I manifesti invadono Roma Col bancomat al
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I manifesti invadono Roma Col bancomat al
Anno III - Numero 4 Settimanale della Scuola Superiore di Giornalismo della Luiss Guido Carli Reporter 4 Febbraio 2010 nuovo Regionali Lazio I manifesti invadono Roma Moneta alternativa Col bancomat al mercato Peggio del Gabon? Piccolo paese grandi contrasti 15 anni di meno Vale per tutti l’età scontata? IL FATTO DESNUDO IL LOOK DI MONICA SETTA SUL TG2 RILANCIA LE SEXY CONDUTTRICI Politica Verso le elezioni. Forze politiche in campo con budget milionari e strategie diverse Sui muri di Roma domina la Polverini Ma Emma Bonino punta sul web e invita gli elettori a tenere pulita la città Tommaso Rodano Aumenta la temperatura del termometro politico, mentre si entra nel vivo della campagna per l’elezione del consiglio regionale del Lazio prevista il 28 e 29 marzo. E come succede ad ogni appuntamento elettorale, i muri di Roma sono presi d’assalto dai manifesti dei candidati. L’impressione che si ottiene osservando la città già tappezzata da tonnellate di carta stampata è che i partiti abbiano disponibilità finanziarie enormi per sostenere una pubblicità così massiccia. Il merito di tanto sfarzo va attribuito a una legge particolarmente generosa approvata dal parlamento italiano nel 2002, la quale stabilisce il diritto al rimborso di un euro per voto ricevuto per ogni partito che abbia raggiunto la soglia minima dell’uno percento. Ecco spiegato, per esempio, come le due principali formazioni italiane, il Pdl e il Pd, abbiano ricevuto rispettivamente 206 e 85 milioni di euro a fronte delle spese di 53 e 18 milioni per le ultime politiche, dati della Corte dei Conti alla mano. Non sorprende, allora, che Roma sia sommersa da valanghe di manifesti. Quelli di Renata Polverini, aspirante governatrice del centrodestra, sono in circolazione da diverse settimane e sono per la maggior parte abusivi. Si è già discusso dell’allusione poco elegante all’affaire Marrazzo contenuto nelle sue prime af- MANIFESTI La campagna elettorale per l’appuntamento del 28 e 29 marzo invade tutti gli spazi della città: molti sono abusivi e non risparmiano nemmeno le panchine delle fermate dell’autobus fissioni. Ma i suoi nuovi poster non hanno suscitato meno polemiche. Per esempio, alcuni maliziosi osservatori hanno notato un particolare della fotografia della Polverini che ha invaso le strade di Roma: dal polso della sindacalista è scomparso un rolex da tremila euro, presente invece nella prima versione della stessa immagine. Per non parlare del logo rosso della sua lista civica: oltre a suscitare più di una per- plessità di natura cromatica negli alleati, è stato accusato di plagio per la sua somiglianza con quello di Sinistra Democratica. L’affissione abusiva è un fardello che sta diventando insopportabile per la città e il comune di Roma ha promesso un impegno speciale per tutto il periodo precedente alle elezioni: un dispiegamento straordinario di pattuglie dell’Ama (diciotto notturne e quattro diurne) con il compi- ALLE RADICI DI RENATA NELL’INCONTRO ALL’EUR PER LE CANDIDATURE Assieme ai vessilli tricolore e agli striscioni in carattere gotico, sventolano bandiere rosse nella sala stracolma del Palazzo dei Congressi dell’Eur. Ma attenzione: sono del Popolo di Roma, movimento della destra radicale capitolina. La cerimonia che dà il via alla campagna elettorale del consigliere regionale del Pdl Pietro Di Paolo ha due officianti d’eccezione: il sindaco Alemanno e la candidata alla presidenza del Lazio Renata Polverini. I militanti hanno risposto gremendo il palazzo; molti sono stati costretti a rimanere in piedi sulle scalinate, altri, rimasti fuori, seguono gli interventi attraverso i monitor e gli altoparlanti. E’ una dimostrazione della vitalità dei militanti della destra sociale: an- Scritte in gotico e slogan da destra sociale cora galvanizzati dalla storica vittoria di Alemanno, ora assaporano la prospettiva di piazzare una loro donna alla presidenza della regione. Un entusiasmo che si riflette nelle immagini del video introduttivo dell’evento, nel quale si vede il sindaco della capitale in festa sotto al Campidoglio e la scritta: “abbiamo preso Roma, ora riprendiamoci il Lazio”. Renata Polverini è espressione di questo gruppo dirigente romano che sull’onda dei successi politici locali coltiva ambizioni di ribalta nazionale. Ha il compito di tenere unite le anime divergenti della destra post missina: quella più radicale, garante dell’alleanza con Storace nel Lazio, e quella moderata e liberale che fa capo a Gianfranco Fini. Impresa non facile: il suo background di sindacalista e alcune esternazioni “eccessivamente progressiste” in materia di lavoro e coppie di fatto hanno lasciato perplesso più di un elettore conservatore. Ma per la destra romana è un momento storico, per la prima volta ha la possibilità di concentrare governo nazionale, regionale e capitolino. Un’occasione troppo ghiotta: il richiamo del potere appiana le differenze politiche. T. R. to di monitorare l’affissione dei manifesti e di rimuovere quelli abusivi. Nel frattempo però alcuni gruppi di cittadini hanno cominciato a fare da sé: diciotto associazioni di quartiere si sono unite nella campagna “Adotta un muro” al fine di “ripulire” le zone maggiormente mortificate dall’attacchinaggio illegale, mentre altri gruppi, raccolti attorno ai blog Riprendiamoci Roma e Degrado Esquilino, sono passati dalle parole ai fatti, realizzando una nottata di “defissione organizzata” tra piazza Magnanapoli e via IV Novembre. Nel contesto di malcostume diffuso a cui si assiste in questi periodi, ha meritato un plauso la scelta di Emma Bonino, candidata del centrosinistra, di adottare una strategia politica diversa. “Cambiamo metodo e abitudini: non imbrattiamo il nostro territorio con i manifesti” ha promesso presentando il suo comitato elettorale. “Addobbate piuttosto i vetri delle vostre auto, delle vostre case, le vostre biciclette: sul nostro sito metteremo a disposizione immagini del formato adatto”. La campagna elettorale lanciata dalla radicale si chiama “open party”: l’idea è di aprire al pubblico una “piazza virtuale” sul web per seguire gli appuntamenti della campagna elettorale in diretta su internet. Una comunicazione che punta su strumenti meno statici del classico manifesto, con buona pace del decoro delle strade del Lazio. Già al lavoro Massimo D’Alema al vertice del Comitato per il controllo dei Servizi Stefano Petrelli Massimo D’Alema è già al lavoro. Dopo essere stato nominato Presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica e dopo aver smentito chi vedeva nel nuovo incarico un ritiro temporaneo dalla politica attiva, l’ex presidente del consiglio ha dato il via alla sua nuova attività mercoledì 3 febbraio. Sotto esame ci sono i procedimenti in corso presso gli uffici giudiziari di Perugia e di Milano. Il primo è quello a carico dell’ex capo della sezione operativa del Sismi (oggi Aise) Marco Mancini, accusato in concorso con Tavaroli per il 2 4 Febbraio 2010 Caso Pollari e Telecom i primi nodi caso “Telecom-Pirelli” in merito al dossieraggio illegale. L’altro procedimento è relativo alla richiesta da parte della procura della Repubblica di Perugia del rinvio a giudizio dell’ex direttore del Sismi Niccolò Pollari e dell’ex funzionario Pio Pompa, accusati di peculato, per aver costituito un archivio illegale con fondi e mezzi dei servizi segreti militari, senza alcuna utilità per attività istituzionali. Su entrambe le inchieste la presidenza