Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
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Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
Franco Manai Intellettuali e popolo nel Risorgimen- lombardo: la narrativa rusticale di to Giulio Carcano La necessità di occuparsi del popolo, cioè delle classi basse, e in particolare degli abitanti delle campagne, inizi del secolo, fu vivamente sentita dagli intellettuali italiani fin dagli e non solo e non tanto sulla base di un populismo genericamente romantico, quanto in armonia con l'insieme dei problemi portati all'attenzione dalle riflessioni di Cuoco intomo al fallimento della Rivoluzione partenopea del '99 (Cuoco). Cuoco, accusando come di astrattezza giacobina i partenopei (Tognarini), rilevava rinnovamento politico che non tenesse il dovuto conto della intricata situazione economica e sociale che caratterizzava le campa- qualsiasi programma gne meridionali (ma campagne 29). D il di discorso rimaneva valido anche per la maggior parte delle italiane) era fatalmente destinato al fallimento (Colummi Camerino nodo del problema era costituito, fondamentalmente, dalla spaventosa retratezza delle plebi agricole e dalla mancanza cittadina in grado di farsi carico delle di una classe media nuove istanze politiche. sia rurale Non 5ar- che poteva una pattuglia di acuti ingegni e di nobili animi, quali indubbiamente furono gli ani- matori della Repubblica napoletana (Croce vii-xii), sostituirsi a una realtà sociale del tutto priva dei presupposti indispensabili per la costruzione di un'economia e uno Stato moderni. Compito di degli intellettuali, non solo meridionali ni tout-court, diventava allora lavorare per favorire il rafforzarsi di quella classe ta esiziale pur volto media la cui assenza, o il la cui popolo, dal doveva tenere sempre presente momento che la il italiai casi, debolezza, s'era rivela- per l'imporsi delle nuove idee. Questo lavoro degli alla borghesia, ma formarsi, o, secondo intellettuali, però, problema costituito dal borghesia poteva aspirare a diventare davvero classe dirigente soltanto se fosse riuscita a farsi portatrice, anche per le oppresse classi rurali, di un tangibile progresso, tale per lo meno da disinnescare le spinte eversi- ve dettate dalla fame e dalla disperazione. D messaggio di Cuoco trova nella Milano napoleonica un ottimo centro di ir- radiamento, e conserverà lungo tutto l'Ottocento un notevole valore di stimolo per do le successive elaborazioni ideologiche degli intellettuali di influenzare l'opera dello stesso Un Manzoni reale e decisivo avvio alla soluzione, italiani, non mancan- (Bollati 3-13). o per lo meno QUADERNId'ilaUamstica Volume XV, No. 1-2, a un'organica imposta- 1994 Franco Manai 50 zione del problema, si ha in Toscana con gnoli" radunati attorno a iniziative Vieusseux e dei "campa- l'attività del quali 'forti' V Antologìa, il Giornale Agrario, la diffusione di strenne e di almanacchi popolari, l'istituzione di scuole professio- nali e di casse di risparmio ecc. (Carpi, Letteratura e società 281-330). I toscani, postisi l'ormai non più rimandabile problema di come pilotare in maniera indolo- re l'inserimento inevitabile dell'Italia nel concerto del mercato europeo, optano per uno sviluppo agricolo basato sul modello, squisitamente indigeno, della mezzadria, e tale proletarie da risparmiare penisola alla pericoli derivanti dalle concentrazioni i che l'industrializzazione portava necessariamente con sé, come l'esem- pio dei Paesi più avanzati insegnava (Carpi, "Egemonia moderata" 432-35). problema era dunque quello D un rinnovamento politico profondo, che di attuare ma coinvolgesse anche le masse contadine, tenendole in posizione rigidamente subordinata. Centrale, sotto quest'aspetto, è