Libro - L`Incontro di Sossella Renzo

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Libro - L`Incontro di Sossella Renzo
L’INCONTRO
Desidero che il mio cuore il cuore di Gesù ed il
vostro si fondino in un unico cuore di amore e pace
Sossella Renzo
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Dedico questo primo mio libro:
alla Moglie Carla
a Giulia mia figlia e a mia
Madre Emma.
Inoltre lo dedico a chi mi ha sempre aiutato, e sostenuto con la
preghiera :
Nessuno ha un amore più grande di questo:
"dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13)
In particolare:
a Padre Giampietro Mattiello
a Don. Luciano Bozza
a Don. Pietro Bianchi
a Don. Adriano
a Don. Pino
a Padre Vitali
a Don. Bellotto Antonio
a Padre Renzo
a Don. Beneamino.
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Questa mattina suona la sveglia alla solita ora 6.30 nel
mio appartamento sta entrando un pò di sole è bello, ben
arredato, vivo comunque da solo in un grande letto
matrimoniale, mi alzo vado nel bagno faccio una doccia
veloce e squilla il telefono: "Ciao ben alzato" dall'altra
parte della cornetta la mia fidanzata, bella ragazza, bionda
occhi azzurri un viso da fata, tutti la guardano e mi
scrutano con occhio d'invidia, si certo è bella , ma nella
nostra storia non c'è mai stata quella passione travolgente,
ci siamo conosciuti, ad un meeting, bella lei e carino io,
tutti ci hanno visto come una bella coppia e stiamo
insieme probabilmente perché gli altri ci vedono bene
assieme, come due cocorite, ben assortiti, con questo
pensiero che mi frulla per la testa, le rispondo "grazie
amore" e tu come stai "molto bene, ci possiamo vedere a
pranzo, dovremmo decidere per il regalo del compleanno
del direttore generale, lo sai ci ha invitati al suo chalet
nelle montagne rocciose, dovremmo prendere il suo aereo
privato" onestamente non avevo nessuna intenzione di
spostarmi, questo week-end, ma non volevo nemmeno
dirle di no per cui " va bene, passo a prenderti per le 13.00
pranziamo assieme, e passiamo dalla gioielleria Bulgari
che ne dici" "certo mi va benissimo, pensavo anch'io a
qualcosa che possa essere importante visto la possibilità
che mi ha sempre dato nel crescere a livello personale
sino ad arrivare dove sono ora, che ne dici di un orologio
d'oro " bene credo possa essere un bel regalo, anche se è
un grande estimatore, e si può permettere tutto ciò che
vuole! " un bacio a dopo, e la salutai , dopo la doccia
veloce, due preghiere, bè per questo ero un caso
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particolare tutti gli amici la stessa Manuela quando
saltuariamente dorme da me, rimane sbigottita sul fatto
che io sia un fervente cattolico, e la risposta a questo
quesito è sempre stata " io credo!!!" non ho mai aggiunto
altro, e tutti gli zittivo, nessuno mai ha provato a
replicare, il pensiero che dovevo andare al più presto in
ufficio per vedere come andavano statisticamente le
vendite della nuova linea di calzature, avendo un nuovo
stilista e la produzione aveva cambiato da poco linea, il
tutto mi preoccupava, non avevo ancora acquisito le
percentuali di crescita del mercato che avrebbero
delineato il nuovo trend, dato nuovo ossigeno finanziario
all'azienda di cui avevo quasi la maggioranza assoluta, la
rimanente era di proprietà di Marco amico sin
dall'infanzia avevamo studiato assieme sia alle superiori
che l'università ci completavamo sia a scuola che al
lavoro, io andavo bene nelle materie matematiche e lui in
quelle letterarie quindi ci completavamo, come facciamo
tutto ora io seguo le percentuali di crescita, i
finanziamenti, il marketing, i bilanci e i direttori bancari
spesso ero io ad andare presso le importanti banche a
chiedere, lui invece era con il personale con la produzione
vera e propria, con macchinari ma voleva sempre che
l'uomo mettesse di suo, voleva sempre quell'ultimo tocco
manuale o sulle cuciture o su stemmi che faceva applicare
rigorosamente a mano, su questo punto più volte ci siamo
trovati in contrasto, ma alla fine vinceva sempre lui, in
fondo anch'io ne ero convinto, ma non l'avrei mai
ammesso le cose comunque non andavano male anzi al
contrario, potevo sinceramente anche vivere di rendita per
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quello che mio padre mi aveva lasciato in eredità sia a me
che a mia madre, ecco mia madre erano anni che non la
vedevo, sapevo benissimo dov'era ultimamente, ma per
molti anni ha girato il mondo, abbiamo vissuto in
parallelo per molto tempo, io qui a New York e lei in
Italia, Spagna, Grecia, Africa quest'ultimo continente l'ho
cancellato dalla mia mente, perché mi trovavo a scuola
una mattina nell'aula Universitaria di Matematica, quando
qualcuno entra gridando a squarciagola il mio nome, mi
avvicinai mi disse " la vogliono al telefono" la cosa mi
bloccò, non riuscivo a capire cosa fosse successo, sapevo
che papà era in Africa per un safari, la mamma a casa,
quindi tutto normale, alzai la cornetta, "pronto" dall'altra
parte " qui distretto di Nairobi Kenya, purtroppo le devo
comunicare che suo padre ha avuto un grave incidente,
come!! si mi sente, suo padre è venuto a mancare per
essere uscito di strada questa mattina" era una botta
tremenda allo stomaco, non riesci a descrivere ciò che ti
succede passi da una situazione fisico normale a un coma
psico-fisico, non senti più nulla vicino a te, presi con
calma le mie cose, arrivai al parcheggio infilai le chiavi
sul cruscotto ma non riuscivo a mettere in moto, le
lacrime mi uscivano come un fiume in piena, ero stupito,
non ricordavo da quanto tempo avevo smesso di piangere,
mio padre me lo diceva sempre solo le bambine piango,
gli uomini soffrono ma non piangono. Con questo
pensiero cresci, ma ora non poteva più ricordarmelo, il
mio cuore era stretto in una morsa, non so come arrivai a
casa ma la mamma Emma intuiva che qualcosa era
successo " cos'hai " avevo capito che non sapeva nulla,
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"che fare?? " siediti" lei sbiancò, non sapevo come
dirglielo, lei cosi attaccata a mio padre, in simbiosi, "cos'è
successo?" non ce la feci e piansi, non parlavo ma
piangevo, singhiozzando riuscii a pronunciare a
bisbigliare "papà sta male" cosa? ripeti non ho capito!!
Papà a avuto un grave incidente a Nairobi. Si alzò dal
divano, come un fulmine, andò al telefono e chiese
immediatamente l'ambasciata americana a Nairobi li
aveva conosciuto anni addietro l'ambasciatore ed era stato
nella nostra tenuta nel periodo estivo qualche anno fa,
persona cordiale e disponibile, sentii al telefono con che
calma e gentilezza dialogava con mia madre era
rassicurante e disponibile a usare la sua influenza per
poter permettere nel più breve tempo l'arrivo di mia
madre, che aveva manifestato apertamente la sua
intenzione di volersi recare in quel luogo e riportare
eventualmente mio padre in America. Così la vidi partire
all'alba, ci sentimmo il giorno successivo ma era evidente
che più nulla si poteva fare, rientrò in patria riportandosi
il corpo di mio padre, vestita di nero, era comunque una
bella signora, la relazione con mio padre e la mia nascita
avvenne proprio nella loro adolescenza, erano passati da
giovani a genitori ma di questa cosa ne andavano
particolarmente fieri, mentre molti loro coetanei si erano
sposati ad una età, matura, loro avevano trovato il giusto
equilibrio coniugale, lo dicevano sempre erano amici,
amanti, fratelli, compagni di vita. Questo evento aveva
modificato tutto il periodo successivo della vita di mia
madre, non riusciva più a rimanere a casa, gli sembrava
un carcere le mura della nostra villa, la chiuse, e si mise a
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viaggiare prima per l'Europa ed in particolare amava la
Spagna e l'Italia, la Grecia, e naturalmente l'Africa, questo
era secondo il suo pensiero un continente che ti rubava il
cuore un paradiso sulla terra.
Ci incontravamo
saltuariamente, una chiamata bastava per saperci vicini, io
avevo la mia vita indipendente con il mio lavoro c'era
stato un periodo che anche per un anno non ci siamo visti,
era lei che preferiva così e per quanto mi riguardava lo
trovavo giusto, anzi speravo che potesse trovare un'
uomo, un compagno, ma lei faceva troppi paragoni e
questo portava l'eliminazione di quasi tutti gli aspiranti,
pur essendo sempre una bella donna, era di un'intelligenza
non indifferente, e molti si spaventavano pochi erano in
grado di avere una visione così ampia, la conoscenza delle
lingue le permetteva di relazionarsi con tutti direttamente
era veramente impressionante, dove c'era lei in breve ne
diventava il personaggio principale a cui fare riferimento,
le volevano molto bene in particolare in Italia, paese da
cui proveniva mio padre esattamente lui era di Firenzuola
la sua famiglia d'origine era di un casato nobiliare
denominato "Contessa Pina" tutt'ora per quanto
concerne la proprietà viene utilizzata quale azienda agrovenatoria, in quel luogo trascorse un paio d'anni, mi
diceva sempre che sarebbe ritornata il mese dopo, ma gli
anni passavano e adesso purtroppo era ricoverata nella
clinica privata new yorkese " Casa di Maria" dove poter
trascorrere gli ultimi anni della vita, pur essendo ancora
relativamente giovane l'aveva colpita questa malattia che
non le lasciava scampo e preferì trasferirsi in questa
clinica che le garantiva assistenza eseguita da personale
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medico e paramedico all'avanguardia, coccolata e viziata,
quando siamo malati ritorniamo bambini lei era ritornata
una bambina, mi chiedeva sempre quando le avrei portato
dei nipotini, e la mia risposta era "mamma ma se non ho
nemmeno una moglie come posso avere dei bambini" e la
sua risposta "ricordati che il tempo passa come un treno, e
se non lo prendi al volo non ripassa, questa è la vita su
questa terra. "Accesi il computer per vedere il mercato
come avrebbe risposto dopo il lancio pubblicitario, le email arrivavano copiosamente, non c'era tregua, le
impiegate addette alle vendite le vedevo particolarmente
attente, e in parte contente che le cose andassero bene,
poiché avevo previsto anche per loro una percentuale di
partecipazione agli utili, quindi avrebbero incassato
mensilmente oltre lo stipendio anche lo scarto in
percentuale di crescita aziendale, il tutto rendeva
veramente molto competitiva la mia azienda rispetto le
altre, e non solo loro avevano questo extra ma tutti nelle
dovute proporzioni la base della mia filosofia di azienda
era se sto bene io devono stare bene tutti quelli che
lavorano con me, nessuna azienda era riuscita a portarmi
via alcun dipendente, come si fa di solito cercano con una
manciata di denaro di rubarti i migliori elementi ecco da
me, nemmeno si sognavano di andarsene, si sentivano
moralmente obbligati, quasi dei traditori. Quei pochi che
avevano scelto di andarsene, poco erano rimasti nelle
nuove imprese si vendevano sempre al migliore offerente,
venivano considerati dei mercenari d'impresa, e questo
per un imprenditore non produce ricavo anzi con il tempo
ti porta a chiudere bottega. Mi misi con Marco a valutare
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gli acquisti di materie prime per la trasformazione per
rendere a ciclo continuo la produzione e mantenere gli
stept, serviva in breve tempo della liquidità, grazie ai
fondi personali a cui potevo attingere, rendeva l'azienda
dinamica. Aveva prenotato il pranzo presso il ristorante
italiano " Da' Franco" locale tipicamente italiano amava
la cucina tradizionale toscana dall'acqua cotta, al
cinghiale, al capriolo il nonno gli aveva insegnato da
piccolo l'uso del fucile, ricordo che a tredici anni usavo
nel ranch di famiglia il fucile per andare a tacchini
selvatici, a pernici, a fagiani avevamo un labrador giallo
bellissimo e bravissimo, scovava dove neanche pensavi,
vedevi partire dei fagiani come missili e il nonno con
molta pazienza facendo un suing riusciva a colpirli quasi
sempre, mentre il babbo preferiva l'Africa lui sosteneva
che per andare a caccia veramente si doveva provare un
brivido che ti corre nella schiena: “la paura” e ciò ti
faceva scorrere nelle vene adrenalina pura, ti sentivi
drizzare i peli delle braccia dei capelli quando sentivi il
ruggito del leone a poca distanza, come dell'elefante, del
gattopardo, della iena, animali che come tu potevi colpire
loro potevano ucciderti e quindi la lotta era quasi alla pari,
lui usava sempre una doppietta fattasi costruire su misura
dalla famosa ditta Bernardinelli Italia di Val Trompia, nel
suo pensiero solo i prodotti italiani erano in grado di
garantire qualità sicurezza efficienza e modernità di linea,
era nato in America era un americano ma il nonno gli
aveva inculcato sin da piccolo l'amore per il gioiello
Italia, così il nonno usava ricordare il suo paese d'origine,
sempre amato e orgoglioso delle sue origini nobiliari
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toscane. Dopo aver pranzato con Manuela, la mia bella
biondina, andammo da Bulgari e ci mostrarono una serie
di orologi d'oro, prendemmo il rollex numerato catalogato
e personalizzato per una linea esclusiva di clienti a cui
potevo accede per il privilegio famigliare che avevo
eredito, essendo stati tra i primi clienti annoverati nel
libro della fondazione addirittura il nonno era citato con
nome e cognome e il tipo di gioiello che si era fatto
costruire all'epoca, e si pagava all'epoca con le lire in
Italia, sempre considerati degli ottimi clienti proprio
perché rientravamo tra i primi e più importanti.
Nel primo pomeriggio c'era l'aereo personale di Eduard
che ci avrebbe portato nel loro ranch per la festa del
compleanno, ci avevano avvisato che l'abbigliamento
adatto era blue-jeans stivali alla cow-boy camicia e
cappello alla texana, quindi avevo telefonato ad un'amica
per l'abbigliamento adatto, e lei con una serie di contatti
mi ha fissato un' appuntamento presso l'atelier bobby
famoso per essere specializzato nell'abbigliamento
country, c'era veramente di tutto e sia io che Manuela ci
siamo abbigliati secondo le indicazioni richiestoci.
"Muoviti dai che l'aereo ci attende" era vero, all'aeroporto
il paiper ci attendeva a motori accesi "dai nuel... era il
mio modo di chiamarla, ci infilammo nella cabina e via, si
alzò sembrava un missile , quasi in verticale, il pilota era
un giovane e dal modo di parlare che dall'atteggiamento,
più che un pilota mi sembrava un cow-boy da rodeo,
sopra un toro, ."hei come ti chiami? sono Martines factotum del Sig. Eduard direttore generale della nasionalbank of America, mi ha chiesto di sorvolare la proprietà,
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vuole che nei prossimi giorni passiate con lui e la sua
famiglia dei giorni a cavallo, lui solitamente in questo
periodo ama prendere moglie e figli, qualche amico ed
andare fuori a cavallo dormire nel sacco a pelo e vivere
come dice lui a contatto con la natura, per rilassarsi, non
vi preoccupate comunque per il mangiare lo seguono a
dovuta distanza la cucina da campo, si lui ama
l'immergersi nella natura ma nelle dovute proporzioni.
Arrivammo che il sole stava quasi tramontando, sembrava
una palla di fuoco enorme rispetto il paesaggio, e vederlo
scendere così velocemente tra le montagne era bellissimo
il contrasto tra il cielo azzurro scuro quasi blue, il rosa che
il sole dava ad alcune nuvole altre rosse, ed altre quasi
gialle dal più acceso al più tenue solo chi ama la pittura
più capite che per quanto bravo uno sia difficilmente
riesce a riprodurre questa bellezza, il tutto lo commentavo
non solo pensandolo ma a voce, Manuela era quasi
stupita non si sarebbe mai aspettata da me, questo
pensiero, rafforzai la situazione ancor più a mio favore
dicendole che comunque nessun tramonto, per quanto
fosse bello, avrebbe rasentato la sua bellezza, mi
abbracciò e baciò intensamente, ero contento di averle
fatto provare anche questo tipo di emozione.
L'aereo fece una serie di virate, probabilmente il cowboy
voleva farsi vedere come un bravo pilota, e poi scese
facendo rullare su quella pista l'aereo e portandoci
lentamente molto vicini alla Villa, certo era una villa
tipica americana, somigliante a quella che tutti noi
abbiamo visto nel film "Via col Vento", enorme, bianca,
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con scalinata pilastri in marmo bianco enormi, all'interno
ci aspettavano la famiglia.......... al completo i tre figli due
maschi e una femmina più o meno coetanei, quindi erano
nati nell'arco di pochi anni l'uno l'altro, una moglie
bellissima, sembrava una modella l'atteggiamento
cordiale ed elegante nel accoglierci, faceva sicuramente
presagire la sua provenienza aristocratica, lui era persona
autoritaria anche non parlando riusciva a metterti in
imbarazzo, ti guardava con gli occhi ma nel contempo ti
scrutava dentro, un grande carisma poche parole e tutti
obbedivano alle sue direttive, posso dire grazie agli
insegnamenti della facoltà universitaria di comunicazioni
umane, e che il tipo di analisi e il mio atteggiamento lo
incuriosivano, non era certo reverenziale come tutti gli
altri, anzi credo proprio alla pari, creandogli quell'
imbarazzo che qualsiasi dittatore prova nel non
sottomettere la persona a lui davanti.
Trascorremmo la serata assieme a un folto gruppo di
invitati, non saprei dire quanti fossero ma i parcheggi
utilizzati erano come due campi da calcio e
completamente piene di auto, oltre un folto gruppo di
aerei privati parcheggiati adiacenti alla pista privata,
incontrai per la prima volta dei senatori e deputati
americani, con loro si parlò dell'economia in genere, si
riusciva a dialogare senza tante difficoltà ciò che in Italia
a dire di mio nonno non era così facile, o avevi delle
amicizie o altrimenti eri alla porta, alla mattina eravamo
in piedi molto presto, a cavallo con sacco a pelo e via
un'avventura doveva essere secondo ciò che mi era stato
detto dal figlio della prima moglie Maikol, esperto
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cavaliere e uomo da ranch, il padre gli aveva donato parte
dell'azienda
agricola
e
riusciva
molto
bene
nell'allevamento di bovini, e sopratutto cavalli amava sia
gli arabi che erano particolarmente nervosi che i puro
sangue inglesi, e inoltre aveva mescolato questi due ceppi
con l'indiano cavallo rustico, e adatto per questo territorio,
la sella all'americana è comoda ma dura e dopo un quattro
ore di cavallo, avevi la schiena a pezzi, e mi rendevo
conto dell'immenso territorio di proprietà che il Sig.
Eduard aveva ereditato e ampliato con gli acquisti
effettuati negli ultimi anni dei ranch vicini creandosi così
un territorio privato dove la natura incontaminata
splendeva, vedevi animali selvatici da ogni dove, un
puma, un' orsa con i cuccioli, un branco di lupi, tutto
tranquillo nessun animale in cattivo stato, ci teneva che
gli animali vivessero bene, faceva fare delle catture mirate
sulla popolazione di cinghiali che qui erano giganti si
parlava di animali dal peso di tre quattrocento chili,
pensate che in Italia il sus-scrofa maschio arriva a mala
pena ai cento chili, poteva essere un cucciolo di questi
giganti, per poterne analizzare i parametri biologici e
malattie infettive che potessero colpirli, per velocizzare le
operazioni di controllo biologico si utilizzata
generalmente l'elicottero, con due cow-boy a cavallo,
fucile con sonnifero dall'elicottero colpiscono l'animale e
dopo poco si accascia, i due a cavallo si avvicinano
trovano l'animale dormiente e iniziano prendendo le
misure scheletriche e la dentatura, prelevano un paio di
provette di sangue, finito collocano nel retro orecchio
dell'animale un micro-cip in grado di ricevere anche
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successivamente delle informazioni via computerssatellitare e memorizzarle, oltre a contenere un rilevatore
di posizione nel caso servisse conoscere dove esattamente
l'animale in un certo momento si trova all'interno della
proprietà, un monitoraggio molto avanzato che
permetteva di conoscere l'incremento della popolazione di
animali in quel determinato areale, posso dire che il
metodo di controllo, lo trovai molto bello ed interessante
capendo comunque che la cosa costava moltissimo,
evidentemente era ciò che meno interessava al
proprietario. Passammo due giorni in gruppo, ma nello
stesso tempo potei conoscere Eduard mi colpì la sua
domanda a bruciapelo che subito mi lasciò sbigottito “ma
tu ami veramente Manuela??” Ed io, senza parole,
imbarazzato replicai perché mi fa questa domanda? Ma,’
non vorrei sbagliarmi non vedo, onestamente quell’intesa
di sguardi di ammiccamenti, di sensualità, che dovrebbero
avere due innamorati, invece vedo due buoni amici, che si
vogliono bene, che si amano, nulla più…ma forse mi
sbaglio, e per questo che ti ho fatto questa domanda, mi
aveva colpito al cuore, non volevo mentirgli e nello
stesso tempo non volevo dirgli quello che effettivamente
provavo per Manuela, così risposi che in quel periodo sia
per lavoro che per vari impegni che avevamo entrambi ci
eravamo un po allontanati, ma questo fine settimana
aveva fatto provare ad entrambi e fatto riemergere il
nostro amore, lui mi guardò negli occhi e mi disse mi stai
onestamente dicendo la verità?? Non risposi, annuii con
la testa, e lui ricordarti sempre, non ci sono compromessi
in amore ..non sbagliare perché se non l’ami rovini la sua
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e la tua vita, comunque passammo dei giorni molto belli
ed interessanti che tutt'ora porto nel mio cuore. il ritorno
in aereo ci aveva messo una tristezza d'animo che arrivati
a casa decidemmo di trascorrere assieme anche gli altri tre
giorni di ferie che avevamo preventivato di prenderci in
più, per poterli trascorrere in un “tête à tête” senza
nessun altro che ci disturbasse nell'attico dell'hotel
Risolution nel centro di New York, dopo la doccia
rinfrescante ci rilassammo con una serie di massaggi e il
rilassamento durò moltissimo, la nostra partecipazione
sentimentale ci portò ad una perdita della realtà che
poche volte probabilmente riesce nella vita, avevamo
impostato l'orologio elettronico che ci avrebbe dato il
risveglio alla fine dei tre giorni. L'ultimo giorno uscimmo
per prendere un po di cibo, avevamo terminato anche le
ultime scorte, con c'era più nulla, non ci andava la cucina
dell'hotel, al supermercato trovammo quanto ci serviva,
volevamo trascorrere anche l'ultimo giorno asserraliati in
casa, ma il cellulare che avevo disattivato sino ad allora
come lo accesi iniziò a squillare prima per i messaggi che
vidi provenivano tutti dallo stesso numero telefonico che
nella mia agenda era sconosciuto, subito non gli detti
importanza e quindi non aprii, per leggerli, ma
ripensandoci qualche minuto più tardi mentre Manuela
saldava il conto con la sua carta di credito, lessi " Clinica
casa di Maria" avevo memorizzato un altro numero quindi
il cellulare mi dava sconosciuto il nome della persona
chiamante, "si metta in contatto al più presto con noi,
grazie" la cosa mi mise in angoscia, lo feci vedere alla
mia ragazza, che ne pensi le chiesi, e lei “chiama subito
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quel numero”, lo feci e iniziò a squillare nessuno
rispondeva al terzo squillo una voce "buongiorno, clinica
casa Maria" buongiorno dissi anch'io, senta mi chiamo
Renzo Cigni, mia madre è ricoverata presso la vostra
clinica, è successo qualcosa??... ho ricevuto una serie di
chiamate alle quali non ho potuto rispondere, mi trovavo
fuori città!" dall'altra parte " guardi le posso passare la
direzione e comunque mi informo, la voce molto gentile
di una giovane donna, probabilmente da poco assunta, ma
piena di speranze nel voler svolgere al meglio la sua
funzione, mi mise in attesa, non trascorse molto e
riprendendo la conversazione mi disse guardi
telefonicamente non posso dirle nulla, venga al più presto
in clinica, purtroppo sua madre ha avuto una lieve
ischemia ed ora si è ripresa ma comunque è sedata, ha
perso la conoscenza è la tengono in coma farmacologico.
Avevo con me, poco denaro visto che l'idea era di
rientrare immediatamente a casa, ma baciai Manuela presi
al volo un taxi e mi feci portare a casa, il traffico dei
giorni lavorativi è pazzesco a New York, non si faceva un
metro e la mia tensione era alle stelle non riuscivo ad
immaginare mia madre gravemente ammalata, lei aveva
scelto di vivere in quella clinica per essere in una grande
famiglia non poteva rimanere a casa da sola, lei
estremamente attiva, aveva scelto quella specie di
clausura, ma diceva di trovarsi bene in quel luogo, le
amicizie che aveva instaurato le permettevano quando
voleva di uscire, andare a cena o a pranzo anche rimanere
la notte fuori ma doveva sempre informare la direzione
della clinica, non ho mai capito in fondo perché avesse
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scelto repentinamente questo modo di vivere, ma lei
poteva tutto era un'artista, viveva al momento e se l'avessi
contrariata all'epoca probabilmente avrebbe rinunciato ma
facendomi pesare ogni volta che lo aveva fatto per me, e
io non volevo in nessun modo modificare le sue scelte, ci
misi qualche ora per arrivare ma ci riuscii finalmente,
l'entrata della clinica, era stupenda molte piante
ornamentali, delle piccole cascate d’acqua, alla reception
due giovani e belle infermiere, mi accolsero con un
sorriso, già il fatto di vedere qualcuno sorridente in una
clinica, ti stupisce, tutte due bionde una occhi azzurri
l'altra marrone verdi carnagione olivastra da abbronzatura
mentre l'altra bianca lattea, bella altezza una bella
scollatura non però volgare, si vede il pizzo del
reggiseno, che a me sembrava estremamente attraente e
sensuale.
Buongiorno, le dissi, scusate sto cercando la stanza della
signora Emma Cimbri, guardi controllando al computer,
si trova al terzo piano, comunque lei salga con l'ascensore
e troverà ad attenderla una infermiera di reparto che
adesso sto chiamando e la accompagnerà nella stanza di
sua madre, grazie le dissi, ma come fa a sapere che è mia
madre, non glie l'avevo detto, guardi che noi abbiamo tutti
i dati sia dei ricoverati che dei famigliari, lei essendo
l'unico parente in America non poteva che essere il figlio,
va bene dissi. Presi l'ascensore che era affianco al
bancone della hall, salii sino al terzo piano, e come
preventivatomi trovai quest'altra infermiera gentile, ma di
una certa età, oltre i cinquanta, mi accompagnò nella
stanza, subito non riconobbi mia madre, sembrava un'altra
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persona molto più vecchia di quanto l'avessi mai vista, mi
fece ricordare un pensiero che il mio professore di
filosofia diceva, sul letto di un ospedale dimostriamo di
essere più anziani di quello che siamo perché la
sofferenza ti fa invecchiare…..pensai che le sue parole
erano proprio esatte.