del consiglio ha apposto il “segreto di Stato”. Ma quali sono i poteri ed il funzionamento del Comitato? Il Copasir è un organo del parlamento italiano, composto da cinque deputati e cinque senatori, nominati dal presidente della camera e da quello del senato ed ha funzione di controllo sui Servizi segreti. Il Presidente viene eletto tra i componenti appartenenti ai gruppi parlamentari dell’opposizione, per precisa disposizione di legge. Il Comitato può intervenire in materia di conferma dell’apposizione del segreto di Stato da parte del presi- dente del consiglio che, in ogni caso di conferma dell’apposizione di tale segreto, è tenuto a dare comunicazione al Copasir, il quale, qualora la ritenesse infondata, riferisce a ciascuna delle camere per le conseguenti valutazioni. Per l’esercizio delle proprie funzioni di controllo, il Comitato può procedere all’audizione di soggetti titolari di informazioni ritenute di interesse, tra cui il presidente del consiglio dei ministri, il Ministro o il sottosegretario preposto al coor- dinamento dei servizi di informazioni e sicurezza, i Ministri che fanno parte del Comitato interministeriale per la sicurezza della repubblica (Cisr) e i responsabili di vertice dei Servizi segreti (Dis, Aise, Aisi). Il Comitato ha anche il potere di disporre le audizioni di chiunque, facente parte o estraneo al Sistema di informazione per la sicurezza, sia ritenuto in grado di fornire elementi di informazione, ferma restando la facoltà del presidente del consiglio dei ministri di opporsi per giusti- ficati motivi. Nel caso di riscontrate violazioni delle norme che regolano l’attività di informazione della sicurezza, il Copasir informa il presidente del consiglio e riferisce ai presidenti delle due camere. Il Comitato, inoltre, presenta annualmente una relazione al parlamento sulla propria attività, al quale può presentare anche informative o relazioni urgenti. D’Alema è il terzo Presidente del Copasir, che dopo la sua istituzione, avvenuta con la legge 124 del 3 agosto il 2007, ha sostituito il Copaco, Comitato parlamentare di controllo sui Servizi segreti. Reporter nuovo Politica Nella ex sede del Manifesto si installerà l’associazione Democratica, nuova iniziativa di Veltroni Walter sceglie il rosso Ferrari Ecco chi dovrebbe andare con l’ex segretario del Pd in via Tomacelli Giacomo Perra Appena oltre l’ingresso dello stabile, dei cartelli in piedi sull’asfalto segnalano lavori in corso. Sul citofono, un foglio bianco sostituisce una delle stringhe della pulsantiera; c’è scritto: “Cassa di compensazione e garanzia, 3° piano”. Il portiere avverte: “Al terzo piano non c’è nessuno. E’ tutto chiuso da tre mesi”. Fino a due anni fa, in quelle stesse stanze, dove ora si fa di conto e si discute di azioni e mercati, lavorava la redazione del manifesto. “Ci saranno stati quasi trent’anni”, ricorda il portiere con la malcelata soddisfazione di chi sa più del suo interlocutore. Ora da queste parti a sventolare la bandiera rossa è rimasto giusto il negozio Ferrari, un numero civico più in là. E’ qui dal 2003; il rosso vincente dello sport che scaccia quello ormai sbiadito della politica. Eppure, proprio nella vecchia casa del manifesto, al numero 146 della centralissima Via Tomacelli, sarà un po’ il caso, un po’ il destino, qualcosa di sinistra è rimasto. Magari non sarà a tinta unita, ora che il rosso è accompagnato, nel simbolo, dal bianco e dal verde del tricolore; sarà pure in cantiere, però, presto, potrebbe diventare una realtà. Sì, perché, fra non molto, (non si conoscono ancora i tempi), in uno dei tanti interni dell’edificio già caro a Luigi Pintor e a Rossana Rossanda, porrà le tende la nuova associazione dell’ex segretario del Partito democratico Walter Veltroni. Si chiamerà Democratica e segnerà il ritorno in politica dell’ultimo grande sconfitto del centro sinistra, dimessosi dalla guida del partito il diciassette febbraio del 2009, all’indomani della debacle delle regionali sarde, ultimo avamposto caduto in mani nemiche nella guerra a distanza con il Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi. L’indiscrezione è riportata dal settimanale L’Espresso che indica nelle persone dell’economista Michele Salvati, docente WALTER Una curiosa espressione dell’ex segretario del Partito democratico Veltroni di Economia politica all’Università Statale di Milano e deputato Ulivo nella tredicesima legislatura, e del politologo Salvatore Vassallo, eletto alla Camera per il Pd nel 2008, i collaboratori del progetto a venire. Non a caso due fedelissimi dell’ex leader Pd. Il primo, teorico della pri- ma ora e in tempi non sospetti, insieme a Nino Andreatta, della costruzione di un partito riformista di sinistra sul modello dei Democratici statunitensi; il secondo, giovane e valente pupillo del Walter nazionale, nominato nel 2007, proprio per sua autorevole interces- sione, presidente della Commissione per lo Statuto del Pd, eletta dall’Assemblea Costituente Nazionale del partito. Un pranzo con Arturo Parisi, consumato al ristorante della Camera qualche giorno fa, avrebbe rinsaldato in Veltroni la prospettiva di un impegno attivo, di una nuova discesa in campo, tanto per utilizzare una metafora inflazionata nel linguaggio politico. Come ai bei tempi dell’Ulivo, si tratterebbe di riproporre con il contributo di tutte le forze di sinistra, compreso Di Pietro con l’Italia dei Valori, quel patrimonio di idee dispersosi solo l’anno scorso tra mille sconquassi interni, sanzionati irrimediabilmente dal voto degli elettori. Un dejavù pericoloso che comunque non sembra preoccupare Veltroni. Walter è convinto di farcela e per nutrire la sua creatura è alla ricerca di alleanze e sponsor; sa di poter contare, in ogni caso, su una folta schiera di illustri sostenitori: attori, cantanti, intellettuali; insomma tutto quel nutrito parterre de roi che l’aveva sostenuto alle politiche del 2008. In più la porta è aperta ai professionisti dell’imprenditoria e al mondo del volontariato. Senza dubbio, l’avvento di Democratica si pone in sintonia con lo stato di confusione di cui è preda il Pd targato Bersani. Un partito litigioso e più diviso che mai ogni giorno che passa. Non che quello veltroniano fosse immune da peccati ma il nuovo corso 2009 è riuscito a batterlo. Correnti e correntine si combattono strenuamente, associazioni e fondazioni spuntano come funghi. E adesso c’è Veltroni ad accrescere i galli nel pollaio. Come se non bastassero le beghe degli ultimi tempi; dal caso Delbono, l’ex sindaco di Bologna dimessosi il 28 gennaio scorso in quanto indagato, dalla Procura del capoluogo emiliano, dei reati di peculato, truffa aggravata e abuso d’ufficio, alle divisioni nel Lazio per le Regionali di fine marzo, i problemi non mancano mai. Ma, si sa, le vie del Pd sono infinite. Dove abitano i segretari. Come un gioco dell’oca che riguarda tutti Il partito ha il trasloco facile Francesco Alfani I pacchi di penne, bandiere rosse e ritagli dell’Unità accumulati negli anni nella sede del Pci, che Massimo D’Alema e gli altri reduci del Bottegone si sono idealmente caricati sulle spalle nel 1998, hanno visto un buon numero di palazzi di Roma. Ma gli ex comunisti non sono stati gli unici a faticare nei traslochi, carichi dei pezzi della loro storia: insieme a loro, tanti uomini di partito italiani, certamente quasi tutti quelli di più vecchia generazione, negli ultimi vent’anni hanno cambiato indirizzo. E hanno ogni volta lasciato le stanze vuote e le vecchie sedie ammucchiate nei corridoi delle segreterie, ognuna pronta per un