N._191_Studi_di_settore - Studio Professionale Lorena Mori

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N._191_Studi_di_settore - Studio Professionale Lorena Mori
Fiscal News
La circolare di aggiornamento professionale
N. 191
07.07.2015
Studi di settore: indicatori per i
professionisti
Categoria: Studi di settore
Sottocategoria: Modelli
Nella nota tecnica e metodologica degli studi di settore, è possibile individuare indicatori specifici che
trovano applicazione nei confronti dei professionisti. Nello specifico, tali indici sono:
 rendimento orario professionista;
 incidenza delle altre componenti negative al netto dei canoni di locazione sui compensi;
 assenza del valore dei beni strumentali;
 incidenza degli ammortamenti per beni mobili strumentali rispetto al valore storico degli stessi.
Calcolati i relativi indici, in funzione del posizionamento rispetto ai valori soglia, vengono definiti gli
eventuali maggiori compensi da aggiungersi al compenso puntuale di riferimento e al compenso minimo
ammissibile stimati con l’analisi della congruità dello studio di settore.
Premessa
Come noto la Legge n. 296/2006 ha previsto l’introduzione di specifici indicatori
di normalità economica di cui tenere conto in sede di elaborazione e revisione
degli studi di settore.
L’art. 10-bis, comma 2, Legge n. 146/1998, introdotto dal comma 13 della Legge
n. 296/2006, dispone infatti che:
 “Ai fini dell’elaborazione e della revisione degli studi di settore si tiene
anche conto di valori di coerenza, risultanti da specifici indicatori
definiti da ciascun studio, rispetto a comportamenti considerati normali
per il relativo settore economico”.
La Circolare 29 maggio 2008, n. 44 ha inoltre specificato le finalità di tali
indicatori: in particolare, l’Agenzia delle Entrate ha precisato che nel caso in cui
il contribuente non rispetti gli indici di normalità economica “vengono
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determinati maggiori ricavi/compensi, i quali vengono sommati sia al valore
puntuale che al valore minimo stimato dallo studio di settore”.
Di conseguenza, l’effetto sostanziale degli indicatori di normalità economica è
quello di incidere sulla soglia di congruità del contribuente, alzandola in caso
di mancata normalità rispetto agli indicatori specifici.
L’analisi della normalità economica si basa su una metodologia tesa ad
individuare la correttezza dei dati dichiarati. A tal fine, per ogni singolo
soggetto, vengono calcolati indicatori economico-contabili da confrontare ai
valori di riferimento che individuano le condizioni di normalità economica in
relazione al gruppo omogeneo di appartenenza.
A seguito dell’elaborazione degli indici, con riferimento ai dati inseriti dal
contribuente, lo studio di settore fornirà un livello di ricavo stimato a cui
eventualmente adeguarsi.
I maggiori ricavi/compensi che dovessero risultare dall’analisi di normalità
economica vengono direttamente aggiunti dal software GE.RI.CO. al
ricavo/compenso puntuale di riferimento.
Di conseguenza, per essere congruo, il contribuente dovrà eventualmente
adeguarsi a tale maggior valore complessivamente determinato. In altre parole,
il livello di adeguamento al quale il contribuente potrà conformarsi per
risultare congruo, sarà costituito dal ricavo o compenso puntuale di riferimento
calcolato dal software GE.RI.CO. che terrà conto anche dell’eventuale
disallineamento rispetto agli indicatori di normalità individuati per il singolo
studio di settore.
Per i professionisti tali indicatori corrispondono a:
 rendimento orario professionista;
 incidenza delle altre componenti negative al netto dei canoni di
locazione sui compensi;
 assenza del valore dei beni strumentali;
 incidenza degli ammortamenti per beni mobili strumentali rispetto
al valore storico degli stessi.
Rendimento
orario per
professionista
Il rendimento orario del professionista è l’indicatore che misura la plausibilità
tra il numero delle ore di lavoro dichiarate dal contribuente ed il “valore
aggiunto” prodotto.
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Ciò avviene determinando, per ogni contribuente, il valore massimo
ammissibile per la variabile “Ore teoriche del professionista”.
In presenza di un valore della variabile “Ore teoriche del professionista”
superiore a quello della variabile “Ore dichiarate dal professionista”, le “Ore
dedicate all’attività” sono aumentate per un valore pari alla differenza tra le
“Ore teoriche del professionista” e le “Ore dichiarate dal professionista”.
Il nuovo valore delle “Ore dedicate all’attività” costituisce il parametro di
riferimento per la riapplicazione dell’analisi della congruità e per la
determinazione dei maggiori compensi da normalità economica.
