Fare Vela (marzo 2008)

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Fare Vela (marzo 2008)
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cronaca/pericolo in mare
FOTO MARINA MILITARE
FOTO PENATI
FOTO MARINA MILITARE
PIRATI
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Nella cartina, le zone dove si sono registrati
Brasile settentrionale, le Guyane e alcune zone del Vene-
attacchi di pirateria dal 2003 al 2007. Le più
zuela. Preoccupa la rinascita del fenomeno in alcune zone
pericolose sono il Corno d’Africa, con la costa
dei Caraibi. Sopra: nave Etna e nave Borsini, le due unità
somala da evitare, e lo Stretto di Malacca,
della Marina Militare italiane inviate nei mari della Soma-
dove transita la maggior parte del traffico
lia per prevenire gli attacchi al naviglio mercantile.
mercantile mondiale. Insidiosi anche il Golfo
A sinistra: una barca italiana in Mar Rosso, zona in cui si
di Guinea, in Africa, le Filippine, la costa del
raccomanda di navigare lontano dalla costa
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La Marina Militare Italiana ha inviato due navi nel Corno d’Africa, contro i nuovi predoni del mare.
Lì, nello Stertto di Malacca e ora pure in certe zone dei Caraibi sono state attaccate alcune delle
migliaia di barche da diporto. C’è da preoccuparsi? Risponde uno dei massimi esperti del fenomeno
di NICOLÒ CARNIMEO*
D
iciannove giugno 2006, Molo di Union Island Grenadine. 8.15
del mattino. La radio gracchia, è sintonizzata sul Caribbean
safety and Security net (SSB channel 8104.0 Khz). La voce
dello speaker Bob non è la stessa di sempre, è grave. Parla piano. Istintivamente cerco una sintonia migliore. Forse dipende dall’apparecchio?
No. È lui che biascica, forse, stenta a credere quanto deve dire. Parla del
marina di Rodney Bay a Santa Lucia. Noi ci siamo passati due giorni
fa prima di arrivare a Union. È l’ennesimo attacco pirata. Lo yacht
abbordato è l’Aquarius. Io e la mia compagna di viaggio ci guardiamo.
Un brivido accappona la pelle. Si parla proprio di loro! Francis e Christine. Li abbiamo conosciuti. Scambiato poche battute. Volevano dello
zucchero. Lui alto, biondo, ha detto di essere olandese. Lei bruna, capelli corti, francese, sguardo limpido.
Bob dalla radio racconta, «di notte son saliti tre uomini sull’Aquarius,
ancorato poco distante dalla costa. La coppia dormiva. Hanno massacrato di botte l’uomo sino a fargli perdere conoscenza, violentato la
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La difesa
Come prevenire gli attacchi?
Il consiglio migliore è la prevenzione, informandosi sulle
zone pericolose, sulla frequenza degli episodi e sul
tipo di attacco perpetrato.
Nelle zone a rischio, meglio
tenersi lontano dalla costa,
mentre negli stretti e in zone
di crociere è preferibile navigare in flottiglia, sempre a
vista, anche di notte. Mantenere sempre una radio Ssb
accesa su un canale di comunicazione noto, mentre le
comunicazioni con il Vhf,
facilmente intercettabile sui
canali più usati, vanno evitate. Non reagire mai con
eventuali armi che si hanno a
bordo, perché nella maggior
parte dei casi proprio questo
porta a conflitti a fuoco.
Questi i siti dove reperire
informazioni: www.safetyandsecuritynet.com
www.yachtpiracy.org
www.noonsite.com
FOTO TETTAMANTI
moglie. Sono scappati con tutti i
soldi a bordo». Siamo sconvolti.
Non è la prima volta durante la
nostra navigazione nei Caraibi
che ascoltiamo alla radio del
Security net di attacchi pirati, ma
questa volta è stato vicino, troppo,
rischia di infrangere il sogno di
una crociera nei mari del Sud
cullato da tempo. Sarebbe potuto
capitare a noi. Quando abbiamo
noleggiato il catamarano tramite
una agenzia di charter italiana e lo
abbiamo poi ritirato in Martinica
nessuno ci ha parlato dei possibili
pericoli. Ci hanno solo consigliato in modo laconico di non fare
scalo a Saint Vincent perché “a
volte rubano i tender”.
