relazione gaggini - Ev-K2-CNR

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relazione gaggini - Ev-K2-CNR
HIMALAYA SOUND LANDSCAPE
COORDINATORE DELLA RICERCA: Fabrizio Gaggini
RICERCATORI COINVOLTI: Dr.ssa Chiara Cardini, il Dott. Alessandro Carusi e il
Dott. Taco Langius. La missione ha visto la collaborazione di ricercatori ed enti locali
quali Rameshwor Maharjan (direttore dell’ensemble Nasaa), Mathias Wegner
(Department of Music of Kathamandu) e il Central Department of
Sociology/Anthropology della Tribhuvan University di Kirtipur.
RICONOSCIMENTI/RINGRAZIAMENTI: Questa ricerca e’ stata realizzata
nell’ambito del Progetto Ev-K2-CNR (Ricerche Scientifiche e Tecnologiche in
Himalaya e Karakorum) e grazie al contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche e
del Ministero degli Affari Esteri.
OBIETTIVO: Obbiettivo della ricerca è l’analisi del patrimonio musicale himalayano
con particolare attenzione alla cultura tradizionale Newar, Gandharvas e Nyingma.
Obbiettivo della missione è stato lo svolgimento di un sopralluogo nella valle di
Kathmandu e nel Nepal Centrale (85°/86°).
PERIODO DI ESECUZIONE: settembre e ottobre 2006.
L’attività sul campo ha prodotto ca. 300 minuti di registrazioni audio, dati fotografici e
materiale scritto. La strumentazione utilizzata è stata la seguente: Sony Portable
Minidisc Recorder MZ-N1, microfono a condensatore Sony ECM-MS 907, Aiwa Radio
Cassette Recorder HS-JS345, Fotocamera Leica M6 con ottica Ernst Leitz Gmbh
Wetzlar Summicron f=5cm 1:2, Diapason 440 Hertz, Classic Xaphhon C. Per quanto
riguarda le attività preliminari e quelle successive ci si è avvalsi e ci si avvarrà di
Notebook PC Asus, Scheda Audio Terratec Phase 26 USB.
Con questa missione si è voluto inaugurare un settore di ricerca totalmente nuovo rispetto
alle indagini compiute sinora all’interno dell’area antropologica del Comitato.
Questo settore riguarda l’etnomusicologia applicata alle tradizioni dell’area himalayana.
Le operazioni sul campo hanno riguardato le seguenti tradizioni musicali: Newar,
Gandharvas, Kulunge Rai, Nyingma pa. La ricerca dei prossimi anni è volta al
proseguimento delle ricerche già avviate e al consolidamento dei rapporti di
collaborazione. Il progetto si propone di rendere fruibili i risultati della ricerca sia in
ambito prettamente scientifico, attraverso la pubblicazione di saggi e articoli, sia in
ambito scientifico-divulgativo attraverso la realizzazione di volumi bilingue, supporti
musicali ed eventi che presentino i risultati della ricerca
1) Newar
Nel corso della missione mi sono concentrato soprattutto sulla raccolta di materiale
riguardante il patrimonio musicale dei Newar e parte delle registrazioni più significative
sono state raccolte durante le numerose cerimonie del periodo Dashain. Dato il carattere
stagionale della vita rituale sono previsti futuri sopralluoghi da svolgersi in periodi
diversi dell’anno. Le indagini preliminari hanno tentato di chiarire il ruolo della musica
all'
interno del complesso sistema castale newari. La seguente relazione riguarda gli studi
e le interviste effettuate nella città di Bhaktapur durante il settembre del 2006.
Nella zona di Bhaktapur e nella zona di Patan, sembra infatti essersi preservata gran
parte dell’eredità tradizionale. La raccolta dei dati sui Newar è stata effettuata
principalmente nella zona orientale della Valle di Kathmandu e inizialmente l'
attenzione
è stata rivolta alla cultura pubblica, al sistema sociale e alla lingua newari.
La conoscenza della lingua nepali infatti non basta a comprendere il dialetto usato dai
Newar e così è stato necessario avvalersi di interpreti locali. Il newari infatti è una lingua
di provenienza sino-tibetana con un vasto vocabolario e dalla storia complessa.
