UNIVERSITA` DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTA` DI LETTERE
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UNIVERSITA` DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTA` DI LETTERE
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTA’ DI LETTERE CORSO DI LAUREA IN ITALIANISTICA SCRITTRICI – ARTISTE FUORI / DENTRO IL MOVIMENTO SURREALISTA LEONORA CARRINGTON, LEONOR FINI, FRIDA KAHLO, DOROTHEA TANNING Relatore: Prof. ERNESTINA PELLEGRINI Tesi di Laurea di: GIANNA GAMBINI Anno Accademico 2002-2003 La santa, la strega, l’artista: la donna nel surrealismo. Volgendo indietro lo sguardo, osservando il movimento surrealista nato quasi ottanta anni fa, leggendo quel Manifeste du surréalisme pubblicato da André Breton nel 1924, sono molte le considerazioni che possono nascere, soprattutto sul modo in cui veniva affrontata la questione femminile e su come era rappresentata la donna. La nostra società è frutto di ciò che hanno partorito le rivolte del 1968, soprattutto per quanto riguarda i diritti acquisiti dalle donne, per questo il movimento surrealista, che ha mosso i primi passi quasi secolo prima delle rivendicazioni femministe, come mezzo ci appare una dichiarazione di supremazia maschile ed un ennesimo tentativo di rendere marginale il ruolo della donna nella cultura. Una visione di questo tipo, tende a generalizzare confronti l’approccio delle personalità che abili degli uomini colleghe: spiccano per ci le del gruppo furono loro nei alcune iniziative nell’inserire le artiste nel circuito surrealista: Max Ernst e Paul Eluard incoraggiarono le rispettive compagne a dipingere ed a cimentarsi in varie forme di arte per esternare la loro vena creativa; mentre Julien Levy, nella sua galleria di New York, ospitò varie esposizioni 1 personali e collettive, le cui protagoniste furono donne implicate nel movimento. Molti saggi, scritti al tramonto degli anni caldi delle rivolte, tendono a accentuare la ‘misoginia’ surrealista; fra di essi risalta l’opera di Xavière Gauthier, Il surrealismo e la sessualità1, dove l’autrice osserva il modo in cui la donna viene riportata nei lavori degli uomini del gruppo surrealista. La donna è vista dai surrealisti attraverso due aspetti antitetici: la donna santa e la mulier instrumentum diaboli. Le donne sante hanno sovente attributi angelici e si identificano, per lo più, con i vari aspetti della natura. La Gauthier parla della donna – fiore poiché spesso i surrealisti paragonano l’amata ad un fiore, oppure la descrivono immersa nella vegetazione, fino ad identificarla con la Natura stessa ed a rappresentare il suo corpo con gli attributi che avrebbero usato per i fiori e per le piante. Il caposcuola Breton, nel suo libro L’amour fou, descrivendo la donna che ha incontrato al Café des Oiseaux, sostiene che i suoi capelli sono acconciati come un “bouquet de chèvrefeuille”2 e che hanno il colore “de la pluie claire sous des marronniers en fleur”3. Gli aspetti negativi dell’essere considerata donna – fiore, sono principalmente due: prima di tutto, con questo attributo, si relega la donna ad un ruolo 1 Xavière Gauthier, Il surrealismo e la sessualità, traduzione di Alda Traversi, Milano, Sugar editore, 1973. 2 André Breton, L’amour fou, Paris, Gallimard, 1981, p.50. “un bouquet di caprifoglio” 3 André Breton, L’amour fou, op. cit., p.53. “della pioggia chiara sotto dei castagni in fiore.” 2 passivo, in quanto, così come il fiore attende che giunga il polline per fecondarlo, anche la donna aspetta passivamente di diventare un oggetto d’amore per il suo seduttore; inoltre il fiore è bello se fresco e giovane, ma quando passano i giorni ed i suoi petali e le sue foglie diventano sgradevoli, è da buttare, così come le donne, che sono amate dai surrealisti fino a quando la loro giovinezza sfiorisce. In concomitanza con il valore attribuito alla giovinezza, la tipologia femminile più ricorrente è quella della donna – bambina, che ha un suo fascino particolare dato dalla sua ingenuità e dall’illibatezza. Per queste fanciulle è difficile affrontare il destino con le loro uniche forze, per questo entra in scena la virilità dell’uomo adulto, che, come un pigmalione, le protegge, le guida e modella le loro menti malleabili, nel modo a lui congeniale. Nella vita reale, furono molti gli artisti che instaurarono un rapporto amoroso con donne molto più giovani, che, a loro volta cercavano nel compagno certezze e protezione: Max Ernst ha avuto due mogli molto più giovani di lui, è stato sposato prima con Leonora Carrington, in seguito, con Dorothea Tanning; Frida Kahlo, invece, fu accolta dalle potenti braccia del muralista messicano Diego Rivera, mentre Breton si legò sentimentalmente alla giovane Jaqueline Lamba. La donna – frutto viene intesa da Xavière Gauthier, come