Tetti in piode - Alfredo Polti SA

Transcript

Tetti in piode - Alfredo Polti SA
Samuele Breu
MUR 3C
TETTI IN PIODE
(BEOLE)
Un’arte infinita…
Lavoro Individuale di Approfondimento
Breu Samuele
Muratori 3C
Anno scolastico 2006-2007
Scuola Professionale Mendrisio
Pagina 1 di 19
LIA
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
INDICE:
1) UNA VOLTA….
Da pag. 3 a 9
1.1 –Tradizioni
1.2 -Materiali e tecniche d’estrazione
1.3 -Tempi e tecniche di costruzione
1.4 -Longevità di un tetto in piode
pag. 4
pag. 5
pag. 6-8
pag. 8-9
2) OGGI….
Da pag. 10 a 14
2.1 -Materiali e tecniche d’estrazione
pag. 11
2.2 -Tempi e tecniche di costruzione (beole recuperate o beole nuove),
statica
pag. 11-12
2.3 –Costi
pag. 13
2.4 - Scopo odierno della copertura in piode.
pag. 14
(conservazione paesaggistica - obbligo d’esecuzione in alcuni nuclei protetti).
Conclusioni
pag. 15
Fonti
pag. 16
Glossario
pag. 17-18
Diario di bordo
pag. 18
ALLEGATI
Preventivo rifacimento tetto in piode casa parrocchiale Calonico
In confronto
Preventivo rifacimento tetto in tegole casa parrocchiale Calonico
Pagina 2 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
INTRODUZIONE
Essendo io nato e cresciuto a Chironico ( un piccolo paese al centro delle
alpi svizzere), sono stato, e sono tuttora, testimone di una sempre
maggiore scomparsa di una tradizione altamente affascinante e pittoresca:
IL TETTO IN PIODE.
Uno dei fattori che causano quest’impoverimento culturale è l’apparizione
di metodi di copertura con materiali a facile impiego ed eseguibili a bassi
costi. I risultati di questo sviluppo sono una quasi sparizione del tetto in
piode e una banalizzazione dell’aspetto paesaggistico del nostro territorio.
Tramite questo lavoro individuale d’approfondimento spero di
sensibilizzare e rendere attenti alla problematica della “scomparsa” di
questi elementi, i quali sono una vera e propria fonte di benessere per i
nostri occhi.
Pagina 3 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
UNA VOLTA….
Pagina 4 di 19
LIA
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
Tradizioni
Non si sa esattamente quando è stato coperto il primo tetto in piode nell’arco alpino,
si parla in ogni modo di un periodo tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo d.c.
Certo è che questa tecnica si è sviluppata con la civilizzazione e l’urbanizzazione di
ben determinati settori delle alpi, i quali sono caratterizzati da una morfologia
montagnosa abbastanza particolare e più precisamente di strutture geologiche formate
in gran parte da gneiss.
L’ubicazione principale s’incontra a sud delle alpi, principalmente nelle vallate del
sopraceneri e del Grigioni italiano.
Infatti, questo materiale è stato ben presto scoperto come abbastanza facilmente
sfaldabile e perciò permetteva la sua lavorazione e trasformazione in lastre più o
meno regolari, le cosiddette “piode” o “beole”.
In mancanza d’altre materie primarie nelle vallate alpine, come ad esempio l’argilla
(tegole, coppi), la paglia, l’ardesia (scisto serpentino), scandorle di legno o altro, che
sarebbero potute essere utilizzate per la fabbricazione di materiali che in altre zone
servivano per la copertura di tetti, la pioda ha conquistato un’importanza esclusiva in
molti insediamenti rurali.
La concezione di carpenteria e copertura di tetti di allora, la quale non era a
conoscenza di chiodi e cemento, rendeva l’utilizzo della pioda altamente idonea.
Paglia
Tegole o coppi
Scandorle di legno
Scisto serpentino
Pagina 5 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
Materiali
La composizione della roccia adatta all’estrazione di piode e di:
-Feldspato (feldspato potassico/plagioclasio) 50-60%.
-Quarzo
25-35%.
-Mica (biotite)
10-20%.
-Peso specifico apparente
===> GNEISS
ca. 2700kg/m3.
Le percentuali della loro composizione, siccome il suo peso specifico varia
leggermente a seconda della zona nella quale viene estratto o raccolto.
Tecniche d’estrazione
Considerato l’alto peso specifico (massa volumica) dello gneiss era di prima necessità
estrarre o raccogliere il materiale nelle immediate vicinanze dell’insediamento, e
quindi della costruzione. Evidentemente in questo modo si cercava di ridurre al
minimo indispensabile la tratta di trasporto.
