Norme legali e considerazioni etiche sulla circolazione dei
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Norme legali e considerazioni etiche sulla circolazione dei
Norme legali e considerazioni etiche sulla circolazione dei veicoli fuoristrada in montagna T e s t o d i F a b r i z i o Ott a v i a n i * , F o t o a r c h i v i o Ott a v i a n i Introduzione e premesse “Una legge proibisce formalmente di occuparci delle montagne: né di salirci né di parlarne e neppure di guardarle, possibilmente. “Possibilmente” così dice la parola del legislatore con una pretesa che egli stesso evidentemente giudicava eccessiva. Perché esse stanno sempre sopra la città, dalla parte del settentrione, giorno e notte, con il loro splendore.” Così inizia il racconto “Le montagne sono proibite” di Dino Buzzati, nel quale lo scrittore ipotizza una società che vieta il solo pensare alle montagne e prevede pene severe per chi osi frequentarle. Per fortuna in realtà le montagne non sono proibite. Almeno per ora, considerate le severe norme a tutela dell’ambiente che alcuni vorrebbero introdurre a carico di escursionisti e alpinisti. Per i veicoli a motore, invece, esistono già diverse limitazioni, che esamineremo con particolare riguardo alle moto e alla situazione in Ticino. Molte considerazioni valgono, con le opportune differenze, anche per le biciclette da montagna e i cavalli. Ma già sappiamo che questo scritto scontenterà tutti: i motorizzati, perché mostra i limiti loro imposti, gli ambientalisti e gli escursionisti, perché ammette un uso moderato dei veicoli fuoristrada. Negli ultimi tempi si sono levate voci di protesta contro le motoslitte. Articoli di stampa, iniziative parlamentari e incontri fra le parti hanno portato all’esame della problematica e a chiarimenti per regolare il loro uso, con un miglioramento della situazione rispetto al passato. Gli utenti delle slitte a motore hanno capito che, anche se può essere divertente, non è il caso di lanciarsi in rumorose evoluzioni tra sciatori ed escursionisti; e questi ultimi sanno ora che non ogni transito motorizzato è vietato. Ma in montagna, e in generale fuori dalle strade, non circolano solo le motoslitte. I mezzi per il servizio agricolo, forestale e antincendio devono avere la possibilità di svolgere il loro compito. I militari meritano un discorso a sé, che andrebbe molto lontano; ci limitiamo qui a ricordare che anch’essi sono stati molto criticati ultimamente per l’impatto ambientale causato. Anche gli sport motoristici off-road presuppongono ovviamente di lasciare l’asfalto e di aggirarsi tra viottoli, sassi e ostacoli naturali. Dal territorio ticinese sono ormai praticamente scomparsi gare e allenamenti di motocross, di enduro, di veicoli 4 x 4, ossia tutte le attività con un carico ambientale maggiore in termini di rumore ed erosione del suolo. Sussiste ancora l’attività del trial e in modo limitato quella del motoalpinismo, praticate con piccole moto, che circolano a passo d’uomo con un motore di limitata potenza che funziona a bassi giri, hanno pneumatici con tasselli regolari che non causano danni al suolo e nel complesso hanno una ridotta rumorosità: infatti se ne avverte la presenza soltanto da vicino, a condizione ovviamente che i conducenti non si lancino in evoluzioni a pieno gas contrarie allo spirito stesso di questo sport. È giusto sapere che questi veicoli non sono paragonabili alle più potenti e aggressive moto da cross e da enduro, che si odono da lontano e che spesso scavano il terreno dove passano: sono queste che hanno procurato ai motociclisti tanta fama negativa e a loro si riferisce di solito la gente, quando si discute di moto fuoristrada. E nemmeno possono essere parificati alle motoslitte stesse, che per la loro funzione hanno dimensioni e motorizzazioni ben diverse. Negli ultimi tempi sono stati allestiti persino dei prototipi di moto da trial elettriche, che risolverebbero molti problemi. D’altronde persino l’equitazione di montagna scatena reazioni da parte di chi sostiene che i cavalli rovinino i sentieri o sporchino le vie. re l’uso eccessivo delle motoslitte, che vieterà però di fatto ogni altra attività fuoristrada, salvo autorizzazioni particolari molto limitate nel tempo e nel tragitto. A mente di chi scrive non si deve affrontare la problematica con una legge di divieto generale, che penalizzerebbe in modo estremo ogni veicolo, ogni tragitto ed impedirebbe anche attività più che lecite, come ad esempio ogni allenamento di trial. Visto il