un oggetto che attende l’uomo, pronto a mangiarla ed a farla sua. La figura femminile è vista come un bene di consumo, come cibo, quasi come se la donna fosse una 3 tavola imbandita da cui attingere4. I frutti sono dati dalla terra, per questo non poteva mancare una serie di rappresentazioni della donna come donna – terra: la figura femminile non è più soltanto un fiore o un frutto, ma è la terra stessa nella sua rigogliosità e soprattutto nella sua fecondità. La donna ha il potere eccezionale di dare la vita, ha in sé il mistero del concepimento, che agli uomini non è dato di conoscere. L’amata rappresenta, per i surrealisti, il seno caldo della madre, un ritorno alle origini, che permette un ricongiungimento con l’infanzia, ed ancora prima, con il liquido amniotico del grembo materno. Come ribellione al mito che incatena la donna al simbolo surrealismo hanno della un riproduzione, rapporto le artiste controverso con del la maternità: Dorothea Tanning si era sempre rifiutata di mettere alla luce un figlio, trasferiva il suo amore materno sui suoi cani; in modo simile anche Leonor Fini amava i suoi numerosi gatti come figli e ripudiava l’idea di diventare madre: I have never been attracted by fecundity. It is the refusal of utility: participation in the continuity of the species is an abdication. In order to have children, a humility nearly inconceivable in the modern world is necessary, a brutalized passivity or a mad pretension... Myself, I know that I belong with the idea of Lilith, the anti-Eve, and that my univers is that of the spirit. Phisical maternity instinctively repulse me.5 4 In occasione dell’esposizione 1960, fu presentato un lungo ricamata, su cui sopra giaceva sul corpo nudo, intorno alla opera venne chiamata Festin. internazionale del surrealismo, del 1959tavolo, apparecchiato con una tovaglia una donna con varie pietanze distribuite quale erano seduti i commensali. Questa 5 Leonor Fini, citata in: Chadwick Whitney, Women artist and Surrealist Movement, New York, Thames and Hudson, 1985, p. 130. 4 Frida Kahlo, nonostante desiderasse un figlio, subì vari aborti spontanei e si limitò a curare suo marito Diego Rivera, come se fosse il suo bambino. Leonora Carrington, invece, decise di diventare madre soltanto negli anni Quaranta, quando gli anni d’oro del gruppo surrealista si stavano sulla esaurendo. tela le La Tanning immagini di e una la Kahlo riportarono maternità disturbata: Dorothea in Maternity (1946-1947) rappresentò una donna dal volto disperato, con in braccio un neonato in procinto di piangere, immersi in una landa di terreno deserto. Frida sconvolge lo spettatore con il quadro La mia nascita (1932), in cui è riportata una donna, ormai priva di vita, nell’atto di partorire una bambina, anch’essa già morta, in una pozza di sangue. Il surrealismo compì un processo di sacralizzazione della donna pari soltanto al Romanticismo, e, come sostiene Aragon, alla poetica dell’amor cortese. Ci sono numerosi elementi che accomunano il poeta surrealista al cavaliere cortese: dicono entrambi pronti umiliazione, nascondono ad compiono il affrontare tutto ciò nome dell’amata, per lei che lei si qualsiasi chiede ed arriverebbero persino a donare la vita, pur di soddisfare un suo desiderio. La mulier instrumentum diaboli, secondo Xavière Gauthier, è una donna posta così in alto , oltre Dio stesso, che Non sono mai stata attratta dalla fecondità. E’ il rifiuto dell’utilità: la partecipazione alla continuità della specie è un’abdicazione. Per fare un bambino è necessaria un’umiltà quasi inconciliabile con il mondo moderno, una passività brutalizzata o una folle pretesa… Io stessa, io so che io convivo con l’idea di Lilith, la anti-Eva, e che il mio universo è quello dello spirito. La maternità fisica, istintivamente, mi dà repulsione. 5 ormai sfugge all’uomo e sembra svanire, confondersi alla natura, superarla, al punto che la stessa natura non riesce più affascina aleggia a contenerla. Questa tipologia femminile molto l’uomo per l’alone di mistero che le intorno, che rende l’amata l’espressione di un’alterità mai completamente comprensibile per la sfera maschile. Robert Desnos in Corps et biens (1930) scrive : Il y a toi sans doute que je ne connais pas, que je connais au contraire. Mais qui presente dans mes rêves t’obstines à s’y laisser deviner sans y paraître. Toi qui reste insaissable dans la realité et dans le rêve.6 Alcune donne che compaiono nelle opere surrealiste, aggrediscono l’uomo, offrendosi a lui in modo violento, quasi mascolino: una tipologia femminile tale, potrebbe chiamarsi mantide religiosa, con riferimento alla femmina dell’insetto che recide la testa del compagno, subito dopo l’accoppiamento; è, infatti, durante l’atto sessuale che la donna subisce una trasformazione terribile, giungendo quasi ad uno stato bestiale, creando spavento nell’uomo che ha di fronte e perdendo gli attributi di dolcezza che la avevano precedentemente caratterizzata. George Bataille e la Gauthier dedicano ampio spazio alla trattazione personaggio della di cui categoria trattano della alcuni prostituta, surrealisti, un quali Aragon: secondo lo scrittore, il rapporto dell’uomo con 6 Robert Desnos, citato in: Franco Fortini, Lanfranco Binni, Il movimento surrealista, Milano, Garzanti, 2001. P.222. Ci sei tu senza dubbio che io non conosco, che conosco al contrario. Ma che presente nei miei sogni ti ostini a lasciarti indovinare senza apparire. Tu che resti inafferrabile nella realtà e nel sogno. 