- “Gobetti”

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- “Gobetti”
(Conributo pubblicato su Scholia n°3/2007)
IL TESTO SINOTTICO: DAL LATINO ALL’INGLESE ALL’ITALIANO
Presentazione: L’unità didattica si propone di veicolare la traduzione di passi in latino
attraverso la lettura degli stessi in inglese e in italiano.
Si sottoporrà una versione in inglese e una, molto libera e poco scolastica, in italiano di
passi tratti dal De Bello Gallico di Cesare: i ragazzi saranno chiamati a confrontare le
costruzioni sintattiche, le scelte lessicali e la resa dei costrutti nelle due lingue moderne e
a proporre, infine, le loro traduzione.
Obiettivi: Lo scopo di tale percorso, proponibile per qualsiasi autore classico sia greco
che latino, è stimolare nei ragazzi la capacità di confronto critico e ragionato sulle diverse
possibilità di traduzione, alla luce del basilare principio che tradurre non deve essere
necessariamente tradire, ma rendere comprensibile. La domanda da cui partire dovrà
essere: questa traduzione in italiano o in inglese è fedele al testo? Il rapporto di fedeltà è,
quindi, l’anello di congiunzione essenziale della nostra lezione. Fedeltà al testo che
significa riprodurre lo spiritus animusque dell’autore esaminato.
Troppo spesso, infatti, i ragazzi non comprendono ( nel senso di cum+ prehendere, ovvero
fare proprio, assimilare) ciò che traducono: vivono il testo latino o greco come un qualcosa
di lontano non solo nel tempo, ma anche nel senso e nel significato e questo, purtroppo,
rende ostica e poco appetibile la materia.
Partendo invece da un confronto sinottico con una lingua a loro più vicina e stimolante
come è l’inglese, si cercherà di approfondire e giustificare criticamente la fedeltà della
traduzione in una sorta di foedus vertendi che dovrà porre al centro la loro traduzione
intesa come la migliore.
Materiali: Esemplifichiamo considerando solo i cap. XVIII e XIX libro VI, del De Bello
Gallico. La traduzione in inglese la troviamo sul sito www.perseus.org, e quella in italiano è
di C. Carena, Le Guerre in Gallia, Oscar Mondadori.
Tempi e modi: la tempistica è quantificabile in base ai testi che ci si prefigge di leggere
anche in inglese: il nostro esempio richiede due ore di lezione partecipata e condivisa.
Attivazione dell’unità didattica: Si prenda in considerazione il cap.XVIII: l’insegnante,
dopo averlo adeguatamente contestualizzato (motivazioni che hanno spinto Cesare a dare
così ampio spazio a questo excursus etnografico, cenni storici e geografici riguardanti i
Galli e i Germani, abilità narrative e descrittive di Cesare), legge tutte e due le traduzioni e
sottolinea che:
- le infinitive in inglese vengono per lo più tradotte in modo finito con la congiunzione
that e il tempo verbale corrispondente;
- la congiunzione conclusiva ob eam causam in inglese è resa più precisamente con
for that reason, laddove il traduttore italiano ha optato per un più sbrigativo perciò.
Ma, se spiega agli alunni che ob eam causam è meglio tradurlo con “per questo
motivo”, risulterà evidente l’uso di is come aggettivo determinativo;
- la consecutiva sic observant ut è resa in modo molto libero dal traduttore italiano
con una comparativa ipotetica (come se il giorno sia successivo alla notte), e molto
più letteralemte in inglese (such in order that);
- l’introduttore della completiva (hoc differunt quod) è reso bene in entrambe le
traduzioni (in questo differiscono che; they differ in this…that);
- l’avverbio di modo palam , reso in inglese con openly, in italiano è stato soppresso;
-
l’altra consecutiva ut…possint (nella quale, brachilogicamnete il primo tarmine tam
o ita è sottinteso) in italiano è assente (giungono in età adatta alle armi), in inglese
è ben resa con so as to.
