Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne

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Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
Franco Manai
Intellettuali e
popolo nel Risorgimen-
lombardo:
la narrativa rusticale di
to
Giulio Carcano
La
necessità di occuparsi del popolo, cioè delle classi basse, e in particolare degli
abitanti delle
campagne,
inizi del secolo,
fu
vivamente
sentita dagli intellettuali italiani fin dagli
e non solo e non tanto sulla base di un populismo genericamente
romantico, quanto in armonia con l'insieme dei problemi portati all'attenzione
dalle riflessioni di
Cuoco intomo
al
fallimento della Rivoluzione partenopea del
'99 (Cuoco).
Cuoco, accusando
come
di astrattezza giacobina
i
partenopei (Tognarini), rilevava
rinnovamento politico che non tenesse
il
dovuto
conto della intricata situazione economica e sociale che caratterizzava
le
campa-
qualsiasi
programma
gne meridionali (ma
campagne
29).
D
il
di
discorso rimaneva valido anche per la maggior parte delle
italiane) era fatalmente destinato al fallimento
(Colummi Camerino
nodo del problema era costituito, fondamentalmente, dalla spaventosa
retratezza delle plebi agricole e dalla
mancanza
cittadina in grado di farsi carico delle
di
una classe media
nuove istanze
politiche.
sia rurale
Non
5ar-
che
poteva una
pattuglia di acuti ingegni e di nobili animi, quali indubbiamente furono gli ani-
matori della Repubblica napoletana (Croce
vii-xii), sostituirsi a
una
realtà sociale
del tutto priva dei presupposti indispensabili per la costruzione di un'economia e
uno Stato moderni. Compito
di
degli intellettuali,
non solo meridionali
ni tout-court, diventava allora lavorare per favorire
il
rafforzarsi di quella classe
ta esiziale
pur volto
media
la cui assenza,
o
il
la cui
popolo, dal
doveva tenere sempre presente
momento che
la
il
italiai
casi,
debolezza, s'era rivela-
per l'imporsi delle nuove idee. Questo lavoro degli
alla borghesia,
ma
formarsi, o, secondo
intellettuali, però,
problema
costituito dal
borghesia poteva aspirare a diventare davvero classe
dirigente soltanto se fosse riuscita a farsi portatrice, anche per le oppresse classi
rurali, di
un tangibile progresso, tale per lo
meno da
disinnescare le spinte eversi-
ve dettate dalla fame e dalla disperazione.
D messaggio
di
Cuoco
trova nella Milano napoleonica un ottimo centro di
ir-
radiamento, e conserverà lungo tutto l'Ottocento un notevole valore di stimolo
per
do
le
successive elaborazioni ideologiche degli intellettuali
di influenzare l'opera dello stesso
Un
Manzoni
reale e decisivo avvio alla soluzione,
italiani,
non mancan-
(Bollati 3-13).
o per
lo
meno
QUADERNId'ilaUamstica Volume XV, No.
1-2,
a un'organica imposta-
1994
Franco Manai
50
zione del problema,
si
ha in Toscana con
gnoli" radunati attorno a iniziative
Vieusseux e dei "campa-
l'attività del
quali
'forti'
V Antologìa,
il
Giornale Agrario,
la diffusione di strenne e di almanacchi popolari, l'istituzione di scuole professio-
nali e di casse di risparmio ecc. (Carpi, Letteratura e società 281-330). I toscani,
postisi l'ormai
non più rimandabile problema
di
come
pilotare in maniera indolo-
re l'inserimento inevitabile dell'Italia nel concerto del mercato europeo, optano
per uno sviluppo agricolo basato sul modello, squisitamente indigeno, della mezzadria, e tale
proletarie
da risparmiare
penisola
alla
pericoli derivanti dalle concentrazioni
i
che l'industrializzazione portava necessariamente con
sé,
come
l'esem-
pio dei Paesi più avanzati insegnava (Carpi, "Egemonia moderata" 432-35).
problema era dunque quello
D
un rinnovamento politico profondo, che
di attuare
ma
coinvolgesse anche le masse contadine,
tenendole in posizione rigidamente
subordinata. Centrale, sotto quest'aspetto, è la pioneristica attività del
Tommaseo
raccoglitore di canti popolari (Cirese 134-38), che fornisce le coordinate essenziali
entro cui seguiteranno a muoversi
popolari.
