore, soprattutto nell'ottica dei costi di monitoraggio i singoli investitori 76 Si veda F. GANGI, "Analisi degli Investimenti Aziendali", Egea 2011. Capitolo 7. 109 | P a g . potrebbero non avere incentivo alcuno al sostenimento di oneri di controllo dell'investimento. Al di fuori della ipotesi specifica di equity crowdfunding, poi, il rapporto tra finanziatore e promotore tende a terminare al realizzarsi della campagna di raccolta, ciò comporta per il finanziatore, già a monte, la impossibilità di conoscere e valutare gli avanzamenti del progetto finanziato. La mancanza di incentivi per la folla nelle fasi pre-contrattuali e post-contrattuali ad attivarsi al fine di ridurre il gap informativo e di monitorare la capacità dell'investimento di remunerare adeguatamente le attese, comporta inoltre che i promotori possano assumere più rischio di quanto la folla sia disposta a sostenere. La seconda macro condizione strutturale che incrementa il fenomeno dell'asimmetria informativa è l’ambiente in cui si sviluppano i flussi informativi e finanziari nella pratica del finanziamento dal basso. L'habitat virtuale incide, in primo luogo, fortemente sulla impossibilità della folla di testare le abilità del proponente o del team, nonché di verificare la affidabilità e di conseguenza la veridicità dei dati divulgati. In tal senso il mercato elettronico mostra ed introduce ulteriori inefficienze rispetto ai mercati tradizionali in quanto, potendo ogni proponente creare profili fittizi e divulgare informazioni non veritiere, il rischio assunto dalla folla nelle operazioni di finanziamento è maggiore rispetto a quello percepito da investitori istituzionali i quali possono, oltre la valutazione puramente finanziaria del progetto, affidare la propria scelta di investimento a componenti soft, che emergono nella instaurazione del rapporto di finanziamento, quali le qualità umane e la reputazione del soggetto richiedente. Nel crowdfunding la relazione di finanziamento viene ad instaurarsi tra soggetti non legati da alcun rapporto, probabilmente residenti in aree geografiche diverse e provenienti da background personali e professionali completamente differenti, ciò comporta che il crowdfunders potrà limitarsi a valutare, sulla scorta delle proprie esperienze personali e professionali, la bontà del progetto e la rispondenza dello stesso alle caratteristiche che egli ritiene essenziali per elargire il finanziamento. La capacità del crowdfunding di abbattere, grazie alla rete, le distanze geografiche può acquisire anche una connotazione negativa se la raccolta di capitale dal basso diviene uno strumento di frode. Tralasciando la modalità di raccolta Equity che gode di regolamentazioni specifiche in ogni paese assicurando maggiore protezione agli investitori in ragione della specificità e della complessità dell'operazione di finanziamento, nel caso del modello Donation e 110 | P a g . ancora di più nel caso del modello di tipo Reward, essendo possibile che la relazione di finanziamento si instauri tra soggetti che risiedono in paesi differenti, i crowdfunders potrebbero non essere adeguatamente tutelati a causa della esistenza e del possibile contrasto tra giurisdizioni difformi. Inoltre, siccome il finanziamento si realizza in tempo reale o comunque in un lasso temporale molto ristretto, è plausibile che l'imprenditore fraudolento sia già non più reperibile nella rete prima che le Autorità competenti vengano allertate77. Infine, se la condizione di asimmetria informativa nei mercati tradizionali rappresenta una condizione di base mitigabile ma non eliminabile in quanto l'imprenditore godrà sempre di un vantaggio informativo circa il proprio progetto d'investimento rispetto al soggetto finanziatore, nella pratica del crowdfunding la promozione di progetti di investimento on-line rende tale condizione di base ancora più acuta. Rivolgendosi ad investitori professionali, l'imprenditore dovrà necessariamente divulgare alcune informazioni chiave della propria business idea presso banche, venture capitalist e/o business angel, ma si tratterà di un numero ristretto di soggetti, cui lo stesso proponente potrà chiedere la sottoscrizione di un accordo di non divulgazione presso terzi delle informazioni acquisite. La mancanza di una adeguata tutela del diritto d'autore on-line e la impossibilità di richiedere ad ogni singolo crowdfunders la sottoscrizione di un siffatto accordo, comporterà inevitabilmente un razionamento ancora maggiore delle informazioni che i creator saranno disposti a cedere alla folla. In tal caso però l'effetto di questa condizione ricadrà anche sui proponenti, in quanto quest'ultimi, dato il rischio di frode che sono costretti ad affrontare divulgando on-line il proprio progetto d'impresa, non avranno incentivo ad aumentare le informazioni disponibili presso i crowdfunders, riducendo così le possibilità di veicolare informazioni ritenute determinanti nella scelta d'investimento. Infine occorre non sottovalutare che la pratica del crowdfunding presenta, causa il suo sviluppo recente, condizioni e regole di governo delle relazioni finanziare ancora non definite che possono aumentare il rischio di comportamenti non trasparenti da parte dei proponenti. La forte presenza di asimmetrie informative nella pratica del crowdfunding disegna uno scenario non lontano da quello ipotizzato da Akerlof. L'impatto della 77 Gmeleen Faye Tomboc, The Lemons Problem in Crowdfunding. 30 J. Marshall J. Info. Tech. 81 PrivacyL. 253 (2013). 111 | P a g . asimmetria informativa comporterà inefficienze sia dal lato della domanda di capitali che dell'offerta, laddove i proponenti non siano in grado di veicolare, tramite opportuni segnali di qualità ed affidabilità, la valenza del proprio progetto d'investimento e ove la folla non sia in grado di discernere tra progetti considerevoli e progetti mediocri, si assisterà gradualmente alla fuoriuscita dal mercato di proponenti validi in quanto la folla non esprimerà una disponibilità al finanziamento che rifletta adeguatamente le possibilità di sviluppo di investimenti ad alto valore aggiunto. Infine, la dimensione sociale in cui si sviluppa il fenomeno del crowdfunding comporta una forte interdipendenza tra il comportamento degli attori che configura una azione collettiva di finanziamento. Il perpetuarsi di una condizione in cui il livello degli investimenti si attesa ad un equilibrio sub-ottimale che di fatto impedisce agli attori coinvolti di incrementare i benefici derivanti dal finanziamento dal basso, il fallimento di mercato potrebbe essere aggravato dall'assunzione, da parte dei crowdfunders, di comportamenti free rider78. Ipotizzando che alcuni individui appartenenti alla folla, decidano di non impiegare risorse monetarie e temporali alla valutazione delle opzioni di investimento presenti nella rete, essi potranno comunque avvantaggiarsi delle attività di screening effettuate da altri individui, potranno dunque osservare le loro scelte d'investimento, replicandole senza sostenere alcun costo. Estendendo questa ipotesi alla folla intera, verrebbe a configurarsi una situazione di stagnazione nella quale tutti i potenziali investitori osservano ma nessuno deciderà di impiegare le proprie risorse, ciò comporterà inevitabilmente il fallimento del mercato stesso. 78 Nella letteratura economica la figura del free ríderha acquistato rilevanza dopo gli studi condotti dall'americano M. Olson sull'azione collettiva (1965). L'economista americano dimostrò come un individuo che si astenga dal partecipare ad una azione collettiva, dunque non sostenendo alcun costo, possa comunque awantaggiarsene per effetto dello sforzo sostenuto dalla collettività. 112 | P a g . 2.6.1 Possibili azioni di contentimento delle asimmetrie informative Alla luce delle specificità riscontrate nel mercato del crowdfunding con riferimento alle condizioni strutturali che possono amplificare gli effetti delle asimmetrie informative rispetto ai mercati tradizionali, appare chiaro che la riduzione dei fenomeni della selezione avversa e dell'azzardo morale passa necessariamente attraverso la definizione di regole e meccanismi in grado di riequilibrare il sistema degli incentivi per gli attori coinvolti e, dunque, incrementare l'efficienza negli scambi finanziari. Principiando dall'assunto che nel crowdfunding la valutazione puramente finanziaria delle opzioni di impiego di disponibilità finanziarie non assume un ruolo primario, appare chiaro che i segnali che possono guidare la folla verso scelte ponderate sono notevolmente differenti da quelli che potrebbero invece guidare investitori professionali. Il crowdfunding rappresenta una pratica di finanziamento relativamente recente, esso è dunque oggetto di forte interesse per la comunità accademica, nonostante la letteratura in tema di asimmetrie informative non sia ancora giunta alla definizione e alla sperimentazione pratica di strumenti in grado di ridurre la condizione di distorsione informativa, non mancano spunti e proposte di rilievo sul tema. Agrawal79 e colleghi, incrociando le specificità del crowdfunding con gli strumenti utilizzati in mercati similari, ipotizzano quattro tipologie di meccanismi o possibili azioni di contenimento delle asimmetrie informative, dei quali i primi tre possono contribuire a mitigare l'incidenza delle asimmetrie informative tra proponenti e crowdfunders, mentre il quarto meccanismo tende a contenere la possibilità che il mercato fallisca per effetto di una mancata azione collettiva offrendo vantaggi selettivi agli individui che si astengano dal comportarsi come free-rider. 79 Ajay Agrawal, Christian Catalini, Avi Goldfarb. Some Simple Economics of Crowdfundíng. Innovation Policy and the Economy, Volume 14, Lerner and Stern. 2014. 113 | P a g . Reputation Signaling Nel 1973 Micheal Spence80, in risposta allo studio pioneristico di Akerlof sulle asimmetrie informative, evidenziò come la teoria dei segnali potesse risolvere la condizione di informazione non perfettamente distribuita tra le parti coinvolte in una transazione. Spence, nell'ambito di uno studio riferito al mercato del lavoro, mostrò che i segnali possono essere utilizzati come vettori di qualità al verificarsi di due condizioni precise: 1) quando i segnali possono essere alterati dalla parte comunicanti; 2) quando il costo marginale da sostenere per colmare la condizione di asimmetria informativa è inferiore per la parte che detiene un prodotto di qualità maggiore rispetto alla parte che offre un prodotto di qualità inferiore. Il contributo di Spence alla teoria dell'informazione ha interessato anche la finanza imprenditoriale, la sua applicabilità è ormai consolidata e affermata dalla consistente letteratura in materia. Assunto che il proponente, rivolgendosi alla folla, presenta la propria value proposition lanciando una richiesta di fiducia ai potenziali investitori, appare evidente che nel mercato del crowdfunding, come in altri mercati on-line, assumono un ruolo centrale i meccanismi reputazionali quali strumenti di selezione, controllo e autoregolazione di gruppi sociali o comunità operanti nel mercato di riferimento. La reputazione, declinata in tal contesto in termini di "credibilità" e dunque ”affidabilità81" dell'attore rispetto alla sua onestà, è intesa come vettore di fiducia ed è misurata dal grado di densità che contraddistingue la trasmissione di flussi informativi tra attori interagenti entro una rete sociale, in tal caso virtuale. Posto un contesto decisionale caratterizzato da incertezza, rischio d'investimento e asimmetria informativa, la strutturazione di meccanismi di formazione e divulgazione di rating reputazionali consente, nel processo di interazione tra due o più attori, l'acquisizione di informazioni rilevanti in grado di mitigare il rischio associato all'interazione tramite l'accesso ad informazioni elaborate da terzi soggetti altrimenti non appropriabili. Considerato che la reputazione può costituire un potente antidoto contro l'azzardo morale o la selezione avversa, è possibile ipotizzare l'importazione, nel mercato del crowdfunding, di alcuni strumenti tipicamente utilizzati nei mercati on-line: 80 Michael Spence. The Job Market Signaling. Quarterly Journal of Economics, Vol. 87, No. 3. (Aug.,1973), pp. 355-374. 81 La letteratura maggiormente impegnata sul tema della reputazione e della fiducia è relativa al capitale sociale. (Coleman 1990; Putnam 1993; Dasgupta 2000; Portes 2000; Field 2008). 114 | P a g . a) Segnali di qualità Attingendo dalla letteratura in tema di venture capital, gli investitori professionali, oltre la valutazione del business plan che rappresenta il primo strumento di contatto con il proponente, sono soliti considerare una serie di fattori come segnali di qualità del progetto. La presenza di un accordi strategici con esponenti di rilievo del settore, il livello di esperienze pregresse del team, il livello di istruzione del team, la presenza di brevetti, dinamismo e capacità innovativa rappresentano segnali in grado di influenzare positivamente il livello di credibilità percepito dall'investitore, soprattutto ove non sia disponibile un significativo track-record della formula imprenditoriale. Parimenti il proponente, in qualità di soggetto richiedente, dovrà essere in grado di fornire segnali di credibilità in grado di rassicurare la folla circa le sue qualità personali e capacità tecniche e commerciali. Numerosi studi sulla pratica del crowdfunding hanno evidenziato, ad esempio, che il livello di istruzione del team sia positivamente correlato al successo della raccolta fondi. Un forte segnale di qualità e affidabilità è rappresentato dalla fiducia accordata al proponente da familiari, amici e colleghi. La visibilità e la riconoscibilità di tali soggetti all'interno del network relazionale del proponente e nei commenti rilasciati nella pagina del progetto, viene generalmente identificato dalla folla come un punto di forza, in quanto è plausibile ritenere che tali soggetti, essendo molto vicini al proponente, siano maggiormente informati circa le reali possibilità di successo, soprattutto se è possibile riscontrare commenti lodevoli da parte di colleghi ed esperti del settore. Ne deriva, dunque, che anche nel caso del crowdfunding è possibile arricchire la comunicazione di informazioni chiave che consentano alla folla di testare e verificare che vi siano premesse adeguate alla elargizione del finanziamento. Prescindendo dal grado di discrezionalità valutativa che inevitabilmente contraddistingue ogni individuo della comunità di riferimento in relazione al peso che quest'ultimo assegna all'informazione segnaletica lanciata in rete, la costruzione di una reputazione virtuale e di un background personale e professionale innalza inevitabilmente il grado di trasparenza e buona fede associato al soggetto proponente. 115 | P a g . b) Sistema di feedback Riconoscendo alla reputazione la qualità di norma sociale che promuove la collaborazione e il coordinamento tra attori, favorendo la cooperazione attraverso un regime che contempla incentivi all'adozione di comportamenti appropriati e sanzioni rispetto alla devianza dai medesimi, appare chiaro che l'efficienza dei meccanismi reputazionali è direttamente proporzionale alla validazione, da parte della comunità, delle identità presenti nella rete di riferimento e alla densità delle relazioni che si instaurano tra l'attore oggetto di reputazione, l'attore esprimente e l'attore che fruisce dell'informazione reputazionale. La ratio dei sistemi reputazionali risiede nella possibilità offerta agli attori interagenti di maturare, acquisire e condividere informazioni su altri attori, informazioni in grado di fornire una scala di valutazione di fattori mitiganti del rischio. La costruzione di una reputazione credibile, nell'ambito di una rete sociale, non può quindi prescindere dalla costruzione di sistemi di feedback che consentano ai fruitori di esperienze di effettuare valutazioni a posteriori, valutazioni che grazie alla conformazione della rete potranno essere divulgate a livello globale ad un costo quasi, se non completamente, nullo. I sistemi di feedback sono tipicamente utilizzati su piattaforme di commercio elettronico quali Ebay o Amazon, e sono finalizzati alla costruzione di un sistema trasparente di giudizi e valutazioni riguardanti il venditore e l'oggetto della transazione, così da permettere ai futuri acquirenti l'utilizzo di informazioni, generate da altri agenti, utili alla maturazione della loro decisione di acquisto. Al termine di ogni transazione ogni utente/acquirente è chiamato a valutare, attraverso una scala di valori, diverse variabili relative all'esperienza di acquisto (rispondenza del prodotto alla descrizione, capacità comunicativa del venditore, tempi di spedizione ecc.), ed è ampiamente verificato che un feedback positivo aumenta la disponibilità a pagare di nuovi utenti per effetto della certificazione di credibilità ed affidabilità offerta dagli altri utenti. L'efficienza del sistema di segnalazione dipenderà proporzionalmente dal grado di densità e coinvolgimento fra gli attori, maggiore sarà il tasso di interazione maggiore sarà il grado di accuratezza dell'informazione disponibile. La costruzione di 116 | P a g . sistemi di feedback può essere agevolmente importata anche nel mercato del crowdfunding, con alcune opportune modificazioni richieste dalle specificità del fenomeno. A differenza del commercio elettronico, difatti, nel crowdfunding i proponenti non ricorrono periodicamente alla raccolta di capitale tramite la folla, ciò comporta ridotte possibilità per i crowdfunders presenti su una data piattaforma di imbattersi in proponenti che potremmo definire "abituali" e, quantunque esistesse un sistema di feedback, di utilizzare le informazioni prodotte da altri utenti/finanziatori. La non ricorrenza potrebbe essere però attenuata dalla decisione dei proponenti di suddividere il progetto in diversi step di finanziamento, magari procedendo gradualmente con lo sviluppo della business idea e consentendo così alla folla di testare e verificare ad ogni step la affidabilità e la credibilità del soggetto proponente. c) Intermediari affidabili Ruolo centrale nella costruzione di meccanismi reputazionali è assunto da terzi intermediari, che in qualità di certificatori esperti possono contribuire alla riduzione della selezione avversa, facilitando l'instaurazione di relazioni di fiducia tra agenti richiedenti meritevoli di finanziamento e agenti finanziatori. La qualifica di terzo soggetto garantisce alla folla la indipendenza della valutazione, comportando trasparenza e oggettività nella verifica della affidabilità del proponente. Rules and Regulation La previsione di meccanismi reputazionali in grado di facilitare le relazioni tra soggetti agenti non appare di per sé sufficiente, l'efficienza di tali meccanismi è infatti funzione di un quadro di regole in grado di incentivare trasparenza comportamentale e comunicativa dei soggetti richiedenti e correttezza valutativa da parte dei fruitori delle comunità virtuali. Dunque, una seconda tipologia di possibili interventi attiene alla dimensione normativa, sia a livello di operatori intermediari, quali le piattaforme, sia a livello istituzionale. 117 | P a g . a) Regolamento Piattaforma I modelli di business delle piattaforme di crowdfunding, sia a livello nazionale che internazionale, evolvono costantemente verso nuove formule aggregativo partecipative volte a massimizzare il volume “delle transazioni finanziarie. Allo stadio attuale la consapevolezza che la creazione di un ambiente transazionale sicuro sia il primo vettore di affiliazione e condivisione per la folla è stata prerogativa solo di alcune piattaforme, che al crescere della loro comunità e del relativo numero di relazioni personali e finanziarie, hanno iniziato a porre l'accento sulla dimensione reputazionale. Kickstarter, piattaforma statunitense che gode del primato mondiale in termini di dollari raccolti tramite il finanziamento dal basso, ha recentemente allocato risorse addizionali per lo sviluppo di meccanismi e regole in grado di massimizzare il volume di informazioni disponibili, riconoscendo che tali investimenti, pur non intervenendo in alcun modo sulla decisione di investimento del crowdfunders, saranno parallelamente in grado di ridurre i costi di monitoraggio sostenuti dalla piattaforma ed i costi di disclosure sostenuti dai creators. "We've also allocated more staff to trust and safety. We look into projects reported by our community for guidelines violations and suspicious activity, and We take action when necessary. These efforts are focused on fraud and acceptable uses of Kickstarter, not a creators ability to complete a project and fulfill. On Kickstarter, backers ultimately decide the validity and Worthiness of a project by whether they decide to fund it.82" La piattaforma ha inoltre incrementato il livello di trasparenza associato alle campagne che prevedono ricompense per i finanziatori, richiedendo ai promotori di indicare una data entro la quale tali ricompense verranno ad essere elargite, riducendo così l'incentivo dei promotori a individuare un orizzonte temporale 82 https //www.kickstarter.com/heIp/faq/kickstarter%2Obasic 118 | P a g . non congruo rispetto alle tempistiche del progetto al solo scopo di attrarre maggiori investimenti. “As Kickstarter has grown, We've made changes to improve accountability and fulfillment. In August 2011 We began requiring creators to list an “Estimated Delivery Date" for all rewards. This was done to make creators think hard about when they could deliver, and to underline that Kickstarter is not a traditional shopping experience. " Infine, riconoscendo che alcuni progetti, rispetto ad altri, possono disattendere maggiormente, causa il loro elevato grado di rischiosità, le attese dei finanziatori, Kickstarter ha incrementato gli obblighi di disclosure per i progetti del segmento Design e Tecnologia. ”In May 2012 we added additional guidelines and requirements for Product Design and Technology projects. These include requiring creators to provide information about their background and experience, a manufacturing plan (for hardware projects), and a functional prototype. We made this change to ensure that creators have done their research before launching and backers have sufficient information when deciding whether to back these projects. " Le azioni introdotte dalla piattaforma statunitense tese alla mitigazione delle asimmetrie informative e alla riduzione del rischio di frode, rappresentano possibili meccanismi deterrenti. Appare chiaro che la adozione di taluni meccanismi, in luogo di altri, dipende largamente dalla specificità della folla di riferimento nonché dal modello di crowdfunding che contraddistingue la piattaforma. Ciò che gli autori intendono in tal caso sottolineare è la circostanza che gli intermediari giocano un ruolo fondamentale nella costruzione di ambienti affidabili e caratterizzati da trasparenza comunicativa ed operativa. b) Regolamentazione Normativa La regolamentazione operativa delle piattaforme non è però sufficiente se la conformazione dell'industria e le conseguenti inefficienze non vengono opportunamente recepite e contrastate anche a livello normativo. Compito 119 | P a g . degli organi governativi è la definizione di adeguati sistemi di tutela per i consumatori - investitori che si snodano in due principali direzioni: la previsione di meccanismi di prevenzione delle frodi e la strutturazione di un percorso "consapevole" di investimento per i crowdfunders. L'azione congiunta delle istituzioni e degli operatori del settore si rende necessaria soprattutto nel mercato del crowdfunding, ove la definizione di regole comportamentali e sociali è direttamente correlata alla specificità dell'ambiente in cui le relazioni vengono ad instaurarsi. Crowd due diligence La due diligence, termine mutuato dalla terminologia anglosassone, può essere definita come quell'attività organizzata finalizzata alla raccolta e alla verifica di informazioni di natura patrimoniale, finanziaria, economica, gestionale, strategica, fiscale ed ambientale, che ha per oggetto un'azienda e come finalità la definizione di un quadro particolareggiato delle condizioni della stessa ai fini della decisione di acquisizione di quote di capitale di rischio. Trattasi di una analisi approfondita, normalmente svolta da advisor indipendenti forniti di adeguate competenze, volta alla individuazione di potenziali zone d'ombra e di eventuali rischi che potrebbero compromettere la creazione di valore per l'investitore. L'analisi di due diligence ha una connotazione principalmente tecnica, quindi nella sua accezione tradizionale non è importabile tout court nella pratica del crowdfunding, considerato il livello relativo di expertise associabile ad ogni crowdfunders. Gli autori ritengono che il gap di expertise riscontrato nella pratica del crowdfunding con riferimento agli investitori non professionali, possa però essere colmato e ridotto grazie alla mole di informazioni che la comunità di una piattaforma è in grado di esprimere in relazione ad un progetto. La esposizione globale della campagna e la possibilità che ogni utente del Web possa fornire prospettive di indagine e pareri sulla valenza o sulla fattibilità del progetto, in concomitanza di alcuni segnali allertanti, riduce le possibilità di non identificare alcuni fattori di rischio o di frode. Un esempio di questo meccanismo di ascolto, monitoraggio e condivisione posto in essere inconsapevolmente dalla folla che ruota attorno ad un progetto è relativo alla campagna "Mythicz The Story of Gods and Mensz83" lanciata su Kickstarter nel 2012. 83 https://www.kìckstarter.com/ projects/ 273246798/ mythic-the-story-of-gods-and-men/widget 120 | P a g . Il gioco virtuale aveva raggiunto 5.000,00 $ del suo budget obiettivo prima che diversi utenti della piattaforma, nonché utenti di community specializzate, segnalarono diverse incongruenze e fonti da cui il promotore aveva deliberatamente rubato immagini e idee, ottenendo l'arresto e a cancellazione immediata della campagna dalla piattaforma. L'intervento della folla in tal caso conferma la capacità della stessa di verificare, produrre e filtrare, tramite l'osservazione, un gran flusso di informazioni e di rendere possibile una azione collettiva di osservazione e monitoraggio. Questo processo di indagine cumulativo è poi agevolato dall'influenza che un cluster caratterizzato da elevata esperienza dispiega sulla folla, la presenza di soggetti specializzati in grado di codificare determinati segnali guiderà le scelte di investimento di crowdfunder meno esperti, data la possibilità di osservazione delle azioni e delle scelte di investimento. Provision Point Mechanism Le tre potenziali azioni di contenimento illustrate sin ora sono principalmente rivolte a ridurre le asimmetrie informative tra crowdfunder e proponenti, tramite la costruzione di sistemi reputazionali e di meccanismi di monitoraggio collettivi in grado di ridurre il rischio di frode o di incapacità trasferito sulla folla. Il quarto meccanismo illustrato dagli autori è teso invece alla riduzione degli incentivi per la folla ad assumere comportamenti che si riscontrano normalmente nella fornitura di beni pubblici (free-rider). Considerato che la mole di informazioni che la folla è in grado di produrre rispetto ad un progetto, aumenterà il livello informativo di ogni crowdfunder e considerato che la raccolta di una buona percentuale del budget obiettivo in un breve lasso temporale rappresenta un segnale positivo di qualità per la folla, è lecito attendersi che tutti i potenziali investitori attenderanno le azioni di altri crowdfunder prima di attivarsi. Come descritto in precedenza, questo comportamento però genera un fallimento di mercato, in quanto tutti gli attori saranno incentivati ad attendere piuttosto che ad effettuare delle azioni. Per ovviare a questa problematica è possibile introdurre un meccanismo di regolazione delle azioni che consente al tempo stesso solo ai progetti effettivamente meritevoli di essere finanziati e, dunque, realizzati. Nello specifico le piattaforme dovranno introdurre un sistema di regolazione della raccolta, accordando il trasferimento dei fondi solo ove il proponente abbia raggiunto, parzialmente o totalmente a seconda 121 | P a g . che si tratti della pratica All or nothing o Take it all, una determinata soglia e abbia mantenuto quel livello di finanziamento per un certo lasso temporale. La introduzione di un siffatto meccanismo consente il raggiungimento di molteplici obiettivi, in primo luogo aumenta la reattività dei finanziatori, inducendoli, ove ritengano il progetto meritevole, ad effettuare il finanziamento. L'azione posta in essere da un finanziatore, avrà poi un effetto domino rispetto a coloro che attendevano le reazioni degli altri finanziatori prima di accordare materialmente fiducia al progetto. In secondo luogo, si contribuisce alla selezione di progetti effettivamente valenti, tramite un meccanismo di selezione indotto, ma sempre condotto dalla folla. 122 | P a g . 2.7 Il capitale relazionale e il valore del network L'introduzione esplicita negli studi sociologici ed economici del concetto di capitale sociale risale alla fine degli anni '60, anche se l'affermazione in letteratura del tema si realizza solo negli ultimi due decenni. L'interdisciplinarietà delle ricerche condotte sul tema del capitale sociale ha prodotto eterogeneità nella definizione stessa del concetto ed ha implicato altrettante ipotesi inerenti la sua accumulazione. Il primo significativo contributo alla teoria del capitale relazionale è da attribuire a Coleman (1988): "Social Capital is defined by its function. /t is not a single entity but a variety of different entities, with two elements in common: they all consist of some aspect of social structure, and they facilitate certain actions of actors - whether persons or corporate actors - within the structure. ” Nella definizione offerta da Coleman, il parallelismo è condotto in relazione ad altre forme di capitale sociale già note in letteratura, quali il capitale fisico ed umano. Laddove il capitale fisico è completamente osservabile e tangibile, dunque misurabile, il capitale sociale è intangibile e difficilmente misurabile considerato che esso è il prodotto delle capacità e delle conoscenze acquisite dagli individui, conoscenze che tendono a mutare in relazione al modificarsi dei rapporti tra soggetti interagenti. Coleman pone l'accento sulla interazione sociale che, generando strutture relazionali durature, dota i singoli individui di risorse produttive, la cui peculiarità consiste nella condizione che esse non sono incorporabili in beni fisici, ciò nonostante si tratta di risorse che secondo Coleman possono essere oggetto di processi di accumulazione e decumulazione nel tempo, dunque, oggetto di specifici investimenti. La definizione offerta da Coleman è stata poi oggetto di rielaborazione, Baker (1990), in uno studio relativo alle modalità con cui le organizzazioni gestiscono le proprie relazioni di mercato, sintetizza nel seguente modo il concetto di capitale sociale: 123 | P a g . “A resource that actors derive from specific social structure and then use to pursue their interests; it is created by changes in the relations among actors” L'ultimo significativo contributo è invece offerto da Putnam (1995), il quale riprendendo gli studi di Coleman, guarda per primo al capitale sociale in termini di densità delle reti associative, proponendo la seguente definizione: "Social capital refers to features of social organization such as networks, norms, and social trust that facilitate coordination and cooperation for mutual benefit” Le definizione sottolinea come attraverso le reti di conoscenze, le norme e la fiducia reciproca sia possibile coordinarsi e cooperare facilmente in modo da ottenere vantaggi per tutte le parti coinvolte in una relazione. Tale concetto è reso esplicito anche nella definizione di capitale sociale di Portes (1998): "The ability of actors to secure benefits by virtue of membership in social networks or other social structures” Dalla analisi della letteratura è evidente come il concetto di capitale sociale sia fortemente evoluto, alla prospettiva individualistica di stampo microeconomico, in virtù della quale il capitale sociale è da considerarsi una risorsa di cui possono disporre gli individui o le organizzazioni economiche, si è affiancata una prospettiva macroeconomica che analizza il capitale sociale come la rete di conoscenze e relazioni in grado di favorire la fiducia e la cooperazione tra membri di una collettività. Questa evoluzione del concetto di capitale sociale è pienamente riscontrabile nella definizione di Nahapiet e Ghoshal84: ” Social Capital may be defined as the sum of the actual and potential resources embedded within, available through, and derived flom the network of relationship possessed by an individual or social unit. Social capital' thus comprises both the network and the assets that may be mobilized through that network. ” 84 Social Capital, Intellectual Capital, and the Organizational Advantage Janine Nahapiet; Sumantra Ghoshal The Academy of Management Review, Vol. 23, No. 2. (Apr., 1998), pp. 243. 124 | P a g . I due autori evidenziano come l'azione economica risulti essere connessa e dipendente dalle azioni collettive, la prossimità relazionale consente scambi di conoscenza e di fiducia, condizioni favorevoli per il generarsi di innovazioni. In questa accezione il capitale sociale diviene proxy per lo sviluppo economico. Accogliendo la prospettiva macroeconomica e guardando al capitale sociale come insieme di relazioni di cui un soggetto individuale o un soggetto collettivo dispone in un determinato momento85, appare chiaro che esso, diversamente dal capitale umano o finanziario non rappresenta privata proprietà di un singolo individuo, ma rappresenta valore composito e intangibile che, attraverso la partecipazione degli individui a processi di condivisione, si eleva dalla dimensione individuale alla dimensione aggregata, e quindi, collettiva. Il capitale sociale rende disponibili, nell'ambito di una comunità, risorse cognitive e risorse normative in grado di ridurre i costi di monitoraggio e di transazione, favorendo gli scambi e stimolando la crescita economica. Le risorse cognitive, ossia le informazioni condivise nell'ambito di un rete relazionale, consentono l'instaurarsi di relazioni di fiducia che generano schemi comportamentali in grado di ridurre il rischio di comportamenti opportunistici, e quindi del livello di asimmetria informativa, favorendo l'accrescimento della cultura cooperativa. L'analisi della letteratura evidenzia che il capitale sociale rappresenta un fattore abilitante delle relazioni economiche, l'intuizione di fondo è che le organizzazioni più ricche di relazioni sociali sperimentano uno sviluppo economico più rapido e una migliore performance istituzionale. Tali relazioni, per loro natura, hanno luogo al di fuori del mercato, esse quindi hanno effetti economici incidentali, non mediati dal mercato. Nel linguaggio economico, tali effetti sono definiti esternalità, e nel caso del capitale sociale, tali esternalità si producono per effetto del trasferimento della conoscenza degli individui alla conoscenza dell'ambiente, all'azione collettiva e contribuiscono ad accrescere l'efficacia dei mercati completandoli. Infatti, guardando alla dimensione strutturale del capitale sociale, le reti di relazioni fra individui e gruppi costituiscono una risorsa preziosa perché rappresentano canali attraverso cui l'informazione o la conoscenza detenuta in modo ineguale tra i vari attori può diffondersi nella 85 Trigilia C. (2002), Capitale sociale e sviluppo locale, in Bagnasco, Piselli, Pizzorno, Trigilia, Capltale sociale: Istruzioni per l’uso. Bologna, Il Mulino. 125 | P a g . comunità (Burt, 1992), generando esternalità positive sull'ambiente di riferimento. Negli studi sociologici le principali conseguenze positive associate alla presenza di un elevato capitale sociale sono difatti collegate alla possibilità che si creino rapporti di fiducia tra organizzazioni economiche e conoscenze condivise in grado di impattare positivamente sull'impiego, e dunque sul rendimento, del capitale umano e finanziario. Inoltre, considerato che il capitale sociale non rappresenta una entità astratta, ma il frutto di esperienze socialmente condivise, appare chiaro che nell'era del Web 2.0 le possibili modalità di accumulazione, condivisione e fruizione di informazioni ed esperienze si espandono costantemente per il tramite di spazi cognitivo – aggregativi digitali. I social media offrono la possibilità ad ogni individuo di entrare in contatto con realtà e ambienti in precedenza preclusi, ciò rappresenta terreno fertile per la creazione di comunità virtuali entro le quali la accumulazione di capitale sociale non è più attribuibile esclusivamente a rapporti lavorativi, famigliari o amicali stretti. Nonostante le difficoltà riscontrate in letteratura in merito alla misurabilità del grado di incidenza del livello di capitale sociale rispetto alle performance economiche, e nonostante le perplessità circa la definizione univoca di nessi di causalità esistenti tra questa forma di capitale e lo sviluppo economico, è innegabile che la rete di relazioni personali e culturali, cui un soggetto (sia esso persona fisica che organizzazione economica) può attingere, rappresentano un valore aggiunto in termini di risorse addizionali che vengono a sommarsi al capitale finanziario ed umano di cui il soggetto dispone. Considerato che il capitale sociale comprende sia il network sia gli asset che possono essere mobilitati tramite il network, consequenziale appare interrogarsi sull'impatto che lo stesso può rivestire nello scambio di risorse finanziarie in mercati finanziari virtuali. Nello specifico nel mercato del crowdfunding la sollecitazione all'investimento avviene tramite portali Web, dunque, i potenziali investitori necessitano di risorse cognitive in grado di abbattere le barriere informative, è quindi plausibile attendersi che il capitale sociale di cui il proponente dispone potrebbe rappresentare un asset prezioso da veicolare come segnale di qualità verso la folla. L'interrogativo proposto è stato ampiamente argomentato da 126 | P a g . Giudici86 e colleghi in un lavoro di ricerca condotto su un campione italiano di 461 progetti di crowdfunding, 699 proponenti e 11 piattaforme, teso a verificare in quale misura il grado di capitale sociale detenuto dal proponente impatta significativamente sulla dimensione quantitativa della raccolta. Identificando il capitale sociale come "goodwill" a disposizione del proponente grazie alla struttura e al contenuto delle sue relazioni sociali, gli autori distinguono tra "capitale sociale dell'individuo" e "capitale sociale del territorio". ll capitale individuale rappresenta l'insieme di rapporti di tipo bonding, linking e brinding87 attribuibili alla sfera personale del proponente, mentre il capitale localizzato territoriale, valutato con le misure tradizionali utilizzate in letteratura88, è identificato come l'insieme di asset quali la localizzazione geografica, la dimensione dell'area, la qualità della vita, le economie di agglomerazione sociale ed economica, i distretti industriali e ogni altra rete che permette di ridurre i costi di transazione e che favorisca l'azione aggregata. Assunto che un elevato grado di capitale sociale individuale, segnalato da una vasta rete di contatti, incrementa il livello di fiducia percepito attorno al progetto da potenziali investitori, la presenza di capitale territoriale elevato potrebbe non essere univocamente considerato un segnale positivo, in quanto la folla potrebbe ritenere il progetto di scarsa qualità dato che il proponente, sebbene residente in una area 86 Giudici G., Guerini M., Rossi-Lamastra C.(20l3). Why Crowdfundíng Projects can Succeed' The Role of Proponents’ Individual and Territorial Social Capital, Working Papers Series. 87 A seconda del ruolo che i soggetti vicini al soggetto proponente occupano nelle reti relazionali si distinguono tre tipologie di capitale sociale: il capitale sociale di tipo bonding, il capitale sociale di tipo bridging (Woolcock et al. ,l999)e il capitale sociale di tipo linking (Foxton e Jones, 2011). Le relazioni bonding si riferiscono ai rapporti con le persone più a diretto contatto con l'interessato/a; un esempio di tali relazioni sono quelle con famigliari, amici stretti e membri di uno stesso gruppo etnico. Le relaziono di tipo bridging invece, intercorrono con persone più distanti e con background culturali diversi; un esempio sono le relazioni con conoscenti e amici di amici. Successivi sviluppi hanno affiancato alle classi bonding e brindging la categoria linking social capital. Quest'ultima si distingue dalle altre poiché considera le relazioni che si vengono a creare tra le persone all'interno di associazioni e in ambienti di lavoro. Sono quindi relazioni che si instaurano all'interno di uno stesso livello gerarchico, cioè tra persone di condizione generalmente omogenea tra di loro; ciò distingue il linking social capital dai casi di bonding e bridging dove il livello gerarchico di appartenenza nella società non è elemento caratterizzante della relazione. 88 Una definizione di questa tipologia di capitale sociale è fornita da Laursen et al. (2012) i quali, partendo dalla definizione più generica di Woolcock e Narayan (2000), arrivano a definire il capitale sociale territoriale come "the localized norms and networks that enable people to act collectively within a region”. ll capitale sociale localizzato è stato oggetto di studio di diversi autori, in particolare, secondo Laursen et al. (2012) il capitale sociale regionale influenza la capacità innovativa delle imprese, facilita inoltre le stesse ad assumere consapevolezza delle opportunità di business, favorendone il coinvolgimento nei mercati internazionali. In letteratura esistono diversi modelli concettuali che possono essere presi come riferimento per la misura del capitale sociale, si veda Stone (2001) e Grootaert et al. (2004); Grootaert e Van Bastelaer (2001); Grootaert e Van Bastelaer (2001); Grootaert e Van Bastelaer (2001). 127 | P a g . territoriale dalle elevate potenzialità innovative, non è risuscito ad ottenere le risorse di cui necessita su base locale. Muovendo da queste premesse, gli autori concentrano l'attenzione sull'impatto che le due dimensioni di capitali individuate hanno rispetto al successo dei progetti campionati, nonché sulle interazioni e relative conseguenze, esistenti tra i due livelli di capitale relazionale, sviluppando il seguente set di ipotesi: H1: "The stock of individual social capital (ISC) owned by an initiator is significant and positively correlated with the probability of success in raising funds.” H2: "The stock of territorial social capital (TSC) owned by an initiator is not significantly and positively correlated with the probability of success in raising funds.” H3: "The marginal effect of the stock of individual social capital (ISC) owned by an initiator on the probability of success in raising funds is lower, the larger is the territorial social capital.” L'analisi viene svolta considerano come unità il proponente, dopo aver misurato per ogni unità il capitale sociale individuale in relazione al numero di contatti attivi presso i social network, ed il capitale territoriale in relazione alla provincia di provenienza il cui grado di prossimità delle relazioni locali viene identificato grazie a dati forniti da istituti nazionali ed organizzazioni di settore89, viene utilizzata la metodologia di regressione Probit per la stima della probabilità che gli indicatori identificati siano predittori o meno di successo. Il modello sviluppato da Giudici e colleghi conferma sostanzialmente le ipotesi assunte, i risultati dell'analisi evidenziano una correlazione positiva tra la presenza di capitale sociale individuale e il grado di successo della raccolta, mentre l'impatto del capitale sociale territoriale non è generalmente significativo. In un contesto di asimmetria informativa il capitale sociale individuale ha un impatto significativo e positivo sulla probabilità che il progetto raggiunga l'obiettivo di raccolta e fornisce quindi segnali positivi ai crowdfunders. Interessanti appaiono invece i riscontri relativi alla terza ipotesi 89 ISTAT- Istituto Nazionale di Statistica; Geowebstarter piattaforma per perla realizzazione di indagini statistiche gestista dall'lstituto Tagliacarne ([www.tagliacarne.it). 128 | P a g . relativa alle interazioni tra il capitale sociale individuale e quello aggregato a livello territoriale. Analizzando la differenza nelle probabilità di successo di un progetto, i riscontri empirici evidenziano che l'altezza del capitale sociale territoriale impatta negativamente sulla raccolta, riducendo le probabilità di successo della campagna, a parità di capitale sociale individuale90. Ciò si traduce in un effetto marginale maggiormente significativo del livello di capitale individuale sul budget obiettivo quando vi è associato un livello basso di capitale territoriale, mentre rispetto ad elevati gradi di capitale territoriale, il capitale individuale è ancora un segnale influente ma in maniera meno eloquente, in quanto la sua capacità segnaletica è oscurata ed indebolita dalla forte presenza di capitale relazionale nell'area geografica di provenienza del proponente. Sorge cosi un problema di selezione avversa, dal momento che in condizioni locali favorevoli i progetti di buona qualità hanno maggiori probabilità di raccogliere fondi senza dover ricorrere necessariamente al finanziamento dal basso, ed assumendo la razionalità dei potenziali investitori, questi saranno maggiormente propensi ad etichettare tali progetti come scarsi, riducendo le possibilità degli stessi di raggiungere con successo l'obiettivo di raccolta. 90 Per completezza della trattazione si evidenza che rispetto alla dimensione geografica territoriale, Mollick (2013) riscontra una correlazione positiva tra le possibilità di successo associate ad un progetto e il grado di creatività territoriale riscontrato in una area geografica. Le divergenze empiriche riscontrate sono probabilmente attribuibili alla accezione di capitale sociale utilizzate nell'ambìto dei due studi e aIl'obiettivo della ricerca condotta. Mollick nella disamina dei segnali di qualità in grado di influenzare il successo di una campagna evidenzia che un progetto, riflettendo un determinato background etnico-territoriale, ha maggiori probabilità di successo se attiene ad un settore che in una determinata area geografica è particolarmente sviluppato. Lo studio condotto invece da Giudici e colleghi incentra la definizione di capitale territoriale sull'insieme di condizioni sociali ed economiche che influenzano positivamente la coesione tra tessuto sociale ed economico. 129 | P a g . 2.8 Fattori critici di successo di una campagna di Crowdfunding La pratica del finanziamento dal basso, differentemente da altre forme di finanziamento, non si esaurisce nella raccolta di capitali utili all'avvio di iniziative imprenditoriali, ma è in grado di offrire una serie di benefici collaterali e risorse che possono trascendere la raccolta di risorse finanziarie. Analizzando il crowdfunding in una prospettiva imprenditoriale, i benefici ricercati dai creator nel lancio di una campagna variano in relazione alla natura del progetto e alla cornice finanziaria che definisce il rapporto tra potenziali investitori e imprenditori. Il crowdfunding, per sua stessa natura, consente il raggiungimento di obiettivi eterogenei simultaneamente, esso rappresenta una valida opportunità, tramite la richiesta di risorse finanziarie, di testare un'idea, di creare una community di persone interessate allo sviluppo di un determinato prodotto o servizio, nonché di generare brand awarness91 rispetto allo stesso, posizionandolo sul mercato e comprendendone potenzialità e dinamiche. La possibilità offerta dal crowdfunding di raggiungere obiettivi strategici nell'ambito della stessa campagna, è chiaramente fortemente correlata al successo della stessa. In particolare, considerate le forti implicazioni che lo strumento del finanziamento dal basso sottende, naturale appare interrogarsi su quali possano essere le dinamiche di successo propedeutiche al raggiungimento di obiettivi, più o meno integrati, rispetto alla raccolta di risorse finanziarie. Tale è la prospettiva assunta da Mollick92 in un lavoro di ricerca teso a verificare quali potessero essere i fattori chiave in grado di determinare il successo, viceversa l'insuccesso, di una campagna di crowdfunding. Considerati›48,526 progetti lanciati su Kickstarter tra il 2009 e il 2012, per un ammontare totale di 237 Milioni di dollari raccolti, con una percentuale di 48,1 progetti conclusisi con successo, l'autore propone un’ampia disamina delle principali dinamiche riscontrabili nella pratica del crowdfunding analizzate tramite la sintesi di 9 variabili chiave: 1. Project Goal : rappresenta il budget obiettivo richiesto dal proponente; La piattaforma Kickstarter utilizza come modello di raccolta la formula "All or 91 Il concetto di brand awareness è legato alla riconoscibilità del marchio, esso definisce la capacità della domanda di identificare un particolare brand. Rappresenta una misura di notorietà in grado di influenzare il comportamento d'acquisto del consumatore. 