6 la prostituta è la sublimazione del desiderio puro, in quanto scisso dalle convenzioni che solitamente circondano il raggiungimento dell’oggetto del piacere. La donna prostituta all’uomo nel abbordare la assume momento preda, una in certa cui mentre ibridità: scende si in dimostra è vicina strada più per femminile delle altre donne, visto che è condannata ad attendere perennemente l’uomo e ad essere sottoposta ad ogni suo desiderio. La donna fatale, surrealismo, è una onnipresente “Circe che nelle con opere un solo del sguardo incatena l’uomo e gli fa piegare le ginocchia”7. La sua arma vincente è la bellezza, che colpisce l’uomo come un fulmine, lo attira come la più potente calamita; non vengono mai menzionate l’abilità professionale, femminili che l’intelligenza, la interessino simpatia, l’uomo. l’astuzia, come Le qualità artiste del surrealismo rifiutano di essere legate al canone della bellezza, come unica caratteristica, che le renda attraenti: nei loro lavori, inseriscono figure di donna che non rispecchiano il principio astratto di bellezza. Frida Kahlo nei suoi dipinti si ritrae con i baffetti e con le sopracciglia molto folte, che accentuano i suoi tratti mascolini; Leonora Carrington dipinge i suoi capelli come una criniera ed il suo volto allungato con tratti equini, mentre Leonor Fini propone donne ibride, bellissime per metà, animalesche o scheletriche, per l’altra metà. Fra gli aspetti surrealisti, 7 c’è diabolici quello attribuiti della alle veggente, donne capace dai di Xavière Gauthier, Il surrealismo e la sessualità, op. cit., p.140. 7 accedere a mondi sconosciuti per gli uomini. In questo caso le pittrici e le scrittrici amano rappresentare sé stesse, come specchi tramite i quali accedere a mondi altri, quali quello della fantasia, la dimensione onirica e principalmente quello della creatività artistica: nei racconti inediti di Remedios Varo e di Dorothea Tanning all’uomo spetta la sfera della conoscenza freddamente scientifica, mentre alla donna è permesso di accedere alla pura creatività, tramite cui si può arrivare alla saggezza, data dal sapere universalmente codificato, unito ad una dose di preziosa interpretazione fantastica e personale. La donna – strega, ovvero colei capace di effettuare malefici e benefici, nell’accezione che spiega compare Michelet: frequentemente la strega era un personaggio molto distante dalle orrende vecchie della tradizione e, come provano i documenti dei processi dell’Inquisizione, la maggior parte di loro erano giovani e belle. Il peccato di queste maghe era quello di impossessarsi degli uomini e di incatenarli con la loro bellezza, i loro profumi e le loro succulente pietanze: lo stesso tipo di peccato veniva attribuito dai surrealisti alle donne che ricorrevano nelle loro opere. Il pittore René Magritte stregoneria in un (1933), cui protagonista la suo associa dipinto è la femminilità intitolato Magia un’affascinante alla nera giovane appoggiata ad una roccia, completamente svestita, con una colomba sulla spalla; ciò che la differenzia dalle altre donne, sono gli occhi, ai quali mancano le pupille. Il saggio di Xavière Gauthier, dopo una serie di classificazioni, si conclude con la constatazione che i surrealisti attribuiscono alla donne qualsiasi tipo di 8 potere, compreso quello magico, per allontanare loro dal potere politico. Tanto la santa donna, quanto la mulier instrumentum diaboli sono personaggi al di fuori della società ed i surrealisti hanno contribuito ad accentuare l’alienazione del femminile: hanno reso la donna ciò che il desiderio maschile vorrebbe che fosse. Nell’insieme vastissimo delle opere surrealiste, alla donna, sono state attribuite molte qualità, anche contraddittorie tra loro; da questa simbologia, eccezionalmente prolifica, si capisce che la donna, così come è vista nel surrealismo, è solo un’invenzione e, secondo le parole della Gauthier: Se la donna può essere tutto, ciò significa che essa non è niente fuori dal cervello dell’uomo8. In realtà, in più occasioni, vari esponenti del gruppo surrealista, quali Breton e Max Ernst, hanno