La
letterati italiani interessati alle
i
tematiche
cultura subalterna fatta oggetto di attenzione è attentamente selezio-
nata: è contadina
e non urbana, di carattere amoroso o moraleggiante piuttosto
che politico o guerresco ecc. Viene insomma costruita con grande cura un'immagine del popolo
sì
come dovrebbe
che esso diventi realmente
essere,
tale,
non tanto con
ma per
la
speranza di riuscire a far
fornire alla borghesia
un modello preci-
so dell'atteggiamento che essa ha da tenere nei suoi confronti. Di estrema chiarezza sono le parole dell'Introduzione
"Amiamo
il
al
primo volume dei Canti popolari:
popolo: e con riverenza di discepoli ammaestriamolo" (Tommaseo
vii).
Quest'invito ad avvicinarsi
al
popolo per poterlo meglio "ammaestrare"
tava tanto più autorevole in quanto veniva da un ambiente in cui
i
risul-
tentativi di in-
tervenire concretamente nella realtà popolare, sia al livello culturale che a quello
più direttamente economico, non erano certo assenti;
che non
i
tentativi di
sul tipo di quelli di
volto non
cati di
al
una prosa adeguata
Lapo
ai
ma
fondamentale, assai più
contadini (esperiti nei tanti raccontini
de' Ricci), è proprio questo messaggio, chiaramente
popolo stesso,
ma
alla borghesia,
e ancor più agli
ri-
intellettuali, incari-
educare quella borghesia facendole prendere coscienza della sua funzione
storica oltre
che
sociale.
Negli anni '30 nel Lombardo- Veneto, oltre a uno sviluppo cittadino dell'industria, si
andavano instaurando nelle campagne rapporti
capitalistici
e mercantili,
grazie all'opera di proprietari terrieri direttamente interessati allo sviluppo agricolo.
Questi con
perpetuando
la loro iniziativa dall'alto,
la prassi settecentesca del
riformismo illuminato, stavano dando origine a quel particolare tipo di capitali-
smo
agrario ibrido in cui la
permanenza
di alcune delle strutture feudali e degli
antichi vincoli giuridici sarà determinante per l'egemonia
moderata nel processo
risorgimentale (Sereni). Decisiva a questo riguardo fu in primo luogo la graduale
sostituzione dei contratti di massaria e di mezzadria con quelli misti di fitto a gra-
no e mezzadria che facevano aumentare
la
produzione costringendo
i
contadini a
La narrativa
rusticale di Giulio
ritmi di lavoro altissimi, visto che
i
Corcano
51
proprietari potevano variare a piacimento la
quota del grano. ^ In secondo luogo l'abbinamento della cultura del gelso con
quella dei cereali nella zona collinare, con
il
conseguente aumento della disoccu-
pazione causato dalla gelsibachicoltura, favorì
da e
(Villani 488).
sa
massa
nari e
D
lo sviluppo dell'industria
formarsi di un vero e proprio proletariato agricolo e di una gros-
di semiproletari quali
piccoli proprietari e gli affittuari delle
i
montuose (Della Feruta 44-51), accompagnato
dalla presenza
giore di un proletariato industriale manifatturiero nelle
avvedute e
rigenti più
assumere
ciale e ad
il
gli intellettuali a porsi
città,
zone
colli-
sempre mag-
costrinse le classi di-
con estrema urgenza
problema so-
il
controllo dei cambiamenti nella società. Si trattava di inter-
venire economicamente, con l'assistenza
le agitazioni,
lombar-
produzione nel rapporto agricoltura-industria
felice saldarsi del ciclo di
il
più colpiti, in
ai ceti
modo
e di elaborare una politica culturale volta a ottenere
della grande proprietà, ancora assente e
ne, sia delle classi basse.
Di qui
poco
da prevenire
consenso
sia
attiva nel processo di trasformazio-
l'intensificarsi degli studi di
Annali universali di
le riviste scientifiche quali gli
il
economia
rurale nel-
statistica, nel Politecnico di
Cattaneo, nella Rivista Europea e nel Crepuscolo di Tenca.