C’è un velo di silenzio sul fenomeno degli atti di pirateria verso
le imbarcazioni da diporto, i
media e le riviste specializzate se
ne occupano poco, anche sui siti
dei più accreditati club di navigatori quali il To (Trans Ocean,
Germania), Ssca (Seven Seas
Cruising Association, Stati Uniti)
o l’Occ (Offshore Cruising Club,
Inghilterra) si parla raramente
della attuale recrudescenza degli
attacchi. E ciò non solo perché
non si vuole ingenerare allarme
nel lucroso flusso turistico del
charter, ma anche perché inizialmente non si è riusciti a inquadrare il fenomeno nella sua globalità. Gli episodi sono centinaia,
ma per lungo tempo sono stati
trattati come casi isolati. Le varie
denunce dei diportisti che hanno
subito violenze, rapine a mano
armata e nella migliore delle ipotesi furti a bordo sono rimaste
lettera morta in qualche polveroso ufficio di polizia di una sperduta isola dei Caraibi. Certo, sono
migliaia, ogni anno, le barche che
si godono serene crociere ai
Caraibi. E anche in casa nostra,
come dimostrano tanti episodi di
cronaca, possiamo essere vittime
di furti e aggressioni. Ma ignorare il fenomeno è sempre sbagliato. Oggi, grazie a iniziative come
la Caribbean safety and Security
net, sono state redatte statistiche
Pirati, che passione...
Non solo Johnny Deep/Jack Sparrow nella saga dei Pirati dei Caraibi che ha spopolato nelle sale. I pirati al cinema e in letteratura hanno sempre goduto di fortuna. Le storie di mare piacciono, se poi ci sono
intrighi e sangue il pubblico gradisce. La filibusta in celluloide arriva già nell’era del muto, grazie a Il
Pirata nero con Douglas Fairbanks (1926), preceduta nel 1920 dalla prima versione dall’Isola del Tesoro
di Stevenson, romanzo che ha originato almeno una cinquantina di pellicole, tra cui una del 1990, con
Charlon Heston. Del 1986 è il celebre Pirati di Roman Polanski, con Walter Matthau, la cui golettaambiente usata per le riprese è ancora visibile nel Porto Antico di Genova. Ai pirati, ma post-catastrofe,
è legato anche Waterworld (1995), in cui Kevin Costner uomo-anfibio se la deve vedere con gli indimenticabili bucanieri-postatomici Smokers. Per la televisione, la saga salgariana di Sandokan con Kabir
Bedi incollò negli Anni Settanta gli italiani alla televisione.
In letteratura l’Isola del Tesoro di Stevenson, L’isola misteriosa di Verne, i cicli dei corsari di Emilio Salgari, il Peter Pan che se la deve vedere con Capitan Uncino. Sui pirati moderni il titolo da non perdere è
Dangerous waters, romanzo di John Burnett, che ha dato vita anche a un videogame.
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La zona calda
Le armi
Lunedì 28 gennaio sono partiti da Taranto il Rifornitore
di Squadra Etna e il Pattugliatore Comandante Borsini,
per svolgere la campagna
navale denominata Medal
’08. Le due navi resteranno
per quattro mesi nel Mar
Rosso, nell’Oceano Indiano e
nel Golfo Persico. Ai compiti
istituzionali, si aggiunge
quello della presenza e sorveglianza marittima nell’area
del Corno d’Africa, dove,
come illustra la cartina qui a
destra, si sono registrati
molti attacchi al naviglio
mercantile. Il Golfo di Aden
e lo Stretto di Gibuti sono
una tappa obbligata per le
barche italiane che scendono
o risalgono dal Mediterraneo
attraverso il Canale di Suez e
il Mar Rosso. Entrando nell’Indiano diventa quindi
d’obbligo restare al centro
del Golfo di Aden e lasciare a
dritta l’isola di Socotra.
Mai reagire con le armi a un
attacco pirata. Negli attacchi a barche da diporto, la
cronaca insegna come, nella
maggior parte dei casi, gli
attacchi si concludono con
la consegna del denaro e
dei beni. Nelle zone più
calde, i pirati si spostano su
imbarcazioni
veloci che
possono contare anche su
apparati elettronici, per
intercettare
le navi di
passaggio.
Una volta a bordo, appaiono le armi: dai Kalashnikov
alle pistole e ai machete.
Non dimentichiamo che la
pirateria è particolarmente
diffusa nelle zone dove il
traffico di armi è faccenda
quotidiana: non mancano
lanciagranate Rpg e mitragliatori Ak.
