UNIVERSITA` DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTA` DI LETTERE

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UNIVERSITA` DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTA` DI LETTERE
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE
FACOLTA’ DI LETTERE
CORSO DI LAUREA
IN ITALIANISTICA
SCRITTRICI – ARTISTE FUORI / DENTRO
IL MOVIMENTO SURREALISTA
LEONORA CARRINGTON, LEONOR FINI, FRIDA KAHLO, DOROTHEA
TANNING
Relatore:
Prof. ERNESTINA PELLEGRINI
Tesi di Laurea di:
GIANNA GAMBINI
Anno Accademico 2002-2003
La santa, la strega, l’artista: la
donna nel surrealismo.
Volgendo
indietro
lo
sguardo,
osservando
il
movimento
surrealista nato quasi ottanta anni fa, leggendo quel
Manifeste du surréalisme pubblicato da André Breton nel
1924, sono molte le considerazioni che possono nascere,
soprattutto
sul
modo
in
cui
veniva
affrontata
la
questione femminile e su come era rappresentata la donna.
La nostra società è frutto di ciò che hanno partorito le
rivolte
del
1968,
soprattutto
per
quanto
riguarda
i
diritti acquisiti dalle donne, per questo il movimento
surrealista,
che
ha
mosso
i
primi
passi
quasi
secolo prima delle rivendicazioni femministe,
come
mezzo
ci appare
una dichiarazione di supremazia maschile ed un
ennesimo tentativo di rendere marginale il ruolo della
donna nella cultura. Una visione di questo tipo, tende a
generalizzare
confronti
l’approccio
delle
personalità
che
abili
degli
uomini
colleghe:
spiccano
per
ci
le
del
gruppo
furono
loro
nei
alcune
iniziative
nell’inserire le artiste nel circuito surrealista: Max
Ernst e Paul Eluard incoraggiarono le rispettive compagne
a dipingere ed a cimentarsi in varie forme di arte per
esternare
la
loro
vena
creativa;
mentre
Julien
Levy,
nella sua galleria di New York, ospitò varie esposizioni
1
personali e collettive, le cui protagoniste furono donne
implicate nel movimento.
Molti saggi, scritti al tramonto degli anni caldi delle
rivolte, tendono a accentuare la ‘misoginia’ surrealista;
fra
di
essi
risalta
l’opera
di
Xavière
Gauthier,
Il
surrealismo e la sessualità1, dove l’autrice osserva il
modo in cui la donna viene riportata nei lavori degli
uomini del gruppo surrealista.
La donna è vista dai surrealisti attraverso due aspetti
antitetici:
la
donna
santa
e
la
mulier
instrumentum
diaboli. Le donne sante hanno sovente attributi angelici
e si identificano, per lo più, con i vari aspetti della
natura.
La Gauthier parla della donna – fiore poiché spesso i
surrealisti paragonano l’amata ad un fiore, oppure la
descrivono
immersa
nella
vegetazione,
fino
ad
identificarla con la Natura stessa ed a rappresentare il
suo corpo con gli attributi che avrebbero usato per i
fiori e per le piante. Il caposcuola Breton, nel suo
libro L’amour fou, descrivendo la donna che ha incontrato
al Café des Oiseaux, sostiene che i suoi capelli sono
acconciati
come
un
“bouquet
de
chèvrefeuille”2
e
che
hanno il colore “de la pluie claire sous des marronniers
en fleur”3. Gli aspetti negativi dell’essere considerata
donna – fiore, sono principalmente due: prima di tutto,
con questo attributo, si relega la donna ad un ruolo
1
Xavière Gauthier, Il surrealismo e la sessualità, traduzione di Alda
Traversi, Milano, Sugar editore, 1973.
2
André Breton, L’amour fou, Paris, Gallimard, 1981, p.50.
“un bouquet di caprifoglio”
3
André Breton, L’amour fou, op. cit., p.53.
“della pioggia chiara sotto dei castagni in fiore.”
2
passivo, in quanto, così come il fiore attende che giunga
il
polline
per
fecondarlo,
anche
la
donna
aspetta
passivamente di diventare un oggetto d’amore per il suo
seduttore; inoltre il fiore è bello se fresco e giovane,
ma quando passano i giorni ed i suoi petali e le sue
foglie diventano sgradevoli, è da buttare, così come le
donne, che sono amate dai surrealisti fino a quando la
loro giovinezza sfiorisce.
In concomitanza con il valore attribuito alla giovinezza,
la
tipologia
femminile
più
ricorrente
è
quella
della
donna – bambina, che ha un suo fascino particolare dato
dalla
sua
ingenuità
e
dall’illibatezza.
Per
queste
fanciulle è difficile affrontare il destino con le loro
uniche
forze,
per
questo
entra
in
scena
la
virilità
dell’uomo adulto, che, come un pigmalione, le protegge,
le guida e modella le loro menti malleabili, nel modo a
lui
congeniale.
Nella
vita
reale,
furono
molti
gli
artisti che instaurarono un rapporto amoroso con donne
molto
più
giovani,
che,
a
loro
volta
cercavano
nel
compagno certezze e protezione: Max Ernst ha avuto due
mogli molto più giovani di lui, è stato sposato prima con
Leonora
Carrington,
in
seguito,
con
Dorothea
Tanning;
Frida Kahlo, invece, fu accolta dalle potenti braccia del
muralista messicano Diego Rivera, mentre Breton si legò
sentimentalmente alla giovane Jaqueline Lamba.