la pioneristica attività del Tommaseo raccoglitore di canti popolari (Cirese 134-38), che fornisce le coordinate essenziali entro cui seguiteranno a muoversi popolari. La letterati italiani interessati alle i tematiche cultura subalterna fatta oggetto di attenzione è attentamente selezio- nata: è contadina e non urbana, di carattere amoroso o moraleggiante piuttosto che politico o guerresco ecc. Viene insomma costruita con grande cura un'immagine del popolo sì come dovrebbe che esso diventi realmente essere, tale, non tanto con ma per la speranza di riuscire a far fornire alla borghesia un modello preci- so dell'atteggiamento che essa ha da tenere nei suoi confronti. Di estrema chiarezza sono le parole dell'Introduzione "Amiamo il al primo volume dei Canti popolari: popolo: e con riverenza di discepoli ammaestriamolo" (Tommaseo vii). Quest'invito ad avvicinarsi al popolo per poterlo meglio "ammaestrare" tava tanto più autorevole in quanto veniva da un ambiente in cui i risul- tentativi di in- tervenire concretamente nella realtà popolare, sia al livello culturale che a quello più direttamente economico, non erano certo assenti; che non i tentativi di sul tipo di quelli di volto non cati di al una prosa adeguata Lapo ai ma fondamentale, assai più contadini (esperiti nei tanti raccontini de' Ricci), è proprio questo messaggio, chiaramente popolo stesso, ma alla borghesia, e ancor più agli ri- intellettuali, incari- educare quella borghesia facendole prendere coscienza della sua funzione storica oltre che sociale. Negli anni '30 nel Lombardo- Veneto, oltre a uno sviluppo cittadino dell'industria, si andavano instaurando nelle campagne rapporti capitalistici e mercantili, grazie all'opera di proprietari terrieri direttamente interessati allo sviluppo agricolo. Questi con perpetuando la loro iniziativa dall'alto, la prassi settecentesca del riformismo illuminato, stavano dando origine a quel particolare tipo di capitali- smo agrario ibrido in cui la permanenza di alcune delle strutture feudali e degli antichi vincoli giuridici sarà determinante per l'egemonia moderata nel processo risorgimentale (Sereni). Decisiva a questo riguardo fu in primo luogo la graduale sostituzione dei contratti di massaria e di mezzadria con quelli misti di fitto a gra- no e mezzadria che facevano aumentare la produzione costringendo i contadini a La narrativa rusticale di Giulio ritmi di lavoro altissimi, visto che i Corcano 51 proprietari potevano variare a piacimento la quota del grano. ^ In secondo luogo l'abbinamento della cultura del gelso con quella dei cereali nella zona collinare, con il conseguente aumento della disoccu- pazione causato dalla gelsibachicoltura, favorì da e (Villani 488). sa massa nari e D lo sviluppo dell'industria formarsi di un vero e proprio proletariato agricolo e di una gros- di semiproletari quali piccoli proprietari e gli affittuari delle i montuose (Della Feruta 44-51), accompagnato dalla presenza giore di un proletariato industriale manifatturiero nelle avvedute e rigenti più assumere ciale e ad il gli intellettuali a porsi città, zone colli- sempre mag- costrinse le classi di- con estrema urgenza problema so- il controllo dei cambiamenti nella società. Si trattava di inter- venire economicamente, con l'assistenza le agitazioni, lombar- produzione nel rapporto agricoltura-industria felice saldarsi del ciclo di il più colpiti, in ai ceti modo e di elaborare una politica culturale volta a ottenere della grande proprietà, ancora assente e ne, sia delle classi basse. Di qui poco da prevenire consenso sia attiva nel processo di trasformazio- l'intensificarsi degli studi di Annali universali di le riviste scientifiche quali gli il economia rurale nel- statistica, nel Politecnico di