Si consideri ora il cap. XIX:
- già nell’incipit troviamo alcune significative differenze: l’italiano stravolge l’originale
sopprimendo la comparativa e sostituendola con un infinito sostantivato (traduzione
troppo libera), l’inglese mantiene la costruzione e il tempo verbale in modo preciso
(whatever…have received);
- l’ablativo assoluto aestimatione facta è reso in modo discutibile in italiano
(coordinata alla principale) e con la tipica e consueta costruzione del present in –ing
in inglese;
- l’interrogativa indiretta prolettica rispetto ad eum, con il congiuntivo piccheperfetto
per l’anteriorità, in inglese è reso con un futuro (shall have survived) dalla
costruzione, credo, piuttosto arcaica;
- il mantenimento, nella versione inglese, del tempo passato laddove l’italiano
preferisce il presente (cum decessit = quando muore, ma when has died);
- il rapporto temporale nelle infinitive in inglese è sempre chiaramente rispettato:
dilectos esse = have been beloved. In italiano la traduzione è, invece, sempre
troppo libera.
Considerazioni: partendo da queste semplici e sommarie osservazioni, i ragazzi
capiscono i limiti di certe traduzioni e le regole sintattiche che, invece, devono essere
mantenute per rispettare il testo. La traduzione libera sarà, per loro, uno step successivo
alla comprensione precisa del passo.
E’ stato rilevato che:
- il testo inglese è molto più fedele all’originale, nella resa sia dei costrutti sia
morfologica (rispettando sempre la consecutio);
- il testo italiano è spesso arbitrario e difficilmente giustificabile da un punto di vista
grammaticale. Gli alunni hanno bisogno di dare senso alle cose per capirle e le
traduzioni troppo libere li confondono.
- Perseus.org propone traduzioni in un inglese talvolta arcaico e non sempre fruibile
dai ragazzi.
Dopo aver così analizzato i testi, gli alunni hanno prodotto la loro traduzione, attenendosi
alle osservazioni fatte in classe.
Inoltre, come consegna domestica, hanno tradotto da soli il cap. XXI e hanno sintetizzato
le analogie e le differenze tra la loro versione, quella in inglese e quella in italiano.
Verifica: come verifica è stato proposto un testo di Cesare con annessa traduzione in
inglese. Ai ragazzi era consentito l’uso del solo vocabolario di latino.
Conclusioni: un percorso di questo tipo può essere affrontato con maggiore pertinenza
coinvolgendo anche l’insegnante di lingua, che saprebbe spiegare meglio usi e costrutti
inglesi. Diventerebbe, in questo modo, un vero metodo critico di traduzione e un vero
progetto bilingue a tutti gli effetti.
D’altra parte non sempre le risorse e i tempi di attivazione e compresenza permettono
questo tipo di iniziative.
APPENDICE
XVIII. Galli se omnes ab Dite* patre prognatos praedicant idque ab druidibus proditum
dicunt. [2] Ob eam causam spatia omnis temporis non numero dierum sed noctium*
finiunt; dies natales et mensum et annorum initia sic observant ut noctem dies
subsequatur*. [3] In reliquis vitae institutis hoc fere* ab reliquis differunt, quod suos
liberos*, nisi cum adoleverunt, ut munus militiae sustinere possint, palam ad se adire non
patiuntur filiumque puerili aetate in publico in conspectu patris adsistere turpe* ducunt*.
XVIII. All the Gauls assert that they are descended from the god Dis, and say that this
tradition has been handed down by the Druids. For that reason they compute the divisions
of every season, not by the number of days, but of nights; they keep birthdays and the
beginnings of months and years in such an order that the day follows the night. Among the
other usages of their life, they differ in this from almost all other nations, that they do not
permit their children to approach them openly until they are grown up so as to be able to
bear the service of war; and they regard it as indecorous for a son of boyish age to stand
in public in the presence of his father.
XVIII.I Galli si vantano di discendere tutti quanti dal padre Dite e dicono che è una
tradizione fissata dai Druidi. Percò delimitano il corso del tempo non contando i giorni, ma
le notti e calcolano i giorni natalizi e l’inizio dei mesi e degli anni come se il giorno sia
successivo alla notte. Nelle altre usanze, in questo differiscono generalmente dagli altri
popoli, che non permettono ai loro figli di avvicinarli se non quando giungono in età adatta
alle armi e ritengono vergognoso che un figlio ancora fanciullo stia in pubblico al cospetto
del padre.