Trascorsi la notte al capezzale di mia madre, era intubata
e respirava con fatica, ricordavo che in questi ultimi anni
pur vedendoci raramente ci sentivamo spesso al telefono,
aveva trascorso un lungo periodo in Italia circa un paio
d'anni ed al rientro la vidi particolarmente provata,
cercavo anche insistendo di sapere qualcosa in più, ma lei
era come un mulo non diceva nulla, anzi più chiedevi e
meno sapevi, allora per me era importante sentirla, sentire
che c'era e così fu, ora mi trovo qui, non sapendo nulla di
quanto le sia successo, arrivò finalmente un medico " lei è
suo figlio, mi chiese" "certo, risposi " guardi sua madre la
conosco da quando sono entrato quale medico, ero
giovane e lei mi ha sempre raccontato di suo figlio, mi
sembrava che parlasse di un ragazzino non certo di un
adulto, ma forse ho interpretato male i discorsi, mi scuso,
comunque tornando a noi sua madre è molto grave, se
riusciamo a risvegliarla che non sarà facile, rimarrà in
pericolo di vita almeno per cinque giorni, superati i quali
toglieremo la riserva e speriamo in Dio, ...........non avevo
parole, non riuscivo nemmeno a muovermi, parlava della
vita e della morte con una tranquillità spaventosa, pur
essendo profondamente cattolico, convinto che questo
periodo che trascorriamo sulla terra non finisca qui ma sia
una passeggiata e che quindi la vita continua, il dolore per
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la probabile perdita di mia madre era estremamente
profondo, anche perché quale figlio unico, non avevo
nessun alto parente in America, gli unici si trovavano in
Italia, e la cosa mi lasciava un vuoto interiore, pur
avendo la ragazza si... Manuela, non la sentivo legata a
me come un futuro componente famigliare, bella,
intrigante, sensuale, intelligente ma ..........c’era sempre
quel qualcosa, che lasciava il bicchiere mezzo pieno e
mezzo vuoto, credo pensandoci bene ci mancava quel
feeling che è la base di ogni rapporto famigliare a mio
parere. Ad un certo punto mi chiesero di uscire, avrebbero
tentato il risveglio forzato, entrarono nella stanza in tre, e
dopo un quarto d'ora credo, sono usciti, il primo che si
avvicinò era quello che avevo parlato poco prima, disse
battendomi le spalle "guarda che la mamma si è svegliata"
tra un'oretta potrai entrare e parlarle, mi raccomando fallo
piano, a bassa voce!! se le parli!! e così attesi l'ok della
capo reparto, donna robusta, sembrava un generale
tedesco, molto alta e piuttosto rude, anche un uomo
avrebbe avuto problemi fisici in caso di lotta, pensai, ma
stranamente quando mi disse " Mister Renzo entri pure"
lo fece con una voce così soave che mi lasciò stupito,
tanto rude fisicamente quanto dolce nella voce "che strano
pensai!!" vidi mia madre distesa sul letto con tutti quei
tubicini, non si muoveva mi avvicinai ulteriormente e vidi
che gli occhi erano aperti, le chiesi come va lei con un filo
di voce rispose "ti devo dare questa chiave, la teneva tra
le dita della mano sinistra, prendila e vai nella mia casa,
ho una piccola cassaforte aprila e dopo..........si interruppe
il filo di voce, mamma, mamma, .......... suonai il
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campanello, accorsero gli infermieri presenti mi fecero
uscire, arrivarono anche i medici, tutti correvano da una
parte all'altra del corridoi, io ero sbattuto come un pezzo
di legno sulla scogliera andavo da un lato all'altro senza
guidare i miei movimenti, bensì portato dai flutti marini,
mi squillò il telefono o meglio era un pezzo che squillava,
un malato che si aggirava nel corridoi me lo fece notare,
alzai meccanicamente il cellulare all'orecchio "pronto"
dall'altro capo "pronto sono Manuela, come stai?? come
sta tua madre?" " male" molto male "lei, arrivo
immediatamente amore, non muoverti e vedrai che passa
ce la farà!!" grazie le risposi e spensi il telefono ero
arrabbiato con me stesso, per quante volte avrei voluto
esserle accanto, passare qualche giorno con lei, e invece il
lavoro, la ragazza, gli impegni gli appuntamenti ai quali
non riuscivo a rinunciare, che comunque in fondo, in
fondo sono quelli che ti fanno ricordare che sei
importante" ma è solo un'illusione, mia madre è
importante, e lo è quando stai perdendola, lo è sempre
importante quando si sta per perdere qualcosa, dal cliente,
al lavoro, all'amicizia. ......ti accorgi dell'importanza di ciò
che hai perso quando non ce l'hai più…..!!Bella filosofia
del poi…..!!! avrei picchiato la testa sul muro, se non
fosse arrivato qualcuno a darmi un bicchiere di acqua, lo
bevvi tutto d'un fiato, e dopo poco ero più tranquillo,
annebbiato ma tranquillo, c'era probabilmente qualcosa in
quel bicchiere d'acqua, il tempo passava ma nessuno
usciva e la frenesia dei medici era scomparsa, finalmente
una persona uscì, ricordo perfettamente sia la frase che
disse, che il modo di dirmela sommesso e triste, di due
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parole era formata : "mi spiace!!!" scoppiai a piangere,
entrai nella stanza, avevano socchiuso le finestre, una luce
tenue si espandeva nell'ambiente, quasi crepuscolare, non
un rumore potevo sentire tranquillamente i miei passi
mentre mi avvicinavo al suo letto, scricchiolavano
sull'linoleum, il viso era tranquillo sembrava dormire, e
molto più vecchia di quell'età che aveva, ecco questo è il
particolare più brutto... la mamma te la immagini sempre
giovane, ma in questo caso vedevi proprio una vecchia,
nelle mani stringeva sempre quella chiave che poco prima
voleva darmi, machè non fece in tempo a consegnarmi, la
presi nelle mie e lentamente l'infilai nella tasca per non
far rumore, o per rispetto non l'ho mai
compreso………Non sentii entrare Manuela nella stanza,
la vidi quando avvicinandosi mi dette un bacio sulla
guancia, era un messaggio di dolcezza, che ricambiai con
un abbraccio e un piccolo bacio, un cane bastonato lo vedi
dagli occhi, probabilmente rispecchiavo, quell'espressione
quell'abbattimento quella tristezza, si appoggiò alla mia
spalla, e con la mano mi accarezza la testa lentamente
come si fa ad un cucciolo, tutto questo mi dava una
sensazione di protezione, come quando da piccolo malato
con la febbre la mamma mi portava il latte caldo a letto,
mi infilava il termometro tra le ascelle, ed aspettava
accarezzandomi la testa, ritornavo mentalmente in dietro
di vent'anni, il babbo che arrivava a casa, chiamandomi e
io che gli correvo incontro correndo con le mani alzate,
abbracciandolo mentre lui mi sollevava da terra, e la sua
altezza mi sembrava di essere in giostra facendomi girare
attorno a se per due tre volte, che bello pensavo, che
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spensieratezza e che triste ora, nessun fratello o sorella
con cui condividere o meglio dividere il dolore, un dolore
senza parole, lentamente sollevai le lenzuola coprendole il
volto, era l'ultima volta che avevo visto mia madre in
questa vita.
Uscimmo dalla clinica, prendemmo un taxi, gli indicai
l'indirizzo di mia madre, tour bulvart n. 5, una bella villa,
tenuta perfettamente come a lei piaceva, ogni anno
doveva o arredarla oppure con un' architetto aggiungere,
modificare, ridipingere l'esterno per renderla sempre più a
sua misura ecco essa rappresentava il suo stile, il suo
modo d'essere, sfiorava la perfezione, non c'era nulla fuori
posto, aveva scelto lei stessa i giardinieri che avevano un
contratto annuale di manutenzione lo stesso dicasi delle
custodi, quest' ultime due donne, che seguivano i suoi
ordini alla lettera, le aveva talmente abituate che neanche
alla sua mancanza non avevano cambiato modo di
lavorare, tutto doveva essere perfetto, e lo era........ suonai
e vedendomi al video - citofonai aprirono il portone
elettrico, entrammo con l'auto poiché aveva iniziato a
piovere, quella pioggia che finemente scende e ti bagna
non solo i vestiti ma anche le ossa, fredda, dura, ci
aspettavano alla porta, dissi " buona sera" " buona sera
signore, risposero" come mai da queste parti, sa che sua
mamma è presso la clinica Casa di Maria" "certo, risposi
loro, vengo proprio da laggiù, purtroppo questa mattina
mi hanno chiamato con urgenza, perché la mamma stava
male, ma purtroppo non ce l'ha fatta" " erano sbigottite,
incredule non sapevano nulla" "mi abbracciarono e
piangendo dissero che per loro mia madre, era una santa
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donna, le aveva prese che erano povere ragazze in un
quartiere malfamato di una città africana, le aveva protette
dalla famiglia di provenienza, violenta, cattiva, che le
avrebbe anche vendute pur di arricchire, mentre grazie a
sua madre erano salve, avevano uno stipendio un lavoro,
una tranquillità economica, una disse:" Quando dovremo
lasciare la casa!! Probabilmente pensavano che il loro
lavoro in quella casa, ora non ci sarà più " la mia risposta
fu istintiva "nulla è cambiato con la morte di mia madre"
"voi continuerete a svolgere il vostro lavoro, visto che qui
ho deciso di venire a vivere" non vi preoccupate
continuate a svolgere il vostro lavoro in questa casa
"Manuela mi abbracciò, dicendomi, ci sarò anch'io!!
amore!" non dissi nulla, salimmo le scale che portavano
nella camera da letto di mia madre, presi dalla tasca
destra, la chiave, non era quella della porta, l'aveva detto!!
cercai la cassaforte, sapevo sin da bambino di averne vista
una ad una parete della sua camera ma all'epoca era
dipinta diversamente da oggi , provai a togliere dalle
pareti i quadri che potevano celarne la presenza,
finalmente spostando un piccolo armadio porta libri,
trovai quanto animosamente cercavo aprii, con la chiave
la porticina, fece un lieve stridulo metallico dovuto da
anni di inutilizzo, un pacco al suo interno e delle foto di
un neonato, tolsi i sigilli di ceralacca e all'interno di una
busta polverosa trovai una lettera era scritta a mano da
mia madre tanto tempo prima della sua morte e diceva
"caro Renzo quando leggerai queste mie poche righe si
aprirà in te, un mondo nuovo, strano modo di esprimersi
non proprio da mia madre, comunque, sappi che quel
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bambino fotografato è tuo fratello, alla morte di tuo padre
sai che ho vissuto per parecchi anni in Italia, e in quel
luogo particolarmente romantico ho conosciuto un uomo
che mi ha fatto innamorare, e da questa relazione è nato
Davide tu fratello, lui attualmente si trova presso una
clinica austriaca ad Innsbruck specializzata in malattie
oncologiche ha contratto questa grave malattia in
giovanissima età, ora ti saluto aiutalo ..........e prega per
me visto che se hai letto questa lettera, io non sarò più su
questa terra.
Le lacrime mi uscivano lentamente ma imperterrite dal
viso, non potevo urlare, anche se lo volevo farlo con tutta
la forza che avevo in corpo, Manuela continuava ad
accarezzarmi la testa, onestamente mi dava fastidio, ora
tutto mi disturbava volevo stare da solo dovevo pensare
da solo, dovevo decidere il da farsi da solo, dissi Manuela
ti chiamo un Taxi, lei, non serve rimango, no guarda
preferisco che tu vada, guardandola capivo perché tanti
uomini mi guardavano con invidia passeggiare con lei in
centro, era bellissima piegata in avanti, lasciava
intravedere dalla scollatura il suo bel seno, perfetto, ne
grande ne piccolo, come dicevo perfetto le labbra morbide
e vellutate non volgari non ricostruite, belle carnose che
quando parlava esprimevano sensualità, tutto era bello in
lei, ma in quel momento volevo restare solo con i miei
pensieri, con queste foto per scrutare qualcosa che potesse
assomigliarmi, qualche tratto del viso, il colore dei
capelli, la carnagione, il colore degli occhi ed il loro
taglio, sentii sbattere la porta era Manuela se n'era uscita
senza parlare.
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Aveva capito di non insistere, avrebbe peggiorato la
situazione, si le foto erano il mio cruccio, questo bambino
tra le braccia di mia madre a sua volta abbracciata ad un'
uomo, chi era costui??? la foto raffigurava una felice
famiglia italiana ad una gita probabilmente a Firenze, il
sangue mi andava alla testa, aver saputo in quel modo ed
in quelle circostanze di avere un fratello non era il
massimo, il mio pensiero era di andare da lui, conoscerlo,
ecco conoscerlo, sarei partito per la clinica austriaca non
appena terminato il funerale di mia madre, era ormai buio
fuori le luci della città riflettevano sulla parete della
stanza, presi il cellulare chiamai in ufficio, l'unica
segretaria rimasta mi rispose, le chiesi un favore, trovare
un volo per l’Austria esattamente Innsbruck dove si
trovava la clinica ospedaliera che aveva in cura mio
fratello, si mio fratello una persona che ha il mio stesso
sangue, probabilmente le mie caratteristiche o almeno
alcune, che età potrà avere ba' circa dieci dodici anni e
nello stesso tempo sfortunato malato ma forse posso
aiutarlo?? ..........ho soldi a sufficienza per pagare
qualsiasi clinica, vedo che non sono solo in questo
mondo, la mia paura era quella.
Dipartimento neurochirurgia, Lennart, specializzato nella
cura dei tumori alla testa, ecco ciò che mi dibatteva nella
testa per tutta la notte, non riuscii a dormire, continuavo a
sognarmi il volo, il viso di mio fratello, era praticamente
un'immagine non definita, non riuscivo a dargli un
contorno, un'immagine, poteva essere di carnagione
bianca, o abbronzata, il capello biondo, o nero, non
sapevo...finalmente suonò la sveglia, il taxi mi aspettava
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all'entrata dell'hotel presi le poche cose al volo e partii, l'
aeroporto Newyorchese era sempre pieno di persone, che
entravano e uscivano, mi sentii chiamare...Renzo ...volsi
lo sguardo verso quella voce che sentivo e non vedevo la
persona, era uno dei nostri tecnici che partiva verso
l'Italia, avevamo i nostri stilisti seppur giovani erano
italiani la nostra famiglia da sempre aveva mantenuto
legami molto forti con il paese delle nostre origini,
avevamo ancora una proprietà in toscana a Firenzuola, mi
era semplice ricordare questo nome somigliante a Firenze,
dicevo avevamo una piccola tenuta denominata "
Contessa Pina" da parte materna di mio padre aveva
origini nobiliari, forse in Italia sono quasi tutti di origini
nobiliari, mi piace quel modo di esprimersi che sembra
quasi una cantilena, non avevo mai perfettamente
imparato l'italiano certo conoscevo qualche parola,
ciao...arrivederci, come va.... ma avevo dimenticato il loro
significato, sapevo che servivano queste parole per
scambiarsi un saluto, non ricordavo cosa significassero.
Buon giorno...:" favorisca biglietto" questa frase mi
svegliò dal torpore in cui ero caduto, una bella signorina
da lineamenti longilinei, con degli occhi verde-azzurri che
rasentavano il colore del mare e un sorriso al quale non
avresti mai risposto con una negazione di qualsiasi tipo
fosse stata la sua richiesta, ho sempre amato le donne ed
in particolare le belle donne, ecco ero di fronte ad una
vera bella donna, porsi il biglietto che era infilato nel
passaporto, Manuela sapeva benissimo quanto fossi
distratto e lei pensava a tutto, non le ho mai chiesto di
sposarmi, perché???... ma non lo so, lei era premurosa nei
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miei riguardi quasi come una madre verso il proprio
figlio, forse troppo e questo da un lato mi piaceva e
dall'altro era troppo razionale, tutto a suo parere doveva
essere pianificato anche il matrimonio, la nascita di un
figlio, la casa, il lavoro, la sua vita era già pianificata,
certo alle volte diceva se avremmo una bambina sarà con i
miei occhi e la sua carnagione, ma tutto ciò mi legava a
tal punto di sentirmi in una gabbia, ecco mi sentivo un
canarino in gabbia, mentre volevo essere libero di volare
dove volevo, di andare all'avventura con pochi soldi in
tasca e tante idee... quando vedevo quella coppia di
giovani che in moto con tutti quei zaini e borse attaccate
da tutte le parti se ne giravano per le spiagge di
.............ecco provavo veramente invidia, loro non
avevano programmato nulla ma vivevano alla
giornata...questo era il mio sogno e se avessi trovato uno
spirito così cosa sarebbe successo, ....mi sentii spingere:
"vai avanti per favore", erano le persone che con me
salivano nell'aereo il viaggio sarebbe stato, New York Roma e cambiato l'aereo per l’Austria, Innsbruck, sedevo
in prima classe avevo una poltrona molto comoda e
potevo tranquillamente dormire, il viaggio pur essendo
lungo ti permette comunque di muoverti all'interno
dell'aereo, certo non sei in un ambiente spazioso, ma poco
importa, sarei sceso a Roma, da piccolo ci andavamo per
alcune settimane, a mamma piaceva il clima serale di
Roma era il periodo della dolce vita, Roma era la città più
frequentata dagli attori americani, molti si sono
innamorati a Roma il lungo tevere, i bar con paparazzi e
giornalisti, scandali, amori, liti furibonde per gelosie, poi
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l'alta moda, le prime modelle e con esse le prime
minigonne, dicevano se ci fermiamo troppo, non partiamo
più da questa città, troppo bella ....arrivammo verso le
prime ore del giorno successivo, ricordo il caldo che sentii
appena sceso dall'aereo, sono partito che serviva una
giacca in pelle, e qui si sudava con una camicia a maniche
corte, l'altro aereo ci attendeva, salimmo velocemente in
un’ora eravamo arrivati, dovemmo attende una mezzora
l'ok per scendere a terra, tutt'altro ambiente climatico di
Roma per mia fortuna, preferisco il fresco della montagna
che il mare caldo, mi liberai dalla serie di incombenze,
per uscire dall'aeroporto, capisco ora dicono degli
austriaci, che sono molto rigidi nei controlli, posso
affermarlo tranquillamente la sicurezza implica anche
questo tipo di incombenze.
Presi il taxi e indicandoli la clinica -Lennart non servì
un'ulteriore precisazione del luogo e dell'indirizzo, mi
fece capire, in un'inglese stentato, che il 90% degli arrivi,
in aereo, avvengo per motivi medici, ecco fu sicuramente
generico, ma capii che il tipo di malattia era sempre
quello, una malattia difficilmente curabile.... posso dire
che l’Austria è immersa in una grande pineta, l'ospedale ,
se vogliamo chiamarlo in questo modo, sembrava un
grand' hotel a cinque stelle, nulla poteva far pensare a
un'ospedale, c'erano scoiattoli nel grande giardino-parco
situato all'entrata , oltre a conigli selvatici, a fagiani e
pavoni, non puoi pensare in un luogo così bello si
consumi la vita di tante persone, c'è un contrasto netto tra
il bello fuori e la tristezza che si vive dentro, era il mio
pensiero in quel momento, ma non avevo torto quando
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vidi quella perfezione quei camici bianchi, quel silenzio
spettrale che ti accompagna nell'attraversare corridoi sino
alla camera dove mi indicano esattamente il letto dove
dorme mio fratello, si esattamente in quel momento
dormiva, provai un senso di pudore entravo nella stanza
dove mio fratello dormiva, il mio sogno da bambino si
concretizzava proprio in quel momento, non ero felice per
la situazione della sua malattia, certamente mi rattristava
enormemente , ma avere un fratello .....i capelli furono la
prima cosa che ho visto erano biondi, si intravedeva
appena il nasino la carnagione era bianca lattea, dormiva
sopito nel fianco destro, non si sentiva quasi respirare, mi
sentii toccare alle spalle, era un'infermiera venuta a
controllare come stava, mi fece un cenno con le mani
come a dirmi si sieda in quella poltroncina, e feci come
desiderava, alzò lentamente pigiando un picco pulsante le
persiane e così entrarono i primi raggi di sole, anche se
era pomeriggio, il sole lucente e nitido entrava brioso
attraverso le finestre, quella sensazione , si mosse
lentamente, allungando le mani, e un leggero sbadiglio si
sentì nella stanza, avevo sentito per la prima volta la voce
di mio fratello, certo cosa potevo dire in quel momento se
si svegliava…..?? velocemente la mia mente, cercava
delle risposte che non trovavo, vidi il suo viso uscire dalle
lenzuola, e scrutare la mia figura, e la sua voce
pronunciare, in italiano:" buongiorno, dottore, sta
aspettando il mio risveglio per visitarmi?? le sue parole
non le compresi... allora in inglese chiese se sapeva
parlarlo, e lui rispose certo, mia madre è americana, ecco
non sapeva che era da poco venuta mancare, feci finta di
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nulla e continuai la conversazione, Bene, possiamo
comunicare, io non sono un dottore , sono un amico di tua
mamma e sono venuto a trovarti perché lei qualche giorno
fa me lo ha chiesto, come ti chiami?? mi rispose, Davide
De Girardi, avevo sentito ancora questo cognome
probabilmente la nonna che mi raccontava la storia delle
varie parentele nobiliari alle quali eravamo legati, mi
aveva accennato questo cognome, ne sono certo, era
comunque un ragazzino sveglio, gentile e gli occhi erano
quelli della mamma che in lui rivedevo fu una gioia
immensa, come stai ?? gli chiesi, molto bene, mi sono
sognato della mamma che mi ha chiamato dicendomi, fra
qualche giorno avrei conosciuto una persona speciale, ma
sei tu questa persona speciale, mi chiese?? certo risposi,
hai proprio indovinato, ma perché sei speciale?? ho un
segreto da farti sapere?' vidi nel suo viso diventato
improvvisamente serio, una certa curiosità che solo a
quell'età si può avere, guarda nulla di importante, ma io
sarò per tè un amico speciale, sei il mio angelo custode??
questa domanda mi imbarazzò, si certo risposi ?? sarò
sempre il tuo angelo custode, sarò un amico fraterno...non
avevo il coraggio di dirgli subito la verità, inoltre volevo
che mi volesse bene non perché ero suo fratello, ma anzi
avrei voluto a un certo punto dicesse: " guarda non ho mai
avuto un fratello, ma se lo avessi avuto lo vorrei come te"
ecco questa era la mia speranza " mentre lo guardavo
scendere dal letto, cappi la sua fragilità, dall'equilibrio
imperfetto che aveva, sembrava oscillare come una foglia
al vento, ti gira la testa?? chiesi.. no sai sono diversi
giorni che mi trovo in questo letto, per le medicine che mi
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hanno somministrato, ma va tutto bene. sei certo...
sicuro... entrò in quel momento nella stanza un'altra
infermiera , molto professionale, che mi chiese di uscire
per un attimo, ...uscii.....vicino alla porta un signore
enorme sulla cinquantina, mi fece un cenno con il viso,
come ad indicarmi di seguirlo, e così feci, io ero dietro,
arrivammo nella zona che ritenni riservata ai colloqui
personali, entrò in una stanza con pareti completamente
ricoperte di mogano, e l'arredamento dell'ufficio con una
enorme scrivania in vetro, sedia in pelle nera, e libreria da
cui potevi leggere i titoli dei testi a cui faceva riferimento,
rilegati perfettamente, di diverso colore a secondo della
scansia a cui volgevi lo sguardo, era impressionate ciò che
voleva far capire, ancor prima di parlare io sono un
luminare di questa materia e lo si vede da come ho il mio
ufficio....mi complimentai del suo ufficio e gli chiesi se
era lui che seguiva il decorso clinico di mio fratello, certo
mi rispose, sono proprio io, ma lei è venuto per portar via
suo fratello da questa clinica?? la domanda mi lascio un
attimo sorpreso, ma questi pensano ai soldi?? il primo
dubbio era questo...gli devo ancora parlare e chiedere
della salute cagionevole di mio fratello, e già pensa se
porterò via di qui mio fratello..?? la cosa non mi piacque
...ma proseguii, guardi se mia madre ha ritenuto di
affidarsi a voi, sono certo si sia fatta consigliare per il
meglio!! perciò continuerò anch'io a dar fiducia a questo
ente ospedaliero, ed in particolare ai medici che ci
lavorano e che seguono la salute di Davide!! intravidi in
lui un mezzo sorrisetto, di soddisfazione, certo era
contento probabilmente il suo prestigio non era stato
31
messo in discussione dalle mie parole, anzi era stato
valorizzato per ciò il resto del colloqui fu molto cortese e
gentile, mi disse: " guardi ,per suo fratello, posso dirle che
abbiamo terminato tutto il ciclo di terapie ora direi se lei
potesse portarlo in un luogo pulito, incontaminato,
immerso nella natura, probabilmente la voglia di vivere,
verrà accentuata da questo tipo di esperienze, che
cambiano anche il modo di porsi verso la malattia....il suo
ragionamento , non faceva una piega, lo trovai sensato, e
gli chiesi, quando posso portarlo via.... guardi finiamo per
domani gli ultimi controlli per dopo domani, può portarlo
dove vuole, mi raccomando solo una cosa se nota dei
sintomi particolari, stanchezza eccessiva, svogliatezza,
sudorazione immotivata, e sopratutto delle piccole perdite
di sangue generalmente partono dal naso, mi chiami. In
qualsiasi momento e a qualsiasi ora,.. e porti
immediatamente suo fratello all'ospedale più vicino , le
lascio il mio cellulare, per qualsiasi evenienza.. lo
ringraziai della disponibilità e dissi "non appena arriverò
nella tenuta di famiglia in toscana , gli avrei inviato delle
bottiglie di buon Brunello di Montalcino ideale per
accompagnare un secondo piatto di selvaggina" avevo
capito dalla fisico possente, che non disdegnava né il
buon vino né la buona tavola, mi ringraziò molto
cordialmente e ci salutammo....
Ritornato nella stanza di Davide, lo trovai che giocava
con la PlayStation, non ho mai cercato di capire questi
giochi, appartengono ad una generazione successiva alla
mia, alcuni amici, la usavano e li ritenevo dei bambini
cresciuti ma non adulti, "bamboccioni" perdere tempo con
32
dei giochini al computer ...mai... preferivo una
passeggiata, un giro in moto, in barca ...in auto.... a
cavallo tutto fuorché rimanere chiusi entro quattro mura, a
mangiarsi il fegato per delle sciocchezze, non era per
me..Davide mi indicò una sedia vicino a lui ... siediti,
giochi con me...guarda che non so giocare... ti insegno io,
adesso... prendi questa nuova “console car” , usi questo
tasto e questo volante per guidare, dai facciamo una gara
automobilistica che ne dici, "ok!!" proviamoci risposi
..giocavo per la prima volta con mio fratello, quindi
massimo impegno, certo lui era un esperto, le prime gare
le persi immediatamente senza speranza, poi iniziai a
prenderci mano al gioco, sino ad appassionarci entrambi,
non ci accorgemmo che ormai era sera, la chiamata di
Manuela al mio cellulare aveva interrotto il divertimento,
ciao disse: come và, non mi hai più chiamato... scusami,
ma il viaggio in aereo è stato particolarmente lungo, mi
sono fermato a Roma il tempo di cambiare l'aereo e via
altro aereo austria il fuso orario mi ha distrutto, comunque
ho trovato il figlio della Sig.ra Emma, capisco disse lei
che tuo fratello deve esserti molto vicino, certamente
risposi...ma guardi la devo lasciare in quanto ho un
impegno imminente, la chiamerò io non appena avrò
terminato, e chiusi la telefonata, Davide, che aveva
sentito tutto mi chiese dalla voce mi è sembrata una
ragazza, certo dissi, è la tua fidanzata?? .. si.. la posso
conoscere? Certamente quando saremo in America , avrai
modo di stare con lei... ma ti piacerebbe uscire da questo
ospedale, sarebbe meraviglioso mi rispose... va bene lo
chiedo ai dottori e fra due giorni ce ne andiamo ..bene..
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anche se non ti conosco da tanto tempo mi sei proprio
simpatico..questa frase li uscì spontanea... e mi fece molto
piacere.. bene ci vediamo domani...e uscii dalla stanza, e
dall'ospedale... ormai era buio, dovevo trovare un' albergo
per la notte, un taxi all'uscita dell'ospedale mi porto all'
Grand hotel Europa situato nel centro storico di Innsbruck
avevo prenotato con il volo anche l'albergo ed in
particolare una suite, volevo nel contempo richiamare
Manuela e così feci, ciao amore, mi rispose senza darmi
tempo di accennare qualsiasi parola, puoi parlare ora?
Certo, come hai trovato tuo fratello?? com'è fisicamente?
Ti assomiglia?? credo che assomigli molto alla mamma
gli occhi in particolare, ha un buon carattere, anche se l'ho
visto molto debole fisicamente, devo portarlo via da
questo posto e avrei pensato alla tenuta toscana del babbo,
sono anni che non ci vado, potremmo trovarci lì a fine
settimana, certo amore mi organizzo e vedo, queste
furono le sue ultime parole prima di riattaccare, poche
parole mi vedevo il tempo trascorrere e non avevo ancora
realizzato una mia famiglia, anche se molti mi
invidiavano avevo la fortuna di avere una ragazza
bellissima, avrebbero fatto salti mortali ne sono certo
molti non avrebbero sicuramente aspettato, sembrava per
molti illogico, ma non provavo quel sentimento profondo,
quel legame che ti prende prima l’anima e poi il corpo,
ecco mi faceva piacere sentirla ma non avevo ancora fatto
una telefonata quindi a me non mi mancava, che brutta
situazione, speravo che col tempo l’amore, con la A
maiuscola sarebbe emerso, improvvisamente, e allora
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avrei fatto il passo definitivo della mia vita, ma per ora
dovevo attendere.