Mentre
in
Toscana
la
volontà degli intellettuali di avvicinarsi
al
popolo
si
era
concretizzata nella raccolta di materiale folclorico e nell'impegno educativo, in
Lombardia, a partire dalla metà degli anni
che
'30, gli intellettuali si
impegnano,
oltre
sul versante della letteratura bassa diretta esplicitamente ai ceti subalterni,^
anche su quello dotto:
si
assiste così al tentativo di produrre
letteratura, artisticamente valida,
avente
come oggetto
una vera e propria
le classi popolari, tentativo
che, pur in condizioni sociali e economiche tanto diverse, non
si
discosta nelle
sue direttive dalla linea maestra tracciata dai moderati toscani.
Fu
la narrativa
in
manzi
destinati a
personaggi dei
alte
ad essere maggiormente influenzata dalla necessità di rinnova-
senso popolare e fu Giulio Carcano
mento
un pubblico
tra
in
scena
e benevolenza nelle classi
e fantasie controllabili in quelle basse.
berale (Muscetta, Introduzioone
anche
il
si
all'interno del
gruppo
cattolico-li-
del quale fu lo scrittore più moderato
xliii)
ma
più rappresentativo in quanto, con le sue esitazioni conservatrici, affron-
ma non
che
primi a scrivere racconti e ro-
ceti subalterni adatti a suscitare fiducia
Carcano ebbe grandi capacità organizzative
tò
i
insomma, che mettevano
allargato, opere,
risolse
radicalmemte
sostituisse al
romanzo
i
problemi
suscitati dall'esigenza di
storico e che desse
una narrativa
un'immagine veramente concreta
mondo contemporaneo. Già nel '35 aveva scritto "Memorie di un fanciullo"
"Una povera Tosa",^ novelle in cui appaiono gli ambienti (quello campestre
del
quello del proletariato cittadino),
i
temi (la famiglia, l'amore,
peccato, la morte, l'onesto lavoro) e
i
procedimenti
giustapposizione di toni idillici e toni catastrofici)
(il
i
ricchi cattivi,
e
e
il
patetico ottenuto con la
che caratterizzeranno
tutta la
sua opera e ai quali egli dà giustificazione teorica nel saggio del '39, "Della poesia
domestica" (Opere 6.135-55). Qui lo scrittore esprime
adeguarsi
ai rapidi
mutamenti
sociali e
rimpiange
il
passato.
la
sua incapacità di
La poetica
degli af-
Franco Manai
52
fetti
domestici diventa evasione dal presente corrotto e tentativo di dare
Come
un valore universale.
no vede
re
i
nella famiglia un'istituzione metastorica, in cui la poesia
suoi etemi valori, e allo stesso
cosmo
all'arte
è stato rilevato (Colummi Camerino 109-63), Carca-
tempo
la
doveva
ritrova-
considera un elemento storico, micro-
Ma poiché
della società da cui partire per indagare la realtà nazionale.
la
realtà sociale era incomprensibile, "multiforme, assordante, cosicché ignorasi se
essa
rinnovelli oppure
si
disfaccia del tutto", la famiglia diviene "l'unico
si
ri-
spettabile asilo della nostra pace" (Carcano, "Della poesia domestica" 143). In as-
senza di una patria italiana, alla poesia domestica veniva attribuito un carattere
nazionale: la famiglia
che andasse oltre
la
come
piccola nazione. Carcano proponeva una letteratura
generica esaltazione della vita semplice e trovasse risponden-
za nei problemi sociali: per questo letteratura domestica e letteratura popolare do-
vevano coincidere. Ecco
che conclude
l'invito agli scrittori
il
suo saggio:
[La poesia domestica] è l'unica musa che ne rimane ancora; ogni cuore l'accetta,
ogni cuore
la sente;
popolo soprattutto
il
la
comprende .... La
letteratura popolare
è figlia della letteratura domestica. (147-48)
Quest'attribuzione
al
popolo senza distinzioni di
tutte le doti,
assieme all'ac-
cento messo sulla fatalità della sua sofferenza ("ha delle prove e de' dolori da sostenere"),
sono
l'invito alla solidarietà umanitaria,
dell'esistenza di una classe
sue opere Carcano, anche quando descrive
vano
ceti subalterni,
i
non
ma
dominante generosa e pronta
arriva
mai
alla
la
anche
il
riconoscimento
all'assistenza. In tutte le
miseria e lo squallore in cui
denuncia aperta:
chiamata a rispondere dello sfruttamento e della miseria,
la
si tro-
borghesia non è
giustificati
da un avver-
so destino. L'ambiguità ideologica dell'arte di Carcano, che voleva descrivere
realtà per porvi
rimedio e allo stesso tempo essere portatrice di valori etemi,
riscontra facilmente in quella che
definito
come "mancanza
lummi Camerino,
ciò che
piìi
ma
Sanctis, riferendosi a Angiola Maria, aveva
di collisione" tra le vicende (52).