Per esempio tutti i massi che si trovavano durante i lavori di scavo per la nuova
costruzione e che si prestavano ad essere “spiodati” (sfaldati in lastre fino a ca. 10cm
di spessore ) venivano utilizzati.
Se vicino all’insediamento esisteva un deposito di materiale roccioso franato, allora
era ben accolto come fonte di materia prima.
Inoltre si faceva a capo a dei posti dove l’estrazione di beole era possibile
direttamente dalla roccia viva, le cosiddette cave.
Trovante sfaldato
antica cava di beole(val Chironico)
Pagina 6 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
Tempi e tecniche di costruzione
I lavori di costruzione descritti in questo capitolo, nelle comunità rurali erano
eseguite principalmente durante la stagione invernale. Durante le altre stagioni, la
gente era pienamente occupata con attività legate all’agricoltura e all’alpeggio.
Allora, i “grandi” lavori edili (specificamente la copertura dei tetti) erano eseguiti in
comunità.
Terminato il lavoro di spiodamento, le piode risultate erano lavorate in modo grezzo
con un martello per fargli acquisire una forma idonea alla posa sul tetto. Inoltre, per
garantire un ottimo scorrimento dell’acqua piovana esse venivano “sbarbate”.
Il lato più idoneo a questa lavorazione non è scelto a caso, infatti, pregiudica già la
posizione nella quale sarà posata sulla listonatura del tetto. Di regola, si tratta del lato
più spesso della pioda, quello esposto allo scorrimento dell’acqua piovana o di
scioglimento delle nevi.
Le piode così preparate erano caricate su delle “cadole” e le donne del paese le
portavano sulla schiena fino al cantiere (un percorso che poteva raggiungere diversi
chilometri).
Esempi di cadole
Attraverso elaborati ponteggi e rampe le beole venivano issate in quota, dove abili
uomini (i cosiddetti “posatori”) le posavano a regola d’arte sulla carpenteria del tetto.
L’arte consiste nella posa delle beole con una certa pendenza e, senza nessun
elemento di fissaggio, sovrapposte in una maniera da evitare l’infiltrazione d’acqua
nello stabile sottostante.
Il sistema di posa che richiedeva una grand’abilità era soprannominato “a piuma”.
Infatti, l’immagine del lavoro terminato, con le piode sovrapposte una all’altra,
ricorda la struttura di un piumaggio o delle squame di un pesce.
Pagina 7 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
Un aspetto molto importante della costruzione di un tetto in piode è la carpenteria,
come elemento statico, che doveva sopportare l’enorme sollecitamente causato dalla
massa di pietra usata come copertura e del carico della neve che poteva raggiungere
diversi metri di spessore.
La carpenteria era solitamente eseguita con tondoni d’abete, larice o castagno. A
dipendenza della dimensione, dell’inclinazione del tetto, la quale nei nostri paraggi
varia fra i 30-45°, e alla sua ubicazione, essa doveva essere dimensionata per
sorreggere a circa 800 Kg / metro quadrato.
300-400kg di pietra e 300-500Kg di neve.
L’esecuzione di copertura, a seconda della dimensione del tetto, poteva durare anche
dei mesi, a causa delle condizioni meteorologiche invernali e, d’altro canto, perché la
gente non poteva dedicarsi esclusivamente a quest’attività.
Carpenteria vecchia vista dall’interno(valle di Blenio).
Pagina 8 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
Dettaglio gronda piana dello stesso stabile.
Pagina 9 di 19
LIA
Samuele Breu
MUR 3C
Longevità di un tetto in piode
La longevità di un tetto in piode dipende dai seguenti fattori:
1) Qualità della beola: composizione chimica della pietra,
2) Qualità dell’esecuzione pratica,
3) Manutenzione regolare,
4) Esposizione agli agenti atmosferici,
5) Cambiamenti climatici,
6) Struttura portante idonea.
In condizioni buone, un tetto in piode può raggiungere tranquillamente 300anni di
vita.
Chironico
Pagina 10 di 19
LIA
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
OGGI….
Vista su Locarno città vecchia
Vista su stabile " Il Negromante "con la copertura in
beole
Dettaglio conversa
dettaglio converse sopra portico
dettaglio conversa
Pagina 11 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
Materiali
Il tetto in piode odierno è composto principalmente da beole nuove, estratte
meccanicamente nelle cave “moderne”. In piccola parte o, per soddisfare esigenze
particolari, vengono riutilizzate piode ricuperate da demolizioni di tetti vecchi.