Gli attacchi a naviglio
mercantile registrati
lungo le coste somale
nel 2005-2007. In nero
gli atti di pirateria che
hanno avuto esito, in
verde quelli conclusi
con la cattura dei pirati, in rosso i tentativi di
attacco e in giallo gli
inseguimenti
dettagliate che raccolgono tutti i casi denunciati e pervenuti alla rete non fa che peggiorare la situazione. Ne è convinto il navigatore e scritdalle isole caraibiche. Infatti, basta visitare il sito www.safetyandsecuri- tore tedesco Klaus Hympendahl, che nel suo sito www.yachtpiracy.org
tynet.com per una panoramica completa degli attacchi, aggiornati al dedica ampio spazio a questo tema. Ha viaggiato per anni a vela intorgennaio 2008. Cliccando su “most recent” (gli avvenimenti più recen- no al mondo, con la sua compagna, raccogliendo dati e notizie su pirati) la sequenza delle date è impressionante: nella sola Santa Lucia, gli teria e diporto e li ha pubblicati in un libro dal titolo “Piracy aboard”,
ultimi due casi, ancora a Rodney Bay, risalgono al 27 gennaio scorso, edito in Germania qualche anno fa.
ma ce n’è un altro poco prima a Marigot Bay il 6 dicembre e uno il Difendersi durante un attacco è stato fatale per uno dei grandi prota21 dicembre. Tra novembre e gennaio, quattro le
gonisti della vela internazionale il neozelandese
segnalazioni a Saint Vincent e Grenadine e undici in
Durante la notte sono saliti Peter Blake ucciso nel Rio delle Amazzoni dai “ratos
Venezuela, diventata uno degli spot più pericolosi.
de agua” (topi di fiume). Il baronetto vincitore per
tre uomini a bordo
Qui tra le località più colpite c’è l’isola Margarita
ben due volte della Coppa America (nel 1995 come
dell’Aquarius, ancorato a
dove sono avvenuti gli abbordaggi più efferati. Il 26
skipper e nel 2000 come manager di Team New
poca distanza dalla costa.
gennaio, a Los Testigos, cinque uomini armati hanno
Zeland, Ndr) stava navigando con la sua Seamaster
La coppia a bordo stava
attaccato uno yacht e sparato nello stomaco al capiper una campagna di sensibilizzazione a favore della
tano. Le urla della moglie hanno attirato l’attenziodormendo. Hanno massacra- tutela ambientale del mare. Nel porto di Macapà,
ne di una barca di pescatori, che sono intervenuti
proprio dove il Rio delle Amazzoni si getta nelto di botte l’uomo
prontamente, mettendo in fuga i pirati e poi sono
l’oceano, salirono a bordo una decina di pirati. Blake,
riusciti persino a bloccare l’emorraggia dell’uomo,
uomo dal carattere irruento, reagisce non vuol cedeportandolo subito in ospedale. Lui ce la farà, ma in peggiori condizio- re il suo orologio e viene raggiunto da una pallottola che lo ferisce a
ni è uno skipper ferito il 15 gennaio scorso. Il colpo di arma da fuoco morte. Più recente (gennaio 2004) è la morte di un velista italiano di
rischia di farlo rimanere paralizzato per sempre. Nel sintetico report del Falconara, Bruno Bianchella, ucciso dai pirati al largo di Grenada. Era
mese scorso vi sono anche casi nei quali i pirati hanno avuto la peggio partito dalla Martinica a bordo di un catamarano a noleggio, con due
e sono stati respinti a colpi di pistola. Ma conviene rispondere al fuoco? amici, destinazione Venezuela Isola Margarita, su una rotta battuta ogni
In alcuni forum on line frequentati dai vagabondi della vela, in genere giorno da centinaia di vele. L’equipaggio italiano si era avvicinato a una
si risponde no a questa domanda. Reagire nella maggior parte dei casi barca locale che fingeva di essere in avaria e, invece, una volta accosta-
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Sir Peter Blake, la vittima più illustre
SEA&SEE ITALIA
Ci manca moltissimo. Sir Peter Blake, una delle icone veliche più
note del Secolo, aveva carisma, doti e autorevolezza per mille altre
imprese, oltre ai record del mondo oceanici, alla Whitbread e alla
Coppa America portata in Nuova Zelanda. Era il pomeriggio del 6
dicembre 2001, quando una telefonata in redazione ci avvertì dell’incredibile: Sir Peter Blake è stato ucciso in Brasile, dove si trovava con la sua goletta Seamaster per delle spedizioni in Amazzonia.
Rapide verifiche accrescono ancora di più l’assurdità della vicenda.
