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2015/08/17 Gianni Valente
Le tournée del gruppo musicale Gen Rosso nell’Ex Celeste Impero alimentano una rete di contatti
con artisti cinesi. Come il pittore Tong Hongsheng, che sta ultimando un mega-dipinto dove è
ritratto anche Papa Francesco che solleva l’ostensorio col Santissimo Sacramento
A Tianjin, la metropoli cinese ferita la settimana scorsa dalle tremende esplosioni in un deposito di
agenti chimici nell’area del porto, il bilancio delle vittime continua ad aumentare, mentre su tutta
l’area incombe ancora l’incubo di contaminazione da cianuro. Della tragedia ha parlato Papa
Francesco all’Angelus per la festa dell’Assunta, e la sua attestazione di cordoglio e di solidarietà
con il popolo cinese sono state riproposte dai servizi giornalistici di Phoenix TV,rete satellitare
privata con base a Hong Kong, considerata vicina al governo cinese.
Fino ai primi di agosto proprio Tianjin aveva ospitato il Festival delle arti e delle culture giovanili
che lì si svolge ogni due o tre anni e accoglie migliaia di giovani provenienti da più di 60 Paesi del
mondo, con esibizioni, scambi culturali e performance teatrali ispirati ai temi della pace e della
convivenza tra i popoli e le culture. Quest’anno, la partecipazione al Festival di Tianjin ha
rappresentato una tappa cruciale anche per l’ultima tournèe cinese di Gen Rosso, il gruppo musicale
internazionale nato nel 1966 in seno all’esperienza del Movimento dei Focolari. Il denso
programma di spettacoli e performances realizzato dal gruppo nell’ex Celeste Impero ha consentito
di far crescere ulteriormente la rete di amicizie e collaborazioni che da tempo Gen Rosso sta
coltivando nella Repubblica popolare cinese. Un intreccio di rapporti che comprende anche il
legame sempre più intenso con Tong Hongsheng, il pittore cinese che ha esposto anche alla
Biennale di Venezia, rinomato per i suoi dipinti su soggetti religiosi, e attualmente impegnato a
dipingere un quadro enorme (olio su tela, 15 metri di lunghezza per oltre sei di altezza) dove
compare in posizione di rilievo anche Papa Francesco che tiene l’Ostensorio col Santissimo
Sacramento.
Di quest’opera insolita e “smisurata”, e degli incontri avuti nel tour cinese, Vatican Insider ha
parlato con Valerio Gentile, manager del Gen Rosso International Performing Arts Group e con il
focolarino consacrato Kin Sheung Chiaretto Yan, autore del libro «Il Vangelo oltre la Grande
Muraglia. Sfide e prospettive del cristianesimo in Cina», edito da Emi.
In questi giorni, tutti i media del mondo parlano della tragedia di Tianjin. Voi ci siete stati da
poco…
GENTILE: «A Tianjin abbiamo partecipato per la quinta volta al Festival internazionale che si
svolge periodicamente proprio in quella città, su invito dell’Associazione della Repubblica popolare
cinese per l’amicizia con i popoli esteri - un ente che fa capo al Ministero della Cultura – e
dell’Associazione Cathay Future di Tianjin. Lì abbiamo tenuto due concerti e una rappresentazione
di Streetlight, il musical ispirato a una storia vera di riscatto e redenzione, ambientato nei sobborghi
violenti di Chicago. Nelle nostre performance abbiamo coinvolto sempre decine di ragazzi cinesi,
che si erano “preparati” con intensi workshop. Le sale delle nostre esibizioni, ospitate nel grande
centro dell’associazione Cathay Future, erano sempre strapiene. Anche quest’anno abbiamo potuto
respirare il clima di amicizia e di incontro tra i popoli che anima quella manifestazione. E già ci
hanno invitato a partecipare alla prossima edizione, prevista per il 2018».
Al di là degli slogan, quale spirito ha percepito in quella kermesse?
GENTILE: «Si avverte anche tra i responsabili una diffusa sollecitudine che definirei educativa,
concentrata sulla tenuta dei legami familiari e di solidarietà intergenerazionale su cui si fonda la
convivenza sociale. C’è il desiderio di evitare che tutto sia travolto dalle logiche del profitto
economico-consumista».
Tianjin è stata la tappa finale di un lungo tour cinese. Prima dove eravate stati?