destino diverso. La storia più interessante è quella del Pci, anche perché il pellegrinaggio degli ex comunisti ha radici lontane nel tempo, in quegli ultimi mesi del 1989 quando i ragazzi a Berlino Est picconavano il Reporter nuovo muro e anche Achille Occhetto alla Bolognina dava le sue martellate a un partito in crisi di identità. Nonostante la svolta socialdemocratica del Pds Occhetto non cambiò sede della segreteria del partito, vissuto per anni con il peso ingombrante di quel nome, le Botteghe Oscure, delle Botteghe Oscure il destino ha fatto arrivare, con fin troppo facile ironia, il colosso angloamericano della consulenza aziendale Ernst&Young. In un residuo slancio di attaccamento al passato, i Democratici hanno conservato la sede di “Rinascita”, la storica libreria del Destini incrociati: il Pci ha abbandonato Botteghe Oscure e molti ex Dc sono finiti a via dell’Umiltà che sembrava fatto apposta per spaventare gli italiani moderati e per evocare la fosca immagine di avamposto della Russia sovietica. C’è voluto il liberal Walter Veltroni, segretario Ds, per abbandonare il Bottegone e operare un prudente trasferimento a via Palermo. Oggi la segreteria del Pd è a via Sant’Andrea della Fratte, una sede nuova e anonima poco citata dai giornali, mentre al numero 5 di via partito, dove oggi Antonio Polito dirige “il Riformista”. La diaspora degli ex democristiani è stata non meno complicata; da piazza del Gesù Pierferdinando Casini e Franco Marini hanno seguito segretari, e strade, diverse, trovandosi alla fine più vicini in parlamento ma separati nella capitale, il primo a via Due Macelli, il secondo anche lui a Sant’Andrea delle Fratte. Un bel pezzo dei politici della Prima Repubblica nel 1994 hanno imboccato prontamente via dell’Umiltà per saltare sulla barca di Silvio Berlusconi, dove sono rimasti a remare per la causa di Forza Italia, prima, e del Popolo della Libertà, poi. Socialisti, democristiani e anche quasi tutti i dirigenti della destra transitata dal postfascismo ad Alleanza Nazionale. A Via della Scrofa, la vecchia sede del partito di Gianfranco Fini, restano le bacheche con le prime pagine del “Secolo d’Italia”, e poco altro. Chi è rimasto sempre fedele alle proprie quattro mura è il Partito Radicale: Marco Pannella ha benedetto a Largo di Torre Argentina la “sua” Emma Bonino per le elezioni di marzo nel Lazio. E anche il Partito Repubblicano: nonostante sia passato in pochi anni dal centrosinistra al centrodestra, le lettere bianche, rosse e verdi del nome campeggiano imperturbabili sulla facciata della segreteria di Corso Vittorio Emanuele. SEDI Sopra la Segreteria della Democrazia Cristiana e sotto un’adunata in via delle Botteghe Oscure, storica sede del Pci 4 Febbraio 2010 3 Economia Il denaro si smaterializza. Carte di credito e ticket aziendali sono sempre più diffusi Ormai col bancomat anche al mercato In aumento i dati diffusi dalla banca d’Italia. I vantaggi e i rischi Francesco Alfani Al popolare mercato di Ponte Milvio, a Roma Nord, capita già di trovare qua e là un Pos (Point of Sale), la macchinetta su cui strisciamo bancomat e carte di credito per pagare la spesa o il conto del ristorante. Un segno chiaro, al di là dei numeri, che le abitudini economiche degli italiani sono cambiate. Anche di quelli un po’ in là con gli anni, che quando vanno a fare la spesa ai banchi di frutta e verdura o dal macellaio di fiducia lasciano sempre più di frequente a casa il portamonete. Insomma, la moneta virtuale sostituisce la moneta reale, e il percorso sembra irreversibile. Tutto parte, come al solito, dagli Stati Uniti, che guidano il cambiamento, e sono lo specchio per capire come le cose si trasformeranno da noi. Un paese, gli Usa, dove il contante si tiene per pagare le mance al tassista o per pagare il biglietto dell’autobus, e spesso nemmeno per quello. Il resto dei pagamenti si fa con le carte di credito o di debito (il bancomat), senza trasferimenti reali di moneta, ma attraverso pure scritture elettroniche. L’Italia, con ritardo, sembra seguire questa strada. Le statistiche della Banca d’Italia parlano così: il numero MERCATO I commercianti si sono adeguati al fatto che gli italiani rinunciano sempre più spesso al borsellino e pagano con bancomat e carte di credito. Un’abitudine che viene dagli Stati Uniti e che si sta imponendo anche qui da noi. Dobbiamo dire addio alle vecchie banconote? delle carte di credito è aumentato di quasi il 10 per cento tra il 2006 e il 2008; quello dei bancomat del 15 per cento. In totale, in Italia circolano oltre 52 mila strumenti di pagamento elettronico, che ogni italiano usa in media più di una volta a settimana. Solo con le carte di credito gli italiani hanno speso, nel 2008, 50 miliardi di euro, quasi 10 miliardi in più rispetto ad appena due anni prima. E ci sono anche strumenti più semplici, come i ticket aziendali, usati al bar o nei supermercati senza dover tirare fuori il portafoglio. Se il denaro si smaterializza, lo stesso fanno banche e assicurazioni; le polizze stipulate on line crescono ogni anno, così come i conti virtuali che spesso offrono sui soldi depositati tassi di interesse più alti di quelli garantiti dalle banche tradizionali. E gli italiani ricorrono sempre più spesso ai sistemi di home banking, la consulenza finanziaria individuale, che si svolge nella maggior parte dei casi per via telefonica o telematica. I vantaggi della smaterializzazione del denaro sono molti; riduzione dei costi di emissione e di trasferimento delle banconote e delle monete metalliche, semplificazione delle transazioni, minori pericoli legati al possesso materiale della moneta (smarrimenti e soprattutto furti). Tuttavia ci sono anche dei rischi. I sistemi di pagamento virtuale, e quelli on line in particolare, hanno Aste giudiziare: beni mobili e immobili a prezzi stracciati. Come al Monte di Pietà Affari d’oro con i fallimenti Stefano Silvestre Un furgone Iveco del 2005 a 7.500 euro, una Citroen Xsara del 1998 a poco più di 100. Una Cadillac sport luxury full-option a 24mila euro e una Chevrolet Corvette a metà prezzo. E ancora, l’intero inventario di un negozio di videogiochi a 27.000 euro, gru e macchinari edilizi a poco meno di 40.000. Sono solo alcuni dei beni mobili destinati alle aste giudiziarie, visibili sul sito del tribunale di Milano. Molto presto saranno battuti all’asta direttamente in tribunale o da uno dei gestori online concessionari del Ministero della giustizia e incaricati di organizzare la vendita dei beni. Le modalità di pubblicazione degli avvisi di vendita sono definite dalla legge 14 maggio 2005 n. 80. L’articolo 490 del Codice di procedura civile prevede che in caso di vendita all’asta di oggetti e immobili derivanti da un atto esecutivo, venga pubblicato un avviso conte- 4 4 Febbraio 2010 nente tutti i dati di pubblico interesse. L’avviso deve essere affisso per tre giorni consecutivi nell’albo dell’ufficio giudiziario davanti al quale si svolge il procedimento esecutivo. Tutti i materiali provengono da fallimenti di aziende che operano nei settori più di- golo. Anche a Milano le aste sugli immobili la fanno da padrone e una lussuosa villa di tre piani a Corso Turati, del valore di milioni di euro, parte “solo” da 600.000. A Porta Sempione, si può trovare un appartamento di 200 metri quadri con poco più della metà. Una villa all’Olgiata su due livelli a poco più di 300.000 euro, una in pieno centro a Roma 400.000 sparati, dall’informatica all’edilizia, fino all’alimentare. E gli immobili? Le case rappresentano la più grossa fetta del