tentato di valorizzare le capacità femminili, proponendo alle colleghe artiste di unirsi a loro; sono state le donne stesse a rifiutare la compromissione con il movimento, per molteplici e personali motivi. Dorothea Tanning ammette nella sua autobiografia di aver preso numerosi spunti per i suoi quadri dall’opera dei surrealisti, ma di aver mantenuto il distacco dal gruppo principalmente per due motivi: la loro estrema serietà e la relegazione, da loro proposta, della donna, come musa ispiratrice e manifesto dei canoni della bellezza. Leonor Fini sostiene che le scoperte da lei effettuate nell’ambito dell’arte, sono precedenti a quelle dei surrealisti; non si unì a loro per il suo istintivo rifiuto di sottomettersi a qualsiasi tipo di norma, ma anche per l’impossibilità di 8 Xavière Gauthier, Il surrealismo e la sessualità, op. cit., p.149. 9 mantenere, all’interno del gruppo surrealista, la sua passione per l’arte antica. Frida Kahlo nelle lettere e nel diario mostra apertamente i suoi sentimenti negativi nei confronti di tutti i surrealisti e, in particolare, di André Breton: solamente ciò pittrice i arriva che surrealiste, quadri che per ammettere rappresenta suoi caratteristica, ad hanno potrebbe pura sé che stessa; dipinge secondo assimilato avvicinarli casualità. Il la qualche alle opere che André fatto Breton abbia inserito nella sua Antologia dell’humor nero Leonora Carrington, non significa partecipato attivamente al pittrice restò fuori, ne al di che gruppo per la donna abbia surrealista: il suo la tentativo costante di sovvertire le regole, per l’annessione nei suoi scritti e nelle sue tele di tematiche sconosciute al movimento, e soprattutto per la sua valorizzazione della donna in quanto artista e artefice di emozioni. Le quattro artiste citate non hanno mai accettato di istituzionalizzare la loro arte frequentando scuole o accademie: la Tanning abbandonerà l’Accademia di Chicago dopo soltanto tre settimane di corso, la Carrington ha frequentato a Firenze la scuola di Ozenfant, traendone vantaggi limitati, Leonor Fini farà il modo di essere espulsa da tutte le scuole che iniziava a frequentare, mentre Frida Kahlo effettuerà studi di scienze e biologia e si accingerà da autodidatta alla produzione dei suoi lavori. Le artiste del surrealismo si trovano in una posizione dislocata rispetto dell’epoca immagini a e loro parole al fulcro centrale contemporanea: che le le della loro presentano cultura opere come sono diverse, decentrate, distaccate rispetto alla posizione egemonica 10 dell’arte maschile. Se le norme imposte dal surrealismo, prevedevano la trattazione di determinate tematiche, attraverso un codice ben identificato, le artiste hanno tentato, durante la loro carriera, di inserire nei loro lavori delle caratteristiche autonome e personali, in modo di non collocarsi mai dove la norma prevedeva che si trovassero. La parola più esatta per definire la posizione delle pittrici e delle scrittrici, nel loro orizzonte culturale, volontariamente è ai ‘eccentriche’, margini, fuori nel dal senso centro di del movimento a loro imposto. Osservando le opere e leggendo gli scritti delle quattro autrici trattate si notano numerosi punti in comune: questa vicinanza di tematiche trova una spiegazione nella condivisione di un ambiente, di un clima culturale e di una situazione questo non è socio-politica sufficiente a particolare, spiegare una ma tutto sotterranea sensazione, avvertita dal lettore o dallo spettatore di legame indissolubile tra i loro lavori. Analizzando le biografie delle comprensibile geografica, autrici che, le a donne in questione, dispetto hanno della formato, è facilmente loro lontananza ai margini del movimento, una fitta rete di contatti, che probabilmente ha reso possibili delle fruttuose influenze reciproche. Leonora Carrington, fino alla fine del 1939, abitava insieme al marito Max Ernst a St. Martin d’Ardèche, dove accolse compagnia numerosi di André ospiti, Pieyre tra de cui Leonor Mandriargues Fini, e in Federico Veneziano. La Fini iniziò un ritratto di Leonora, durante le sedute, le due donne parlarono molto e si scambiarono numerose confidenze, ma il quadro non fu mai terminato, per il fallimentare tentativo della Carrington di fare da 11 mediatrice ad una sgradita visita di Tristan Tzara, che fece infuriare Leonor. L’amicizia fra le due donne ebbe una durata piuttosto breve, probabilmente anche a causa di una vecchia relazione tra Ernst e la Fini, che infastidiva particolarmente la Carrington; le due artiste sembra che non si siano mai più incontrate dopo l’estate del 1939. Leonor rimase, invece, in contatto con Max Ernst ed ebbe il piacere di conoscere Dorothea Tanning, la sua nuova moglie: la coppia si recò a trascorrere un periodo estivo nel monastero che la Fini aveva