La prima apparizione scritta del termine newar risale al XVII secolo, ma il termine era
già ampiamente conosciuto prima di questo periodo. I Newar contemporanei tendono, in
alcuni contesti, a limitare questo termine alla società che cominciò a costituirsi a partire
dalla civiltà che fiorì sotto la dinastia Malla durante il periodo che va dal XV sec. al
XVIII sec.. Attualmente i Newar sono stanziati in un area indo-buddista dove le due
religioni coesistono in concomitanza con pratiche tantriche e culti tradizionali locali.
Sia il buddismo che l’induismo hanno trovato posto all’interno di questo complesso
sistema castale.
Parte dei documenti raccolti sono stati ricavati dalle cerimonie svolte durante il periodo
di Indra Jatra, uno dei più importanti della valle. Durante questo periodo la Kumari,
divinità vivente, fa la sua pubblica apparizione e consolida il suo rapporto con il re.
Tutti questi eventi sono legati al personale rapporto che intercorre tra Indra e la città.
Secondo la versione conosciuta a Bhaktapur, la madre di Indra lo mandò sulla Terra per
raccogliere un tipo speciale di fiori bianchi. Una volta giunto sulla Terra un demone lo
vide, lo accusò di aver rubato i suoi fiori e lo imprigionò. La madre di Indra - che non è
conosciuta con altro nome - mandò sulla Terra un elefante affinché andasse a cercarlo.
L'
elefante scoprì dove fosse nascosto e lo riferì alla madre di Indra. Quando la madre
giunse sulla Terra il demone liberò Indra e la madre diede al demone nubi e nebbia come
ricompensa. Ancora oggi nuvole e pioggia sono necessarie per proteggere il riso che
viene raccolto proprio durante il periodo di Indra Jatra. Quando Indra e sua Madre
ritornarono in paradiso la gente avrebbe voluto seguirli e così qualcuno lasciò una
traccia di grano sul sentiero degli dei affinché fosse indicata la strada per il paradiso.
L'
inizio del periodo di Indra Jatra è anche chiamato giorno "Yama Dya: Thanigu" in cui
viene eretto un tronco in onore di Yama. Erigere un alto tronco d'
albero nella piazza
centrale segna l'
inizio delle festività e la definizione di un punto focale nello spazio.
In alcune zone di Bhaktapur sono eretti tre pali a rappresentare il ruolo di Yama, il dio
della morte. Sulla sommità di questi "poli" vengono sparsi petali di fiore. L'
immagine di
Indrani jatra viene prelevata dalla casa locale dove è custodita e portata in processione
per l'
intera città. Le cerimonie seguono le processioni di gruppi musicali (baja), che
susseguendosi partono dalle rispettive case e si muovono verso la piazza - punto focale
della cerimonia - per poi tornare al punto di partenza. La maggior parte delle caste
possiede un proprio repertorio musicale che viene proposto durante le processioni.
La tradizione musicale newar comprende però anche un repertorio segreto la cui
acquisizione è inaccessibile ai non-iniziati. Questo repertorio viene eseguito
esclusivamente in occasione di rituali esoterici. La musica e la danza sono comunque
sempre legate a rituali e a località specifiche. Da rilevare le profonde differenze e le
peculiarità strutturali della musica newar rispetto alle forme musicali diffuse nella Valle
di Kathmandu. Gli strumenti a percussione hanno un ruolo di spicco all’interno delle
orchestre. Gli ensemble possono arrivare a comprendere fino a una ventina di elementi e
ciò denota una certa complessità compositiva propria del repertorio.
La cultura musicale dei Newar infatti è da considerarsi come la più composita delle
culture himalayane. Nel corso degli ultimi due secoli questa cultura ha assorbito molti
elementi della musica indiana dando forma a una nuova tradizione musicale. La
classificazione dei repertori musicali e la relativa analisi organologica costituirà il nucleo
del progetto di ricerca. L’utilizzo degli strumenti propri dell’etnomusicologia mira sia
alla salvaguardia del patrimonio musicale che al conseguimento di una maggiore
chiarezza riguardo all’architettura sociale del sistema stesso. Essendo i Newar la
popolazione più antica della valle non stupisce che anche il repertorio sia tra i più ricchi.
