mtmmedical team magazine

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mtmmedical team magazine
L’immagine in copertina Incontro tra medicine è stata realizzata da Mauro Seria
6
2009
COMUNICATO STAMPA
26 Corso teorico gratuito
di N. Alborino
di aggiornamento per assistenti
dentali a cura della Redazione
dei gameti maschili di Padova
di Prof. C. Foresta
Il Centro vanta
una decennale esperienza
nello studio delle patologie
correlate all’infertilità
e alla sessualità maschile
ODONTOIATRIA
8 Gestione odontoiatrica
del paziente a rischio
di osteonecrosi dei mascellari
associata a bifosfonati
di V. Zagaglia e di A. Nori
11 Parodonto:
struttura di sostegno del dente
di E. Raimondo e L. Montella
11
Parodonto: struttura
di sostegno del dente
Il parodonto è costituito
da una serie di tessuti
che insieme, ma in modo
indipendente, collaborano
a legare i denti alle ossa
20
Il percorso verso l’adozione
internazionale
Ogni bambino ha diritto
ad una famiglia ed esistono
tante coppie pronte a ricevere
chi è vittima dell’abbandono
34
La sfida dell’energia
in un mondo inquieto
Il problema dell’energia
è importante oggi e più
importante sarà nel futuro,
obbligandoci a prendere
decisioni anche sconvolgenti
MTM
IL PERSONAGGIO
3 Intervista a Velia Lapadula
ANDROLOGIA
6 Il Centro di crioconservazione
Il centro
di crioconservazione dei
gameti maschili di Padova
MEDICAL TEAM MAGAZINE
RICERCA SCIENTIFICA
15 News ricerca scientifica
a cura di R. Raimondo
16 Letti per voi
a cura di F. De Carlo
17 News disabilità
a cura di M. Caroti
DIBATTITO
18 Adozioni
di E. Pugliese
ATTUALITÀ
27 L’edificio che resiste
ai terremoti a cura della Cnr Ivalsa
L’ANGOLO
28 La legislazione sulle
adozioni in Italia di G. Pellettieri
29 La manovra di Finanza
pubblica per il 2009 e la “crisi”
economica di A. Di Majo
n Sommarion
GENNAIO/APRILE
VETERINARIA
32 L’adozione responsabile
di C. Di Bari
EDUCAZIONE ALIMENTARE
33 Obesità e sovrappeso
di M. Bufalini
SOCIALE
34 La sfida dell’energia i
n un mondo inquieto
di M. Lo Giudice
36 I reali benefici delle terme
di A. Bianco
38 Occhi per Comunicare
a cura della Redazione
39 In ricordo di Danilo
19 Piccoli soldatini,
Danilo mio figlio
di E. Raimondo
20 Il percorso verso l’adozione
internazionale
di L. Salerno
22 Adozioni Nazionali
24 L’adozione in Italia
Breve storia e percorso
di Julia Stefania Labbate
25 Relazioni familiari
e affinità karmiche
nelle adozioni
di C. Carloni
M.N.C.
40 Nuovi concetti nella
antiaging therapy
INTERVISTE
42 Intervista
a Gianfranco Fasano
di S. Fumaria
43 Antongiulio Grande:
moda, passione e solidarietà
di S. Fumaria
MOSTRE
44 Le vie dell’arte di O. De Caro
PUBBLICIZZA LA TUA AZIENDA SU M.T.M. TROVEREMO IL MODO DI FAR CRESCERE LA TUA ATTIVITÀ
PER
LA TUA PUBBLICITÁ
065813375
Fax 065882332
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Le associazioni NON-PROFIT avranno sempre da M.T.M. la possibiità di ricevere un servizio
gratuito per i loro annunci. Infine daremo ampio spazio al malato che volesse esprimere le
sue impressioni sulla rivista, i suoi suggerimenti.
ABBONAMENTI
Abbonamento per 4 numeri di 10,00€: tramite versamento sul c/c postale 57939852
intestato alla Medical Team s.r.l. Via Ippolito Nievo, 61 00153 Roma.
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1
MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
GENNAIO / APRILE
2009
n Editorialen
GRAZIE O MIO DIO
CHE SONO VIVO
MTM
A cura della Medical Team s.r.l. Partita I.V.A. 02418140782
Sede legale:
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EUGENIO RAIMONDO
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DIRETTORE RESPONSABILE
Dott. Eugenio Raimondo [ [email protected]
www.eugenioraimondo.it ]
Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine Regionale
del Lazio, tessera nª 118906
EDITORE
Medical team s.r.l.
COORDINATORE REDAZIONALE
Colette
COMITATO SCIENTIFICO
Daniela Concolino, Maria Immacolata Macioti,
Nino Marrazzita, Giovanni Pellettieri, Enrico Pugliese
COMITATO SCIENTIFICO MEDICINE NON CONVENZIONALI
Dott. Salvatore Bardaro
TECNOLOGIE E PRODUZIONE
Luca Raimondo [[email protected]]
G
DIO CHE SONO VIVO. Vivo nel mio
corpo, nei miei pensieri, nei miei desideri,
nei miei amori.
Grazie perché sono vivo anche nei miei momenti di solitudine, di incertezze, di tradimenti, di dispiaceri.
Ma quando incontro il mio amico che non
vede, oppure non cammina, non muove le
mani, non può comunicare allora mi chiedo
se anche lui vive. Essere poveri è una condizione sociale come essere ricchi.
Saper parlare, comunicare, è espressione di
evoluzione culturale, sociale. Tu cieco non
vedrai mai più il cielo, le stelle, la luna, le nuvole o gli occhi di una donna. Se Dio ti desse
la vista a te basterebbe per poter essere vivo.
Tu sei spastico, non riesci nemmeno a far
star ferma la testa. La tua mente è sana e lucida ma il tuo corpo non ti segue. Ciò ti logora perché vorresti essere come gli altri, poterti pettinare, mangiare autonomamente,
camminare da solo, correre su un prato.
Se ti dessero ciò che la vita ti ha tolto cio ti basterebbe per essere vivo.
