E-book,sapete che vi dico? Meglio il libro su carta PARTITO O

Transcript

E-book,sapete che vi dico? Meglio il libro su carta PARTITO O
DOVE TROVARCI E DISCUTERE
Iscrizione Tribunale di Rovereto Tn n° 275 direttore responsabile Mario Cossali
L’Associazione Partito Pirata e il forum li trovi in rete a questo indirizzo:
www.partito-pirata.it
Qui invece mettiamo a disposozione il mensile dell’associazione:
www.piratpartiet.it
Su www.anonet.it si trova il progetto che stiamo sviluppando per una
rete anonima o darknet. Per iscriversi alla mailing list è sufficiente inviare dal vostro account di posta una e-mail, anche priva di oggetto e
contenuto a: [email protected]
E-book, sapete che vi dico? Meglio il libro su carta
L’INTERNAZIONALE DEI PIRATI
Alessandro Bottoni
Athos Gualazzi
A
lla fine di febbraio prossimo a Bruxelles si riuniranno quasi tutti i Partiti Pirata
europei per dar vita a un partito transnazionale. Un partito i
cui rappresentanti non sapranno dove collocarsi nell’emiciclo
che caratterizza il panorama
politico, non lo sapranno non
già perché confusi ma perché
singolarmente avranno simpatie per tutto l’arco costituzionale.
Le tematiche che porteranno al
dibattito saranno assolutamente
trasversali. Saranno le libertà
e i diritti civili d’espressione,
le limitazioni alle idee e all’informazione, i brevetti, i marchi
commerciali, il diritto d’autore
e la così detta proprietà intellettuale. Il dibattito nella mailing
list, cui partecipano liberamente i Pirati del vecchio Continente, con la presenza anche di
qualche extra continentale, è
accesissima non sui principi ma
su quanto insistere e dare priorità e forza alle richieste, quali
possono essere moderate e graduali nel tempo e quali invece
è necessario siano raggiunte nel
più breve tempo possibile.
Non mancano le critiche e le
tesi che sostengono sia solo una
questione di gratuità a fronte
di tesi che sostengono si tratti
di diritti strumentalizzati a fini
speculativi e prevaricatori di
diritti più generali. Una forte
richiesta, sopra tutte, è di una
democrazia rispettosa dei diritti
della società piuttosto che degli
azionisti, si legge in una propo-
sta di manifesto: “Quando le
leggi, la costituzione, il tessuto
di una società vengono ignorati
al fine di sostenere il potere che
costituisce il fondamento di
coloro che comandano, quando
i diritti e le libertà sono ignorati o ritenuti meno importanti
della protezione contro qualche
sporadica eventualità (n.a. Violazione del copyright).
Quando le protezioni stesse
sono la causa delle azioni che
si propongono di contrastare,
quando le punizioni e le protezioni non fungono da deterrente, ma sono uno stimolo, quando l’avidità di pochi è ritenuta
più importante dei diritti di
molti, dobbiamo chiederci quali siano i motivi di coloro che
hanno voluto tutto ciò.” Le tesi
dei Pirati sono sostenute per
un rinnovamento della politica,
per chi non si identifica più e
non riconosce schieramenti
ormai palesemente costruiti al
solo fine del potere o peggio al
servizio di poteri finanziari ed
economici che agiscono unicamente per il proprio tornaconto. Noi ci saremo a Bruxelles
per contribuire alla costruzione
di una nuova politica, di un
nuovo modo di fare politica, di
un nuovo Partito che non sia
una federazione, un cartello,
un accordo, uno schieramento
che deve mediare fra i vari interessi nazionali o corporativi.
Un Partito che sia chiaramente
schierato per gli interessi dei
cittadini e non scenda a compromessi in cambio di potere.
A
quanto pare la tanto attesa “rivoluzione degli
ebook” è ormai alle porte. Nel corso del 2010
dovrebbero arrivare sul mercato diversi ebook-reader
e molte migliaia di titoli, con le prevedibili conseguenze sulle nostre abitudini e sullo stato del mercato. Ma
è un passo avanti?
In un mondo dominato dai siti web, per pubblicare
un libro, sia esso un saggio, un manuale tecnico od un
romanzo, basterebbe mettere a disposizione il relativo file (Ascii, Html, Pdf, etc.) su un qualunque server.
Questo è ciò che fa da molto tempo LiberLiber con i
testi non più coperti da diritto d’autore (liberliberi.it).
Se le aziende come Amazon hanno deciso di seguire
la strada dell’ebook è per “proteggere” il loro prodotto dal fenomeno della “copia non autorizzata”.
Il formato di file usato da questi operatori fornisce
infatti tutti gli strumenti Drm (“Digital Rights Management”) necessari per impedire al cliente di farne
un uso diverso da quello previsto dal fornitore. Non
è un caso che questi ebook vengano distribuiti non in
formato Pdf (leggibile ovunque) ma in formati proprietari che sono leggibili solo con appositi dispositivi
fisici (ebook reader) o con appositi programmi per Pc.
Formati diversi da un editore all’altro ed incompatibili tra loro.
Non è un passo avanti rispetto alla carta. Dopo aver
pagato qualche euro per un romanzo, infatti, ci viene
negato il diritto di prestarlo ad un amico. Ci viene
negata anche la possibilità di trasferire questo file su
altri dispositivi. Quando i nostri ebook reader diventeranno obsoleti, ci vedremo costretti a riacquistare da zero la nostra intera libreria digitale perchè i
vecchi file quasi certamente non saranno riutilizzabili
sui nuovi lettori. Ci viene persino negata l’infantile
soddisfazione di buttare un libro deludente nel fiume.