La complessità del sistema castale newar si rispecchia anche nella varietà degli ensemble
musicali che si incontrano e si ascoltano durante le cerimonie. Non è escluso che una
maggiore conoscenza delle forme compositive e della prassi esecutiva possa gettare luce
su questo complesso sistema sociale. Il repertorio musicale newar può essere diviso in
due categorie principali: quello esoterico e quello pubblico. Il primo è inaccessibile ai
non iniziati e riguarda soprattutto canti e musiche di accompagnamento delle danze
sacre. Con la parola bâjâ (nepali) si indicano sia gli strumenti che le formazioni
musicali. Gli ensemble strumentali e vocali si distinguono in vari gruppi (bamsuri,
bhajan, dapha, dhãh, dhimay, gula, kahã, mvahli, paita (panca tal), naykhi) e i loro
rispettivi repertori non si sovrappongono quasi mai. Tre di queste formazioni, dhimay,
dapha e bamsuri khalah, riguardano invece solo i contadini Maharjan. Tra i gruppi che
meglio rappresentano il repertorio strumentale newar va ricordato l’Ensemble Naubaja,
attivo soprattutto nella zona di Patan, e l’Ensemble Nasaa che spesso propone un
repertorio (rivisitato) ispirato alla tradizione musicale medievale. E'possibile ascoltare
l’Ensemble Naubaja durante le cerimonie di Neku jatra a Patan. Questa formazione
riunisce le principali caste e utilizza 18 strumenti tra i quali i tamburi khi, dhimay zagara
e damaru. Durante le cerimonie di Indra jatra e’ stato possibile assistere a processioni di
bâjâ delle quali e’ stato documentato parte del repertorio. Per quanto riguarda la danza
(nella quale la pratica compositiva ha avuto un ruolo primario) si può affermare che in
passato questa abbia avuto un ruolo privilegiato (soprattutto all’interno della vita
religiosa delle alte caste buddiste) che ora è andato perso. In origine tale forma di
espressione artistico/spirituale era appannaggio esclusivo delle alte caste. Attualmente
però pare che questa non sia più diffusa in Nepal La danza era accompagnata da diverse
tecniche di visualizzazione e le posture rappresentavano divinità oggetto di meditazione.
Queste danze si fanno risalire al VII o all’VIII secolo e oggi - benché costituiscano uno
dei gioielli della cultura nepalese - la loro comprensione profonda resta privilegio di
pochi iniziati che ne perpetuano la tradizione all’interno di case iniziatiche.
Sono danze corredate da testi cantati accompagnati da due piccoli cimbali (tah e
babhucha). In altre danze sono utilizzati due tamburi (kwota e damaru) e una tromba
naturale (paintah). Sul campo ho prestato attenzione alle tecniche esecutive e alle forme
di notazione. Attualmente sto procedendo all'
analisi del repertorio e alle forme di
trascrizione.
2) Gandharvas
Secondo obbiettivo della missione è stato l'
approccio alla cultura dei Gandharvas.
I Gandharvas sono un gruppo etnico di lingua indoeuropea che conserva un
patrimonio originale di credenze e di rituali che testimoniano lo stretto legame che
unisce questa popolazione con le zone rurali da cui essi provengono.
Lo stesso patrimonio musicale rappresenta la trasposizione in canto di termini
religiosi e simbolici.
I Gandharvas non rappresentano esattamente un gruppo etnico, ma una comunità sociale
presente in tutto il Nepal, nel Sikkim e nel Buthan.
I Gandharvas appartengono alla casta dei Dalit e sono per tradizione musicisti itineranti.
All’interno del sistema castale, (ufficialmente abolito nel 1963, ma ancora presente nella
mentalità locale), questi troubadours si collocano nel punto più basso della gerarchia
sociale.
Attualmente questa tradizione musicale sta scomparendo (vedi sezione relativa progetto
Gaggini 2006-2007) e il sopralluogo sul campo ha chiarito la necessità di realizzare in
futuro un vero e proprio intervento di “antropologia di emergenza”.
Prima della diffusione della radio e delle forme di comunicazione di massa i Gandharvas
svolgevano un ruolo importante perché la loro musica era il mezzo del Nepal rurale per
tramandare battaglie, imprese epiche ed eventi politici. Durante la ricerca sul campo
presso queste comunità si è condotto un lavoro di raccolta dei testi tradizionali
comprendenti canti rituali, canti stagionali e canti epici.
