trame urbane della citt - Comune di Gabicce Mare

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trame urbane della citt - Comune di Gabicce Mare
CONCORSO D’IDEE PER LA RIQUALIFICAZIONE E
VALORIZZAZIONE DEL WATERFRONT DI GABICCE MARE
DENOMINATO “TRAME URBANE DELLA CITTA’ DEL MARE”
Relazione
Fare Città
Il sistema territoriale
La seconda fase di un concorso è per ogni architetto un momento delicato. Le
note provenienti dalla giuria, dall’amministrazione e dai cittadini costringono
ad una revisione critica delle idee progettuali. Non di rado, alle osservazioni
esterne consegue la tentazione di ripartire da zero, di stravolgere le proprie
intenzioni. Nel nostro caso, le novità introdotte non confutano le premesse
logiche da cui eravamo partiti. Inducono il progetto ad abbracciare una serie
di traslazioni, correzioni e rifiniture, ma senza perdere la sua sostanza. Cosa
dunque rimane e cosa invece cambia in questa fase di concorso?
Di certo permane l’attenzione rivolta alle potenzialità e alle criticità di Gabicce. Le prime afferiscono soprattutto alla notevole complessità orografica che
contraddistingue il territorio e che ha reso possibile, in uno spazio alquanto
ristretto, la compresenza di diversi ecosistemi: quello marino del litorale; quello
del fiume Tavollo; quello duplice del monte San Bartolo, con le ripide falesie
verso l’Adriatico e le sinuose colline dell’entroterra. Le criticità sono rappresentate per lo più da uno sfruttamento intensivo della costa, basato su un rapporto
biunivoco tra attrezzature e alberghi, che impone una stagionalità al modo di
vivere Gabicce da parte dei suoi abitanti stabili. Tra i due rimane uno spazio
pubblico che fatica ad assumere una forma strutturale in grado di favorire e
orientare il futuro sviluppo economico della città.
Permane anche il motto, fare città, che riassume in sé gli obiettivi fondamentali della nostra proposta. Rimane cioè ferma l’idea che una possibile via per
il futuro sviluppo di Gabicce risieda nell’incremento dei luoghi urbani e nella
moltiplicazione delle occasioni di esperire Gabicce in quanto realtà metropolitana. Si tratta di affiancare alle attrezzature turistiche, infrastrutture culturali,
spazi di relazione, luoghi dello stare che consentano una fruizione alternativa
del territorio e delle sue risorse.
A cambiare è soprattutto la portata di alcune mosse. In questa fase, la scala
della città si avvicina a quella del dettaglio per dimostrare la semplicità e la fattibilità degli interventi; la proposta si consolida in un progetto di suolo e nella
rinegoziazione dei confini tra sfera pubblica e privata; si risolvono alcuni problemi contingenti legati alla fruibilità degli spazi, all’interno di un racconto più
generale sul paesaggio di Gabicce. Da queste istanze si delinea un masterplan
per la “città del mare” orientato a costruire con pochi e significativi elementi
un paesaggio ricco e vario. La sua unità non si fonda tanto nella continuità del
gesto architettonico, quanto nell’uniformità dei materiali che lo compongono.
Tre momenti costituiscono le chiavi di lettura del masterplan: i nodi, gli spazi
della contrattazione, l’intervento debole e diffuso. Tale scomposizione è funzionale ad una maggiore flessibilità del progetto nei confronti della pubblica
amministrazione, dei tempi di realizzazione e delle risorse disponibili.
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Il raccordo tra via Cristoforo Colombo e la
passeggiata sopraelevata
I NODI
i nodi del progetto
sezione sulla piazza coperta
il funzionamento del Mississippi
I nodi sono i luoghi strategici dell’azione pubblica. Rappresentano i cardini
di una struttura urbana. Dalla loro modificazione dipende in larga misura
la forma e il funzionamento della città futura. Per questo motivo richiedono
fin da subito, da parte della pubblica amministrazione, una programmazione
attenta e meticolosa. Tanto precisa sarà la definizione di questi spazi, tanto
maggiore sarà il grado di libertà concesso alla declinazione dei materiali urbani
e alla forma della città nel suo complesso. Ogni nodo costituisce un tema a sé:
una piazza coperta a ovest del sistema; la ridefinizione del Mississippi come
fulcro della vita culturale della città; un nuovo raccordo tra il lungomare basso
e quello alto; inedite funzioni collettive a chiusura del lungomare alto.