nelle novelle di
tra
un raccontare
tra
Come
osserva la Co-
Carcano
colpisce alla prima lettura è
perenne squilibrio non solo
logico,
De
la
la si
il
salto continuo
un avvenimento e
di cose contingenti e
l'altro,
un dire
da un piano
non
all'altro,
da alcun
legati
un
filo
di cose universali, tra
un
linguaggio preciso, analitico, ed uno, viceversa, vago e sfumato. (140)
Basti notare
riguardano
il
come
le descrizioni analitiche
paesaggio e l'ambiente, mentre
i
e più ricche di particolari
personaggi vengono
realistici
trattati in
ma-
"Una povera Tosa" le case del proletariato milanese vengono deminuziosamente come topaie anche se la partecipazione sentimentale e la-
niera diversa. In
scritte
grimosa dell'autore
le ingentilisce:
(Quelle case a tre, quattro piani, a tre, quattr'ordini di ringhiere
o di
ballatoi, su'
quali una porticella e una rozza finestretta quadrata s'alternano alla lunga a ogni
piano, a ogni loggia, qui protette da un tavolato o da una imposta fessa per lo lungo
e scassinata, là da un
lembo
di
tenda cadente e bucherata, o da un vecchio disusato
La narrativa
coltrone
.
popolo milanese, che è
e la
pili
53
numerosa e
di tutte la più
la
meno
studiata, la
meno amata
sincera, la piti dimenticata e povera, la più lombarda. {Dodici novelle 67)
commenti, l'aggettivazione,
I
Carcano
quelle case sono la misera, angusta dimora di una classe del nostro
.;
.
rusticale di Giulio
gli
avverbi e
i
diminutivi danno un'immagine rad-
dolcita delle informazioni documentarie sull'ambiente che pure ci sono e che po-
trebbero suggerire una narrazione realista.
allora ha inizio la storia patetica
la
Quando però
d'amore romantico:
entra in scena Rosetta,
povera tosa vive sola con
la
madre malata, viene sedotta e abbandonata da un nobilotto e dopo aver accomla madre al cimitero, si fa suora. Non è tanto la trama a determinare la
pagnato
svolta verso
il
patetico, quanto l'atteggiamento esibito dall'autore nei confronti
dei popolani. Questi sono pensati con caratteristiche antiche e immutabili, agisco-
no, pensano e sentono in
Rosa è una
appartiene
al
modo
ma il
cucitrice
scontato.
suo lavoro non viene determinato sociologicamente:
genere romantico delle
felici
occupazioni artigiane. La descrizione
della ragazza è scissa dal contesto ambientale e professionale in cui
ta collocata: "I suoi
occhi
cilestri,
ingenuo come l'anima sua
desta di
prima era
sta-
pieni di tacita pace, le labbra aperte a un sorriso
."
(70). La sua attività è così descritta: "La fanciulla,
buon mattino, sorgeva pura e serena come l'alba
rifaceva il lettic.
.
.
ciuolo candido e modesto ...
voce d'usignolo,
si
.
.
raccoglieva senza pensieri, e canticchiando con
sulla sua seggiolina; e là agucchiava, cuciva o tesseva tutta la
mattina con assidua cura" (71). Carcano non vuole narrare una storia sul proletariato sfruttato; egli è interessato a proporre
tegro,
morale e bello,
di
una
felice
l'immagine
di
un popolo naturale,
menti di un lavoro non scelto e dallo sfruttamento di una classe
Gli oggetti, gli ambienti,
in rapporto diretto
con
i
i
in-
comunità preindustriale, libera dai condizionasull'altra.
segni miserabili della vita del subalterno non sono
personaggi rappresentati e non sono efficaci sul piano
della denuncia. Tutte le descrizioni minuziose e realistiche degli ambienti squallidi
sono una caratterizzazione di genere senza influenza sulla
realtà. L'universalità
dei sentimenti del proletariato non viene toccata.
Con personaggi
un
idillio.
