Percorsi di lavoro, suggerimenti didattici e filmografia
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Percorsi di lavoro, suggerimenti didattici e filmografia
PERCORSI DI LAVORO, SUGGERIMENTI RAGIONATA SUL BURKINA FASO DIDATTICI E FILMOGRAFIA L’AFRICA DELLA TV, DELLA PUBBLICITÀ E DEL CINEMA D’OCCIDENTE… Far ricercare e analizzare agli studenti immagini fotografiche, spot pubblicitari, servizi televisivi e sequenze filmiche prodotti in Europa e in cui protagonisti siano l’Africa e gli africani, per individuare le modalità di messa in scena del continente come luogo geografico, degli africani e degli occidentali come modelli antropologici, per analizzare il ruolo di queste immagini sulla costruzione dell’immaginario collettivo e per ricercare e decostruire gli stereotipi più diffusi. Far quindi realizzare agli studenti una grande mappa nella quale emerga l’immagine dell’Africa nei media d’Occidente. OLTRE LA «SINDROME DI TARZAN»… Proporre agli studenti la visione, l’analisi e il confronto di alcuni film o sequenze (tra quelli segnalati di seguito) della cinematografia africana. Far quindi realizzare agli studenti una grande mappa nella quale emerga l’immagine dell’Africa nel cinema africano e compararla con la mappa proposta nell’attività «l’Africa della tv, della pubblicità e del cinema d’Occidente». UN FILM PER CONOSCERE I GRIOT Per approfondire la conoscenza del ruolo dei griot nelle culture africane, si consiglia la visione di: Keita - L’héritage du griot (Keita - L’eredità del griot) di Dani Kouyaté, Burkina Faso 1999. Il griot Djeliba lascia il villaggio e si trasferisce in città: gli spiriti gli hanno affidato il compito di intervenire nell’educazione di Mabo, figlio unico di una giovane coppia di sposi. Il griot vuole iniziare il ragazzo alla conoscenza di sé stesso attraverso la storia dei suoi antenati: gli racconta di oracoli che predicono il futuro, di animali selvaggi che si trasformano in donne, della forza interiore di Keita, il capostipite della comunità a cui appartiene Mabo… La cultura che gli trasmette però contrasta con quella della scuola e crea a Mabo dei problemi in classe. Anche il padre del bambino è preoccupato: pur rispettoso e timoroso nei confronti del cantastorie, vive con disagio la situazione. Ad aggravare il tutto si aggiunge il fatto che il ragazzino, affascinato dagli insegnamenti del vecchio, li trasmette a sua volta ai suoi compagni. Quando Djeliba interromperà i racconti, sarà Mabo stesso a terminare la storia mitica di Soundiata Keita, fondatore dell’impero mandingo. DONNE: SCHIAVE DEI PREGIUDIZI… Per approfondire i temi relativi alle donne considerate streghe, alla loro esclusione sociale, ai pregiudizi che spesso regolano i rapporti sociali all’interno dei villaggi, si consiglia la visione, l’analisi e il confronto dei seguenti film della produzione cinematografica del Burkina Faso: Wend Kuuni (Il dono di Dio) di Gaston Kaboré, Burkina Faso 1982. Il marito di Koudbila muore, lasciandola sola con il figlioletto. La donna decide di non risposarsi come le imporrebbe invece la tradizione e per questo motivo viene considerata una strega e costretta ad abbandonare il villaggio. Dopo qualche anno muore anche lei, lasciando solo il figlioletto di pochi anni. Il bambino, per il dolore provato, rimane muto. Fortunatamente viene trovato nella savana da un uomo che lo porta con sé in un altro villaggio, dove viene adottato da una famiglia che lo chiama Wend Kuuni (dono di Dio). Wend Kuuni lentamente riacquista la parola e racconta alla sorella adottiva tutta la sua storia. Buud yam di Gaston Kaboré, Burkina Faso 1997. Wend Kuuni è ormai ventenne e, nonostante sia arrivato nel villaggio da bambino e sia amato profondamente dalla famiglia adottiva, fatica molto a integrarsi perché percepisce che i suoi coetanei lo vivono come uno straniero e lo vedono come portatore di disgrazie per l’intero villaggio (sua mamma naturale era considerata una strega). Il ragazzo soffre molto di questa situazione