Tu sei un corpicino contorto, la testa piegata da un lato che mai si potrà piegare dall’ altro. Le tue gambe sottilissime, incrociate, dure e lignee, la pelle secca e irritata. Vorresti alleviare il prurito che provi sulla testa ma non
riesci con le tue mani né la mamma comprende il tuo desiderio. Se sei fortunato qualcuno ti porterà a spasso a vedere il mondo a
metà, altrimenti dovrai accontentarti di vedere il muro vicino al tuo letto e magari vivere una emozione al passaggio di una for-
RAZIE O MIO
2
COLLABORATORI
Nicoletta Alborino, Salvatore Bardaro, Monica Caroti,
Francesca DeCarlo, Olimpia De Caro, Serena Fumaria,
Antonio Di Majo, Giovanni Pellettieri,
Romana Raimondo
mica. E pensare che anche tu potevi essere
bello, sano, innamorato. Forse ciò ti sarebbe
bastato per essere felice. E tu paralizzato dalla testa per un incidente stradale. Conservi
tutta la tua lucidità, i tuoi sentimenti, le tue
emozioni. Sei impotente anche se volessi farla finita con la vita. Sono certo che poter avere il possesso del tuo corpo ti basterebbe per
essere felice.
Ma noi che non viviamo tali condizioni perché non ci basta essere normali per essere felici. Per almeno una volta immaginiamo di
essere ciechi, paralizzati, spastici, allettati.
Ecco, io questo vorrei che facessimo.
Grazie Dio, io sono felice n
AUTORI DEGLI ARTICOLI DI QUESTO NUMERO
V. Aloisantoni, A. Bianco, M. Bufalini, C. Carloni, C. Di
Bari, C. Foresta, J. S. Labbate, Moncada Lo Giudice, L.
Montella, A. Nori, V. Zavaglia,
RESPONSABILE SEGRETERIA DI REDAZIONE
Roberta Mandarino
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE
Marisa Puglisi [[email protected]]
WEB MASTER
Domenico Vetere
STAMPA
Atena s.r.l. Via di Val Tellina,47 00151 Roma
Autorizzazione del Tribunale di Roma nº 215/2002 del 9/5/2002
Iscrizione Reg. Naz. della Stampa-R.O.C.
Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica Italiana
GENNAIO/APRILE
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
INTERVISTA A
VELIA MARIA LAPADULA,
PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE
SCLEROSI TUBEROSA
n I l p e rs o n a g g i o n
di NICOLETTA ALBORINO
2009
Chi è Velia Maria Lapadula?
Una donna impegnata da anni nel sociale e con la passione della politica. La
politica intesa come rappresentanza,
come impegno. Ho iniziato fin da giovanissima a fare la rappresentante degli studenti, poi rappresentante dei genitori, poi rappresentante di diverse
associazioni, si può dire che l’impegno
nel partecipare e nel far cambiare le
cose è la traccia della mia vita: mi definisco una idealista serena . Oggi sono
presidente dell’associazione per la
sclerosi tuberosa e coinvolta in prima
persona in altre organizzazioni del settore sociale.
ne. Questo progetto è particolarmente
importante perché il volume può far raggiungere lo scopo principe insito nella ricerca sociale : quello della diffusione e
della conoscenza di pratiche diverse , che
spesso cambiano i punti di vista sia teorici
che pratici.
Inoltre ho avuto l’esperienza importante
della campagna elettorale, impegno che
lo voglio sottolineare, per una donna è
sempre più laborioso: in pochi, a destra e
manca, a tutt’oggi[ 2009] , facilitano l’ingresso nel panorama gestionale delle “cose pubbliche ”.
Come si è avvicinata all'associazione per
la sclerosi tuberosa?
Ho una figlia con questa patologia, ma
in effetti l’impegno è partito dall’affrontare un percorso faticoso, cercare di
rappresentare qualcosa che era ed è ancora difficile da far comprendere, una
sfida nell’incerto futuro. La crescita e il
mio impegno sociale è diventato ancora più forte perché era necessario raggiungere un obiettivo molto complesso, porsi una meta altissima per fa si che
tutte le altre vette fossero più facilmente raggiungibili. Una sfida accavallata a tante
altre, vinta grazie a tutte le persone dell’associazione. Affrontare i confronti più ardui e articolati negli anni della mia formazione ha significato fare una sorta di percorso al contrario, che oggi mi consente di far fronte alle situazione con facilità: in tutti i miei impegni
sociali vedo dinnanzi a me una strada molto
più agevole.
Ci racconti il suo impegno sociale non solo come presidente dell’AST
Stiamo organizzando il primo week end autonomia AST per i disabili intellettivi in barca a vela, che ha coinvolto una rete di persone con cui collaboro da diverso tempo.
Ho seguito un progetto con l’associazione
Robin Hood onlus, nel mio territorio [Fiumicino n.d.r] che si chiama DEMOCRAZIA PARTECIPATA : questo progetto ha l’intento di far si
che i giovani [che spesso desistono dai loro
obiettivi perché ritenuti irraggiungibili] recuperassero i propri ideali attraverso la rilettura con esperti, di due articoli della Co-
stituzione, per sottolineare che la democrazia non è una parola vuota, ma piena. Il cardine è nella partecipazione, nel ritirare fuori il senso di solidarietà diffusa insito naturalmente nelle persone.
Inoltre, mi sto occupando in collaborazione
con l’Università Roma Tre di un progetto
Buone prassi nei modelli associativi per le
persone che devono affrontare dei problemi
in questo caso la malattia genetica rara; un
progetto che può essere mutuato per qualsiasi problematica cronica [nei casi tumori si
sta, infatti, lavorando da anni su progetti psico- sociali perché sono stati accertati validi
benefici al sistema immunitario qualora ci
sia una reazione positiva agli eventi traumatici]. Il lavoro che si concluderà tra un anno,
ha come obiettivo la pubblicazione di un testo di pedagogia speciale che verrà utilizzato da coloro che dovranno approcciarsi ai disabili, si sottolinea quanto sia importante il
conforto e l’accoglienza in un gruppo sia esso un’associazione o altro gruppo di perso-
Quale è il suo rapporto con il mondo della ricerca scientifica?
È stato sempre un rapporto un po’ problematico. All’interno dell’associazione abbiamo un comitato scientifico che si è formato
in questi anni. La cosa più bella che è accaduta in questi anni è che alcuni medici sono
diventati loro stessi medici “associativi”, nel
senso che hanno cambiato il modo di essere
nel gruppo, assimilando quanto sia importante l’ascolto del paziente e quanto sia importante cambiare atteggiamento diventando più empatici. Il nostro gruppo scientifico
è costituito da 13 medici: alcuni hanno mantenuto il loro ruolo, sono importanti riferimenti scientifici nella patologia, ma altri hanno trasformato il loro modello di lavoro, dando importanza non solo all’aspetto scientifico, ma a quello umano. Negli ultimi dieci anni, insieme ai lavori di tanti impegnati come
noi, siamo riusciti ad essere i protagonisti per
modificare lo scenario : siamo adesso in grado di “camminare insieme per mano”.
