Il Castello a misura di bambino Monumenti aperti, in mostra i gioielli
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Il Castello a misura di bambino Monumenti aperti, in mostra i gioielli
PDF Compressor Pro 12 1 maggio 2016 Il 6 e 7 appuntamenti a San Gavino, Sanluri e Gonnosfanadiga Monumenti aperti, in mostra i gioielli dei paesi del Medio Campidano e della Marmilla Per il ventesimo anno consecutivo si ripropone la manifestazione “Monumenti Aperti” ideata dall’associazione “Imago Mundi” presieduta da Fabrizio Frongia. Nel nostro territorio Sardara ha mostrato i suoi gioielli il 23 e 24 aprile mentre sabato 7 e domenica 8 maggio sarà il turno di San Gavino Monreale, Sanluri e Gonnosfanadiga. Sabato 14 e domenica 15 la manifestazione si spoterà a Guspini, Arbus, Lunamatrona e Serramanna mentre il 21 e 22 maggio sarà il turno di Siddi e Villanovafranca. A SAN GAVINO saranno tantissimi gli appuntamenti e i monumenti da visitare a partire dalle chiese di Santa Chiara, San Gavino Martire, Santa Croce, il convento di Santa Lucia, edificato nel nono secolo e la casa museo “Dona Maxima”. Sarà aperto anche l’archivio storico, la “Collezione Nuccio Delunas”, l’esposizione sul calcio regionale ospitata nei locali del “Civis” in via Roma e la costruzione in ladiri chiamata ‘Casa Corda’. Inoltre sarà aperto anche il museo e centro di documentazione “Due Fonderie”, inaugurato alcuni anni fa, che conserva le testimonianze cartacee e audiovisive relative alla storia delle fonderie di Villacidro e di San Gavino Monreale. I turisti verranno accompagnati dai volontari di diverse associazioni locali e dagli studenti dell’istituto comprensivo, del liceo scientifico, del liceo delle scienze umane e linguistico. Fede e tradizione saranno vissuti ancora una volta in occasione della festa di San Gavino Martire, organizzata dall’omonimo comitato. Venerdì nella chiesa di Santa Chiara ci sarà la vestizione del santo, che dopo la messa sarà accompagnato nella chiesa di San Gavino Martire. La domenica la processione per le strade del paese con la partecipazione dei rap- presentanti di diversi paesi della Sardegna legati al culto di San Gavino Martire. GONNOSFANADIGA Associazioni, studenti e appassionati porteranno alla scoperta dei gioielli di Gonnosfanadiga come la tomba dei giganti e il complesso “San Cosimo”, la gradinata e la grotta dedicata alla “Madonna di Lourdes”, il frantoio Sogus e la chiesa campestre di Santa Severa, il monumento dei caduti del 17 febbraio 1943, il tempio a megaron, il montegranatico, l’ex frantoio Porta, le chiese del Sacro Cuore e della Beata Vergine di Lourdes ed infine nel parco Perd’e Pibera saranno organizzati diversi eventi collaterali. SANLURI Da non perdere anche la visita ai monumenti di Sanluri dove il richiamo maggiore è esercitato dalla presenza del Castello Giudicale, l’unica fortezza medievale rimasta integra e visitabile in Sardegna. Altri siti di interesse sono costituiti dal Museo Etnografico dei Cappuccini; da alcune chiese molto antiche (San Pietro, San Lorenzo e San Martino) e dalla parrocchia di Nostra Signora delle Grazie che conservano alcuni piccoli capolavori di arte sacra recentemente restaurati e restituiti al pubblico e ai fedeli. GLI ALTRI PAESI Negli altri fine settimana di maggio la manifestazione prosegue per i siti minerari di Guspini ed Arbus, per Lunamatrona e Serramanna ed infine le ultime tappe a Siddi e Villanovafranca. I turisti andranno alla scoperta della vera Sardegna, come ricorda l’assessore regionale Francesco Morandi: «Monumenti Aperti è un’esperienza straordinaria, di grandissimo valore per il territorio e per le istituzioni coinvolte». Gian Luigi Pittau Sanluri. Scarabocchiando in Sardegna Incontro ad Ajaccio tra insegnanti sardi e corsi Si è svolto ad Ajaccio nel salone dell’hôtel Best Western , nei giorni 8, 9 e 10 aprile, il Seminario Bilaterale “Enseigner autrement avec www.etwinning.fr” organizzato dall’Agenzia Nazionale di eTwinning, in collaborazione con la sede regionale dell’ente nazionale del Ministro dell’educazione Canopè Corse, con la delegazione accademica dedicata alle relazioni europee internazionali e con la cooperazione dell’ Accademia della Corsica. Il Seminario ha coinvolto 20 insegnanti corsi e 20 insegnanti sardi di diverse discipline, della scuola media e delle scuole superiori. I Seminari eTwinning hanno come obiettivo quello di permettere agli insegnanti di tutta Europa di incontrarsi per alcuni giorni per sviluppare dei partenariati sfruttando le risorse della piattaforma collaborativa eTwinning. ETwinning è un progetto nato nel 2005 e fa parte del più famoso e più conosciuto Erasmus, che offre agli studenti l’occasione di apprendere insieme e condividere le loro conoscenze, di scambiarsi i loro punti di vista e farsi degli amici diventando così attori del loro apprendimento e infine la presa di coscienza di un modello di società multilingue e multiculturale. Più di 360.000 insegnanti e 157.000 Istituti sono iscritti sulla piattaforma eTwinning, che da più di 10 anni favorisce la condivisione di pratiche pedagogiche innovative in Europa e incoraggiano la creatività.Si tratta di una piattaforma che riguarda insegnanti di tutte le discipline dalla primaria alla secondaria ed è interamente gratuita e sicura. “Il s’agit d’un dispositif sécurisé et gratuit qui permet aux professeurs d’entrer en contact et au-delà, de monter des projets collaboratifs”, afferma Nadine Battistelli, corrispondente accadémica di eTwinning, che ha assicurato un’assistenza tecnica e pedagogica agli etwinners insieme ai suo collaboratori Valerie Lombardo, direttrice del College Les Padules di Ajaccio, France Battini, professoressa d’inglese al Liceo Fesch di Ajaccio e Brigitte Collomb, professoressa d’inglese alla scuola di Prunelli di Fiumorbo. L’Agenzia Nazionale Italiana di eTwinning che ha sede a Firenze era rappresentata da Giulia Felice e da Alexandra Tosi. L’Ufficio dell’Ambiente della Corsica (OAC) ha presentato lo sviluppo sostenibile nell’isola e la sua collaborazione con la vicina Sardegna nel corso di una conferenza, mentre il Centro Permanente d’Iniziativa per l’Ambiente, partner per l’Educazione Nazionale, ha organizzato una visita alla torre genovese della Parata e alle bellissime Isole Sanguinarie, a pochi chilometri da Ajaccio. I partecipanti al seminario bilaterale Corsica/ Sardegna hanno inoltre assistito a delle presentazioni di progetti di buone pratiche realizzate da insegnanti esperti e hanno poi elaborato diversi progetti di cooperazione a distanza che condurranno con i loro alunni , col sostegno dell’equipe di eTtwinning. Per tutti gli eTwinners è stata una bellissima esperienza. Incontrare persone entusiaste del proprio lavoro che svolgono con tanta passione, offre nuovi stimoli, voglia di fare e di conoscere. Serenella Sanna Pabillonis Studenti a lezione di tecniche di manovre di primo soccorso Il Castello a misura di bambino Nell’ambito del progetto regionale ‘’Mamma accogliente’’, che offre servizi innovativi per l’infanzia, Alessandra Garau di Sanluri trasforma ogni giorno la propria abitazione in un asilo nido per i suoi due figli Sofia e Fabio e per altri bambini del paese. Ma lo scorso 24 marzo, la giovane mamma, che fa parte dell’associazione culturale ‘Scarabocchiando in Sardegna’, ha coinvolto altre mamme per trasformare il suggestivo Castello di Sanluri in un giardino a misura di bambino con la ‘Caccia alle uova’, festa tradizionale del nord Europa. Entusiasmo e sano divertimento per i 70 piccoli partecipanti al gioco, che hanno invitato anche i loro genitori a tornare un po’ bambini. «Ho nascosto varie uova colorate - racconta soddisfatta Alessandra Garau - e i bimbi, muniti di cestini, hanno trascorso due ore a cercarle tra cespugli, alberi, cannoni e feritoie. Poi abbiamo fatto merenda insieme ed è stato offerto a tutti loro un omaggio goloso». A riassumere l’allegra iniziativa anche il piccolo Giordano, che ha commentato: «È stata la serata più divertente della mia vita». L’associazione culturale ‘Scarabocchiando in Sardegna’ offre il servizio innovativo di asilo nido famiglia: mamme o donne intraprendenti e coraggiose che aprono la propria casa a massimo tre bambini del paese per poche ore al giorno, tutti i giorni, con o senza pranzo, per