la canzone di laura

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la canzone di laura
LA CANZONE DI LAURA
13 ANNI PIENI D’AMORE
a cura della redazione Primavera
La storia di Laura si è svolta tanti anni fa.
Perché è ancora così viva la sua canzone? Come è arrivata noi?
Incominciò la gente di Junìn de Los Andes, accorsa in massa a darle l’ultimo saluto mormorando sottovoce:
“Angelo, vergine, martire, prega per noi”. La ripeterono le amiche di Laura portando a spalla la sua bara
leggera leggera: non aveva ancora 13 anni.
La confidava con tenerezza Donna Mercedes, commovendosi al pensiero della sua bambina che le aveva
ridato la vita.
La trasmettevano le suore che avevano ricevuto il dono di avere Laura in mezzo a loro. La cantavano le
ragazze in cerchio, tenendosi per mano nel cortile.
La ripetevano le alunne del collegio alle nuove venute.
E cominciò a pregarla chi era nel pianto, chi aveva bisogno di favori, chi viveva nel dubbio, chi andava
cercando Dio. E lei attenta e buona come quando stava sulla terra, anche dal cielo aiutava tutti.Tanto che
molti desiderarono che la chiesa la proclamasse santa perché tutto il mondo potesse guardare a lei piccola
fanciulla che ha conosciuto presto il segreto della santità.
E il 3 settembre 1988, Giovanni Paolo II la proclama beata.
Laura Laura.
OLTRE LE MONTAGNE
Emigranti
E’ l’alba e già sono svegli. tra gli emigranti cileni c’è un’animazione insolita. Sembra che la stanchezza sia, sia
ad un tratto sparita. I giorni di marcia erano stati lunghi, spossanti. Su ogni cima della Cordigliera delle ande
si erano fermati per scrutare l’orizzonte. Ma non avevano scorto che alte cime. Fino a quando? Stamattina i
volti riflettono una gioiosa speranza. La meta è ormai prossima.
- Venite bambine!
Donna Mercedes Vicuna chiama Laura e Amanda e le fa sedere in groppa al cavallo. La carovana riprende la
marcia. Progetti, sogni, speranze vagano nell’aria tersa e fredda. Donna Mercedes osserva le due bambine
ancora assonnate. Ecco i suoi sogni, le sue speranze: le sue bimbe. Le stringe fortemente a sé. Se intuissero
tutto il dramma della sua insicurezza, della sua solitudine!
Inseguire la speranza
Donna Mercedes ripensa ai brevi anni di vita tranquilla e felice trascorsi nella nativa Santiago del Cile. Aveva
sposato Josè Domingo Vicuna, ufficiale dell’esercito, appartenente ad un ramo cadetto di una nobile famiglia.
Vivace, bella gentile, lei Mercedesdel Pino, sembrava possedere le doti della sposa ideale, ma la sua
condizione non nobile aveva alzato un muro d’ombra e freddezza fra lei e Vicuna. Il 5 aprile 1891 nasce
Laura, la primogenita. E’ il principio di una gioia stabile, no è il principio di una strada dolorosa.
Il Cile infatti, sta vivendo giornate drammatiche di lotta. Nel gennaio 1891, provocata dalla marina, scoppia
una guerra civile per abbattere il governo del presidente Balmaceda. I suoi oppositori si impadroniscono del
potere e incomincia la persecuzione contro Balmaceda e i suoi sostenitori, primi fra tutti i Vacuna. Anche
Josè Domingo deve fuggire profugo. Il cammino dell’esilio è duro e difficile. A sud, fino a Temuco, 500 Km
oltre Santiago. Clima rigido vita dura, situazione angosciante.
Neppure la nascita nel 1893 di Giulia Amanda, la secondogenita, sembra portare un po’ di pace tranquillità.
Pochi mesi dopo, stremato Josè Domingo Muore.
Donna Mercedes è consapevole dell’abbandono in cui si trova. Inutile pensare ad un ritorno a Santiago. Che
fare? Temuco, il povero villaggio dove resta 6 anni, non le offre possibilità alcuna. Decide. Varcherà le Ande,
si stabilirà nella zona argentina ricca di promesse e meta di molti emigranti cileni.
La costruirà accanto alle sue piccole una nuova casa.
- Il Neuquèn!
Il grido degli emigranti cileni richiama Donna Mercedes alla realtà del momento presente. Adesso sono in
Argentina.
Finalmente, finalmente!
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Donna Mercedes sente rinascere in cuore qualcosa che credeva morto per sempre: la speranza.