å
3
MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
GENNAIO / APRILE
2009
n I l p e rs o n a g g i o n
å
ASSOCIAZIONE SCLEROSI TUBEROSA ONLUS
L’ASSOCIAZIONE SCLEROSI TUBEROSA ONLUS è un’Associazione senza fini di lucro nata a Roma nel Maggio 1997 su
iniziativa di alcune famiglie con bambini affetti da sclerosi tuberosa e medici con lo scopo di unire le forze per supportare la ricerca scientifica e per diffondere la conoscenza della malattia.
Negli anni gli obiettivi statutari dell’AST si sono ampliati e sempre più strutturati e ad oggi si possono riassumere in:
supporto alle persone con ST, ai familiari, i medici e gli operatori che a vario titolo sono impegnati
nella cura delle persone affette dalla patologia
sostegno alla ricerca scientifica per approfondire le cause della ST e ricercarne le terapie più efficaci
promozione della conoscenza della ST, formazione e scambio delle informazioni relative
promozione dei diritti, delle pari opportunità e dell’integrazione delle persone con disabilità nella società.
.
.
.
.
LA SCLEROSI TUBEROSA
È una malattia genetica che colpisce 1 individuo su 6000: circa un milione di persone nel mondo ne sono affette.
È dovuta ad un difetto nel controllo della proliferazione e differenziazione cellulare tale per cui si sviluppano amartomi (tuberi) multipli in diversi organi: le sedi più frequentemente interessate sono il sistema nervoso centrale, il cuore, i reni, la cute, i polmoni, gli occhi.
I sintomi neurologici che possono essere causati dalla malattia sono l’epilessia, il ritardo mentale e i disturbi del comportamento.
A causa dell’alta variabilità dei sintomi è spesso difficile una diagnosi corretta e tempestiva
ASSOCIAZIONE SCLEROSI TUBEROSA ONLUS
cod fisc 96340170586
Sede operativa: via G: Oblach,36 - 00054 Fiumicino [Roma]
Tel e Fax 06/65024216 . 335.8282000 . 335.247729
Sede nazionale: Via Anagnina Nuova, 13 c / o Villaggio "Eugenio Litta" - 00046 Grottaferrata [RM]
Sede Legale: Via A.Nibby,7 - 00161 ROMA
Conto Corr. Postale 96653001 - UNICREDITBANCA Iban IT 77 B 02008 03256 000010817718
Internet: http://www.sclerosituberosa.org - email: [email protected]
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n A n d ro l o g i a n
MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
GENNAIO / APRILE
del PROF. CARLO FORESTA
Professore ordinario di Patologia Clinica
presso l’Università di Padova
2009
IL CENTRO DI
DEI GAMETI
Un punto di riferimento nazionale
I
L CENTRO DI CRIOCONSERVAZIONE dei Gameti
Maschili [CCGM], attivo presso l’Azienda
Ospedale Università di Padova, vanta una
decennale esperienza nello studio delle patologie correlate all’infertilità e alla sessualità maschile, spaziando da temi riguardanti l’andrologia e l’endocrinologia a
quelli relativi allo studio delle cellule staminali e la crioconservazione degli spermatozoi dei pazienti infertili e oncologici.
Al CCGM, diretto dal Prof. Carlo Foresta,
professore ordinario di Patologia Clinica,
afferisce sia personale universitario che
ospedaliero con competenze di medicina,
biologia e biotecnologie, per un totale di 35
persone attivamente coinvolte nell’attività
ambulatoriale, diagnostica e di ricerca.
Il paziente viene individualmente seguito
da un’equipe di medici con specializzazioni in differenti settori, quali l’andrologia,
l’endocrinologia, la medicina interna, la
genetica, la farmacologia, la geriatria, la
medicina di laboratorio, la psicologia, coadiuvati da personale specializzato in seminologia, biologia molecolare e cellulare.
Il Centro dispone di moderne attrezzature
all’avanguardia dedicate alle tecniche di
diagnosi strumentale [Eco-color-doppler,
Rigiscan, FMD, ecc...], e di biologia molecolare e cellulare [Cell-sorter, Real-time
PCR, Microscopio a fluorescenza con tecnologia confocale, sequenziatore automatico di acidi nucleici, ecc…].
Presso gli ambulatori, siti presso il Centro
Clinico Ambulatoriale dell’Ospedale Università di Padova, è possibile eseguire visite andrologiche, endocrinologiche [con un
6
Il Centro vanta una decennale esperienza nello studio
delle patologie correlate all’infertilità e alla sessualità
maschile, spaziando da temi riguardanti l’andrologia
e l’endocrinologia a quelli relativi allo studio
delle cellule staminali e la crioconservazione
degli spermatozoi dei pazienti infertili e oncologici
ambulatorio dedicato alla diagnosi e al follow-up dei pazienti con Sindrome di Klinefelter], internistiche, sessuologiche, integrate, con andrologo e ginecologo, per la
valutazione della coppia infertile, di consulenza genetica, di prevenzione andrologica per il corretto sviluppo puberale e post-puberale del maschio, di valutazione
delle infezioni del tratto urogenitale [con
particolare attenzione all’ HPV], e di colloqui psico-sessuologici. Ancora, vengono
effettuati i seguenti test diagnostici: anali-
si del liquido seminale, test funzionali e FISH degli spermatozoi, valutazione del
quadro ormonale, eco-color-doppler scrotale e penieno [a riposo e dopo stimolazione farmacologica], ecografia prostatica
per via sovrapubica o transrettale, ecografia con mezzo di contrasto per lo studio
della funzionalità testicolare [in particolare in presenza di varicocele], Rigiscan mediante registrazione delle erezioni notturne, ecografia renale, eco-color-doppler
dei tronchi sovraortici e arti inferiori per
2009
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
CRIOCONSERVAZIONE
MASCHILI DI PADOVA:
per la diagnosi e la cura delle patologie andrologiche
CONTATTI
Centro di Crioconservazione
dei Gameti Maschili
Via G. Modena, 9
35121 Padova
Tel. 0498218398
Fax. 0498218186
[email protected]
www.ccgm.info
patologie vascolari, test cardiovascolari per
la valutazione delle neuropatie autonomiche, FMD [flow mediated dilation] per la
valutazione della funzionalità endoteliale
[corredato dal dosaggio delle cellule progenitrici endoteliali]. Inoltre, viene eseguita l’analisi citologica del testicolo mediante agoaspirato per la valutazione della fertilità, il recupero di spermatozoi mediante
aspirazione epididimaria, con crioconservazione degli spermatozoi [o del singolo
spermatozoo] da liquido seminale o recuperati tramite biopsia testicolare, nonché
la selezione e la crioconservazione di singoli spermatozoi per aumentare le possibilità di concepimento tramite ICSI.