92 Mollick Ethan R., The dynamics of crowdfunding. An exploratory study. June 26,2013, Journal of Business Venturing, Volume 29, Issue, January 2014. 130 | P a g . nothing", ciò significa che i proponenti potranno ottenere le risorse accumulate alla chiusura della campagna solo se l'obiettivo di raccolta è stato raggiunto o superato. 2. Funding level : indica la percentuale di raccolta associata ad ogni progetto. 3. Backers : indica il numero di sostenitori che hanno contribuito al raggiungimento del budget obiettivo. 4. Pledge/Backers : non essendo osservabili i singoli apporti, l'autore propone un rapporto tra il numero di sostenitori e l'ammontare della raccolta per individuare il taglio medio. 5. Facebook friends of funders : rappresenta la variabile esplicativa del capitale sociale del proponente, la misurazione del numero di contatti di ogni soggetto proponente sul social consente di ottenere una visione potenziale della dimensione relazionale. 6. Category: individua la categoria di appartenenza del progetto, osservata in relazione alla classificazione offerta dalla stessa piattaforma. 7. Updates: è la variabile esplicativa della dinamicità, gli aggiornamenti rappresentano infatti gli sforzi sostenuti dai fondatori per informare investitori attuali e potenziali circa gli avanzamenti e gli sviluppi del progetto. 8. Comments: nell'ambito di una campagna di crowdfunding, i sostenitori hanno la possibilità sulla pagina dedicata al progetto di postare domande e commenti relativi all'iniziativa finanziata. Il numero di commenti sintetizza quindi il livello di entusiasmo e coinvolgimento rispetto alla campagna. 9. Duration: indica la durata in giorni del progetto, la piattaforma Kickstarter consente una durata massima di 90 giorni, anche se la stessa incoraggia i proponenti scegliere intervalli medi di tempo che si attestano attorno ai 30 giorni. 131 | P a g . La prima dimensione esplorata da Mollick riguarda l'esito della campagna in relazione all'ammontare richiesto dai proponenti. Il riscontro empirico evidenzia che il fallimento della campagna è maggiormente associato alla fissazione di un budget obiettivo elevato, mentre il successo è, nella maggior parte dei casi, legato ad un budget obiettivo contenuto. In media i progetti non finanziati hanno ricevuto il 10,3% dell'importo richiesto, il 10% di tali progetti ha raggiunto una soglia del 30% del budget obiettivo richiesto, mentre solo il 3% ha superato il 50% dell'importo richiesto. I progetti che invece hanno raggiunto con successo l'obiettivo fissato, per il 25% hanno superato la soglia fissata di tre punti percentuali, solo il 50% dei progetti di successo hanno superato l'obiettivo di raccolta in misura pari al 10%. L'autore ritiene che il rapporto inversamente proporzionale tra l'ammontare della raccolta e il grado di successo possa essere chiarito alternativamente da due fattori, il primo relativo alle modalità di raccolta concesse sulla piattaforma, il secondo relativo al comportamento della folla. Considerato che il modello di raccolta non consente di ottenere capitali se non alla sottostante condizione di aver raggiunto con successo l'obiettivo di raccolta, appare evidente il forte incentivo del proponente all'autofinanziamento per lanciare una segnale di notorietà del progetto e di validità dello stesso verso la folla. Al fine di scoraggiare tale pratica la piattaforma impedisce il finanziamento effettuato con lo stesso conto corrente bancario utilizzato al momento di lancio del progetto, consentendo allo stesso tempo un massimale di finanziamento pari a 10,000 dollari. ll meccanismo utilizzato dalla piattaforma appare efficiente, assumendo l'ipotesi di autofinanziamento si dovrebbe riscontrare un maggiore grado di fallimento moderato rispetto ai progetti con elevati budget obiettivo. Contrariamente l'analisi evidenza che la percentuale di funding level è maggiore per progetti non finanziati con budget di lancio non eccessivamente alti, escludendo quindi che l'ipotesi di autofinanziamento possa falsare la relazione inversamente proporzionale riscontrata. Una spiegazione alternativa è relativa alla fattispecie che non tutti i progetti sono ugualmente attrattivi, ossia la natura sottostante del progetto gioca un ruolo decisivo nelle scelte di finanziamento dei crowdfunders. Accogliendo questa impostazione si equipara il processo decisionale del crowdfunder a quello degli investitori istituzionali, la folla è in grado di discernere tra progetti di elevata e bassa qualità affidandosi a segnali 132 | P a g . di qualità quali il grado di innovazione della prodotto/servizio proposto, il grado di expertise del team o del proponente individuale, la capacità comunicativa e l'ampiezza della rete relazionale. Appurato che la folla, seppur inconsapevolmente, acquisisce e decodifica certuni segnali di qualità, l'autore si concentra sulla determinazione del peso attribuito dalla folla a determinati segnali piuttosto che ad altri. L'analisi di questa dimensione è però condotta solo sui progetti con un budget obiettivo pari o superiore ai 5,000 dollari, ossia sui quei progetti che per livello di finanziamento potrebbero attrarre l'attenzione di canali tradizionali di finanziamento come BA, VC e istituzioni finanziarie, in quanto l'intento dell'autore è fornire una chiave di lettura imprenditoriale dei possibili fattori di successo associati ad una campagna di crowdfunding. I fattori di successo individuati da Mollick appaiono coerenti e contestualizzati rispetto alla pratica del crowdfunding, inoltre considerato che le campagne di crowdfunding sono caratterizzate da elevato rischio, tali fattori di successo principalmente qualitativi e riconducibili a tre dimensioni: Preparedness Il grado di "preparazione" del proponente viene misurato in relazione agli sforzi sostenuti per la produzione di un video di presentazione adeguatamente strutturato e in relazione al numero di aggiornamenti effettuati dal proponente entro tre giorni dalla pubblicazione della campagna. L'86% del campione indagato ha presentato un video, il 17% del campione ha provveduto ad aggiornamenti rapidi. Spelling Errors Una misura ulteriore del grado di preparazione e competenza del proponente è offerta dal numero di "errori di ortografia" commessi nella descrizione del progetto. Attraverso una variabile di tipo dummy l'autore filtra i progetti assegnando un valore pari ad 1 per progetti con errori di ortografia (il 2% del campione). 133 | P a g . Network Size La terza dimensione analizzata attiene all'altezza del capitale sociale quantizzato nel numero di contatti Facebook del proponente. Numerose ricerche empiriche hanno evidenziato la centralità delle reti relazionali nella determinazione del successo della campagna, l'autore individua quattro classi per la classificazione dell'ampiezza del network: FBF92 lower 25% ; FBF 25%-5O%; FBF 50%-75%; FBF top 25%. Il modello di regressione implementato rispetto alla probabilità di successo in relazione alle tre dimensioni qualitative identificate offre le seguenti evidenze: Le probabilità di successo si riducono del 13% per i progetti contenenti errori di ortografia; Le probabilità di successo diminuiscono del 23% per i progetti non accompagnati da un video di presentazione, inoltre la mancanza di aggiornamenti tempestivi riduce le possibilità di raccolta in misura quasi pari al 13%; Un maggiore lasso temporale di raccolta riduce le probabilità di successo, in quanto i crowdfunders tenderanno a ritenere che un lasso temporale ampio rispetto ad altri progetti è indicativo di scarsa fiducia nella valenza del progetto; L'ampiezza della rete relazionale del proponente influenza positivamente le probabilità di successo della campagna. Al primo percentile (FBF lower 25%) è associata una capacità di incremento delle probabilità di successo pari al 9%; un numero di contatti Facebook superiore a 100 incrementa le capacità di 92 Facebook Friends successo del progetto del 20%, oltre i 1.000 contatti si sfiora la soglia del 40%. Si dimostra, inoltre, che al di sotto del primo percentile si ottiene un effetto inversamente proporzionale rispetto alle possibilità di successo, non avere un account Facebook rispetto ad avere pochi contatti impatta in maniera comunque negativa sull'esito del progetto, ma in maniera meno significativa rispetto ad una rete relazionale povera di contatti. 134 | P a g . Considerato un contesto nel quale gli individui di una comunità assumono le vesti di potenziali investitori, l'incidenza di segnali di qualità appare inaspettatamente ampia suggerendo che tali segnali, seppure di natura differente rispetto a quelli osservati e valutati da operatori specializzati, ricoprono nel crowdfunding un ruolo considerevole. 135 | P a g . 2.9 Crowdfunding e Finanza Etica: il valore sociale quale driver di crescita sostenibile "L'impresa ha una responsabilità globale, al cui interno si combinano aspetti economici, sociali' e comunitari. Questa responsabilità globale deve essere assolta, in ogni' caso, garantendo la sua sopravvivenza e, quindi bilanciando accortamente le istanze a cui è chiamata a rispondere. Il "trade-off” da rispettare è rappresentato dall'equilibrio economico nel tempo breve e dall'aumento del consenso sociale nel tempo lungo. A presidio di questo doppio obiettivo vanno posti i principi dell'efficienza e dell'eticità della gestione. All'etica, in definitiva, dev'essere assegnato lo scopo di distribuire incentivi' e costi tra tutti gli stakeholder secondo principi di correttezza, equità e giustizia.93” Negli utili anni il dibattito relativo al ruolo dell'impresa nella società, tema che ha trasversalmente interessato tutte le correnti economiche dell'ultimo ventennio, ha acquisito nuovamente vigore alla luce dei cambiamenti epocali che hanno condotto gli studiosi a sforzi concettuali sempre maggiori, tesi ad identificare, rispetto ai confini moderni dell'agire economico, quali possano essere considerate le responsabilità sociali di una organizzazione economica. Ci addentriamo quindi nel tema della responsabilità sociale dell'impresa (Corporate Social Responsability), definita dal World Business Council for Sustainable Development, "il continuo impegno dell'azienda a comportarsi in maniera etica e a contribuire allo sviluppo economico, migliorando la qualità della vita dei dipendenti e delle loro famiglie, della comunità locale e più in generale della società". L'ampliamento delle responsabilità che una organizzazione economica è chiamata a sostenere deriva dalla consapevolezza, di una parte consistente della dottrina94, che il sistema 93 SCIARELLI, Sergio. L'ampliamento della responsabilità sociale dell'impresa. Sinergie Italian Journal ofManagement, [S.l.], p. 35-43, ago. 2011. 94 Milton Friedman, nel famoso articolo "The Social Responsibility of Business is to Increase its Profits" apparso sul New York Times Magazine nel 1970, enunciò quella che viene generalmente indicata come la Teoria degli shareholders. Friedman riteneva che la finalità ultima di ogni impresa fosse la creazione di valore economico per gli azionisti attraverso la massimizzazione del profitto. Secondo questo approccio gli agenti economici diversi dagli azionisti dell'impresa e che entrano in relazione con essa sono "protetti" unicamente dai contratti stipulati con l'impresa stessa e dalla regolamentazione imposta dai governi. Il passaggio da una visione ristretta ad una visione di ampio respiro si realizza solo nel 1984 con il fondamentale contributo di Freeman, padre della teoria dei Stakeholders. L'approccio alle responsabilità dell'impresa veniva affrontato da Freeman con una 136 | P a g . impresa non può essere considerato come un mero aggregato di capitali umani e finanziari miscelati armonicamente secondo criteri di pura razionalità e calcoli di profittabilità tesi alla massimizzazione del profitto, dogma della teoria economica classica. Una siffatta visione conduce ad isolare l'impresa dal sistema da cui la stessa attinge relazioni e competenze, permettendo uno scambio unidirezionale, uno scambio basato sull'approvvigionamento utile e non sulla reciproca collaborazione. La responsabilità sociale impone al sistema impresa di farsi carico di specifici doveri verso la comunità, doveri il cui contraltare è rappresentato dalle risorse sottratte alla stessa e finalizzate alla produzione di valore economico. La visione dell'impresa come sistema pubblico, interagente e influente sull' ambiente di riferimento fa luce su una concezione comunitaria del sistema produttivo, ed è proprio la funzione produttiva ad essere riformulata: dalla creazione di valore economico alla creazione di valore sociale ed ambientale e, dunque, pubblico. Affinché le organizzazioni economiche possano acquisire quello che Sciarelli definisce "diritto di cittadinanza95” nella comunità di riferimento è necessario che le stesse, oltre il rispetto delle responsabilità sociali attinenti la ripartizione del valore economico creato tra gli stakeholder primari, ripaghino adeguatamente la società per la responsabilità ambientale derivante dai loro processi produttivi, integrando gli obiettivi economici con le responsabilità di terzo livello, ossia quelle comunitarie, attinenti a tutti gli sforzi sostenuti volontariamente da un'organizzazione economica per contribuire al miglioramento del benessere della collettività. La concezione dell'impresa quale agente sociale impone chiaramente delle valutazioni di ordine economico, indubbio è che l'ampliamento dei confini operativi si traduca in peso maggiore della componente reddituale negativa sui bilanci aziendali, soprattutto nel breve periodo. L'impresa socialmente responsabile persegue comunque la finalità lucrativa, ma nella prospettiva della CSR il profitto, classicamente inteso come divario tra costi e ricavi della produzione, non è più il fine ultimo dell'attività economica, ma il mezzo per ottemperare anche a finalità di ordine collettivo e sociale, in grado di preservare ed arricchire il contesto di riferimento, e dunque, anche gli agenti che vi operano. Si supera quindi la classica visione comprendente tutti gli agenti economici che sono interessati ed in qualsiasi modo coinvolti dal suo operare nel mercato. 95 Sciarelli S., "ll governo dell'impresa in una società complessa: la ricerca di un equilibrio tra economia ed etica". Sinergie, 2l(61/62), 2003. 137 | P a g . dicotomia profitto economico-responsabilità sociale, l'integrazione di politiche etiche e socialmente orientate nel core business aziendale rappresenta un connubio necessario alla sopravvivenza dell'impresa nel medio - lungo periodo, soprattutto in contesti, come quelli odierni, eccessivamente competitivi. È necessario, quindi, fare uno sforzo ulteriore per comprendere quali siano i benefici che l'adozione di politiche socialmente corrette possono apportare al sistema produttivo aziendale. Assunto che il concetto individualista di etica richiama l'architettura di norme morali e comportamentali che un individuo o un gruppo di persone persegue nelle proprie azioni per non ledere altri soggetti, l'importazione di questo concetto nella pratica aziendale non appare una forzatura, piuttosto un aspetto del capitale umano sin oggi sottovalutato. Ogni unità di capitale umano influenza e risulta influenzato dal grado di moralità che contraddistingue il contesto aziendale in cui essa coesiste, dunque, la costruzione e la diffusione dai vertici all'intera struttura aziendale di dogmi morali e comportamentali di cui l'azienda si fa promotrice anche verso l'esterno, attraverso l'assunzione di responsabilità sociali ed ambientali, contribuisce alla creazione di una forte reputazione e di una serie di asset intangibili, e dunque difficilmente appropriabili, che rafforzano il vantaggio competitivo e le possibilità di sopravvivenza nel medio lungo periodo. La necessità di intercettare e inglobare nelle politiche aziendali comportamenti correttamente orientati allo sviluppo e alla crescita sociale è stata maggiormente avvertita negli ultimi anni, sino ad essere invocata come antidoto contro le ripetute crisi finanziare attraversate nell'ultimo decennio, l'ultima delle quali grava ancora sulle economie europee. Il bisogno di stabilità e la necessità di ristabilire delle regole di ordine sociale e morale rappresentano il terreno fertile per lo sviluppo della finanza etica, il tentativo del mondo della finanza di ristabilire un rapporto fiduciario con il mercato del risparmio e il mondo dell'imprenditoria. La finanza etica rappresenta lo sforzo di ripristinare la funzione originaria della finanza, ossia l'allocazione equa di risorse finanziare nel tempo e nello spazio utile al sostenimento di un corretto sviluppo dell'economia reale per accrescere il benessere della collettività. L'accostamento di valori morali all'impiego di risorse finanziarie ha prodotto l'offerta di strumenti finanziari alternativi definiti Responsible lnvesting (SRI), la cui offerta si impernia sull'assunto che i capitali privati possano intenzionalmente contribuire a creare, al contempo, rendimenti economici e impatti sociali positivi o comunque non dannosi. Il segmento degli investimenti etici risponde ad una specifica esigenza, la possibilità 138 | P a g . di contribuire al miglioramento delle condizioni macro ambientali attraverso l'investimento in organizzazioni economiche che si fanno carico di politiche produttive, lavorative e commerciali economicamente sostenibili. Si delinea così una nuova figura, l'investitore etico, definito come un soggetto, persona fisica o giuridica, che nella valutazione delle possibilità d'investimento attribuisce peso notevole, se non equivalente a quello finanziario, al contributo che l'impiego di risorse finanziarie in determinate attività, piuttosto che altre, può generare in termini di benefici sociali96. Si assiste ad un’inversione dei canoni classici della finanza, il rendimento cede il ruolo di driver all'obiettivo sociale per divenire mezzo e architettura da implementare al fine di rendere l'obiettivo raggiungibile, e anche remunerativo. L'adozione di un filtro etico nel mondo della finanza su scala globale ha consentito la nascita dei Fondi d'investimento Etici, istituzioni finanziarie che gestiscono il risparmio collettivo scegliendo le aziende che rientrano nei criteri Esg (environmental, social and governance) per assicurare la selezione di investimenti in aziende impegnate in attività produttive e collaterali ad alto impatto sociale. Nel 2014 i fondi SRI (Socially Responsible Investing) ammontavano a 127 miliardi di euro investiti in 957 strumenti, nonostante il primato sia francese con 45,6 miliardi, in Italia si regista comunque un timido ma positivo approccio alla tematica che ha prodotto 3,2 miliardi di raccolta. La dimensione della raccolta evidenzia, sia a livello europeo che nazionale, la nascita della consapevolezza, negli attori del settore, che accanto alle dimensioni del rischio e del rendimento nelle scelte di investimento, è necessario guardare anche ad una terza dimensione, ossia quella del valore sociale prodotto tramite le politiche di investimento. La adozione di una visione outcome oriented97 nasce dalla evidenza che la a crescita sociale può in maniera concreta stimolare lo sviluppo dell'economia reale, garantendo una maggiore stabilità dei 96 L'investitore etico può, in relazione al proprio background personale e professionale, essere più o meno sensibile ad alcune cause. Egli può tendere al finanziamento di progetti di ricerca, piuttosto che al finanziamento di imprese orientate alla produzione sostenibile in termini di impatto ambiente, o utilizzare criteri negativi di selezione, decidendo di non investire in aziende produttrici di armamenti o di prodotti nocivi per la salute o per l'ambiente. Per una panoramica esaustiva dei criteri e delle strategie d'investimento degli investitori etici si veda F. GANGI, " Analisi degli Investimenti Aziendali” , Egea 2011, pag.27O. 97 "L'approccio outcome-oriented privilegia I'impatto sociale che effettivamente viene generato da un intervento. In base a questo modello, I'obiettivo di un'azione è quello di generare un cambiamento positivo, a differenza della più tradizionale impostazione basata sugli output. Se, per quest'ultìmo il successo si misura sulla quantità di prestazioni erogate, I'approccio outcome oriented privilegia invece il cambiamento effettivamente vissuto dai beneficiari." LA FINANZA CHE INCLUDE: GLI INVESTIMENTI AD IMPATTO SOCIALE PER UNA NUOVA ECONOMIA Rapporto Italiano della Social Impact Investment Task Force, 2014. 139 | P a g . risultati nel medio lungo termine, attraverso la nascita di una nuova generazione di imprenditori socialmente orientata. Tale è la prospettiva assunta dalla Social Impact Investment Task Force istituita nell'ambito del G8 con la finalità di individuare canali adeguati in cui far confluire la crescente domanda e la relativa offerta di investimenti ad impatto sociale. Nel disegnare i confini del mercato la task force evidenzia che, dal lato della domanda, gli investimenti ad impatto sociale rispondono per la collettività al desiderio di contribuire attivamente alla produzione di adeguate risposte alla crescente complessità dei bisogni sociali ed economici. Dal lato dell'offerta, .accanto a strumenti definiti tradizionali, quali il microcredito o il credito mutualistico, il rapporto della task force classifica il crowdfunding uno strumento nascente, un segmento in fase di sviluppo, offerto da un numero crescente di intermediari, ma caratterizzato da un approccio operativo ancora poco strutturato per poter inquadrare precisamente il ruolo ed il peso che questa nuova forma di economia partecipativa può fattivamente apportare alla costruzione di un sistema d'offerta d'investimento coerente con lo sviluppo sostenibile della società moderna. Nonostante la pratica del crowdfunding rappresenti uno strumento le cui potenzialità rimangono ancora inesplorate e nel quale da pochi anni operano intermediari pioneristici concentrati nella sperimentazione dei confini e delle possibili implicazioni culturali, economiche e sociale che il crowdfunding sottende, alcune dimensioni chiave nella pratica del crowdfunding riecheggiano profondamente nei fondamenti della finanza etica. Crowdfunding Finanza Etica Accesso democratico al credito Equità Partecipazione comunitaria Trasparenza Approvazione sociale Gestione sociale del risparmio Centralità dell’individuo Criteri morali e sociali Tabella 7: Confronto delle dimensioni chiave del crowdfunding con i fondamenti della finanza etica. Tabella a cura dell'autore. Il principale fattore che ha contribuito all'ascesa su scala globale del crowdfunding è la facilità di accesso al credito, ossia la concreta possibilità per i proponenti, siano essi persone fisiche sia organizzazioni economiche, di rivolgersi alla folla per la 140 | P a g . raccolta di capitali, aggirando gli ostacoli tipici che oggi le attività economiche nascenti si trovano a dover affrontare approcciando ai canali tradizionali di credito. Il crowdfunding è dunque uno strumento democratico di accesso al credito, che non effettua discriminazioni tra i destinatari degli impieghi. Questa caratteristica richiama tout court il primo pilastro della finanza etica, l'equa distribuzione delle risorse orientata allo sviluppo umano che si realizza anche e soprattutto attraverso una diversa e più ragionevole produzione e gestione della ricchezza. Nell'analisi degli intermediari coinvolti nel segmento della finanza etica, un ruolo chiave nell’attività di intermediazione finanziaria svolta da tali operatori è assunto dal concetto di coerenza operativo - comportamentale. La valutazione della validità dell'offerta di un operatore finanziario etico rispetto agli operatori tradizionali è imperniata su due criteri: il primo individuabile nella tipologia di prodotti offerti e nella destinazione degli investimenti effettuati; il secondo nell'esistenza, nell'osservanza e nella condivisione di un sistema di valori etici e sociali, nonché nell'attenzione alla trasparenza e alla qualità della gestione. Il concetto di trasparenza si realizza in questa forma di intermediazione finanziaria nella possibilità offerta all'investitore socialmente responsabile di decidere se l'impiego delle proprie risorse in una determinata attività è coerente con la personale concezione di eticità, e nella conseguente possibilità di poter valutare le decisioni d'impiego appurando la effettiva destinazione delle disponibilità. La trasparenza del circuito di impiego delle risorse rappresenta nel segmento della finanza etica una condizione necessaria per l'instaurarsi di un rapporto fiduciario tra investitori ed istituzioni, anche nella pratica del crowdfunding si rileva la necessità di un rapporto fiduciario stretto tra il proponente e la folla affinché si realizzi la raccolta di capitali. La partecipazione di una comunità alla condivisione dei valori posti alla base di una campagna di crowdfunding richiede elevati livelli di trasparenza e correttezza, segnali attraverso i quali il proponente può instaurare una salda relazione con la folla alimentata da rendicontazioni puntuali circa le modalità di impiego dei capitali raccolti. Inoltre, l'intelligenza collettiva della folla rappresenta un valido deterrente contro atteggiamenti opportunistici o insinceri, le evidenze riscontrare in letteratura affermano la capacità della folla di discernere tra comportamenti ambigui e non, premiando i proponenti maggiormente predisposti ad una comunicazione trasparente. 141 | P a g . La finanza etica non impone un ruolo passivo dell'investitore, essa offre la duplice possibilità di identificazione di un'area di interesse sociale, religiosa, scientifica in cui investire, e di coinvolgimento, a seconda dello strumento considerato, in meccanismi diretti di indicazione delle preferenze nella destinazione dei fondi, o in meccanismi democratici di partecipazione alle decisioni. La diffusione di una cultura di democrazia economica è un elemento strutturale nel crowdfunding, la partecipazione rappresenta l'elemento caratterizzante e il coinvolgimento di una platea quanto più ampia possibile nella determinazione di una scelta finanziaria raggiungere il suo punto di massima nel finanziamento dal basso. La legittimazione di un soggetto nel mercato non è più determinata dalla fiducia risposta in esso da pochi soggetti specializzati, ma realizzata tramite un processo comunitario e aggregato di condivisione e approvazione sociale. L'investimento etico esclude rapporti finanziari con le realtà economiche che ostacolano lo sviluppo della società, e dunque, di ogni singolo individuo. L'adozione nelle pratiche finanziarie di principi morali ed etici suppone un cambio di prospettiva, da un sistema creditizio apersonale, basato esclusivamente su criteri di finanziabilità, ad un sistema che guarda all'individuo ed al suo benessere come beneficiario ultimo delle attività finanziarie. La volontà della finanza etica di riportare al centro del sistema economico i bisogni della collettività è in armonia con la centralità che l'individuo assume nel crowdfunding. La volontà della folla di contribuire fattivamente alla realizzazione di un progetto, sia esso a sfondo economico o sociale, è fortemente influenzata dal grado di genialità, creatività e sensibilità e preparazione dimostrata dal soggetto proponente. La valutazione dell'impiego di risorse in determinati progetti è guidata dal grado di riconoscibilità del crowdfunder in una determinata causa, dalla possibilità offerta da quella particolare campagna di intervenire come parte attiva della società nella risoluzione o nell'attenuazione di problematiche complesse, ed è quindi rafforzata dalla percezione che il contributo offerto possa fattivamente contribuire al raggiungimento di obiettivi che non si sostanziano solo nell'accumulazione di ricchezza da parte di altri soggetti. La identificazione di forti punti di contatto tra il crowdfunding e il segmento della finanza socialmente orientata suggeriscono, a valle di una maggiore strutturazione 142 | P a g . del primo, che tali fenomeni possano proficuamente contaminarsi attingendo dai reciproci punti di forza. Tralasciando il modello Donation ove la sovrapposizione delle reciproche dimensioni di influenza appare evidente, nella pratica del Reward o dell'Equity crowdfunding notevoli potrebbero essere i benefici apportati dal crowdfunding al segmento della Finanza Etica. La possibilità offerta dal crowdfunding di rivolgersi direttamente alle folle, ottenendo la approvazione delle masse e il sostegno di una comunità sensibile a determinate tematiche potrebbero generare una serie di benefici in grado di aumentare e rafforzare la cultura di una finanza eticamente corretta a livello globale. I benefici investirebbero simmetricamente la società e il mondo delle organizzazioni economiche. Il ricorso al finanziamento dal basso consentirebbe, sin dalla loro nascita e per effetto della validazione sociale, una maggiore legittimazione sul mercato di riferimento per le imprese socialmente orientate, che vedrebbero cosi ridursi i costi di intermediazione98 e gli investimenti necessari alla costruzione di una reputazione sociale. La stretta creditizia interessa anche il segmento della finanza etica, il crowdfunding potrebbe rappresentare un fattore propulsivo degli investimenti in attività economicamente sostenibili, una arteria in cui far confluire il bisogno di investire coscientemente i propri risparmi e la necessità delle imprese socialmente orientate di non vedersi costrette a dover privilegiare gli obiettivi economici sacrificando quelli sociali per la sopravvivenza del sistema stesso, considerata la difficoltà delle imprese italiane di produrre investimenti innovativi di primo livello, ossia a livello di core business. 98 Il costo di intermediazione è dato dalla somma di diverse componenti: il costo di approwigionamento del denaro, i costi operativi, i costi riconducibili ai rischi sopportati dall'intermediario/investitore - primo tra tutti il rischio di credito - il tasso di remunerazione del capitale. 143 | P a g . 3 IL FINANZIAMENTO DAL BASSO PER IL SOSTEGNO ALLO SVILUPPO IMPRENDITORIALE 3.1 Forme di finanziamento all’imprenditoria: una panoramica Sciarelli99 (2008) definisce l’impresa come una “organizzazione economica che, mediante l’impiego di un complesso differenziato di risorse, svolge processi di acquisizione e di produzione di beni o servizi, da scambiare con entità esterne al fine di conseguire un reddito”. Nel complesso differenziato di risorse cui l’impresa attinge per lo svolgimento dei propri processi produttivi, fattore primario della produzione, è il capitale finanziario. Esso perviene all’azienda da diverse fonti riconducibili, a seconda della posizione occupata dal soggetto finanziatore, a due macrocategorie: il capitale proprio e il capitale di debito. Il capitale proprio rappresenta il capitale investito durevolmente nell’attività d’impresa, esso quindi è la somma dei conferimenti apportati dai soggetti che direttamente partecipano al rischio d’impresa, quali l’imprenditore ed i soci. Trattasi di una forma di impiego del capitale che per natura gode di una remunerazione eventuale e postergata rispetto alle altre tipologie di finanziatori in quanto deputata a sopportare l’elevato rischio sottostante le diverse opzioni di crescita delle imprese. Il capitale di debito rappresenta invece una fonte di finanziamento esterna, esso si sostanzia nella somma dei crediti concessi da soggetti terzi all’impresa. Differentemente dal capitale di rischio, la remunerazione del capitale di debito è garantita da precisi accordi contrattuali finalizzati a determinare il tempo del rimborso e l’altezza degli oneri finanziari connessi all’utilizzo di disponibilità finanziarie. Rispetto al passato l’offerta di capitali, sia a titolo di debito che di equity, è stata oggetto di forte diversificazione sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, si rende dunque necessario per le imprese, al fine di incrementare le possibilità di successo nel reperimento delle risorse necessarie, una adeguata conoscenza delle varie tipologie di attori che porti l’impresa a selezionare correttamente l’interlocutore adatto sulla base delle proprie esigenze. 99 S. SCIARELLI, Elementi di Economia e Gestione delle imprese. CEDAM, Padova, 2008. 145 | P a g . Equity Investor Description Entrepreneur and team The entrepreneur invests his own money in the company, or money he obtained members through a personal loan Friends and Family The entrepreneur’s family and friends Business Angel Wealthy individuals willing to invest in small projects Venture Capital/Private Specialized investors gathering money from non-specialist and placing it into bigger Equity projects for a period of 5-7 years Strategic Investors Other companies can decide to invest in projects they believe have strategic impact to them Debt Stock market Public offering Banks Loans Leasing companies Provide equipment and office space to entrepreneurs against lease payments Government agencies Subsidy for particolar project Customer/ Supplier Trade credit Boostrapping Use of trade credit, credit card and other methods, including working capital management Tabella 8: Tipologie di investitori. Fonte: Larralde, Schwienbacher, 2010. Il complesso delle fonti cui, in diversa misura, l’impresa attinge definisce la struttura finanziaria di cui la stessa si dota per la copertura del fabbisogno finanziario, l’analisi della architettura finanziaria di un’impresa consente quindi di comprendere e valutare il peso che le singole fonti di finanziamento costituenti le passività e il patrimonio netto assumono, essendo tale peso la risultante di precise scelte strategiche poste in essere dall’impresa nel suo complesso. La composizione della struttura finanziaria sarà fortemente influenzata dalla fase di vita dell’impresa, dal suo ambiente di riferimento, dagli interlocutori che si rendono visibili nel mercato del capitale e dagli obiettivi che la stessa si pone, ciò detto appare chiaro che non è possibile identificare una struttura finanziaria ideale, possibile invece è affermare che, in funzione dello stadio di vita e delle peculiarità dell’impresa oggetto di valutazione, è possibile identificare una struttura finanziaria tendenzialmente ottimale o, comunque, adeguata. Caposaldo dell’ordine di scelta delle fonti di finanziamento è la “Pecking Order Theory” (Myers, Majluf, 1984), secondo tale modello le imprese, al fine di ridurre la asimmetrie informative, dovrebbero orientare le proprie scelte di finanziamento secondo una gerarchia preferenziale, ricorrendo in primo luogo all’autofinanziamento, in secondo luogo al capitale di debito ed infine all’emissione di nuove azioni. L’autofinanziamento esprime la capacità dell’impresa di provvedere autonomamente alla copertura, totale o 146 | P a g . parziale, del fabbisogno finanziario, contenendo l’irrigidimento della struttura derivante dall’utilizzo di fonti esterne. L’autofinanziamento è un indicatore di “buona salute” dell’impresa in quanto esso deriva dai disinvestimenti reddituali ed è strettamente connesso alla capacità dell’impresa di generare valore sufficiente ad alimentare gli investimenti correnti e non. In senso stresso esso, difatti, coincide con il complesso degli utili non distribuiti. Laddove non vi sia autofinanziamento, o quest’ultimo non fosse sufficiente alla integrale copertura degli impieghi programmati, il modello indica come seconda fonte preferenziale il capitale di debito rispetto al ricorso al mercato azionario, in quanto, la contrazione di finanziamenti, non incidendo in maniera diretta sul mercato azionario, riduce eventuali distorsioni percettive in grado di impattare negativamente sul valore delle azioni. Il paradigma dell’ordine di scelta di Myers e Majluf non risolve però la scelta delle modalità di composizione della struttura finanziaria, le problematiche di scelta delle fonti di finanziamento si modificano, infatti, in funzione della fase in cui l’impresa stessa si colloca e degli obiettivi verso cui quest’ultima tende. Il fabbisogno finanziario esprime, difatti, criticità differenti a seconda dello stadio di sviluppo in cui l’impresa considerata viene a trovarsi, ogni fase richiama una combinazione di rischio-rendimento differente che richiede di essere accordata con il grado di avversione/propensione al rischio espresso dai diversi attori operanti dal lato dell’offerta. Figura 13: The chain of radical entrepreneurial innovation. Fonte: European Business Angel Network. 147 | P a g . La possibilità di accesso alle fonti di finanziamento tradizionalmente a disposizione delle imprese, è in larga parte determinata dal potere contrattuale espresso dall’impresa, potere che tende ad aumentare al crescere della stabilità economica, finanziaria e patrimoniale dell’impresa. Com’è noto, le prime fasi di vita dell’impresa sono caratterizzate essenzialmente da uno potere contrattuale contenuto, conseguenza di un fabbisogno di finanziamento elevato, ma non supportato adeguatamente da margini di profitto capienti e buone capacità di autofinanziamento. Il grado di rischiosità, in termini di solvibilità finanziaria e di possibilità di sopravvivenza, espresso dalle start-up, cui si aggiunge la mancanza di adeguate garanzie contrattuali, determinano la inadeguatezza del debito bancario di medio-lungo termine quale fonte di sviluppo di neo attività imprenditoriali. Alla luce dei diversi strumenti di finanziamento citati, appare evidente come solo le forme collegate all’equity siano quelle più appropriate per le start-up, in quanto consentono maggiore flessibilità rispetto al tradizionale indebitamento bancario, consentendo inoltre l’arricchimento strategico, progettuale e gestionale del team fondatore. Le strategie di financing a disposizione delle start-up vengono normalmente classificate come interventi di early stage e segmentati a seconda dello stadio, più o meno embrionale, di vita dell’impresa. Siamo in presenza di seed financing quando l’apporto di risorse finanziarie riguarda le fasi esplorative di un progetto d’impresa, trattasi quindi di un sostegno finalizzato a sperimentare il grado di fattibilità e sostenibilità di nuove iniziative imprenditoriali. L’esito positivo della fase di sperimentazione può portare alla nascita di una nuova realtà imprenditoriale, in tal caso l’apporto di capitale di rischio si colloca nel segmento dello start-up financing, infine il first-stage financing rappresenta l’apporto di risorse finanziarie nelle fasi immediatamente successive all’inizio dell’attività produttiva. La nascita di una attività imprenditoriale è dunque caratterizzata dal conseguimento di risultati economici negativi che si protraggono, per effetto dei consistenti investimenti in capitale necessari dalla fase di sperimentazione a quella di commercializzazione, sino al raggiungimento del break-even point necessario a garantire la sopravvivenza del business. Soprattutto in realtà imprenditoriali fortemente innovative, gli impegni iniziali spesso sovrastano le capacità finanziare del promotore o del team, nonché le risorse che, nell’ambito dei rapporti familiari ed amicali, l’imprenditore è in grado di reperire. Si rende così necessario il reperimento di fondi all’esterno. Le imprese 148 | P a g . che attraversano la prima fase della vita aziendale risultano scarsamente appetibili per il circuito formale e fortemente rischiose a causa della complessità dal punto di vista industriale, dell’elevato tasso di mortalità, dell’assenza di riscontri di mercato che ne impediscono una valutazione circostanziata. In questa delicata fase di nascita di un nuovo business, accanto alle risorse proprie dell’imprenditore, è possibile affiancare l’apporto professionale e finanziario di investitori non professionali, i Business Angel. Il Business Angel è un investitore informale che, mediante una ricerca autonoma e basata sulla prossimità geografica, apporta capitale proprio ad una realtà imprenditoriale nascente, assumendo un ruolo chiave nel governo della stessa grazie alla sua elevata esperienza manageriale ed indole imprenditoriale. I BA si qualificano come “uomini d’impresa”, in genere ex imprenditori, manager in attività o in pensione, liberi professionisti, che investono capitali propri a titolo prettamente personale, con lo scopo di contribuire con la propria expertise alla crescita dell’imprenditorialità e dei livelli occupazionali. L’attività di investimento è guidata in gran parte da fattori emozionali, la possibilità di contribuire alla produzione di innovazione e la continua sperimentazione sono i fattori principali che stimolano curiosità e determinano la scelta di investire anche in realtà fortemente rischiose. Nonostante l’obiettivo finale del BA sia comunque la monetizzazione di un adeguato capital gain a fronte dell’investimento effettuato, trattasi di un investitore che si assume il rischio imprenditoriale al pari del soggetto promotore, lo spirito di compartecipazione rilassa il rapporto di finanziamento aprendo nuove prospettive di sviluppo. Nel segmento dell’early stage, il supporto del BA, al crescere delle possibilità di sopravvivenza delle start up, può divenire propedeutico per l’intervento di operatori maggiormente strutturati e attivi nelle fasi successive al lancio dell’idea imprenditoriale, quali i fondi di Venture Capital. L’attività di investimento istituzionale nel capitale di rischio è genericamente definita Private Equity, nella pratica i termini private equity e venture capital sono spesso utilizzati come sinonimi, nonostante esista una sottile differenza concettuale. L’attività di private equity identifica un operatore specializzato nell’acquisto di un pacchetto azionario, è quindi il termine che in senso ampio identificata l’attività professionale dell’investimento in capitale azionario. A delimitarne i confini operativi concorre invece la definizione di venture capital, secondo l’AIFI100 con il 100 AIFI – Associazione italiana del private equity e del venture capital. 149 | P a g . termine venture capital si identificano tutte le operazioni di apporto di capitali a fronte dell’acquisto di azioni del capitale sociale o di obbligazioni convertibili in un arco temporale medio-lungo, realizzate in fasi del ciclo di vita delle aziende successive a quelle iniziali, quali di consolidamento ed espansione. Al pari dei BA, anche i VC offrono, congiuntamente all’apporto finanziario, competenze professionali e tecnico-manageriali, contribuendo inoltre alla legittimazione dell’impresa partecipata nel contesto di riferimento attraverso una rete di contatti con altri investitori professionali. Punti di discontinuità tra le due tipologie di attori possono essere riscontrare rispetto alla modalità di selezione, intervento e monitoraggio dell’investimento effettuato. I VC, a differenza dei BA, operano tramite soggetti giuridici, dunque svolgono la propria attività tramite apposite strutture operative e relazionali deputate alla raccolta e all’attività di scouting e screening degli investimenti. La presenza di una struttura maggiormente corporativa importa, in luogo di una maggiore disponibilità di capitale da investire, una minore propensione verso fasi di vita dell’impresa ad alto tasso di mortalità e la necessità di coniugare le alternative di investimento con criteri di efficienza e di diversificazione del portafoglio di investimento. Caratteristiche Tipologia di Business Angel Ventur Capital Informale – Persone fisiche Formale – Fondi d’investimento investitore Capitale investito Fase di investimento (SGR) Capitale personale Capitali raccolti presso terzi Seed financing / Start up Start up financing / Sviluppo financing Network Informale Altamente strutturato Approccio all’impresa Hands on Hands on / Hands off Esperienziale Strategica Prossimità geografica Molto importante Non rilevante Coinvolgimento nella Centrale Meno importante Semplice Complessa Esperienza, capacità Apporto capitale di rischio Due Diligence gestione Struttura contrattuale Apporto offerto imprenditoriale e capitale Finalità intervento Exit strategy Successo impresa e ritorno investimento Flessibilità nella definizione Massimizzazione dell’investimento Centrali nella chiusura comune dell’accordo Tabella 9: Business Angel e Venture Capital, principali differenze. Schema a cura dell’autore. 150 | P a g . Nelle fasi di crescita e sviluppo, le esigenze strategiche e finanziarie assumono una differente configurazione, così come il profilo di rischio-rendimento dell’imprenditore. La capacità di generare cash flow positivi e una maggiore solidità patrimoniale e finanziaria, facilitano l’apertura di linee di debito nel medio-lungo termine in grado di sostenere le politiche di espansione e posizionamento perseguite. Il debito bancario non rappresenta un apporto di disponibilità paziente, esso, soggetto a precise modalità e tempistiche di remunerazione, mal si accorda con le necessità di sviluppi ulteriori del business. In questa fase, quindi, data la impossibilità di approdare al mercato dei capitali nell’immediato e il rischio che ulteriore indebitamento comporti la riduzione dei margini reddituali a fronte degli oneri finanziari da sostenere, è possibile rivolgersi ad altre tipologie di investitori istituzionali, quali i fondi di VC in senso stretto, interessati a rilevare quote della target, anche di nuova emissione, apportando capitali stabilmente avvinti alle vicende imprenditoriali, necessari alle fasi di sviluppo. Nello specifico l’apporto di capitale di rischio in fasi di sviluppo può seguire anche necessità sottostanti differenti, può essere destinato a modificare la posizione del socio di maggioranza (replacement capital) o diretto a sostenere un cambio profondo della compagine societaria (buy-out), in entrambi i casi trattasi di operazioni in grado di rilevare il valore prodotto dall’impresa per guidare la stessa verso l’offerta pubblica dei propri titoli (IPO) su mercati regolamentati. La cessione di azioni tramite la quotazione in mercati regolamentati risponde di norma a precise scelte strategiche di ridefinizione della struttura finanziaria e di consolidamento della crescita conseguita dall’impresa. 151 | P a g . 3.2 Le criticità del mercato del credito in Italia Il fenomeno del credit crunck, o razionamento del credito, conosce in Italia almeno due fasi, la prima legata alla crisi del 2008 che segue al fallimento della banca d’affari statunitense Lehman Brothers, la seconda derivante dalla crisi del debito sovrano in Europa nel 2011. La crisi del 2008 affonda le proprie radici nei progressivi cambiamenti strutturali del sistema finanziario verificatesi a partire dagli anni ’80. La crescente liquidità disponibile per investimenti, la progressiva liberalizzazione della circolazione internazionale dei capitali e l’allentamento dei vincoli posti dagli Stati, primo tra tutti gli USA, alla qualità e alla quantità del denaro prestato rispetto a quello raccolto, la nascita e la diffusione di strumenti finanziari derivati sono tra i principali fattori che hanno gettato le basi per la instabilità interconnessa del sistema finanziario a livello internazionale. Nel biennio 2004-2006 le politiche di credito della Federal Reserve101 hanno favorito un tasso di sconto contenuto che in accordo con una serie di provvedimenti volti ad incoraggiare l’acquisto di abitazioni da parte di soggetti con ridotte capacità finanziarie, hanno indotto le banche alla concessione di numerosi mutui sub-prime102. Il comportamento patologico però si riscontra nella politica finanziaria adottata dagli istituti bancari, questi, nella profonda convinzione che gli asset sottostanti, gli immobili nello specifico, avrebbero vertiginosamente accresciuto il loro valore, intrapresero un massiccio processo di cartolarizzazione dei mutui sub-prime. Tali prodotti derivati, contraddistinti da un elevato tasso di interesse data la qualità non elevata del credito, vennero poi immessi nel mercato finanziario e ceduti presso risparmiatori e altre banche, molte delle quali europee. Nell’intento di rallentare questo processo febbrile la Federal Reserve intervenne aumentando i tassi di sconto, l’effetto ultimo di questa scelta fu l’aumento delle rate relative alla copertura del prestito, aumento che ben presto determinò lo scoppio della bolla speculativa. La insolvibilità dei beneficiari si risolse nella messa all’asta di un numero sempre crescente di immobili, 101 Il Federal Reserve System, conosciuto anche come Federal Reserve è la banca centrale degli Stati Uniti d’America. 