relazione geologica generale
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Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE 1 ASSETTO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO E IDROGEOLOGICO DELLA PIANA DI OLBIA CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLE AREE DEGLI INTERVENTI PUNTUALI E LINEARI PREVISTI PREMESSA Con apposita convenzione il Comune di Olbia, ha affidato allo scrivente l’esecuzione di attività geologiche nell’ambito della progettazione definitiva delle Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia - Bacino del Riu Seligheddu- Bacino del Gadduresu-Bacino del San Nicola-Vasche di Laminazione. Tale progettazione, suddivisa per opportune finalità pratiche, in n. 4 progetti distinti, riprende, sviluppa e perfeziona la proposta d’interventi denominata “Quadro delle opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia”, scaturita dallo Studio Generale (di seguito chiamato Studio), redatto a seguito dell'evento alluvionale del 18 Novembre 2013, costituente variante al PAI ed ascrivibile alla fattispecie dei piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico di cui all’articolo 67, comma 2, del D.Lgs. n. 152/2006 ai sensi della Deliberazione del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino n. 2 del 18.12.2014 (cfr. anche Allegato 14-Relazione sullo stato di programmazione delle opere infrastrutturali del Progetto di PGRA 2014 di cui alla Deliberazione n. 1 del Comitato Istituzionale n.1 del 18/12/2014). 1. INTERVENTI IN PROGETTO Il Quadro delle opere Prevede una molteplicità di interventi, in gran parte in ambito urbano. Di seguito si riporta il quadro riassuntivo delle numerose opere di attraversamento da realizzare secondo detto quadro, in ambito urbano o perturbano, per lo più mediante demolizione delle strutture presenti e rifacimento di nuove opere. Fiume Affluente Riu Paule Longa Riu/Canale Seligheddu Riu Tannaule ID B1.1P NB2.3P NB2.4P B2.19P B2.20P B2.21P B2.22P B2.12P B2.13P B2.14P B2.15P B2.16P B2.17P B2.1P B2.2P B2.3P B2.4P B2.5P B2.6P B2.18P B2.7P B2.8P B2.9P NB3.1P NB3.2P B2.10P NB2.5P B2.11P Posizionamento Tratto tombato, condotto Via Como Via Siena FFSS Via Li Caprioni 330m a valle del ponte in Via li Caprioni 120m a monte di Via del Nuraghe Via del Nuraghe via Santa Lucia Via Stazzu Mannacciu Strada privata a valle di via Stazzu Mannacciu Via Riu Seligheddu Strada privata a valle di via Riu Seligheddu Circonvallazione 220m a valle della circonvallazione Via Pizarro Via Veneto (ss127) 280m a valle di Via V Veneto Via dell'Agrifoglio Via Tre Venezie Via Friuli (attraversamento strada rurale) FFSS SS127 Via Imperia SS127 Via Roma Via Gianni Rodari SS127 Via Luigi Capuana FFSS Via Professor G. Lupacciolu - FFS Via G. Lupacciolu Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Numero Progress Intervento 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] Fiume N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Affluente Riu Pasana Canale Gadduresu Affl. Via Vesuvio Canale Zozò Canale/Riu San Nicola Derivazione Zozò Canale Tilibas ID Posizionamento Numero Progress Intervento B2.19P NB2.1P NB2.2P B2.20P B3.12P B3.13P B3.1P B3.2P B3.3P B3.14P B3.4P B3.5P B3.6P B3.15P B3.7P B3.8P B3.9P B3.16P B3.17P B3.18P B3.19P B3.20P B3.21P B3.22P B3.FFSS B3.10P B3.23P B3.11P B4.0P B4.1P B4.2P B4.3P B4.4P B4.5P B5.6P B5.10P B5.11P B5.14P B5.1P B5.3P B5.4P B5.12P B5.5P B5.13P B5.6P B5.7P B5.9P B5.8P B6.1P B6.2P B6.3P B6.4P B6.5P B6.6P B6.7P Circonvallazione Via Plutone SS127 Via Giove via Giove Via Antea (Ludos) Circonvallazione Via S.Elena Via Santa Chiara (via Dessi) Via San Michele Via Santa Monica Via G. Arimatea Via Barcellona Via Archimede Via Corelli Via San Basilio 100m a valle Via San Basilio Via Stromboli Via Giotto Via Correggio Tratto tombato, condotto Via Masaccio - Via Pinturicchio Tratto tombato, Condotto Via Giotto - Via Stradella Tratto tombato, Condotto Via D'Arezzo Tratto tombato, Condotto Via A. Cesti Tratto tombato, condotto via Gadduresu (ponte via Veneto) Via Amba Alagi Via Logudoro Tratto tombato, Condotto in foce sopra SS127 Via Caravaggio - Via Pinturicchio Tratto tombato, Condotto alla fine di Via Boiardo Via Fausto Noce Via Galvani Via Savona Via G. D'Annunzio FFSS Lungomare Balaguer Circonvallazione 250m a valle Circonvallazione (rurale) Via Nervi (Riu Abba Fritta) Via S. Petta Via Spensatello Via Ferrini - Via Maderno tra Via L. Da Vinci e Via Talete Via Galvani Via Cellini (passerella pedonale) Via D'Annunzio - A. Moro FFSS Lungomare Balaguer Via M. Forteleoni FFSS Via Mincio Via Isonzo Rotatoria Via Isarco Tratto tombato, condotto rotatoria Via Ticino /Via Danubio Tratto tombato, condotto Via Nilo Strada Privata Porto 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 Tab.1-Quadro generale degli interventi relativi ai manufatti di attraversamento. Codici in grassetto: nuovi attraversamenti come da documenti del 9/3/2015 Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 2 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 A tale elenco debbono aggiungersi: interventi di ampliamento delle sezioni e di difesa spondale dei canali principali e degli affluenti secondari la realizzazione di n. 5 canali scolmatori alcuni nuovi ponti sull’affluente L’Ua Niedda presso l’agglomerato di Putzolu-Raica. Rispetto a tale insieme d’interventi da realizzarsi, come detto in prevalenza nell’ambito urbano, vale a dire a valle della circonvallazione e minoritariamente a monte di questa (ambito rurale), costituiscono opere preordinate (vale a dire gerarchicamente e cronologicamente prioritarie) le 4 casse di espansione previste sui Bacini del Riu S’Eligheddu e sul Riu San Nicola (SE1, SE2, SN1 e SN2). La progettazione di queste ultime seguirà l’iter assoggettato alla Legge Regionale 12/2007 - Norme in materia di progettazione, costruzione, esercizio e vigilanza degli sbarramenti di ritenuta e dei relativi bacini di accumulo di competenza della Regione Sardegna che ne prescrive il Progetto di Fattibilità e il Progetto Esecutivo. Per tale ragione, pur trattandosi di casi ripartiti nel Bacino del S’Eligheddu e del San Nicola, le relative Relazioni Geologiche sono redatte a parte, fermo restando il comune inquadramento geologico e geomorfologico generale e regionale. Bacino Riu S’Eligheddu Riu San Nicola Denominazione Riu Lu Caprolu Riu Santa Mariedda Riu San Nicola Riu de S’Abba Fritta Codifica VSE1 VSE2 VSN1 VSN2 Volume Invaso 400.000 mc 210.000 mc 160.000 mc 100.000 mc Tab. 2 - Sintesi Casse di Espansione . 2. INTRODUZIONE Con riferimento all’intero sistema idrografico di Obia (Riu/Canale S’Eligheddu, Riu/Canale Gadduresu, Riu/Canale San Nicola, di seguito ciascuno denominato Riu o Canale a seconda della sua collocazione e configurazione), la presente Relazione geologica, coerentemente con quanto previsto da norme e indicazioni tecniche e unitamente a tutti gli elaborati cartografici che la completano nel dettaglio, si propone di definire, con specifico riferimento al livello progettuale definitivo degli interventi, i seguenti elementi: l’assetto litogico e geomorfologico in cui il sistema idrografico si sviluppa, con particolare riguardo alle diverse aree d’intervento; la successione litostratigrafica locale degli interventi previsti per la riduzione del pericolo e dei rischi connessi; i caratteri geostrutturali generali del basamento, la geometria e le caratteristiche delle sue principali superfici di discontinuità; la definizione dell’origine e della natura dei litotipi presenti, del loro grado di alterazione e di fratturazione e della loro degradabilità; la distinzione fra rocce di base e coperture; I lineamenti geomorfologici generali e quelli più particolari di ogni area d’intervento; gli eventuali processi morfogenetici, i dissesti in atto e potenziali con la loro tendenza evolutiva stante l’accertato livello di pericolosità idraulica del settore in cui ricade ogni singolo l’intervento; lo schema della circolazione idrica superficiale e sotterranea. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 3 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 In sintesi, ciò che si è soliti definire, il Modello Geologico1. La presente monografia ha carattere generale e deriva da varie attività di terreno sviluppate e stratificatesi nel corso di 18 mesi circa, in parte svolte nell’ambito dello Studio della Variante e in parte affinate successivamente in questa sede, ai fini delle progettazioni delle opere. Ad essa si aggiungerà per ciascun bacino una specifica Relazione Geologica di dettaglio più mirata alle caratteristiche di ciascun bacino, per un totale di 4 elaborati geologici (n. 1 Relazione Geologica generale e n.3 Relazioni Geologiche di maggior dettaglio). Le attività svolte sono le seguenti: □ Indagine di campo su ponti, su confluenze di reti idriografiche minori, su confluenze di reti di acque bianche, su inizio e fine tratti tombati, etc.; □ Ricostruzione, alla scala dello strumento urbanistico, dello scenario di evento alluvionale del 18 Novembre 2013 sull’intero territorio di Olbia, con particolare riguardo al centro urbano e alle aree sottese relative al Riu e al Canale2 San Nicola, al Riu de S’Abba Fritta, al Canale Zozò, al Riu/Canale S’Eligheddu, al Canale Gadduresu, Al Riu7Canale Pasana, al Riu/Canale de Tannaule, al Canale Paule Longa e al Canale Tilibas; □ Analisi geomorfologica della rete afferente al sistema del S’Eligheddu (considerato bacino principale e in quanto tale comprensivo dei sub sistemi, Pasana, Gadduresu, Santa Cecilia e Tannaule) con particolare attenzione all’ambito canalizzato o comunque artificializzato urbano; □ Individuazione della rete dei compluvi e delle depressioni più o meno bonificate o progressivamente obliterate nel corso dell’urbanizzazione; □ Valutazione della tipologia dell’acquifero e del ruolo della falda nella risposta di piena, in funzione dell’assetto lito-stratigrafico desunto dal quadro geognostico o dei rilievi sul terreno, □ Valutazione del comportamento dei litotipi allo scavo e una volta escavati; □ Supporto geologico alla verifica delle mappe di assorbimento in funzione della permeabilità delle superfici sia delle aree urbanizzate che di quelle coltivate e naturali (valutazione della permeabilità dei suoli; questa parte è stata finalizzata soprattutto allo studio idrologico di base); □ Valutazione qualitativa del trasporto solido e della capacità di trasporto solido nei tratti interessati dalle opere anche alla luce dell’evento alluvionale (questa parte ha avuto come risultato nello Studio, la TAV.16 Carta dei processi erosivi e della loro magnitudo e la TAV.18 Carta della suscettività all'erosione dei bacini); □ Individuazione dei tratti esposti all’erosione per azioni di trascinamento da parte della corrente di piena e delle aree di sovralluvionamento in alveo, per meglio definire le soluzioni da prevedersi, in particolare le tipologie di opere di protezione in alveo; □ Contributo geoidrologico alla valutazione di Indici di scabrezza e di Curve Number dello Studio idraulico, (portata al colmo e idrogramma di piena), ferma restando in capo al consulente esperto, la decisione ultima. Ai fini di dettagliare gli elementi geognostici in funzione delle opere puntuali e a sviluppo longitudinale da realizzare, sono stati curati inoltre, nel presente studio: □ il reperimento delle indagini geognostiche svolte nell’ultimo quindicennio per la progettazione delle sistemazioni idrauliche e di altri studi e progetti finalizzati alla geognostica e al dettaglio litostratigrafico dell’area urbana; 1 Dal cap. 6.2.1. - Caratterizzazione e modellazione geologica del sito delle NTC/2008 si evince che “La caratterizzazione e la modellazione geologica del sito deve comprendere la ricostruzione dei caratteri litologici, stratigrafici, strutturali, idrogeologici, geomorfologici e, più in generale, di pericolosità geologica del territorio, descritti e sintetizzati dal modello geologico di riferimento”. 2 Nello sviluppo del lavoro si farà uso del termine Riu per i tratti dell’idrografia principale di Olbia non ricadenti nell’ambito degli interventi di bonifica storici e ad assetto per lo più naturale o comunque non significativamente mutato per intervento umano; il termine Canale verrà invece impiegato in modo circostanziato con riferimento ai tratti risalenti alla bonifica storica e a quelli realizzati in modo del tutto artificiale nel corso degli anni ’80, come nel caso del Gadduresu fra via Barcellona (SP38 bis) e via Stromboli (cfr. elaborato A07 dello studio per la Predisposizione della variante al Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) e del quadro delle opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia). Cfr. Figg. 1 e 2. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 4 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 □ il reperimento di dati analitici di laboratorio finalizzati all’indagine geotecnica ed alla definizione del relativo modello, nell’ambito di progettazione pubblica e privata; □ la realizzazione del Database relativo ai due ultimi punti. Evidenze di canali tombati in uscita Fig. 1 – Stato attuale. Evidenziazione del Canale San Nicola (Nord), del Canale Zozò (Sud) e del Canale Diversivo San Nicola-Zozò e di parte del Canale Tilibas (NordEst). Al contrario dei restanti che hanno conservato la traccia originaria, l’assetto planimetrico del Canale Zozò attuale consegue da un ulteriore intervento realizzato successivamente alla prima bonifica, ai fini della funzionalità del campo di aviazione ottenuto sull’area della colmata, nel periodo prebellico. Evidenze di canali tombati in uscita Fig. 2 – Stato attuale. Evidenziazione Canale S’Eligheddu, Canale Gadduresu (Cecilia) e Canale Tannaule (via Belgio) e altri minori (Canale Zona Baratta; canale depuratore Baratta; Canale Pasana) L’insieme di tali attività ha condotto ai risultati seguenti: I. Fornitura di indicazioni da introdurre nella Relazione Tecnica finale dello studio (per quanto di competenza); II. Studio di Compatibilità idraulica e firma (per quanto di competenza); III. Supporto alla elaborazione delle scelte progettuali definitive (per quanto di competenza); Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 5 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] IV. V. N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Stesura della Relazione Geologica e della Relazione Geotecnica di progetto definitivo e dei relativi elaborati cartografici; Elaborazione del Piano delle indagini ferma restando la responsabilità del progettista nella definizione dello stesso, nella caratterizzazione e nella modellazione geotecnica (cfr. NTC/2008, Cap. 6.2.2). Per gli scopi prefissati è stata riposta massima attenzione nell’individuazione e nell’illustrazione degli elementi diagnostici geomorfologici e litologici direttamente e indirettamente coinvolti con le morfodinamiche del corso d’acqua e con le singole opere previste. Per evidenti ragioni di praticità e coerenza, l’indagine qui presentata, terrà conto del complesso fisiografico denominato Piana di Olbia così come definita e concettualizzata in apposito paragrafo (5.2.2; Fig. 18). 1. MATERIALI E METODI Si riassumono di seguito le fasi dello studio e delle indagini svolte ai fini della relazione presente: 1. Ricognizioni preliminari sui luoghi nelle fasi immediatamente successive all’evento intenso del 18 Novembre 2013; 2. Preliminare ricerca bibliografica di base finalizzata a reperire gli eventuali studi scientifici sulle problematiche d’interesse e sui caratteri geologici e sismici dell’area di indagine; 3. Ricerca storica allo scopo di documentare gli elementi di natura cartografica utili all’anamnesi delle problematiche idrogeomorfologiche ed ai confronti su base cronologica mirati allo studio dell’assetto idrogeologico e geomorfologico urbano considerati come elementi varianti; 4. Studio geomorfologico sul terreno e in foto aerea, allo scopo di raccogliere elementi diagnostici e riscontri sulle dinamiche idro-geo-morfologiche presenti, sugli eventuali dissesti in atto o potenziali sui versanti sottesi; 5. Studio geomorfologico e idro-geo-morfologico sul terreno e in foto aerea delle aste fluviali urbane anche al fine di supportare l’analisi idraulica; 6. Analisi multi temporale in foto aerea tramite confronti diacronici finalizzata allo studio delle variazioni naturali e artificiali dei corsi d’acqua; 7. Studio litologico sul terreno al fine di definire i caratteri litostratigrafici del sottosuolo ovvero di confermare quelli già noti, anche al fine di circostanziare e correlarvi le indagini geognostiche fin qui eseguite e reperite presso gli uffici comunali; 8. Studio idrogeologico speditivo allo scopo di verificare la presenza o meno di acque sotterranee, interferenti, la soggiacenza della falda freatica e di ottimizzare la valutazione dei Curve Number dello Studio idraulico; 9. Valutazione quantitativa delle modificazioni plano altimetriche determinate nel corso dell’urbanizzazione, a partire dagli interventi delle bonifiche storiche sul tratto terminale del Riu S’Eligheddu; 10. Valutazione dello stato degli attraversamenti in ambito urbano e periurbano e delle relative interferenze geomorfologiche con le dinamiche in alveo; ispezioni parziali di tratti tombati; 11. Ricerca bibliografica, al fine di reperire i documenti tecnici sugli interventi pubblici o privati e le opere idrauliche realizzate; 12. Georeferenziazione e analisi spaziale dei Sondaggi geognostici reperiti al punto precedente. 2.1 [1] [2] BIBLIOGRAFIA Agenzia del Distretto Idrografico della Sardegna (2013) - Studio generale per la definizione delle Linee Guida regionali per la realizzazione degli interventi di riassetto idrogeologico con tecniche di Ingegneria Naturalistica. a cura di Iris sas di Firenze e Criteria srl di Cagliari: M. Bacci, G. Bacchetta, G. Franchi, M. G. Marras, G. Tilocca, M. Casti, M. Costa, A. Forci e A. Soriga Relazione. pp. 212 e 4 Allegati. Agenzia del Distretto Idrografico della Sardegna (2013) – Studi, indagini, elaborazioni attinenti all’ingegneria integrata, necessari alla redazione dello studio denominato Progetto di Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF). Sub bacino 4 – Liscia. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 6 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] [10] [11] [12] [13] [14] [15] [16] [17] [18] [19] [20] [21] [22] [23] [24] [25] [26] [27] [28] [29] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Agenzia del Distretto Idrografico della Sardegna (2013) – Evento alluvionale del 18 Novembre 2013; Valutazioni delle precipitazioni. Volume 01-pp.6. Servizio tutela e gestione delle risorse idriche, vigilanza sui servizi idrici e gestione delle siccità. APAT (2003) - Atlante delle opere di sistemazione fluviale. Dipartimento Difesa del Suolo. 27, pp. 172. ARPAS-Sardegna (2013) – Analisi dell’evento meteorologico del 18 novembre 2013. pp.163. 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Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] [83] [84] [85] [86] [87] [88] [89] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 S. Vardabasso (1934) – Visioni geomorfologiche della Sardegna. Soc. Ed. It. pp. 5, 21 fig., Cagliari. Vardabasso S. & Vardabasso S.na (1962) – La Gallura – Cenni Geologici – Cenni Geografici. Estratto dal vol.: La Gallura, pp. 23. a cura di Murineddu A.– Ed. Fossataro, Cagliari. Verstappen H.Th. [ed.] (1983) – Applied Geomorphology – Geomorphological Surveys for Environmental Development. Elsevier. Waelbroeck C.,, Labeyrie L., Michel E., Duplessy J.C., McManus J.F., Lambeck K., Balbon E. & Labracherie M. (2002) – Sea-level and deep water temperature changes derived from benthic foraminifera isotopic records. Quaternary Science Reviews, v. 21, pag. 295–305. Wright L.D. (1985) – River Deltas. Coastal Sedimentary Environments. 2nd ed., R.A. Davis, ed., Springer-Verlag, New York, pag. 1-76. Wright L.D. & Coleman J.M. 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S.G.I., F° 182), è del tutto assente una letteratura geologica, geomorfologica ed idrogeologica che approfondisca il quadro delle conoscenze relative alla Piana costiera di Olbia. Pertanto, delle singolarità di cui si tenterà di dare conto e, con un a certa fatica, anche spiegazione nel corso della trattazione generale, non sussiste il necessario conforto scientifico “a monte”, in grado di affrancare le interpretazioni di quanto descritto da elementi soggettivi e, dunque, da avverse interpretazioni. Non di meno, la bibliografia riportata sottintende un’attenzione sullo specifico territorio che in realtà dura da circa 16 anni e di cui v’è testimonianza sia nei lavori scientifici [21], [22], [72], [73], [74], [75] a firma dello scrivente e nello stesso PAI Subbacino 4-Liscia, segnatamente alla identificazione dei tratti critici della rete idrografica (gran parte dei quali derivò dagli approfondimenti posteriori alle Piene del 1998), alcuni dei quali, peraltro, non hanno trovato ospitalità nella documentazione idraulica ad esso relativa, per ragioni che si ignorano. Va fin d’ora segnalato, che il presente studio dimostra con assoluta certezza l’inesistenza nella Piana di Olbia (nettamente distinguibile, come si vedrà, dalla Piana del Padrogiano per il tramite della morfostruttura di Punta Onica), in ambito emerso, di sedimenti a carattere alluvionale. Mancano in sostanza i veri sedimenti di deposizione fluvio-torrentizia ora olocenica ora pleistocenica, che presso che ovunque nel resto della Sardegna contornano i sistemi idrografici in ambiti pianeggianti. Al contrario la Piana di Olbia si rivela essere un anomalo Glacis di erosione che esuma il sostrato roccioso più o meno alterato ed arenizzato, facendo salve rarefatte, discontinue ed esili coperture di colluvi per lo più sui declivi più prossimi ai piedi dei rilievi. In tal modo i terrazzamenti correlati alla rete idrografica modellano direttamente il sostrato roccioso arenizzato. Solo le aree più depresse rivelano coperture sedimentarie, per lo più limoso-sabbiose e argillose, associabili ad ambienti di transizione fluvio-palustri. La conseguenza pratica è che le incertezze geognostiche in assenza di terebrazioni sono legate soprattutto alla distinzione fra coperture detritiche comunque derivate da sostrati magmatici e litofacies arenizzate derivate dall’alterazione del basamento granitoide (non di rado comportanti particolari difficoltà di discriminazione anche nei sondaggi, a seconda delle modalità di perforazione impiegate) e fra queste e i sottostanti o latistanti ammassi rocciosi in senso stretto. Si noti infine che anche le modalità di alterazione di questi ultimi e fin’anche il processo di arenizzazione, non sono affatto improntati a regolarità geometrica, per cui le estrapolazioni spaziali divengono, in tal senso, improbe e possono comportare ampi margini di errore. Ciò nonostante, non si può certo affermare che ci si trovi dinanzi a condizioni di soverchia incertezza geologica tanto più che di norma i sostrati arenizzati del basamento granitoide sono rocce con discrete capacità portanti, in forza dello loro resistenza attritiva e dei bassi contenuti in argilla. Anche al fine di ridurre le residue incertezze, tramite la documentazione tecnica storica Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 10 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 disponibile, sono stati, ricostruiti e georiferiti i volumi delle bonifiche dei primi decenni del XX secolo ottenute con il colmata di depressioni preesistenti attraverso i materiali escavati alle foci dei canali principali regimati. 2.2 ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ RICERCA FOTOGRAFICA Aeronautica Militare (1954): Foto in b/n in scala 1:33.000 declassificate E.R.S.A.T. (Ente Sardo di Assistenza Tecnica in Agricoltura) (1977): Foto a colori in scala 1:10.000 R.A.S. Assessorato EE. LL. FF. UU. (1997-1998): Ortofoto Aima in scala 1:10.000. R.A.S. Assessorato EE. LL. FF. UU. (2001-2004): Ortofoto a colori RGB in scala 1:10.000 R.A.S. Assessorato EE. LL. FF. UU (1977): Ortofoto a colori in scala 1:10.00 Sardegna geoportale; http://webgis.regione.sardegna.it/. Repertorio Google Earth. 2.3 RICERCA DOCUMENTALE E ALTRE FONTI TECNICHE In questo caso, lo scopo è stato quello di reperire in prima istanza quante più informazioni possibili sugli eventi critici che abbiano riguardato il territorio di Olbia, in generale, ed il settore urbano, in particolare. Si è pertanto fatto riferimento, specificamente a: A. B. C. D. E. F. G. H. I. J. K. L. M. N. O. P. Q. R. S. T. U. V. W. X. Y. Il repertorio del P.S.F.F. relativo al Riu San Nicola del Subbacino 4-Liscia; il repertorio A.V.I. (Aree Vulnerate in Italia) del C.N.R.-G.N.D.C.I. (Consiglio Nazionale delle Ricerche-Gruppo per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche); il repertorio I.F.F.I. (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia).– A.P.A.T. & RAS (2005); il repertorio P.A.I. relativo al Sub Bacino 4 – Liscia; la consultazione di un estratto dell’archivio dei quotidiani regionali conservato in microfilm presso la Biblioteca Universitaria del Ministero dei Beni Culturali di Sassari, al fine di acquisire ulteriori informazioni anche su eventi calamitosi minori, a partire dagli anni ’20; la consultazione di copie del materiale bibliografico storico giacente presso il Dipartimento d’Ingegneria del Territorio della Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari (anni 2000-2008); lo Studio sull’Idrologia Superficiale della Sardegna (SISS), elaborato dall’E.A.F. (2003), sulla base dei dati disponibili presso il Servizio Idrografico Regionale; La Nuova Sardegna-Archivio on line; Kerrer-Lacava (1988) - Studio di impatto ambientale del porto industriale. Consorzio n.1 di Olbia, pp. 404. I.G.M.I. (1896): Carta Topografica d’Italia in scala 1:25.000, Tav.182 IV°NO Terranova Pausania. Firenze. I.G.M.I. (1896): Carta Topografica d’Italia in scala 1:25.000, Tav.181 I NE Muddizza Piana. Firenze. I.G.M.I. (1896): Carta Topografica d’Italia in scala 1:25.000, Tav.182 IV°SO Loiri. Firenze. I.G.M.I. (1931): Carta Topografica d’Italia in scala 1:25.000, Tav.182 IV°SO Loiri. Firenze. I.G.M.I. (1931): Carta Topografica d’Italia in scala 1:25.000, Tav.182 IV°SE Maladromida. Firenze. I.G.M.I. (1958): Carta Topografica d’Italia in scala 1:25.000, Tav.182 IV° NO Olbia. Firenze. I.G.M.I. (1958): Carta Topografica d’Italia in scala 1:25.000, Tav.182 IV° NE Golfo Aranci. Firenze. I.G.M.I. (1967): Carta Topografica d’Italia in scala 1:100.000, F°182. Firenze. I.G.M.I. (1994): Carta Topografica d’Italia in scala 1:25.000, Tav.444-I Olbia Est. Firenze. I.G.M.I. (1994): Carta Topografica d’Italia in scala 1:25.000, Tav.444-IV Olbia Ovest. Firenze. Comune di Olbia (2011)-.Cartografia tematica Assetto Ambientale in scala 1:10000. Riordino delle conoscenze Piano Urbanistico Comunale. Provveditorato OO. PP. per Lazio-Abruzzo-Sardegna (2005)-Rilievi Batimetrici Canaletta di Accesso al Porto. 