Presso i laboratori del CCGM vengono invece effettuate numerose analisi di genetica molecolare, ed in particolare l’analisi dei
geni implicati nell’infertilità maschile [AR,
microdelezioni del cromosoma Y], nel
criptorchidismo [INSL3, LGR8], nell’aste-
nozoospermia [DNAI1, DNAH5, DNAH11],
nell’eiaculazione precoce [5HTT], nella disfunzione erettile [eNOS], nel monitoraggio dei tumori del testicolo [mtDNA].
Recentemente, presso il CCGM è possibile
effettuare anche la diagnosi genetica preconcezionale sul primo globulo polare. Come è noto, questa è l’unica possibilità diagnostica pre-concepimento offerta dalla
Legge 40/2004 alle coppie infertili portatrici di malattie genetiche, in quanto la diagnosi viene effettuata sul globulo polare
estratto dall’ovocita prima che avvenga la
fecondazione da parte dello spermatozoo.
Tale metodica di diagnosi, che il CCGM offre in convenzione con il Sistema Sanitario
Regionale permette di conoscere, prima
del concepimento “in vitro”, quali ovociti
sono portatori di una specifica malattia genetica. Per questo motivo, tale metodo diagnostico è specifico per patologie dominanti ereditate dalla madre, per patologie
legate al cromosoma X e per le malattie recessive. Inoltre, è anche possibile fornire
indicazioni sull’eventuale trasmissione di
sbilanciamenti cromosomici derivanti da
traslocazione cromosomica materna. Questo innovativo metodo di diagnosi pre-concezionale è virtualmente applicabile a tutte le malattie genetiche di cui è noto il gene e di cui si conosce la natura del difetto
molecolare. Infatti, il CCGM mette a punto, per ogni coppia con un problema genetico, una diagnosi pre-concezionale personalizzata sulla base delle indicazioni fornite dalle indagini molecolari che vengono
eseguite in fase di messa a punto n
PER SAPERNE DI PÙ
n A n d ro l o g i a n
GENNAIO/APRILE
Il recupero degli spermatozoi da biopsia testicolare è una nuova tecnica di laboratorio offerta
ai pazienti azoospermici, ovvero che non hanno
spermatozoi nel liquido seminale, e che consente la crioconservazione a lungo termine anche di
singoli spermatozoi. Ciò significa che anche pazienti con grave danno testicolare possono avere
una chance di riprodursi mediante tecniche di fecondazione assistita.
Inoltre, su richiesta gli spermatozoi vengono selezionati ad alto ingrandimento per la IMSI [Iniezione intracitoplasmica di spermatozoi morfologicamente selezionati], che permette di utilizzare gli spermatozoi morfologicamente migliori per
aumentare il tasso di fecondazione mediante ICSI,
soprattutto nei casi in cui le alterazioni spermatiche siano associate ad un alto indice di frammentazione del DNA.
Infine, presso il CCGM è possibile effettuare lo
screening per HPV [Human Papilloma Virus] sia
su liquido seminale fresco che congelato, per evitare la trasmissione del virus alla partner o, in caso di utilizzo del seme per fecondazione assistita, al nascituro. Dal momento che non sono ancora noti gli effetti di questo virus sulle gravidanze ottenute mediante l’utilizzo di spermatozoi infetti, lo screening virale riveste, insieme agli altri test infettivologici, una particolare importanza.
Al CCGM, diretto
dal Prof. Carlo Foresta,
professore ordinario
di Patologia Clinica, afferisce
sia personale universitario
che ospedaliero
con competenze di medicina,
biologia e biotecnologie,
per un totale di 35 persone
attivamente coinvolte
nell’attività ambulatoriale,
diagnostica e di ricerca
7
n Odontoiatrian
MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
di V. ZAVAGLIA
Medico- chirurgo
Direttore della SOD di
Odontostomatologia
Chirurgica e Speciale
dell’Azienda
Ospedaliera
Universitaria
“Ospedali Riuniti”
di Ancona.
I
GENNAIO / APRILE
di A. NORI
Dirigente medico
della SOD di
Odontostomatologia
Chirurgica e Speciale
della Azienda
Ospedaliera
“Ospedali Riuniti”
di Ancona.
2009
Odontoiatria
Odontoiatria
GESTIONE ODONTOIATRICA
DEL PAZIENTE
A RISCHIO
DI OSTEONECROSI
DEI MASCELLARI
ASSOCIATA
A BIFOSFONATI
BIFOSFONATI SONO FARMACI ampiamente usati
nel trattamento delle metastasi ossee [tumori cerebrali, mieloma multiplo, carcinoma della prostata, carcinoma mammario,
tumore polmonare, leiomiosarcoma uterino, plasmocitoma e leucemia] e nel trattamento dell’osteoporosi.
Secondo le linee guida della Società Americana di Oncologia Clinica [2002] l’uso dei
bifosfonati somministrati per via endovenosa è considerato uno standard di cura per
il trattamento dell’ipercalcemia moderata e
severa associata a malignità e lesioni osteolitiche metastatiche, in concomitanza con
agenti chemioterapici antineoplastici.
I pazienti con metastasi ossee presentano
spesso una serie di complicanze quali dolore, fratture patologiche, compressioni del
midollo spinale e ipercalcemia; le metastasi ossee sono caratterizzate da un’attivazione eccessiva degli osteoclasti mediata da citochine prodotte dalle cellule tumorali.
Il meccanismo d’azione dei bifosfonati, analoghi non metabolizzati e stabili dei pirofosfati, è quello di localizzarsi nell’osso e di inibire la formazione, migrazione e attività degli osteoclasti, di concentrarsi nelle aree in
preda a riassorbimento osteoclastico e di es-
Fig.1Quadro clinico di osteonecrosi mascellare sup.
dx. con essudato purulento
Fig.2 Rx OPT osteolisi in sede 1.4
sere rilasciati localmente durante il riassorbimento osseo.