numero esiguo di zone dove vi sono stati degli eccessi (Lucomagno, Döttra, Val Malvaglia e Val Pontirone e pochi altri luoghi), la via da seguire è quella di porre dei segnali nei punti opportuni. Altrimenti oggi si colpiscono le motoslit- te, domani si vieterà lo scialpinismo e l’escursionismo con racchette e in futuro passeggeremo solo nei parchi e negli zoo. Proprio come scriveva Buzzati. Ma senza eccedere in visioni sinistre, vediamo ora quali normative federali e ticinesi si occupano di questo tema. Abbiamo ricordato che il transito è proibito ovunque vi sia un segnale di divieto di circolazione. E questo è evidente. Ma anche quando non vi sono dei cartelli, l’accesso può essere vietato: attualmente valgono infatti le regole qui di seguito riportate. Innanzi tutto si noti che quando si parla di circolazione non s’intende il veicolo Normativa legale Le considerazioni morali e la sensibilità ambientalistica variano per ognuno di noi, e di loro diremo più sotto. Esaminiamo dapprima l’aspetto giuridico dell’argomento: è vietata la circolazione fuoristrada? In certi casi sì e in altri no. La Legge, per quanto interpretabile, regola oggettivamente il nostro agire. Sappiamo che un comportamento può essere vietato solo se esiste una specifica norma giuridica. Anche se con una vecchia battuta si dice che in Svizzera tutto è proibito, tranne ciò che è obbligatorio, vige la regola generale che la circolazione fuoristrada è permessa ovunque dove non sia vietata da disposizioni di legge o da cartelli segnaletici. Leggi federali, leggi dei singoli cantoni e ordinanze comunali si intrecciano per dare una risposta, non sempre chiara e univoca, alla questione. In modo analogo nelle zone italiane di confine valgono le norme di cui diremo più oltre. In Ticino non esiste attualmente una legge specifica che vieti il transito al di fuori dalle strade. È da tempo allo studio una nuova normativa, pensata per contrastaVIVERE LA MONTAGNA 61 spinto a mano, ossia con il conducente sceso di sella, che procede a fianco del veicolo, con o senza l’ausilio del motore. Il Codice Civile garantisce a tutti il libero accesso a boschi e pascoli, anche se di proprietà privata, anche a cavallo o con veicoli, sempre però nel rispetto delle colture. Esso vieta addirittura di cintare i boschi, cosa che spesso viene abusivamente fatta. Non si dimentichi che la violazione di domicilio esiste solo per gli stabili e i veri giardini, non per porzioni di terreno circostanti un’abitazione sui monti. Al di fuori delle strade aperte alla circolazione, la Legge Federale sulla Circolazione Stradale (LCS) non è quasi mai applicabile (solo su certi sentieri) e quindi, di regola, per chi transita in questi territori non sono imposti né la patente di guida, né la targa, né il collaudo, né sono applicabili i divieti previsti per i veicoli stradali. Altre codificazioni, come le leggi forestali, alcune ordinanze comunali e una vecchia circolare cantonale, disciplinano ulteriormente la materia, ma solo in modo molto parziale e in alcuni casi giuridicamente dubbio. Sui sentieri e le mulattiere vige l’art. 43 cpv. 1 LCS, che vieta l’accesso dei veicoli alle vie a loro inadatte o manifestamente destinate al turismo pedestre. Ciò significa che moto e motoslitte (ma anche le biciclette da montagna !) non possono circolare sui sentieri turistici o su quelli molto frequentati dagli escursionisti, salvo autorizzazioni speciali. Al contrario, come ha ribadito anche il Tribunale Federale, sentieri discosti o secondari, poco frequentati, e semplici tracce non ricadono sotto questa norma e sono quindi 62 VIVERE LA MONTAGNA accessibili. Occorre pertanto esaminare la situazione giuridica caso per caso: vi sono carrarecce e mulattiere, la cui natura potrebbe rientrare nell’articolo 43, mentre in altre situazioni la particolare configurazione topografica o le ragioni storiche (accesso ad insediamenti), parlano per la libera circolazione. Nei casi dubbi, ossia quando la proibizione non sia evidente, l’Autorità deve provvedere a sistemare i cartelli relativi. Facciamo un esempio per spiegare meglio il concetto: non è transitabile il sentiero principale, frequentato dagli escursionisti, che porta ad un alpeggio, ad un “monte” o che collega due località, ma è percorribile il sentiero secondario, poco usato a piedi, quello tracciato per le “motocarriole”, che giunge nel medesimo luogo, e quello particolarmente largo e agevole, costruito appositamente come circuito per biciclette da montagna. Pure