Fare Vela (marzo 2008)
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Fare Vela (marzo 2008)
050-055 Pirati:test (4 pagine) 18-02-2008 18:27 Pagina 50 cronaca/pericolo in mare FOTO MARINA MILITARE FOTO PENATI FOTO MARINA MILITARE PIRATI 50 FARE VELA MARZO 08 Nella cartina, le zone dove si sono registrati Brasile settentrionale, le Guyane e alcune zone del Vene- attacchi di pirateria dal 2003 al 2007. Le più zuela. Preoccupa la rinascita del fenomeno in alcune zone pericolose sono il Corno d’Africa, con la costa dei Caraibi. Sopra: nave Etna e nave Borsini, le due unità somala da evitare, e lo Stretto di Malacca, della Marina Militare italiane inviate nei mari della Soma- dove transita la maggior parte del traffico lia per prevenire gli attacchi al naviglio mercantile. mercantile mondiale. Insidiosi anche il Golfo A sinistra: una barca italiana in Mar Rosso, zona in cui si di Guinea, in Africa, le Filippine, la costa del raccomanda di navigare lontano dalla costa 050-055 Pirati:test (4 pagine) 19-02-2008 16:22 Pagina 51 La Marina Militare Italiana ha inviato due navi nel Corno d’Africa, contro i nuovi predoni del mare. Lì, nello Stertto di Malacca e ora pure in certe zone dei Caraibi sono state attaccate alcune delle migliaia di barche da diporto. C’è da preoccuparsi? Risponde uno dei massimi esperti del fenomeno di NICOLÒ CARNIMEO* D iciannove giugno 2006, Molo di Union Island Grenadine. 8.15 del mattino. La radio gracchia, è sintonizzata sul Caribbean safety and Security net (SSB channel 8104.0 Khz). La voce dello speaker Bob non è la stessa di sempre, è grave. Parla piano. Istintivamente cerco una sintonia migliore. Forse dipende dall’apparecchio? No. È lui che biascica, forse, stenta a credere quanto deve dire. Parla del marina di Rodney Bay a Santa Lucia. Noi ci siamo passati due giorni fa prima di arrivare a Union. È l’ennesimo attacco pirata. Lo yacht abbordato è l’Aquarius. Io e la mia compagna di viaggio ci guardiamo. Un brivido accappona la pelle. Si parla proprio di loro! Francis e Christine. Li abbiamo conosciuti. Scambiato poche battute. Volevano dello zucchero. Lui alto, biondo, ha detto di essere olandese. Lei bruna, capelli corti, francese, sguardo limpido. Bob dalla radio racconta, «di notte son saliti tre uomini sull’Aquarius, ancorato poco distante dalla costa. La coppia dormiva. Hanno massacrato di botte l’uomo sino a fargli perdere conoscenza, violentato la MARZO 08 FARE VELA 51 050-055 Pirati:test (4 pagine) 18-02-2008 18:27 Pagina 52 cronaca/pericolo in mare 52 FARE VELA MARZO 08 La difesa Come prevenire gli attacchi? Il consiglio migliore è la prevenzione, informandosi sulle zone pericolose, sulla frequenza degli episodi e sul tipo di attacco perpetrato. Nelle zone a rischio, meglio tenersi lontano dalla costa, mentre negli stretti e in zone di crociere è preferibile navigare in flottiglia, sempre a vista, anche di notte. Mantenere sempre una radio Ssb accesa su un canale di comunicazione noto, mentre le comunicazioni con il Vhf, facilmente intercettabile sui canali più usati, vanno evitate. Non reagire mai con eventuali armi che si hanno a bordo, perché nella maggior parte dei casi proprio questo porta a conflitti a fuoco. Questi i siti dove reperire informazioni: www.safetyandsecuritynet.com www.yachtpiracy.org www.noonsite.com FOTO TETTAMANTI moglie. Sono scappati con tutti i soldi a bordo». Siamo sconvolti. Non è la prima volta durante la nostra navigazione nei Caraibi che ascoltiamo alla radio del Security net di attacchi pirati, ma questa volta è stato vicino, troppo, rischia di infrangere il sogno di una crociera nei mari del Sud cullato da tempo. Sarebbe potuto capitare a noi. Quando abbiamo noleggiato il catamarano tramite una agenzia di charter italiana e lo abbiamo poi ritirato in Martinica nessuno ci ha parlato dei possibili pericoli. Ci hanno solo consigliato in modo laconico di non fare scalo a Saint Vincent perché “a volte rubano i tender”. C’è un velo di silenzio sul fenomeno degli atti di pirateria verso le imbarcazioni da diporto, i media e le riviste specializzate se ne occupano poco, anche sui siti dei più accreditati club di navigatori quali il To (Trans Ocean, Germania), Ssca (Seven