Tecniche d’estrazione e di lavorazione
I metodi odierni d’estrazione e di lavorazione della materia prima si distinguono
nettamente da quelli impiegati in passato. L’estrazione avviene in cave altamente
meccanizzate. La manodopera impiegata è ridotta allo stretto necessario, tuttavia non
è possibile rinunciare al lavoro di uno specialista, il quale esegue ancora oggi la
spiodatura esclusivamente a mano. Le beole risultanti mostrano un aspetto piuttosto
regolare, sono rettangolari e hanno uno spessore di 4-5cm. Vengono prodotte, a
dipendenza dalla richiesta (a seconda della pendenza del tetto da coprire), in varie
larghezze ma a lunghezza libera.
Tempi e tecniche di costruzione, statica
La sottostruttura portante di un tetto in piode odierno non si scosta sostanzialmente da
quella eseguita in passato. I carichi statici risultanti sono rimasti quelli conosciuti alle
nostre latitudini. Le due differenze importanti derivano dal fatto che la carpenteria
moderna è fissata e legata con chiodi e viti, e inoltre è normalmente dimensionata in
modo da non permettere praticamente nessuna flessione. Per raggiungere tali scopi si
fa capo ad un calcolo statico effettuato da un ingegnere civile.
La posa delle piode, contrariamente al passato, avviene “a corsi”. Questi corsi sono
determinati da una listonatura, solitamente di sezione rettangolare, che serve come
Pagina 12 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
supporto. La distanza tra un listone e l’altro determina la sovrapposizione e la
pendenza della pioda. Essa è in correlazione con la pendenza del tetto.
Particolare attenzione si presta all’esecuzione di gronde, bordi, cantonali, converse e
del colmo. Queste finiture richiedono una lavorazione particolare.
La copertura di un tetto in piode, il giorno d’oggi, è un processo abbastanza rapido.
L’esperienza, la quale funge anche da base di calcolo per determinare il prezzo di una
determinata opera, dice che una squadra di quattro operai “specializzati” arriva a
lavorare e posare anche 10 tonnellate di beole di cava il giorno. In grosso modo
questa cifra corrisponde a circa 30Mq (a 333Kg/Mq) di superficie coperta.
Eseguendo una copertura di piode “mischiate”( piode di cava e piode ricuperate) i
tempi si allungano a causa della maggiore lavorazione richiesta. La pioda vecchia,
rispetto a quella nuova, è molto più sensibile alla lavorazione che avviene a colpi di
martello, avendo una struttura meno regolare, tuttavia si può dedurre che, in
confronto al passato, i tempi d’esecuzione siano diminuiti massicciamente.
Copertura rustico a Sobrio con beole nuove
Pagina 13 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
Costi
Il prezzo complessivo di un metro quadrato di tetto in piode è strutturato come segue:
Struttura portante (carpenteria):
Manodopera
Materiale
Sottotetto, isolazione idrica, isolazione
termica, lattoneria, listonatura, ponteggio: Manodopera
Materiale
50% (50.- Fr)
50% (50.- Fr)
70% (105.- Fr)
30% (45.- Fr)
Copertura (beole):
Manodopera
Materiale
35% (112.- Fr)
65% (208.- Fr)
Eliminazione scarti:
Manodopera
Tasse
95% (12.- Fr)
5% (0,60.- Fr)
TOTALE
Manodopera
279.- Fr/Mq
Materiale
303.60.- Fr/Mq
--------------------------------------------CA.
600.- Fr / Mq
Come deducibile dallo schema sopra raffigurato il rapporto materiali/manodopera del
prezzo unitario è pressoché uno ad uno. Il fattore incisivo di questo rapporto è
costituito dal costo del materiale primario: la beola.
Nei lavori edili in generale i costi del materiale rappresentano pressoché un terzo,
quelli della manodopera due terzi.
Piode, fresche da cava
Pagina 14 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
Scopo odierno della copertura in piode
Contrariamente al passato, nel quale la copertura in pietra rispecchiava un esigenza
vitale fortemente legata alle possibilità locali, oggigiorno è considerata quasi un
“lusso”. La scelta è sovente legata a motivi di carattere emozionale, altrimenti è
dovuta alle prescrizioni del piano regolatore di determinate zone o nuclei, ove quindi
la copertura in piode è obbligatoria per ragioni paesaggistiche (vedi per es.: Val
Bavona, Val Malvaglia, Rossura, Bosco Gurin, etc.). Fino ad alcuni anni fa in questi
posti era persino possibile ricevere sussidi dalla confederazione e dal cantone.
Nel frattempo i sussidi sono stati cancellati ma l’obbligatorietà è rimasta.
Altri esempi sono edifici storici o chiese.
Vi è in ogni modo anche una limitata parte d’opere private, appartenenti ad amatori, i
quali non esitano ad affrontare una spesa così cospicua e quindi non rinunciano
all’incantevole bellezza e alla maestosità di una copertura in pietra.