transitabile è la mulattiera che è sempre stata usata con carri o veicoli o dal bestiame, se non vi sono alternative, e le varie piste, montane o da sci; infine, in mancanza di segnaletica ufficiale, sono percorribili le strade tracciate, spesso in modo illecito, per facilitare l’accesso veicolare ai proprietari di cascine e rustici. Sulle strade forestali è vietato il traffico di tutti i veicoli a motore non autorizzati. A proposito dei permessi concessi, si dovrebbe aprire un capitolo molto delicato, perché il diritto federale parla della necessità di un interesse pubblico, che non ogni proprietario può vantare, anche se ha contribuito ai costi di costruzione. Inoltre, come detto, molte strade forestali sono abusive: anche se i lavori in alcuni casi sono stati bloccati, esse sono state ugualmente ultimate. Infine si consideri che nei boschi, al di fuori delle strade, ossia tra le piante, è in ogni caso proibito circolare. I terreni privati coltivati devono essere rispettati, non tanto per divieti di diritto pubblico, ma per i possibili danneggiamenti. Per contro un campo o un prato dopo la mietitura o il taglio sono soggetti a danni solo se il transito è particolarmente incisivo. Per tutta quella parte restante di territorio che non è considerata né strada aperta alla circolazione né bosco, ossia pascoli, greti di fiume, cave, franate, ripiene, alta montagna, ghiacciai, ecc..., attualmente in Ticino non esistono disposizioni legali che vietino la circolazione. Le motoslitte possono circolare sulle strade innevate aperte alla circolazione, così come fanno le jeep o i veicoli muniti di catene, a condizione che siano collaudate, targate e in perfetto ordine di marcia ai sensi del codice stradale. Il conducente deve essere in possesso della relativa patente e di una particolare autorizzazione. Al di fuori delle strade, invece, vigono anche per questi cingolati le regole appena citate. Le multe per le infrazioni alle disposizioni citate devono essere proporzionate alla gravità dell’illecito commesso e all’eventuale recidiva, e ammontano generalmente a Fr. 100.-, in analogia alla violazione del segnale di divieto di accesso o di circolazione. Anche a livello forestale, se per la costruzione di una strada abusiva le autorità applicano multe di poche centinaia di franchi, si può presumere che per un singolo transito vietato in un bosco l’importo sia molto inferiore. Nelle zone lombarde confinanti con il Canton Ticino sono in vigore le disposizioni della legge forestale regionale no. 8 del 4 aprile 1976, che prevede la competenza dei Comuni per regolare il transito sulle strade silvo-pastorali, tramite ordinanze e segnaletica; essa vieta espressamente l’accesso ai veicoli motorizzati non autorizzati nei boschi, nei pascoli e sui sentieri, ma non nelle altre zone citate poco sopra. In ogni caso la sua validità sembrerebbe essere messa parzialmente in dubbio da sentenze della Corte di Cassazione, secondo cui la legge regionale scavalca i disposti del Codice della Strada, che parifica i sentieri alle strade. L’escursionista nordico è sicuramente più ostile, mentre i lombardi sono più abituati e tolleranti; i ticinesi, come sempre, stanno a metà. Considerazioni etiche e ideologiche Poiché la legge per ora non condanna sempre il fuoristrada, vediamo cosa può essere preteso dai conducenti, almeno a livello morale. Abbiamo innanzi tutto raccolto il parere dei vari frequentatori della montagna sui veri motivi dei rimproveri all’uso dei veicoli. Gli ambientalisti più decisi combattono ogni tipo di transito umano nella natura (scialpinismo, escursionismo con racchette, arrampicata, parapendio e ciclismo) e dunque non accettano nessun compromesso con i veicoli. Alcuni escursionisti sono decisamente contrari, infastiditi dall’idea di violazione della natura; altri invece non obbiettano nulla di fronte ad un comportamento corretto e a un rumore moderato e anzi si interessano alle possibilità dei mezzi meccanici. L’escursionista nordico è sicuramente più ostile, mentre i lombardi sono più abituati e tolleranti; i ticinesi, come sempre, stanno a metà. I cacciatori hanno reazioni molto particolari nel giudicare chi abbia il diritto di “disturbare” gli animali: per chi non pratica la caccia è davvero difficile credere che il loro punto di vista sia dettato dall’amore per la natura e dalla necessità di evitare danni alle specie e alle colture. In momenti di poca affluenza, i gestori delle aziende agrituristiche e delle capanne accolgono favorevolmente