La donna – frutto viene intesa da Xavière Gauthier, come
un oggetto che attende l’uomo, pronto a mangiarla ed a
farla sua. La figura femminile è vista come un bene di
consumo, come cibo, quasi come se la donna fosse una
3
tavola imbandita da cui attingere4. I frutti sono dati
dalla terra, per questo non poteva mancare una serie di
rappresentazioni
della
donna
come
donna
–
terra:
la
figura femminile non è più soltanto un fiore o un frutto,
ma è la terra stessa nella sua rigogliosità e soprattutto
nella sua fecondità. La donna ha il potere eccezionale di
dare la vita, ha in sé il mistero del concepimento, che
agli uomini non è dato di conoscere. L’amata rappresenta,
per i surrealisti, il seno caldo della madre, un ritorno
alle
origini,
che
permette
un
ricongiungimento
con
l’infanzia, ed ancora prima, con il liquido amniotico del
grembo materno. Come ribellione al mito che incatena la
donna
al
simbolo
surrealismo
hanno
della
un
riproduzione,
rapporto
le
artiste
controverso
con
del
la
maternità: Dorothea Tanning si era sempre rifiutata di
mettere alla luce un figlio, trasferiva il suo amore
materno sui suoi cani; in modo simile anche Leonor Fini
amava i suoi numerosi gatti come figli e ripudiava l’idea
di diventare madre:
I have never been attracted by fecundity. It is the
refusal of utility: participation in the continuity of
the species is an abdication. In order to have children,
a humility nearly inconceivable in the modern world is
necessary, a brutalized passivity or a mad pretension...
Myself, I know that I belong with the idea of Lilith, the
anti-Eve, and that my univers is that of the spirit.
Phisical maternity instinctively repulse me.5
4
In occasione dell’esposizione
1960, fu presentato un lungo
ricamata, su cui sopra giaceva
sul corpo nudo, intorno alla
opera venne chiamata Festin.
internazionale del surrealismo, del 1959tavolo, apparecchiato con una tovaglia
una donna con varie pietanze distribuite
quale erano seduti i commensali. Questa
5
Leonor Fini, citata in: Chadwick Whitney, Women artist and Surrealist
Movement, New York, Thames and Hudson, 1985, p. 130.
4
Frida Kahlo, nonostante desiderasse un figlio, subì vari
aborti spontanei e si limitò a curare suo marito Diego
Rivera, come se fosse il suo bambino. Leonora Carrington,
invece, decise di diventare madre soltanto negli anni
Quaranta, quando gli anni d’oro del gruppo surrealista si
stavano
sulla
esaurendo.
tela
le
La
Tanning
immagini
di
e
una
la
Kahlo
riportarono
maternità
disturbata:
Dorothea in Maternity (1946-1947) rappresentò una donna
dal
volto
disperato,
con
in
braccio
un
neonato
in
procinto di piangere, immersi in una landa di terreno
deserto. Frida sconvolge lo spettatore con il quadro La
mia nascita (1932), in cui è riportata una donna, ormai
priva
di
vita,
nell’atto
di
partorire
una
bambina,
anch’essa già morta, in una pozza di sangue.
Il surrealismo compì un processo di sacralizzazione della
donna pari soltanto al Romanticismo, e, come sostiene
Aragon, alla poetica dell’amor cortese. Ci sono numerosi
elementi che accomunano il poeta surrealista al cavaliere
cortese:
dicono
entrambi
pronti
umiliazione,
nascondono
ad
compiono
il
affrontare
tutto
ciò
nome
dell’amata,
per
lei
che
lei
si
qualsiasi
chiede
ed
arriverebbero persino a donare la vita, pur di soddisfare
un suo desiderio.
La mulier instrumentum diaboli, secondo Xavière Gauthier,
è una donna posta così in alto , oltre Dio stesso, che
Non sono mai stata attratta dalla fecondità. E’ il rifiuto
dell’utilità: la partecipazione alla continuità della specie è
un’abdicazione. Per fare un bambino è necessaria un’umiltà quasi
inconciliabile con il mondo moderno, una passività brutalizzata o una
folle pretesa… Io stessa, io so che io convivo con l’idea di Lilith, la
anti-Eva, e che il mio universo è quello dello spirito. La maternità
fisica, istintivamente, mi dà repulsione.
5
ormai sfugge all’uomo e sembra svanire, confondersi alla
natura, superarla, al punto che la stessa natura non
riesce
più
affascina
aleggia
a
contenerla.
Questa
tipologia
femminile
molto l’uomo per l’alone di mistero che le
intorno,
che
rende
l’amata
l’espressione
di
un’alterità mai completamente comprensibile per la sfera
maschile. Robert Desnos in Corps et biens (1930) scrive :
Il y a toi sans doute que je ne connais pas, que je
connais au contraire.
Mais qui presente dans mes rêves t’obstines à s’y laisser
deviner sans y paraître.
Toi qui reste insaissable dans la realité et dans le
rêve.6
Alcune
donne
che
compaiono
nelle
opere
surrealiste,
aggrediscono l’uomo, offrendosi a lui in modo violento,
quasi mascolino: una tipologia femminile tale, potrebbe
chiamarsi mantide religiosa, con riferimento alla femmina
dell’insetto che recide la testa del compagno, subito
dopo l’accoppiamento; è, infatti, durante l’atto sessuale
che
la
donna
subisce
una
trasformazione
terribile,
giungendo quasi ad uno stato bestiale, creando spavento
nell’uomo che ha di fronte e perdendo gli attributi di
dolcezza che la avevano precedentemente caratterizzata.