102 I subprime sono prestiti o mutui erogati ai clienti definiti “ad alto rischio”. Sono chiamati prestiti subprime perché a causa delle loro caratteristiche e del maggiore rischio a cui sottopongono sono definiti di qualità non primaria, ossia inferiore ai debiti primari (prime) che rappresentano dei prestiti erogati in favore di soggetti con una storia creditizia e delle garanzie sufficientemente affidabili. Fonte: Borsa Italiana. Dal 2004 al 2006 la percentuale di questa tipologia di mutui schizza dall’8% al 20%. 152 | P a g . il valore sottostante dei derivati crollò e il segmento dei derivati implose causando il tracollo di diverse istituzioni finanziarie americane e l’indebolimento patrimoniale di altrettante istituzioni finanziarie europee. L’impatto della crisi finanziaria del 2008 sulle economie europee fu tale da esigere politiche strutturali in grado di mitigare gli effetti della recessione, politiche per antonomasia onerose che accrebbero il livello di indebitamento degli stati sovrani, mostrando tutta la fragilità di paesi economicamente deboli come l’Italia, la Spagna e la Grecia, caratterizzati da eccessivo indebitamento pubblico, scarsa competitività e crescita economica lenta. Ne è seguita una profonda crisi di fiducia nella capacità di sostengo del debito da parte di alcuni stati della zona euro, crisi che in chiave speculativa si è tramutata nell’innalzamento dello spread tra titoli di Stato. L’effetto combinato di sfiducia e di accrescimento del costo dell’indebitamento causato dal declassamento genera la terza grande crisi economica che si abbatte ulteriormente sugli istituti di credito che vivono una nuova fase di instabilità legata alla detenzione di titoli, teoricamente free-risk, ma in effetti esposti al rischio default. Frutto di questi repentini eventi è il deterioramento dell’economia italiana e la progressiva crisi di liquidità che dal 2008 attanaglia il sistema creditizio. Il peggioramento delle condizioni generali del credito ed il protrarsi del suo razionamento hanno prodotto la riduzione dei finanziamenti ai settori produttivi ed alle famiglie per 62 miliardi tra il settembre del 2012 e quello del 2013. Nel 2014 si esplicita con maggiore chiarezza una tendenza lievemente riscontrata nel 2012, nonostante il credito bancario continui complessivamente a ridursi (del 2,6%, nei dodici medi terminanti a febbrai, da -2,4 nella media del quarto trimestre 2014)103, il saldo percentuale tra la quota di aziende che segnale un più agevole accesso rispetto al trimestre precedente e quella che indica maggiori difficoltà si è attestato a 4,7 punti percentuali, diventando per la prima volta positivo. In particolare, le condizioni di accesso al credito vengono indicate in miglioramento dal 12,3% delle imprese e in peggioramento dal 7,6% (contro il 12,5 di dicembre), aumenta tuttavia la percentuale di coloro che le ritengono invariate (80,1 per cento, da 77,4 nella precedente rilevazione)104. 103 Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia. Roma 26, Maggio 2015. Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita, supplementi al bollettino statistico, indagini campionarie. Banca d’Italia, Marzo 2015. 104 153 | P a g . Figura 14: Prestiti bancari al settore privato non finanziario. Fonte: Bollettino Economico, Numero 2, Aprile 2015, Banca d’Italia. Nel 2014 la quota di imprese che hanno dichiarato di non aver ottenuto, in tutto o in parte, i finanziamenti richiesti è diminuita, anche se la percentuale doppia ancora quella relativa al quinquennio pre-crisi (rispettivamente 8 e 4 per cento. Ad influire in maniera determinante sul razionamento del credito sono le condizioni di liquidità e di solidità espresse in bilancio, solo il 3% delle imprese solide ha visto negato un finanziamento, mentre per le aziende in condizioni di bilancio meno rassicuranti la percentuale sale al 20%. Il divario di 200 punti base tra aziende solide e non, è la misura assegnata dal mercato del credito alla stabilità finanziaria e patrimoniale. Figura 15: Accesso al credito per rischiosità d’impresa. Fonte: Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia. Roma 26, Maggio 2015. (1) Quota di imprese che hanno dichiarato di non aver ricevuto in tutto o in parte il finanziamento. 154 | P a g . Al minor disavanzo nel razionamento del credito hanno contribuito due effetti congiunturali, in primo luogo si rileva una riduzione degli investimenti produttivi che genera una minore necessità di capitali a titolo di debito a causa della debole domanda, inoltre, si assiste ad un netto miglioramento delle condizioni di offerta del credito. Il tasso di interesse applicato ai nuovi prestiti è diminuito oltre un punto percentuale nei dodici mesi, attestandosi al 2,4%105. Il calo degli investimenti produttivi è confermato dalla riduzione del margine operativo lordo106 delle società non finanziarie nella misura del 10% rispetto all’inizio della crisi. In presenza di investimenti ancora molto contenuti, le imprese hanno soddisfatto il loro fabbisogno finanziario attingendo maggiormente alle risorse interne, nel 2014 il Rapporto sulla stabilità finanziaria di Banca d’Italia, evidenzia che i debiti finanziari delle imprese si sono ridotti ulteriormente di 8 miliardi. Nonostante sia in corso un graduale processo di riequilibrio della struttura finanziaria, nello scenario internazionale le imprese italiane restano caratterizzate da un minor contributo di capitale a titolo di rischio e da un maggiore ricorso ai prestiti bancari, gli oneri finanziari continuano difatti ad assorbire oltre il 20% del reddito operativo. Figura 16: Accesso al credito per rischiosità d’impresa. Fonte: Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia. Roma 26, Maggio 2015. (1) Quota di imprese che hanno dichiarato di non aver ricevuto in tutto o in parte il finanziamento. 105 Relazione sulla stabilità finanziaria, Aprile 2015. Banca d’Italia. Il Margine Operativo Lordo (MOL), ottenuto riclassificando il CE civilistico secondo il criterio del valore aggiunto, indica il differenziale tra costi e ricavi della gestione caratteristica che si rende disponibile per soddisfare gli oneri finanziari, gli ammortamenti e le imposte. 106 155 | P a g . Sebbene si riscontri un lieve miglioramento nelle condizioni di finanziamento alle imprese, ampie restano le differenze in ragione della dimensione, della solidità patrimoniale e dei mercati di sbocco. Le aziende di maggiori dimensioni registrano un lieve decremento della percentuale di prestiti negati, ma la quota di aziende che hanno richiesto e non ottenuto credito, rimane nettamente più elevata rispetto alle imprese di minore dimensione. Figura 17: Accesso al credito per dimensione. Fonte: Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia. Roma 26, Maggio 2015. (1) I dati si riferiscono ai settori delle società non finanziarie e delle famiglie produttrici. I dati 2015 sono provvisori. Nonostante il fenomeno delle PMI riguardi in modo consistente anche altri Paesi europei, il tessuto produttivo italiano è fortemente sbilanciato verso le aziende di piccola e media dimensione, dagli ultimi dati disponibili si evince che le PMI italiane hanno realizzato un volume di fatturato pari a 851 miliardi di euro, con un valore aggiunto pari al 12% del Pil cui fa da contraltare la contrazione di 271 miliardi di euro di debiti finanziari, ossia il 30% dei debiti finanziari complessivi. 156 | P a g . Numero di Imprese Italia Numero Quota Numero di dipendenti UE Italia Quota Numero Quota Valore Aggiunto UE Italia Quota Ml di UE Quota Quota euro Micro 3.527.452 94,8% 92,4% 6.629.987 45,8% 29,1% 201 30,4% 21,6% Piccole 171.658 4,6% 6,4% 3.049.375 21,1% 20,6% 141 21,3% 18,2% Medie 19.126 0,5% 0,10% 1.837.003 12,7% 17,2% 118 17,8% 18,3% PMI 3.718.236 99,9% 99,8% 11.516.365 79,6% 66,9% 459 69,5% 58,1% Grandi 3.139 0,1% 0,2% 2.960.003 20,4% 33,1% 201 30,5% 41,9% Totale 3.721.375 100% 100% 14.476.368 100% 100% 661 100% 100% Tabella 10: Il mercato delle PMI in Europa. Fonte: Scheda Informativa Small Business Act 2014 Italia. La restrizione del credito non ha riguardato in modo omogeneo tutte le PMI italiane, nonostante l’inasprimento dei criteri di erogazione del credito bancario conseguente ai criteri di Basilea 3107, le banche hanno selezionato con maggiore severità la clientela, ma hanno continuato ad erogare, seppure in uno spazio di manovra ristretto, prestiti alle imprese più affidabili. Considerato che la struttura finanziaria delle PMI è piuttosto semplice e che contempla principalmente la presenza di debito bancario unito a quella del capitale apportato dai soci, gli sforzi del sistema bancario sono osservabili nel rapporto pubblicato dall’Osservatorio per la competitività delle PMI108. Il rapporto evidenzia che le condizioni protratte di crisi, di aumento continuo della pressione fiscale, di stagnazione dei consumi e di tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni hanno indotto alla estinzione del 15,9% delle PMI italiane, allo stesso tempo, però, i dati rilevano che le imprese sopravvissute hanno registrato tassi di crescita lusinghieri. Tra il 2007 ed il 2012 il tasso di crescita si attesta a più 26%, ovvero l’equivalente di una media del 4,8% l’anno, con una sola battuta di arresto nel 2009 che ha comportato la diminuzione del 5,3% nel 2012, a valle della seconda fase di credit crunck, la crescita media su base annua è debole (1,6%) e metà della popolazione mostra una crescita tendenzialmente negativa legata essenzialmente ad un crescente tensione 107 Il Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria (Basel Committee on Banking Supervision, BCBS) a seguito della crisi dei mercati finanziari interviene nel 2010 con nuove regole sull’adeguatezza patrimoniale e sulla liquidità. Basilea 3 intende correggere alcune fra le principali lacune emerse nella regolamentazione a seguito della crisi, dettando alcune misure micro e macro prudenziali tese a rendere più severa la discplina del capitale stabilendo principi di liquidità e leverage. 108 www.sdabocconi.it/osservatorio-pmi 157 | P a g . finanziaria. L’analisi della posizione finanziaria netta e dell’ebitda109 mostra che le imprese con un’ottima capacità di ripagare il debito calano dal 26,7% al 21,3%, mentre quelle in difficoltà finanziaria sono cresciute dal 17,1% al 26,3%. Unica nota positiva è la riduzione dei tassi d’interesse che ha portato alla riduzione degli oneri finanziari, condizione frutto purtroppo della riduzione costante degli investimenti. Per comprendere l’intensità della stretta creditizia in Italia, rispetto alla zona euro, è necessario soffermarsi sugli aspetti finanziari tipicamente connessi alla struttura finanziaria delle PMI: a) Ridotto livello di capitalizzazione Elemento caratterizzante delle piccole e medie imprese italiane è sempre stato la forte sottocapitalizzazione, il Debt/Equity ratio si riduce di 0,5 punti, ma le imprese presentano ancora un leverage elevato. Ad ogni euro di capitale proprio corrispondono 2,4 unità di capitale fornito da terzi. Debt/Equity ratio 3,5 3 2,9 2,5 2,5 2,4 2,4 2,5 2,4 2008 2009 2010 2011 2012 2 1,5 1 0,5 0 2007 Figura 18: Dipendenza finanziari delle PMI italiane. Fonte: Osservatorio per la competitività delle PMI, Sda Bocconi.Empowering the knowledge of small & medium enterprises management, Luglio 2014. 109 La posizione finanziaria netta (PFN) indica il saldo tra fonti ed investimenti di natura finanziaria, essa è quindi una misura dell’indebitamento netto dell’impresa. L’ebitda, letteralmente Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation, è una misura ampiamente utilizzata nel calcolo dei flussi di cassa dell’impresa. Essa rappresenta una misura di margine operativo lordo (MOL) e consente di verificare se la società realizza profitti positivi dalla gestione ordinaria. 158 | P a g . b) Forte dipendenza dal canale bancario La struttura finanziaria delle imprese italiane è caratterizzata da ridotti mezzi propri e da una forte dipendenza dall’indebitamento verso terzi, per lo più banche. La spiegazione semplicistica addotta da alcuni secondo cui la composizione della struttura finanziaria delle PMI sia da ricondurre principalmente ad una scarsa cultura imprenditoriale non appare sufficiente, essa sempre essere il frutto di arbitraggi di convenienza tra le normative fiscali e tributari che hanno sempre favorito maggiormente l’indebitamento in luogo di una maggiore capitalizzazione. La tendenza all’indebitamento bancario che storicamente ha caratterizzato la struttura finanziaria delle nostre imprese si arresta lievemente come rilevato da Banca d’Italia ma, indagando la composizione del netto, rimane confermato il banco centrismo del nostro sistema produttivo rispetto ad altri paesi della zona euro. 100% 90% 80% 70% 60% Altri debiti 50% Debiti v/fornitori 40% Debiti v/altri finanziatori Debiti v/banche 30% 20% 10% 0% 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Figura 19: Dipendenza finanziari delle PMI italiane. Fonte: Osservatorio per la competitività delle PMI, Sda Bocconi. Empowering the knowledge of small & medium enterprises management, Luglio 2014. Composizione del passivo patrimoniale. Fonte: Osservatorio per la competitività delle PMI, Sda Bocconi.Empowering the knowledge of small & medium enterprises management, Luglio 2014. Rapportando la percentuale di debiti verso le banche al totale della massiva passiva si riscontra, nel corso del 2012, un incremento pari quasi ad un punto percentuale del primo. Le variazioni intercorse nei debiti bancari dal 2007 al 2012 appaiono sostanzialmente trascurabili, non offrono l’ipotesi di un 159 | P a g . ridimensionamento dell’intervento bancario nelle politiche industriali e commerciali delle imprese italiane. c) Forte incidenza dell’indebitamento a breve Se si analizzano in dettaglio le componenti di un siffatto livello di indebitamento è possibile notare un particolare affatto trascurabile: l’indebitamento bancario è fortemente sbilanciato sul breve termine, anche rispetto alla media europea. Questa condizione strutturale tradisce una serie di criticità legate alla dinamica del circolante netto e dunque alla gestione caratteristica, una maggiore necessità di capitali nel breve termine indica difficoltà di smobilizzo delle attività a breve che riducono i margini di stabilità dell’impresa. La scelta di privilegiare l’indebitamento a breve appare inoltre più rischiosa, sia in considerazione della maggiore onerosità cui sono sottoposti i prestiti nel breve termine, sia in considerazione di una maggiore prossimità delle scadenze. 60% 50% 48% 45% 43% 44% 45% 44% 40% Debito a breve 30% Debito a lungo termine 20% 10% 0% 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Figura 20: Rapporto Debiti a breve e medio-lungo termine. Fonte: Osservatorio per la competitività delle PMI, Sda Bocconi.Empowering the knowledge of small & medium enterprises management, Luglio 2014. La rigidità della struttura finanziaria delle imprese italiane, unitamente alla domanda stagnante e alla ridotta disponibilità di credito, ha generato un peggioramento nella stabilità di un numero consistente di PMI. Il deterioramento del merito creditizio 160 | P a g . delle imprese italiane è riflesso anche nella sofferenza del segmento Confidi110, da 501 confidi operanti al termine del 2012 a 404 registrati a fine 2014, con un calo complessivo del portafoglio di garanzie offerte pari al 6%. Il peso delle posizione deteriorate si attesta in media al 12,40% per i Confidi 107, mentre i Confidi 106 registrano un lieve distacco con una media del 10,50%, trattasi comunque di condizioni che hanno determinato una forte diminuzione della solvibilità per i consorzi stessi, e la conseguente difficoltà di offrire garanzie per altre imprese111. Il Rapporto Cerved PMI 2014 evidenzia una soglia di 24mila PMI rischiose con un volume di debiti finanziari pari a 71 miliardi di euro, con una probabilità di default stimata nel 6,5%. Figura 21: Probabilità di default per livelli di dipendenza bancaria, Rapporto Cerved PMI 2014. Il modello di finanziamento delle imprese italiane, in particolare come si è evidenziato delle PMI, è strutturalmente debole e inadatto a sostenere lo sviluppo del modello nel medio lungo termine, ma soprattutto è fortemente pro-ciclico. Il carattere della pro ciclicità comporta un ampliamento dell’offerta nelle fasi favorevoli e un corrispondete razionamento nelle fasi congiunturali negative, generando continua instabilità e risucchiando gran parte della ricchezza generata faticosamente negli anni dalle imprese. Si evidenzia, dunque, la necessità che la 110 I Confidi (consorzi fidi) sono istituzioni finanziarie che affiancano e supportano le PMI ai fini dell’accesso al credito bancario. Tale obiettivo è raggiunto attraverso l’erogazione di servizi quali la concessione di garanzie, la valutazione del merito al credito, l’affiancamento negli adempimenti burocratici relativi al processo di assegnazione del credito e attività di consulenza. A livello operativo e normativo i confidi sono distinti in due tipologie: - Confidi 106, iscritti ad una apposita sezione dell’elenco previsto dall’art. 106 del TUB. - Confidi 107, iscritti all’elenco speciale previsto dall’art.107 del TUB. 111 CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO – I Confidi in Italia, indagine 2015. 161 | P a g . struttura patrimoniale venga integrata da strumenti complementari di finanziamento, che, congiuntamente alle politiche macroeconomiche, possano contribuire ad attenuare il rischio di default delle imprese attraverso il miglioramento delle condizioni di solidità patrimoniale e finanziaria. 162 | P a g . 3.3 Attori e tendenze del mercato del capitale di rischio in Italia Il banco centrismo di cui si discute ha de facto impedito la creazione di una catena del valore completa, in grado di assicurare, grazie all’integrazione di forme di raccolta differenziate di capitale. L’efficienza allocativa, operativa e funzionale della struttura finanziaria. La forte dipendenza delle imprese italiane dal canale bancario ha penalizzato le altre forme di raccolta di capitali disponibili per le imprese, prime fra tutti i mercati finanziari. Il sottodimensionamento del mercato finanziario italiano è il chiaro segnale di una serie di condizioni strutturali derivanti, in primo luogo da una matrice culturale a maglie strette, restia al sottoporsi al più intenso controllo richiesto dall’ingresso in borsa. Lo scarso sviluppo del mercato finanziario italiano deriva inoltre dal ruolo ancora estremamente marginale degli investitori istituzionali, le difficoltà strutturali del tessuto economico italiano, le criticità del sistema paese e la riluttanza degli imprenditori italiani a cedere quote112, non necessariamente significative, del capitale sociale hanno gradualmente placato l’appetito degli investitori specializzati. D’altro canto è necessario considerare che essendo il sistema produttivo fortemente frammentato in un numero elevatissimo di piccole e medie imprese, le capacità di sostenimento di costi fissi legati alla quotazione è una condizione privilegiata di un numero ristretto di realtà economiche. Il grafico sottostante mostra, difatti, una continua flessione dal 2011 al 2014 delle imprese quotate sul mercato azionario primario. 112 Il rapporto 2014 sulla corporate governante delle società italiane quotate della CONSOB, evidenza che la struttura proprietaria delle imprese italiane quotate continua a connotarsi per l’elevata concentrazione e la limitata contendibilità del controllo. L’85% delle società quotate (75% circa in termini di market cap) risulta controllata da uno o più azionisti. Le famiglie controllano il 61% delle imprese quotate, corrispondenti al 30% circa della capitalizzazione complessiva. 163 | P a g . 250 237 229 221 215 212 200 150 Società quotate 100 Market Cap (Ml) 50 0 2010 2011 2012 2013 2014 Figura 22: Società quotate e capitalizzazione di borsa. Grafico a cura dell’autore. Fonte: Bollettino statistico 6 CONSOB, Marzo 2015. Per la ripartizione delle società quotate di si considerano solo le imprese industriali, la capitalizzazione di borsa è rilevata secondo i criteri di Borsa Italiana S.p.a. e riferita al solo Q4. Considerato che le imprese di dimensione media in Italia sono appena lo 0,5% del totale, mentre le grandi imprese incidono solo per lo 0,1% sul totale, la parte preponderante del nostro sistema produttivo, ossia le micro, piccole e medie imprese, continuano a rappresentare solo una percentuale molto ridotta delle società quotate rispetto al loro reale ruolo nell’economia113.Analizzando congiuntamente le quotazione raggiunte da AIM Italia114 sino ad oggi ed il numero di PMI è evidente come nell’ambito del mercato del capitale di rischio le imprese italiane siano fortemente sottorappresentate, solo 60 PMI sono quotate su un totale di 3.718.236 (approssimativamente lo 0.001% delle pmi italiane hanno optato per la quotazione). Le recenti rilevazioni AIM Italia segnalano che tra le PMI quotate solo quattro superano i 100milioni di market cap, contro una media di 37 milioni. Nonostante si sia registrato un incremento del 20% del fatturato per il 65% delle imprese quotate, il dividend yeld medio è del 2,2%. Analogamente a quanto accade per la quotazione in borsa, anche l’apporto di risorse finanziarie da parte di operatori specializzati sotto forma di partecipazioni al capitale azionario o di sottoscrizione di titoli obbligazionari convertibili in azioni in un arco temporale medio lungo, non rappresenta una pratica consolidata nelle 113 Garante per le Micro, Picole e Medie imprese, Relazione al Presidente del Consiglio 2015. Mercato Alternativo del Capitale (AIM) è il mercato di Borsa Italiana nato nel 2012 e dedicato alle piccole e medie imprese italiane ad alto potenziale di crescita. 114 164 | P a g . politiche di finanziamento delle imprese italiane. La prospettiva dell’investimento in capitale di rischio da parte di soggetti specializzati, con le rispettive peculiarità che caratterizzano i vari attori, nonostante il valore aggiunto che è in grado di esprimere in termini di potenziamento delle capacità finanziarie e gestionali, incontra una serie di resistenze rilevanti riconducibili ad una serie di fattori comunemente etichettati come ostativi dell’espansione del mercato del capitale di rischio. Primo fra tutti il “nanismo” delle imprese che in larga parte caratterizzano il tessuto produttivo italiano, implica un livello medio di investimenti che difficilmente incontra le esigenze d’investimento di operatori istituzionali in termini di costi di gestione e capacità di rendimento. La prevalenza del modello “family business” nelle politiche gestionali, finanziarie e azionarie rappresenta ancora il primo fattore di reticenza nell’ampliamento della compagine azionaria a terzi soggetti. A tali fattori contribuiscono altre dinamiche a carattere macroeconomico, anzitutto un livello contenuto degli investimenti in R&S delle imprese italiane115 quale asset trainante di uno sviluppo sostenibile ed altrettanto rilevante è il ruolo che il livello dimensionale del mercato borsistico, ad oggi ancora insufficiente, gioca nelle strategie di exit degli investitori considerato che l’IPO rappresenta un forma elettiva di way out in grado di generare un rendimento almeno doppio rispetto ad altre strategie di exit. Le criticità legate al mercato del credito in Italia possono rivestire un ruolo più o meno considerevole a seconda della tipologia di attore considerato, ciò nonostante si registra una fase lievemente espansiva ma al contempo riflessiva e di ridefinizione strategica da parte dell’offerta. Il segmento dell’informal venture capital nel 2013 ha fatto registrare operazioni per un totale di 31.857.000 milioni, dopo una costante ascesa tra il 2000 ed il 2008, il valore complessivo degli investimenti si è attestato nella fascia tra i 30-35 milioni di 115 Nell’UE sono le imprese ad investire maggiormente in ricerca e sviluppo (63%) - i paesi del nord Europa superano la media comunitaria in termini di investimenti: la Finalandia spende il 3,32% del proprio Pil in ricerca, seguita da Svezia (3,21%), Danimarca (3,05%), Germania (2,94%) e Austria (2,81%). Da lato opposto si collocano Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia, Malta, Polonia, Romani e Slovacchia, che spendono meno dell’1% del Pil in ricerca e sviluppo. L’Italia, invece, si situa tra i due poli, con l’1,25% del Pil investito. La Regional Innovation Scoreboard 2014 della Commissione Europea per l’imprenditorialità e l’industria classifica l’Italia come “Moderate Innovator”. 165 | P a g . euro. La survey condotta da IBAN116 su un campione di 246 Business Angel rileva un ridimensionamento operativo del network degli investitori informali, mentre nel 2012 i progetti esaminati sfioravano la soglia dei 2000, nel 2013 si registra un numero di operazioni nettamente inferiore, a fronte di un numero maggiore di operazioni concluse nel 2013 rispetto al precedente anno. 2500 1936 2000 1500 2011 1232 767 1000 2012 281 366 324 500 124 92 98 14 24 19 2013 0 Progetti esaminati Numero operazioni Ammontare medio Exit dichiarate Figura 23: Il mercato dell’investimento informale in Italia. XV Convention IBAN, I risultati della Survey 2013 e della ricerca scientifica di Italian Business Angel Network Association. I dati riportati sono gli ultimi disponibili, la raccolta dati per il 2014 è iniziata il 27 Marzo 2015. L’84% dei finanziamenti ha visto l’ingresso di BA nel capitale sociale dell’impresa, dal punto di vista geografico il Nord Italia si conferma l’area maggiormente interessata, mentre guardando alle specifiche degli interventi si rileva che il 35% degli investimenti ha avuto come target un’impresa con fatturato nullo. Il livello dimensionale degli investimenti rispecchia pienamente la dimensione delle imprese italiane, il 68% degli investimenti è stato di importo inferiore ai 100.000 euro. Nonostante il finanziamento in azienda hi-tech non garantisca risultati superiori rispetto a quelli registrati in altri settori, i segmenti favoriti sono l’ITC, Media & Entertainment e MedTech, questa tendenza è confermata anche dai criteri discriminanti nella scelta delle imprese target quali il potenziale di crescita di mercato ed elevata specializzazione del team manageriale. A confermare che il mercato del capitale di rischio assume ancora un ruolo marginale nelle scelte finanziarie delle imprese italiane sono i dati relativi alle exit. Si registra una presenza prolungata dell’investitore nel capitale, solo il 10% del campione ha dichiarato di aver effettuato disinvestimento nel 2013, la metà dei disinvestimenti ha comportato 166 | P a g . un recupero del solo capitale investito, mentre il 14% ottiene una redditività superiore al 50%. A compromettere la massimizzazione dell’investimento nel breve periodo concorrono diversi fattori, un non trascurabile tasso di mortalità dell’impresa target ed il ritorno delle azioni nella compagine azionaria fondatrice con l’offerta della partecipazione al team imprenditoriale piuttosto che ad altre tipologie di investitori istituzionali. Exit strategy 29% 29% 21% 14% 7% 0 Vendita ad altri Vendita al team Vendita ad altre investitori imprenditoriale società Cessazione attività Altro Quotazione in borsa Figura 24: Business Angel Exit Strategy. XV Convention IBAN, I risultati della Survey 2013 e della ricerca scientifica di Italian Business Angel Network Association. I dati riportati sono gli ultimi disponibili, la raccolta dati per il 2014 è iniziata il 27 Marzo 2015. Sul versante degli operatori formali, nel corso del 2013 sono state realizzate 66 nuove operazioni che hanno condotto ad una crescita del 16% rispetto al 2012, confermando il trend ascendente che il Private Equity ha intrapreso negli ultimi anni in Italia. Il numero di investimenti di tipo start-up conferma il trend storico di mercato, il 2013 chiude con una quota del 56%, essenzialmente vicina alla quota del 44% registrata nel 2011. Sintomo di una incoraggiante attività di collaborazione tra varie categorie di attori, è la partecipazione di otto BA ad operazioni di seed capital, rappresentanti il 44% delle operazioni totali. Il mercato del Private Equity appare fortemente concentrato, il numero di investitori attivi è pari a 32 con una intensità operativa del 50% per soli otto attori. Con riferimento alla provenienza geografica, il peso degli investitori europei è ancora esiguo, solo l’8% delle operazioni è stato realizzato da soggetti stranieri. Il taglio medio dell’investimento appare ancora contenuto rispetto al valore di punta registrato nel 2010 pari a 2,7 milioni di euro. Le criticità discusse in precedenza relative alla reticenza della struttura proprietaria a cedere quote del capitale azionario è segnalata dall’attitudine dei fondi a realizzare partecipazioni di minoranza. L’acquired stake si assottiglia ulteriormente, 167 | P a g . attestandosi in media al 25% rispetto all’incoraggiante 40% del 2011. Si consolida invece il protagonismo delle iniziative imprenditoriali di matrice privata, rispetto ai corporate e agli university spin-off117. Distribuzione % della quota acquisita Distribuzione % deal origination 2012 2012 2013 2013 87% 83% 59% 53% 40% 23% 18% 0-20% 21%-50% 7% 9% 6% 8% 7% University spin Private off Enterprise >50% Corporate Spin-Off Figura 25: Distribuzione della quota acquisita e Distribuzione per deal origination. Rapporto Italia 2013, Venture Capital Monitor (VEM) in collaborazione con AIFI. La localizzazione geografica delle imprese target partecipate denota, come nel caso dei BA, una netta prevalenza delle regioni del Nord Italia, la Lombardia primeggia con il 26% dell’intero mercato, seguita a pari merito dalla Campania e dall’Emilia Romagna. A livello settoriale, l’ITC si conferma il settore maggiormente attrattivo con una quota di deal pari al 50% dell’intera attività d’investimento, interessante notare che la restante distribuzione settoriale presenta un’interessante dispersione settoriale. I trend internazionali dell’high tech lasciano un buon margine nel mercato nazionale per i segmenti tradizionali, gli investitori istituzionali mostrano crescente interesse per i prodotti industriali, il settore alimentare e le prestazioni di servizi e vendita di prodotti per il tempo libero. Con riferimento agli anni di anzianità delle target, il vintage year è pari a 2 anni, due soli investimenti hanno riguardato imprese decennali, la motivazione è essenzialmente riconducibile all‘esigenza di finanziamento per lo sviluppo di nuovi prodotti. La disciplina dell’exit appare variegata, il mercato borsistico come forma di way out interessa solo il 9% dei deal, preferenza netta viene espressa per gli accordi di co-vendita della partecipazione nella forma del tag o del drag-along. 117 Lo spin-off è un processo di gemmazione di una nuova iniziativa imprenditoriale da un’organizzazione preesistente. 168 | P a g . Accordo Contenuto Peso Tag-along Diritto di partecipare alla vendita nel caso in cui gli altri soci decidano di cedere la propria partecipazione. Diritto di obbligare gli altri soci a vendere la propria partecipazione ad un terzo individuato dall’investitore. Diritto di ricevere in via prioritaria un importo pari a quanto investito in caso di eventi distributivi quali, distribuzioni di utili, liquidazione o cessione a terzi della target. Diritto a favore dei soci gestori di formulare un’offerta di acquisto della partecipazione detenuta dal socio investitore che, nel caso in cui non accetti tale offerta, non potrà cedere a terzi la propria partecipazione, se non ad un prezzo più alto di quello offerto dagli altri soci. Conferimento da parte dei soci di un apposito mandato ad una banca d’affari per la vendita dell’intero capitale. Quotazione di azioni della target su mercati regolamentati. 61% È concesso all’investitore di recedere dalla target dopo un determinato periodo temporale e indipendentemente dal verificarsi delle ipotesi di legge che danno luogo al diritto di recesso. 7% Drag-along Liquidation preference Diritto di prima offerta Mandato a vendere Quotazione Recesso “ad nuntum” 54% 40% 12% 12% 9% Tabella 11: Principali strategie di exit. Tabella a cura dell’autore. Fonte: Rapporto Italia 2013, Venture Capital Monitor (VEM) in collaborazione con AIFI. Questo fermo immagine deve indurci a ragionare sul ruolo di “acceleratori” che i professionisti dell’investimento professionale stanno gradualmente acquisendo, si delinea un progressivo allineamento delle aspettative degli investitori rispetto alle performance esprimibili dalle imprese italiane che ha prodotto una diversa modulazione delle politiche d’investimento e disinvestimento rispetto agli operatori europei, segnale che gli attori del mercato dei capitali di rischio continua a voler rivestire un ruolo chiave nella riduzione dell’equity gap. Ciò nonostante il mercato del capitale rimane ancora sensibilmente sottodimensionato, sia rispetto alle proprie potenzialità, che rispetto ai principali Paesi competitor della zona euro. 169 | P a g . 3.4 L’Equity crowdfunding come modello complementare di raccolta di capitale di rischio Le condizioni strutturali del mercato del capitale di rischio di cui si è discusso nei precedenti paragrafi, ulteriormente stressate dalle recenti crisi economiche susseguitesi negli ultimi anni, hanno determinato per lungo tempo l'isolamento finanziario e il sotto sviluppo sofferente del tessuto economico produttivo italiano. L'impatto della trasformazione del mercato del capitale è riflessa nel profondo mutamento intervenuto nella catena dei finanziamenti all'imprenditoria. In primo luogo a seguito della crisi finanziaria del 2008, si è registrata, su scala mondiale, una contrazione fatale nelle disponibilità di prestiti bancari alle piccole e medie imprese. ll protrarsi delle condizioni di sfiducia ed incertezza ha poi interessato anche il segmento del capitale di rischio, si è assistito gradualmente allo spostamento degli investitori istituzionali verso fasi di vita delle imprese caratterizzate da minore volatilità, questa massiccia migrazione ha comportato il crollo della cd. scala dei finanziamenti. Prima del 2008 la scala dei finanziamenti all'imprenditoria contemplava l'intervento di numerosi attori in diverse fasi della vita dell'impresa. Nelle prime fasi di sviluppo della business idea i fondi necessari provenivano in larga parte dai fondatori, dalle loro famiglie, dai loro amici e da ulteriori due classi, ossia i folli e i fan (5FS), e, soprattutto nel caso di imprese sociali, potevano essere alimentati dai fondi governativi e da associazioni altruistiche e filantropiche. Progredendo verso dalle fasi di verifica della fattibilità e di prototipazione a quelle di commercializzazione, si rendevano via via disponibili forme di capitale, più o meno formali, maggiormente appropriate, per competenza e grado di rischio dell'impresa, quali i Business Angel o Venture Capitalist. Durante tutto il ciclo di vita dell'impresa, l'imprenditore poteva quindi ancorare lo sviluppo del proprio business a forme di capitale di rischio gradualmente in grado di supportarne la vision strategica e la rischiosità. Dopo il 2008 il quadro appare notevolmente differente. Il finanziamento fornito nelle fasi embrionali della business idea dai soggetti vicini all'imprenditore si attenuano notevolmente a seguito del crollo dei bilanci familiari. La mancanza di liquidità sul mercato e la eccessiva rischiosità dell'investimento in attività imprenditoriali in fase di commercializzazione importa la chiusura, su larga scala, del finanziamento bancario. Le evidenze maggiormente preoccupanti riguardano però gli investitori specializzati, mentre i Business Angel mostrano 170 | P a g . ancora reattività e interesse rispetto a progetti altamente innovativi e accordano, anche se in misura notevolmente ridotta, il proprio supporto, i Venture Capitalist letteralmente emigrano dalla fase di sviluppo del prototipo e dalle prime fasi di commercializzazione, alla fase di maturità di lancio del prodotto, integrando maggiormente il loro portafoglio con imprese già esistenti, piuttosto che di nuova costituzione e lasciando un intero segmento della scala del finanziamento scoperto. Figura 26: (a) The funding escalator pre-2008. (b) The funding escalator post-2008119118. 118 Richard Harrison, (2013), Crowdfunding and the revitalisation of the early stage risk capital market catalyst or chimera? Venture Capital 15:4, pages 283-287. 171 | P a g . Questo scenario di profonda mutazione del mercato ha prodotto un divario crescente, sintetizzato con il termine equity gap, tra le esigenze finanziarie delle realtà imprenditoriali nascenti e gli investitori istituzionali, che ha portato i primi alla continua ricerca di forme alternative o complementari di finanziamento e ha allargato gli orizzonti su nuovi scenari, tra i quali, ruolo crescente viene assumendo il crowdfunding nella modalità equity. Se fino agli anni 2010 la raccolta fondi dal basso rappresentava una strategia di funding alternativa e prevalente per organizzazioni no profit e cause sociali, la diffusione del fenomeno su scala globale e la sperimentazione di nuove modalità di intermediazione tra folla ed attori, hanno progressivamente portato alla individuazione di uno strumento che, dinanzi alle profonde lacune governative e dell'offerta, avesse le capacità di assolvere al delicato ruolo di propulsore delle attività economiche. L'equity crowdfunding di fatto eleva il finanziamento della folla a modalità di acquisto di capitale sociale in start-up, si tratta di un modello che sta vivendo un grande fermento, sia a livello europeo che internazionale, in particolare, importanza crescente sembra acquisire nel segmento dell'early stage. La pratica dell'equity crowdfunding si caratterizza, rispetto ad altre forme di raccolta, per essere uno strumento fortemente disintermediato attraverso il quale le start-up possono rivolgere un appello alla folla per la raccolta di capitale sociale, offrendo strumenti partecipativi al capitale di rischio. Elevando il finanziamento dal basso a segmento d'offerta nel mercato dell'early stage, è chiaro che ci si imbatte una maggiore complessità organizzativa ed operativa, soprattutto rispetto alle relazioni intercorrenti tra gli attori. Quest'ultimi, infatti, non si configurano più come semplici prenditori e sostenitori che liberamente scelgono di ricorrere al finanziamento della folla, ma si assiste alla qualificazione di soggetti privati come investitori, seppur non professionali. Tipologie di investitori/Caratteristiche Dimensione dell’interlocutore Investitori professionali Crowdfunders Pochi soggetti esperti Numero elevato di soggetti Grado di specializzazione Elevato Medio/Basso Tipologia di apporto Ruolo nelle politiche gestionali Apporto di competenze tecnicomanageriali e di capitali Attivo e ricercato Apporto esclusivamente finanziario Non previsto Approccio Fisico Virtuale Strutturale contrattuale Complessa e mediata Semplice e predefinita Tabella 12: Principali differenze tra gli operatori professionali del mercato dei capitali di rischio e i crowdfunders. Schema a cura dell'autore. 172 | P a g . Il ricorso all'equity crowdfunding, in luogo dell'intervento di investitori specializzati, implica, per la natura stessa dello strumento, che l'imprenditore o il team fondatore rivolgano la propria proposta di valore ad una folla indistinta di soggetti, piuttosto che a pochi soggetti esperti. In tal modo viene ad instaurarsi nell'immediato un contatto diretto con un numero elevato di potenziali investitori, e viene notevolmente a contrarsi tutta la fase conoscitiva iniziale tra i finanziatori e l'aspirante imprenditore. L'ingresso di un VC o di un BA nell'azionariato è corredato dall'apporto di specifiche competenze tecnico- manageriali e relazionali, in grado di incrementare l'expertise del team fondatore tramite un processo graduale di apprendimento. Tra i principali vantaggi "non finanziari" attribuibili alle figure degli investitori professionali è possibile citare un significativo contributo alla definizione di politiche gestionali professionali, sviluppi e prospettive adeguatamente calibrate sulle possibilità effettive del business, l'attenuazione di eventuali condizionamenti esterni al team dirigenziale, una maggiore propensione alla pianificazione e alla programmazione nel breve periodo, una costante attenzione alla rendicontazione finanziaria, una crescita del potere contrattuale dell'impresa e una sua maggiore legittimazione nel contesto di riferimento grazie all'intervento di un investitore professionale. L'interesse costante alla crescita sana del business rappresenta una assoluta prerogativa degli investitori professionali, per la categoria degli investitori informali lo sviluppo conseguito dall'impresa finanziata rappresenta un obiettivo primario che soddisfa un bisogno di autorealizzazione dell'investitore, nel caso dei Venture Capitalist ritmi sostenuti di crescita segnalano ottime capacità di monetizzazione dell'investimento effettuato. Il ricorso al crowdfunding priva invece il team fondatore di questo costante processo di apprendimento, la struttura delle relazioni non contempla l'ingerenza nelle politiche gestionali da parte della folla, il contributo è prettamente finanziario ed intrinsecamente privo dell'apporto di competenze specifiche, essendo gli investitori per l'appunto non professionali. Ulteriore fattore di differenziazione attiene alle modalità e alle tempistiche che contraddistinguono il processo d'investimento, dalle fasi esplorative sino alla fase di monitoraggio successiva alla eventuale conclusione del contratto. Scouting Deal Monitoring Way out Figura 27: Processo d'investimento e generazione di conoscenza. F. GANGI, " Analisi degli Investimenti Aziendali", Egea 2011. Pag.193. 173 | P a g . La prima fase del processo d'investimento è rappresentata dallo screening delle opportunità d'investimento, il primo contatto tra investitore potenziale ed imprenditore avviene normalmente sulla base di un articolato business plan in grado di sollecitare l'attenzione dell'investitore. Il primo contatto può essere favorito tramite network relazionali di professionisti, o realizzato tramite reti informali come nel caso dei BA. Questi, difatti, tendono maggiormente al localismo territoriale, sfruttano la rete relazionale costruita con il tessuto industriale, economico e finanziario dell'area geografica di riferimento al fine di identificare opportunità di investimento. Sulla base della dettagliata informativa ricevuta dal team fondatore, l'investitore istituzionale darà inizio ad un processo di valutazione accurato di quelli che potremmo definire i fondamentali dell'opportunità d'investimento. L'analisi verterà, dunque, sul trinomio prodotto/mercato/tecnologia, incentrandosi sulla originalità del modello di business, sul mercato di riferimento, sulle competenze distintive del team e sul ruolo degli asset intangibili, quali brevetti e capitale umano. Nel caso in cui la trattativa venga avviata, questa coprirà un arco temporale che può variare dal 3 ai 6 mesi, tale periodo assicurerà al team fondatore segretezza sulle informazioni acquisite grazie alla firma di un accordo di riservatezza. L'investitore, dopo l'analisi della documentazione ricevuta dal team e dopo una serie di incontri finalizzati alla conoscenza dello stesso, se ritiene di trovarsi dinanzi una buona opportunità d'investimento, procede alla due diligence, normalmente svolta da advisor indipendenti. La finalità principale della due diligence è verificare la presenza di fattori di rischio latenti che potrebbero condizionare il valore dell'investimento, è difatti condotta rispetto a dimensioni chiave quali il mercato, le assunzioni alla base del piano economico-finanziario, la dimensione legale ed ambientale, nonché estesa agli aspetti fiscali. Al termine di questo lungo ed oneroso processo valutativo, se le risultanze analitiche risultano essere convincenti, l'investitore procederà alla firma del contratto che definisce in dettaglio i termini e le clausole d'accordo tra la società e l'investitore. La fase di stipula del contratto è particolarmente delicata, dopo aver determinato le modalità di ingresso nella compagine societaria, la trattativa si incentra sulla individuazione dei covenant e meccanismi di monitoraggio tesi alla protezione dell'investitore dal rischio di default dell'investimento, terminando con la predeterminazione delle modalità di disinvestimento e, dunque, di uscita dal capitale dell'investitore. Il processo sin ora 174 | P a g . descritto permette di comprendere le profonde differenze tra gli investitori professionali e i crowdfunders, rappresentando l'investimento nella fase early stage considerevolmente rischioso, l'investitore tende alla mitigazione delle asimmetrie informative grazie all'esperienza e alle competenze di cui dispone. L'investitore non professionale non svolge questo lungo ed articolato processo decisionale, egli non dispone di un business plan dal quale evincere originalità e capacità reddituale della proposta imprenditoriale, d'altronde questa fase valutativa non è nemmeno prevista. Gli investitori non professionali accederanno alle opportunità di investimento direttamente on-line, potranno scegliere tra progetti differenti, leggere l'informativa posta a disposizione dal portale, apprezzare il video di presentazione e valutare, sulla base delle proprie esperienze professionali o personali, quelli che maggiormente rispecchiano la loro decisione di investimento. Infine, mentre nelle attività professionali di apporto di capitale di rischio, la definizione contrattuale è contraddistinta dal patteggiamento delle condizioni di intervento nella compagine sociale, nell'equity crowdfunding la struttura contrattuale è predefinita dalla società richiedente. Si assiste, dunque, ad una forte destrutturazione del classico processo di investimento, la immediatezza e la maggiore flessibilità sono, per gli operatori del settore, i principali fattori strutturali che potrebbero favorire la riduzione del tasso di mortalità e di sottosviluppo del tessuto economico. Nonostante si tratti di un modello che evolve costantemente, e tale evoluzione appare proprio seguire la direzione della legittimazione dell'equity crowdfunding nel mercato del capitale di rischio, allo stadio attuale dell'arte, esso non rappresenta uno strumento privo di criticità. Si illustra di seguito una possibile matrice dei punti di forza e debolezza attribuibili al finanziamento dal basso per il sostegno all'imprenditoria. 175 | P a g . Incentivi e disincentivi / Attori Crowd Investitori Professionali RISCHIO Disseminato Concentrato DIVERSIFICAZIONE Ampia Medio/Bassa GEOGRAFIA DELL’INVESTIEMENTO Delocalizzato Localizzato MOTIVAZIONI Finanziarie ed Prettamente Finanziarie emozionali COSTI DI ACCESSO Ridotti Elevati ARCO TEMPORALE Breve Medio/Lungo RISCHIO DANNO D’IMMAGINE Elevato Ridotto TUTELA DELLA PROPRIETA’ Bassa Elevata COSTI DI GESTIONE Medio/Alti Elevati POSSIBILITA’ DI ESTRAZIONE DI Elevata Bassa INTELLETTUALE BENEFICI PRIVATI Tabella 13: Punti di forza e debolezza dell'equity crowdfunding. Tabella a cura dell'autore. Il sostegno finanziario ad iniziative imprenditoriali nella fase early stage è connotato da un elevato grado di rischio a fronte di un rendimento eventuale e postergato di almeno tre anni rispetto al momento dell'investimento. La naturale rischiosità delle imprese nascenti comporta processi di valutazione accurati, che si rendono necessari in quanto l'investitore istituzionale deve procedere gradualmente alla maturazione di una decisione di investimento che comporterà l'assunzione di una significativa quota di rischio associata all'esito della partnership. Nel finanziamento dal basso il grado di rischio rimane chiaramente elevato, ma viene spalmato su un numero maggiore di soggetti, ciò riduce notevolmente la componente di avversione al rischio nel processo decisionale, facilitando l'apporto di risorse. Nella pratica gli investitori istituzionali vagliano milioni di opzioni di investimento, da una base di 2.000 progetti solo il 18% diventano oggetto d'interesse e meno del 6% sono oggetto di una valutazione accurata119. Il crescente rigore nel processo di selezione dei progetti proposti è reso necessario non solo dall'elevato grado di rischio associato alle fasi embrionali, ma è ulteriormente influenzato dalle caratteristiche operative degli investitori istituzionali. I Business Angel impiegano capitali propri, il razionamento in tal caso è frutto di una disponibilità limitata del patrimonio che si 119 XV Convention IBAN, I risultati della Survey 2013 e della ricerca scientifica di Italian Business Angel Network Association. 