Il trionfatore della Coppa America, l’uomo che dopo le vittorie in
tutti gli oceani ha deciso di andare a esplorare il mondo con la sua
Blakexpeditions, con progetti scientifici rivolti alla salvaguardia del
pianeta, è stato ucciso da una banda di ratos da agua, banditi-pirati, che aveva tentato una rapina sulla sua barca, ancorata alla foce
del Rio delle Amazzoni, presso la città di Macapà, in Brasile: proprio
una delle zone dove la pirateria è poi risorta. (MT)
“
ti alla piroga i finti pescatori iniziano a sparare
L’unico modo per difendersi mare un convoglio dalle tre alle sei barche che devoall’impazzata raffiche di mitra. Bianchella in questo
dai pirati è conoscere quanto no rimanere sempre in stretto contatto anche visivo
tra loro, sia di giorno che di notte con adeguate
caso non ha reagito, ma è stato colpito mentre si
più possibile il fenomeno e
segnalazioni luminose. Mantenere il silenzio radio
sporgeva dal natante.
nel caso di una crociera ai
sui canali standard del Vhf che possono essere facilSe armare con fucili e pistole le nostre vele non
serve, anzi, può rivelarsi deleterio l’unico modo per Caraibi informarsi sulle rotte mente monitorati, ma tenere costantemente aperto
difendersi dai pirati è conoscere quanto più possibi- più sicure facendo attenzione il canale Ssb su una frequenza concordata con il
resto del convoglio. Monitorare l’area di navigaziole il fenomeno e nel caso di una crociera ai Caraibi
anche ai singoli ancoraggi
ne con il radar e avvertire le altre barche di qualuninformarsi sulle rotte più sicure, facendo attenzione
que avvicinamento sospetto. Inoltre almeno una
anche ai singoli ancoraggi, perché all’interno della
stessa isola una zona può essere più o meno pericolosa di un’altra. barca del convoglio deve essere equipaggiata con un telefono satellitaMolto aggiornato è anche il sito www.noonsite.com/General/Piracy re e possedere i numeri delle diverse autorità marittime in modo da
nel quale non si parla solo dei Caraibi, ma viene disegnata una specie poter subito diramare l’allarme. Nel caso si abbordaggio, Cornell condi mappa mondiale e sono segnalati anche i casi nell’Oceano Indiano siglia di mantenere la calma, consegnare ciò che chiedono gli assalitoe specialmente nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, altra zona che si ri seguendo le loro istruzioni. Gli ultimi abbordaggi hanno dimostrato
rivela molto calda. Le statistiche e i Piracy report realizzati dall’inglese che spesso i pirati fuggono appena ottenuto il denaro e non sparano se
Jimmy Cornell sono aggiornati già a partire dal 2000. A ben spulciare non vengono provocati.
il database si trovano anche segnalazioni di attacchi nel Mediterraneo,
come quella dello yacht austriaco Rumtraiber, avvenuto lungo le coste *Nicolò Carnimeo, 40 anni, giornalista, animatore culturale (ideatore della
albanesi il 14 maggio 2001, oppure quella dell’Erato battente bandiera “Vedetta del Mediterraneo”, col recupero di una storica torretta sul porto di
greca, colpito il 27 luglio del 2000 nel Peloponneso, anche se non ven- Giovinazzo, Bari: www.vedettamediterranea.it), è docente di Diritto della navigono specificate l’entità e la natura degli attacchi.
gazione e autore (per la rivista di politica internazionale Limes, del cui consiCornell, in base alle esperienze raccolte, ha realizzato un breve pron- glio di redazione fa parte), di uno dei più completi rapporti sulla pirateria
tuario da seguire quando si attraversano le aree a rischio. Bisogna for- moderna. Per Fare Vela analizza il fenomeno per le barche da diporto.
L’arma segreta contro i pirati somali
Gli emuli di Barbanera che scorrazzano intorno al Corno d'Africa
dovranno presto fronteggiare un nuovo nemico hi-tech: Protector,
Unmanned Surface Vehicle (USV),
sotto test da parte della U.S. Navy
già dall'anno scorso. Un mezzo
che racchiude un concentrato di
tecnologia robotica in 9 metri di
materiali hi-tech. Completamente
autonomo, può essere controllato
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in remoto sia da mare che dalla costa. Costruito originariamente in
Israele, il mezzo è stato modificato dalla difesa americana, che ha
aggiunto il necessario perché divenisse uno strumento da battaglia,
oltre che da pattugliamento. La nuova arma della Marina è la versione militare di un vascello identico per scopi civili, costruito dalla società Rayglass Boats in Nuova Zelanda. Protector monta un propulsore
jet diesel, un sistema di fuoco a corto raggio stabilizzato Typhoon,
una torretta multi-sensore con l’elettronica necessaria all’individuazione e all’inseguimento dei pirati.
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