Sapevo che Davide la mattina seguente mi avrebbe atteso
pronto, vestito lavato, era impaziente prima di ritornare a
New York, ci saremmo fermati in una tenuta Toscana,
per trascorrere alcuni giorni di caccia, la cosa lo esaltò a
tal punto che avrebbe voluto scendere dall’ospedale per
partire immediatamente nella notte stessa, ma lo rassicurai
che nella mattinata seguente con un’aereo saremmo partiti
per lo scalo di Firenze e da li nel tempo di mezz’ora
saremmo arrivati a destinazione….la notte la trascorsi con
sogni che mi fecero rotolare nel letto, l’avevo distrutto, mi
alzai molto stanco, più di quando mi ero buttato nelle
coperte, l’aria mattutina , era frizzante, fresca, assaporavo
già il momento della colazione brioche e cappuccio, stile
italiano, mi feci accompagnare dall’autista dell’albergo,
Davide mi aspettava nella hool dell’ospedale, come era
raggiante, a dieci anni negli occhi esprimi tutta la voglia
di conoscere il mondo, un sorriso che ti lasciava
spiazzato, i suoi grandi occhi azzurri di un azzurro chiaro
, e i capelli biondi, che gli davano l’aspetto così
longilineo di un principe, era vestito con giacca blue e
pantaloni grigi, scarpe nere, elegante forse sin troppo per
la sua età, ma avrei rimediato presto in Italia, avremmo
visitato alcune boutique new-age e vestito come i giovani
d’oggi, bene, dissi “ sei pronto? “ sono vestito già dalle
sei, ti aspettavo, andiamo!! Ma prima voglio salutare il
dottore di ieri, ci eravamo accordati, che prima di partire
sarei passato nel suo studio, bussai alla porta, chi c’è?’
rispose , posso entrare era di spalle e guardava dalla
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finestra verso il cortile, mi fece un cenno , perché mi
avvicinassi, e mi disse, vedi quei conigli che scorazzano
nel giardino?? Ce ne sono due, su quell’aiola, dove c’è
parcheggiata l’audi grigia, certo … ora gli ho visti !!
erano destinati al reparto sperimentazione, e ce ne sono
sfuggiti un paio, be… veramente, più che sfuggiti, una
sera ero qui sconfortato, da una serie di esperimenti che
non davano alcun risultato, erano usati come cavie, e mi
sono ripromesso che se la cosa avesse avuto una
soluzione positiva, gli avrei lasciati liberi di vivere nei
nostri parcheggi, dopo alcuni giorni, i risultati della
sperimentazione diedero esito positivo, e come mi ero
promesso li liberai…. Vede alle volte i miracoli
avvengono, pur di raggiungere un obbiettivo, mi sono
affidato alla sorte, o meglio a Dio, sono profondamente
cattolico, e ho avuto circa due anni fa la mia conversione,
il mio cambiamento di vita, prima credevo ma non
partecipavo alla vita, della chiesa, ora dopo un viaggio a
Medjugorie camminando sul monte krizevac, ho sentito
dentro di me che sbagliavo tutto, non mettevo amore su
quello che facevo, non mi interessava la guarigione della
gente, l’unica cosa che mi interessava era il denaro, ora le
cose sono cambiate, il mio obbiettivo non è più l’avere
ma l’essere, essere come persona, lo ascoltavo stupito,
non dissi nulla, e lui vede, ora suo fratello ha terminato
l’ultima serie di terapie, lo tenga sempre sotto controllo,
se vede qualcosa di anomalo, mi chiami a qualsiasi ora il
mio numero è 333….45 62…bene, auguri, e a non
arrivederci!!! “Me lo auguro, con tutto il cuore…” uscii
dalla stanza… Davide mi aspettava, andiamo!! Usciti,
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trovammo l’autista dell’albergo che ancora ci aspettava,
forza gli dissi all’aeroporto!! Avevo acquistato i biglietti
attraverso il mio computer portatile, e addebitato il suo
costo direttamente nel conto aziendale, erano delle piccole
furberie, sapevo che altri avrebbero addebitato tutto , ma
la mia coscienza, me l’impediva. Il viaggio fu tranquillo e
veloce, scendemmo a Firenze, all’aeroporto ci aspettava il
fattore, termine che indica la persona che gestisce
l’azienda , il capelli lunghi per un sessantacinquenne,
praticamente bianchi, che contrastavano con il colore
della pelle, quasi nera, l’abbronzatura non era quella da
spiaggia, ma quella di un contadino, che lavora sempre
sotto il sole, sia d’estate che d’inverno. Mi avvicinai
poiché avevamo concordato che avesse con sé un
fazzoletto di color giallo che lui sbandierava legato ad un
bastone da passeggio, buon giorno gli dissi: ricordavo
ancora alcune parole, in italiano, il babbo voleva
assolutamente che imparassi ad usare questa splendida
lingua, diceva che se sapevo scrivere e leggere l’italiano,
avrei avuto la fortuna di legge direttamente la divina
commedia del Dante Alighieri, oppure il Boccaccio, che
trattava l’eros, comunque l’Italia a suo dire era la culla
della cultura mondiale, dall’epoca dell’impero romano, ai
comuni fiorentini, al romanticismo, mentre l’illuminismo
è francese come la pittura che lui amava maggiormente
l’impressionismo da Monet, a Van Gogh, per arrivare
sino all’epoca di Picasso quindi al cubismo, e al
futurismo, amava l’arte pittorica , e questa cosa iniziava a
prendermi, lui voleva che mi innamorassi ma lo fece con
troppa veemenza, al punto di rendermela antipatica solo
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ed esclusivamente per il semplice fatto di avermela
imposta, ora senza alcun intervento amavo visitare tutte le
mostre che ritenevo interessanti, creandomi lentamente
una passione travolgente nell’anima, poiché l’arte sublima
la nostra anima… buon giorno disse, mi chiamo Walter
sono il fattore dell’azienda Contessa Pina, il povero
babbo suo, aveva lascito disposizione che io continuassi
la gestione e facevo quattro cinque incontri anni con gli
amministratori americani, venivano per capire se valeva
la pena tenere la proprietà oppure venderla, molto spesso
mi dicevano che sicuramente il proprietario visti i bilanci
si sarebbe in breve tempo liberato della proprietà, non era
attiva, non rendeva, queste erano le loro constatazioni,
.effettivamente era così non potevo eccepire nulla, ma il
panorama che si godeva in quella proprietà era
impagabile, valeva un patrimonio solo quello, e molte
imprese immobiliari avevano fatto offerte per l’acquisto
ma ne suo babbo ne la mamma chiamata a gestire la
fattorie non furono mai propensi ad incontrare alcunché
per discutere di queste cose, … bene dissi Allora andiamo
a vedere questa proprietà!! Si da piccolo ho trascorso
alcuni giorni , ma onestamente ero un bambino e i ricordi
erano molto vaghi, .quasi irrisori…la strada si fece ad un
certo punto ripida e in poco tempo eravamo a metà
versante e di fronte montagne anche innevate, mentre la
villa , una bella casa, ma non certo assomigliante alle ville
americane, comunque questa villa assomigliava ad una
semplice casa, magari più grande delle solite che ho visto
arrivando ma certo non eccezionale…sulla soglia della
porta c’erano due panchine, e seduti sopra due personaggi
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con barba e baffi, me li presentò il sig. Walter, sono i
miei due bracci, disse senza di loro il lavoro in azienda
non viene fatto, poi ho altri tre giovani , che seguono i
due recinti per la caccia al cinghiale, cosa?’ dissi si certo
sono le due persone che servono all’azienda agrovenatoria della Contessa Pina ha forse la sig.ra Emma
non le ha mai detto che qualche anno fa, è stato deciso sia
dal povero marito, pace all’anima sua che dalla signora
di usare una settantina di ettari dell’azienda per farne due
recinti il primo di circa cinquanta il più grande per
dimensione è stato doppiamente recintato ed abbiamo
introdotto alcuni verri e una ventina di femmine sufscrofa che hanno riprodotto nel tempo, creando una serie
di piccoli branchi nell’ordine complessivo di duecento
animali, mentre nel recinto più piccolo sono stati
introdotti dei mufloni, dei daini, cervi e caprioli, oltre a un
minuto branco di cinghiali, domani mattina ci alziamo
presto e vorremmo essere accompagnati, per vedere il
tutto, sia io che il giovane Davide, eravamo entusiasti,
bene disse il Sig. Walter, sveglia alle sei, passate in
centro a Firenzuola nel negozio della Giovanna,
specializzato nell’abbigliamento e attrezzatura da caccia,
salimmo a bordo della range rover sport e via in mezzora
eravamo nel centro storico e da li al negozio in due passi
siamo entrati, aprendo la porta, un piccolo campanello,
dava il segnale che la porta d’entrata era stata aperta,
buon pomeriggio dissi, è lei la sig.ra Giovanna certo, mi
rispose, ma lei non è di queste parte, parla il toscano con
un accento strano, probabilmente americano, ma ha dei
lineamenti di una persona che conosco, non mi viene in
39
mente, e questo giovane, che è , risposi il figlio della
sig.ra Emma proprietaria dell’azienda agro-venatoria
Contessa Pina…ha certo, rispose, in cosa posso servirvi??
Vorremmo essere vestiti da cacciatori, domani vorremmo
visitare i due recinti, ha quelli dei cignali, si quelli dei
cinghiali, qui nel nostro dialetto sono chiamati cignali,
bene venite avanti, ci introdusse nel secondo reparto del
negozio, c’erano giacche più o meno imbottite, la maggior
parte di color verde, oltre a quelle mimetiche, che
comunque non mi sono mai piaciute, mi davano
impressione di esaltazione, Davide si era già preso i
pantaloni proprio mimetici avviandosi verso il camerino
per provare di indossarli, io presi ad indossare comunque
una bella giacca, alla quale si poteva staccare le maniche,
così potevo portarla anche senza, la taglia mi andava a
pennello, presi un paio di pantaloni, che provai nell’altro
camerino e pure quelli erano della mia taglia, andavano
comunque accorciati, la sig.ra Giovanna con due spille
prese la misura esatta, gli dissi che per questa sera
dovevano essere accorciate, mi rispose, che nel giro di
una decina di minuti, il tempo di un aperitivo al bar , avrei
trovato tutto sistemato , bene dissi e per gli scarponi,
guardi quella parte del negozio è riservata ai scarponi da
caccia, ce n’erano di diverso tipo e marca, allora gli dissi,
quali sono i migliori, e lei i Crispi, bene ha il numero
quaranta tre, sapevo dal babbo che per quanto riguarda i
scarponi dovevano avere una taglia in più rispetto le
scarpe che riportano normalmente, io generalmente usavo
il quarantadue, e li presi il quarantatre, Davide aveva fatto
prendere le misure dei pantaloni e quasi si arrossiva
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vedendo la sig.ra Giovanna piegata ai suoi piedi, gli
tirava i pantaloni per poter puntare la misura esatta della
loro lunghezza, ma mostrava maliziosamente un bel
balconcino, era inevitabile che gli occhi andassero a finire
lì, ma probabilmente la cosa non dispiaceva troppo alla
signora, mi sorrise, timidamente, Davide, aveva capito
che lo avevo scoperto, tutto bene Davide, certo mi
rispose, dai che andiamo a visitare il paese e ci prendiamo
un buon caffè, per che ora sig.ra possiamo ritirare il tutto,
guardi, tra mezz’ora al massimo, bene dissi e
uscimmo….non ricordavo più questa bella cittadina, e
Davide mi interruppe subito dai miei pensieri, ma la mia
mamma è nata in questo paese?? Si !!gli dissi,
probabilmente tuo padre è di queste zone, la mamma è
comunque un'americana anche se le sue origini sono di
qui, il sole era alto nel cielo, e il porfido rifletteva un bel
caldo, la piazza sembrava una scacchiera, il marmo
rispecchiava la calura, e il palazzo comunale con una torre
al centro, assomigliava vagamente al Municipio di
Firenze, entrammo in un bar trattoria ben curato e da poco
ristrutturato, una signorina ci chiese cosa avremmo preso,
mi girai verso Davide e dissi vorremmo sederci a quel
tavolo per me mi porti un aperitivo crodino, e per questo
giovane, lui disse un succo alla pera, ci stavamo
accomodando quando entrò il sig. Piero, la ragazza gli
disse “ehi, che fai da queste parti, è un po’ di tempo che
non ti si vede?? Certo rispose, sono venuto perché devo
accordarmi, con il fattore della Contessa Pina, domani con
i cani esco nei recinti, dovremmo far correre degli
animali, in quanto sono arrivati i padroni dall’america, e
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quanti sono i padroni?? Mi disse Walter che sono due un
ragazzino e un uomo sulla trentina, dall’accento
americano…la signora smise di chiedere e fece un
accenno con la testa al sig. Piero che non capì subito…be
che hai un tic.?? Lei, “non capisci nulla”….si girò
guardandoci, capì che probabilmente eravamo noi due, le
persone descritte dal fattore, si fece consegnare al
bancone del bar un bicchiere di vino, era scuro, lo prese in
mano e si avvicinò, aveva in una mano il bicchiere,
dall’altra si era tolto il cappello, e ci disse: Scusate ma
siete voi i proprietari americano dell’azienda contessa
Pina?? Non volevo rispondere, ma mi sembrava scortese,
proprio perché all’indomani saremmo usciti assieme,
tanto valeva dire la verità e soprattutto rispondere…certo
dissi, e lui Ma lei è il figlio del conte…eravamo da
giovani io e suo babbo molto amici, avevamo la stessa età
le elementari in paese le abbiamo fatte assieme, poi lui è
partito per le scuole svizzere e io sono sempre rimasto
qui, ma d’estate per le vacanze, scorrazzavamo sempre
assieme con un gruppo di altri giovani, lui era il capo
banda, ne facevamo di tutti i colori, pensi che una volta
abbiamo preso due belle tacchine, quelle bianche le
abbiamo sepolte lasciando solo la testa fuori dalla terra,
probabilmente avevamo guardato qualche film western
con l’indiano lascito senza acqua sepolto nel deserto e con
la testa fuori, ecco noi facemmo lo stesso, con i tacchini
ma non volevamo lasciarli morire di sete, ci servivano
come bersaglio per le nostre fionde eravamo esperti nel
costruirle, bastava trovare un bel ramo fatto a V e nelle
due punte legavi un’ elastico con al centro un pezzo di
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cuoio per poterci inserire un sasso, e poi le collaudavi
con le lucertole, solo che il tuo babbo aveva avuto
quest’idea che ci sembrò geniale, facemmo le buche
infilammo i tacchini e a una distanza di circa quindici
passi iniziammo a lanciare i sassolini con le nostre fionde,
niente non riuscivamo a colpirli, allora abbiamo ridotto la
distanza sino a portarci a circa sette otto passi, da questa
distanza iniziammo a colpirli, e loro a metter giù la testa,
che non stava più diritta, erano intontiti e moribondi,
allora ci rendemmo conto della cavolata che avevamo
fatto, ma ormai era troppo tardi, seppellimmo il rimanete
cioè la testa e via a casa, la moglie del fattore di allora,
alla sera chiamava a raduno questi animali, con le anatre e
le galline, lei le contava tutti per non perderne nessuno,
quando si accorse che mancavano due tacchini, fece il
giro delle famiglie, per sapere se qualcuno le avesse
raccolte assieme alle loro, niente, già tutti noi vedevamo
l’ora che il buio coprisse le nostre case e quindi ci fosse
l’abbandono nella ricerca, non si vedeva quasi più nulla,
ma la sig.ra Maria continuava imperterrita la ricerca,
finché scoprì una delle due buche coperte da poco, e con
badile e vanga riuscì ad estrarre i due corpi, si vedeva che
erano stati colpiti da dei sassi rotondi, cercavamo i sassi
più rotondi possibili…e uno più uno fa due, mi trovai
nella mia casa la sig. ra Maria, che gridando a squarcia
gola, verso babbo e mamma, voleva essere risarcita dal
danno subito, l’avevo veramente fatta grossa, io e il tuo
babbo quella volta prendemmo dei bei ceffoni, ci misero a
dormire entrambi nel pollaio, e fu allora che divenimmo
ancor più amici…avevamo preso le stesse botte, trattati
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allo stesso modo, eravamo divenuti fratelli, in tutto e per
tutto, da allora tutto era condiviso, quando più adulti
andavamo a caccia di notte, a cinghiale, eravamo solo noi
due che avevamo il coraggio di farlo nelle pozzanghere
dove il cinghiale anche il più grosso dai cento chili, si
avvicinava lentamente fiutando e griffando che ti faceva
accapponare la pelle, ma noi duri non ci muovevamo,
paura a duecento, le orecchie dritte, ma lo aspettavamo
senza quasi respirare, pensavamo che il nostro silenzio
doveva essere armonioso con l’ambiente che ci
circondava, se c’era vento, dovevamo sentirlo in faccia,
rispetto alla piscina del cinghiale, così non poteva sentire i
nostri odori, avevamo escogitato anche la furberia di
lasciare i vestiti da caccia notturna nella stalla delle
mucche in quanto l’odore delle stesse, impregnava i
tessuti, e avrebbe coperto il nostro, confondendo
il
cinghiale più esperto.
Eravamo dei selvaggi all’età di vent’anni nessun
cacciatore era più esperto di noi due…ci chiamavano
:”Attenti a quei due..” le mamme erano sempre disperate,
perché finita la caccia, agli animali iniziò quella alle belle
ragazze, tuo padre disponeva anche della macchina, e
quindi andavamo nelle varie feste paesane con quell’alfa
duetto rossa, eravamo giovani belli , e felici…quando
partì per l’America compresi che tutto sarebbe finito, pure
lui lo disse, in questo modo: “Da oggi, non siamo più
ragazzi, la nostra vita da questo momento cambierà , ti
ringrazio amico mio….ci abbracciammo, e per qualche
minuto restammo uniti per l’ultima volta.” Le lacrime
dagli occhi gli uscivano copiosamente, prese un
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fazzoletto, e asciugò le lacrime, e si soffiò il naso..poi
seriamente disse, ho saputo dell’Africa, e dell’incidente
che ha ucciso tuo padre, se ci fossi stato io non sarebbe
successo…Mi era già simpatico, per quel suo modo
schietto di parlare, non girava attorno ai discorsi, e questa
era una bellissima dote, guardai nel viso Davide, che
aveva accennato a un sorriso, sono certo che anche a lui
gli era sembrato simpatico, bene dissi domani andremo
assieme con i cani nei recinti, ”volete uccidere qualche
animale?” Guardi , risposi, non ho mai sparato ad una
mosca, bene è ora di imparate un Cigni non può essere
che un cacciatore prima di tutto, e questo baldo giovane
che sarebbe?? Questo è il figlio della Sig.ra Emma,
risposi…e vidi il suo viso divenire serio, scrutò il
ragazzino e disse “pure tu diverrai un cacciatore” in
toscana non c’è uomo che non sia cacciatore, quindi
bisogna iniziare da giovane. A domani, si alzò dalla sedia
ripose il bicchiere vuoto sul bancone, e stava per pagare,
quando feci alla barista che avrei pagato anche il suo, così
gli disse tutto è stato offerto da quei signori, fece un
cenno, e uscì.
Rimasti solo noi tre, la barista intenta a fare delle pulizie,
io e mio fratello, ormai era ora dovevo dirgli la verità, non
potevo attende oltre, proprio perché avevo visto nello
sguardo del sig. Walter che sapeva tutto di mio fratello,
quindi a qualcuno sarebbe fuggita qualche frase strana
creando un’imbarazzante situazione, “la cosa che più mi
avrebbe fatto male, è che potesse dirmi tu sapevi tutto
perché non me l’hai detto??” questo sarebbe stato
estremamente imbarazzante, come dirglielo, bene dissi, ti
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piace Firenzuola, certo rispose, abbiamo preso i vestiti per
la caccia, poi andiamo a ritirali, ti posso chiedere
qualcosa?? Certo ripose, ma la Sig. ra Emma tua madre
non ti ha mai detto se avevi un fratello o una sorella?? No
mi ha detto solo che lo avrei scoperto più avanti, la
mamma era piuttosto anziana, vedevo le altre molto
giovani, quando venivano apprendere i miei compagni
d’asilo, era evidente la differenza d’età, ma non mi
interessava, tu sai chi sono io ?? certo , un amico della
Mamma ?? beh, effettivamente non proprio, io sono tuo
fratello!!!non abbiamo lo stesso padre ma la sig.ra Emma
è mia madre, quindi noi siamo fratelli, non potevo dirtelo
all’ospedale, credo fosse prematuro, ma dovevo dirtelo
qui,........prima che qualcuno, involontariamente,
ti
rivelasse questa cosa…era stupito, mi guardò con questi
occhioni grandi, disse non avevo mai considerato di poter
avere un fratello, e soprattutto un fratello molto più
grande di me, ma mi fa molto piacere, mi puoi raccontare
tutto di te sino ad oggi, certo dissi …e lo feci…partendo
dagli studi universitari, al lavoro, alla storia con
Manuela, che sabato dovrebbe essere qui, così avrai
modo di conoscerla personalmente, parlando non feci
caso che qualcuno era entrato nel locale, e al bancone del
bar stava bevendo un bicchiere di vino, parlava con la
barista, aveva capelli lunghi e grigi, quando si voltò per
guardarci, sembrava avesse un’aria famigliare, come ci
fossimo già conosciuti, ma non ricordavo quel viso, prese
il bicchiere nelle mani e si avvicinò, posso sedermi?’
certo risposi… ma voi siete.. stranieri…si!! Risposi
alquanto seccato, ma continuò, ma avete un’aria
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famigliare, come vi conoscessi, in particolare tu, hai il
viso uguale ad un mio vecchio amico che è andato a
vivere in america, li si è sposato, e da allora non l’ho più
visto, qualche anno fa ho saputo di un incidente in africa e
non so se è tutt’ora vivo oppure passato a miglior vita, si
chiamava Conte Cigni…siamo cresciuti assieme, sin da
piccoli andavamo a nidi di merlo, poi i piccoli li
tenevamo per farne dei richiami vivi nel periodo della
caccia, portavamo via o lui oppure io un fucile ai nostri
genitori, non avevamo alcuna licenza ma andavamo lo
stesso, e quante volte le ho prese sia io che l’altro dai
rispettivi genitori, perché si erano accorti della sparizione
momentanea dei fucili, ma non mollavamo mai, poi ci fu
il periodo della caccia al cinghiale fatta prevalentemente
di notte, da fine agosto a marzo inoltrato non ce n’era per
nessuno, dormivamo in piedi di giorno, ma la notte
specialmente quelle di luna piena, eravamo presso gli
insogli, e loro arrivavano in gruppi, cinque sei , anche
dieci animali, di dimensioni notevoli, li sentivi arrivare
perché griffando spingendosi emettevano quei rumori
forti, che ti facevano accapponare la pelle, e la nostra
adrenalina ci usciva dai capelli, era un mix di paura e
voglia di superarla, quando arrivavano nessun rumore,
quasi non respiravamo, questo era essenziale, e ogni
volta, o ti sentivi indolenzita una gamba, oppure ti faceva
male la mano su cui avevi il fucile, o prurito ma dovevi
assolutamente non muoverti, e loro ci sentivano,
sentivano parzialmente il nostro odore, avevamo imparato
che potevamo nasconderlo mettendo i nostri vestiti nelle
stalle, così si impregnavano dell’odor di mucca che a loro
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non disturbava e si avvicinavano all’insoglio comunque
sempre molto lentamente e i primi erano i giovani, loro si
buttavano letteralmente e noi fermi vedevi delle ombre
più scure che si muovevano all’interno di una
pozzanghera grigia, si alzava lentamente il fucile,
guardando bene che non toccasse qualche rama, e eri
pronto pronto alla prima immagine visiva corretta, di
premere il grilletto, alle volte succedeva e sentivi quel
boato espandersi per la vallata, a volte nel più bello
uscivano correndo via senza alcuna ragione, e non li
vedevi più, rimanevi li ancora qualche oretta e poi via era
andata buca…quante volte bruciavamo da scuola, ma
questo periodo felice, vissuto al limite dei selvaggi durò
poco, l’amico dopo un’ultima marachella venne portato
dal padre in una scuola svizzera, e da là potevamo vederci
solo nel periodo delle vacanze estive, ecco quel periodo lo
ricordo con affetto, lui parlava oltre l’italiano anche altre
lingue, e quindi i primi giorni ci servivano per riallacciare
la nostra amicizia, ma alla parola vai ancora a caccia …di
notte?? ed io certo, non ho più avuto un’ esperto come tè
ma mi sono adattato ad altri, e lui, posso venire anch’io,
certo, anzi questa sera usciamo assieme, ho una nuova
zona, non ancora battuta e li ci sono parecchi animali,
bene a che ora passo da casa tua…facciamo verso le
nove… ci sarò…alle nove pontuale come un’ orologio
svizzero era sotto casa mia, partimmo che la luna si era
appena fatta vedere, era quasi piena, ma d’estate in collina
arrivavano le luci della città e quindi ci si vedeva bene,
servono alcuni minuti per vederci al buio, fare una
camminata oltre che essere salutare, ci permetteva di
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affinare la nostra vista, sentivamo il risveglio del bosco,
non siete mai stati nel bosco di notte?? E noi due
mai…molto male…ci sarà modo di portarvi…bene stavo
dicendo che di notte il bosco, rinasce di una nuova vita,
gli animali predatori iniziano a muoversi, sentivamo le
volpi che tentavano di prendere dei cuccioli di cinghiale
lavoravano in coppia , generalmente, una tentava di
distogliere l’attenzione ai piccoli della madre mentre
l’altra se riusciva a staccare dal gruppo un lattonzolo,
poteva sperare di ucciderlo, il novanta per cento delle
volte andava loro molto male, anche con il rischio di
essere uccisa, a sua volta mangiata, la natura non perdona
quando sbagli come in questi casi perdi la vita, avevamo
proprio per ciò un’ estremo rispetto, e un’estrema
attenzione, tanto eravamo superficiali di giorno nello
studio e quant'altro, tanto eravamo scrupolosi ed attenti di
notte, portavamo sempre un faro, una volta ci siamo
trovati involontariamente in mezzo ad un gruppo di
giovani la madre se n’era accorta la sentimmo arrivare
come un treno, anzi meglio una valanga verso di noi, fu
vostro padre che puntò immediatamente il faro verso
quest’animale c’era praticamente addosso, la lo bloccò
perché riuscì con la luce intensa puntata agli occhi a far sì
che non vedesse più nulla si fermò a due metri da noi, io
avevo il fucile puntato verso quel cinghiale, ma non mi
sentìì di spararle, lei aveva difeso con tutta la forza senza
badare al pericolo i suoi cuccioli fu una lezione …che non
dimenticherò mai…Beh stavo dicendo, siamo arrivati
dopo una lunga camminata, finalmente su quell’insoglio
era enorme, un piccolo laghetto di pantano grigio,
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sembrava un impasto di calce e sabbia, eravamo fermi in
un angolo poco frequentato e questo lo si deduceva dalle
poche tracce di passaggi lasciate sul terreno e dalle
foglie sporche di questa alta grigiastra, arrivarono i primi
cinghiali, sentimmo che giocavano tra loro per il rumore
che facevano, si gettarono incuranti nella pozzanghera, e
iniziarono a muoversi, c’erano quattro ombre e fu vostra
padre ad indicarmene il numero con le dita della mano,
poi cercai di individuare il collo e la testa di uno ma erano
troppo in movimento, facevano volare letteralmente
schizzi di fango da per tutto, finalmente potei inquadrarne
uno e feci partire il colpo era mia consuetudine replicarlo
e lo feci, vedemmo un mare di fango levarsi in volo e
coprirci dal viso ai piedi, sembrava un film dell’orrore dal
nulla un enorme massa indefinita che si muoveva,
sembrava il film sul Vajont quando l’acqua mista a fango
scendeva giù dal monte, ci sembrò un tempo
interminabile alla fine tutto tacque, e noi fradici e
puzzolenti che ci guardavamo, sbigottiti, tutto bene, chiesi
a tuo padre, certo rispose, e lui dov’è l’animale che hai
sparato, non so risposi, forse l’ho mancato, ma era
veramente difficile che mancassi qualche cinghiale, avevo
un’esperienza accumulata negli anni, in questo caso pur
non potendo esattamente vedere ho seguito il suo rumore
il suo ansimare lentamente nella boscaglia pochi metri da
noi, gli risposi, guarda che non l’ho visto ma sentito pure
io, l’ho sentito ansimare da quella parte, bene andiamo,
era poco lontano da noi che si sentiva un respiro
affannoso, a pochi metri gli indicai di accendere il faro,
potemmo vedere la sagoma, era veramente grosso, ci
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avvicinammo lentamente, dopo aver ricaricato il fucile,
ma avevamo intuito che ormai era agli sgoccioli della
propria esistenza, e lo sentimmo respirare profondamente
per due o tre volte e tentare di muoversi , poi il
silenzio..lo toccammo, prima con i piedi e poi non dando
alcun segno di vita con le mani, velocemente guardammo
l’entrata dei due colpi erano talmente vicini che sembrava
un unico buco, l’avevo colpito al collo nella parte bassa e
probabilmente uno dei due aveva colpito il cuore, lo
girammo e lentamente dopo avergli legato una fune al
grifo , iniziammo a trascinarlo verso casa, saranno state le
due di notte, e con un’animale di novanta chili, avremmo
messo circa un’oretta prima di vedere le nostre abitazioni,
ma eravamo felici e contenti, avevamo battezzato questa
nostra rinnovata amicizia che ci legava probabilmente per
sempre sapevamo entrambi che sarebbe stata l’ultima
cacciata che avremmo fatto, la nostra vita dal quell’estate,
sicuramente avrebbe seguito strade diverse, anche il
nostro livello sociale sarebbe cambiato, non il mio, lui
aveva intuito tutto ciò, e mi disse: anche se la nostra vita
cambierà per vicissitudini diverse, noi giuriamo su
quest’animale, re dei boschi, che saremmo sempre amici,
e se avremmo bisogno l’uno dell’altro non avremmo
esitato ne per timore, ne per riguardo nel cercarci e darci
una mano….lo giurammo con le mani posate su
quell’animale.. pur essendo dei ragazzi , avevamo intuito
entrambi l’importanza di questo giuramento, fatta con
cuore aperto e libero, e per questo, ancor più solenne.