Non è un passo avanti nemmeno dal punto di vista
tecnologico perchè non c’è nulla di positivo nell’essere costretti (o “convinti”) ad acquistare un nuovo,
costoso dispositivo quando esiste già un Pc adatto allo
scopo in ogni casa.
Per le stesse ragioni, non è un passo avanti nemmeno
nel settore dei libri di testo per la scuola e l’università.
In un mondo in cui esistono Wikipedia, Citizendium
(citinzendium.org) e Google Knol (knol.google.com),
ed in cui sono sempre più diffuse le connessioni WiFi, Wi-Max, Gprs, Umts e via dicendo, non ha senso
creare e distribuire un libro digitale nello stesso modo
(e con gli stessi limiti) in cui si creava e distribuiva un
libro cartaceo. I nostri figli, infatti, copiano Wikipedia, non i libri di testo. Per fortuna c’è chi queste cose
le ha capite e le mette in pratica. Date un’occhiata
a Safari (safaribooksonline.com), lanciato anni fa da
O’Reilly e Pearson, o a Didasknol.it di Didasca. Il
futuro abita da quelle parti, non a casa Gelmini e non
su Amazon.
[email protected]
PARTITO O ASSOCIAZIONE. E SE FOSSIMO NOI A ROMPERE IL BIPOLARISMO?
Michele Piccirillo
I
l Partito Pirata nazionale, sin dalla sua formazione, ha
avuto due anime: una che, ispirandosi al Piratpartiet svedese, suo modello, lo voleva costituito come partito politico
vero e proprio, l’altra, quella che ha finito per prevalere, l’ha
voluto costituito come Associazione. Le due diverse aspirazioni hanno sempre coesistito all’interno dell’associazione,
diventando fonte di dibattiti, anche accesi. I recenti successi a livello europeo del PP svedese e l’esito incoraggiante
delle elezioni in Germania hanno reso ancora più attuale
il dibattito circa la possibile conversione dell’Associazione
Partito Pirata in un organo politico vero e proprio.
I sostenitori della costituzione del PP come organo politico
puntano sulla necessità di portare una ventata di rinnovamento all’interno della classe politica italiana, che ristagna,
legata ai vecchi paradigmi destra-sinistra e si dimostra sempre più autoconservatrice. I recenti successi degli altri PP
europei sembrerebbero suggerire che i tempi sarebbero
propizi per una mossa del genere. D’altro canto, però, la
costituzione di un partito non è un’impresa banale: c’è bisogno di presenza sul territorio, fondi per promuoversi, gente
attiva nella promozione e nella raccolta dei consensi.
L’ala “associazionista”, oltre a sottolineare le già citate difficoltà tecniche, teme lo snaturarsi dello spirito del PP originario, oltre a sottolineare la mancanza di un programma
unitario riguardo temi estranei alle libertà digitali, da sem-
pre il “pilastro portante” della cultura pirata.
Inoltre si teme di disperdere le forze in un progetto, molto
oneroso in termini di tempo e risorse, che potrebbe non
portare i risultati sperati.
L’opinione dell’autore sull’argomento: a mio modesto avviso la costituzione di un partito potrebbe suscitare un certo
interesse in quella parte della popolazione che non si riconosce nel rigido schema bipolare sinistra-destra, a patto di
dare credibilità al progetto, distinguendolo dalle centinaia
di micro-partiti che sorgono in occasione delle elezioni. Il
PP non è l’unica associazione, al momento, ad occuparsi
della difesa dei diritti digitali dei cittadini: ne esistono molte
altre, che in modi e con metodi diversi, tendono allo stesso scopo. Trasformarsi in partito potrebbe essere il modo
per dare un’identità nuova al PP, distinguendosi dalle altre
associazioni simili, che eccellono in campi in cui il PP al
momento non può competere (capacità tecniche, attivismo,
possibilità economica), soddisfacendo al contempo l’esigenza di quella fascia della popolazione, dotata di una certa
consapevolezza tecnologica, che è alla ricerca di una nuova
identità politica, non riuscendosi a riconoscere nelle attuali
ideologie dominanti in Italia. Non vanno di certo sottovalutate le difficoltà da affrontare per realizzare questo ambizioso progetto, ma l’accresciuta visibilità potrebbe proiettare la
nostra associazione verso nuovi livelli di visibilità e popolarità, permettendogli di perseguire in maniera più efficace i
propri scopi.
La tesi principale che emerge, nel dibattito interno, in direzione della trasformazione in partito emerge dall’analisi di
Stefano Quintarelli sul suo blog: “perché un candidato del
Pirate party può essere eletto in Svezia mentre non ha nessuna possibilità in Italia? Perché in Italia c’è un 23enne ogni
due 43enni. In Svezia il rapporto è circa uno a uno. Tra 15
anni in Italia ci sarà un 30enne ogni due 60enni“. Considerando l’arretratezza del nostro Paese in fatto di digital
divide, non ultime le decisioni del Governo di rimandare,
congelando ottocento milioni già stanziati, la diffusione della banda larga, sarebbe logico supporre che in campagna
elettorale la popolazione propenderebbe per “le pensioni”
piuttosto che per “lo sviluppo e ricerca”.
Da sottolineare quindi che investire sul partito sarebbe sicuramente un passo verso un futuro per le giovani generazioni, mentre investire sulla Associazione è solo un fatto
contingente.