mercato delle aste giudiziarie e gli affari non mancano. Un appartamento in pieno centro a Roma parte da una base d’asta di 400 mila euro, un locale per bar a Piazza Mazzini a mezzo milione. Una villa all’Olgiata su due livelli a poco più di 300 mila euro. L’affare potrebbe essere dietro l’an- Prezzi vantaggiosi dunque, ma che fino a ieri non erano per tutti. Per comprare alle aste giudiziarie serviva infatti la “dritta” giusta, bisognava controllare minuziosamente le affissioni ai palazzi di giustizia o cercare gli introvabili fogli di annunci legali. Ora, dopo l’iniziativa del tribunale di Milano, partita nel settembre scorso, sembra che davvero chiunque potrà avere la possibilità di accaparrarsi beni mobili e immobili a basso prezzo partecipando a un’asta. Dopo aver deciso cosa acquistare, bisogna versare tramite carta di credito o bonifico una cauzione e fare la propria offerta d’acquisto. La gara dura 15 giorni durante i quali è sempre possibile seguire online l’andamento della competizione e intervenire con nuove offerte. Sembra, si è detto, perché fino ad oggi i noti “squali” delle aste – vedi Monte di Pietà a Roma – non rendono la vita facile a chi, per la prima volta, si affaccia nel mondo delle vendite giudiziarie. Le nuove normative dovrebbero aumentare la trasparenza e porre un freno ai “furbetti” che, tramite una rete di “imbeccate” e suggerimenti, a volte di commessi compiacenti, riescono a sapere dove e quando saranno battute le aste migliori. Stavolta chi crede di poter fare il furbo, tirando bidoni come nelle aste tra i privati, dovrà stare attento: si rischia la galera. dimostrato di essere poco sicuri. Le forme di protezione dei dati personali attivate dai siti commerciali non riescono ad evitare che l’acquirente si ritrovi all’improvviso con la carta svuotata da uno “smanettone” neanche troppo bravo. Il secondo rischio, più di sostanza, riguarda il controllo sulla propria spesa che ciascuno di noi può effettuare. Usare gli strumenti di pagamento virtuali incentiva la spesa e riduce la propensione al risparmio, se è vero che gli americani, quelli che le carte di credito le usano più di tutti, sono anche i più indebitati con banche e altri istituti di credito. I commercianti hanno le loro riserve, e spesso accettano malvolentieri di non essere pagati in contanti. Alcuni non vogliono proprio sentir parlare di carte di credito, altri mettono un tetto massimo ai ticket che i clienti possono spendere nei loro negozi. E c’è anche una ragione economica per questo: su ogni operazione di questo tipo le banche e le società di emissione trattengono una percentuale, anche se piccola (per i ticket siamo tra il 6 e il 10 per cento del totale). Insomma: anche se stropicciato, il vecchio pezzo di carta ha motivo di continuare a riempirci (volentieri) le tasche. COME FUNZIONA LA VENDITA FORZATA All’incanto vanno tutti ma il debitore resta fuori Le aste giudiziarie sono uno strumento per attuare la vendita forzata di un bene. La legge prevede che, se un privato o una società sono gravati da debiti insoluti, i loro beni possano essere oggetto di vendita forzata. Viene, così, permesso ai creditori di assicurarsi il soddisfacimento del loro avere e all’acquirente di ottenere i diritti sul bene che spettavano a colui che ha subito l’espropriazione, fatti salvi gli effetti del possesso di buona fede. Il codice di procedura civile, all’art. 579, prevede che “ognuno, eccetto il debitore, è ammesso a fare offerte all’incanto”. Non è prevista la necessità della rappresentanza tecnica. Le offerte, infatti, possono essere fatte personalmente o a mezzo di mandatario munito di procura speciale. Esistono due ipotesi di vendita: senza incanto e all’incanto. Nella prima, l’offerta è depositata in busta chiusa in Cancelleria. Se viene stabilito che la cauzione debba esser versata tramite assegno circolare, esso andrà inserito nella busta. L’offerta è irrevocabile salvo che il giudice non disponga la gara tra gli offerenti sull’offerta più alta. Nella vendita con incanto, la cauzione viene restituita integralmente, dopo la chiusura dell’incanto, se l’offerente non diviene aggiudicatario del bene. Nell’ipotesi in cui, però, questi non abbia partecipato affatto all’incanto, la cauzione viene restituita solo nella misura dei nove decimi dell’intero. L’ art. 490 prevede l’obbligo di pubblicazione dell’avviso di vendita, dell’ordinanza del giudice e della relazione di stima su appositi siti internet almeno quarantacinque giorni prima del termine per la presentazione delle offerte o della data dell’incanto. Stefano Silvestre Reporter nuovo Mondo Con Jamila Mascat di Internazionale un’analisi sulle attuali condizioni del Gabon Un piccolo paese pieno di contrasti Il confronto con l’Italia stimolato dal rapporto della Banca Mondiale Daniele Serio I numeri forniti dalla Banca Mondiale hanno messo in allarme i protagonisti della giustizia italiana, su tutti Vincenzo Carbone, Primo presidente della Corte di Cassazione il quale, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha affermato che “la crisi della giustizia italiana ha conseguenze che si estendono alla fiducia dei cittadini e alla credibilità delle istituzioni democratiche. Siamo peggio del Gabon”, ha concluso. Un paragone forte, provocatorio benchè basato sulle statistiche. Ma siamo sicuri che in Italia vada peggio che in Gabon? In effetti, secondo “Doing Business”, risolvere i contenziosi civili nel piccolo paese centrafricano è più facile che da noi ma il fenomeno della corruzione, soprattutto dei giudici, è molto diffuso. Ce lo ha confermato Jamila Mascat, giornalista di Internazionale ed esperta di paesi africani. “Il dato è sorprendente. Il Gabon è uno dei paesi più corrotti del continente –ha spiegato- E’ stato governato per oltre 40 anni da un autocrate terribile, Omar Bongo, che non è stato deposto né sconfitto ma, alla sua morte, gli è succeduto il figlio, Ali, in seguito ad elezioni molto contestate”. “Il potere politico - ha aggiunto Mascat- è sempre LE GRADUATORIE Tempi per recupero crediti nei paesi più industrializzati Posizione 6 7 8 18 20 23 31 52 58 156 Tempi in giorni Francia Germania Stati Uniti Cina Giappone Regno Unito Media Ocse Spagna Canada Italia 331 394 300 406 360 399 462 515 570 1.210 I paesi del “gruppo Italia” 153 154 155 156 157 158 159 Gabon Guinea Bissau Sao Tome Principe Italia Gibuti Liberia Slovenia stato gestito in maniera personalistica. E poi se la giustizia è più rapida credo sia dovuto al fatto che in Gabon hanno pochi processi”. Di sicuro, il nuovo presidente sta inviando segnali importanti di rinnovamento: la nomina di un governo ristretto, composto da appena 29 ministri, e la ri- 1.070 1.140 1.185 1.210 1.225 1.280 1.290 mozione di alcuni ‘baroni’ del vecchio regime sostituiti da giovani provenienti dalla società civile, possono essere considerati una scossa quasi rivoluzionaria per una nazione in cui da decenni la situazione è di totale immobilismo. Ali Bongo, però, dovrà far dimenticare il modo poco limpido in cui è stato eletto e i facili arric- La ricerca di Doing Business fornisce i parametri regolatori per intraprendere un’attività economica: come ottenere i permessi di costruzione, l’impiego dei lavoratori, la registrazione delle proprietà, il credito, il pagamento delle tasse, il commercio entro i confini nazionali, il rispetto dei contratti.Si parte da una premessa fondamentale: in ecoGABON Il neo presidente Ali nomia servono regole Bongo chiare. Significa, quindi, stabilire con certezza i diritti sulle proprietà e cercare di ridurre i