I bifosfonati presentano effetti antitumorali diretti [riduzione dell’invasione, adesione
e proliferazione delle cellule tumorali e aumento dell’apoptosi cellulare] e indiretti [ riduzione dell’attività osteoclastica e dell’angiogenesi tumorale, aumento dell’attività
delle cellule antitumorali Á‰-T].
Alcuni studi hanno messo in evidenza che
l’osteonecrosi da bifosfonati può manife-
starsi dopo l’impiego dei bifosfonati assunti sia per via parenterale sia per via orale; i farmaci imputati sono lo zoledronato e.v.[Zometa], il pamidronato sia e.v. sia orale [Aredia], l’alendronato x os [Fosamax], l’ibandronato sia e.v. sia orale [Boniva], il risedronato [Actonel] x os, il tiludronato x os usato
solo per il Paget [Skelid], l’etidronato x os [Didronel]7; tutti sono aminobifosfonati tranne
gli ultimi due.
La sintomatologia è rappresentata da dolore riferito
agli elementi dentali che insistono nell’area di necrosi,
gonfiore, intorpidimento, mobilità degli elementi dentari
che simula una malattia parodontale; se la lesione
è a livello mandibolare il paziente può avvertire
parestesia o perdita di sensibilità al labbro inferiore
8
L’OSTEONECROSI ASSOCIATA A BIFOSFONATI
[BON = BONE OSTEO-NECROSIS]:
È una patologia ossea sito specifica è associata [evidenza legata solo alla clinica] all’uso di bifosfonati
Incidenza variabile [0,3-10%]
La prevalenza in pazienti con neoplasie
maligne è del 6-10%
La prevalenza nei pz.che assumomo alendronato per l’osteoporosi è sconosciuta
Colpisce prevalentemente la mandibola
[10-30%] ma è frequente anche nel ma-
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2009
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Odontoiatria
Odontoiatria
MTM
S.O.D. ODONTOSTOMATOLOGIA CHIRURGICA E SPECIALE
DIRETTORE DOTT. V. ZAVAGLIA
CONTATTI
Dott. Vittorio Zavaglia e Dott.ssa Alessandra Nori
SOD Odontostomatologia Chirurgica e Speciale Azienda Ospedaliero-Universitaria
Ospedali Riuniti Ancona
E-mail: Alessandra Nori
[email protected]
Fig.3 debridment della lesione osteonecrotica
con bisturi piezoelettrico (Piezosurgery - Mectron)
Fig.4 Follow-up a 6 mesi guarigione completa
n Odontoiatrian
GENNAIO/APRILE
Fig.5 Opt di controllo
sottoposti a chemio e radioterapia, a
scellare superiore
·Radioterapiadentali o interventi chirurgici zienti
partire dal 2002 è stato messo a punto un
·Colpisce più frequentemente le donne [70%] ·Estrazioni
protocollo specifico per l’assistenza inteorali [inclusi gli impianti]
grata interdisciplinare a questi pazienti.
Le lesioni necrotiche di natura avascolare, si · Malattia parodontale
Si distinguono i pazienti in tre categorie:
presentano come sedi estrattive non perfet- · Traumi soprattutto da protesi dentarie
tamente guarite, a focolai singoli o multipli · Associazione con trattamenti chemiotera- ·Pazienti che devono iniziare la terapia con
di necrosi con esposizione ossea in alcuni
pici
bifosfonati
casi spontanea, tendenti alla progressione · Corticosteroidi
Pazienti che sono in terapia con bifosfona·
verso la formazione di sequestri ossei asso- · Farmaci anti-angiogenetici
ti ma che non presentano lesioni orali
ciata a tumefazione localizzata e a raccolte
Pazienti che sono in terapia con bifosfona·
purulente spesso fistolizzate [febbre,calore, Dalla letteratura si evince che le sedi più freti e che presentano osteonecrosi associata
dolore alla palpazione].
La sintomatologia è rappresentata da dolore talvolta riferito agli elementi dentali che
insistono nell’area di necrosi, gonfiore, intorpidimento, mobilità degli elementi dentari che simula una malattia parodontale; se
la lesione è a livello mandibolare il paziente
può avvertire parestesia o perdita di sensibilità al labbro inferiore.
Insieme a questi farmaci vengono considerati cofattori di rischio associati :
quentemente colpite dal BON sono la mandibola [75%], il mascellare superiore [20%],
entrambe le sedi [5%].
Queste particolari localizzazioni sono giustificate dal fatto che i mascellari sono le uniche ossa continuamente esposte agli agenti
esterni infettivi e sono soggette a ripetuti microtraumi e lesioni in seguito a semplici procedure dentali come l’igiene.
Sulla base della nostra esperienza nella prevenzione e cura delle patologie orali in pa-
a tali farmaci [BON].
1] PRIMA DELL’INIZIO DELLA TERAPIA
CON BIFOSFONATI:
in questi casi è fondamentale l’attività ambulatoriale anche e soprattutto delle strutture private dopo una corretta informazione
degli odontoiatri e degli igienisti dentali.
La diagnosi consiste in:
Anamnesi accurata e consenso informato
Esame clinico del cavo orale
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Odontoiatria
radiografica
·Valutazione
di salute orale
·Indici
fotografica
·IlDocumentazione
piano di trattamento odontoiatrico deve
L’osteonecrosi
da bifosfonati
dei mascellari è una
patologia emergente
con gravi conseguenze
se non adeguatamente
curata.
È fondamentale quindi
che l’odontoiatra
venga correttamente
informato ed abbia
a disposizione
un protocollo
a cui attenersi
nel trattamento
dei pazienti
a rischio
prevedere interventi nelle situazioni a rischio
[residui radicolari, granulomi apicali, parodontosi grave,..], profilassi della carie, igiene
orale professionale ed educazione all’igiene
domiciliare, correzione delle protesi incongrue e controlli periodici.
2] DURANTE LA TERAPIA CON BIFOSFONATI, IN ASSENZA DI PATOLOGIA OSTEONECROTICA:
in questi casi è possibile effettuare il trattamento ambulatoriale ma è consigliabile
farlo in collaborazione con un centro odontostomatologico ospedaliero.