acquistato in Corsica, nei pressi di Nonza. Nell’autobiografia Beetween lives, Dorothea parla della pittrice come di una donna stravagante, molto conosciuta a Parigi, più per la sua personalità estrosa, che per la sua arte. Non sembra apprezzare particolarmente il rapporto che intercorreva tra Max e sentimento la Fini, negativo ma nei dice di confronti non della nutrire alcun donna. Parla inoltre del suo attaccamento alla pittura italiana del Diciottesimo secolo e del fatto che poteva essere definita surrealista soltanto per la sua amicizia con gli esponenti del gruppo, non certo per la sua espressività formale. Dorothea aveva avuto a che fare per la prima volta con l’estrosità di Leonor Fini, nel visitare la mostra Fantastic Art, Dada and Surrealism a New York, dove la pittrice triestina aveva esposto alcune opere. La Tanning, conobbe, probabilmente soltanto in modo indiretto, la collega Leonora Carrington, ex moglie del marito Max: nella sua autobiografia ne parla soltanto marginalmente, attraverso le parole riferite dal marito, chiamandola Leonora’), con distacco fingendo di ‘a Leonora’ ignorare la (‘una sua certa importanza 12 nell’arte contemporanea, e, soprattutto, nella vita di Max Ernst. Nel 1942 Leonora Carrington, dopo la brusca interruzione della relazione con Ernst, si trasferì in Messico, dove iniziò una nuova vita ed ebbe vari contatti con altre colleghe artiste: strinse una forte amicizia con Remedios Varo, moglie di Benjamin Peret; insieme dipingevano, cucinavano, si scambiavano lettere e confidenze, fino ad influenzare l’una con l’altra, le loro opere. A Città del Messico incontrò una delle artiste più note del periodo, Frida Khalo, che descrive, nell’intervista raccolta da Paul De Angelis, come un’artista eccezionale, anche se non aveva potuto conoscerla molto bene, perché la sua salute, ormai vistosamente deteriorata, le impediva di uscire. Leonora partecipò al secondo matrimonio tra Frida e Diego e lo ricorda come una festa molto ben riuscita. La Kahlo aveva conosciuto Breton e sua moglie Jaqueline Lamba, quando si erano recati in Messico e, nonostante i cattivi rapporti con l’uomo, mantenne un lungo rapporto epistolare con la moglie. Durante un suo soggiorno a Parigi, conobbe anche Marcel Duchamp ed in particolare fu molto grata alla moglie che la accudì durante le ricadute della sua malattia. Si presuppone che, recandosi a Parigi alla fine degli anni Trenta, Frida possa aver conosciuto anche Leonor Fini, donna – mito della vita mondana parigina in quegli anni . Innegabilmente sono le tematiche numerosissime, principali, che qui ne verranno che accomunano sono elencate approfondite le artiste soltanto nella le singola trattazione delle autrici. Tanto Frida Kahlo, che Leonora Carrington, dichiarano di non voler far carriera con la loro arte, le due artiste 13 dipingono soltanto per sé e per dare alcuni indizi sulla loro personalità; Dorothea Tanning, invece, tenta fin da giovanissima di trovare un lavoro che la sostenga economicamente, la passione per la pittura, almeno fino alla metà degli anni Quaranta, resta un hobby impegnativo. Leonor Fini, lavorava così con una come la tecnica Carrington meticolosa, e la era Tanning, estremamente cosciente del mestiere pittorico e costruiva spesso le sue superfici con strati di piccole e curate pennellate. Le artiste tendono a ritrarre piuttosto fedelmente gli oggetti della realtà quotidiana, aggiungendo ad essi un tocco totalmente personale, che rende nettamente riconoscibile allo spettatore la mano che ha dipinto la tela. Molti temi, trattati negli scritti e nei quadri delle artiste del surrealismo, sono gli stessi utilizzati dai colleghi uomini, nonostante presentino sfumature diverse ed autonome. La dimensione surrealisti, onirica come è fase particolarmente in cui la studiata censura abbassa dai la guardia e l’inconscio può mostrarsi all’individuo; per le artiste, l’inserirsi nel mondo dei sogni è un modo per accedere ad una vita altra, dove avvengono processi metamorfici e dove si incontrano personaggi a metà tra il mondo umano, animale ritrae, con le tratti equini, parole e e mentre vegetale. con le Leonor Leonora immagini, Fini Carrington uomini popola il dai suo immaginario di donne per metà leonesse, oppure di piccole sfingi, come sembrano in La piccola procinto di sfinge eremita trasformarsi in (1948), piante. che La Tanning propone scenari con personaggi da sogno, quali 14 nani incappucciati, oppure cagnolini con il volto di bimbi, mentre Frida Kahlo si ritrae nell’opera Il sogno (1940) con uno scheletro minacciosamente sorridente, imbottito di esplosivo, che giace sopra il suo letto a baldacchino. La dimensione onirica è lo spazio in cui i desideri repressi manifestarsi e la violenza apertamente, per soffocata questo le possono opere