fornire servizi per l’infanzia e venire incontro alle esigenze di alcuni genitori. Nell’isola sono operativi sei asili nido in famiglia legati all’associazione, di cui due nel Medio Campidano, a Sanluri, gestito da Garau, e a Pabillonis da Saida Melis. Marisa Putzolu Un percorso formativo di primo soccorso per gli alunni della scuola secondaria di primo grado. È questa l’iniziativa organizzata dall’istituto comprensivo e dall’Associazione di Volontariato Croce Verde di Pabillonis, per gli alunni della scuola media del paese. In ottemperanza a quanto previsto dalla L.107/2015, che prevede l’attivazione di percorsi formativi sul primo soccorso rivolti agli studenti della scuola secondaria, la scuola ha promosso due incontri che si terranno all’aperto nel campo sintetico di via Dante. Venerdì 5 maggio, dalle 9.30 alle 11,30, saranno gli alunni delle classi prime a cimentarsi sulle tecniche di manovre di primo soccorso, di rianimazione cardio-polmonare e di manovre di disostruzione. Sabato 6 maggio spetterà, invece, ai ragazzi delle seconde e terze classi seguire i corsi formativi tenuti dalla Croce Verde.Per l’occasione, i docenti, in classe, organizzeranno attività didattiche preliminari all’evento. La dirigente scolastico Maria Rita Aru ha invitato anche i genitori a presenziare alla manifestazione. Dario Frau PDF Compressor Pro 1 maggio 2016 Guspini. Trent’anni di attività San Gavino Monreale Bulbi in prestito per rilanciare la coltivazione dello zafferano L a coltura dello zafferano è ciò che sicuramente unisce e inorgoglisce, più d’ogni altra cosa, tutti i sangavinesi. Con questo spunto, infatti, nasce un’idea concretizzata dall’attuale amministrazione comunale. Si tratta, infatti, di incoraggiare la coltura dello zafferano attraverso il prestito gratuito di bulbi da parte dei produttori ai giovani coltivatori sangavinesi per consentire lo sviluppo e l’incremento del prodotto. Ideatore della proposta è Fausto Caboni, uno dei maggiori produttori di zafferano, che due anni fa portò la sua proposta all’interno del programma della lista civica Progetto Comune, nella quale era candidato. «La sconfitta elettorale - afferma Fausto - non mi genera rimpianti. Fin da ragazzino mi sono avvicinato alla politica ed a gruppi giovanili e so bene che l’appuntamento elettorale è solo un passaggio. L’importante è agire secondo coscienza e mettendo da parte gli interessi personali». Da qui la volontà di voler comunque portare avanti la propria idea col supporto del proprio gruppo anche attraverso una collaborazione con l’attuale amministrazione comunale guidata dal sindaco Carlo Tomasi. «La mia proposta - prosegue Caboni - è utile nell’ottica del voler aiutare i giovani sangavinesi, e nel voler rilanciare l’importantissima coltura dello zafferano di San Gavino Monreale. Già da tempo pensavo all’idea dei produttori che dessero la loro disponibilità “prestando” dei loro bulbi di zafferano a giovani sotto i 40 anni interessati a cimentarsi con la coltura, natu- 13 ralmente sotto determinate e precise condizioni da dettagliare in un regolare contratto, il tutto sotto l’egida organizzativa dell’istituzione comunale. Questa idea è stata inserita nel nostro programma elettorale a Maggio 2014. Recentemente ne abbiamo parlato con l’attuale sindaco, Carlo Tomasi, che si è detto entusiasta dell’idea e si è attivato per portarla avanti. Ora si dovranno definire i dettagli e speriamo ci siano i tempi per partire da questa prossima stagione, anche se non sarà facile visti i tempi molto ristretti». Da par sua il sindaco mostra la propria soddisfazione: «Sono felice dell’idea portata avanti da Fausto, noi abbiamo già predisposto un progettino per il contratto. Prima vogliamo che però sia lui a rivederlo, dopodiché lo porteremo all’attenzione del consiglio comunale per la sua approvazione». «La coltivazione dello zafferano - conclude Caboni - non è facile, come non lo è la commercializzazione del p ro d o t t o . S i p o t re b b e i d e a re u n a s o r t a d i “affiancamento” istituzionale ai giovani che si dimostrino volenterosi. Intendo dire che il Comune potrebbe anche organizzare incontri formativi con i rappresentanti degli enti pubblici preposti al controllo delle attività d’impresa». Un’idea dalla quale potrebbe nascere un importante impulso per la coltivazione del prodotto sangavinese per eccellenza e, di conseguenza, potrebbe dare una boccata d’ossigeno ai tanti giovani che vorrebbero sviluppare il discorso legato allo zafferano. Lorenzo Argiolas Gem elettrica: “La nostra carta vincente? Stare al passo coi tempi” Ha brindato a 30 anni di attività la società “Gem Elettrica” di Guspini, che si occupa di installazione e manutenzione di impianti elettrici civili e industriali. Diretta da Giuliano Porcedda, l’azienda guspinese si è distinta nel territorio soprattutto per essersi sempre adeguata ai tempi, nonostante la crisi e il forte declino del settore industriale ed edile. «Soprattutto con l’avvento di internet - dichiara Porcedda - i clienti chiedono servizi diversi per la sicurezza. Installazioni di videosorveglianza e antintrusione, in particolare tv e reti dati, e sistemi di domotica che cancellano il vecchio impianto ad uso manuale». Per questo la piccola-media impresa, che ha sedi anche nelle province di Oristano e Cagliari, punta non solo sull’esperienza accumulata nei tre decenni, ma anche sui corsi frequentati periodicamente da soci e dipendenti. «Ad esempio - continua il titolare - oggi è possibile controllare la propria abitazione tramite smartphone, tablet e pc. E usare il cellullare come dispositivo per aprire cancelli, porte, garage, oltre ad accendere impianti di illuminazione, riscaldamento e climatizzazione. Non trascurando i sistemi del passato, che stanno lì e a cui occorre sempre manutenzione, il nostro personale è in continuo aggiornamento per adeguarsi alle nuove modalità di impiantistica». Da tradizionale elettricista in tuta a specialista, che suggerisce sistemi di domotica, di “casa intelligente”, più consoni alle esigenze dell’utente, di anziani ad esempio, o persone con difficoltà motorie o cognitive, ma anche di strutture lavorative come uffici, centri commerciali e stabilimenti industriali che rendono un ambiente abitativo confortevole, sicuro, economico ed ecologico. Marisa Putzolu SAN GAVINO MONREALE È andato bene il primo appuntamento del mercatino dell’usato, degli hobbisti e dei prodotti locali. Il cuore del paese ha ripreso a battere grazie all’impegno dei volontari dell’associazione Ki.Pa. e della creatività delle due giovani sangavinesi Antonella Scano e Marcella Atzeni. Oltre 45 espositori (nelle foto di Renato Sechi) hanno affollato per una intera giornata piazza della Resistenza, regalando un diversivo ai tanti visitatori accorsi al mercatino domenicale. «Ho raccolto la proposta - spiega Antonella Scano, una delle ideatrici - di Marianna Pertile, una mia compagnia di scuola di San Gavino poi emigrata a Venezia ed ho creato una pagina nei social network ed infine abbiamo deciso di realizzare questo appuntamento». Soddisfatta anche Marcella Atzeni: «Sono Successo del mercatino dell’usato, degli hobbisti e dei prodotti locali Prossimo appuntamento il 29 maggio nel parco Rolandi rientrata a San Gavino dopo aver trascorso undici anni in Lombardia, mi occupo di recupero creativo: questa per me in Sardegna è per ora una passione, ma spero possa diventare un lavoro». Sono di Sanluri Francesca Casu e la figlia Manuela Atzori: «Mia mamma - spiega quest’ultima - mi ha trasmesso lapassione per le creazioni artigianali e siamo venute qui per farci conoscere». Sulla stessa linea Gianluca Senis e Stefania Serci. «Tutti i miei lavori - sottolinea quest’ultima - sono fatti a mano come i i gioielli e le tegole pitturate». I volontari dell’associazione Ki.Pa., impegnata per la difesa dei diritti degli animali, in collaborazione con il Comune, pensano già al prossimo appuntamento: «Il 29 maggio - spiega Fabrizio Marini - organizzeremo il mercatino nel parco “Rolandi” e ci saranno tante manifestazioni e degustazioni con am- pio spazio per i produttori locali”. Sulla stessa linea Giancarlo Pibiri, un altro volontario: «Ci sarà spazio anche per sfilate canine e feline, dimostrazioni di “pet therapy” ed ancora altri eventi. La Pro Loco ci ha