176 | P a g . rende disponibile per l'investimento. La provenienza personale dei fondi, se per un verso consente all'investitore di acquisire partecipazioni in attività che mostrano un rischio mediamente più elevato, per altro verso restringe il campo d'azione dell'investitore. Una maggiore capacità di diversificazione del portafoglio di investimenti è solitamente attribuita ai fondi di venture capital che, in qualità di operatori maggiormente strutturati, esprimono una capacità d'investimento maggiore. Una maggiore capacità d'investimento non corrisponde però necessariamente ad una maggiore diversificazione, di norma i fondi istituzionali optano per una composizione del portafoglio d'investimento che sia coerente con il proprio mandato e che garantisca, allo stesso tempo, il raggiungimento di economie di scala tramite una maggiore dimensione dell'investimento finalizzata all'abbattimento dei costi fissi. Le esigenze di efficienza allocativa espressa dagli operatori formali produce una diversificazione leggermente più ampia di quella attribuibile agli investitori informali, tuttavia, data la maggiore dimensione dell'investimento e la necessità di garantire coerenza con il proprio mandato di agenzia, appare relativa rispetto a quella esprimibile dalla folla in ragione del taglio nettamente contenuto dell'investimento. In definitiva, le esigenze operative di realtà maggiormente strutturate non permettono agli investitori di superare il perimetro preferenziale predeterminato, lasciando al di fuori dello stesso numerose opportunità di investimento potenzialmente proficue. Nelle politiche di investimento degli operatori specializzati, ruolo centrale è assunto dalla dimensione geografica, i BA operano prevalentemente tramite strutture informali, dunque, la prossimità geografica, che rende osservabili direttamente i comportamenti e le azioni del team fondatore, può rappresentare un fattore discriminante nella scelta tra due o più progetti ad alto valore prospettico. I venture capital appaiono fortemente concentrati in alcune aree, tipicamente caratterizzate dal elevati tassi di industrializzazione e capacità innovativa, ciò chiaramente produce una concentrazione elevata di professionisti dell'investimento in capitale di rischio in poche aree geografiche. L'equity crowdfunding consente invece l'abbattimento delle barriere geografiche, il team fondatore potrà rivolgersi a potenziali investitori ubicati in diverse aree o regioni dello stesso paese. Trattasi di un punto di forza non trascurabile, la possibilità offerta dal crowdfunding di superare le barriere di un mercato locale fortemente limitato consente inoltre l'accesso all'offerta ad un 177 | P a g . pubblico maggiore, che potrebbe esprimere condizioni più favorevoli di finanziamento rispetto a quelle tradizionalmente disponibili. Allargare la propria offerta ad un più ampio numero di soggetti equivale alla possibilità di intercettare finanziatori che, per preferenza settoriale o scopi filantropici, esprimono una maggiore willingness to pay rispetto agli attori presenti sul mercato locale. Nell'equity crowdfunding, e più in generale in tutti i modelli di raccolta di fondi dal basso, la sfera sociale e relazionale assume una connotazione particolarmente accentuata, tale da incrementare il valore aggiunto percepito dall'investitore. Nei modelli finanziari tradizionali la decisione di impiego di risorse, ossia l'utilità attesa dall'investitore, è funzione del rendimento medio atteso e della var11abil1'ta` dei risultati. La funzione di utilità esprime, in relazione al grado di propensione, avversione o neutralità al rischio, l'ammontare di ricchezza, ossia il premio per il rischio, che l'individuo sarà disposto ad accettare per rimuovere la condizione di incertezza. I concetti di rendimento atteso e variabilità sono di derivazione puramente finanziaria, il rendimento medio atteso esprime il valore che l'investimento dovrebbe produrre in media, la varianza è uno stimatore di variabilità dei rendimento. Maggiore è la variabilità dei risultati, maggiore sarà il rischio, maggiore il rendimento richiesto. Ne consegue che la scelta dell'investitore deriverà dall'equilibrio ottimale tra il rendimento medio atteso e la variabilità in relazione al grado di avversione al rischio espresso dalla funzione di utilità. Per lungo tempo la teoria finanziaria classica ha ipotizzato che gli individui fossero perfettamente razionali e che agissero utilizzando set informativi e decisionali omogenei. La ricerca empirica ha tuttavia dimostrato che le decisioni di investimento sono, sistematicamente, influenzate dal background emotivo, esperienziale e professionale del singolo investitore. Tali influenze difficilmente possono essere conciliate con il dogma di razionalità delle scelte d'investimento della finanza tradizionale, la funzione di utilità dell'individuo non risponde solo al grado di avversione o propensione al rischio, ma si arricchisce di una serie di componenti emozionali che, in misura anche predominante, possono determinare la decisione di impiego. L'equity crowdfunding in tal senso spezza la naturale dicotomia rischio/rendimento, amplificando l'impatto emozionale connesso all'acquisto della partecipazione. L'emtional value è la combinazione di diversi fattori, che trascendendo dal solo acquisto del titolo azionario, contribuiscono notevolmente a mitigare il rischio percepito e ad agevolare il processo di finanziamento. Il valore 178 | P a g . emozionale associato ad un progetto imprenditoriale può fortemente variare tra individui eterogenei quali i crowdfunders, ciò nonostante alcuni fattori comunemente riconosciuti sono la possibilità offerta all'investitore di acquisire rilievo nella comunità di riferimento per effetto dell'adesione al progetto sociale, la possibilità di partecipare ad una community di soggetti finanziatori che possano comunicare tra loro anche condividendo ulteriori esperienze di finanziamento, infine il divertimento, numerosi crowdfunders hanno affermato di aver trovato l'esperienza del finanziamento dal basso estremamente piacevole. La forte influenza che tali fattori dispiegano sulla decisione di investimento inducono a sostenere che il premio per il rischio espresso dall'investitore non professionale è nettamente inferiore a quello espresso dagli investitori professionali, l'avversione al rischio è bilanciata nella funzione di utilità del crowdfunder dalla componente emozionale, ciò comporta, tra l'altro, che l'imprenditore potrà accedere al mercato dei capitali sostenendo un costo di acquisto dei capitali inferiore. ll ricorso all'equity crowdfunding rappresenta, per struttura relazionale e operativa del fenomeno, una modalità di accesso al mercato dei capitali estremamente immediata e relativamente poco onerosa. Osservando il processo di investimento degli investitori professionali si è verificato che le fasi iniziali di screening e valutazione coprono normalmente un ampio orizzonte temporale, tra i 3 e i 6 mesi di apprezzamento. Il lancio di una campagna di crowdfunding in modalità equity copre un arco temporale variabile, normalmente non superiore ai tre mesi tranne nei casi di proroga, nel caso del finanziamento dal basso, quindi, la quotazione immediata sul portale, in caso di esito positivo, accelera il processo di nascita dell'impresa. Una ulteriore opportunità fornita dal crowdfunding è la possibilità di accedere al mercato dei capitali a costi ridotti, gli investitori non sostengono alcun costo per la decisione d'investimento, mentre il team proponente, in relazione al regolamento della piattaforma, e solo in caso di esito positivo della raccolta, dovrà cedere una quota del budget raccolto a titolo di fee per la copertura del servizio di intermediazione e gestione della campagna. La maggior parte delle piattaforme attive sul mercato richiedono una remunerazione per i servizi offerti, ma le modalità possono differire leggermente. In alcuni casi è richiesto solo il pagamento di una success fee calcolata in termini percentuali sul budget raccolto, altre piattaforme prevedono quote fisse per la copertura di costi amministrativi o quote di abbonamento settimanali o mensili sino al termine della raccolta. Caratteristica connaturata del finanziamento 179 | P a g . tramite il ricorso alla folla è che l'andamento della raccolta fondi è visibile indistintamente al pubblico. Nel caso in cui la raccolta non giungesse positivamente al termine, la start-up potrebbe subire un danno d'immagine. Il mancato raggiungimento del budget obiettivo potrebbe agevolmente indicare che il mercato di riferimento, potenzialmente composto dagli stessi crowdfunders, non esprima apprezzamento per la combinazione funzione d'uso/tecnologia o non riconosca come adeguate le capacità del team proponente. La mancata validazione sociale dell'iniziativa imprenditoriale può rappresentare un fattore ostativo per la presentazione della stessa ad investitori professionali, la valutazione dell'impresa può essere quindi rivista al ribasso dai segmenti successivi di mercato. Nelle fasi preliminari di valutazione della business idea può essere richiesto all'investitore istituzionale la sottoscrizione congiunta di un "non-disclosure agreement" ossia di un accordo di riservatezza che protegge il team dall'eventuale divulgazione di informazioni sensibili e dallo sfruttamento economico delle stesse, se non a seguito di ulteriori accordi economici. Viceversa, nell'equity crowdfunding un potenziale disincentivo è rappresentato proprio dalla necessità di veicolare verso la folla il maggior numero di informazioni utili alla valutazione dell'opportunità d'investimento, senza possibilità alcuna di ottenere garanzie circa il non utilizzo economico delle stesse. L'assunzione che il ricorso al crowdfunding riduca il costo di acquisto dei capitali di rischio deve essere limitata al solo accesso al mercato dei capitali, guardando invece alla dimensione relazionale, considerata una ampia e fortemente frammentata compagine sociale, non è escluso, che possano gravare sulla start- up costi di gestione elevati, derivanti anche dalla esperienza marginale dei crowdfunders nel ruolo di investitori. Infine, il ricorso all'equity crowdfunding consente al team imprenditoriale di mantenere un elevato grado di controllo sulle politiche aziendali grazie alla netta separazione tra la proprietà e controllo. La marginale presenza dei crowdfunders potrebbe indurre il team ad estrarre, a discapito dei finanziatori, benefici personali che potrebbero ridurre il valore dell'impresa. La estrema esemplificazione dei termini contrattuali e la mancanza di meccanismi di monitoraggio, produce una conseguenza non trascurabile, ossia la impossibilità dei finanziatori di limitare comportamenti opportunistici da parte dell'imprenditore, vedendo quindi svalutato lo sforzo finanziario sostenuto. Gli investitori professionali, consci di tale eventualità, non consentono o comunque limitano fortemente, l'adozione di comportamenti difformi da quelli pattuiti, tramite 180 | P a g . una serie di covenant finanziari e non, o round di finanziamento, che inducono l'imprenditore alla trasparenza operativa e alla chiarezza gestionale. 3.5 Analisi del grado di complementarietà Se per un verso l'equity crowdfunding tende a superare alcuni limiti intrinsecamente riconosciuti nel mercato dei capitali fornendo una ulteriore possibilità di finanziamento, per altro verso è necessario anche comprendere in quale misura esso è in grado di colmare l'equity gap, ossia è necessario comprendere in quale misura il finanziamento disintermediato riesce efficacemente a soddisfare i bisogni delle imprese, riequilibrando nuovamente la domanda e l'offerta di capitali. La risposta a questo interrogativo può essere derivata analizzando congiuntamente due dimensioni, una prima dimensione, che potremmo definire comportamentale, attiene al grado di affinità riscontrabile tra il modus agendi della folla e quello tipicamente riscontrabile negli operatori professionali. Una seconda prospettiva d'indagine attiene alla dimensione operativa del fenomeno, necessario è comprendere se effettivamente il ricorso al finanziamento dal basso sia in grado di offrire un apporto finanziario congruo con l'avvio di una nuova realtà imprenditoriale. Prima di approcciare all'analisi della dimensione comportamentale è necessaria un'assunzione di fondo, la folla, attore composito ed estremamente variabile, rappresenta un aggregato di persone, che tramite l'intermediazione di una piattaforma dedicata, accedono alla possibilità di sostenere la nascita di start-up tramite l'acquisto di titoli partecipativi al capitale sociale. Pur trattandosi di investitori, appare chiaro il gap esperienziale ed informativo che impedisce fattivamente la loro contrapposizione agli investitori professionali. Dunque, l'analisi della dimensione comportamentale verrà condotta, non in considerazione dei punti di sovrapposizione riscontrabili tra investitori professionali e crowdfunders, ma verificando in quale misura il finanziamento dal basso mostra analogie con i processi decisionali degli investitori istituzionali. Il punto focale non è la alternatività dello strumento di finanziamento, quanto piuttosto il suo grado di complementarietà. 181 | P a g . 3.5.1 Dimesione comportamentale L’apporto di risorse finanziare a titolo di capitale di rischio nelle prime fasi di vita dell’impresa è caratterizzato da un grado elevato di rischio, data l’impossibilità, per l’investitore, di osservare performance pregresse. Il soggetto finanziatore è esposto, in tale fase, ad un alto grado di asimmetria informativa, gli investitori istituzionali tendono a colmare il gap informativo tramite un lungo ed accurato processo valutativo che contempla determinanti sia quantitative che qualitative. Il livello di expertise che contraddistingue gli operatori professionali consente a questi ultimi di comprendere la effettiva fattibilità di un progetto d’investimento anche indagando segnali qualitativi, le evidenze empiriche rivelano che nelle fasi di seed e start-up financing gli investitori professionali prestano notevole attenzione ad alcuni aspetti personali ed esperienziali in grado di rappresentare asset strategici per lo sviluppo futuro del progetto. I segnali di qualità maggiormente apprezzati possono essere raggruppati in tre dimensioni, un primo livello di indagine è relativo al team imprenditoriale, in tal caso assumono rilievo aspetti come l’età media del team, il grado di preparazione, il grado di creatività e il background esperienziale. Un secondo livello di indagine attiene alla dimensione relazionale, l’ampiezza del network di alleanze strategiche, tecniche e commerciali, cui il progetto può attingere può ampliare i margini di sopravvivenza del progetto nel lungo termine, soprattutto in settori giovani e fortemente innovativi. La dotazione di un ampio sistema di accordi strategici consente una maggiore diversificazione del rischio e una maggiore legittimazione della new firm nel contesto di riferimento. Infine, il capitale intellettuale rappresenta un forte incentivo per l’investimento in capitale di rischio, la capacità del team di dotare l’impresa di asset intangibili e difficilmente imitabili riduce il rischio associato al fallimento della stessa. I predittori di successo consentono agli investitori professionali di discernere tra progetti di buona e cattiva qualità, favorendo una più efficiente allocazione delle risorse finanziarie. Nel finanziamento tramite il crowdfunding, come ampiamente illustrato, intervengono una moltitudine di individui che, agendo individualmente, selezionano e finanziano progetti inerenti la nascita di nuove realtà imprenditoriali. La decisione di procedere all’investimento è singolare e non collettiva, non è possibile identificare alcun meccanismo di collezione delle preferenze. Si tratta, 182 | P a g . dunque, di comprendere se gli individui che compongono la folla percepiscono e rispondono ai segnali di qualità in modo analogo agli investitori professionali, favorendo una selezione efficace dei progetti meritevoli di finanziamento. L’analisi condotta da Mollick120 su un campione di 3,200121 progetti lanciati su Kickstarter nel 2012 ha evidenziato come, effettivamente, la folla adotti indicatori e segnali di qualità per identificare progetti di successo in maniera del tutto analoga agli investitori professionali. In particolare: • Gli imprenditori che dimostrano di aver ottenuto successi imprenditoriali pregressi hanno maggiori probabilità di ottenere i fondi richiesti. • Gli imprenditori che dimostrano di avere un endorsement da terzi soggetti hanno maggiori possibilità di raggiungere con successo l’obiettivo di raccolta. • Gli imprenditori che dimostrano competenza e preparazione hanno maggiori probabilità di essere finanziati. Analogamente a quanto accade nel caso degli investitori professionali, anche nel caso del crowdfunding la folla attribuisce rilevanza alle esperienze pregresse del team. L’analisi condotta da Mollick evidenzia che i progetti che sottendono esperienze pregresse di successo o che riportano tra i membri del team professionisti accreditati hanno maggiori possibilità di ottenere con successo i capitali richiesti. La credibilità e le esperienze pregresse risultano essere, quindi, fattori predittivi di risultati futuri positivi anche nel finanziamento dal basso. 120 Mollick, Ethan R., Swept Away by the Crowd? Crowdfunding, Venture Capital, and the Selection of Entrepreneurs (March 25, 2013). 121 Kickstarter non è una piattaforma equity-based, tuttavia, l’autore seleziona progetti con un budget obiettivo non inferiore ai 5.000$, principalmente nelle categorie high tech e rappresentanti meno del 10% dei progetti lanciati sulla piattaforma. Il campione selezionato dall’autore rispecchia una popolazione potenziale di imprenditori che intendono accedere al crowdfunding per il finanziamento della propria business idea. 183 | P a g . Il secondo aspetto qualitativo attiene invece alla fiducia accordata al progetto da terzi non finanziatori, al fine del raffronto tra folla e investitori professionali è però necessario operare una distinzione logico-operativa per comprendere la portata di questo segnale. Nelle attività di investimento istituzionale, gli investitori professionali guardano al network relazionale in chiave strategica, alle alleanze verticali e orizzontali che permettono la condivisione di know-how, la individuazione di canali di sbocco industriale e commerciale e l’accesso a risorse complementari per la crescita del business. Nel caso del finanziamento dal basso, tranne nel caso in cui alla raccolta dal basso venga ad affiancarsi un processo di co-creazione e condivisone di aspetti tecnici e commerciali, le caratteristiche del network non permettono di indentificare una relazione univoca con specifici soggetti, venendo a mancare la reciprocità dell’endorsement che deriva dal fare parte di un certo network. Nel crowdfunding possiamo definire l’endorsement come un collegamento esplicito da parte di organizzazioni o di soggetti (cosiddetti influencer) non ascrivibili al team proponente o alla piattaforma, ma ritenuti degni di fiducia dalla community di finanziatori. La partecipazione di tali soggetti al finanziamento rappresenta un segnale di fiducia che la folla assume come indicatore delle effettive possibilità e capacità del progetto, è quindi verificato che la validazione della business idea da parte di terzi soggetti contribuisce a mitigare il gap informativo eventualmente percepito dall’investitore. Il terzo criterio qualitativo attiene al grado di preparazione del team proponente e alle effettive capacità di portare a termine con successo il compimento della business idea. I fondi venture capital e i business angel pongono notevole attenzione al grado di preparazione del team, in particolare l’analisi, condotta anche grazie al face to face con il team, verte sulla adeguatezza delle competenze espresse dal team rispetto alla business idea. Il grado di preparazione è spesso dedotto dal grado di accuratezza e dettaglio di documenti quali il business plan, il pitch e la documentazione prodotta a sostegno della richiesta di finanziamento. Nelle campagne di equity crowdfunding il peso di tali informazioni potrebbe essere differente, sia in considerazione delle informazioni che si rendono disponibili tramite la piattaforma, sia in considerazione della componente emozionale che riveste nel finanziamento dal basso un peso non trascurabile. I potenziali azionisti accedono alla campagna di crowdfunding tramite il portale, dunque, essi 184 | P a g . prenderanno visione del video di presentazione e della relativa documentazione uplodata dal team. Mollick verifica che al crescere del grado di preparazione espresso dal team vi è una maggiore propensione della folla ad accordare fiducia al progetto tramite la sottoscrizione delle quote, tale risultato concorda con l’analisi dei fattori critici di successo condotta dallo stesso, ove si riscontra che le possibilità di successo si incrementano del 23% per i progetti altamente dettagliati e privi di errori ortografici. Il peso assegnato dalla folla a tale indicatore varia inevitabilmente da soggetto a soggetto, ciò nonostante si riscontra la capacità della folla di selezionare attentamente i proponenti in relazione al grado di preparazione espresso, anche in relazione alle competenze necessarie allo sviluppo della business idea. Gli elementi utilizzati dalla folla per attribuire un grado di preparazione al team proponente sono la produzione di un prototipo e la presenza di un video di presentazione chiaro e di immediata comprensione anche per i meno esperti. E’ possibile definire una scala di valutazione, il grado di preparazione è difficilmente estraibile per i progetti che mostrano solo descrizioni, cresce nel caso del pitch di presentazione e si attesta a livelli alti quando alla campagna è affiancata la presentazione di un prototipo del prodotto/servizio alla base della business idea. Lo sviluppo di un prototipo è un indicatore di qualità anche nel caso dei venture capital, sebbene la sua importanza valutativa dipenda strettamente dalla fase del ciclo di vita in cui l’impresa si trova. Le evidenze empiriche dimostrano, quindi, che per un verso alcuni indicatori utilizzati dagli investitori professionali per mitigare l’asimmetria informativa ed il rischio di investimento, hanno realmente un valore predittivo anche per gli investitori non professionali. Una maggiore sofisticazione della folla nel modello equity è confermata anche dal processo di screening e di valutazione post campagna adottato dalla folla. In media gli investitori non professionali impiegano più di 24 ore per la valutazione del progetto prima di formulare la propria proposta di investimento, nelle forme tradizionali di crowdfunding la media decisionale è pari a 10 minuti prima di procedere alla donazione. Ulteriore dimensione concordante con l’attività di investimento professionale è il pieno coinvolgimento nel progetto d’impresa che porta l’investitore all’attuazione di meccanismi di monitoraggio, nell’equity crowdfunding la quasi totalità della folla è propensa al monitoraggio del progetto, esprimendo la necessità di essere costantemente informata circa 185 | P a g . l’attuazione e gli sviluppi della business idea, rispetto al crowdfunding tradizionale, ove solo una percentuale relativa di soggetti appare interessata agli sviluppi post campagna. Inoltre, l’analisi condotta da Mollick ha contribuito ad evidenziare che alcuni bias cognitivi riscontrabili comunemente nel processo di valutazione degli investitori professionali, non intervengono nell’equity crowdfunding. La prima tipologia di bias attiene alla localizzazione, gli investitori professionali sono altamente concentrati in poche aree territoriali, tendendo a coniugare il ritorno atteso dell’investimento con l’esigenza di periodiche interazioni personali con l’imprenditore per il monitoraggio dell’affare. Il processo decisionale può dunque essere influenzato dalla prossimità geografica dell’investimento e riducendo così le possibilità di accesso al capitale di rischio per le imprese che non si trovano in prossimità di tali aree. Mollick stima che la distanza media fra investitore e finanziatore approssima i 100km in media, mentre nel caso del finanziamento dal basso il coefficiente di Gini indica una minore concentrazione geografica degli investimenti. Dunque, il ricorso al crowdfunding può contribuire ad attenuare l’elevata concentrazione degli operatori professionali, aprendo nuovi scenari di finanziamento anche per le imprese che si trovano in aree caratterizzate da minore innovatività e industrializzazione. Il secondo bias attiene invece al genere del proponente, sebbene negli USA il 40% degli imprenditori diano donne, la maggior parte degli investimenti effettuati da venture capital americani tra il 2011 ed il 2013 ha riguardato, quasi esclusivamente, imprese guidate da manager di sesso maschile. Solo il 15% delle aziende oggetto di studio del Babson College122, annovera un dirigente di genere femminile e, tra queste, solo 183 aziende sono guidate da donne nel ruolo di CEO. L’analisi condotta dal Center for Venture Research123 rileva invece una tendenza opposta nel segmento dell’Angel investing, nel 2011 la componente femminile rappresentava il 14% del totale degli investimenti, quota salita al 19,4% nel 2013, a conferma di una trend costante di crescita. 122 http://www.italianangels.net/2014/10/24/business-angel-e-venture-capital-negli-u-s-a-gendergap-a-confronto/ 123 https://paulcollege.unh.edu/cvr - University of New Hampshire. 186 | P a g . Secondo Credit Suisse, le aziende guidate da donne registrano maggiori profitti in termini patrimoniali e una crescita maggiore nei ricavi netti, quindi, è plausibile attribuire questo “gender gap” alla maggiore predisposizione degli investitori a finanziare imprenditori dello stesso poiché condividono con questi ultimi network e preferenze. Al fine di verificare se tale gap si riscontra anche nel crowdfunding, Mollick analizza la composizione per genere del campione oggetto di indagine, 142 progetti erano composti da sole donne, 199 da gruppi misti e 1560 da team maschili. Il numero di founder donne è pari al 16,2% dei progetti pubblicati, guardando invece ai soli progetti finanziati, la percentuale sale al 21,1%. Confrontando tali dati con i trend internazionali, nel crowdfunding si evince una minore concentrazione per genere rispetto agli investitori professionali. L’ipotesi di una minore concentrazione per genere è confermata anche dall’inchiesta condotta dalla piattaforma statunitense di equity crowdfunding CircleUp124. Il co-fondatore della piattaforma Rory Eakin sottolinea che dall’analisi delle campagne lanciate sul portale si evince che la raccolta di capitali attuata da team a prevalenza di genere femminile è in media nove volte più efficace rispetto alla richiesta di capitali al circuito bancario, e ben cinque volte più efficace rispetto al ricorso ai finanziatori istituzionali. CircleUp riporta che le donne attualmente rappresentano il 32% dei richiedenti, e che sono in grado di generare un tasso di successo, rispetto al genere maschile, superiore nella misura del 26%. Alla luce delle evidenze discusse riguardo la dimensione comportamentale è possibile, dunque, concludere che i crowdfunders, al pari degli investitori istituzionali, dinanzi alla valutazione individuale di progetti di investimento sono in grado di discernere tra i progetti, scegliendo quelli meritevoli grazie alla codifica e alla percezione di indicatori e segnali di qualità. D’altra parte essi, rispetto agli investitori istituzionali, nella valutazione dell’investimento appaiono influenzati in misura marginale dalla localizzazione geografica dello stesso e dalla composizione del team proponente. 124 http://www.crowdfundingbuzz.it/imprenditrici-vs-imprenditori-con-lequity-crowdfunding-sonole-donne-ad-avere-piu-successo/ 187 | P a g . 3.5.2 Dimesione operativa Le imprese di nuova costituzione, soprattutto ove classificabili come innovative, necessitano di ingenti capitali necessari a sostenere le fasi di avvio del business, dalla fase di sperimentazione a quella, eventuale, di commercializzazione. Al fine di comprendere le effettive capacità dell’equity crowdfunding di colmare la domanda insoddisfatta di capitale nel mercato dell’early stage, una seconda traiettoria di indagine attiene necessariamente alla dimensione del finanziamento ottenuto tramite le piattaforme di crowdfunding. Si tratta, dunque, di comprendere se la quantità di risorse ottenute tramite questa giovane forma di finanziamento possa soddisfare la domanda di capitali attualmente non servita dal segmento dei venture capital a causa dell’elevata rischiosità dell’investimento, e spesso non intercettata dalle capacità finanziarie dei business angel. Il modello equity, in considerazione delle molteplici criticità che sottende in termini di protezione degli investitori non professionali e del potenziale propulsivo che può esprimere per il sostegno al sistema economico, è stato oggetto di normative differenti nei vari paesi in cui si è assistito ad una forte evoluzione del fenomeno del finanziamento dal basso a sostegno dell’imprenditoria. Gli scenari prospettati da questa nuova forma di finanziamento, il macroambiente di riferimento, le specificità delle popolazioni d’imprese e la regolamentazione del fenomeno societario dei singoli stati, hanno prodotto regolamentazioni difformi del modello equity sia a livello europeo che internazionale. Trattandosi di un fenomeno oggetto solo di recente di una regolamentazione ad hoc, gli effetti di tali normative non appaiono ancora chiaramente delineabili, la scarsità di dati e le regolamentazioni difformi non consentono un utile raffronto tra i livelli di raccolta registrati a livello internazionale. L’Italia è stato il primo paese ad emanare nel 2013 un regolamento attuativo125 sul sistema di finanziamento dell’equity crowdfunding, l’analisi della dimensione quantitativa verrà quindi condotta confrontando il mercato dell’early stage con i livelli di raccolta dell’equity crowdfunding nel mercato nazionale. 125 Regolamento in materia di "Raccolta di capitali di rischio da parte distart-up innovative tramite portali on-line" – 2013, CONSOB. http://www.consob.it/main/documenti/bollettino2013/d18592.htm 188 | P a g . La survey congiunta tra l’Associazione IBAN e il Venture Capital Monitor126 che ha come obiettivo delineare uno scenario complessivo del mercato dell’early stage in Italia, registra nel Rapporto 2013 un ammontare degli investimenti complessivi che si attesta a circa 80 milioni di Euro. Il taglio medio dell’ammontare investito si contrae da 1 milione di euro nel 2011, a circa 800.000 euro nel 2012 per il segmento dei venture capital, mente nell’angel financing il taglio medio dell’investimento è di 360.000 euro per impresa target. Guardando invece all’acquired stake si denota per i fondi un trend decrescente, i venture capital scendono ad un valore medio del 30%, i business angel, nonostante l’incremento di risorse investite in media, esprimono un valore medio della quota di controllo pari nella maggior parte dei casi ad un quinto del capitale sociale. La natura dei deal divide il mercato sostanzialmente in due tipologie di operazioni, gli interventi di seed capital sono pari al 67% delle trattative concluse, l’investimento in start-up rappresenta il 33% delle operazioni totali. La Lombardia si conferma l’area più virtuosa per l’early stage, le target sono prevalentemente localizzate nella provincia di Miliano ed operano in settori strettamente connessi con l’ITC. La forma giuridica prevalente delle target è la Società a Responsabilità Limitata (77% dei casi), mentre l’impiego della Società per Azioni rimane residuale (10%), soprattutto per gli investimenti dei business angels (2%). Inoltre, interessante è segnalare che una significativa percentuali di casi (20%), gli investimenti hanno avuto ad oggetto società rientranti nel novero delle start-up innovative, introdotte dalla L. 221/2012. I Business Angel hanno effettuato 11 investimenti in start-up innovative, mentre i fondi di VC 10 investimenti. 126 http://www.privateequitymonitor.it/rapporti_vem.php - Rapporto 2013, Early Stage in Italia. 189 | P a g . Figura 28: Il mercato dell’Early Stage in Italia. Grafico a cura dell’autore. Fonte: Rapporto 2013. Early Stage in Italia. VEM. 190 | P a g . Il numero di piattaforme attiva in Italia nel segmento equity e regolarmente iscritte alla sezione ordinaria127 del registro dei gestori dei portali sono 14, di cui sole 5 attive128. Nella sezione speciale, ove sono annotate le banche e le imprese di investimento autorizzate alla prestazione di servizi di investimento, è presente ad oggi un unico gestore di diritto. Piattaforma Attiva Assiteca Crowd SI Numero progetti lanciati 3 N° progetti conclusi con successo 2 Anno di iscrizione BALDI & PARTNERS SRL Crowdfund Me NO - - 2015 NO 2 1 2014 ECOMILL SRL NO - - 2014 2014 EQUINVEST SRL NO - - 2015 FUNDERA SRL NO - - 2014 MUUM LAB S.R.L. NO - - 2014 NEXT EQUITY CROWDFUNDING MARCHE SRL SIAMOSOCI S.R.L. SI 2 1 2014 NO - - 2014 SMARTHUB SRL SI 1 0 2014 STARS UP SRL SI 8 2 2013 STARTZAI SRL NO - - 2015 THE ING PROJECT S.R.L. WEARESTARTING SRL UNICA SIM* NO - - 2014 NO - - 2014 SI 3 1 2014 Tabella 14: Piattaforme autorizzate Equity Crowdfunding in Italia. Tabella a cura dell'autore. Fonte: Consob. *Unicasim è l’unico gestore di diritto registrato nella sezione speciale del registro. Dal 2013, anno di entrata in vigore del Regolamento Consob, ad oggi sono stati lanciati 24 progetti, dei quali 15 giunti al termine e 9 in corso di svolgimento. Nel complesso il divario tra i progetti che hanno terminato con successo il round di finanziamento ed i progetti che non hanno raggiunto il budget prefissato è di 12,5 punti, la percentuale di progetti di successo sfiora il 43,75% del totale, mentre i progetti non di successo rappresentano il 56,25% del totale delle campagne giunte al termine. 127 http://www.consob.it/main/documenti/intermediari/portali/gestori_portali.xml?xsl=gest_ord.xsl& amp%3bsymblink=/main/intermediari/cf_gestori/link_sezione_ordinaria.html 128 Per piattaforme attive si intende una piattaforma che ha accolto, non necessariamente con successo, almeno il lancio di una start up. 191 | P a g . Committed Platform Start up Target % of target Year Capital SUCCESSFUL Unicaseed DIAMAN Tech € 147.000 € 157.780 110% 2014 Assiteca Crowd Paulownia € 520.000 € 520.000 100% 2014 StarsUp Cantiere Savona € 380.000 € 380.000 100% 2014 StarsUp Nova Somor € 250.000 € 250.000 100% 2014 Assiteca Crowd Shin Software € 400.000 € 408.000 102% 2015 Crowdfund Me TocToc Box129 € 80.000 € 82.000 103% 2015 Next Equity Bioerg € 452.576 € 452.576 100% 2015 FAILED Assiteca Crowd CrowdBook € 99.200 € 124 0,1% 2014 Unicaseed Fannabee € 150.000 € 600 0,4% 2014 StarsUp Face4Job € 250.000 € 10.733 4,3% 2014 StarsUp Pharma GO € 300.000 € 36.895 12,3% 2014 StarsUp Hyro S.r.l. € 200.000 € 13.998 7% 2014 StarsUp Cartina € 650.000 € 53.092 8% 2015 Unicaseed InPoste.it € 500.000 € 22.000 4,4% 2015 SmartHub Liberos € 200.000 € 45.900 23% 2015 Unicaseed Kjaro € 130.200 € 13.720 10,5% 2015 Tabella 15: I 15 progetti Equity Crowdfunding lanciati tra il 2014 ed Giugno 2015. Tabella a cura dell’autore. Guardando alla totalità delle campagne lanciate sino ad oggi, la domanda di capitale di rischio ammonta a 8.174.976 milioni di Euro, il capitale di rischio raccolto dall’avvio della legge ad oggi è pari a 2.229.576 milioni, ovvero il 28% della domanda totale. Analizzando la domanda totale di capitale di rischio, l’importo medio richiesto è di 340.000 euro, nel 67% dei casi la quota di equity offerta non supera il 50% del capitale sociale, in media viene offerto il 36,7% dell’intero capitale sociale. La segmentazione settoriale evidenzia una composizione eterogenea rispetto ai trend degli investitori professionali, la domanda di capitale di rischio è prevalente per il settore dell’ITC (38% dei progetti), seguono il settore Healt Care comprendente start-up operanti nel segmento farmaceutico e biotecnologico (21%), il settore industriale (17%) e le energie rinnovabili che pareggiano il settore manifatturiero 129 TocToc Box è ancora in corso di svolgimento, ma ha già superato il budget obiettivo di 80.000 euro, raccolgiendo 82.000 euro. Considerato l’elevato tasso di successo, il budget obiettivo è stato aumentato a 120.000 euro. 192 | P a g . (8%). La capacità del crowdfunding di ridurre le barriere della prossimità spaziale dell’investimento è confermata anche nel mercato nazionale da una minore concentrazione geografica delle start up richiedenti, ciò amplifica le possibilità di finanziamento per le start-up operanti in aree geografiche povere di investitori professionali. Infine, rispetto all’origine della start up, nel 2015 la percentuale di university spin-off sale al 17%, dato che segnala la crescente ricerca e sperimentazione di nuove forme di finanziamento soprattutto per le imprese ad alto valore innovativo e tecnologico. Start-up Sector Region Committed Capital % of Equity DIAMAN Tech Financial Veneto € 147.000 20% Paulownia Industrial Lazio € 520.000 97% Cantiere Savona Energy Sardegna € 380.000 20% Nova Somor Energy Emilia Romagna € 250.000 100% Shin Software Telecommunications Piemonte € 400.000 68% TocToc Box Industrial Lombardia € 80.000 39% Bioerg Healt Care Marche € 452.576 40% CrowdBook Telecommunications Toscana € 99.200 n.d. Fannabee Telecommunications Lombardia € 150.000 21% Face4Job Telecommunications Umbria € 250.000 74% Pharma GO Healt Care Molise € 300.000 93% Hyro S.r.l. Telecommunications Lombardia € 200.000 95% Cartina Materials Toscana € 650.000 20% InPoste.it Telecommunications Lazio € 500.000 5% Liberos Utilities Sardegna € 200.000 20% Kjaro Materials Lombardia € 130.200 16% Messi B Telecommunications Lazio € 300.000 10% Abile Industrial Abbruzzo € 700.000 49,37% Cinny Telecommunications Toscana € 300.000 1% Solo Sale s.r.l. Healt Care Toscana € 138.000 10% Nanosilcal s.r.l. Healt Care Calabria € 120.000 30% Io sono Srl Healt Care Toscana € 448.000 16% Inoxsail srl Industrial Lombardia € 710.000 26,2% Kyunsis Telecommunications Molise € 750.000 20% Tabella 16: Totale dei progetti di Equity Crowdfunding lanciati tra il 2014 ed Giugno 2015. Tabella a cura dell’autore. * Classificazione dei settori secondo i GICS - Global Industry Classification Standard. 193 | P a g . Figura 29: Il mercato dell’Equity Crowdfunding in Italia. Grafico a cura dell’autore. Considerato il campione di sette progetti finanziati tra il 2014 ed Giugno 2015, la domanda di capitale di rischio è stata ampiamente soddisfatta, con una percentuale di overfounded pari al 2%. La crescente diffusione del fenomeno dell’equity crowdfunding è registrata nella media di investitori non professionali, o retail, che hanno preso parte alle operazioni di finanziamento, il numero medio di investitori non professionali è pari a 26 con un volume mediano di contribuzione di 290.000 euro, pari all’ 89% del capitale raccolto. Gli investitori professionali contribuiscono al restante 11% del capitale raccolto, con una presenza media dell’1,5%. La quota di capitale sociale offerta è mediamente pari al 55% dell’intero capitale della start-up, con una soglia di investimento minimo medio di euro 1.200 e una media di finanziamento per investitore pari a 18.000 euro. 194 | P a g . 195 | P a g . Dall’analisi ed il monitoraggio delle principal caratteristiche degli investimenti in equity crowdfunding è possibile tracciare un profilo medio dell’investimento, che sovrapposto al profilo medio dell’investimento in capitale di rischio di BA e VC ci permetterà di comprendere realmente quale sia il grado di complementarietà operativa intercorrente tra le due forme di finanziamento considerate. BA Crowdfunding 360.000 290.000* 21% 55% Seed Seed Lombardia Toscana, Lombardia Milano Firenze, Milano Settore ITC ITC ITC Forma giuridica Srl Srl Srl 19% 100% 3 Tra 1 e 3 Profilo Medio VC dell’Investimento Ammontare investito (€) 800.000 Quota acquisita (%) 30% Tipologia di investimento Start up Regione Lombardia Provincia Milano Start up innovative 20% Dipendenti 7 Tabella 17: Profilo medio dell’investimento: crowdfunding e investitori professionali. Schema di confronto. * Per l’equity crowdfunding l’ammontare investito è depurato dalla quota relativa agli investitori professionali. Sebbene l’indagine condotta non possa vantare risultati conclusivi ed esaustivi per la conformazione ancora in atto del fenomeno stesso, il confronto con gli operatori tradizionali del mercato del capitale di rischio conferma che i portali di crowdfunding stanno contribuendo fattivamente alla realizzazione di nuovi marketplace online, trasferendo gli schemi classici di investimento, da sempre svoltisi offline, in un environment diverso e fortemente dinamico, in grado di rivoluzionare il mercato dell’early stage. L’analisi dell’ammontare investito evidenzia che, nonostante un potere contrattuale fortemente sbilanciato verso la start up richiedente, la raccolta di finanziamenti dalla folla raggiunge volumi non molto distanti dal finanziamento medio degli investitori informali. Nonostante l’attuale normativa in materia di equity crowdfunding preveda che l’obiettivo di raccolta possa definirsi raggiunto solo ove il 5% almeno del capitale sia stato sottoscritto da un investitore professionale, allo stadio attuale tale previsione legislativa non ha 196 | P a g . condizionato l’esito dei progetti giunti con successo alla raccolta di capitali. Interessante è il confronto della quota di equity oggetto di deal, laddove gli investitori professionali raggiungono un acquired stake non superiore al 30% dell’intero capitale sociale, nel crowdfunding la quota offerta in media è pari al 55%, controvertendo il trend storico di forte reticenza all’ampliamento della compagine sociale. La capacità del crowdfunding di abbattere le barriere culturali è in larga parte da attribuire allo schema di finanziamento posto alla base del modello equity, la start-up che intende acquisire capitale tramite il crowdfunding acquisisce consapevolezza immediata circa la necessità di offrire quote di capitale sociale ad una ampia platea di soggetti. D’altronde, la stretta creditizia e l’allontanamento degli investitori professionali dal segmento seed hanno generato per lungo tempo minacce ed ostacoli tali da poter portare all’abbandono del progetto d’impresa, dunque, il ricorso al crowdfunding con un atteggiamento di ripiego ha probabilmente contribuito alla tanto attesa rivoluzione culturale del tessuto imprenditoriale nelle politiche di governance. Le dimensioni territoriali e settoriali sono completamente sovrapponibili per le tre tipologie di finanziamento considerate, con una leggera ma degna di nota propensione dell’equity crowdfunding ad una minore concentrazione geografica. La forma giuridica prevalente anche nel caso del finanziamento dal basso è la società a responsabilità limitata, ma, a differenza degli operatori tradizionali, le start up che possono accedere al finanziamento dal basso devono necessariamente qualificarsi come start-up innovative. La previsione legislativa, se per un verso allo stadio attuale limita l’accesso al finanziamento dalla folla ad una elevata percentuale di imprese esistenti, per un altro verso aumenta le probabilità di finanziamento delle imprese a vocazione tecnologica, normalmente contraddistinte da elevati tassi di rischio che riflettono la naturale incertezza dei processi di sperimentazione, fattori determinanti della selezione avversa cui questa tipologia di imprese sono maggiormente assoggettate. Inoltre, la previsione di una quota minima di investimento per operatori specializzati può elevare la soglia di efficienza nell’allocazione di risorse, aprendo nuovi canali comunicativi tra la domanda e l’offerta di capitale. La crescente propensione degli university spin-off al finanziamento dal basso rappresenta, ancora prima del suo completo rivelarsi, una valida possibilità per colmare l’inversione di preferenze dei BA e VC nel mercato dell’early stage rispetto a tali tipologie di imprese. Nonostante siano ancora numerose le zone d’ombra e le 197 | P a g . prospettive di indagine offerte dal fenomeno oggetto d’indagine, il progressivo grado di complementarietà sviluppato dal finanziamento dal basso nel mercato del capitale di rischio ha portato alla sua legittimazione tra le fonti di finanziamento disponibili per l’imprenditoria. Figura 30: Il crowdfunding nelle forme di finanziamento all’imprenditoria. Grafico a cura dell’autore. La costruzione di un sistema integrato di fonti di finanziamento permette l’arricchimento di tutti gli attori coinvolti. La prima evidente sinergia di questa maggiore integrazione di strumenti di finanziamento è rappresentata dall’effetto leva: poiché le risorse che si rendono disponibili per il finanziamento dal basso potrebbero non essere sufficienti a soddisfare la richiesta di capitali avanzata dalle nuove aziende, soprattutto in un’ottica di maggiore sviluppo del fenomeno, l’integrazione del risparmio della folla con le capacità di finanziamento degli investitori professionali gioverebbe alla creazione un sistema integrato di fonti di finanziamento in grado di supportare un numero più elevato di start up. Inoltre, il lancio di una campagna di crowdfunding rappresenta per le start-up una vetrina dedicata, i portali consentono di ampliare l’orizzonte delle opportunità disponibili sul mercato, portando a conoscenza degli investitori realtà altrimenti non raggiungibili. Gli investitori professionali potrebbero contribuire ad indirizzare le scelte di investimento della folla, accompagnando le start-up maggiormente 198 | P a g . predisposte e valenti verso una composizione più snella della struttura finanziaria grazie al concorso di diverse fonti di finanziamento. In definitiva, non è plausibile l’ipotesi di alternatività, i portali per dimensione operativa, normativa e modalità di finanziamento non possono sostituirsi agli investitori specializzati. La capacità dell’equity crowdfunding di intercettare il profilo medio delle imprese target nel mercato dell’early stage rappresenta una preziosa opportunità di procedere gradualmente verso una maggiore integrazione degli strumenti di finanziamento a disposizione delle imprese. 