George Bataille e la Gauthier dedicano ampio spazio alla
trattazione
personaggio
della
di
cui
categoria
trattano
della
alcuni
prostituta,
surrealisti,
un
quali
Aragon: secondo lo scrittore, il rapporto dell’uomo con
6
Robert Desnos, citato in: Franco Fortini, Lanfranco Binni, Il movimento
surrealista, Milano, Garzanti, 2001. P.222.
Ci sei tu senza dubbio che io non conosco, che conosco al contrario.
Ma che presente nei miei sogni ti ostini a lasciarti indovinare senza
apparire.
Tu che resti inafferrabile nella realtà e nel sogno.
6
la prostituta è la sublimazione del desiderio puro, in
quanto
scisso
dalle
convenzioni
che
solitamente
circondano il raggiungimento dell’oggetto del piacere. La
donna
prostituta
all’uomo
nel
abbordare
la
assume
momento
preda,
una
in
certa
cui
mentre
ibridità:
scende
si
in
dimostra
è
vicina
strada
più
per
femminile
delle altre donne, visto che è condannata ad attendere
perennemente l’uomo e ad essere sottoposta ad ogni suo
desiderio.
La
donna
fatale,
surrealismo,
è
una
onnipresente
“Circe
che
nelle
con
opere
un
solo
del
sguardo
incatena l’uomo e gli fa piegare le ginocchia”7. La sua
arma vincente è la bellezza, che colpisce l’uomo come un
fulmine, lo attira come la più potente calamita; non
vengono
mai
menzionate
l’abilità
professionale,
femminili
che
l’intelligenza,
la
interessino
simpatia,
l’uomo.
l’astuzia,
come
Le
qualità
artiste
del
surrealismo rifiutano di essere legate al canone della
bellezza,
come
unica
caratteristica,
che
le
renda
attraenti: nei loro lavori, inseriscono figure di donna
che non rispecchiano il principio astratto di bellezza.
Frida Kahlo nei suoi dipinti si ritrae con i baffetti e
con le sopracciglia molto folte, che accentuano i suoi
tratti
mascolini;
Leonora
Carrington
dipinge
i
suoi
capelli come una criniera ed il suo volto allungato con
tratti equini, mentre Leonor Fini propone donne ibride,
bellissime
per
metà,
animalesche
o
scheletriche,
per
l’altra metà.
Fra
gli
aspetti
surrealisti,
7
c’è
diabolici
quello
attribuiti
della
alle
veggente,
donne
capace
dai
di
Xavière Gauthier, Il surrealismo e la sessualità, op. cit., p.140.
7
accedere a mondi sconosciuti per gli uomini. In questo
caso le pittrici e le scrittrici amano rappresentare sé
stesse, come specchi tramite i quali accedere a mondi
altri, quali quello della fantasia, la dimensione onirica
e principalmente quello della creatività artistica: nei
racconti inediti di Remedios Varo e di Dorothea Tanning
all’uomo
spetta
la
sfera
della
conoscenza
freddamente
scientifica, mentre alla donna è permesso di accedere
alla pura creatività, tramite cui si può arrivare alla
saggezza,
data
dal
sapere
universalmente
codificato,
unito ad una dose di preziosa interpretazione fantastica
e personale.
La donna – strega, ovvero colei capace di effettuare
malefici
e
benefici,
nell’accezione
che
spiega
compare
Michelet:
frequentemente
la
strega
era
un
personaggio molto distante dalle orrende vecchie della
tradizione
e,
come
provano
i
documenti
dei
processi
dell’Inquisizione, la maggior parte di loro erano giovani
e
belle.
Il
peccato
di
queste
maghe
era
quello
di
impossessarsi degli uomini e di incatenarli con la loro
bellezza, i loro profumi e le loro succulente pietanze:
lo
stesso
tipo
di
peccato
veniva
attribuito
dai
surrealisti alle donne che ricorrevano nelle loro opere.
Il
pittore
René
Magritte
stregoneria
in
un
(1933),
cui
protagonista
la
suo
associa
dipinto
è
la
femminilità
intitolato
Magia
un’affascinante
alla
nera
giovane
appoggiata ad una roccia, completamente svestita, con una
colomba sulla spalla; ciò che la differenzia dalle altre
donne, sono gli occhi, ai quali mancano le pupille.
Il
saggio
di
Xavière
Gauthier,
dopo
una
serie
di
classificazioni, si conclude con la constatazione che i
surrealisti attribuiscono alla donne qualsiasi tipo di
8
potere, compreso quello magico, per allontanare loro dal
potere politico. Tanto la santa donna, quanto la mulier
instrumentum diaboli sono personaggi al di fuori della
società ed i surrealisti hanno contribuito ad accentuare
l’alienazione del femminile: hanno reso la donna
ciò che
il desiderio maschile vorrebbe che fosse. Nell’insieme
vastissimo
delle
opere
surrealiste,
alla
donna,
sono
state attribuite molte qualità, anche contraddittorie tra
loro; da questa simbologia, eccezionalmente prolifica, si
capisce che la donna, così come è vista nel surrealismo,
è solo un’invenzione e, secondo le parole della Gauthier:
Se la donna può essere tutto, ciò significa che essa non
è niente fuori dal cervello dell’uomo8.
In realtà, in più occasioni, vari esponenti del gruppo
surrealista, quali Breton e Max Ernst, hanno tentato di
valorizzare
le
capacità
femminili,
proponendo
alle
colleghe artiste di unirsi a loro; sono state le donne
stesse a rifiutare la compromissione con il movimento,
per
molteplici
e
personali
motivi.