Cattaneo, nella Rivista Europea e nel Crepuscolo di Tenca. Mentre in Toscana la volontà degli intellettuali di avvicinarsi al popolo si era concretizzata nella raccolta di materiale folclorico e nell'impegno educativo, in Lombardia, a partire dalla metà degli anni che '30, gli intellettuali si impegnano, oltre sul versante della letteratura bassa diretta esplicitamente ai ceti subalterni,^ anche su quello dotto: si assiste così al tentativo di produrre letteratura, artisticamente valida, avente come oggetto una vera e propria le classi popolari, tentativo che, pur in condizioni sociali e economiche tanto diverse, non si discosta nelle sue direttive dalla linea maestra tracciata dai moderati toscani. Fu la narrativa in manzi destinati a personaggi dei alte ad essere maggiormente influenzata dalla necessità di rinnova- senso popolare e fu Giulio Carcano mento un pubblico tra in scena e benevolenza nelle classi e fantasie controllabili in quelle basse. berale (Muscetta, Introduzioone anche il si all'interno del gruppo cattolico-li- del quale fu lo scrittore più moderato xliii) ma più rappresentativo in quanto, con le sue esitazioni conservatrici, affron- ma non che primi a scrivere racconti e ro- ceti subalterni adatti a suscitare fiducia Carcano ebbe grandi capacità organizzative tò i insomma, che mettevano allargato, opere, risolse radicalmemte sostituisse al romanzo i problemi suscitati dall'esigenza di storico e che desse una narrativa un'immagine veramente concreta mondo contemporaneo. Già nel '35 aveva scritto "Memorie di un fanciullo" "Una povera Tosa",^ novelle in cui appaiono gli ambienti (quello campestre del quello del proletariato cittadino), i temi (la famiglia, l'amore, peccato, la morte, l'onesto lavoro) e i procedimenti giustapposizione di toni idillici e toni catastrofici) (il i ricchi cattivi, e e il patetico ottenuto con la che caratterizzeranno tutta la sua opera e ai quali egli dà giustificazione teorica nel saggio del '39, "Della poesia domestica" (Opere 6.135-55). Qui lo scrittore esprime adeguarsi ai rapidi mutamenti sociali e rimpiange il passato. la sua incapacità di La poetica degli af- Franco Manai 52 fetti domestici diventa evasione dal presente corrotto e tentativo di dare Come un valore universale. no vede re i nella famiglia un'istituzione metastorica, in cui la poesia suoi etemi valori, e allo stesso cosmo all'arte è stato rilevato (Colummi Camerino 109-63), Carca- tempo la doveva ritrova- considera un elemento storico, micro- Ma poiché della società da cui partire per indagare la realtà nazionale. la realtà sociale era incomprensibile, "multiforme, assordante, cosicché ignorasi se essa rinnovelli oppure si disfaccia del tutto", la famiglia diviene "l'unico si ri- spettabile asilo della nostra pace" (Carcano, "Della poesia domestica" 143). In as- senza di una patria italiana, alla poesia domestica veniva attribuito un carattere nazionale: la famiglia che andasse oltre la come piccola nazione. Carcano proponeva una letteratura generica esaltazione della vita semplice e trovasse risponden- za nei problemi sociali: per questo letteratura domestica e letteratura popolare do- vevano coincidere. Ecco che conclude l'invito agli scrittori il suo saggio: [La poesia domestica] è l'unica musa che ne rimane ancora; ogni cuore l'accetta, ogni cuore la sente; popolo soprattutto il la comprende .... La letteratura popolare è figlia della letteratura domestica. (147-48) Quest'attribuzione al popolo senza distinzioni di tutte le doti, assieme all'ac- cento messo sulla fatalità della sua sofferenza ("ha delle prove e de' dolori da sostenere"), sono l'invito alla solidarietà umanitaria, dell'esistenza di una classe sue opere Carcano, anche quando descrive vano ceti subalterni, i non ma