LA VOCE DEL SILENZIO

Transcript

LA VOCE DEL SILENZIO
LA VOCE DEL SILENZIO
Dopo il terrem oto ci fu una folgore. M a i l Signore non era nella folgore. Dopo la
folgore, ci fu una voce di silenzio s ott il e. Ed Elia si coprì il volto col mantello.
(1
Re 19,12-13)
Un uo mo avanza solitario sulle p en dici scoscese e pietrose del monte Hore bSinai. A lle sp all e ha ancora il ricordo d i g ior ni pieni di incubi, quando il potere repressivo
lo voleva far tacere non solo chiudendogli la bocca, ma anche cercando di elimi narlo
fisicamente. È El ia, i l profeta, il cui no me è già un programma: «Solo il Signore [Jhwh ] è
Dio». Non lo è i l dio Baal che la regina Gezabele, principessa fenicia di Tiro, seguit a d a l
marito, il re Acab di Israele, vorrebbe imp or r e al popolo ebraico.
A conte stare l a politica religiosa e sociale, colma di prevaricazioni e di ingiustizie ,
di questa cop pia real e era rimasto solt ant o lui, Elia, «uomo simile al fuoco, la cui paro la
bruciava com e fiaccola», secondo il ritr at t o che di lui farà il Siracide, sapiente biblico d e l
II secolo a. C. (48, 1). I l profeta, dunq ue , ascende verso la vetta ove Israele era nato co me
popolo, in una sorta di pellegrinaggio alle or igini.
Lassù E lia, che durante la m ar cia nel deserto era persino stato afferrato dalla
tentazione di l asciarsi morire, ritrova la su a vocazione profetica, precipitata nella crisi
della solitudin e e dell ’ostilità. Egli, per ciò, a tte nde che il Signore gli parli. Ed ecco, fo rse
la voce divina si nasconde nel «vento im petu oso e gagliardo, capace di spaccare i mon ti e
di infrangere le rocce – racconta il Prim o L ibr o dei Re – ; ma il Signore non era nel ven to .
Dopo il vento ci f u un terremoto; ma il Sign or e non era nel terremoto. Dopo il terremo to,
ci fu una folgore; ma il Signore non er a ne lla fo lgore» (19, 11-12).
È alla fine che accade la grande sor pre sa: l’originale ebraico può essere tradotto
così: «Dopo la fol gore, ci fu il mormor io di un vento leggero». Elia comprende che il vero
Dio non è nel clamore, ma nella quiete, non è nella vendetta, ma nella costanza pazie nte
e, secondo la prassi sacrale, si copre il viso pe rché – come dice la Bibbia – «nessuno p u ò
vedere il vol to di Di o e rimanere in vi ta» (Eso do 33,20).
Tuttavia , quell e t re parole ebraiche, qôl demamah daqqah, prese in sé, significan o
anche «una voce di si lenzio sottile» . Dio è, sì , una voce, ma che ha il suo vertice nel
silenzio, nel mistero. Irraggiungibile e ir r iducibile a figure o immagini, egli è ineffa bile
e invisibile, tant’è vero che il giudaism o no n pr onuncerà il suo nome, affidandolo solo a
quattro consonanti ( Jhwh ). Eppure, qu est o Dio silenzioso non è muto, è attivo e rilancerà
Elia nella sua missi one di giustizia e di ver ità, e il profeta in quel silenzio ritroverà la
sorgente della vera parola che giudica e che salva.
-1-