Dorothea
Tanning
ammette nella sua autobiografia di aver preso numerosi
spunti per i suoi quadri dall’opera dei surrealisti, ma
di aver mantenuto il distacco dal gruppo principalmente
per due motivi: la loro estrema serietà e la relegazione,
da loro proposta, della donna, come musa ispiratrice e
manifesto dei canoni della bellezza. Leonor Fini sostiene
che le scoperte da lei effettuate nell’ambito dell’arte,
sono precedenti a quelle dei surrealisti; non si unì a
loro per il suo istintivo rifiuto di sottomettersi a
qualsiasi tipo di norma, ma anche per l’impossibilità di
8
Xavière Gauthier, Il surrealismo e la sessualità, op. cit., p.149.
9
mantenere,
all’interno
del
gruppo
surrealista,
la
sua
passione per l’arte antica. Frida Kahlo nelle lettere e
nel diario mostra apertamente i suoi sentimenti negativi
nei confronti di tutti i surrealisti e, in particolare,
di
André
Breton:
solamente
ciò
pittrice
i
arriva
che
surrealiste,
quadri
che
per
ammettere
rappresenta
suoi
caratteristica,
ad
hanno
potrebbe
pura
sé
che
stessa;
dipinge
secondo
assimilato
avvicinarli
casualità.
Il
la
qualche
alle
opere
che
André
fatto
Breton abbia inserito nella sua Antologia dell’humor nero
Leonora
Carrington,
non
significa
partecipato
attivamente
al
pittrice
restò
fuori,
ne
al
di
che
gruppo
per
la
donna
abbia
surrealista:
il
suo
la
tentativo
costante di sovvertire le regole, per l’annessione nei
suoi scritti e nelle sue tele di tematiche sconosciute al
movimento, e soprattutto per la sua valorizzazione della
donna in quanto artista e artefice di emozioni.
Le quattro artiste citate non hanno mai accettato di
istituzionalizzare
la
loro
arte
frequentando
scuole
o
accademie: la Tanning abbandonerà l’Accademia di Chicago
dopo soltanto tre settimane di corso, la Carrington ha
frequentato a Firenze la scuola di Ozenfant, traendone
vantaggi limitati, Leonor Fini farà il modo di essere
espulsa da tutte le scuole che iniziava a frequentare,
mentre Frida Kahlo effettuerà studi di scienze e biologia
e si accingerà da autodidatta alla produzione dei suoi
lavori.
Le artiste del surrealismo si trovano in una posizione
dislocata
rispetto
dell’epoca
immagini
a
e
loro
parole
al
fulcro
centrale
contemporanea:
che
le
le
della
loro
presentano
cultura
opere
come
sono
diverse,
decentrate, distaccate rispetto alla posizione egemonica
10
dell’arte maschile. Se le norme imposte dal surrealismo,
prevedevano
la
trattazione
di
determinate
tematiche,
attraverso un codice ben identificato, le artiste hanno
tentato, durante la loro carriera, di inserire nei loro
lavori
delle
caratteristiche
autonome
e
personali,
in
modo di non collocarsi mai dove la norma prevedeva che si
trovassero.
La
parola
più
esatta
per
definire
la
posizione delle pittrici e delle scrittrici, nel loro
orizzonte
culturale,
volontariamente
è
ai
‘eccentriche’,
margini,
fuori
nel
dal
senso
centro
di
del
movimento a loro imposto.
Osservando le opere e leggendo gli scritti delle quattro
autrici
trattate
si
notano
numerosi
punti
in
comune:
questa vicinanza di tematiche trova una spiegazione nella
condivisione di un ambiente, di un clima culturale e di
una
situazione
questo
non
è
socio-politica
sufficiente
a
particolare,
spiegare
una
ma
tutto
sotterranea
sensazione, avvertita dal lettore o dallo spettatore di
legame indissolubile tra i loro lavori. Analizzando le
biografie
delle
comprensibile
geografica,
autrici
che,
le
a
donne
in
questione,
dispetto
hanno
della
formato,
è
facilmente
loro
lontananza
ai
margini
del
movimento, una fitta rete di contatti, che probabilmente
ha reso possibili delle fruttuose influenze reciproche.
Leonora
Carrington,
fino
alla
fine
del
1939,
abitava
insieme al marito Max Ernst a St. Martin d’Ardèche, dove
accolse
compagnia
numerosi
di
André
ospiti,
Pieyre
tra
de
cui
Leonor
Mandriargues
Fini,
e
in
Federico
Veneziano. La Fini iniziò un ritratto di Leonora, durante
le sedute, le due donne parlarono molto e si scambiarono
numerose confidenze, ma il quadro non fu mai terminato,
per il fallimentare tentativo della Carrington di fare da
11
mediatrice ad una sgradita visita di Tristan Tzara, che
fece infuriare Leonor. L’amicizia fra le due donne ebbe
una durata piuttosto breve, probabilmente anche a causa
di
una
vecchia
relazione
tra
Ernst
e
la
Fini,
che
infastidiva particolarmente la Carrington; le due artiste
sembra che non si siano mai più incontrate dopo l’estate
del 1939. Leonor rimase, invece, in contatto con Max
Ernst ed ebbe il piacere di conoscere Dorothea Tanning,
la sua nuova moglie: la coppia si recò a trascorrere un
periodo estivo nel monastero che la Fini aveva acquistato
in
Corsica,
nei
pressi
di
Nonza.