La dimora del falco
Ma il Nequèn non era l’eldorado. Terra di recente conquista, vi affluivano avventurieri, truffatori, trafficanti
di ogni risma. Donna Mercedes tenta di farsi un nido per se e le due bambine, dapprima a Noquin, poi a Las
Lajas, poi a Chapelco, quindi a Jiunìn de Los Andes. Tanto vagabondare indifesa, fra minacce e insidie, tanti
disagi, tanta solitudine l’hanno esasperata.
Cerca con ansia un sostegno sicuro, qualcuno che la protegga.
E incontra Manuel Mora, in “gaucho malo”, un cattivo soggetto.
Quando conosce Donna Mercedes, il Mora è sulla quarantina di bell’aspetto a cavallo, vestito con
ricercatezza, armato di un lungo pugnale, appare superiore a chiunque. Superbo e sprezzante, non conosce
scrupoli.Tratta come schiavi, gli indios, la servitù, i pastori e usa la frusta sugli uomini e sulle bestie senza
distinzione.
Ma quel signorotto sa anche essere cavalleresco e affascinante quando vuole. Donna Mercedes si aggrappa
dunque a lui come a un’ancora di salvezza…. Lo segue.
Chi, di lì a poco, la vede arrivare all’estancia sorridente a fianco del Mora, commenta con pietà il destino di
quella signora e la sorte delle sue creature. Non per nulla l’estancia ha per nome Quilquihuè, “la dimora del
falco”.
L’ombra del male
La fattoria di Quilquihuè dista 20Km dal centro abitato di Junìn de los Andes.
Donna Mercedes sa che là si è aperto, da pochi mesi, un collegio diretto dalle suore Figlie di Maria
Ausiliatrice.
Vuole mandarci le sue bambine perché siano istruite ed educate.
Per brevi giorni dunque le due bambine restano all’estancia. Brevi giorni sì, ma già un allarme per Laura. Ha
solo 9 anni, ma è una fanciulla precoce. Le tante difficoltà della sua fanciullezza l’hanno maturata presto alla
vita. Avverte quasi per un’innata capacità di percezione, che c’è qualcosa che non va bene nella situazione
della mamma.
Intanto il falco medita di affondare un giorno gli artigli in quella innocenza…
e paga volentieri la retta del collegio.
Il collegio
- Questa è Laura, e questa è Giulia Amanda, ma la chiamiamo semplicemente Amanda, Mandina…
Suor Angela Piai, la giovane direttrice, le guarda sorridendo.
-Benvenute! Questa è la casa della Madonna, e d’ora in poi sarà anche la vostra casa.
Amanda sgrana gli occhi. La sua casa? E dove sono le immense distese verdi, i cavalli, gli animali, le
ricchezze dell’estancia? Qui tutto è tanto povero. Scoppia in singhiozzi aggrappandosi a Laura.
Laura, che ha tre anni più di Amanda, sa già soffrire. Ricaccia in gola le lacrime e consola la piccola.
- Arrivederci, mamma!
Amanda si è ormai addormentata. Laura, con gli occhi fissi nell’ oscurità della povera camerata, pensa. Il
collegio non è bello come la fattoria di Quilquihuè, ma sente che le piace di più.
Santiago del Cile: la parrocchia di Sant’Anna dove Laura fu battezzata il 24 maggio 1891.
I luoghi in cui visse Laura: Santiago, dove nacque
il 5 aprile 1891; Temuco, dove fuggì con i genitori e dove la mammarimase per circa sei anni dalla morte del
marito. Norquin, Las Lajas, Chapelco, i luoghi al di là della frontiera raggiunti dalla mamma di Laura e dalle
sue bambine e dove passò alcuni mesi prima di arrivare a Junin de los Andes.
A PASSI DA GIGANTE
La meravigliosa scoperta
I suoi primi giorni di collegio sono un’ouverture, un preludio che si spalanca su una meravigliosa scoperta.
Nella poverissima casa si respira un aria di schietta bontà evangelica un’atmosfera di grande allegria e di
amore semplice e ardente per Dio E quello spirito di famiglia che Don Bosco aveva voluto all’oratorio di
Torino. Uno spirito che aveva attraversato l’oceano e in viaggi interminabili e pieni di avventure e disagi era
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arrivato, attraverso le missionarie, su su, fino alle alte e lontane Ande americane, in questo sperduto paese
di frontiera.
Laura lo intuisce dapprima nel sorriso delle suore. Un sorriso che l’affascina, che la interroga. Anche la
mamma sorride, ma in modo diverso. Perché? Esente che vuole saper sorridere come la sua Maestra Suor
Azocar.
Osservando, ascoltando, vivendo avvolta da quel clima, scopre a poco a poco il segreto di quella pace.
