Storia e riti del Carnevale di Putignano Storia e riti del

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Storia e riti del Carnevale di Putignano Storia e riti del
ATTUALITA’
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Storia e riti del
Carnevale di Putignano
di Maurizio Chiechi
Il
Carnevale di Putignano, tra i più singolari
nella geografia dei carnevali meridionali,
comprende due storie, o meglio due fasi di
una stessa storia agganciata a due eventi, che fungono
da terminali d’inizio e di fine del tempo carnevalesco.
La fase iniziale della festa si fa risalire all’episodio
della traslazione delle ossa di S. Stefano da Monopoli
a Putignano, compiuta in segreto il giorno del martirio
del Santo (26 dicembre), per sottrarle alla depredazione dei turchi. L’episodio, che si fa risalire al 1365 o
giù di lì, è inventato, ma viene tramandato per vero
perché storicamente inscritto in un’epoca di scorrerie
turche e di trafugamenti di reliquie a prestigio delle
comunità urbane.
Con la recitazione delle propaggini (dal latino
“Propagines” = radici) che si prolunga fino al 17 gennaio (inizio istituzione del Carnevale degli altri paesi)
e di cui parliamo diffusamente più avanti, si entra nel
tempo di Carnevale, restando legati al simbolismo
dell’evento miracoloso che introdusse in quel mitico
giorno di oltre metà o fine Trecento il primo Carnevale
sacro di Putignano.
Notevole è il crescendo di innovazioni dal 1948 in
poi, con la crescita e il perfezionamento di botteghe e
di maestri cartapestai e l’avvento dell’arlecchinesca e
saltellante Farinella, assurta a maschera tipica di
Putignano.
La seconda fase del Carnevale di Putignano scorre
fino alla Quaresima, con l’apparato delle più spettacolari tradizioni carnevalesche. Specifico della tradizione di Putignano, soprattutto nel nome, è “u’ndondere”, che dal 1832 è attestato come un rumoroso corteo
che il martedì grasso attraversava le strade del paese.
L’etimologia dell’espressione dialettale potrebbe derivare dal verbo greco «thontho-ruzo», che significa
«brontolare, rumoreggiare», e richiama certamente la
baldoria del «komos» greco e quei rituali precristiani
che hanno lasciato il segno negli spettacoli che hanno
reso famoso il Carnevale putignanese.
ATTUALITA’
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LA MASCHERA DI
FARINELLA
Emblema e simbolo ufficiale del Carnevale di
Putignano è la maschera
tipica “Farinella”, L’immagine attuale risale
agli anni 50 ed è opera
del grafico Domenico
Castellano. Essa ha una
configurazione che ricorda quella di un giullare o di un jolly con un abito a toppe multicolori, l’espressione furba che ricorda un po’
Arlecchino e dai sonagli sulle punte del cappello, delle scarpe e alla collarina.
In origine, però, la maschera indossava un
abito bianco e verde, che erano i colori della
città, e portava un cappello a tre punte che rappresentava i tre colli su cui sorge Putignano.
Inoltre Farinella era raffigurato nell’atto di mettere pace tra un cane ed un gatto, che dovevano
simboleggiare i dissidi esistenti tra gli abitanti
del paese. Alcuni studiosi hanno anche proposto un paragone con il gallo di cui la maschera
riproduce il carattere spigoloso.
La maschera prende il nome da un antichissimo cibo povero del mondo contadino, una farina di ceci ed orzo abbrustoliti, particolarmente
gustoso mescolato a sughi ed intingoli, o con
fichi freschi.
I CARRI ALLEGORICI
E LA LAVORAZIONE DELLA CARTAPESTA
Sono state le maschere di carattere a segnare l’inizio della tradizione dei carri allegorici a Putignano.
Nel periodo tra le due guerre, nel centro storico, sfilavano piccoli carretti che ospitavano pupazzi fatti di
paglia e stracci e che riguardavano avvenimenti locali
ma anche nazionali ed internazionali. Il regime fasci-
sta impose diverse volte la censura sui temi satirici
nelle sfilate.
Un’importante innovazione avvenne attorno agli
anni 50: fino ad allora la tecnica utilizzata per i pupi
era quella del fil di ferro modellato e poi ricoperto di
carta di giornale fissata da colla di farina. In seguito,
soprattutto per le realizzazioni dei testoni, venne
introdotta la tecnica della lavorazione dell’argilla; un
blocco di argilla viene modellato nella forma che poi
sarà quella definitiva e su questa si fa una colata di
gesso liquido.
Una volta solidificato, il calco così ottenuto (“il
negativo”) viene poi riempito da diversi strati di carta
di giornali tagliata in piccoli pezzi e fissata da colla di
farina.
Dopo un idoneo asciugamento, si provvede a
rimuovere la cartapesta del calco e si attua cosi la
forma «in positivo» che verrà dipinta con colore ducotone. La leggerezza dei manufatti ha permesso la crescita delle dimensioni dei carri e l’introduzione dei
primi movimenti con leve mosse da uomini. In seguito si è fatto ricorso a movimenti meccanici che rendono autonomo e ancora più spettacolare il movimento.
Negli ultimi anni i movimenti sono stati pensati e
realizzati nel segno della rivoluzione tecnologica. Dai
movimenti elettromeccanici si è passati a quelli elettronici, attraverso il ricorso a computer – e telecomandi a distanza - che guidano l’alternarsi dei movimenti.
I RITI DEL CARNEVALE
LE PROPAGGINI
La festa delle Propaggini e la festa più originale del
Carnevale di Putignano: tutti gli studiosi sono concordi nell’individuare in essa la radice del Carnevale
putignanese.
Il termine “Propaggini” tradisce l’origine agraria e
propiziatoria dell’evento: la propaggine è il lungo tralcio di vite che viene interrato, lasciando però fuoriuscire la parte apicale che è ancora attaccata alla pianta
madre; in questo modo si ha la riproduzione della vite.
La propiziazione riguarda non soltanto la fertilità della
terra, ma anche il benessere dell’intera comunità.
Attraverso la pubblica denuncia, sotto forma di
satira pungente ed allusiva, delle malefatte compiute
durante l’anno che si chiude, la città vive una sorta di
rigenerazione morale collettiva.
La festa si celebra ogni 26 dicembre, data che segna
l’inizio del Carnevale di Putignano. Gruppi di poeti
dialettali declamano versi in rima baciata su fatti e
misfatti di cui sono a conoscenza.
LA FESTA DELL’ORSO
Il 2 febbraio, giorno della Candelora, fino a circa 60
anni fa è stata celebrata a Putignano la «FESTA DELL’ORSO». Le testimonianze degli anziani narrano che
fino all’inizio del 900 vi è stata la presenza di un orso
vero portato dalle nostri parti da alcuni pastori provenienti dall’Abruzzo o dalla Calabria. L’animale, legato
ad una catena, veniva trascinato in giro per il paese. Il
legame dell’orso con il Carnevale è confermato da
alcune capacità magico - divinatorie che la tradizione
popolare gli attribuisce. Infatti, secondo un antico proverbio putignanese, proprio il giorno della Candelora,