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Presa Diretta
l’infermiere 2/2006
Giornata mondiale della Sanità 2006: il trampolino di lancio per sostenere
azioni a favore della forza lavoro impiegata per difendere la salute
Una Giornata per onorare
gli operatori sanitaridel mondo
DI LUCIA
CONTI
“WORKING TOGETHER FOR HEALTH”, CIOÈ “LAVORARE INSIEME PER LA SALUTE”. È LO SLOGAN CHE ACCOMPAGNERÀ
L’EVENTO ANNUALE PROMOSSO DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS)
E DEDICATO QUEST’ANNO A CHI NELLA SANITÀ SVOLGE IL PROPRIO LAVORO QUOTIDIANO
I
protagonisti della Giornata mondiale della Sanità
2006, che si celebrerà il 7 aprile, saranno coloro che
l’assistenza la svolgono sul campo, cioè gli operatori
sanitari: gli infermieri e i medici innanzi tutto, ma anche tutte le altre figure e persone che contribuiscono alla tutela della salute. Fulcro dei dibattiti sarà, in
particolare, la carenza di personale sanitario e la necessità di sviluppare programmi di reclutamento e
formazione, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
“La forza lavoro della sanità è in crisi”, ha rilevato il
direttore generale dell’Oms, Lee Jong-wook, presentando la Giornata. “Se da un lato la popolazione mondiale cresce, il numero degli operatori sanitari ristagna o diminuisce”. È un processo a catena, spiega
l’Oms, che rappresenta una questione problematica
soprattutto nei Paesi in via di sviluppo dove, una volta formati, gli operatori sanitari locali cercano di la-
sciare il loro Paese per trovare lavoro nella parte occidentale del mondo, dove le condizioni di vita sono
migliori.
Un fenomeno che va fermato, ha osservato il direttore generale dell’Oms: “Per i sistemi sanitari nazionali è sempre più difficile sostenere e rispondere alla
crescente domanda di assistenza. Senza una forza lavoro vigorosa, la sanità non può migliorare. Adesso è
necessario agire e ogni Paese deve trovare delle soluzioni ad hoc per fronteggiare le proprie specifiche
necessità”.
Obiettivo dell’Oms è sostenere tutti i Paesi nel loro
cammino per formare, sostenere e mantenere i propri
operatori sanitari. La Giornata mondiale della Sanità
sarà quindi l’occasione per celebrare i risultati già raggiunti da coloro che hanno “unito le loro forze” per
la sanità e servirà per promuovere e delineare le nuove azioni che potranno garantire un futuro migliore.
GLI OTTO OBIETTIVI DEL RAPPORTO
MONDIALE SULLA SANITÀ
L’Ipasvi alleata Oms per la
Giornata mondiale della sanità
La Federazione dei Collegi Ipasvi è stata scelta dall’Oms,
insieme alla British medical association, come partner organizzativo della Giornata mondiale della Sanità 2006.
L’Italia e il Regno Unito saranno dunque i punti del mondo da cui verranno lanciate le iniziative di celebrazione
della Giornata e di riflessione sulla crisi della forza lavoro della sanità mondiale, attraverso eventi anche in collegamento via satellite tra l’Europa e l’Africa (Zambia).
L’Ipasvi è stata invitata ad essere co-protagonista dell’evento dopo la partecipazione di una delegazione dell’Oms
al Congresso nazionale Ipasvi dello scorso ottobre, apprezzandone la qualità sia a livello tematico che organizzativo. Ed è durante quelle giornate di lavoro che nell’Oms è
cresciuta la convinzione che l’Ipasvi fosse un partner capace di rappresentare lo spirito della Giornata mondiale
della Sanità e di diffondere il messaggio di questa celebrazione.
Il contributo dell’Italia alla soluzione della crisi internazionale del personale sanitario, tra le altre iniziative, si è
anche concretizzato nell’ormai decennale Progetto sulla
formazione degli infermieri in Albania, che verrà presentato in occasione del 7 aprile.
Il primo impegno, osserva l’Oms, è quello di dare visibilità agli operatori sanitari e la Giornata mondiale della Sanità 2006 offre a tutti i Paesi l’opportunità di riconoscerne il lavoro, la dedizione e i successi.
Valorizzare il loro profilo e diffondere più informazioni sul loro operato potrebbe contribuire, tra l’altro, a convincere più giovani ad abbracciare la vasta
gamma delle professioni sanitarie.
