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IN ASCOLTO DELLA BUONA NOTIZIA Riflessione di don Francesco Pesce al Consiglio provinciale delle Acli di Treviso 11 dicembre 2013 “Noi non cerchiamo brancolando nel buio, né dobbiamo attendere che Dio ci rivolga la parola, perché realmente « Dio ha parlato, non è più il grande sconosciuto, ma ha mostrato se stesso». Accogliamo il sublime tesoro della Parola rivelata. Papa Francesco - Evangelii Gaudium 175 In questi giorni che ci avvicinano al Natale vorrei portare l’attenzione al nostro Dio che parla, facendosi uomo, bambino in fasce. A mano a mano che disimpariamo il silenzio e che il silenzio non ci copre più, noi sentiamo il grande vociare di satana, che urla e si scompone accanto alle nostre finestre, come se volesse entrare dove c’è il tesoro della nostra adolescenza e lo vuole barattare con un pugno di insani divertimenti, mentre il nostro incedere verso Dio era stato regale. Alda Merini Il silenzio e il chiasso. Oggi siamo sempre più incapaci di ascoltare, di stare in silenzio. Per ciò si fa strada la confusione delle voci che distraggono. Un esempio sono i numerosi talk show che popolano le nostre televisioni, dove non contano i ragionamenti ma vince chi prevarica l’altro, chi grida più forte, chi riesce a dire frasi ad effetto. Chi sa stare in silenzio si rende conto di quanta superficialità! Il silenzio e il chiasso. Sono due temi all’inizio della Bibbia: c’è il caos e la Parola che, poco per volta, divide, distingue, mette ordine (separa il cielo e la terra…). Ed anche nel Vangelo di Giovanni, al capitolo primo: All’inizio c’era il Verbo. E l’esperienza narrata è proprio quella della Parola di Dio che si fa strada e che accompagna gli uomini: pensiamo alla fede di Abramo (quanto faticosa è stata la sua vicenda di fede e come la Parola si è incarnata poco per volta nella sua vita). Nei prossimi giorni sentiremo la Parola di Dio che mette la sua tenda a Nazareth, paese di “periferia del mondo”, mai nominato nella Bibbia. Entra in una casa, nella vita ordinaria. Per di là non passavano storie importanti. E’ un luogo di silenzio, non delle grandi vicende. Invece il chiasso del mondo di oggi: pensiamo alla crisi economica, che crea tensioni, fatiche, prepotenze. Il Papa nella sua esortazione dice che ormai siamo arrivati ad una “economia di esclusione”. Guardiamo alle famiglie, alla confusione generata in questo contesto. Quanto è necessaria, invece, una parola che orienti – per esempio nell’educazione dei figli, nella gestione della vita di una coppia… Pensiamo anche alla “cultura del provvisorio”, che è dell’apparenza… Allora, abbiamo bisogno di silenzio per affrontare queste complessità. Nell’esperienza della Bibbia il silenzio e l’ascolto sono mostrate come caratteristiche per definire l’uomo. Un salmo dice: “Sto in silenzio, non apro bocca, perché sei tu che agisci”. Ecco l’uomo che dipende dal Signore. Un altro salmo: “Non hai voluto sacrifici e offerte. Mi hai aperto le orecchie e allora ho detto «Vengo»”. Pensiamo a Salomone, figlio di Davide, che si trova quindicenne a dover governare un grande popolo: prega il Signore dicendo: “Donami Signore un cuore che ascolta”, da Discepolo, di chi si lascia guidare. E il Signore gli risponde donandogli quello, ed anche tutto il resto. Il tempo del Natale è per il silenzio, per imparare il silenzio e l’ascolto, per ritornare alla nostra giusta dimensione nel rapporto con il Signore. Come la Parola di Dio si fa strada in mezzo al chiasso? Anche nella vita di persone che non sono in ascolto? Anche in chi corre continuamente e si dimentica l’essenziale… Leggiamo insieme un brano del Vangelo e proviamo a riflettere. Sono i primi versetti del Vangelo di Luca. Ecco come inizia la Buona Notizia per la vita dell’uomo. 5 Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. 6 Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7 Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Siamo al tempo di Erode, della dominazione romana della Palestina. Per il popolo d’Israele questo è odioso perché significa essere sotto il potere terreno straniero. Per loro l’unico re è il Signore. Chi sono oggi i nostri signori? All’inizio del Vangelo c’è una coppia: un sacerdote – carica che si trasmette di padre in figlio; prestigiosa; dedicata al servizio del Tempio a Gerusalemme; considerati “santificati” per le azioni che svolgevano, tra cui l’offerta dell’incenso; riconoscibili per il modo di vestire e di comportarsi; i sacerdoti erano moltissimi in Palestina - e sua moglie. Zaccaria ed Elisabetta, però, non hanno figli: nella mentalità ebraica il figlio è segno di benedizione del Signore, è il modo di continuare la vita in modo fecondo, dopo la morte. I sacerdoti erano mediatori, annunciatori, della Parola di Dio; era testimone della fedeltà di Dio: quello che fa Dio è vero, ed io prego per questo. Ma per loro due? Annunciatori della fedeltà di Dio che mantiene le sue promesse, Zaccaria ed Elisabetta come fanno? Con loro Dio non ha mantenuto la parola? Come stanno loro due? Perché finora è andata così? Che cosa pensano? Come sarà la loro relazione di coppia? E la percezione della gente, come mi guardano? Sperimentano un fallimento della loro vita: come lo vivono? Cosa c’è che non va? C’è molta tensione interiore: si dice una cosa ma nella quotidianità non la si vive. Il Signore dà benedizione con il dono figli ma nella vita di Zaccaria ed Elisabetta non ne hanno. Pregano di più? Credono di meno? Cresce la fede o la sfiducia? L’inizio del Vangelo, di una Buona Notizia, è un’esperienza di sterilità. Due persone che lo vivono nella propria vita e che possono pensare: Dio non mantiene la promessa. Quante altre sterilità potremmo mettere dentro? E cosa succede? Un giorno tocca a Zaccaria. 