Rosa è
di
una sola dimensione umana,
caratterizzata oltre
la
vicenda diventa facilmente
che dalla sua grazia (posseduta insieme
alla
bellezza e all'etereità da tutte le donne di Carcano, indipendentemente dalla loro
provenienza sociale), dalla povertà e soprattutto dall'ingenuità. L'ingenuità è dovuta all'esistenza misera e lontana dalla corruzione della vita borghese. La povertà diventa
garanzia di moralità e di onestà e non deve essere modificata. L'inge-
nuità è la motivazione principale che fa cedere
re,
mentre
la
povertà rimane un fattore
Rosa
alle
lusinghe del corteggiato-
irrelato.
Nelle novelle di Percoto e Nievo di alcuni anni più tardi
do
la
povertà sarà
nelle storie dei contadini e la causa diretta della loro corruzione
contraddizioni, mentre l'ingenuità resterà
fenomeno non è
Rosa non è
la
storicizzato e tutto
povertà
ma
si
come
il
no-
o delle loro
caratteristica nattirale.
Ma
qui
il
risolve nell'idillio: la causa della caduta di
l'ingenuità e l'autore vi contrappone
il
corteggiatore
Franco Mattai
54
non
nobile, raffigurato
ma
in
quanto rappresentante di una nobiltà
in
quanto semplice contrappunto negativo:
La
la vanità contro l'umiltà.
gannata sentimentalmente,
la
inutile e vacua,
corruzione contro l'innocenza,
Rosa come donna del popolo,
figura di
sua dignità, svanisce con
ferita nella
il
sfruttata, in-
suo
ritirarsi in
convento, ultimo atto della sua consacrazione in classica eroina romantica. Tutta
una
la novella si risolve in
storia
esemplare di innocenza violata, di male impuni-
to e vittorioso, nell'idillio sentimentale e
romantico di una fanciulla ingannata.
Simili considerazioni possono essere fatte per
il
le terribili
campagne lombarde sono
zioni di vita della famiglia contadina delle
nuziosamente e con qualche realismo.
racconto "Rachele", scritto
Anche qui
nel '45 e poi incluso nella raccolta Dodici novelle.
Ma
alla relativa
concretezza della descri-
zione ambientale segue l'introduzione dei personaggi descritti secondo
che
si
sono
visti
per
"Una povera
tosa", e rigidamente divisi in
una parte l'umile contadina virtuosa,
mezzadro
il
spietato e
il
dall'altra
il
buoni e
i
cliché
cattivi.
Da
marito fannullone e vagabondo,
prepotente padrone che, quando non riesce a sedurre Ra-
chele, la scaccia perfino dalla catapecchia in cui viveva.
ma
condi-
descritte mi-
Ancora una volta
la tra-
avrebbe potuto prestarsi a una denuncia dei disumani rapporti di classe nelle
campagne,
ma
Carcano
la
trasforma in una storia patetica in cui le disgrazie che
capitano all'eroina sono da attribuirsi alla cattiveria immotivata del "giovin
gnore" e all'infingardaggine del
Mentre Carcano scrive
i
suoi
lettuali sulla letteratura e sulle
ca scrive
il
idilli cittadini
sue funzioni
si
o campestri
il
fa più intenso.
dibattito tra gli intel-
Nel 1845 Carlo Ten-
saggio "Delle condizioni dell'odierna letteratura in
fronta organicamente
il
problema della
crisi letteraria italiana
cause nel divario sempre maggiore apertosi
Se un tempo
il
si-
"tristo marito".
letterato era sicuro di
tra gli scrittori
e
il
Italia",'* in
cui af-
e ne individua le
nuovo pubblico:
un pubblico tradizionalmente educato
alle
stesse sue idee, agli stessi suoi principi conservati di generazione in generazione,
ora invece egli ha un popolo
immenso
davanti a sé, di cui deve farsi interprete, e,
quasi diremmo, profeta. (285-86)
Tenca riconduce
il
concetto di popolo a quello di pubblico e attribuisce
mento e l'isolamento
della scuola
manzoniana
al
non aver tenuto conto
il falli-
dell'inter-
locutore principale. Egli invita gli scrittori a riconoscere che "l'elemento popolare chiedeva
adulare
il
nuove forme e nuovo linguaggio" (284). Gli
pubblico
ma
popolare e sociale, che
to
le.
coglierne le esigenze. L'invito è
si
ponga come strumento per
scrittori
insomma
integrare
il
non devono
a un'arte nuova,
"popolo", defini-
anche come "moltitudine", nella prospettiva del progresso borghese e naziona-
È un programma
in
consonanza con l'egemonia giobertiana (Muscetta, Intro-
duzione xxx-xxxix) che tenta di mediare
popolari, al quale
si
le
esigenze della borghesia con quelle
atterranno gli scrittori della Rivista
Europea e poi
quelli del
Crepuscolo.