Nell’autobiografia
Beetween lives, Dorothea parla della pittrice come di una
donna stravagante, molto conosciuta a Parigi, più per la
sua personalità estrosa, che per la sua arte. Non sembra
apprezzare particolarmente il rapporto che intercorreva
tra
Max
e
sentimento
la
Fini,
negativo
ma
nei
dice
di
confronti
non
della
nutrire
alcun
donna.
Parla
inoltre del suo attaccamento alla pittura italiana del
Diciottesimo
secolo
e
del
fatto
che
poteva
essere
definita surrealista soltanto per la sua amicizia con gli
esponenti del gruppo, non certo per la sua espressività
formale. Dorothea aveva avuto a che fare per la prima
volta con l’estrosità di Leonor Fini, nel visitare la
mostra Fantastic Art, Dada and Surrealism a New York,
dove la pittrice triestina aveva esposto alcune opere. La
Tanning,
conobbe,
probabilmente
soltanto
in
modo
indiretto, la collega Leonora Carrington, ex moglie del
marito Max: nella sua autobiografia ne parla soltanto
marginalmente, attraverso le parole riferite dal marito,
chiamandola
Leonora’),
con
distacco
fingendo
di
‘a
Leonora’
ignorare
la
(‘una
sua
certa
importanza
12
nell’arte contemporanea, e, soprattutto, nella vita di
Max Ernst.
Nel 1942 Leonora Carrington, dopo la brusca interruzione
della relazione con Ernst, si trasferì in Messico, dove
iniziò una nuova vita ed ebbe vari contatti con altre
colleghe artiste: strinse una forte amicizia con Remedios
Varo,
moglie
di
Benjamin
Peret;
insieme
dipingevano,
cucinavano, si scambiavano lettere e confidenze, fino ad
influenzare l’una con l’altra, le loro opere. A Città del
Messico incontrò una delle artiste più note del periodo,
Frida Khalo, che descrive, nell’intervista raccolta da
Paul De Angelis, come un’artista eccezionale, anche se
non aveva potuto conoscerla molto bene, perché la sua
salute, ormai vistosamente deteriorata, le impediva di
uscire. Leonora partecipò al secondo matrimonio tra Frida
e Diego e lo ricorda come una festa molto ben riuscita.
La Kahlo aveva conosciuto Breton e sua moglie Jaqueline
Lamba, quando si erano recati in Messico e, nonostante i
cattivi rapporti con l’uomo, mantenne un lungo rapporto
epistolare con la moglie. Durante un suo soggiorno a
Parigi, conobbe anche Marcel Duchamp ed in particolare fu
molto grata alla moglie che la accudì durante le ricadute
della sua malattia. Si presuppone che, recandosi a Parigi
alla fine degli anni Trenta, Frida possa aver conosciuto
anche
Leonor
Fini,
donna
–
mito
della
vita
mondana
parigina in quegli anni .
Innegabilmente
sono
le
tematiche
numerosissime,
principali,
che
qui
ne
verranno
che
accomunano
sono
elencate
approfondite
le
artiste
soltanto
nella
le
singola
trattazione delle autrici.
Tanto Frida Kahlo, che Leonora Carrington, dichiarano di
non voler far carriera con la loro arte, le due artiste
13
dipingono soltanto per sé e per dare alcuni indizi sulla
loro personalità; Dorothea Tanning, invece, tenta fin da
giovanissima
di
trovare
un
lavoro
che
la
sostenga
economicamente, la passione per la pittura, almeno fino
alla
metà
degli
anni
Quaranta,
resta
un
hobby
impegnativo.
Leonor
Fini,
lavorava
così
con
una
come
la
tecnica
Carrington
meticolosa,
e
la
era
Tanning,
estremamente
cosciente del mestiere pittorico e costruiva spesso le
sue superfici con strati di piccole e curate pennellate.
Le artiste tendono a ritrarre piuttosto fedelmente gli
oggetti della realtà quotidiana, aggiungendo ad essi un
tocco
totalmente
personale,
che
rende
nettamente
riconoscibile allo spettatore la mano che ha dipinto la
tela.
Molti temi, trattati negli scritti e nei quadri delle
artiste del surrealismo, sono gli stessi utilizzati dai
colleghi uomini, nonostante presentino sfumature diverse
ed autonome.
La
dimensione
surrealisti,
onirica
come
è
fase
particolarmente
in
cui
la
studiata
censura
abbassa
dai
la
guardia e l’inconscio può mostrarsi all’individuo; per le
artiste, l’inserirsi nel mondo dei sogni è un modo per
accedere
ad
una
vita
altra,
dove
avvengono
processi
metamorfici e dove si incontrano personaggi a metà tra il
mondo
umano,
animale
ritrae,
con
le
tratti
equini,
parole
e
e
mentre
vegetale.
con
le
Leonor
Leonora
immagini,
Fini
Carrington
uomini
popola
il
dai
suo
immaginario di donne per metà leonesse, oppure di piccole
sfingi,
come
sembrano
in
La
piccola
procinto
di
sfinge
eremita
trasformarsi
in
(1948),
piante.
che
La
Tanning propone scenari con personaggi da sogno, quali
14
nani
incappucciati,
oppure
cagnolini
con
il
volto
di
bimbi, mentre Frida Kahlo si ritrae nell’opera Il sogno
(1940)
con
uno
scheletro
minacciosamente
sorridente,
imbottito di esplosivo, che giace sopra il suo letto a
baldacchino. La dimensione onirica è lo spazio in cui i
desideri
repressi
manifestarsi
e
la
violenza
apertamente,
per
soffocata
questo
le
possono
opere
delle
artiste in questione si popolano di immagini violente,
talvolta fastidiose. I quadri della Kahlo sono cosparsi
di sangue, di vene, di scene violente, come l’omicidio
riprodotto in Qualche colpo di pugnale (1935), mentre la
Carrington
preferisce
riservare
ai
racconti
freddi
episodi violenti, come la iena che in La debutante sbrana
la cameriera per impossessarsi della sua faccia. Leonor
Fini,
invece,
erotico
sembra
della
estrapolare
violenza,
dai
sogni
illustrando,
il
in
volto
maniera
totalmente personale, ad esempio, Histoire d’O di Pauline
Réage, oppure narrando in Mourmour le avventure sessuali
e incestuose di un giovane gatto.