Scopre l’amore. Scopre che l’amore è Dio. Che Dio è in lei.
Ciò le riempie il cuore di gioia, la rende felice. Mamma non gliene aveva parlato, ma ora lei si sente amata,
protetta dall’amore infinito e forte di Dio. E scopre che Dio è anche in tutte le sue compagne. “ Tutto quello
che avrete fatto ad uno di questi piccoli, l’avete fatto a me”.
Creati per amore. Chiamati all’amore.
C’è dunque una ragione seria per vivere. Ha deciso: lei vivrà così.
L’amara scoperta
Suor Azocar stamattina parla del matrimonio, il sacramento con cui Dio chiama l’uomo e la donna a
collaborare al suo piano di creatore.
Sa che per il giovane uditorio non è prematuro trattare l’argomento: nella zona le ragazze si sposano
giovanissime (la stessa Amanda lo farà a soli 12 anni). Purtroppo sono molte le convivenze illegittime, fino al
60,65%. Meglio affrontare prima il tema con chiarezza. Laura come sempre, ascolta attenta. Ma ad un tratto
si fa pensosa, poi sgrana gli occhi incredula. Ha paura di aver capito fin troppo bene. La situazione della
mamma le è ora davanti in tutta la sua crudezza: lo stabilirsi nella estancia di Quilquihuè, l’inaspettato
benessere, l’interessamento di Manuel Mora… Laura impallidisce e si aggrappa al banco. Le compagne le
sono intorno premurose:
- Laura, che cosa succede?
Non ode nessuno: la verità intuita l’ha schiantata. Qualche minuto dopo l’adagiano sul lettino. la maestra le è
accanto premurosa, con una tazza di bevanda calda:
- Prendi, Laura. Riposa.
Riposare… Stamattina Laura si sentiva ancora bambina. Adesso, no. Sente che qualcosa è finito in lei.
Adesso comprende, misura valuta. Non condanna, no. Come potrebbe farlo?
Lei e Amanda rappresentano tutto per mamma. Certamente è per loro che ha accettato di andare
all’estancia, o per sentirsi meno sola, per sentirsi protetta. La lotta l’ha stancata.Povera mamma! Ha finito
per cedere le armi. Le riprenderà lei, Laura lotterà per ridarle la vita, per farle conoscere l’amore, il vero
amore. Mamma deve allontanarsi da Manuel Mora, deve ritornare a Dio.
Di Laura Vicina non esistono fotografie. l’immagine diffusa è una pittura di M. Caffaro-Rore, in cui Laura è
ritratta con l’abito bianco e il nastro azzurro delle figlie di Maria.
Sappiamo che lei aveva la carnagione rosea, gli occhi scuri, i capelli castani ondulati. Il suo portamento era
signorile, il carattere dolce e gentile, forte e soave insieme.
Trasparenza di cielo
Rit. Trasparenza di cielo
tu trionfi sul male.
Ci dici ancora oggi:
“Siate forti nel bene,
Dio vi ama”. (2 volte)
1. Eri una ragazza dal cuore pulito
un animo aperto
alla gioia, alla vita,
all’amore, a Dio.
Inneggiamo alla tua vita
vogliamo essere armonia.
.
2. Ti gridiamo di cuore
sai essere amica
generosa e pura.
Nel silenzio sai morire
per ridare l’amore.
Inneggiamo alla tua vita
vogliamo essere armonia.
3. I tuoi verbi preferiti:
crescere, conquistare,
amare, volere
danno ali ai nostri sogni
alla nostra giovinezza.
Inneggiamo alla tua vita
vogliamo essere armonia.
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“Non c’è amore più grande di chi dà la vita per la persona che ama”.
- Lotterò, Signore, anche a costo della mia vita. Ne vale la pena!
E incominciai a pregare intensamente a offrire tanti piccoli gesti d’amore per ridonare la vita a colei che ama
di più.
Aria equivoca
Gennaio 1901: a Junìn è piena estate ed è la fine dell’anno scolastico. Tempo di vacanza, tempo di rientro a
Quilquihuè. Laura confida che non vorrebbe andare. Un brivido di paura l’attraversa. Le ricordano che Dio è
vicino a chi l’invoca.
Donna Mercedes, orgogliosa della splendida pagella della figlia, è venuta a riprendere lei e Amanda:
- A proposito… - e la voce le si fa esitante – anche nella fattoria potete pregare, se volete. Ma non fatevi
vedere dal Mora. Si disgusterebbe.
Arrivate all’estancia, i mandriani, i cavalcanti, i pastori e le loro famiglie circondano Laura di ammirazione. La
mamma è tutta premure per lei. Quell’estate nessuno la molesta. Ma c’è un’aria equivoca intorno che non la
mette a suo agio.