Esempio di “deturpamento” dei nostri monti.
Pagina 15 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
CONCLUSIONI
Sono finalmente arrivato alla fine del mio lavoro e devo ammettere
d’essere molto compiaciuto con me stesso. All’inizio, non riuscendo a
trovare alcuna fonte d’informazioni e non avendo quindi niente con cui
iniziare, ero assai indeciso se confrontarmi con un lavoro di tale portata.
Ho quindi domandato mio padre se mi poteva dare un aiuto.
Concludendo, penso di essere riuscito nel mio scopo di informare ed
illustrare il lavoro fisico e comunitario che cela la maestosità di un tetto in
piode, e quindi tutta la bellezza che rende uniche le nostre valli.
Chiaramente i tempi d’oggi sono diversi: si vuole spendere il meno
possibile per avere la miglior qualità… questo purtroppo non è possibile se
si parla di piode.
Vi sono per fortuna alcuni luoghi ove è prescritto per legge il tetto in
beole. Bisognerebbe secondo me introdurre questa legge in svariati altri
luoghi evitando una banalizzazione del nostro territorio e quindi pure una
perdita di guadagni dovuta al turismo del caso.
Evidentemente…ciò non interessa granché a chi deve ricostruire un tetto
da nuovo…basta che sia resistente e che costi poco!
Quindi mi raccomando, quando dovrete coprire il tetto di casa
vostra…pensateci due volte!!
Pagina 16 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
FONTI
Non riuscendo a trovare alcuna testimonianza di tipo scritto o d’origine fotografica
mi sono dovuto essenzialmente basare su conoscenze personali di mio padre, Werner
Breu, titolare di un’impresa di costruzione in buona parte specializzata in questo tipo
di lavori.
Werner Breu Sagl
6747 Chironico
Impresa di costruzioni.
Alfredo e Lino Polti sa
6543 Arvigo
Cava d’estrazione beole.
Sergio Mariotta
6747 Chironico
Ingegnere civile
Beat Bachmann
6513 Monte Carasso
Architetto diplomato ETH Zürich
Altre fonti: anziani del paese.
Pagina 17 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
GLOSSARIO
Spiodare: termine per indicare il distaccamento, lungo la venatura, delle lastre di
pietra chiamate beole.
Beole: lastre di pietra (prevalentemente gneiss) di vario spessore.
Sbarbare: termine per indicare la lavorazione a colpi di martello di uno dei lati
della pioda per ottenere uno smusso marcato.
Carpenteria: struttura portante in legno di un tetto.
Cava: luogo nel quale viene estratto il materiale primario, la pietra.
Comunità rurale:
Listone: travetto in legno di sezione tonda, semi-tonda o rettangolare.
Listonatura: listoni posati orizzontalmente sulla carpenteria quale appoggio per le
piode.
Posatori: Persona specializzata nella posa delle beole di tetto.
Tondoni: Travi portanti della carpenteria, a sezione rotonda.
Agenti atmosferici: pioggia, neve, gelo, vento, raggi UV, gas.
Calcolo statico: calcolo specifico per determinare i dimensionamenti del
legname di carpenteria.
Gronda: parte terminale bassa del tetto.
Bordi: parte terminale laterale del tetto.
Colmo: parte terminale alta del tetto.
Falda: superficie di un lato del tetto.
Pagina 18 di 19
Samuele Breu
MUR 3C
LIA
Cantonali: i quattro colmi di un tetto a quattro falde.
Converse: congiungimento di due falde di un tetto.
DIARIO DI BORDO
20.10.2006
Primo giorno, bozza del titolo + indice parziale.
27.10.2006
Incontro con Werner Breu, prime conoscenze in merito.
28.10.2006
Inizio stesura testo.
04.11.2006
Fotografato vari tetti, nuovi e vecchi.
11.11.2006
Siamo andati in valle chironico a cercare + fotografare
antica cava di beole e trovante sfaldato.
12.11.2006
Continuazione stesura testo + inizio impaginazione.
16.11.2006
Mi sono messo in contatto con il Signor Alfredo Polti,
titolare di una cava di beole per eventuali foto di
estrazione e lavorazione.
29.11.2006
Impaginazione foto
12.12.2006
Messo in contatto con la signora Margrit Mosimann
per fotografare una cadola.
18.12.2006
Fotografato cadole.
22.12.2006
Incontro con Sergio Mariotta, ingegnere civile.
13.01.2007
Termine stesura corpo principale del testo.
20.01.2007
Termine impaginazione foto.
26.01.2007
Impaginazione copertina.
16.02.2007
Controllo generale ortografia.
21.02.2007
Stampa presso Dazzi tipografia sa, Chironico.
Pagina 19 di 19