Occorre, infatti, ricordare sempre che la forza lavoro
della sanità è un elemento chiave dei sistemi sanitari e anche numerosi studi internazionali evidenziano
che i progressi scientifici in questo settore servono a
poco se manca la forza lavoro.
La sfida prioritaria è quella di facilitare e ad accelerare l’azione di formazione, reclutamento e cooperazione tra tutti gli operatori sanitari. L’Oms ha scelto
di sostenere questo processo anche attraverso il Rapporto sulla Sanità mondiale 2006, nel quale saranno illustrate le attuali criticità del mondo lavorativo degli
operatori sanitari e le possibili azioni che i vari Paesi potranno intraprendere per fronteggiare queste
criticità.
Il Rapporto rappresenterà, dunque, una sorta di roadmap per l’azione e sulla base di questi studi, il 7 aprile 2006, l’Oms ed i suoi partner principali annunceranno una nuova alleanza a favore delle risorse umane allo scopo di armonizzare l’assistenza ed i sostegni a livello internazionale e di monitorare e facilitare la diffusione delle iniziative nei singoli Paesi. Se-
condo l’Oms, i punti chiave su cui intervenire per vincere questa sfida sono otto.
1. L’ALLEANZA DELLA COMUNITÀ
DEGLI OPERATORI DELLA SALUTE
Gli operatori della sanità sono i medici e gli infermieri, ma anche i tecnici, gli educatori, gli addetti alle pulizie e gli autisti. Secondo Tim Evans dell’Oms,
inoltre, vi sono milioni di “non sanitari” che offrono
assistenza (volontari, familiari, badanti ecc.) e con
l’aumento delle malattie croniche e della popolazione anziana questo numero andrà ad aumentare sempre di più. Diventa quindi necessario fornire a questi operatori, così come ai pazienti stessi, quel minimo di formazione sanitaria che solo i professionisti
della salute sono in grado di garantire in maniera adeguata e supervisionare. Ecco perché, sottolinea l’Oms,
i Governi nazionali e locali devono puntare a sviluppare più consultazioni con la popolazione e le diverse associazioni, introducendo politiche che rafforzino la dedizione, il servizio e l’efficacia degli operatori sanitari all’interno delle comunità.
2. AFFRONTARE LE DISUGUAGLIANZE
Per poter affrontare la carenza di operatori sanitari a
livello globale e nazionale e la loro scarsa distribuzione occorre combinare in maniera strategica le risorse finanziarie, la formazione e la pianificazione.
Gli operatori sanitari, rileva l’Oms, sono distribuiti
in modo sproporzionato nei Paesi. Se non si interverrà, nei prossimi dieci anni l’Africa perderà il 30% della sua forza lavoro già gravemente scarsa, mentre fin
da subito il mondo avrebbe bisogno di altri 5,7 milioni di operatori sanitari. La carenza a livello mondiale viene esasperata dagli squilibri a livello nazionale, con le aree rurali in maggiore difficoltà rispetto alle città.
In questo contesto, nel breve termine sarà necessario
avviare una formazione innovativa ed efficiente che
consenta agli operatori di svolgere almeno le funzioni basilari per salvare vite umane; l’obiettivo a lungo
termine sarà invece quello di incrementare il numero
degli operatori sanitari, migliorando le loro condizioni di lavoro, gli stipendi ed il management, in modo
tale da far crescere il reclutamento e la motivazione,
soprattutto nelle aree depresse e rurali del mondo.
3. AFFRONTARE LA FUGA DI CERVELLI
Vi è un preoccupante fenomeno che riguarda i Paesi in via di sviluppo, dove il sistema non ha incentivi
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e non riconosce le competenze. Il mercato sanitario,
infatti, si comporta come qualsiasi altro mercato: man
mano i Paesi più sviluppati avvertono una carenza di
personale sanitario (soprattutto oggi, con l’invecchiamento della popolazione), gli operatori sanitari dei
Paesi in via di sviluppo sono allettati dalle attraenti
offerte di lavoro all’estero.
Cresce, dunque, lo squilibrio tra il numero di professionisti sanitari operanti nei diversi Paesi e per riequilibrare le condizioni, suggerisce l’Oms, i Paesi
sviluppati dovrebbero cercare di essere autosufficienti, sostenendo poi i Paesi più svantaggiati. Un esempio è la collaborazione tra il Malawi e il Dipartimento Britannico per lo Sviluppo Internazionale che, assieme al Fondo Globale per la lotta contro l’Aids, la
tubercolosi e la malaria, ha finanziato un Programma
per incentivare l’arruolamento e la ritenzione di personale nel paese africano, dove il sistema era prossimo al collasso per la mancanza di risorse umane.