Modalità di
applicazione
dell’indicatore
I maggiori compensi da normalità economica correlati a tale indicatore sono
calcolati come differenza tra il compenso puntuale di riferimento, derivante
dalla riapplicazione dell’analisi della congruità con il nuovo valore delle “Ore
dedicate all’attività”, e il compenso puntuale di riferimento di partenza,
calcolato sulla base dei dati dichiarati dal contribuente. La formula
dell’indicatore è la seguente:
Compensi dichiarati - Spese per prestazioni di co.co.co. - Compensi
corrisposti a terzi per prestazioni direttamente afferenti l’attività
professionale e artistica - Consumi - Altre spese
Ore lavorate dipendenti + Ore dichiarate dal professionista
Incidenza delle
altre componenti
negative al netto
dei canoni di
locazione sui
compensi
L’indicatore “Incidenza delle altre componenti negative al netto dei canoni di
locazione sui compensi” verifica la plausibilità tra la voce “altre componenti
negative” ed il totale dei compensi.
Nel calcolo delle altre componenti negative non si tiene conto dei canoni di
locazione (finanziaria e non finanziaria) relativi a beni immobili e a beni
strumentali mobili.
Per ogni contribuente, si determina il valore massimo ammissibile per la
variabile “Altre componenti negative nette” moltiplicando la soglia massima di
normalità economica dell’indicatore, diviso 100, per i “Compensi da congruità e
da normalità”.
Nel caso in cui il valore dichiarato delle “Altre componenti negative nette” si
posizioni al di sopra di detto valore massimo ammissibile, la parte di spese
eccedente tale valore, ponderata con la percentuale sui compensi del Totale
incarichi/prestazioni derivanti da: “Stabili collaborazioni con studi e/o strutture
di terzi” e “Altre attività”, costituisce parametro di riferimento per la
determinazione dei maggiori compensi da normalità economica, calcolati
moltiplicando tale parte eccedente per il relativo coefficiente.
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Questo coefficiente è stato individuato, distintamente per gruppo omogeneo
(cluster), come rapporto tra la somma dei compensi puntuali, calcolati
applicando a tutti i soggetti del cluster la specifica funzione di compenso con
l’utilizzo delle sole variabili contabili di spesa, e la somma delle stesse variabili
contabili di spesa.
Incidenza degli
ammortamenti
sul valore
storico dei beni
strumentali
Per ogni contribuente è determinato il valore massimo ammissibile per la
variabile “Ammortamenti per beni mobili strumentali al netto dei beni di costo
unitario non superiore a 516,46 euro” moltiplicando la soglia massima di
normalità economica dell’indicatore, diviso 100, per il “Valore dei beni
strumentali mobili in proprietà al netto dei beni di costo unitario non superiore
a 516,46 euro”.
Nel caso in cui il valore dichiarato degli “Ammortamenti per beni mobili
strumentali al netto dei beni di costo unitario non superiore a 516,46 euro” si
posizioni al di sopra di detto valore massimo ammissibile, con “Numero di mesi
di attività nel corso del periodo d’imposta” diverso da zero, la parte degli
ammortamenti eccedente tale valore costituisce parametro di riferimento per
la determinazione dei maggiori compensi da normalità economica, calcolati
moltiplicando tale parte eccedente per il relativo coefficiente (diverso per
ciascun studio di settore).
Tale coefficiente è calcolato come rapporto tra l’ammontare del compenso
puntuale, derivante dall’applicazione delle funzioni di compensi dello studio di
settore alla sola variabile “Valore dei beni strumentali mobili in proprietà”, e
l’ammontare degli “Ammortamenti per beni mobili strumentali”.
Assenza del
valore dei beni
strumentali
È presente anche per alcuni studi evoluti nel 2014 relativi al lavoro autonomo,
l’indicatore di normalità economica “Assenza del valore dei beni strumentali”
nei dati contabili.
La finalità di tale indicatore è correggere situazioni nelle quali sono presenti
beni strumentali tra i dati strutturali e, tuttavia, non c’è alcuna indicazione degli
stessi nel quadro degli elementi contabili.
Si noti inoltre che il rilievo della mancanza del valore dei beni strumentali può
derivare anche dall’indicazione di spese che possono denotare la presenza di
beni strumentali; ad esempio, indicazione di spese per manutenzione di
apparecchiature tecniche nel quadro dedicato agli elementi specifici
dell’attività.
Tale indicatore risulta non normale qualora il contribuente abbia fornito
informazioni relativamente a beni strumentali ma tra i valori contabili non ne
sia dichiarato il relativo valore.