Prese tra le mani il bicchiere, e alzatolo al cielo, disse al
mio eterno amico, e bevve il residuo contenuto, io e
51
Davide non avevamo parole, stupiti ed immersi in
quell’avventura,avevamo visivamente partecipato anche
noi, e la cosa mi piacque, gli chiesi : ma che lavoro
svolge?? Guarda, mi rispose, sono stato autista del
pulmino della scuola comunale di Firenzuola, per circa
quarant’anni, e mio padre sin ch’ero ragazzo mi aveva
versato dei contributi ai fini pensionistici, come
coltivatore diretto, ora accumulando il tutto da circa un
anno e mezzo sono in pensione e svolgo la professione
alla quale mi sono dedicato tutta la vita, la caccia,
addestro dei cani miei per la caccia in battuta in
particolare gli uso all’interno dell’azienda agro-venatoria
contessa Pina, quando vengono quei ricconi, che voglio
portare a casa un pezzo di cinghiale senza camminare
troppo, in breve tempo gli facciamo uccidere un
bell’animale e contenti se ne tornano, raccontando di aver
fatto chissà che fatica, che tiri magistrali, sapete è
diventata una moda, nelle famiglie benestanti, fare due
giorni di caccia in battuta, anche se questa non è
minimamente una cacciata, è semplicemente entrare in un
pollaio e sparare ad un certo numero di polli a tuo
piacimento, ma a me piace, piuttosto di nulla è meglio
piuttosto… da queste parti si dice così!! Gli chiesi sia il
numero di cellulare che gli vedevo nel taschino della
camicia , nome e cognome, lo avremmo sicuramente
chiamato per una battuta, feci cenno alla barista che
quanto aveva consumato il sig. ……sarebbe stato pagato
da me… e così quando ci salutammo, e lui andò per
pagare la barista glielo disse, e si rivolse a noi , grazie per
il bicchiere, ma non dovevate, ed io era nostro dovere
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….in virtù di quel giuramento, scosse il capo, come per
dire tuscè, e ci risalutò uscendo. Bene dissi dai Davide,
andiamo a casa, ma prima dobbiamo riprenderci i vestiti
da caccia con le dovute modifiche, certo, attraversammo
la piazzetta di Firenzuola, era sempre uguale, ti sembrava
enorme anche se piccola, in poco tempo eravamo
sull’uscio del negozio e la sig.ra Giovanna ci aspettava
con i vestiti in mano, aveva fretta, ma disse, se oggi li
provate e c’è qualcosa che non va, portatemeli subito,
certo !!! Salimmo sulla range-rover sport e via avevamo
imbucato fuori paese una via stretta, una volta sterrata
ora asfaltata, strideva con la bellezza dell’ambiente, ma
era comoda, in pochi minuti eravamo nell’entrata della
tenuta, ci attraversò un fagiano prima a piedi , e quando
feci cenno di rallentare, si sollevò in volo, e nello stesso
tempo , emise un suono, co, co ,co non gli mancava il
fiato, qui i cacciatori non fanno fatica a prenderne uno gli
senti cantare quando volano, guardi mi rispose, quello che
sembra facile può essere più diffide!! Cavoli, dovevo
stare molto attento come mi esprimevo, con due parole
qui ti chiudono la bocca, pensai.. !! feci un sorrisino, e
non parlai più sino alla porta dell’entrata, della villa…
non era qualcosa di particolare, una semplice casa, molto
grande per le dimensione dell’epoca in cui vissero i miei
avi, ma a vederla adesso non faceva apparire nulla di
particolare, entrammo il primo salone, era volto molto alla
caccia, appesi alle pareti c’erano trofei di cervi enormi,
con palchi bellissimi, stambecchi, caprioli, cinghiali, non
mancava nulla riferita agli ungulati, ci accolse il gestore
del ristorante perché oltre all’azienda c’era sia il ristorante
53
che gli alloggi per chi si portava dietro la famiglia, o gli
amici…specialmente d’estate nel retro del fabbricato
c’era una zona relax con una bella piscina, e un prato
inglese lussureggiante, gli chiesi se potevamo pranzare,
un certo languorino si faceva sentire, chiesi a Davide hai
fame, e lui certo, moltissima….ci accomodammo nel
salone era rustico, alle pareti c’erano appesi dei quadri
raffiguranti momenti di caccia alle anitre, si vedevano
ritratti di setters e pointer e sempre cacciatori con un
fucile ed ai piedi delle grosse prede cinghiali cervi,
mufloni, inoltre in una bacheca avevano una serie storica
di coltelli sempre da caccia e una gigantografia
dell’apertura alla caccia nei primi novecento si potevano
contare le lepri superavano i cento animali, era per loro
motivo di orgoglio, pochi fucili e tanta selvaggina , disse
qualcuno alle mie spalle, ora ci sono tanti fucili ma poca
selvaggina, mi voltai, era un cacciatore seguito da alcuni
amici, disse dov’è Antonio il cuoco, voglio gustarmi una
bella fiorentina, chiesi cosa fosse al fattore, è una grossa
bistecca, ero abituato alle bistecche americane , quando le
metti a cuocere sembrano enormi poi cote sono un quarto
della dimensione originale, colpa degli ormoni, dicevano,
una fiorentina pesa mediamente da un chilo un chilo e
trecento grammi, deve essere di
mucca chianina,
rigorosamente con filetto la parte del filone delle braciole,
la vedemmo arrivare su un piatto di legno, al tavolo dei
cacciatori, e la divorarono assieme a della tagliata, carne
pure quella, per noi tutto era nuovo , quindi ci aveva
colpito con che avidità mangiavano quel pezzo di carne, e
lo accompagnavano con del chianti, allora ordinammo
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una fiorentina delle patate fritte le vidi passare e lo
sguardo di Davide non abbandonò mai quel piatto, oltre
dell’insalata, per il primo non prendemmo niente,
aspettavamo e nel contempo arrivò il cuoco Antonio, era
effettivamente un toscanaccio, se l’era presa con dei
clienti che poc'anzi se n’erano andati, ci son citrulli che
vogliono mangiare la fiorentina e quando la vedono sul
piatto che dà un po di sangue, te la rispediscono in cucina
perché la vogliono più cotta, bene queste persone prima
me l’hanno rispedita quattro volte, alla fine sono uscito e
gli ho detto se volevano una suola da scarpe,
immangiabile io gliela cucinavo tutta ma poi non
riuscivano nemmeno a piantarci il coltello, la fiorentina
va cotta in un solo modo, un bel fuoco, delle ceneri
ardenti possibilmente di rovere, vedere i ferri dove posi la
fiorentina rossi allora la puoi mettere sul fuoco, quando la
posi sulla parte superiore metti del sale grosso in
abbondanza, sarà la carne stessa a prendersi quanto gli
serve, poi la giri e fai la stessa cosa sul lato opposto, la
rigiri un’altra volta da entrambi le parti e la fiorentina è
cotta , nulla di più semplice disse Antonio, poi si avvicinò
al nostro tavolo, so chi siete voi, sono più di dieci anni
che lavoro in questa azienda, prima ero il cuoco dei
lavoratori, ora sono il cuoco del ristorante, eppure non ho
studiato, ma so fare i piatti tipici della toscana, grazie a
mia nonna, amavo cucinare con lei, la mia cucina è
conosciuta in tutta la Toscana ed oltre, vengono nel nostro
ristorante il famoso sciatore slalonista campione Alberto
Tomba, anche il Morandi famoso cantante, oltre che a De
Andrè figlio, vedrete che piatti che faccio, salutandoci,
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ritornò in cucina, il fattore intanto era ritornato dopo
esser passato di casa, gli chiesi: domani come saprà
vorremmo fare questa battuta al cinghiale, ma non ho
porto d’armi non si preoccupi, per questa volta troveremo
il modo, ma in breve se volete continuare a cacciare deve
essere in possesso del porto d’armi uso caccia, per il
fratello così giovane deve aspettare la maggiore età,
quindi i diciott’ anni, cercherò di inserirla nel prossimo
esame provinciale che ne dice, Si, certo, qui se non sei un
cacciatore da quanto ho capito non ti considerano un
uomo, arrivarono i piatti, con tutto quello che avevamo
ordinato, Antonio uscì pure lui, voleva accompagnare il
piatto, ci spiegò come andava tagliata la carne, e poi lo
fece lui stesso, erano bocconi enormi, sembravano cubi di
carne, quando la metti in bocca, disse il cuoco, senti che si
scioglie, altrimenti non è bona, era esattamente ciò che
avveniva, e ci guardava per carpire se ci piacesse quel
piatto, Davide con un paio di bocconi, disse, sono pieno,
mangio le patatine fritte, mangia ciò che ti senti di
mangiare, non devi sforzarti, no! No! Mi piace
moltissimo ma non ce la faccio più, avevo veramente
fame, comunque mi sforzai per finirla, era enorme, anche
per me, capisco perché i toscani sono grandi e grossi, e
arrivò proprio ad hoc la battuta …caro figliolo, tu hai del
sangue toscano, si vede dalla statura, ma ti mancava la
buona cucina, sembri un’attaccapanni sai quelli con il
bastone, troppo magro, devi rimetterti, in America, si
mangerà pur bene, ma sono troppo di corsa, lavorano in
posti lontani sia il marito che la moglie, poi i figli
sballottati in questo genere di vita assurdo, nel giro di
56
pochi anni l’amore svanisce e tutto finisce, c’è poi il
divorzio, molti sperano di costruire una nuova famiglia,
ripartono con una nuova famiglia, ma non si preoccupano
dei figli del primo matrimonio e pure gli altri sbalottati da
un luogo all’altro, mi domando che genere di vita è… noi
invece siamo molto più tranquilli nei rapporti affettivi e di
lavoro, l’ora di pranzo è per noi indispensabile per
incontrare attorno ad un tavolo tutta la famiglia, che si
trova unita non solo per il cibo ma per raccontarci gli
eventi della mattinata, e nel pomeriggio si riprende chi
con il lavoro chi con lo studio, alla sera si guarda poco la
televisione e solo se c’è un bel programma, poi a letto
presto pronti per il giorno successivo..vede la nostra vita
potrà sembrare monotona per un forestiero, ma guardi che
qui non ci annoiamo mai…ero arrivato al caffè, mentre
Davide non teneva quasi più gli occhi aperti, l’arrivo del
fattore con il commercialista, lo risvegliò, invitai a
sedersi vicino a me le due persone che aspettavo, mentre
chiesi alla cameriera di accompagnare mio fratello nella
camera da letto , per un sonnellino, si fece indicare dal
fattore la stanza che avremmo occupato, se lo prese per
mano, e parlando un po’ il francese riuscì a farli fare le
scale, dopo alcuni minuti ritornò dicendo che come aveva
visto il letto si era buttato letteralmente sopra e preso
immediatamente sonno, avevo chiesto la presenza del
commercialista
per
comprendere
come
stava
economicamente l’azienda, era un giovane sulla
quarantina, occhiali, vestito con giacca e gravata, capello
corto e ben curato, estrasse il suo computer portatile, e
iniziò a spiegarmi che l’azienda aveva trascorso alcuni
57
pericoli negli anni passati, non si sapeva che farne, riferito
alla proprietà questa cosa mi incuriosì , ma come fai a
sapere queste cose, visto che siamo quasi coetanei, si mi
rispose, io non potrei saperle, all’epoca ero poco più che
un’adolescente, ma allora era mio padre il contabile,
quando lo sostituii mi raccontò tutto ciò che era
indispensabile per avere una visione corretta di questa
proprietà e della sua gestione, in effetti su suggerimento
di mio padre e l’intuito del vostro nel progettare e
realizzare l’agro – venatoria, il comune non voleva
rilasciare le concessioni fu la testardaggine di suo padre e
le amicizie romane a far sì che tutto fosse risolto nel
migliore dei modi, ora l’azienda ha coperto tutti i debiti
contratti con le banche per l’opera realizzata, certo che
ora ci vorrebbe un po’ di marketing territoriale, guardi
modestamente lavoro in questo campo da anni , visto che
gestisco e ne sono proprietario al cinquanta per cento di
una nota azienda che produce calzature sportive, quindi se
questa è realmente la situazione domani nel primo
pomeriggio vorrei un’incontro con i direttori delle banche
con cui operiamo, per avere un’ulteriore panorama
economico-finanziario quante sono , guardi esattamente
sono tre, bene conto su di lei , rivolgendomi a Walter il
fattore, quanto durerà la battuta domani mattina, credo
che per l’una dovremmo aver finito, potremmo terminare
anche prima se lo vuole anche in dieci minuti riusciamo a
muovere un po’ di cignali, ma credo che ciò non sia
rispettoso per l’etica della caccia!!!..certo risposi !!
Domani ci vediamo qui dottore alle 16.00 il pomeriggio
lo trascorsi parlando con il personale, volevo conoscerli
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tutti, come ero abituato nella mia azienda tutti assieme
facciamo l’azienda e tutti dovremmo dare il meglio per
migliorarla, è ed era sempre la mia idea principale…rividi
il signore del bar l’amico del babbo, si stava accordando
con il fattore per l’uscita del giorno successivo, la nostra
battuta, non mi avvicinai li sentivo parlare su che ora era
meglio muoversi il giorno successivo, uno diceva le sei
l’altro le sette, quanti cani usare, chi doveva
accompagnarli, e da dove far partire i canai con la battuta,
alla fine accordarono il tutto, mentre io ed il cuoco
parlavamo di come aveva impostato la cucina i menù che
proponevano erano belli tosti..probabilmente la cucina
toscana utilizza molto le carni quale alimento base, poi le
paste, e qui disquisivamo sulla differenza tra questa e
quella emiliano-romagnola dove a farla da leone sono le
paste, condite in tute le maniere e poi i tortelen o tortellini
tipici romagnoli, le cose che si devono considerare nel
momento in cui avviene la preparazione di un piatto,
sono innanzitutto la qualità del prodotto e la sua
possibilità di essere consumato in un breve periodo di
tempo. Eravamo pronti per partecipare a questa battuta di
caccia. Io e mio fratello avevamo indossato i vestiti
acquistati qualche ora prima del negozio centrale di
Firenzuola, si stavano un po' stretti ma l'entusiasmo che
provavamo in quel momento cancellava ogni disagio
erano ormai giunti i canai con le loro mute varie composte
sia da cani segugi che da maremmani questi ultimi
particolarmente adatti alle mansioni di caccia agli
ungulati, salimmo sui fuoristrada per raggiungere il luogo
in cui avremmo partecipato alla battuta, il cielo era grigio
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e le nuvole si rincorrevano quasi un presagio per una
giornata che volgeva alla pioggia. Vidi mio fratello
Davide, che comunque era molto allegro e la sua
carnagione aveva cambiato aspetto non era più pallida
biancastra ma iniziava a prendere i colori naturali tutto ciò
mi rassicurava e dava gioia a questo immenso e
inaspettato piacere di essere fratello di qualcuno. Arrivati
sul posto aprirono, i cancelli fecero entrare in auto e iniziò
la preparazione alla battuta noi volevamo attendere
l'arrivo degli animali sospinti dai cani lungo una stradina,
non avendo ancora la licenza di caccia eravamo con un
esperto cacciatore. Dopo il suono della tromba che dava
inizio alla battuta, sentimmo i cani abbaiare prima
singolarmente e poi ad un'isodo sembravano un'orchestra
da camera ma la musica che emettevano ci faceva
sobbalzare il cuore.
Giungemmo così alla fine della giornata con alcuni
cinghiali abbattuti, noi sfortunatamente non avevamo
visto animali attraversare la nostra stradina quindi
avevamo partecipato ad alcun abbattimento. Da cosa a me
personalmente non dispiaceva anzi francamente ero
contento che le cose fossero andate in questo senso,
Davide comunque aveva assistito con molto interesse a
questa giornata particolare, le prime gocce d'acqua
scendevano copiose dal cielo creando una lieve nebbia
che oscurava alla nostra vista le montagne antistanti, ogni
tanto una folata di vento faceva correre più forte queste
nubi, ci sembrava di essere sospesi tra il cielo e la terra.
Raccolti i cinghiali abbattuti, gli trasportammo nel
mattatoio presso la casa di caccia. Io non volli assistere al
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loro scuoiamento,
mentre mio fratello aiutava con
entusiasmo tutte le fasi della lavorazione. Era arrivata
finalmente la sera, Manuela si era fatta sentire prima con
un messaggio, e successivamente con una telefonata, la
sua preoccupazione principale “non capiva cosa pensavo
di fare” dissi: “ che ne pensi di venire a Firenzuola,
potresti passare una settimana qui in Italia”….. Lei, con
un sospiro, rispose: “ verrei molto volentieri se non avessi
questi impegni che mi obbligano, a rimanere in ufficio
sino a tarda sera, amore mio, spero che con tuo fratello le
cose vadano bene, soprattutto per quanto concerne la sua
salute, ti amo con tutto il cuore, stai molto attento ci
sentiamo al più presto un abbraccio… la telefonata si
chiuse. Le cose non andavano poi così male, pensavo tra
me e sempre più, mi rendevo conto che l'amore per
Manuela stava sciamando, ero un po' arrabbiato con me
stesso perché altri non avrebbero esitato a sposare una
ragazza così bella, intelligente, ricca, famosa ma tutto ciò,
non contava assolutamente nulla. Volevo che la donna
della mia vita fosse una persona che per prima cosa mi
avrebbe fatto sobbalzare il cuore e capire soprattutto che
la mia vita non avrebbe avuto senso senza di lei. Se avessi
trovato questa donna, non avrei esitato un secondo per
chiederle di sposarmi. Ritornati a casa Davide mi
continuava a ripetere che aveva visto quegli enormi
animali correre e poi qualche ora dopo sul fuoristrada uno
sopra l’altro pronti per esser scuoiati gli dissi che quella
sera c’era una festa paesana a Firenzuola e volevo andarci
“ tu ce la fai “ gli dissi e lui faccio una doccia e andiamo ,
no gli risposi “prima fai uno spuntino” sapevo che la
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malattia lo aveva molto debilitato ma vedevo il suo viso
prendere un po di colore, come pensavo quel clima lo
aveva aiutato perlomeno era quello che pensavo… la
signora Bianca che era la moglie del fattore gli aveva
preparato un paio di tramezzini toscani, non li mangiò li
divorò, e dopo partimmo per il centro cittadino, la serata
era particolarmente tiepida e vedevo le nuvole che
lentamente prendevano un colore rosato dove il sole
tramonta, passai di fronte ad un’armeria e volevo
prendermi dei vestiti adatti sia per me che per mio fratello
ma non lontano dove avevo parcheggiato il fuoristrada
c’era una farmacia, chiesi a mia fratello se aveva ancora
delle medicine e lui rispose di sì, ma io avevo la ricetta
sempre dietro e la paura di terminarle prima mi fece
scegliere di entrare, non sapevo i tempi tecnici per poterle
avere quindi entrando sentii quel sibilo di un campanello
elettronico, di quelli che annunciano la presenza di un
cliente ,prima di me c’era un signore anziano che con la
sua corporatura copriva completamente la persona che lo
stava servendo, dalla dolce voce si capiva che era giovane
e molto gentile, aveva una riservatezza per quel signore
perché lo fece spostare e ci disse di attendere un minuto,
in quel preciso momento potei vederla, dentro di me dissi
“che bella” bionda, occhi azzurri, una carnagione molto
bianca un nasino perfetto le guance erano appena rosate,
ma capii che quel colore lo avevano preso perché l’avevo
guardata, e la mia presenza non le era indifferente , so di
non essere brutto, la mia altezza la mia corporatura
longilinea, i miei capelli ovviamente ereditati dalla madre
un po ricci e lunghi la mia carnagione olivastra per la
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lieve abbronzatura naturale che avevo preso in quei pochi
giorni trascorsi all’aperto , si avvicinò e mi chiese “in
cosa la posso servire” e un sorriso fece da
accompagnamento alla frase, “guardi prenderei tutto
quello che si trova in questa farmacia, per il suo sorriso
così bello ” sono sempre stato sfrontato con le donne e
questo mi aveva fatto conquistare alcuni cuori, ma questa
ragazza non apprezzò la mia battuta, guardi non sono qui
per divertimento sto lavorando, mi dica signore cosa le
serve….” mamma mia che schiaffo morale avevo preso,
“guardi le dissi, facendomi uscire dalla tasca interna della
giacca una ricetta medica “queste sono le medicine, che
dovrei ordinare per mio fratello, volevo sapere i tempi per
la consegna dopo la prenotazione proprio perché la ditta
produttrice è svizzera” e gliela posi con la mano destra,
lei la prese, la lesse e quel sorriso di cortesia che prima
aveva scomparve dal suo bel viso, guardò mio fratello
Davide e le vidi gli occhi bagnati, era sensibile, mi disse
mi scusi, tante volte entra qualcuno per semplice
curiosità, e magari fare il cretino senza motivo, perché
nel negozio c’è una donna, non si preoccupi ha
pienamente ragione, anch’io ho sbagliato, e me ne scuso,
ma sono pochi giorni che mi trovo in questa cittadina,
anche se la mia famiglia da parte materna è originaria di
qui, come mi rispose lei è originario di qui non è possibile
io sono nata qui e non l’ho mai visto, inoltre il suo
accento e il suo italiano sembra molto più americano, mi
sta prendendo in giro!!…che permalosa …con questa
donna devo stare ben attento a come parlo.. per fortuna
Davide mi tirò fuori da quest’empasse, dai andiamo
63
nell’altro negozio per acquistare il cappello da cacciatore,
la giacca e i pantaloni, mi scusi le dissi, devo accontentare
mio fratello, la devo salutare, ma sarei felice di poter
continuare la conversazione questa sera alla festa paesana,
io vengo se mi assicura che la trovo ...non so se è
fidanzata o sposata mi auguro di no, ma se non la trovo
comprendo di non invitarla più …non si preoccupi non ho
ne fidanzato ne marito, ma non so se questa sera esco..
quindi non le assicuro nulla. Uscimmo dalla farmacia e ci
siamo recati nell’armeria, avevano un negozio ben
rifornito e ci accontentarono ampiamente, siamo usciti
con tutto quanto avevamo preventivato di acquistare solo i
pantaloni erano rimasti in negozia per le dovute
accorciature della sarta, ma ci avevano assicurato che
l’indomani mattino avremmo avuto i nostri pantaloni
sistemati, proprio perché la moglie dell’armiere era una
sarta, pagai quanto avevamo acquistato e uscimmo, ormai
il sole era tramontato rimaneva un rosso intenso nel cielo
blue-nero del tramonto. Per riprendere il rang-rover
passammo davanti alla farmacia, e potei rivederla ma non
indugiai anzi proseguii senza dare troppo a vedere, mi
sentii osservato e la cosa non mi dispiaceva proprio per
nulla.. anzi.. nella casa della tenuta avevano già preparato
la cena, non avevamo parlato della nostra intenzione di
andare a cenare in paese, e per ciò ci scusammo con chi ci
seguiva nella preparazione dei pasti, avevamo una cuoca a
nostra disposizione una cameriera e il fattore che gestiva
non solo la tenuta ma pure quanto avveniva in azienda.
Dissi a mio fratello di muoversi se voleva uscire con me ,
ma dalla voce capii che per lui la giornata finiva lì, le sue
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forze lo stavano abbandonando per quella giornata, bene
gli dissi “domani sarà una giornata memorabile, andremo
a pescare qualche trota, che ne dici Walter il fattore, lui
annui con il capo era troppo occupato ad accendersi il
suo sigaro cubano, ogni sera ne accendeva uno e se lo
faceva durare per tutto il giorno successivo, mio fratello
mi disse salutami Valentina la farmacista come sapeva
già come si chiamava? Era molto sveglio, aveva parlato
con la cuoca, conosciuta come il giornale del paese, lei
sapeva tutto di tutti, mio fratello aveva parlato della lunga
conversazione che avevo trattenuto con la farmacista, e lei
aveva detto che i nostri nonni e i nonni della Valentina a
suo tempo erano molto amici, e avevano gestito nei primi
anni del novecento le vicissitudini del paese, essendo
all’epoca gli uni proprietari terrieri e avvocati mentre gli
altri erano notabili del paese e l’ultimo figlio di
quest’ultimi aveva sposato una farmacista che per loro
non era considerata di origini sufficientemente buone per
cui quel matrimonio non fu mai visto bene, ora la
pronipote che aveva circa una trentina d’anni, aveva avuto
molte proposte da dei giovani con buona posizione
sociale e culturale, ma non si era mai saputo di nulla su
eventuali storie d’amore, proprio perché viveva molto
riservata, e quindi di lei non si poteva dir nulla…Uscii,
quei discorsi non mi andavano, non mi era mai piaciuto
che qualcuno parlasse della vita di altre persone, pensavo
che era sufficiente che guardasse prima alla loro e forse
non rimaneva poi molto tempo per spettegolare su quella
di altre persone.. parcheggiai l’auto al solito posto, poco
lontano da dove nel pomeriggio l’avevo messa, andai
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lentamente verso lo stand gastronomico, non amavo
queste cose, ma dovevo in qualche maniera farmi
conoscere dai paesani, e ho ritenuto che in questo modo
avrei accelerato questa conoscenza, in effetti non
conoscevo nessuno, per fortuna che c’erano alcuni canai
che avevano partecipato alla battuta e vedendomi così da
solo, si avvicinarono per salutarmi e commentare la
battuta, queste persone amano talmente la caccia che ne
parlano dalla mattina alla sera, anche quando il periodo è
chiuso, allora si raccontano le vecchie storie in qualche
maniera assomigliano agli appassionati di calcio, sempre
a punzecchiarsi, sempre a commentare le varie partite, io
parlavo con loro e mi stupivo che in così poco tempo
riuscivo a comprendere la lingua italiana anche se ero
ancora bambino quando me ne sono andato per
l’America, e il confronto era sempre a favore del bel
paese, aspettavo sempre con ansia che da un momento
all’altro comparisse alla mia vista Valentina, ma più il
tempo passava più mi rendevo conto della mia illusione,
peccato pensavo sarebbe stata una bella conoscenza e una
bella
ragazza
con
cui
parlare………..sapevo
inconsciamente che mi sarebbe piaciuta ma non si può far
nulla contro il proprio destino, ed il mio era di non
conoscerla, allora la prossima volta che sarei andato in
farmacia dovevo far finta di nulla ritirare i farmaci di mio
fratello girare i tacchi e tornare a casa, avevamo terminato
la cena ormai molti iniziavano ad andarsene salutavano
più per educazione mista a curiosità, per me era molto
pesante sopportare questo via vai …tornato spesso con lo
sguardo nell’entrata dello stand, ormai ero deciso ad
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alzarmi e tornando a volgere lo sguardo verso l’uscita,
vidi questo angelo biondo avvicinarsi con passo deciso,
aveva un vestito azzurro con sfumature chiare, era
splendida e gli occhi azzurri sembravano studiati con il
colore del vestito in una sfumatura più chiara, ormai
l’avevo davanti a me, mi salutò baciandomi sulle guance,
che bello, quanto ero felice, le dissi di accomodarsi, ci
sedemmo vicini io mi sentivo quasi anzi sicuramente
imbarazzato mentre lei sembrava fosse sempre stata al
mio fianco, era tranquilla sorridente come l’avevo vista
nel pomeriggio e dialogava con tutti, conoscendoli ad uno
ad uno, lei dialogava aiutandosi con le mani, che erano
sempre aperte sintomo di una personalità disponibile
verso le persone con cui parlava, finalmente anche gli
ultimi se ne sono andati eravamo rimasti noi due, la
invitai ad andare nella caffetteria ancora aperta ormai si
erano fatte le tre, lei accettò entrammo nel bar erano
rimasti pochi clienti e tra questi un paio di coppie che si
tenevano la mano, e con l’altra si accarezzavano il viso
era un atteggiamento, un mondo di corteggiare una donna
che da molto tempo non vedevo, è molto romantico
pensai Lei mentre pensavo si era seduta vicino al
caminetto, le accompagnai la sedia mi ringraziò con lo
sguardo mi sedetti al suo fianco e guardandoci
prendemmo un te , non riuscivo a distogliere i miei occhi
dai suoi, qualcosa di forte mi attirava a lei, nelle vene
sentivo il mio sangue scorrere più velocemente, e nella
testa avevo perso la mia solita lucidità, mi ripetevo
“quanto era bella” la ascoltavo con molto interesse era
donna di una cultura immensa, si ripeteva che molto
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tempo libero lo trascorreva leggendo dei libri, di autori
della letteratura moderna, in questo campo ero una frana
non potevo entrare molto in argomento, poco tempo
dedicavo alla lettura, preferivo essere collegato con il
mondo, internet era la cosa che più usavo sia per lavoro
che per il poco tempo libero, quel poco che ultimamente
mi era rimasto, avevo trovato un fratello che non sapevo
d’avere, ero ritornato nella terra di mio padre e di mia
madre, nell’azienda di famiglia e avevo trovato per la
prima volta una ragazza che mi piaceva mi piaceva la sua
bellezza la sua cultura il modo di porsi, come aiutava la
gente era molto considerata in paese le era stato proposto
di entrare in politica, per aiutare l’amministrazione del
comune ma non voleva assolutamente schierarsi, era ben
conscia che qualsiasi scelta avesse
fatto avrebbe
scontentato l’altra metà del paese, tutti sapevano che era
di origini alto borghesi, con dei collegamenti parentali
nobiliari, ma lei non lo dava a vedere era umile, e la cosa
non mi dispiaceva, tutte queste considerazioni passarono
nella mia mente mentre prendevamo quel te, e ci portò
alle cinque del mattino, era ora di lasciare il locale, tutti
s’erano andati, eravamo rimasti solo noi due, anche il
proprietario era sparito probabilmente era andato a
dormire, lasciai presumibilmente il doppi e anche il triplo
più una cospicua mancia di quanto avevamo consumato,
così tutti mi dicevano che non assomigliavo per nulla alla
nobiltà generalmente tirchia, a me piaceva donare più che
ricevere, e i soldi per me non rappresentavano nulla di
importante, mi servivano come merce di scambio, non ne
ero assolutamente mai stato legato, anzi quasi gli odiavo,
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perché molti avevano rovinato la loro vita per possederne
quanti più potevano, si erano schiavizzati per qualche
soldo in più , e pensare che questa vita passa, siamo come
un fiore che oggi c’è ed è bello e domani appassisce e
muore non c’è più, oppure la consideriamo come una
passeggiata che ad un certo punto si interrompe, e
continuiamo la nostra vita con il padre celeste, ecco la
mia fede, mai avevo pensavo che con le proprie forze
possiamo risolvere tutto, ma gli avvenimenti che mi sono
caduti addosso, hanno permesso di avvicinarmi più
profondamente alla fede, attraverso la madre che perdona,
la madre che ti aspetta sull’uscio di casa quando fai tardi,
la madre che sta in ansia per te, si la madre celeste
“Maria” mi sono avvicinato a Lei oppure credo sia stata
Lei a cercarmi comunque sia da allora sono stato nei più
grandi santuari Mariani da Lourdes a Fatima ma mi
manca Medjugorie, sì questa località così conosciuta dal
popolo di Dio e non ancora riconosciuta dalla chiesa, con
la storia che l’accompagna la guerra Bosniaca e i famosi
segreti, che i sei veggenti comunicheranno sette giorni
prima che avvengano, sarà la prova che la Madonna e con
lei suo figlio Gesù effettivamente hanno scelto quel luogo
per farne un santuario alle porte del grande impero Russo
e del suo regime comunista che indicava la religione
come l’oppio dei popoli. Ora anche in quei luoghi la
libertà sia politica che religiosa, si è aperta al modernismo
forse sin troppo sfrenato, bisogna comprendere che uno
se da tanto tempo non beve alcolici perché gli sono stati
proibiti non appena lo lasci libero, la prima cosa che fa è
una grandissima sbornia, questo è ovvio. Con questi
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pensiero ero ritornato in azienda, avevo fatto un percorso
piuttosto lungo ero quasi arrivato a Firenze, tante volte mi
trovato per strada ed in macchina a percorrere dei
chilometri magari senza rendermene conto per poter
ragionare su argomenti che non avrei mai affrontato
stando in una camera , o in ufficio, io amavo concentrarmi
guidando, comunque arrivai e mi buttai letteralmente nel
mio letto, dormii sino alle 11.00 scesi dopo una doccia e
preferii non fare colazione ma attendere il pranzo,
chiamai la mia amica farmacista al telefono “ciao, come
va? Hai dormito bene? Le dissi, “certo, rispose…come
mai mi hai telefonato?...” volevo sentirti, volevo sentire la
tua dolce voce….ti dispiace? … inoltre mi chiedevo se
avevi impegni per pranzo che ne dici se passo a prenderti
e andiamo da qualche parte , io e te?....ci fu silenzio
dall’altra parte….un silenzio che mi fece pensare che
forse stava con me per compagnia o per farmi piacere ma
che magari lei non provava nulla verso di me…finalmente
rispose…guarda possiamo andare fuori ma per le quattro
devo essere in negozio, dimmi verso quale ora passo a
prenderti e lei per le tredici, benissimo…a dopo”
l’aspettai in auto quei cinque minuto prima dell’una, lei
usci dal negozio aveva ancora il camice bianco con quella
medaglia con la croce verde si avvicinò si tolse il camice
e lo depose nel sedile posteriore, si sedette accanto a me ,
e senza che me ne accorgessi mi dette un bacio sulla
guancia, che bella sensazione, non servivano tante parole
per capirci, con quel semplice gesto aveva dimostrato che
in qualche maniera non le ero indifferente non ero un
potenziale amico, anzi, ma capìì che la strada che stavo
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percorrendo era nuova e molto pericolosa è la strada che ti
porta al matrimonio, anni fa una cosa così l’avrei
liquidata con un pranzo un saluto e arrivederci, ma adesso
era un’altra cosa una parte di me che mi diceva stai
attento sbagli ti fai incastrare con le tue mani, sei cretino?