dato una mano d’aiuto anche in quest’occasione. L’iniziativa è nata dalla voglia di fare qualche cosa per il paese, di far conoscere le vecchie tradizioni e i lavori manuali. L’appuntamento sarà mensile e l’evento del 29 maggio al parco “Rolandi” si terrà in concomitanza con la seconda edizione di “In fiera con Kipa». Tra gli stand è stata proposta la presentazione del libro “Le piante alimentari e officinali nella tradizione popolare di Decimomannu” della scrittrice Carla Cossu, mentre Rossella Corda ha presentato il sapone naturale allo zafferano e Barbara Atzeni ha proposto i suoi lavori fatti a mano e di riciclo creativo. Inoltre un gruppo di ragazzi ha raccolto fondi per la causa “Aiutiamo Samuele”, un bambino “speciale” nato con una grave e rara malformazione cerebrale. Erano presenti anche i volontari delle associazioni “Maison Sans Frontier” e “Ombre a 4 zampe”. In passato la Pro Loco di San Gavino col suo presidente uscente Antonio Garau e l’allora gestore del parco Sonia Concu avevano organizzato un mercatino solidale che aveva riscosso grande successo. Gian Luigi Pittau PDF Compressor Pro 14 1 maggio 2016 La Protezione Civile del Medio Campidano chiede aiuto ai Comuni Sempre in prima linea, non dispongono di una sede territoriale e dei soldi per il gasolio Il coordinatore della Protezione Civile del Medio Campidano, Alessandro Zedda, ha riunito i presidenti delle sedi del territorio e i sindaci dei paesi dell’ex provincia per discutere sul problema della mancanza di una sede territoriale. L’incontro si è tenuto a Pabillonis nell’aula consiliare dell’ex municipio. Dopo l’abrogazione della provincia sono venuti a mancare molti servizi, e non si sa bene con chi comunicare: se con gli ancora esistenti uffici provinciali o con la Regione. Anche la sede della Protezione Civile del Medio Campidano è stata chiusa, «e ora - fanno sapere i volontari - il pericolo è che si rimanga senza un ufficio territoriale e che i macchinari e le attrezzature possano finire a Cagliari e non essere più fruibili per le emergenze locali. Inoltre, senza una base locale, sarebbe complicato, se non impossibile, un buon coordinamento delle operazioni». Nel proporre soluzioni, dai sindaci, assessori e presidenti delle associazioni, è emersa l’incapacità politica per risolvere il problema. Non esiste più una Provincia alla quale poter fare affidamento. L’unione dei Comuni, a detta degli amministratori, è ancora un ente impreparato per potersi accollare certe decisioni e respon- sabilità: non ha i soldi necessari, non ha gli uffici e non ha i poteri che aveva la Provincia. L’altra possibile soluzione sarebbe “L’Ambito del Sud Sardegna”: una sorta di grande provincia, che però per ora non esiste. Varie possibilità dunque sulle quali discutere inutilmente. Proprio da questo quadro di incertezze è nata la necessità di una collaborazione più solida tra Comuni e associazioni locali di Protezione Civile. Si chiede inoltre ai Comuni di farsi portavoce per far capire alle “sedi istituzionali più alte” l’importanza di una base territoriale. «Chiediamo di poter avere una sede territoriale dalla quale poter coordinare e, con essa, che ci venga data l’importanza che meritiamo - dicono i presidenti delle associazioni di Protezione Civile - Spesso non disponiamo neanche dei soldi per il gasolio, non abbiamo ricetrasmittenti, però poi siamo sempre in prima linea in caso di incendi, alluvioni, messa in sicurezza e via dicendo. Si ricordano di noi solo per le emergenze. Abbiamo bisogno di risorse, almeno quelle indispensabili per poter continuare a svolgere al meglio il San Gavino. Musica e spettacoli nel cortile di via Paganini Storica assemblea unitaria per gli studenti del “Marconi-Lussu” Per la prima volta dopo l’accorpamento degli istituti superiori Marconi e Lussu, gli studenti hanno potuto condividere un’assemblea che si è tenuta nel cortile dell’istituto di via Paganini. I rappresentanti d’istituto, Davide Moreno, Simone Sanna, Nicola Demontis e Virginia Casu, si sono battuti fin dall’inizio dell’anno per ottenere questo segno tangibile dell’unione dei due istituti e finalmente, il 19 aprile, sono riusciti a dare forma al “Marconi-Lussu’s got talent”, un’assemblea insolita (nelle foto di Giulia Taccori) dove i ragazzi hanno avuto la possibilità di mettersi in gioco per mostrare i loro talenti nascosti. SCAMBIO DI RUOLI La proposta però è stata accolta anche dal professor Luigi Gambella, che, oltre a mettersi in gioco, ha voluto fare un simpatico scambio di ruoli in cui per una volta un professore è stato giudicato da una giuria composta da alunni. La dirigente, nonostante l’iniziale titubanza, si è goduta l’intera assemblea alla fine della quale ha voluto condividere con tutti i suoi studenti l’immensa gioia nel vedere quanti talenti inaspettati ci fossero all’interno dell’istituto, ma soprattutto ha speso parole di ringraziamento nei confronti dei rappresentanti che sono riusciti a organizzare con successo un’assemblea difficile da gestire ma che, alla fine, ha rivelato piacevoli sorprese relativamente all’ottimo comportamento di tutti quegli studenti riuniti insieme per la prima volta. COLLABORAZIONE Ma, se è vero che i rappresentanti hanno fatto la maggior parte del lavoro, c’è da dire anche che hanno avuto degli ottimi aiutanti. La macchina lavorativa che si è messa in moto infatti era composta dai “bodyguard”-studenti che si sono offerti per la sorveglianza affinché nessuno uscisse dal cortile prima della fine dell’assemblea, dalle fotografe, dai presentatori e dai tecnici della strumentazione che si sono prestati dando, ciascuno, un prezioso contributo. PRIMO PREMIO PER ELEONORA BANDINO L’assemblea si è conclusa con la consegna delle coppe ai vincitori del talent (il primo premio è stato consegnato alla studentessa Eleonora Bandino che si è esibita cantando), coppe che in realtà erano destinate anche a tutti gli studenti e a tutti coloro che hanno creduto in questo piccolo passo avanti per l’istituto Marconi-Lussu, segno che un semplice compito come quello di rappresentanti d’istituto talvolta può essere preso come un impegno serio, una reale sfida, un’interessante scommessa che si fa con se stessi e anche con gli altri. SCUOLA COME LUOGO DI INCONTRO Ed è una scommessa che si porta dietro tanto coraggio e tanta voglia di fare, componenti che hanno portato a questo passo avanti e che hanno dato la possibilità di capire, tramite questa assemblea, che, nonostante le inevitabili sconfitte che talvolta si possono ricevere, la scuola è il luogo adatto per fare di se stessi qualcosa di più. Virginia Casu nostro operato di volontariato. Ci serve una sede, e le nostre attrezzature devono rimanere qui, a disposizione del territorio». Da parte dei sindaci è emersa l’assoluta disponibilità a collaborare ed è stato manifestato l’interesse comune a risolvere il problema della sede territoriale. «I comuni devono poter agire in perfetta autonomia in attesa di decisioni da parte della Regione. La protezione civile è indispensabile e va trattata con più riguardo anche in termini di fondi stanziati», ha affermato Carlo Tomasi, sindaco di San Gavino. Presenti all’incontro i presidenti delle associazioni di Guspini, Gonnosfanadiga, San Gavino, Ussaramanna, Villacidro, Serrenti, Villanovafranca, Sardara, Serramanna e Pabillonis, e i sindaci e rappresentanti istituzionali dei comuni di Sardara, San Gavino, Serramanna, Villanovafranca, Villacidro, Ussaramanna. Saimen Piroddi Pabillonis Agricoltori si quotano per sistemare una strada campestre comunale La giunta approva il progetto, ma sono i privati a pagare i lavori per la manutenzione di una strada campestre nel territorio comunale. Dopo tre anni dall’ultima manutenzione sono stati ancora una volta alcuni agricoltori a quotarsi per pagare i lavori di manutenzione della strada vicinale di Bau Sa Figu. Senza chiedere un centesimo al Comune e attendere un lungo iter burocratico per eseguire i lavori, stanchi di vedere i propri mezzi danneggiati dalle buche causate dalle piogge invernali, i frontisti hanno sborsato di tasca propria per sistemare la strada campestre dove transitano quotidianamente. La zona ricca di terreni fertili, suddivisi in piccoli appezzamenti, coltivati a vigneto, frutteto e piccoli orti è molto trafficata da