3.6 Il modello reward nel ciclo di vita dell’impresa Il crowdfunding nei modelli di finanziamento di progetti imprenditoriali non esaurisce la sua forza attrattiva nel modello equity, nonostante il processo di raccolta di capitale di rischio tramite la folla abbia triplicato i volumi di raccolti nel 2014, il reward crowdfunding permane il modello più noto e popolare al mondo. La forte diffusione della modalità reward è frutto essenzialmente della sua elevata versatilità, il lancio di una campagna in modalità reward consente al proponente di raggiungere simultaneamente diversi obiettivi, dalla raccolta di fondi per lo sviluppo di una idea progettuale, alla validazione commerciale del prodotto/servizio offerto. Il modello reward, a differenza del modello equity, non trova collocazione esclusivamente nei modelli di finanziamento all’imprenditoria, tuttavia, laddove la campagna sia finalizzata ad attrarre l’interesse delle folle per il lancio di un prodotto/servizio che soddisfi bisogni nascenti o latenti tramite la individuazione o la creazione di bacini di utenza, il crowdfunding configura un nuovo modello di sostegno per lo sviluppo o il rafforzamento di progetti imprenditoriali. Il riferimento è in tal caso al meccanismo di pre-vendita che il proponente/imprenditore può affiancare alla raccolta fondi, nel modello reward è infatti possibile rivolgersi alle folle per ottenere i fondi necessari al lancio di un nuovo prodotto/servizio offrendo come premio il prodotto stesso ad un prezzo inferiore rispetto al prezzo futuro di vendita. Il meccanismo di pre-ordinazione offre, dunque, una concreta possibilità di 199 | P a g . abbattere gran parte del rischio di mercato legato al lancio di nuovi prodotti, contraendo la fase di introduzione nel ciclo di vita del prodotto e riducendo significativamente il tasso di mortalità dello stesso grazie alla preventiva convalida della folla circa la capacità del prodotto di approcciare al mercato reale. Il lancio di una campagna di crowdfunding nella forma della pre-ordinazione consente, quindi, di unificare fasi idealmente distinte, l’approvviggionamento di risorse finanziarie e le strategie di marketing, testando preventivamente, tramite il supporto finanziario della folla, la fattibilità e la commerciabilità di un’idea. Il crowdfunding per il finanziamento all’imprenditoria può, quindi, essere suddiviso in due modelli principali: • PRE- ORDERING: Gli imprenditori invitano potenziali consumatori ad ordinare in anticipo il prodotto al fine di ottenere i capitali necessari al lancio dello stesso. • PROFIT SHARING: Gli imprenditori sollecitano gli individui al finanziamento di una iniziativa imprenditoriale in cambio di quote future di profitti garantite dall’acquisto di titoli rappresentativi del capitale sociale. Trattasi ovviamente di strumenti di finanziamento che sottendono specificità e caratteristiche differenti, tuttavia lecito è interrogarsi in quale misura ogni modello possa contribuire al lancio o allo sviluppo di iniziative imprenditoriali. Le modalità di finanziamento oggetto di indagine sottendono entrambe un arricchimento della funzione di utilità dei crowdfunders rispetto ai consumatori tradizionali, arricchimento derivante dalla dimensione partecipativa che incrementa i benefici percepiti dal finanziatore. La natura di tali benefici varia a sua volta in considerazione del modello adottato, nello schema del pre-ordine l’utilità del finanziatore si incrementa per effetto dell’esperienza di consumo associata al finanziamento, nel modello profit sharing l’esperienza di investimento incrementa la propensione del crowdfunder, normalmente estraneo alle logiche finanziarie di investimento, a contribuire alla nascita di una nuova realtà imprenditoriale. Se entrambe le forme di finanziamento assicurano una maggiore soddisfazione del crowdfunder per effetto di un diretto coinvolgimento nelle politiche imprenditoriali, riguardo i benefici 200 | P a g . estraibili dall’imprenditore il discrimine tra le due forme di finanziamento, secondo il modello sviluppato da Belleflamme, Lambert e Schwienbacher130, è rappresentato dall’entità dell’investimento richiesto. Il ricorso allo schema di pre-ordinazione permette all’imprenditore di attuare una discriminazione efficace di prezzo tra i crowdfunder che esprimono forte apprezzamento per il prodotto e per questo decidono di pre-ordinarlo, e coloro che invece intendono comunque sostenere la raccolta di finanziamento, ma non appaiono interessati all’acquisto del prodotto. L’imprenditore tramite il meccanismo delle ricompense previste nel caso del reward crowdfunding, potrà stabilire fasce di premi in grado di aumentare la disponibilità a pagare dei soggetti interessati ad acquistare per primi il prodotto, incrementando allo stesso tempo la raccolta grazie ai contributi dei consumatori che attenderanno il lancio del prodotto per realizzare la propria decisione di acquisto. Di conseguenza, l’imprenditore sarà in grado di segmentare i crowdfunders in due gruppi, un primo gruppo di contributori che si segnalano come finanziatori altamente remunerativi, la cui disponibilità a pagare è rafforzata dalla percezione di appartenere ad un gruppo esclusivo di primi consumatori, ed un secondo gruppo di finanziatori da cui estrarre unicamente l’apporto finanziario, almeno nel lasso temporale relativo alla campagna di crowdfunding. Il profitto estraibile dall’imprenditore tramite la pre-ordinazione è direttamente proporzionale alla individuazione di fasce di soggetti interessati all’acquisto in pre-vendita del prodotto, più ampio sarà il primo gruppo, maggiore sarà il profitto estraibile dall’imprenditore. Questa condizione risulta essere constatata sino al verificarsi di un vincolo di capitale richiesto, nella discriminazione di prezzo l’imprenditore è vincolato dal capitale di cui necessita, quindi, all’aumentare del capitale richiesto la discriminazione di prezzo praticata diverrebbe talmente significativa da indurre ad una politica di prezzo distorta che finirebbe per erodere i profitti per effetto di un numero di pre-ordini, necessari alla copertura di capitali, maggiori di quelli ottimali in grado di estrarre il maggior profitto per l’imprenditore. Si comprende, quindi, che la redditività di questa forma di finanziamento è inversamente proporzionale all’ammontare di capitale richiesto, in 130 Belleflamme, Paul and Lambert, Thomas and Schwienbacher, Armin, Crowdfunding: Tapping the Right Crowd (July9, 2013). Journal of Business Venturing, 2014, 29(5), 585-609; Core Discussion Paper No. 2011/32. 201 | P a g . quanto un vincolo elevato di capitale imporrebbe all’imprenditore un prezzo di prevendita che verrebbe ad essere interamente addebitato ai solo consumatori che scelgono il pre-ordine, l’effetto ultimo di tale scelta è la drastica erosione dell’utilità aggiuntiva percepita dal crowdfunder. Nel modello profit-sharing la natura dei contributi e delle compensazioni è differente, nel periodo di lancio della campagna la decisione di consumo non si sovrappone a quella di finanziamento, il crowdfunder non può scegliere in base alle proprie preferenze se pre-ordinare il prodotto o partecipare unicamente al finanziamento, egli è invitato all’apporto finanziario in cambio di una quota di capitale sociale. La decisione di acquisto interviene in un contesto differente e secondario, l’investimento è propedeutico al lancio dell’idea imprenditoriale, mentre la decisione di acquisto può essere maturata dal crowdfunder-azionista al momento di lancio del prodotto sul mercato. La diversa natura del meccanismo di finanziamento produce alcune implicazioni selettive, l’imprenditore nel modello profit-sharing non potrà applicare alcuna discriminazione di prezzo e non potrà segmentare la folla per individuare i consumatori altamente remunerativi. La potenziale perdita di profitto è però bilanciata dalle preferenze degli investitori, difatti, laddove l’esperienza di consumo è influenzata dai gusti personali del crowdfunder, l’esperienza di investimento e la prospettiva di una futura remunerazione sono conformi a tutti i potenziali investitori. Nel modello del preordine l’utilità derivante dalla esperienza di consumo si somma all’utilità derivante dall’esperienza di investimento, questo processo addizionale non si osserva invece nel modello del profit-sharing in quanto gli investitori non professionali appaiono eterogenei rispetto ai benefici derivanti dall’acquisto di un prodotto prima del suo lancio ufficiale sul mercato, ma omogenei rispetto ai benefici derivanti dall’investimento. La varianza dei benefici attesi dall’investimento dipenderà in larga parte dalla valutazione del progetto imprenditoriale da parte del crowdfunders, ma sarà oggettivamente influenzata in misura inferiore dalle preferenze di consumo dello stesso, ne deriva una maggiore facilità per l’imprenditore nel catturare questo valore aggiunto considerato che il valore attribuito dalla folla all’investimento non è compromesso dalle dimensioni del requisito patrimoniale, ovvero dall’ammontare di capitale richiesto. 202 | P a g . Il modello del profit sharing, o equivalentemente dell’equity crowdfunding, appare dunque maggiormente indicato per la raccolta di elevati livelli di capitali, necessari solitamente nelle fasi di avvio dell’attività imprenditoriale. Contrariamente il reward based crowdfunding nella modalità di pre-ordinazione, soggiacendo maggiormente a logiche di discriminazione del prezzo, si configura come un modello di finanziamento alternativo ai canali tradizionali in fasi immediatamente successive a quelle di introduzione dell’impresa nel contesto di riferimento. In particolare, una campagna di crowdfunding in modalità reward accompagnata dal meccanismo di pre-ordinazione risponde maggiormente alle esigenze di lancio, commercializzazione o rivitalizzazione di prodotti, essendo il crowdfunding in grado di funzionare come catalizzatore di interesse di nicchie di mercato o di target i cui bisogni non sono stati ancora o non adeguatamente soddisfatti dall’offerta, esso rappresenta un valido strumento per testare il gradimento di un prodotto/servizio da parte dei consumatori sul potenziale mercato di sbocco. Le implicazioni di tali potenzialità possono servire trasversalmente l’intera popolazione di imprese, le imprese consolidate potranno, tramite la crowd, testare le proprie idee di mercato preventivamente, accogliendo gli indirizzi della folla e riducendo notevolmente i costi di adeguamento del prodotto al mercato di riferimento. Scenari più interessanti si aprono invece per le imprese giovani o di piccole dimensioni, quest’ultime essendo tradizionalmente dotate di minori risorse finanziarie e contraddistinte da un raggio d’azione limitato all’area geografica in cui operano, potranno incrementare le proprie capacità di sviluppo e sopravvivenza nel mercato di riferimento approcciando al crowdfunding come una valida alternativa per agganciare possibili mercati e target di consumatori, nonché intessere relazioni commerciali e finanziarie che contribuiscono alla costruzione di un ecosistema sano per la sopravvivenza dell'impresa stessa. Nel modello elaborato da Belleflamme, Lambert e Schwienbacher le modalità del profit sharing e della pre-ordinazione sono poste in contrapposizione e, in un’ottica razionale, la presentazione alla crowd di un nuovo trinomio prodotto-tecnologiafunzione d’uso segue la costituzione di un’impresa o, quantomeno, presume una realtà già esistente che si faccia carico del lancio del prodotto. Contrariamente nella 203 | P a g . realtà il modello reward ha consentito il lancio negli ultimi anni di numerosi prodotti ad alto valore tecnologico e sperimentale, cui è seguita la nascita di nuove imprese innovative. L’approccio disintermediato, la dimensione emozionale e la facilità di interazione con la folla ha permesso a numerosi giovani progettisti, soprattutto nel campo del design e delle nuove tecnologie, di esprimere, condividere e realizzare tramite il supporto della folla le proprie opere d’ingegno, bypassando il passaggio critico del seed stage financing. Emblematico è in tal senso il caso di Pebble131, uno smartwatch digitale a cristalli liquidi ideato da Eric Migicovsky, CEO e fondatore della Pebble Technology Corporation con sede nella Silicon Valley. Il progetto, inizialmente sottoposto all’attenzione di diversi Venture Capital, approda su Kickstarter nel 2012 con un target di finanziamento pari a 100.000$, in poche ore il target d’offerta viene superato e la campagna si conclude con la partecipazione di 78mila backers, di cui 68mila interessati all’acquisto del prodotto in prevendita, che portano alla luce il progetto con un’offerta di capitale di oltre 20 milioni di dollari. Il caso Pebble e numerosi casi italiani di successo132 rivelano come il crowdfunding possa fattivamente supportare progetti di grande spessore, contribuendo inoltre alla mitigazione delle asimmetrie informative ed in particolare del fenomeno della selezione avversa che colpisce maggiormente i progetti ad alto potenziale di sviluppo, costringendo spesso il team all’abbandono del progetto per mancanza di prospettive di finanziamento. I Venture Capital cui venne offerto il progetto Pebble mostrarono rilevanti perplessità sul gradimento dei consumatori e sulla difficoltà di posizionamento nel settore dell’hardware development, l’intervento della folla ha nel caso di Pebble non solo chiaramente smentito le perplessità degli investitori professionali, ma ha anche promosso una maggiore visibilità della tecnologia proposta dalla Pebble nel mercato, garantendo alla start up un ulteriore finanziamento da parte dell’acceleratore americano Y Combinator, specializzato nel supporto di compagnie hi-tech133. 131 https://www.kickstarter.com/projects/597507018/pebble-e-paper-watch-for-iphone-andandroid 132 I progetti italiani di successo lanciati in modalità reward hanno registrato importanti percentuali di overfound: Hydro Jacket 124% - La Fenice 309% - FabTotum 1000% - GinkGo 458% - YouAreU 104% - Sails of glory 923%. 133 https://y-combinator.silk.co/page/Pebble-Technology 204 | P a g . 3.7 Il quadro normativo dell’equity crowdfunding in Italia La normativa italiana in materia di equity crowdfunding trova la sua genesi nel “Decreto Crescita 2.0”, denominato anche “Decreto Sviluppo bis”, approvato e convertito in legge il 17 dicembre 2012134. Il Decreto si colloca all’interno di un percorso di leggi e provvedimenti previsti dall’ “Agenda per la crescita sostenibile” dell’allora Governo Monti, che, attraverso un’apposita task force costituita presso il Ministero dello Sviluppo Economico, era diretta all’individuazione di proposte strumentali alla creazione e alla incentivazione di un ecosistema imprenditoriale favorevole alla nascita e alla crescita delle start-up. Intervenendo sulla semplificazione delle procedure di iscrizione al Registro delle Imprese, riducendo gli oneri, prevedendo una disciplina specifica dei rapporti di lavoro, snellendo i profili di diritto societario e fallimentare in tema di imprese di nuova costituzione e predisponendo incentivi fiscali per gli investimenti in start-up e per gli incubatori, la norma primaria ha predisposto una serie di strumenti diretti a stimolare lo sviluppo del tessuto imprenditoriale per rilanciare la crescita del Paese. Il Decreto mira alla creazione, nel panorama legislativo italiano, di un unico quadro di riferimento nazionale coerente con il complesso fenomeno delle start-up, auspicando, tramite la creazione di un sistema integrato di attori, alla crescita dei livelli occupazionali, all’attrazione di talenti e capitali dall’estero e alla creazione di sinergie tra il tessuto imprenditoriale e le istituzioni in grado di ridurre il grado di intervento diretto dello Stato. Con specifico riferimento al Crowdfunding, data la scarsità di canali per la raccolta fondi da parte dei soggetti imprenditoriali di nuova costituzione, caratterizzati da uno specifico profilo rischio/rendimento, che incorpora un alto tasso di mortalità ma anche la possibilità di ritorni elevati in caso di successo di iniziative basate su prodotti e tecnologie innovativi, il Decreto interviene sul tema del capitale di rischio con l’art. 30 recante le norme in materia di “Raccolta di capitali di rischio tramite 134 LEGGE 17 dicembre 2012, n. 221. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese. Gazzetta Ufficiale n.249 del 18-12-2012, Suppl. Ordinario n.208. 205 | P a g . portali on-line ed altri interventi di sostegno per le start-up innovative” e contenuto nella sezione relativa alle “Misure per la nascita e lo sviluppo delle imprese start-up innovative”. In sintesi, l’art.30 del Decreto interviene sulla disciplina dell’equity crowdfunding approntando una serie di modifiche al Testo Unico della Finanza (TUF) necessarie all’inquadramento giuridico ed operativo del fenomeno nella legislazione italiana. Di seguito le modifiche previste: • Introduzione della definizione di “portale per la raccolta di capitale” tramite piattaforme on-line (art. 5-novies del TUF) e di “start-up innovative” (art. 5decies del TUF). Il portale per la raccolta di capitale è definito come “«una piattaforma online che abbia come finalità esclusiva la facilitazione della raccolta di capitale di rischio da parte delle start-up innovative, comprese le start-up a vocazione sociale. • Introduzione del capo intitolato alla “gestione di portali per la raccolta di capitali di start-up innovative” collocato nell’ambito della disciplina sulla gestione collettiva del risparmio, Parte II, Titolo III, Capo III-quarter, nuovo art. 50-quinquies del TUF; A norma dell’art. 50 –quinquies «è gestore di portali il soggetto che esercita professionalmente il servizio di gestione di portali per la raccolta di capitali per le start-up innovative; l'attività di gestione di portali per la raccolta di capitali per le start-up innovative è riservata alle imprese di investimento e alle banche autorizzate ai relativi servizi di investimento nonché ai soggetti iscritti in un apposito registro tenuto dalla Consob, a condizione che questi ultimi trasmettano gli ordini riguardanti la sottoscrizione e la compravendita di strumenti finanziari rappresentativi di capitale esclusivamente a banche e imprese di investimento» • Introduzione di una disciplina speciale delle “offerte attraverso portali per la raccolta di capitali” nell’ambito della disciplina sull’appello al pubblico risparmio, Parte IV, Titolo II, Capo I, sez. III, nuovo art. 100- ter del TUF; • L’adeguamento della disciplina sanzionatoria di cui all’art.190 del TUF. 206 | P a g . L’obiettivo del legislatore è la creazione di un “ambiente” ritenuto affidabile dai soggetti coinvolgi e in particolare dagli investitori non professionali, a tal fine, il Decreto delega alla Consob la disciplina di alcuni aspetti legati alla raccolta di capitali tramite portali on-line. Con riferimento all’attività di gestione dei portali per la raccolta di capitali, il Decreto dispone una riserva soggettiva per le imprese di investimento e le banche autorizzate ai relativi servizi di investimento. Abilitati a svolgere l’attività di raccolta possono essere solo i soggetti regolarmente iscritti in un apposito registro a cura dell’Autorità di Vigilanza, a condizione però, ove non si tratti di banche d’affari, che gli ordini di sottoscrizione e compravendita di strumenti finanziari rappresentativi di capitali, siano trasmessi a banche e imprese di investimento. Ai fini dell'iscrizione nel registro, il Decreto demanda alla Consob la definizione dei requisiti di onorabilità per coloro che detengono il controllo, e di onorabilità e professionalità per coloro che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo. Inoltre, è espressamente disposto che ai soggetti iscritti in tale registro non si applichino le disposizioni in materia di svolgimento di servizi di investimento, nonché di promozione e collocamento a distanza di strumenti finanziari. In ordine alle nuove previsioni del TUF, la Consob è inoltre chiamata a definire i principi e criteri relativi alla formazione del registro, le relative forme di pubblicità, eventuali condizioni di iscrizione nel registro, cause di sospensione, radiazione e riammissione, eventuali cause di incompatibilità e regole di condotta che i gestori devono rispettare nel rapporto con gli investitori, prevedendo un regime semplificato per gli investitori non professionali. Infine, il nuovo art. 50quinquies del TUF attribuisce alla Consob la vigilanza sui gestori dei portali, che a tal fine può chiedere comunicazione di dati e notizie, nonché trasmissione di atti e documenti, fissando termini e ispezioni ove necessarie. Riguardo alla disciplina delle offerte al pubblico condotte esclusivamente attraverso uno o più portali, il Decreto delega alla Consob la definizione delle disciplina applicabile a tali offerte al fine di: i. Assicurare la sottoscrizione da parte di “investitori professionali, o particolari categorie di investitori” dalla stessa individuate, di una quota degli strumenti finanziaria offerti, quando l’offerta non sia riservata esclusivamente a clienti professionali. 207 | P a g . ii. Tutelare gli investitori diversi dai clienti professionali, nel caso in cui i soci di controllo della start-up innovativa cedano le proprie partecipazioni a terzi successivamente all’offerta on-line. Le disposizioni della sezione IX del Decreto sono “dirette a favorire la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico, la imprenditorialità e l’occupazione, in particolare giovanile, con riguardo alle start-up innovative” prevedendo contestualmente lo sviluppo di una nuova cultura imprenditoriale in grado di garantire mobilità e attrazione in Italia di talenti e capitali, grazie anche all’intervento di incubatori certificati. L’art. 25 della IX sezione individua le caratteristiche e le specifiche delle start-up innovative e degli incubatori d’impresa. Ai fini del Decreto, l’incubatore di start-up innovative certificato, è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia, che offre servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di start-up. I requisiti135 individuati dal Decreto e regolarmente certificati dal legale rappresentante dell’incubatore, assicurano che lo stesso sia fornito di adeguata e comprovata esperienza, anche a livello infrastrutturale, per l’accoglienza ed il sostegno necessario alla nascita e allo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali. 3.7.1 Le start-up innovative Nel complessivo disegno del legislatore, l’equity crowdfunding rappresenta uno strumento in grado di favorire lo sviluppo delle start-up innovative attraverso regole e modalità di finanziamento in grado di sfruttare le potenzialità di internet. Ai fini del Decreto, la start-up innovativa è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione. Possono 135 Decreto Crescita 2.0 - Sezione IX MISURE PER LA NASCITA E LO SVILUPPO DI IMPRESE START-UP INNOVATIVE. Art. 25, Start-up innovativa e incubatore certificato: finalita', definizione e pubblicita'. 208 | P a g . qualificarsi start-up innovative ai fini del Decreto, le imprese in possesso dei seguenti requisiti136: a) La maggioranza delle quote o azioni rappresentative del capitale sociale e dei diritti di voto sono detenute da persone fisiche; b) È costituita e svolge attività d’impresa da non più di 48 mesi; c) Ha la sede dei propri interessi ed affari in Italia; d) A partire dal secondo anno di attività della start-up innovativa, il totale del valore della produzione annua, così come risultante dall’ultimo bilancio approvato entro mesi sei dalla chiusura dell’esercizio, non è superiore ai 5 milioni di euro; e) Non distribuisce, e non ha distribuito, utili; f) Ha, quale oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico; g) Non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo d’azienda. Inoltre la start-up è qualificabile come innovativa se in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti: - Le spese in ricerca e sviluppo sono uguali o superiori al 20 per cento del maggior valore fra costo e valore totale della produzione della start-up innovativa. Dal computo per le spese in R&S sono escluse le spese di acquisto e locazione di bene immobili, sono invece da annoverarsi tra le spese di R&S: le spese relative allo sviluppo precompetitivo e competitivo, quali sperimentazione, prototipazione e sviluppo del business plan, le spese relative ai servizi di incubazione forniti da incubatori certificati, i costi lordi di personale interno e consulenti esterni impiegati nelle attività di ricerca e sviluppo, inclusi soci ed amministratori, le spese legali per la registrazione e protezione di proprietà intellettuale, termini e licenze d'uso. Le spese di R&S risultano dall’ultimo bilancio approvato, in assenza di bilancio nel primo anno 136 Decreto Crescita 2.0 - Sezione IX MISURE PER LA NASCITA E LO SVILUPPO DI IMPRESE START-UP INNOVATIVE. Art. 25, Start-up innovativa e incubatore certificato: finalita', definizione e pubblicita'. 209 | P a g . di vita della start-up, la loro effettuazione è assunta tramite dichiarazione sottoscritta del legale rappresentante. - Impiego come dipendenti e collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un’università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all'estero. - Sia titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale direttamente afferenti all'oggetto sociale e all’attività di impresa. Il regime previsto per le start-up innovative si applica anche alle start-up innovative a vocazione sociale che possiedono i medesimi requisiti richiesti dal Decreto, ma operano in settori specifici137 che la legislazione italiana considera di particolare rilevanza e valenza sociale. Esigenze di pubblicità, controllo e monitoraggio dell’impatto delle nuova normativa hanno portato alla istituzione di una sezione speciale del Registro delle Imprese, sezione in cui sono iscritte tutte le start-up innovative così come definite dal Decreto in esame. L’iscrizione alla sezione speciale è attestata mediante apposita autocertificazione prodotta dal legale rappresentante, le informazioni andranno aggiornate con scadenza almeno semestrale per la verifica del possesso dei requisiti richiesti, pena la cancellazione d’ufficio dalla sezione speciale, entro 60 giorni dalla perdita degli stessi. Dal momento di iscrizione nella sezione speciale del registro, essa gode di una disciplina di favore finalizzata a promuovere lo sviluppo e la nascita delle start-up innovative. In materia di ripianamento delle perdite, in deroga agli arti 2446 e 2482-bis del Codice Civile, 137 Una impresa è a vocazione sociale se opera nei settori individuati dalla disciplina dell’impresa sociale. I settori individuati sono quelli dell’assistenza sociale; dell’assistenza sanitaria; dell’educazione, istruzione e formazione; della tutela dell'ambiente e dell'ecosistema; della raccolta dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi; della valorizzazione del patrimonio culturale; del turismo sociale; della formazione universitaria e post-universitaria; della ricerca ed erogazione di servizi culturali; della formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica ed al successo scolastico e formativo. 210 | P a g . allorquando la start-up dovesse registrare una perdita che riduca il capitale sociale oltre un terzo, alla start-up innovativa è consentita la riduzione di capitale entro due esercizi, anziché entro l’esercizio successivo. L’atto costitutivo della start-up in forma di società a responsabilità limitata può creare categorie di quote fornite di diritti diversi, nonché categorie di quote che non attribuiscono diritti di voto o che attribuiscono al socio diritti di voto in misura non proporzionale alla partecipazione da questi detenuta ovvero diritti di voto limitati a particolari argomenti o subordinati al verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative. In deroga all’art. 2468, comma primo, del codice civile, le quote di partecipazione in start-up innovative costituite in forma di Srl possono costituire oggetto di offerta al pubblico di prodotti finanziari, anche attraverso i portali di equity crowdfunding. Non vige nei confronti delle start-up costituite in forma di Srl il divieto di “operazioni su partecipazioni proprie” previste ex. art. 2474 c.c., quando tali operazioni prevedano l’assegnazione di quote di partecipazione a dipendenti, collaboratori, componenti dell’organo amministrativo o prestatori di opere e servizi, anche professionali. Le start-up innovative e incubatori certificati costituti in forma di Srl, a seguito dell'apporto da parte dei soci o di terzi anche di opera o servizi, possono altresì emettere strumenti finanziari (analogamente a quanto previsto nell’art. 2346 codice civile per le Spa) forniti di diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi, escluso il voto nelle decisioni dei soci ai sensi degli articoli 2479 e 2479-bis del codice civile. Sotto il profilo lavoristico, il Decreto introduce importanti novità per le start-up, anzitutto nel caso i cui l’impresa conceda stock option o altri strumenti finanziari o diritti similari ai propri amministratori, dipendenti e collaboratori continuativi, il reddito così conseguitò non costituisce base imponibile ai fini fiscali e contributivi, a condizione che tali strumenti non rientrino nella compagine azionaria fondatrice. È prevista, inoltre, anche l’esenzione da imposizione sul reddito, per le azioni, quote e strumenti finanziari partecipativi emessi a fronte dell’apporto di opere e servizi resi in favore di start-up innovative o di incubatori certificati, ovvero di crediti maturati a seguito della prestazione di opere e servizi, ivi inclusi quelli professionali, resi nei confronti degli stessi, al momento della loro emissione o al momento in cui è operata la compensazione che tiene luogo del pagamento (art.27, comma 4). Le start-up innovative godono inoltre di un canale preferenziale per l’accesso al credito di imposta previsto dall’articolo 24 del Decreto 211 | P a g . Legge 22 giugno 2012, n. 83 per un massimo del 35% del costo totale delle nuove assunzioni di profilo altamente qualificato. L’art. 29 introduce specifiche agevolazioni fiscali per i soggetti che optano per l’impiego di capitali propri in start-up innovative, in particolare, nel triennio 2012015 è consentito: - Alle persone fisiche, di detrarre dall’imposta lorda sul reddito (IRPEF) un importo pari al 19% della somma investita nel capitale sociale di una o più start-up innovative, fino ad un massimo di € 500.000 per ciascun periodo d’imposta, sempreché l’investimento sia mantenuto per almeno due anni; - Alle persone giuridiche diverse dalle start-up innovative, di dedurre dall’imposta sul reddito delle società (IRES) un importo pari al 20% della somma investita nel capitale sociale di una o più start-up innovative, fino ad un massimo di € 1.800.000 per ciascun periodo d’imposta, purché l’investimento sia mantenuto per almeno due anni. Le percentuali delle detrazioni e delle deduzioni indicate sono aumentate per le start-up a vocazione sociale e per le start-up che sviluppano o commercializzano esclusivamente prodotti o servizi ad alto valore tecnologico nel settore energetico: dal 19% al 25% per la detrazione e dal 20% al 27 per la deduzione d’imposta. Sul versante fallimentare, secondo quanto previsto dall’art.31 del Decreto, la start-up innovativo non può essere soggetta a procedure concorsuali con l’eccezione di procedimenti di composizione della crisi da sovra-indebitamento e di liquidazione patrimoniale previsti dal Capo II della L.27 Gennaio 2012, che prevede la mera suddivisione del patrimonio tra i creditori insoddisfatti, non contemplando la perdita di capacità dell’imprenditore. Tuttavia, il Decreto precisa che l’esclusione dall’assoggettamento alle procedure concorsuali è chiaramente condizionata alla conservazione dei requisiti richiesti per le start-up, ove tali requisiti vengano a mancare nel termine quadriennale previsto dal legislatore, la deroga non è applicabile. Dal tenore della norma, chiaro è l’intento del legislatore di sottrarre le start-up innovative alle procedure concorsuali in senso stretto, ammettendo l’assoggettamento di tali imprese solo alla disciplina della crisi da sovra indebitamento, applicabile solo a coloro che non sono soggetti alle procedure 212 | P a g . fallimentari a norma dell’art. 1 della L.F. Infine l’art. 30 del Decreto Crescita Bis, ai commi 6,7 e 8 prevede che le start-up innovative possano usufruire gratuitamente e in modalità semplificata del Fondo centrale di Garanzia138 per le piccole e medie imprese, a condizione di favore in termini di coperatura e di importo massimo garantito. A fine marzo 2015 il numero di start-up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese è pari a 3.711139, con un aumento di 532 unità (+16%) rispetto alla fine di Dicembre. Il 25 gennaio 2015 è entrato in vigore il Decreto Legge n.3, anche denominato “Fiscal Compact”, che ha introdotto nell’ordinamento giuridico un nuovo di tipo di società: la Piccola Media Impresa Innovativa. La PMI Innovativa è disciplinata per estensione ed integrazione con le preesistenti norme del Decreto Crescita 2.0, ha dunque possibilità di accedere alla raccolta di capitali nella modalità equity, gode dei benefici fiscali e contributivi previsti dal precedente Decreto, seppure alcune divergenze sono riscontrabili in ordine ai criteri opzionali per rilevare il carattere di innovazione, ai criteri di delimitazioni dell’oggetto sociale e agli attributi dimensionali. L’intervento normativo in materia di nazionalità ha ampliato i confini geografici, non solo per le PMI, ma anche per le start-up innovative. Mentre nel testo previgente le start-up dovevano qualificarsi come società di diritto italiano, nel testo attuale non vi è limitazione di nazionalità, che viene sostituita dal requisito di residenza. La start up o la PMI innovativa, società di capitali in forma di spa o srl, può avere nazionalità estera purché sia residente in uno degli Stati Membri dell’UE o residente in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio Economico Europeo (EESA) con una sede produttiva o una filiale in Italia. 138 Il Fondo centrale di Garanzia, istituito dalla Legge del 23 dicembre 1996. n. 662, art. 2, comma 100, opera allo scopo di assicurare una parziale assicurazione ai crediti concessi dagli istituti di credito a favore delle PMI. 139 Camere di Commercio d’Italia – Report con dati strutturali, 1° trimestre 2015, start-up innovative. 213 | P a g . REQUISITI Società di capitali, costituita anche in forma cooperativa Non quotata Start-up innovative (art.25, commi 2 e 3, DL 197/2012) SI PMI Innovative (art.4, comma 1, DL 3/2015) SI SI Si, ma può quotarsi su una piattaforma multilaterale di negoziazione SI Residente in Italia o in un Paese UE Delimitazioni temporali SI Delimitazioni dimensionali Meno di 5 milioni di fatturato annuo Divieto di distribuzione degli utili Delimitazione dell’oggetto sociale SI Criteri opzionali per rilevare il carattere di innovazione tecnologica Nuova o attiva da meno di 5 anni Non vi sono delimitazioni temporali, ma la società deve essere in possesso di almeno un bilancio certificato, quindi non può trattarsi di imprese di nuova costituzione Ai sensi della raccomandazione CE 361 del 2003 la società deve avere meno di 250 dipendenti, fatturato annuo inferiore a 50 ml, attivo patrimoniale inferiore a 43 milioni NO Deve afferire alla produzione, NO sviluppo e commercializzazione di beni o servizi innovativi ad alto valore tecnologico Almeno 1 su 3: Almeno 2 su 3: - 15% del maggiore tra - 3% del maggiore tra costi e valore totale costi e valore totale della produzione della produzione dovrà riguardare riguarda attività di attività di R&S. ricerca e sviluppo. - Team formato per 2/3 - Team formato per 1/3 da personale in da personale in possesso di laurea possesso di laurea magistrale, oppure magistrale, oppure per 1/3 di dottorandi, per 1/5 di dottorandi, dottori di ricerca o dottori di ricerca o laureati con almeno 3 laureati con almeno 3 anni in attività di anni in attività di ricerca certificata. ricerca certificata. - Depositaria o - Depositaria o licenziataria di licenziataria di privativa industriali, o privativa industriali, o titolare di software titolare di software registrato. registrato. Tabella 18: Start up e PMI innovative. Schema di confronto. Tabella a cura dell’autore. Fonte: http://startup.registroimprese.it/confronto.html 214 | P a g . 3.7.2 Il regolamento Consob n.18592/2013 Il Decreto Crescita Bis ha affidato alla Consob il compito di emanare una disciplina secondaria finalizzata alla tutela degli investitori non professionali e alla vigilanza sugli operatori, ossia le piattaforme, presenti sul mercato. Ai fini dell’emanazione di tale regolamentazione la Consob ha adottato una metodologia in linea con le migliori prassi di better regulation, stimolando la più ampia collaborazione tra la platea di soggetti potenzialmente interessati al fenomeno con una consultazione che contemplava un apposito questionario suddiviso in quattro sezioni, ognuna delle quali riferita ai diversi destinatari della disciplina (gestori potenziali, investitori professionali, investitori retail e start-up innovative). A valle di tale consultazione, il 26 giungo 2013 viene adottato dalla Consob il “Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio da parte di start-up innovative tramite portali on-line140”, con il quale l’Italia stabilisce il primato normativo a livello internazionale nella regolamentazione dell’equity crowdfunding. Suddetto regolamento è diviso in tre sezioni, mentre nella prima sezione vengono fornite le definizioni degli attori coinvolti e degli strumenti finanziari oggetto delle raccolte di capitale, nella seconda parte del documento, il regolamento introduce gli aspetti normativi riguardanti il registro dei portali e la disciplina dei gestori. La gestione dei portali per la raccolta on-line di capitale di rischio emesso dalle start-up innovative è riservata a due categorie di soggetti: I soggetti autorizzati dalla Consob e iscritti nella sezione ordinaria presso l’apposito registro tenuto dalla medesima Autorità; Le banche e le imprese di investimento (SIM) già autorizzate alla presentazione di servizi di investimento che hanno comunicato alla Consob lo svolgimento della gestione di portali di equity crowdfunding, annotate nella sezione speciale del registro istituito dall’Autorità. Ai gestori di portali iscritti nella sezione ordinaria del registro si applica una disciplina meno rigorosa rispetto a quella dettata per gli intermediari tradizionali presso cui abitualmente i risparmiatori effettuano i propri investimenti, tuttavia i 140 http://www.consob.it/main/documenti/bollettino2013/d18592.htm 215 | P a g . gestori ordinari non possono detenere somme di danaro di pertinenza degli investitori né eseguire direttamente gli ordini per la sottoscrizione di strumenti finanziari offerti sui propri portali, dovendoli, a tal fine, trasferire esclusivamente a banche d’investimento i SIM. Inoltre, i gestori diversi dagli istituti finanziari non possono in alcun modo svolgere consulenza finanziaria nei confronti degli investitori. Le banche e le SIM non necessitano di una specifica autorizzazione da parte della Consob per la gestione del portale in quanto già autorizzate alla prestazione di servizi d’investimento, esse vengono semplicemente annotate nella sezione speciale del registro dei portali previa comunicazione all’Autorità competente. In tal caso al rapporto tra portale ed investitori si applicano le comuni regole in materia di servizi d’investimento, dunque, banche e SIM possono integralmente gestire il processo di raccolta di capitali, ma non godono della esenzione dalla disciplina di derivazione MiFID per gli ordini al di sotto delle soglie stabilite dal Regolamento. Ai fini dell’iscrizione nel registro la Consob verifica il possesso dei requisiti di professionalità e di onorabilità per ciascuno dei soggetti chiamati a svolgere funzioni di amministrazione, direzione e controllo. In particolare, l’art. 8 del Regolamento elenca i requisiti di onorabilità dei soggetti che detengono il controllo (non trovarsi in condizione di interdizione, inabilitazione, non aver ricevuto condanne a pene detentive, ecc.), mentre l’art.9 individua nei requisiti di onorabilità e professionalità dei soggetti amministratori nella comprovata esperienza nell’attività di amministrazione o controllo e nell’aver svolto attività professionali attinenti al settore creditizio, finanziario e mobiliare. La detenzione di tali requisiti ed il loro mantenimento per l’intera durata dello svolgimento dell’attività di intermediazione costituiscono condizioni essenziali per la iscrizione dei gestori nel registro istituito dalla Consob, la mancanza o la decadenza da tali requisiti prevede la cancellazione del gestore dal registro se gli stessi non sono ricostituiti entro il termine massimo di due mesi. La Consob esercita attività di vigilanza sui gestori iscritti al registro, potendo richiedere dati, notizie e documenti per l’accertamento di presunte violazioni. La sussistenza di norme procedurali ed operative difformi da quelle stabilite dal Regolamento possono comportare sospensione o radiazione dal registro, oltre l’irrogazione di sanzioni pecuniarie141. 141 Titolo IV - Provvedimenti sanzionatori e cautelari. Art. 22 Provvedimenti cautelari Art. 23 - Sanzioni. 216 | P a g . Al fine di garantire affidabilità e qualità del servizio di intermediazione, il Regolamento nella Parte II, Titolo III, individua e dispone una serie di regole di condotta per i gestori dei portali. Tra gli obblighi a carico dei gestori: - Operare con diligenza, correttezza e trasparenza; - Rendere disponibili agli investitori, in maniera dettagliata, corretta, chiara, non fuorviante e senza omissioni, tutte le informazioni riguardanti l’offerta che sono fornite dall’emittente; - Richiamare l’attenzione degli investitori diversi dagli investitori professionali sull’opportunità che gli investimenti in attività finanziarie ad alto rischio siano adeguatamente rapportati alle proprie disponibilità finanziarie ed astenersi dalla prestazione di consulenza finanziaria per influenzare l’andamento delle adesioni alle offerte; - Assicurare che le informazioni fornite tramite il portale siano aggiornate, accessibili almeno per dodici mesi successivi alla chiusura delle offerte e rese disponibili agli interessati che ne facciano richiesta per un periodo di cinque anni dalla data di chiusura dell’offerta; - Assicurare agli investitori diversi dagli investitori professionali il diritto di recedere dall’ordine di adesione, senza il sostenimento di alcuna spesa, tramite comunicazione rivolta al gestore medesimo, entro sette giorni decorrenti dalla data dell’ordine. Il gestore è altresì obbligato a pubblicare un documento di offerta per ogni emissione, non approvato dalla Consob, ma redatto secondo un modello predisposto ed allegato al Regolamento, con lo scopo di informare gli investitori adeguatamente e dettagliatamente su ogni singola offerta. Il modello conterrà obbligatoriamente: - Le informazioni sulle modalità di esercizio del diritto di revoca; - Gli elementi identificativi delle banche o delle imprese di investimento che curano il perfezionamento degli ordini, nonché gli estremi del conto corrente vincolato della società emittente; - Modalità operative e temporali attraverso cui verranno fornite le informazioni sullo stato delle adesione, l’ammontare sottoscritto ed il numero di aderenti; - Le informazioni riportate nell’allegato 3 del Regolamento dirette a disporre, per ogni emissione presente sul portate, la descrizione dei rischi specifici 217 | P a g . dell’emittente e dell’offerta, la descrizione degli strumenti oggetto d’offerta e tutte le informazioni riguardanti l’assetto manageriale e amministrativo e azionario dell’emittente. Nel dettaglio le informazioni relative alla società emittente andranno rese note tramite la pubblicazione di progetti industriali, visure camerali, business plan, curriculum vitae degli amministratori e del team, diritti connessi agli strumenti finanziari oggetto d’offerta, descrizione delle clausole predisposte con riferimento alle ipotesi in cui i soci di controllo cedano le proprie partecipazioni a terzi successivamente all’offerta, mentre con specifico riferimento alla raccolta di capitale di rischio on-line andranno specificate le seguenti condizioni: - Condizioni generali dell’offerta, ivi inclusa l’indicazione dei destinatari, di eventuali clausole di efficacia e di revocabilità delle adesioni; - Informazioni sulla quota eventualmente già sottoscritta da parte degli investitori professionali; - Indicazione di eventuali costi o commissioni posti a carico dell’investitore; - Informazioni in merito alle modalità di restituzione dei fondi nei casi di legittimo esercizio dei diritti di recesso o di revoca, nonché nel caso di mancato perfezionamento dell’offerta; - Termini e condizioni per il pagamento e l’assegnazione/consegna degli strumenti finanziari sottoscritti; in particolare, l’investitore deve comprendere se sta aderendo ad un’offerta "tutto o niente" perché in questo caso, se non è raggiunto il 100% delle adesioni (di cui il 5% da parte di investitori professionali), l’offerta decade ed il danaro versato per la sottoscrizione degli strumenti finanziari nel conto indisponibile andrà restituito agli investitori. Diverso è il caso delle c.d. "offerte scindibili" che vanno a buon fine a prescindere dalle somme raccolte. - Informazioni sui conflitti di interesse connessi all’offerta, ivi inclusi quelli derivanti dai rapporti intercorrenti tra l’emittente e il gestore del portale; - Informazioni sullo svolgimento da parte dell’emittente di offerte aventi il medesimo oggetto su altri portali. 218 | P a g . Riguardo la disciplina delle offerte tramite portali, il TUF ed il Regolamento adottato dalla Consob stabiliscono che tali offerte non possono superare la somma di 5 milioni di euro, e possono avere ad oggetto solo l’offerta di titoli rappresentativi di quote di capitale sociale, escludendo di fatto titolo obbligazionari. Le offerte pubblicate sui portali autorizzati verranno considerate concluse solo ove il 5% del loro ammontare sia stato sottoscritto da un investitore professionale. Esse inoltre devono obbligatoriamente riconoscere il diritto di revoca agli investitori nei casi in cui intervengano cambiamenti significativi nelle condizioni d’offerta o nelle strategie o prospettive di sviluppo della start-up offerente. Infine, affinché l’offerta sia ammessa sul portale, la start-up dovrà comunicare l’esistenza di eventuali patti parasociali e lo statuto della start-up dovrà prevedere, una volta terminata l’offerta, il diritto di recesso dalla società, nel caso in cui i soci di controllo trasferiscano il controllo a terzi soggetti estranei alla compagine sociale, ovvero il diritto per gli altri soci di cedere le proprie partecipazioni al soggetto che acquisisce il pacchetto di controllo alle medesime condizioni applicate ai soci di controllo (trattasi delle note clausole di diritto di “co-vendita” o “tag-along”. In virtù della normativa vigente le banche e le SIM dovranno svolgere l’attività di investimento nel rispetto della disciplina sui servizi di investimento che prevede una serie di obblighi informativi e di comportamento nei confronti degli investitori. Al fine di favorire lo sviluppo del crowdfunding e, quindi, di agevolare l’accesso ai finanziamenti da parte delle startup innovative, il Regolamento prevede una esenzione dall’applicazione della disciplina sui servizi di investimento, e dunque dalla disciplina MiFID, per gli investimenti inferiori a euro 500 per singolo ordine e 10.000 per ordini complessivi annuali per gli investimenti delle persone fisiche, e per gli investimenti inferiori a euro 5.000 euro per singolo ordine e 10.000 euro per ordini complessivi annuali, per gli investimenti delle persone giuridiche. L’investimento in start-up innovative presenta caratteristiche particolari e rischi economici elevati rispetto agli investimenti tradizionali, in considerazione di ciò il Regolamento emanato dalla Consob ha rivolto una tutela particolare agli investitori non professionali o retail, i quali devono completare un vero e proprio “percorso di investimento consapevole”. L’adesione all’offerta per gli investitori non professionali sarà consentita solo a valle della compilazione di un questionario finalizzato a verificare che il soggetto investitore abbia preso visione delle informazioni di 219 | P a g . investor education presenti sul sito della Consob, sia consapevole dei principali rischi connessi all’investimento in start-up e che sia in grado di sostenere economicamente l’intera perdita dell’investimento effettuato in caso di fallimento del progetto d’impresa. Ove l’investitore retail non dia prova di aver compreso natura e peculiarità dell’attività d’investimento, per disposizione regolamentare, il gestore del portale non può consentire che questo aderisca alle offerte presenti sullo stesso. 