La sessualità è una tematica affrontata dal surrealismo,
come argomento rivoluzionario, inconsueto; dalle donne
viene accolta come una sorta di liberazione personale, di
riscatto.
Nelle
riscontrano
opere
immagini
delle
che
artiste
in
alludono,
questione,
più
o
si
meno
esplicitamente, alla sfera sessuale: Leonora Carrington
trasferisce la carica sessuale dei suoi racconti, alla
sfera magica della fantasia, la Tanning invece trasporta
simboli erotici nel mondo dell’infanzia, come nel quadro
Jeux d’enfants (1942), in cui dei bimbi scoprono, sotto
gli
strappi
della
carta
da
simili ad organi sessuali.
parati,
immagini
confuse,
Frida riporta immagini a
sfondo sessuale nascoste tra i frutti e le piante delle
15
sue nature morte. Non incontriamo mai un’eroticizzazione
dell’immagine
maschile
nelle
opere
delle
artiste,
al
contrario di ciò che avviene per il femminile nelle opere
degli uomini del surrealismo; basti pensare alle opere
della
Fini
dei
primi
anni
Quaranta,
in
cui
uomini
effeminati dormono tra le braccia di donne protettive e
materne, oppure al ritratto che Leonora Carrington fa del
marito Ernst, con un corpo magrissimo e abbigliato in
modo tutt’altro che seducente.
La natura sembra affascinare le donne del surrealismo,
tanto
che
in
molteplici
occasioni
tendono
ad
identificarsi con essa: oltre alla riproduzione fedele di
paesaggi ed esseri vegetali, incontriamo nelle opere una
natura che assume una funzione protettiva e rassicurante.
La società matriarcale felina del romanzo Mourmour della
Fini, si sviluppa in un ambiente composto da rocce, folte
foreste, prati verdi, che non riportano tratti del lavoro
umano; la Tanning cerca, invece, protezione nella natura
selvaggia, per questo si trasferirà con Max in Arizona, a
Sedona e, quando si ritrae in Self Portrait, si pone al
centro di un paesaggio incontaminato. Per Frida Kahlo
riportare
sulle
sottolineare
il
tele
suo
elementi
forte
naturali,
legame
con
il
vuol
dire
Messico,
in
quanto, quelli rappresentati sono principalmente piante e
fiori caratteristici della sua patria.
Fortemente
condivisa
surrealista,
rifiuta
i
è
dogmi
la
con
gli
ribellione
imposti
dalla
uomini
alla
fede
del
gruppo
religione:
Breton
e
Artaud
Antonin
pubblica un suo articolo nel 1925 intitolato Messaggio al
Papa:
16
Non c’è Dio, Bibbia o Vangelo, non ci sono parole che
fermino lo spirito.
Non siamo al mondo. O Papa confinato nel mondo, né la
terra né Dio parlano per bocca tua.
Il mondo è l’abisso dell’anima, Papa espulso, Papa
esterno all’anima, lasciaci nuotare nei nostri corpi,
lascia le nostre anime nelle nostre anime, non abbiamo
bisogno dei tuoi lumi taglienti.9
La Carrington in alcune sue pièce teatrali arriva quasi
alla
blasfemia,
prendendosi
gioco
del
Papa
e
dei
cardinali; mentre Frida Kahlo dimostra, fin da bambina,
insofferenza nei confronti della religione imposta dalla
madre, evitando di recarsi alla lezioni di catechismo.
Dorothea Tanning discendeva da una famiglia di Luterani
praticanti, ma fin da piccola si interessava a ciò che il
suo
pastore
durante
la
definiva
sua
diabolico
infanzia
a
e
malvagio;
Trieste,
si
la
Fini,
divertiva
ad
entrare in chiesa di nascosto per masticare golosamente
le ostie consacrate.
Le autrici hanno sviluppato alcune tematiche ignorate dal
gruppo surrealista, muovendosi in modo autonomo nel mondo
della
pittura
e
della
letteratura
del
Novecento:
è
sorprendente il fatto che, la maggior parte di questi
argomenti
non
diffusi
da
nessun
pensiero
dominante
dell’epoca, ritornino come costante nelle opere di tutte
loro, a dimostrazione di un sentire comune, che unisce le
donne di una stessa epoca, ma anche, e soprattutto, di
una possibile reciproca influenza.
La passione per il teatro è condivisa dalle autrici che
hanno
soggiornato
per
un
periodo
più
o
meno
breve
a
Parigi: sia Leonor Fini che la Tanning hanno collaborato
9
Antonin
Artaud, Messaggio al Papa, in “La révolution surréaliste",
n.3, aprile 1925. Citato in Franco Fortini, Lanfranco Binni, Il movimento
surrealista, Milano, Garzanti, 2001. P.91.