agricoltori, pensionati e semplici cittadini. «La strada campestre Bau Sa Figu è oltretutto un tratto ancora caratteristico del paesaggio naturale del nostro territorio e meriterebbe di essere conservato. Lungo la stradina vi sono, infatti, siepi di canne e pervinca che delimitano i confini dei terreni e curvandosi creano una lunga galleria vegetale: uno scenario incantevole», fa notare Enrico Abis, uno dei promotori dell’iniziativa. Purtroppo, la carreggiata resa impraticabile dalle intemperie, aveva reso pericoloso il transito di mezzi e persone in questo scenario ambientale, e così, con ammirevole senso civico, consapevoli che l’amministrazione comunale non poteva pagare i lavori, diversi proprietari si sono quotati e dopo aver incaricato un tecnico privato per predisporre il progetto, avute le necessarie autorizzazioni del Comune, hanno pagato, di tasca, una ditta esperta del settore per il ripristino del manto stradale. Dario Frau PDF Compressor Pro 1 maggio 2016 15 A Villacidro e Gonnosfanadiga il miglior olio d’oliva della nuova annata S abato 23 aprile, nei locali dell’ex scuola media, oggi adibita a biblioteca, si è tenuta la cerimonia di premiazione della sedicesima edizione del concorso “Olio Nuovo”. La manifestazione, abbinata alla Sagra delle Olive, è stata organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con le agenzie regionali Laore e Agris, supportate dalla locale Proloco. Il concorso è valido per la preselezione oli sardi del 23° Premio Nazionale “Montiferru”. Dopo i consueti saluti delle autorità locali si è tenuto il convegno sulla metodologia di valutazione sensoriale e chimicofisico dell’olio d’oliva. Il relatore Pier Giorgio Sedda dell’Agris Sardegna ha elencato le varie qualità dell’olio in relazione «alle diverse aree di produzione che racchiudono in sé delle differenze in grado di soddisfare i diversi palati». «Alcuni territori garantiscono un’alta qualità dell’olio d’oliva con il grado di acidità irrilevante e ciò favorisce la diversa composizione degli oli extravergini d’oliva», ha sostenuto Pier Giorgio Sedda. Silvia Bertelli dell’Agenzia Laore ha concluso il convegno sottolineando che è arrivato «il momento di organizzarsi diversamente per vendere il prodotto Sardegna, abbandonando i personalismi a vantaggio della commercializza- zione dell’olio sardo». Ha poi evidenziato «il valore storico degli oliveti, che possono diventare meta turistica». Infine le premiazioni, che hanno interessato tutte le aree della Sardegna. Si sono distinti in particolare gli oli prodotti nel Medio Campidano. Sono state premiate le aziende olivicole “Masoni Becciu” di Villacidro e quella di Barbara Deias, che per la terza volta consecutiva si aggiudica il primo posto nella sezione Monovarietale “Nera di Gonnos - Tonda di Cagliari”, una tra le cultivar più pregiate nel panorama regionale. Questo premio rappresenta il giusto riconoscimento all’azienda Deias che vanta una produzione olivicola di qualità ottenuta grazie alla professionalità e alle continue innovazioni nella gestione dei propri uliveti e nelle principali fasi di trasformazione del prodotto. In sala una sola delusione fra i cittadini di Gonnosfanadiga che avrebbero voluto salutare il neo direttore generale dell’Agenzia Agris, il gonnese Roberto Zurru. Le aziende premiate. Per la Pluricultivar vincono: Masoni Becciu (Villacidro), Callicarpo (Oliena) e Pietro Sanna (Nuoro), per il biologico invece: Mariantonia Palimodde ,Graziano Congiu (entrambi di Oliena) e Argiolas Elia (Narcao). Nella sezione semidana premi per Masoni Becciu, Gianfranco Deidda e Gisella Pinna ( tutti di Villacidro), per la Bosana spicca la società Costa Smeralda di Olbia, per la nera di Gonnos al primo posto l’azienda Barbara Deias di Gonnosfanadiga mentre per la nera di Oliena -Villacidro, Giuseppe Puligheddu (Oliena) seguito da Masoni Becciu e Cicito Puddu (Oliena). I migliori Dop Sardegna: La Valle del Cedrino (Orosei) seguita da Oleoificio Secchi (Sassari). Menzioni d’onore per Giuseppe Fois (Alghero) e Franco Ledda (Oristano). Per i frantoiani , la targa va a la Pianura del Maestrale di Siamanna. Francesco Zurru San Gavino. Tante idee e proposte per restituire lo spazio ai cittadini Nato un comitato contro il degrado della vecchia stazione Restituire ai cittadini la vecchia stazione diventata ormai il regno dell’incuria e dell’abbandono più totale. È questa l’iniziativa di un gruppo spontaneo di cittadini che non vuole rimanere indifferente ad un luogo simbolo della vitalità del paese fino al 2007. «Vogliamo che la stazione e l’area inquinata - spiega Riccardo Pinna, uno dei componenti - venga bonificata e restituita alla cittadinanza. Da questa sono partite le tante persone emigrate, ma ci sono anche i pochi che come noi sono rimasti e stanno resistendo nonostante tutto. Non si può restare insensibili davanti ad un luogo che ha segnato la vita quotidiana di molti sangavinesi». Il tempo delle chiacchiere è finito: «Lo stato di abbandono della vecchia stazione - spiegano i componenti del neonato comitato - genera un alienante vuoto urbano che non può e non deve lasciare indifferenti. È doverosa una rapida azione di recupero». Non mancano le idee e c’è chi Villacidro Guspini “Concorso di idee” per la creatività dei giovani Al via il “Concorso di idee” per la realizzazione di progetti a cura dei giovani di Guspini e Villacidro d’età compresa tra i 14 e i 30 anni. Finanziata dai Comuni e gestito in collaborazione con le cooperative “La Clessidra”, “Koinos” e “Sinergie”, l’iniziativa vuole promuovere creatività e protagonismo giovanile, «favorendo - come si legge in bando - la partecipazione attiva alla vita sociale, economica, culturale e aggregativa della comunità». I progetti, finanziabili fino al raggiungimento di 3000 Euro per il Comune di Guspini e 1000 euro per Villaci- dro, potranno riguardare gli ambiti della promozione sociale, del volontariato e della solidarietà, dell’arte e della cultura, nonché del riciclo e della valorizzazione del patrimonio urbano, attraverso la riqualificazione e il decoro di aree verdi degradate o zone periferiche in stato di abbandono. Ammesse anche attività ricreative come viaggi, eventi ludico-ricreativi, scambi intergenerazionali. La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il prossimo 31 Maggio. Francesca Virdis Arbus. Associazione Angeli nel cuore Girolibrando: raccolti numerosi libri Raccogliere e scambiarsi libri per promuovere la lettura e scongiurare il suo abbandono: questo il cuore di “Girolibrando”, rassegna organizzata dall’associazione di volontariato “Angeli nel cuore “ di Arbus in occasione della Giornata Mondiale del Libro di sabato 23 Aprile. «Fiabe, fumetti, racconti, volumi di narrativa per i bambini e gialli, thriller, raccolte di poesie e grandi classici per i più grandi: ancora una volta le iniziative portate avanti dagli Angeli hanno messo in luce la genero- sità della popolazione», ha detto Adele Frau, presidente dell’associazione di volontariato, «Dopo il successo della raccolta di venerdì 22, con la gioiosa merenda “letteraria” in sede, e dello scambio riservato agli adulti di sabato 23, possiamo definirci pienamente soddisfatti. La speranza per le prossime edizioni è quella di poter garantire un più ampio respiro alla manifestazione e contribuire ala diffusione dell’amore per la lettura». (f. v.) ricorda che in Abruzzo le ferrovie abbandonate sono diventate piste ciclabili. Un esempio è la stazione di Imola strappata al degrado: ora è una galleria d’arte a cielo aperto. Tutti insieme per proporre idee e condividere le problematiche: «Con la partecipazione - spiegano i componenti - vogliamo riattivare un luogo così caro a tutti i sangavinesi. Costruire e pianificare insieme dando vita ad un potente strumento che in sede decisionale sarà determinante al fine di ottenere un risultato quanto più vicino alle esigenze della collettività». E ad oggi rimane il contenzioso tra la Regione e Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) per il passaggio delle aree dismesse al Comune. E del degrado della vecchia stazione ha parlato anche Cristian Cocco sul programma di Canale 5 “Striscia la Notizia”. Gian Luigi Pittau Gonnosfanadiga Prime cresime per il nuovo vescovo Il vescovo monsignor Roberto Carboni, a soli sei giorni