Il suo paradiso
- Finalmente Junìn e il nuovo anno scolastico l’attendono. Vi arriva come a una festa. Laura è un tipo allegro.
Le piacciono le ricreazioni, i divertimenti animati, la compagnia. Qui può ritrovare le vecchie amiche e
conoscerne di nuove. Qui è tutto semplice e schietto. Si sente a suo agio, felice. Junìn, lo dice lei stessa, è il
“suo paradiso”.
Qui ritrova il suo confessore. H scoperto nel sacramento della confessione la strada maestra per scrutare la
sua anima, confidare i desideri del suo cuore, chiedere consigli, esporre, interrogarsi. Amanda la prende un
po’ in giro, per questo suo assiduo tornare al confessionale. Ma lei tranquilla risponde: - Dopo la confessione
mi sento più forte, e ogni cosa mi è più facile.
Ha un carattere forte e dolce.
Dalla Colombia è arrivata una nuova, giovane insegnante che l’affascina con la sua parola e la sua vita: Suor
Anna Maria Rodriguez. Vuole per le sue alunne una giovinezza splendida. I giovani possono salire le vette.
Laura approfitta di questa presenza, tanto più che si sta preparando alla Prima Comunione. E’ un eccezione,
quei luoghi, riceverla a soli dieci anni.
Ma lei è pronta. La sua direttrice e Don Crestanello, il confessore, avendo compreso il segreto dolore della
sua anima, vogliono darle questa gioia sapendo quanto lo desidera.
Il dono più bello
- Così quest’anno farai la prima comunione.
- Laura rimane senza parole. Il volto si infiamma per la felicità. Ma subito il pensiero vola a
Quilquihuè. Chissà se quel giorno sospirato sarà la rinascita anche per la mamma! Scoppia in
singhiozzi. –Piangi Laura?- le domanda la direttrice affettuosamente – non sei contenta? – Oh Sì! –
balbetta asciugandosi i lacrimosi- Penso alla mamma…Povera mamma!
Il due giugno la chiesetta risuona di canti. E’ il grande incontro. Inginocchiata al suo posto col capo
chino, Laura esorta un dolce dialogo con Gesù. Gli parla di tutti. Gli offre la sua anima, il suo cuore, tutto
il suo essere. Prende propositi eroici: Si impegnerà perché tutta la sua vita sia, a qualunque costo, un
dono d’amore.
Donna Mercedes è arrivata per l’occasione con l’abito bianco, cucito da lei stessa e con altri doni. Laura
ha sperato fino alla fine che le facesse anche il dono più bello. Ma la mamma non si accosta con lei
all’eucarestia . Confusa tra la piccola folla, misura l’abisso che la separa dalla sua primogenita. Scorge
nella sua Laura infatti una maturità nuova e ne teme lo sguardo profondo. Che cosa nasconde? Un
rimprovero? una supplica?
Spesso visita le sue bimbe e le ricolma di regali: vestiti profumi, dolci … Amanda ne gioisce e si
impadronisce di ogni cosa con egoismo infantile. Laura ringrazia, ma l’ombra nei suoi occhi rimane
ferma. Sono altri i doni che desidera.
Una collana azzurra
Le migliori ragazze del collegio per la Festa dell’Immacolata, 8 dicembre, chiedono di far parte
dell’associazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Una scelta libera, desiderata. Bontà e purezza sono gli
impegni di chi vuole appartenevi, di chi ha scoperto nella Madonna in Modello splendido, una Madre
tenerissima.
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Laura, con le sue amiche più care, ne fa domanda e si prepara con la solita serietà. Ad una ad una,
biancovestite, le fanciulle si presentano all’altare. Ricevono un nastro azzurro con la medaglia della
Madonna, segno eterno della loro consacrazione. La gioia trabocca dal cuore. “Il giorno in cui mia sorella
ricevette il nastro di figlia di Maria – dirà Amanda – fu uno dei più felici per lei”.
Quel nastro diventa la sua collana preferita. Lo tiene sempre con sé. Resterà ai piedi del suo letto,
accomodato con cura a forma di M, anche durante la lunga e difficile malattia.
Agguato
- Arrivederci, arrivederci!
E’ finito anche il secondo anno di collegio.
Donna Mercedes guarda stupita Laura la carnagione rosea, gli occhi scuri, i capelli ondulati e castani. Si è
fatta alta bella. Dimostra più della sua età. Ha un portamento garbato e signorile. Le fossette che si formano
sulle gote quando sorride destano subito simpatia a chi le osserva.