3.7.3 Aspetti critici della normativa e sfide dell’equity crowdfunding L’Italia è stata il primo paese ad aver adottato un impianto organico di norme per la disciplina dell’equity crowdfunding, tuttavia, pur riconoscendo lo sforzo del legislatore nel normare un fenomeno nascente dalle numerose implicazioni, la disciplina dell’equity crowdfunding non è esente da limiti e perplessità. All’indomani della conversione in legge del Decreto Crescita Bis, numerose sono state le critiche mosse all’intervento normativo dagli operatori del settore. Un primo ordine di perplessità attiene all’ambito circoscritto di applicazione derivante dalla normativa, in netto contrasto con la premessa del D.lg. n.179 recante: “Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di emanare ulteriori misure per favorire la crescita, lo sviluppo dell’economia e della cultura e della culture digitali, attuare politiche di incentivo alla domanda dei servizi digitali e promuovere l’alfabetizzazione informatica, nonché per dare impulso alla ricerca e alle innovazioni tecnologiche, quali fattori essenziali di progresso e opportunità di arricchimento economico, culturale e civile e, nel contempo, di rilancio della competitività delle imprese”. Il tenore del principio ispiratore induce a ritenere che le norme sull’equity crowdfunding avrebbero dovuto avere come obiettivo lo stimolo e lo sviluppo dell’intero tessuto imprenditoriale, con particolare, e non esclusiva, attenzione alle start-up innovative, produttrici di innovazione in senso stretto. L’equity based crowdfunding può avere ad oggetto solo le start-up innovative così come definite dal Decreto, quindi, l’accesso disintermediato ed 220 | P a g . agevolato al capitale di rischio è stato di fatto ristretto dal legislatore in maniera eccessiva, con una serie di vincoli che hanno determinato una marginalizzazione dello strumento stesso. I requisiti di innovatività richiesti dalla norma non appaiono coerenti né adeguatamente armonizzati con la realtà di riferimento, sono i settori tradizionali in Italia a vantare il maggior numero di imprese di piccole e medie dimensioni, ma in virtù della normativa, tali aziende dal core business tradizionale non potranno avere accesso al finanziamento dal basso. La eccessiva targetizzazione dello strumento ha prodotto effetti inversi a quelli sperati, il mercato italiano dell’equity crowdfunding non ha espresso pienamente le proprie potenzialità di crescita proprio a causa dell’eccessiva focalizzazione su un target di imprese eccessivamente ristretto, normalmente contraddistinte da un elevato grado di rischio e da difficoltà di valutazioni prospettiche. Un eventuale ampliamento della normativa a tutte le PMI, consentirebbe invece alla folla di avvicinarsi ad iniziative imprenditoriali decifrabili con maggiore facilità, incrementando il livello di penetrazione dello strumento nelle politiche finanziarie delle imprese italiane e garantendo una maggiore cultura e diffusione dell’equity crowdfunding. Un secondo ordine di critiche attengono alla necessaria presenza dell’investitore istituzionale, si noti a tal proposito che per investitori istituzionali si intendono banche d’affari, investitori professionali quali fondi di Venture Capital e Private Equity e incubatori certificati, mentre gli investitori informali quali i Business Angel non appaiono qualificati come investitori professionali. L’art.24 del Regolamento introduce all’offerta di capitali sui portali autorizzati una condizione sospensiva, l’operazione di crowdfunding non potrà considerarsi perfezionata se il 5% del capitale offerto non è stato sottoscritto da un investitore professionale. La ragione addotta dal legislatore all’introduzione della riserva del 5%, è quella di fornire all’investitore retail un riferimento qualificato che abbia apprezzato la proposta di investimento alla luce di una specifica e comprovata esperienza. Il timore degli operatori è che tale riserva possa, in primo luogo, trasformare uno strumento di accesso democratico al credito in una modalità di finanziamento fortemente subordinata agli operatori tradizionali del mercato, di fatto limitando la liberalizzazione delle fonti di finanziamento. L’investitore professionale, a differenza degli investitori retail, non interviene nel capitale di rischio di un’impresa semplicemente perché ritiene valido il progetto, nella maggior parte dei casi la 221 | P a g . scelta di investimento sottende una precisa logica di differenziazione del portafoglio tesa ad assicurare la compensazione degli investimenti in essere. Pertanto, l’investitore reatil potrebbe non avere alcun vantaggio dall’emulazione di quello professionale, il rischio è anzi di aderire ad offerte che non rispondono alla migliore decisione di impiego delle liquidità disponibili e che potrebbero scoraggiare, in un momento successivo, ulteriori interventi in capitale di rischio. Inoltre, l’offerta di quote o azioni realizzata tramite i portali equity- based è per modalità, tempistica ed importo, rivolta maggiormente agli investitori retail, gli investitori professionali, considerato che l’investimento medio in start-up copre un range di 100.000,00 – 1 milione di Euro, potrebbe trovare non conveniente dover procedere al sostenimento dei costi elevati legati all’attività di due diligence per realizzare un investimento piuttosto esiguo. Infine, la debolezza della previsione, è ulteriormente vanificata dalla possibilità dell’investitore professionale di cedere la quota acquisita subito dopo l’offerta pubblica, egli non è difatti tenuto, a differenza dell’investitore retail, a mantenere la partecipazione per un certo periodo di tempo, questa preoccupante fattispecie potrebbe indurre gli investitori professionali ad intervenire nelle offerte solo per consentirne la chiusura, invece di ponderare l’intervento sulle effettive possibilità di crescita e sviluppo della start-up offerente. Un ulteriore spunto di riflessione emerso attiene ruolo delle banche e delle imprese di investimento e agli eccessivi oneri previsti per le piattaforme autorizzate non costituenti soggetti preventivamente abilitati all’esercizio del pubblico risparmio. Appare opinione diffusa e condivisa che le imprese di investimento non dovrebbero ricoprire il suolo di gestori di portali, tale compito dovrebbe essere affidato solo a coloro che decidono di iscriversi alla sezione ordinaria del Registro Consob, in quanto la diversa classificazione dei soggetti porta con sé, per natura operativa, uno disequilibrio reputazionale e uno sbilancio degli oneri da sostenere per il lancio della campagna. Il Regolamento Consob impedisce di fatto alle piattaforme registrare nella sezione ordinaria la detenzione di danaro di pertinenza dell’offerta, ciò comporta che nelle fasi di lancio della piattaforma la stessa debba stringere accordi con operatori bancari o imprese di investimento disposte a gestire le transazioni finanziarie. Questa duplice catena di trasferimento, dal portale all’istituto finanziario, e da quest’ultimo alla start-up, importa per i portali una maggiore onerosità per la gestione dei rapporti con gli operatori specializzati e riduce la 222 | P a g . percezione degli investitori di finanziamento immediato potendosi realizzare solo in misura ridotta l’effetto tipico di “disintermediazione” collegato alle attività di crowdfunding. L’art.21 del Regolamento prevede che il gestore comunichi, tra le altre cose, in riferimento alla società emittente eventuali variazioni dello statuto, degli assetti proprietari o variazioni nei requisiti di onorabilità richiesti per le funzioni di amministrazione, controllo e direzione. Dalla disamina di tale norma, si percepisce il forte dispendio di energie e gli elevati obblighi informativi e di disclosure posti in capo ai gestori dei portali, obblighi che rischiano di rappresentare un serio ostacolo alla diffusione delle piattaforme operanti nel segmento equity. Ponendo l’accento sulle specifiche tecniche dell’investimento, ulteriori critiche attengono alle clausole di tag-along e al diritto di recesso che il documento d’offerta della start-up offerente deve contemplare necessariamente a tutela degli investitori retail. Le perplessità non riguardano l’inserimento degli istituti e la loro valida capacità di proteggere le minoranze azionarie, quanto piuttosto l’adeguatezza degli strumenti di tutela prescelti in relazione all’orizzonte temporale ipotizzato dal Regolamento. Il comma 1 dell’art. 24 del Regolamento prevede che il diritto di tagalong, o in alternativa il diritto di recesso, sia riconosciuto per il periodo in cui la start-up conserva i requisiti normativi richiesti dall’art.25 e, in ogni caso, per un periodo di almeno tre esercizi dall’offerta. Considerato che nell’investimento da parte di operatori professionali, i primi utili sono attesi non prima del quarto o quinto anno di vita dell’impresa, la tutela temporale prevista dal Regolamento appare verosimilmente più breve del fisiologico periodo di tempo necessario a generare utili d’impresa tali da richiamare un cambio del pacchetto azionario. Inoltre, la norma non cita il trasferimento del diritto ad eventuali acquirenti terzi diversi dagli investitori partecipanti all’offerta, l’acquirente secondario potrebbe essere escluso dal beneficio del diritto di covendita. Questa incompletezza normativa limita, ancor di più, la libera trasferibilità delle quote a terzi soggetti, già fortemente circoscritta dalla mancanza di un mercato attivo di scambio. Considerazioni analoghe valgono per l’esercizio del diritto di recesso, la caratterizzazione di strumento di tutela “a tempo determinato” dell’istituto impedisce la piena tutela dell’azionista di minoranza in un termine temporale congruo alle specifiche della start-up. Si consideri, inoltre, che il valore delle partecipazioni sarà determinato, in caso di esercizio del diritto di recesso, sulla base 223 | P a g . della consistenza patrimoniale della start-up che verrà determinato, anche o prevalentemente, sulla base del valore di mercato della partecipazione. Ipotizzando l’esercizio del diritto di recesso nei tre anni previsti dal regolamento, se ad essere adottato è il criterio patrimoniale, si dubita che i soci recedenti possano condividere in qualche modo il premio di controllo, in virtù della modesta entità del patrimonio netto delle imprese di nuova costituzione. Infine, dall’osservazione delle campagne sin ora promosse, appare chiaro che le regole di condotta di derivazione MiFID, in particolare quelle che impongono l’effettuazione di una valutazione di adeguatezza dell’investimento, continuano a conservare un ambito applicativo rilevante. Gli operatori professionali affermano che la soglia di esenzione per investimenti al di sotto di Euro 500, rapportata con il taglio dell’investimento medio, non porta ad una effettiva semplificazione burocratica, quanto piuttosto ad una maggiore rigidità operativa cui si accompagna, inevitabilmente, una lievitazione dei costi di gestione. Le criticità emerse dalla normativa oggetto di analisi sono state poste ripetutamente dagli operatori del settore all’attenzione dell’Autorità di Vigilanza, la necessità di rendere il crowdfunding uno strumento effettivamente a sostegno delle imprese ha avviato numerosi processi di confronto, sfociati di recente in una revisione della regolamentazione avviata dalla Consob nel 2015. Nel documento di revisione la Consob annuncia di cogliere l’occasione per avviare un confronto ed un approfondimento sulle perplessità esposte e sulle considerazioni da parte degli operatori, mirando a colmare le lacune del Regolamento e finalizzando l’intervento al riequilibrio del quadro operativo in ordine alle specificità del mercato di riferimento e al ruolo degli operatori. La consultazione pubblica preliminare142 mira anche alla integrazione delle recenti novità introdotte dal Decreto 3.0143 in materia di equity crowdfunding, il Decreto difatti, superando la principale critica mossa alla prima regolamentazione, ha allargato la platea delle realtà che possono accedere all’equity crowdfunding. Oltre le PMI innovative, la raccolta di fondi dal basso è consentita agli organismi di investimento collettivo del risparmio (c.d. OICR) e alle 142 http://www.consob.it/web/consob/home//asset_publisher/xMXdfdeSuZFj/content/consultazionecrowdfunding-2015-06-19/10194 143 http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/01/24/15G00014/sg 224 | P a g . società di capitali che investono prevalentemente in start-up e PMI innovative. La principale novità introdotta dal Decreto investe in maniera diretta il mondo della finanza, o meglio quel segmento della finanza che investe principalmente in realtà innovative, in quanto il collocamento di capitali on-line potrà riguardare anche un veicolo di investimento specializzato o una struttura di venture capital che ponga in essere come attività prevalente l’investimento in start-up. L’introduzione degli OICR dal mira a limitare una delle principali lacune sin ora riscontrate nel mercato del crowdfunding, ossia la assenza di un mercato di scambio delle quote acquisite tramite i portali di equity. Nella regolamentazione dell’equity crowdfunding uno dei principali rischi evidenziati dal legislatore attiene proprio alla natura illiquida degli investimenti in start-up innovative, trattasi di quote di capitali che, per conformazione ancora in atto del settore, non trovano collocazione in mercati secondari, rimanendo pertanto investimenti non negoziabili. Ove la campagna di equity fosse gestita da un OICR non solo la ripartizione del rischio avverrebbe su più progetti in un’ottica di diversificazione del portafoglio, ma consentirebbe una maggiore liquidità dell’investimento, considerato che le quote di OICR sono correntemente scambiate, al contrario delle quote di start-up o PMI. Le sfide che l’equity crowdfunding è chiamato a superare appaiono ancora numerose e riguardando principalmente la capacità dello strumento di contribuire effettivamente a ridurre i vincoli finanziari per le società, e a generare sinergie con altri canali di finanziamento come i business angels e il venture capital. Inoltre si dovranno trovare soluzioni efficienti per la gestione di un azionariato numeroso e frammentato per piccole società non dotate di adeguate strutture organizzative. Tuttavia, il processo di integrazione delle prospettive avviatosi dal 2013 ad oggi tra la Consob e gli operatori del settore, mostra una evidente propensione del mondo dell’imprenditoria e degli attori professionali ad unificare sforzi e soluzioni al fine di rendere l’equity crowdfunding un democratico e flessibile strumento di raccolta di capitali di rischio a sostegno dello sviluppo economico. Proprio in questo clima collaborativo si inserisce l’Associazione Italiana di Equity Crowdfunding144 (AIEC), costituita per riunire le principali piattaforme di equity con l’obiettivo di rappresentare e tutelare le attività dei portali autorizzati alla raccolta di capitali ed unificare il dialogo con le istituzioni. 144 http://equitycrowdfundingitalia.org/ 225 | P a g . 3.8 L’indirizzo della Commissione Europea Il fenomeno dell’equity crowdfunding, come segnalato dal Report di Massolution, appare in continua evoluzione anche nel vecchio continente, con un incremento del 141% rispetto all’anno precedente. Nonostante il Crowdfunding abbia assunto negli ultimi anni notevole importanza, in Europa esso non ha suscitato nell’immediato l’attenzione del legislatore comunitario. Nel 2011, in considerazione della circostanza che il tessuto produttivo europeo è rappresentato per il 99% da imprese di piccole e media dimensione, la Commissione Europea traccia un action plan destinato a rimuovere gli ostacoli di accesso al credito per le PMI favorendo le attività di prestito ed ampliando i punti di contatto con gli investitori professionali. Nell’ampio quadro regolamentare la Commissione non ha considerato quale ulteriore leva di sviluppo dell’imprenditoria il Crowdfunding, un primo impulso in tale direzione giunge, sempre nel 2011, dall’European Crowdfunding Network145 (ECN), nato dapprima come gruppo di interesse e poi divenuto una organizzazione no profit con sede internazionale a Bruxelles. L’ECN nasce con il proposito di favorire il dibattito politico a livello europeo e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del finanziamento dal basso in Europa, proposito che ben presto porta alla pubblicazione del Framework For European Crowdfunding, il primo lavoro di ricerca a livello europeo. Il paper pubblicato nell’ Ottobre 2012, si propone di analizzare lo stato dell’industria europea, raccogliendo gli input derivanti dal settore e le esperienze dei Paesi membri per catalizzare l’attenzione dei legislatori nazionali sulla portata del fenomeno. La cultura sul crowdfunding promossa dall’ECN rende immediatamente evidente la necessità di creare, a livello comunitario, un ambiente normativo armonico e favorevole ai Paesi dell’Unione attraverso il quale garantire una tutela orizzontale degli investitori e una maggiore strutturazione competitiva del fenomeno in grado di ripristinare il vantaggio competitivo del mercato europeo. Il lavoro esplorativo a cura dell’ECN e la portata del fenomeno a livello globale, hanno indotto il legislatore europeo a porre maggiore attenzione al fenomeno del Crowdfunding, nel 2013 la Commissione Europea ha rivolto, tra le strategie di facilitazione di accesso al credito previste dal Piano d’Azione Imprenditorialità 2020, un invito agli stati membri a monitorare i confini e le modalità di espansione del 145 http://www.eurocrowd.org/ 226 | P a g . fenomeno, vagliando eventualmente ipotesi di modifica delle legislazioni vigenti per agevolare nuove forme di finanziamento a sostegno delle start-up e delle PMI. Rinnovata attenzione viene riservata al tema del finanziamento dal basso e alle fonti alternative di finanziamento nel Green Paper on long-term financing of the European Economy146, nel quale la Commissione rileva ed evidenzia le potenzialità innovative degli strumenti di finanziamento legati alle tecnologie informatiche al mondo del web. Scopo del libro è tracciare linee direttive per la riduzione della dipendenza delle imprese europee dal credito bancario attraverso la promozione, nel medio-lungo periodo, di mercati di venture capital e private equity transfrontalieri, e più in generale, di un sistema integrato di attori e strumenti in grado di apportare nuova linfa alle deboli strutture finanziarie delle imprese europee. In questo ambizioso quadro di sviluppo, l’Esecutivo europeo riserva attenzione anche alle nascenti forme di finanziamento dal basso per la crescita sostenibile, quali appunti il crowdfunding, esplorando prospettive di unitarietà di regole per consentire alle imprese il lancio di raccolte fondi anche su piattaforme di differente nazionalità, propedeutiche all’ampliamento della base degli investitori e alla possibilità di costruire un mercato dell’equity europeo che consenta di ridurre drasticamente l’illiquidità che contraddistingue attualmente gli investimenti in capitale sociale tramite le piattaforme. In previsione delle future linee di azione, la Commissione Europea promuove nel 2013 una “Consultazione sul Crowdfunding147” che ha visto la partecipazione di 893 soggetti in veste di operatori specializzati, piattaforme e investitori potenziali. L’esito della consultazione ha consentito alla Commissione Europea di individuare volumi, limiti, differenze e punti di contatto tra i Paesi membri anche in termini di differente regolamentazione necessari ad approntare linee d’azione coerenti con uno sviluppo sostenibile del fenomeno. I risultati della Consultazione hanno evidenziato che la metà di coloro che hanno partecipato alla stessa sostengono ed avvertono l’esigenza di un intervento normativo dell’UE in materia di equity crowdfunding, e più in generale in tutti i modelli che nella consultazione vengono definiti crowd lnvesting, ossia i modelli basati sulla partecipazione agli utili, sui prestiti e sugli investimenti in quote di capitale che contemplano la prospettiva di ritorni finanziari. Il 51% del campione intervistato esprime l’esigenza di una adeguata protezione degli investitori, 146 147 http://ec.europa.eu/finance/general-policy/financing-growth/long-term/index_en.htm http://europa.eu/rapid/press-release_IP-13-906_en.htm 227 | P a g . sostenuta anche da maggiore trasparenza operativa e procedurale relativa ai costi della piattaforma, ai tassi d’interesse ed al rendimento previsto. Considerati i risultati della Consultazione, le potenzialità ed i rischi associati al crowdfunding speculativo, la Commissione ha individuato diverse dimensioni con priorità d’intervento, quali i diversi limiti di investimento operanti nei vari paesi, l’esercizio dei diritti di voto, le norme in materia di trasparenza, la protezione e tutela dell’investitore e la consulenza specializzata. L’analisi di tali dimensioni critiche è attualmente oggetto di studio della Commissione Europea, che, recentemente ha rinnovato il proprio interesse per la tematica e previsto ulteriori riflessioni sul ruolo degli incentivi fiscali e sulla centralità della ricerca e dell’innovazione prodotto e realizzata tramite il finanziamento dal basso. Al fine di assicurare politiche di sostengo incisive, la Commissione ha istituito nel 2014 un forum, European Crowdfunding Stakeholder Forum148, di esperti composto da rappresentanti di rilievo di associazioni di settore e istituzioni nazionali finalizzato a sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovere la trasparenza ed individuare le best pratice affinché il crowdfunding possa posizionarsi, nelle nostre economie, con radici solide e durature. 3.9 La regolamentazione oltreoceano: il Crowdfunding negli USA La regolazione dell’equity crowdfunding è stata accompagnata da una grande enfasi e da vaste aspettative, nel nostro Paese così come negli Stati Uniti, ove il crowdfunding, pratica già ampiamente sviluppata come strumento per reperire risorse economiche in occasione di campagne elettorali o di iniziative sociali, è stato elevato a fonte di finanziamento all’imprenditoria con il Jumpstart Our Business Startups Act149, meglio conosciuto come Jobs Act, approvato da Barack Obama nell’Aprile del 2012. Le pragmatiche preoccupazioni circa lo stato di salute delle 148 Dell’European Crowdfunding Stakeholders fa parte anche l’Italia con AISCRIS (Associazione Italiana Società di Consulenza per la Ricerca, l’Innovazione e lo Sviluppo), Assolombarda e CONSOB. 149 https://www.sec.gov/spotlight/jobs-act.shtml 228 | P a g . start-up americane che non permettevano ulteriori indugi nell’adozione di strumenti concreti di ripresa, possono contribuire a comprendere il fervore che ha accompagnato l’introduzione della normativa in materia di equity crowdfunding negli Stati Uniti. Negli USA il ruolo rilevante delle start-up, a vocazione soprattutto innovativa, si traduce nel 21% del PIL prodotto e nella capacità di tali imprese di favorire la creazione e la stabilizzazione dei tassi occupazionali. L’introduzione di strumenti utili alla espansione delle iniziative imprenditoriali ed in grado di rendere più facile la progressione delle imprese verso una maggiore apertura al pubblico, è stata ben accolta anche da big player, prima start-up innovative oggetto di selezione avversa, quali Google e Twitter. Il TITOLO I del Jobs Act, “Reopening American Capital Markets To Emerging Growth Companies, similarmente al legislatore italiano, introduce una nuova tipologia di società, le Emerging Growth Company (ECG) sono definite come emittenti che nel corso dell’ultimo anno fiscale abbiano prodotto un fatturato lordo annuo inferiore ad un miliardo di dollari. Lo status di ECG è conservato salvo l’aver completato una IPO nel corso dell’anno precedente l’entrata in vigore del regolamento e salvo l’emissione, nei primi cinque anni di vita d’impresa, di titoli di debito non convertibili nei tre anni precedenti l’entrata in vigore del regolamento per un importo superiore o pari ad un milione di dollari. Un confronto superficiale con le start-up innovative definite dal Regolamento Consob, evidenzia maggiormente la limitazione operata dal legislatore italiano, le ECG così definite vengono in realtà a comprendere potenzialmente tutte le imprese nascenti, senza alcuna distinzione di core business. Il Jobs Act, ottanta anni dopo la Grande Depressione, attuato una massiccia deregolamentazione della normativa di offerta al pubblico di strumenti finanziari (Securities Act del 1933) caratterizzata, sino al 2012, da stringenti requisiti di disclosure finalizzati alla stabilità e alla integrità dei mercati finanziari necessarie a prevenire i fallimenti di mercato. Il Titolo II, intitolato “Access to Capital For Job Creators”, prevede la rimozione, ad opera della SEC, omonimo dell’italiana CONSOB, del divieto per le aziende di promuovere pubblicamente la vendita di quote societarie, facoltà sino a quel momento riservata alle aziende quotate. La previsione di una maggiore visibilità per l’accesso al finanziamento dal basso rappresenta, inoltre, un notevole abbattimento dei costi legati alla quotazione nel mercato 229 | P a g . regolamentato. L’offerta e la vendita di titoli presso il pubblico secondo le disposizione del Securities Act comportano costi di iscrizione nella maggior parte proibitivi per numerose imprese di piccole e medie dimensioni, una stima delle spese legali e dei procedimenti di accreditamento individua un range di spesa tra i 300.000 e 500.000 mila dollari150. La deregulation operata dal II Titolo comporta nella pratica la possibilità per gli imprenditori di pubblicizzare le opportunità di investimento nel capitale sociale della propria impresa attraverso vari canali, tra cui social media e portali di crowdfunding. Il vasto accesso prospettato è però bilanciato dalla previsione specifica che le offerte di capitale delle start-up non potranno essere accolte dal pubblico indistinto, sino all’approvazione del Titolo IV avvenuta solo di recente, le offerte potevano interessare solo gli investitori sofisticati, è inoltre specificato che sarà cura dell’emittente prendere le misure adeguate a garantire l’appartenenza dell’investitore a tali classi. Gli investitori accreditati devono appartenere ad almeno una delle 8 classi definite dalla SEC: 1) Banche, compagnie di assicurazione e aziende di investimento registrate; 2) Gestori di piani per benefici ai dipendenti, con totale attivo superiore ai cinque milioni di dollari; 3) Organizzazioni no profit con attivo totale superiore ai cinque milioni di dollari; 4) Singoli amministratori, dirigenti o soci di una società finanziaria; 5) Aziende la cui compagine sociale sia costituita integralmente da investitori accreditati; 6) Persone fisiche il cui patrimonio netto individuale supera $ 1.000.000; 7) Persone fisiche con reddito annuo negli ultimi tre esercizi superiore a $ 200.000; 8) Fondi fiduciari con un patrimonio netto superiore a cinque milioni di dollari. Nel regolamento che ha reso operativo nel 2013 ad opera della SEC il Titolo II si specifica che le ECG dovranno inviare alla SEC i dettagli relativi all’operazione di offerta e che le piattaforme autorizzate dovranno verificare che gli investitori 150 The Jobs Act and Crowdfunding: Harnessing the power- and the money – of the masses. Abbey R. Stemler. Kelley School of Business, Indiana University. Business Horizons, 2013. 230 | P a g . interessati siano accreditati, in caso di violazione di suddetta norma la SEC si riserva la possibilità di sospendere l’attività di raccolta della piattaforma per un periodo massimo di un anno. Le società emittenti dovranno operare per il tramite di broker o funding portal, regolarmente registrati presso la SEC e sottoposti alla vigilanza dell’Autorità, gli intermediari avranno inoltre l’obbligo di iscriversi presso la national securities association, registrata anch’essa presso la SEC. Un funding portal viene definito come un intermediario che: - Non offra consulenze d’investimento o raccomandazioni; - Non solleciti acquisti, vendite, né decida di acquistare i titoli offerti o presentati sul proprio portale; - Non compensi agenti o dipendenti ai fini della sollecitazione alla vendita dei titoli offerti; - Non detenga, gestisca o possegga i fondi degli investitori o loro titoli partecipativi. L’intermediario dovrà effettuare, in conformità alle normative vigenti, procedure di due diligence e di verifica dell’identità delle emittenti e del team proponente per ridurre il rischio di frodi, parallelamente dovrà informare adeguatamente gli investitori ad interpretare correttamente le informazioni pubblicate sul portale e garantire che gli investitori siano consapevoli dei rischi associati all’acquisto di titoli partecipativi, verificando inoltre che gli stessi non abbiano ecceduto i limiti di investimento previsti dal Titolo III. Il Titolo III del Jobs Act rappresenta il cuore della disciplina equity, la raccolta di capitali d rischio tramite portali prevede la esenzione degli emittenti di azioni o titoli tramite portali di crowdfunding dai requisiti di registrazione imposti dalla Securities Exchange Act per le offerte fino ad un milione di dollari se rilevate da investitori privati non accreditati, o fino a due milioni di dollari se accreditati. Inoltre, ove la compagine societaria sia al di sotto dei mille soci non vi sarà obbligo di rilevare la composizione della stessa. L’approvazione del Titolo IV del Jobs Act nel Maggio 2015 ad opera della SEC ha definitivamente sancito la possibilità anche per gli investitori non accreditati di accedere al finanziamento dal basso, stabilendo una soglia massima di investimento del 5% del reddito complessivo, o di duemila dollari, per coloro che hanno un reddito inferiore ai 100.000$. Gli investitori sofisticati costituenti persone fisiche possono investire sino al 10% del reddito complessivo, 231 | P a g . comunque non oltre il tetto di 100.000 dollari. Il Titolo IV del Jobs Act ha inoltre individuato due livelli di raccolta, rispettivamente Tier 1 e Tier 2. Il primo livello di raccolta consente alla società emittente di raccogliere fino a 20 milioni di dollari, sia da investitori accreditati che non, con un tetto massimo di 6 milioni di azioni sottoscritte da società affiliate. Le società rientranti nel primo livello di raccolta non sono tenute agli obblighi di disclosure annuali prescritte nel Tier II, sono comunque sottoposte alle leggi federali dello stato nel quale l’offerta sarà lanciata e dovranno soddisfare gli obblighi di redazione del bilancio, in tal caso non certificato. L’accesso al Tier II consente alle imprese emittenti di raccogliere fino a 50 milioni di dollari, anche in tal caso indistintamente da investitori accreditati e non. La principale differenza tra i due livelli di raccolta, oltre l’obiettivo di raccolta, è la previsione per le imprese aderenti al secondo livello di raccolta al diritto di prelazione previsto dalla Blue Sky Law, ossia la legge statunitense contro le frodi relative alla contrattazione di strumenti finanziari. In definitiva, alle imprese rientranti nel secondo livello, saranno applicati maggiori obblighi di disclosure finanziaria, tali imprese dovranno presentare telematicamente le relazioni annuali e semestrali presso la SEC, di contro le imprese rientranti nel secondo livello di finanziamento non sono tenute a registrare le loro offerte in ogni stato federale ove si svolge la contrattazione di titoli. 232 | P a g . 4 INDAGINE CONOSCITIVA SUL MERCATO DEL CROWDFUNDING IN ITALIA 4.1 Finalità dell’analisi La nascita del Crowdfunding in Italia risale al 2005, anno di lancio della prima piattaforma italiana Produzioni dal Basso. Dopo una iniziale fase in sordina, il crowdfunding, e più in generale il processo di attrazione delle folle verso comuni obiettivi, vive una ampia fase di sperimentazione di soluzioni innovative ed alternative che contribuisce a spiegare la vasta gamma di piattaforme di crowdfunding presenti sul mercato. All’esperienza pioneristica di Produzioni dal Basso, segue la nascita di cinque piattaforme nel 2011, tendenza che non accenna a fermarsi, tra il 2012 ed il 2014 nascono ben 32 piattaforme. L’entrata in vigore del Regolamento Consob in materia di equity crowdfunding ha poi contribuito alla nascita delle piattaforme dedicate alla raccolta di capitale di rischio, nel 2015 le piattaforme attive, che hanno seguito il lancio di almeno una campagna, sono 42, variamente classificabili per modello di crowdfunding, vocazione territoriale e settoriale151. Lo sviluppo del crowdfunding in Italia e la proliferazione di portali ad hoc, derivano sostanzialmente dal contatto con esperienze straniere, soprattutto statunitensi, che hanno indotto alla volontà di replicare modelli ed esperienze anche nel nostro Paese. L’evoluzione in Italia del crowdfunding non è difatti caratterizzata da linearità, nei primi anni di vita del fenomeno numerosi sono stati i progetti emigrati verso i principali player del settore, quali Indiegogo e Kickstarter, circostanza che riflette la scarsità dell’offerta sul mercato italiano sino al 2012, anno in cui si è assistito alla ascesa del finanziamento dal basso anche in Italia, sostenuta ed alimentata anche dal dibattito istituzionale in materia di equity crowdfunding ispirato dal Jobs Act statunitense. Nei primi anni di vita del fenomeno in Italia, lo strumento del finanziamento dal basso sostiene i settori dell’arte e della cultura, contribuisce alla crescita e alla coesione delle comunità territoriali e diviene strumento complementare al fundraising nelle campagne a sfondo umanitario e sociale. Nel 2012, sulla scia del 151 Per la tassonomia completa delle piattaforme italiane attive si veda All. 1. 234 | P a g . successo ottenuto da numerosi proponenti italiani nel segmento reward in relazione al lancio di prodotti innovativi, il mercato italiano sonda le potenzialità del crowdfunding di offrire una valida alternativa alle istituzioni finanziarie tradizionali per il sostegno all’imprenditoria e all’innovazione nel mercato domestico. A maggio 2014152 il numero di progetti proposti è di 48.357, con la pubblicazione di 13.000 progetti, dei quali il 37% si sono conclusi raggiungendo o superando l’obiettivo di raccolta. In Italia il valore complessivo dei progetti finanziati attraverso le piattaforme oggetto dell’analisi condotta da Castrataro e Pais, è pari a poco più di 30 milioni di euro, con una crescita di 7 milioni rispetto alla rilevazione di Ottobre 2013, cui concorrono in misura rilevante le piattaforme di tipo lending. E’ possibile, dunque, affermare che il crowdfunding sta affondando profonde e robuste radici anche nel mercato italiano, ma, allo stadio attuale, il quesito che rimane ancora aperto è quale sia la conformazione assunta dall’industria nel mercato italiano. Il contributo offerto dagli operatori del settore allo studio del mercato del crowdfunding verte principalmente sull’offerta, sulle specifiche delle piattaforme, sul loro grado di differenziazione e sul modello di business adottato, permane una conoscenza relativa e superficiale delle specifiche della domanda. I numerosi contributi da cui si è attinto per inquadrare il fenomeno a livello teorico offrono un ulteriore spunto di indagine, spingono l’interlocutore attento e curioso ad oltrepassare il confine tra il framework teorico e la realtà operativa, costruendo un equilibrio tra i punti di contatto per giungere a completamento di un quadro univoco. L’indagine conoscitiva sul mercato del Crowdfunding in Italia rappresenta il tentativo di attraversare le dimensioni finanziarie, relazionali e culturali del crowdfunding per giungere ad un nuovo livello di analisi, una rinnovata chiave di lettura delle principali determinanti qualitative e quantitative che governano il fenomeno a livello nazionale. Focus tematico dell’analisi è la popolazione dei proponenti attiva sulle piattaforme, ed il correlato studio dei benefici e delle criticità attese dal finanziamento dal basso corredato da dati sociografici e comportamentali in grado di estendere la conoscenza della domanda. 152 Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding – Aggiornamento Semestrale, Maggio 2014. Daniela Castrataro, Ivana Pais. 235 | P a g . In definitiva, la finalità principe dell’indagine proposta è aprire una finestra di discussione sullo stadio dell’arte in Italia, tracciando possibili scenari, e fornendo al contempo, ad istituzioni e operatori del settore, un quadro sistemico delle possibilità e criticità che a livello nazionale vengono prospettandosi nel mercato del Crowdfunding. 4.2 La popolazione Il proponente, altrimenti identificato come creator, è colui che dinanzi allo scenario attuale di scarsità di risorse coglie l’opportunità offerta dal crowdfunding lanciando una campagna finalizzata alla raccolta di risorse finanziarie per dar vita ad un progetto proprio. L’indagine rivolta ai proponenti è diretta alla comprensione dei benefici e alle criticità correlati al lancio di una campagna, l’analisi di tali dimensioni consentirà poi di derivare il grado di applicabilità del crowdfunding al finanziamento dei progetti imprenditoriali. Ai fini dell’indagine conoscitiva il termine “Imprenditoriale” è declinato in senso lato, esso è riferito a chiunque si attivi su una piattaforma per promuovere idee o prodotti afferenti sia a settori “neonati”, che tradizionali che si rinnovano nelle modalità di approccio alla clientela. Rappresentando l’indagine una primo step esplorativo, i criteri adottati per l’individuazione della popolazione di riferimento risultano essere ampi, soprattutto a causa delle conformazione ancora in atto dell’industria. Osservazioni: • Non è possibile utilizzare come criterio discriminante l’organizzazione dell’attività economica in forma sociale, l’evidenza mostra che le campagne presenti sui portali di crowdfunding italiani non sono promosse unicamente da aziende preesistenti o nate in vista della campagna. • Non sarebbe coerente con il tema d’indagine circoscrivere l’analisi ad alcune aree geografiche o regioni. 236 | P a g . • Non è possibile discriminare i progetti in relazione al numero di proponenti, in tal modo andrebbero ad essere esclusi i progetti parzialmente finanziati o giunti all’obiettivo di raccolta con un numero ristretto di sostenitori. Dall’osservazione dei progetti pubblicati non si riscontra una relazione direttamente proporzionale tra il numero di sostenitori ed il successo della campagna. • Non è coerente con il tema d’indagine una discriminazione dei progetti in relazione alla modalità di raccolta prescelta o in relazione al modello di crowdfunding adottato. I due criteri di campionamento possibili sono l’esito ed il settore di riferimento. ESITO Esito Positivo. La campagna ha raggiunto con successo o ha superato l’obiettivo di raccolta. Parzialmente negativo. La campagna ha raggiunto almeno il 5% dell’obiettivo di raccolta. Al termine del periodo di raccolta la campagna di crowdfunding può terminare con esito positivo o con esito negativo. L’esito positivo indica il raggiungimento o il superamento del budget obiettivo, indipendentemente dalla modalità di raccolta prescelta (take it all o all or nothing). L’esito negativo è normalmente associato alla chiusura temporale della campagna, senza che la stessa abbia stimolato la folla al raggiungimento degli obiettivi di budget. L’indagine mira a costruire una matrice di criticità ed opportunità derivanti dal crowdfunding per gli imprenditori italiani, in considerazione di ciò per la costruzione della popolazione di riferimento si escludono i progetti che hanno realizzato percentuali di raccolta pari a zero, ma si includono i progetti che hanno segnato un esito parzialmente negativo. L’esito parzialmente negativo individua come valore soglia il 5% dei fondi richiesti, una percentuale così modesta si rende necessaria a causa dell’elevato divario riscontrato tra i progetti che si sono conclusi con la raccolta dei capitali richiesti ed i progetti 237 | P a g . che non hanno raggiunto l’obiettivo di raccolta. I progetti con esito parzialmente negativo indicano che l’idea de proponente non era completamente priva di valore. SETTORE I settori selezionati sono quelli in cui si riscontra maggiore fermento in termini di lancio di campagne, si annoverano nelle quattro categorie tematiche sia i settori tradizionali sia i settori fortemente innovativi. Manifatturiero. Rientrano nel settore manifatturiero tutte le campagne relative ad attività artigianali valorizzate e proposte in chiave moderna nei settori alimentare, tessile, abbigliamento, lavorazione materiali quali legno, carta, cartone e metalli leggeri. Design e Tecnologia. La categoria Design e Tecnologia comprende tutte le campagne relative all’ideazione di prodotti altamente innovativi, dal design creativo e sostenibile e dai possibili impieghi nelle industrie. Ideazione di appplications, strumenti digitali e tool d’impresa. Attività di sperimentazione e ricerca industriale. Terzo Settore. Nel Terzo Settore rientrano tutte le cause sociale con riflessi territoriali e che nascono per carenza di fondi sociali nelle aree di intervento della riqualificazione urbanistica, assistenza sociale, sostegno all’educazione, tutela e salute dell’ambiente. Arte. Rientrano nella categoria Arte tutti i progetti relativi alla Letteratura, alle forme di comunicazione audio-visive quali Cinema e Teatro, Arte Contemporanea e Musica. Definiti i criteri di selezione della popolazione di riferimento, dall’osservazione delle campagne lanciate sui portali italiani tra il 2011 e Marzo 2015153 in relazione ai dati disponibili, si seleziona una popolazione di 55 proponenti. 153 Arco di riferimento temporale dell’indagine: 2011 – Marzo 2015. L’anno di riferimento è quello di lancio della campagna che può differire dall’anno di completamento se la stessa si svolge a cavallo di due esercizi. 238 | P a g . Classificando i progetto in relazione al modello di crowdfunding adottato, il reward based crowdfunding presenta il maggior fermento in termini di campagne presentate. Il 60% delle campagne selezionate è relativo al modello reward, segmento nel quale sono rappresentati tutti i settori. Nel settore manifatturiero si riscontano 7 progetti, dei quali 4 andati a buon fine e 3 parzialmente finanziati. Il settore Arte mostra una buona capacità attrattiva, si analizzano 9 progetti dei quali 7 terminati con esito positivo e solo 2 parzialmente finanziati. Nel segmento Design e Tecnologia si osservano 12 progetti, con buone capacità di successo, solo 5 progetti risultano essere parzialmente finanziati. Infine per il Terzo Settore si rendono disponibili 8 progetti, in pari percentuali di esito positivo e parzialmente negativo. Nel modello equity, causa la recente regolamentazione, il numero di progetti selezionati risponde al numero di progetti sin oggi lanciati, 4 progetti hanno raggiunto con successo l’obiettivo di raccolta su un totale di nove progetti. Nella modalità equity il proponente si identifica con start-up innovative ad alto contenuto tecnologico, rientranti unicamente nel settore Design e Tecnologia. Il modello Donation accoglie in totale 10 progetti provenienti dal Terzo Settore, dei quali 8 hanno raggiunto il target d’offerta e 2 hanno concluso la campagna con esito parzialmente negativo. Segmentando la popolazione in relazione alla nazionalità della piattaforma prescelta, 11 proponenti, ossia il 18% della popolazione, ha scelto per il lancio della propria campagna una piattaforma straniera, il numero di progetti lanciati su piattaforme estere è prevalente per il settore Design e Tecnologia. Proponenti / Modello Reward Donation Equity Totale Numero progetti 36 10 9 55 Percentuale 65% 19% 16% 100% Tabella 19: Popolazione suddivisa per modello di Crowdfunding. Settore/ Modello Reward Donation Equity Totale Manifatturiero 7 - - 7 Design e Tecnologia 12 - 9 21 Arte 9 - - 9 Terzo Settore 8 10 - 18 Totale 36 10 9 55 Tabella 20: Popolazione suddivisa per modello in relazione al settore. 239 | P a g . Esito / Settore Manifatturiero Design e Arte Terzo Settore Totale % Tecnologia Positivo 4 11 7 12 34 62% Parzialmente 3 10 2 6 21 38% 7 21 9 18 55 100% Negativo Totale Tabella 21: Popolazione suddivisa per settore in relazione all’esito. 4.3 Tecnica d’indagine: il Questionario La rilevazione delle caratteristiche di interesse della popolazione ha previsto la predisposizione accurata di un questionario154. La previsione e la preparazione del questionario è sostenuta dalla reale assenza di fonti informative alternative ed avallata dal carattere addizionale in termini di approfondimento ed originalità che esso consente. La tecnica di indagine prescelta per il contatto con l’unità statistica è conforme alle caratteristiche della popolazione e alle finalità dell’indagine, garantisce profondità dei contenuti, rapidità di esecuzione e tempestività dei risultati, tutela, inoltre, il soggetto intervistato con la previsione dell’anonimato. L’intervista è stata realizzata mediante una procedura standardizzata di interrogazione, a tutti i proponenti vengono poste le medesime domande, nella stessa formulazione, per garantire comparabilità delle risposte e possibilità di analisi dei dati con metodi statistico-descrittivi. La modalità di somministrazione utilizzata ha previsto una indagine elettronica a mezzo mail, ad ogni somministrazione sono state rese chiare ed esplicite le finalità dell’indagine, ulteriormente riportate come nota introduttiva all’inizio di ogni questionario. La compilazione dello stesso era completamente facoltativa ed assolutamente anonima. Il questionario, composto da 22 domande a risposta multipla e 2 domande a risposta aperta, è strutturato in 7 sezioni, ogni sezione risponde ad una precisa finalità di indagine. In un’ottica sistemica le sezioni contribuiscono a fornire un 154 Per la consultazione integrale del questionario si veda l’APPENDICE B.\ 240 | P a g . quadro completo delle dimensioni esperienziali, finanziarie e relazionali che contraddistinguono la popolazione oggetto d’indagine, al contempo, ogni sezione è consultabile separatamente per l’approfondimento di ogni singolo livello d’indagine. SEZIONE TITOLO DIMENSIONE OBIETTIVO N° QUESITI SEZIONE A Indagine Culturale Preliminare Identificazione del grado di 1 cultura SEZIONE B Il Proponente Conoscitiva Qualifica del proponente 1 SEZIONE C Il Team Sociodemografica Caratteristiche personali ed 5 esperienziali SEZIONE D Il Progetto Progettuale Specifiche del progetto 6 SEZIONE E La scelta della Progettuale Criteri e fattori percettivi nella 3 piattaforma SEZIONE F La scelta del selezione della piattaforma Percettiva Benefici attesi e criticità attese 3 Finanziaria Specifiche finanziarie del 5 crowdfunding SEZIONE G Il finanziamento progetto Tabella 22: Il mercato del Crowdfunding in Italia, Questionario ai proponenti: le Sezioni. 4.4 Statistiche descrittive L’indagine si è svolta nel periodo compreso tra Gennaio e Marzo 2015, sono stati consegnati 55 questionari, una indagine per ogni team o singolo proponente, il numero di intervistati rispondenti è pari a 35, risulta soddisfatto il requisito del campione minimo sufficiente per poter procedere all’analisi della popolazione con l’ausilio di statistiche descrittive. Al termine delle operazioni di raccolta dati, gli stessi vengono adeguatamente strutturati in vista del primo step di analisi rappresentato dall’analisi univariata delle variabili singolarmente considerate. Ogni 241 | P a g . domanda oggetto del questionario identifica una variabile differente, afferente e rientrante in una specifica dimensione analitica. Nelle seguenti sezioni verranno descritte ed analizzate tutte le variabili oggetto d’analisi, la statistica descrittiva consente di sostituire ad un’impressione qualitativa del fenomeno la sua misura quantitativa. 4.4.1 SEZIONE A: Indagine preliminare La prima sezione del questionario è diretta a testare il grado di conoscenza e cultura espresso dal proponente rispetto al fenomeno del crowdfunding. Nell’analisi dei punti di forza e debolezza del finanziamento dal basso, si è evidenziato tra le possibili minacce derivanti dall’ambiente esterno, in primo luogo, una cultura collettiva non sufficiente sul fenomeno a livello nazionale, sia a livello di progettisti che finanziatori. Come siete venuti a conoscenza delle possibilità offerte dal Crowdfunding? Dal contatto diretto 6% Da istituzioni pubbliche 3% Esperienza diretta 9% Da amici e conoscenti 31% Altro 14% ETICHETTA Da internet 37% Da internet 13 37,1% Da amici e conoscenti Esperienza diretta in qualita’ di crowdfunder Da isitituzioni pubbliche Dal contatto diretto con membri della piattaforma Altro 11 31,4% 3 8,6% 1 2,9% 2 5,7% 5 14,3 TOTALE 35 100% L’analisi della dimensione conoscitiva conferma l’ipotesi di una cultura ancora non sufficiente sul fenomeno nel contesto nazionale, il 37% del campione afferma di essere venuto a conoscenza della pratica del finanziamento dal basso dal Web, si tratta di una percentuale attesa, la sperimentazione del crowdfunding è seguita essenzialmente all’auto-apprendimento derivante dall’osservazione di pratiche 242 | P a g . similari in contesti esteri. Il 31,4% del campione è venuto a conoscenza delle opportunità del crowdfunding tramite le proprie reti relazionali di tipo bonding, ossia le persone più a diretto contatto con il soggetto proponente. La prevalenza di canali informativi personali di tipo informale evidenzia in tutta la sua chiarezza la marginalità del ruolo assunto da attori qualificati, quali piattaforme, Università o Centri di ricerca, nella scelta del proponente di ricorrere al finanziamento dal basso. All’interno del campione solo tre proponenti hanno sperimentato il finanziamento diretto in qualità di crowdfunder, mentre due proponenti sono stati avviati a questa nuova modalità di finanziamento da una realtà regionale, Bic Lazio155. L’analisi della dimensione culturale conferma l’ipotesi di una scarsa conoscenza del mezzo, nonostante il numero di piattaforme sia cresciuto in maniera esponenziale dal 2011 al 2014 e nonostante le stesse mostrino una costante tensione al tema dell’educazione della comunità di riferimento tramite l’organizzazione di eventi, conferenze e azioni mediatiche, si evidenzia ancora una cultura non sufficiente sulla pratica del crowdfunding, circostanza che rischia di rafforzare il ricorso al finanziamento dal basso con un atteggiamento di ripiego. Un atteggiamento inconsapevole e poco strutturato importa la scarsa comprensione delle vere potenzialità ritraibili dal crowdfunding, la diffusione di una maggiore cultura sul fenomeno gioverebbe non solo al proponente nel lancio della propria campagna, ma all’intero mercato. Un proponente informato e consapevole che si rivolge ad una folla altrettanto informata, amplifica la capacità del mezzo di finanziamento di attrarre finanziatori e riduce le asimmetrie informative tra il proponente e la folla in termini di benefici attesi, garantendo l’evoluzione e la crescita del fenomeno su scala nazionale. 