e il suo disagio si aggrava quando la sorella adottiva si ammala. Wend Kuuni sente che è indispensabile che egli riesca a salvarla. Parte quindi alla ricerca delle «erbe del leone» capaci di guarirla. Nello stesso tempo egli vuole scoprire se davvero le maledizioni che incombono sul villaggio e la malattia stessa della sorella siano frutto del malocchio che egli involontariamente esercita. Yaaba (La nonna) di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso 1990. È la storia di Napoko, Bila – due cuginetti che abitano in un villaggio della brousse – e di Sana, una vecchia che vive in una capanna fuori dal villaggio, isolata da tutti. La donna è malvista, considerata da tutti una strega portatrice di maledizioni e influssi negativi. Schiavi dei pregiudizi, gli adulti le attribuiscono la responsabilità di tutti gli eventi negativi che accadono al villaggio. Bila invece è attirato da questa anziana e la frequenta anche contro il volere dei genitori. Un giorno Napoko, a seguito di una ferita riportata durante una lite, si ammala di tetano. Viene chiamato al villaggio uno stregone che si rivela un imbroglione incapace. Bila invece chiede aiuto a Sana che – aiutata da un amico guaritore – saprà preparare una pozione medica fatta con le erbe e le cortecce della savana che salverà la vita alla piccola Napoko. RELAZIONI UOMO-DONNA: CAMBIARE PUNTO DI VISTA Per approfondire il tema si consiglia la visione di: Taafe Fanga di Adama Drabo, Mali 1997. Il film affronta il tema spinoso e difficile dell’uguaglianza fra uomini e donne e del necessario rispetto delle differenze fra i sessi. Drabo per parlare di ciò ricorre a una leggenda dogon che narra come le donne presero il potere e costrinsero gli uomini ad assumere ruoli femminili e a sperimentare la durezza della vita quotidiana vissuta al femminile. I DIRITTI DELLE DONNE Per affrontare e approfondire i temi relativi ai diritti negati alle donne, alle mutilazioni genitali femminili e alle lotte che le donne stanno conducendo per liberarsi da antiche tradizione alimentate dall’ignoranza, si consiglia la visione e l’analisi di: Delwende, alzati e cammina Di S. Pierre Yameogo, Burkina Faso 2005. In un villaggio del Sahel, in Burkina Faso, un’epidemia di meningite miete numerose vittime. Una giovane donna viene violentata, ma non vuole rivelare chi sia il colpevole. Sua madre viene accusata di essere una «mangiatrice d’anime» e di essere la causa delle epidemie. È così costretta all’esilio: bandita dal villaggio, i cui abitanti, secondo la legge locale, le devono rifiutare sia il cibo che l’acqua dei pozzi. Comincia dunque per lei un lungo percorso attraverso le assolate terre saheliane. La figlia, anch’essa allontanata da tutti perché parente di una «strega», ma convinta dell’innocenza della madre, la cerca tenacemente. Dopo un lungo errare nelle vie della città, la ragazza trova finalmente la madre in un centro di accoglienza della capitale e la riconduce al villaggio dove la verità verrà finalmente a galla. Nella scena finale del film le due donne riprendono il proprio cammino: si chiude così il loro percorso caratterizzato dal grande coraggio con cui hanno deciso, nonostante tutto, di portare avanti la propria battaglia. Il film è arricchito di una parte documentaristica su un centro di Ouagadougou che accoglie anziane donne accusate di stregoneria e quindi respinte dalla società. Safi, la petite mère (Safi, la piccola madre) di Raso Ganemtoré, Burkina Faso-Italia-Francia 2004, durata 30’. La mamma di Safi, una bambina di 8 anni, muore dando alla luce un neonato. Secondo la tradizione dell’etnia samo, il neonato deve essere sacrificato per ricongiungersi alla madre e allontanare così la cattiva sorte dalla comunità. Per salvargli la vita, Safi fugge dal villaggio con il neonato e si dirige verso la capitale Ouagadougou, dove si rifugia. Qui Safi scopre la città in tutta la sua complessità. Viene rapita da un trafficante di bambini, al quale però riesce a sfuggire, si confronta con