YAN: «Dal 16 al 19 luglio siamo stati a Pechino. Nella capitale, abbiamo avuto la possibilità di
sostenere l’attività caritativa di Jinde Charities, la “Caritas” cinese, che è strutturata come una
Fondazione. Lì il nostro spettacolo si apriva con dei video che documentavano iniziative di
soccorso e assistenza a favore di chi è in difficoltà o subisce le conseguenze di catastrofi naturali.
Quindi, per la prima volta, oltre alla dimensione dello scambio culturale, abbiamo sperimentato una
collaborazione fattiva ai programmi sociali realizzati da una realtà ecclesiale cattolica. Tutto alla
luce del sole».
Sul piano artistico, quali novità ha registrato il vostro tour?
GENTILE: «Nella tappa di Shenzhen, nella provincia sud-orientale del Guangdong abbiamo potuto
avere accesso alla programmazione degli spettacoli teatrali che fa capo alla Agenzia Orange, una tra
le maggiori agenzie di spettacolo non governative. Per noi è un riconoscimento del valore
dell’opera che mettiamo in scena. In un teatro nuovo abbiamo potuto organizzare alcuni workshop
con 30 ragazzi di Canton e Shenzhen, che poi hanno partecipato alle esibizioni. Ad assistere allo
spettacolo sono venuti anche spettatori provenienti da Hong Kong da altre città limitrofe».
E poi c’è stata la tappa di Shanghai…
YAN: «A Shanghai abbiamo avuto due serate con oltre 800 persone. Il pubblico era in buona parte
costituito da operai e dirigenti di una fabbrica locale che conosciamo da tempo. E sul palco si
esibivano con noi anche alcuni dei figli degli operai. Come Gen Rosso China tour manager, in
quella città, già tre anni fa avevamo partecipato a eventi organizzati in memoria di Xu Guangqi, il
discepolo di Matteo Ricci, con la sponsorizzazione dell’Assessorato alla cultura. Quest’anno
abbiamo incontrato anche tutto lo staff della Associazione Guangqi, legata alla diocesi, che si
occupa dell’editoria. A Shanghai la diocesi vive un momento delicato, per la vicenda del vescovo
Taddeo Ma Daqin che non può ancora esercitare liberamente le sue funzioni. Molti sono scoraggiati
e come bloccati. Abbiamo voluto anche aiutarli a riprendere coraggio, mostrando iniziative nate da
laici, che aprono anche per la Chiesa nuove possibilità di annuncio e di incontro con tutti».
In questa rete di incontri e amicizie intessuti intorno alla vostra attività artistica avete
registrato tra gli artisti cinesi segnali di interesse verso il cristianesimo?
GENTILE: «Un caso particolare riguarda il noto pittore Tong Hongsheng. Lo abbiamo conosciuto
attraverso l’amicizia con la coreografa Qing Li e il Curatore artistico Jean-Paul Carradori. Tong
aveva fatto un ritratto di Papa Francesco e aveva espresso il desiderio di farglielo arrivare. L’anno
scorso, ci è stato possibile incontrare il Papa a Santa Marta e consegnargli il ritratto. C’era anche il
pittore e sua figlia. “Lei mi ha ritratto molto meglio di come sono!”, ha detto il Papa a Tong
osservando il quadro, con una battuta. Dopo quell’incontro così familiare, l’artista cinese si è
entusiasmato e ha iniziato un altro dipinto dalle dimensioni esorbitanti, quasi 15 metri di lunghezza
per oltre sei di altezza. Lo concluderà il prossimo novembre, e spera di poterlo esporre prima o poi
anche in Vaticano. Nel bozzetto, si vede Papa Francesco che solleva l’Ostensorio con il Santissimo
Sacramento, in una scena collettiva affollata da personalità appartenenti ad altre Chiese cristiane e
anche da personaggi buddisti e di altre religioni. Nel folto gruppo di persone assiepate intorno a lui
si possono riconoscere anche diversi ecclesiastici viventi, e in primo piano ci sono raffigurazioni
che ripropongono il tema iconografico della Pietà, mentre sullo sfondo si intuisce lo scenario di una
città colpita da un bombardamento. Mi sembra un modo singolare per esprimere un interesse pieno
di simpatia per il cattolicesimo. Un quadro simile, Tong lo aveva dipinto anche per Papa Ratzinger.
Lui si è convertito al buddismo nel 2005, e anche nel suo colloquio col Papa Francesco ha detto che
vuole utilizzare la sua arte per favorire il dialogo tra le diverse comunità religiose».