dominante generosa e pronta arriva mai alla la anche il riconoscimento all'assistenza. In tutte le miseria e lo squallore in cui denuncia aperta: chiamata a rispondere dello sfruttamento e della miseria, la si tro- borghesia non è giustificati da un avver- so destino. L'ambiguità ideologica dell'arte di Carcano, che voleva descrivere realtà per porvi rimedio e allo stesso tempo essere portatrice di valori etemi, riscontra facilmente in quella che definito come "mancanza lummi Camerino, ciò che piìi ma Sanctis, riferendosi a Angiola Maria, aveva di collisione" tra le vicende (52). nelle novelle di tra un raccontare tra Come osserva la Co- Carcano colpisce alla prima lettura è perenne squilibrio non solo logico, De la la si il salto continuo un avvenimento e di cose contingenti e l'altro, un dire da un piano non all'altro, da alcun legati un filo di cose universali, tra un linguaggio preciso, analitico, ed uno, viceversa, vago e sfumato. (140) Basti notare riguardano il come le descrizioni analitiche paesaggio e l'ambiente, mentre i e più ricche di particolari personaggi vengono realistici trattati in ma- "Una povera Tosa" le case del proletariato milanese vengono deminuziosamente come topaie anche se la partecipazione sentimentale e la- niera diversa. In scritte grimosa dell'autore le ingentilisce: (Quelle case a tre, quattro piani, a tre, quattr'ordini di ringhiere o di ballatoi, su' quali una porticella e una rozza finestretta quadrata s'alternano alla lunga a ogni piano, a ogni loggia, qui protette da un tavolato o da una imposta fessa per lo lungo e scassinata, là da un lembo di tenda cadente e bucherata, o da un vecchio disusato La narrativa coltrone . popolo milanese, che è e la pili 53 numerosa e di tutte la più la meno studiata, la meno amata sincera, la piti dimenticata e povera, la più lombarda. {Dodici novelle 67) commenti, l'aggettivazione, I Carcano quelle case sono la misera, angusta dimora di una classe del nostro .; . rusticale di Giulio gli avverbi e i diminutivi danno un'immagine rad- dolcita delle informazioni documentarie sull'ambiente che pure ci sono e che po- trebbero suggerire una narrazione realista. allora ha inizio la storia patetica la Quando però d'amore romantico: entra in scena Rosetta, povera tosa vive sola con la madre malata, viene sedotta e abbandonata da un nobilotto e dopo aver accomla madre al cimitero, si fa suora. Non è tanto la trama a determinare la pagnato svolta verso il patetico, quanto l'atteggiamento esibito dall'autore nei confronti dei popolani. Questi sono pensati con caratteristiche antiche e immutabili, agisco- no, pensano e sentono in Rosa è una appartiene al modo ma il cucitrice scontato. suo lavoro non viene determinato sociologicamente: genere romantico delle felici occupazioni artigiane. La descrizione della ragazza è scissa dal contesto ambientale e professionale in cui ta collocata: "I suoi occhi cilestri, ingenuo come l'anima sua desta di prima era sta- pieni di tacita pace, le labbra aperte a un sorriso ." (70). La sua attività è così descritta: "La fanciulla, buon mattino, sorgeva pura e serena come l'alba rifaceva il lettic. . . ciuolo candido e modesto ... voce d'usignolo, si . . raccoglieva senza pensieri, e canticchiando con sulla sua seggiolina; e là agucchiava, cuciva o tesseva tutta la mattina con assidua cura" (71). Carcano non vuole narrare una storia sul proletariato sfruttato; egli è interessato a proporre tegro, morale e bello, di una felice l'immagine di un popolo naturale, menti di un lavoro non scelto e dallo sfruttamento di una classe Gli oggetti, gli ambienti, in rapporto diretto con i i in- comunità preindustriale, libera dai condizionasull'altra. segni miserabili della vita del subalterno non sono personaggi rappresentati