Poco tempo dopo
pea, appare
il
l'uscita dell'articolo di Tenca,
sempre
sulla Rivista
Euro-
saggio "Della letteratura rusticale" col quale Cesare Correnti preci-
La narrativa
rusticate di Giulio
Corcano
55
sa in che cosa debba consistere la letteratura sociale del tempo, inquadrandola
nell'ottica politica dell'unificazione nazionale e in quella culturale dell'egemonia
moderata. La forma in cui
il
saggio
si
presenta, una lettera scritta a Giulio Carca-
no da un veterano divenuto possidente, non
lascia dubbi sulle motivazioni che
spingono Correnti: "è una spia dei valori a cui l'autore si richiama: l'esercito,
l'italianità,
il
popolo" (Ceserani e De Federicis 185). Correnti
mosse
critiche
trae lo
spunto da
in alcuni giornali all'autore di "Rachele", per difenderlo e incorag-
giarlo a continuare nella produzione di storie domestiche e soprattutto per pro-
porgli di concentrare la sua attenzione sulla vita dei campagnuoli. Egli riconosce
una grande importanza non solo economica,
alle plebi rurali italiane
culturale: traccia
ri
una
linea,
dedicati a descrivere la vita dei ceti rustici, tra
Michelangelo Buonarroti
zo,
il
i
anche
quali include Poliziano, Loren-
giovane, Gasparo Gozzi e Parini.
naturalmente poco convincente, di nobilitare
tativo,
ma
che dal Quattrocento giungerebbe a Manzoni, di auto-
il
È un
chiaro ten-
nuovo auspicato genere
sticale inserendolo nella tradizione letteraria e allo stesso
tempo
di tenerlo nei
ruli-
miti che quella stessa tradizione aveva storicamente stabilito per la rappresenta-
zione delle popolazioni campagnole (rinnovare conservando o conservare rinnovando). Politicamente
il
rivendicare la popolarità di una parte della letteratura
si-
gnificava evidenziare la continuità e l'identità tra la storia delle classi dirigenti e
quella dei ceti subalterni.
nale e
si
Il
ometteva qualsiasi
impediva
la
popolo veniva quindi recuperato per
frattura
o
diversità. Proprio
zione che a volte aveva
Mentre
le inchieste
campagne e
nomia,
disegno nazio-
mai definita secondo
letteraria,
il
modello
ri-
quanto derivava da una tradi-
la realtà in
del contadino un protagonista,
sì fatto
sempre dato un'immagine
sociali.
il
ricorrere alla tradizione
soluzione dei problemi veri della letteratura rusticale:
proposto era ormai privo di contatti con
delle
il
incominciavano a evidenziare
le
ma
che ne aveva
coordinate storico-
la stratificazione sociale
il
ruolo diverso che le varie componenti svolgevano nell'eco-
la letteratura
continuava invece a proporre un'immagine mitica della cam-
pagna e del popolo campagnolo,
visti
come
separati e
dalle condizioni di lavoro e dalle istituzioni sociali.
gna come omogenea e positiva
cambiamenti
si
omogenei, del
D
tutto slegati
mito della vita di campa-
consolidava paradossalmente per effetto dei
vistosi nelle strutture produttive della società,
mutamenti evidenziati
dalla pubblicistica sociologica: intorpidimento mentale derivato dalla divisione
del lavoro nelle fabbriche, affollamento delle
che
le
nuove
nità integra,
città
parevano favorire.
città,
corruzione fisica e spirituale
contadino diventava
una forza pratica evocata per frenare
stava disumanizzando l'individuo
Il
Il
il
il
simbolo di un'uma-
processo di una società che
(Colummi Camerino 186-88).
