Poesie di szymborska

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Poesie di szymborska
Poesie di Szymborska da leggere
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Cat in an empty apartment – Il gatto in un appartmento vuoto
Morire – questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi tra i mobili.
Qui niente sembra cambiato,
oppure tutto è mutato.
Niente sembra spostato,
oppure tutto è fuori posto.
E la sera la lampada non brilla più.
Si sentono passi sulle scale,
ma non sono quelli.
Anche la mano che mette il pesce nel piattino
Non è quella di prima.
Qualcosa qui non comincia
alla sua solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qui c’era qualcuno, c’era,
poi d’un tratto è scomparso
e si ostina a non esserci.
In ogni armadio si è guardato.
Sui ripiani si è corso.
Sotto il tappeto si è controllato.
Si è perfino infranto il divieto
di sparpagliare le carte.
Che altro si può fare.
Aspettare e dormire.
Che lui provi solo a tornare,
che si faccia vedere.
Imparerà allora
che con un gatto così non si fa.
Gli si andrà incontro
come se proprio non avesse voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E all’inizio niente salti né squittii.
Nothing Twice – Nulla due volte
Nulla due volte accade
né accadrà. Per tal ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.
Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.
Non c’è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,
né due sguardi tali e quali.
Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.
Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? Ma che cos’è?
Forse pietra, o forse fiore?
Perché tu, malvagia ora,
dai paura e incertezza?
Ci sei – perciò devi passare.
Passerai – e qui sta la tua bellezza.
Cercheremo un’armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d’acqua.
Hitler's First Photograph – La prima fotografia di Hitler
E chi è questo pupo in vestina?
Ma è Adolfino, il figlio del signor Hitler!
diventerà forse un dottore in legge
o un tenore dell'opera di Vienna?
Di chi è questa manina, di chi,
e gli occhietti, il nasino?
Di chi il pancino pieno di latte,
ancora non si sa:
d'un tipografo, d'un mercante, d'un prete?
Dove andranno queste buffe gambette, dove?
Al giardinetto, a scuola, in ufficio,
alle nozze magari con la figlia del sindaco?
Bebè, angioletto, tesoruccio,
piccolo raggio,
quando un anno fa veniva al mondo
non mancavano segni
nel cielo e sulla terra:
un sole primaverile, gerani alle finestre,
musica d'organetto nel cortile,
un fausto presagio nella carta velina rosa,
prima del parto
un sogno profetico della madre:
se sogni un colombo - è una lieta novella,
se lo acchiappi - giungerà a chi hai a lungo atteso.
Toc, toc, chi è?
è il cuoricino di Adolfino.
Ciucciotto, pannolino,
bavaglino, sonaglio,
il bimbetto,
lodando Iddio e toccando ferro,
è sano.
Somiglia ai genitori,
al gattino nel cesto,
ai bambini
di tutti gli album di famiglia.
Beh, adesso non piangeremo mica,
il fotografo farà clic sotto la tela nera.
Atelier Klinger, Grabenstrasse Braunau,
e Braunau è una cittadina piccola,
ma dignitosa,
ditte solide, vicini dabbene,
profumo di torta e di sapone da bucato.
Non si sentono cani ululare
né i passi del destino.
L'insegnante di storia allenta il colletto
e sbadiglia sui quaderni.
The Three Oddest Words
LE TRE PAROLE PIÙ STRANE
When I pronounce the word Future,
the first syllable already belongs to the past.
When I pronounce the word Silence,
I destroy it.
QUANDO PRONUNCIO LA PAROLA F U T U R O
LA PRIMA SILLABA GIÀ VA NEL PASSATO.
QUANDO PRONUNCIO LA PAROLA S I L E N Z I O
LO ANNULLO.
QUANDO PRONUNCIO LA PAROLA N I E N T E
CREO QUALCOSA CHE NON ENTRA IN ALCUN NULLA.
When I pronounce the word Nothing,
I make something no non-being can hold.
Utopia
Isola dove tutto si chiarisce.
Qui ci si può fondare su prove.
L'unica strada è quella d'accesso.
Gli arbusti si piegano sotto le risposte.
Qui cresce l'albero della Giusta Ipotesi
Con rami da sempre districati.
Di abbagliante linearità è l'albero del Senno
presso la fonte detta Ah Dunque E' Così.
Più ti addentri nel bosco, più si allarga
la Valle dell'Evidenza.
Se sorge un dubbio, il vento lo disperde.
L'eco prende la parola senza farsi chiamare
e chiarisce volenterosa i misteri dei mondi.
A destra una grotta in cui giace il Senso.
A sinistra il lago della Profonda Convinzione.
Dal fondo si stacca la Verità e viene lieve a galla.
Domina sulla valle la Certezza Incrollabile.
Dalla sua cima si spazia sull'Essenza delle Cose.
Malgrado le sue attrattive l'isola è deserta,
e le tenui orme visibili sulle rive
sono tutte dirette verso il mare.
Come se da qui si andasse solo via,
immergendosi irrevocabilmente nell'abisso.
Nella vita inconcepibile.
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Sono un tranquillante.
Agisco in casa,
funziono in ufficio,
affronto gli esami,
mi presento all’udienza,
Incollo con cura le tazze rotte –
Devi solo prendermi,
farmi sciogliere sotto la lingua,
devi solo mandarmi giù
con un sorso d’acqua.
So come trattare l’infelicità,
come sopportare una cattiva notizia,
ridurre l’ingiustizia,
rischiarare l’assenza di Dio,
scegliere un bel cappellino da lutto.
Che cosa aspetti –
Fidati della pietà chimica.
Sei un uomo (una donna) ancora giovane,
dovresti sistemarti in qualche modo.
Chi ha detto che la vita va vissuta con coraggio?
Consegnami il tuo abisso –
Lo imbottirò di sonno.
Mi sarai grato (grata)
Per la caduta in piedi.
Vendimi la tua anima.
Un altro acquirente non capiterà.
Un altro diavolo non c’è più.
Rubens' Women – Le donne di Rubens
Ercolesse, fauna femminile,
nude come il fragore di botti.
Fanno il nido in letti calpestati,
nel sonno la bocca si apre al chicchirichì.
Le pupille rovesciate all’indietro
Penetrano dentro le ghiandole da cui i lieviti stillano nel sangue.
Figlie del barocco, l'impasto si gonfia,
vaporano i bagni, s'arrossano i vini,
nel cielo galoppano porcelli di nuvole,
le trombe nitriscono l'allarme carnale.
O cucurbitose, o esorbitanti,
e raddoppiate dal cader dei veli
e triplicate dalla violenza della posa,
grasse pietanze d'amore!
Le loro magre sorelle si alzarono presto,
prima che nel quadro facesse giorno.
E nessuno le vide incamminarsi in fila
dal lato non dipinto della tela.
Esiliate dello stile. Costole contate,
mani e piedi d'uccello.
Provano a volare sulle scapole sporgenti.
Il Duecento gli avrebbe dato un fondo d'oro.
Il Novecento - uno schermo d'argento.
Ma il Seicento non ha nulla per chi è piatto.
Giacché perfino il cielo è convesso
convessi gli angeli e convesso il dio
Febo baffuto che su un destriero
sudato irrompe nell'alcova ribollente.