e non sono efficaci sul piano della denuncia. Tutte le descrizioni minuziose e realistiche degli ambienti squallidi sono una caratterizzazione di genere senza influenza sulla realtà. L'universalità dei sentimenti del proletariato non viene toccata. Con personaggi un idillio. Rosa è di una sola dimensione umana, caratterizzata oltre la vicenda diventa facilmente che dalla sua grazia (posseduta insieme alla bellezza e all'etereità da tutte le donne di Carcano, indipendentemente dalla loro provenienza sociale), dalla povertà e soprattutto dall'ingenuità. L'ingenuità è dovuta all'esistenza misera e lontana dalla corruzione della vita borghese. La povertà diventa garanzia di moralità e di onestà e non deve essere modificata. L'inge- nuità è la motivazione principale che fa cedere re, mentre la povertà rimane un fattore Rosa alle lusinghe del corteggiato- irrelato. Nelle novelle di Percoto e Nievo di alcuni anni più tardi do la povertà sarà nelle storie dei contadini e la causa diretta della loro corruzione contraddizioni, mentre l'ingenuità resterà fenomeno non è Rosa non è la storicizzato e tutto povertà ma si come il no- o delle loro caratteristica nattirale. Ma qui il risolve nell'idillio: la causa della caduta di l'ingenuità e l'autore vi contrappone il corteggiatore Franco Mattai 54 non nobile, raffigurato ma in quanto rappresentante di una nobiltà in quanto semplice contrappunto negativo: La la vanità contro l'umiltà. gannata sentimentalmente, la inutile e vacua, corruzione contro l'innocenza, Rosa come donna del popolo, figura di sua dignità, svanisce con ferita nella il sfruttata, in- suo ritirarsi in convento, ultimo atto della sua consacrazione in classica eroina romantica. Tutta una la novella si risolve in storia esemplare di innocenza violata, di male impuni- to e vittorioso, nell'idillio sentimentale e romantico di una fanciulla ingannata. Simili considerazioni possono essere fatte per il le terribili campagne lombarde sono zioni di vita della famiglia contadina delle nuziosamente e con qualche realismo. racconto "Rachele", scritto Anche qui nel '45 e poi incluso nella raccolta Dodici novelle. Ma alla relativa concretezza della descri- zione ambientale segue l'introduzione dei personaggi descritti secondo che si sono visti per "Una povera tosa", e rigidamente divisi in una parte l'umile contadina virtuosa, mezzadro il spietato e il dall'altra il buoni e i cliché cattivi. Da marito fannullone e vagabondo, prepotente padrone che, quando non riesce a sedurre Ra- chele, la scaccia perfino dalla catapecchia in cui viveva. ma condi- descritte mi- Ancora una volta la tra- avrebbe potuto prestarsi a una denuncia dei disumani rapporti di classe nelle campagne, ma Carcano la trasforma in una storia patetica in cui le disgrazie che capitano all'eroina sono da attribuirsi alla cattiveria immotivata del "giovin gnore" e all'infingardaggine del Mentre Carcano scrive i suoi lettuali sulla letteratura e sulle ca scrive il idilli cittadini sue funzioni si o campestri il fa più intenso. dibattito tra gli intel- Nel 1845 Carlo Ten- saggio "Delle condizioni dell'odierna letteratura in fronta organicamente il problema della crisi letteraria italiana cause nel divario sempre maggiore apertosi Se un tempo il si- "tristo marito". letterato era sicuro di tra gli scrittori e il Italia",'* in cui af- e ne individua le nuovo pubblico: un pubblico tradizionalmente educato alle stesse sue idee, agli stessi suoi principi conservati di generazione in generazione, ora invece egli ha un popolo immenso davanti a sé, di cui deve farsi interprete, e, quasi diremmo, profeta. (285-86) Tenca riconduce il concetto di popolo a quello di pubblico e attribuisce mento e l'isolamento della scuola manzoniana al non aver tenuto