Seas Cruising Association, Stati Uniti) o l’Occ (Offshore Cruising Club, Inghilterra) si parla raramente della attuale recrudescenza degli attacchi. E ciò non solo perché non si vuole ingenerare allarme nel lucroso flusso turistico del charter, ma anche perché inizialmente non si è riusciti a inquadrare il fenomeno nella sua globalità. Gli episodi sono centinaia, ma per lungo tempo sono stati trattati come casi isolati. Le varie denunce dei diportisti che hanno subito violenze, rapine a mano armata e nella migliore delle ipotesi furti a bordo sono rimaste lettera morta in qualche polveroso ufficio di polizia di una sperduta isola dei Caraibi. Certo, sono migliaia, ogni anno, le barche che si godono serene crociere ai Caraibi. E anche in casa nostra, come dimostrano tanti episodi di cronaca, possiamo essere vittime di furti e aggressioni. Ma ignorare il fenomeno è sempre sbagliato. Oggi, grazie a iniziative come la Caribbean safety and Security net, sono state redatte statistiche Pirati, che passione... Non solo Johnny Deep/Jack Sparrow nella saga dei Pirati dei Caraibi che ha spopolato nelle sale. I pirati al cinema e in letteratura hanno sempre goduto di fortuna. Le storie di mare piacciono, se poi ci sono intrighi e sangue il pubblico gradisce. La filibusta in celluloide arriva già nell’era del muto, grazie a Il Pirata nero con Douglas Fairbanks (1926), preceduta nel 1920 dalla prima versione dall’Isola del Tesoro di Stevenson, romanzo che ha originato almeno una cinquantina di pellicole, tra cui una del 1990, con Charlon Heston. Del 1986 è il celebre Pirati di Roman Polanski, con Walter Matthau, la cui golettaambiente usata per le riprese è ancora visibile nel Porto Antico di Genova. Ai pirati, ma post-catastrofe, è legato anche Waterworld (1995), in cui Kevin Costner uomo-anfibio se la deve vedere con gli indimenticabili bucanieri-postatomici Smokers. Per la televisione, la saga salgariana di Sandokan con Kabir Bedi incollò negli Anni Settanta gli italiani alla televisione. In letteratura l’Isola del Tesoro di Stevenson, L’isola misteriosa di Verne, i cicli dei corsari di Emilio Salgari, il Peter Pan che se la deve vedere con Capitan Uncino. Sui pirati moderni il titolo da non perdere è Dangerous waters, romanzo di John Burnett, che ha dato vita anche a un videogame. 050-055 Pirati:test (4 pagine) 19-02-2008 16:23 Pagina 53 La zona calda Le armi Lunedì 28 gennaio sono partiti da Taranto il Rifornitore di Squadra Etna e il Pattugliatore Comandante Borsini, per svolgere la campagna navale denominata Medal ’08. Le due navi resteranno per quattro mesi nel Mar Rosso, nell’Oceano Indiano e nel Golfo Persico. Ai compiti istituzionali, si aggiunge quello della presenza e sorveglianza marittima nell’area del Corno d’Africa, dove, come illustra la cartina qui a destra, si sono registrati molti attacchi al naviglio mercantile. Il Golfo di Aden e lo Stretto di Gibuti sono una tappa obbligata per le barche italiane che scendono o risalgono dal Mediterraneo attraverso il Canale di Suez e il Mar Rosso. Entrando nell’Indiano diventa quindi d’obbligo restare al centro del Golfo di Aden e lasciare a dritta l’isola di Socotra. Mai reagire con le armi a un attacco pirata. Negli attacchi a barche da diporto, la cronaca insegna come, nella maggior parte dei casi, gli attacchi si concludono con la consegna del denaro e dei beni. Nelle zone più calde, i pirati si spostano su imbarcazioni veloci che possono contare anche su apparati elettronici, per intercettare le navi di passaggio. Una volta a bordo, appaiono le armi: dai Kalashnikov alle pistole e ai machete. Non dimentichiamo che la pirateria è particolarmente diffusa nelle zone dove il traffico di armi è faccenda quotidiana: non mancano lanciagranate Rpg e mitragliatori Ak. Gli attacchi a naviglio mercantile registrati lungo le coste somale nel 2005-2007. In nero gli atti di pirateria che hanno avuto esito, in verde quelli conclusi con la cattura dei pirati, in rosso i tentativi di attacco e in giallo gli inseguimenti dettagliate che raccolgono tutti i casi denunciati e pervenuti alla rete non fa che peggiorare la situazione. Ne è convinto il navigatore e scritdalle isole caraibiche. Infatti, basta