È importante :
il mantenimento di una corretta igiene
orale
l’effettuazione di sedute periodiche di igiene orale
il controllo delle protesi mobili ed eventuale ribasature
la terapia endodontica da preferire alle
estrazioni quando è possibile
in caso di estrazioni dentali: evitare l’uso di
anestetici con vasocostrittore, effettuare la
profilassi antibiotica adeguata, valutazione
con oncologi ed ematologi per la sospensione della terapia con bifosfonati.
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3] DURANTE TERAPIA CON BIFOSFONATI E IN PRESENZA DI BON [ OSTEONECROSI ASSOCIATA A BIFOSFONATI]:
il trattamento di questi pazienti viene condizionato dalle condizioni generali del paziente e dalla gravità del quadro clinico dell’osteonecrosi, e deve necessariamente essere effettuato presso Centri Ospedalieri
qualificati.
2009
L’iter da seguire deve essere:
Consultare gli oncologi per l’eventuale sospensione del farmaco e degli eventuali
chemioterapici
effettuare un trattamento minimo della superficie ossea che possa prevenire l’espandersi della lesione
le biopsie non sono raccomandate se non
ci sono metastasi ossee sospette
effettuare una profilassi antibiotica adeguata al fine di prevenire l’infezione secondaria dei tessuti, il dolore e l’osteomielite.
Premesso che quando è possibile è sempre
meglio effettuare un’analisi microbiologica
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per una terapia antibiotica mirata, i farmaci
più efficaci sembrano essere l’amoxicillina e
il metronidazolo per via orale [o eventualmente l’azitromicina e i chinolonici nei pazienti allergici alle penicelline] e la piperacillina per via parenterale; non è inoltre chiaro se gli antibiotici con maggiore affinità ossea siano più efficaci.
La profilassi antibiotica deve essere effettuata 20 giorni prima e dopo l’intervento: per
i primi 10 giorni si effettua terapia con
Amoxicillina 1 g [2 volte/die] e per gli altri 10
giorni si effettua terapia con metronidazolo
associare sciacqui con clorexidina 0,12% all’igiene domiciliare
non usare anestetici con vasocostrittori
in fase chirurgica nelle forme meno gravi
dal punto di vista topografico-dimensionale usare per il debridment della lesione
[courettage osseo leggero limitato alla rimozione delle parti più superficiali della
BON] strumenti manuali o il bisturi piezoelettrico
monitoraggio ogni 3 mesi o meno
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L’osteonecrosi da bifosfonati dei mascellari
è una patologia emergente con gravi conseguenze se non adeguatamente curata.
È fondamentale quindi che l’odontoiatra
venga correttamente informato ed abbia a
disposizione un protocollo a cui attenersi nel
trattamento dei pazienti a rischio.
Ai fini della prevenzione è inoltre indispensabile che si stabilisca una fattiva collaborazione interdisciplinare tra gli odontoiatri e gli
specialisti oncologi ,ematologi, e medici di
base affinché vengano eseguite un’accurata
visita odontoiatrica ed eventuali terapie mirate innanzitutto all’ottenimento di una
buona salute orale e soprattutto durante la
terapia con bifosfonati n
Odontoiatria Sociale
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Odontoiatria
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PARODONTO:
STRUTTURA DI SOSTEGNO
DEL DENTE
n Odontoiatrian
di EUGENIO RAIMONDO di LUIGI MONTELLA
Direttore scientifico
Odontoiatra
MTM
Fig. 1
Sorriso
I
L MIGLIORAMENTO DELLE CONOSCENZE SCIENTIFICHE, negli ultimi decenni,
ha determinato un sensibile aumento della vita media. Di pari passo, il fenomeno della globalizzazione ha provocato, nelle società industrializzate, radicali cambiamenti di costume che hanno portato
ad un imponente aumento delle relazioni interpersonali sia in ambito professionale che privato. Per questi motivi appare ovvio che per
integrarsi in modo soddisfacente in una società complessa come la
nostra sia fondamentale apparire in modo gradevole sia a se stessi,
che agli altri. [Fig. 1]
In campo sanitario tutti ciò si è tradotto nello sviluppo di discipline
che si occupano di trattare le malattie in modo risolutivo, osservando però strategie di comportamento conservativo, ossia salvaguardando il più possibile il mantenimento di una qualità della vita pressoché invariata da parte del cittadino.
Nel trattamento delle malattie dell’apparato dento-masticatorio
quanto detto ha provocato l’avvento di ricerche e studi sempre più
specialistici, fino alla nascita d’una disciplina che, pur discostandosi
leggermente da quella medica, corre parallelamente ad essa: l’Odontoiatria. In Italia, il corso di Laurea in Odontoiatria nasce nel 1980
come professione specialistica che si occupa “della diagnosi e del
trattamento dell’apparato odontostomatognatico”, ossia dei denti e
di tutto ciò che li circonda.
L’avvento di questa disciplina ha avuto di certo un esito negativo sul
livello di preparazione nella conoscenza delle patologie sistemiche
per lo specialista, tuttavia ha permesso un’evoluzione nel livello di
comprensione e di approccio ad alcune severe patologie della bocca, come le parodontopatie.
Il parodonto [ o periodonzio, dal greco peri = intorno, odontos = den-
te], è costituito da una serie di tessuti che insieme, ma in modo indipendente, collaborano a legare i denti alle ossa e ad integrarli nella struttura gengivale. [Fig. 2] La malattia parodontale può coinvolgere uno o più di questi tessuti e, se non diagnosticata e trattata in
tempo, può provocare la perdita dei denti.
Ovviamente tutto questo, se correlato a quanto detto precedentemente, consente di trarre l’ovvia conclusione che la perdita dei denti può peggiorare sensibilmente la qualità della vita e quindi a tutti
i costi va evitata.
Sebbene la letteratura internazionale sia estremamente ricca di articoli e studi che si occupano di descrivere le tecniche diagnostiche
e terapeutiche per risolvere i problemi parodontali, ancora molto
confuso è il parere scientifico sulla effettiva distribuzione e incidenza
di questa patologia nella popolazione mondiale.
Prendendo in considerazione i dati rilevati da una delle più recenti
pubblicazioni sulla questione parodontale, che ha sancito la non
uniforme distribuzione di questo disturbo tra le varie razze, etnie o
gruppi socioeconomici, e analizzando la casistica delle parodontopatie giunte alla nostra osservazione, risulta ragionevole ipotizzare
una larga diffusione di questi disturbi nella popolazione basso Tirreno italiano. [Fig. 3]
Da qui la decisione di trattare in una serie di articoli l’argomento delle parodontopatie a partire dalla descrizione del parodonto stesso in
condizioni di salute.