Anche in questo caso l’analisi del repertorio e l’approfondimento organologico
costituiranno il nucleo attorno al quale si indirizzeranno le ricerche.
Nel corso degli ultimi due secoli questa cultura ha assorbito alcuni elementi della musica
indiana dando luogo ad un ampliamento del repertorio tradizionale. Sul campo sono
state raccolte interviste e materiale fotografico al fine di ottenere maggiore chiarezza
sulle pratiche esecutive e sulla costruzione degli strumenti. Tra le iniziative di
salvaguardia vanno ricordati gli interventi del Department of Music di Kathmandu e
quelli del Singhini Centre of Research of Kathmandu. Con i suddetti istituti si auspica la
possibilità di realizzare future alleanze. Per quanto riguarda i prodotti attesi ci si sta
muovendo verso la realizzazione di articoli sulla cultura Gandharvas e verso la
traduzione dei testi raccolti.
3) La musica Nyingma pa della valle di Kathmandu
Il terzo oggetto della missione è stato il patrimonio musicale della scuola buddhista
d'
obbedienza Nyingma pa. Questo intervento - non previsto dal progetto iniziale - ha
prodotto una raccolta di musiche e canti rituali appartenenti alla tradizione Nyingma pa
della Valle di Kathmandu. Scopo di questo intervento è stata l’analisi organologica
degli strumenti utilizzati, lo studio della notazione musicale della tradizione tibetana
(attualmente poco conosciuta in Italia) e i rapporti tra questa tradizione e quella bon-po.
Durante il sopralluogo è stato possibile visitare luoghi sacri in cui sono stati rintracciati
gli elementi propri di questo culto. Il sopralluogo ha prodotto documenti fotografici di
natura organologica e documenti audio. Attualmente è in corso lo studio
etnomusicologico del repertorio sacro raccolto.
La documentazione relativa e’ stata raccolta presso i monasteri del nord est della valle di
Kathmandu e in particolare nella zona di Bauda e Pashupatinath. Attualmente è in corso
anche la traduzione e la traslitterazione dei testi raccolti al fine di ottenere maggiore
chiarezza riguarda alla ritualistica relativa. Per evitare ogni ambiguità ho fatto ricorso al
sistema di traslitterazione Wylie. A differenza della culture limitrofe i tibetani non hanno
elaborato una teoria musicale propria e di conseguenza per studiare le musiche praticate
nel mondo tibetano è opportuno ricavare parte delle informazioni da scritti canonici e
testi sacri. Per quanto riguarda l’analisi si è fatto riferimento alle 4 categorie
organologiche definite dai trattati indiani: strumenti provvisti di corde, strumenti
ricoperti di pelle, strumenti forati e strumenti di bronzo. Lo studio è stato accompagnato
dalla documentazione fotografica di ogni singolo strumento (dal tamburo a clessidra
damaru alla piccola tromba in osso rkang-ling). Oltre alle fotografie non è escluso che si
faccia utilizzo (in vista di pubblicazioni a carattere divulgativo) degli ottimi disegni di
Sven Hedin raffiguranti esecuzioni di musica tibetana. Questa parte della missione
rientra nelle proposte di collaborazione già proposte nel progetto biennale.
Obbiettivo attuale di questa proposta interdisciplinare è quello di integrare le indagini già
avviate nel corso del 2004 dal Dr. Vrech che ha condotto una ricerca sul campo nel
Dolpo meridionale raccogliendo materiale riguardante le tradizioni orali locali.
L’interesse per la musica del buddhismo tibetano e per la ritualistica è infatti motivato
dalla volontà di integrare il presente lavoro con le ricerche svolte attualmente dal
Dott. Vrech in ambito bon-po e in tal senso è prevista una futura collaborazione.
Kulunge Rai
Durante la missione è stato possibile raccogliere anche materiale audio edito riguardante
la tradizione musicale relativa ai gruppi Rai del Nepal orientale. Si tratta di ca. 60 minuti
di documenti audio riguardanti canzoni e rituali. Questo materiale potrebbe
rappresentare un’appendice al lavoro etnografico sul campo svolto dal Dr. Nicoletti negli
ultimi dieci anni tra i Kulunge Rai del Solukhumbu.
Presso questa etnia esiste un repertorio di canti che meritano di essere salvaguardati.