conto il falli- dell'inter- locutore principale. Egli invita gli scrittori a riconoscere che "l'elemento popolare chiedeva adulare il nuove forme e nuovo linguaggio" (284). Gli pubblico ma popolare e sociale, che to le. coglierne le esigenze. L'invito è si ponga come strumento per scrittori insomma integrare il non devono a un'arte nuova, "popolo", defini- anche come "moltitudine", nella prospettiva del progresso borghese e naziona- È un programma in consonanza con l'egemonia giobertiana (Muscetta, Intro- duzione xxx-xxxix) che tenta di mediare popolari, al quale si le esigenze della borghesia con quelle atterranno gli scrittori della Rivista Europea e poi quelli del Crepuscolo. Poco tempo dopo pea, appare il l'uscita dell'articolo di Tenca, sempre sulla Rivista Euro- saggio "Della letteratura rusticale" col quale Cesare Correnti preci- La narrativa rusticate di Giulio Corcano 55 sa in che cosa debba consistere la letteratura sociale del tempo, inquadrandola nell'ottica politica dell'unificazione nazionale e in quella culturale dell'egemonia moderata. La forma in cui il saggio si presenta, una lettera scritta a Giulio Carca- no da un veterano divenuto possidente, non lascia dubbi sulle motivazioni che spingono Correnti: "è una spia dei valori a cui l'autore si richiama: l'esercito, l'italianità, il popolo" (Ceserani e De Federicis 185). Correnti mosse critiche trae lo spunto da in alcuni giornali all'autore di "Rachele", per difenderlo e incorag- giarlo a continuare nella produzione di storie domestiche e soprattutto per pro- porgli di concentrare la sua attenzione sulla vita dei campagnuoli. Egli riconosce una grande importanza non solo economica, alle plebi rurali italiane culturale: traccia ri una linea, dedicati a descrivere la vita dei ceti rustici, tra Michelangelo Buonarroti zo, il i anche quali include Poliziano, Loren- giovane, Gasparo Gozzi e Parini. naturalmente poco convincente, di nobilitare tativo, ma che dal Quattrocento giungerebbe a Manzoni, di auto- il È un chiaro ten- nuovo auspicato genere sticale inserendolo nella tradizione letteraria e allo stesso tempo di tenerlo nei ruli- miti che quella stessa tradizione aveva storicamente stabilito per la rappresenta- zione delle popolazioni campagnole (rinnovare conservando o conservare rinnovando). Politicamente il rivendicare la popolarità di una parte della letteratura si- gnificava evidenziare la continuità e l'identità tra la storia delle classi dirigenti e quella dei ceti subalterni. nale e si Il ometteva qualsiasi impediva la popolo veniva quindi recuperato per frattura o diversità. Proprio zione che a volte aveva Mentre le inchieste campagne e nomia, disegno nazio- mai definita secondo letteraria, il modello ri- quanto derivava da una tradi- la realtà in del contadino un protagonista, sì fatto sempre dato un'immagine sociali. il ricorrere alla tradizione soluzione dei problemi veri della letteratura rusticale: proposto era ormai privo di contatti con delle il incominciavano a evidenziare le ma che ne aveva coordinate storico- la stratificazione sociale il ruolo diverso che le varie componenti svolgevano nell'eco- la letteratura continuava invece a proporre un'immagine mitica della cam- pagna e del popolo campagnolo, visti come separati e dalle condizioni di lavoro e dalle istituzioni sociali. gna come omogenea e positiva cambiamenti si omogenei, del D tutto slegati mito della vita di campa- consolidava paradossalmente per effetto dei vistosi nelle strutture produttive della società, mutamenti evidenziati dalla pubblicistica sociologica: intorpidimento mentale derivato dalla divisione del lavoro nelle fabbriche, affollamento delle che le nuove nità integra, città parevano favorire. città, corruzione fisica e spirituale contadino