17
con ottimi risultati alla scenografia ed ai costumi di
alcune
pièce
Carrington
teatrali
è
e
di
autrice
alcuni
della
film;
Leonora
sceneggiatura
di
anticonformiste opere teatrali, di cui, in parte, aveva
curato anche la messa in scena. La passione per i costumi
e le maschere, non si limita soltanto ai quattro lati del
palcoscenico, ma si estende alla realtà quotidiana: la
Tanning amava portare un costume di pelle di leopardo,
Leonor Fini si nascondeva dietro le sue maschere a forma
di gatto
i
o di leonessa, mentre Frida Kahlo si acconciava
capelli,
vistosi
come
abiti
vere
da
e
proprie
Tehuana.
sculture
Frida
fu
e
indossava
l’autrice
che
esplicitava maggiormente il suo legame con le antiche
popolazioni
originarie
messicane,
ma
anche
le
altre
artiste dimostrano la loro profonda unione con le antiche
tradizioni: fra il 1940 e il 1950 sia la Fini che Leonora
Carrington
eseguono
numerosi
dipinti
che
ritraggono
antichi riti e tradizioni legate al mondo delle streghe e
delle fate, tentando di rintracciare le origini della
creatività femminile.
Le artiste del surrealismo dimostrano con le loro opere,
nelle lettere e nei diari, di aver instaurato un profondo
legame
compagni
con
di
gli
animali:
vita,
li
essendo
i
rappresentano
loro
spesso
più
fedeli
nei
loro
lavori, facendoli diventare, talvolta i protagonisti del
loro immaginario. Ogni autrice aveva instaurato un legame
particolare
con
una
specie
animale:
Dorothea
Tanning
possedeva un cagnolino tibetano, di nome Kachina, che
trattava come un figlio, il cane comparirà nella sua
opera Maternity (1946-1947) ed in Ritratto di famiglia
(1954). Il cane era anche uno dei migliori amici di Frida
Kahlo, che a Xolotl dedica una sua opera ed alcune pagine
18
del suo diario illustrato, ma la donna messicana, aveva
un rapporto affettivo anche con una scimmia-ragno, che
compare in alcuni suoi autoritratti, regalata da Diego,
il
marito.
Leonora
Carrington
si
identifica
con
due
animali profondamente diversi tra loro: la iena ed il
cavallo; entrambi compaiono nel suo celebre autoritratto
Autoportrait à l’auberge du Cheval d’Aube (1936-1937) e
sono i protagonisti dei suoi racconti più riusciti. E’
sufficiente
sfogliare
un
catalogo
di
una
sua
mostra,
oppure osservare alcune sue fotografie, per capire che
l’animale a cui Leonor Fini si sente più legata è il
gatto: è la stessa pittrice ad affermare che il felino è
onnipresente nelle sue opere, semplicemente perché è uno
dei punti fermi, forse il principale, della sua vita.
L’interrogativo
animale
che
surrealiste,
che
compare
è
legato
sorge,
osservando
nelle
alla
opere
figura
di
l’immaginario
delle
un
artiste
animaletto
inconsueto e quasi sconosciuto: il lemure. Questa specie
di proscimmie vive soltanto in Madagascar e nelle Isole
Comore, per questo risulta piuttosto strano il fatto che
ricorra nelle opere di tre artiste contemporanee: Leonora
Carrington, Remedios varo e Dorothea Tanning. Il lemure,
secondo
Whitney
Chadwick,
è
una
sorta
di
talismano,
creato dalle stesse artiste, che raffigura e, al contempo
protegge, la creatività femminile.
La situazione della società fra le due guerre mondiali,
non permetteva alla donna di partecipare al potere in
alcun modo, probabilmente per questa ragione le artiste
del surrealismo, nei loro racconti, iniziano a vaneggiare
dei sistemi di potere in cui siano le donne a dominare;
molti sono gli esempi di società a carattere matrircale
riportati da loro. Frida Kahlo indossava molto spesso un
19
abito da Tehuana, ricamato a mano, dalle donne del popolo
di Tehuan: erano le donne che abitavano quella terra ad
esserne al comando, si occupavano dei fattori economici,
sociali ed artistici della società. Frida amava ritrarsi
con
sete
quell’abito,
di
probabilmente
indipendenza.
Nel
per
evidenziare
racconto
Legend,
la
sua
Dorothea
Tanning affida il potere alle mani delle tre Grazie, che
guidano
il
pellegrino,
mentre
Leonor
Fini,
nei
suoi
dipinti, affida lo scettro del comando a donne forti ed
imponenti, in modo particolare compaiono numerose sfingi,
che
come
in
La
pastorella
delle
sfingi
(1942),
sono
governate da una donna – leone più grande e potente. Nel
romanzo Mourmour riproduce una società matriarcale, che
vive
parallelamente
a
quella
umana,
gestita
esclusivamente da gatte, dove i maschi sono completamente
sottomessi
al
volere
delle
femmine.
Nel
finale
del
romanzo Il cornetto acustico, Leonora Carrington descrive
una bizzarra società matriarcale, gestita dalle anziane
pazienti di una casa di riposo.
Le opere delle artiste in questione trattano tematiche
capitali, che hanno radici profonde nell’animo dell’uomo,
quali la morte, che viene affrontata in modo anomalo ed
originale. La ‘pelona’ viene vista con ironia da Frida
Kahlo, che si prende gioco di lei per esorcizzarne la
paura: gli scheletri che spesso raffigura nel diario e
nei suoi quadri fanno parte della cultura messicana, ma
anche della sua esistenza, visto che la donna, durante la
sua vita ha sfiorato più volte la morte. Per Dorothea
Tanning la morte non è un pericolo, è solo un passaggio
del naturale corso della vita, ma nella sua autobiografia
narra che la fa imbestialire il fatto che a poco a poco
l’abbia
separata
dalle
persone
più
care.