dalla sua consacrazione, avvenuta il 17 aprile ad Ales, inizia la sua missione pastorale a Gonnosfanadiga un evento storico per il paese che rimarrà scritto negli annali della diocesi di Ales-Terralba. Il nuovo vescovo, accompagnato da don Giorgio Lisci e da don Salvatore Pinna, visita anche l’antica parrocchia di Santa Barbara. Padre Roberto ammira la bellezza della chiesa madre, indiscusso patrimonio del paese. Il presule saluta e benedice tutti e si dirige verso la parrocchia del Sacro Cuore per amministrare per la prima volta il Sacramento della Cresima a dodi- ci ragazzi. Durante l’Omelia il vescovo rivolto ai dodici cresimandi evidenzia l’importanza che ha per loro il sacramento che devono ricevere, e che per lui è un giorno fondamentale in quanto è il primo momento ufficiale da quando ha assunto il nuo- vo incarico alla guida della diocesi. Alla fine della cerimonia monsignor Roberto Carboni scende dall’altare per salutare gli anziani e i malati, mentre i presenti gli si stringono attorno e lui dispensa saluti a tutti. Francesco Zurru PDF Compressor Pro 16 1 maggio 2016 Sulle ali della Musica tra ba La musica è ritmo e il ritmo è vita, come VILLAMAR I Fireballs e quei magici anni ’70 T anti nel paese (e non solo) li ricordano: parliamo dei Fireballs, una band villamarese che, nei primi anni ’70, fece ballare e divertire un’intera generazione di ragazzi. Il fenomeno delle band con chitarra, basso, batteria (stile Beatles e Rolling Stones per intenderci) proprio in quel periodo iniziava ad affacciarsi anche alle nostre latitudini. E fu così che, un po’ per gioco, i due fratelli Carlo e Giorgio Muscas, il primo all’epoca diciasettenne l’altro appena quindicenne, iniziarono ad entrare nel mondo della musica: «Ricordo - racconta Giorgio, il bassista dell’epoca - che ordinai dal catalogo della Vestro una chitarra. Spesi 7.000 Lire. Carlo aveva già una certa esperienza musicale perché sin da piccolo aveva preso lezioni di fisarmonica; per lui fu abbastanza naturale perfezionarsi con la tastiera. Di lì a poco si unirono a noi alcuni nostri amici: il cantante solista Pasquale Plantas (oggi corista in un gruppo polifonico locale), il chitarrista Nando Serra e Antioco Riguer, un batterista un po’ stravagante che iniziò con una batteria costruita con fustini di detersivo. C’era voglia, passione e soprattutto la spensieratezza di un gruppo di ragazzi adolescenti. Pian piano migliorammo e ci ritrovammo a fare le prime serate dal vivo». Intanto il gruppo, poco dopo la sua nascita, rimpiazzò Nando Serra con Vittorio Ruscazio, ragazzo di talento con la chitarra. Fu l’inizio di una serie lunghissima di serate con un repertorio vastissimo che spaziava dal genere pop e rock straniero dell’epoca (Deep Purple, Black Sabbath, Beatles) ai gruppi italiani di stessa matrice, su tutti i Nomadi, le Orme e la PFM. «Se ripenso a quegli anni - continua Giorgio Muscas - mi viene ancora la pelle d’oca. Suonavamo con molta frequenza, non esagero se dico che in quattro anni di vita i Fireballs abbiano fatto fra le 200 e le 250 serate. Ci siamo esibiti in buona parte del Medio Campidano, ma tanto anche nell’oristanese e nel nuorese. Il pubblico all’epoca era sempre molto partecipe, si finiva sempre per ballare e questo ci dava una grande carica. Altri tempi: non voglio dire che oggi sia peggio di allora, di certo il fatto che le band fossero una novità era un aspetto che rendeva quei momenti davvero magici». Come in ogni bella favola, c’è però sempre la parola fine. Fu così che intorno al Da sinistra: Carlo, Nando, 1973 il gruppo si sciolse perché, inevitabilmente, ognuno fu costretto a prendere la propria strada di vita: c’era chi mise su famiglia, chi dovette emigrare per lavoro e chi, infine, partì per il servizio militare. I cinque, tuttavia, hanno continuato a mantenere i contatti e per ben due volte, una nel 1999 e l’altra nel 2007, si sono riuniti esibendosi in due concerti a Villamar. «Quel gruppo - conclude Giorgio - ha sicuramente lasciato il segno: non so se per il talento musicale, ma sicuramente perché abbiamo avuto la fortuna di appartenere ad un’epoca bellissima. Di quel periodo non voglio dimenticare nessuno; in particolar modo voglio citare Luigi Tatti, il nostro autista, e Aldo Porcedda, una sorta di manager factotum dei Fireballs. Anche con loro abbiamo passato momenti indimenticabili. Vorrei poi ricordare un altro gruppo del paese della nostra epoca, i “The Rangers”, con cui abbiamo avuto sempre un buon rapporto. Fra i nostri progetti, dopo la reunion del 2007, ci sarebbe stato quello di rifondare il gruppo per riesibirci durante la nostra “terza età”. Purtroppo, cinque anni fa, Carlo e Vittorio ci hanno lasciato Giorgio, Pasquale e Vittorio prematuramente e quel progetto che condividevamo tutti è naufragato. Ai miei figli ho però trasmesso la passione per la musica; chissà che con loro non si possa riaprire la possibilità di riunire il gruppo. Da lassù, sono sicuro che Carlo e Vittorio apprezzerebbero». Simone Muscas GONNOSFANADIGA I Corsari, un gruppo affiatato con l’hobby della musica R accontare l’attività del complesso musicale i Corsari è come riesplorare un periodo che nei ricordi dei suoi componenti ancora in vita si è sedimentato come uno strato geologico cui si sono sovrapposti altri strati, che sono gli avvenimenti succedutisi nel corso della vita. Il complesso, nato nel 1960, era composto da Franco Marongiu, Nanni Pilotto, Ninetto Peddis ed Efisio Concas ed eseguiva un genere musicale che si rifaceva a brani americani e all’inglese rockeggiante, alternati ad altri italiani con toni dal genere melodico–sentimentale. Con l’avvento dei Beatles, Rolling Stones ed altri, il repertorio andò arricchendosi di nuovi brani, molto richiesti nelle piazze e nei locali da ballo. Nel 1966 Antonio Saiu entrò a far parte del complesso e Efisio Concas fu sostituito alla batteria da Nino Muntoni, al quale nel 1968 subentrò Giancarlo Melis. Il gruppo sceglieva i brani di successo, cercando di eseguirli nel modo migliore, ma sempre considerando l’attività un passatempo, senza coltivare sogni che sapeva di non poter realizzare. In quegli anni “I Barritas” andavano per la maggiore e anche “I Shardana” riscuotevano grande successo, mentre “I Corsari” pur modestamente completavano le serate dei gruppi più in voga. Il gruppo all’inizio degli anni settanta è costretto ad appendere la chitarra al chiodo, in quanto all’epoca per poter competere nel sempre difficile campo musicale occorreva rinnovare la strumentazione, avere piena consapevolezza delle proprie capacità e raddoppiare l’impegno finanziario ed il tempo da dedicare. “Rimane il piacevole ricordo afferma Antonio Saiu - di un’attività soddisfacente, non avara di successi ma da considerarsi per quello che era, ossia un hobby”. Francesco Zurru PDF Compressor Pro 1 maggio 2016 17 and e solisti di casa nostra il ritmo del respiro e del battito del cuore VILLACIDRO I Shardana I Shardana nascono a Villacidro nel 1962 con il nome di Infernali. L’iniziativa è dei fratelli Angelo e Gianni Saiu, (chitarra ritmica il primo e chitarra solista il secondo); della prima formazione fanno parte anche Salvatore Saba (basso) e Giampiero Piccioni (batterista). Inizialmente propongono solo brani strumentali degli “Shadows” e dei “Ventures”. Poi entra a far parte del gruppo Carlo Piras che, con le sue esibizioni in stile “Mick Jagger”, diventa il trascinatore del gruppo. Franco Concas, un insegnante di Gonnosfanadiga, diviene il manager del gruppo di Villacidro e subito impone un nuovo nome in memoria di una antica e misteriosa popolazione probabilmente legata alla costruzione dei nuraghi nell’Isola. Da quel momento il gruppo archivia il nome “Infernali” per chiamarsi “Shardana”. Nel 1965 ad Iglesias ottengono il primo successo con il nuovo nome, accompagnando con la loro musica la giovane cantante Marisa Sannia. Con i loro vestiti sgargianti, stivaletti, capelli lunghi, catturano l’attenzione del pubblico in tutte le piazze della Sardegna. Nel 1966 a Cagliari partecipano ad una manifestazione per gruppi emergenti presentata da Mike Bongiorno.In quella circostanza suonarono anche i Rokes di Shel Sapiro. Suc- cessivamente, ad Ozieri, ottennero un risultato di tutto rispetto. A Sassari vincono la finale regionale del