La piazza coperta è idealmente posta a cavallo di tre ambiti: il porto di Cattolica, la spiaggia, il lungomare basso. È collocata alla stessa quota dell’arenile,
che in questo punto è ribassato di 1 metro rispetto a via Cristoforo Colombo.
È uno spazio da attraversare che mette in comunicazione la spiaggia con il
lungomare basso, servito sia da un’ampia scalinata che da una rampa accessibile dai disabili. Al suo interno può ospitare un mercato coperto per la vendita
di prodotti a kilometro zero, ma è aperto anche ad usi diversi a seconda dei
momenti del giorno.
La copertura piana segna la fine della promenade rialzata del lungomare e
si configura come un belvedere proiettato verso il porto di Cattolica. Essa
sormonta per un breve tratto anche via Cristoforo Colombo divenendo una
pensilina per le strutture di bike-sharing e infopoint.
La relazione con il porto di Cattolica è sottolineata anche da uno spazio alberato antistante la piazza coperta e da un nuovo ponte pedonale posto più a sud.
Lo spazio alberato garantisce una continuità visiva tra il porto e il lungomare, il
ponte pedonale una continuità fisica.
Il Mississippi è un unicum all’interno del paesaggio gabiccese. La sua alterità è
tale da rendere il manufatto parte integrante dell’immaginario collettivo della
città. Il progetto non vuole quindi snaturare lo spirito di questo luogo. Si è
preferito piuttosto optare per un intervento minimo che ricorrendo a pochi
segni architettonici, possa ampliare le potenzialità di questo spazio.
Oggi il Mississippi appare come una scatola chiusa poggiante su una palafitta
in cemento armato. La sua modificazione dovrebbe essere rivolta a ripristinare un rapporto tra il manufatto e gli elementi naturali, in particolare l’acqua
e il cielo. La relazione con il mare è ottenuta per mezzo di piattaforme gal-
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Il raccordo tra via Cristoforo Colombo e la
passeggiata sopraelevata
leggianti in legno che avvicinano i fruitori della struttura al pelo dell’acqua,
mascherando allo stesso tempo i pilastri di sostegno della palafitta. La relazione
con il cielo è resa possibile dalla trasformazione della copertura in un grande
solarium/belvedere. Una parete verticale semitrasparente disegna il fronte est
e accoglie al suo interno la rampa d’accesso alla terrazza in copertura, mentre
il nucleo centrale dei servizi viene mantenuto nella sua integrità. La struttura
ospita un bar-ristorante e un molo attrezzato per il noleggio di piccole imbarcazioni, nonché alcuni spazi destinati alle associazioni locali. Ciò consente di
restituire al Mississippi la valenza di luogo pubblico, attivo sia nelle ore diurne
che in quelle notturne.
schema delle risalite
Dal punto di vista della fruibilità dello spazio urbano, Gabicce rivela le maggiori criticità nella congiunzione tra il lungomare basso, quello alto e la piazza
Giardini Unità d’Italia.
La proposta progettuale si basa qui sull’introduzione di un piano inclinato di
raccordo tra via Cristoforo Colombo e la passeggiata sopraelevata. La forma
d’insieme è determinata da due assi: quello del lungomare basso e quello della
scalinata monumentale, perpendicolare alla linea dell’arenile.
Lungo la prima direttrice, il progetto costruisce una sequenza spaziale che
declina i temi della compressione e delle dilatazione. Il visitatore giunge alla
porzione di spiaggia libera dopo essere passato al di sotto di una terrazza pubblica e delle chiome di due alberi ad alto fusto.