Non capisci proprio nulla, e l’altra che mi diceva è la
donna giusta per te, non ne troverai un’altra uguale in
tutta la tua vita, non vale la pena perdere un grande
amore, così grande, rischi ritrovarti ad accontentarti,
quando ora hai tutto. Mi stupivo sempre del fatto che
riuscivo a parlare e contemporaneamente a pensare tutto
ciò era normale per me, riuscivo a leggere un libro e nel
contempo ascoltare una persona parlare, potevo fare due
cose in contemporanea , era sicuramente un dono,
l’agriturismo che aveva scelto Valentina era tipico locale
a conduzione famigliare la conoscevano molto bene,
perché quando entrò la chiamavano per nome, “ ciao
Valentina, come mai sei qui’? le chiese probabilmente il
padrone …che rivolse immediatamente lo sguardo verso
me, avrà avuto circa cinquant’anni si vedeva che svolgeva
la propria attività all’aperto dall’abbronzatura che aveva
nel viso, occhi neri e capelli neri, e baffi neri, mi fece un
sorriso di compiacimento e mi disse ma io la conosco?
…no gli risposi.. non ci siamo mai visti…mantenevo
sempre
quell’accento
americano
pur
parlando
correttamente in italiano, e lui il suo viso non mi è nuovo
…sono certo di averla già vista ..da queste parti…ma
come si chiama.. gli dissi sono il nipote della contessa
Pina, ma certo ora ricordo quando lei era piccolo io e mio
padre frequentavamo l’azienda di sua madre in quanto
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collaboravamo nel taglio invernale del bosco, e nel
mantenimento degli animali,
portavamo loro ogni
mattino il cibo, oltre ad accompagnare dei cacciatori alla
battuta al cinghiale, mio padre grande cacciatore aveva
una bella muta di segugi e spesso venivano usati per la
girata, che bei tempi quelli , potevi stare tutto il giorno nel
bosco, a muovere cinghiali e non avevamo nemmeno i
soldi per prendere del pane, ora che invece abbiamo tutto
non ci accontentiamo mai, comunque posso dire che lei
assomiglia anzi direi è la controfigura del suo povero
padre, pace all’anima sua, gran brava persona era sempre
disposto ad aiutare chiunque glielo chiedesse e tutti gli
hanno sempre voluto bene, cosa rara tra le famiglie nobili
di allora, lui era sempre gentile e cordiale con tutti, e guai
se qualcuno si permetteva di dire qualcosa su di lui, era di
una correttezza unica, .scusate se mi sono dilungato vi ho
lasciato libero un tavolo nella veranda, vi va bene?... certo
rispose Valentina è proprio quello che speravo sentirmi
dire, e rivolgendosi a me, vedrai un panorama
mozzafiato.. effettivamente la posizione del tavolo
permetteva di vedere molto lontano era panoramica,
riuscivi intravedere dei paesini arroccati su delle cime, e
tutto attorno un verde rigoglioso di boschi che lasciavano
ad un certo punto intravedere le rocce e sempre più sù
vedevi la neve, e con essa delle nubi di vetta, che le
facevano scomparire e ricomparire, vi piace il panorama
disse Pietro così si chiamava il proprietario, certo
rispondemmo, e subito guardandoci negli occhi la nostra
espressione si trasformò in un sorriso, sonoro, al quale si
aggiunse l’oste, certo l’oste aveva tutti i requisiti per
72
essere un bravo cuoco, aveva una grossa pancia che a mio
parere era sintomo che amava mangiare e probabilmente
mangiare bene, avrei per primo dei maltagliati al tartufo e
funghi per secondo una fiorentina patate e verdure e per
dolce del tiramisù fatto da Lucia mia moglie, vi va
bene?... era la prima volta in vita mia che non c’era alcuna
scelta, o questo e salti il pranzo…non c’era alcun menù
tutto era fatto ed impostato per una sana e pesante cucina
toscana quella di una volta, gli dissi che dopo pranzo se
aveva della legna da tagliere mi sarei fermato volentieri, e
quello mi sarebbe servito per digerire un tale pranzo,
Valentina disse guarda Pietro non per offenderti anzi ti
ringraziamo ma vorremmo mangiare solo un primo e
possibilmente la metà dei piatti singoli che fai, ma voi
non mangiate niente, ci rispose, e lei insistendo disse vedi
non facciamo la tua stessa vita, noi al massimo alziamo
una penna ho un mouse e l’eccesso di calorie ci fa solo
ingrassare, e lo sai quante medicine prendi perché mangi
troppo ogni settimana ne prendi un carrello nella mia
farmacia, devi stare attento anche tu …sei ancora giovane,
e inoltre hai dei figli minori che vanno a scuola, non
rischiare la vita…signorina lei è sempre così perfetta, che
mi impressiona.. va bene vado da Lucia le spiego il menù
e torno, finalmente eravamo soli…bene le dissi…come è
andata stamani, guarda la giornata è iniziata molto
lentamente, non riuscivo ad alzarmi, in effetti era da
tempo che non rimanevo fuori alla sera così a lungo, che
sia per la compagnia ? le dissi…probabilmente
sì….rispose.. ma volevo sapere una cosa da te.. dimmi
…ci siamo visti poche volte, ma queste poche volte ho
73
sentito dentro di me che la cosa di vederci mi piace
sempre più, ma non vorrei illusioni e quindi vado al
dunque , non voglio storie con uomini sposati, e o
fidanzati, di te non so assolutamente nulla, so che mi
interessi e spero che la cosa sia reciproca, ma il passaggio
alla fase successiva lo voglio ponderare bene, ..scusami se
sono franca ma così io vedo le cose della vita, …cavoli
pensai.. che tosta …e pensare che mi sembrava fragile ,
quasi da tenere protetta e invece senti che grinta, ..ben
anch’io voglio essere onesto con te, è vero non sono
indifferente alla tua bellezza, da subito è la prima cosa
che mi ha colpito, ma la cosa che più mi piace di te e la
tua cultura la semplicità che hai nell’esporla, senza darne
peso agli altri, sono loro stessi che se ne rendono conto, e
ti apprezzano per quello che sei, …anche quando come
ora sei estremamente diretta non giri attorno alle parole o
alle frasi vai al punto …per quanto concerne la mia vita
privata posso dirti che non sono sposato, ho un’azienda in
America con un socio che per ora la sta facendo
funzionare al meglio, e certo ho una fidanzata, da molto
tempo, è un’americana, ma i nostri rapporti sono sempre
stati cordiali perfetti, ci siamo messi assieme perché gli
amici ci dicevano che eravamo fatti l’uno per l’altra, ci
siamo anche amati, per un certo periodo poi è entrata la
routine, per lei la carriera è molto importante, e quando ho
saputo di avere un fratello sono partito per l’Austria e
credo che allora senza dirci nulla, le nostre strade si siano
separate, ogni tanto ci sentiamo al telefono, ma nessuno
dei due ha intenzione di prendere un aereo per
raggiungere l’altro/a ..questa in poche parole la mia vita
74
sentimentale… e la tua?... sino alla laurea in farmacia non
volevo storie sentimentali, c’era stata qualche piccola
relazione con un ragazzo universitario ma durata
pochissimo, terminati gli studi e iniziato il lavoro nella
mia farmacia di famiglia, ho iniziato a frequentare un
ragazzo che aveva uno studio legale in centro, ma dopo
qualche mese scoprii che aveva una relazione con la sua
segretaria, …ma come ci riuscisti…io non ne sarei in
grado…l’hai pedinato.. no non serviva in paese come vedi
mi vogliono tutti un mondo di bene, e la donna delle
pulizie conosceva mia madre e mio padre una mattina si è
presentata a casa mia dicendomi che doveva dirmi una
cosa importante… la feci entrare ci accomodammo in
salotto e lei iniziò dicendomi che aveva sentito che mi ero
fidanzata con l’avvocato Mattia, certo sono alcuni mesi
che ci frequentiamo anzi si ricorda che domenica ci siamo
incontrati in centro, mi sembrava lei ..disse.. le devo dire
una cosa che non le farà piacere, ma lo devo in memoria
della stima verso i suoi genitori, mi dica…ieri sera sono
andata in ufficio dell’avvocato per fare le pulizie in
genere ci vado alla mattina presto, ma poiché alla mattina
dovevo essere a Firenze per un incontro testamentario, ho
anticipato alla sera il mio lavoro, e come saprà ho le
chiavi dell’ufficio bene.. sono entrata tranquillamente …e
mi sono recata nello studio dell’avvocato…e nella
poltrona ho visto sia lui che la sua segretaria avvinghiati e
seminudi, non si sono accorti minimamente della mia
presenza e lentamente cercando di fare il minimo rumore
sono uscita, la scelta era di tacere o dirle la verità,
onestamente avrei preferito tacere, ma la mia coscienza
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non mi lasciava in pace, allora, mi sono fatta forza e le ho
raccontato tutto, la ringraziai, ma il mio cuore era
lacerato, e l’accompagnai alla porta. Non ho mai pianto
così tanto…l’ho chiamato al telefono dicendogli e
augurandogli una bella vita famigliare con la segretaria
…non l’ho più rivisto e dopo qualche mese ha trasferito il
suo ufficio a Firenze, da allora più nessuno ho voluto
avere vicino …molti ci hanno provato.. ma nulla…per
vari motivi non mi andava nessuno.. ora sei arrivato tu un
americano di origine italiana, non voglio stare male
un’altra volta.. allora ti chiedo di vedere in profondità il
rapporto con la tua fidanzata e poi ci sentiamo se lo
ritieni …non voglio storie …voglio una famiglia…cavoli,
le dissi, non vai per il sottile, non giri certamente attorno
al problema, ne vai direttamente al cuore, sono fatta così,
prendere o lasciare, i maltagliati con tartufo e funghi
erano buonissimi, ma i discorsi intavolati non mi
lasciavano indifferenti, mai nessuna donna mi ha parlato
così sinceramente, e mai mi ero espresso anch’io così ci
conoscevamo da poco ma era come se ci conoscessimo
da sempre, sentivo che la mia vita sarebbe cambiata ma
stava a me sceglierla o perderla , non c’era via di mezzo,
o tutto o niente, le americane erano diverse, loro
coglievano l’attimo e via, qui tutto era ponderato, tutto era
basato su una costruzione famigliare, rapporti duraturi,
impegni per la vita, parole grandi ma concrete, parole che
erano pietre su cui costruire una casa, mia madre spesso
mi ricordava la mia origine Cristiana, nella parabola della
costruzione della casa che solo se costruita nella roccia
poteva resistere ma se costruita sulla sabbia sarebbe
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durata poco, per questo che con la bella ragazza
americana, non ci passava nemmeno per la testa di parlare
di matrimonio, figli, casa, tutto si svolgeva nell’ambito di
due vite parallele, quando c’era bisogno ci cercavamo, ma
tutto finiva li, magari qualche fine settimana assieme ma
nient’altro, nulla di più ora mi trovo a pensare di chiudere
quel rapporto che fino a ieri mi andava benissimo e
aprirne uno nuovo ma con aspettative chiare e
completamente diverse, non dormii tutta la notte, quel
pranzo si era concluso anche con un piccolo bacio, che
non lasciava nulla di nascosto, ci piacevamo moltissimo e
sapevo in cuor mio che lei era la donna della mia vita,
l’altra metà della mela, ma come dirlo all’americana?...
intanto la chiamo, pensai… feci il numero e poiché era
ancora buio pensai che in America era ancora giorno, la
trovai casualmente, come stai?...mi riconosci…e lei certo
amore mio, era una frase fatta, nulla o poco centrava
l’amore, ma eravamo abituati ad essere cortesi e la cosa
faceva somigliare ad un vero rapporto, che non era
effettivamente
mai
iniziato,
ero
più
legato
sentimentalmente a Valentina che non a……Manuela,
ma così stavano le cose…ti vorrei dire che mi manchi
…anche a me amore, mi rispose, quando vieni in Italia a
trovarmi, guarda per il momento non mi è possibile
eventualmente quest’estate, ma non ne sono certa, capii
che dovevo dirle qualcosa, sai credo che la nostra storia
stia terminando, anche se ci vogliamo un mondo di bene,
mi sembra che le strade si stiano dividendo, ….e lei forse
hai ragione….direi che dovremmo prenderci del tempo,
la famosa pausa di riflessione?? …certo mi rispose…be’
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non serve che quest’estate tu venga in Italia, ci vedremo
quando rientro, e quando pensi di rientrare, quando mio
fratello sarà completamente guarito…allora direi che
possiamo lasciarci liberi certo.. le dissi…e buona fortuna,
ci lasciammo con queste parole, che chiudevano anni di
nulla, non avevamo costruito nulla e nulla avevamo
ottenuto da questo rapporto, coscienti che la cosa migliore
per entrambi era finirla lì.
E ora?...mi dissi…prendiamoci qualche giorno, vado a
pesca con mio fratello Davide, che da qualche giorno che
non lo vedevo, uscii in cortile dell’azienda erano arrivati i
fornitori, per il ristorante mentre nei magazzini vedevo il
fattore che si spostava da uno all’altro, aveva il solito
sigaro cubano, e gesticolava probabilmente anche
sbraitava ma la lontananza non faceva arrivare i suoni
della sua voce possente, sarebbe stato un buon tenore,
tutti lo temevano, era in grado di mandare a casa chiunque
non facesse come lui voleva, e non posso dire nulla su
come andava la fattoria, economicamente le cose
andavano bene, lui riusciva a garantire lavoro a centinaia
di persone, non lavorava in proprio ma amava talmente il
suo lavoro che l’azienda la gestiva come fosse di sua
proprietà, quando trovi queste persone che sono corrette e
qui sta l’intuito del grande imprenditore, non devi mai
perderle, attenzione che comunque non devono essere
persone che si arricchiscono sfruttando gli altri, per fare
bella figura con i proprietari, questo mai , devono essere
un’unica cosa con gli altri dipendenti, anzi un leader si
considera tale quando sono gli altri a riconoscerlo, sono
gli altri dipendenti che vanno da lui a chiedere cosa
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devono fare e in che modo, e lui deve avere la capacità di
fare sempre scelte ed indicazioni corrette anche se a volte
può sbagliare essendo anche lui una persona umana,
arrivai ai magazzini e i produttori di mangimi per gli
animali selvatici avevano appena consegnato la merce, ma
Walter continuava a dire che non gli avrebbe pagati se
prima non avesse visto gli animali mangiare quei prodotti,
avevano cambiato da poco la linea e preparato dei
mangimi innovativi che oltre all’alimentazione servivano
come vaccino, di queste cose poco ne sapevo, li salutai,
vidi Davide venirmi in contro, ciao, fratellino come
stai?...benissimo fratellone, ieri non ti ho visto per tutto il
giorno, ho trovato un amico con cui giocare, lui conosce
perfettamente tutta la zona, mi ha già fatto vedere dove
nidificano le anitre, i fagiani e da lontano fuori dai recinti
dei cinghiali abbiamo visto una scrofa con i cuccioli, non
gli avevo mai visti, hanno la schiena punteggiata, sono
marrone chiaro, quasi, nocciola, che belli, quando ci
siamo avvicinati alla rete una grossa femmina si è
avventata addosso alla rete, per fortuna che eravamo fuori
dal recinto, e come si chiama questo tuo amico..?
Nicola.....poi deve venire mi ha procurato una bicicletta
andremo con sua madre a fare un giro, bene, ma tu come
ti senti?.. benissimo, guarda che domani andiamo dal
dottore del paese voglio conoscerlo.. ma soprattutto
voglio che ti conosca… e magari una volta alla settimana
venga qui a trovarti… che ne dici?...certo
fratellone…correva verso l’imbocco della stradina stava
arrivando il suo amico, e l’aveva visto prima di me…con
lui la madre, a grandi linee avevano la stessa età o
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sbagliavano di poco, si avvicinò e allungò la mano per
presentarsi cosa che feci anch’io, buongiorno mi disse mi
chiamo Nicola ho undici anni e sono l’amico di suo
fratello, miseria che personaggio pensai, piacere mi
chiamo Renzo sono il fratellone di Davide ..dove state
andando, o meglio dove hai intenzione di portare Davide,
vorremmo fare un giretto per l’azienda, signore…lascia
stare signore…mi chiamo Renzo e così puoi chiamarmi
perché tutti gli amici di mio fratello sono amici miei
quindi tu pure lo sei, ricordati di non fare salite troppo
ripide e con grande pendenza per non affaticarvi troppo,
nel contempo era arrivata anche la madre di Nicola la
signora Paola, che mi disse presentandosi, io sono la
maestra del paese, e mio figlio finalmente ha trovato un
amico coetaneo è ben difficile ora trovare dei giovani
ragazzi che giocano assieme tutti hanno impegni scuola,
piscina, calcio, equitazione, ecc… nessuno più sa giocare,
nessuno sa costruirsi ed inventarsi giochi, che brutto,
spero non le dispiaccia se mio figlio viene qui a giocare
con suo fratello, assolutamente no anzi trovo la cosa
perfetta, così potrò dedicami di più all’azienda, le allungai
la mano e le dissi a presto signora Paola, li vidi partire
fischiando e cantando ero felice per il mio fratellino.
Passarono alcuni giorni e una mattina il sig. Walter arrivò
correndo nella zona bar del ristorante, buongiorno ci
disse: ” scusatemi se vi disturbo ma è successo qualcosa
di grave nel primo recinto, un lupo era riuscito ad entrare
nel corridoio della doppia recinzione e gli uomini che
collaborano con me come l’hanno visto lo hanno ucciso,
sono andato a vedere era una femmina e da ciò che ho
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visto probabilmente stà allattando dei lupacchiotti, cosa
dice che dobbiamo fare? Se avvertiamo la forestale,
probabilmente viene fuori un casino, lo sappiamo ora in
cinque, e tutte persone fidate, non saprei risposi.. bene
disse Walter se fossi in lei seppelliamo la lupa e tutto
finisce li, e Davide e per i cuccioli di lupo, be senza la
madre probabilmente in un giro di qualche giorno
muoiono , non lo voglio, sbraitò Davide no non voglio
che muoiano…non c’è altro da fare disse il fattore…no
non voglio, non voglio ripeteva sempre più forte il mio
fratellino, cavoli dissi, bene seppelliamo la lupa ed
andiamo a cercare i cuccioli, c’è qualcuno esperto in
questo , sì disse Walter conosco un cacciatore di pelli,
credo che vada ancora di nascosto ad abbattere dei lupi
per venderne le pelli a rinomate pelliccerie, provo
sentirlo, se riesce a darci una mano, lo chiamò al
cellulare, se andiamo a prenderlo ora è molto probabile
che riusciamo a trovare il nascondiglio della cucciolata,
ma dobbiamo sbrigarci prima che tutti si muovano, perché
andrebbero a sporcare la scia di odore lasciata dalla
lupa…. bene dissi andiamo, presi le chiavi del fuoristrada
e partimmo, eravamo in tre io Mio fratello e Walter in
quindici minuti eravamo a casa del bracconiere due grossi
cani segugio alla catena ululavano la casa era vecchia e
mal ridotta, e l’uomo sembrava quello delle caverne, ci
presentammo e prese un cane dalla catena lo infilò nel
mio fuoristrada e partimmo alla volta del recinto, gli
uomini avevano caricato la lupa su un fuoristrada pick-up,
il bracconiere fece scendere il suo segugio dalla mia auto
lo alzò sopra il pick-up e il cane si mise a morsicare il
81
pelo della lupa, e ad annusarla, lo fece scendere e con una
corda lunga una decina dimetri iniziò la ricerca, per prima
cosa ci portammo all’esterno della recinzione, ed il cane
intuì subito dove era passata la lupa, ed iniziò la risalita
del cane, sapeva e aveva trovato la strada da dove era
scesa la lupa e la stava ripercorrendo al contrario,
attraversammo boschi, prati, e ancora boschi e boschi
finalmente all’interno di quest’ultimo ci siamo avvicinati
ad un tronco enorme di quercia che al suo interno era
scavato e li sentimmo dei piccoli rumori, piccoli suoni,
erano i cuccioli gli avevamo trovati, ora qualcuno doveva
entraci, Walter chiamò al telefono uno dei suoi uomini
indicò esattamente il bosco e la zona gli disse di prendere
una sega a scoppio di quelle grandi con le lame più
lunghe e di venire al più presto, nel giro di quindici
minuti due uomini erano arrivati con il loro fuoristrada, il
cane era stato legato da un tronco e caricarono le
motoseghe di olio e benzina e iniziarono a tagliare il
tronco, il legno era duro ma ci riuscirono ora bisognava
spostarne la metà e non pesava poco, presero delle corde
che avevano dietro, le legarono al tronco e poi al
fuoristrada sul gancio traino, e lentamente ma
inesauribilmente il tronco si divise in due, i cuccioli erano
fermi a cinquanta centimetri dal taglio, e non si erano
spostati minimamente poiché erano alla base del tronco
ferma ancora con le radici nel terreno, bene si infilarono
dei guanti in cuoio perché avevano paura, arruffavano il
naso, e quasi ringhiavano erano due avranno avuto un
mese, molto piccoli, li presero e li trasportammo
dall’unico veterinario del paese, grande cacciatore, che
82
come li vide disse e di questi che ne facciamo? … gli
diamo alla forestale…no disse Davide li tengo io, non è
possibile rispose il veterinario non si possono tenere dei
lupi in cattività e questa volta intervenni io, e chi lo dice,
sono lupi nati nel mio terreno e quindi sono di mia
proprietà come di proprietà di mio fratello e quindi ce li
teniamo…certo non era facile far amare dei lupi a dei
cacciatori, era praticamente impossibile come fare andar
d’accordo un una volpe con una lepre impossibile primo o
dopo la lepre ci lascia le penne, ma volevo essere un
corpo unico con mio fratello, anche a costo di andare
contro ogni etica naturale, dissi a Davide ci teniamo i lupi
ma tu ne sei il responsabile, tu gli porti il cibo, certo non
preoccuparti mi disse, bene risposi. Dovevamo trovare un
luogo dove nascondere questi due animali, avevamo un
garage poco utilizzato adiacente la fattoria lì si potevano
mettere i lupi ma dovevamo adattarla non per ora ma per
quando sarebbero diventati adulti, Walter conosceva un
impresario edile e con lui venne concordato di costruire
una recinzione in ferro battuto, con una porta centrale che
si chiudeva con un lucchetto, bene nel gironi qualche
giorno il lavoro fu iniziato e terminato, i lupi avevano il
loro posto, l’unica cosa che Davide doveva tenere ben a
mente era di non avvicinarsi ad animali quale cavalli
asini, e quant’altro essi avevano una paura talmente forte
che sembravano impazzire, ci capitava spesso di mettere a
lavare i vestiti di Davide che erano impregnati dall’odore
dei lupi e se qualcuno a cavallo passava di lì il rischio che
venisse disarcionato era pari al cento per cento, tutti
scendevano al volo dal cavallo e non comprendevano
83
perché l’animale aveva preso quell’atteggiamento,
sembravano quasi impazziti, e allora Walter usciva dal
suo ufficio e magari gli diceva vendi quel cavallo e fanne
tante bistecche perché non vale nulla, lui si divertiva
soprattutto con quelli che sapeva bene, avevano investito
molti soldi su quel cavallo, come se la rideva sotto i baffi,
e qualche volta era riuscito anche a comperare qualche
cavallo in questo modo, pagandolo quattro soldi e poi
rivendendolo a molti di più, erano cavalli con un pedigree
lungo chilometri, e lui si sapeva come fare conosceva
perfettamente gli animali, iniziava ad amare i lupi i mesi
passarono e i lupi erano diventati fisicamente adulti,
bellissimi, avevo scoperto che alle volte Davide entrava
nel loro recinto per alimentarli e giocava con loro, lo
coccolavano e lo proteggevano, non aveva detto a
nessuno a scuola dell’esistenza dei lupi, anche se in paese
le voci circolavano della presenza di lupi in azienda la
cosa era circoscritta, andavo spesso anche dall’amica
farmacista e tra noi la cosa fu chiarita una sera la invitai a
cena nella nostra azienda eravamo solo noi due, mio
fratello era fuori a casa dell’amico Nicola, così avevo
fatto preparare una cena per due bastava solo passare in
forno il cibo, lei arrivò scese dalla sua auto era sempre
bellissima, e mi faceva sempre sobbalzare il cuore,
perdevo la lucidità per qualche decimo di secondo, ma la
presi per mano l’avvicinai a me e le detti un bacio sulla
guancia, sussurrandole all’orecchio ben arrivata, lei era
fredda dall’emozione e questo mi faceva enormemente
piacere, entrammo in casa, ci spostammo nella zona
ristorante il tavolo era preparato e perfetto, l’accompagnai
84
alla sedia e gliela posi perché si sedesse, aveva un vestito
che lasciava ben vedere le sue belle gambe perfette, quasi
atletiche, mi sedetti affianco e le porsi il primo piatto lei si
alzò e mi servì, dicendomi che non poteva fare
diversamente non era abituata ad essere servita se non al
ristorante ma poiché questa era una cena famigliare lei
voleva assolutamente distribuire le vivande, poi si
risedette e iniziammo sia a mangiare che a dialogare, più
che mangiare effettivamente mi resi conto che parlavo, le
ho raccontato della telefonata tra me ed Manuela, la
comune decisione di lasciarci, ed ora ero libero di
frequentare una donna, intravidi nel suo sguardo un filo di
compiacimento, che subito svanì, mentre per quanto lei
mi aveva chiesto non ero in grado di darle una risposta
proprio perché non avremmo avuto più modo di
incontrarci, allora mi ero deciso affrontare l’argomento
assieme e approfonditamente e questa sera era quella
adatta, guarda le dissi per essere franco tu mi piaci
moltissimo, non avevo sin’ora mai pensato ad un
matrimonio, ma mi ero prefissato l’idea che se avessi
trovato la persona adatta non avrei rinunciato a ciò, credo
di essere molto preso da te, questo però non vuol dire
nulla ora ci piacciamo e probabilmente spero la cosa
continui, detto ciò, spero tu sia d’accordo con me di
vedere di
continuare la nostra relazione, magari
approfondendola, lei si girò mi pulì le labbra con un
fazzoletto e mi baciò non avevamo probabilmente toccato
nessun cibo sentivo il gusto di menta ma sentivo pure che
il mio corpo fremeva, e la cosa era sicuramente reciproca,
la presi per mano lasciammo il tavolo salimmo nella mia
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stanza e iniziammo a spogliarci reciprocamente, era
perfetta la sua carnagione riluceva alle luci soffuse i suoi
occhi azzurri come il mare mi facevano impazzire, la sua
bocca bellissima da baciare continuamente, facemmo
l'amore come non mi era mai successo nella mia vita, e
poi ci addormentammo abbracciati, lei era girata di fianco
ed il mio braccio l’avvolgeva, eravamo tutt’uno, e così
alla mattina ci svegliammo verso le sette rifacemmo una
doccia, e ci vestimmo scendemmo al ristorante assieme
come fosse una cosa normale, ci sentivamo molto
osservati, anzi tutti erano quasi imbambolati, il cuoco mi
chiese se volevo una pastasciutta, era in tilt la barista, non
faceva altro che osservarci, con un sorriso stampato in
viso da orecchio ad orecchio, le cose andavano per noi
benissimo, terminata la colazione lei voleva prendere la
sua auto e rientrare in farmacia, non ne ero capace di
lasciarla, le dissi ti porto io al lavoro, presi il fuoristrada
aprii la portiera e lei salì, per arrivare in paese ci volevano
cinque minuti, ma alla curva dell’entrata in azienda c’è un
piccolo boschetto, lì mi fermai per darle un bacio, e le
dissi che l’amavo, lei rispose anch’io. La lasciai di fronte
alla farmacia anche lì gli sguardi erano sempre su di noi,
ma non me ne fregava assolutamente nulla, ne a me ne a
lei. Il ritorno fu bellissimo tutto quello che vedevo era
bellissimo, tutto era perfetto, e pensavo quanto sono brevi
questi momenti di felicità, ma sono sicuramente intensi,
arrivai in azienda e la cameriera si fece avanti dicendomi
che voleva parlare con me, la mia paura era che sparlasse
delle farmacista, ma non era questo lo scopo del volermi
parlare, mi disse ho trovato qualcosa di strano nella
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camera di Davide, come qualcosa di strano, che cosa di
strano?... Si spieghi meglio, ho trovato nascosto una
serie di fazzoletti bagnati di sangue, volevo dirglielo
questa mattina presto quando è sceso dalla sua stanza ma
non era da solo, e quindi ho aspettato che lei tornasse dal
centro, la ringrazio, le dissi, chiamai la cucina e chiesi se
avevano visto mio fratello, certo risposero sta qui di
fronte a noi sta facendo colazione bene dissi, appena
termina ditegli se può raggiungermi in ufficio, arrivò
dopo una decina di minuti, dimmi fratellone andiamo da
qualche parte? …no non andiamo da nessuna parte,
perché non sei sincero non mi dici la verità, quale verità?..