costi per la risoluzione delle controversie. Si tratta di precetti volti a incrementare il grado di prevedibilità delle interazioni economiche e proteggere i partners contrattuali da ogni abuso. Il progetto Doing Business racchiude due tipologie di dati. Il primo viene estratto dalla lettura di leggi e regolamenti. Il secondo considera tempo e indicatori di movimento che misurano l’efficienza nel raggiungere un obiettivo regolatorio (come la garanzia dell’identità legale di un business). Di solito, i governi reagiscono con diffidenza ai dati che vengono fuori da questo tipo di rapporti, mettendone in discussione la qualità e la rilevanza. chimenti della vecchia classe dirigente, dando risalto ai problemi dei più poveri, come i bassissimi salari. “Nonostante il Gabon abbia uno dei più alti redditi pro capite dell’Africa, rimane secondo la Mascat- il problema della diseguale distribuzione della ricchezza”. In questo momento, il paese si divide tra sostenitori del nuovo presidente, contenti della direzione che stanno prendendo le sue politiche e fiduciosi nel nuovo governo, e detrattori che non credono, invece, a un cambiamento duraturo. Il fronte unito contro Ali Bongo considera queste prime misure solo una facciata dietro cui si nasconde un’immutata architettura del sistema. In ogni caso, investire in Italia è davvero difficile. Lo si ricava dal rapporto “Doing Business “ redatto dalla Banca Mondiale che stima, tra le altre cose, l’efficienza del sistema giudiziario di una nazione e le conseguenze che ricadono sulla sua economia. Si tratta di un dossier che le imprese di tutto il mondo utilizzano per trarre indicazioni utili riguardo ai paesi nei quali è più conveniente impiegare le proprie risorse finanziarie. Dall’Italia, a quanto pare, è meglio stare alla larga. I nostri tempi processuali, infatti, vanno a passo di lumaca e non possono che scoraggiare gli operatori internazionali. A cominciare dai 1.210 giorni necessari per recuperare un credito, fino ai 1.549 per risolvere una causa civile davanti alla Corte d’Appello. Altri 1.021 ce ne vogliono per un processo di previdenza, 1.039 per un processo in materia di lavoro non pubblico e 740 per uno pubblico. Il tutto accompagnato da un consistente spreco di denaro. Nel 2009, come nel 2008 quindi, l’Italia figura in fondo alla classifica, al 156esimo posto (su 183 nazioni considerate) tra i paesi più rapidi in materia di giustizia civile. A dispetto di una media Ocse che si attesta al 31esimo posto. Per quali motivi la strategia dell’Occidente nei confronti dell’Afghanistan Talebani moderati giovano agli Usa? Giacomo Perra NEGOZIATI Gli Usa disposti a trattare con i talebani moderati Reporter nuovo Invisibili come fantasmi, nascosti da qualche parte tra le aride montagne del sud dell’Afghanistan, eppure così presenti; anche la settimana scorsa alla Conferenza di Londra. Con i rappresentanti di circa 70 paesi impegnati a decifrare nelle loro imperscrutabili mosse il destino del paese asiatico e, insieme, della sicurezza mondiale. Sono i Talebani gli attori protagonisti della scena politica e mediatica internazionale. Ancora di più adesso che Hillary Clinton ha aperto definitivamente a una trattativa con la parte “moderata”, quella, per intenderci, disposta a sganciarsi da Al - Qaeda. Lo stesso Robert Gates, segretario alla Difesa dell’amministrazione Obama, ha affermato che i Talebani “fanno parte della storia politica afghana e quindi è necessario includerli nel processo politico complessivo”. Il premier Karzai ha già approntato un piano di “reintegro” che prevede l’allestimento di un fondo fiduciario di circa un miliardo di euro. Naturalmente sul groppone dei paesi occidentali che, pertanto, prima di impegnarsi, chiedono garanzie. Tra queste, la resa delle armi e l’accettazione dei valori della Costituzione. D’altro canto i Talebani chiedono che tutte le forze straniere si ritirino dall’Afghanistan e senza nessun accordo riguardo al futuro del paese e alla sua forma di governo. Karzai si è spinto fino al punto di chiedere la loro presenza alla Loya Jirga, l’assemblea degli anziani di prossima convocazione. L’accordo sembra alla portata ma non si può commettere l’errore, osservano gli analisti, di confondere la com- ponente meno estremista con il mullah Omar e i suoi seguaci. Come potrebbe il cognato di Bin Laden, (ha sposato una sua sorella), rinnegare il legame con lo sceicco del terrore? Saltan Amir Tarar, eroe della resistenza ai russi negli anni Ottanta, capo istruttore del mullah e di una generazione di mujhaiddin e ora uomo di punta dell’Isi, lo spionaggio pachistano, la fa facile: “ Al – Qaeda non è un problema. Gli afgani non la vogliono, e se gli americani sono in buona fede, si troverà un accordo”. Così sembrano affermare anche i sondaggi commissionati a dicembre dalle tv Bbc, Ard e Abc: il 90 per cento degli afghani preferisce il governo attuale all’emirato di Omar. In realtà, e lo sostiene anche Tarar, la situazione è molto più complessa e la “questione talebana” si configura in più come centro di un’inquietante guerra geopolitica che non coinvolge solo l’Afghanistan. “Americani e indiani – afferma - vogliono trasformare il Pakistan in uno staterello irrilevante, in un altro Bhutan. Ma nessuno si faccia illusioni. Questa non è l’Europa Orientale, che s’inchinò all’Armata Rossa. La nostra è gente povera, molto religiosa. Più la opprimete, più reagirà”. 4 Febbraio 2010 5 Cronaca Sempre più cartelloni pubblicitari. Anche Palazzo Venezia tutto impacchettato per restauri Dal fatidico balcone ora parla Belen L’impegno di associazioni e assessorato. Il parere di Alberto Benzoni Paolo Riva Ieri Benito, oggi Belen. Poco più a sinistra del balcone di Palazzo Venezia dal quale il Duce nel 1940 annunciò l’entrata in guerra, un gigantesco manifesto pubblicitario di una nota compagnia telefonica con l’ammiccante soubrette Belen Rodriguez occupa oggi buona parte dell’edificio ingabbiato dai ponteggi. É il simbolo di una Roma dove i cartelli pubblicitari, piccoli o grandi, autorizzati o abusivi, la fanno sempre più da padroni. In verità, la pubblicità di Palazzo Venezia è stata voluta dal Ministero dei Beni culturali per abbassare i costi dei restauri, ma la scelta non è la regola. Alla Normale di Pisa, per esempio, nonostante il vantaggio economico, rifiutarono di coprire con reclame un palazzo di Giorgio Vasari e lasciarono la sola riproduzione della facciata sopra le impalcature. Al di là dei restauri, però, il problema è più ampio e chiama in causa politiche comunali e installazioni abusive. “È qualcosa di antico e complesso” spiega Alberto Benzoni, vicesindaco socialista della capitale dal ‘76 al ‘81 e oggi presidente dell’associazione Roma Nuovo Secolo. “Per l’abusivismo, in particolare, è troppo IN RESTAURO Palazzo Venezia circondato da impalcature e ricoperto da una riproduzione della facciata. Sulla parte destra dell’edificio, però, campeggia un gigantesco manifesto pubblicitario con Belen Rodriguez: servirà ad abbattere i costi dei lavori difficile riscontrare la notizia di reato perché intervenga la magistratura e così la questione molto sentita dai cittadini rimane irrisolta”. Numerosi, infatti, sono le segnalazioni, i comitati e le iniziative che si contano in città per protestare contro l’eccessiva presenza di cartelloni che non solo attentano al decoro urbano, ma sono anche pericolosi per la sicurezza di guidatori e pedoni. Per Athos De Luca, consigliere d’opposizione, “è la peggior situazione di sempre: quella dei cartelli è una pre- senza ormai oppressiva”. Per