visitare il sito www.safetyandsecuri- tore tedesco Klaus Hympendahl, che nel suo sito www.yachtpiracy.org tynet.com per una panoramica completa degli attacchi, aggiornati al dedica ampio spazio a questo tema. Ha viaggiato per anni a vela intorgennaio 2008. Cliccando su “most recent” (gli avvenimenti più recen- no al mondo, con la sua compagna, raccogliendo dati e notizie su pirati) la sequenza delle date è impressionante: nella sola Santa Lucia, gli teria e diporto e li ha pubblicati in un libro dal titolo “Piracy aboard”, ultimi due casi, ancora a Rodney Bay, risalgono al 27 gennaio scorso, edito in Germania qualche anno fa. ma ce n’è un altro poco prima a Marigot Bay il 6 dicembre e uno il Difendersi durante un attacco è stato fatale per uno dei grandi prota21 dicembre. Tra novembre e gennaio, quattro le gonisti della vela internazionale il neozelandese segnalazioni a Saint Vincent e Grenadine e undici in Durante la notte sono saliti Peter Blake ucciso nel Rio delle Amazzoni dai “ratos Venezuela, diventata uno degli spot più pericolosi. de agua” (topi di fiume). Il baronetto vincitore per tre uomini a bordo Qui tra le località più colpite c’è l’isola Margarita ben due volte della Coppa America (nel 1995 come dell’Aquarius, ancorato a dove sono avvenuti gli abbordaggi più efferati. Il 26 skipper e nel 2000 come manager di Team New poca distanza dalla costa. gennaio, a Los Testigos, cinque uomini armati hanno Zeland, Ndr) stava navigando con la sua Seamaster La coppia a bordo stava attaccato uno yacht e sparato nello stomaco al capiper una campagna di sensibilizzazione a favore della tano. Le urla della moglie hanno attirato l’attenziodormendo. Hanno massacra- tutela ambientale del mare. Nel porto di Macapà, ne di una barca di pescatori, che sono intervenuti proprio dove il Rio delle Amazzoni si getta nelto di botte l’uomo prontamente, mettendo in fuga i pirati e poi sono l’oceano, salirono a bordo una decina di pirati. Blake, riusciti persino a bloccare l’emorraggia dell’uomo, uomo dal carattere irruento, reagisce non vuol cedeportandolo subito in ospedale. Lui ce la farà, ma in peggiori condizio- re il suo orologio e viene raggiunto da una pallottola che lo ferisce a ni è uno skipper ferito il 15 gennaio scorso. Il colpo di arma da fuoco morte. Più recente (gennaio 2004) è la morte di un velista italiano di rischia di farlo rimanere paralizzato per sempre. Nel sintetico report del Falconara, Bruno Bianchella, ucciso dai pirati al largo di Grenada. Era mese scorso vi sono anche casi nei quali i pirati hanno avuto la peggio partito dalla Martinica a bordo di un catamarano a noleggio, con due e sono stati respinti a colpi di pistola. Ma conviene rispondere al fuoco? amici, destinazione Venezuela Isola Margarita, su una rotta battuta ogni In alcuni forum on line frequentati dai vagabondi della vela, in genere giorno da centinaia di vele. L’equipaggio italiano si era avvicinato a una si risponde no a questa domanda. Reagire nella maggior parte dei casi barca locale che fingeva di essere in avaria e, invece, una volta accosta- “ MARZO 08 FARE VELA 53 050-055 Pirati:test (4 pagine) 18-02-2008 18:27 Pagina 54 cronaca/pericolo in mare Sir Peter Blake, la vittima più illustre SEA&SEE ITALIA Ci manca moltissimo. Sir Peter Blake, una delle icone veliche più note del Secolo, aveva carisma, doti e autorevolezza per mille altre imprese, oltre ai record del mondo oceanici, alla Whitbread e alla Coppa America portata in Nuova Zelanda. Era il pomeriggio del 6 dicembre 2001, quando una telefonata in redazione ci avvertì dell’incredibile: Sir Peter Blake è stato ucciso in Brasile, dove si trovava con la sua goletta Seamaster per delle spedizioni in Amazzonia. Rapide verifiche accrescono ancora di più l’assurdità della vicenda. Il trionfatore della Coppa America, l’uomo che dopo le vittorie in tutti gli oceani ha deciso di andare a esplorare il mondo con la sua Blakexpeditions, con progetti scientifici rivolti alla salvaguardia del pianeta, è stato ucciso da una banda di ratos da agua, banditi-pirati, che aveva tentato una rapina sulla sua barca, ancorata alla foce del Rio delle Amazzoni, presso la città di Macapà, in Brasile: proprio una delle