Attualmente, tra i membri delle comunità Rai, le conoscenze relative ai repertori della
loro stessa tradizione musicale stanno quasi del tutto scomparendo. Questo segnala il
possibile rischio che questo patrimonio vada definitivamente perduto.
METODOLOGIE:
Per quanto concerne l'
approccio metodologico sul campo ho privilegiato diverse
modalità d’indagine. Al fine di interpretare approfonditamente il contesto di studio, ho
intrapreso uno studio di tutta la bibliografia esistente della quale sono venuto a
conoscenza. Questo studio - indispensabile per definire gli oggetti e verificare lo stato
delle conoscenze mondiali al riguardo - continua tuttora.
Contemporaneamente, utilizzando sia gli strumenti propri dell’antropologia visuale che
quelli dell’etnomusicologia, sono stati pensati una serie di interventi mirati alla
documentazione degli eventi relativi alle tematiche fondamentali della ricerca, quali
cerimonie sacre, eventi stagionali.
In fase di rielaborazione e di analisi dei dati sto seguendo due percorsi correlati tra loro
in vista di una doppio utilizzo del materiale raccolto sia in ambito scientifico che in
ambito scientifico/divulgativo. Questa prospettiva risponde ad un preciso orientamento
epistemologico che rivendica la necessità di un rinnovato contatto tra ricerca e arte e
sceglierà di concedere ampio spazio alla documentazione visiva e musicale. Con questo
scopo si è privilegiato l’impiego di tecnologie professionali.
OBBIETTIVI:
La ricerca dei prossimi mesi è volta al proseguimento delle ricerche già avviate e al
consolidamento dei rapporti di collaborazione. Il progetto, oltre che a rendere possibile
lo scambio di informazioni tra i ricercatori dell’équipe e i colleghi di altri istituti europei
ed extra-europei, si propone anche di rendere fruibili i risultati della ricerca, sia in
ambito prettamente scientifico, attraverso la pubblicazione di saggi e articoli, sia in
ambito scientifico-divulgativo, attraverso la realizzazione di volumi bilingue, supporti
musicali ed eventi che presentino i risultati della ricerca.
Progetti di questo tipo esprimono la volontà di rendere i prodotti scientifici apprezzabili
da una vasta utenza.
OPERAZIONI DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA:
Il progetto si propone di rendere accessibili al pubblico italiano patrimoni di
estremo valore poco conosciuti dal grande pubblico
- Realizzazione e promozione di eventi (concerti e conferenze) concernenti le culture
prese in esame in vista di un incremento delle iniziative volte alla divulgazione e alla
salvaguardia dei patrimoni.
- Allestimento di una galleria fisica e virtuale (presso luogo da individuare) in cui
ospitare strumenti, documenti audio e video sull’Himalaya
- Partnership con istituti europei di musicologia
PROGRAMMA DI LAVORO:
Le prossime missioni sono previste per l'
autunno e l'
inverno del 2007.
L’instabilità della situazione politica in Nepal potrebbe comportare una variazione
e alcune revisioni del programma di lavoro. In Europa si prosegue e si proseguirà
con i lavori di stesura dei testi, di editoria e di analisi musicale.
Resta inteso che le proposte hanno carattere propositivo e che tutte le decisioni future
saranno prese tenendo conto dei fondi a disposizione
DIARIO DELLA MISSIONE 2006:
date
luoghi
attività
9 settembre
Roma
Volo
Roma/Bangkok/Kathmandu
10 – 15 settembre
Kathmandu: alloggiamento Sopralluogo nelle zone di
di base. Sopralluoghi nelle
insediamento Gandharbas.
zone di Balaju, Lazimpat,
Raccolta di interviste, dati
Kirtipur.
fotografici e documenti
audio.
16 - 21 settembre
Valle di Kathmandu.
Sopralluogo presso
Bhaktapur e
comunità newar. Interviste
Swayambunath
e registrazione documenti
audio.
22 - 29 settembre
Valle di Kathmandu:
Sopralluoghi presso i
Pashupatinath e Bodhnath
monasteri Nyngma- pa.
Interviste, raccolta dati
fotografici, raccolta dati
audio.
30 sett. - 7 ottobre
Valle di Kathmandu: Patan Interviste alle comunità
Newar.
8 ottobre
Kathmandu
Volo
Kathmandu/Bangkok/Roma