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Per i soggetti non normali si determina il valore dei beni strumentali da
normalità economica come media, ponderata per la probabilità di
appartenenza al cluster, del valore dei beni strumentali per addetto normale di
riferimento, moltiplicato per il numero degli addetti.
Il valore dei beni strumentali per addetto normale di riferimento è stato
individuato, per ciascun gruppo omogeneo analizzando per ogni cluster la
relativa distribuzione (con riferimento ai soli contribuenti con valore dei beni
strumentali per addetto diverso da zero).
Successivamente, si determina il maggior compenso da normalità economica
relativo al nuovo indicatore, ottenuto come prodotto tra il valore dei beni
strumentali da normalità economica e il coefficiente di determinazione del
maggior compenso.
Tale coefficiente si ottiene come media, ponderata per la probabilità di
appartenenza al cluster, dei singoli coefficienti di determinazione del maggior
compenso.
In sintesi, la condizione di non normalità può essere espressa dalla seguente
condizione:
 presenza di beni strumentali tra i dati strutturali;
 e mancata indicazione del corrispondente valore dei beni
strumentali tra i dati contabili ovvero nel rigo G14, campo 1.
Studi evoluti
nel 2012 e 2013
Anche per molti degli studi evoluti nel 2012 e 2013, opera con gli stessi criteri
l’indicatore di normalità economica che si applica in caso di incoerenza
connessa con la presenza di beni strumentali tra i dati strutturali e la
contestuale mancata dichiarazione di un corrispondente valore dei beni
strumentali nei dati contabili.
Tale indicatore, le cui modalità applicative sono le medesime descritte sopra, è
stato previsto dai seguenti decreti:
 Decreto 21 marzo 2013, applicabile a 50 studi di settore evoluti nel
2012 che presentano nelle funzioni di ricavo/compenso coefficienti
relativi alla variabile valore dei beni strumentali e che prevedono, nel
modello di comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell’applicazione
degli studi di settore, informazioni riconducibili ai beni strumentali
utilizzati per lo svolgimento delle attività;
 Decreto 24 marzo 2014 applicabile a 46 studi di settore, evoluti nel
2013, che presentano nelle funzioni di ricavo/compenso coefficienti
relativi alla variabile “Valore dei Beni Strumentali” e che prevedono,
nel modello studi di settore, informazioni riconducibili ai beni
strumentali utilizzati per lo svolgimento delle attività.
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Modalità di
applicazione
per i soggetti
non normali
I maggiori compensi da normalità economica vengono determinati in
riferimento al Valore dei Beni strumentali da Normalità economica pari alla
media, ponderata per la probabilità di appartenenza al cluster, del Valore dei
beni strumentali per addetto normale di riferimento, moltiplicato per il numero
di addetti. Il Valore dei beni strumentali per addetto normale di riferimento è
stato individuato per ciascun studio di settore oggetto dell’intervento,
analizzando per ogni cluster la relativa distribuzione.
In sostanza, la funzione dei ricavi determina per ogni specifica attività e cluster
il maggior valore dei beni strumentali riferito al singolo addetto, in quanto il
valore dei beni strumentali è proporzionato per il numero degli addetti
dell’impresa.
Inoltre, il numero di addetti si determina per le attività professionali secondo
quando riportato nella seguente tabella:
Numero addetti (professionista che
Numero addetti (associazioni tra
opera in forma individuale)
professionisti)
Fattore correttivo individuale +
numero dipendenti + numero
collaboratori coordinati e
continuativi che prestano attività
prevalentemente nell’impresa o nello
studio.
Numero dipendenti + numero
collaboratori coordinati e
continuativi che prestano attività
prevalentemente nell’impresa o
nello studio + (numero soci o
associati x “Fattore correttivo
associazioni”).
Dopo tali operazioni, è determinato il Maggior ricavo da Normalità economica
relativo all’indicatore, ottenuto come prodotto tra il Valore dei beni strumentali
da Normalità economica e il Coefficiente di determinazione del maggior
compenso.
Questo coefficiente si ottiene dalla media, ponderata per la probabilità di
appartenenza al cluster, dei singoli coefficienti di determinazione del maggior
compenso.
I singoli coefficienti di determinazione del maggior compenso sono stati
determinati per ogni cluster di ciascuno studio di settore oggetto di
applicazione, come rapporto tra:
Compenso teorico (determinato applicando l’analisi di congruità con
utilizzo della sola variabile Valore dei beni strumentali)
Valore dei beni strumentali dichiarato
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