Gli stessi alberi possono invece essere letti come un muro vegetale se percepiti
dalla scalinata storica. Qui le loro chiome accompagnano il visitatore verso la
rampa di progetto e verso un primo piano rialzato che funge da terrazza. Successivamente il percorso piega su sé stesso e si congiunge al lungomare alto.
Al di sotto della rampa si trova una serie di servizi ad uso della spiaggia, fronteggiati da uno spazio pubblico ribassato. Tale spazio, omologo per dimensioni
alla piazza Giardini Unità d’Italia, ne diviene il contrappunto verso mare.
Il nodo est del sistema è posto nel punto in cui il lungomare alto si ricongiunge
alla spiaggia, in uno spazio oggi privo di una vera connotazione formale. Qui
‘interno’ ed ‘esterno’ si fondono secondo una giustapposizione di elementi
lineari digradanti verso la spiaggia. Tale configurazione spaziale è dettata da
diverse questioni.
La prima è legata ad una riflessione sul nodo in quanto landmark, ossia punto
eccezionale volto a segnare la conclusione di un sistema urbano. L’edificio proposto è un riferimento sia verticale - dato che spezza la linearità del lungomare
alto e si rende visibile dal molo - sia orizzontale - perché introduce un cambio
di sezione nella promenade sopraelevata dilatando lo spazio attraverso una terrazza verso il mare.
La seconda questione rimanda alle figure della soglia, dell’attraversamento e
del diaframma. La composizione volumetrica proposta si configura come una
forma aperta in cui spazio naturale e spazio architettonico si compenetrano
dando luogo a un’interessante stratificazione spaziale. Si tratta di un dialogo
tra architettura e natura, ribadito peraltro da una sezione gradonata, che mira a
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Il raccordo tra via Cristoforo Colombo e la
passeggiata sopraelevata
ridurre la perentorietà del volume sulla spiaggia.
L’ultima questione riguarda le funzioni ospitate all’interno della struttura. Il piano terra è occupato da un piccolo cinema, un’attività strategica perché capace
di colonizzare la spiaggia nelle serate estive incentivando così una fruizione
varia di questo spazio. Nei due piani superiori si trovano invece alcuni spazi di
lavoro o di coworking da destinare a giovani professionisti o piccole imprese,
spazi direttamente gestiti dal comune e dati in affitto a prezzi calmierati. Tale
funzione risponde all’obiettivo di rompere l’unicità della vocazione turistica
del lungomare per introdurre attività diverse che possano garantire una vitalità
della città anche nei mesi invernali.
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Modulo alloggiato al di sotto del piano inclinato
con relative attrezzature per lo sport.
Moduli componibili che rompono il piano con
relative attrezzature per lo sport.
Rifacimento delle facciate rivolto al risparmio
energetico
Rifacimento del layout interno delle stanze con
possibili connessioni aeree tra 2 corpi di fabbrica
Recupero in copertura della volumetria persa al Adeguamento alle normativa antisismica
piano terra con l’introduzione di terrazze, piscine
o giardini pensili
Totale rifacimento dei piani terra con
l’introduzione di spazi per la socialità
Demolizione dei recinti privati e cessione ad uso
pubblico dello spazio aperto
LO SPAZIO DELLA CONTRATTAZIONE
spazi della negoziazione
Gli hotel e gli stabilimenti balneari affacciati su via Cristoforo Colombo sono,
per la maggior parte, l’esito di una fase speculativa dispiegata a cavallo degli
anni cinquanta e sessanta. Sono spesso manufatti che risultano oggi obsoleti
dal punto di vista formale, tipologico e tecnologico, così come obsoleto è
lo spazio pubblico da loro prodotto nel corso degli anni. Per rispondere agli
emergenti requisiti normativi e per attrarre una rinnovata domanda turistica,
questi manufatti necessitano di una profonda ristrutturazione. Una simile
operazione risulta però del tutto inefficace se condotta caso per caso. Al
contrario se si dispiega all’interno di una strategia concertata, può condurre
verso una reale trasformazione della struttura urbana. È un fertile dialogo che
l’amministrazione instaura con i proprietari degli alberghi e degli stabilimenti
balneari.