delle artiste in questione si popolano di immagini violente, talvolta fastidiose. I quadri della Kahlo sono cosparsi di sangue, di vene, di scene violente, come l’omicidio riprodotto in Qualche colpo di pugnale (1935), mentre la Carrington preferisce riservare ai racconti freddi episodi violenti, come la iena che in La debutante sbrana la cameriera per impossessarsi della sua faccia. Leonor Fini, invece, erotico sembra della estrapolare violenza, dai sogni illustrando, il in volto maniera totalmente personale, ad esempio, Histoire d’O di Pauline Réage, oppure narrando in Mourmour le avventure sessuali e incestuose di un giovane gatto. La sessualità è una tematica affrontata dal surrealismo, come argomento rivoluzionario, inconsueto; dalle donne viene accolta come una sorta di liberazione personale, di riscatto. Nelle riscontrano opere immagini delle che artiste in alludono, questione, più o si meno esplicitamente, alla sfera sessuale: Leonora Carrington trasferisce la carica sessuale dei suoi racconti, alla sfera magica della fantasia, la Tanning invece trasporta simboli erotici nel mondo dell’infanzia, come nel quadro Jeux d’enfants (1942), in cui dei bimbi scoprono, sotto gli strappi della carta da simili ad organi sessuali. parati, immagini confuse, Frida riporta immagini a sfondo sessuale nascoste tra i frutti e le piante delle 15 sue nature morte. Non incontriamo mai un’eroticizzazione dell’immagine maschile nelle opere delle artiste, al contrario di ciò che avviene per il femminile nelle opere degli uomini del surrealismo; basti pensare alle opere della Fini dei primi anni Quaranta, in cui uomini effeminati dormono tra le braccia di donne protettive e materne, oppure al ritratto che Leonora Carrington fa del marito Ernst, con un corpo magrissimo e abbigliato in modo tutt’altro che seducente. La natura sembra affascinare le donne del surrealismo, tanto che in molteplici occasioni tendono ad identificarsi con essa: oltre alla riproduzione fedele di paesaggi ed esseri vegetali, incontriamo nelle opere una natura che assume una funzione protettiva e rassicurante. La società matriarcale felina del romanzo Mourmour della Fini, si sviluppa in un ambiente composto da rocce, folte foreste, prati verdi, che non riportano tratti del lavoro umano; la Tanning cerca, invece, protezione nella natura selvaggia, per questo si trasferirà con Max in Arizona, a Sedona e, quando si ritrae in Self Portrait, si pone al centro di un paesaggio incontaminato. Per Frida Kahlo riportare sulle sottolineare il tele suo elementi forte naturali, legame con il vuol dire Messico, in quanto, quelli rappresentati sono principalmente piante e fiori caratteristici della sua patria. Fortemente condivisa surrealista, rifiuta i è dogmi la con gli ribellione imposti dalla uomini alla fede del gruppo religione: Breton e Artaud Antonin pubblica un suo articolo nel 1925 intitolato Messaggio al Papa: 16 Non c’è Dio, Bibbia o Vangelo, non ci sono parole che fermino lo spirito. Non siamo al mondo. O Papa confinato nel mondo, né la terra né Dio parlano per bocca tua. Il mondo è l’abisso dell’anima, Papa espulso, Papa esterno all’anima, lasciaci nuotare nei nostri corpi, lascia le nostre anime nelle nostre anime, non abbiamo bisogno dei tuoi lumi taglienti.9 La Carrington in alcune sue pièce teatrali arriva quasi alla blasfemia, prendendosi gioco del Papa e dei cardinali; mentre Frida Kahlo dimostra, fin da bambina, insofferenza nei confronti della religione imposta dalla madre, evitando di recarsi alla lezioni di catechismo. Dorothea Tanning discendeva da una famiglia di Luterani praticanti, ma fin da piccola si interessava a ciò che il suo pastore durante la definiva sua diabolico infanzia a e malvagio; Trieste, si la Fini, divertiva ad entrare in chiesa di nascosto per masticare golosamente le ostie consacrate. Le autrici hanno sviluppato alcune tematiche ignorate dal gruppo surrealista, muovendosi in modo autonomo nel mondo della pittura e della letteratura del Novecento: è sorprendente il fatto che, la maggior parte di questi argomenti non diffusi da nessun pensiero dominante dell’epoca, ritornino come costante nelle opere di tutte loro, a dimostrazione di un sentire comune, che unisce le donne di una stessa epoca, ma anche, e soprattutto, di una possibile reciproca influenza. La passione per il teatro è condivisa dalle autrici che hanno soggiornato per un periodo più o meno breve a Parigi: sia Leonor Fini che la Tanning hanno collaborato 9 Antonin Artaud, Messaggio al Papa, in “La révolution surréaliste", n.3, aprile 1925. Citato in Franco Fortini, Lanfranco Binni, Il movimento surrealista, Milano, Garzanti, 2001. P.91. 