Partendo per l’estancia Laura ha il presentimento di ciò che l’aspetta è Quilquihuè. Raddoppia la sua
preghiera, stringe sul cuore la medaglia della Madonna. Laggiù non c’era una cappella dove pregare. Non
potrà trovare forza nell’eucarestia ne luce nella confessione. Sarà sola. No, Dio è con lei. Giunge attesissima
alla “dimora del falco” che ruota alto e lontano attendendo il momento di piombare sulla preda.
Laura respira nell’aria il pericolo. Donna Mercedes lo sa, lo pensa, lo vede. Manuel Mora arrogante, volgare,
padrone dispotico, non è tenero neppure con lei! I sogni sono finiti. Era stato facile appoggiarsi a lui per
avere qualche vantaggio. Ora convivenza si è trasformata in schiavitù. Quando dalla veranda, dove di solito
passa la giornata, Laura vede arrivare il padrone e legare il cavallo al palenque per entrare in casa, si
eclissa.
Un pomeriggio…
La tua canzone
Rit. Una canzone pura e chiara è la tua vita,
un sogno d’amore fatto da Dio per te.
E noi canteremo a te, alla tua forza
d’amare fino a donare la vita!
Una canzone pura e chiara è la tua vita,
Un sogno d’amore fatto da Dio per te!
2. Piccola vita, luce che splendesul monte,
fiore donato tutto d’allamore di Dio,
è bello il futuro è grande la vita,
ma per te vale solo se è un dono che
Pace porterà…
1. Semplice vita: gioie e dolori insieme,
piccolo fiore che cerca il sole nel buio!
Segreto d’amore in quel tuo dolore è lui,
è lui la tua forza, il tuo sorriso
che mai si spegnerà.
3. Giovane vita: sogni e ideali già grandi,
tu puoi salire, dolce una mano ti guida:
Maria e la madre, il cuore che accoglie
e sa di te i segreti più profondi
e Gioia tua sarà!
Lasciamo la parola a Claudia Martinez, una signora di Junìn che ebbe le confidenze di Donna Mercedes: “…
Il Mora cacciò fuori casa la signora Mercedes e pretese di restare solo con la ragazza. Questa però gli
resistette e riuscì a liberarsi dall’assalto…”.
Donna Mercedes, col cuore a brani, ha visto tutto dalla finestra.
L’uomo sconfitto, medita un altro colpo. Non può accettare che una fanciulla undicenne gli resista.
Come solida roccia
Qualche giorno dopo si tiene la festa della marchiatura degli animali nati nell’anno.
Dalle immense distese vengono i mandriani con i numerosi greggi.
S’inizia con la lavatura e la tosatura delle pecore, poi il marchio a fuoco e l’ultimo giorno, la festa finisce in
un’orgia. L’estancia prende l’aspetto di un paese in fiera. Oltre i mandriani, i servi e le loro famiglie, sono
presenti gli amici del padrone, i proprietari dell’estancias sono vicine.
Si beve, si gioca si canta, in attesa del gran ballo notturno. Le donne vestite a festa, con smaglianti scialli
sulle spalle, vanno e vengono portando dolci e bibite.
5
Manuel Mora ha scelto questa sera per la rivincita. Tenta di ammaliare Laura con il suo sguardo. Laura,
vedendo quei perfidi occhi fissi su di lei, invoca l’aiuto della Madonna.
Iniziano le danze. Il padrone apre la festa movendo i passi per il primo ballo. Laura lo vede venire verso di
lei. Incomincia la lotta. All’invito risponde un “no” fiero e irrevocabile.
A Manuel Mora salgono i fumi nel cervello, tuttavia insiste blando. La fanciulla ripete “no”.
Gli ospiti osservano. L’uomo passa al tono forte, insolente. E’ casa sua!…
E ancora ferma come una roccia, Laura rifiuta. Donna Mercedes si torce le mani, cosa accadrà?
L’estaciero passa dalle parole ai fatti. Ah si? Non vuole danzare la Santuzza?… L’afferra per un braccio, la
getta fuori coi cani.
Rinchiusa la porta si volge rosso d’ira e di umiliazione e avanza fino a Donna Mercedes. Inveisce contro di
lei… Le ordina di costringere la figlia a rientrare, a scusarsi, a danzare!
E Donna Mercedes esce. Che cosa dice a sua figlia nel buio della notte andina? La paura di mali peggiori la
spinge a scongiurarla di rientrare. Un ballo cos’è infine? Eppure, lei sa bene come finisce quel genere di balli.
Forse non ricorda la scena dalla finestra? Laura sì, la ricorda. Troppo bene ormai sa ciò che vuole il Mora.