pubblico signorile cittadino, immerso nei valori inautentici (Correnti 9-10)
potrà ritemprarsi moralmente attraverso la letteratura rusticale che deve rappresentare gli esempi della virtù campagnola:
mostra
loro, tu
che
il
sai fare, la
cupa e tranquilla concentrazione dell'uomo
irrepa-
rabilmente perduto; e forse codeste animucce da pappagalli comprenderanno una
Franco
56
Murtai
volta lo stoicismo. (9)
Tuttavia la proposta di Correnti è ben più concreta di quella edificante del Carca-
no della "Poesia domestica":
bene che per colmare
egli sa
cietà di cui parlava Tenca, per fare cioè della letteratura
mento
Ma
(10).
momento, invitando la classe dirigente e
al
riconoscimento
i
guarda bene dal
si
limita a fare appello al
si
dei ceti dominanti, alla loro solidarietà e alla compassione umanitaria
la letteratura rusticale
Difendili
conoscenza appro-
un'umanità che andava aiutata
in essi di
proporre cambiamenti di tipo economico o sociale e
buon cuore
e so-
rinnova-
il
problemi della questione sociale del
gli intellettuali alla
e riformata, quando passa a dare suggerimenti operativi, egli
che
tra arte
non avrebbe mai potuto essere conosciuta
nonostante Correnti individuasse
fondita dei contadini e
lacuna
contadina e studiarla con sim-
civile, era necessario avvicinarsi alla realtà
patia e senza pregiudizi, altrimenti essa
la
un mezzo per
avrebbe dovuto suscitare:
dunque i poverelli e
s'altro
a coloro, cui gioverebbe che
non
cuore
il
t'è
concesso
guaire e gemere innanzi
falli
umano non provasse
turbamento della compassione. Rimescola,
più neppur l'incomodo
mio, rimescola, che
figliuol
Cielo
il
ti
benedica! e ricorda a codeste schizzinose damine, che una contadina può amare e
soffrire
meglio di
loro! (11)
Considerato fin dal suo primo apparire
terario,
come un vero e
proprio manifesto
let-
questo testo del Correnti, col suo tipico filantropismo moderato, costituirà
un punto di riferimento costante negli anni successivi per
menteranno nel genere campagnuolo ovvero
fettamente in consonanza con
il
modello
tutti gli autori
che
si ci-
rusticale. D'altra parte esso era per-
di letteratura sociale proposto
stenza in quegli anni soprattutto sulla Rivista
Europea
in
con
insi-
contrapposizione alla
produzione "realistica" inglese e francese. Dickens e Sue vengono ammirati per
la verità dei loro affi^eschi sociali,
ma
sono sconsigliati perché troppo "acri" per
il
palato italiano. L'arte avrebbe dovuto certo liberarsi da un eccessivo idealismo,
ma non
limitarsi alla riproduzione della realtà materiale. Spinto dalla lettera del
suo compagno di studi e antico amico, Carcano intensifica
conti campagnuoli, nei quali
delle plebi rurali e alle loro
nuti posticci, sistemati in
nalizzato
al
si
produzione di rac-
nota una maggiore aderenza alla vita materiale
disumane condizioni
una
la
struttura
sempre
di lavoro,
ma
si tratta
di conte-
simile di racconto, in cui tutto è fi-
coinvolgimento sentimentale del pubblico. Anche nella "Nunziata"
del '52, che pure costituisce
smo
sociale, le descrizioni
te in
una
il
suo contributo più avanzato nel campo del
minuziose del lavoro massacrante nelle filande,
serie di disavventure "naturali"
che capitano
alla protagonista,
reali-
inseri-
perdono
nel contesto ogni carattere di denuncia che, di per sé, avrebbero potuto avere.
Quanto
di convenzionale avessero tutte le opere di
patetismo è stato più volte rilevato dalla
neare
come
guarda
il
critica,'
Carcano con
ma
egli si attenga strettamente all'esempio
il
loro dilagante
importa comunque
sottoli-
manzoniano per quanto
ri-
linguaggio e l'organizzazione del discorso narrativo. C'è sempre nelle
La narrativa
o
lettore
I
ai
rusticate di Giulio
Carcano
57
personaggi.