le difficoltà di riuscire a provvedere alla propria vita e a quella del fratellino, ma incontra anche tanta comprensione e solidarietà. Conosce delle famiglie, ma soprattutto delle venditrici del mercato che si trasformano in una moltitudine di mamme pronte ad aiutarla e a donare il loro latte al neonato. Moolaadé di Ousmane Sembène, Senegal-Francia 2004. Collé è l'unica donna del villaggio a non aver permesso l'escissione della figlia (l'escissione è una mutilazione del sesso femminile, un rituale che si pratica in alcune popolazioni dell'Africa e dell'Amazzonia: a differenza dell’ifibulazione, che ne prevede la riduzione, l’escissione comporta l’asportazione totale del clitoride). Mal vista da tutti, offre rifugio a sei bambine che chiedono la sua protezione (moolaadé) per non essere escisse. Collé tende all'ingresso della propria casa una corda colorata, simbolo della propria resistenza, territorio che nessuno potrà oltrepassare, pena la maledizione dello spirito del moolaadé. VIAGGIO E NOMADISMO ATTRAVERSO GLI OCCHI DEL CINEMA Integrarsi in una cultura diversa da quella di appartenenza è per alcuni una scommessa che arricchisce, per altri una caduta d’identità. In molte pellicole che affrontano il tema dell’emigrazione/immigrazione ci si confronta con la problematica del rapporto tra le culture, tra mondi diversi eppur paralleli. Le figure dei migranti di prima e seconda generazione raccontate dalla macchina da presa vengono evidenziate nelle luci e nelle ombre. La complessità e la ricchezza dell’incontro/ scontro fra persone di diverse culture, fra migranti e indigeni, fra modernità e tradizione, tra genitori e figli, tra bisogno di integrazione e rischio di omologazione sono fulcro di tali film. Per affrontare tale tematica, si consiglia la visione di: Kini e Adams di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso 1997. È la storia di due ragazzi che sognano di fuggire dal loro villaggio, rimettendo in sesto una vecchia macchina scassata. Ouedraogo cerca di raccontare una storia profondamente realistica e allo stesso tempo costruisce una metafora delle difficoltà in cui si trovano, più in generale, i paesi africani di fronte al progresso tecnologico. Le cri du coeur (Il grido del cuore) di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso 1994. Il piccolo Moctar, costretto a lasciare la sua casa e gli amici più cari per raggiungere il padre emigrato in Francia, non riesce ad adattarsi alla nuova vita. Le sue inquietudini e le sue angosce si materializzano in una iena che lo insegue, perseguitandolo ovunque lui vada. Non è pazzia; solo Paulo però lo capisce e lo aiuta a sconfiggere le sue paure affrontando la iena. Filmografia Keita - L’héritage du griot (Keita - L’eredità del griot) di Dani Kouyaté, Burkina Faso 1999. Wend Kuuni (Il dono di Dio) di Gaston Kaboré, Burkina Faso 1982. Buud yam di Gaston Kaboré, Burkina Faso 1997. Zan Boko (Terra senza voce) di Gaston Kaboré, Burkina Faso 1988. Rabi di Gaston Kaboré, Burkina Faso 1991. Yaaba (La nonna) di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso 1990. La scelta di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso 1986. Tilai di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso 1990. A Karim na Sala di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso 1991. Samba Traorè di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso1992. Le cri du coeur di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso 1994. Kini e Adams di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso 1997. Safi, la petite mère (Safi, la piccola madre) di Raso Ganemtoré, Burkina Faso-Italia-Francia 2004, durata 30’. Tiga au bout du fil (Tiga al telefono) di Rasmane Tiendrebeogo, Burkina Faso-Belgio 2002. Delwende, alzati e cammina di S. Pierre Yameogo, Burkina Faso 2005. Moolaadé di Sembène Ousmane, Senegal-Francia 2004. La colère des dieux di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso 2003. Kato kato di Idrissa Ouedraogo, Burkina Faso 2006.