17 con ottimi risultati alla scenografia ed ai costumi di alcune pièce Carrington teatrali è e di autrice alcuni della film; Leonora sceneggiatura di anticonformiste opere teatrali, di cui, in parte, aveva curato anche la messa in scena. La passione per i costumi e le maschere, non si limita soltanto ai quattro lati del palcoscenico, ma si estende alla realtà quotidiana: la Tanning amava portare un costume di pelle di leopardo, Leonor Fini si nascondeva dietro le sue maschere a forma di gatto i o di leonessa, mentre Frida Kahlo si acconciava capelli, vistosi come abiti vere da e proprie Tehuana. sculture Frida fu e indossava l’autrice che esplicitava maggiormente il suo legame con le antiche popolazioni originarie messicane, ma anche le altre artiste dimostrano la loro profonda unione con le antiche tradizioni: fra il 1940 e il 1950 sia la Fini che Leonora Carrington eseguono numerosi dipinti che ritraggono antichi riti e tradizioni legate al mondo delle streghe e delle fate, tentando di rintracciare le origini della creatività femminile. Le artiste del surrealismo dimostrano con le loro opere, nelle lettere e nei diari, di aver instaurato un profondo legame compagni con di gli animali: vita, li essendo i rappresentano loro spesso più fedeli nei loro lavori, facendoli diventare, talvolta i protagonisti del loro immaginario. Ogni autrice aveva instaurato un legame particolare con una specie animale: Dorothea Tanning possedeva un cagnolino tibetano, di nome Kachina, che trattava come un figlio, il cane comparirà nella sua opera Maternity (1946-1947) ed in Ritratto di famiglia (1954). Il cane era anche uno dei migliori amici di Frida Kahlo, che a Xolotl dedica una sua opera ed alcune pagine 18 del suo diario illustrato, ma la donna messicana, aveva un rapporto affettivo anche con una scimmia-ragno, che compare in alcuni suoi autoritratti, regalata da Diego, il marito. Leonora Carrington si identifica con due animali profondamente diversi tra loro: la iena ed il cavallo; entrambi compaiono nel suo celebre autoritratto Autoportrait à l’auberge du Cheval d’Aube (1936-1937) e sono i protagonisti dei suoi racconti più riusciti. E’ sufficiente sfogliare un catalogo di una sua mostra, oppure osservare alcune sue fotografie, per capire che l’animale a cui Leonor Fini si sente più legata è il gatto: è la stessa pittrice ad affermare che il felino è onnipresente nelle sue opere, semplicemente perché è uno dei punti fermi, forse il principale, della sua vita. L’interrogativo animale che surrealiste, che compare è legato sorge, osservando nelle alla opere figura di l’immaginario delle un artiste animaletto inconsueto e quasi sconosciuto: il lemure. Questa specie di proscimmie vive soltanto in Madagascar e nelle Isole Comore, per questo risulta piuttosto strano il fatto che ricorra nelle opere di tre artiste contemporanee: Leonora Carrington, Remedios varo e Dorothea Tanning. Il lemure, secondo Whitney Chadwick, è una sorta di talismano, creato dalle stesse artiste, che raffigura e, al contempo protegge, la creatività femminile. La situazione della società fra le due guerre mondiali, non permetteva alla donna di partecipare al potere in alcun modo, probabilmente per questa ragione le artiste del surrealismo, nei loro racconti, iniziano a vaneggiare dei sistemi di potere in cui siano le donne a dominare; molti sono gli esempi di società a carattere matrircale riportati da loro. Frida Kahlo indossava molto spesso un 19 abito da Tehuana, ricamato a mano, dalle donne del popolo di Tehuan: erano le donne che abitavano quella terra ad esserne al comando, si occupavano dei fattori economici, sociali ed artistici della società. Frida amava ritrarsi con sete quell’abito, di probabilmente indipendenza. Nel per evidenziare racconto Legend, la sua Dorothea Tanning affida il potere alle mani delle tre Grazie, che guidano il pellegrino, mentre Leonor Fini, nei suoi dipinti, affida lo scettro del comando a donne forti ed imponenti, in modo particolare compaiono numerose sfingi, che come in La pastorella delle sfingi (1942), sono governate da una donna – leone più grande e potente. Nel romanzo Mourmour riproduce una società matriarcale, che vive parallelamente a quella umana, gestita esclusivamente da gatte, dove i maschi sono completamente sottomessi al volere delle femmine. Nel finale del romanzo Il cornetto acustico, Leonora Carrington descrive una bizzarra società matriarcale, gestita dalle anziane pazienti di una casa di riposo. Le opere delle artiste in questione trattano tematiche capitali, che hanno radici profonde nell’animo dell’uomo, quali la morte, che viene affrontata in modo anomalo ed originale. La ‘pelona’ viene vista con ironia da Frida Kahlo, che si prende gioco di lei per esorcizzarne la paura: gli scheletri che spesso raffigura nel diario e nei suoi quadri fanno parte della cultura messicana, ma anche della sua esistenza, visto che la donna, durante