concorso Enal, che dava diritto di partecipare alla finale nazionale a Frosinone proponendo “Yeeeee” e “Riderà”. I successi rendono noto il gruppo dei fratelli Saiu, grazie al suo repertorio musicale e al suo trascinatore, il cantante Carlo Piras che con il suo modo di fare conquista la simpatia del pubblico ovunque i Shardana si esibiscano. Il manager Franco Concas intuisce che il gruppo può fare il salto di qualità e prepara una diversa formazione con tre chitarre, un basso e un armonicista. Amplia il repertorio, ma ancora non è la soluzione giusta. Quindi rimescola le carte con l’ingresso di Remigio Pili (tastiera), Mario Paliano (batteria), Gianni Mereu (basso). Nel 1968/69 gli Shardana, ormai baciati dal successo, moltiplicano le loro esibizioni partecipando a numerose registrazioni presso gli studi Rai di Cagliari. Gli Shardana grazie ai loro successi vengo- no contattati da Roberto Cardia, all’epoca manager di punta nel panorama regionale, e propone al gruppo di saltare il Tirreno per esibirsi stabilmente nella penisola. Il gruppo di Villacidro decide così di stabilirsi a Reggio Emilia e grazie al manager Carlo Cavazza iniziano a tenere concerti in Emilia, in Lombardia e successivamente in tutta l’Italia. Curioso l’inno al Cagliari dello scudetto fortemente voluto dai fratelli Saiu “dai Riva Forza Cagliari”. Ma ormai gli Shardana, orgoglio del Medio Campidano, vanno per la maggiore, non hanno più ostacoli, occupano spazi consistenti in Rai a Radio Montecarlo, Alberto Sordi utilizza la loro musica. A causa di un lutto rinunciano a cantare in Marocco, ma successivamente cantano in Francia e altre Nazioni. Per diversi motivi il gruppo si scioglie, ma i fratelli Saiu, nel 1985 lo ricompongono con una nuova formazione e proseguono il loro corso che si chiude nell’anno 2010. Gianni Saiu, una vita con la sua chitarra, ha conosciuto tanti successi e considera speciali tutte le formazioni che si sono alternate nella mitica composizione del famoso gruppo musicale. “Ho tutti nel cuore ma ritengo che la formazione degli ultimi 15 anni composta da Angelo Saiu, Gianni Saiu, Gianni Mereu, Massimo Pancotto, Maurizio Palla, Ferdinando Saiu, sia stata una delle migliori. Vorrei citare le formazioni di cui hanno fatto parte Efisio Lai, Remigio Pili. Un ringraziamento particolare va a Carlo Piras, che ci proiettò nel mondo della musica e a Franco Concas, insostituibile direttore artistico”. Francesco Zurru SERRAMANNA I Nazadei: l’orchestra del liscio I l vasto panorama musicale di Serramanna accontenta un po’ tutti i gusti. Band e cantanti solisti serramannesi spaziano dal rap al pop, dal rock al reggae fino a toccare le alte note della lirica, portando in giro per la Sardegna, l’Italia e il mondo il loro talento, vincendo gare e concorsi. Il più recente in ordine cronologico é, lo scorso marzo, la vittoria della gara internazionale “Overjam Riddim Contest” della band reggae The Misty Morning. Il grande amore per la musica, a Serramanna, però, non è una novità dei giorni nostri ed altri serramannesi in passato hanno coltivato la loro passione, trasformandola in un lavoro ricco di soddisfazioni e successo. Il gruppo “I Nazadei”, fondato negli anni ’70, era conosciuto in tutta la Sardegna e gli appassionati del ballo liscio accorrevano alle feste nelle quali si esibivano.«Abbiamo suonato anche in Costa Smeralda» racconta il signor Nazario Dettori, lo storico batterista del gruppo. «Prima di fondare i Nazadei, facevo parte di un’altra band che si chiamava “Pop 66”. Suonavamo alle feste in sala Mossa e veniva sempre tanta gente. Erano bei tempi quelli! Ora, la mia passione per la musica, la portano avanti i miei nipoti: uno è il batterista degli Stone Republic e un altro batterista dei The Misty Morning». E così, anche se i tempi e le mode cambiano, a Serramanna la passione ed i talenti musicali, ci sono sempre... e la tradizione continua! Francesca Murgia PDF Compressor Pro 18 1 maggio 2016 Villacidro Villanovaforru. Mostra Inferior “Portrait” di Davide Forte, tre racconti per un viaggio nel tempo D a qualche giorno è uscito il primo romanzo di Davide Forte dal titolo Portrait. L’idea è stata concepita oramai da diversi anni e ha avuto un periodo di gestazione lunghissimo. Come dice lo stesso autore. «Esattamente era il periodo in cui facevo il servizio civile presso il comune di Guspini. Mi era stato chiesto di svolgere la mia attività dentro la biblioteca comunale. Per me si trattava di un sogno più che di un obbligo. In quell’ambiente sono stato a contatto con un gruppo di persone splendide di cui, come al solito, mi sono innamorato, ho avuto modo di leggere tantissimo, di continuare a studiare, di conoscere un’infinità di persone diverse eppure con delle esigenze così simili alle mie, ho avuto modo di essere d’aiuto a qualcuno in quello in cui mi sentivo maggiormente preparato. Nel frattempo Gianpaolo Pusceddu mi aveva chiesto di scrivere qualche articolo per la Gazzetta del Medio Campidano, cosa che avevo fatto con enorme piacere e in seguito mi era stata data addirittura l’opportunità di collaborare con l’Unione Sarda» Ed è in questo periodo che sono stati concepiti i racconti. «Questi scritti sono rimasti dentro un cassetto per circa quindici anni, così alla fine del 2015 ho pensato che sarebbero potuti essere condivisi da altre persone». Il romanzo è suddiviso in tre racconti, inizialmente tuttavia questi racconti erano slegati tra loro. Erano stati scritti come racconti indipendenti, quasi come delle novelle. «Poi ho avuto modo, leggendoli e rileggendoli, di trovare molti punti in comune e inoltre avevo individuato il collante: il ritratto». Continua l’autore. «Quando ho mostrato lo scritto a Gianpaolo Pusceddu lui mi ha stimolato a continuare a scrivere e mi ha detto che avevo bisogno di aggiungere ancora molti caratteri per rendere tutto il lavoro più consistente e “vendibile”. Così mi sono nuovamente tuffato all’interno dei racconti, ma non volevo violentare l’equilibrio che avevo trovato. I racconti dovevano restare tre perché tre erano le “età biologiche” che venivano affrontate in sequenza. Allora ho semplicemente irrobustito i tre racconti distinti, le tre storie diverse, i diversi personaggi, tutti in epoche e generazioni differenti, seppure con un unico filo conduttore: il luogo in cui queste storie trovano vita, tra Cagliari, il Campidano, il Linas e la Costa Verde, e un ritratto che viene ritrovato nella seconda metà dell’ottocento dal protagonista della prima storia e che rappresenta il volto di suo padre». Un volto che viaggia nel tempo, di generazione in generazione, dalle macerie della dominazione spagnola all’unità d’Italia sino ad arrivare ai giorni nostri; un volto nel quale tutti i protagonisti dei racconti si riconoscono. Si tratta quasi di una danza o di un viaggio lento dentro la nostra cultura. Una passeggiata che si fa in due tenendosi per mano e una mano naturalmente è quella dell’autore. «Quando ci si prende per mano e si cammina, infatti, si è coscienti del fatto che si arriverà a un punto in cui si dovrà lasciare necessariamente la mano del proprio compagno di viaggio per poi ritrovarla e forse riperderla ancora», dice Davide, «Mi piaceva l’idea che ognuno ritrovasse se stesso dentro questi racconti, che si immedesimasse in queste storie o anche solo in uno dei tanti personaggi, ma allo stesso tempo mi piaceva l’idea che ne potesse prendere le distanze e seguisse delle strade diverse per poi rincontrarsi di nuovo». Un viaggio dentro noi stessi, nella nostra natura selvaggia e nelle strade e nelle piazze silenziose dei nostri paesi. Semplicemente il viaggio di un’identità, quella sarda, che si cristallizza coll’avanzare del tempo e che sembra non cambiare. Un unico protagonista, il ritratto, che attraversa due secoli per spaccarli, che pianta una lancia nei complessi meccanismi che fanno muovere il mondo per renderlo quasi apparentemente statico e fuori dal tempo stesso. «Riprendere questi racconti in mano dopo quindici anni è stato emozionante e divertente, come quando guardi negli occhi tuo figlio diventato adulto e in fondo a quegli occhi riconosci quel bambino che era. Ancora più divertenti sono i feedback dei primi lettori, che hanno preso qualcosa dai personaggi narrati e l’hanno fatta loro, come se ognuno di