Tra le criticità delle strutture alberghiere gabiccesi, quella che più condiziona la
forma della città è il disegno dei piani terra. Molti hotel collocano qui gli spazi
di servizio e i depositi, impedendo così un passaggio fluido e continuo da via
Colombo a via Veneto. La pubblica amministrazione dovrebbe quindi avviare
una trattativa con i privati, volta a favorire uno svuotamento dei piani terra,
da dedicare a spazi per la socialità come bar o ristoranti, che possono ampliarsi grazie a dehor e spazi esterni. In cambio gli alberghi potrebbero godere di
incentivi per un adeguamento alla normativa antisismica; per un rifacimento
delle facciate volto al risparmio energetico; per una ristrutturazione del layout
interno delle stanze; per un recupero della volumetria persa da spostare in
copertura, con l’introduzione di terrazze, piscine o giardini pensili – aspetto
non irrilevante se si considera che le coperture oggi sono il luogo degli impianti
tecnici, la cui varietà produce una sorta di quinta facciata scompaginata, percepibile dal vicino Monte San Bartolo.
Le criticità delle strutture balneari sono invece legate ad un’immagine caotica
dell’insieme. Per risolvere tale disomogeneità, il progetto propone una nuova
sezione per via Cristoforo Colombo, risolta mediante un piano di lieve inclinazione che ne dilata lo spazio. Tale piano funge allo stesso tempo da nuovo
suolo pubblico e da copertura delle attrezzature della spiaggia. Ciò consente di
restituire un’immagine unitaria della costa, di accedere facilmente al litorale e
di traguardare il sistema delle attrezzature godendo della vista diretta del mare.
In questo caso, la concertazione può prevedere una serie di premialità volte ad
aumentare le superfici concesse in gestione ai privati.
Gli spazi della contrattazione delineano l’ambito entro cui si instaura un
dialogo tra pubblico e privato. In questo senso il masterplan rappresenta per la
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pubblica amministrazione l’occasione di mettere a punto un abaco di dispositivi da proporre ai privati interessati. L’abaco racchiude le coordinate entro cui
la trasformazione privata partecipa attivamente ad una modificazione unitaria
dello spazio pubblico. L’abaco è però anche un tavolo della trattativa che illustra le possibilità trasformative concesse ai singoli cittadini e le categorie di
giudizio per la pubblica amministrazione. Per tale ragione, l’abaco è passibile di
modifiche e ampliamenti. Quello che noi proponiamo qui non è un punto di
arrivo ma l’inizio di un percorso.
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L’incubatore di attività: spazi per il coworking e
cinema estivo
L’INTERVENTO DEBOLE E DIFFUSO
schema delle superfici pubbliche coinvolte da
una trasformazione debole e diffusa
Pavimentazioni, alberi ed elementi d’arredo concorrono nell’insieme a completare il quadro delle trasformazioni urbane. Si tratta di un ridisegno minuto
dello spazio pubblico, una trama che sottende alle diverse parti di città. La
forma di questo ambito di progetto non può essere decisa a priori, ma si deve
adattare volta per volta alla situazione contingente. La coerenza morfologica si
fonda più sulla ripetizione dei materiali che sul disegno d’insieme.
Si tratta – è bene ricordarlo – di una coerenza che esula dal mero abbellimento
e che esplicita i rapporti territoriali della città del mare. I materiali minerali
sono infatti desunti dal contesto urbano di Gabicce e Cattolica, mentre quelli
vegetali dal contesto naturale del Parco San Bartolo. Dalla loro composizione
all’interno del progetto scaturiscono oggetti complessi, ripetibili anche negli
ambiti di provenienza. Così facendo, si rende visibile il legame tra la scala del
dettaglio e quella del territorio.