Leonora
20
Carrington, parlando della morte nei suoi racconti, la
riporta
come
un
personaggio
fra
gli
altri,
come
se
vivesse di fianco ai protagonisti, in una dimensione che
non pone confini tra la realtà ed il sogno, il razionale
e l’irrazionale e tra la vita e la morte.
Fra le donne del surrealismo si instaurano dei rapporti
di
amicizia
talmente
profondi,
che
talvolta
possono
sfociare in rapporti amorosi, compensativi delle carenze
dei legami con gli uomini. Leonor Fini ammette di avere
avuto
esperienze
omosessuali,
comunque
preferisce
le
relazioni con gli uomini. Frida Kahlo instaura dei legami
amichevoli
morbosi,
possessività,
che
fondati
si
sulla
trasformano
gelosia
in
amori
e
sulla
forti
ed
intensi, sotto ogni punto di vista; in alcune sue opere
compaiono accenni di lesbismo, come ad esempio in Two
nudes in a forest (1939), dove immerse nella foresta
compaiono
due
figure
femminili
che
si
accarezzano
a
vicenda. Per quanto riguarda la Carrington, non abbiamo
notizie
esatte
sulla
sua
omosessualità,
ma
il
suo
racconto Pigeon? Vole! è diventato con il tempo una sorta
di manifesto della letteratura omosessuale ed in altri
racconti compaiono tracce di possessivi legami saffici.
Il mezzo usato dalle donne del gruppo surrealista per
esprimere figurativamente la propria interiorità è, senza
dubbio, l’autoritratto. Frida Kahlo ha prodotto nell’arco
della sua breve vita, un numero elevato di autoritratti,
descrivendo tappa per tappa la propria vita ed i propri
stati d’animo. Dalle sue rappresentazioni ne esce, fino
agli
ultimi
donna
forte,
Leonor
Fini
giorni
piena
segnati
di
privilegia
da
coraggio
i
suoi
sofferenze
e
di
tratti
atroci,
una
determinazione.
seducenti
ed
ammaliatori e per fare ciò utilizza l’animale, secondo
21
lei
più
elegante
ed
aggraziato,
ovvero
il
gatto,
accentuando i suoi lineamenti felini ed il suo sguardo
penetrante.
stanza
Leonora
chiusa,
Carrington
con
si
rappresenta
in
decisa
sicura,
espressione
e
una
circondata da una iena, un cavallo a dondolo, che ha i
lineamenti del viso molto simili ai suoi, ed un puledro
bianco che corre libero fuori dalla finestra. La Tanning
in Birthday (1942), il suo autoritratto più famoso, si
ritrae come una signora di altri tempi e sembra non voler
mostrare
niente
di
sé,
ma
soltanto
suscitare
nuove
riflessioni.
Pubblicamente le donne artiste tendono a nascondere le
loro
debolezze
e
si
mostrano
forti
e
sicure
di
sé:
l’immagine che fuoriesce dagli autoritratti delle autrici
vicine
al
movimento
indipendenti
ed
surrealista,
autonome,
senza
è
quella
alcuna
di
traccia
donne
del
mieloso sentimentalismo, che era solitamente attribuito
alle donne. Leggendo, invece, le carte private, quali i
diari e le lettere, oppure le frasi riportate da amici e
conoscenti, ci accorgiamo che la sicurezza è solo una
maschera, che copre il vero volto e che svela, soltanto a
chi sa leggere attentamente tra le immagini, o tra le
righe, la personalità di ogni donna. Si deduce che le
artiste
in
questione,
pubblicamente
si
battono
per
ottenere l’uguaglianza con i colleghi uomini, per questo
inizialmente tendono ad abbattere i cliché prettamente
femminili: il merito di questa azione è di aver creato,
sviluppando
femminile,
una
il
visione
terreno
differenzialismo.
egualitaria
fertile
Osservando
con
per
della
una
questione
cultura
attenzione
le
del
opere
delle artiste, notiamo che sono costellate da tocchi e
parole assolutamente femminili, inserite nei lavori con
22
il
puro
intento
di
crearsi
una
strada
parallela,
ma
diversa da quella degli uomini.
Le
donne
militanti,
seppur
marginalmente,
nel
gruppo
surrealista, hanno fatto il primo passo, seminascosto,
per superare il concetto di uguaglianza fra l’uomo e la
donna: con la loro azione duratura nel tempo e con la
diffusione
delle
loro
opere,
hanno
dimostrato
che
la
donna è uguale all’uomo, rispetto ai diritti politici e
sociali,
canone
ma
allo
maschile,
stesso
che
non
tempo,
deve
la
più
sua
diversità
essere
dal
considerato
dominante, la arricchisce, in quanto la rende capace di
trattare tematiche, trasmettere sentimenti ed emozioni,
che l’uomo, in quanto tale,
nei secoli non ha saputo
affrontare.
23
FRIDA KAHLO
Frida Kahlo fotografata da Nickolas Muray nel 1939.
1.
Uno sguardo su Frida
Il pittore Pablo Picasso, rivolgendosi in una lettera al
collega Diego Rivera, sostiene:
Né Derain, né tu, né io siamo capaci di dipingere una
testa come quelle di Frida Kahlo1.
1
Pablo Picasso, citato in: Hayden Herrera, Frida. Vita di Frida Kahlo,
Milano, Edizioni la Tartaruga, 2001³, p.11.
24