spiegami come mai hai dei fazzoletti bagnati di
sangue?...nella tua camera?.. chi te lo ha detto ..non ha
importanza chi me lo ha detto devo sapere da dove viene
quel sangue, delle volte tossisco e mi esce ma non ho
male io sto bene….cavoli… e me lo dici ora e se non lo
scoprivo non mi avresti detto nulla, ti sembra
corretto?...iniziò a piangere....ho paura che per questo mi
porti in ospedale non voglio tornare in ospedale voglio
rimanere qui, preferisco morire qui che in ospedale…ma
cosa dici…non puoi morire …bene ora telefono in Austria
al Dr. Smitt quello che mi ha dato il suo cellulare, voglio
sentire che mi dice....il numero era 333…. fatto squilla mi
rispose immediatamente, buona sera Dr. Smitt ..la
disturbo perché mio fratello ha iniziato a tossire sangue,
io non so cosa fare, guardi le prescrivo via e-mail il
farmaco tampone ma nei prossimi giorni deve venire da
noi per un controllo dobbiamo capire a che punto siamo,
solo con una risonanza magnetica potremmo
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comprendere, va bene mi mandi a questa e-mail
renzo…@yahoo.it bene, lo faccio subito, e domani si
procuri i farmaci, guardi dottore se me lo fa avere in breve
la farmacista che è mia amica e potrà ordinare le
medicine, anzi parto già con la macchina e aspetto in
farmacia l’e-mail, a presto, grazie…presi l’auto e andai in
paese, ma prima ringraziai la cameriera per la cortezza nel
svolgere il suo lavoro, e come aveva ben gestito, trovai
Valentina che nel retrobottega controllava le scorte e
preparava una lista di ordini, mi sorrise ma si bloccò
aveva intuito che qualcosa non andava, le raccontai tutto
lei disse hai il nome del farmaco? No dovrebbe arrivarmi
un’e-mail e sentii il cellulare suonare, prese una penna e
riportò quel nome, che era stranissimo quasi
impronunciabile, telefono’ al suo fornitore rispose:” per
domani mattino hai il farmaco ma guarda che costa caro,
dillo al cliente andremo su mille euro” e lei va bene
disse, nessun problema. Aspettai che chiudesse il negozio
e la riportai in azienda prima però ci fermammo nella sua
casa a prendere dell’abbigliamento ormai non volevo più
starle lontano, e questa sera avremmo guardato in internet
i principi attivi della medicina ordinataci, e lei
ovviamente ne sapeva molto più di me, e volevo stare con
lei di nuovo, l’amavo e volevo amarla, cenammo assieme
io Walter, sua moglie Bianca il cuoco e la sua compagna,
mio fratello, con i lupi si accucciavano uno da un lato e
l’altra dall’altro lato della sedia, sapevo che non erano
aggressivi ma facevano certamente paura anche solo il
loro sguardo poteva intimorirti, ma erano giocherelloni
anche se Walter aveva sempre con se una pistola carica,
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per qualsiasi evenienza, Valentina entrando salutò
cordialmente tutti, la tavola era imbandita, e questa volta
non riuscivamo molto a chiacchierare, come si dice l’aria
potevi tagliarla con il coltello Walter raccontò come la
giornata era stata proficua per l’azienda in quanto nel
pomeriggio erano arrivati dalla svizzera un gruppo di
ristoratori con al seguito mogli e figli per passare alcuni
giorni di caccia e relax con la famiglia al mattino erano
già entrati in battuta e avevano chiesto a chi cacciava ed
era già nel recinto più grande di partecipare con loro agli
abbattimenti e che qualsiasi animale avessero abbattuto lo
avrebbero pagato loro, la caccia nei recinti è a pagamento
e ogni cinghiale viene pagato a pezzo e il loro prezzo
varia solo per le dimensioni del cinghiale da un minimo di
600,00 euro ad un massimo di 1.500,00 sempre se
parliamo di cinghiale e nient’altro, se passiamo a mufloni,
cervi e daini le cose cambiano notevolmente in quel caso
viene valutato il palco (sarebbero le corna) più grandi
sono più l’animale è vecchio e più valgono, e li le cifre
sono importanti, bene tornando a noi questa mattina sono
stati abbattuti una cinquantina di cinghiali stanno ancora
ultimando lo scuoiamento, tra un’ora penso abbiano
terminato, le mezzene verranno congelate e un camion
frigo passerà in settimana proveniente dalla svizzera per
ritirare il tutto, pensate che con questa battuta loro si sono
assicurati i freezer degli alberghi di proprietà pieni, e le
carni verranno mangiate dagli ospiti degli alberghi, così
oltre ad aver trascorso un periodo di relax hanno anche
preso degli ottimi animali, che ne pensi Renzo, avevo
ascoltato ma certo la mia testa era altrove, pensavo alle
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medicine per Davide, che sarebbe arrivata la mattino
dopo, a quando partire per l’ospedale Austriaco e quanto
sarei rimasto la e soprattutto, mi ripetevo ostinatamente
che dovevo salvare a tutti i costi mio fratello, lo avevo ,
avevo un fratello e la paura di perderlo mia faceva
impazzire, pensare quanti si odiano, non si parlano da
anni, per vari motivi, non si comprendono, magari sono
lontani per interessi che possono essere famigliari,
ereditari, e quant’altro, proprio quelli non li capisco…non
capisco che senso ha la loro ostinazione a non trovarsi, a
non parlarsi, a non fare il primo passo per avvicinarsi,
tanto tutto quello che abbiamo rimane qui su questa terra
nulla ci portiamo dietro di beni, di oggetti, quante volte
mi viene nella mente un detto che è pure una preghiera
che mi sono fatto propria “quante belle cose l’uomo ha
inventato Signore, con il Tuo aiuto, e ti ringrazio per
questo, ma ancor più ti ringrazio per avermi fatto
comprendere che di tutte queste cose io posso farne a
meno” che bello sembrerebbe uscire dalla bocca di San
Francesco, “lascia tutto quello che hai, prendi la tua Croce
e seguimi” ora sono messo alla prova Gesù per mezzo di
mio fratello, mi ha donato una grande sofferenza una
grande Croce, ma nel contempo mi hai fatto comprende
cos'è l’amore, cosa significa amare una persona più di te
stesso, fare un progetto di vita, proprio perché comprendo
che la possiamo perdere in un attimo , una malattia, può
togliertela, e allora mi chiedo che strada voi che io
precorra, che strada stretta vuoi che segua, e anche tu che
stai leggendo questa storia, qual’ è la tua croce, forse è
più leggera della mia?... un giorno si presenta una persona
90
da Gesù che si lamentava guarda Gesù che croce pesante
che mi hai dato, perché a me, potevi darmela più leggera,
e il Signore bene, se vuoi te la lascio cambiare, prendi da
quel mucchio di croci quella che più ti accomoda, senza
pensarci due volte il buon uomo, lascia la sua croce sul
mucchio e inizia a scegliere quella che più gli aggrada,
finalmente ne trova una molto più piccola e a prima vista
più leggera, bene dice Gesù hai scelto la croce che ti va
bene certo Gesù l’ho scelta, e allora vai vivi la tua vita,
ma dopo qualche centinaia di metri lo rivede ritornare e
gli chiede c’è qualcosa che non va?.. e il buon uomo,
Signore Scusami per essere stato così presuntuoso, vorrei
riavere la mia croce, se possibile........... e il signore lo
accontenta…cosa possiamo comprendere da ciò, che mai
il nostro Dio ci da delle sofferenze o delle difficoltà che
non possiamo superare, sta a noi accettarle e
comprenderle, e amarle, perché le nostre croci vanno
amate, come si dice dopo la croce c’è la risurrezione per
noi Cristiani, non dobbiamo mai avere paura di
manifestare la nostra fede, mai anzi è motivo di grande
dono essere Cristiani, ed esserne testimoni, tornando a noi
, dissi a Walter ora è meglio che andiamo a letto, e così
andammo a dormire, buona notte dissi e prendendo per
mano Valentina salimmo nelle nostre stanze, mi feci una
doccia, e Valentina era già a letto e dormiva così serena
che non osai nemmeno sfiorarla, ma le detti un bacio nella
fronte, ormai sapevo che la mia vita sarebbe stata con lei,
sapevo che volevo sposarla e avere dei figli lo senti nel
cuore, questa cosa, è sciocco mentire a se stessi, quante
volte non si ha il coraggio di ammettere di essere
91
innamorati, a volte magari la persona che ami la lasci
andare, perché ti prende troppo, oppure non la cerchi ti
accontenti, sai quanti si sono accontentati, oppure stai
assieme a qualcuno perché è ricco/a e può permettersi
tutto e farti permettere tutto, ma la tua dignità di persona,
perché guarda che ognuno di noi nasce con la sua dignità,
quando emergerà, perché emergerà prima o poi cosa
succederà nella tua vita, cosa pensi succederà nella tua
vita? …..che tristezza…che basso profilo, credo che
andrai alla ricerca come un mendicante, peggio andrai nei
cassonetti della spazzatura d’amore alla ricerca di qualche
briciola buttata via da qualcuno, forse queste briciole le
trovi a pagamento, ecco che come hai scelto di essere
pagato/a anche tu devi pagare.. per un po di bene falso
senza sentimento. Presi sonno alle sette la campana della
chiesa mi svegliò, a New York non sarebbe mai successo,
mi voltai e la vidi rannicchiata a me la sua carnagione con
i raggi del sole che entravano dalle balconate sembrava
luccicare era appena rosata, e le labbra carnose naturali
appena aperte lasciavano intravede le sua perfetta
dentatura bianca, era veramente una donna stupenda, i
lunghi capelli biondi le arrivavano a metà schiena ma
erano sparpagliati e sembravano coprire una buona parte
del letto, si girò lentamente, e mi disse buongiorno
Amore, mi dai un bacino.. cosa puoi dire certo e mi
abbassai per darle un bacio sulle labbra, e lei ricambiò, ci
alzammo dal letto e ci vestimmo, mi avvicinai e le dissi
ad un orecchio “ti amo e voglio sposarti” che ne pensi?
….credo si sia svegliata in un botto, non si era ancora
lavata la faccia, ma le avevo detto una cosa così forte, che
92
la lasciai senza parole….certo per qualche decimo di
secondo, e lei “hai bevuto di mattino presto??.”...no non
bevo mai, sai che sono astemio, e se bevo un bicchiere ad
una cena o pranzo è per cortesia verso i commensali. Si lo
so, mi rispose, ma mi hai preso in contropiede non mi
sarei mai aspettata una proposta di matrimonio di mattino,
certo hai ragione, in genere queste proposte avvengono
durante una cena in un posto meraviglioso, ma come vedi
non è il momento, e al cuore non si comanda, ed io
ascolto sempre il mio cuore, va bene mi disse la risposta
te la posso dare tra qualche mese quando ci saremmo
frequentati meglio, ora siamo entrambi molto innamorati
ma avremmo pure qualche cosa che dell’altro non ci va e
sarà dopo aver smussato degli angoli allora e solo allora,
potremmo pensare al nostro matrimonio, hai ragione in
questo caso hai proprio ragione, sai il rischio che mio
fratello possa perdere la vita, mi ha messo paura e non
vorrei perdere anche te, non ti preoccupare io ti amo e
nulla e nessuno riuscirà a farmi cambiare idea, se non tu,
e adesso muoviamoci, che tra poche ore passa lo
spedizioniere con le medicine per tuo fratello, aveva
proprio ragione il tempo di arrivare davanti al suo negozio
che c’era un corriere espresso che l’aspettava tutto vestito
di rosso, firmò la fattura accompagnatoria e le fu
consegnate questo piccolo pacchettino, le pagai la fattura
e volevo aggiungere una somma per il suo servizio, ma lei
se avessi insistito l’avrebbe presa male, chiamai Walter se
poteva sua moglie portarmi Davide qui, in farmacia
?..certo, risposi, te la mando subito in cinque minuti
erano lì, nel frattempo Valentina aveva preparato la dose
93
intramuscolare gliela iniettò e Davide in un arco di
qualche minuto si addormentò, le medicine di questo tipo
hanno bisogno di un lungo riposo. Lo sistemammo su
una brandina nel retrobottega, che veniva usata d’estate
da Valentina quando non tornava a casa, per un pisolino, e
successivamente continuare la sistemazione del negozio,
si era assopito anzi dormiva profondamente, richiamai nel
frattempo il Dr. Smitt mi rispose subito, abbiamo appena
fatto la prima dose quando possiamo venire, guardi oggi è
venerdì non prima di lunedì ora le passo la mia segretaria
per poter occupare la stanza, che ne dice ..a me va bene ci
vediamo sicuramente lunedì parlai con la sua segretaria e
terminata la conversazione prenotai il viaggio di andata
Firenze Innsbruck avevo tre giorni per convincere
Valentina di venire con me, magari poteva prendere
qualcuno al negozio, temporaneamente, la giornata non
era splendida, rimasi in negozio con lei, non entrando
nessuno, le dissi che mi avrebbe fatto piacere se lei fosse
venuta con noi in Austria ovviamente tutto sarebbe stato,
a mie spese ??—guarda vedo cosa posso fare non posso
chiudere in negozio proprio per legge, poiché le farmacie
devono garantire il servizio, sento un mio amico
farmacista se può venire lui a sostituirmi, ma se così non
fosse devo rimanere a Firenzuola, lo capisci vero! Certo le
dissi, lo capisco, proviamoci, e iniziò la composizione del
numero, sentii dall’altra parte della cornetta pronto
farmacia Bianchi con chi parlo..ciao lei disse sono
Valentina, ciao Valentina è un bel po che non ci sentiamo,
certo hai proprio ragione, e ti disturbo? ho bisogno di un
piacere…dimmi se posso, dovresti sostituirmi in negozio
94
per tre giorni o forse quattro… puoi farlo??... dimmi che
giorni?.. ha certo scusami, sono lunedì
martedì,
mercoledì e giovedì prossimi, bene, non sono proprio tre
giorni sono quattro, . e sentimmo nel sottofondo un
chiacchiericcio, qualcuno diceva no non devi e qualcun
altro, certo lo devi fare , molto probabilmente erano i
figlie e la moglie lui era veramente una brava persona
pure la moglie ma lei non era portata ad aiutare il
prossimo, probabilmente le sue esperienze di vita le
hanno intaccato il carattere, comunque dopo poco mi
disse va bene, ma guarda che devi rispettare i giorni
perché non potrei proprio, ma sai che ha te non riesco
mai a dirti di no, effettivamente le era sempre piaciuta la
Valentina e subiva questa debolezza, probabilmente la
moglie l’ aveva compreso, e le dava un po fastidio,
ovviamente per il farmacista non c’era alcuna speranza,
troppo bella e troppa differenza d’età. Possiamo prenotare
l’aereo per domani e per tre persone, chiamai
immediatamente un’agenzia viaggi non volevo stare a
cercare il volo più conveniente volevo che partissimo
l’indomani verso le dieci ed è quello che ho detto
all’agenzia, mi risposero che nel giro di quindici minuti
mi avrebbero chiamato per la conferma e per il costo,
effettivamente così fu, c’era una partenza da Firenze per
le 11,00 e il costo si aggirava sui milleottocento euro
andata per tre, la signorina che mi contattò mi chiese di
confermare immediatamente il volo perché erano gli
ultimi posti, certo dissi confermi immediatamente…bene
signore fatto ..mi rispose. Ora a casa preparare i bagagli e
passare presso l’agenzia per pagare e ritirare i biglietti, ci
95
andammo verso le 19.00 e visto che eravamo a Firenze
andammo a vedere il museo ….e la chiesa .. ed il
battistero, ci fermammo a cenare in un piccolo
ristorantino, vicino al ponte vecchio, e dopo un’altra
passeggiata sul ponte vecchio, e in quel luogo ci sono le
più famose gioiellerie di Firenze, entrammo in una così le
dissi per passare un po di tempo, vediamo se c’è qualcosa
che ci può interessare, effettivamente chiese se avevano
qualche anellino con diamante, certo signore mi dissero
ma guardi che costano cari, ne tirarono fuori due rotoli,
ma non c’era nessuno che mi piaceva, mi avvicinai al
titolare e gli dissi ma solo questi avete, no ce ne sono di
ancor più costosi, ma già questi mi sembrano adatti per
voi, guardi non ci siamo capiti a me interessano quegli
costosi, e non sono un ladro, mia madre era la sig.ra
Emma della famiglia Contessa Pina, credo che questo
cognome a Firenze sia ben conosciuto??..Certo, rispose il
proprietario, cambiando completamente colorito in viso,
mi scusi ma non avrei mai pensato di avere un cliente così
importante nel mio modesto negozio, non si preoccupi ,
risposi, non andiamo mai via con i titoli nobiliari stampati
in fronte, mandò un commesso nel retrobottega dove
probabilmente c’era un’altra cassaforte ben nascosta, e
arrivò con un rotolo, quando lo aprì vidi la differenza di
sguardo che Valentina aveva verso quelli anellini, il
valore superava per ognuno i trentamila euro, vidi che uno
la colpiva particolarmente, indicai al proprietario di
prenderle le misure esatta del dito, e poi uscimmo,
andammo avanti qualche centinaio di metri e trovammo
un bar ci sedemmo ad un tavolino interno, e ordinai un
96
pezzo di dolce e due caffè, chiesi della toilette e fingendo
d’andarci, uscii dal retro e ritornai in gioielleria il sig.
Arturo proprietario aveva già preparato il pacchetto con
all’interno il gioiello, staccai un assegno e ci salutammo,
velocemente ritornai nel locale rientrai dalla porta di
servizio e mi avvicinai al tavolo Valentina non si era
accorta di nulla, mi fece un sorrisino, mi sedetti e le chiesi
se era pronta per domani, certo rispose, ho preparato la
valigia e domani alle 7 partiamo da Firenzuola, anzi
sarebbe bene ritornare in paese, che ne pensi.. mi disse,
certo hai ragione, pagai il conto, arrivammo alla
macchina e via per il ritorno, ma per la strada le chiesi se
l’anello “che ne pensi di quell’anellino, si quello ultimo ti
piaceva?” certo era bellissimo, ma credo non vada bene
spendere tutti qui soldi per una pietra, vedi, le risposi, se è
un diamante vale per sempre, è un segno di amore eterno
come lo è quella pietra??... va bene, ma per noi ora non
serve…mi disse, rimasi zitto. Era ormai buio, quando
arrivammo nell’azienda, entrati ci portammo nella zona
bar del ristorante, prendiamo qualcosa prima di andare a
letto, certo un tè…rispose.. bene ne prenderemo due,
sorseggiavamo il te che avevo fatto poiché tutti erano già
a letto, e così facemmo pure noi. La notte fu agitata per
entrambi, alle sei ero sveglio e rimasi nel letto comunque
per rimanerle accanto, volevo consegnarle al più presto
l’anello ma non sapevo quando e come allora presi il
pacchetto dalla tasca dei pantaloni che erano appoggiati al
letto e lo misi sul tavolino con acconto tre rose rosse che
andai a cogliere praticamente semi nudo, giù nel giardino
adiacente la villa, ritornai a letto ed effettivamente mi
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riaddormentai, quando mi risvegliai era seduta su una
delle due sedie impagliate appoggiate al tavolino ed aveva
nelle sue mai il pacchetto con le rose nell’altra mano,
“Ciao amore le dissi” e lei cos’è questa cosa? Non lo so
risposi.. ma presumo sia per te.. …come presumi.. certo
presumo, per comprendere se è proprio per te lo devi
aprire…be effettivamente hai ragione anche se ho un
grave sospetto che sia proprio per me ….disse…e quale
sarebbe il sospetto le tre rose rosse, non le ho messe io
per te mi disse quindi le hai messe tu…non tagliare il
capello in quattro apri il pacchetto …le dissi…e lei sta
tranquillo lo sto aprendo…aprendolo vede che il
contenitore era per un anello e mi dice cosa hai fatto
…ma sei pazzo…aprilo…dai aprilo…e lei, lo voglio
aprire con te, e ritorna nel letto, bene.. lo vuoi aprire…lo
apre e vediamo entrambi il bell’anello di ieri sera, e mi
dice ma tu sei proprio pazzo… sì le risposi.. sono proprio
pazzo di te....e ci baciammo e facemmo l’amore.
Davide per le dieci e trenta, era già pronto con valigia, la
stava caricando nell’auto noi avevamo buttato quattro
vestiti e quattro camicie e via chiuso tutto e pronti,
andando all’aeroporto chiesi a Davide come stavano i
lupi, bene mi disse, mi raccomando a chi hai dato il
compito di custodirteli, sino al tuo ritorno, a Walter mi
rispose.. è l’unico che può avvicinarli, ma deve stare
attendo poi a non avvicinarsi ai cavalli, l’ultima volta è
salito sul suo cavallo e sin li tutto bene, ma quando ha
sentito l’odore dei lupi impregnato su Walter non è più
riuscito a tenerlo e si che ha tanta esperienza ha così tanta
esperienza che è finito a terra ma il brutto è che per terra
98
c’era un bel mucchio di letame, non ti dico quando si è
presentato da sua moglie, ha preso tante di quelle parole,
che per tre giorni non sentiva nulla da quell’orecchio, ha
sempre detto che la Bianca quando apre bocca se
arrabbiata è peggio di una cannonata. Ridemmo tutti
come Davide aveva ben raccontato questa storia,
facemmo il check-point e con il pulmino ci portarono alla
scalinata dell’aereo, in due minuti eravamo sopra, seduti
nei posti assegnateci, mentre la hostess ci spiegava nel
caso di mal funzionamento dell’aereo tutta la procedura di
sicurezza, iniziò il rullio e il decollo, e dopo poco la
stabilizzazione dell’aereo, in circa un’ora e mezza di volo
saremmo atterrati a Innsbruck e da li in trenta minuti con
taxi eravamo in clinica, ci aspettava come da accori il
Dr.Smitt .ci accolse con estremo affetto ci fece
accomodare nella sala vicina, ci disse che avrebbe visitato
Davide immediatamente, successivamente avrebbe fatto
una risonanza e poi ci avrebbe parlato, e questa
signorina?... mi disse… o è sua moglie?.. discretamente
voleva sapere se poteva parlare apertamente se era una
famigliare, risposi è la mia fidanzata…era la prima volta
che usavo quel termine per indicare una persona che
amavo moltissimo…erano ormai le 20.00 distrutti
aspettavamo ancora, non avevamo più visto ne mio
fratello ne il dottore…finalmente quella porta si aprì ed
entrò il dottore, era rattristato, ci disse Suo fratello per ora
riposa in una nostra stanza, rimarrà qui anche domani, per
ulteriori accertamenti ma per quello che ho visto il male si
è espanso su tutto il corpo, ha preso tutti gli organi vitali,
possiamo solo con le medicine alleviarli il dolore che più
99
passa il tempo più lo sentirà forte ed insopportabile, sino a
che arriveremo ad usare la morfina, e poi solo Dio sa cosa
potrà succedere, dottore ma cosa ci consiglia di
fare….disse Valentina… non ci sono rimedi in questo
caso è inutile che rimanga in clinica, fateli vivere il più
possibile una vita normale e come può esserci una vita
normale, quando la fine sarà breve, proprio per questo
perché non possa comprendere che avrà una vita breve,
dovete rendergliela normale…dottore non sapevo di avere
un fratello sino a poco tempo fa, ora che ce l’ho darei la
vita per lui….ed il dottore lei è una gran brava persona mi
disse, ma non può far nulla nè lei ne io…l’unica cosa
sarebbe un miracolo…ma per questo solo Dio può darle
una mano, ci salutammo con la morte nel cuore, e
andammo nell’albergo prenotato dall’agenzia che era
molto vicino all’ospedale, richiamai al cellulare la
proprietaria e le chiesi se l’indomani poteva prenotarci il
ritorno, volevo al più presto portar via Davide da quel
luogo…andammo a letto, e abbracciai Valentina, le dissi
voglio sposarti avere dei nostri figli al più presto, voglio
farmi una famiglia, che ne pensi?? … mi va bene, rispose,
mentre guardandola vedevo scenderle delle lacrime dagli
occhi, piangeva…
La mattina seguente, andammo in ospedale a prendere
Davide, ci dettero la prescrizione medica la cura, il
dottore attraverso la sua segretaria ribadiva la piena
disponibilità a darci una mano se necessaria, lo potevo
chiamare a qualsiasi ora giorno o notte, anche lui abituato
a tanti casi di malattia mortale, ma anche lui aveva un
cuore, una sensibilità e soprattutto l’avevano colpito le
100
mie parole, ci disse proprio così la sua segretaria, quasi
con un viso stupefatto proprio perché non riusciva
comprendere cosa avessimo detto, da rendere così tenero
il cuore del primario, dopo averla ringraziata, e sistemato
la parte economica, il taxi ci aspettava giù all’entrata
dell’ospedale, in mezzora eravamo all’aeroporto e per le
16.00 sulla strada di ritorno dall’aeroporto di Firenze,
eravamo allegri per strada, continuavamo a ridere anche
per niente, avevamo la morte nel cuore io e Valentina ma
ridevamo per non piangere e per non far comprendere
nulla a Davide anche se avevo un grosso dubbio che
avesse intuito tutto ma che anche lui sapesse in cuor suo,
quando
siamo
arrivati
già
sapevano
perché
telefonicamente avevo parlato con Walter, era proprio lui
e sua moglie che ci aspettavano e aveva una grande novità
per Davide, lo prese da parte e gli raccontò che mentre
eravamo via la lupa portandole da mangiare era fuggita,
ed è stata via sino a ieri sera, credo gli diceva che
avremmo dei cuccioli di lupo, avevo visto delle tracce di
un grosso maschio che si aggirava attorno all’azienda, ma
non ho pensato alla lupa, è stata più furba di me…mio
fratello era tutto contento voleva andare a trovare i suoi
lupi, lascia stare gli dissi, siamo tutti stanchi per il grande
viaggio, domani mattina vai a vedere con Walter, e così fu
alla mattina alle sette lo sentivo prepararsi e scendere a
fare colazione mentre chiedeva alla Sig.ra Bianca moglie
del fattore dov’era suo marito, andarono dai lupi, era
evidente che la lupa era in dolce attesa perché molto
aggressiva verso il fratello, in effetti quando scesi anch’io
per vedere il Walter mi disse che dovevamo suddividere
101
gli animali, perché c’era il rischio che si attaccassero tra
loro, gli dissi chiama il tuo amico e prepara un recinto più
grande per la lupa e poi per i cuccioli, però questa volta
portiamo tutti i cuccioli alla forestale, e loro sapranno
cosa fare, ovviamente dopo lo svezzamento, e come
giustifichiamo che abbiamo tre o quattro cuccioli,
troveremo il sistema non ti preoccupare ora, comunque
stai attento quando Davide porta il cibo alla lupa, che non
lo attracchi, mi raccomando portati dietro sempre la
pistola, certo…non si preoccupi mi arrangio io, ci
conto..gli uomini che lavoravano in azienda questo
periodo erano dediti al controllo delle nascite dei
cinghiali, sistemavano le recinzioni e avevano deciso con
il veterinario che dovevano cambiare sangue ai cinghiali
del recinto più grande, e l’unico modo era di catturare il
verro riproduttore dominante e spostarlo in un’altra
azienda e inserire uno nuovo possente ma proveniente da
altro territorio, e soprattutto che non avesse le stesse
caratteristiche, questo scambio avveniva generalmente
ogni tre quattro anni e avevamo due allevamenti di
fiducia, per questa operazione, che non era assolutamente
facile, proprio perché l’animale era estremamente attento
e vigile dormiva generalmente in due luoghi ma forse
proprio perché se lo sentiva aveva cambiato da poco, ma
nel giro di due giorni con i cani l’abbiamo scovavo e
sparato una serie di punture per renderlo innocuo e farlo
addormentare , ci volle un bel trattore con traino per
poterlo spostare dentro una grossa e robusta gabbia,
quando si risvegliò sembrava un treno a vapore da quanto
era cattivo, emetteva dei suoni da far accapponare la
102
pelle, volli che il giorno successivo fosse già in partenza
per l’azienda agrituristica il Principe di Grosseto, i quali
avevano da scambiarci il loro verro, che nella serata stessa
era già libero nel nostro recinto per poter svolgere al
meglio il suo lavoro, di riproduttore, avevamo delle belle
femmine, che già avevano figliato tre quattro volte con
relative sorelle cugine ecc, il Walter mi disse che aveva
visto il maschio e che era veramente bello, un bel maschio
maremmano, non enorme non superava i centotrenta chili,
la taglia esatta di verro italiano. Seguii questa operazione
per un paio di giorni.