155 Bic Lazio è una società per azioni partecipata dalla Regione Lazio istituita allo scopo di sostenere le imprese nella fase di start up e diffondere l'imprenditorialità sul territorio. 243 | P a g . 4.4.2 SEZIONE B: Il Proponente La categoria dei soggetti proponenti è fortemente composita, essi possono essere soggetti privati, organizzazioni, società esistenti o start-up nelle prime fasi di vita. Nella disamina dei criteri adottati per l’individuazione della popolazione di riferimento, si è osservato che non è possibile utilizzare come criterio discriminatorio l’assetto organizzativo del proponente in atto al momento di lancio della campagna, perché ciò equivarrebbe, sostanzialmente, ad escludere dall’analisi numerosi progetti fortemente rappresentativi delle dimensioni del fenomeno a livello nazionale. Se per un verso è possibile affermare che nella maggior parte dei casi è riscontrabile una relazione lineare tra il modello organizzativo utilizzato e la modalità di crowdfunding prescelta, si è ritenuto in ogni caso opportuno interrogare il campione, adottando un approccio deduttivo piuttosto che induttivo, che avrebbe potuto inficiare il livello di analisi. Indicare il modello organizzativo in atto al momento del lancio della campagna. Organizzazion e no profit 14% Other 2% Individuale 12% Start-up 32% Team 26% Società esistente 14% ETICHETTA Individuale 4 11,4% Team 9 25,7% Societa’ 5 14,3% Start-up 11 31,4% Organizzazione no profit Other 5 14,30% 1 2% TOTALE 35 100% Le risposte fornite dai creators rispondenti confermano la validità del metodo deduttivo, il 65% della popolazione di progettisti ha lanciato una campagna in modalità reward, mentre solo il 16% in modalità equity, ove il modello organizzativo prevalente è la start-up. In considerazione della presunta relazione lineare tra 244 | P a g . modello e forma organizzativa, lecito era attendersi una percentuale minore di startup quale modello organizzativo, ed una quota maggiore di organizzazioni ed associazioni no profit, considerato che il 19% dei proponenti ha scelto la modalità donation. L’indagine mostra invece una distribuzione composita all’interno del campione con riferimento al modello organizzativo in atto al momento della campagna, il 31,4% dei proponenti si identifica con il modello organizzativo della start-up, mentre nel 25,7% dei casi il creator si qualifica come team. La forte presenza di gruppi di lavoro si accorda invece con la prevalenza nel campione di campagne reward-based, in tale modalità i creators si identificano spesso in team di giovani creativi della tecnologia e del design che aspirano, tramite la crowd, a potersi aprire al mercato. Inoltre, la percentuale elevata di team, in relazione alla preponderanza di campagne reward based nella popolazione, induce a ritenere che numerose start-up a vocazione innovativa in fase di lancio abbiano preferito il modello basato sulle ricompense allo strumento specifico dell’equity crowdfunding per la raccolta di capitali utili all’avvio dell’attività imprenditoriale. Infine, la prevalenza di modelli organizzativi finalizzati all’esercizio d’impresa (71%) segna l’evoluzione del crowdfunding in Italia, da catalizzatore di risorse umane e monetarie per cause sociali ed artistiche, a strumento di sostegno del tessuto imprenditoriale e leva di sviluppo di realtà altamente innovative Made in Italy. 245 | P a g . 4.4.3 SEZIONE C: Il Team La terza sezione del questionario è strumentale all’approfondimento delle dimensioni sociodemografiche del soggetto proponente, considerato che la paternità del progetto può essere attribuita ad un soggetto unico o ad un gruppo di individui, attraverso cinque quesiti si evidenziano le dimensioni e la composizione del team, nonché le condizioni occupazionali e le caratteristiche esperienziali prevalenti nella popolazione di riferimento. Indicare il numero di membri. Più di 5 25,70% 5 11,40% 4 11,40% 3 14,30% 2 25,70% 1 0,00% ETICHETTA 1 4 11,4% 2 9 25,7% 3 5 14,3% 4 4 11,4% 5 4 11,4% PIÙ DI 5 9 25,7% TOTALE 35 100% 11,40% 5,00% 10,00% 15,00% 20,00% 25,00% 30,00% L’analisi della variabile dimensionale viene condotta individuando sei classi di densità, ogni proponente può indicare la numerosità del team su una scala di valori da 1 a 5 membri, l’ultima classe è riferita ai progetti lanciati e gestiti da team creatori costituiti da più di 5 soggetti. Con riferimento alla numerosità del team proponente, il numero di progetti attribuibili ad un unico soggetto creatore sono 4, mentre il restante 88% riguarda team proponenti. Il termine “team” nell’ambito del lavoro di analisi è riferito al nucleo operativo e creativo cui è attribuibile l’idea progettuale. Alla prevalenza del modello organizzativo team si accompagna una elevata numerosità dei gruppi di proponenti, interessante è osservare che agli estremi della distribuzione vi sono team composti da due soli soggetti, e team composti invece 246 | P a g . da più di cinque soggetti nel 25,70% dei casi osservati. Un team può certamente essere composto da un numero variabile di persone, se una maggiore numerosità può essere ricondotta ad una maggiore complessità organizzativa e comunicativa, in letteratura è consolidato l’indirizzo che un team numeroso presuppone prestazioni migliori per la varietà e complementarietà delle competenze espresse. In media il team proponente è composto da 5,8 membri. Indicare l’età media del team. Oltre i 45 6% 25 - 30 23% 41 - 45 23% ETICHETTA Meno di 25 anni 0 0% 25-30 8 22,9% 31-40 17 48,6% 41-45 8 22,9% Oltre i 45 anni 2 5,7% TOTALE 35 100% 31 - 40 48% L’analisi della struttura per età della popolazione considera due fasce di età: • Giovani, Meno di 25 anni con limite inferiore della classe pari a 18 anni; • Adulti, ulteriormente segmentata in tre fasce, 31-40 anni, 41-45 anni e oltre i 45 anni con limite superiore dalla classe pari 55 anni. I soggetti proponenti rientrano per il 48,6% nella fascia di età compresa tra i 31-40 anni, la restante metà del campione si distribuisce equamente tra la fascia under 30 e la fascia over 40, con una età media di 36 anni. La rilevazione del carattere demografico dell’età conferma la caduta dei tassi occupazionali nel triennio 20112013 e la crescente ricerca di canali alternativi di finanziamento, a rivolgersi al crowdfunding sono essenzialmente progettisti giovani, in cerca di sbocchi occupazionali alternativi, e professionisti, già occupati ma tesi a sviluppare modelli alternativi di business. 247 | P a g . Work Experience. In cerca di occupazione 40% Operaio ETICHETTA In cera di occupazione Operaio 1% Lavoratore Dipendente 11% Lavoratore Autonomo 15% Manager 12% Imprenditore 22% 0% 10% 20% 30% 40% 48 40% 1 0,7% 13 11% Lavoratore dipendente Lavoratore autonomo Manager 19 15% 15 12% Imprenditore 27 22% TOTALE 123 100% 50% Gli sviluppi tecnologici, l’utilizzo di nuovi materiali, il miglioramento di processi produttivi, la sperimentazione di nuove modalità di erogazione dei servizi, la pratica stessa del crowdfunding, inducono inevitabilmente allo sviluppo di nuove figure professionali. Considerata l’elevata variabilità dell’impianto tassonomico, ai fini dell’analisi della condizione lavorativa si è deciso di impiegare una classificazione ampia delle professioni, che non tiene conto della specificazione settoriale e del grado di specializzazione tecnica, quanto piuttosto delle caratteristiche generali che differenziano i diversi livelli occupazionali. La variabile professione viene suddivisa in otto categorie: Imprenditore, Manager, Lavoratore Autonomo, Lavoratore Dipendente, Operaio e In cerca di occupazione, Laureato e Neolaureato. Per chiarezza espositiva e operatività logica le classi “Laureato” e “Neolaureato” sono incluse nel livello zero, ossia “In cerca di occupazione”. La dimensione occupazionale del campione di riferimento mostra una composizione eterogenea, nel 40% dei casi i proponenti erano al tempo della ricerca in cerca di occupazione, di tale percentuale il 54% sono laureati e il 17% neolaureati. La categoria imprenditoriale occupa la seconda posizione con il 22%, i Lavoratori Autonomi rappresentano il 15% del campione. Lavoratori Dipendenti e Manager sono presenti rispettivamente nelle percentuali del 11% e del 12%. L’analisi della variabile occupazionale evidenzia la capacità del crowdfunding di attrarre soggetti altamente professionalizzati, nel 35% dei casi tali soggetti sono ulteriormente forniti di consolidate competenze in materia di creazione e direzione d’impresa. 248 | P a g . Titolo di studio. Licenza Media 3% ETICHETTA Diploma 14% Laurea Triennale 14% Laurea Specialistica 51% Master 10% Dottorato di ricerca 4% Altro titolo Post Laurea 4% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% Licenza media 4 3% Diploma 17 14% Laurea triennale 17 14% Laurea specialistica Master 63 51% 12 10% 5 4% 5 4% 123 100% Dottorato di ricerca Altro titolo post laurea TOTALE La variabile qualitativa relativa al titolo di studio è strutturata in considerazione dei principali livelli di istruzione, l’evidenza empirica mostra che nel 50% dei casi il campione ha conseguito almeno una laurea specialistica o magistrale. Suddividendo i livelli di studio in due macro aree, Istruzione di primo grado comprendente la Licenza Media, il Diploma e la Laurea Triennale, e Istruzione di secondo grado comprendente i livelli restanti, il 70% del campione rientra nella seconda macro area. L’evidenza è coerente con la prevalenza di figure imprenditoriali e manageriali riscontrate nell’analisi della dimensione lavorativa, e conferma l’evoluzione che il fenomeno del Crowdfunding ha avuto in Italia, esso si configura sempre più come uno strumento a sostegno della nascita di realtà imprenditoriali contraddistinte da elevati livelli di capitale umano, in grado di generare opportunità di crescita e di innalzamento dei livelli occupazionali. 249 | P a g . Esperienze Pregresse. Esperienza in attività imprenditorial i 11% Nessuna esperienza in attività imprenditoriali 3% ETICHETTA Esperienza pregressa nel settore 49% Nessuna esperienza nel settore 37% Esperienza pregressa settore 17 49% Nessuna esperienza nel settore 13 37,1% Esperienza in attivita’ imprenditoriali Nessuna esperienza in attivita’ imprenditoriali TOTALE 4 11,4% 1 2,9% 35 100% La variabile “Esperienze Pregresse” sintetizza il grado di preparazione del team proponente associato al lancio della campagna, le modalità qualitative individuate permettono di segmentare ulteriormente il grado di preparazione in relazione al settore di pertinenza della campagna e alla definizione di iniziative imprenditoriali. Nel 49% dei casi almeno un membro del team aveva maturato esperienze pregresse nel settore di riferimento, mentre nel 37% dei casi il team non aveva maturato esperienze nel settore relativo all’idea progettuale. L’elevata percentuale di inesperienza settoriale è mitigata in parte dalla circostanza che nel 11,4% dei casi almeno un membro ha maturato esperienze pregresse nella definizione di iniziative imprenditoriali. In definitiva, nel 60% dei casi, il team o il soggetto proponente espongono un livello adeguato di competenze, trattasi di soggetti non completamente estranei a logiche progettuali e imprenditoriali. 250 | P a g . 4.4.4 SEZIONE D: Il Progetto La quarta sezione del questionario focalizza l’attenzione sulle specifiche del progetto, attraverso quattro quesiti si analizzano le principali caratteristiche settoriali, territoriali e dimensionali dei progetti selezionati. Indicare il modello di Crowdfunding. Equity 6% ETICHETTA Donation 31% DONATION 11 31,5% REWARD 22 62,9% EQUITY 2 5,7% TOTALE 35 100% Reward 63% Il primo quesito attiene alla modalità di crowdfunding prescelta per il lancio della campagna, il campione di 35 progettisti rispondenti appare fortemente sbilanciato sul reward-based crowdfunding. Il 63% dei rispondenti ha lanciato una campagna in modalità reward, segue con una percentuale comunque congrua alla diffusione del fenomeno il modello donation con il 31%, l’equity based crowdfunding è fortemente sottorappresentato nel campione rispondente, causa la diffusione relativa del fenomeno all’epoca della raccolta dati. 251 | P a g . Indicare il settore. Arte 29% Design e tecnologia 35% Terzo Settore 14% ETICHETTA DESIGN E TECNOLOGIA 12 35% MANIFATTURIERO 8 22% TERZO SETTORE 5 14% ARTE 10 29% TOTALE 35 100% Manifatturiero 22% La dimensione settoriale segue i criteri di individuazione adottati per la costruzione della popolazione di riferimento. Il settore Manifatturiero, all’interno del quale rientrano tutte le campagne relative ad attività artigianali valorizzate e proposte in chiave moderna nei settori alimentare, tessile e lavorazione materiali, copre il 22% del campione. Il settore Arte che accoglie i progetti relativi alla Letteratura e alle altre forme di comunicazione audio-visive quali Cinema e Teatro, Arte Contemporanea e Musica, mostra una percentuale di incidenza notevole, il 29% dei rispondenti ha proposto un progetto in tale ambito. La forza del settore artistico è confermata anche dall’osservazione della realtà, trattasi di un segmento caratterizzato da continuo fermento, le numerose forme d’arte esprimibili tramite il web vantano folle di esperti e seguaci in grado di ampliare le capacità di raccolta della campagna, inoltre, in tali campagne il fattore emozionale è preponderante rispetto alla modalità reward. Il Terzo Settore, relativo alle cause sociali con riflessi territoriali e che nascono per carenza di fondi sociali nelle aree di intervento della riqualificazione urbanistica, assistenza sociale, sostegno all’educazione, tutela e salute dell’ambiente, si attesta stabilmente al 14%. Infine il settore Design e Tecnologia comprendente tutte le campagne relative all’ideazione di prodotti altamente innovativi, dal design creativo e sostenibile e dai possibili impieghi nelle industrie, conquista la più alta percentuale di penetrazione, pari al 35%. 252 | P a g . Specifiche del progetto. Altro 11,40% ETICHETTA Progetto sociale o culturale mai sponsorizzato 26% Progetto costruito ad hoc per la campagna 11% Businee idea in fase embroniale 17% Business idea che aveva già superato la fase progrettuale Business idea che aveva gia’ superato la fase progettuale Business idea in fase embrionale 12 34,3% 6 17,1% Progetto costruito ad hoc per la campagna 4 11,4% Progetto sociale o culturale mai sponsorizzato Altro 9 25,7% 4 11,4% TOTALE 35 100% 34% 0% 10% 20% 30% 40% La variabile “Specifiche del progetto” consente di qualificare lo stadio progettuale della value proposition del creator, si individuano a tal fine cinque categorie nettamente differenziate per tipologia di progetto e stadio di vita dello stesso. Partendo dal basso le prime due categorie attengono ad una dimensione prettamente imprenditoriale, si chiede al team proponente di specificare se il progetto oggetto della raccolta fondi è qualificabile come business idea in fase embrionale o business idea in fase progettuale. La differenza concettuale ha sul piano pratico importanti implicazioni, nel segmento reward based, e chiaramente nella modalità equity, i progetti che hanno già superato le fasi progettuali sono contraddistinti da percentuali di rischio (operativo e finanziario) contenute rispetto a progetti privi di riscontri tecnico-progettuali. I potenziali finanziatori, soprattutto con riferimento alla modalità di pre-ordinazione, appaiono maggiormente propensi al finanziamento se il team proponente offre dimostrazione della fattibilità tecnica del prodotto oggetto di lancio. Il 51,5% del campione rientra nelle prime due categorie, in particolare il 34% dei rispondenti ha promosso una business idea che ha già superato la verifica di fattibilità, mentre il 17% ha proposto una business idea in fase embrionale. Le campagne di crowdfunding per progetti sociali o culturali già ideate, ma mai sponsorizzate on line, rappresentano il 26% del campione, confermando la scarsità di risorse pubbliche e private che hanno di fatto 253 | P a g . impedito la nascita del progetto sino al lancio della campagna. Solo l’11% dei progetti in ambito culturale e sociale sono stati costruiti ad hoc per il lancio della campagna, il restante 11% del campione ha invece affermato che il crowdfunding è risultato determinate per il completamento di progetti già in parte finanziati. Trattasi di un progetto a impatto territoriale? ETICHETTA 46% 54% SI 16 45,7% NO 19 54,3% TOTALE 35 100% SI NO Nella trattazione relative alle opportunità derivanti dall’impiego del crowdfunding quale modalità di finanziamento, si è rilevato come la variabile geografica sia in realtà fortemente modulabile. Ove il proponente intenda avere un’esposizione globale progetterà una campagna in grado di giungere oltreoceano e di attrarre un pubblico più vasto possibile, differentemente, il crowdfunding può divenire uno strumento di coinvolgimento di una comunità definita geograficamente, i cui stessi componenti codificano i bisogni reali e li traducono in campagne locali di riqualificazione sostenbile in favore del tessuto economico e sociale. Il campione di progettisti intervistati mostra una composizione equilibrata rispetto alla variabile geografica, il 46% dei proponenti ha avviato una campagna ad impatto territoriale, che mirava, dunque, al coinvolgimento della comunità di riferimento, mentre il 54% dei soggetti proponenti ha approcciato alla variabile geografica in maniera inversa, partendo dalla propria comunità di riferimento ha cercato, tramite la rete, di entrare in contatto con la vasta comunità del web. 254 | P a g . Se SI in quale regione? Area Centro Nord 44% ETICHETTA AREA CENTRO NORD 7 44% AREA SUD 9 56% TOTALE 16 100% Area Sud 56% La variabile geografica viene segmentata in due livelli: - Area Centro Nord, comprendente Liguria, Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Emilia Romagna, Friuli, Veneto, Trentino Alto Adige, Lazio, Marche, Toscana, Umbria. - Area Centro Sud, comprendente Abbruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia. I progetti ad impatto territoriale risultano essere 16, il 56% del totale ha riguardato le aree territoriali del centro sud, mentre il 44% le aree del centro nord. In particolare, nell’area centro nord si assiste ad una maggiore concentrazione regionale, le regioni maggiormente interessate sono il Piemonte (10%) e l’Emilia Romagna (25%). Nell’area centro sud si assiste ad una maggiore frammentazione, il 25% dei progetti hanno riguardato la Campania, a seguire le Isole, rispettivamente Sicilia (15%) e Sardegna (10%). Il restante 15% è ugualmente distribuito tra Puglia, Calabria e Basilicata. 255 | P a g . 4.4.5 SEZIONE E: La scelta della piattaforma La piattaforma rappresenta il luogo virtuale eletto dal proponente per il lancio della propria campagna di finanziamento, trattasi di una scelta strategica che andrà condotta secondo specifici criteri per favorire il successo dell’operazione di finanziamento. I criteri di scelta della piattaforma possono essere influenzati da una serie di fattori endogeni ed esogeni al progetto, possono derivare dalla scelta consapevole del team proponente, coerentemente con la natura del progetto, di scremare le piattaforme in relazione alla loro vocazione settoriale e territoriale, o possono essere influenzati da fattori esogeni, quali il livello di maturità dell’ecosistema d’offerta o l’esperienza maturata da altri proponenti. A valle di tali considerazioni e tenendo ulteriormente in considerazione che nei primi anni di sviluppo del finanziamento dal basso, i proponenti italiani non hanno riscontrato un mercato d’offerta pronto a soddisfare i loro bisogni, la sezione E del questionario mira a comprendere e classificare i fattori percettivi e qualitativi che hanno determinato la scelta della piattaforma della popolazione di riferimento. Nazionalità della piattaforma ETICHETTA Americana 23% Europea 9% Reputazione della piattaforma % progetti di successo Italiana 68% 10 28% 2 6% Comunita’ attiva sulla piattaforma Piattaforma specializzata 5 14% 8 23% Altro 10 28,6% TOTALE 35 100% Segmentando il campione rispondente in relazione alla nazionalità della piattaforma prescelta, si evidenzia che il 69% del campione ha lanciato la propria campagna su una piattaforma italiana, il 23% ha scelto una piattaforma statunitense, mentre il restante 9% si è orientato verso piattaforme europee. 256 | P a g . Quali sono i criteri che avete adottato nella scelta della piattaforma? Altro 29% Piattaforma specializzata 23% Reputazione della piattaforma 28% % di progetti di successo Comunità 6% ETICHETTA ITALIANA 24 69% EUROPEA 3 9% AMERICANA 8 23% TOTALE 35 100% attiva sulla piattaforma 14% Il criterio prevalente di scelta è la reputazione della piattaforma, il 28% del campione afferma di aver scelto la piattaforma in relazione alla notorietà della stessa, una piattaforma valida che gode di una reputazione solida è difatti in grado di offrire al proponente una vasta gamma di benefici, dalla visibilità della campagna ad una rete trasversale di relazioni commerciali e finanziarie. Il secondo criterio di scelta è rappresentato dal grado di specializzazione della piattaforma, il 23% del campione ha segmentato le piattaforme scegliendo quella maggiormente coerente con le specifiche del progetto, il vantaggio della piattaforma specializzata risiede nella forte segmentazione della folla su uno specifico settore d’interesse, esse pongono in relazione il proponente con mercati di nicchia e consentono, dunque, di attirare appassionati ed esperti che appaiono maggiormente in grado di valutare la valenza del progetto. Il 14% del campione ha dato rilievo alla comunità attiva sulla piattaforma, difatti, il successo di una campagna dipende in primo luogo dall’ampiezza della comunità che il team proponente sarà in grado di coinvolgere. E’ chiaro che maggiore sarà il numero di follower più ampio sarà il bacino di utenza cui sarà possibile rivolgersi, simmetricamente maggiori saranno le possibilità di contaminazione tra crowdfunders attivi sulla stessa piattaforma. Nonostante l’osservazione della percentuale di progetti similari che hanno raggiunto con successo l’obiettivo di raccolta rappresenti una valida modalità di scrematura della piattaforma, solo 2 proponenti hanno adottato tale criterio. Il 29% del campione afferma che la scelta della piattaforma è stata indotta dalla conoscenza di uno o più 257 | P a g . membri della stessa e dalla possibilità di pubblicazione della campagna senza il sostenimento di alcuna success fee. 8 6 4 2 0 Reputazione % progetti di successo Comunità attiva Italiana Europea Americana Piattaforma specializzata Incrociando le risposte ottenute in relazione alla nazionalità e al criterio di scelta della piattaforma, si evince che il criterio prevalente è quello reputazionale nel caso del ricorso ad una piattaforma statunitense. Il ricorso ad una piattaforma europea è stato unicamente influenzato dalla comunità attiva sulla stessa. I criteri di scelta appaiono invece variegati nel caso delle piattaforme italiane, la reputazione e la notorietà della piattaforma permangono i criteri principali di scelta, ma peso specifico è attribuito anche alla percentuale di progetti di successo, alla comunità attiva sulla piattaforma, alla rete relazionale e soprattutto al grado di specializzazione. In particolare il grado di specializzazione appare un criterio discriminante nella scelta della piattaforma, nonostante il ruolo di first mover della piattaforme americane, la popolazione di riferimento si è orientata verso piattaforme italiane altamente specializzate nel settore di riferimento, tale circostanza evidenzia che il mercato dell’offerta in Italia è attualmente in grado di accogliere e soddisfare le istanze della domanda. 258 | P a g . Siete soddisfatti del supporto ricevuto dalla piattaforma? Non completamente 17% NO 3% SI 51% SI abbastanza 29% ETICHETTA SI abbastanza 10 29% SI 18 51% Non completamente 6 17,1% NO 1 2,9% TOTALE 35 100% L’ultimo quesito della sezione indaga il grado di soddisfazione percepito dai soggetti proponenti in relazione al supporto ricevuto dalla piattaforma nel periodo di lancio della campagna di crowdfunding. Il 29% del campione afferma di essere notevolmente soddisfatto del supporto ottenuto, accompagnato da un ulteriore 51%, solo il 19% del campione risulta non essere soddisfatto del supporto ricevuto. La misura del grado di soddisfazione può essere chiaramente influenzata dall’esito della raccolta fondi, tuttavia nonostante la popolazione di riferimento sia composta per il 38% da progetti con esito parzialmente negativo nel complesso l’indice di gradimento risulta essere elevato. 259 | P a g . 4.4.6 SEZIONE F: La scelta del crowdfunding, benefici attesi e criticità Il background teorico a sostegno dell’analisi ha evidenziato come il crowdfunding, unitamente all’apporto di risorse finanziarie, sia ricco di implicazioni commerciali e relazionali in grado di avvalorare la scelta del proponente di ricorre al finanziamento dal basso. Il ricorso al crowdfunding può sottendere motivazioni variegate e può porre criticità differenti dai tradizionali strumenti di finanziamento, in considerazione di ciò la sezione F del questionario mira ad individuare i fattori percettivi e motivazionali che hanno indotto la popolazione di riferimento al ricorso al finanziamento dal basso. Perché avete deciso di ricorrere alla raccolta di fondi dal basso? Raccogliere capitali necessari all’avvio della start-up 23% Per dare voce a una causa sociale e/o territoriale 14% Possibilita’ concreta di finanziare la nostra business idea 37% Curiosità 3% Ottenere visibilità 11% Testare l’interesse di potenziali clienti 12% ETICHETTA Possibilita’ concreta di finanziare la nostra business idea Curiosita’ 13 37% 1 2,9% Testare l’interesse di potenziali clienti Ottenere visibilita’ nel settore di riferimento Per dare voce a una causa sociale e/o territoriale Raccogliere capitali necessari all’avvio della nostra start-up TOTALE 4 11.4% 4 11,4% 5 14,3% 8 23% 35 100% Premesso che le motivazioni che possono indurre il team a rivolgersi alla folla, per il 37% della popolazione il ricorso al crowdfunding è stato dettato dalla possibilità concreta di finanziare l’idea progettuale, immediatamente seguito dal 23% del campione che afferma di aver guardato al crowdfunding come fonte alternativa per la raccolta di capitale di rischio utile all’avvio di una nuova realtà imprenditoriale. La motivazione primaria permane la raccolta di risorse finanziarie finalizzata all’avvio di realtà imprenditoriali, assumono comunque forte rilevanza le implicazioni commerciali quali la possibilità di testare l’interesse di potenziali clienti e ottenere visibilità nel settore di riferimento. Il 14,3% individua come motivazione primaria la possibilità di aumentare tramite la folla 260 | P a g . l’esposizione mediatica di cause sociali e/o territoriali, e solo un proponente su 35 afferma di aver testato il crowdfunding per curiosità. Quali benefici, oltre la raccolta di fondi, avete riscontrato nel modello del Crowdfunding? Visiblità nei canali tradizionali di finanziamento 6% Altro 6% Ampliamento delle reti relazionali professionali 26% La creazione di una comunità nel medio lungo termine 48% Ricevere suggerimenti tecnici e commerciali 14% ETICHETTA La creazione di una comunita’ nel medio lungo termine Ricevere suggerimenti tecnici e commerciali dai supporter Ampliamento delle reti relazionali professionali Visibilita’ nei canali tradizionali di finanziamenti Altro TOTALE 17 48,6% 5 14,3% 9 25,7% 2 5,7% 2 5,7% 35 100% Proseguendo nell’analisi dei benefici riscontrati dai proponenti, il secondo quesito interroga i proponenti sui benefici di secondo livello, o collaterali, collegati al lancio e allo sviluppo della campagna di crowdfunding. Il 48,6% del campione afferma di aver riscontrato la creazione di una comunità partecipe agli sviluppi del progetto anche successivamente al termine della raccolta fondi, i proponenti sono quindi fortemente incentivati al ricorso al crowdfunding dalla possibilità di intessere relazioni con la folla che si estendono oltre la transazione finanziaria. Ulteriore beneficio riscontrato nel 25,7% dei casi, è la possibilità offerta dal crowdfunding, tramite la comunicazione diretta con i finanziatori, di ampliare ogni oltre aspettativa la rete di relazioni cui i proponenti possono attingere professionalità specializzate. Il 14,3% dei proponenti ha testato la possibilità di confronto con la folla, ricevendo suggerimenti sia tecnici che commerciali utili ad una migliore implementazione dell’idea imprenditoriale, mentre il 5,7% dei proponenti ha percepito come beneficio collaterale una maggiore visibilità mediatica associata al progetto. 261 | P a g . Quali sono state le maggiori criticità riscontrate? Percezione di barriere informative 6% La definizione di premialità adeguate 11% Comunicazione con investitori non professionali 9% Gestione del rapporto con la comunità dei sostenitori 20% Scarsa cultura sul Crowdfunding 54% ETICHETTA Gestione del rapporto con la comunita’ dei sostenitori Scarsa cultura sul crowdfunding Comunicazione con investitori non professionali Percezione di barriere informative Definzione di premialita’ adeguate TOTALE 7 20% 19 54% 3 9% 2 6% 4 11% 35 100% Al termine della sezione i proponenti sono invitati ad indicare quali sono state le maggiori criticità riscontrate durante il lancio della campagna, netta prevalenza è attribuita dai proponenti alla scarsa cultura sul crowdfunding, nel 54% dei casi i proponenti hanno rilevato una cultura non sufficiente sul fenomeno da parte della comunità target. Nel 20% dei casi i proponenti hanno riscontrato criticità nella gestione del rapporto con la comunità dei sostenitori, se per un verso è nota la capacità del crowdfunding di abbattere i costi di raccolta dei capitali, in letteratura si è più volte sottolineato che l’aspetto relazionale sottende tendenzialmente anche delle criticità. Il fattore emozionale e l’elevato grado di partecipazione della folla alla causa sociale possono, ove non adeguatamente gestite, indurre i crowdfunders a ritenersi insoddisfatti o non adeguatamente considerati, essendo pubblici i commenti e visibili anche dagli altri finanziatori, una gestione non attenta delle relazioni con i finanziatori induce ad una dispersione del valore accentrabile attorno al progetto. L’11% del campione ha riscontrato difficoltà nella definizione di premialità adeguate da offrire ai finanziatori, in cambio dell’apporto finanziario. L’impatto delle asimmetrie informative e una maggiore complessità comunicativa con investitori non professionali rilevano invece un impatto moderato, rispettivamente nella misura del 6% e del 9%. D’altro canto vi è anche da considerare che la presenza di progetti equity-based nella popolazione di riferimento è fortemente ridotta rispetto ai modelli reward e donation crowdfunding. 262 | P a g . 4.4.7 SEZIONE G: Il finanziamento Il ricorso al crowdfunding quale strumento di finanziamento alternativo è stato ampiamente favorito dalle condizioni di credit crunck, nonostante si siano registrati interessanti tassi di crescita nel segmento imprenditoriale, scarsa attenzione è stata sin oggi riservata alle effettive possibilità del crowdfunding di inserirsi come ulteriore fonte di finanziamento, complementare rispetto alle fonti tradizionali, nel novero di risorse finanziarie a sostegno dell’imprenditoria. La settima ed ultima sezione del questionario è prettamente incentrata sull’aspetto finanziario della campagna, tramite l’ausilio di cinque quesiti si intende valutare il ruolo di amici e familiari nella raccolta, le criticità riscontrate nell’approccio, eventuale, ai canali tradizionali di finanziamento e il costo di accesso ai capitali raccolti tramite il crowdfunding. Amici e familiari hanno avuto un ruolo determinante nella raccolta? NO 32% SI più del 50% 17% SI tra il 10% e il 30% 37% SI tra il 31% e il 50% 14% ETICHETTA SI hanno costituito tra il 10% e il 30% dell’importo raccolto SI hanno costituito tra il 31% e il 50% dell’importo raccolto SI hanno più del 50% dell’importo raccolto No TOTALE 13 37,1% 5 14,35% 6 17,1% 11 31,4% 35 100% Nella fase di avvio di una iniziativa imprenditoriale, la gerarchia delle fonti di finanziamento vede, in genere, al vertice delle risorse che si rendono disponibili, l’apporto di capitale da parte dei soggetti più vicini al nucleo imprenditoriale, quali amici e familiari. L’apporto di risorse finanziarie da amici e familiari nelle prime fasi di vita dell’impresa è riscontrabile in misura prevalente anche nel crowdfunding, sfruttando le potenzialità della rete, i proponenti possono difatti unire alle risorse che si rendono disponibili nelle cerchie relazionali più vicine al team, quelle che si 263 | P a g . rendono disponibili dalla platea di soggetti potenzialmente interessati alla realizzazione di un progetto. Il ruolo di amici e familiari nella raccolta di finanziamenti dalle folle non è prettamente finanziario, la fiducia accordata dai soggetti più vicini all’imprenditore al progetto, accresce la percezione di affidabilità del team, in quanto la folla ritiene che tali soggetti siano maggiormente informati circa le reali capacità del progetto di produrre risultati apprezzabili nel medio lungo periodo. Al fine di comprendere l’impatto di amici e parenti nella raccolta di risorse finanziarie nella popolazione di riferimento, le possibilità di intervento sono suddivise in tre classi dimensionali utili a quantificare la percentuale di incidenza sull’importo raccolto, una quarta classe è strumentale, invece, alla classificazione in negativo. Il campione di riferimento conferma il ruolo primario assunto da amici e familiari nell’avvio di progetti imprenditoriali, nel 37% dei casi l’apporto si è attestato tra il 10% e il 30% dell’importo raccolto, nel 14,4 dei casi l’apporto ha coperto tra il 31% e il 50% delle risorse necessarie, solo nel 17% dei casi l’apporto ha coperto più della metà delle risorse necessarie. Interessante è notare che in una percentuale significativa di casi, il 31%, amici e familiari non hanno avuto un impatto determinante nella raccolta fondi. In definitiva è possibile affermare che, se per un verso è confermata la posizione primaria di tali risorse nella gerarchia delle fonti, la percentuale di incidenza maggiore si riscontra nella fascia tra il 10% e il 30% dell’importo raccolta, confermando che il crowdfunding consente di collezionare risorse provenienti da soggetti che non si collocano in una posizione relazionale primaria rispetto al soggetto proponente. 264 | P a g . Prima di scegliere il Crowdfunding vi siete relazionati con altri canali di finanziamento? Se si quali? Venture Capitalist 14% Autofinanziamento 17% Fondazioni ed enti pubblici 14% SI 43% NO 57% Business Angel 32% Banche 23% Al fine di comprendere la capacità del crowdfunding nel mercato italiano di colmare il gap creditizio determinatosi a valle delle crisi finanziarie dell’ultimo decennio, ai proponenti viene chiesto di specificare se, prima di ricorrere al crowdfunding, il team si sia rivolto a canali di finanziamento tradizionali. Nel 57% dei casi il campione non ha approcciato ad altri canali di finanziamento per ottenere le risorse necessarie all’avvio del progetto, mentre una percentuale consistente di proponenti intervistati, ossia il 43%, afferma di aver preventivamente tentato di ottenere risorse dai canali tradizionali. Analizzando la composizione di canali tradizionali preventivamente interrogati dai proponenti, appare sostanzialmente confermata la crisi di liquidità che trasversalmente ha interessato il livello privato e pubblico. Nel 23% dei casi i proponenti si sono rivolti ad istituti bancari, il 17% ha tentato l’avvio del progetto con risorse proprie, il 14% dei proponenti ha richiesto l’accesso a fondi pubblici o il patrocinio di enti territoriali, mentre, sul versante del mercato del capitale di rischio, il 32% dei proponenti ha sottoposto, senza riscontri positivi, la propria business idea a Business Angel, e il 14% dei progettisti si è rivolto a investitori formali quali i Venture Capitalist. 265 | P a g . Cosa non vi ha permesso di ottenere i capitali necessari prima di decidere di cogliere le opportunità offerte dal Crowdfunding? Incapacita dei canali tradizionali di cogliere idee innovative 49% Mancanza di garanzie adeguate 21% Carenza di prospettive di crescita 12% Rischio elevato 6% Carenza di experience del team 12% ETICHETTA Mancanza di garanzie adeguate Carenza di prospettive di crescita Carenza di experience del team Elevato rischio associato alla business idea Incapacita dei canali tradizionali di cogliere idee innovative Carenza di reti relazionali adeguate TOTALE 7 20% 4 11% 4 11% 2 6% 16 46% 2 6% 35 100% L’analisi delle condizioni esogene ed endogene che hanno impedito ai progettisti di ricorrere ai canali di finanziamento tradizionali, mostra una composizione piuttosto equilibrata. Il primo fattore critico è l’incapacità dei canali tradizionali di cogliere idee innovative, la stretta creditizia e le difficoltà di ripresa del sistema economico italiano hanno determinato un atteggiamento prudenziale da parte degli operatori tradizionali, tendenza che ha portato alla graduale esclusione nelle decisioni di impiego dei capitali delle realtà maggiormente innovative e, dunque, rischiose. Strettamente dipendente dalla instabilità economica del sistema Paese e determinante dall’atteggiamento prudenziale assunto dagli operatori tradizionali è la mancanza di garanzie adeguate nel 20% dei casi, il campione afferma di essere stato inabilitato all’accesso al credito, non a causa della mancata originalità del progetto d’impresa, ma dei criteri di selezione maggiormente stringenti adottati dagli istituti creditizi. Tra le specifiche del progetto, in primo luogo è possibile annoverare, con uguali percentuali d’impatto, la carenza di prospettive future di crescita e la carenza di experience del team nel settore di riferimento, fattori strategici nella valutazione dell’investimento da parte degli investitori istituzionali. La carenza di prospettive future e una experience non sufficiente segnalano un forte rischio di monetizzazione dell’investimento, assunto in tal caso unicamente dall’investitore professionale. Nei casi specificati, pari al 22% del campione, è plausibile che il vincolo di profittabilità sia stato valicato grazie al ricorso alla folla, 266 | P a g . permettendo il lancio del progetto imprenditoriale nonostante l’elevato grado di rischio. La raccolta di capitali tramite la folla ha secondo voi, in media, costi più elevati o più bassi rispetto ai canali tradizionali? Piu’ bassi ma solo dal punto di vista economico 14% Più alti 26% ETICHETTA Indifferente 6% Piu’ bassi 46% PIÙ ALTI 40% INDIFFERENTI 6% NON SAPREI 8% PIU’ BASSI 46% TOTALE 100% Non saprei 8% Tra i punti di forza universalmente riconosciuti nella pratica del crowdfunding vi è la possibilità di accedere ai capitali di cui si necessita a costi notevolmente contenuti. L’abbattimento dei costi sarebbe prodotto da un minore dispendio di risorse per la promozione dell’idea tramite la rete e dalla possibilità offerta dal crowdfunding di raccogliere contributi da una comunità che condivide e supporta la nascita e lo sviluppo del progetto imprenditoriale. Allo stadio attuale non è presente in letteratura un riscontro empirico di un minor costo del capitale, di rischio, nella pratica del crowdfunding, tuttavia, è opinione prevalente che la raccolta di fondi dal basso importi costi, se non nulli, sicuramente inferiori alla remunerazione richiesta da investitori professionali. Nel mercato italiano tale opinione appare largamente condivisa, il 46% del campione intervistato afferma che il crowdfunding consente un notevole abbattimento di costi di raccolta del capitale, derivante da una serie di fattori concomitanti, oltre quelli citati in precedenza, i proponenti italiani evidenziano la possibilità di rendersi visibili nei canali tradizionali di finanziamento, la possibilità di unire la fase di raccolta alla prevendita e fruizione del bene o servizio oggetto della campagna, la possibilità, nell’equity based crowdfunding, di predeterminare gli accordi di finanziamento. Una quota pari al 14% del campione 267 | P a g . non ritiene vi sia differenza sostanziale o, comunque, non effettua una valutazione concordante o discordante. Il 40% del campione afferma, invece, che il crowdfunding ha in media costi più elevati rispetto ai canali tradizionali, in particolare i proponenti rientranti in tale percentuale assumono un punto di vista critico, affermando, che se per un verso l’accesso facilitato riduce i costi di intermediazione e la carenza di esperienza e professionalità degli investitori assicura margini maggiori di finanziamento, il lancio di una campagna comporta costi maggiori in termini di risorse temporali e di comunicazione. Il ricorso al crowdfunding presuppone difatti una campagna comunicativa penetrante, un costante contatto con la folla, un impiego di risorse temporali e umane notevole lungo tutto il periodo di permanenza del progetto on-line, e nelle fasi immediatamente successive, nelle quali la folla valuta a posteriori se l’esperienza di investimento si è rivelata soddisfacente. Dato il successo ottenuto pensate di ricorrervi nuovamente? Piu’ bassi ma solo dal punto di vista economico 14% Più alti 26% Indifferente 6% Piu’ bassi 46% ETICHETTA SI 24 69% NO 3 9% FORSE 8 22% TOTALE 35 100% Non saprei 8% Il quesito finale sottoposto ai proponenti valuta la propensione degli stessi a ricorrere nuovamente al finanziamento dal basso, nel 69% dei casi i proponenti appaiono concordi ad utilizzare nuovamente il crowdfunding, in particolare il 30% dei proponenti propensi afferma di essere propenso al lancio di una seconda campagna per lo sviluppo di nuove strategie di crescita. Solo il 9% del campione appare completamente contrario, probabilmente a valle dell’esperienza negativa, mentre il 22% dei proponenti non esclude a priori di ricorrere nuovamente al crowdfunding. 268 | P a g . 4.5 Analisi delle corrispondenze simmetriche Le statistiche descrittive sin ora illustrate hanno contribuito a descrivere, rappresentare e sintetizzare opportunamente i caratteri distintivi della popolazione in relazione alle principali dimensioni osservate. La naturale prosecuzione del lavoro di analisi mira al raggiungimento di risultati che si estendano oltre i dati raccolti, per giungere a conclusioni riferibili ad un contesto più ampio rispetto al campione oggetto di studio nei precedenti paragrafi. L’indagine conoscitiva sul mercato del Crowdfunding in Italia rappresenta una analisi esplorativa del fenomeno, l’ampiezza dei criteri utilizzati per individuare la popolazione di riferimento e le diverse variabili oggetto di indagine trovano giustificazione nella conformazione ancora in atto dell’industria e nella necessità di dare avvio ad un processo di parametrizzazione del fenomeno strumentale all’inquadramento dello stesso su scala nazionale. Nonostante i confini ancora sfocati del fenomeno nel contesto nazionale, la costante osservazione ha indotto ad identificare, e ritenere discriminante delle principali dimensioni osservate, una sola variabile, riferibile al Modello di Crowdfunding adottato dal proponente. La scelta del Modello di Crowdfunding è ulteriormente suggerita ed avvalorata dalla rispondenza della stessa a canoni maggiormente definiti, grazie alla consonanza, e alla normazione nel caso dell’equity crowdfunding, delle modalità di raccolta ad una precisa configurazione operativa. I modelli rappresentano, difatti, una tipizzazione adottata in letteratura talora per identificare il progetto rispetto al meccanismo di ricompense previste dal creator, talaltra per identificare la tipologia di piattaforma. Focalizzando l’attenzione sulla prima accezione e premettendo che il capitale può essere raccolto sotto forma di donazioni, sponsorizzazioni, prevendite o offerta di strumenti rappresentativi di capitale sociale, è chiaro che in relazione al modello adottato si delineano scenari differenti in termini di complessità organizzativa ed operativa, che richiamano altrettanti livelli di indagine, necessariamente differenziati, in ragione della tipologia di soggetto proponente, delle aspettative ed i benefici derivanti dal ricorso al crowdfunding, delle criticità legate alla modalità di raccolta prescelto, del grado di expertise richiesto al team proponente e del ruolo e dell’impatto delle asimmetrie informative. 269 | P a g . La verifica della rispondenza del Modello a specifiche modalità o caratteristiche rintracciate nella popolazione di riferimento, è condotta con il test del chi-quadro proposto da Pearson. La scelta di un test “distribution free” o non parametrico è particolarmente coerente con il contesto d’indagine data la mancanza di una specifica ipotesi fondante e la preponderanza di variabili di natura qualitativa, il test prescelto è, difatti, impiegato per porre in evidenza il livello di connessione tra due caratteri qualitativi. Il test del x2 è in grado di stabilire se una serie di dati, raccolti in natura, è in accordo con una specifica ipotesi sulla loro distribuzione, saggiando la concordanza tra la distribuzione di frequenze teoriche ed osservate. Dove: fioss = frequenza osservata i-esima fiatt = frequenza attesa i-esima g.d.l. = gradi di libertà ∑ = sommatoria estesa a tutti i gruppi o a tutte le classi di confronto L’interesse consiste nel trarre conclusioni dal singolo test, in altri termini nel conoscere la probabilità con cui le differenze riscontrate tra una distribuzione osservata ed una distribuzione attesa possano essere attribuite a circostanze casuali o siano il frutto di una relazione associativa. Stabilita una regola decisionale H0 che contempla l’ipotesi di assenza di una relazione statisticamente significativa tra le variabili indagate, il valore ottenuto dal test, confrontato con la tavola di distribuzione del chi-quadro, indicherà se il valore è sufficientemente piccolo da poterlo attribuire ad errori casuali, ovvero se esiste una qualche relazione fra le due variabili ed in quale misura. Considerata la variabile Modello di Crowdfunding si testano le seguenti ipotesi: 270 | P a g . I. Modello – Settore Entrambe le variabili mostrano diverse modalità di espressione, il Modello di Crowdfunding può essere declinato in Reward, Donation e Equity based, mentre il Settore può essere classificato in Manifatturiero, Design e Tecnologia, Arte e Terzo Settore. Set di ipotesi: H0 le differenze sono dovute al caso; H1 esiste una relazione statisticamente significativa. Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola decisionale sarà la seguente: Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa, rifiutiamo H0. Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0. Riepilogo dei casi Modello_Crowd * Casi Settore Validi N 35 Mancanti Percentuale 100,0% N 0 Totale Percentuale 0,0% N 35 Percentuale 100% La tabella di riepilogo dei casi mostra, in valore assoluto e percentuale, il numero di casi validi e mancanti ai fini dell’analisi di correlazione. La tabella indica un totale di casi validi è pari a 35, ossia il campione rispondente all’analisi, si riscontra piena completezza dei dati a supporto dell’analisi. 