4. EDUCARE E FORMARE LA FORZA
LAVORO DELLA SANITÀ
La presenza di operatori sanitari adeguatamente formati è di importanza vitale per poter offrire la migliore assistenza sanitaria possibile a coloro che ne hanno bisogno, nonché per sviluppare la promozione della salute, la prevenzione delle malattie, la cura dei pazienti e la riabilitazione. Secondo l’Oms è responsabilità dei Governi investire nell’istruzione sanitaria
in modo tale da consentire alle scuole di formare un
numero di professionisti che possa soddisfare la domanda. La necessità di aprire nuove scuole ha ormai
assunto un carattere d’urgenza, così come introdurre innovazioni nella formazione per un approccio più
razionale. I percorsi formativi vanno adattati alle priorità sanitarie nazionali e allo stesso tempo va migliorato il coordinamento e la pianificazione tra i settori della sanità, della formazione e dei finanziamenti,
ponendo più enfasi su quelle categorie di operatori
formate in minor numero.
Secondo l’Oms, al contrario, costruire uno spirito di
squadra, elevare il ruolo dei manager più abili, garantire la sicurezza degli operatori sanitari e la crescita
professionale sono elementi di importanza cruciale
perché, come dimostra uno studio svolto in Tanzania,
si può raggiungere un guadagno in termini di produttività del 60%-75% semplicemente migliorando il
supporto, il management e lo schieramento del personale sanitario già esistente.
7. ESPRIMERE UNA SOLIDARIETÀ
GLOBALE
“La globalizzazione – osserva Manuel Dayrit, dell’Oms
– ci ha avvicinato così tanto che i problemi di un Paese non possono essere risolti senza l’aiuto degli altri”.
Non si tratta solo di solidarietà nei confronti dei Paesi poveri; gli eventi accaduti degli ultimi anni nei Paesi occidentali hanno dimostrato come i sistemi sanitari possano essere sopraffatti da emergenze che richiedono la pronta risposta degli operatori sanitari e molte capacità specifiche: catastrofi naturali, terrorismo,
pandemie sanitarie, quale potrebbe rivelarsi la recente aviaria, impongono una nuova consapevolezza.
È necessario, dunque, avviare una collaborazione e
un coordinamento globale, aumentando i livelli degli aiuti internazionali. I donatori internazionali hanno inoltre cominciato a prendere in considerazione
le risorse umane, ma i livelli di sensibilità possono
essere ulteriormente incrementati grazie ad una collaborazione più stretta tra i media, le Ong, i Governi
e il volontariato.
ni degli operatori della sanità e dei pazienti: loro sanno cosa serve per migliorare l’assistenza sanitaria”.
In questo ambito, le strategie ed i principi globali non
possono però sostituire le strategie nazionali, anche
in considerazione del fatto che la consultazione ed il
coinvolgimento della forza lavoro nelle varie fasi del
processo di pianificazione – dal momento in cui si
concorda sulla natura del problema fino al momento in cui si specificano i dettagli organizzativi degli
interventi – possono costruire quella padronanza e
responsabilità che servirà a far svanire eventuali resistenze nei confronti del cambiamento.
Operatori sanitari ogni 1.000 abitanti
Africa
Asia
Medio Oriente
Media mondiale
Sud America
Ovest Pacifico
Europa
Nord America
2,43
3,24
4,40
8,58
8,86
9,65
19,37
42,38
8. DIMOSTRARE LA LEADERSHIP
NAZIONALE
Azioni condotte a livello nazionale, ma supportate da
una solidarietà globale rappresentano il modo più efficace per contrastare la crisi della forza lavoro nell’ambito della sanità. “Coloro che prendono le decisioni politiche – sottolinea Joy Phumaphi, dell’Oms
– devono dare ascolto alle voci e alle preoccupazio-
5. PROTEGGERE LA FORZA LAVORO
DELLA SANITÀ
Con migliori condizioni di lavoro e maggiori protezioni gli operatori sanitari potranno essere più sicuri ed efficienti. Oggi, invece, in alcune parti del mondo dove regna l’instabilità politica e i conflitti, gli
operatori sanitari lavorano in strutture fatiscenti e in
condizioni non igieniche, situazione che li espone a
malattie e a incidenti. In alcune regioni dell’Africa
sub-Sahariana, ad esempio. le perdite degli operatori infettati sul lavoro dall’Hiv/Aids superano il numero degli operatori che si diplomano.