l’assessore competente Davide Bordoni, invece, la giunta Alemanno sta facendo la sua parte. E la delibera 37 del Consiglio Comunale, che nel marzo scorso ha ridisciplinato la materia, sta dando riscontri positivi. “Ha introdotto uno strumento utile alla regolamentazione del fenomeno -spiega l’assessore alle attività produttive- come la banca dati delle aziende del settore: prima molte società non pagavano il canone di locazione, ora hanno sanato il loro de- bito nei confronti della municipalità”. Il risultato, in un settore che secondo Benzoni ha sempre reso economicamente al di sotto delle sue possibilità, è stato un aumento degli introiti per il Comune. Con circa 32mila impianti pubblicitari censiti e più di 7mila abusivi scoperti (dati settembre 09), da otto milioni di euro incassati nel 2008, si è passati ai 19 dichiarati per l’anno appena concluso. Il tutto in attesa dell’entrata in vigore un piano regolatore, previsto per In via petroselli solo poche file grazie al decentramento amministrativo L’Anagrafe più snella funziona Francesco Salvatore Quello che per i romani è sempre stato il monumento della burocrazia è nel grosso edificio in laterizio rosso e ornamenti di marmo posizionato in un’area in cui ci sono monumenti tra i più illustri di Roma: l’Anagrafe di via Petroselli. Intorno, il Teatro Marcello, il Tempio d’Ercole e il Tevere, poco più distante Bocca della Verità e Circo Massimo. Questo enorme palazzo, costruito nel 1937, figlio del periodo fascista, oggi non ne rappresenta più le complicate logiche. Il Comune di Roma nell’arco degli anni lo ha affrancato dalla morsa burocratica attraverso un meccanismo di decentramento che ha permesso una più semplice relazione con i cittadini che devono fare i conti con questo “monumento” amministrativo. Adesso i diciannove municipi della capitale, hanno tutti al proprio interno un ufficio anagrafico che sbriga le pratiche che un tempo causavano file 6 4 Febbraio 2010 chilometriche nell’Anagrafe comunale di via Petroselli. Come si entra si vede che i quattro piani del palazzo, hanno ancora l’aria di un vecchio archivio. Solo il piano terra, più simile a un ufficio delle poste, è condiviso con gli uffici del primo municipio di Roma. All’ingresso ecco il chiosco Il viaggio continua al primo piano, allo sportello estratti di nascita, ma solo per non residenti a Roma. È per questo motivo che dalla fila si sentono accenti non italiani e, delle persone in attesa, almeno la metà è straniera. Al secondo piano le stanze si moltiplicano e le etichette sulle porte indi- Grazie a un “timbro digitale” che autentica i documenti, in futuro sarà possibile scaricare da internet i certificati informativo e poco più in là un grande grafico che indica gli uffici dei diversi piani. Il corridoio di destra conduce al reparto “denunce di morte” dove, buon segno, gli sportelli non sono troppo affollati. Un altro avviso indica la sede dell’ufficio relazioni con il pubblico: non c’è gente in fila. Due impiegati dietro alle rispettive scrivanie indirizzano al secondo piano, direzione generale, per parlare con qualcuno. cano “matrimoni religiosi celebrati in Roma”, ”trascrizione matrimoni dall’estero”, “ufficio divorzi”, “ufficio nascite”, “cittadinanza”, “giuramento cittadinanza”. Davanti all’ufficio “prenotazione matrimoni civili” una futura coppia di sposi prende il numeretto in attesa di essere ricevuta. È di 1200 euro la quota che dovrà pagare se non residente a Roma. 1400 euro se la cerimonia è di sabato o di dome- nica. Davanti alla porta “cittadinanza” ci sono stranieri che aspettano il loro turno. Uno di loro, del Bangladesh, ha tutti i documenti ma poi dovrà prendere appuntamento per il giuramento di cittadinanza. Va comunque detto che la direzione generale conserva la vecchia ruggine di una burocrazia complicata: per poter parlare con un addetto c’è bisogno di una richiesta scritta vidimata dall’assessore all’Anagrafe. Sarà lui, poi, a concedere o no l’autorizzazione. Infine per spiegare come il Comune si stia muovendo viene ricordato che il 31 luglio del 2009 c’è stata la firma di un protocollo d’intesa tra Comune di Roma e Ministero dell’Interno che sposterà ancora di più il confine tra amministrazione e cittadinanza a favore di quest’ultima. Grazie a un “timbro digitale” per l’autenticazione dei certificati anagrafici e di stato civile, in futuro si potranno scaricare i documenti direttamente dal portale del Campidoglio. il 2011, che decida una volta per tutte dove e come fare pubblicità nella capitale senza pericoli o brutture. Intanto, prosegue lo sforzo per limitare gli abusivi con la task force dei vigili urbani che controlla e segnala i cartelloni non conformi al codice stradale (troppo vicini a semafori o incroci) e il raddoppio dell’appalto per la loro rimozione. Inoltre, ha annunciato Bordoni, “sono stati posizionati nella zona di Viale AventinoPiazza Albania i nuovi impianti di colore grigio, realizzati in materiale eco-compatibile, con stemma e identificativo” che in futuro saranno la tipologia standard per tutto il territorio cittadino. Uno sforzo che però non convince Athos De Luca, consigliere comunale Pd che si occupa del tema da tempo e che ha proposto una petizione contro “il cartellone selvaggio di Alemanno”. “La logica seguita dall’amministrazione ha dequalificato il mercato –spiega. Le strutture pubblicitarie, in una città della bellezza di Roma, dovrebbero essere poche, belle e di alta qualità. Questo permetterebbe di salvaguardare sicurezza e decoro facendo comunque cassa. Senza contare che le rimozioni gestite in maniera centralizzata non sono efficienti: andrebbero affidate ai singoli municipi”. QUALI CERTIFICATI ALL’ANAGRAFE E AI MUNICIPI Matrimonio nella sede centrale La residenza fa la differenza All’Anagrafe centrale ■ Estratto di nascita. Per i non residenti nel comune di Roma ■ Estratto di matrimonio. Richiedibile dai non residenti nel comune di Roma ■ Matrimonio civile ■ Matrimonio in imminente pericolo di vita ■ Matrimonio per cittadini stranieri non residenti a Roma ■ Denuncia di morte Nei municipi ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ Estratto di nascita. Per i residenti nel comune di Roma Stato libero. Richiedibile da tutti Estratto di morte. Richiedibile per tutti i cittadini Godimento dei diritti politici. Richiedibile da tutti Estratto di matrimonio. Richiedibile da tutti, per i matrimoni contratti a Roma Cittadinanza. Richiedibile da tutti e per ogni cittadino Stato di famiglia. Richiedibile da tutti e per ogni cittadino Pubblicazioni. Richiedibile da tutti Matrimonio per cittadini stranieri residenti a Roma Reporter nuovo Costume & Società Dopo i dati medico sanitari sui cinquantenni di oggi che avrebbero quindici anni di meno Per chi vale l’età con lo sconto Da Schumacher a Celentano a Margherita Hack e Rita Levi Montalcini Stefano Silvestre A volte ritornano, e spesso vincono ancora. Il 2010 sarà l’anno del ritorno in Formula 1 di Michael Schumacher, il leggendario sette volte campione del mondo, ritiratosi dalle corse a fine 2006. Il pilota tedesco, fresco dei suoi 41 anni, si “sente come un bambino” e, nonostante il forfait dell’estate scorsa, non accusa cali nella motivazione dovuta alle tante vittorie (91) accumulate nel corso della sua quindicennale avventura nella competizioni. Avere quarant’anni in Formula 1 equivale all’età pensionabile, in uno sport in cui la resistenza fisica è essenziale, si stima che, passata la soglia dei 35 anni l’uomo non sia più in grado di gestire al meglio la fatica che comporta la velocità. Ma