diventava una forza pratica evocata per frenare stava disumanizzando l'individuo Il Il il il simbolo di un'uma- processo di una società che (Colummi Camerino 186-88). pubblico signorile cittadino, immerso nei valori inautentici (Correnti 9-10) potrà ritemprarsi moralmente attraverso la letteratura rusticale che deve rappresentare gli esempi della virtù campagnola: mostra loro, tu che il sai fare, la cupa e tranquilla concentrazione dell'uomo irrepa- rabilmente perduto; e forse codeste animucce da pappagalli comprenderanno una Franco 56 Murtai volta lo stoicismo. (9) Tuttavia la proposta di Correnti è ben più concreta di quella edificante del Carca- no della "Poesia domestica": bene che per colmare egli sa cietà di cui parlava Tenca, per fare cioè della letteratura mento Ma (10). momento, invitando la classe dirigente e al riconoscimento i guarda bene dal si limita a fare appello al si dei ceti dominanti, alla loro solidarietà e alla compassione umanitaria la letteratura rusticale Difendili conoscenza appro- un'umanità che andava aiutata in essi di proporre cambiamenti di tipo economico o sociale e buon cuore e so- rinnova- il problemi della questione sociale del gli intellettuali alla e riformata, quando passa a dare suggerimenti operativi, egli che tra arte non avrebbe mai potuto essere conosciuta nonostante Correnti individuasse fondita dei contadini e lacuna contadina e studiarla con sim- civile, era necessario avvicinarsi alla realtà patia e senza pregiudizi, altrimenti essa la un mezzo per avrebbe dovuto suscitare: dunque i poverelli e s'altro a coloro, cui gioverebbe che non cuore il t'è concesso guaire e gemere innanzi falli umano non provasse turbamento della compassione. Rimescola, più neppur l'incomodo mio, rimescola, che figliuol Cielo il ti benedica! e ricorda a codeste schizzinose damine, che una contadina può amare e soffrire meglio di loro! (11) Considerato fin dal suo primo apparire terario, come un vero e proprio manifesto let- questo testo del Correnti, col suo tipico filantropismo moderato, costituirà un punto di riferimento costante negli anni successivi per menteranno nel genere campagnuolo ovvero fettamente in consonanza con il modello tutti gli autori che si ci- rusticale. D'altra parte esso era per- di letteratura sociale proposto stenza in quegli anni soprattutto sulla Rivista Europea in con insi- contrapposizione alla produzione "realistica" inglese e francese. Dickens e Sue vengono ammirati per la verità dei loro affi^eschi sociali, ma sono sconsigliati perché troppo "acri" per il palato italiano. L'arte avrebbe dovuto certo liberarsi da un eccessivo idealismo, ma non limitarsi alla riproduzione della realtà materiale. Spinto dalla lettera del suo compagno di studi e antico amico, Carcano intensifica conti campagnuoli, nei quali delle plebi rurali e alle loro nuti posticci, sistemati in nalizzato al si produzione di rac- nota una maggiore aderenza alla vita materiale disumane condizioni una la struttura sempre di lavoro, ma si tratta di conte- simile di racconto, in cui tutto è fi- coinvolgimento sentimentale del pubblico. Anche nella "Nunziata" del '52, che pure costituisce smo sociale, le descrizioni te in una il suo contributo più avanzato nel campo del minuziose del lavoro massacrante nelle filande, serie di disavventure "naturali" che capitano alla protagonista, reali- inseri- perdono nel contesto ogni carattere di denuncia che, di per sé, avrebbero potuto avere. Quanto di convenzionale avessero tutte le opere di patetismo è stato più volte rilevato dalla neare come guarda il critica,' Carcano con ma egli si attenga strettamente all'esempio il loro dilagante importa comunque sottoli- manzoniano per quanto ri- linguaggio e l'organizzazione del discorso