Non ci eravamo più sentiti con Valentina, dal ritorno
austriaco, nel tardo pomeriggio decisi di andarla a
prendere al lavoro, non la chiamai, mi presentai quasi
all’ora di chiusura, e lei quando mi vide..disse “ho
finalmente ti fai vivo, pensavo che ti fossi dimenticato di
me”, amore mio le dissi,” non posso e non potrò mai
dimenticarmi di te, sei troppo bella, e hai fatto prigioniero
il mio cuore”, quanto sei ruffiano, bene principessa sono
venuto a prenderla per una cena, che ne pensa??...e il
cavallo bianco, dov’è? …purtroppo piove ho preferito 130
cavalli motore….non ci sono più gli uomini di una
volta…”certo” le dissi …..ti devi accontentare di quelli
d’oggi…e ci mettemmo a ridere….quando rideva si
vedevano due fossettine nelle guance che mi facevano
impazzire…era proprio bella.
Al ristorante il cuoco aveva preparato una specialità,
composta da quaglie ripiene alle erbette di bosco, condite
con porcini, un piatto che meritava il nostro elogio,
103
parlammo di mio fratello, mi disse che una persona le
aveva portato un depliant per un pellegrinaggio a
Medjugorie il costo per cinque giorni era veramente
irrisorio, si partiva presto alla mattina e per la sera
saremmo arrivati, è un luogo che voglio visitare, ogni
anno questa persona che fa pure la guida per il
pellegrinaggio mi invita ad andarci e questa volta
potremmo andarci assieme e soprattutto con tuo fratello
Davide, chissà se quel miracolo che diceva il professore
non possa avvenire veramente, ero stato in tutti i luoghi
Mariani più importanti, Lourdes, e Fatima mi mancava
Medjugorie anche se avevo letto parecchi libri da quello
di Antonio Socci, “Mistero Medjugorie” ad alcuni scritti
da Padre Livio fondatore di Radio Maria la proposta non
mi dispiacque, anzi, le chiesi il periodo di partenza e lei
“credo la prima settimana di Agosto, mi sembra aver letto
ci sia il festival dei Giovani”, ed io “ma noi non siamo più
giovani”, e lei “parla per te,” tremenda…a dir poco…ma
questa sua forza mi piaceva eravamo in due a combattere
in questa vita, e avevo al mio fianco una brava tenace e
decisa combattente, allora prenota per tre….. “ma non ci
conviene andare in macchina per conto nostro” le dissi…
“no non possiamo andarci da soli, è un vero
pellegrinaggio, dobbiamo prepararci e le ore che
passeremo in corriera, serviranno per questo”.. va
Bene..va bene… “e per la mia proposta ci hai pensato”…
“quale proposta??”... “lo sai perfettamente a cosa
alludo?”?..ha sì, e seriamente mi disse “ certamente
anch’io voglio sposarmi con te, ti amo ma voglio
aspettare qualche mese magari la primavera prossima,
104
maggio lo vedrei come periodo ideale”
“per averci
pensato ci hai pensato bene”… va ben le dissi,
l’importante che tu abbia deciso per il Sì, e in un tempo
ragionevole…anche se a mio modesto parere penso che,
quando trovi la persona giusta e lo senti dal cuore, capisci
che tutti i tempi le attese, ecc.. sono inutili.. ma “va bene,
va bene così”.
La serata si concluse con l’uscita ad una festa paesana ci
aspettavano vedevi che dove passavamo le persone
chiacchieravano subito tra loro, si avvicinò il vecchio
amico di mio padre, quel signore con cuoi andavano a
caccia di notte, e prendendomi per un braccio, cercò di
spostarmi da Valentina, per dirmi io ho conosciuto bene
tuo padre lui piaceva molto alle donne come vedo anche
per te, ma ricordati che questa ragazza è come fosse mia
figlia, è la più bella, dolce , affettuosa, gentile,
intelligente, e caritatevole ragazza di questo paese, se sei
furbo te la sposi non ne troverai altre così in tutta la tua
vita, lo capisco Sig. Aldo anzi le posso dire in anticipo
che il nostro amore non è una cosa da ragazzini ci siamo
parlati molto bene, e vedrà che lei è stato profeta per
quanto ha detto, inoltre la ringrazio di tutto ma soprattutto
della sua onesta sincerità, di cui ne terrò sempre conto, e
soprattutto della sua amicizia paterna, proprio per il
legame che la legava a mio padre, ora la devo lasciare, mi
scusi, Valentina si era fermata a parlare con un signore,
avvicinandomi, mi presentò dicendomi: “questo è il sig.
Francesco la guida che ti parlavo oggi, il signore che
organizza viaggi della speranza come spesso li chiama lui,
a Medjugorie” sono proprio felice di conoscerla Valentina
105
mi ha parlato molto bene di Lei, ma quando ha iniziato
questa attività?..guardi per prima cosa non è
assolutamente un’attività anzi credo proprio che nel mio
caso sia stato un voto, un voto allora ha ricevuto una
grazia…certo…ho ricevuto una grande grazia, se vuole le
racconto la mia storia, certo…molto volentieri dissi…ci
sedemmo sulle sedie esterne del bar provvidenza di li a
poco arrivò una cameriera che ci chiese cosa prendevamo
e tutti e tre prendemmo delle bibite, e iniziò il racconto, io
lavoravo presso una grande azienda da molti anni avevo
raggiunto la considerazione e la fiducia dei proprietari,
ma purtroppo per raggiunti limiti d’età, il titolare decise di
vendere l’azienda, e i nuovi proprietari erano inizialmente
molto più disponibili dei vecchi, anzi ero convinto per
quello che mi avevano detto, avrei raggiunto un ruolo
ancor più importante, ma purtroppo le promesse sono
parole al vento, anche se io avevo riposto molta fiducia in
quelle parole, così un giorno i vertici dirigenziali mi
chiamarono nel loro ufficio, pensavo fosse per darmi
direttive nuove, nulla di importante, invece iniziarono ad
inveire contro di me, a dirmi che dovevo andarmene al
più presto dall’azienda, che mi avrebbero buttato su una
strada e che i miei figli per vivere dovevano o prostituirsi
o rubare, questo attacco verbale mi fece andare il sangue
alla testa e dalla testa ai piedi, non mi sarei mai e poi mai
aspettato un ben servito così duro e doloroso, che
distrugge la persona la sua dignità, e in quel preciso
istante nella mia mente si fece spazio l’idea di farla finita,
era come un disco inceppato ogni due minuti si ripeteva
quest’ossessione, ed ora era divenuta una scelta
106
irrinunciabile, si nella mia mente si era aperta questa
porta, una porta che ti spinge come nel mio caso a
prendere il fucile da caccia caricarlo in auto, prendere una
sola cartuccia, perché serve una sola cartuccia, la mattina
successiva con l’auto raggiunsi una zona del bosco qui
vicino, ma poco conosciuta per farla finita, e così feci,
presi il fucile e mi misi la canna sotto la gola, mentre con
l’indice sinistro sul grilletto fermo e pronto per decidere
l’attimo di spingerlo, ricordo, in quel momento, una
leggera folata di vento, che quasi mi accarezzava il viso, e
girando lo sguardo verso l’alto vidi solo alcuni rami di un
rovere che si muovevano mentre gli altri stavano fermi,
ormai ero fuori di me, successivamente una voce interiore
dolce, che molto nitidamente mi dice “guarda”, io volto lo
sguardo verso la stradina dalla quale sono salito a piedi da
dove avevo lasciato l’auto, e vedo la forestale con una
camionetta, vedo un gruppo di carabinieri, e vedo
l’autolettiga dell’ambulanza e alla fine mi dice: “questa
dolce voce” “quando vedrai tutto questo, allora e solo
allora tutto sarà finito”, in effetti per farla breve sono
arrivati per primi due uomini della forestale che
casualmente avevano deciso di passare per quel posto, poi
i carabinieri chiamati dai primi, ed in ultima l’ambulanza
e mia moglie che a dovuta distanza mi supplicava di non
fare quel gesto, ricordo vagamente che si avvicinò un mio
amico dopo aver avuto il permesso dei carabinieri così mi
spiegò più tardi, mi dette un colpetto alle spalle
dicendomi che cosa stai facendo e con l’altra mano fu
svelto a prendere la canna del fucile, e capìì che tutto era
finito, da li un pianto dirotto l’abbraccio con mia moglie e
107
il ricovero presso il centro salute mentale per il gesto che
avrebbe segnato completamente la mia vita, e quella dei
miei famigliari, rimasi a casa qualche mese, un giorno
mia moglie venne a casa con nella mano un foglietto che
pubblicizzava un pellegrinaggio a Medjugorie che io
persona all’epoca ben lontana dalla fede, l’ho considerata
un’opportunità per fare una gita, a pochi soldi, visto il
costo irrisorio, cosa che invece per me e successivamente
per tutta la mia famiglia fu motivo di avvicinamento alla
fede, ed inoltre alla pittura Sacra, pittura Sacra…ma cosa
centra con Medjugorie??.... eppure c’entra quando tornai
da Medjugorie la mia vita era cambiata, volevo fare
qualcosa per gli altri, ma cosa???...nella mia famiglia
c’era e c’è una vena pittorica, c’è nel nostro D.N.A allora
decisi di provare a dipingere il volto della Gospa, cioè
della statua che si trova a Thieljina e che è il simbolo
della Gospa che in Bosniaco significa Madonna.
Non ho voluto raccontarle cosa mi è successo a
Medjugorie in quel primo viaggio le posso dire solo due
cose, io sin da giovane ho portato in modo completamente
errato le lenti a contatto e quindi ad un certo momento
l’oculista mi ha detto se non vuoi rimanere cieco, smetti
di usare le lenti a contatto perché hai bruciato le ghiandole
lacrimali, non avrai più alcuna lacrimazione da oggi in
poi, e lo vidi in effetti anche di fronte a grandi dolori,
perdita di amici, io potevo soffrire di cuore, ma non mi
usciva una lacrima dagli occhi e nel tempo, me ne ero
fatto una ragione, quando arrivai a Medjugorie
effettivamente il mattino successivo andammo ad una
catechesi di Padre Jozo Zovko, era considerato il settimo
108
veggente perché anche lui inizialmente scettico alle
apparizioni, anzi le aveva proprio contrastate,ma
successivamente cambiò completamente opinione sembra
che in più di un occasione ha potuto vedere la Madonna.
Quel giorno parlava a più di cinquemila pellegrini ciò che
mi stupì maggiormente era, che pur parlando a tutte
quelle persone, lui parlava a me al mio cuore, alla mia
anima lontana da Gesù e da sua Madre, e questo dolore
sfociò in una continua perenne lacrimazione, provavo una
vergogna tremenda, cercavo dentro di me, in tutti i modi
di interrompere questo pianto ma non ci riuscivo, e più mi
impegnavo e più uscivano lacrime…nel pomeriggio mi
confessai , dissi al padre che ci accompagnava, padre in
cinque minuti ce la caviamo, ma quei cinque minuti
furono tre ore, ecco questo è quanto successo a me
qualche anno fa, quindi vi auguro di provare una forte
emozione, un forte coinvolgimento una grande chiamata,
ricordatevi che tutti quelli che vanno a Medjugorie vanno
perché la Madonna li chiama, a compiere una missione,
sorseggiammo l’ultima parte delle rispettive bibite e lo
salutammo, voleva assolutamente pagare ma glielo
impedii proprio per la bellissima testimonianza di fede
che
ci
aveva
fatto…dissi:
“che
ne
pensi
Valentina??”...non saprei dirti onestamente, non possiamo
criticare a priori, prima dobbiamo andarci e poi fare tutte
le considerazioni possibili, ma prima andiamoci…
“certamente”… “hai ragione prima andiamo prima
comprendiamo quello che sarà della nostra vita, e di
Davide”.
109
Eravamo pronti per la prima settimana di Agosto, festival
dei giovani, mi ricordava questo nome una serie di serate
di musica leggera, effettivamente non era proprio così e lo
capimmo dai video che ci fecero vedere riferiti a
precedenti festival, certo si vedevano ballare e sentivamo
i canti, in piedi nelle rispettive panchine agitando mani e
ballando, ma subito dopo finita la canzone c'era una
testimonianza o di vita, o lavoro, o di coppia, dove le
varie storie famigliari ed individuali si intrecciavano,
mescolate a problemi di droga, di violenza, terminavano
con la gioia di una rinascita, avendo incontrato Maria,
che ha cambiato ognuno di loro, trasformando persone
che erano ai margine della società e della legalità in
persone capaci di gestire la propria vita, con un percorso
personale, oppure grazie all’aiuto delle comunità sorte ed
esistenti qui a Medjugorie e dintorni, quante vite per
difficoltà vengono ricostruite in questo luogo, quante vite
portate dal male sino all'orlo della loro fine, vengono
salvate, e inizia per loro la conversione, tonano da
Medjugorie e iniziano a frequentare la chiesa, i parroci, e
a collaborare con loro, per aiutare la propria comunità,
ora mancavano poche ore all'arrivo, ma Francesco la
guida, faceva sempre una deviazione per Thieljina qui c'è
una chiesetta dove con molti sforzi economici da parte di
Padre Jozo Zovko, sì è riusciti anni fà ad acquistare una
statua in gesso raffigurante la Madonna’ ed è stata
costruita, secondo le descrizioni dei veggenti, e
soprattutto le loro indicazioni per come la vedono, questa
statua rappresenta nel viso il simbolo della Madonna di
110
Medjugorie, fotografato in diverse angolazioni viene
stampato su qualsiasi oggetto, quale souvenir.
Partecipammo alla prima Santa Messa del pellegrinaggio
ufficiata da un padre di un gruppo ben più numeroso del
nostro con loro c’erano parecchi padri accompagnatori,
poichè nessuna parrocchia può organizzare un
pellegrinaggio in quel luogo, in quanto la chiesa non ha
ancora dato alcun parere sia in un senso positivo che
negativo, a queste apparizioni mariane, per cui sono qui
solo come guide spirituali, finita la S. Messa partiamo per
l’agognata meta, solo venti minuti di corriera e saremmo
arrivati in albergo, ci attendeva il proprietario persona
particolarmente gentile ed affabile, ci diede ad ognuno le
chiavi e potemmo sistemarci in due stanze io e Davide in
una, mentre nell'altra singola c'era Valentina, qui il
comportamento doveva essere corretto solo le persone
sposate potevano dormire assieme, le
coppie che
vivevano da accompagnati e ce n'erano dovevano dormire
in camere separate, nessuno disse nulla proprio perché si
sentiva nell'aria che modi comportamentali diversi
avrebbero influito negativamente sul pellegrinaggio.
Erano quasi le dieci quando potemmo uscire dall'albergo
per fare un giro, vedere la chiesa di San Giacomo con le
due torri campanarie, e sentirci raccontare dalla guida ,
che quando è stata progettata e costruita questa chiesa era
una cattedrale in mezzo al deserto, (e ciò lo potete vedere
dalla foto allegata)
111
ora non riesce a contenere tutti i pellegrini che vengono
giornalmente i questo luogo ecco perché dietro la chiesa
sulla spianata si è costruito un grande palco permanente
proprio per permettere a tutti di seguire le messe e le
adorazioni, poi c'erano i confessionali, ci spiegava
Francesco che qui vengono persona che da più di
trenta/quaranta anni non si confessavano, e viene
chiamato il confessionale più grande del mondo, e così
decidemmo di fermarci anche noi tre , ultimi della lunga
colonna che si creava di fronte ad ogni confessionale,
112
finalmente arrivò il mio turno, bussai alla porticina,
entrai, salutai chiedendoli “ posso entrare” e con un
sorriso lui mi
rispose certamente, era un padre
francescano minore italiano, mi capitò di trovare anche
padri stranieri che comunque conoscessero la lingua
italiana, mi inginocchiai e iniziai il racconto della mia
vita, sino ad alcuni giorni fa, allora padre Raniero, così
si chiamava e mi aveva ascoltato sin ora senza batter
ciglio, chiese dove si trovava Davide e gli risposi qui
fuori, “chiamalo” aprii la porta e feci cenno a mio fratello
di entrare, fu un fulmine quasi se lo aspettava, lo fece
sedere accanto a me e gli chiese se non aveva mai sentito
delle apparizioni, della Madonna che appare a sei persone
di cui tre ogni giorno, lui disse che il Sig. Francesco glielo
aveva spiegato in corriera, e avevamo visto un video, il
padre insistendo ma “hai sentito pure di alcune guarigioni
da malattie,” certo disse Davide, ho sentito proprio che
poco tempo fa una donna in carrozzina ha voluto farsi
accompagnare da sua marito che abitano poco lontano da
qui, e poi quando si è trovata di fronte alla chiesa ha
bloccato la carrozzina dicendo a suo marito voglio
camminare e da allora non la usa più, benissimo rispose
padre Raniero ma tu che cosa chiedi alla Madonnina? Io
le chiedo se possibile di potermi guarire, altrimenti di
restare sempre vicino a mio fratello, e cosa intendi sempre
vicino??...quasi stupito il padre ….intendo che se questa
passeggiata dovesse terminare per me, possa sempre
essere vicino al mio fratellone, per proteggerlo e vicino a
Valentina la sua ragazza, e che possano avere una vita
felice assieme.......
113
Il padre aveva gli occhi lucidi, e insistendo disse: “ma
chi ti ha suggerito queste cose”...non lo so le sento nel
mio cuore…..ancor più stupito disse vi voglio dare una
benedizione speciale ad entrambi, e che la Madonna
esaudisca i vostri desideri, anche quelli che non avete
confessato e vi perdoni per tutto ciò che non avete detto, e
per mezzo di suo figlio...io vi ...nel nome del Padre del
Figlio e dello Spirito Santo...Amen, mi asciugai gli occhi
prima di uscire, e ringraziai di cuore Padre Raniero, ci
disse “ora andate in pace e buon pellegrinaggio”...grazie
Padre...usciti non c'era più Valentina ..pensai sarà in
qualche confessionale, in effetti una signora ci disse che
era entrata dieci minuti dopo noi nel confessionale
attiguo, allora la aspettammo seduti vicini nelle panchine
della spianata, sentivamo le testimonianze susseguirsi ma
mi colpì una di una giovane donna romana, lei raccontò
che per il periodo della sua giovinezza dai venti ai
venticinque anni era sempre per discoteche, con giovani
ragazzi che pensavano solo alle belle moto e auto, era una
vita senza significato alla lunga, una sera incontrò
rientrando dal lavoro una vecchia amica che le
chiese...vieni con me a pregare?....Pregare rispose?? ...ma
non se la sentì di dirle di no, e per un certo periodo ogni
sera si trovavano su questa chiesa a pregare, quando i
famigliari iniziarono a vedere che lei usava mettersi al
collo un rosario si insospettirono, e le chiesero cosa le
stava succedendo e lei Vado solo a pregare ...i fratelli
iniziarono a sfotterla chiamandola la suorina...ma poco
dopo decise su richiesta della sua amica di recarsi a
Medjugorie, ormai aveva abbandonato quelle amicizie
114
strane di prima, la prima cosa che chiese a Medjugorie
alla Gospa di poter conoscere al suo rientro un ragazzo
che la rispettasse per poi sposarsi ed avere una famiglia,
lei si impegnò che sino al matrimonio non avrebbe avuto
rapporti sessuali con lui, avrebbe donato la sua castità
sino al matrimonio, in effetti quando rientrò a Roma,
conobbe una persona che era anche suo vicino di casa e
iniziarono a frequentarsi uscendo alla sera, la famiglia di
lui era politicamente molto attiva e sopratutto di origine
ideologiche comuniste, quindi lontano dalla fede e dalla
chiesa, quando lei propose di non aver rapporti prima del
matrimonio, lui le disse se era pazza, visto che l'aveva
vista uscire la sera con vari ragazzi rientrando ad orari
molto mattinieri e riportò esattamente la frase che lui le
disse “e tu mi imponi questa cosa??”… “lei spiegò il voto
fatto a Medjugorie”.... “certo se vuoi me, devi accettare le
mie idee”, da quel momento iniziò anche per lui un
percorso di avvicinamento alla fede, dopo qualche tempo
decisero di recarsi assieme a Medjugorie, lì davanti alla
Croce Azzurra, si promisero che non appena rientrati si
sarebbero in breve tempo sposati, ed è ciò che fecero, ma
non era sufficiente, all'incirca dopo un anno ritornarono a
Medjugorie per chiedere un dono: “un figlio” alla
Madonna ma questo non arrivava, si erano resi conto che
l’orologio biologico iniziava a spostare le lancette troppo
avanti, lei nel frattempo si accorse di avere un nodulo al
seno e iniziò il periodo di cura poi l’intervento, la
chemioterapia, e lei chiese la preghiera per se da parte dei
genitori di entrambe le famiglie, ritornarono a Medjugorie
e posero questa domanda alla Gospa “Se hai voluto che
115
noi ci sposassimo a questa età, vul dire che hai un
progetto di vita per noi.....e ora ti chiediamo il dono di
“un figlio”...e tutti i medici, a dirle che era impossibile
con le cure con le kemio fatte.
Ma quasi urlando disse al microfono “ noi tutti, sappiamo
che nulla è impossibile a Dio”, e la folla che l'ascoltava,
rispose con un boato di gioia...bene disse per farla breve
questo è mio figlio ...e padre Danko lo alzò al cielo e altro
boato della folla... era stupendo sentire queste parole
quanto bene facevano al cuore... al mio.. ed io pensavo a
mio fratello un ragazzino che per quanto concerne la
scienza più nulla poteva fare, c'era la resa e solo un
miracolo come quello appena ascoltato poteva cambiare
le sorti della sua vita, finita questa testimonianza come
tutte le altre ci si alza in piedi dalle panchine dagli
sgabelli e il coro con il gruppo musicisti iniziano a cantare
una canzone di fede, e tutti muoviamo le braccia i piedi
al ritmo che le suorine dal palco scandiscono sempre in
riferimento alla canzone , inizialmente mi vergognavo ad
alzarmi e fare tutti quei movimenti, ma poi ti prende un
entusiasmo dal cuore che non puoi fare a meno, e vedi
persone di tutte le età in movimento, e guardando sembra
un movimento solo di allegria di gioia e lo è ma nel
contempo è un modo per comprendere che noi Cristiani di
fronte a qualsiasi difficoltà siamo aiutati a comprendere
che esiste una speranza, un Dio che ci ama per qualsiasi
errore fatto, e ci amerà anche quando ne faremo degli altri
errori,
comprendiamo che basta avvicinarsi a Lui
attraverso la confessione e la riconciliazione perché Cristo
è sempre lì pronto a perdonarci, sta a noi andarlo a trovare
116
a cercare e possibilmente attraverso l'avvocata nostra che
è sua madre sua madre che lo conosce, conosce bene suo
figlio e sa come nostra mediatrice presentarci, come
presentarci nel modo migliore a suo figlio. Passammo
tutta la mattinata sotto un sole cocente ma non ci
importava nulla, avevamo delle bottigliette di acqua e
della crema protettiva da scottature, Davide nel frattempo
aveva fatto amicizia con un gruppo di coetanei del nostro
pellegrinaggio ma che erano in altre corriere ed in altri
alberghi, quando ci trovavamo assieme eravamo molto
uniti, così potei conoscere un medico americano, un
medico che praticava aborti sino a poco tempo prima, mi
raccontò la sua storia, mi disse: una mattina mi sono
svegliato e come al solito sono andato a farmi la doccia e
poi la barba, ma quella mattina non riuscivo a farmela,
non riuscivo a vedere il mio viso rispecchiato, vedevo un
viso di una persona che non ero io, una persona cattiva
malvagia, mi fermai a fare colazione ed ero frastornato
non capivo cosa stava succedendomi, la cosa si ripeté il
giorno successivo e molti altri ancora, sino a quando
domenica, come al solito andavo a pranzo da mia madre,
le raccontai tutto, e lei mi disse: “partiamo per
Medjugorie”, sapevo la sua grande fede ma a me non
interessava, sì saltuariamente andavo in chiesa, magari mi
confessavo e partecipavo pure ad una Santa Messa ma
credo di non aver mai ascoltato con interesse, so che mia
madre pregava sempre per me, in quanto sapeva
benissimo cosa facevo, e cos’era il mio lavoro, se ora
possiamo chiamarlo così, non so come e ancora oggi me
lo chiedo, so solo che dopo due settimane eravamo su un
117
aereo per Medjugorie, quando arrivai dopo una notte
tormentata,al mattino presto mi alzai e decisi da solo di
andare sul Krizevac il Monte della Croce, ad un certo
punto della salita non vedevo più né la stradina che si
percorre a piedi in salita, né quella in discesa, mi sedetti
su una pietra e in quel preciso istante vidi la mia vita, tutta
la mia vita passarmi davanti agli occhi, e posso dirti che
mi fece veramente rabbrividire per non usare altri termini,
che sarebbero ovviamente più appropriati, e decisi che la
mia professione sarebbe radicalmente cambiata, da una
professione che produceva morte ad una che si adoperava
in tutti i modi per mantenere la vita, scesi dal monte ed
andai subito a confessarmi, il padre ricordo mi disse hai
preso la giusta decisione, la Madonna ti ha chiamato qui
perché tu potessi cambiare vita, quando ritornai al lavoro
avevo come ovviamente avviene nei grandi studi dei soci,
con i quali confrontarmi soprattutto per una decisione del
genere, all'assemblea due dei cinque soci si sono alzati ed
hanno detto che ero impazzito e che se ne sarebbero
andati, io dissi loro che la cosa mi dispiaceva molto ma
non potevo farci nulla questa era la mia decisione ed
essendo il solo con maggioranza relativa e fondatore della
stessa società, non avrei cambiato linea, posso dire che
oggi trascorsi ormai parecchi anni, sono felice di quella
scelta, prima avevamo sempre cause, problemi con le
clienti che dopo lo shock dell'aborto andavano a finire in
centri di salute mentale, con gravi problemi psicologici,
mentre ora vengono nel mio ufficio con i bambini che
sono nati a ringraziarmi, posso ringraziare mia madre che
ora penso e spero si trovi in paradiso, proprio perché e
118
stata lei ad indicarmi la via della mia salvezza e della
salvezza della mia famiglia.
Che bella testimonianza quando una persona ti parla così
a cuore aperto, capisci che ti trovi in un luogo speciale,
così rimanemmo qualche giorno in più rispetto a quello
concordato con il gruppo di pellegrini quando loro
rientrarono noi avevamo prenotato il volo di ritorno da
Mostar a Bologna e qualcuno ci sarebbe venuto a
prendere, credo la moglie del farmacista che aveva
sostituito Valentina, ed era piuttosto arrabbiata per la
nostra prosecuzione di pellegrinaggio, ma tornado a noi ,
posso dire avemmo modo di conoscere Viska una dei
veggenti, saputa la malattia di mio fratello impose su di
lui le sue mani e fece, delle preghiere in lingua croata, e
poi ci salutò, non disse nulla ci vide andare ma ci ricordò
la parabola del chicco di grano che deve morire per dare
la spiga, bisogna che sia seminato sul terreno buono non
sul ciglio della strada, oppure tra i rovi, ma sul terreno
coltivabile e lui darà una grande spiga con molti chicchi,
subito non capimmo ma gli successivi avvenimenti ci
fecero ben comprendere cosa intendeva dire con quella
parabola. Tornati a casa mio fratello Davide, peggiorò
notevolmente, le perdite di sangue erano più frequenti, e
la medicina ormai non faceva più nulla per alleviarli il
dolore, un pomeriggio domenicale che eravamo andati a
Firenze io e Valentina rientrando a casa, vedemmo che
tutte le luci erano accese , sentivamo i lupi ululare, non
l'avevano mai fatto di pomeriggio e trovai mio fratello
disteso sembrava assopito tra loro, e loro continuavano a
ululare al cielo, lo strazio era così forte che dal dolore ci
119
inginocchiammo accanto a lui, lo accarezzavamo perché
sembrava solo addormentato ma non dava segni di vita
era morto.
Non posso descrivervi, ne riesco a trasmettere
minimamente il dolore che ho provato, ma posso dirvi che
mi sembrava d’avermi strappato il cuore, ricordo che sul
tavolo della cucina c'era un biglietto lo vide Valentina, nel
momento che si era alzata per prendermi un bicchiere
d'acqua e dei fazzoletti, lo lesse vicino a me, c'era scritto :
“Caro Renzo quel giorno la veggente di Medjugorie aveva
detto bene io ero il grano che doveva morire , ora aspetto
da te e da Valentina i frutti di questa spiga, e saranno
sicuramente buoni” in effetti posso dirvi che dopo poco
ci sposammo e da questo matrimonio sono nati tre
stupendi fanciulli, e credo che Marco, nostro primo
genito, assomigli quasi come una goccia d'acqua a
Davide.