PARODONTO NORMALE
Il parodonto, comprende tutti i tessuti che circondano il dente e che
contribuiscono a costituirne insieme, l’apparato di attacco.
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Fig. 2
Fig. 2 Parodonto Normale.
Fig. 3 Effetti distruttivi della malattia parodontale.
Fig. 4 La foto mostra il particolare del cambiamento di colore che esiste tra gengiva aderente e mucosa alveolare. Le frecce evidenziano la linea muco-gengivale.
Fig. 5 La porzione superiore del parodonto profondo è costituita da un tessuto che
instaura rapporti di contatto con il dente in prossimità della linea di passaggio tra
smalto e cemento [linea amelo-cementizia]. A livello dello smalto, la gengiva si
accosta passivamente al dente con un effetto ventosa favorito dalla saliva; qualche frazione di millimetro più in basso, alcune fibre attraversano la mucosa gengivale in quasi tutto il suo spessore insinuandosi nelle porosità della cemento radicolare [fibre di sharpey].
Fig. 3
Fig. 6 Le fibre del legamento circondano tutta la superficie endo-ossea della radice
del dente, ancorandolo all’alveolo e scomponendo, e quindi ammortizzando, le forze
che si generano durante la masticazione in modo da prevenire traumi alle ossa.
La corretta scomposizione delle forze, determinata dalla presenza di un legamento sano, pare abbia inoltre una qualche funzione nel mantenimento del corretto
spessore osseo; infatti la perdita del dente e delle relative fibre parodontali provocano riassorbimento dell’osso.
G Attacco dento-gengivale
PL Legamento Parodontale
ABP Cortex Alveolaris
RC Cemento Radicolare
AP Osso alveolare
Fig. 7 Strutture Parodontali.
Il dente, infatti è accolto in un loggia ossea chiamata alveolo, e si ancora alle ossa mascellari tramite un sistema di fibre di attacco e di legamenti.
Il parodonto risulta didatticamente diviso in due settori, uno interno, che affaccia sulla radice, definito parodonto profondo, l’altro
esterno. Quest’ultimo, chiamato parodonto di superficie e comunemente definito gengiva, è il tessuto che ricopre la porzione esterna dell’osso alveolare; procedendo dall’alto verso il basso è suddivisibile in tre porzioni :
Gengiva libera: di colore rosa corallo, è quella porzione di gengiva
che circonda il dente con il quale entra a contatto, e che negli spazi interdentali forma la papilla. Ha una estensione di pochi millimetri va dal margine libero, alla gengiva aderente.
Gengiva aderente: ha un colore rosa corallo ed una consistenza
compatta. È difficile individuare il punto di passaggio tra G. libera
ed aderente; quest’ultima presenta piccole depressioni puntiformi che le conferiscono il caratteristico aspetto a buccia d’arancia,
e che in profondità corrispondono a fasci di fibre che attraversano
tutto lo spessore della mucosa e che la ancorano all’osso per conferirle la resistenza alle forze traumatiche che si generano durante la masticazione.
Mucosa alveolare: di colore più scuro, si trova al di sotto della gengiva aderente, non aderisce tenacemente alle ossa sottostanti,
quindi risulta più elastica, ed ha una funzione esclusivamente di
rivestimento. [Fig. 4]
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Il parodonto profondo invece costituisce quella porzione di tessuto che decorre dalla gengiva libera fino all’estremità apicale della radice del dente; è costituito quindi da tutti gli annessi parodontali situati lungo il versante interno della gengiva, che affaccia sulla superficie radicolare del dente. [Fig. 5]
Epitelio sulculare: è il tessuto che si affaccia sul versante interno della gengiva libera, si adagia passivamente al dente formando uno
spazio virtuale definito solco gengivale.
Attacco dentogengivale: è la zona direttamente sottostante all’epitelio sulculare che contrae rapporti diretti con la superficie radicolare mediante fibre di ancoraggio, denominate dello sharpey. Può
essere considerata la porzione superiore del legamento parodontale propriamente detto [Fig 6].
Spazio del legamento propriamente detto costituito da:
Cortex alveolaris: la struttura di osso alveolare che circonda perimetralmente la o le radici del dente
Legamento: le fibre decorrono con particolari orientamenti,
dalla cortex alla radice e viceversa.
Cemento radicolare: costituisce la superficie dentaria, rispetto alla corona la superficie della radice è più porosa per dare ancoraggio alle fibre del legamento.
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La maggiore porosità della superficie radicolare, necessaria per l’ancoraggio delle fibre è una delle principali cause della particolare suscettibilità all’invasione batterica di questo sito. [Fig 7]
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Fig. 6
Fig. 5
Fig. 7
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Fig. 4
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PER SAPERNE DI PIÙ
SIN DAGLI ANNI 50 alcuni studiosi [ Marshall-Day e coll. 1955] eseguirono ricerche epidemiologiche sulla popolazione Indiana e dimostrarono come, all’avanzare dell’età diminuisse la percentuale di soggetti con malattie gengivali senza coinvolgimento osseo, mentre aumentava la percentuale di soggetti con malattia parodontale cronica distruttiva. Interessante oltretutto
fu il dato che, oltre i 40 anni, la probabilità di contrarre un parodontite distruttiva fosse del 100%. Negli anni 60 poi, un altro ricercatore [Scherp 1964] fece una accurata revisione della
letteratura internazionale dell’epoca, concludendo come la malattia parodontale fosse un problema di salute globale in quanto diffusa in oltre il 50 % della popolazione sopra i 35-40
anni. Negli ultimi 30 anni sono stati pubblicati numerosissimi studi epidemiologici in cui la malattia parodontale è stata valutata tramite analisi cliniche del tessuto parodontale, accertamenti radiografici della perdita di osso alveolare, o con una combinazione di accertamenti radiografici e clinici. L’enorme quantità di letteratura che si occupa del parodonto non spiega
tuttavia la poca conoscenza di quanto questa malattia sia diffusa e distribuita nella popolazione mondiale. Ciò a causa di un errore nella raccolta dei relativi dati epidemiologici. L’epidemiologia si occupa di studiare la distribuzione delle malattie e lo studio dei fattori che influenzano questa distribuzione. Il compito fondamentale di qualsiasi studio epidemiologico è di
definire accuratamente le malattie, ma sfortunatamente nella ricerca parodontale non si sono mai stabiliti criteri uniformi adatti a questo scopo. Gli studi effettuati si sono riferiti in modo
incoerente a una vasta gamma di sintomi e segni clinici [gengivite, profondità di sondaggio, perdita di osso misurata radiograficamente ecc.] i cui valori soglia, utilizzati per definire una
condizione gengivale come patologica, sono estremamente variabili. Queste incoerenze nelle definizioni colpiscono inevitabilmente gli indici riguardanti la distribuzione della malattia.