Legge negli occhi della mamma il dolore, la sua schiavitù.
Aveva creduto di trovare nel Mora un protettore ed ha trovato un tiranno. l’angoscia della mamma si unisce
alla sua e la rende più acuta. Ma non può accettare. E dice no anche alla madre. Si rifugia tra gli alberi, nel
buio. In casa si danza ora.
Non però Manuel Mora che, torvo, guarda l’uscio. E l’uscio si apre. Donna Mercedes rientra: sola.
L’uomo lancia un’imprecazione. L’avrebbe pagata lei! L’afferra per i polsi e la trascina fuori. Le danze
cessano. Donna Mercedes è legata al palenque. Nessuno, neanche i fratelli del Mora, osano intervenire. E lui
la frusta a sangue. Gli amici inforcano il cavallo e se ne vanno. Laura soffre e piange, ma non è cedimento la
strada che può salvare lei e la madre.
Ritorno al collegio
A quella notte tremenda seguono giorni difficili di lotta sorda da parte dell’uomo sconfitto, d’angoscia per
Laura, d’incertezza per Donna Mercedes. Manuel Mora gioca ancora una carta.
Ragazza come noi
Rit. Ragazza come noi
ma con il cuore lassù
dimmi un po’ cos’è
il segreto che fa di te
un dono, un sorriso,
un ideale bello, luminoso,
un sogno che si può sognare,
una canzone che si può cantare,
un cammino che si può incominciare
mano a mano con te!
Ragazza come noi
rendici come sei tu!
1. Bella la vita
se hai tanti amici…
ma bella per te
quando dono si fa
e non ti risparmi,
ne sai tirarti mai indietro,
vai fino in fondo alla strada
che molto spesso è in salita.
2. Bello l’amore
se è come un fiore
ma bello per te
quando vita si fa,
è come una fiamma
che brucia tutto intorno
e ai confini del mondo
giunge a dare calore!
3. Bello il sognare
se diventa vita…
ma bello per te
perché è il sogno di Dio,
e non ti risparmi
né sai tirarti mai indietro,
là fino in fondo alla croce
che è una storia d’amore!
Rifiuta di pagare la pensione.
Le ragazze non potranno più tornare a Junìn. Anzi, pretende che lavorino come serve all’estancia.
La madre si ribella:
Sono mie – grida – e io non sono qui come una schiava!
L’uomo urla:
- O schiava o morta! In quanto a quelle due vedremo!
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Col tempo, è sicuro, Laura abbandonerà l’atteggiamento ostile frutto del bigottismo delle suore. Così crede
ma ancora ha fatto i conti senza Laura.
- No, mamma. Qui non voglio stare.
Torno al collegio.
- Non posso pagare.
- Parla con le suore. Tutto si risolverà.
Infatti Laura viene accettate gratuitamente. A febbraio la ritroviamo in collegio. Rimasta poche settimane
alla dimora del falco, ne riparte vittoriosa, ma i suoi occhi puri hanno misurato con orrore l’abisso del male e
l’anima ne è rimasta ferita fin nelle profondità.
Amicizia
- Laura come sei pallida. Che vacanze hai fatto?
- Non molto riposanti. Che novità ci sono? Merceditas Vera e Laura sono due grandi amiche. Merceditas ha
14 anni tre in più di Laura, ma questa è così matura che le due ragazze si capiscono benissimo. Hanno
scoperto anche di avere gli stessi ideali. Merceditas è figlia di un ricco benefattore del collegio. Sua sorella ha
deciso di consacrarsi a Dio per l’educazione dei giovani. Anche lei e Laura… da quando suor Anna Maria
Rodriguez, la loro bravissima maestra è morta, vorrebbero prendere il suo posto.
- Lo chiederò a papà quando Maria diventerà novizia. Papà è buono. Insisterò tanto che mi lascerà.
Quella sera del 1° aprile 1902 Merceditas sprizzava di gioia. Aveva potuto indossare la “mantellina” uno
scialle nero, segno del suo primo passo verso la meta desiderata. Anche Laura l’avrebbe tanto voluto, ma
aveva saputo che per lei sarebbe stato impossibile.
Eccole sole. La loro amicizia ha un gesto squisito.
- Prendi Laura. Almeno per un momento mettila sulle spalle come se fosse tua.
E Merceditas si toglie la mantellina e la appoggia con delicatezza sulle spalle dell’amica. Non poteva tenere
quella gioia solo per sé e nessuno meglio di lei poteva comprendere lo struggimento, l’amarezza che c’era
nel cuore di Laura. Laura vola via con quelle piccole nere ali di rondine, a sfogare il suo pianto ai piedi di
Gesù. A chiedergli la grazia di saper gioire, senza invidia, della felicità di Merceditas.