Concludo questa mia storia con una morale se c'è una
morale, lasciamoci avvicinare da Maria, andiamo a
trovarla nei santuari Mariani, quali Lourdes, Fatima e
Medjugorie, in particolare quest'ultimo a cui sono
particolarmente legato, e che considero la mia seconda
casa, inoltre qui in questi ultimi trent’anni avvengono
apparizioni a dei veggenti che all'incirca hanno la mia
eta', penso sempre la differenza sostanziale tra le
apparizioni di Medjugorie e quelle di Lourdes avvenute
dalla meta' dell'ottocento, a Fatima primi decenni del
novecento, ovviamente terminate, mentre qui avvengono
ora, avvengono giornalmente, alle diciotto e quaranta
120
avvengono e se ti trovi lì senti una piccola campanella
suonare, e ti viene spontaneo metterti in ginocchio, senti
questa carezza del vento senti la sua presenza.
Ricordatevi comunque che dove c'è la Madonna c'è anche
il male, ho avuto modo di sperimentarlo personalmente
nel penultimo mio viaggio, ricordo che dopo la Santa
Messa, delle undici a San Giacomo avevo l'urgenza di
andare alla toilette, chiesi a mia moglie, se anche lei
veniva con me, ma mi rispose che voleva andare al Cristo
Risorto, che si trova a cento duecento metri, da quel
luogo, mi avviai ma quando fui vicino un signore che era
posato alla parete dei bagni nella parte esterna, mi
anticipò di qualche secondo, ricordo che entrai
tranquillamente e mi avviai verso una turca, quella a
parete, e in quel preciso momento, sentii delle
bestemmie che ti facevano accapponare la pelle,
tranquillamente finii e mi andai a lavare le mani, e ancora
bestemmie, uscii dalla toilette e misi dei soldi nella
cassetta ,non alzai lo sguardo mai, e quando fui uscito con
passo veloce arrivai al Cristo Risorto dove potei ritrovare
la mia tranquillità, vicino a mia moglie e ai miei figli. Ora
non mi dilungo oltre voglio solo dirvi cari lettori, che
questa storia, questo incontro come ho voluto raccontarvi
si avvale di ambientazioni e nomi di fantasia di una vera
storia, ma ambientata stranamente proprio perché nessuno
possa esattamente essere riconosciuto, spero vi sia
piaciuta.
Il mio invito è che tutti Voi possiate andare prima o poi a
Medjugorie, e ricordo a chi sostiene che è tutta una
121
montatura, di prendere cinque o quattro ragazzini
addestrateli bene, facendo finta che vedano la Madonna
ogni mattina tanto per cambiare, e poi abbiano dei
messaggi e cadano tutti in trance contemporaneamente, e
che inizino, a creare dei gruppi di preghiera, rinunciando
ai giochi, ai cellulari, alle compagnie di divertimento ma
ricordatevi che devono fare tutto ciò per trenta /quaranta
anni ogni mattino di ogni giorno all'ora stabilita, inoltre,
tutto ciò deve essere fatto in un bel paese con un regime
duro come lo era nell'ex Jugoslavia, dove tutti i giorni la
polizia di stato ti cercava per arrestarti, oppure come a chi
in qualche modo ha cercato di proteggere questi ragazzini
si è preso tante di quelle botte, da non aver più un dente,
d'avere parecchi ossi rotti, e farsi un anno e mezzo di
carcere ma di quello duro, e alla fine di ciò come
ringraziamento ti diranno che è tutta una montatura, bene
io non commento lascio a voi e alla vostra intelligenza
cari lettori, la giusta valutazione.
La Madonna ci apre il cuore e ci indica la via per
incontrare suo Figlio ed abbracciare gli altri in una
dimensione profonda. Nulla accade per caso e Medjugorie
per molti è stato, ed è tuttora, il luogo della ripartenza, del
fare verità nella propria vita.
A Medjugorie Maria ha dato il via al mio cammino di
conversione, trasmettere l’amore di Dio attraverso il dono
che lui mi ha dato…..con l’uso di un semplice pennello e
con dei colori, riuscire a creare delle “emozioni visive”
per poter rappresentare la sua Divina Misericordia.
Il viso della Gospa è al centro della mia produzione
artistica, essa risplende anche oggi di luce in ogni angolo
122
della terra, come colei in cui pulsa il cuore della chiesa
“Maria Mater Ecclesiae” il mio obbiettivo è di contribuire
il più efficacemente possibile con le mie opere a
indirizzare le menti degli uomini a Dio.
Chi fa cose di Cristo, con Cristo deve stare sempre, così
era solito ripetere fra Giovanni da Fiesole detto Beato
Angelico patrono degli artisti "In lui la fede e' diventata
cultura, e la cultura è diventata fede vissuta.......in lui l'arte
diventa preghiera."
Ho abbracciato da subito il suo pensiero e lo condivido
con cuore intriso di speranza, proprio perchè le opere di
Dio nascono così e continuano a portare frutto, nel tempo,
per il carisma originario che le ha generate e per la
semplicità evangelica che le accompagna.
Opere d’arte, libri, concerti di musica sacra, iniziative e
convegni culturali devono attingere sempre la loro linfa
vitale dalle essenziali e “povere” radici del Vangelo: dalla
quotidiana e affettuosa ripetizione del saluto angelico
dell’Ave, nella ininterrotta e fervida meditazione dei
misteri del Rosario; dalla frequenza ai Sacramenti; dal
sostare silenzioso e orante dinanzi alla Eucaristia.
Due uomini di campagna andarono per la prima volta ad
ascoltare il profeta Giovanni il Battista. All’improvviso,
Giovanni pronuncia alcune parole strane indicando un
giovane che si allontana lungo il sentiero accanto al lago.
I due uomini prestano attenzione all’indicazione del
Battista, si alzano e seguono quel giovane, ma non si
azzardano a chiamarlo. Il giovane si volta e domanda
loro: «Che cosa volete?». «Rabbì, dove abiti?». «Venite e
123
vedrete». E loro andarono con Lui. E rimasero quel
giorno con Lui: era l’ora decima.
Quando ritornarono, appena uno di loro incontrò suo
fratello, gli disse: «Simone, abbiamo trovato il Messia!».
Due uomini avevano visto un altro uomo: erano stati a
casa sua, erano rimasti con lui tutto il giorno. Sappiamo
tutti quello che disse loro quel giorno perché intuissero
che quell’uomo era proprio il Messia!
Alcuni mesi dopo, in una sinagoga di Cafarnao, quando
tutti lo avevano abbandonato, nel silenzio del pomeriggio,
Gesù disse loro: «Forse anche voi volete andarvene?».
Rimasero solo alcuni di loro. Erano proprio quei due, e
Simone, fratello di Giovanni, e la loro risposta fu diversa:
«Neanche noi capiamo quello che tu dici, ma se ci
allontaniamo da te, da chi mai andremo? Solo tu hai
parole di vita eterna».
Quindi questo fatto, accaduto duemila anni fa, aveva la
forma di un uomo, di un individuo. Quando la gente si
univa a lui, si riuniva con lui e lo ascoltava, sentiva che
stava diventando più umana, avvertiva un’umanità più
grande. E questi uomini vedevano perfino cose dell’altro
mondo, per esempio, vedevano che curava gli infermi,
restituiva la vista ai ciechi, ecc. Ma soprattutto lui era
diverso da tutti gli altri! Era un’altra cosa! Con lui era
come se il cuore, alla fine, diventasse più umano. Infatti,
non curava tutti i ciechi e nemmeno tutti gli zoppi; ma
tutti i cuori che lo ascoltavano, sentivano che stavano
diventando cuori umani.
«Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!»...
«Lui sì che parla con autorità». Autorità, parola latina che
124
descrive un incontro con qualcuno che ti fa crescere come
uomo. E così rimasero con lui, camminavano con lui,
mangiavano con lui, non volevano lasciarlo più.
Il frutto di quell’incontro era un’umanità nuova, tanto che
chi stava con lui si sentiva finalmente uomo! Per questo,
scoprire la verità dell’uomo vuole dire porsi di fronte a
Dio.
Non c’è niente di più bello e di più umano del rendersi
conto di ciò che accadde duemila anni fa, e subito dopo la
cosa più bella è sperimentare come quello stesso evento
sia rimasto nella storia: «Ecco, io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo» dov’è? Dove dimora?
Duemila anni ci separano da quel momento iniziale,
quando Cristo esisteva come uomo tra gli uomini e grazie
alla sua presenza, gli uomini si sentivano più umani,
scoprivano la profondità della propria umanità. Ebbene, la
sua stessa presenza si è protratta nel corso della storia
attraverso una sorta di continuazione. È come quando io
ero piccolo e mia madre mi diceva che ero bello; poi, con
il passare degli anni, l’aspetto delle persone cambia, ma io
sono sempre io. La forma che Lui ha preso, la forma che
il suo corpo ha acquisito è la comunione di quelli che
credono in Lui. Storicamente si chiama “Chiesa”, in altre
parole, gente riunita. Teologicamente, è “il suo Corpo”
perché rappresenta il dilatarsi del suo aspetto fisico,
dell’aspetto fisico della sua presenza, è il segno della sua
presenza, così come il mio corpo è segno della mia
personalità. Da un punto di vista sociologico lo possiamo
chiamare “popolo di Dio”.
125
Il cristianesimo di duemila anni fa aveva l’aspetto di un
uomo e che si è dilatato nel corso della storia mediante la
comunione di quelli che credono in Lui: «Ti prego Padre»
disse nell’ora della sua Passione, «Come tu, Padre, sei in
me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché
il mondo creda che Tu mi hai mandato».
Capite che Cristo può essere riconosciuto solo in questo
modo?
Riconoscere Dio presente in mezzo a noi è una grazia,
cioè, è solo il potere dello Spirito Santo che accende la
luce della fede in ognuno di noi. E lo Spirito unisce
questa grazia a una condizione esterna, che è l’unità tra di
noi. Il cristianesimo si diffonde così nel mondo in virtù
della “forza del sacramento” e il “sacramentum
Ecclesiae” ha come segno l’unità “visibile” dei credenti.
Dove non c’è unità tra i credenti non è possibile
riconoscere il Cristo. Questo è l’unico insegnamento
pastorale nel Vangelo di una chiarezza estrema.
Perché la gente di duemila anni fa riconosceva che
quell’uomo non era solo umano? Perché faceva dei
miracoli. Questa parola così insolita
è la parola
fondamentale del cristianesimo. Il fatto che quei due,
Giovanni e Andrea, che si sedettero ad ascoltarlo tutto il
giorno, ritornarono pieni di una nuova certezza, è un
miracolo! Molto più grande che raddrizzare le gambe.
Cos’è più miracoloso? Spostare le montagne o che
l’uomo si scopra veramente uomo? Oggigiorno si possono
spostare le montagne da un luogo all’altro ma nulla
cambia il cuore dell’uomo, nessuno cambia il cuore
dell’uomo.
126
Il miracolo più grande che esiste, “signum elevatum in
nationibus”, è che vi siano uomini che si sentano tra loro
più uniti dei propri fratelli di carne e sangue; come è
scritto nella prima pagina di San Giovanni, «a quanti però
l’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue,
né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio,
questa unità è impossibile fra gli uomini che non amano
Cristo.
L’immagine che descrive meglio la vita moderna è quella
di una grande malinconia. La cultura moderna è
favorevole al divorzio, a unioni tra persone dello stesso
sesso, afferma, cioè, che nemmeno tra un uomo e una
donna sia possibile un’unità sicura, stabile. Eppure, non
solo tra l’uomo e la donna, ma anche tra estranei nasce
un’unità
totale,
come
se
ci
appartenessimo
reciprocamente. In virtù di questo, pur non conoscendovi,
mi sento una cosa sola con voi. Non vi ho mai visto prima
d’ora, eppure darei la mia vita per ognuno di voi. Il
miracolo più grande della storia è l’unità.
Come la Chiesa, il corpo di Cristo, il popolo di Dio,
giungano fino a me oggi. Come posso capire che cos’è la
Chiesa?.... Pensate che il 98% dei cristiani che vanno a
messa tutte le domeniche, non ne è consapevole. Come
posso rendermi conto di questa realtà? Come posso fare
esperienza di questa umanità nuova, di questa pienezza di
vita diversa? Come posso arrivare ad affrontare i problemi
della vita in un modo che non avrei mai immaginato
prima? Come posso sperimentare che alla fine “sono
nato”, che “sono rinato”? Come posso accorgermi che
127
effettivamente sono un uomo, un uomo nuovo? Occorre
che l’unità dei credenti, la Chiesa, corpo di Cristo, popolo
di Dio, mi raggiunga, mi commuova, tocchi il mio cuore,
mi convinca, mi chiami a sé, mi sostenga… E come può
accadere tutto questo? Capite bene che può succedere solo
se questa presenza ti viene incontro, non più lì dove
mangi, dove bevi, dove studi o lavori, ma nei grandi
santuari, e spesso è una chiamata. Il cristianesimo deve
arrivare a te personalmente attraverso la trama sottile
delle circostanze della vita, in maniera persuasiva, perché
sia possibile questo abbraccio. Usando un agire del Papa
Francesco: questa modalità concreta con cui il fatto
cristiano arriva fino a te in modo persuasivo, convincente
ed esaltante si chiama “fede”. Sapete già quello che
Giovanni Paolo II disse nel 1981: «La Chiesa stessa è
“fede”». Per la maggioranza degli uomini è come se la
Chiesa non esistesse. La Chiesa “non muove” la maggior
parte dei cristiani; la Chiesa è ridotta a un insieme di
leggi, di riti, o di persone più o meno simpatiche e basta!
Eppure la Chiesa, questo fatto, deve agire – sin da ora e in
questo momento – in ognuno di noi, personalmente, noi
non crediamo nelle persone, crediamo in Gesù Cristo, ma
non possiamo credere in Cristo se non mediante un'
insieme di persone fedeli.
È quest’uomo che camminava per le strade di Nazareth e
che rimane presente, nel corso della storia, nell’unità dei
credenti. L’unità dei cristiani, la comunione dei credenti,
è un segno tangibile, potremmo dire “il Suo corpo”.
Questa realtà ci tocca, giunge fino a noi, ci commuove
attraverso l’insieme delle circostanze concrete della vita
128
che, con una parola bellissima per la sua etimologia, si
chiama “fede”.
«…noi crediamo in Cristo morto e risorto, in Cristo
presente qui e ora, che solo può cambiare e cambia,
trasfigurandoli, l’uomo e il mondo». Questa è la
definizione più bella del contenuto della nostra
esperienza.
Cristo è resuscitato, e in virtù di questo vince i limiti del
tempo e dello spazio, e rimane nella storia! Cristo è
presente qui e ora all’interno della Chiesa ci tocca. Sta a
noi verificare che questa esperienza ci cambia, e che, per
mezzo del nostro cambiamento, trasforma il mondo
intero. Modifica la mia vita e così il luogo dove vivo:
diventa più umana la classe dove studio, la famiglia, gli
amici, il luogo di lavoro; nasce una passione per fare della
società, una società più umana..
Inoltre, questo
cambiamento avviene senza togliere nulla, senza
censurare nulla, ma trasfigurando tutto. Non si capisce
cosa significa “trasfigurando tutto” se non si sperimenta,
perché non si tratta di smettere di amare l’uomo o la
donna, ma di provare un amore diverso, più autentico.
Così la verità di Dio si rende visibile perché diventa la
verità dell’uomo.
Lo Spirito Santo, per continuare con l’uomo di oggi il
dialogo iniziato da Dio in Cristo e portato avanti nel corso
di tutta la storia cristiana, ha suscitato nella Chiesa
contemporanea il fiorire di molteplici movimenti
ecclesiastici. Sono un segno di libertà di forme, in cui si
realizza l’unica Chiesa, e rappresentano una novità sicura,
che deve ancora essere apprezzata in modo adeguato in
129
tutta la sua positiva efficacia per il Regno di Dio che
agisce oggi nella storia. Per continuare il dialogo con
l’uomo iniziato da Dio nella persona di Cristo, come
possiamo incontrare Cristo oggi? Che cosa vuol dire
“incontrare Cristo”? Vuole dire incontrare “qualcosa”,
una realtà, una presenza che tocca il cuore, che colpisce il
nostro cuore. Ma allora, quando è che rimane colpito il
nostro cuore? Nel momento in cui qualcuno si imbatte in
“qualcosa” che, pur non avendolo previsto, corrisponde
alla sua natura autentica, corrisponde alla sua esigenza
più profonda, forse fino a quel momento inconsapevole,
inconfessabile..
Quando il cuore di un uomo rimane segnato da questo
incontro, seppure in maniera confusa o passeggera, non
può più tornare indietro!
Può rispondere o non aderire, ma non sarà mai come
prima di quell’incontro, perché, in quel momento, ha visto
o sentito qualcosa, un accento autentico e vivo dal punto
di vista umano, e ha intuito che la fede c’entra veramente
con la vita.
Quindi, come è possibile incontrare Cristo oggi? Il
riconoscimento di Cristo presente in mezzo a noi e il
desiderio di comprendere qual è il suo messaggio per la
vita, il desiderio di capire cosa ci vuole dire per vivere
meglio e cosa può portare Cristo alla società e al mondo.
Cosa disse Cristo ai primi che rimasero colpiti da Lui?
Disse loro: «Venite con me, seguitemi». La differenza tra
quelli che avevano intuito che era un uomo eccezionale e
il resto del popolo è che il resto della gente rimaneva
130
stupita, ma poi se ne andava. Mentre «alcuni rimasero con
Lui».
Se ti ha colpito un accento di umanità nuovo, quello che
devi fare è seguire. Seguire significa impostare tutta la tua
vita guidato dalle provocazioni, dai giudizi, dalle
indicazioni e per arrivare a capire con certezza chi è
Cristo, per giungere alla certezza della fede; per
sperimentare una vita diversa, per verificare che la tua
vita diventa diversa, nuova, per comprendere che la fede
in Cristo ricolma la nostra vita di allegria. Altrimenti,
l’allegria è impossibile. Anche l’allegria è un miracolo.
Per comprendere tutto questo basta fare una cosa molto
semplice e molto grande allo stesso tempo – semplice e
grande – che sta solo nel seguire quelli che ti hanno
colpito. Oggigiorno, in generale, perché ci sia allegria,
bisogna dimenticare, ma quella non è vera allegria. Ciò
che conta è solo una cosa, a cui si riduce tutta la
pedagogia di Cristo: «Vieni con me», cioè, «Seguimi».
Quando passò e vide Matteo seduto al banco delle
imposte, si fermò lo guardò e gli disse: «Seguimi». E
Matteo non poté fare a meno una pedagogia è tanto più
intelligente quanto più è concreta e quanto più è implicita,
cioè, quando agisce a livello implicito e, allo stesso
tempo, è concreta, pratica. Per questo non esiste nessuna
norma pedagogica più efficace, né più intelligente di
questa: «Seguimi».
Questa prima grande norma, questa prima regola
fondamentale, ci introduce al fatto che la vita dell’uomo
deve seguire Cristo. Qual è quindi la prima conseguenza
che impariamo, e che è, allo stesso tempo, il primo
131
bisogno per una vita ragionevole, per una vita intensa dal
punto di vista affettivo? ... Che non ci sembra più strano
pregare. La preghiera è la prima caratteristica e qui la
parola preghiera contenuto intimista e beato. Consiste
soprattutto nel riconoscere la presenza di Cristo. Come
nel caso degli apostoli che uscivano di casa la mattina per
andare a trovarlo, ad ascoltarlo.
Come si chiama il contenuto della preghiera che è tipico
del cristiano? Si chiama “memoria”. La preghiera
cristiana è diventare consapevoli della sua presenza, oh
Cristo! Quindi, non occorrono pensieri o sentimenti
particolari, parole particolari e neppure gesti particolari.
Ma la coscienza della sua presenza diventa il contenuto
della mia coscienza.
Perché Tu sei tutto per me. Tu sei tutto per l’uomo. Tu sei
la via, la verità e la vita. Tu sei la vita! È per questo che
l’essenza della preghiera cristiana consiste nel riconoscere
questa presenza. È pensare a questa presenza, cosa che
uno può fare in autobus, in treno, a scuola, a casa.
Questa memoria, d’altra parte, non può smettere di
aprirci, totalmente, alla vera natura della preghiera di ogni
uomo, alla comprensione della preghiera dell’uomo
naturale.
L’essenza della preghiera, comune a tutti gli uomini, è la
domanda. L’uomo è un essere povero, che ha fame e sete
di felicità. E, come gli affamati, mendica il suo
nutrimento. Per questo la mendicanza è la natura stessa
dell’uomo. E l’espressione della nostra povertà è la
domanda. L’uomo non è capace se non di domandare. La
ricchezza dell’uomo consiste nel “domandare” a colui che
132
crea, al Creatore. Così la memoria di Cristo, la coscienza
della sua presenza, non può esprimersi se non come
domanda. Quale domanda? «Vieni Signore!», in altre
parole, «fa’ che possa conoscerti, ascoltarti, che io viva in
te, che io realizzi tutto secondo la verità e l’affetto che
vengono da Te». Anche quando uno si trova immerso
nell’oscurità più totale, quando si è sbagliato un migliaio
di volte, c’è una cosa che sempre può fare: chiedere,
mendicare. E non esiste nulla che possa calmare il cuore
dell’uomo, che rassereni l’uomo, come la preghiera.
Sant’Agostino diceva che la preghiera è “ascentsio mentis
in Deum” (elevare la mente a Dio), vale a dire, essere
coscienti di Dio. E questo per il cristiano equivale al fatto
che Dio si è incarnato in una presenza umana: Gesù
Cristo. E davanti a Cristo, che cosa si fa? San Tommaso
definisce la preghiera cristiana in una forma molto
intelligente ed esistenziale quando afferma che la
preghiera è “la richiesta a Dio di cose giuste”.
Dovremmo domandarci allora quali siano queste cose
giuste, l’unica cosa importante? La nostra felicità: capire,
amare, compiere il bene… Perché fare il bene vuole dire
goderne, essere più felici! Perché amare in maniera giusta
implica difatti un sacrificio, ma che dà un gusto molto più
grande!
Una frase del Vangelo: «Chi mi segue avrà la vita eterna e
il centuplo quaggiù». In altre parole, noi desideriamo il
centuplo, una vita più piena sulla terra. Questo è lo scopo
della nostra domanda. Per questo con grande facilità la
nostra preghiera diventa un fatto normale e quotidiano, e
così matura gradualmente.
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C’è un gesto che vale di più di tanti altri, in cui Cristo ci
viene incontro in maniera eccezionale. Un gesto che è,
precisamente, memoria di Cristo, coscienza della sua
presenza. Un gesto il cui significato totale è proprio
domandare a Cristo. Questo gesto è il sacramento della
Confessione e dell’Eucaristia, in particolare. La preghiera
tende a diventare così importante come respirare, e i suoi
pilastri sono questi due sacramenti. Della confessione e
l’esercizio della semplicità profonda che questa comporta,
equivale a lasciare che Cristo entri nella vita di ognuno di
noi. Quando andiamo a confessarci, esprimiamo il
bisogno che abbiamo di Cristo.
L’ultima conseguenza di questo valore della preghiera –
che tanti hanno capito e vissuto in modo semplice – è il
valore supremo dell’espressione umana, che si chiama
“offerta”. Perché “offrire” a Dio qualcosa, un gesto – e
tutta la vita può essere offerta! – significa riconoscere che
la sostanza di tutto è Cristo, e che tutto quello che si fa, in
qualsiasi momento, è perché Cristo si manifesti in tutto.
Il Destino ci è venuto incontro facendosi uomo: Cristo. Si
impara a conoscere Cristo e, con il tempo, Cristo diventa
una presenza familiare per noi. E si ama Cristo, anche
quando ci sbagliamo più di prima! In secondo luogo, la
conseguenza di questa relazione con Cristo è che la nostra
vita acquisisce un’unità profonda, il cui respiro è la
preghiera. La preghiera cristiana come memoria: «Fate
questo in memoria di me». Che cosa significa “questo”?
Tutto. La coscienza della presenza di Cristo mi spinge a
domandare a Lui: la preghiera è domanda!…
134
chiedere che Lui venga. E tutto questo culmina nel
sacramento.
In questo modo, la conseguenza ultima è che la vita
diventa un’offerta. È la suprema espressione
dell’intelligenza. Offrire la vita significa riconoscere che
la sostanza di tutto è Cristo. E Lui è anche il culmine
dell’affettività, del cuore. Offrire significa desiderare,
volere, domandare che Cristo si manifesti attraverso di
noi in tutto ciò che ci circonda. Questo è l’inizio in cui
l’amicizia di Cristo diventa gradualmente tutto. Ma quello
che ho descritto è l’uomo nuovo. Un soggetto nuovo che è
entrato nel mondo. L’uomo che riconosce che Dio è
venuto al mondo ed è diventato una realtà a lui familiare.
E questo è proprio quello che il mondo non riesce a
tollerare: che Dio sia diventato familiare alla vita di noi
uomini.
Si tratta di farlo con il cuore, che non vuole dire senza
sacrificio. Perché si può seguire con il cuore infranto dal
dolore, ma il primo frutto è un uomo diverso, cioè un
uomo autentico. L’uomo autentico è chi riconosce Dio
perché Dio si è reso visibile, è diventato Uno in mezzo a
noi: Gesù Cristo. Tuttavia, occorre domandarsi che cosa
distingue la vita di un uomo rispetto al resto della natura?
L’autocoscienza, la coscienza di sé, la coscienza della
natura, del mondo e della realtà intera. Per questo, la
memoria di Cristo diventa la coscienza che ho di me
stesso. In ogni istante siamo fatti da Lui, da Cristo. E la
memoria di questo fatto dona un’espressione autentica
alla nostra natura, che non è nient’altro che la ricerca
della felicità, l’anelito alla felicità, anelito alla verità e alla
135
felicità. È allora che la realtà che viviamo diventa
meravigliosa, San Tommaso diceva che la bellezza è lo
splendore della Verità, in altre parole, è la verità che ci
affascina e tutto può trasformarsi in bellezza per mezzo
dell’offerta. Perché persino un gesto banale come il
mangiare, se offerto, diventa grande, acquista un valore
infinito, e l’uomo non sta bene se non in rapporto con
l’Infinito. La preghiera quindi non è più un gesto estraneo
e formale, ma diventa familiare. Questa è proprio la
caratteristica del soggetto nuovo, perché un soggetto è
definito dalla coscienza che ha di sé e del mondo, delle
cose e delle persone.
Le conseguenze che derivano da tutto questo, nessuno mi
è lontano, sento che nessuno attorno mi è estraneo. Se è
così, se amo chi mi sta accanto (in classe, in
metropolitana, in casa, ecc.) che cosa faccio? Gli
comunico cosa sono la verità e la bellezza nella mia vita.
Di conseguenza, il primo modo con cui contribuiamo a
creare una relazione personale con chi ci sta accanto – la
fede che viviamo, la certezza che abbiamo, lo splendore
della speranza che è in noi. Questo “uomo nuovo” è
veramente definito dalla speranza; cioè, dalla certezza che
le cose e l’uomo possano cambiare, come noi abbiamo già
iniziato a sperimentare in noi stessi. È impressionante:
l’eliminazione dell’“estraneità” e il fiorire di un’amicizia,
di una vicinanza, di un amore. Qual è dunque il cuore di
questa relazione di amicizia con tutti?
È la passione per il destino dell’altro. E sappiamo che il
destino dell’altro è Cristo. Quindi gli diciamo: Vieni con
me! Perché allora sarai più te stesso, sarai più contento, la
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tua vita sarà più piena, più bella. Da qui scaturisce il
desiderio di comunicare la tua speranza a chi ti sta
accanto. La prima conseguenza è la relazione personale
tra di noi, l’amicizia. Non ci può essere nessuno che non
senta su di sé uno sguardo simile a quello di una madre
nei confronti di suo figlio: questa è l’amicizia.
Un abbraccio in Cristo.
Renzo
Sossella Renzo
Via luppia Alberi 75
35044 Montagnana PD
e-mail: [email protected]
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Non abbiate paura, della Croce di Cristo. E' sorgente di ogni
gioia di ogni pace. E' l'unico modo per Gesù di arrivare alla
risurrezione e al trionfo sul male, ed è per noi l'unico modo
per partecipare alla sua vita, ora e sempre.
Dipinto Sossella Renzo
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Dipinto Sossella Renzo
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Il dipinto di Sossella Renzo si evidenzia profondamente per il messaggio intrinseco d'amore.
"Lo sguardo diretto che ha la Madonna ed il bambino, verso lo spettatore" senza
che quest'ultimo abbia possibilita' di fuggire, di distoglierlo, ti senti amorevolmente
bloccato, capisci che loro amano, ma amano soprattutto te, anche se non gli conosci, loro
ti amano.
Pur prendendo spunto dall'opera di Raffaello "Madonna Sistina" qui la Madonna ti
guarda,
guarda la tua anima e ti chiede di aprire il tuo cuore al suo, e Lei avvocata nostra lo porge
al
Figlio, che ci accoglie per quello che siamo, accoglie i nostri peccati, i nostri errori, il
nostro
orgoglio, la nostra anima piegata, distrutta e li fa suoi, li porta nella croce la sua croce che
è la nostra purificazione è il suo perdono, ma siamo noi che dobbiamo muoverci,
avvicinarci, avvicinarci a questo quadro dicendo "SI".
ECCOCI, MADRE GUIDACI:
"A FARE TUTTO CIO' CHE LUI CI DIRA' "
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