east44_Afghanistan. La sconfitta dei vincitori
Transcript
east44_Afghanistan. La sconfitta dei vincitori
speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA Afghanistan. La sconfitta dei vincitori Giuliana Sgena Obama ha annunciato il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan nel 2014. Quali saranno i risvolti politici ed economici per il paese dopo tredici anni di occupazione militare? Il presidente americano Barack Obama con l’ambasciatore in Afghanistan Jim Cunningham. La cattura di bin Laden è importante ma non basta per scongiurare il fallimento dell’intervento militare in Afghanistan. Il principale obiettivo, sconfiggere il terrorismo, non è stato raggiunto: al Qaeda, anche senza bin Laden, si è estesa con molte schegge impazzite in Iraq, Yemen, Somalia, Siria, in tutto il Maghreb fino al Mali e non si fermerà. Anche la sconfitta dei taleban in Afghanistan è solo temporanea, ora, dopo il ritiro degli Usa e della Nato, potrebbero tornare al potere. Certo, si tratta di obiettivi annunciati dall’ex presidente George Bush che Obama ha ereditato, ma con i quali deve oggi fare i conti. Soprattutto con gli effetti della guerra: circa 2.000 americani uc- afghanistan KYR UZBEKISTAN TAJIKISTAN Indicatori politici CINA area popolazione età media religione Bagram KABUL Herat Ghazni Shindand Kandahar IRAN Zaranj PAKISTAN INDIA Lapresse 100 26 0 200 km east . rivista europea di geopolitica forma di governo suffragio capo di stato capo di governo pil (nominale) inflazione numero 44 . ottobre 2012 652.230 Km2 30.419.928 (stima 2012) 18,2 anni Musulmani Sunniti 80%, Musulmani Sciiti 19%, altri 1% Repubblica islamica Universale (18 anni) Hamid KARZAI (Dicembre 2004) Hamid KARZAI (Dicembre 2004) $ 19,5 mld (stima 2012) 4,5% (stima 2012) 50 minimo rischio 93 80 Shie Khan Kunduz Mazar-e Shanf Toraghondi 93 100 massimo rischio TURKMENISTAN Political Risk & Country Analysis - UniCredit Sicurezza unico obiettivo certo e incontrovertibile raggiunto da Obama con la guerra in Afghanistan è stata la cattura e l’uccisione di Osama bin Laden, che pure ha lasciato molti punti oscuri. In quell’occasione Obama ha compiuto un atto di forza unilaterale, violando la sovranità di un paese (il Pakistan) e provocando il risentimento degli alleati nella guerra in Afghanistan. Un gesto dai contorni molto discutibili ma che ha fatto uscire gli americani da un incubo che li perseguitava dall’11 settembre. Efficacia governativa L’ stan (il ritiro non sarà totale) dopo il 2014 e i loro compiti saranno stabiliti da un “Bilateral security agreement” che dovrà essere stilato entro un anno (quindi ai primi di maggio del 2013). Con la visita a Kabul e la conferma del ritiro delle truppe dall’Afghanistan nel 2014, Barack Obama ha aperto la campagna elettorale per la sua rielezione a novembre. Una campagna elettorale assorbita dallo scontro sui problemi di politica interna e che non ha fatto emergere sostanziali differenze di fondo tra il candidato democratico e quello repubblicano Mitt Romney, tanto che il politologo americano Aaron Miller ha parlato di politica estera no partisan. Se il ritiro è deciso restano tutte le incognite che lo accompagnano e che obbligheranno a fare i conti con tutti gli errori commessi durante gli oltre dieci anni di occupazione e che forse avrebbero potuto interessare anche la campagna elettorale. Il ritiro della Nato lascerà progressivamente la sicurezza nelle mani delle forze militari e di polizia afghane, attualmente composte da 352.000 uomini. Per ora, a Kabul, né gli afghani né gli stranieri sembrano fidarsi delle forze afghane, spesso sostituite da agenzie private che impiegano contractor locali e Stabilità politica di cisi, 16.000 feriti, circa 400 miliardi di dollari spesi e decine di migliaia di vittime afghane. Proprio nell’anniversario della cattura di Osama bin Laden, il 2 maggio 2012, con un’improvvisata visita a Kabul, Obama ha firmato con il presidente afghano Hamid Karzai l’accordo che regolerà i rapporti tra i due paesi dopo il ritiro delle truppe nel 2014, l’“Enduring strategic partnership” e il “Memorandum of understanding” (MoUs). Accordo che era stato raggiunto dopo mesi di trattative e che comunque (senza dichiararlo) permette alle Forze speciali operative Usa (Sof) di compiere raid notturni contro le abitazioni di civili nelle zone Pashtun (dove si troverebbero i taleban). Secondo il MoUs «operazioni speciali sono approvate dall’Afghan Operational Coordination Group e condotte dalle Forze afghane con il supporto delle Forze Usa in accordo con la legge afghana». Ovvero, solo le operazioni congiunte sono sottoposte all’approvazione e alla legge afghana. Senza poi parlare dei droni che colpiscono le zone tribali pachistane, retroterra