limiti di siffatta letteratura
venivano
colti
con lucidità già nel '53
colo sul Crepuscolo, "Del romanzo in Italia",^ in cui, dopo
gli
'48 che avevano evidenziato le contraddizioni sociali, in primo luogo
vano
un
in
arti-
avvenimenti del
prende-
si
distanze dalla scuola manzoniana, accusata di aver fatto un "inventario di
le
mali, ben più che ricerca delle loro intime cause", di esser stata "predica
d'immo-
bilismo e di rassegnazione, ben più che impulso e lievito di progresso". In secon-
do luogo
Sue e
ma
di
jjer
si
incoraggiavano
Dickens
i
narratori a un'arte che
— individuasse
i
—
sul
modello di quella di
mali sociali non per una denuncia consolatoria
agevolare una riforma. Questa posizione, per quanto restasse, con
enfasi sul
momento pedagogico, sempre
listico, risultava
si
letteratura rusticale e che,
come
mossero,
si
la
sua
un atteggiamento paterna-
troppo avanzata rispetto a quella presa dagli
gnarono nel campo della
maturo,
all'interno di
scrittori
che
si
impe-
con l'eccezione del Nievo più
è detto, su linee simili a quelle più sentimentaleg-
gianti del manifesto di Correnti.
La
narrativa lagrimosa e patetica di Carcano, perfettamente coerente con l'im-
postazione teorica di Correnti, e fortunato modello di numerosi imitatori, svolge
comunque un ruolo fondamentale
nel far
intellettuali/popolo (e in particolare
che
sì
la
problematica del rapporto
popolo delle campagne) rimanesse
del dibattito letterario italiano nei decenni a cavallo dell'Unità.
centro
al
Quando
tutte le
possibilità di mistificazione zuccherosa dei temi (e delle tecniche), lanciati a suo
tempo dai Promessi Sposi verranno
me
gettato dalla
mente
pungente
esauriti,
il
terreno sarà
critica e dall'acuta analisi di
sgombro perché
il
ger-
Carlo Tenca trovi final-
chi lo sviluppi e lo renda fecondo: l'agguerrita pattuglia dei nuovi scrittori
veristi.
University of Auckland
NOTE
1
Come
riconosceva lo stesso liberale Stefano Jacini nel suo studio sulle campagne lombar-
de, opera scritta per
scienze, lettere ed
2
Le
strenne,
i
un concorso bandito nel 1851 dalla sezione economica
Milano e premiata nel 1853 (Jacini 196).
lunari e gli almanacchi popolari diffusi sino ai primi decenni del secolo, fu-
rono rinnovati neUa loro forma e nei contenuti, attraverso
racconti pur cari all'immaginazione popolare
Meschino, Bertoldo,
istruttivi.
I
(//
la progressiva emarginaziraie dei
pescatore di Chiaravalle,
Il
Guerin
Reali di Francia), e l'introduzicme di materiali più praticamente
Su questo problema fondamentale
Romagnoli (Recensione)
3
della Società di
arti di
è Bertoni Jovine; molto utili
anche Procacci,
e Pirodda (318-22).
Novelle che poi pubblicherà insieme ad
semplici, e in segtiito, nel '53,
altre
con l'aggiunta
cinque dapprima nel '43 col
di ancora cinque racconti, nel
titolo
Racconti
volume Dodici
novelle.
4
Scritto
come proemio aUa nuova
edizione del '45, Battaglia di Benevento del Guerrazzi e
poi apparso sulla Rivista Europea nel '46. Si vedano, oltre a Berardi xxxii-xxxv. Scalia 544; Pirodda 325-26;
Colummi Camerino
169-74.
Franco Manai
58
5
le affermazioni del De Sanctis: "Se Grossi è una caricatura di Manzoni, Giulio
."; con quel che segue (50). Si vedano anche De
Calcano ... è una caricatura del Grossi
Luca xxvi-xxvii; Romagnoli, "Narratori e prosatori" 90-96; De Tommaso 86-99; Di Bene-
Decise saio
.
detto
6
1 1
1-16;
Colummi Camerino
.
109-63.
L'attribuziOTie di questo scritto è ancor oggi in discussione.
attribuzioni
si
Una
breve storia delle diverse
trova in Berardi cxxxiv-cxxxvii: c'è chi lo assegna al Tenca (Sergio
Roma-
Giovanni Pirodda) e chi a Giacomo Battaglia (Lina Jannuzzi). Berardi lo attribuisce
Battaglia, anche se con qualche riserva. La Colummi Camerino (196) tende a conside-
gnoli,
al
rarlo del Battaglia,
ma rimaneggiato largamente
dal Tenca.
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