2 Tavv. Scala 1:1000. Idrogeotop, Cagliari. RAS (2009) - Elenco completo degli sbarramenti di competenza regionale. Assessorato dei LL. PP.- Servizio Infrastrutture e risorse idriche. pp.59. Studio Italiano di Geofisica Mineraria (anni ‘60)- Condizioni geologiche della Gallura nord orientale in relazione alla ricerca d’acqua (con n. 6 stratigrafie di pozzi eseguiti). Consorzio di Bonifica della Gallura (2006) – Carta degli ordinamenti colturali. RAS-CRAS Tilocca G. (2007) - Inquadramento geologico con particolare riferimento al trasporto solido del Riu Padrogiano. Applicazione del metodo di Gavrilovic. Studio di Settore del PRP di Olbia-Golfo Aranci. pp. 16 + 9 Allegati cartografici. Autorità Portuale di Olbia-Golfo Aranci (2008). Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 11 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] Z. N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Tilocca G. (2008) - Inquadramento geologico con particolare riferimento al trasporto solido del Riu Padrogiano. Relazione Tecnica Consuntiva. Studio di Settore del PRP di Olbia-Golfo Aranci. pp. 79. Autorità Portuale di Olbia-Golfo Aranci (2008). AA. Perizia tecnica concernente la diagnosi delle cause dei danni provocati dall’allagamento del 18 novembre 2013 nell’Azienda Agricola Pala in Località Ludos (Olbia-OT). BB. Ministero dei Lavori Pubblici-Provveditorato alle opere pubbliche per la Sardegna. Ufficio del Genio Civile di Sassari Elenco delle acque pubbliche della provincia di Sassari. A) Elenco Principale Approvato con R.D. 4 Dicembre 1921 B) 1°Elenco Suppletivo Approvato con RD n.78 del 12 Settembre 1935; C) 2° Elenco Suppletivo Approvato con RD n.1343 del 30/09/1938. CC. DD. EE. FF. GG. HH. II. JJ. KK. LL. MM. NN. OO. PP. QQ. RR. Piano Generale della palude Salinedda – S. Simplicio a nord di Terranova. Scala 1:2000 (ed. 1900). Piano Generale della palude Salinedda – Gallurese a sud di Terranova. Scala 1:2000 (ed. 1900). Palude Salinedda San Simplicio – Piano parcellare. Scala 1:2000 (ed. 1903). Palude Salinedda Gallurese – Piano parcellare. Scala 1:2000 (ed. 1903). Lavori di bonifica delle paludi Salinedde in prossimità dell’abitato di Terranova Pausania-Perizia per l’impiego degli imprevisti a norma dell’art. 20 del Reg.to 25 Maggio 1895-n.350, occorrenti per i lavori di completamento dei terreni colmati di proprietà del Comune di Terranova. Planimetria. Scala 1:2000 (ed. 1904). Piano Generale delle paludi Salinedde - presso Terranova. Scala 1:4000 (ed.1907). Progetto per lavori complementari di bonifica delle paludi Salinedde presso Terranova P.nia. Ponticelli con impalcature in cemento armato. Varie scale. (ed. 1908). Planimetria della proprietà di Mossa Antonio nella località Giuanne Canu presso Terranova. Scala 1:500 (ed. 1910). Piano dei terreni residuati coi lavori di bonifica delle Paludi Salinedde presso Terranova Pausania. Scala 1:2000 (ed. 1910). Disegni allegati alla monografia richiesta con nota 29 Luglio 1911 n.1061 dalla Commissione Tecnica centrale per le Bonificazioni istituita con R.D. 11 Dicembre 1904. Tav. Scala 1:25.000. Bonifica dello Stagno di Corcò-Piano grafico della zona bonificata. Scala 1:4000. (ed. 1912). Progetto di sistemazione del Rio Cecilia a monte del ponte della strada provinciale Terranova-Telti nella bonifica delle Paludi Salinedde in comune di Terranova Pausania. Planimetria. Scala 1:4000 (ed. 1919). Progetto di un canale di scolo per gli stagni Palude Piana. Planimetria. Scala 1:4000 (ed. 1919). Bonifica dello Stagno di Colcò. Stato di consistenza della bonifica sopradetta. Scala n.d. (ed. 1924) Progetto di sistemazione del Canale Gallurese a monte della Ferrovia Cagliari-Terranova e della strada provinciale Terranova-Monti3. Scala 1:4000 (ed. 1926). Campo di aviazione di Terranova-Progetto di allargamento del campo con lo spostamento del canale Sozzò. Planimetria. Scala 1:4000 (data n.d.). Gli ultimi documenti di questo repertorio sono stati ufficialmente reperiti presso l’Archivio del Genio Civile di Sassari dal Settore Pianificazione e Gestione del Territorio, Edilizia Privata e Pubblica del Comune (cfr. Relazione Assetto Storico; A07). Ulteriori elementi informativi di carattere geognostico sono stati tratti dal seguente elenco di progetti relativi agli interventi idraulici svolti in tempi recenti anche su altri bacini (Tab.3). N DENOMINAZIONE PROGETTO 3 ANNO 1 Sistemazione idraulica del Rio Gadduresu 2002 2 Sistemazione idraulica del Rio Gadduresu II stralcio Opere difesa spondale Riu San Nicola 2003 2003 2004 3 Perizia suppletiva Interventi di sistemazione idraulica (San Nicola) 2005 2005 2006 Perizia suppletiva n.1 2006 2006 ENTE ATTUATORE Comune Olbia Consorzio di Bonifica della Gallura Comune Olbia La denominazione di questo documento, non essendo stata rinvenuta nell’elaborato digitalizzato, 2007 è assegnata dallo scrivente per similitudine col documento XII. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 12 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] 4 5 6 7 8 9 N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Perizia suppletiva n.2 Completamento opere di adeguamento della capacità di deflusso del reticolo idrografico Interventi di sistemazione idraulica sul Rio Gadduresu a valle del sottopasso ferroviario Sistemazione idraulica Rio San Nicola a protezione dell’abitato. Interventi di mitigazione del rischio idraulico Sistemazione idraulica Rio Gadduresu sottopasso ferroviario 2007 2007 Comune Olbia 2008 2005 Comune Olbia 2009 2008 Comune Olbia 2012 Comune Olbia Piano di Lottizzazione comparto “Sub A” Località “S’Accutadorza”- Opere di collegamento con il quartiere “Gregorio” Arretramento stazione di Olbia 2006 Soc. Immobiliare Primavera srl 2012 Rete Ferroviaria Italiana Messa in sicurezza della sponda sinistra del Rio San Nicola 2014- Comune Olbia 2015 13 Tab. 3 - Progetti finalizzati alla difesa del suolo e alla mitigazione del pericolo e del rischio idrogeologico consultati I dati reperiti sono stati riportati in uno specifico database in ambiente GIS, Quelli geognostici utili all’indagine, sono riportati di volta in volta nei profili elaborati nel presente studio. Si noti infine che, come già accennato, nel corso dello studio relativo alla Predisposizione della variante al Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) e del quadro delle opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia, era stata elaborata una specifica Cartografia dell’Assetto Storico che poneva in evidenza gli effetti di ordine geomorfologico relativi agli interventi di bonifica storica su vaste aree circostanti San Nicola-Zozò e S’Eligheddu (all’epoca denominato in carta Rivo Gallurese), con la stima delle isopache dei relativi apporti di colmata nelle aree di bonifica e la geolocalizzazione dei sondaggi lì realizzati all’epoca. 2.4 PRODOTTI E LAYOUTS Nell’ambito dello studio sono stati prodotti i seguenti elaborati a corredo di ogni progettazione Denominazione Carta Geologica dei settori d’intervento in scala 1.10000 Profili Geologici-geotecnici longitudinali 1:100//1:1000 Profili geologici.geotecnici trasversali 1:100//1:1000 Stratigrafie indagini geognostiche pregresse Piano delle Indagini Tab. 4 - Elenco elaborati associati alla Relazione 3. NORMATIVA DI RIFERIMENTO Le specifiche fonti normative di riferimento nell’ambito dello studio sono le seguenti: D.Lgs. n. 163/2006 D.M. 14-1-2008 (Norme Tecniche per le Costruzioni, 2008) Norme di Attuazione PAI-RAS (e PSFF) - Aggiornate con Decreto del Presidente della Regione Sardegna n.148 del 26.10.2012 (Agg. Gennaio 2014) D.P.R. n. 207/2010, – Regolamento di esecuzione ed attuazione del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante «Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE» Direttiva per la manutenzione degli alvei e la gestione dei sedimenti in attuazione degli artt. 13 e 15 delle n. d. a. del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico della Sardegna (PAI) (con All. 1 e All. 2) Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] 4 N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Ministero dei Lavori Pubblici-Provveditorato alle opere pubbliche per la Sardegna. Ufficio del Genio Civile di Sassari Elenco delle acque pubbliche della provincia di Sassari. A) Elenco Principale Approvato con R.D. 4 Dicembre 1921 B) 1°Elenco Suppletivo Approvato con RD n.78 del 12 Settembre 1935; C) 2° Elenco Suppletivo Approvato con RD n.1343 del 30/09/1938 Regio Decreto 523/1904 IL MODELLO GEOLOGICO 4.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO REGIONALE Ai sensi del DPR 207/20101, la Relazione Geologica comprende sulla base di specifiche indagini geologiche, la identificazione delle formazioni presenti nel sito, lo studio dei tipi litologici, della struttura e dei caratteri fisici del sottosuolo, definisce il modello geologico del sottosuolo, illustra e caratterizza gli aspetti stratigrafici, strutturali, idrogeologici, geomorfologici, nonché il conseguente livello di pericolosità geologica (art. 26/1a). La finalità della presente sezione è quella di fornire, secondo un quadro di riferimento correlato alla scala regionale, gli elementi geo-fisici generali che più spesso condizionano le convenzionali dinamiche torrentizie e di introdurre quelli che a livello locale producono più effetti geomorfologici ed idrogeologici, sulla specifica entità fisiografica rappresentata dalla Piana costiera di Olbia, essendo a loro volta da essa generati. Lo scopo collaterale dell’ampliamento della contestualizzazione è certamente quello di consegnare all’Amministrazione committente, agli uffici istruttori regionali e nazionali ed a chiunque altro fosse interessato la più ampia gamma di elementi anamnestici e diagnostici di carattere geomorfologico e geolitologico sulla cosiddetta pericolosità idrogeologica associata ai corsi d’acqua che attraversano il territorio di Olbia. In particolare in questa sezione verranno presentati i seguenti aspetti generali: la litostratigrafia del territorio che ospiteranno le opere previste dal progetto definitivoe in tal modo pervenire tramite il più ampio e serrato confronto interdisciplinare alla definizione ed alla condivisione delle scelte più idonee per gli interventi di mitigazione. E’ d’obbligo sottolineare, infatti, come a tali elementi geologici e geomorfologici, quantunque siano evocati nella Relazione Finale del PAI e in parte persino trattati nelle Relazioni Monografiche del PSFF, non sia stata data fin qui la sufficiente rilevanza in sede sia di pianificazione che di progettazione delle opere di mitigazione del passato. La progettazione di queste ultime non è mai stata affrontata sistemicamente in un ottica di bacino neppure nel corso dell’attuazione del PAI. Ciò per svariate ragioni, fra le quali, al di là delle oggettive difficoltà insite nella trattazione dell’idrografia minore, la più rilevante, a parere di chi scrive, è, se non proprio l’assenza, certamente la cronica insufficienza a monte di una specifica attenzione scientifica su alcuni dei temi d’interfaccia che verranno per quanto possibile, 1. I caratteri geolitologici regionali con particolare riferimento alle litologie magmatiche granitoidi e al loro stato di arenizzazione 2. la distribuzione e lo spessore dei volumi arenizzati (coltri eluviali) 3. la distinzione fra coltri eluviali ed eventuali coperture sedimentarie 4. la permeabilità degli ammassi arenizzati 5. la scarsa capacità di assorbimento e di ritenzione dei suoli associati a tali ammassi 6. la caratterizzazione idro-geo-morfologica dei torrenti 7. i processi erosivi 8. il trasporto solido 9. gli elementi geomorfologici terrestri ed idraulico marittimi connessi con la condizione al contorno delle foci (compendi lagunari e portuali) alla luce delle profonde modifiche storiche da esse subite a seguito sia delle bonifiche igienico-sanitarie che delle opere urbane degli ultimi decenni 10. Le caratteristiche di escavabilità dei litotipi. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 14 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 4.1.1 Generalità, equivoci cognitivi e criticità in sintesi A. Se si esclude il convenzionale quanto incompleto quadro geologico fornito sulla Piana di Olbia dalla Cartografia geologica ufficiale in scala 1:100.000, assolutamente nulla di scientificamente rilevante è dato riscontrare nella pubblicistica scientifica sotto il profilo geologico e, tanto meno, sotto quello geomorfologico e idrogeologico. La condizione di carenza è tale che, sul piano geologico, a fronte della modesta articolazione litostratigrafica del contesto, si scontano soverchie difficoltà nel fornire una caratterizzazione univocamente attendibile e suffragata dai riscontri di terreno. Ciò, oltre a evidenziarsi in modo inequivocabile nella stessa disamina delle descrizioni dei sondaggi geognostici reperiti, si evidenzia in generale nella definizione assai approssimata in genere dei termini litologici riferibili alle “coperture” (alluvioni, colluvi, detriti di versante) sulle aree urbane e periurbane4 e nella distinzione di queste dalle coltri arenizzate del sostrato (coltri eluviali). Parimenti sul piano geomorfologico, occorre fare i conti col significato da attribuire al concetto di Piana alluvionale di Olbia. Questa espressione è infatti in uso correntemente ma non è stata e non è suffragato dai necessari riscontri geologici per cui appare di dubbia utilità in ambio pianificatorio e progettuale se non se chiariscono i limiti e se non se ne precisano gli elementi morfoevolutivi di carattere geomorfologico. Dall’excursus fatto su studi precedenti e sulle relazioni di accompagnamento ai progetti, si ravvisa spesso il frettoloso quanto erroneo accostamento a voci descrittive delle coperture reperibili, tanto in superficie quanto nelle indagini geognostiche, quali “sedimenti alluvionali”, “depositi fluviali”, “depositi alluvionali”. Altri concetti ancora, quali Pediment (Glacis di erosione), di Olbia, Laguna di Olbia o Delta del Padrogiano, quantunque corretti sul piano tecnico-scientifico, non si utilizzano neppure e quindi non hanno mai goduto né di giusta valenza né di collocazione in campo tecnico ed amministrativo. B. Non è mai stata riposta la necessaria attenzione al fatto che gran parte dei tratti terminali della rete idrografica cittadina, costituiscono aree di regimazione idraulica e di bonifica dei terreni, sia per colmamento che per escavo. Quindi si è ignorato fino ad oggi che le geometrie assegnate sono posticce e totalmente fuorvianti in termini geomorfologico-sedimentologici (assetti ad estuario di originari delta; il S’Eligheddu o Rivo Gallurese su tutti). C. Dal punto di vista geo-idrologico, in particolare le conoscenze sulla permeabilità dei suoli e sui circuiti idrici sotterranei appaiono alquanto insufficienti, per quanto attiene sia al cosiddetto acquifero del complesso intrusivo che a quello delle cosiddette alluvioni plio-pleistoceniche (secondo la non condivisibile definizione adottata nel Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sardegna). Nel contesto urbano l’acquifero del complesso intrusivo è quello ospitato dalla coltre arenizzata, potente mediamente qualche metro (2-4m) e facilmente saturabile in talune stagioni piovose (nel contesto urbano di Olbia dunque non sussiste un acquifero alluvionale). Al contrario, le innumerevoli esumazioni ed esposizioni artificiali della falda del contesto della Piana Alluvionale (in senso stretto) del Riu Padrogiano, testimoniano invece di un acquifero alluvionale in senso stretto. D. non di meno, sempre correlandoci alle episodiche o contraddittorie conoscenze scientifiche di base, si possono reperire documenti tecnici che fanno riferimento a rinvenimenti di non meglio conosciute “falde semiartesiane” o “leggermente in pressione” o “sospese” in quanto “confinate a tetto da uno strato semipermeabile”. Ciò in conseguenza del riscontro di lenti argillose nei sondaggi dai cui report, considerato lo specifico contesto geomorfologico della loro localizzazione5 si deve trarre che si tratti di condizioni episodiche e locali che, tuttavia, non possono in alcun modo contraddire il modello più generale. E. Le trasformazioni subite dal territorio fin dai primi del ‘900 a seguito delle bonifiche antimalariche non sono state adeguatamente prese in considerazione nel corso della disordinata espansione urbanistica dagli anni ’60 fino ai tempi più recenti, per cui l’urbanizzazione sviluppatasi all’interno delle colmate e 4 Ciò, in sede di allestimento della cartografia geologica, ha fatto optare per la conservazione delle definizioni ufficiali di cui alla Carta Geologica di base della Sardegna, lasciando il riconoscimento e le interpretazioni ex novo alla trattazione della presente Relazione tecnica e degli ulteriori elaborati analitici. Resta inteso che nel modulo di valutazione del trasporto solido col metodo di Gavrilovic (pesi) si è invece tenuto conto di quanto lo studio fa emergere in termini geomorfologici e litologici. 5 Ciò si evidenzia, in poche parole, da resoconti tecnici su progetti immobiliari localizzati in aree corrispondenti a zone un tempo sede di palude Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 15 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 lungo i canali, realizzati con scopi di regimazione e di bonifica igienico-sanitari con assetto rettilineo e abbattimento delle scabrezze, si è rivelata via via sempre più conflittuale con l’assetto idrografico ed idrogeologico artificiale. F. La scarsa conoscenza sugli elementi della trasformazione idrografica e geomorfologica del territorio, attuati in circa due decenni a seguito della realizzazione delle misure di profilassi anti malarica degli inizi del XX secolo, ha di fatto spianato la strada ad ulteriori reiterate sottovalutazioni attuatesi nei decenni successivi nel corso delle dinamiche insediative e di sviluppo della città. Di ciò fanno fede6: 1. la cancellazione o la riduzione spaziale di gran parte delle aree di espansione e laminazione naturale, presenti a monte della città storica come un naturale presidio alla genesi di alluvioni, attraverso la forzata canalizzazione recente (il caso più “miope” in tal senso è quello del Canale Gadduresu realizzato negli anni ’80, anch’esso in base a principi improntati a minimizzare la scabrezza e a massimizzare la velocità); 2. la pretesa di far descrivere ai canali di recente realizzazione traiettorie incompatibili con la dinamica di piena (Canale Gadduresu e Diversivo San Nicola) o; 3. il tombamento di canali in assenza o carenza di adeguato mantenimento nel tempo; 4. forzare i torrenti con tombamento al di sotto le abitazioni (Santa Cecilia, fra via Fontanesi e via Pinturicchio); 5. la sistematica variazione dell’assetto plano-altimetrico con le lottizzazioni che in diversi casi affranca dal pericolo diretto di allagamento chi si insedia colmando ed elevandosi a quote maggiori rispetto all’originario piano di campagna ma che, di converso, espone a maggiore pericolosità, per incremento locale dei tiranti idraulici, chi non adotta tali accorgimenti (a riprova dunque dell’insufficienza dei regolamenti edilizi in tale ottica di salvaguardia idraulica); 6. l’insediamento edilizio a distanze dai canali incompatibili con la sicurezza; 7. la realizzazioni di ponti e di attraversamenti in genere privi di congruenza oltre che insufficienti rispetto alle attuali verifiche; 8. la sovrapposizione di ponti tubo ostruenti su sezioni trapezie; 9. la collocazione di condotte di sottoservizi in posizioni interferenti e tali da abbattere i franchi e ridurre le luci di progetto delle opere; 10. la drastica riduzione della scabrezza mediante la protezione in cemento delle sponde e del fondo; 11. La sovrapposizione delle protezioni in cemento su quelle in conci e malta; 12. il taglio della vegetazione arborea avente la funzione di presidiare la stabilità dei canali e di garantire condizioni di ombra in funzione della riduzione vegetativa di Arundo donax; 13. le non ottimali risoluzioni delle interferenze idrauliche adottate con la realizzazione dei tratti in rilevato della tangenziale che circonda l’abitato [cfr. RR del Par. 2.3] G. La trasformazione urbanistica sia dell’abitato in senso stretto che della proporzionalmente enorme area industriale, peraltro giustapposti senza una vera e propria soluzione di continuità naturale (vedasi a tale riguardo il controverso settore di Tilibas), è avvenuta in un contesto di bassopiano sovraeroso, morfologicamente depresso (Pediment) e con ricorrenti ulteriori sovradepressioni paludose sfuggite alle bonifiche di inizio XX secolo o non considerate in quanto di modesta ampiezza o più distanti dall’abitato. Ciò ha reso necessari in vari casi interventi locali di riassetto del territorio (talora comportanti modifiche e vere e proprie dislocazioni degli alvei), in gran parte disgiunti gli uni dagli altri e privi di una qualche organicità e, soprattutto, in assenza come detto di una qualsivoglia visione sistemica dell’assetto, al contrario di quanto si evidenzia nelle stesse progettazioni di inizio secolo XX. H. L’insieme di tali trasformazioni, ha nei fatti stravolto oltre quello idrografico, tanto l’assetto morfologico quanto una parte di quello litologico originale, essendosi resi necessari ora interventi di riempimento- 6 L’elenco palesa anche quanto il disordine urbanistico di Olbia sia associabile all’assenza strutturale di qualunque apporto della scienza idrologica e geomorfologica nella progettazione. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 16 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 colmamento, ora di escavazione e rimaneggiamento, con una ricollocazione spesso disordinata, per non dire del tutto fuori controllo, dei materiali di risulta. I. Molte delle criticità si osservano sia nell’ambito urbano di cui al presente studio che in quello industriale (Tilibas-Cabu Abbas; Padredduri-Cocciani/Balidone etc.) e, come è emerso negli elaborati di cui allo Studio di Variante, nell’ambito urbano, hanno pesato in modo rilevante nel condizionare i tiranti dell’esondazione del 18/11/2013 anche nelle zone più tragicamente colpite. J. La più o meno rapida trasformazione di talune aree costiere in altrettante aree residenziali turistiche, nel passato, ha presso che ignorato gli assetti idrogeologici locali (l’esempio più noto all’Amministrazione in tal senso è quello di Pittulongu ma andrebbe considerato con massima attenzione ed altrettanta preoccupazione anche lo sviluppo verso l’aree lagunare di Murta Maria, Porto Rotondo) e le trasformazioni recenti nel sottovalutare gli elementi idrogeologici, hanno reso progressivamente più pericolose tali aree anche in presenza di opere idrauliche, di mitigazione e/o salvaguardia, non sempre adeguate. K. Gli interventi di mitigazione attuati fin qui hanno assecondato una logica presso che puntuale o locale, per cui, come mostra chiaramente il caso del Gadduresu7, si sono attuati a monte senza risolvere le condizioni più critiche di valle o di foce, semmai ignorando dei vincoli specifici e delle condizioni al contorno che di fatto vanificavano tutte le mitigazioni a monte (la condizione dell’attuale confluenza del Gadduresu nel S’Eligheddu, come la sussistenza del Sottopasso ferroviario di via Amba Alagi, sono piuttosto eloquenti in tal senso). L. La scarsa considerazione dell’assetto idrogeologico complessivo, è palese anche nel divario esistente fra stato di fatto e repertorio ufficiale degli invasi di competenza regionale, cioè fra i bacini artificiali presenti nel territorio di Olbia e quelli ufficialmente censiti dal sistema in capo all’Assessorato dei LL. PP. della RAS8. 4.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO REGIONALE DELLA GALLURA La Gallura, sul piano strettamente geologico, costituisce la parte nord orientale del Pilastro tettonico o Horst bordante la fossa terziaria del Logudoro. Tale Pilastro tettonico, in termini geo-litologici è contrassegnato dalla assoluta prevalenza di rocce granitoidi erciniche (Leucograniti, Granodioriti, Monzograniti), raramente integre, più spesso attraversate da vistosi sistemi di fratturazione di origine tettonica e, per ciò stesso, alterati o alterabili in varia misura a partire dalla superficie. Tali litologie sono spesso associate a cortei filoniani a chimismo, dimensioni e direzioni variabili (più spesso SW-NE e SSW-NNE). In un tale quadro, costituiscono volumi assai subordinati, sempre in contatto con le precedenti, le litologie erciniche più antiche riferibili al complesso metamorfico, rappresentate da Migmatiti (Metatessiti, Diatessiti e Ortogneiss) in prevalenza. In Gallura queste ultime assumono una certa rilevanza areale nell’alto Bacino idrografico del Riu Vignola (Aggius), ad E ed a S di S.anta Teresa Gallura (La Filaccia, Ciuchesu) e Trinità d’Agultu (Serra Tamburu), fra Sant’Antonio di Gallura e Luras (M.te Foci, M.te Candela, Carana), ad Arzachena e fra Budoni e S. Teodoro. Ad Olbia le migmatiti si ritrovano nel settore settentrionale e meridionale periurbano (M.te Plebi, 473 m; M.te Chidade, 91m) e, come documentato dai rilievi sul terreno, costituiscono per intero anche il sostrato geolitologico roccioso del territorio costiero fra Olbia e Golfo Aranci (Golfo di Cugnana, Golfo di Marinella; Suiles, Terrata, Bados, Pittulongu, Sa Testa) e immediatamente a Sud di Olbia (Foce del Padrogiano; Isola della Bocca). Esse affiorano con una certa continuità dai 250 m di quota fino alla linea di costa (Bados, Pittulongu, Punta di Filio, Gravile) oltre la quale certamente costituiscono l’impalcatura anche della piattaforma continentale sommersa (Isola della Bocca). 7 L’irrisolta questione del sottopasso è esemplificativa ma lo è di più quella assai meno nota della trave che riduce di circa il 50% la luce della già insufficiente sezione alla confluenza del Santa Cecilia/Gadduresu sul S’Eligheddu. 8 Gli sbarramenti ufficialmente riscontrabili nel documento denominato “Elenco completo degli sbarramenti di competenza regionale” sono 6. Tale evidente deficit suggerisce dell’insufficiente controllo della RAS sulla fattispecie. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 17 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 A questo panorama ufficiale, gran parte del quale è condiviso dalla letteratura geologica, sfugge tuttavia, l’importanza sia per l’estensione che, per lo spessore delle coltri di arenizzazione delle rocce granitoidi (Coltri eluviali), in particolare di Granodioriti e Monzograniti, le cui diverse litofacies si rinvengono in settori molto ampi e a quote differenziate, come risultato sia di un’impostazione geologica degli ammassi rocciosi che della loro evoluzione geomorfologica. Per questa ragione si configurano anche come coperture, dato il loro diverso assetto litotecnico con differenziato comportamento geotecnico ed idrogeologico rispetto agli ammassi che le originano. Su ciò si cercherà di approfondire più avanti, ferma restando l’assenza di organici punti di riferimento sia per la loro tipicizzazione che per la discriminazione cartografica che fino ad oggi ne ha impedito una qualsiasi cartografia e ha determinato in una certa casistica progettuale (ivi compresa quella degli interventi di mitigazione e delle opere idrauliche di Olbia), non trascurabili confusioni ed equivoci in ambito geognostico. In base alla stessa concettualizzazione della Gallura, le coperture sedimentarie sul basamento di tale Pilastro tettonico, costituiscono condizioni di eccezionalità geologica, essendo decisamente rare e geograficamente circoscritte. Esse sono rappresentate da: 4. i sedimenti quasi esclusivamente carbonatici del Mesozoico di Capo Figari e Tavolara 5. I vulcano-sedimenti e le vulcaniti del Miocene inferiore di Trinità d’Agultu (Bacino di Lu Colbu-Falzaggiu) 6. i sedimenti terrigeno-carbonatici del Miocene inferiore (Burdigaliano) di Capo Testa (Santa Teresa Gallura) 7. le coperture detritiche, alluvionali ed eoliche del Quaternario Fra questi, solo quelli al punto 4 interessano, peraltro, in modo marginale, gli interventi in progettazione ai fini della mitigazione del rischio idraulico. 4.2.1 Coperture detritiche quaternarie La casistica delle coperture detritiche di origine alluvionale, gravitativa, colluviale, eluviale ed eolica, è significativa soprattutto sul piano dell’interpretazione geomorfologica in quanto anche a piccola scala è evidente quanto sia subordinata dal punto di vista areale. Si ha ragione di ritenere, tuttavia, che le coperture eluviali (arenizzazioni pleistoceniche ed oloceniche di ammassi del Carbonifero-Permiano), in particolare, possano essere assai più diffuse di quanto la cartografia ufficiale rappresenti, in ragione del modello geomorfologico gallurese, peraltro interessato da piani inclinati pedemontani (Pediment), il principale dei quali coincidente con la Piana costiera di Olbia [47] [48]. La presenza di arenizzazioni nel sostrato magmatico del rilievo, ha indotto a far prevalere nelle cartografie ufficiali il riferimento a dette masse intrusive (senza peraltro distinzione fra roccia e arenizzazione) sui colluvi, simili in apparenza alle arenizzazioni per tessitura, litotecnica e colorazione, ad esse sovrapposti su tutti i declivi. Ciò in quanto può rivelarsi arduo discriminare il passaggio fra le due litofacies (roccia arenizzata e colluvio) lungo la superficie di erosione che genera il piano inclinato, senza opportuni rilievi sul terreno. In generale le grandi valli intramontane e le piane alluvionali più importanti, cioè quelle percorse da corsi d’acqua sottendenti i bacini relativamente più vasti (Vignola, Carana-Liscia, San Giovanni, Padrogiano, San Teodoro e Budoni), sono interessate da corpi alluvionali talvolta potenti più di 10m (Liscia, Padrogiano, San Giovanni), con terrazzamenti di dubbio riferimento al Pleistocene superiore che inducono ad assegnare gran parte di essi alla fase di onlap costiero posteriore all’ultimo Massimo Glaciale (cfr. Par.4.3.2). Parimenti, come già accennato in 4.1.1, si parla assai spesso a torto di sedimenti alluvionali in senso stretto postulandone la presenza, in particolare con riferimento ad Olbia, senza che tuttavia sia mai stato realmente possibile rilevarli sul terreno emerso. In tal senso secondo criteri geologici, l’impiego del termine Piana Alluvionale nella descrizione appare quanto meno discutibile e non verrà qui impiegato. Infatti le coperture classiche della litostratigrafia di Olbia, sono essenzialmente riferibili ad una varietà di litologie ascrivibili ai piani di accumulazione colluviale e in misura assai minore torrentizia. Questi ultimi ad Olbia si rinvengono praticamente solo in settori attualmente sommersi o poco meno (per l’esattezza in Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 18 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 corrispondenza del fronte degli scavi che ospitano il tunnel stradale, lungo il porto storico). A tale subordinazione della sfera squisitamente torrentizia, fa eccezione la stratigrafia che si determina a Sud della struttura di Punta Onica, ovvero entro la composita Pianura del Padrogiano. Quantunque, come detto non si disponga in letteratura di alcuna autorevole conferma, l’assetto geomorfologico e i riscontri di terreno suggeriscono accumuli talora superiori ai 10m. Si vedano in seguito, per ogni bacino interessato da interventi, le illustrazioni delle sezioni geologiche più rappresentative. 4.3 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO REGIONALE DELLA GALLURA Nella Sardegna settentrionale, l’interferenza dell’evoluzione morfoclimatica pleistocenica e olocenica sulla componente geolitologica e sulle morfostrutture ereditate dagli avvicendamenti tettonici tardo terziari (Strutturazione del Mar Tirreno), ha generato un quadro geomorfologico tanto singolare quanto composito. La strutturazione tettonica terziaria del micro continente sardo-corso, è responsabile di un assetto tradizionalmente definito da due Horst a sostrato paleozoico, coincidenti con la Nurra ad Ovest e la Gallura ad Est, separati da una Fossa (Graben) colmata da vulcaniti e sedimenti terziari (Bacino del LogudoroAnglona) a dislocazione circa N-S. All’interno di tale fossa si delineano dal Miocene strutture d’impostazione tettonica estensiva o transtensiva (“Corridoio di Monti”), ospitanti bacini laterali più interni, che non essendo stati raggiunti dal dominio marittimo contengono coperture continentali costituite da sedimenti, vulcaniti e vulcanoclastiti (“Bacino di Oschiri-Berchidda”). Il pilastro orientale, a litologie prevalentemente rocciose e cristalline coincide, dunque, nella sua parte settentrionale, con la Gallura. Questa verrebbe definita da un ideale quadrilatero (Fig. 1) circoscritto da due lati marittimi (Golfo Asinara-Bocche di Bonifacio e Mar Tirreno) e due continentali (la valle del Coghinas a SW e il Corridoio di Monti a SE). Verso Sud Est può aggiungersi (seconda taluni Autori), in ossequio alla presenza di frammenti di batolite intrusivo e di Metamorfiti di alto grado, tutta una vasta regione compresa fra i Monti di Alà e le pendici Sudorientali del Monte Nieddu, sino al promontorio costiero di Orvile (Posada). La Piana di Olbia, come vedremo, s’inserisce in questo contesto come morfo-struttura derivante dall’evoluzione geodinamica tardo miocenica e pliocenica su cui si sovra impongono gli effetti geomorfologici legati al glacio-eustatismo pleistocenico ed olocenico (cfr. Ria di Olbia). Le coperture tardo paleozoiche sono piuttosto rare: le prime sono presenti solo nella Gallura Occidentale (espansioni ignimbritiche permiane di Trinità d’Agultu-Bortigiadas; Punta Salici, 911m); quelle postpaleozoiche si rilevano in settori ben localizzati: a. nella penisola di Capo Figari e sull’isola di Tavolara affiorano i conglomerati, i calcari e dolomie del Giurassico b. nel Bacino di Lu Colbu-Falzaggiu di Trinità d’Agultu affiorano conglomerati continentali e piroclastiti del Miocene inferiore c. nella penisola di Capo Testa (Santa Teresa Gallura) si ha l’unica testimonianza di terreni terziari marini (Calcari e Calcareniti del Burdigaliano). Le testimonianze del Pleistocene marino o eolico sono discontinue, rare e mal conservate lungo le coste, di norma all’interno di anfratti costieri o zone in falesia meno soggette a processi erosivi marini (S. ta Teresa Gallura-Santa Reparata; lato NW Isola di Molara; Costa di Arzachena-Canale delle Galere; Tavolara; Molara). Esse in ogni caso si devono interpretare come relitti di coperture più vaste, in gran parte eoliche o di versante (Tavolara). Relativamente più diffusi e voluminosi, si presentano i corpi alluvionali, talora terrazzati, nelle piane costiere più “mature” (Riu Liscia; Riu San Giovanni; Riu Padrogiano e minori nella Piana di Olbia). Tali formazioni, come acquiferi poco profondi a falda libera, svolgono, data la collocazione fisiografica, una fondamentale funzione ecologica a sostegno degli ambienti di transizione; come volumi di detriti poco addensati o sciolti, costituiscono un vasto stock a disposizione dell’azione erosiva che si espleta lungo le sponde dei tratti terminali dei corsi d’acqua stessi. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 19 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 I detriti di versante, attribuibili quanto meno al tardo Pleistocene glaciale (Wurmiano Auct.), sono diffusi sui rilievi più aspri come prodotto di movimenti gravitativi (frane), al giorno d’oggi stabilizzati per via naturale (versante Nord di Tavolara) o più spesso sospesi e quiescenti (es: Monte Pino; settori di Punta Cugnana a San Pantaleo)9. Dal Pleistocene sono certamente più attivi i processi di degradazione fisica e chimica, diffusamente e pervasivamente responsabili del fenomeno di arenizzazione sugli ammassi intrusivi basici ed è sempre da attribuirsi al ritiro del livello marino, dell’Ultimo Massimo Glaciale (cfr. Par. 4.3.2) la genesi del Pediment (o glacis di erosione) a cui è riferibile geomorfologicamente la Piana di Olbia. Solo nelle valli a maggior recapito sedimentario si ha, dunque, evidenza di onlap costiero olocenico post glaciale, con relativamente spessii depositi alluvionali. 4.3.1 Le reti idrografiche della Gallura nord-orientale Se si esclude il settore Sud-Orientale, quasi tutta la rete idrografica gallurese si delinea in modo centrifugo dal Monte Limbara (1362m) per lo più in ambiti montani o intramontani, sfruttando l’assetto a gradinata di tale struttura asimmetrica in senso N-S, ovvero più acclive verso S (settore di Berchidda) che verso N (settore di Tempio), ed i conseguenti differenziali orografici e clivo metrici (Fig.1). In tal modo, a Serre (che stanno ad indicare situazioni con profilo montuoso a denti di sega; in gallurese Sarre) impervie si avvicendano spesso, da monte a valle, altopiani denudati a quote ricorrenti, con dislivelli in media di circa 200 m. e bacini intramontani. Di conseguenza, i differenziali morfologici più accentuati si osservano sul limite Ovest (Corridoio - o Soglia di Monti, a seconda di quale sia la sezione di riferimento) fra Fossa terziaria logudorese (solco vallivo a valle del lago del Coghinas) e Pilastro gallurese o fra questo ed i sub bacini periferici al Logudoro in cui è scomposto il Pilastro in prismi. In ogni caso, benché il profilo altimetrico decresca verso Nord, NordNordEst ed Est, in tutta la regione gallurese, compreso il settore costiero, si conservano gradienti morfologici estremamente elevati, fin quasi a lambire la linea di costa. Ugualmente accentuati sono i differenziali altimetrici e clivometrici visibili al passaggio fra i rilievi e le piane intramontane e quelle pedemontane, dove è collocato il settore d’indagine e di progetto. In tali contesti, di conseguenza, le “pianure alluvionali” si limitano a frange particolarmente strette, di solo ambito pedemontano. Ciò, per diverse predisponenti ragioni tettoniche. In primo luogo l’eredità della deformazione rigida transtensiva miocenica; in secondo luogo le ridefinizioni delle sue strutture a seguito della più recente strutturazione del margine tirrenico (Mio-pliocenica), peraltro ancora sismicamente attivo10 che ha determinato una piattaforma continentale ad oggi esigua ed incisa da canyon. A tutto ciò deve sommarsi l’evidente eredità dei movimenti glacio-eustatici, in particolare l’attuale livello marino mediterraneo (che, al netto di ipotesi di innalzamento medio di 1mm/anno, si considera relativamente “stazionante” da non più di 3-4 ka), a partire dalle coste di sommersione a Rias. Tutte le suddette pianure scontano, infatti, una certa immaturità geomorfologica per cui, il loro colmamento deve considerarsi processo in corso per progradazione ed aggradazione dei sedimenti dell’onlap costiero. La sostanziale assenza di terrazzamenti antichi ne sarebbe la conferma, assieme alla negatività delle quote dei tratti terminali di alcuni Thalweg (quest’ultimo aspetto è apparso generalizzato all’intero territorio regionale, a seguito delle informazioni topografiche assunte col PSFF-RAS). Da tale punto di vista infatti si rileva quasi fino al limite costiero una pervasiva condizione erosiva dei bacini idrografici che limita gli ambiti di trasferimento e deposizione proprio ai soli lembi di piana costiera (es. Olbia; San Teodoro; Budoni) ed alle valli alluvionali di origine strutturale (Liscia, San Giovanni, Padrogiano-La Castagna-Lerno) associate alle piane. Tutti questi ambiti fisiografici divengono in tal modo estremamente predisposti alla pericolosità idraulica. 9 Di essi fornisce una prima testimonianza la cartografia geologica del PUC di Olbia. L’attuale attività geodinamica sul lato orientale del Tirreno è responsabile della sismicità residua e relativamente maggiore della Sardegna Nord-Orientale, rispetto al resto della Sardegna (cfr. Geologia). 10 Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 20 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Per questo non deve meravigliare l’assenza o per meglio dire, la limitatezza di vere piane alluvionali esplicitamente immature in termini geomorfologici, cioè con evidenze erosive e di trasporto . La Piana di Olbia esprime in tal modo una chiara una depressione strutturale piuttosto deficitaria di riempimento sedimentario. Questa configurazione, che interessa peraltro, dove più dove meno, tutta la Sardegna Orientale, deve ritenersi di estrema rilevanza idrologica. Essa infatti testimonia di ringiovanimento del rilievo e, data la limitatezza dei corridoi idrografici conseguente alla strutturazione tettonica in prismi, tende a generare fasce pedemontane brevi sottendenti limitati bacini. I tempi di corrivazione sono conseguentemente molto bassi e di solito nella realtà inferiori a quelli normalmente calcolati senza riferimento al contesto geomorfologico. E’ di tutta evidenza, dunque, che l’assetto geomorfologico va a condizionare sia le portate (liquide e solide), sia le velocità dei corsi d’acqua che scorrono in questo tipo di bacini. I sistemi idrografici di Olbia ricadono esattamente in queste caratteristiche, sebbene morfometrie e patterns loro e dei rispettivi sottobacini non siano omogenei (come si vedrà, ad esempio, il ramo del S’Eligheddu denominato Riu l’Ua Niedda ha un pattern dissimile dal ramo denominato Riu Lu Caprolu). Tale assetto trova una prima spiegazione parziale nella ridefinizione tettonica tardo miocenica e pliocenica11, connesso con l’approfondimento del Mar Tirreno e nel postulato basculamento quaternario verso NE dei prismi strutturali (o di una parte di essi) in cui è ritenuto essersi frammentato l’Horst orientale (tesi questa che non trova molto accordo nel mondo scientifico). Tali fenomeni hanno quindi prodotto, su di un sostrato sostanzialmente poco permeabile, una rete idrografica ad elevata densità di drenaggio, defluente verso N ed E. Questa dà luogo, su scala regionale, ad un drenaggio con patterns prevalentemente dendritici, sub-dendritici e, a scala di singolo bacino, talora angolari che assecondano e ricalcano il caratteristico reticolato di faglie e fratture sovrimposte sul sostrato roccioso cristallino e che ne sottolineano la scarsa o scarsissima permeabilità primaria. Verso N ed E, tale rete é tributaria in gran parte del sistema Carana-Liscia (e del relativo lago artificiale: diga del Liscia), verso W e verso S, del Coghinas (e relativi invasi: diga di Muzzone e diga di Casteldoria). A SW di Badesi e di Trinità d’Agultu, drena bacini esigui, impostati fra i margini della piattaforma ignimbritica permiana e i sottostanti terreni granitici, più occidentali. Subordinate e più periferiche idrografie, defluiscono verso N; fra esse le più importanti sono quelle relative al Riu di Vignola (Riu Turrali) e al Riu San Giovanni di Arzachena (Riu Toltu). Quest’ultimo, che com’è noto, per un consistente tratto interessa il territorio di Olbia ed è stato investito dall’alluvione del 18/11/2013, è per buona parte impostato lungo un corridoio strutturale che si diparte a NW di Olbia ricoperto da importanti coltri alluvionali per cui l’alveo non è confinato. Lungo l’area costiera marginale esposta ad E, la rete idrografica è articolata in bacini tendenzialmente allungati con asse NNW-SSE, di modesta superficie, a pendenza relativamente alta, nel complesso ben gerarchizzati in rapporto all’estensione, con chiare evidenze erosive (ed altrettante propensione al trasporto con gli eventi intensi) sino al bordo della piana. Qui, solo a qualche centinaio di metri dalla linea di costa, si rilevano tendenze al riempimento con presenza di cordoni litoranei e relativi stagni retrostanti. Queste strutture fungono da bacini di laminazione delle piene e possono entrare direttamente in contatto col mare, con conseguente rottura del cordone litoraneo, in caso di intensità fenomenologica fluviale o marittima. I corsi d’acqua più importanti in tali tratti terminali, presentano tutti tendenze alla diversione mentre i rami minori eventualmente dislocati in prossimità delle foci sono tutti a bassa gerarchizzazione e spesso non dispongono di alveo inciso. Il sistema idrografico più rilevante presente in questa regione, è quello che al termine viene chiamato Riu Padrogiano nel territorio di Olbia. La sua genesi è anch’essa in relazione al baricentro idrografico regionale del Monte Limbara. Infatti da qui in direzione ESE, si dirama l’ importante sottosistema idrografico del Riu Taroni-Riu S. Simone; tributario a pochi chilometri dalla foce, del Riu Padrogiano. Verso il Padrogiano recapita anche la rete (Riu Lerno-Riu Castagna-Riu de su Piricone), proveniente dal Monte Nieddu (970 m), al confine con le regioni denominate Salti di Buddusò (a W) e Baronia (a S), nei territori fra Padru, San Teodoro e Budoni. 11 L’attuale attività geodinamica sul lato orientale del Tirreno è responsabile della sismicità residua e relativamente maggiore della Sardegna Nord-Orientale, rispetto al resto della Sardegna (cfr. Sismicità). Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 21 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 22 Fig.3 - Schema Idrografico della Gallura tratto da M. Dore, G. Ghiglieri & G. Tilocca, Prime considerazioni sul dissesto idrogeologico della Gallura (NE Sardegna, Italia). Congrès international Environnement et Identité en Méditerranée, Corte-Corsica 2002 ; p. 45-55 (2002) Il Riu Padrogiano termina con foce a delta nella Rada di Olbia nella quale si riversano periodicamente abbondanti torbide fluviali. Essa, anche per tale ragione e contrariamente a quanto si ritiene, non costituisce affatto un porto naturale sedimentologicamente stabile o geomorfologicamente in equilibrio. Semmai, possiede i connotati naturali di una incipiente laguna (pre-laguna) che necessita di periodici interventi umani in corrispondenza della “bocca”, per garantire, malgrado le tendenze all’insabbiamento, la funzionalità della navigazione (vedi Par. 9). All’interno della rada, da Ovest ad Est, si riversano inoltre il Riu S’Eligheddu, il Riu S. Nicola entrambi abbondantemente artificializzati nei tratti terminali sin dall’inizio del secolo scorso, il Riu Gialdinu (altrimenti noto nel centro urbano come Canale Zozò), il Riu di Cabbu Abbas, il Riu Padredduri-Riu Su Balidone, deviati e “sistemati” con rettificazioni in tempi più recenti per lasciar spazio a lotti della zona industriale ed, infine, alcuni compluvi minori con foce sempre nel settore a settentrione, in località Scalo delle Draghe e Pozzo Sacro. Ancora, sempre a Sud di Olbia, si dipartono, dal Monte Nieddu verso E, le reti dendritiche del Riu San Teodoro e del Riu di Budoni, anch’esse definite su profili ad alto gradiente, in contesti poco o per nulla permeabili, salvo che per fratturazione, e con deflussi terminali su piane costiere poco sviluppate, confluenti non a caso ancora una volta, su aree lagunari. Dalla configurazione descritta trae, dunque, origine la parte naturale dell’assetto che caratterizza gli ambienti connessi al demanio marittimo, in particolar modo quelli delle spiagge. Premesso lo strutturale stato di debolezza del budget sedimentario a disposizione delle celle sedimentarie marittime ad esse sottese, il naturale ripascimento viene garantito, oggi per lo più solo attraverso il meccanismo delle massime piene e delle conseguenti lacerazioni del cordone litoraneo, ove presente. Alla re-distribuzione dei sedimenti fini Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 (sabbie e limi) recapitati dal deflusso fluviale sul litorale, partecipano subordinatamente deflazione eolica o, ancor più di rado, le onde di tempesta. Nello specifico della rada di Olbia, la morfodinamica dei sedimenti è soggetta certamente all’influenza del flusso idrico fluviale (quindi delle portate idriche e solide), dei flussi generati dalle ampie escursioni di marea sigiziale (con 0,60 m sarebbero le più ampie in Sardegna, secondo Spano & Pinna,1956) e dalle correnti tangenziali che si creano, come conseguenza dei moti ondosi in funzione della geometria e della batimetria non naturale del paraggio. Gli apporti dei torrenti sulla rada in ogni caso generano ostruzioni strutturali. Come si vedrà nel seguito, oltre all’evidenza del Padrogiano, tanto la foce del S’Eligheddu, quanto quelle del Cabu Abbas e del Padredduri-Balidone erano morfologicamente definibili a delta, a riprova della prevalenza dell’effetto morfodnamico fluviale legato ai sedimenti trasportati, su quello marittimo. Nella sostanza complessivamente la Laguna di Olbia tende ad insabbiarsi e dunque questo aspetto acuisce la pericolosità stessa dei torrenti poiché generando ostruzioni, determina foci periodicamente non funzionali allo smaltimento delle portate di piena. Va tuttavia osservato che, di contro, la generazione di bassifondi sull’area portuale esercita un’ulteriore dissipazione del frangimento. Per cui gli effetti del sovralzo del livello del mare (combinazioni possibili di Marea astronomica, Dislivello barico, Sovralzo dovuto al vento-Wind setup, Sovralzo d’onda-Wave setup, Sovralzo di Tempesta-Storm surge, Risalita lungo la battigia-Run up etc) vengono assommati nello specifico paraggio a circa 1m (cfr. PSFF), misura che ha avuto riscontro durante l’evento del 18 Novembre 2013. 4.3.2 Approfondimento geomorfologico delle condizioni al contorno Una seconda spiegazione dell’assetto geomorfologico della Gallura costiera, in cui s’inserisce il caso di Olbia, è data dagli effetti delle variazioni glacio-eustatiche Pleistoceniche ed oloceniche. Infatti quando il sostrato roccioso intercetta il livello del mare, dà luogo ad una linea di costa a Rias. Le coste a Rias della Gallura documentano di testate di valli fluviali in gran parte incise secondo allineamenti strutturali, sovraescavatisi col ritiro del livello marino durante glaciazione wurmiana fino a massimo (Last Glacial Maximum = LGM ; circa 20ka) di -125m/135m dal l.m.m. attuale (Fig 2) . In generale si ammette che ai vari stadi di stazionamento del ritiro wurmiano (70.000 y b.p. - 19000 y b.p.), tramite gli apporti continentali (onlap costiero), si siano generati ambienti con prodotti sedimentari di genesi sia marina (Beach rocks) che continentale (alluvioni ed eolianiti) che, durante gli stadi di risalita olocenica del livello glacio-eustatico, hanno costituito gli stocks di volta in volta rielaborati dai cicli di erosione e deposizione, per svariate generazioni di sedimenti. Taluni di tali corpi sono pertanto posizionati in forma relitta sotto il livello del mare o possono affiorare sporadicamente o continuativamente (e con spessori significativi) a seconda dell’importanza della valle fluviale che li ha generati12. In questo modo tali processi, la cui ciclicità è oggi ammessa anche nell’Olocene, al termine della risalita olocenica del mare (3 Ka) hanno reso possibile all’interno di tali testate sommerse, l’impostazione di vari tratti ghiaiosi e sabbiosi (barre litoranee, progressivamente evolutesi) i quali, sarebbero progressivamente emersi in forma di cordoni sabbiosi determinando, quindi, l’edificazione delle spiagge ai margini interni delle insenature, in altri termini le Pocket beach, isolando lagune e conche stagnali retrostanti che progressivamente vengono colmate dalle foci dei corsi d’acqua. Si ricorda che già Spano & Pinna (1956), citando il Portolano della Sardegna dell’Ammiraglio Albini del 1842, sottolineavano per Olbia la scarsa profondità (“poco più di un metro e mezzo sotto il pelo d’acqua”) del “canale di accesso all’insenatura interna” (Pag. 54 op. cit.), segnalando implicitamente la presenza di una bocca di laguna con manifesta tendenza all’insabbiamento precoce ad opera della pro gradazione del delta del Padrogiano. LepPocket beach, quindi, costituiscono in larga misura, la risultante morfo-strutturale costiera della interazione fra: 12 Questa circostanza è alla base del fatto che nella Piana di Olbia, i corpi alluvionali siano limitati alla foce del Seligheddu o siano sommersi, mentre poco a Sud costituiscano una parte piuttosto rilevante della Piana del Riu Padrogiano, corso d’acqua le cui caratteristiche idrologiche e sedimentologiche autorizzano ad ammettere lo spostamento della foce verso Nord a causa del sovralluvionamento del tronco di Olevà a monte della Laguna delle Tartanelle (cfr. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 23 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] I) II) III) N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 fratturazione tettonica del sostrato litologico che ha guidato il deflusso idrico delle acque continentali e, conseguentemente, degli apporti sedimentari (attualmente cessati o meno), evoluzione eustatica e deposizionale pleistocenica, attuale configurazione dei moti ondosi e dei vettori derivati. Fig. 4- Stima dei Livelli Relativi del mare fra Pleistocene e Olocene, Oltre alla struttura a gradinata, la diffusione di valli sovraescavate e la creazione di pocket beach, l’effetto geomorfologico più caratteristico e noto sul paesaggio granitico continentale della Gallura è attualmente dato dalla larga diffusione di rilievi residuali (Inselberg e Tor; “Cataste di blocchi” della cartografia PUC) e dei prodotti secondari ad essi associati (Boulders e Corestones), con paesaggi rocciosi a Serre (profilo a denti di sega) o a Inselberg e Tor. Tutti questi elementi derivano da masse evolutesi in condizioni morfoclimatiche diverse da quelle odierne, sulle quali, si sono impostate, certamente in condizioni di clima periglaciale e sfruttando i giunti di fratturazione, altrettanto diffuse franosità da crollo che oggi si manifestano come fenomeni per lo più relitti o naturalmente stabilizzati (Pietre Ballerine Auct.)sui versanti più acclivi e/o elevati. I processi di denudamento di tale contesto sono, in sostanza geologicamente recenti e destinati a perdurare nel lungo tempo. Riassumendo la rete idrografica della Gallura, di cui quella di Olbia fa parte a pieno titolo, ha un comune denominatore nelle seguenti circostanze: 1. spartiacque principali (o della rete principale) molto definiti su livelli altimetrici in gran parte prossimi e talvolta superiori ai 1000m, contrassegnati anche da cornici rocciose verticali o comunque da differenziali morfologici aspri (ad es. M.te Limbara; M.te Nieddu, o rispetto al bacino di Olbia, il M.te Pinu), soprattutto se impostati su sostrato granitoide, Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 24 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 2. bacini idrografici poco permeabili o impermeabili per via primaria ma permeabili per fratturazione e per porosità secondaria da arenizzazione; 3. bacini idrografici condizionati sia sul piano clivo-altimetrico, che sul quello litologico (alterazioni degli ammassi in coltri di arenizzazione) dalla frammentazione tettonica; 4. bacini idrografici principali con gradienti clivometrici elevati e tendenza a configurazioni a gradinata, in condizioni di prevalente erosione nel bilancio geomorfologico, fin quasi alla linea di costa, 5. prolungati tratti a valli incassate anche nelle reti minori; 6. alvei con profilo di equilibrio instabile; 7. alvei soggetti per la gran parte a fenomeni di erosione e trasporto quasi fino al mare; eventualità questa, sia ben chiaro, non connessa ai deflussi ordinari ma che si esplica solo concomitantemente ad eventi intensi, ed è funzione dell’articolazione litologica, e del livello di alterazione del sostrato roccioso; 8. aree di transizione all’ambiente marittimo-litorale, che ereditano configurazioni disomogenee dal quadro evolutivo pleistocenico e olocenico, generalmente con limitati spazi a disposizione per i processi di deflusso, il cui bilancio morfo-sedimentologico genera sedimentazione e colmamento per sensibile caduta di pendenza ed energia cinetica (“capacità di trasporto”) solo in prossimità della costa (a scala locale, vi rientrano tutti i punti della rete idrografica contrassegnati, a seconda della portata, da riduzione repentina del gradienti clivometrici, da aumento della scabrezza e/o da incongruità degli interventi artificiali). 9. un settore litoraneo dominato da coste di sommersione a Rias, ovvero valli fluviali escavate nel Pleistocene superiore e progressivamente “affogate” dalla risalita eustatica olocenica, con modesti corpi alluvionali, interposti fra area montana e linea di costa, oppure limitati agli ambiti vallivi principali, ai tratti intramontani planari, attualmente per lo più reincisi, o come nel caso di Olbia, da corpi alluvionali attualmente ai limiti della linea di costa (S’Eligheddu); 10. molteplici aree stagnali costiere minute e più rare condizioni Lagunari, fra le quali la più rilevante è senza dubbio quella di Olbia, anche al netto delle sue profonde alterazioni di origine antropica; 11. Valli fluviali principali a più o meno esplicito controllo strutturale e alimentate da contributi solidi niente affatto modesti in rapporto all’ampiezza dei bacini stessi; A tale quadro si aggiunge che, stante l’assetto geolitologico, orografico e strutturale: sono innumerevoli le idrografie torrentizie, anche a bassa gerarchizzazione, che sfociano a mare contrassegnate da tempi di corrivazione che durante gli eventi intensi, si rivelano sistematicamente più bassi di quelli calcolabili con le tradizionali formulazioni; numerose idrografie sono associate a esposizioni orientali sia dei bacini che delle foci e dunque sono strettamente connesse con eventi pluviometrici intensi e con difficoltà di deflusso alla foce per ondazione contrapposta; la Piana costiera di Olbia13 sottendente la Laguna (esclusa quindi la valle del Padrogiano) detiene caratteri geomorfologici piuttosto singolari e tali da renderla interpretabile come un Glacis di erosione piuttosto che ad una Piana alluvionale in s.s.. 5. SINTESI GEOLOGICA E GEOMORFOLOGICA DELLA PIANA COSTIERA DI OLBIA Di seguito si definisce Piana di Olbia la depressione strutturale delimitata da lineamenti tettonici di genesi ercinica interessati da riattivazione nel Miocene superiore a seguito dell’avvio della tettonica che struttura il Mar Tirreno. Tale bacino strutturale non ospita tuttavia sedimenti terziari dal momento che il suo abbassamento è relativo ed a livelli superiori a quelli raggiunti dal mare Serravalliano-Tortoniano, bensì è interessata da presenza di solo basamento granitoide, secondo varie litofacies, eroso e sovraescavato nel 13 Intendendo con ciò la struttura compresa fra spartiacque e linea di costa. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 25 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 corso dell’ultima glaciazione del Pleistocene superiore. Attualmente, contrariamente alla limitrofa e più meridionale Piana del Padrogiano14, vera e propria piana alluvionale a valle di un relativamente ampio sistema pedemontano, non si rinvengono al suo interno corpi alluvionali terrazzati. Di recente (1999-2000), gli scavi del tunnel portuale, ai limiti dell’area sommersa e per alcuni metri in quote negative, hanno attraversato relativamente potenti corpi alluvionali di epoca storica che individuano e confermano la ciclicità climatica nell’Olocene. 5.1 QUADRO GEOLOGICO 5.1.1 Geolitologia del basamento cristallino L’area circostante la città di Olbia è pienamente caratterizzata da un sostrato geolitologico in rocce granitoidi più o meno fratturate ed alterate in superficie in funzione dei differenziali di chimismo, delle tessiture e dell’assetto tettonico e geomeccanico. Nel settore di monte a W e NW (Campo di Pino), prevalgono i corpi litoidi delle masse granitoidi, più o meno dissestate per crolli per lo più antichi, più o meno stabilizzati o con alterazioni più o meno profonde, con spessori variabili da 1-2 m nell’area pedemontana fino anche a 6-8 m lungo i versanti a quote intermedie (200-400m). Solo a N (M.Te Plebi-M.te Su Aspro) e al margine esterno NE (Sa Testa-Pittulongu-Suiles), stratigraficamente sottostanti le masse granitiche, ma da queste attraversate, si rilevano caratteristici corpi migmatitici, in prevalenza Diatessiti e Gneiss o prodotti di contatto lungo costa (Cala Saccaia-Isola della Bocca-Caprile -Bados-Sos Aranzos). Lungo i versanti rocciosi a granitoidi a forte pendenza (> 100%) delimitanti gli spartiacque dei corsi d’acqua che la interessano e quindi periferici anche per l’area extraurbana di Olbia (Monte Pino) si possono rilevare dunque aree con coperture detritiche a caratteristici blocchi sparsi, il cui stato di stabilità è sollecitato soprattutto in caso di piogge intense e il cui assetto lungo i compluvi e i canaloni più scoscesi, particolarmente in caso di presenza a monte di (relativamente) antiche Colate di Blocchi (Block Streams), può essere favorevole a fenomeni afferenti alla casistica delle Colate Detritiche (Debris Flow). Su di un piano generale le condizioni geolitologiche in affioramento dell’area del tessuto urbano e di quello extraurbano della Piana Costiera sono contrassegnate dalla presenza di un sostrato a granitoidi che può articolarsi in 4 litofacies, non sempre presenti in forma contigua ed organica come sintetizzato in Fig. 6, a cui si aggiungono i terreni di riporto delle colmate funzionali alle bonifiche di inizio sec. XX (cfr.A07). Nel complesso, ai fini dello studio si richiama fin da ora l’attenzione anche sui corpi detritici di risulta rinvenibili un po’ ovunque al di sotto delle aree edificate, per spessori che possono variare da 0,5-0,8m a 1,52,0m i quali possono giocare un ruolo né irrilevante né trascurabile nella dinamica sia delle esondazioni (condizionando morfologicamente traiettorie locali e dunque i tiranti idrici) che degli allagamenti finendo per cagionare aree favorevoli al più lento drenaggio sotterraneo. Di seguito se ne fornisce uno schema in sintesi secondo un’ideale sequenzialità a partire dalla condizione originaria sino a quella più evoluta: 1. Ammasso Roccioso in senso stretto, di solito in corrispondenza di rialzi morfologici, ovvero piccole alture isolate (relitti di Tor), contrassegnate da più sistemi di discontinuità persistenti e a spaziatura da larga a molto larga , talora diaclasate ma con manifesta condizione di solidità e competenza; 2. Ammasso roccioso con numerose famiglie di discontinuità e pervasive alterazioni delle superfici che ne indeboliscono le caratteristiche litotecniche fino al punto da generare stagionali scivolamenti di cunei che degenerano in accumuli di pietrame al piede del pendio; 3. Ammasso roccioso contornato da discontinue plaghe di arenizzazione ovvero volumi dello stesso ammasso che hanno subito processi più o meno spinti e più o meno pervasivi di alterazione chimico14 Come vedremo La Piana del Padrogiano interessa una struttura tettonica diversa, tanto che appena a Sud a S e SE del centro abitato, sul lato meridionale del Porto di Olbia, al di sopra del sostrato granitoide sono ben sviluppati con potenze di diversi metri (fino a 25 m; Vardabasso, 1955) depositi alluvionali conglomeratici olocenici terrazzati che, sul delta del Riu Padrogiano, lasciano il posto a ghiaie, sabbie, torbe e limi bituminosi. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 26 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 fisica e comunque tali da condizionare i caratteri litotecnici. Di norma, in questi casi, l’arenizzazione è poco profonda (1-2m) e assai discontinua ma in caso di saturazione e in condizioni attive di pendenza (fronti naturali o escavi con inclinazione >40°) sistematici fenomeni assimilabili a Soil slip o più di rado (in aree di monte) a colate di detrito di esiguo sviluppo; 4. Coltre di arenizzazione più o meno continua o granito arenizzato latu sensu, ovvero coperture eluviali di aree parzialmente erose dei pendii o dei bassi morfologici, spesse anche diversi metri sui fianchi delle colline (presenti nel settore in esame extraurbano; a spessore decrescente verso l’area urbana), sulle cui superfici esposte possono determinarsi fenomeni di ruscellamento, mentre sui tagli e sulle trincee in caso di saturazione si generano stagionalmente fluidificazioni superficiali. Fig. 5 - Stralcio da Carta geologica d’Italia in scala 1:100.000, F° 182 –Olbia Legenda qd: discariche portuali. Olocene qp: Depositi salamastri di lagune temporanee. Formazione deltizia Oloc. dt: Detrito di falda, conoidi di deiezione, suoli detritici, suoli colluviali. Olocene f: Alluvioni attuali e recenti talora terrazzate e parzialmente cementate. Olocene δf: Filoni di composizione da dacitica a basaltica; litotipi lamprofirici (spessartiti, camptoniti) con termini di transizione alla serie dacite-basalto. Carbonif. Sup.Permiano. Υ: Graniti grigio-rosati, biotitici, localmente passanti a granodioriti, in genere a grana eterogenea con prevalenza di componenti di dimensioni medio-grossolane, talora contenenti scie ricche di biotite ed inclusi di varia natura. Carbonif. Sup.- Permiano. Υi:graniti minuti a grana media, rosei o raramente grigi, a sola biotite o a due miche, spesso a tendenza aplitica, localmente un po’ porfirici, in masse a contorni per lo più sfumati ; Carbonif. Sup.- Permiano. g: Gneiss occhiadini, listati, zonati, a composizione granitica, granodioritica, e quarzo-dioritica, ad una o due miche; migmatiti prevalentemente arteritiche. Rari noduli cornubianitici per lo più a contatto con i Graniti di Gallura. Precambriano ? Corridoi principali di faglie Nella realtà tale ideale sequenza, dove gli ammassi di cui al punto 1 sono, in verità rari da riscontrare, non mostra soluzioni di continuità vere e proprie se non alla scala del singolo affioramento, secondo un dettaglio non cartografabile sinotticamente ma solo caso per caso. Tuttavia è altrettanto chiaro che sussista una correlazione fra forme e litologie. Ciò in quanto l’articolazione morfologico-altimetrica dei luoghi ricalca un assetto geolitologico che, a sua volta, è parzialmente derivante dall’evoluzione geomorfologica. Infatti le aree più distali (cioè quelle lontane dallo spartiacque) della Piana di Olbia, sono di per sé il risultato di una sovra escavazione Pleistocenica a discapito principalmente delle coltri arenizzate, che invece si conservano “a mezza costa” e la loro condizione di colmamento attuale è palesemente immatura (geologicamente è un fenomeno in atto che si evince anche dalle tendenze all’interrimento della laguna; ciò spiega l’estrema rarefazione di corpi alluvionali antichi in affioramento) e si limita al solo settore sepolto e sommerso ricadente a valle del contorno di foce del Riu Seligheddu (cfr. dove vere alluvioni ciottolose fluviali sono state riscontrate negli scavi del tunnel nell’area del porto e sono stati segnalati per la prima volta nel 2003 [76]. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 27 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 6 5 4 3 6 Alluvioni e fanghi di ambiente fluvio-lagunare (0,2-1,0m) 5 Detriti di versante 0.50-2,0m (variabile) 4 Complesso granitoide ercinico del tutto arenizzato (0.50-6,0m) (variabile) Olocene-Attuale Coltre eluviale [dal Pleistocene] 3 Complesso granitoide ercinico parzialmente arenizzato (0.50-2,0m) (variabile) 2 2 Complesso granitoide ercinico, a Monzograniti molto fratturati e fessurati (radicato) Complesso granitoide del Carbonifero-Permiano, a prevalenti Monzograniti porfirici in ammassi rocciosi. Con filoni accessori. Radicato in profondità. 1 1 Complesso granitoide ercinico, a Monzograniti porfirici integri o poco fessurati (radicato) Fig. 6 - Schema litostratigrafico generale 5.1.2 Geologia e Geomorfologia del processo di arenizzazione Ai fini dell’inquadramento geomorfologico della Piana di Olbia e della definizione dei suoi comportamenti idrogeologici appare piuttosto importante inquadrare il tema dell’arenizzazione e della conseguente formazione di detriti sulle superfici di deflusso del sostrato granitoide. Il processo di arenizzazione è responsabile della maturità del paesaggio appena retrostante il tessuto urbano di Olbia a cui, al contrario si contrappone, a dispetto delle quote relativamente pronunciate e comunque inferiori ai 700m s.l.m.), l’asprezza e l’immaturità del rilievo appena retrostante l’area pedemontana. In generale, come si vedrà meglio più avanti, le condizioni di arenizzazione che si documentano nel contesto degli ammassi granitoidi appaiono non disgiunte da quelle geomorfologiche, in quanto nelle culminazioni orografiche, di norma, la roccia è nuda, assume forme a Tor prive di coltri detritiche o al più con Boulders residuali, a testimonianza sia di una maggiore integrità litotecnica (fisico-mineralogica) che di un verosimilmente più spinto stato di denudamento da erosione. In tali casi la roccia si presenta con una maggiore integrità in generale con RQD buoni (80) e localmente eccellenti, dal momento che si rinvengono blocchi o prismi selezionati da spaziature maggiori e risparmiati in ragione delle migliori qualità geo-meccaniche e con n. di giunti per m3 (Jv) compreso fra 5 e 6. Tali prismi si selezionano, infatti, in funzione della strutturazione tettonica e, di conseguenza, delle caratteristiche geometriche dei sistemi di fratturazione e fessurazione sulle quali l’acqua agisce sia su scala macro che microscopica, secondo lo schema concettuale col quale s’illustrerà il fenomeno dell’arenizzazione delle litologie intrusive. Se nelle culminazioni del rilievo la roccia è nuda e talora priva di vegetazione, anche come conseguenza del diboscamento, delle condizioni di pendenza e della reiterazione degli incendi estivi, lungo i versanti permangano aree contrassegnate da coltri di arenizzazione del sostrato e possono aversi accumuli residuali di blocchi derivanti da ammassi diaclasati e persino antiche frane stabilizzate naturalmente o quiescenti (Monte Pino) o talvolta, altrove, in parte relitte. Queste ultime possono concentrarsi alla base di dette aree di Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 28 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 culminazione dove solitamente sono poco rilevabili in caso di presenza boschiva oppure si rinvengono disperse per rotolamento ai piedi dei versanti. Alle coltri di arenizzazione corrispondono in ogni caso le maggiori estensioni di manto boschivo o a macchia che peraltro determinano condizioni di Feed back che contribuiscono a stabilizzarle (es.: M.te Pinu). L’area d’indagine, per la gran parte dall’evidente carattere erosivo, appare interessata da spessori di arenizzazione metrici e plurimetrici. Il più delle volte le fasce di arenizzazione hanno potenze molto irregolari, potendo risultare di qualche decimetro e spingersi fino a 10m e oltre in alcuni settori al passaggio con la collina. Di solito ciò nel settore di Olbia è rilevabile sulle parti più basse dei versanti (San Vittore), dove le stesse possono essere ricoperte anche da esigui conoidi o dove in genere può apprezzarsi l’approfondimento del regolite. La disponibilità di acqua e di acidi organici all’interno di questo inducono per attacco chimico lo sgretolamento granulare. Fig.7- Litofacies granitoide n.2. (della Fig. 6).Trincea 250m a SE svincolo per Nuovo Ospedale. Bacino del Riu deTannaule A Ad ogni modo, poiché le coltri arenizzate si generano a partire dalla superficie esposta, si trovano sempre in posizione stratimetrica superiore rispetto ai loro corrispettivi ammassi rocciosi e mai al di sotto di volumi di roccia. Questi ultimi possono al più costituirne dei nuclei più interni o collocati più in basso (Fig. 6) A meno di nette e particolari discontinuità tettoniche, appare difficile riscontrare reali soluzioni di continuità laterali o verticali15 nelle varie casistiche della degradazione (Fratturazione-Alterazione-Regolite), essendo il passaggio spaziale fra i vari fenomeni costituito da vaste aree a Corestones (masse in blocchi apparentemente più integri e distinguibili secondo geometrie prismatiche più o meno arrotondate ai vertici, che risultano contornate da sacche di arenizzazione in modo da generare una tessitura pseudoclastica), il cui risultato terminale, posteriore all’allontanamento dei sabbioni, è la formazione di innumerevoli Tor e l’accumulo residuale di Boulders (in gergo “Pietre Ballerine”). Queste ultime forme, rappresentano l’eredità ultima di un’evoluzione che ha comportato una strutturale condizione di blando dissesto geomorfologico naturale consistente nella diffusione di relitti morfologici di versante stabilizzati o meno, i quali costituiscono di solito gli elementi di maggior pregio del paesaggio geologico della Gallura sia interna che costiera. 15 Ragione per cui non esiste oggi una sola carta geologica ufficiale che distingua sistematicamente le tipologie delle alterazioni delle litofacies. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 29 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Detto fenomeno ha in definitiva nell’assetto strutturale della roccia le sue cause predisponenti per cui considerando anche il degrado termico superficiale16, deve considerarsi sia fisico che e chimico-mineralogico e diviene progressivamente più pervasivo con l’infiltrazione dell’acqua, la quale concorre ad amplificare i processi di alterazione dei termini litologici (Idrolisi; Ossido/Riduzione). Per tale ragione le coltri di arenizzazione danno luogo ad acquiferi permeabili per porosità secondaria, con circolazioni e portate solo di rado apprezzabilmente significative. SE NW Intersezione Idrografia Fig. 8 - Profilo litologico schematico del sostrato granitoide nella Piana di Olbia. La legenda è la stessa della Fig.6 Lo schema seguente dà conto del fenomeno di arenizzazione ed è illustrato soprattutto con l’intento di porre in evidenza la varietà della casistica da cui traggono e possono trarre origine i volumi solidi degli alvei ed i suoi legami con la più controversa questione della pericolosità idrogeologica naturale del territorio gallurese. Di seguito si illustrano in termini schematici le varie fasi che compongono il processo di degrado fisicochimico di un ammasso roccioso granitoide primigenio per sfruttamento del sistema dei giunti da parte dei processi atmosferici, noto come arenizzazione: I) Fasi predisponenti di Tettonizzazione che sovrimpongono alle discontinuità associate alla sequenza di raffreddamento dei corpi magmatici, ulteriori sistemi di discontinuità strutturali variamente ma non casualmente orientati in funzione delle cinematiche; II) L’ammasso roccioso subisce una deformazione rigida con rottura in segmenti e prismi secondo più ordini di giunti, con caratteri geometrici, di pervasività e spaziatura disomogenei ma, di norma definiti da una rete di discontinuità il cui inviluppo è sede preferenziale di inneschi dei comportamenti di cui ai successivi punti; III) Sviluppo di progressiva permeabilità per fessurazione; IV) Penetrazione di acque. Contatto con acque d’infiltrazione superficiale, a partire dai livelli meno profondi; V) Degrado ed alterazioni superficiali sulla componente dei minerali silicati per idrolisi e ossidazione; VI) Incremento della infiltrazione e della circolazione d’acqua; VII) Ulteriore approfondimento di fenomeni di alterazione per idrolisi, a partire dai costituenti basici silicatici e da quelli feldspatici (2NaAlSi3O8), più rapidi se in ambiente morfoclimatico caldo-umido; 16 Nell’azione di sgretolamento dell’ammasso roccioso l’attacco chimico è sollecitato dalla disponibilità idrica e dalla presenza di acidi organici mentre alla parte fisica del processo non dovrebbe essere considerato estraneo il ruolo del congelamento in un contesto cronologico periglaciale (quanto meno nel Pleistocene superiore). Il modello schematizzato nelle pagine seguenti è, in ogni caso, fortemente influenzato dall’assetto strutturale a meso e micro-scala. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 30 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] VIII) IX) X) XI) XII) XIII) XIV) N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Prosecuzione dell’alterazione e innesco di un più generale e pervasivo fenomeno di Arenizzazione dalla superficie esterna verso l’interno (Fig. 9), con contemporanei fenomeni di ferrettizzazione per ossidazione del Fe2+ della biotite in Fe3+ e formazione di goethite; Estensione ed approfondimento dell’arenizzazione con efficacia diversa a seconda delle geometrie, della persistenza dei piani di taglio, dei tipi petrografici interessati, degli afflussi pluviometrici, della temperatura e delle sue variazioni; Formazione di Corestones nel regolite (Figg. 9,11,12), a partire dai prismi fratturati in più ordini di giunti; si tratta di litofacies ad alterazione evoluta non completa o ad uno stadio intermedio che dà luogo ad un ammasso suddiviso in affioramento in prismi di dimensioni varie a sezione da romboidale a quadrangolare, con vertici arrotondati secondo una geometria a graticcio, con elementi più o meno integri separati o contornati da superfici arenizzate; Progressiva rimozione/erosione (o distacco) del sabbione di arenizzazione contornante i blocchi integri ed accumulo successivo di massi, blocchi o clasti di materiale roccioso sui bordi (Formazione di Boulders; “Pietre Ballerine” Auct.); Asportazione totale del contorno arenizzato e totale esumazione delle parti integre; Generazione di Rilievi residuali con tipiche morfologie (Tor in primo luogo; Inselberg subordinatamente; es: Pedres presso Olbia); Eventuale rimodellamento dei rilievi residuali, con formazione al loro piede di accumuli di frana per crollo di blocchi ciclopici; tali frane si stabilizzano in funzione delle dimensioni dei massi, dell’acclività originaria del versante e della colonizzazione vegetale, ma porzioni di essa possono dare luogo per tempi di ritorno centenari a distacchi limitati in funzione del progressivo degrado fisico. L Fig. 9 - Litofacies arenizzata di tipo 4 con nucleo meno alterato tipo 3. Trincea Circonvallazione.a Sud Est di viadotto Pasana 2 Resta il fatto che il prodotto finale dell’alterazione e dell’arenizzazione, più simile ad un’arenaria grossolana semicoerente che alla roccia cristallina originaria, dà luogo ad un mantello superficiale qua e là ferrettizzato, potente da pochi decimetri fino anche a 5-10m che, per quanto detto, può fungere da acquifero di modesta capacità ed ospitare una falda libera con portate, comunque, sempre molto limitate (tendenti ad abbassarsi o a cessare nel periodo estivo), in ogni caso sostenute dal sistema di fratturazione della massa granitica sottostante o circostante. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 31 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 32 Fig. 10 - Litofacies arenizzate n.3 e 4 passanti verso monte a litofacies 2 erose in superficie a seguito della demolizione della protezione in cemento della sponda Dx. Riu Seligheddu a valle ponte di via V. Veneto (immagine del 22/11/2013; attualmente la sponda Dx risulta sistemata con un intervento di manutenzione straordinaria).. Riassumendo, i connotati geologici e geomorfologici più importanti ai fini della discussione sulla pericolosità idrogeologica naturale del territorio di Olbia non sono dissimili da quelli di altre aree costiere della Sardegna orientale. Essi sono i seguenti: 1. Basamento geolitologico poco permeabile; 2. Presenza di una fisiografia a gradinata che rende ricorrenti fino al settore circostante lo spazio urbano alti gradienti clivo metrici (circa 100 m s.l.m.); 3. Immaturità e persistente condizione “erosiva” del rilievo; 4. Scarso sviluppo della pianura costiera; 5. Bacino ed asse vallivo della piana impostato, lungo direttrici tettoniche 6. Presenza di un diffuso stato di alterazione delle matrici rocciose granitoidl in particolare di quelle granodioritiche e monzogranitiche che si spinge fino all’arenizzazione in senso stretto, talora profonda, talora meno che rende suscettibile all’erosione il sostrato granitoide; 7. Diffusione di coperture detritiche, regolite e, in taluni settori collinari e montuosi, di frane di crollo antiche che unitamente alle arenizzazioni, assicurano disponibilità di carichi solidi ai deflussi idrici; 8. Elevata energia del rilievo del settore collinare e di quello montuoso retrostante la piana costiera e in comunicazione idrografica con l’area urbana . Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 33 Fig. 11 -Tipica sequenza di alterazione dei graniti [73] Fig.12 - Rappresentazione schematica del processo di arenizzazione di un ammasso granitico [74] Tali condizioni, se sottovalutate, come sovente in passato, conducono ad una sostanziale replica degli equivoci che per lungo tempo hanno fatto ritenere tutta la Gallura un’area piuttosto immune da dissesti idrogeologici, da fenomeni erosivi e dalla possibilità concreta di generare trasporto solido con le reti idrografiche. Tale equivoco è stato ripetutamente contraddetto dai fatti negli ultimi 15-20 anni. L’assetto descritto rende particolarmente vulnerabile la Bassa Gallura e, in generale, tutti suoi settori con differenziali clivo metrici, alle criticità idrogeologiche ed al pericolo idraulico. Ciò anche perché le originarie aree di Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 espansione naturale sono state sopraffatte dall’urbanizzazione o bonificate per ragioni igienico sanitarie (Fig. 20). Se si considera, in più, l’esposizione dei bacini alle perturbazioni metereologiche da Sud, si comprende anche la ricorrenza cronologica dei fenomeni alluvionali associati a piovosità intensa. Fra questi, negli ultimi 60 anni, debbono rammentarsi in particolare quelli del 1951;1964; 1979; 1989; 1998; 2004; 2005; 2008; 2009; 2010, 2011, 2013. W Abba Fritta NE ≈400m 2m Fig.13 - Schizzo litostratigrafico interpretativo e legenda della Cassa SN2 (Bacino Riu de S’Abba Fritta) secondo la sezione sub parallela a via Nervi e trasversale al Riu de S’Abba Fritta 5.1.3 I sedimenti alluvionali e palustri Come anticipato, i depositi detritico-alluvionali, nella Piana di Olbia sono localizzati solo in corrispondenza della parte più prossima alla costa, nell’area del’insenatura meridionale (scavi Tunnel e Bonifica Pedru Calvu del 190)”, in quella industriale poco a N del Porto Industriale (dove assumono spessori massimi di circa 10 m, raccordandosi a monte con falde detritiche “pedemontani”), coincidente col tratto terminale della piana costiera su cui scorrono sistemi torrentizi (Riu Padredduri, Riu Cabu Abbas). In particolare, come visto, sono state riscontrate sul margine costiero ma a quote negative, nel corso degli scavi del Tunnel portuale, vale a dire sulla sponda Sx del sistema idrografico correlabile col Riu S’Eligheddu. Queste ultime alluvioni potenti 34 m al massimo ricoprono reperti archeologici del V sec. D.C. e quindi sono riferibili all’Olocene più recente ma ne documentano una fase climatica connessa con la ciclicità glacio-eustatica. Ancora più a N, termini simili ma più recenti possono rinvenirsi sporadicamente e ipotizzarsi per spessori alquanto più modesti nell’area della vecchia Salina di Pittulongu, nella Laguna di Bados ed all’interno delle conche stagnali retrodunali attive o relitte, dove a stento superano 1 m. Queste ultime strutture sono delimitate dai cordoni di sbarramento sabbiosi e/o ghiaiosi edificatisi coi livelli più recenti del mare. Potenze più importanti si riscontrano in tutta la Piana del Padrogiano, struttura geologicamente separata da quella di Olbia in S.S.. Gli alvei attuali e le aree ospitanti depressioni morfologiche (oggi in parte bonificate con colmate ed urbanizzate) sono caratterizzate da ulteriori coperture a limi siltosi e sabbiosi i primi e a limi, argille in lenti e argille organiche in superficie, le seconde. Attualmente tali sedimenti sono reperibili nell’area a Nord di Isticcadeddu allo spartiacque fra S’Eligheddu e Gadduresu, nell’area del S’elligheddu più o meno circostante Zona Baratta a monte della Ferrovia, nella paludi terminali (Tilibas, Tannaule) e, in superficie, in tutte le residue conche di espansione e laminazione naturale “pensili” (Tanca Ludos nel Bacino del S’Eligheddu; Abbafritta nel Bacino del San Nicola) di ciascun bacino e sub bacino, ivi comprese quindi le aree che saranno sede di casse di laminazione. Va tuttavia sottolineato che gli spessori maggiori di questi sedimenti da considerarsi recenti ed attuali, si riscontrano nei settori più prossimi alla costa. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 34 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 5.1.4 I sedimenti attuali degli alvei e dei canali In generale tutti i sedimenti in alveo o deposti di recente sulle sponde come effetto del ritiro dei livelli idrici e del rallentamento della corrente negli eventi di piena, provengono dall’erosione a monte di tratti più pendenti e dalla stessa erosione spondale che di norma precede in sequenza temporale e spaziale la sedimentazione. In diversi tratti si osserva peraltro la contiguità fra i due fenomeni che spesso hanno offerto dei veri traccianti per la ricostruzione dell’evento idrologico su tutti i tratti a monte del centro urbano. Si tratta presso che esclusivamente di sedimenti ghiaiosi e sabbiosi con frazioni secondarie di limo e/o argilla. Nelle aree di monte (>500m-600m) e di maggiore acclività possono rinvenirsi in fondo ai canaloni o sospesi sui versanti a questi più prossimi anche sedimenti conglomeratici grossolani sciolti e talora concentrazioni di blocchi che suggeriscono saltuarie possibilità di fenomeni ai limiti delle colate rapide, durante gli eventi a maggiore intensità temporale. Da notare che le bonifiche di inizio ‘900 vengono messe in atto anche aggredendo e scavando migliaia di mc di tali sedimenti sabbiosi e limosi, in particolar modo alla foce del S’Eligheddu/Rivo Gallurese, il cui piccolo ma caratteristico segmento aggettante dell’epoca, riscontrante un delta su specchi acqueo lagunare, viene totalmente distrutto per generare l’attuale falso estuario in progressivo colmamento. 5.1.5 I sedimenti di spiaggia Le spiagge attuali sono prevalentemente sabbiose lungo le falcate e ghiaiose o ciottolose presso i promontori. Sebbene siano il risultato di processi selettivi a carico anche di sedimenti relitti, ovvero formazioni sedimentarie fossili eredi di livelli eustatici precedenti, riesumate, rierose e risedimentate, la composizione mineralogica dei sedimenti costituenti gli arenili è, in generale, influenzata dal sottostante sostrato cristallino. Le spiagge di fondo baia (Pocket Beachs) più estese contengono di norma sedimenti sabbiosi più classati (unimodali o al massimo bimodali) sotto il profilo granulometrico e più selezionati sul piano composizionale. Quelle a Nord di Olbia sono confinate in celle sedimentarie ben delineate per assetto geomorfologico ma anche piuttosto povere in spessore di volumi sabbiosi e con bassifondi rocciosi ripetutamente in affioramento. I sedimenti che le riempiono derivano per la gran parte da processi erosivi e selettivi di materiali depostisi in precedenza (Paleo-dune), durante stazionamenti eustatici antichi e, subordinatamente, da apporti più recenti. Per questo é tipica in esse la presenza di muscovite, minerale fillosilicatico stabile derivante dal sostrato gneissico-migmatitico. Le spiagge meridionali, ovvero quelle ricadenti a Sud della congiungente Olbia - Sa Testa (Punta Aspra e Punta di Filiu)-Capo Ceraso hanno caratteri assai meno regolari e risultano nettamente influenzate dagli apporti fluviali storici ed attuali del Riu Padrogiano che risentono visibilmente del sostrato granitoide del bacino. Di ciò attestano i loro connotati tessiturali (sabbie grossolane poco evolute, persino alla foce), composizionali (abbondanza di litoclasti e feldspato) e cromatici (da giallo-ocra a bruno-rossastro), tutti piuttosto diversi dalle spiagge settentrionali (sabbie anche molto fini, con quarzo prevalente, da grigie e bianche), fatte salve le spiagge del settore Nord della bocca lagunare (generate dagli accumuli artificiali dei primi escavi eseguiti per la realizzazione della Canaletta di accesso al Porto). Esse infatti rispondono ad altro tipo di azioni2 e sottolineano quanto l’assetto geomorfologico sia dipendente dai risultati delle interazioni sedimentologiche ed idrauliche dell’ambiente fluviale e di quello marittimo. In genere tutti tali arenili sono interessati da deposizioni sabbioso-ghiaiose di tipo fluviale che si mescolano a quelli “fossili” eredi di livelli eustatici precedenti in ragione della loro distanza dalla foce del Padrogiano. Le litologie descritte non interferiscono con gli interventi in progetto, dal momento che le foci attuali dei canali non sono più occupate da sedimenti sabbiosi di spiaggia marina (quelle del Riu San Nicola e del Riu S’Eligheddu/Rivo Gallurese lo erano ancora prima delle bonifiche, ai primi del 1900). 2 Spano & Pinna (1956) segnalano lo stato di sofferenza strutturale di tali spiagge in conseguenza delle opere e degli interventi alla foce del Fiume finalizzati alla funzionalità portuale. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 35 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 5.1.6 Le colmate artificiali L’area emersa subito ad W del Porto Romano di Olbia nell’inviluppo dei bacini del Riu San Nicola e del Canale Zozò e quella relativa al tratto terminale del Riu S’Eligheddu (all’epoca riscontrabile come Rivo Gallurese), essendo state sedi, nei primi anni del XX secolo, di massicci interventi di regimazione e di bonifica idraulica igienico-sanitaria mediante escavazioni, rettificazioni, canalizzazioni, colmate e riempimenti (cfr. A07), si contraddistinguono per la presenza di ingenti volumi derivanti da movimentazioni artificiali. Di tali volumi si dà conto nell’apposita Tavola 11 della cartografia elaborata ai fini dello Studio. Le aree dove in tempi più recenti si sono compiute artificializzazioni, mediante riempimenti e colmate con materiali di risulta ed annessi rimodellamenti e spianamenti, risultano essere quelle della parte settentrionale della Laguna di Olbia compresa fra Punta Taulas e Cala Cocciani (Molo Cocciani) e quelle fra Poltu Quatu e Sa Marinedda (Nuovo Porto Turistico) a Sud. In termini idrogeologici, devono farsi rientrare fra le artificializzazioni più significative, lo spostamento ad Est della foce a delta del Riu Padredduri, con la rettificazione del suo corso terminale e la cementificazione dell’alveo e lo spostamento sempre ad est del tratto terminale del Riu Cabu Abbas, un tempo recapitante sulla palude di Tilibas. 5.1.7 Riepilogo sintetico litostratigrafia In sintesi, dal basso verso l’alto gli assetti lito-stratigrafici salienti della regione di Olbia possono così riassumersi: UNITA’ LITOSTRATIGRAFICHE DENOMINAZIONE C.G.I. Metamorfiti gneissiche Complesso migmatitico ercinico Monzograniti fratturati e Complesso plutonico Cortei filoniani Masse granitiche alterate Complesso Plutonico Calcari e dolomie ETA’ Precambriano incerto Paleozoico, Carbonifero sup.Permiano Fenomeni quaternari (su litologie del Carbonifero sup.-Permiano);Quaternario Successione della Sardegna Mesozoico, Giurassico orientale DESCRIZIONE Migmatiti leucocratiche, gneiss; Anfiboliti Monzograniti inequigranulari LITOTECNICA Rocce coerenti litoidi Alterazioni quaternarie di genesi chimica e fisica sulle litologie granitoidi Banchi di calcari e calcari dolomitici stratificati di colore grigio chiaro Rocce pseudocoerenti, talvolta incoerenti Rocce coerenti litoidi Rocce coerenti litoidi Mantello alluvionale e/o detriti di versante Mantello eluviale, Depositi Quaternari residuali Pleistocene e, Olocene Conglomerati, Ghiaie , limi, argille dei depositi alluvionali. Coltri arenizzate Terre incoerenti o poco coerenti Depositi quaternari Ghiaie, sabbie, limi e argille sabbiose dei depositi alluvionali e litorali N.C. Olocene Depositi ghiaiosi e sabbiosi di ambiente deltizio Terre incoerenti Attuale Vari Terre poco coerenti Suoli e depositi attuali Tab.5 : Litostratigrafia (da Carta geologica della Sardegna in scala 1:200.000. Le unità sottolineate sono quelle interessate dall’insieme degli interventi Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 36 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 37 S5 P4 S4 S2 S3 P3 S1 P2 P1 P5 P6 P8 P7 Sezioni di progetto Prova Penetrometrica S* Sondaggio geognostico P* Fig.14- Localizzazione sondaggi geognostici eseguiti sul Riu Gadduresu (progetto di sistemazione idraulica del Riu Gadduresu, 2003) 5.2 QUADRO GEOMORFOLOGICO DI OLBIA 5.2.1 Oro-idrografia della Piana di Olbia La Piana di Olbia costituisce una struttura di Pediment dal punto di vista geomorfologico. Si tratta cioè di un Glacis non tanto di accumulo, quanto di erosione, o dove quanto meno è prevalsa la tendenza erosiva. Come detto infatti al suo interno non si rinvengono particolari accumuli alluvionali e le principali tracce di terrazzamento sono modellate sul sostrato arenizzato del basamento magmatico, a quote relativamente superiori a quelle dei torrenti che mostrano incisione fino alle porte dell’area urbanizzata in continuità, oltre la quale tendono ad appiattirsi in aree di espansione idrica, oggi per lo più obliterate dalle stesse edificazioni. Tale modellamento non può che correlarsi all’evoluzione morfodinamica conseguente il massimo ritiro glaciale (LGM Last Glacial Maximum) a -135m dal l.m.m. attuale circa 20ky, secondo quanto detto al par. 4.3.2. Dal punto di vista altimetrico il territorio di Olbia è prevalentemente ripartito in settori di bassa collina e pianeggianti con una modesta quota di rilievi superiori ai 500m. Esso è ripartito in due aree principali contrapposte in base ad elementi tettonici orientati NE-SW: la più settentrionale e più vasta, ospita i rilievi più elevati e acclivi con rare e assai strette interposizioni di valli piane di origine tettonica entro cui scorrono aste torrentizie (ad es. Valle tettonica del San Giovanni); quella meridionale, sostanzialmente una piana costiera erosa, denudata e articolata a partire da un inviluppo di modeste conoidi, vergenti da NW e da SW verso la Laguna di Olbia che si fondono fra loro solo ad Est della dorsale rocciosa, culminante con Monte Telti (274m), anch’essa in relazione con le strutture tettoniche NE-SW testé accennate. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra PI: 01819860907 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 S Suolo vegetale e riporti attuali 38 EA Coltre eluviale mista a colluvi da poco coerente a sciolta (Pleistocene) γArghiaie Monzogranito (Carb. Sup.-con Permiano) arenizzato e sabbie limose lenti dialterato argilla e(Olocene) dal Pleistocene γ Monzogranito inalterato fessurato e fratturato (Carb. Sup.- Permiano) nel corso lapideo del Pleistocene e dell’Olocene (Carb. Sup.- Permiano) Fig. 15– Profilo geognostico del Gadduresu da via Umbria a monte sezione via Vittorio Veneto (stralcio da Relazione Geologica del Progetto n.1 in Tab 3) SW NE Gadduresu Zozò-Gialdinu Minore San Nicola → Fig. 16 - Schizzo geolitologico trasversale (orientativamente fra Via Archimede a SW e nuovo quartiere a monte di via S. Petta a NE. In verde, terreni eluviali prevalentemente ghiaiosi e sabbiosi (con limo e argilla diffusi) formatisi per alterazione del granito a partire dalla superficie. In marrone, sedimenti di origine palustre, più di rado alluvionali, in parte rimaneggiati; mescolati a materiali di risulta sul Gadduresu; in viola, sostrato roccioso a granitoidi fratturati e poco alterati. Stessa legenda di Fig.13. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 La parte più orientale della Piana di Olbia è la sede degli interventi di progetto. Come visto tale struttura geomorfologica consiste prima di tutto in una depressione strutturale non colmata né nell’ambito della ridefinizione interna all’Horst della Gallura durante la cinematica tardo terziaria del Blocco Sardo-Corso nel Mediterraneo, verosimilmente connessa all’impostazione del Tirreno occidentale, né a seguito dell’onlap costiero posteriore alla risalita eustatica olocenica. Essa è il risultato dell’interferenza fra lineazioni tettoniche principali N60° impostate sul cosiddetto Corridoio di Monti e loro coniugate NNW-SSE responsabili peraltro della struttura morfologica a gradinate tipica del Limbara e degli altopiani circostanti (Lu Tosu, Altopiano di Telti, Muddizza Piana). Gli altopiani (300-400 m) circostanti la Piana si raccordano ad essa con pendenze molto elevate (25%) a partire da quote prossime ai 100 m, fino al livello del mare. Lungo i pendii il rilievo appare dal punto di vista pedologico-sedimentologico e geomorfologico notevolmente denudato, con sola presenza di regolite e accumuli di versante roccioso testimonianti di fenomeni gravitativi impostati quanto meno nel Pleistocene superiore. Il paesaggio è quindi contrassegnato dalla presenza di forme residuali dell’alterazione dei graniti tettonizzati (Tafoni, Boulders, Tor, Inselberg, Pietre Ballerine). All’estremità orientale della piana costiera si è ridefinita, con l’ultima risalita eustatica postglaciale, una costa di sommersione a Rias. Dell’origine e della funzione idrografica di tali tratti morfologici, nonché della loro rilevanza in ambito regionale testimonia ancora il sistema fluviale del Padrogiano, uno dei più importanti dell’isola ma terminante in una morfostruttura esterna alla Piana di Olbia, contrassegnata da un vasto e potente delta tardo olocenico ancora in evoluzione come la piana alluvionale sottesa alla foce. Al contrario di questa, la depressione di Olbia che come detto non è mai stata riempita da sedimenti terziari, appare piuttosto deficitaria anche nell’ambito delle coperture pleistocenico-oloceniche. Si è detto infatti che almeno in affioramento i sedimenti alluvionali in senso stretto (più precisamente banchi ciottolosi con ghiaie, sabbie e limi) si collocano sul bordo del perimetro costiero in prossimità del porto in ambito prevalentemente sommerso (“scavi tunnel”; 1999/2000)17; affiorano invece ma restano comunque limitati nello sviluppo spaziale nell’area industriale (si veda anche il Documento V in Ricerca documentale e altre fonti tecniche). Tale circostanza, dal punto di vista geomorfologico, individua una condizione complessiva e perdurante di esposizione all’erosione che, si manifesta in una generale assenza di significative coperture e in una condizione di sovraescavazione dello stesso mantello eluviale rappresentato dalle coltri arenizzate del granito, almeno fino ai livelli marini attuali. Il quadro è coerente con l’ipotesi che l’intera idrografia della Piana sia il relitto di una più ampia paleo-idrografia la cui asta principale, spingendosi ben oltre l’attuale delta, fosse alimentata nel tratto attualmente sommerso dalle paleo-terminazioni di tutta quella serie di Rii minori che al presente attraversano l’abitato di Olbia, ovvero il Riu S’Eligheddu, il Riu San Nicola, Riu Gadduresu, il Cabu Abbas e il Padredduri e di altri ancora, nel settore fra Pittulongu e Golfo Aranci (del significato geomorfologico ed idraulico in passato di tale idrografia “minore” anche in epoca storica, possono tuttavia essere chiamati a testimoniare i sedimenti alluvionali, alternati a palustri e marini, recentemente messi in luce con gli scavi del Tunnel presso l’area portuale per un totale di 6-8m, per lo più al di sotto del livello del mare). 17 Di tali litologie, purtroppo, non si conoscono descrizioni compiute né analisi o approfondimenti del loro significato litostratigrafico e sequenziale. Se ne fa cenno, tuttavia, in [76] della bibliografia citata. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 39 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 40 Fig.17 - Schema della rete idrografica (naturale ed artificializzata) defluente sulla piana di Olbia e convergente entro la Rada. In Celeste: Idrografia del Riu Padrogiano; in Blu e Verde: le restanti minori. In Rosso ed Arancio: tracce dei principali segmenti di spartiacque fra tali reti; in Giallo: principali tratti tombati ricostruibili; in Rosa: fosso di guardia a monte dell’area industriale. Per quanto attiene al sostrato, appaiono diradate anche le sue coperture eluviali anche nell’area assiale della piana, la meno elevata e con potenze della coltre arenizzata discontinue e limitate, in media a 2-4m, talora meno, mentre verso monte, nel tratto pedemontano gli spessori del mantello eluviale aumentano significativamente almeno fino ai livelli d’erosione guidati dall’acclività. Benché non possa dirsi sussistere un legame fisso fra quote e stato dell’arenizzazione del sostrato granitoide, è piuttosto evidente che in tutta la Piana di Olbia, nel tratto altimetrico fra i 25m s.l.m. e i 50m, dove non mancano gli ammassi e le alture rocciose di cui ai punti 1, 2 dello schema di Fig. 6), lo stato di alterazione del granito si configura più spesso come quello tipicizzato al punto n.3 e in subordine al n.4 di Fig. 4. Le stesse trincee sulla Circonvallazione attestano di una importante presenza di rocce molto fratturate afferenti alla litofacies n.3. La litofacies n.4 è più presente nei settori di basso topografico (quote 10-25m), in condizioni di più bassa acclività e al di sotto del piano di campagna nelle aree più depresse dell’area urbana, come avvalorato da scavi e da qualche sondaggio puntuale (cfr. Tab.3). Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 41 Fig. 18 - Schematizzazione morfostrutturale della Piana di Olbia (Pediment o Glacis di erosione). In rosso direttrici delle strutture tettoniche. In nero i limiti orografici coincidenti o ad esse ortogonali e correlate (coniugate) Resta il fatto che sia il S’Eligheddu che il San Nicola nel tratto urbano scorrono entro valli piuttosto ampie con forme decisamente residue di terrazzamento al contorno, soprattutto sul S’Eligheddu (Tanca S’Accutadorza), ritagliate sul sostrato alterato e non su alluvioni. Gli alvei in origine, cioè al netto della rispettive canalizzazioni (che parrebbero averli approfonditi, non solo nei tratti più distanti dalle foci), sono relativamente poco incisi e con tendenze alla sinuosità. Non sono affatto incisi inoltre, i rami a minima gerarchizzazione (Zozò/Gialdinu; Tannaule) che, in base all’interpretazione assunta, non possono essere altro che corpi idrici connessi esclusivamente con il livello del mare attuale cioè senza una storia precedente. Sotto questo aspetto anche il tratto urbano del Gadduresu parrebbe avere una struttura recente e non è affatto da escludersi una paleo idrografia con confluenza nel S’Eligheddu ben più a monte di quella odierna. 5.2.2 La Piana Costiera e la Ria di Olbia La Ria di Olbia è disposta sul prolungamento assiale della Piana di Olbia, ovvero del Pediment (Glacis di erosione) che ne costituisce la sua principale struttura geomorfologica. Come accennato precedentemente, la parte più interna della Ria deve considerarsi di fatto, una Laguna compromessa dallo stato di artificializzazione che a partire dal XIX secolo si è imposto sull’evoluzione naturale. Essa si è definita all’estremità orientale della piana costiera, con l’ultima risalita eustatica post-glaciale, come parte di una costa di sommersione a Rias ed è contrassegnata da numerose aree umide palustri (Fig. 20) sottese ai modesti bacini idrografici a regime torrentizio e da questi alimentate. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Alcune di tali aree sono state oggetto in passato di bonifiche a scopi igienico-sanitari, sia in aree di transizione (Salinedda San Simplicio) che più all’interno (Colcò). Fino ai primi del ‘900 infatti sopravvissero i laghi naturali di Colcò e di Casteddu, ubicati in depressioni endoreiche di origine tettonica. alimentati dalla falda subalvea del Riu Padrogiano. Tuttavia tutto l’abitato originario di Olbia (Terranova) era contrassegnato da depressioni morfologiche ospitanti paludi o stagni. Gran parte di queste sono state oggetto progressivamente di colmate, inalveamenti e regimazioni. Alcune tuttavia sono state deliberatamente urbanizzate senza le necessarie contromisure idrauliche. Fig. 19 - Ricostruzione delle paleo linee di riva dall’Olocene, nel Golfo di Olbia18 Per quanto attiene alla sua evoluzione, si ammette in sintesi che l’intera idrografia della Piana sia il relitto di monte (“testata”) di una più ampia paleo-idrografia di epoca Wurmiana (70.000-19/20.000 y. B.P), Questa idrografia, stanti gli elementi batimetrici e paleo-batimetrici in possesso (cfr. Fig. 19), doveva necessariamente essere sottesa all’asta principale corrispondente ad un paleo Riu Padrogiano, il quale spingendo la foce ben a valle dell’attuale delta del Padrogiano (si consideri che il LGM ammette una profondità a -135 m s.l.m. attuale), veniva alimentata nel tratto attualmente sommerso dalle paleo-terminazioni di tutto il sistema idrografico di Rii che oggi attraversano l’abitato di Olbia (San Nicola-Abba Fritta, S’Eligheddu-Gadduresu, Padredduri-Cocciani, Cabu Abbas, e di tutti i restanti dislocati nel settore Sud (Paule Longa alias Ena Frisca) e Est fra Pittulongu e Golfo Aranci. Tutti questi, all’epoca (circa 20 ka), in sostanza fungevano da testate montane (1°ordine gerarchico, sensu Horton-Strahler) di affluenti minori di sinistra ed hanno continuato ad esserlo fino al raggiungimento del livello eustatico attuale posteriormente ai 3-4 ka, in base alla ricostruzione di Fig. 6, rispetto alla quale la parte emersa del delta del Riu Padrogiano potrebbe essersi messa in posto in un arco di tempo di 2-3000 anni. Attualmente si tratta, nel complesso, di corsi d’acqua a carattere torrentizio con una rete a sviluppo subdendritico ad alta densità di drenaggio, discreto rapporto di biforcazione, quindi ben gerarchizzata rispetto all’estensione, sia per ragioni geo-litologiche che morfologiche. Tali caratteristiche morfometriche sono ben individuabili e nella fascia altimetrica superiore ai 100 m s.l.m. appaiono ben più marcate che a valle dove, a partire dagli 80-100 m, la rete tende a rarefarsi, riducendo sensibilmente la densità di drenaggio, fin quasi a 18 Porqueddu A., Antonioli F., D’Oriano R., Gavini V., Trainito E. & Verrubbi V. (2011): Relative sea level change in Olbia Gulf (Sardinia, Italy), a historically important Mediterranean Harbour. Quaternary International 232, pag. 21-30. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 42 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 rettificarsi, per poi propendere a divagare nel tratto terminale (E’ da qui in poi che sui corsi d’acqua sono state adottate nel secolo scorso misure di controllo e regolazione del flusso con opere di regimazione). L’osservazione della idrografia (Figg. 17 e 18) mostra chiaramente: ■ una tendenza dei corsi d’acqua a raccordarsi verso Est, in direzione della Ria di Olbia che deve, pertanto, considerarsi, come detto, l’erede di una valle fluviale sommersa dalla risalita del livello marino (paleo idrografia); ■ un deflusso chiaramente condizionato da direttrici NW a SE (assi N300°-320°) a N di Olbia, più irregolare a S di Olbia, che sono quelle che strutturano la Piana e condizionano l’inviluppo dei bacini idrografici; ■ un settore legato al Padrogiano (Regione d’Olovà) in cui in passato doveva registrarsi, in un contesto idrologico dissimile dall’odierno, lo sfondamento verso Est (attuale Laguna delle Tartanelle) del Riu della Castagna, attuale affluente in Dx del Padrogiano (spartiacque con tratteggio in Fig.18). Il Riu Padrogiano infatti termina con foce a delta nella Laguna di Olbia ed in esso riversa periodicamente abbondanti apporti di torbide e di detriti in ragione delle portate associate ai singoli eventi idrologici. In tale contesto il fiume ha avuto storicamente uno straordinario ruolo nel recapito a mare di sedimenti e nel modificare per loro progradazione il profilo della costa. Anche per tale ragione e contrariamente a quanto si ritiene, l’insenatura a ria di Olbia non costituisce affatto un porto naturale sedimentologicamente stabile o geomorfologicamente in equilibrio. Ad W di Olbia, dal Monte Limbara, in direzione ESE, si dirama un importante sottosistema tributario a pochi chilometri dalla foce, del Riu Padrogiano (Riu Taroni-Riu S. Simone), decisamente il più importante dell’area. Verso di esso recapita anche la rete (Riu Lerno-Riu Castagna-Riu de su Piricone), proveniente dal Monte Nieddu (970 m), al confine con le regioni denominate Salti di Buddusò (a W) e Baronia (a S). All’interno della rada, da Ovest ad Est, si riversano inoltre il Riu S’Eligheddu-Riu Gadduresu, il Riu S. NicolaRiu de S’Abba Fritta, entrambi abbondantemente artificializzati nei tratti terminali sin dall’inizio del secolo scorso, il Riu Gialdinu (altrimenti noto Riu Zozò; anch’esso realizzato tramite inalveamento e regimazione con l’intervento del 1902 sulla Palude di Salinedda), il Riu di Cabbu Abbas, il Riu Padredduri-Riu Su Balidone-Riu Cuggiani, deviati e “sistemati” in tempi più recenti per lasciar spazio a lotti della zona industriale ed, infine, alcuni compluvi minori con foce sempre nel settore a settentrione, in località Scalo delle Draghe e Pozzo Sacro. La Laguna determina una riduzione delle quote delle condizioni al contorno di foce relative alle condizioni marittime. Tali altezze vengono computate in circa 1,00m s.l.m.m. a differenza di gran parte dei paraggi esposti della Sardegna, per i quali il PSFF predetermina condizione al contorno di 1,80m che di norma vengono confermati dagli eventi. Durante l’alluvione di Olbia del 18/11/2013 i riscontri confermano un effetto complessivo di risalita del livello marino di circa 1,00m che ovviamente ha ostacolato il deflusso dei canali alle sole foci, in particolare quelle gravate di ponti con franco irrisorio (+0,50m e 0,60m sono i franchi misurati sulle 2 tipologie di luci presenti alla foce del San Nicola e analogamente 0,60m sono quelle del Canale Zozò, in condizioni di alta marea). 5.3.3 Geomorfologia dell’assetto idrografico Nella regione circostante Olbia lungo l’area costiera marginale esposta ad E, la rete idrografica è articolata in bacini tendenzialmente allungati con asse NNW-SSE o NE-SW, di modesta superficie, a pendenza relativamente alta a monte, nel complesso ben gerarchizzati in rapporto all’estensione, con chiare evidenze erosive (ed altrettante propensione al trasporto con gli eventi intensi) sino al raccordo della piana. Solo a qualche centinaio di metri dalla linea di costa, si rilevano oggi tendenze al rallentamento e al riempimento con presenza di cordoni litoranei e relativi stagni retrostanti o sistemi di lagune. Queste strutture fungono da bacini di raccolta e di laminazione delle piene e possono entrare direttamente in contatto col mare, con conseguente rottura del cordone litoraneo, in caso di intensità delle fenomenologie torrentizie. Va tuttavia evidenziato che gli interventi di regimazione, con rettificazioni e canalizzazioni dei principali torrenti (S’Eligheddu/Gallurese e Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 43 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 San Nicola/San Nicolò dei primi decenni del ‘900 hanno stravolto l’assetto idrografico, cancellando gli originari elementi idro-geo-morfologici ritenuti cause corresponsabili della diffusione della malaria. L’originaria documentazione (cfr. Assetto Storico) evidenzia tuttavia, com’è del resto facile immaginare, testimonia di rallentamenti della corrente a partire da 3000m e 1600m a monte della foce rispettivamente del S’Eligheddu e del San Nicola. Per converso, il ramo del San Nicola denominato S’Abba Fritta conserva fino all’ingresso nel tratto urbano (sensu studio presente) chiari elementi di torrente montano (rilevante dislivello dell’alveo fra la sezione corrispondente all’attraversamento della Tangenziale e il ponte di via E. de Nicola subito a valle). 5.3.4 Conche palustri e aree di ristagno (o di espansione naturale) Com’è noto la bonifica delle paludi ritenute principali (San Nicola-Zozò; Paule Longa; Pedru Calvu; Tilibas)19 unitamente alla regimazione di tratti fluviali divaganti su alluvioni attuali (S’Eligheddu) costituisce un rilevante elemento dell’assetto idrografico storico e recente dell’attuale territorio urbano, sebbene all’epoca delle bonifiche, gli interventi fossero sostanzialmente collocati piuttosto all’esterno della Città. Di tali opere idrauliche, ottenute mediante canalizzazioni, regimazioni, escavi, deviazioni e colmate unitamente a svariate opere di attraversamento, sussiste ancora un’evidente testimonianza, in particolare nel tracciato della rete idrografica principale; sono inoltre rinvenibili, ancor che spesso in parte obliterati al di sotto di abitazioni, canali minori che attestano di collegamenti secondari fra paludi decentrate rispetto all’idrografia di riferimento. Parimenti su diversi rami idrografici (Tannaule, Zozò e parte a monte del Paule Longa) si evidenzia con chiarezza la scarsa capacità dell’alveo o di sue parti ad assicurare il deflusso. In ogni caso, le aree di impaludamento e ristagno del deflusso idrico ancora rinvenibili nel territorio urbano ed extraurbano della Piana di Olbia (Fig. 15) continuano ed essere estremamente numerose e, considerato che altre ne sono state identificate, quantunque per lo più nascoste al di sotto dal tessuto urbano, costituiscono nell’insieme una caratteristica geomorfologica piuttosto singolare nel panorama insulare, unitamente alla presenza di una rete di drenaggio tendente alla divagazione ma priva di alveo inciso. Esse sono interpretabili al momento come il risultato dell’interazione fra l’evoluzione geomorfologica della Piana costiera di Olbia (così come definita e delimitata nei precedenti paragrafi) e il suo assetto geolitologico. In particolare, pur in assenza di una letteratura scientifica sullo specifico tema, è evidente che la cosiddetta Piana Alluvionale di Olbia è per la gran parte una Piana di erosione, definita per la gran parte su di una superficie posta al di sopra dei livelli interessati da attacco sedimentario ed in parte sovra escavata. Si noti infatti che i terrazzamenti presenti, niente affatto paragonabili a quelli rinvenibili sull’adiacente Piana del Padrogiano, sono ricavati sui terreni arenizzati del sostrato cristallino intrusivo (e per ciò stesso ancora esposti all’erosione) e che le uniche alluvioni “antiche” parrebbero posizionate nell’area marginale costiera della Piana (Scavi realizzati per la collocazione del “Tunnel” Portuale; Area industriale). In questo contesto parrebbe giocare un ruolo antitetico alla dinamica erosiva generale il graduale instaurarsi delle condizioni lagunari certamente posteriori ai 3-4 Ka la quale può essere ragionevolmente essere messa in relazione alla deposizione dei sedimenti alluvionali sabbioso-ghioasi o deltaici del S’Eligheddu e alla formazione del cordone litorale responsabile dello stagno costiero oggi bonificato sul lato del San Nicola. A tale sedimentazione recente sono quindi correlabili le litologie che all’inizio del XX secolo sono state oggetto di escavazioni etc. nell’ambito del Piano delle Paludi Salinedde (a Nord di Terranova e a Sud di Terranova). E’ dunque coerente con tale quadro la presenza limitata al settore portuale ed a quote negative di copiosi (> 3m) sedimenti alluvionali (lenti di ciottolame e ghiaia con argille) di epoca storica che “fossilizzano”, seppellendoli, reperti navali di epoca Romana (V sec. D.C.) ma che a loro volta precedono sabbie di spiaggia e fanghi attuali. 19 Oltre queste va considerata la bonifica di Colcò nell’area dell’adiacente e più meridionale Piana del Padrogiano Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 44 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 5.3.5 Idrogeologia sotterranea Per completezza e organicità si farà cenno all’illustrazione delle caratteristiche dei circuiti sotterranei di tutto l’intorno di Olbia, anche quelli esterni alla Piana, tralasciando le parti più strettamente idrologiche ed idrografiche esposte nei capitoli precedenti e ancor più dettagliate nella parte idrologica dello Studio di Variante al PAI. Nel settore della Piana costiera di Olbia (intesa come inviluppo di Piana di Olbia in s.s. + Piana del Padrogiano, sussistono due acquiferi principali per lo più in comunicazione fra loro: 1. le masse litoidi granitiche permeabili per fessurazione secondaria 2. le coltri eluviali ed alluvionali, le falde di detrito e i colluvi, permeabili per porosità. Sono inoltre a bassa permeabilità per porosità i sedimenti delle colmate realizzate nell’ambito delle bonifiche del 1900, anche con spessori di 3,5 m. In entrambi i casi principali si tratta di circuiti sotterranei superficiali contenenti falde libere di modesta capacità. Il primo circuito è definito nelle aree subito a monte dove dà luogo a manifestazioni sorgentizie di modesta portata (<<0,5l/s) che traggono alimentazione e ricarica dai rilievi più elevati o da vie sotterranee di genesi tettonica. Esso si spinge più a valle fungendo da base per il sovrastante secondo acquifero. La captazione delle acque da esso convogliate ha alimentato il vecchio acquedotto di Maltana, mentre i Graniti di Cabu Abbas hanno alimentato fin dall’antichità l’Acquedotto Romano. Nel secondo circuito la permeabilità deriva sia da porosità primaria che secondaria. La prima si manifesta nei corpi alluvionali più superficiali diffusi nelle aree più vallive o ai margini con la costa (Padrogiano, area Palmera ecc.); la seconda si determina in conseguenza dell’asportazione della fase argillosa contenuta nelle masse granitiche alterate. Quest’ultimo acquifero permeabile per porosità, a cui studi condotti dall’Università di Sassari hanno attribuito trasmissività T dell’ordine di 10-6 mq/sec e conseguenti permeabilità K dell’ordine di 10 -5 cm/sec (permeabilità bassa; porosità assunta del 25% dagli studi citati) in ragione delle potenze fino a 15 m (area Palmera). In media, soprattutto nelle aree a monte, ha spessori inferiori ai 10 m, comunque variabili in rapporto allo stato dell’arenizzazione. Esso caratterizza l’area periurbana ed urbana di Olbia con medie di 2-4m e dà luogo ad una falda superficiale libera in grado, in talune circostanze, di produrre manifestazioni sorgentizie di contatto o di trabocco assimilabili a risorgive, con portate massime di 0,2-0,5 l/sec, raramente superiori. Nel passato, soprattutto nelle aree rurali, tale falda, date la sua facile reperibilità è stata sottoposta a sfruttamento tramite pozzi. Oggi essa risulta persino alimentata dall’irrigazione estiva. A tale riguardo è ben nota nell’agro la variazione estiva in incremento delle portate dei torrenti (es. Gadduresu) anche in assenza di precipitazioni. Nel corso di recenti progettazioni (cfr. Tab. 3: RFI, 2012) su livelli corrispondenti alla coltre eluviale del sostrato magmatico intrusivo, sono state eseguite prove di permeabilità Lefranc dalle quali sono stati ricavati coefficienti di conducibilità K compresi fra 4,8* 10-5 e 6,7*10-6 m/s correlabili a permeabilità bassa [20]. Talune terebrazioni eseguite nell’ambito di progettazione di edilizia privata a Sud di via Vittorio Veneto, segnalano, tuttavia, non meglio precisate falde sospese in corrispondenza di livelli argillosi. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 45 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra PI: 01819860907 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 46 Fig. 20 - Aree paludose o con ristagni al netto dei settori bonificati del tutto o in parte nel corso del XX secolo Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra PI: 01819860907 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 47 Fig.21 - Pianta del modello idrogeologico schematico della Piana di Olbia e delle Pianure circostanti su stralcio ingrandito della Carta Geologica d’Italia F° 182 –Olbia (1967) con aggiunta delle linee tettoniche a Sud e a Est del la valle del Riu Padrogiano. Il riquadro delimita i sistemi idrici scolanti sulla Ria di Olbia e interagenti coi sistemi idrografici in studio del territorio costiero di Olbia; nei cerchi, le aree ospitanti gli acquiferi. Le frecce danno conto dei deflussi sotterranei verificati (ad es. Padrogiano) o ipotizzabili, per lo più ricalcanti i deflussi superficiali negli acquiferi ermeabili per porosità L’acquifero fratturato alimenta la falda dell’acquifero poroso soprastante per cui le aree di ricarica sono quelle degli spartiacque sui massicci granito idi. Cfr. Legenda Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] sigla UNITA’ LITOSTRATIGRAFICHE N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 DENOMINAZIONE C.G.I. ETA’ n. Villafranchiano (?) 1 Brecce con mammiferi (Myotragus melonii, Inuus inuus, ecc.). Lateriti, crostoni stalagmitici a capo Figari. Puddinga in piccoli ciottoli conservata entro cavità del calcare (Isola di Tavolara). 2 PLEISTOCENE Brecce cementate con mammiferi (Prolagus sardus; Megaceros cazioti); terre rosse, sabbioni cementati con molluschi terrestri (Helix serpentina) a Capo Figari. Conglomerati conchigliari con Conus testudinarius, Patella ferruginea e.;(“Panchina Auct.”) “Panchina Auct.” Tirreniano “Duna antica”: sabbioni, eolianite, detriti minuti arrossati: “pseudopanchina” Auct. Brecce rossastre, poco coerenti; con resti di mammiferi (Prolagus sardus, ecc.) e di uccelli all’isola di Tavolara e Capo Figari. Depositi calcariferi incrostanti, localizzati, con molluschi terrestri (Helix serpentina, ecc.) “Duna antica” Alluvioni attuali e recenti talora terrazzate e parzialmente cementate (ghiaie, sabbie, detriti vari torrentizi) Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu 3 Pleistocene 4 Olocene 5 Progetto Definitivo 48 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Detrito di falda, coni di deiezione, suoli detritici, suoli colluviali Olocene 6 Sabbie e dune costiere recenti, cordoni a sbarramento di lagune (qs). Spiagge ciottolose (qc) Olocene 7//8 Olocene 9 Formazione deltizia (Fiume Padrogiano) Sabbie e limi, lenti torbose con fauna palustre e ceramica d’età énea Depositi ghiaiosi e sabbiosi 10 OLOCENE Discariche portuali; argille con molluschi marini (Olbia) Fig.22 - Litostratigrafia Quaternario (da Carta geologica d’Italia , in scala 1:100.000, F°182-Olbia). Dal più antico (1) al più recente (10). qc Spiagge ciottolose (qc) dt f Detrito di falda, conoidi di deiezione, suoli detritici, suoli colluviali Alluvioni attuali o recenti, talora terrazzate e parzialmente cementate (ghiaie, detriti vari torrentizi). Qe “ Duna antica “: sabbioni edianite, detriti minuti arrossati: “pseudo-panchina” Auct. Brecce rossastr, poco coerenti; con resti di mammiferi (Prolagus sardus, ecc.) e di uccelli all’Isola di Tavolara e Capo Figari. Depositi calcariferi incrostanti, localizzati, con molluschi terrestri (Helix serpentina, ecc.) Conglomerati conchigliari grossolani con Conus testudinarius, Patella ferruginea, ecc. (“Panchina” Auct.). TIRRENIANO PLEISTOC ENE 3 Q Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Formazioni continentali qs Discariche portuali ; argille con molluschi marini (Olbia) Depositi salmastri di lagune temporanee (Sebkhe). Formazione deltizia (Fiume Padrogiano): sabbie e limi, lenti torbose con fauna palustre (Emys) e ceramica d’età ènea. Sabbie e dune costiere recenti; cordoni a sbarramento di lagune (qs). qd qp OLOCENE A Formazione marina Progetto Definitivo 49 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] Q 10- G 11 GIURASSICO 10 f Filoni ed ammassi di quarzo d’origine idrotermale. Filoni aplitici, filoni ed ammassi pegmatitici (α); filoni microgranitici, microgranitico-aplitici e micropegmatitici, talora a due miche (γf). q α B Formazioni marine 7- G Brecce cementate con mammiferi (Prolagus sardus, Megaceros cazioti) : terre rosse, sabbioni cementati con molluschi terrestri [Helix serpentina] a Capo Figari Brecce con mammiferi (Myotragus melonii, Inuus inuus, ecc.). Lateriti, crostoni stalagmitici a Capo Figari. Puddinga a piccoli ciottoli conservata in minuti lembi entro cavità del calcare (Isola Tavolara). VILLAFRANCHIANO (?) Sedimenti terziari e quaternari CALCARE DI MONTE BARDIA- Calcari bianchi, massicci o grossolanamente stratificati, spesso bioclastici od oolitici, a coralli, nerinee [Cryptoplochus pyramidalis (Muenst.), C. macrogonius (Thurm.),ecc.] diceratidi ed altri molluschi. Tra i microfossili: Salpingoporella annulata Car., Clypeina jurassica Favre, Thaumatoporella parvovesiculifera [Rain.], Campbelliella striata [Car.], Kurnubia palaestiniensis Henson, Favreina salevensis [Par.]. KIMMERIDGIANO p.p.-PORTLANDIANO. FORMAZIONE DI DORGALI-Calcari micritici nocciola ad articoli di crinoidi, alternanze parallele o irregolari di calcari e dolomie (settore sud-occidentale dell’Isola di Tavolara), dolomie grigiastre o brune, spesso oncolitiche, talora a noduli di selce, con rari rostri di belemniti, arenarie e conglomerati basali. BATONIANO-KIMMERIDGIANO p.p. Siltiti ed arenarie grigie o giallastre a stratificazione incrociata, conglomerati ad elementi granitici e scistoso-cristallini, sottili orizzonti e vene di lignite picea (I. Tavolara), in sacche tra granito e la Formazione di Dorgali. LIAS?-DOGGER INF.? Formazi oni continent ali Qb N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 F δ dt γ γ c γ 1 γ P γ a γ σ δ K ε Gneiss occhiadini, listati, zonati, a composizione granitica, granodioritica, e quarzo-dioritica, ad una o due miche; migmatiti prevalentemente arteritiche.Rari noduli cornubianitici per lo più al contatto con i Graniti della Gallura. a Anfiboliti ad orneblenda non sempre distintamente scistose. gm Migmatiti arteritiche a prevalente paleosoma con intercalazione di lenti e filoncelli, in genere concordanti, pegmatitici, aplitici e microgranitici, localmente prevalenti sulla frazione paleosomatica. m γ Migmatiti per lo più arteritiche a prevalente neosoma. Sg Metabasiti pirossenico-granatifere a matrice simplettitica (originarie eclogiti?) e rocce associate (scisti biotitico-anfibolici a granato, ecc.)in masserelle incluse nelle migmatiti a prevalente neosoma (Punta de li Tulchi). Tab. 6- Legenda stratigrafia F° 182 Olbia della Carta Geologica d’Italia (A + B +C:dal più recente in alto al più antico, in basso) COMPLESSO METAMORFICOMIGMATITICO g Formazioni metamorfiche C Rioliti a struttura porfirica ed a massa di fondo granulare o granofirica in filoni e, più raramente, in ammassi; filoni afirici di riolite a struttura granofirica, talora a due miche e con tendenza aplitica. Filoni di composizione da dacitica a basaltica; litotipi lamprofirici (spessartiti, camptoniti) con termini di transizione alla serie dacite-basalto. Graniti grigio-rosati biotitici, localmente passanti a granodioriti, in genere a grana eterogenea con prevalenza di componenti di dimensioni medio-grossolane, talora contenentiscie ricche dibiotite ed inclusi di varia natura (γ).Graniti cataclastici (γ c). Mantelli eluviali dei corpi granitici e relative facies arcosiche (γ dt) Graniti minuti o a grana media, rosei o raramente grigi, a sola biotite o a due miche, spesso a tendenza aplitica, localmente un po’ porfirici, in masse a contorni per lo più sfumati. Graniti porfirici con massa di fondo a grana media o medio-piccola, sulla quale spiccano grossi cristalli di feldspato roseo o bianco e plaghe quarzose, localmente contenenti scie ricche di biotite, chiazze e vene pegmatitiche ed inclusi di varia natura. Alternanze tra graniti e micrograniti (Zone prossime a Ludurru) Sienite alcalina (Dintorni di Berchiddeddu) Masserelle differenziate quarzodioritiche biotitico-anfiboliche a grana a volte fine a volte porfirica (K δ); gabbri quarzifero-anfibolici a grana grossa (ε). Formazioni eruttive CICLO MAGMATICO ERCINICO f γ F ρ Le sorgenti sono rare e localizzate, di norma, ma talvolta, in periodi di prolungata piovosità e di conseguente saturazione dell’acquifero, soprattutto ove esso risulti poco potente (4-5 m) manifestano carattere di arealità configurandosi come sorgenti per affioramento di falda freatica. In settori di maggiore spessore, in cui alle coltri eluviali si sovrappongano mantelli alluvionali o accumuli di falda detritica, tali fenomeni sono più rari o non si Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 50 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 riscontrano. Al contrario, alcune aree, soprattutto quelle di recente urbanizzazione fra Maltana e Isticcadeddu, a Ovest dell’abitato, sembrano possedere le condizioni geoidrologiche e morfologiche di maggiore predisposizione al fenomeno di risorgiva. Tuttavia va rammentato che tali condizioni sono pur sempre generabili anche al di sotto di aree colmate e/o urbanizzate di recente. La Fig. 20 fornisce in tal senso numerose indicazioni. Questa caratteristica idrogeologica in grado di innalzare, dopo prolungate piogge, il coefficiente di deflusso dei corsi d’acqua, risulta in generale molto importante al fine di inquadrare l’approvvigionamento della rete minore e anche gli eventi calamitosi a cui danno luogo i rii della Piana di Olbia, ivi compreso il Gadduresu. Come già sostenuto, in caso di saturazione dell’acquifero e di emersione della falda, gli afflussi, non potendo dare luogo né a flusso ipodermico né a flusso sotterraneo, si trasformano, evidentemente, totalmente in deflussi. Com’è noto, nell’ambiente urbano di Olbia a ciò si deve aggiungere l’insufficienza dei sistemi di drenaggio artificiale e la conseguente scarsa capacità di smaltire l’incremento del deflusso di superficie causato dell’impermeabilizzazione dei suoli. Osservazioni speditive su alcuni pozzi rilevabili sul bacino del Riu Gadduresu e nel Riu San Nicola, in prossimità degli alvei/canali, hanno posto in evidenza, com’era facile immaginare, una falda drenata dai corsi d’acqua con livello statico localizzabile a profondità di 1 m circa dal p.c. nel periodo autunno invernale; d’estate la falda drena il rispettivo corso d’acqua, salvo occasionali sovraccarichi da irrigazione che in ogni caso documentano della modestia dell’acquifero. 6 PERICOLOSITA’ IDROGEOLOGICA DEL TERRITORIO 6.1 PERICOLOSITÀ IDROGEOLOGICA DEL TERRITORIO Nel caso di Olbia, a dispetto dei dati dei cumulati di piovosità, indubitabilmente più bassi rispetto a numerosi centri vicini, tutta la zona idrografica sottesa al centro abitato, è certamente interessata da un generale stato di pericolosità idrogeologica, in particolare di natura idrologica e idraulica. Ciò è in primo luogo il risultato di: 1. la conformazione oroidrografica, favorevole a condizionare gli eventi di pioggia, a prescindere dagli effetti sul suolo; 2. la natura dei sostrati litologici per lo più poco permeabili; 3. la scarsa capacità di ritenzione dei suoli. mm Altezze di pioggia annuali (1922-2001) della stazione pluviometrica di Olbia 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 1 11 21 31 41 51 61 71 anni di osservazione dal 1922 (1) al 2001 (80) Fig.23 - Altezze di pioggia annuali (1922-2001) nel pluviometro di Olbia Lo sviluppo urbano concentrato da un lato e disordinatamente diffuso in ambito rurale interferiscono con le questioni di cui al punto 2 e 3 e accentuano il rischio. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 51 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Dal punto di vista idrologico i fenomeni intensi di Olbia sono di consueto giustificabili in base ai dati di pioggia della stazione di Putzolu più che di quelli di Olbia, come si ricava anche dalla tabella seguente basata su cumulati pubblicati negli Annali Idrologici. n° evento intenso Giorno/i Effettivo/i Mese Anno Piovosità (mm) Staz. Olbia Piovosità (mm) Staz. Putzolu (Telti) 1 20 11 1929 N.D. N.D. 2 17/18 10 1951 55,3/56,8 106/93,8 3 21 11 1958 42,2 71 4 9 11 1964 42 90 5 18 12 1964 80,8 25 6 3 10 1967 18,2 15 7 11 9 1969 32,2 87 8 8 9 1972 55 42 9 31 12 1972 63 163 10 3 1 1973 21,6 13 11 18 2 1974 15,2 52 12 21 7 1974 18,6 13 3 9 1975 10,4 20,9 (20 Luglio) 11,2 15 3 12 1976 12,6 21,3 16 7/8 4 1978 26/21,4 56/67 17 19/20/21 10 1978 Non registrata 75/50/17 20 21/22 2 1979 59/46 130/69 21 11 10 1980 14,8 30 23 12 7 1981 3,2 50 24 28 10 1981 18,4 65 (27 Dicembre) Tab. 7- Eventi critici e precipitazioni reali. L’esame della documentazione storica relativa ai fenomeni calamitosi più significativi verificatisi nella Gallura negli ultimi ottanta anni ne ha confermato lo stretto legame con le piogge ed ha consentito di sintetizzare per Olbia e dintorni, gli eventi schematizzati in Tab.8. n° evento Giorno Mese Anno Comune Bacino Idrografico 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 20 17/18 21 10 17 2 10 7 30 2 17 20 2 10 2 7 20 21 12 12 11 6 11 10 11 11 12 10 09 09 12 01 02 07 09 10 12 04 10 02 03 09 10 01 1929 1951 1958 1964 1964 1967 1969 1972 1972 1973 1974 1974 1975 1975 1976 1978 1978 1979 1979 1979 1980 1981 Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia (S. Pantaleo) Olbia Olbia Olbia Olbia N.D. Vari S.Nicola Padrogiano ? Padrogiano N.D. N.D. N.D. Gadduresu/C. Zozò Padrogiano et al. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. Gadduresu/S.Giovanni N.D. N.D. N.D. N.D. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu N°Scheda S4 AVI * 600042 -------------600161 600225 600226 600266 600289 600337 600345 600346 600357 600366 600379 600382 600426 600431 600433 600443 600444 600455 600471 600482 Progetto Definitivo 52 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 23 24 25 26 11 27 15 7 07 10 02 11 1981 1981 1983 1983 Olbia Olbia Olbia Olbia 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 2 27 18 16 3 9 26 25 10 3 13 15 21 6 30 12 09 11 10 12 12 12 01 03 12 01 11 04 12 01 1983 1989 1989 1990 1990 1990 1990 1992 1996 1998 2001 2001 2002 2004 2006 Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia Olbia 0lbia 0lbia N.D. N.D. N.D. S’Eligheddu/Gadduresu Loddone/Enas/ N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. C.Zozò C.Zozò Gadduresu Gadduresu Gadduresu Vari Padrogiano Padrogiano 600485 600488 600511 600518 53 600523 600593 600595 600607 600610 600611 600614 66000007 8600001 ------------------------------------------------------------------- Tab.8 - Quadro degli eventi che hanno interessato il centro abitato di Olbia e/o il suo circondario (sino al 2006. I numeri dell’ultima colonna sono relativi al catalogo A.V.I. (Aree Vulnerate Italiane) a cura del G.N.D.C.I (Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche) del C.N.R.. La data è di riferimento convenzionale, poiché in realtà molti fenomeni si sono protratti per più giorni. Di seguito si riportano i dati dell’Alluvione del 18 Novembre 2013 tratti da rapporto denominato “Evento alluvionale del 18 Novembre 2013 Valutazioni delle precipitazioni- 02- Aggiornamento del 17.12.2013.” (Direzione Generale Agenzia Regionale del Distretto Idrografico della Sardegna). Stazione Comune Latitudine Longitudine Quota (m) Valore (mm) Massima oraria Olbia Olbia 4530430 1542780 15 117,6 36mm Putzolu Olbia 4528900 1534000 100 175,2 54mm intensità Tab. 9 – Dati cumulati di pioggia durante l’evento 18 Novembre 2013 In base ai confronti storici si riscontra che il dato cumulato del 18/11/2013 di Putzolu è il massimo della serie statistica, come confermato dalla pubblicazione [4] in Bibliografia. Tab.10 - Analisi statistica cumulati di pioggia tratta da Tab. 5-A ARPAS-Sardegna (2013) – Analisi dell’evento meteorologico del 18 novembre 2013. pp.163. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 La tabella seguente, in base a dati di cronaca, riscontra invece della casistica dei fenomeni di alluvionamento e di allagamento che hanno interessato il territorio o la città di Olbia negli ultimi 15 anni. DATA Gennaio 2001 3 Settembre 2004 14 Giugno 2005 PIOGGIA 65 mm 130 mm nd 130-150 mm (in 1,5 h) nd 67 mm (in 5ore) AREA COLPITA 28/29 Novembre 2008 43,8 mm (in 24 ore) Quartieri di Putzolu, Maria Rocca e Santa Mariedda Gennaio 2010 nd 13 Ottobre 2010 nd 2-3 Marzo 2011 nd 18 Novembre 2013 117,6 - Olbia Quartieri di Pittulongu, Santa Mariedda e zona Fausto Noce Viale Aldo Moro, Via Veronese, Via Di Cambio, Via Venezia, quartiere di Sa Minda Noa, zona di Bandinu e di Putzolu e quartiere di San Nicola. Centro Urbano e agro bacini sottesi Tutta la piana e il centro urbano 23 Dicembre 2007 4 Novembre 2008 (175,2 Putzolu) Nord Olbia Sud Olbia Olbia Costa di Olbia, centro abitato di Olbia DANNI-CRONACA Non documentati Non documentati Diluvio breve non riporta danni considerevoli Nube temporalesca imperversa ore e ore sulla città e su San Teodoro. Non documentati Allagamento traverse di viale Aldo Moro tra cui via De Simone e via Pozzo; chiusura di via Escrivà, allagamento sottopassaggio; sulla sopraelevata sud comparsa di pericolose buche. Problemi sulle strade: allagamento di via Bronzetti, via Como, via San Domenico e via San Michele. Crollo ponte via Libeccio (Pittulongu) Non documentati Strade in tilt e ponte crollato. Viale Aldo Moro bloccata, tombini saltati e circolazione ferma, via Veronese allagata. Nella zona di Putzolu il rio S’Eligheddu ha sommerso il ponte che collega la zona con la strada provinciale. Vari Richiesta stato di calamità Milioni di euro di danni Vittime umane Interventi di portata nazionale Richiesta stato di calamità Tab. 11 - Fenomeni Alluvionali o di allagamento registrati in Olbia dal 2001 al 2013 (dall’archivio personale basato su cronache di quotidiani locali) L’assetto fisiografico è dominato come visto da rilievi di varia altitudine che cingono a guisa di anfiteatro orografico una limitata piana costiera, piuttosto singolare in termini di articolazione geomorfologica per la presenza sia di una rete idrografica relativamente densa in quanto a drenaggio (densità e frequenza di drenaggio), sia esso naturale o, come emerge dall’elaborato A07 dello Studio di Variante, artificiale (data l’originaria incidenza e diffusione di depressioni senza sbocco) e con coefficienti di deflusso superiori alla media sarda. Una delle conseguenze di tali configurazioni fisiche è data dai tempi di corrivazione molto meno elevati di quelli che tradizionalmente vengono considerati per i calcoli idrologici e idraulici e l’abbondanza storica di paludi alimentate anche per via sotterranea (risorgive di falde a bassa soggiacenza). Del pericolo idrogeologico testimoniano del resto i numerosi eventi calamitosi che, seppure con varia intensità e distribuzione, hanno colpito l’area idrografica di Olbia, in particolare l’area urbana, anche in anni recenti. Malgrado si evidenzino, di norma, anche in questa casistica, strette correlazioni fra dati pluviometrici ed eventi di criticità idraulica, si è visto che non tutti fra questi sono susseguiti a fenomenologie particolarmente intense sul piano idrologico. Ciò a riprova di due importanti questioni: la prima, è che come detto, buona parte del bacino drenante su Olbia non è affatto descrivibile pluviometricamente coi soli dati locali ma semmai con quelli di stazioni più occidentali, situate a quote maggiori, orograficamente montane, di Telti (Putzolu), più in grado di registrare gli afflussi di tipo orografico-convettivo che possono scaricarsi sulla rete sottesa alla sezione di Olbia. Di ciò fanno fede anche i dati idrologici relativi al 18/11/2013 (cfr. Studio Idrologico); Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 54 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 la seconda, è che i fenomeni di piena si spiegano anche e soprattutto in rapporto all’intensità dei deflussi e che la trasformazione spaziale e temporale afflussi-deflussi, nel contesto osservato, è, più che altrove, in stretta relazione tanto con le caratteristiche geomorfologiche quanto, come si dirà meglio in seguito, con quelle idrogeologiche del territorio. Si deve infine ribadire che: a) la Piana di Olbia è circondata da un anfiteatro di basse montagne (Monte Pino; Monte Plebi etc.) ad alta energia di rilievo; in pratica la frangia orografica corrisponde, nel suo tratto di monte, ad un estesa cornice di superfici di elevato gradiente clivometrico, in cui si determinano convergenze di varie reti idrografiche di I e II ordine gerarchico la cui pendenza, che a monte tende ad inasprire la velocità, si abbatte in poche centinaia di metri; b) la modestissima capacità di smaltimento naturale per via sotterranea dell’assetto geolitologico; c) gran parte dell’area urbana di Olbia, risulta, per le ragioni derivanti da quanto su esposto, edificata su aree un tempo paludose, ora per acque stagnanti ora per risorgive di falde superficiali, bonificate a seguito d’interventi complessi messi in campo fin dagli inizi del XX secolo. Le opere di regimazione, consistite in colmate massicce di aree depresse, inalveamenti, derivazioni, rettificazioni e canalizzazioni, hanno determinato un assetto idrografico del tutto artificiale via via consolidatosi ed ancora in fase di sistemazione. Tale assetto ha fatto leva sulla realizzazione di canali ora in terra ora protetti e più di recente cementificati e a tratti tombati (il Paule Longa, il Tilibas sono interamente e a tutti gli effetti Canali di Bonifica); d) le Bonifiche delle Paludi Salinedde (Parte a Nord e Parte a Sud di Terranova; cfr. Elaborato A07 dello Studio di Variante al PAI) col corteo di opere complementari e successivi hanno avuto necessità di interventi di regimazione e colmamento sul bacino del Riu di San Nicola e su quello del Rivo Gallurese (oggi denominato Riu S’Eligheddu). Il primo un tempo alimentava lo stagno di retro spiaggia localizzato in corrispondenza dell’attuale parco pubblico e complesso sportivo Fausto Noce. Qui, le reti divaganti provenienti da una rete indistinta a Sud (che diede vita al Canale Zozò) e dal San Nicola a Nord, confluenti nella palude retrostante il cordone litorale, furono separate20 e convogliate tramite due canali artificiali a sezione trapezia in n. 2 rami sfocianti nel cosiddetto Porto Romano (Fig. 17). Il secondo, ancor più complesso e composito, ha bonificato, sempre con colmate e opere di rettificazione e incanalamento, il tratto terminale del torrente, peraltro all’epoca originante un delta interno alla Laguna di Olbia. Si noti che il più recente intervento di sistemazione idraulica in ambito urbano (cfr. A07) ha nuovamente reso comunicanti i due sistemi, con una singolare opera di derivazione tramite diversivo che, con inizio in Via Veronese e termine in via F. Noce, induce a scaricare le piene del Riu San Nicola sul Canale Zozò. Tale sistema si è rivelato comunque insufficiente il 18 Novembre 2013. 20 Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 55 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 56 Fig. 24 - Stralcio della planimetria di progetto del Piano Generale della palude Salinedda S. Simplicio a nord di Terranova. (ed. 1900). e) alle fenomenologie idrauliche derivanti da piogge intense si associano, sempre più spesso, pesanti perdite di aliquote di suolo in ragione di sempre più scorretti approcci antropici nel suo uso. La più palese conseguenza dal punto di vista della nostra trattazione è rappresentata dalla sovrabbondanza di trasporto solido nelle dinamiche di piena, la quale, malgrado le basse pendenze è pur sempre ben osservabile negli alvei attraverso l’esame dei depositi, di norma sabbiosi e ghiaiosi21. Si consideri peraltro l’abbondanza dei materiali artificiali presenti nelle aree di espansione dell’attuale idrografia, a cominciare da quelli stessi che costituiscono le colmate storiche condizioni favorevoli, che offrono condizioni palesemente favorevoli all’erosione in caso di fenomeni particolarmente intensi e su tratti a correnti veloci, come in diversi casi è stato l’evento del 18/11/2013 (si pensi alla massiccia erosione spondale del S’Eligheddu a valle del ponte su via V. Veneto [Fig.10] e del San Nicola a valle dell’attraversamento di via Petta e, in Sx, a valle del ponte di via Spensatello (Fig. 25) fino a via Ferrini. E’ da notare peraltro che tali fenomeni si accentuano in ogni situazione al passaggio fra sponde in terra e sponde protette; I loro volumi, pur potendo rappresentare un’aliquota importante nelle portate al colmo di piena, soprattutto in concomitanza di strozzature idrauliche con rigurgiti dovuti a scarsità di luci e/o ad aumento di attrito (caso consueto: tubolari in zinco), quindi nei casi di criticità, sono purtroppo sistematicamente ignorati nei calcoli idraulici. A ciò si aggiungano i materiali flottanti durante le piene; ciò rende davvero problematico qualunque riferimento di opportunità al “franco idraulico”. 21 Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 57 Fig. 25 - Stato erosivo delle sponde a valle di via Spensatello posteriore all’evento 18/11/2013 f) L’agro e la cintura urbana di Olbia appaiono fortemente interessati da queste dinamiche erosive in conseguenza, rispettivamente, di talune pratiche agronomiche nelle aree ad uso seminativo (estese superfici con aratura meccanica a rittochino; dissodamenti) e della proliferazione dei cantieri con annesse pratiche di, sbancamenti, escavazioni, riporti e compattazione (in seguito, per semplificare, “movimenti terra”), che intervengono su litologie di per sé favorevoli ai fenomeni di degradazione fisica, sia che si tratti di arenizzazioni che di materiali detritici di colmata. Nel primo caso il risultato è l’aumento sensibile del ruscellamento, con formazione di superfici interessate da rill erosion o erosione in rivoli (o addirittura gully erosion, erosione i solchi), quando le pendenze si aggirano e superano il 15%-20%. Nel secondo caso, il taglio ed il conseguente denudamento di ampi volumi di roccia, talora già alterata, rende disponibile all’aggressione delle acque, sempre più vaste superfici. Inoltre, l’apertura di via via più numerose strade sterrate di servizio, senza la necessaria manutenzione nè reti di drenaggio sulle cunette, la movimentazione meccanica e l’azione di compattamento sui suoli, si traducono sistematicamente in una drastica diminuzione di macro e microporosità, di capacità di ritenzione idrica del substrato e di crescita radicale delle piante. Il risultato di ciò è costituito da una generale impermeabilizzazione di larghe parti di territorio urbano, di incremento della velocità e dell’intensità erosiva nei tratti torrentizi periurbani. Tali fenomenologie, benché sottovalutate sul piano idraulico, sono in ambito urbano le maggiori responsabili dell’intasamento di caditoie e tombini. E’ inoltre noto che in ambiente mediterraneo per produrre abbondante deflusso ed abbondante erosione, sono sufficienti piogge con intensità oraria > 12 mm/h. Complessivamente, pertanto, l’azione erosiva si traduce in crescenti aliquote di sedimenti che interferiscono con le regolari dinamiche dei corsi d’acqua le quali, una volta sedimentate, anche nei casi di sistemazioni d’alveo con fondi e sponde artificiali (come per il Riu Gadduresu, il Riu San Nicola e il Riu S’Eligheddu, Paule Longa), favoriscono la colonizzazione e la proliferazione di vegetazione riparia, laddove la riduzione di velocità ottenuta con l’ampliamento delle sezioni realizzate con le sistemazioni, favorisce la deposizione dei sedimenti più fini e quindi induce maggiori necessità manutentive; g) Lo scarso stato di manutenzione in tempo reale in cui necessariamente versa la porzione di rete idrografica tombata, soprattutto in relazione alla possibilità di numerosi materiali flottanti derivanti dall’insediamento; h) Il taglio recente della vegetazione arborea (Pioppi naturali ed Eucalipti impiantati con le bonifiche) che consente un irradiamento solare maggiore che in passato e più che in passato, quindi, favorisce la Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 proliferazione vegetazione dei canneti (Arundo Donax), particolarmente nei tratti con sabbie limose e fanghi; i) l’assetto canalizzato e rettificato conferito dall’inizio del secolo fino ai nostri giorni appare una delle condizioni di sviluppo di massima vulnerabilità data la possibilità che per le portate di progetto si verifichino velocità talora del tutto incompatibili (> 5 cm/sec) con gli scenari di alluvionamento in ambito urbano e, soprattutto in un contesto privo di opportune fasce di rispetto; j) l’incongruenza e l’isufficienza idraulica di numerosi manufatti rispetto alle condizioni circostanti (Fig. 26). k) le condizioni al contorno di foce determinate dalla possibilità che gli effetti combinati di marea, bassa pressione e frangimento possono determinare (valutati in +1 m s.l.m. dal PSFF e non contemplati nel PAI)22; l) una trasformazione complessiva del territorio che non ha curato la realizzazione delle necessarie opere di correzione; m) per i motivi esposti occorre sottolineare che, allo stato attuale, la città di Olbia, considerati tutti i fattori che concorrono a comporre il quadro generale e particolare del suo rischio idraulico, visti i risultati dell’indagine regionale relativa al Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) sui sub bacini di riferimento, confermata dai risultati del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF) debba considerarsi l’area di maggior rischio e di maggiore vulnerabilità idraulica della Sardegna. Fig. 26 - Attraversamento di via Stromboli sul Gadduresu. Ripresa da monte 6.2 CORRELAZIONE CON L’EVENTO ALLUVIONALE DEL 20-21 FEBBRAIO 1979 La Città di Olbia nel corso dei decenni del XX secolo è stata interessata da numerosi eventi di precipitazione intensa, che nel tempo hanno via via determinato sempre più numerosi effetti sul territorio in ragione dell’evoluzione insediativa. L’evento del 18 Novembre 2013 è certamente quello che più di tutti ha manifestato la vulnerabilità del tessuto urbano in relazione all’assetto idrogeologico. Tuttavia in un primo momento esso ha avuto modo di essere comparato con quello del 20-21 Febbraio 1979. Ciò in quanto, ai più, sono apparsi simili gli effetti dell’intensità dell’esondazione del Riu Gadduresu sulle aree contermini. In realtà la ricostruzione dello scenario di evento del 2013 (cfr. A08 dello Studio di Variante al PAI) è piuttosto diversa dalla 22 E’ noto che in determinate condizioni meteorologiche, a partire dalle foci nei canali possano svilupparsi anche moti contrari al deflusso, oltre che aumento del l.m.m.. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 58 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 precedente, nonché nettamente più complessa. Ciò non solo per ragioni strettamente idrologiche ma anche per evidenti implicazioni, vuoi idrauliche vuoi geomorfologiche, conseguenti allo straordinario differenziale urbanistico determinatosi fra le due vicende; cosa questa che ha comportato modificazioni e complicazioni dell’assetto idrogeomorfologico, in particolare nell’assenza di opportune fascia di tutela utilizzabile per l’espansione. Al di là delle strette cause innescanti, da alcuni specifici riscontri tratti dalla documentazione di chi scrive23, resta tuttavia comprovata una certa similitudine locale fra le dinamiche dei due eventi, data l’asprezza dell’allagamento in alcune delle strade più coinvolte nel 1979, fra cui via Tintoretto, via Giotto, via Bellini, via Goldoni, via Pergolesi, via Cimarosa e via Masaccio. Inoltre, sempre dalla stessa documentazione, si ricavano importanti elementi a supporto delle anamnesi sul Riu Gadduresu e delle sue, strutturali o meno, criticità. Di seguito si riportano alcuni passaggi del Documento: “Risponde a verità che causa determinante dei danni provocati ad Olbia dall’alluvione del 20 e 21 Febbraio è stata l’alterazione, l’interrimento e, in alcuni casi, il completo tombamento dei canali di bonifica esistenti. Ciò in conseguenza di un’espansione edilizia caotica e incontrollata. Immediatamente dopo il verificarsi dell’evento questo Assessorato disponeva con la Perizia in data 9.3.1979 n.1065, l’esecuzione di lavori di pronto intervento tendenti a ripristinare la funzionalità dei canali di bonifica con la costruzione di alcuni ponti su strade di urbanizzazione recentemente costruite che attraversano i canali con tombini di sezione assolutamente insufficiente. I lavori di cui sopra venivano affidati all’impresa Mario Achenza di Ozieri la quale però era costretta a condurli in maniera irrazionale a causa degli impedimenti opposti dai proprietari confinanti”….. 6.3 PERICOLOSITÀ PAI E PSFF Nel settore a monte di Olbia l’inviluppo di creste rocciose determina un anfiteatro montuoso a forti pendenze fino ai limiti della piana alluvionale, dal quale si genera una ricca rete idrografica defluente verso Est e SudEst. A tale rete idrografica che nel suo stato originario tendeva a ridurre le velocità a qualche centinaio di metri dalla costa, assumendo dapprima assetto a meandri e poi ad impaludarsi o ad espandersi in stagni ed acquitrini, è stato progressivamente assegnato un assetto canalizzato rettificato (S’Eligheddu/Rivo Gallurese, San Nicola (San Nicolò), Gadduresu/Santa Cecilia, Paule Longa, Zozò/Gialdinu, Tannaule; PadredduriBalidone, Cabu Abba-Tilibass nel settore Est), con fondo e sponde cementificate (e talora, più di recente, tombate) che, laddove le portate siano robuste, costituisce una condizione di incremento degli effetti della pericolosità dei torrenti in caso di alluvione, soprattutto nel contesto urbanizzato. Le cartografie delle Figg. 26, 27 e 28 riportano a scala ridotta le Tavv. 19Hi, 20Hi e 27Hi del P.A.I. (SubBacino 4-Liscia) che illustrano una parte della Pericolosità idraulica del centro urbano e dell’area aeroportuale. Va notato che la perimetrazione del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF) da Parte della R.A.S. (ADIS, 2013), avviata nel 2006 e approvata nel corso del 2013 ha e introdotto ulteriori aree di pericolosità per il Riu San Nicola (Fig.12), sviluppando l’area Hi1 (Fascia C ex PSFF) per il Riu S’Eligheddu e ampliando e precisando la pericolosità per il Padrogiano. Esso tuttavia non ha apportato perimetrazioni ulteriori su Riu Gadduresu , su Riu de Tannaule e Canale Paule Longa, lasciando inoltre aperta la questione dell’area industriale ad Est del C.A. e dei centri abitati minori interessati da idrografie non irrilevanti (San Pantaleo, Marinella; Cugnana; Murta Maria; Porto Spurlatta, Berchiddeddu). C’e da notare fini del PSFF non è stato considerato il torrente tributario del San Nicola, cioè il Riu de S’Abba Fritta; il S’Eligheddu, per ragioni interne al procedimento amministrativo, è stato considerato corso d’acqua secondario e pertanto ne è stata elaborata la sola fascia C Geomorfologica. In questo caso l’’alluvione del 18/11/2013 ha dimostrato che la capacità espansiva del corso d’acqua in Sx è nettamente superiore a quanto illustrato sulla tavola in Fig. 30. 23 Prot. N.20652 O/I del 26/11/1979 dell’Ass. dei LL. PP. della RAS - avente a oggetto “Istanza comitato di quartiere “Gregorio” e “Orgosoleddu (S.Maria) di Olbia a firma dell’Assessore dei LL. PP. S. Floris. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 59 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 60 Fig, 26 - Tav. 20 Hi P.A.I. (RAS-Assessorato dei LL. PP.; 2005). Fig. 27 - Tav. 27 - Hi P.A.I. (RAS-Assessorato dei LL. PP.; 2005). L’anomalia a valle della chiusura della perimetrazione è spiegabile con la mancata verifica delle area di foce. La perimetrazione tronca è concettualmente errata e non è realistica Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 61 Fig. 28 - Tav. 19 Hi P.A.I. (RAS-Assessorato dei LL. PP.; 2005). Ai fini PAI questa perimetrazione è superata da quella del PSFF Cfr. Fig. 29 Fig. 29 - Tav. SN001 del Sub Bacino Liscia. PSFF (Aprile 2012) - Bacino Riu San Nicola. Cfr. Fig.26 Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 62 Fig. 30 - Fascia geomorfologica del S’Eligheddu nella riduzione della Tav. SE001 del PSFF. 6.4 PERICOLOSITÀ IDRAULICA NON PERIMETRATA DAL PAI Sono numerosi ed importanti i tratti critici della rete urbana e periurbana di Olbia ignorati dal PAI. Per quanto attiene all’area urbana, le più rilevanti sono tra gli altri, quella del Riu Gadduresu (fatto salvo l’ultimo tratto focivo e prefocivo, perimetrato nel PAI nell’ambito della perimetrazione del Riu S’Eligheddu), il canale Paule Longa interamente tombato, i canali di Tilibas e i torrenti nella Zona Industriale ad Est del centro abitato (Riu Cabu Abbas; Riu Padredduri, Riu Cocciani) tutti drasticamente riconfigurati, sia longitudinalmente che trasversalmente sul piano geometrico per le esigenze della stessa area industriale (la palude Tilibas fungeva da recettore del Cabu Abbas che è stato deviato con canale rettificato e foce sul porto industriale. 6.5 PERICOLOSITÀ E URBANIZZAZIONE L’alluvione del 18 Novembre 2013 ha rivelato quale sia lo stato di vulnerabilità della città nei confronti del pericolo idraulico a fronte degli interventi di mitigazione eseguiti a partire dal 2003-4 ed in corso di esecuzione, ovvero l’incompatibilità dell’attuale tessuto urbano nei confronti dell’assetto idrografico ivi defluente tanto sul piano idrologico-idraulico che geomorfologico. Secondo le conclusioni della Relazione sull’Assetto Storico (cfr. A07), nell’area urbana di Olbia (sensu Variante), la rete idrografica è costituita presso che integralmente da Canali di Bonifica realizzati e/o completati nei primi tre decennni del XX secolo. Fanno eccezione a tale generalizzazione solo: il ramo affluente in Dx del San Nicola, denominato Riu de S’Abba Fritta, il ramo a monte di via S. Petta del Riu San Nicola il ramo a monte dell’ultimo intervento di rettificazione così come riportato nella Fig. 25. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 63 Fig. 31 – Piano parcellare tratto da Progetto di sistemazione del Canale Gallurese a monte della Ferrovia Cagliari-Terranova e della strada provinciale Terranova-Monti24. Scala 1:4000 (ed. 1926). Il circolo tratteggiato indica l’ultimo tratto canalizzato di monte del corso d’acqua i compluvi esterni al tessuto urbano che concorrono a formare il Canale Zozò (tratti a monte di via Guinizelli), il ramo del Riu de Tannaule a monte della ferrovia E’ di tutta evidenza che la dinamica urbanistica ad Olbia abbia incrementato tanto il rischio quanto il pericolo idrogeologico stesso. Infatti con l’urbanizzazione oltre alla progressiva riduzione dello spazio di espansione per le piene, si è determinata la progressiva obliterazione di una cospicua parte dell’originario assetto morfologico del territorio a bassopiano sovra escavato e contrassegnato da ingente presenza di conche palustri. Queste ultime ancor che bonificate con rettificazioni, canali e colmate, sono state progressivamente ammantate, peraltro con un differenziale evidente negli ultimi 35 anni, da un tessuto edificato talora assai denso, soprattutto in prossimità di alcuni canali (su tutti il Gadduresu), il quale si è rivelato fin da subito sempre meno compatibile con le caratteristiche idrografiche dei luoghi, compresi quelli bonificati, in ragione crescente con l’assenza di opportune condizioni di regimazione. Fig. 32 A/B – La vistosa incongruità ed insufficienza della sezione del sottopasso (da monte a sx e da valle a dx) di via Amba Alagi (Gadduresu) esasperata dalle soluzioni attuate. Si noti l’incombente interrimento della sezione di valle, di recente ampliata a seguito d’intervento di sistemazione, che ha comportato anche il taglio della vegetazione arborea sulle sponde (e conseguente maggiore irradiamento favorevole alla proliferazione di canne). 24 La denominazione di questo documento, non essendo stata rinvenuta nell’elaborato digitalizzato, è assegnata dallo scrivente per similitudine col documento XII. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 64 Fig. 33 – Il nuovo ponte per l’area ex artiglieria (intervento 2012), è stato realizzato con intradosso sollevato rispetto al precedente per evitare i rigurgiti del Gadduresu in caso di piena ; tuttavia le quote delle travi di sostegno dei piloni del viadotto permangono più basse e il muro sulla Dx ostacola l’espansione a tutto vantaggio dell’incremento dei tiranti in Sx . Questo processo di perdita presso che totale della “memoria” idrografica è stato tardivamente messo in discussione, prima dal PAI e poi da una certa ricorrenza degli eventi calamitosi che hanno sì richiamato alla necessità di opere di mitigazione, senza mai addivenire, però, ad un’organica e sistemica visione dell’intero assetto idrografico nel quale, a fronte della relativa maggiore importanza del S’Eligheddu, possono giocare un ruolo non trascurabile i torrenti minori e gli affluenti. Come, del resto, il presente studio è in grado di dimostrare anche con il solo riferimento al doppio travaso di portata, prima dal S’Eligheddu al Gadduresu (Settore di via Bottego-via Marco Polo e scuola A. Diaz) e da questo, nuovamente, al S’Eligheddu (via Cimabue; via Umbria, via Lucania e via Umbria). L’alluvione del18/11/2013 ha colpito tutta la rete idrografica ma le conseguenze intese come danni alle cose ed alle persone sono state più accentuate soprattutto in corrispondenza dei tratti contrassegnati da tombamento, da esasperata modifica geometrica delle sezioni longitudinali e/o dalla presenza di depressioni morfologiche non dotate degli opportuni presidi o con presidi del tutto insufficienti (cfr. elaborato A08 dello Studio dio Variante al PAI). 