NON C’E’ AMORE PIU’ GRANDE
La grande decisione
“Nessuno ha amore più grande di chi da la vita per i propri fratelli”.
- No – pensa Laura – non ho ancora dato tutto per la mamma. Il mio amore per lei non è pieno se, per la
sua felicità, non sono disposta anche a dare la vita.
Ne parla al confessore, Don Crestanello, a cui con semplicità e consapevolezza, ha chiesto di guidare la sua
giovane vita fino alle vette.
- Hai riflettuto bene, Laura? Offrire la tua vita per la salvezza della mamma è il più grande atto d’amore. Ma
è assai duro e difficile.
Ma Laura non ha dubbi e Don Crestanello medita. Laura ha appena compiuto 11 anni, ma è matura, sa ciò
che vuole. E’ capace di amore eroico. E nell’umile chiesetta del collegio, Laura, con semplicità il 13 aprile
del1902 offre a Dio l’olocausto della sua vita per la mamma.
Olocausto
Freddo e pioggia . Gli abitanti di Junìn osservano preoccupati le acque del Chimehuìn che si fanno torbide e
ingrossano ogni giorno di più. Freddo e pioggia ancora.
Il fiume rugge minaccioso. E un giorno straripa con furia, mentre la città è invasa da ondate gelide di acqua
fangosa. Il collegio non ne è risparmiato. Le ragazze si rifugiano in una casa più elevata, non raggiunta dalle
acque. Paura, freddo e umidità. Se la sentono penetrare nelle membra, specialmente quando, dopo il
disastro, possono ritornare al collegio. Il fango ha invaso tutto il pianterreno. Inoltre l’inverno si protrae più
del solito.
Laura si ammala. Diventa ogni giorno più pallida e le forze le vengono meno.
Deperisce nonostante le cure. Sente, sa che non guarirà. L’olocausto è incominciato, ma gli altri non
conoscono il suo segreto. – La porto a Quilquihuè. L’aria sana le farà bene. Io stessa avrò cura di lei. Donna
Mercedes è venuta a riprenderla, decisa. Sa che Laura non ama la fattoria, ma in questo momento ciò che
importa di più è la sua salute.
Laura non si oppone. Adesso deve essere più che mai vicina alla sua mamma. Entrando all’estancia si
chiude in un dignitoso riserbo. Pur pallida e malata, incute nel Mora un invincibile soggezione.
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A Quilquihuè la salute non ritorna. Donna Mercedes se ne preoccupa ogni giorno di più. Approfitta di un
periodo di buona del padrone:
- Me la riporto a Junìn. Affitto una stanza per qualche giorno e rimango con lei. A Junìn mi è più facile
ottenere le medicine e farla visitare da qualche medico. Manuel Mora, sebbene a malincuore, acconsente.
Con loro parte anche Amanda che rimarrà in collegio mentre la mamma si occuperà di Laura.
La malattia avanza inesorabile. Il volto si fa sempre più pallido e affilato. Donna Mercedes lo scruta con
ansia, anche se non osa fissare Laura negli occhi. C’è sempre un’ombra che la donna si rifiuta di
interpretare. Forse perché non conosce la causa.
Vile vendetta
E’ l’estate del gennaio 1904. Ora madida di sudore, ora fredda come un ghiaccio, la malata respira con
grande fatica e non esce ormai più di casa. Passa qualche ora seduta alla finestra sostenuta dai guanciali.
Non chiede che di morire in pace. E sempre più intensamente prega e offre per la salvezza della madre. Il
Mora è impaziente, furioso. Laura gli è sfuggita e ora, a causa sua anche Mercedes ha abbandonato
Quilquihuè. Deve agire.
Un pomeriggio risuonano all’improvviso nel cortiletto del ranchito, la piccola casa presa in affitto, gli zoccoli
di un cavallo.
La malata solleva lo sguardo. Donna Mercedes accorre. E’ già Manuel Mora, balzato a terra, sta legando la
cavalcatura all’albero. Entra da padrone: - Voglio passare qui la notte.
Donna Mercedes si sente raggelare. Tenta di farlo ragionare. Inutilmente. La donna sembra ora tentennare e
cedere. Allora Laura dice risoluta: - Se egli si ferma, io me ne vado in collegio, dalle suore! Raccoglie tutte le
poche forze che le sono rimaste e si avvia.