8 Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, 9 secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. 10 Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. 11 Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. 12 Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13 Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. 14 Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, 15 poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16 e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. 17 Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». 18 Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». 19 L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. 20 Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo». 21 Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. 22 Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. 23 Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. 24 Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: 25 «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini». Dio si manifesta a Zaccaria, la Parola del Signore lo raggiunge. E lui, uomo “irreprensibile”, si turba e viene preso dal timore. Il Signore gli dice: “La tua preghiera è stata esaudita”. Zaccaria, lui uomo che si crede “di fede” come reagisce? E’ incredulo. Dubita. Quanto credente era in verità? Pregava per davvero, con il cuore? “Perché non hai creduto, ora sarai muto”. Zaccaria non crede a questa parola e l’angelo gli dice “sarai muto”. La Bibbia è piena di coppie sterili che partoriranno: Abramo e Sara, una vicenda travagliata e complessa… Anna ed Elkana, genitori del sacerdote Samuele… La Parola di Dio è piena di storie dove Dio ha mantenuto la sua promessa, dove la Parola di Dio si è realizzata. Zaccaria, che era il mediatore, che era l’uomo della Parola di Dio, vacilla. Eppure avrebbe dovuto saperlo perché è storia dei suoi predecessori. Zaccaria non ha fatto sua la Parola che già si era manifestata in tanti altri. E diventa muto. Perché i muti possono solo ascoltare. Quindi Zaccaria viene messo nella condizione di ascoltare. Anche Maria è “turbata” alle Parole dell’Angelo. Qual è la differenza? E’ diverso il tipo di annuncio. A Zaccaria è annunciata una cosa tante volte già realizzata. A Maria viene annunciata una storia completamente nuova: lei, vergine, avrà un figlio. Zaccaria non era in ascolto. La Parola lo raggiunge. Promette e lui non sa che fare. Esce muto. Non può parlare. Fa solo gesti. Non riesce a comunicare alla moglie cosa è successo. Come fa? Come è messa in gioco la loro vita? Come glielo avrà comunicato? Loro due anziani…. E Zaccaria li, ad ascoltare la vita che ora scorre così, e tace… Nove mesi senza parlare. Muto. Perché nella Bibbia è centrale la Parola di Dio. Ora Zaccaria deve ascoltare. La Parola gli si rivela per dare futuro a chi è senza futuro. Non è scontato essere in ascolto. 59 All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. 60 Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61 Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62 Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63 Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64 In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65 Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66 Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Il mutismo finisce quando Zaccaria aderisce alla Parola. “Si chiamerà Giovanni”. La Parola di Dio fa quello che dice. C’è un tipo di religiosità non biblica; perché non è in ascolto. Anche nel tempo di oggi è necessario l’ascolto. Cosa sta dicendo a noi il Signore oggi, in questa storia, in questa crisi? Il tempo del Natale è l’occasione di mettersi in ascolto, perché Dio, Parola, si fa alla nostra portata diventando bambino, tanto da rischiare di non essere riconosciuto. Lo riconoscono i pastori, gli ultimi di tutti. Il Signore ci tiene talmente a noi, alla nostra libertà, che non si impone alla nostra vita. Non ci dice: “Tu devi credere” ma ci invita a seguirlo. Anche oggi è un tempo fecondo per il Signore. Non basta aver creduto, ma è un percorso continuo, da curare, sostenere. Nei primi trent’anni Gesù non fa nulla di straordinario. Fa solo la fatica di crescere. A Nazareth. 150 abitanti. Ecco come Dio entra nella vita delle persone.