dei taleban. Karzai ha ottenuto da parte americana l’impegno per un supporto economico per dieci anni. Mentre il numero dei militari Usa che resteranno in Afghani- 0 Corruzione Indipendenza della giustizia 180 n.d. su 183 Paesi su 142 Paesi Le accuse di corruzione che hanno seguito le elezioni parlamentari del settembre 2010, nonché l’accentuarsi delle rivolte indicano un basso indice di stabilità politica. Valori di riferimento: primo paese Norvegia, ultimo paese Somalia Qualità della burocrazia minimo rischio 4 massimo rischio Eiu, Onu, Wb, Wef, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index 27 speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA N Indicatori sociali Business Environment ia nd la 4 massimo rischio 34 Facilità nel concludere affari su 183 Paesi (1° Singapore, 183° Chad) a a izz er nd wa 1° Sv 1° R 1° Is la nd a 1° 1° Fin No rv eg i a Disordini sociali minimo rischio 35 Persistono le tensioni etniche e la violenza, che rischia di aumentare ulteriormente in seguito agli attentati del 2011. Maggiori difficoltà: “Protezione investitori”, “Commercio transfrontaliero” e “Registrazione proprietà” Popolazione in carcere molto basso 172 n.d. 187° Congo 179° Eritrea 135° Yemen Sviluppo umano Libertà di stampa Disparità di genere 28 molto alto 1 (ogni 100.000 abitanti) 150 n.d. 139° Qatar Arabia Saudita % di seggi 142° Haiti occupati da donne nei Parlamenti nazionali Fuga di cervelli Il ritorno in California di un soldato americano ucciso in un attacco suicida in Afghanistan. Distribuzione della ricchezza (indice Gini) n.d. Tasso di alfabetizzazione n.d. Competitività n.d. globale su 142 Paesi (1° Svizzera, 142° Chad) Abbonamenti a telefoni cellulari 1° Seyshelles (19) Ultimo Comore (64,3) 41 (ogni 100 persone) Saldo migratorio (netto) Utenti di internet -381.030 1,2 milioni Libertà n.d. economica su 179 Paesi (1° Hong Kong, 179° Corea del Nord) east . rivista europea di geopolitica The San Diego Union-Tribune/ZUMAPRESS/Lapresse Sicurezza Efficacia governativa Stabilità politica nuovo una guerra civile dopo la partenza delle trupstranieri. Nemmeno il presidente Karzai è sicuro dei pe Nato. Su questo tuttavia i pareri degli afghani sono suoi militari se nel giugno del 2010 ha rimosso il capo Indicatori Country Analysis - UniCredit anche perché se si teme che la situazione dell’esercito generale Bismillah Khan,politici uno degliPolitical uo- Risk &discordi, possa tornare a prima del 2011, a cosa sono serviti 11 mini del comandante Massud 100 (assassinato nel 2001), 93 93 massimo Le accuse di di corruzione anni guerra? Il primo timore è rappresentato dai perché stava sostituendo gli ufficiali con esponenrischio 80 che hanno seguito le elezioni taleban, che erano stati cacciati dal potere con l’interti del suo partito la Jamiat-e-Islami. Già una ricerca parlamentari del settembre 2010, nonché l’accentuarsi delle rivolte vento militare e che ora sono tornati a spadroneggiare condotta nel 2008 dimostrava che la maggior parte indicano un basso indice in vaste aree del paese. degli ufficiali erano fedeli a Khan, più che allo stadi stabilità politica. 50 to afghano. Khan, diventato ministro dell’Interno, è stato sostituito dal generale Sher Mohammad Karimi, el 2014 gli americani lasceranno l’Afghanistan senminimoa Karzai e preferito pashtun, quindi più favorevole za aver sconfitto i taleban, con al potere un regime Valori di riferimento: primo paese rischio Norvegia, ultimo paese dagli americani. Probabilmente 0il nuovo capo dell’ecorrotto benSomalia lontano dal voler avviare un processo di sercito si limiterà a sostituire i tagiki con i pashtun. democratizzazione, senza una economia in grado di soIndipendenza Qualità Corruzione Anche se vi sono fondati timori che i pashtun stenersi – finora il paese ha vissuto di aiuti e del traffico dellapossano giustizia della burocrazia minimo massimo aver cercato di dare una parvenza essere leali ai taleban o ai servizi segreti pachistani. della droga 4– senza 180 n.d. rischio rischio Bismillah Khan non è un’eccezione, ogni signore di giustizia per tutti i crimini commessi dai vari signori su 183 Paesi su 142 Paesi della guerra, grande o piccolo, Eiu, haOnu, mantenuto le prodella guerra, che Wb, Wef, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index in questi anni si sono spartiti il potere. prie milizie e ognuna controlla una parte del paese Mentre al Qaeda continuerà ad avere i propri santuari a o della capitale. Sono forze che spesso si scontrano cavallo tra Afghanistan e Pakistan. con quelle governative che alla fine sono costrette a Prima di ritirarsi le forze Nato dovrebbero formaritirarsi. Si calcola l’esistenza di 25-30 milizie attualre il nuovo esercito afghano, tenendo presente che mente