[Papapanou, 1996]. Nel 1999 si è tenuto un simposio a Vancouver “Workshop on the Classification of Periodontal Disease” con il compito specifico di rivedere la classificazione delle malattie parodontali. La classificazione proposta comprende otto categorie principali:
Malattie Gengivali
Parodontite Cronica
Parodontite Aggressiva
Parodontite come manifestazione di malattie sistemiche
Malattie parodontali necrotizzanti
Ascessi al parodonto
Parodontite associata a lesioni endodontiche
Condizioni e malformazioni legate allo sviluppo o acquisite
Nonostante ancora confuso sia il giudizio internazionale sulla distribuzione della malattia parodontale, ad oggi le conoscenze scientifiche sui meccanismi che provocano l’instaurarsi delle condizioni che sfociano nella parodontopatia sono sufficientemente note.
Per concludere, nonostante sia ormai manifesto come la parodontopatia insorga in seguito alla combinazione di vari fattori scatenanti, il livello di igiene orale è strettamente correlato alla presenza o meno della malattia ed ha una enorme influenza sul grado di aggressività con il quale si può manifestare.
VISKA
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n N e w s I s t i t u t o S u p e r i o re d i S a n i t à n
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Ricerca
Ricerca Scientifica
Scientifica/News ISS
IL MINISTERO DELLA GIOVENTÙ INSIEME ALL’ISS NELL’OPERAZIONE
NASO ROSSO CONTRO LE STRAGI DEL SABATO SERA
Per tutto il 2009 saranno monitorate le discoteche di 10
Province italiane con l’obiettivo di prevenire gli incidenti
stradali connessi all’abuso di alcol e droghe.
Si chiama Operazione Naso Rosso ed è il nuovo progetto
per la sensibilizzazione dei giovani sul tema della sicurezza stradale e il consumo di alcolici. Il progetto nasce da
un accordo di collaborazione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Istituto Superiore di Sanità, affidatario
del progetto.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare i giovani sul tema della sicurezza stradale e della responsabilità della guida per
prevenire il fenomeno delle stragi del sabato sera ma anche quello di sperimentare nuovi modelli d’intervento su
come riportare a casa chi dopo aver partecipato ad una serata in discoteca non se la sente di mettersi al volante. Il
progetto, che durerà per tutto il 2009, vuole valutare se nelle 10 province italiane situate al nord centro e sud in cui si
svolgerà l’Operazione Naso Rosso ci sarà una diminuzione di incidenti, di morti e di feriti.
In questo percorso di studio saranno coinvolti i locali notturni delle Province che, in tal modo, usufruiranno dei servizi messi a disposizione dal progetto stesso. I locali che
aderiscono al progetto, infatti, avranno la possibilità di usufruire di un servizio di contatto e accompagno per i propri
clienti che a fine serata non si presentano in condizioni idonee e adatte a guidare la macchina.
Personale appositamente formato, inoltre, provvederà ad
informare i giovani sui rischi dell’assunzione di droghe e alcol, sia in modo diretto nei locali, sia attraverso l’istituzione di un Numero Verde e di un sito web apposito.
CONSERVANTI AL MERCURIO E SVILUPPO NEUROPSINESSUNA EVIDENZA DI DANNO SECONDO UNA RICERCA
EPIDEMIOLOGICA DELL’ISS
Il legame tra i vaccini contenenti conservanti a base di mercurio [tiomersale] somministrati nel corso dell’infanzia e la
comparsa di deficit neuropsicologici - autismo, tic motori, riVACCINI
CON
COLOGICO:
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tardo mentale, disturbi del linguaggio e deficit dell’attenzione da iperattività - è, allo stato attuale della ricerca, inconsistente. È questa la conclusione di uno studio epidemiologico coordinato da ricercatori dell’ISS, in collaborazione con i
colleghi dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma e dell’Università di Padova, su 1403 bambini a 10 anni dalla vaccinazione con prodotti in cui era presente tiomersale.
Nel 2003 i ricercatori, con la collaborazione delle strutture
pubbliche di vaccinazione e scolastiche della Regione Veneto, hanno richiamato migliaia di famiglie i cui figli erano
stati vaccinati nella prima infanzia tra il 1992 e il 1993 nell’ambito di uno studio su vaccini antipertosse. Per ogni bambino erano state allora documentate tutte le vaccinazioni
eseguite e i prodotti usati, ed è stato possibile quindi ricostruire esattamente la quantità totale di conservante contenente mercurio assunta nel primo anno di vita. I 1403 bambini, studiati ora ad età compresa tra i 10 e i 12 anni, sono
stati sottoposti da psicologi addestrati a 24 prove per indagare le abilità di memoria, di attenzione, di apprendimento,
la manualità, le capacità di linguaggio, quelle visuo-spaziali e le capacità motorie. I risultati dei vari test sono stati analizzati per identificare differenze peggiorative tra i bambini che
avevano ricevuto con le vaccinazioni del primo anno di vita
quantità di tiomersale maggiori [137,5 mcg: 697 bambini], rispetto a chi ne aveva assunto quantità totali minori [62,5
mcg: 706 bambini].
Le differenze tra i due gruppi sono risultate irrilevanti. Il tiomersale è un derivato del mercurio usato costantemente fino al 2000 come conservante in alcuni vaccini somministrati
durante l’infanzia. Serve ad impedire contaminazioni batteriche delle preparazioni da iniettare, soprattutto quando i vaccini sono preparati in fiale multi dose.
In Italia, il decreto ministeriale del 13.11.2001, ha richiesto,
in via precauzionale visto che la questione della neurotossicità di questo conservante rimaneva controversa e poco
fondata dal punto di vista scientifico, a tutte le aziende produttrici di vaccini di eliminare il tiomersale entro il 31 dicembre 2002 e di ritirare dal commercio i vaccini contenenti tiomersale entro il 30 giugno 2003.