è davvero così? Schumacher come Prost prima di lui, è un immortale delle corse, un ring, ma se la cavò contro il tempo: highlander delle competizioni, che incrociò i guantoni fino a 48 anni. proprio non ne vuole sapere di la- E Michael Jordan? Il cestista amesciare il passo ai giovani e scalpitanti ricano è risorto addirittura due volcolleghi. “Il professore” Alain Prost te, dopo la morte del padre nel tornò nel 1993 a 38 1995 e nel 2001, anni suonati dopo un quando, alla venerananno sabbatico e il Cavalli di razza da (per il basket) età bruciante licenziadi 38 anni riuscì ad acdello sport mento dalla Ferrari, cumulare una media portando a casa il suo che danno battaglia di quasi 23 punti a quarto titolo iridato. partita. Due i ritorni anche da anziani di Lance Armstrong, Ma lo sport internazionale è ricco di che, dopo aver vinto campioni che in “tarla sua battaglia contro da età” hanno raccolto anche di più il tumore nel 1998, ha inanellato una che in gioventù. serie record di sette vittorie al tour de Mohammed Alì riprese la licen- France. Al giro del 2009 non è però za nel 1970, evitando la guerra del riuscito a confermare l’impresa, chiuVietnam e perdendo la corona mon- dendo al 12° posto finale. diale ma tornando più di prima sotCavalli di razza dello sport dati to le luci della ribalta mondiale. Il per vecchi e bolliti che danno batcollega e rivale George Foreman non taglia, ma anche dello spettacolo, del riuscì a resistere ai pugni di Alì sul cinema e nella ricerca. SEMPREVERDI Michael Schumacher, al suo rientro in F1 dopo 3 anni e, a destra, Mickey Rourke. Ha vinto il suo primo Golden globe a 57 anni Dopo il suo “esilio” di tre anni in Spagna, nel 1995 Raffaella Carrà tornò in Italia e, a quasi cinquant’anni, fece il suo nuovo esordio con Carramba che Sorpresa, ballando e cantando con il suo stile inconfondibile e riscuotendo un successo clamoroso che le valse una media del 30 per cento di share. “Il molleggiato” Adriano Celentano, a sessant’anni compiuti, riprese a saltare in televisione con “Francamente me ne infischio”, confermando in pieno la sua fama di intrattenitore a tutto campo. L’America non è un paese per vecchi? Forse è proprio il contrario. Se si parla dei great comebacks, sui quali negli Stati Uniti si costruiscono campagne pubblicitarie milionarie, non si può non citare la rinascita dello scalcinato Mickey Rourke. Scomparso dalle scene dopo il successo di 9 settimane e ruolo in Pulp Fiction segna allo stesso tempo la sua rinascita e il culmine della sua carriera cinematografica. George Clooney è stato poco in vista finché i suoi capelli non si sono ingrigiti. E le donne hanno iniziato a impazzire per lui. Anche Sean Connery, come il miglior whisky scozzese, è più ricercato da quando è invecchiato e ha smesso i panni di James Bond. E ancora, Madonna ha superato i cinquanta ma continua nelle sue tournee mondiali, cantando e ballando davanti al pubblico di tutto il mondo e non sembra perdere un colpo. Si può essere ancora sexy anche a mezzo secolo di età. Sharon Stone ha posato nuda per Paris Match nel luglio scorso e nessuno sembra aver notato che, dai tempi di Basic Instinct, sono passati due decenni. E Sofia Loren? A settantatré anni è stata immortalata nel calendario mezzo per dedicarsi alla boxe è tor- Pirelli insieme ad altre colleghe molnato al vero successo vent’anni e to più giovani, ma nessuno ha nomolti pugni dopo, nel 2005. Oggi, tato la differenza. a quasi sessant’anni mostra ancoAnche la scienza vanta i suoi dera un fisico invidiabile e il suo ca- cani eccellenti. chet è considerevolRita Levi Montalcimente lievitato. Gli ni, a 80 anni suonati anni l’hanno invec- Dive di Hollywood continuava a fare richiato ma il volto da cerca sulla sclerosi che posano duro di Clint Eamultipla, contribuenstwood è uno dei nude anche passati do enormemente allo più acclamati e risviluppo di nuove, soi cinquant’anni chiesti ad Hollywofisticate tecniche di riod, anche ora che cerca. E ancora oggi il gradisce di più stare suo impegno non è dietro la cinepresa. Anche John diminuito. Margherita Hack contiTravolta ha raccolto di più invec- nua a dare battaglia in campo scienchiando. Dopo il successo di Grea- tifico e soprattutto politico, candise e La febbre del Sabato sera, la data nel 2009 alle elezioni europee, sua parabola è scesa in picchiata non ha però ottenuto il seggio a caunegli ’80 per trovare nuova luce nel sa del mancato raggiungimento decennio successivo, solo dopo della soglia per il suo partito. aver passato i quaranta. La nomiQuindi, chi l’ha detto che invecnation all’Oscar del 1994 per il suo chiare fa rima con peggiorare? Il geriatra Graziano Onder spiega perché gli anziani oggi stanno meglio Irene Pugliese Età apparente contro età anagrafica. Uno a zero. In tutto il mondo occidentale sembra questo l’esito della partita. Conquistiamo tre mesi di vita l’anno. Abbiamo i malanni del benessere, ma godiamo di una qualità della vita mai raggiunta prima. Ne abbiamo chiesto conferma al dottor Graziano Onder, geriatra del Policlino Gemelli di Roma. Si dice che i cinquant’anni di oggi corrispondano ai trentacinque di un tempo, è vero? «È vero, perchè la vita si è allungata e con lei è aumentata la sua qualità. Si tende a Reporter nuovo Anche la vecchiaia arriva più tardi vivere sempre più a lungo fino a 80 anni e oltre. La vita attiva tende a corrispondere sempre di più a quella che è l’attesa di vita vera e propria. Quindi si vive di più e si vive meglio». Ma il merito è della medicina? «Di solito si sovrastima un po’ quello che fa la medicina. Questo allungamento della vita è sicuramente una conseguenza del miglioramento dei progressi scientifici ma anche del progresso industriale, del progresso in agricoltura, grazie ai quali tutti riescono a nutrirsi bene. Sicuramente la medicina di progressi ne ha fatti e questo ha inciso notevolmente, ma ci sono anche campagne di igie- ne e di salute pubblica, tutte condizioni che hanno sostanzialmente ridotto il rischio di contrarre malattie prima ancora che curarle». Per quel che riguarda il suo ambito, come si lavora su questo fronte? E che cosa è stato sperimentato scientificamente? «Quello che noi misuriamo è la disabilità. Lavoriamo sugli anziani, sul periodo in cui riescono a vivere da soli, a svolgere le attività di tutti i giorni, sono autosufficienti in pratica. E quello che si è visto è questo fenomeno: oltre a quella che si chiama la compressione della mortalità, cioè che è compressa verso le fasce di età più avanzate, si muore sempre dopo in sostanza, c’è anche una compressione della morbidità, cioè della cosparsa di malattie, della disabilità, per cui si contraggono le malattie e si diventa disabili sempre più tardi». Questo gap di quindici anni quindi è estensibile anche alle altre età della vita? «Decisamente. L’ipotesi può essere generalizzabile. Chiaramente se il livello di vita avanza, tutto il resto si muove insieme, è tutto collegato». Quali fattori influiscono dunque sul benessere fisico degli uomini dai cinquanta in su? «Una vita più facile, i lavori usuranti ridotti al minimo, un’alimentazione giusta quando non si eccede, l’attività fisica, i farmaci sempre più mirati. Essere magri, per esempio, è un’assicurazione sulla vita. Nel nostro reparto si è testato come un anziano snello ha un’età biologica spesso assai più bassa dei suoi anni». 