Per fronteggiare questa grave situazione, i Governi potrebbero mobilitare a livello nazionale, sia del settore
pubblico che di quello privato, per poter attuare delle misure in grado di fornire una maggiore sicurezza
e garantire forniture sufficienti di equipaggiamento
protettivo di base (guanti, sapone e candeggina) e mettere gratuitamente a disposizione di tutti gli operatori sanitari il trattamento antiretrovirale.
6. SOSTENERE LA FORZA LAVORO
DELLA SANITÀ
Per motivare e sostenere gli operatori sanitari è necessaria una buona politica, una gestione efficiente,
un ambiente più sicuro ed opportunità di carriera
ben definite. Un’analisi della Banca Mondiale ha rilevato che in 10 dei 22 Paesi presi in esame, la sanità è stata tra i settori più corrotti. Le “riforme errate”, inoltre, hanno considerato gli operatori sanitari
come un costo e non come una risorsa, imponendo
tetti massimi sul numero del personale e sugli stipendi, e riducendo le spese sulla formazione. Quel che
manca, in molti casi, è la buona gestione e la pianificazione.
Gli eroi della salute in Africa
I riflettori della Giornata mondiale della Sanità 2006 saranno puntati anche sull’Africa. Insieme a Lusaka (Zambia), dove vi sarà un collegamento via satellite durante le celebrazioni,
l’Oms ha infatti deciso di porre l’attenzione sulla difficile realtà della Repubblica Centrale Africana, uno dei Paesi più poveri della Terra, martoriata dai tumulti interni (4 guerre negli utlimi 10 anni).
I crimini di guerra sono, in questo Paese, una
realtà quotidiana (torture, distruzione, abusi, assassinii di uomini, donne e bambini) e le condizioni di salute della popolazione sono pessime:
Hiv/Aids, malaria, tubercolosi e meningite sono
le malattie più diffuse; i livelli di mortalità materna e infantile sono in continua crescita; meno di un terzo della popolazione ha accesso all’acqua pulita; l’aspettativa di vita nel 2003 era
di 41 anni (inferiore al 1995, quando era di 49);
c’è un medico ogni 18 mila persone circa e un
infermiere ogni 7.800.
I recenti conflitti non hanno risparmiato neanche gli operatori sanitari di quelle zone: oltre a
lavorare in condizioni di grave disagio, molti di
loro, in particolare donne, sono stati vittime di
violenza. La mancanza di strumentazione rendono rischiosi molti interventi, anche semplici, e
la carenza di fondi non permette un inversione
di rotta. Gli ospedali sono poveri e questo produce risultati negativi sia sulla salute dei pazienti che su quella del personale sanitario, esposti
alle malattie e alle infezioni. Quasi inesistenti
anche i centri di sostegno psicologico, così che
le conseguenze delle violenze subìte (come l’insonnia, la depressione la demenza e i suicidi) diventano una realtà sempre più grave e diffusa.
“Non è facile”, racconta Barthélemi Bagaza, laureatosi 18 mesi fa e subito inserito nel Centro
di Salute della comunità di Damara. “Noi operatori sanitari non abbiamo riposo. Io e molti altri passiamo tutte le notti in ospedale a lavorare” e in condizioni davvero disagiate. Il Centro,
infatti, è stato saccheggiato nel corso dei vari
conflitti. “Hanno preso tutto – spiega Bagaza –
e noi lavoriamo quasi senza strumenti medici”.
Nella comunità di Bangui l’inceneritore e le tubature dell’acqua sono fuori uso da anni e non
vi sono fondi per riparare a queste disfunzioni.
“Ma quando vedi qualcuno arrivare in ospedale
malato o morente, come puoi cacciarlo via perché sai che non possono pagare le cure?”, si domanda Eugène Serdouma. “D’altra parte, come
puoi mandare avanti il lavoro dell’ospedale e salvare le vite se non hai gli strumenti necessari?
Qui ogni cosa viene messa a bollire, compresi i
ferri chirurgici vecchi e arrugginiti, che quindi
restano non sterilizzati”.
È per questi lavoratori della sanità abbandonata che l’Oms, in particolare, rivolge un appello
al mondo Occidentale affinché si realizzi la volontà politica di cooperare per avviare progetti
di solidarietà in grado di salvare milioni di vite
umane e ridare la dignità al lavoro dei colleghi
che lavorano nelle zone povere del mondo.