in Afghanistan, che potrebbero scatenare di l’80 per cento delle reclute sono analfabete e occorre prima di tutto alfabetizzarle. Gli americani cercano di accelerare, ma ancora non si sa quanti uomini lasceranno: si parla di 10-15.000, ma potrebbero essere anche molti di più, 25-35.000 secondo il suggerimento di Max Boot del Council on Foreign relations, che mette in guardia dai rischi di un ritiro precipitoso. Anche perché accade sempre più spesso che militari o poliziotti afghani addestrati dalla Nato rivolgano le armi contro i loro trainer: nei primi mesi dell’anno sono state 30 le vittime americane e europee di quella che viene definita “green-on-blue violence”. Ma le truppe non bastano, occorrono equipaggiamenti per 350.000 uomini: armi, uniformi, mezzi, elicotteri, pezzi di ricambio, caserme, gasolio, cibo. Il tutto si calcola che verrebbe a costare circa 11 miliardi di dollari. E chi pagherà per il mantenimento dell’esercito circa 4,1 miliardi di dollari contro i 6 attuali - dopo il 2014? Gli afghani non sono in grado, gli americani sono disponibili a sostenere circa la metà della spesa numero 44 . ottobre 2012 mentre il resto toccherebbe agli alleati. Ma tutti hanno problemi di bilancio. Passare da 6 a 4,1 miliardi l’anno comporta la riduzione dell’attuale esercito di un terzo. Con il rischio che i militari lasciati a casa (circa 120.000) possano andare a rimpinguare le varie milizie, compresi i taleban. È facile prevedere che il paese possa tornare in mano agli “studenti di teologia” anche se gli afghani sono contrari. Poiché nessuno è in grado di sconfiggere militarmente i taleban, gli americani avevano deciso di avviare un negoziato per coinvolgerli nel governo. Il presidente Obama aveva pubblicamente ammesso la possibilità di un «negoziato di pace» con gli uomini di mullah Omar. I taleban avrebbero aperto una loro rappresentanza in Qatar, dove avevano il permesso di viaggiare alcuni leader. Gli americani proponevano uno scambio di 5 prigionieri di Guantanamo con il sergente americano Bowe Bergdhal scomparso nel 2009, che si presume sia in mano ai taleban. 29 AP Photo/K. Lamarque, Pool/Lapresse speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA speciale USA Il segretario di stato americano Hillary Rodham Clinton e il presidente afghano Hamid Karzai durante una conferenza stampa congiunta a Kabul. Il 15 marzo 2011, però, i taleban emettevano un comunicato in cui annunciavano la sospensione di ogni trattativa. Si pensava che fosse una reazione al fatto che gli americani avevano bruciato dei corani nella base di Baghram provocando grandi proteste in tutto il paese, ma evidentemente non era così. Probabilmente i combattenti, alla vigilia della campagna di primavera, non si sentivano motivati se i loro leader stavano trattando nei lussuosi alberghi del Qatar. Contro la trattativa dovevano essere anche i servizi segreti pachistani che hanno sempre appoggiato i taleban e avrebbero perso la loro influenza sull’Afghanistan. Infine, perché i taleban, che controllano buona parte del paese, dovrebbero trattare alla vigilia del ritiro delle forze Nato, vista la prospettiva di poter tornare al potere senza mediazioni? E se la trattativa fosse continuata si paventava anche il rischio che gli oppositori dei taleban si sarebbero nuovamente coalizzati nell’Alleanza del nord, che aveva appoggiato l’intervento americano nel 2001, proprio per sconfiggere i taleban. Karzai invece ha appoggiato e anche tentato, senza successo, un accordo con i “fratelli”, come chiama i 30 taleban. E ormai anche Karzai sta per uscire di scena con le elezioni del 2014. Scadenza in cui gli americani punteranno su una propria carta. Inutilmente l’ambasciatore statunitense Crocker e altri americani a Kabul hanno tentato di strappare a Karzai la dichiarazione che non tenterà di presentarsi per un terzo mandato “extracostituzionale”. Non basta questa richiesta, sostiene Michael O’Hanlon, collaboratore del generale Petraeus alla Cia, in un articolo pubblicato da Foreign Policy, «dobbiamo avere una strategia per essere sicuri che il prossimo presidente afghano sia più efficace di Karzai». «Quello che più serve è il modo di influenzare la transizione politica nel 2014 - perché sostiene O’Hanlon - sarebbe inconcepibile che il Congresso Usa mantenesse fino a 20.000 truppe in Afghanistan al costo di 25 miliardi all’anno, ai quali aggiungere da 3 a 5 miliardi di dollari l’anno per sostenere la sicurezza e l’economia, se il prossimo governo afghano sarà corrotto senza speranza». Gli Stati Uniti ridurranno al massimo i costi ma non rinunceranno alla propria influenza sull’Afghanistan dopo tredici anni di occupazione militare. . east . rivista europea di geopolitica numero 44 . ottobre 2012 31