la sua vita ha sfiorato più volte la morte. Per Dorothea Tanning la morte non è un pericolo, è solo un passaggio del naturale corso della vita, ma nella sua autobiografia narra che la fa imbestialire il fatto che a poco a poco l’abbia separata dalle persone più care. Leonora 20 Carrington, parlando della morte nei suoi racconti, la riporta come un personaggio fra gli altri, come se vivesse di fianco ai protagonisti, in una dimensione che non pone confini tra la realtà ed il sogno, il razionale e l’irrazionale e tra la vita e la morte. Fra le donne del surrealismo si instaurano dei rapporti di amicizia talmente profondi, che talvolta possono sfociare in rapporti amorosi, compensativi delle carenze dei legami con gli uomini. Leonor Fini ammette di avere avuto esperienze omosessuali, comunque preferisce le relazioni con gli uomini. Frida Kahlo instaura dei legami amichevoli morbosi, possessività, che fondati si sulla trasformano gelosia in amori e sulla forti ed intensi, sotto ogni punto di vista; in alcune sue opere compaiono accenni di lesbismo, come ad esempio in Two nudes in a forest (1939), dove immerse nella foresta compaiono due figure femminili che si accarezzano a vicenda. Per quanto riguarda la Carrington, non abbiamo notizie esatte sulla sua omosessualità, ma il suo racconto Pigeon? Vole! è diventato con il tempo una sorta di manifesto della letteratura omosessuale ed in altri racconti compaiono tracce di possessivi legami saffici. Il mezzo usato dalle donne del gruppo surrealista per esprimere figurativamente la propria interiorità è, senza dubbio, l’autoritratto. Frida Kahlo ha prodotto nell’arco della sua breve vita, un numero elevato di autoritratti, descrivendo tappa per tappa la propria vita ed i propri stati d’animo. Dalle sue rappresentazioni ne esce, fino agli ultimi donna forte, Leonor Fini giorni piena segnati di privilegia da coraggio i suoi sofferenze e di tratti atroci, una determinazione. seducenti ed ammaliatori e per fare ciò utilizza l’animale, secondo 21 lei più elegante ed aggraziato, ovvero il gatto, accentuando i suoi lineamenti felini ed il suo sguardo penetrante. stanza Leonora chiusa, Carrington con si rappresenta in decisa sicura, espressione e una circondata da una iena, un cavallo a dondolo, che ha i lineamenti del viso molto simili ai suoi, ed un puledro bianco che corre libero fuori dalla finestra. La Tanning in Birthday (1942), il suo autoritratto più famoso, si ritrae come una signora di altri tempi e sembra non voler mostrare niente di sé, ma soltanto suscitare nuove riflessioni. Pubblicamente le donne artiste tendono a nascondere le loro debolezze e si mostrano forti e sicure di sé: l’immagine che fuoriesce dagli autoritratti delle autrici vicine al movimento indipendenti ed surrealista, autonome, senza è quella alcuna di traccia donne del mieloso sentimentalismo, che era solitamente attribuito alle donne. Leggendo, invece, le carte private, quali i diari e le lettere, oppure le frasi riportate da amici e conoscenti, ci accorgiamo che la sicurezza è solo una maschera, che copre il vero volto e che svela, soltanto a chi sa leggere attentamente tra le immagini, o tra le righe, la personalità di ogni donna. Si deduce che le artiste in questione, pubblicamente si battono per ottenere l’uguaglianza con i colleghi uomini, per questo inizialmente tendono ad abbattere i cliché prettamente femminili: il merito di questa azione è di aver creato, sviluppando femminile, una il visione terreno differenzialismo. egualitaria fertile Osservando con per della una questione cultura attenzione le del opere delle artiste, notiamo che sono costellate da tocchi e parole assolutamente femminili, inserite nei lavori con 22 il puro intento di crearsi una strada parallela, ma diversa da quella degli uomini. Le donne militanti, seppur marginalmente, nel gruppo surrealista, hanno fatto il primo passo, seminascosto, per superare il concetto di uguaglianza fra l’uomo e la donna: con la loro azione duratura nel tempo e con la diffusione delle loro opere, hanno dimostrato che la donna è uguale all’uomo, rispetto ai diritti politici e sociali, canone ma allo maschile, stesso che non tempo, deve la più sua diversità essere dal considerato dominante, la arricchisce, in quanto la rende capace di trattare tematiche, trasmettere sentimenti ed emozioni, che l’uomo, in quanto tale, nei secoli non ha saputo affrontare. 23 FRIDA KAHLO Frida Kahlo fotografata da Nickolas Muray nel 1939. 1. Uno sguardo su Frida Il pittore Pablo Picasso, rivolgendosi in una lettera al collega Diego Rivera, sostiene: Né Derain, né tu, né io siamo capaci di dipingere una testa come quelle di Frida Kahlo1. 1 Pablo Picasso, citato in: Hayden Herrera, Frida. Vita di Frida Kahlo, Milano, Edizioni la Tartaruga, 2001³, p.11. 24