narrativo. C'è sempre nelle La narrativa o lettore I ai rusticate di Giulio Carcano 57 personaggi. limiti di siffatta letteratura venivano colti con lucidità già nel '53 colo sul Crepuscolo, "Del romanzo in Italia",^ in cui, dopo gli '48 che avevano evidenziato le contraddizioni sociali, in primo luogo vano un in arti- avvenimenti del prende- si distanze dalla scuola manzoniana, accusata di aver fatto un "inventario di le mali, ben più che ricerca delle loro intime cause", di esser stata "predica d'immo- bilismo e di rassegnazione, ben più che impulso e lievito di progresso". In secon- do luogo Sue e ma di jjer si incoraggiavano Dickens i narratori a un'arte che — individuasse i — sul modello di quella di mali sociali non per una denuncia consolatoria agevolare una riforma. Questa posizione, per quanto restasse, con enfasi sul momento pedagogico, sempre listico, risultava si letteratura rusticale e che, come mossero, si la sua un atteggiamento paterna- troppo avanzata rispetto a quella presa dagli gnarono nel campo della maturo, all'interno di scrittori che si impe- con l'eccezione del Nievo più è detto, su linee simili a quelle più sentimentaleg- gianti del manifesto di Correnti. La narrativa lagrimosa e patetica di Carcano, perfettamente coerente con l'im- postazione teorica di Correnti, e fortunato modello di numerosi imitatori, svolge comunque un ruolo fondamentale nel far intellettuali/popolo (e in particolare che sì la problematica del rapporto popolo delle campagne) rimanesse del dibattito letterario italiano nei decenni a cavallo dell'Unità. centro al Quando tutte le possibilità di mistificazione zuccherosa dei temi (e delle tecniche), lanciati a suo tempo dai Promessi Sposi verranno me gettato dalla mente pungente esauriti, il terreno sarà critica e dall'acuta analisi di sgombro perché il ger- Carlo Tenca trovi final- chi lo sviluppi e lo renda fecondo: l'agguerrita pattuglia dei nuovi scrittori veristi. University of Auckland NOTE 1 Come riconosceva lo stesso liberale Stefano Jacini nel suo studio sulle campagne lombar- de, opera scritta per scienze, lettere ed 2 Le strenne, i un concorso bandito nel 1851 dalla sezione economica Milano e premiata nel 1853 (Jacini 196). lunari e gli almanacchi popolari diffusi sino ai primi decenni del secolo, fu- rono rinnovati neUa loro forma e nei contenuti, attraverso racconti pur cari all'immaginazione popolare Meschino, Bertoldo, istruttivi. I (// la progressiva emarginaziraie dei pescatore di Chiaravalle, Il Guerin Reali di Francia), e l'introduzicme di materiali più praticamente Su questo problema fondamentale Romagnoli (Recensione) 3 della Società di arti di è Bertoni Jovine; molto utili anche Procacci, e Pirodda (318-22). Novelle che poi pubblicherà insieme ad semplici, e in segtiito, nel '53, altre con l'aggiunta cinque dapprima nel '43 col di ancora cinque racconti, nel titolo Racconti volume Dodici novelle. 4 Scritto come proemio aUa nuova edizione del '45, Battaglia di Benevento del Guerrazzi e poi apparso sulla Rivista Europea nel '46. Si vedano, oltre a Berardi xxxii-xxxv. Scalia 544; Pirodda 325-26; Colummi Camerino 169-74. Franco Manai 58 5 le affermazioni del De Sanctis: "Se Grossi è una caricatura di Manzoni, Giulio ."; con quel che segue (50). Si vedano anche De Calcano ... è una caricatura del Grossi Luca xxvi-xxvii; Romagnoli, "Narratori e prosatori" 90-96; De Tommaso 86-99; Di Bene- Decise saio . detto 6 1 1 1-16; Colummi Camerino . 109-63. L'attribuziOTie di questo scritto è ancor oggi in discussione. attribuzioni si Una breve storia delle diverse trova in Berardi cxxxiv-cxxxvii: c'è chi lo assegna al Tenca (Sergio Roma- Giovanni Pirodda) e chi a Giacomo Battaglia (Lina Jannuzzi). 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