271 | P a g . Tavola di contingenza Modello_Crowd * Settore Settore Arte Design e Manifatturiero Tecnologia Donation Terzo Totale Settore Conteggio 1 0 4 5 10 Conteggio 2,9 3,4 2,3 1,4 10,0 Conteggio 0 2 0 0 2 Conteggio 0,6 0,7 0,5 0,3 2,0 Conteggio 9 10 4 0 23 Conteggio 6,6 7,9 5,3 3,3 23,0 10 12 8 5 35 10,0 12,0 8,0 5,0 35,0 atteso Equity Modello atteso Reward atteso Totale Conteggio Conteggio atteso La tavola di contingenza mostra i conteggi osservati dal campione ed i conteggi attesi, per verificarsi l’ipotesi H0 la proporzione tra frequenze attese ed osservate dovrebbe essere equivalente nei due caratteri osservati, inducendo così a sostenere che le proporzioni campionarie differiscono solo per effetto del caso. Dalla tavola di contingenza si effettua il calcolo del valore del test: Chi-quadrato Valore Chi-quadrato di Pearson Rapporto di verosimiglianza N. di casi validi df Sig. asint. (2 vie) 23,734a 6 ,001 27,412 6 ,000 35 Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato (0,001 < 0,10), rifiutiamo H0. Il valore del Chi-quadrato di Pearson consente di verificare che le differenze riscontrate nella popolazione non sono trascurabili e quindi non dovute al caso ad un livello di probabilità del 99%. Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa. 272 | P a g . Il Chi-quadrato informa sulla esistenza di una relazione statisticamente significativa ma non rileva la forza dell’associazione, si correda l’analisi con una serie di coefficienti basati sulla statistica del X2 in grado di rilevare il legame tra le variabili Modello e Settore. Misure simmetriche Valore Nominale per nominale Sig. appross. Phi ,823 ,001 V di Cramer ,582 ,001 Coefficiente di contingenza ,636 ,001 N. di casi validi 35 Le tre misure di associazione vengono utilizzate per valutare la relazione tra due caratteri qualitativi, sono anche dette misure Nominale-Nominale relativizzate perché possono essere calcolate per caratteri di qualunque natura ed assumono valori tra 0 ed 1. Tali misure indicano il grado di associazione tra le variabili, ossia una generica tendenza delle variabili indagate ad associarsi per effetto di una attrazione tra le modalità dei caratteri. Le misure di associazione mostrano tutte una relazione positiva tra i caratteri, in particolare il Phi di Cramer si attesta quasi all’unità, indicando una forte relazione tra le variabili, confermando, dunque, l’esistenza di una relazione statisticamente significativa tra il Modello di Crowdfunding utilizzato dal proponente ed il Settore di riferimento. 273 | P a g . II. Modello – Specifiche del Progetto La variabile “Specifiche del progetto” qualifica lo stadio progettuale della value proposition del creator, l’analisi è tesa, dunque, ad indagare se è possibile affermare che via sia una rispondenza statistica tra il Modello di Crowdfunding adottato e lo stadio di progettuale della business idea promossa dal proponente. Set di ipotesi: H0 le differenze sono dovute al caso; H1 esiste una relazione statisticamente significativa. Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola decisionale sarà la seguente: Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa, rifiutiamo H0. Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0. Riepilogo dei casi Modello_Crowd * Casi SpecifichePr Validi N 35 Mancanti Percentuale 100,0% Totale N Percentuale 0 0,0% N 35 Percentuale 100% La tabella indica un totale di casi validi è pari a 35, ossia il campione rispondente all’analisi, si riscontra piena completezza dei dati a supporto dell’analisi. 274 | P a g . Tavola di contingenza Modello_Crowd * SpecifichePr SpecifichePr A Modello_ Donation Crowd B C D E F G Totale Conteggio 3 1 0 3 2 1 0 10 Conteggio 3,7 1,7 0,3 1,1 2,6 0,3 0,3 10,0 Conteggio 1 0 1 0 0 0 0 2 Conteggio 0,7 0,3 0,1 0,2 0,5 0,1 0,1 2,0 Conteggio 9 5 0 1 7 0 1 23 Conteggio 8,5 3,9 0,7 2,6 5,9 0,7 0,7 23,0 Conteggio 13 6 1 4 9 1 1 35 Conteggio 13,0 6,0 1,0 4,0 9,0 1,0 1,0 35,0 atteso Equity atteso Reward atteso Totale atteso Specifiche Progetto: (A) Business Idea in fase progettuale (B) Business Idea in fase embrionale (C) Lancio Commerciale (D) Progetto costruito ad hoc per la campagna (E) Progetto sociale o culturale già ideato ma mai sponsorizzato (F) Progetto sociale o culturale finanziato in parte (G) Ulteriore finanziamento per progetto già esistente Chi-Square Test: Chi-quadrato Valore Chi-quadrato di Pearson Rapporto di verosimiglianza N. di casi validi df Sig. asint. (2 vie) 25,793a 12 ,011 15,830 12 ,199 35 Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato, rifiutiamo H0. Il valore del test indica un grado di associazione elevato, con una probabilità pari al 98% è possibile affermare l’esistenza di una relazione tra le due variabili. Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa. 275 | P a g . Misure simmetriche Valore Nominale per nominale Sig. appross. Phi ,858 ,011 V di Cramer ,607 ,011 Coefficiente di contingenza ,651 ,011 N. di casi validi 35 Le misure di associazione mostrano tutte una relazione positiva tra i caratteri, in particolare il Phi di Cramer si attesta quasi all’unità, indicando una forte relazione tra le variabili, confermando, dunque, l’esistenza di una relazione statisticamente significativa tra il Modello di Crowdfunding utilizzato dal proponente e lo stadio progettuale della value proposition del proponente. 276 | P a g . III. Modello – Work Experience La variabile “Work Experience” sintetizza il livello esperienziale e professionale del team proponente, si studia una possibile relazione tra il fattore occupazionale ed il modello di crowdfunding prescelto. Set di ipotesi: H0 le differenze sono dovute al caso; H1 esiste una relazione statisticamente significativa. Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola decisionale sarà la seguente: Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa, rifiutiamo H0. Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0. Riepilogo dei casi Modello_Crowd * Casi Work Experience Validi N 123 Mancanti Percentuale 100,0% N Totale Percentuale 0 0,0% N 123 Percentuale 100% La tabella indica un totale di casi validi è pari a 123, il campione rispondente è pari a 35 progettisti, considerato che il progetto può essere attribuito ad un singolo soggetto o ad un team, viene richiesto ad ogni membro di specificare il livello occupazionale per un totale di 123 soggetti intervistati. 277 | P a g . Tavola di contingenza Mod_Crowd * Work_Exp Conteggio Work_Exp Imprenditore Totale In cerca di Lavoratore occupazione Dipendente Manager Professionista Mod_ Donation 2 23 3 1 5 34 Crowd Equity 2 1 1 3 0 7 23 24 10 11 14 82 27 48 14 15 19 123 Reward Totale Chi-Square test: Chi-quadrato Valore df Sig. asint. (2 vie) Chi-quadrato di Pearson 25,176a 8 ,001 25,960 8 ,001 Rapporto di verosimiglianza N. di casi validi 123 Misure di associazione: Misure simmetriche Valore Sig. appross. Nominale per nominale Phi ,452 ,001 V di Cramer ,320 ,001 Coefficiente di ,412 ,001 contingenza N. di casi validi 123 Il p value (0,001) è inferiore al livello di tolleranza specificato per l’analisi, è quindi possibile rifiutare H0 ed affermare che esiste un trend lineare significativo tra le proporzioni osservate. Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa. Il grado di intensità della relazione rilevato dalle misure di associazione appare inferiore rispetto alle due precedenti analisi, la relazione è confermata ma il grado di attrazione tra variabili è inferiore alle correlazioni precedenti. 278 | P a g . IV. Modello – Nazionalità della Piattaforma La variabile “Nazionalità della Piattaforma” assume le seguenti modalità, Italiana, Americana, Europea. Si opera una riclassificazione della variabile, la stessa viene tradotta in dummy dalle seguenti modalità: Nazionalità Modalità Valore Americana AMER_ 0 Europea + Italiana EURO_ 1 Set di ipotesi: H0 le differenze sono dovute al caso; H1 esiste una relazione statisticamente significativa. Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola decisionale sarà la seguente: Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa, rifiutiamo H0. Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0. Riepilogo dei casi Modello_Crowd * Casi Naz_Piatt Validi N 35 Mancanti Percentuale 100,0% N 0 Totale Percentuale 0,0% N 35 Percentuale 100% Il riepilogo dei casi conferma la piena validità del campione, non si riscontrano casi mancanti. 279 | P a g . Tavola di contingenza Modello_Crowd * Naz_Piatt Naz_Piatt AMER_ Modello_ Donation Conteggio Crowd Reward 10 10 2,3 7,7 10,0 Conteggio 0 2 2 Conteggio atteso ,5 1,5 2,0 Conteggio 8 15 23 5,3 17,7 23,0 8 27 35 8,0 27,0 35,0 Conteggio atteso Totale EURO_ 0 Conteggio atteso Equity Totale Conteggio Conteggio atteso Chi-Square Test: Chi-quadrato Valore Chi-quadrato di Pearson Rapporto di verosimiglianza df Sig. asint. (2 vie) 5,411a 2 ,067 7,908 2 ,019 N. di casi validi 35 Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato, rifiutiamo H0. Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa. Misure simmetriche Valore Nominale per nominale Sig. appross. Phi ,393 ,067 V di Cramer ,393 ,067 Coefficiente di ,366 ,067 contingenza N. di casi validi 35 L’analisi di correlazione mostra una relazione statisticamente significativa tra il modello di crowdfunding e la nazionalità della piattaforma prescelta, ciò nonostante è intuibile, anche dalle misure di simmetria, che tale relazione esprime un’intensità minore rispetto alle altre condizioni analizzate. Il Phi di Cramer si attesta ad un valore poco lontano dallo zero, indicativo dell’assenza di relazione. 280 | P a g . V. Settore – Nazionalità della Piattaforma La sezione relativa all’analisi della correlazione termina con l’applicazione del test chi-quadro alle due variabili qualitative “Settore” e “Nazionalità della Piattaforma” al fine di verificare la sussistenza di una relazione statisticamente significativa tra le stesse. Set di ipotesi: H0 le differenze sono dovute al caso; H1 esiste una relazione statisticamente significativa. Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola decisionale sarà la seguente: Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa, rifiutiamo H0. Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0. Riepilogo dei casi Settore * Naz_Piatt Casi Validi N 35 Mancanti Percentuale 100,0% N 0 Totale Percentuale 0,0% N 35 Percentuale 100% La tabella indica un totale di casi validi è pari a 35, ossia il campione rispondente all’analisi, si riscontra piena completezza dei dati a supporto dell’analisi. 281 | P a g . Tavola di contingenza Settore * Naz_Piatt Naz_Piatt AMER_ Settore Arte Conteggio Conteggio atteso Design e Tecnologia Conteggio Conteggio atteso Manifatturiero Conteggio Conteggio atteso Terzo Settore Conteggio Conteggio atteso Totale Conteggio Conteggio atteso Totale EURO_ 0 10 10 2,3 7,7 10,0 5 7 12 2,7 9,3 12,0 3 5 8 1,8 6,2 8,0 0 5 5 1,1 3,9 5,0 8 27 35 8,0 27,0 35,0 Chi Square Test: Chi-quadrato Valore df Sig. asint. (2 vie) Chi-quadrato di Pearson 7,825a 3 ,050 Rapporto di verosimiglianza 10,742 3 ,013 N. di casi validi 35 Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato (0,050 < 0,10), rifiutiamo H0. Il valore del Chi-quadrato di Pearson consente di verificare che le differenze riscontrate nella popolazione non sono trascurabili e quindi non dovute al caso. Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa. 282 | P a g . Misure di simmetria: Misure simmetriche Valore Nominale per nominale Sig. appross. Phi ,473 ,050 V di Cramer ,473 ,050 Coefficiente di ,427 ,050 contingenza N. di casi validi 35 L’analisi della correlazione esistente tra il Modello di Crowdfunding adottato e la Nazionalità della piattaforma, esprimeva una intensità di relazione relativa, indagando le misure di associazione relative alle variabili “Settore”, “Nazionalità Piattaforma” si rileva una maggiore intensità associativa. E’ possibile, dunque, affermare, che pur esistendo una relazione statisticamente significativa in entrambi i casi, le variabili “Settore” e “Nazionalità della piattaforma” sono avvinte da una maggiore attrazione tra le modalità. 283 | P a g . 4.6 Evidenze ed implicazioni del lavoro di analisi Il lavoro di analisi sin ora illustrato ha rappresentano una prima indagine sul mercato del Crowdfunding in Italia, con il supporto di un questionario si è reso possibile un approfondimento introduttivo delle principali dinamiche che regolano il fenomeno dal lato della domanda. La rilevazione di dati qualitativi e quantitativi offerti dal privilegiato punto di vista dei proponenti ha interessato le macro dimensioni ritenute fondanti del fenomeno, consentendo di giungere compiutamente ad un primo fermo immagine dello stadio dell’arte in Italia. Il Crowdfunding si configura come una possibilità innovativa di raccolta fondi, in virtù della sua dinamica democratica e partecipativa esso consente, a tutti coloro che intendono finanziare un’iniziativa interessante, di rivolgersi alla folla. Si tratta indubbiamente di una pratica che apre nuovi scenari economici, che offre forme alternative di finanziamento alle imprese, che induce verso l’economia partecipativa ridefinendo il ruolo di consumatore quale individuo piuttosto che componente di una massa indistinta. Tuttavia la tesi di una scarsa cultura sul fenomeno nel contesto nazionale avanzata nei precedenti capitoli, trova netto riscontro anche nella rilevazione campionaria, il 54% dei proponenti ha individuato come ostacolo primario la scarsa cultura sul finanziamento collettivo da parte della comunità italiana. Ad avallare ulteriormente l’ipotesi di cultura non sufficiente intervengono le modalità con cui il soggetto proponente è venuto a conoscenza delle possibilità offerte dal finanziamento dal basso, il 40% del campione afferma di aver acquisito conoscenza dello strumento tramite il web, ruolo assolutamente marginale è assunto dagli attori istituzionali. Il consolidamento del mercato del Crowdfunding in Italia è fortemente subordinato al grado di cultura ad esso associato, d’altro canto non è ipotizzabile che tale ruolo educativo sia posto completamente in capo alle piattaforme. In tal senso si rende necessaria una maggiore propensione del mondo accademico e delle istituzioni a rendere un contribuito a tale processo educativo, per la costruzione di un sistema informativo integrato all’interno del quale ogni attore, in relazione alle proprie competenze, sia in grado di fornire un valido indirizzo che contribuisca, simmetricamente, alla formazione del soggetto proponente e delle comunità attive sulle piattaforme, facilitando così l’incontro tra la domanda e l’offerta di capitali. 284 | P a g . Soffermando l’attenzione sulle caratteristiche socio-demografiche del soggetto proponente, appare evidente che quest’ultimo normalmente si identifica con un gruppo di lavoro, un team accentratore di competenze ed esperienze strumentali all’avvio del progetto. L’età media dei creators è di anni 36, cui corrisponde un grado di istruzione di secondo livello nel 70% dei casi, i team appaiono sovente costituiti da giovani professionisti accompagnati dall’expertise di figure imprenditoriali o manageriali. Una componente considerevole del campione è rappresentata da soggetti in cerca di occupazione, circostanza che può essere agevolmente ricondotta al crollo dei tassi occupazionali tra il 2011 e il 2013, periodo coincidente con l’arco temporale di raccolta dei dati. Depurando la statistica descrittiva dalla condizione macroeconomica, il livello occupazionale immediatamente successivo è rappresentato dalla professione imprenditoriale, seguita da livelli occupazionali altrettanto qualificanti quali l’esperienza manageriale e la libera professione. Sul fronte delle esperienze pregresse, nel 49% dei casi almeno un membro del team aveva maturato esperienze pregresse nel settore di riferimento, mentre nell’11% dei casi almeno un almeno membro aveva maturato esperienze pregresse nella definizione di iniziative imprenditoriali. La sintesi di tali analisi conferma l’evoluzione vissuta dal Crowdfunding in Italia negli ultimi anni, esso si configura sempre più come uno strumento complementare di finanziamento a sostegno dell’imprenditoria, gli attori-proponenti esprimono adeguata preparazione nel dialogo con la folla e consapevolezza nell’utilizzo dello strumento. Il rinnovato approccio al crowdfunding quale strumento di risanamento della crisi economica, favorito anche negli ultimi mesi dall’acceso dibattito sull’equity crowdfunding, sta schiudendo progressivamente i benefici derivanti dal finanziamento dal basso, favorendo un approccio maggiormente strutturato rispetto all’iniziale atteggiamento di ripiego, data la mancanza di fonti alternative, assunto dai proponenti. Il 70% del campione esprime la volontà di ricorrere nuovamente al finanziamento dal basso per il sostegno a prospettive di crescita e sviluppo ulteriore del business. L’analisi della dimensione geografica si accorda pienamente con la letteratura in precedenza analizzata, in particolare, il contributo offerto da Agrawal, Catalini e Goldfarb (2011) relativo alla capacità del crowdfunding di abbattere le barriere geografiche è confermato dalle elevate percentuali di successo ottenute da 285 | P a g . numerosi progettisti approdati su piattaforme statunitensi e dall’impatto relativo che amici e familiari hanno avuto nel raggiungimento del budget obiettivo nel 31% dei casi. Simmetricamente anche il contributo offerto da Mollick (2013), riguardante la dimensione geografica territoriale, è confermato dalle statistiche descrittive, nel 45,7% dei casi i progetti contemplavano un impatto diretto su una specifica area geografica, la capacità del crowdfunding di attrarre la popolazione di riferimento, coinvolgendo la stessa in un meccanismo partecipativo volto alla crescita dell’intera comunità obiettivo, è confermata dal ruolo proattivo che la comunità vicina al proponente, condividendo e sponsorizzando il progetto, ha rivestito nella raccolta fondi nel 62% dei casi. Nella disamina dei benefici ricercati dal proponente nel ricorso al Crowdfunding, con il supporto delle analisi condotte da Gerber (2011) e da Agrawal e colleghi (2014), si è giunti ad una possibile classificazione degli incentivi che consentono agli imprenditori di discriminare tra la raccolta di capitale tramite canali tradizionali e la raccolta di capitali tramite la pratica del crowdfunding. Le risposte fornite dal campione rispondente confermano essenzialmente tale classificazione, motivazione primaria permane la raccolta di finanziamenti, tuttavia, peso specifico è attribuito al vantaggio informativo derivante dalla creazione di una comunità che segue gli sviluppi del progetto dopo la conclusione della campagna, dalla possibilità di ottenere maggiori visibilità nei canali tradizionali di finanziamento, dalla possibilità di ricevere suggerimenti tecnici e commerciali dai propri supporter e dalla possibilità di ampliare alleanze strategiche. Ulteriore beneficio individuato in letteratura è la capacità del crowdfunding di diversificare le fonti di finanziamento a sostegno delle imprese, seppure indirettamente, il campione conferma questo punto di forza. Nella sezione relativa alle specifiche del progetto, si rileva che nel 12% dei casi, il ricorso al crowdfunding ha rappresentato la possibilità di completare la struttura delle fonti di finanziamento per progetti che in parte erano già stati finanziati. I criteri di scelta della piattaforma adottati dai proponenti evidenziano una netta prevalenza, nel caso di scelta di una piattaforma italiana, del grado di notorietà e specializzazione dell’intermediario. Tale circostanza conferma e premia gli sforzi sostenuti dalle piattaforme italiane negli ultimi anni, un maggior livello di specializzazione e una costante attenzione ai bisogni di potenziali progettisti hanno 286 | P a g . riequilibrato la capacità competitiva delle piattaforme italiane rispetto a quelle statunitensi. La dimensione finanziaria e l’analisi del grado di complementarietà del crowdfunding ai canali tradizionali di finanziamento avvertito dai proponenti, confermano lo scenario delineato nel terzo capitolo. I progettisti hanno, nel 42% dei casi, ricorso preventivamente ad altre forme di finanziamento, l’ostacolo principale all’accesso al credito è rappresentato dalla incapacità dei canali tradizionali di cogliere idee innovative, seguito dalla mancanza di adeguate garanzie contrattuali. Nel 46% dei casi, i proponenti hanno preventivamente dialogato con operatori specializzati del mercato dei capitali di rischio, anche in tal caso le evidenze confermano un progressivo allontanamento dei VC dal segmento dell’early stage financing, solo il 14% dei casi ha ritenuto opportuno rivolgersi preventivamente ad un VC, mentre la maggioranza dei proponenti ha dialogato con operatori informali quali i BA. Nonostante la propensione dei progettisti all’intervento di operatori specializzati, la mancata conclusione del deal è attribuibile essenzialmente alla carenza di adeguate prospettive di crescita dell’impresa e al mancato accordo sulle quote di capitale oggetto di offerta. Infine, è confermata la capacità del crowdfunding di abbattere notevolmente i costi legati alla raccolta di capitali finanziari, il 40% del campione afferma che il crowdfunding consente la raccolta di capitali a costi contenuti, ciò nonostante un ulteriore 40% specifica che tale condizione è verificata sin quando i costi necessari all’avvio della campagna non superano il benefico derivante da un accesso facilitato alle fonti di finanziamento. Questa affermazione è coerente con le maggiori criticità riscontrare nel finanziamento dal basso, segue alla scarsa cultura sul crowdfunding, la difficoltà di gestione del rapporto con la comunità sostenitrice nel 20% dei casi. L’esito della sperimentazione statistica ha invece posto in evidenza l’esistenza di relazioni statisticamente significative tra alcune delle variabili individuate nell’analisi descrittiva, tale circostanza consente di affermare che, come suggerito dall’osservazione, alcuni caratteri siano influenzati dalla sussistenza di altre condizioni o variabili oggetto di studio. In particolare, assumendo che le differenti modulazioni dei caratteri osservati possano essere maggiormente riscontrare in relazione ad alcun modelli di raccolta, piuttosto che altri, si è proceduto, con l’ausilio di un test non parametrico, alla valutazione del grado di sostenibilità di tale ipotesi. 287 | P a g . Il test del chi-quadro ha evidenziato una serie di relazioni effettivamente riscontrabili tra il modello di crowdfunding e quattro variabili, il settore di riferimento, le specifiche del progetto, la work experience del team proponente e la nazionalità della piattaforma, posta successivamente in relazione anche con il settore di riferimento. Lo studio della correlazione tra variabili ha permesso di ricercare le variabili maggiormente significative e le relazioni di associazione tra le stesse, ma non ha consentito di verificare quale, tra i caratteri relazionati, sia il fattore determinante. Nonostante l’obiettivo primario dell’indagine conoscitiva sia stato ampiamente soddisfatto, le conclusioni ritraibili dall’indagine campionaria e dallo studio della correlazione tra variabili spianano il cammino verso stadi successivi di analisi, la naturale prosecuzione del lavoro di analisi condurrà ad una analisi circostanziata del fenomeno tramite il supporto di modelli statistici e probabilistici in grado di convertire l’osservazione in leggi riferibili alla popolazione intera. A completamento del quadro d’indagine, è d’obbligo sottolineare i limiti dell’analisi condotta. Nonostante il periodo di osservazione abbia riservato un arco temporale medio-lungo, la raccolta di dati è stata fortemente influenzata dalla disponibilità dei dati pubblicati sulle piattaforme, non tutte le piattaforme rendono visibili per sufficienti periodi di tempo i dati sensibili, dunque, la popolazione di riferimento rappresenta una possibile configurazione della effettiva popolazione nazionale di proponenti. In secondo luogo, l’utilizzo del questionario come tecnica di rilevazione ha prodotto l’autoselezione del campione, infine, data la scarsità di dati relativi all’equity crowdfunding, il campione intervistato ricade principalmente nel segmento reward-based. Tuttavia questa ultima condizione presenta anche una implicazione positiva, dall’analisi descrittiva si evince una forte rispondenza delle caratteristiche della popolazione dei proponenti alle caratteristiche presenti nella più ampia popolazione imprenditoriale, confermando che anche il modello reward, e non solo l’equity crowdfunding, sia strumentale alla riduzione dei tassi di mortalità delle start-up italiane. 288 | P a g . CONCLUSIONI Il presente lavoro di tesi ha perseguito, sin dalle sue origini, due obiettivi paralleli ma in grado di intersecarsi, obiettivo primario è stata la graduale conoscenza del fenomeno del Crowdfunding, la dettagliata e specifica disamina delle dimensioni relazionali, finanziarie e collettive e il loro grado di applicabilità ai consolidati modelli di sostegno all’imprenditoria. In secondo luogo si è verificato il grado di maturità del mercato del Crowdfunding in Italia, l’indagine esplorativa ha teso a verificare il grado di aderenza delle evidenze discusse in dottrina nel mercato domestico. Alla luce del lungo percorso sviluppato, si può certamente concludere che la vera portata innovatrice del Crowdfunding, quel processo di democratizzazione dell’economia insito nel fenomeno stesso, trova terreno fertile ed ampi spazi di manovra anche in Italia. Il crowdfunding non rappresenta un fenomeno temporaneo, l’elevato grado di crescita dei volumi di raccolta a livello mondiale, la tensione normativa degli Stati e la continua evoluzione e sperimentazione di modelli di sostegno allo sviluppo di realtà innovative, confermano che il Crowdfunding sta vivendo una progressiva ma rapida legittimazione quale strumento alternativo di finanziamento. Con riferimento ai modelli, la netta prevalenza dei modelli donation, reward e lending è attribuibile prevalentemente alla loro semplicità operativa, sono modelli che, come si è osservato, non richiedono interventi normativi ad hoc. Al contempo, il modello equity-based, oggetto di recente regolamentazione, per altro sottoposta ad ulteriori revisioni, inizia a rientrare nel novero di fonti di capitali a disposizione di realtà imprenditoriali nascenti. In particolare, laddove i modelli donation e lending, sembrano aver già raggiunto il loro grado massimo di espressione, il reward e l’equity crowdfunding, tramite la continua osservazione e ricerca di prassi di eccellenza, tendono verso una costante evoluzione. Il finanziamento dal basso sottende specificità e criticità notevolmente differenti dai modelli tradizionali di finanziamento, se per un verso il lavoro svolto consente di sostenere che lo stesso sia eleggibile a fonte di finanziamento, per altri versi numerosi sono ancora i punti critici definibili superati. 289 | P a g . In primo luogo, con riferimento all’equity crowdfunding, le rigidità normative e la relativa applicabilità dello strumento sembrano essere il frutto della commistione di due mondi in completa antitesi filosofica ed operativa: da un lato vi è la potenza collaborativa e comunicativa del Web 2.0, tra l’altro governato dall’autoregolamentazione dei contenuti, dall’altro la finanza, settore fortemente regolamentato dominato da precise logiche remunerative e non sempre contraddistinto da alti livelli di trasparenza. La revisione del testo normativo sull’equity crowdfunding è resa necessaria proprio dalla discrepanza tra queste due realtà, peraltro dominanti nel nostro secolo, e le proposte avanzate dagli operatori del settore, di cui si auspica fortemente l’adozione da parte del legislatore, rappresentano uno sforzo collaborativo teso proprio a non rendere sterile l’unione di modus operandi differenti, ma potenzialmente in grado di completarsi. Sul versante del reward based crowdfunding, gli elevati tassi di successo raggiunti nella modalità di pre-ordinazione, nonostante la scarsa attenzione dedicata al fenomeno, inducono a ritenere che anche questa pratica possa giovare notevolmente al tessuto imprenditoriale. Le implicazioni commerciali e l’elevato valore informativo, relativo alle caratteristiche della domanda e al grado di probabile penetrazione del mercato di riferimento, consentono di abbattere notevolmente i rischi connessi alla nascita di realtà imprenditoriali fortemente innovative, che nella maggior parte dei casi, causa proprio la complessità del trinomio mercatotecnologia-funzione d’uso, rischiano di non avere, ancora prima di nascere, prospettive di sviluppo. L’inserimento dei modelli reward ed equity based nelle fonti disponibili per l’imprenditoria, è attualmente favorito dalle condizioni di lenta ripresa macroeconomica, dal debole miglioramento delle condizioni di accesso al credito e dal rischio di desertificazione del segmento dell’early stage financing. Tuttavia, nonostante siano numerosi i punti di contatto riscontrati lungo la trattazione tra la finanza tradizionale e il crowdfunding, ed altrettanto convincente la fattispecie che il crowdfunding inglobi un valore aggiunto che travalica l’apporto di risorse finanziarie, la sperimentazione di modelli in grado di rendere il Crowdfunding uno strumento realmente capace di sostenere lo sviluppo di imprese business-oriented diviene un obiettivo raggiungibile solo se affiancato dallo studio costante delle numerose implicazioni, e dei relativi effetti, che il Crowdfunding sottende. 290 | P a g . L’analisi del mercato del Crowdfunding in Italia è al suo stadio embrionale, l’indagine condotta ha difatti consentito di enucleare solo alcune condizioni chiave del fenomeno, evidenziando però la necessità di ulteriori indagini. La letteratura consultata nel corso di questo lungo percorso di ricerca ha origine essenzialmente dall’osservazione del fenomeno negli Stati Uniti, ove i volumi di raccolta delle piattaforme leader del settore hanno consentito l’approfondimento di numerosi fattori, sia finanziari che comportamentali. Riflessioni conclusive richiederebbero certezze e verificabilità ulteriore dei parametri commentati, invece, giunti sino a questo grado di analisi, i quesiti si moltiplicano e si alimentano per effetto dello sviluppo costante del fenomeno. Le riflessioni conclusive rimandano alla necessità, e alla consapevolezza, che un quadro più forte ed esaustivo può addivenire solo dallo studio costante del fenomeno. 291 | P a g . INDICE DELLE FIGURE FIGURA 1.1: LE PRINCIPALI FORME DI CROWDFUNDING CLASSIFICATE IN RELAZIONE AL GRADO DI COMPLESSITÀ DEL PROCESSO. FONTE: HEMER (2011). ..............................................................................20 FIGURA 2: PIATTAFORME ITALIANE ATTIVE SEGMENTATE SECONDO IL MODELLO DI CROWDFUNDING. FONTE: CASTRATARO D., PAIS I., ANALISI DELLE PIATTAFORME ITALIANE DI CROWDFUNDING, MAGGIO 2014. ......................................................................................................................30 FIGURA 3: PIATTAFORME ITALIANE ATTIVE E IN FASE DI LANCIO SEGMENTATE SECONDO IL MODELLO DI CROWDFUNDING. FONTE: CASTRATARO D., PAIS I., ANALISI DELLE PIATTAFORME ITALIANE DI CROWDFUNDING, MAGGIO 2014. ..............................................................31 FIGURA 4: GROWTH RATES BY REGION. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. FONTE: MASSOLUTION 2015CF INDUSTRY REPORT. ...................................................................................................................................34 FIGURA 5: GROWTH RATES BY MODEL. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. MASSOLUTION 2013CF INDUSTRY REPORT. ...................................................................................................................................................36 FIGURA 6: GROWTH RATES BY MODEL. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. MASSOLUTION 2013CF INDUSTRY REPORT. ...................................................................................................................................................36 FIGURA 7: STEP DI UNA CAMPAGNA DI CROWDFUNDING. IMMAGINE ELABORATA DALL’AUTORE. ...........................................................................................................................................................................................58 FIGURA 8: BACKING FREQUENCY E CATEGORY CONCENTRATION DEI CLUSTER DI CROWDFUNDERS. GRAFICO ELABORATO DELL’AUTORE. .........................................................................77 FIGURA 9: NUMERO DI PROGETTI FINANZIATI DA OGNI CLUSTER. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. ...........................................................................................................................................................................................77 FIGURA 10: AMPIEZZA E NUMEROSITÀ DEI CLUSTER. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. .......................78 FIGURA 11: CROWDFUNDING FLOWCHART: FLUSSI FINANZIARI E INFORMATIVI DEL PROCESSO DI CROWDFUNDING. SCHEMA A CURA DELL’AUTORE. ...................................................................................99 FIGURA 12: ASIMMETRIA INFORMATIVA, EX ANTE ED EX POST. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. 106 FIGURA 13: THE CHAIN OF RADICAL ENTREPRENEURIAL INNOVATION. FONTE: EUROPEAN BUSINESS ANGEL NETWORK. ............................................................................................................................. 147 FIGURA 14: PRESTITI BANCARI AL SETTORE PRIVATO NON FINANZIARIO. FONTE: BOLLETTINO ECONOMICO, NUMERO 2, APRILE 2015, BANCA D’ITALIA. .................................................................... 154 292 | P a g . FIGURA 15: ACCESSO AL CREDITO PER RISCHIOSITÀ D’IMPRESA. FONTE: RELAZIONE ANNUALE 2014, BANCA D’ITALIA. ROMA 26, MAGGIO 2015. (1) QUOTA DI IMPRESE CHE HANNO DICHIARATO DI NON AVER RICEVUTO IN TUTTO O IN PARTE IL FINANZIAMENTO. ................. 154 FIGURA 16: ACCESSO AL CREDITO PER RISCHIOSITÀ D’IMPRESA. FONTE: RELAZIONE ANNUALE 2014, BANCA D’ITALIA. ROMA 26, MAGGIO 2015. (1) QUOTA DI IMPRESE CHE HANNO DICHIARATO DI NON AVER RICEVUTO IN TUTTO O IN PARTE IL FINANZIAMENTO. ................. 155 FIGURA 17: ACCESSO AL CREDITO PER DIMENSIONE. FONTE: RELAZIONE ANNUALE 2014, BANCA D’ITALIA. ROMA 26, MAGGIO 2015. (1) I DATI SI RIFERISCONO AI SETTORI DELLE SOCIETÀ NON FINANZIARIE E DELLE FAMIGLIE PRODUTTRICI. I DATI 2015 SONO PROVVISORI. ........... 156 FIGURA 18: DIPENDENZA FINANZIARI DELLE PMI ITALIANE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL & MEDIUM ENTERPRISES MANAGEMENT, LUGLIO 2014. ............................................................................ 158 FIGURA 19: DIPENDENZA FINANZIARI DELLE PMI ITALIANE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL & MEDIUM ENTERPRISES MANAGEMENT, LUGLIO 2014. COMPOSIZIONE DEL PASSIVO PATRIMONIALE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL & MEDIUM ENTERPRISES MANAGEMENT, LUGLIO 2014. ............................................................................................................................ 159 FIGURA 20: RAPPORTO DEBITI A BREVE E MEDIO-LUNGO TERMINE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL & MEDIUM ENTERPRISES MANAGEMENT, LUGLIO 2014. ............................................................................ 160 FIGURA 21: PROBABILITÀ DI DEFAULT PER LIVELLI DI DIPENDENZA BANCARIA, RAPPORTO CERVED PMI 2014...................................................................................................................................................................... 161 FIGURA 22: SOCIETÀ QUOTATE E CAPITALIZZAZIONE DI BORSA. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. FONTE: BOLLETTINO STATISTICO 6 CONSOB, MARZO 2015. PER LA RIPARTIZIONE DELLE SOCIETÀ QUOTATE DI SI CONSIDERANO SOLO LE IMPRESE INDUSTRIALI, LA CAPITALIZZAZIONE DI BORSA È RILEVATA SECONDO I CRITERI DI BORSA ITALIANA S.P.A. E RIFERITA AL SOLO Q4. ........................................................................................................................................... 164 FIGURA 23: IL MERCATO DELL’INVESTIMENTO INFORMALE IN ITALIA. XV CONVENTION IBAN, I RISULTATI DELLA SURVEY 2013 E DELLA RICERCA SCIENTIFICA DI ITALIAN BUSINESS ANGEL 293 | P a g . NETWORK ASSOCIATION. I DATI RIPORTATI SONO GLI ULTIMI DISPONIBILI, LA RACCOLTA DATI PER IL 2014 È INIZIATA IL 27 MARZO 2015. ...................................................................................... 166 FIGURA 24: BUSINESS ANGEL EXIT STRATEGY. XV CONVENTION IBAN, I RISULTATI DELLA SURVEY 2013 E DELLA RICERCA SCIENTIFICA DI ITALIAN BUSINESS ANGEL NETWORK ASSOCIATION. I DATI RIPORTATI SONO GLI ULTIMI DISPONIBILI, LA RACCOLTA DATI PER IL 2014 È INIZIATA IL 27 MARZO 2015. ...................................................................................................................................................... 167 FIGURA 25: DISTRIBUZIONE DELLA QUOTA ACQUISITA E DISTRIBUZIONE PER DEAL ORIGINATION. RAPPORTO ITALIA 2013, VENTURE CAPITAL MONITOR (VEM) IN COLLABORAZIONE CON AIFI. ........................................................................................................................................................................................ 168 FIGURA 26: (A) THE FUNDING ESCALATOR PRE-2008. (B) THE FUNDING ESCALATOR POST2008119. ...................................................................................................................................................................... 171 FIGURA 27: PROCESSO D'INVESTIMENTO E GENERAZIONE DI CONOSCENZA. F. GANGI, " ANALISI DEGLI INVESTIMENTI AZIENDALI", EGEA 2011. PAG.193. ....................................................................... 173 FIGURA 28: IL MERCATO DELL’EARLY STAGE IN ITALIA. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. FONTE: RAPPORTO 2013. EARLY STAGE IN ITALIA. VEM. ........................................................................................ 190 FIGURA 29: IL MERCATO DELL’EQUITY CROWDFUNDING IN ITALIA. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. ........................................................................................................................................................... 194 FIGURA 30: IL CROWDFUNDING NELLE FORME DI FINANZIAMENTO ALL’IMPRENDITORIA. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. .......................................................................................................................................... 198 294 | P a g . INDICE DELLE TABELLE TABELLA 1: NOZIONI DI CROWDFUNDING. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. ...........................................12 TABELLA 2: SWOT ANALYSIS. MINACCE, OPPORTUNITÀ, PUNTI DI FORZA E DEBOLEZZA DEL CROWDFUNDING. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. ...................................................................................43 TABELLA 3: TIPOLOGIE DI CROWDFUNDERS. IMMAGINE ELABORATA DALL’AUTORE ............................75 TABELLA 4: PRATICHE COLLABORATIVE TRA I CONSUMATORI E ORGANIZZAZIONI ECONOMICHE. SCHEMA DI CONFRONTO. TABELLA A CURA ELABORATO DELL’AUTORE. ........................................96 TABELLA 5: PIATTAFORME MULTI-SIDE E FORME TRADIZIONALI DI FINANZIAMENTO. FONTE: IL CROWD IN ITALIA, 5° RAPPORTO RITA. SCHEMA A CURA DELL’AUTORE. ...................................... 101 TABELLA 6: DETERMINANTI DELL’ASIMMETRIA INFORMATIVA NEL MERCATO DEL CROWDFUNDING. SCHEMA A CURA DELL’AUTORE. ................................................................................ 108 TABELLA 7: CONFRONTO DELLE DIMENSIONI CHIAVE DEL CROWDFUNDING CON IFONDAMENTI DELLA FINANZA ETICA.TABELLA A CURA DELL'AUTORE. ....................................................................... 140 TABELLA 8: TIPOLOGIE DI INVESTITORI. FONTE: LARRALDE, SCHWIENBACHER, 2010. ....................... 146 TABELLA 9: BUSINESS ANGEL E VENTURE CAPITAL, PRINCIPALI DIFFERENZE. SCHEMA A CURA DELL’AUTORE. ........................................................................................................................................................... 150 TABELLA 10: IL MERCATO DELLE PMI IN EUROPA. FONTE: SCHEDA INFORMATIVA SMALL BUSINESS ACT 2014 ITALIA....................................................................................................................................................... 157 TABELLA 11: PRINCIPALI STRATEGIE DI EXIT. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. FONTE: RAPPORTO ITALIA 2013, VENTURE CAPITAL MONITOR (VEM) IN COLLABORAZIONE CON AIFI. .................. 169 TABELLA 12: PRINCIPALI DIFFERENZE TRA GLI OPERATORI PROFESSIONALI DEL MERCATO DEI CAPITALI DI RISCHIO E I CROWDFUNDERS. SCHEMA A CURA DELL'AUTORE. .............................. 172 TABELLA 13: PUNTI DI FORZA E DEBOLEZZA DELL'EQUITY CROWDFUNDING. TABELLA A CURA DELL'AUTORE. ........................................................................................................................................................... 176 TABELLA 14: PIATTAFORME AUTORIZZATE EQUITY CROWDFUNDING IN ITALIA. TABELLA A CURA DELL'AUTORE. FONTE: CONSOB. *UNICASIM È L’UNICO GESTORE DI DIRITTO REGISTRATO NELLA SEZIONE SPECIALE DEL REGISTRO. .................................................................................................... 191 TABELLA 15: I 15 PROGETTI EQUITY CROWDFUNDING LANCIATI TRA IL 2014 ED GIUGNO 2015. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. ....................................................................................................................... 192 295 | P a g . TABELLA 16: TOTALE DEI PROGETTI DI EQUITY CROWDFUNDING LANCIATI TRA IL 2014 ED GIUGNO 2015. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. * CLASSIFICAZIONE DEI SETTORI SECONDO I GICS - GLOBAL INDUSTRY CLASSIFICATION STANDARD. ...................................................................... 193 TABELLA 17: PROFILO MEDIO DELL’INVESTIMENTO: CROWDFUNDING E INVESTITORI PROFESSIONALI. SCHEMA DI CONFRONTO. * PER L’EQUITY CROWDFUNDING L’AMMONTARE INVESTITO È DEPURATO DALLA QUOTA RELATIVA AGLI INVESTITORI PROFESSIONALI. ........ 196 TABELLA 18: START UP E PMI INNOVATIVE. SCHEMA DI CONFRONTO. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. FONTE: HTTP://STARTUP.REGISTROIMPRESE.IT/CONFRONTO.HTML ................. 214 TABELLA 19: POPOLAZIONE SUDDIVISA PER MODELLO DI CROWDFUNDING. ...................................... 239 TABELLA 20: POPOLAZIONE SUDDIVISA PER MODELLO IN RELAZIONE AL SETTORE. ......................... 239 TABELLA 21: POPOLAZIONE SUDDIVISA PER SETTORE IN RELAZIONE ALL’ESITO. ................................ 240 TABELLA 22: IL MERCATO DEL CROWDFUNDING IN ITALIA, QUESTIONARIO AI PROPONENTI: LE SEZIONI. ...................................................................................................................................................................... 241 296 | P a g . APPENDICE A) Le piattaforme di Crowdfunding in Italia Aggiornamento a Giugno 2015. Piattaforma Anno di lancio Tipologia Vocazione Modello di Crowd Startreed Book a Book Produzioni dal basso Eppela 2011 2014 2005 2011 Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Reward/ Donation Reward Reward/Donation Reward Be Crowdy 2014 Nazionale Reward Gigfarm Com-Unity Finanziami il tuo futuro 2013 2013 Generalista Settoriale: Editoria Generalista Generalista Settoriale: Artistico/Culturale Settoriale: Musicale Generalista Nazionale Nazionale Reward Reward Generalista Locale Reward 2013 For Italy 2014 Giffoni Idea Innamorati della cultura 2014 Settoriale: Tutela patrimonio artistico Settoriale: Cinema 2014 Settoriale: Cultura Nazionale Reward Nazionale Reward Nazionale Reward Locale Reward Nazionale Reward Nazionale Reward Locale Reward 2013 2013 2013 2013 2013 2010 n.d. 2011 2011 2009 2012 2010 2013 2014 2013 2014 2014 2013 2013 2011 2012 2012 2014 2013 2012 Settoriale: Educazione/Arte/ Volontariato Settoriale: Arte Contemporanea Settoriale: Musicale Settoriale: Cooperazione Sociale Settoriale: Scolastico Settoriale: Arte visive Settoriale: Design Generalista Settoriale: Terzo Settore Settoriale: Terzo Settore Settoriale: Terzo Settore Settoriale: Terzo Settore Solidarietà Generalista Generalista Lending No profit Generalista Generalista Settoriale: Green Economy Generalista Generalista Generalista Generalista Settoriale: Ethic & Sociale Generalista Generalista Settoriale: Terzo Settore Generalista Generalista Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Nazionale Locale Nazionale Reward Reward Reward Reward/ Donation Donation Donation Donation Donation Donation Lending Peer 2 Peer Lending/Donation Equity Equity Equity Equity Equity Equity Equity Reward/ Donation Reward/ Donation Reward/ Donation Reward/Donation Reward/Donation Reward/Donation 2013 Generalista Nazionale Reward kendoo 2014 Microcreditartistique 2013 Musicraiser 2012 Rezz 2014 Schoolraising Vizibol Werealize Limoney Coommon Iodono Let's Donation Rete del Dono ShinyNote Prestiamoci Smartika Terzo Valore AssitecaCrowd Smart Hub srl Fundera Next Equity Startups Startify Unicaseed Buonacausa Crowdfunding-Italia Derev Donordonee Ginger Proposizione Take Off Crowdfunding B) Il Questionario 299 | P a g . 300 | P a g . 301 | P a g . 302 | P a g . 303 | P a g . 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Italian Crowdfunding NetworK - http://italiancrowdfunding.tumblr.com/ kendoo - www.kendoo.it Kickstarter – www.indiegogo.com Let's Donation - www.letsdonation.com/ Limoney - www.limoney.it/ Microcreditartistique - www.microcreditartistique.com Musicraiser - www.musicraiser.com/it Nesta - http://www.nesta.org.uk/ Next Equity - www.nextequity.it PEM - http://www.privateequitymonitor.it/ Prestiamoci - www.prestiamoci.it Produzioni dal basso - www.produzionidalbasso.com Proposizione - www.proposizione.com Registro dei Portali CONSOB http://www.consob.it/main/intermediari/cf_gestori/index.html Registro imprese, Start-up e PMI innovative - http://startup.registroimprese.it/ Rete del Dono - www.retedeldono.it/ Rezz - www.rezz.it/site Schoolraising - www.progetti.schoolraising.it ShinyNote - www.shinyNote.com Smartika - www.smartrika.it Starteed - www.starteed.com/ Startify - www.startify.it Startups - http://www.starsup.it/ Take off Crowdfunding - www.takeoffcrowdfunding.com Terzo Valore - www.terzovalore.com Tip Ventures - www.reward.tip.ventures U.S. Securities and Exchange Commission http://www.sec.gov/news/pressrelease/2015-49.html Unicaseed – www.unicaseed.it Vizibol - www.vizibol.com/ Werealize - www.werealize.it 311 | P a g . RINGRAZIAMENTI Al termine di questo lungo percorso accedemico, desidero anzitutto ringraziare il Professore Francesco Gangi per avermi introdotto al tema del Crowdfunding, e per aver supportato, con costante disponibilità e sincero interesse, ogni mio sforzo, accordandomi continua fiducia. Desidero ringraziare Francesco Campanella, correlatore del seguente lavoro, per il valido supporto fornitomi in questi mesi di stesura del lavoro di tesi. Un ulteriore ringraziamento va a Nicola Varrone, per il sostegno offertomi nella sezione analitica e la costante disponibilità di suggerimenti ed indicazioni. Doveroso è rendere affettuosamente grazie alla Dott.ssa Anna Ruggiero, per avermi accompagnato, in questi lunghi mesi, con costante gioia e per aver arricchito la mia esperienza personale e professionale con il diretto coinvolgimento in eventi e campagne di crowdfunding. L’ultimo immenso e profondo ringraziamento è per i miei affetti. Il primo pensiero è per i miei genitori senza i quali non averei potuto essere qui oggi, non solo per il sostegno economico, ma soprattutto per il continuo sostegno, a volte tacito a volte esplicito, ma che mai è venuto a mancarmi in questi anni. Grazie a mio padre Luigi per avermi trasmesso l’arte della pazienza e della dedizione, grazie a mia mamma Marianna per avermi insegnato l’importanza del sacrificio e dell’operosità. Grazie ai miei fratelli Olindo e Francesca, per l’instancabile sostegno morale durante questo lungo percorso. Grazie a mia zia Ernestina e mio zio Giuseppe per avermi sempre sostenuto con curiosità, interesse ed affetto in questo percorso di specializzazione. Grazie ad Aristide, che con amore ha supportato questo percorso e gioito con me di ogni piccolo progresso. Desidero inoltre esprimere forte gratitudine ai miei amici più cari per aver sempre creduto in me, e per essere stati, anche da lontano, sempre vicini.