7 SISMICITÀ Questo tema attiene ad una condizione generale al contorno. Lo studio della pericolosità sismica attiene agli approfondimenti di fase preliminare di competenza geotecnica. Non di meno a quegli scopi si riscontra che l’intero territorio della Sardegna risulta essere stato inserito nella Zona 4 della riclassificazione sismica nazionale operata attraverso l’O.P.C.M. 3274/03 (si veda anche la Deliberazione G.R. 15/31 del 30.3.2004). In tale sfondo non sono state elaborate ulteriori suddivisioni o zonazioni da parte della R.A.S., né sono stati forniti contributi o articolazioni inerenti le palesi differenze territoriali riscontrabili nella sia pure debole pericolosità sismica. Per cui anche il territorio di Olbia ricade in tale classe. Non di meno è noto, che il territorio Nord Orientale e Meridionale della Sardegna possano risentire, sia pure debolmente (M.C.S.= 4-5), della sismicità delle strutture tettoniche attive sia del Margine Ligure (o in generale del Mediterraneo occidentale) che di quello tirrenico occidentale e del Canale di Sardegna. Taluni degli epicentri sismici sono posizionati alcune miglia a Est e Sud Est del Golfo di Olbia, altri sono stati riscontrati nella parte settentrionale del mediterraneo centrale ad W della Corsica, altri nel Canale di Sardegna. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Con riferimento a tutto il 2012, gli eventi più recentemente registrati ed avvertiti sono stati quelli del: 26/4/2000, con magnitudo Md = 4,8-4,1 della scala Richter all’epicentro sulla verticale delle strutture tirreniche (alcune miglia ad Est di Posada); 03/03/2001 (4.2 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore; 21/04/2001 (3.5 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore; 10/02/2002 (3.1 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore; 20/10/2003 (3.1 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore; 12/12/2004 (4.2 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore; 18/12/2004 (4.3 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore; 15/10/2008 non classificato, più debole e avvertito nel medesimo settore geografico; 09/11/2010 (magnitudo Md = 3,3 gradi Richter) con epicentro nel Mediterraneo Occidentale al Largo della Corsica; avvertito nel Sassarese 28/07/2011 (magnitudo Md = 5,2 gradi Richter) con epicentro nel Mediterraneo Occidentale al Largo della Corsica; avvertito nel Sassarese 04/03/2012 (magnitudo Md = 4.6 gradi Richter) con epicentro nel Mediterraneo Occidentale al Largo della Corsica; avvertito nel Sassarese. La Fig.35 riporta la zonizzazione macrosismica assegnata alla Sardegna in conseguenza del sisma del 26/4/2000, segnalato come quello a maggior magnitudo fra i più recenti e avvertito in una vasta area della Gallura, soprattutto a Olbia, Loiri-Porto San Paolo, San Teodoro e Budoni. A tale riguardo, appare interessante, ai fini della presente relazione, evidenziare come nella banca dati dell’I.N.G.V. del C.N.R. risultino i seguenti riscontri, relativamente alla scossa sismica: Olbia Posada Generalmente avvertita. scene di panico tra i turisti che si trovavano in una piazza. Vibrazione di pavimenti; tintinnio di pentole e bicchieri; oscillazione di lampadari; porte e finestre si sono chiuse/aperte; divani e poltrone si sono spostati. La popolazione si è riversata nelle strade. Leggere crepe e filature sono segnalate nei tramezzi di alcuni edifici. Qualche pezzo di intonaco è caduto, qualche vaso rotto e una credenza rovesciata. Generalmente avvertito; molta gente ha preferito uscire in strada, i vetri delle finestre, i letti e le scrivanie hanno tremato. (si noti che normalmente a Md=4,8 corrispondono effetti sull’epicentro pari a M.C.S. = 7-8; la localizzazione dell’epicentro a circa 25 Km dalla costa spiega, però, l’attenuazione dei fenomeni avvertiti in questo caso). Molto rilevante, a fini statistici e storici, è stato anche il sisma del 13 /11/1948 (area ipocentrale Mar di Sardegna, Io = 6.0 e MCS = 4.3), oggetto di studi speditivi da parte del G.N.D.T. che hanno portato alla compilazione della successiva tabella delle intensità (si ricorda che la soglia del danno è quella di Io > 5-6). Sulla base degli allegato all’ O.P.C.M. n. 3274/03 e s.m.i., poiché appartenente alla Zona 4, il territorio è classificato come sismico e risulta con accelerazione sismica orizzontale ag/g ≤ 0,05 , con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni. Il dato va tuttavia rielaborato e ricalibrato in base ad una specifica micro zonazione (cfr. DM 14 gennaio 2008: “Norme Tecniche per le costruzioni” - NTC ‘08). L’attribuzione alla Zona sismica 4 può consentire, alla luce delle NTC/2008, la conservazione delle convenzionali procedure di verifica geotecnica, in considerazione delle caratteristiche delle costruzioni in progetto. Lat Long. Profondità (km) Data UTC e ora Magnitudo Provincia evento Località 13:28 4.1 SOTTOMARINO Tirreno centrale Tirreno 40.956 10.216 5.67 26/04/00 40.831 10.414 24.59 27/06/00 04:07 4.1 SOTTOMARINO 01:54 4.2 SOTTOMARINO 40.866 10.084 11.05 03/03/01 41.092 10.19 33.47 21/04/01 17:31 3.5 SOTTOMARINO 16:21 3.1 SOTTOMARINO 3.1 SOTTOMARINO 40.957 10.277 10.0 10/02/02 41.711 9.198 8.4 20/10/03 21:23 12/12/04 11:52 40.830 10.160 10.0 4.2 18/12/04 09:12 40.898 10.168 10.0 4.3 Tab.12 - Elaborazione su dati provenienti da: http://kharita.rm.ingv.it/Gmaps/reg/ Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu SOTTOMARINO SOTTOMARINO centrale Tirreno centrale Tirreno centrale Tirreno centrale Corsica Tirreno centrale Tirreno centrale Progetto Definitivo 65 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 66 Fig. 34 - Localizzazione eventi sismici con effetti rilevati nella Sardegna NE (da http://kharita.rm.ingv.it/) dal 2000 in poi. Fig.35 - Intensità macrosismica regionale conseguente al sisma del 26 Aprile 2000 Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] 8 N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 CONCLUSIONI Ai fini del modello geologico delle aree di intervento, prevalentemente ubicate all’interno dell’area urbana di Olbia a valle della Circonvallazione periferica, si è ritenuto di dover inquadrare la prima parte della trattazione ad un livello regionale, sottolineando in primo luogo gli elementi geomorfologici che accomunano la Piana di Olbia a tutta la regione Gallurese. Pertanto sono stati posti in evidenza i seguenti punti: 1. L’assetto geologico spiccatamente omogeneo fondato su di un pilastro tettonico (Horst) costituito da rocce per lo più magmatiche, spesso diffusamente e pervasivamente arenizzate, e contrassegnate da discontinuità di età varisca (ercinica) e da migmatiti; 2. La sovrimposizione e quindi la ridefinizione tettonica terziaria che solleva il Massiccio del Limbara con struttura a gradoni (altipiani) e isola il bacino di Oschiri-Berchidda, dando il primo impulso alla trama idrografica centrifuga a maggiore gerarchizzazione (Coghinas, Carana-Liscia, Vignola, San Giovanni e Padrogiano-La Castagna) con pattern dendritici e sub angolari, parte della quale si riversa su Olbia (San Simone-Enas-Padrogiano); 3. il cosiddetto ringiovanimento tettonico mio-pliocenico, connesso con la contemporanea definizione del Margine orientale della Sardegna e il successivo approfondimento del Mar Tirreno (in tale quadro viene postulato ma non è ben dimostrato un basculamento quaternario verso NE dei prismi strutturali (o di una parte di essi) in cui è ritenuto essersi frammentato l’Horst orientale) contrapposto ad una sostanziale stabilità tettonica dell’isola; 4. Il glacio-eustatismo pleistocenico, responsabile della sovra incisione delle valli idrografiche del Pleistocene superiore, della risalita olocenica del mare, dell’annegamento delle incisioni torrentizie (Rias) e di un blando onlap costiero olocenico post glaciale, tutt’ora incompleto; 5. la rete idrografica principale caratterizzata da: □ deflusso prevalente verso Nord ed Est, con subordinazione del macro deflusso a Sud; □ spartiacque dell’idrografia principale definiti su livelli altimetrici in gran parte prossimi o superiori ai 1000m, contrassegnati anche da cornici rocciose verticali; □ bacini idrografici principali a pattern montani dendritici o sub dendritici a forti gradienti, in condizioni di prevalente erosione nel bilancio geomorfologico, fin quasi alla linea di costa, con settori di trasferimento non netti e circoscritti e con settori di accumulo per lo più limitati alla frangia costiera, al netto dell’interferenza con profili a gradinata ovvero con tratti di altopiano e con i bacini intramontani a guida tettonica; □ relativamente elevata densità di drenaggio; □ prolungati tratti a valli incassate ed alvei confinati; □ capacità di trasporto solido sul fondo che, al netto delle variabili idrologiche, beneficia di condizioni favorevoli di pendenza e di materiali generati dall’arenizzazione dei graniti, delle coperture di versante, della presenza ereditata dal Pleistocene di aree a pietraia (colate di pietrame e di blocchi), da colate detritiche e talvolta, da frane attuali; 6. un settore litoraneo sedimentologicamente deficitario, in quanto dominato da coste di sommersione a Rias, ovvero valli fluviali affogate dalla risalita olocenica (20Ky) del livello del mare, talvolta alimentate da contributi solidi importanti (Delta del Padrogiano); 7. corpi alluvionali olocenici interposti fra area montana e linea di costa, attualmente reincisi; 8. assenza (o non evidenza) di terrazzamenti “antichi” (Pleistocene superiore). Nello specifico del territorio comunale è stato quindi esposto il quadro delle conoscenze a carattere geologico, geomorfologico e idrogeologico che debbono essere assunte ai fini della progettazione delle opere. Ciò in quanto le variabili ad esse connesse comportano assunzioni complementari di responsabilità nella definizione delle geometrie progettuali poiché esse giocano un ruolo non secondario sia nello sviluppo al suolo delle dinamiche di piena dei corpi idrici superficiali che attraversano il territorio di Olbia, condizionandone la risposta, impulsiva o meno, sia nella efficacia e nella efficienza degli stessi interventi. I corpi idrici presenti nel territorio e interessati dal presente elaborato sono: Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 67 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 il Riu/Canale San Nicola-Riu de S’Abba Fritta, il Canale Zozò, il Riu/Canale S’Eligheddu, il Riu/Canale Gadduresu, Il Riu Cecilia (o Riu Santa Cecilia) il Riu/Canale de Tannaule, il Canale Paule Longa25 il Canale Tilibas 68 Fra essi quelli che sono stati oggetto di specifiche ricostruzioni litostratigrafiche a scala di dettaglio, in quanto interessati direttamente dalle opere previste dal progetto sono: il Riu/Canale San Nicola-Riu de S’Abba Fritta, il Canale Zozò, il Riu/Canale S’Eligheddu, il Riu/Canale Gadduresu, Il Riu Cecilia (o Riu Santa Cecilia) il Riu/Canale de Tannaule, Nel corso dell’indagine, si è accertato o si è confermato che la pericolosità idrogeologica del territorio di Olbia e, nello specifico, della sua area urbana, ha le sue cause predisponenti nei seguenti elementi: 1. Basamento geolitologico poco permeabile in genere e quasi impermeabile a monte; 2. Presenza di una fisiografia a gradinata che rende ricorrenti fino al settore circostante lo spazio urbano alti gradienti clivometrici; 3. Inviluppo semiicircolare dei Bacini idrografici inscritto in uno spartiacque ad “anfiteatro” e drenante in una valle a Rias; 4. Immaturità e persistente condizione “erosiva” del rilievo che ne giustifica il sostanziale denudamento, con coperture molto limitate e tendenzialmente collocate solo sulla stretta frangia costiera. 5. Scarso sviluppo longitudinale della Piana costiera; 6. Morfostruttura e tronchi vallivi principali impostati lungo direttrici tettoniche o da esse condizionati; 7. Singoli bacini idrografici relativamente poco estesi (cosa questa che rende più complessa ed esposta ad incertezze la previsione idrologica); 8. Sub Bacini idrografici circolari o sub circolari in grado di sviluppare idrogrammi di piena più impulsivi (molto chiaro il caso del S’Eligheddu), quindi anche con maggiore capacità di carico solido, a parità di portata; 9. Presenza di diffusi, più o meno continui, stati di alterazione delle matrici rocciose granitoidi, in particolare di quelle granodioritiche e monzogranitiche, che possono spingersi fino all’arenizzazione (o arenitizzazione) più o meno profonda, la quale mutando i caratteri di resistenza all’attrito rispetto agli ammassi originari, espone il sostrato granitoide a processi di erosione superficiale e/o incanalata; 10. Presenza di coperture detritiche, regolite e, in taluni settori collinari e montuosi, di frane di crollo antiche che unitamente alle arenizzazioni, assicurano disponibilità di carichi solidi ai deflussi idrici, con saltuarie possibilità di innesco di colate di detriti; 11. Elevata energia del rilievo nel settore idrografico montano retrostante la Piana costiera e al passaggio con quello pedemontano e collinare; 12. Modesta capacità di immagazzinamento delle coltri arenizzate, in quanto di modesto spessore nelle aree pianeggianti; 25 Nello sviluppo del lavoro a tale corpo idrico è stata conferita la denominazione di Paule Longa in ossequio alla ricostruzione storica eseguita nel corso dell’indagine. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 13. Scarsa capacità di ritenzione idrica nel territorio urbano e nelle frange popolate periurbane, ancor che non 14. 15. 16. 17. bitumate, per la presenza di ampi spazi di suoli rimaneggiati o costipati nell’ambito dello sviluppo edilizio, tanto più in un contesto pervasivo di Piani di Risanamento; Diffusione di spazi idrografici occupati da materiali di risulta recenti e da colmate conseguenti a progetti storici, tutti facilmente erodibili in caso di dinamiche impulsive; Prevalenza morfodinamica dell’attività di trasporto e recapito fluviale su quella di rimozione alle foci e, dunque, tendenza di queste ultime ad occludersi per insabbiamento (sovralluvionamento); Ingente proliferazione di canneti (Arundo donax) in tutte le sezioni degli alvei con tendenze all’insabbiamento per presenza, sia pure in subordine, di limi ed argille, soprattutto se esposte alla luce e prive o private di protezione arborea (si è sottolineato come la proliferazione possa anche essere connessa con l’azione di rimozione meccanica degli stessi); Assetto complessivamente lagunare della condizione marittima della foce, con possibilità di marea sigiziale superiore alla media sarda, a fronte di un sensibile diminuzione delle azioni ondose rispetto a corrispettivi paraggi con medesime esposizioni. Tali condizioni, oggi come nel passato, sia nel loro comporsi che separatamente fra loro, non possono essere trascurate al fine di non replicare gli equivoci che per lungo tempo hanno fatto ritenere la Gallura un’area piuttosto immune da dissesti idrogeologici, da fenomeni erosivi e dalla possibilità concreta di generare significativo trasporto solido sulle reti idrografiche. La casistica delle calamità, quanto meno degli ultimi 50 anni, è eloquente quanto ricorrente a tal punto da sollevare dubbi sulla corretta correlazione degli eventi in termini di tempi di ritorno. Peraltro, gli elementi artificiali che nella realtà amplificano pericolosità naturale e rischio idrogeologico di Olbia non sono né quantitativamente scarsi né qualitativamente trascurabili e sono legati soprattutto a: l’artificiosità di diversi geometrie dei canali (Gadduresu) che ne ostacolano i deflussi, anche laddove l’obiettivo di tali geometrie sia mitigatorio (ad es.: canale diversivo San Nicola-Zozò); l’insufficienza di numerose sezioni, soprattutto relative agli attraversamenti; l’incongruenza di numerose opere disposte in sequenza spaziale lungo i canali, laddove la miglioria sia a monte piuttosto che a valle; la larghezza maggiore a monte che a valle di numerose sezioni (è palese il caso del Gadduresu a monte di via Stromboli, rispetto alla sezione a valle); gli stravolgimenti dei profili plano-altimetrici ai lati di taluni torrenti che impedendo l’espansione su di un lato, l’amplificano nell’altro (è il caso del Canale Gadduresu a valle di via Archimede, laddove il lato Sx non esonda ma in Dx si assiste alla concentrazione dei flussi sino alla via Cimabue; cfr. Paule Piana); l’urbanizzazione di aree particolarmente depresse (ad es.: via Baratta, via Lazio etc.), spesso in aree in passato oggetto di canalizzazione (Paule Longa; Paule Piana; cfr. elaborato A07 dello Studio di Variante al PAI), al di là del rispetto o meno delle distanze di legge (RD 523/1904); la stretta pertinenza dell’insediamento rispetto alla possibilità di moltiplicare gli oggetti mobilizzabili e flottanti in caso di piena; cosa che, quanto meno sul piano della dinamica geomorfologica all’interno di un centro abitato, per di più con opere di attraversamento incongrue, rende piuttosto accademico qualunque discorso sul “franco minimo” e soprattutto su quali siano i criteri con cui determinarlo; la singolarità di talune soluzioni tese a coesistere coi canali (Fig.36). A ciò si aggiunga il fatto che talune soluzioni mitigatrici degli ultimi anni sono state sopravvalutate rispetto al loro reale beneficio con qualche opera dal carattere meramente palliativo. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 69 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 70 Fig. 36 - Stato di fatto Dicembre 2013 dell’ affluente Santa Cecilia in Dx del Riu Gaddurresu poco a monte di via Pinturicchio e della confluenza deviata e rettificata sul prolungamento di via Stradella. Si noti in secondo piano a valle di via Caravaggio, l’uscita a pelo libero del canale, tombato a partire dall’intersezione con via Correggio. Vista verso monte. Attualmente la griglia è rimossa ed il muro in Dx idrografica (Sx foto) è stato sollevato. Fig. 37 - Affluente Dx del Gadduresu (Santa Cecilia), a valle di via Pinturicchio (foto verso monte, Dicembre 2013) Il dettaglio geomorfologico ed idrogeologico del quadro complessivo fornisce preziose informazioni di supporto agli studi ed alle valutazioni idrauliche, in particolare per quel che consta agli elementi di caratterizzazione delle mappe di assorbimento, quindi dei CN nell’applicazione del metodo SCS per la stima della portate di piena ai vari Tr. E’ stata inoltre preliminarmente verificata in chiave geologica la fattibilità degli interventi proponibili nonché di quelli proposti, nello specifico quelli che comportano sviluppo areale e longitudinale, nonché movimento terra, Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 posto che per gli eventuali ponti da ricostruire occorra, al contrario o più delle altre situazioni, ricorrere anche ad approfondimenti di carattere geognostico e geofisico (velocità sismiche) sia per la scelta che per il dimensionamento delle fondazioni. A parte è stato fornito un ulteriore contributo mirato alla discussione sulla fattibilità delle casse di espansione che costituiscono, nell’ambito dello studio, il più importante intervento di mitigazione del rischio idraulico. In sintesi, com’è noto, gli interventi proposti per la progettazione nel quadro delle opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia sono stati suddivisi in: A. Interventi strutturali di mitigazione B. Progetti di messa in sicurezza In A si tratta essenzialmente di realizzare n.2 casse di laminazione sul reticolo del Seligheddu, n.1 cassa di laminazione sul San Nicola e n. 1 Cassa di laminazione sul Riu de S’Abba Fritta. Per B si contemplano: Numerosi adeguamenti (allargamenti) delle sezioni del Seligheddu e del San Nicola secondo i dati in Tab.10. Tutti gli attraversamenti della viabilità dovranno essere adeguati alla nuova geometria delle sezioni idrauliche n.1 Scolmatore26 Riu Gadduresu con recapito nel Riu Seligheddu n. 1 Diversivo collegante il canale Paule Longa e il Riu Tannaule con recapito nel Riu Seligheddu n.1 Diversivo del Canale Zozò con recapito nel Riu San Nicola Un ulteriore scolmatore del Seligheddu (Fig. 38 tratta da A05 dello Studio di Variante al PAI) con recapito a valle sulla stessa asta sarebbe necessario in località Isticcadeddu ove non fosse possibile beneficiare della deroga sul franco idraulico. La lunghezza del canale scolmatore sarebbe di circa 1.3 km con una larghezza di 18 m, calcolata per una pendenza del 4 ‰. Fig. 38- Localizzazione eventuale scolmatore Isticadeddu Lo studio geologico ha riscontrato che le caratteristiche litostratigrafiche e geolitologiche dei luoghi, sono tali da garantire che in tutte le prospettate aree d’intervento, in assenza come in presenza di colmate artificiali, siano assenti fenomeni di frana in atto o potenziali di qualunque tipologia, di voragine sotterranea (sinkhole latu 26 I termini di Scolmatore e di Diversivo utilizzati in questo paragrafo sono mutuati in ossequio allo studio Idraulico ma s’intende precisare che essi sono concettualizzati in modo del tutto opposto a quelli impiegati nelle restanti parti della presente relazione e nei restanti elaborati dello Studio Geomorfologico. A questo fine si è inteso infatti che sia i Diversivi che gli Scolmatori sono manufatti che sottraggono una parte della portata di piena ad un corso d'acqua , deviandola direttamente alla foce marittima oppure destinandola su un altro corpo idrico recettore o, ancora, restituendola più a valle nel medesimo corso d'acqua. Ma mentre gli Scolmatori hanno lo scopo di derivare solo una parte delle acque di piena od eventualmente di morbida e per questo generalmente all'imbocco hanno una soglia fissa, talvolta regolata con paratoie, i Diversivi derivano permanentemente una frazione della portata dell’alveo naturale di un corso d’acqua e, di conseguenza, costituiscono canali artificiali liberi cioè non dotati di soglie o altre opere di regolazione. Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 71 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 sensu) e di carsismo attivo o fossile che in qualche misura possano limitare la sicurezza e pregiudicare la pubblica o privata incolumità nelle attuali condizioni o in conseguenza di attività dei cantieri. I progetti a sviluppo lineare sugli alvei o canali dovranno tuttavia commisurarsi con le necessità di verificare e se del caso assicurare la tenuta degli scavi, dal momento che la gran parte di essi è prevista su sezioni in terra da scarsamente addensata a sciolta. Dovranno inoltre essere previste le necessarie misure di aggottamento per l’allontanamento delle acque per i lavori e le operazioni in alveo. Una particolare difficoltà sarà invece rappresentata negli ambiti strettamente urbani, dalla presenza di sottoservizi che dovrà essere preliminarmente accertata. Si è detto che complementarmente all’indagine, vi è stata la raccolta delle informazioni geognostiche derivanti da progetti precedenti effettuati dal Comune. Tale attività ha reso possibile in talune aree (su tutte Gadduresu e San Nicola) il perfezionamento delle conoscenze stratigrafiche e dei Profili geologici elaborati in questa fase anche in assenza di indagini dirette specifiche. E’ stata inoltre possibile la stesura di un documento denominato Stratigrafie indagini geognostiche pregresse che non solo sarà prezioso d’ora in avanti ma che ha reso possibile la stesura di un Piano Indagini di massima al netto delle indagini svolte in passato per cui vi saranno economie sulle stesse. Fig. 39- Esempio di un profilo sul Riu San Nicola tarato su sondaggi eseguiti in passato per progetti pubblici (lo stesso non è stato tuttavia perfezionato in questa fase, per motivi di tempo) Fig. 40- Esempio di profilo geologico elaborato per la progettazione del Riu Gadduresu a monte di via Barcellona (via Santa Monica) Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 72 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected] N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna CF:TLCGNN58M17B354S PI: 01819860907 Si sottolinea inoltre che tutti gli interventi lineari ed areali proposti non sono soggetti né vanno incontro ad alcuna particolare incertezza di ordine geolitologico e geomorfologico né a particolari difficoltà che non siano affrontabili tecnicamente. In taluni di essi (Casse di espansione, in particolare e scolmatore Seligheddu di Isticcadeddu, scolmatore Pasana, soprattuto) le escavazioni interesseranno necessariamente prolungate sezioni rocciose e dovranno avvalersi di mezzi meccanici relativamente complessi come i martelli demolitori. La natura dei sostrati da escavare, in particolare nel caso più diffuso dei granitoidi arenizzati, negli interventi areali e nelle vicinanze dei quartieri, dovrà imporre, in primo luogo in caso di ventilazione, indispensabili misure di umidificazione delle superfici da escavare e dei volumi mobilizzati. Ciò con la finalità di abbattimento delle polveri la cui concentrazione e diffusione diverrebbe del tutto incompatibile con le garanzie di salubrità. Gli adeguamenti di numerose sezioni comporteranno altrettanti adeguamenti di attraversamenti fra i quali appaiono molto complessi quelli in prossimità della foce a mare (ferrovia) e quello della SS127 o via V. Veneto. Costituenti essenziali del presente studio sono le carte Geologiche dei Bacini e i Profili geologici elaborati in base alle conoscenze di campo, agli studi del passato, ai lavori svolti e come detto da tarature geognostiche ereditate dall’amministrazione in un quindicennio. In particolare i profili litostratigrafici longitudinali sono stati eseguiti a supporto della progettazione dei singoli interventi così come previsto dalle norme. Non è stato tuttavia possibile beneficiare al momento di una vera indagine definitiva, che sulla base del piano di massima presentato, dovrà essere meglio definita in fase successiva ma ci si è limitati a sfruttare col massimo dettaglio possibile , gli elementi cognitivi fin qui acquisiti. Dott. Geol. Giovanni TILOCCA Lì, 24 Maggio 2015 Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia-Bacino del Riu Seligheddu Progetto Definitivo 73