noi si potesse riconoscere in quel ritratto». Marisa Putzolu La Divina Commedia raccontata da Bosich Numeroso pubblico al museo “Genna Maria” di Vi l l a n o v a f o r r u per l’inaugurazione della mostra “Inferior” dell’artista Giuseppe Bosich. Curata dal critico d’arte Paolo Sirena, sono intervenuti il direttore del museo Mauro Perra, il commissario del Comune di Villanovaforru Mariella Montis, Flaminia Fanari studiosa e curatrice del catalogo, e lo stesso Bosich. L’artista, attraverso oltre 40 quadri racconta La Divina Commedia di Dante in una maniera artistica rappresentativa fatta di dipinti suggestivi e mai scontati. Divisa in due sezioni: la prima è dedicata alla reinterpretazione dei versi tratti dai 12 canti dell’Inferno. La seconda espone le carte bruciate salvatesi dall’incendio del suo atelier. Un’immersione nella cultura letteraria e filosofica attraverso arte pura. Bosich, chiamato “il maestro”, è nato nel ‘45 a Tempio Pausania ed è considerato uno degli artisti sardi più preparati. La mostra è visitabile fino al 16 maggio, tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 19. Saimen Piroddi Guspini Giovane guspinese in finale nella XXIV edizione Una mostra sulle stampe clandestine della Resistenza delle Olimpiadi nazionali di Filosofia Una rappresentanza sarda ha partecipato recentemente ai massimi livelli della competizione in ambito filosofico nazionale, la XXIV Olimpiade di Filosofia. Fra loro, Agostino Pigozzi, arriva dal nuorese ed è risultato vincitore della finale nazionale. Un altro è alunno del Liceo Scientifico “MarconiLussu” di San Gavino Monreale, Edmondo Mazzoncini. Si è brillantemente proposto in gara con un saggio in ambito etico-politico riferito alla figura di Karl Popper. Le Olimpiadi di Filosofia, organizzate dal Miur in collaborazione con la Società Filosofica Italiana, raccolgono i massimi livelli di preparazione nella disciplina sulla quale, per competenza, passione e preparazione si confrontano giovani studenti di varia provenienza. La competizione, dal punto di vista organizzativo, comprende tre fasi; la prima fa riferimento all’Istituto di appartenenza. La seconda si colloca in ambito regionale e al termine si accede alla finale nazionale, a Roma. Dopo essersi classificato primo fra i partecipanti isolani, il nostro conterraneo ha quindi affrontato la sfida anche con i colleghi delle altre regioni. Questo ottimo risultato è stato possibile attraverso l’impegno sinergico dei docenti dell’Istituto. La professoressa Nunzia Mazzeo ha curato gli adempimenti preparatori attraverso i contatti con i referenti di zona e contemporaneamente ha garantito il supporto di potenziamento affinché Edmondo potesse offrire il meglio di sé con una solida sicurezza espressiva e argomentativa ed essere in grado di confrontarsi al massimo livello. Abilità in nuce certo ben conosciute alla docente curricolare, la professoressa Franca Firinu che durante le lezioni, giorno per giorno, ha guidato la preparazione del prezioso alunno, orgoglio di un territorio che esprime eccellenze che devono essere valorizzate al meglio. Il diretto interessato non ostenta alcun vanto. L’anno scorso è stato in Finlandia. «Parla e pensa», ha tenuto a precisare la sua insegnante, «in inglese. Sull’esperienza dell’Olimpiade ha apprezzato il confronto avuto con gli altri suoi colleghi partecipanti in gara. In lui emerge la migliore espressione della giovinezza e della filosofia; si avvicina a quello che i greci chiamavano thauma, sgomento davanti all’ignoto e allo stesso tem- Edmondo Mazzoncini po meraviglia per la scoperta. Addirittura non ravvisa in sé stesso nemmeno una particolare predisposizione per la speculazione intellettuale; anzi, la sua passione non sarebbe nemmeno la filosofia ma l’astrofisica, disciplina alla quale, dopo il diploma, vorrà dedicarsi con ambiziosi intenti dal momento che la formazione universitaria avrebbe dovuto svolgersi presso Cambridge. Era già tutto preparato ma per una ragione del tutto marginale non è stato possibile perfezionare l’iscrizione; così adesso la prospettiva sarà quella di frequentare l’Università di Manchester. Ad ogni vero talento è sempre garantito uno spazio adeguato». Giovanni Contu “Le stampe clandestine della Resistenza” sono in mostra alla biblioteca comunale di Guspini da giovedì 21 aprile. Organizzata dal Comune in collaborazione con la sezione zonale Anppia, il Sistema bibliotecario Monte Linas e la Proloco, l’appuntamento mette in rilievo «quarantacinque giornali clandestini delle varie formazioni partigiane che diedero vita alla Resistenza», specificano gli organizzatori, «in un’esposizione che ripercorre, anche attraverso la sezione bibliografica, gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale, fino alla conclusione della guerra. Un ponte concettuale ed emotivo tra una dolorosissima memoria ancora viva e le memorie più “vicine”». «Il 25 aprile cade quest’anno in un calendario di drammatiche vicende europee che richiamano una storia non tanto lontana nel tempo», ha sottolineato Francesca Tuveri, assessore alla cultura, «con la ricorrenza del 71° anniversario della Liberazione dal nazifascismo e i 70 anni della Repubblica e del voto alle donne: primi importantissimi passi della rinascita democratica del Paese». La mostra resterà aperta al pubblico fino al 7 maggio, di lunedì, martedì, giovedì, venerdì dalle 8,30 alle 13 e dalle 15,30 alle 18,30, il mercoledì dalle 15,30 alle 18,30 e il sabato dalle 9 alle 12. Francesca Virdis PDF Compressor Pro 1 maggio 2016 San Gavino. Iniziativa dell’artista Sergio Putzu Un museo a cielo aperto in via Eleonora d’Arborea Trasformare una delle strade del paese in un museo a cielo aperto. È questa l’idea di Sergio Putzu, uno dei grandi artisti storici del paese che ha realizzato numerose opere conosciute a livello regionale. La strada interessata è via Eleonora d’Arborea e si trova nel cuore del paese. «L’inizio del progetto artistico «Museo a cielo aperto», spiega Sergio Putzu «è previsto per il 2 maggio con i murales in “Su bixinau de Oristanis” con Arrastu e Tranall’Art. Il tema sarà quello della civiltà contadina di un passato recente caro ai nostri genitori. Tanti saranno i temi come quello donna che sarà presente per la sua immensa laboriosità , nel creare bellezza tramite il suo quotidiano vivere la vita in continuo». PAESE DEI MURALES L’entusiasmo è notevole perché San Gavino si sta trasformando nel paese dei murales e delle opere d’arte all’aperto. Uno degli ultimi è stato realizzato in mezzo al degrado della vecchia stazione sotto la guida dell’artista sangavinese Giorgio Casu, emigrato da anni a New York. Un’altra opera artistica, realizzata sempre sotto la guida di Giorgio Casu, è presente in piazza Sanna e per iniziativa di partigiani e volontari è stato creato un murale in piazza della Resistenza. Di grande fascino anche le opere realizzate nella piazza dedicata agli artisti e il murale del museo “Dona Maxima”. CHIESE E MUSEI Così San Gavino offre ai visitatori un originale percorso che va dal museo dedicato alle due fonderie ai murales passando per i monumenti storici come la chiesa di San Gavino che ha una delle più antiche raffigurazioni di Eleonora d’Arborea. Gian Luigi Pittau Villamar Luigi Tatti: da trasportatore a scultore Luigi Tatti, oggi pensionato ed ex trasportatore, ha coltivato sin da piccolo la passione per la scultura. Ha partecipato a numerose mostre anche fuori dalla Sardegna e ha tessuto rapporti di amicizia e collaborazione con alcuni fra i più importanti artisti isolani. Chi è Luigi Tatti? Sono un ragazzo di quasi 76 anni. Ho sempre partecipato alla vita sociale del paese e scolpisco sin da quando ero giovane. Come nasce la sua passione per la scultura? Da piccolo mi divertivo a giocare con l’argilla poi, intorno alla metà degli anni ’50, mi trovai casualmente con martello e scalpello a lavorare una pietra che riuscii, con mia sorpresa, a rendere tondeggiante. Capii presto che quel tipo di attività mi coinvolgeva emotivamente; riprodussi quindi una piccola statua che successivamente mi venne rubata. Ha quindi iniziato con un’opera poi rubata. Non si può dire che la sua vita da artista sia nata sotto una buona stella. Già. Quella statua però riuscii a recuperarla. Vidi per caso in tv che ci fu un sequestro