i clienti motorizzati. I giovani sono portati a guardare con entusiasmo ad ogni mezzo meccanico e avendone la possibilità sono pronti a balzare in sella, mentre i più maturi ne sono maggiormente disturbati. Infine non abbiamo considerato chi è in malafede, ossia chi vuol vietare ad altri quel che si permette per sé: spesso i rimproveri giungono da chi ha dissodato abusivamente il bosco intorno alla propria casetta e l’ha ampliata senza permesso, oppure ha tracciato piste abusive per le “motocarriole” per facilitarsi i trasporti e magari usa l’elicottero per motivi di comodità. Oggi chi va fuoristrada in moto o in slitta a motore lo fa per raggiungere più rapidamente la sua cascina, o per lavoro, come gli alpigiani e gli operai, oppure per allenamenti o gare di trial, o raramente per compiere delle escursioni. Di là dalle leggi che a volte lo permetterebbero, la coscienza ecologista e il timore di essere rimproverati trattengono molti dal lasciare l’asfalto. La ricerca del silenzio voluta dagli altri utenti della montagna giustamente non tollera il rumore del motore. Proprio per questo il conducente avveduto, ad esempio per un allenamento di trial, oltre a rispettare le leggi, cerca di non incontrare mai nessuno, scegliendo zone discoste e non frequentate da escursionisti, orari adatti (sera, giorni settimanali o di brutto tempo); in caso di incrocio con persone o animali si deve fermare immediatamente con il motore spento; se proprio dovesse transitare vicino a insediamenti abitati, procede spingendo la moto a motore spento. In ogni caso deve evitare di usare il motore nelle discese e appena ciò sia possibile. Solo osservando queste regole di comportamento gli sarà possibile limitare noie e discussioni. Il rumore e il fumo sono fastidiosi e irritanti, ma almeno quelli delle motorette sono molto meno continui e dannosi di quelli che salgono dalle industrie e dalle autostrade e del frastuono sempre più frequente degli elicotteri e degli aerei. Bisogna ammettere che i veri danni alla montagna li fanno le piogge acide, le dighe idroelettriche, anche talune strade forestali eccessive e gli impianti di risalita: le zone sciistiche, viste d’estate, presentano piloni, manufatti, larghe piste sterrate e ampie zone desertificate che deturpano il territorio: non si può certo sostenere che in quel luogo una moto compia dei danni. D’altro canto vi sono stati però conducenti di moto e di motoslitte (e di rampichini !) che si sono attirati le giuste ire di sciatori e gitanti a causa della velocità e delle loro evoluzioni rumorose e ripetute, addirittura di domenica e in luoghi frequentati, ciò che ha portato alle reazioni di cui si è scritto all’inizio dell’articolo. È però inconcepibile che vi sia ancora chi, credendosi nel giusto, insulti tranquilli ciclisti, cavalieri o trialisti o che vi siano stati persino episodi di conducenti presi a sassate o di trappole tese con il filo spinato. Conclusioni Concludiamo questo studio con delle considerazioni generali. Come in ogni campo, bisogna evitare gli estremi opposti. Non è consentito un uso illegale dei veicoli, ma anche dove esso non è proibito, è opportuno astenersi da un transito fastidioso per gli altri e dannoso per il territorio; é pertanto doveroso salvaguardare la ricerca di tranquillità di chi lascia la città e va per monti e per boschi. Parimenti non si può colpevolizzare ogni utente di veicolo a motore, se rispettoso delle leggi vigenti e delle regole del buon senso, evitando di farlo divenire il capro espiatorio di ben altri problemi che minacciano il territorio. La scelta di zone discoste, di giorni e orari adatti e l’uso di mezzi con un basso impatto ambientale, possono permettere ai conducenti dei veicoli una pacifica convivenza con i frequentatori della montagna, con i quali hanno in comune il piacere di un’attività all’aperto. Vivere la montagna significa proprio non danneggiarla con comportamenti scorretti, ma saper anche accettare le idee di chi la ama e la frequenta in modo diverso. Chiudiamo quindi con un’altra citazione, questa volta di Dante: “Uomini siate, e non pecore matte”. Per informazioni più dettagliate si veda lo studio “La circolazione dei veicoli in montagna e fuoristrada” pubblicato sul no. I-1999 della Rivista di Diritto Amministrativo e Tributario ticinese. s *avvocato a Lugano, alpinista e motociclista per passione, ha scritto diversi articoli sul tema della circolazione fuoristrada, collaborando con le competenti autorità cantonali. VIVERE LA MONTAGNA 63