Rappresentanza di genere negli organismi pubblici e privati regionali

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Rappresentanza di genere negli organismi pubblici e privati regionali
Rappresentanza di genere negli organismi pubblici
e privati regionali: solo il 17.2% sono donne
Convegno promosso dall’Ufficio di Presidenza e dal Consiglio per le Pari
Opportunità: gli interventi di Sara Valmaggi, Daniela Maroni e Raffaele Cattaneo
Milano, 10 marzo 2014 - Negli enti appartenenti al sistema regionale (SIREG) e negli
enti pubblici o privati di rilevanza per l’attività regionale, su 1788 incarichi, solo 307 sono
assegnati da Giunta e Consiglio a donne (17,2%). Nello specifico, su un totale di 195
direttori 45 sono donne, pari al 23,1% (erano il 18% nel 2010 e appena l’1% nel 2003);
nei CdA siedono 163 donne (15,7%) contro 878 uomini; nei Collegi dei Revisori si trovano
99 donne (17,9%) a fronte di 453 uomini. Questi alcuni dei dati relativi alla presenza
femminile negli organismi pubblici e privati, illustrati questa mattina al convegno “Di
norma e di fatto“, promosso dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e dal
Consiglio per le Pari Opportunità (CPO). Obiettivo dell’incontro, cui hanno partecipato
figure rappresentative del mondo delle imprese e delle professioni, è stato quello di fare il
punto sulla presenza femminile negli enti pubblici e in Regione Lombardia, dopo
l’entrata in vigore delle norme nazionali che promuovono un riequilibrio graduale (fino al
30%) per il genere meno rappresentato.
“Nonostante un quadro ancora molto lacunoso, sia a livello nazionale sia in Lombardia,
occorre ricordare – ha dichiarato la Vice Presidente del Consiglio, Sara Valmaggi - che lo
Statuto d’autonomia della Regione Lombardia, all’articolo 11, introduce il principio della
democrazia paritaria, promuovendo condizioni di parità per l’accesso alle cariche elettive e
promuovendo il riequilibrio tra entrambi i generi negli organi di governo della Regione e
negli organi del SIREG. Ora occorre che il Consiglio regionale e il Consiglio per le Pari
opportunità vigilino sull’applicazione della legge e che la Regione recepisca la legge
nazionale, che è una buona legge, anche in considerazione del peso che le donne hanno
nella vita reale della Lombardia”.
“La pari rappresentanza è un tema di strettissima attualità e di grande rilevanza strategica
– ha sottolineato Daniela Maroni, Consigliere Segretario dell’Ufficio di Presidenza – e ho
raccolto moltissimi spunti di riflessione. Da sempre il mio impegno, non solo istituzionale, è
quello di rivolgere la massima attenzione alle donne sia nel lavoro sia nella vita sociale.
Dal 1997 sono Presidente di una categoria prettamente maschile, sono inoltre stata la
prima donna a prendere posto nella Giunta della Camera di Commercio di Como. Ben
venga la legge Golfo-Mosca, ma parità di genere e alternanza di genere devono essere
date dalla determinazione dell’individuo donna e dalla sua capacità di arrivare a tutto
quello che ci si prefigge”.
“Occorre un lavoro serio, di natura culturale e politica, per eliminare gli ostacoli che
impediscono la conciliazione tra famiglia e lavoro, primo obiettivo per garantire
l’equilibrio di genere” ha dichiarato il Presidente del Consiglio regionale Raffaele
Cattaneo. “La valorizzazione del ruolo delle donne nell’ambito sociale e politico è
patrimonio comune ed è sentita oggi come una necessità. Riequilibrare la
rappresentanza femminile, anche attraverso l’introduzione di provvedimenti normativi, è
indispensabile perché è giusto e perché conviene all’economia, alle istituzioni, alla
società. Parità significa pari opportunità di esprimere i propri talenti e le proprie
specificità e, personalmente, anche in campo politico ritengo opportuno che vi sia un
equilibrio tra la presenza maschile e femminile nella costituzione delle liste”.
Il convegno è stato introdotto da Loredana Bracchitta, componente del Consiglio per le
Pari Opportunità, che ha illustrato i dati della presenza femminile negli organismi regionali.
Sull’opportunità o meno di introdurre le cosiddette “quote rosa” anche nella legge
elettorale, è intervenuta l’Assessore regionale alle Pari opportunità, Paola Bulbarelli. “Si
tratta – ha dichiarato - di una questione molto delicata e controversa sia a livello nazionale
sia a livello regionale. Personalmente preferirei essere scelta sulla base delle mie
capacità, essere apprezzata per i miei meriti professionali. Apprezzerei l’introduzione per
legge di quote rosa solo se queste fossero davvero una leva per riconoscere il merito delle
donne”.
A favore invece delle quote si è dichiarato Stefano Carugo (NCD), Presidente della
Commissione Affari istituzionali, che ha la competenza di esaminare i due progetti di legge
in materia. “Apprezzando le tante doti e capacità delle donne, riterrei opportuno
l’introduzione di un meccanismo di preferenze nelle scelte dei rappresentanti a livello
popolare”.
Attualmente la Giunta regionale ha 14 assessori, 7 donne e 7 uomini. In Consiglio
regionale le donne elette sono 15 a fronte di 65 uomini. La legge elettorale prevede che
la lista dei candidati sia composta in modo paritario da uomini e donne.
L’articolo 11 dello Statuto della Regione Lombardia afferma che la “Regione
riconosce, valorizza e garantisce le pari opportunità tra uomini e donne in ogni campo,
adottando programmi, leggi, azioni positive e iniziative atte a garantire e promuovere la
democrazia paritaria nella vita sociale, culturale, economica e politica”. Il principio è stato
inserito per la prima volta nel nuovo Statuto di Autonomia, varato nel 2008, che precisa: “la
legge regionale promuove condizioni di parità per l’accesso alle cariche elettive”, mentre
alla Regione spetta attuare “il riequilibrio tra entrambi i generi negli organi di governo della
Regione e nell’accesso agli organi degli enti e aziende dipendenti e dalle società a
partecipazione regionale per i quali siano previste nomine e designazioni di competenza
degli organi regionali”.