Il MOra non vuole pubblicità. Si slancia fuori come una belva. Afferra Laura per un braccio, tentando di
ricondurla al ranchito e incomincia a percuoterla selvaggiamente. Donna Mercedes si butta per liberarla. E’
peggio. L’avrebbe vinta questa sciocca ragazzina! Laura non può difendersi, ma i suoi occhi indomiti non
riflettono paura. Accorre gente. Il vile balza a cavallo e si allontana a spron battuto. Ancora una volta ha
perso, nonostante la sua violenza brutale.
Muoio per te
Ultimi giorni. Le percosse del Mora hanno peggiorato le condizioni di Laura.
Donna Mercedesè desolata, agitatissima. Sembra quasi presa da un misterioso timore quando sosta accanto
a Laura. L’ombra, negli occhi di sua figlia, è sempre là, ferma, dolorosa.
Laura però non vuole andarsene così. Quando sente che è la fine, la chiama con tenerezza infinita:
- Mamma!
- Che vuoi, Laura?
- Avvicinati, mamma. Devo parlarti. Non guarirò sai? La morte è vicina. Io stessa l’ho chiesta a Gesù. Gli ho
offerto la mia vita per te, per ottenere la grazia del tuo ritorno. Ti ho sempre voluto bene mamma!.. Me ne
vado . Ma se potessi avere la gioia di saperti con Dio!
Donna Mercedes è annientata. Dunque è per lei che la sua piccola soffre? E’ per lei che muore? Temeva un
rimprovero , ma Laura non sa rimproverare. Sa amare e le verità suggerite dall’amore sono, a volte, più
terribili e dolorose di qualsiasi rimprovero.
- Laura! mia piccola Laura! Sì, te lo prometto! Lo giuro al Signore e a te! Mio Dio perdonami!
Madre e figlia si abbracciano in una comprensione intima, dolce.
L’ombra scompare in fondo agli occhi di Laura e una grande pace l’invade tutta.
- Ora muoio contenta. Grazie Gesù!
Sono parole di luce. Quella luce rimane.
E’ il 22 gennaio 1904. Laura non ha ancora compiuto 13 anni. Nei campi, nei prati e nei giardini, i fiori
sbocciano a migliaia. E’ l’estate piena.
Risurrezione
Il giorno dopo, accanto alla bara di Laura, Donna Mercedes compie la sua promessa. Nella confessione e
nell’Eucarestia si incontra con Dio.
Anche per lei è l’inizio di una nuova vita.
- Si Laura, sì! Ma stammi vicina .
Non è facile rompere la catena che la lega al Mora. Ciò significa di nuovo la solitudine, l’incertezza, la
povertà, la persecuzione.
Donna Mercedes resiste. Si sente forte e decisa. Il Mora però non si da per vinto e la cerca, furioso, per
riportarla a Quilquihuè, adesso che non c’è più la santuzza a dar fastidio.
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- Sì, Laura, sì!
E Donna Mercedes fuggirà, valicherà le Ande, rifacendo il cammino percorso un tempo.
- Sì, Laura, Sì!
La sua bambina le ha ridato la vita.
Tappe principali di Laura
1891- Nasce il 5 Aprile a Santiago del Cile da Josè Domingo Vicina e Mercedes del Pino. E’ la primogenita.
1893 – Nasce la sorellina Giulia Amanda e due mesi dopo muore il papà.
1899 – Donna Mercedes con le due bambine emigra in Argentina Junìn de los Andes e si stabilisce
all’estancia di Quilquihuè con Manuel Mora, un ricco estanciero.
1900 – 21 gennaio. Laura e Amanda sono accolte nel collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Junìn.
1901- 2 giugno. Laura riceve la prima comunione.
8 dicembre: diviene Figlia di Maria.
1902- gennaio - febbraio: Manuel Mora attenta alla virtù di Lauracee reagisce con eroismo
1 marzo: Monsignor Cagliero arriva in visita alle suore. Laura chiede di diventare Figlia di Maria Ausiliatrice,
ma non le sarà possibile.
13 aprile: offre la sua vita per la salvezza della mamma.
1904 – 22 gennaio: muore a Junìn de Los Andes. Ha 12 anni 9 mesi, 17 giorni.
1955 – A Viedma, Argentina, sotto la responsabilità del Vescovo locale, si apre il processo per la causa di
Beatificazione e Canonizzazione di Laura Vicina.
1956 – I resti mortali di Laura vengono trasportati a Bahia Blanca nella cappella del Collegio Maria
Ausiliatrice.
1986 – 5 giugno. La chiesa riconosce ufficialmente la virtù eroica di Laura e la proclama Venerabile.
1988 – 3 settembre. Il Papa proclama Laura Beata e la presenta come modello a tutta la gioventù.
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