XIX. Viri, quantas* pecunias ab uxoribus dotis nomine acceperunt, tantas ex suis bonis
aestimatione facta cum dotibus communicant*. [2] Huius omnis pecuniae coniunctim ratio
habetur* fructusque* servantur: uter eorum vita* superarit, ad eum pars utriusque cum
fructibus superiorum temporum pervenit. [3] Viri in uxores*, sicuti in liberos, vitae necisque
habent potestatem; et cum paterfamiliae illustriore loco natus decessit, eius propinqui
conveniunt et, de morte si res in suspicionem venit, de uxoribus* in servilem modum*
quaestionem habent et, si compertum est*, igni atque omnibus tormentis excruciatas
interficiunt*. [4] Funera sunt pro cultu* Gallorum magnifica et sumptuosa; omniaque quae
vivis cordi fuisse arbitrantur in ignem inferunt, etiam animalia, ac paulo supra hanc*
memoriam servi et clientes, quos ab eis dilectos* esse constabat, iustis* funeribus
confectis una cremabantur.
XIX. Whatever sums of money the husbands have received in the name of dowry from
their wives, making an estimate of it, they add the same amount out of their own estates.
An account is kept of all this money conjointly, and the profits are laid by: whichever of
them shall have survived [the other], to that one the portion of both reverts together with
the profits of the previous time. Husbands have power of life and death over their wives as
well as over their children: and when the father of a family, born in a more than commonly
distinguished rank, has died, his relations assemble, and, if the circumstances of his death
are suspicious, hold an investigation upon the wives in the manner adopted toward slaves;
and, if proof be obtained, put them to severe torture, and kill them. Their funerals,
considering the state of civilization among the Gauls, are magnificent and costly; and they
cast into the fire all things, including living creatures, which they suppose to have been
dear to them when alive; and, a little before this period, slaves and dependents, who were
ascertained to have been beloved by them, were, after the regular funeral rites were
completed, burnt together with them.
XIX. I mariti, nel ricevere dalle mogli il patrimonio dotale, ne fanno la stima in denaro e
quindi ne traggono altrettanto dal proprio patrimonio per metterlo in comune con la dote.
L’intera somma viene amministrata congiuntamente e i redditi vengono conservati; il
coniuge che sopravvive all’atro riceve la parte di entrambi con i redditi maturati in
precedenza. I mariti hanno potere di vita e di morte sulle mogli come sui figli; quando un
capofamiglia di nobile discendenza muore, i parenti accorrono e se nasce qualche
sospetto indagano sulle sua morte procedendo all’interrogatorio delle mogli come se
fossero schiave; e se il sospetto risulta fondato, le fanno morire nei tormenti del fuoco e di
ogni altra possibile tortura. I funerali risultano, in rapporto al grado di civiltà dei Galli,
splendidi e doviziosi; tutti gli oggetti che sanno essere stati cari ai vivi li gettano sul rogo,
anche animali; e fino a poco tempo fa anche gli schiavi e i dipendenti da loro notoriamente
prediletti venivano cremati insieme ai defunti dopo le esequie.
Curriculum vitae
Classe 1973, incomincio la mia carriera di docente di ruolo nel 2001 con la cattedra di
latino e italiano presso il Polo scolastico “Gobetti” di Scandiano (RE) - sezione Liceo
Scientifico e da lì non mi sono più mossa (3 minuti in macchina da casa, 10 in bicicletta!).
Attività integrative:
- conseguimento del First Certificate rilasciato dall’Università di Cambridge;
- partecipazione al corso di aggiornamento sul “Metodo di studio”;
- partecipazione al corso di aggiornamento sul “Linguaggio cinematografico;
- tutor a scuola di una tirocinante siss per la classe di concorso A051;
- tutor del corso e-learning per i docenti neoassunti in ruolo;
- responsabile degli stage e tirocini estivi per gli alunni del Liceo.