4 Febbraio 2010 7 Costume In televisione incalzano conduttrici e show-women in abiti succinti modello Ilaria D’Amico Seminudo, “Il Fatto” funziona meglio Davanzali da capogiro per Monica Setta nel talk show pieno di big Irene Pugliese Quando si parla di politica, agli italiani piace piccante. E lei sicuramente questo l’ha capito. Monica Setta ha deciso di conquistare l’attenzione del pubblico del Fatto del giorno a suon di scollature mozzafiato e cosce al vento. Ma non è né la prima né l’ultima. Donne formose in minigonna e top ridotti al minimo, mentre la telecamera zoomma su decoltè e gambe lunghe: ormai è un classico in tv. Nuove conduttrici sexy crescono. In Rai e in Mediaset. Molte delle novelle presentatrici provengono da esperienze televisive di programmi di successo dove rivestivano ruoli di concorrenti o vallette. Le varie Cristina Chiabotto, Caterina Balivo, Ilaria D’Amico, Silvia Toffanin sono solo alcune delle bellissime che si sono affermate nel panorama televisivo italiano, in cui sembra dominare l’immagine della donna come oggetto di desiderio e ad essere richiesta è quasi mai la competenza. Presenza di contenitore, e qualche vol- PROROMPENTE Monica Setta esibisce una delle sue scollature durante la conduzione del programma ta di contenuto. Ma non sempre. Monica Setta, infatti, vanta un curriculum da invidia quasi quanto il suo decolté. La rossa anchorwoman, percorrendo un territorio più vicino alla non giornalista Barbara D’Urso che alle titolate Monica Maggioni e Lilli Gruber, è riuscita dove altre colleghe hanno fallito: trasformare Porta a Porta in una “cosa da femmine”. Grazie a lei e al suo programma, il salotto della politicaspettacolo ha conquistato il daytime. In onda tutti i giorni nel primo pomeriggio di Raidue il talk show mira ad accendere con cautela la miccia dell’attualità con dibattiti, collegamenti in diretta e faccia a faccia tra ministri, leader di partito e gruppi finanziari. Ma questo non significa che anche la Setta non sia condizionata da quell’immagine di donna estremamente seducente che deriva dal mondo della pubblicità e dai mass media. Anzi ne è la più autorevole rappresentante. La conferma viene dalla rete: tra i video più cliccati su youtube si piazzano quelli ritraenti le sue scol- lature da capogiro e gli spacchi inguinali. E i blog sono scatenati, la soprannominano “Poppea”. E mentre queste “promesse” della televisione italiana si sforzano di presentare importanti personaggi della politica o servizi di cronaca, il rischio (o forse lo scopo?) è che chi le guarda non ascolti minimamente le loro parole, ma si accontenti di osservare. Che ne è dunque dei sobri completi delle varie Maria Giovanna Elmi e Angela Buttiglione che hanno dominato lo scenario televisivo dell’Italia nei primi cinquant’anni? Sebbene il sex appeal di una donna venga decisamente preferito a questo vecchio modello, il rapporto donna-informazione è ancora oggi difficile. La visibilità femminile nei tg non supera il 20 per cento, mentre il 10 per cento è la quota rosa di partecipazione ai dibattiti informativi. È il terreno su cui si muovono ad essere limitato: alle donne vengono riservate le soft news: spettacolo, istruzione, cronaca rosa, mentre resta agli uomini lo scettro in politica, sport ed economia. La voce dei lettori. Dalle battaglie di Indro Montanelli alla posta del cuore Sfoghi di rabbia e passione Vanno forte le rubriche su quotidiani e settimanali Dario Parascandolo Lettere di denuncia, di commento o di sfogo costituiscono un appuntamento fisso, e oggi sono veri e propri indicatori di gradimento, al punto che le versioni online dei più importanti quotidiani offrono uno spazio di commento a ogni articolo pubblicato. E i lettori fanno sentire la propria voce. Talvolta alle missive rispondono firme autorevoli in vere e proprie rubriche. È il caso di Corrado Augias su Repubblica e Sergio Romano sul Corriere, che rispondono a tematiche di tipo politico. Il primo giornalista ad aver ampliato lo spazio quotidiano riservato alla posta dei lettori è Indro Montanelli. La parola ai lettori è stata una delle novità editoriali annunciate sin dalla nascita del Giornale, il 25 giugno 1974. «Il lettore è il mio padrone. Il lettore è un padrone che mi mette al riparo dagli altri padroni e che è stato in più occasioni la mia guardia del corpo. E al lettore devo rendere conto, senza assecondarne i pregiudizi, 8 4 Febbraio 2010 senza scrivere quello che vuole sentire. Una pagina al giorno, tutti i giorni». La continua corrispondenza fra Montanelli e il suo pubblico è testimoniata dal volume Caro direttore, pubblicato da Rizzoli nel 2002, all’indomani della sua morte. Fino al 2007 il mille domande alle lettere pervenute alla redazione romana del giornale. Le lettere a Ci pensa il Corriere trovano la risposta diretta degli enti e delle istituzioni tramite la voce dei giornalisti. Clarida Salvatori, una delle curatrici della rubrica, sottolinea che «i Nella pagina della posta del Corriere della Sera anche le risposte dirette di enti e istituzioni sotto accusa Venerdì di Repubblica ha ospitato due pagine di missive nella rubrica Scalfari risponde, in cui il direttore trattava temi politici o di stretta attualità, partendo dallo spunto del lettore. Dillo al Messaggero è una rubrica del quotidiano romano che offre uno spazio a segnalazioni e denunce di carattere prevalentemente urbano, dalla strada dissestata ai mezzi pubblici, dalle code agli sportelli ai disservizi. Simile è quella presente sul Corriere della Sera, dove Paolo Conti, firma storica della testata, risponde in Una città problemi sottoposti dai cittadini trovano spesso una soluzione. Talvolta accade che un cittadino riscriva per comunicare il buon fine dell’intervento. Ci pensa il Corriere è, quindi, uno spazio che garantisce un contatto diretto fra il cittadino e gli enti urbani, sia pubblici che privati» Un caso a sé è la posta del cuore, delle delusioni d’amore, dei tradimenti, dei divorzi e dei ritorni di fiamma. Pioniera di questi problemi è stata Susanna Agnelli, che per anni ha curato la rubrica Risposte private sul settima- nale Oggi. Il suo grande successo era dovuto alle risposte brevi e telegrafiche ai problemi sentimentali delle lettrici. Di taglio più letterario sono le pagine di Questioni di cuore sul Venerdì di Repubblica, curate da Natalia Aspesi. Il rotocalco Di Più di Sandro Mayer ospita puntualmente le lettere inviate allo psichiatra e sessuologo Marco Rossi, reso celebre dalla trasmissione di Mtv Loveline, rispondendo a domande riguardanti la sfera sessuale e sfatando così uno degli ultimi tabù. Il successo della posta del cuore è riscontrabile anche dalla quantità infinita di blog e siti web dedicati agli affari di cuore. Schiere di psichiatri, sessuologi, psicanalisti e legali dispensano consigli e risposte a un pubblico sempre più numeroso. In particolare, su postadelcuore.myblog.it le missive sono suddivise in sottocategorie. Amori virtuali, diritti civili, gelosia, suocera, tradimenti, vita d’ufficio e homosex sono soltanto alcune di esse, e dimostrano quanto sia fragile il cuore degli italiani. LA POSTA DEL CUORE innamorati e traditi, i cuori degli italiani trafitti e sanguinanti si sfogano su internet Reporter nuovo Settimanale della Scuola Superiore di giornalismo “Massimo Baldini” della LUISS Guido Carli Direttore responsabile Roberto Cotroneo Comitato di direzione Sandro Acciari, Alberto Giuliani, Sandro Marucci Direzione e redazione Viale Pola, 12 - 00198 Roma tel. 0685225558 - 0685225544 fax 0685225515 Stampa Centro riproduzione dell’Università Amministrazione Università LUISS Guido Carli viale Pola, 12 - 00198 Roma Reg. Tribunale di Roma n. 15/08 del 21 gennaio 2008 [email protected] ! www.luiss.it/giornalismo Reporter nuovo