Suolo
Il progetto si rifà alle recenti riqualificazioni del lungoporto e di Via Vittorio
Veneto e allo stesso tempo introduce uno scarto rispetto a queste. La continuità
è nei minerali impiegati, il porfido e i listoni di pietra bianca. Lo scarto sta nel
taglio degli inerti e nella giacitura della posa, una variazione utile ad evidenziare vocazioni diverse dello spazio urbano. Il porfido rimanda infatti ad un
suolo in cui coesistono attraversamenti carrabili e pedonali, in cui è consentita
anche la sosta temporanea dei veicoli. La pietra bianca indica al contrario, uno
spazio dedicato per lo più ad aree di sosta o a una colonizzazione temporanea
da parte delle strutture private. Questi materiali vengono combinati in percentuali differenti, stabilendo così una gradazione ideale nei modi di utilizzo degli
spazi: da un ambito più pedonale proprio del lungomare ad uno misto proprio
delle vie interne della città.
Alcune eccezioni spezzano il disegno d’insieme. Si tratta di luoghi dello stare,
segnati da un cambio di materiale: la trachite per dettare uno stacco cromatico
e la ghiaia per agevolare il drenaggio delle acque piovane.
Dall’alto: superfici pavimentate, arredo urbano,
sistema del verde
Vegetazione
Le specie vegetali introdotte sono per lo più autoctone, desunte dalle Norme
Tecniche di Gabicce Monte. La loro disposizione e la loro densità sono finalizzate ad enfatizzare il diverso carattere dei due lungomari.
Il giardino urbano, posto al di sotto di via del Mare viene ripensato attraverso
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discese al mare del giardino urbano
una composizione di masse alberate e superfici tappezzanti. Le masse alberate
sono radunate in piccoli gruppi con l’obiettivo di aprire scorci diversi sul paesaggio e quindi una percezione dinamica e mutevole del litorale. Le superfici
tappezzanti disegnano una bordatura che accompagna le nuove discese a mare.
In entrambi i casi si prevede l’introduzione di nuove essenze, unita ad una
ridistribuzione di quelle preesistenti. Il progetto ricorre alla pervinca e al
ginepro per disegnare le superfici tappezzanti, al salicone e al siliquastro per
le masse alberate. Sono specie diffuse e perciò economiche, dotate di un apparato radicale profondo in grado di consolidare il terreno franoso proprio
dell’orografia del San Bartolo. Ad eccezione del siliquastro, usato come contrappunto cromatico, le specie scelte contribuiscono a rafforzare l’immagine di
Gabicce in quanto baia verde e blu.
Nel lungomare basso, il filare attuale viene sostituito da masse puntuali
poste negli incroci tra via Cristoforo Colombo e le penetranti interne. Ne
derivano due conseguenze. Da un lato si allarga il cono ottico dei visitatori
verso lo spazio marino, rompendo l’attuale effetto tunnel della via. Dall’altro
si costruisce un filtro percettivo che struttura il progressivo avvicinamento al
mare in tre momenti: una percezione da lontano del litorale, da una quota rialzata; un passaggio al di sotto delle chiome; una riconquista dello spazio aperto.
Infine il progetto prevede la messa a dimora di essenze arbustive tipiche delle
fasce retrodunali sabbiose (giunco nero, euforbia marittima, alaterno, rosmarino, erba medica marina) al fine di rinaturalizzare il tratto di spiaggia più
prossimo al lungomare.
Arredo urbano
L’arredo urbano è parte integrante del progetto di suolo. Al di sotto degli
alberi, una punteggiatura di sedute in legno e cemento segna gli spazi di sosta.
Gli stessi materiali formano un nastro continuo poggiante sul cordolo che
separa il lungomare alto dal giardino urbano.
Viene inoltre predisposto uno studio dell’illuminazione artificiale. I punti
luce riprendono quelli già presenti nel lungoporto utilizzando, a seconda delle
esigenze, pali a singola o doppia luce. Al di sotto degli hotel, laddove la sezione
di spazio pubblico si allarga, vengono predisposte alcune luci lineari incastrate
nella pavimentazione o nei controsoffitti.
Realizzabilità per fasi – racconto delle possibili fasi di realizzazione
La definizione del progetto attraverso nodi, debole e diffuso e spazi della
contrattazione consente di individuare alcuni possibili scenari d’intervento che
garantiscano all’amministrazione la realizzabilità delle previsioni nel rispetto
dei programmi triennali delle opere pubbliche e delle risorse economiche.
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