zone dove la pirateria è poi risorta. (MT) “ ti alla piroga i finti pescatori iniziano a sparare L’unico modo per difendersi mare un convoglio dalle tre alle sei barche che devoall’impazzata raffiche di mitra. Bianchella in questo dai pirati è conoscere quanto no rimanere sempre in stretto contatto anche visivo tra loro, sia di giorno che di notte con adeguate caso non ha reagito, ma è stato colpito mentre si più possibile il fenomeno e segnalazioni luminose. Mantenere il silenzio radio sporgeva dal natante. nel caso di una crociera ai sui canali standard del Vhf che possono essere facilSe armare con fucili e pistole le nostre vele non serve, anzi, può rivelarsi deleterio l’unico modo per Caraibi informarsi sulle rotte mente monitorati, ma tenere costantemente aperto difendersi dai pirati è conoscere quanto più possibi- più sicure facendo attenzione il canale Ssb su una frequenza concordata con il resto del convoglio. Monitorare l’area di navigaziole il fenomeno e nel caso di una crociera ai Caraibi anche ai singoli ancoraggi ne con il radar e avvertire le altre barche di qualuninformarsi sulle rotte più sicure, facendo attenzione que avvicinamento sospetto. Inoltre almeno una anche ai singoli ancoraggi, perché all’interno della stessa isola una zona può essere più o meno pericolosa di un’altra. barca del convoglio deve essere equipaggiata con un telefono satellitaMolto aggiornato è anche il sito www.noonsite.com/General/Piracy re e possedere i numeri delle diverse autorità marittime in modo da nel quale non si parla solo dei Caraibi, ma viene disegnata una specie poter subito diramare l’allarme. Nel caso si abbordaggio, Cornell condi mappa mondiale e sono segnalati anche i casi nell’Oceano Indiano siglia di mantenere la calma, consegnare ciò che chiedono gli assalitoe specialmente nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, altra zona che si ri seguendo le loro istruzioni. Gli ultimi abbordaggi hanno dimostrato rivela molto calda. Le statistiche e i Piracy report realizzati dall’inglese che spesso i pirati fuggono appena ottenuto il denaro e non sparano se Jimmy Cornell sono aggiornati già a partire dal 2000. A ben spulciare non vengono provocati. il database si trovano anche segnalazioni di attacchi nel Mediterraneo, come quella dello yacht austriaco Rumtraiber, avvenuto lungo le coste *Nicolò Carnimeo, 40 anni, giornalista, animatore culturale (ideatore della albanesi il 14 maggio 2001, oppure quella dell’Erato battente bandiera “Vedetta del Mediterraneo”, col recupero di una storica torretta sul porto di greca, colpito il 27 luglio del 2000 nel Peloponneso, anche se non ven- Giovinazzo, Bari: www.vedettamediterranea.it), è docente di Diritto della navigono specificate l’entità e la natura degli attacchi. gazione e autore (per la rivista di politica internazionale Limes, del cui consiCornell, in base alle esperienze raccolte, ha realizzato un breve pron- glio di redazione fa parte), di uno dei più completi rapporti sulla pirateria tuario da seguire quando si attraversano le aree a rischio. Bisogna for- moderna. Per Fare Vela analizza il fenomeno per le barche da diporto. L’arma segreta contro i pirati somali Gli emuli di Barbanera che scorrazzano intorno al Corno d'Africa dovranno presto fronteggiare un nuovo nemico hi-tech: Protector, Unmanned Surface Vehicle (USV), sotto test da parte della U.S. Navy già dall'anno scorso. Un mezzo che racchiude un concentrato di tecnologia robotica in 9 metri di materiali hi-tech. Completamente autonomo, può essere controllato 54 FARE VELA MARZO 08 in remoto sia da mare che dalla costa. Costruito originariamente in Israele, il mezzo è stato modificato dalla difesa americana, che ha aggiunto il necessario perché divenisse uno strumento da battaglia, oltre che da pattugliamento. La nuova arma della Marina è la versione militare di un vascello identico per scopi civili, costruito dalla società Rayglass Boats in Nuova Zelanda. Protector monta un propulsore jet diesel, un sistema di fuoco a corto raggio stabilizzato Typhoon, una torretta multi-sensore con l’elettronica necessaria all’individuazione e all’inseguimento dei pirati. 050-055 Pirati:test (4 pagine) 18-02-2008 18:27 Pagina 55