di alcune opere d’arte. Dovetti battagliare non poco per recuperarla, tuttavia, dopo un po’ di tempo, il Tribunale ne riconobbe la mia paternità. La sua passione per la scultura è poi cresciuta nel tempo. Sì. Mi sono specializzato soprattutto nella lavorazione del basalto. Il mio marchio di fabbrica sono le figure materne e quelle che riproducono i poteri forti, ovvero quelle persone che vogliono sopraffare gli altri infischiandosene dei valori più importanti della società che non sono certo le ricchezze e il denaro. Immagino ci sia un perché a queste sue preferenze. Ovviamente sì. La maternità, perché credo che l’amore di una madre verso un figlio sia quanto di più grande possa esistere. Mentre per quanto riguarda il “riprodurre chi vuole dominare il prossimo” è quanto di peggio possa esserci: reputo la generosità e la condivisione virtù importanti. Col tempo è arrivato ad avere anche una certa visibilità, non solo in Sardegna. Sì, ho partecipato a numerose mostre anche fuori dall’Isola. Ho esposto in varie località della penisola e anche all’Estero: Parigi (tre volte), Amsterdam, Lione e in Spagna. Ho inoltre agganciato rapporti con tanti artisti sardi molto conosciuti come Luigi Pu, Pinuccio Sciola e Giovanni Lilliu. Alcune mie opere sono sparse in tante piazze di paesi della Sardegna. Tuttora scolpisco; da poco ho ricevuto un invito ad esporre alcune opere a Verona, ma ho declinato l’invito. Data l’età, preferisco conservare le energie per la Sardegna. Rimpianti? Sono nato durante la guerra, ho conosciuto la povertà. Se potessi tornare indietro studierei “Arte”. Quanto il suo paese ha creduto in lei e nell’arte in generale? Le varie amministrazioni comunali che si sono succedute hanno “scommesso” poco sull’arte e sui tanti artisti che ci sono nel paese. Prima si faceva poco, ora neppure quello. I giovani, già troppo distratti dalle tecnologie che li allontanano dal mondo reale, hanno un’impostazione mentale troppo distante dalle nostre generazioni. Ha degli allievi? In passato alcuni ragazzi, oggi scultori, hanno cominciato con me. Attualmente non sembra ci sia molta attitudine da parte dei giovani verso la scultura. Ho cinque nipoti, ma nessuno sembra propenso a seguire le mie orme. Però, mai dire mai: spero di cuore che qualcuno di loro un giorno possa emulare le gesta del nonno. Simone Muscas 19 Sardara Nuovo direttivo della banda musicale “Città di Sardara” Lo scorso 20 marzo i soci della banda musicale “Città di Sardara” si sono riuniti per rinnovare le cariche del direttivo. Confermata la presidenza a Michele Campo. Vicepresidente Andrea Campo, tesoriera Immacolata Cosseddu, segretaria Franca Sanna e consigliera Gelava Ruska, che vanno a sostituire i precedenti dirigenti Enrico Olla, Marco Melis e Sara Lecis. Attualmente fanno parte dell’associazione 50 soci, sette insegnanti altamente qualificati e una quarantina di studenti ai corsi di solfeggio, tromba, trombone, corno, sax, clarinetto, flauto traverso, chitarra classica ed elettrica, canto moderno, fisarmonica, basso elettrico, pianoforte e propedeutica musicale per i più piccoli. «L’associazione - dice il presidente - attraverso numerose iniziative è cresciuta ed è riuscita a trasmettere nel cuore dei sardaresi la passione e l’emozione per la musica. Vorremmo offrire sempre nuove e maggiori esperienze musicali ai nostri soci. Crescere attraverso ulteriori corsi musicali, iniziative religiose e civili, collaborazioni e progetti con la scuola e le altre associazioni, che arricchiscono umilmente e volontariamente il nostro paese. Auspico che l’associazionismo, molto sentito a Sardara, sia una valida alternativa per i nostri giovani». Marisa Putzolu Villanovaforru Una mostra bibliografica per ricordare “la prima vittoria dello Stato contro la mafia” Per commemorare il maxiprocesso a Cosa Nostra iniziato 30anni fa per volere di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, fino al prossimo 12 maggio la biblioteca comunale di Villanovaforru ospiterà la mostra bibliografica “2665 di reclusione”, organizzata dal Sistema bibliotecario della Marmilla in collaborazione con Agorà Sardegna. Un’esposizione di libri che celebrano uno dei più grandi processi penali della storia italiana, conclusosi con pesanti condanne a più di 350 mafiosi: 19 ergastoli e pene detentive, per un totale di 2.665 anni di reclusione. «Una svolta nella lotta alla mafia dicono gli organizzatori - e la prima vittoria dello Stato contro di essa». (m. p.) PDF Compressor Pro 20 1 maggio 2016 Su sadru chi seus pedrendu Biséstu De sempiri s’omini s’est imbentau storias, contixeddus, paristorias o fabulas po allirgai is pipius, me in is dis fridas de s’Ierru, anant’e sa forredda o de sa ziminèra. Ma su pipiu, ca oit scì is cosas, põit dudas... Poita su mes’e Friaxu est su prus pitìu, de disi, e onnia cuatur’annus nde dd’aciungint una, chi arresutat imprusu, fadendiddu diventai de bintinoi e donendu a s’annu su nominigiu de Bisestu cun su diciu: Annu Bisestu Annu Funestu? Torrendu acou in sa nòti de is tempus, una paristoria o fabula contàt chi Gennarju fessat su mesi prus piticu e tenìat bint’otu disi. Is mesis puru, in cussus tempus, si tramudant a ominis e cabànt in mes’e sa genti po intendi su chi ndi penzànt de cussus, su diciu naràt: Ia a bolli essi musca po bì e intendi sa cosa giusta! Nci fiat u pastori chi si nd’arrìat e naràt ca cussu mesi fiat bonixeddu e tontatzu, no ddi ‘onat disi mabas, proinosas e fridas. Gennarju, tramudau a omini, dd’iat pregontau: «Cumenti, ariseu in tali logu at propriu mèda, tui no ddoi fusti cun is brabeis?» «Gei fia pascendu ma a s’atra pàti, e no at propriu nudda.» «E cras a bì andas?» «Crasi andu a Monti Oru, innias no iat a depi fai tempu mau!» Gennarju, sa nòti, fut andau a sa gruta de Ariosu, su mer’e is bentus sardus, e dd’iat nau: «Faimì su prescei, crasi manda a Petiatzu, su bentu prus mau, a suai in carrer’e Monti Oru, depit cabài onnia trasura maba.» «E poita?» «Poita ca nc’est u pastori chi si ndi fait befas de mimi, ca no ddu cassu mai cun diis fridas.» Su pastori, ca fut u omini brullãu e befiãu mèda, ma suspetòsu, no ddi fut praxia sa dimanda de Gennarju e, incannughendu ca cuss’omini podìat essi propriu su mesi tramudau: potat sempiri is mãus fridas e cumenti caminàt lassat avatu u araxi frida; a s’incrasi fut andau a pasci a Pranu Arrubiu e iat fatu di bella. A mericeddu in su tzilleri iat atobìau a Gennarju chi, arrì arrì dd’iat nau: «Balla, oi no ti dd’as scampada sa sciustura berus? Discedda maba a Monti Oru.» «Mah, no ddu sciu - iat arrespostu su pastori - deu seu andau a Pranu Arrubiu e fiat di bella.» E aici iant sighiu totu su mesi: su pastori naràt ua cosa e ndi fadìat uantra e Gennarju no fut mai arrennesciu a ddu frigai. Su bint’otu a mericeddu, candu su pastori dd’iat atobiàu dd’iat cumbidau: «Ti cumbidu poita ca seu prexau, tui no ddu scis, ma mi seu spassiau cun Gennarju, narendu ua cosa e fadendindi uantra e nu est mai arrennesciu a mi cassai. Crasi inghitzat Friaxu i est prus bonixeddu.» Sa nòti Gennarju fut andau a dom’e Friaxu e dd’iat pedìu de dd’imprestai tres disi: «Ca si dd’ollu fai pagai cara a su pastori.» Friaxu, insaras, tenìat trint’una dì e tres si dd’as iat imprestadas. Balla! Cussas disi, su pastori, si ndi fut prandiu de acua, bentu e frius, iat imparau ca nu est bellu a si fai befas de is atrus, mascimamenti de is mesis. Gennarju no iat prus torrau cussa disi a Friaxu e funt abarradas cussa is disi prus fridas de s’annu. Sigumenti onnia cuatur’annus ndi essiat una in prusu dd’iant donada a Friaxu ca fut diventau su prus piticu. Uantru contu o fabula nàrat ca su bint’otu de Gennarju ua meurra si ndi fut fata befas de cussu mesi ca no fut stetiu capassu de fai frius e cantat prexada arriendusindi de Gennarju. Pois ddu scieus: s’iat imprestau is disi e iat fatu u frius mai connotu de anima bia. Sa meurra, po tenni callenti cussa e is fillixeddus, si fut acobiàda in d’u fumaiou, ma, passadas is tres disi, candu ndi fut bessida, no fut prus bianca candida cument’e primas ma niedda, e de insaras sa meurra est niedda. Cuncunu, po custu fàtu, iat nomenau cussas tres disi: Is disi de sa meurra. Poita, s’annu chi Friaxu téit bintinoi disi, téit sa nomenàda de: Annu Bisestu Annu Funestu? Parrit chi, a is tempus de is antigus romanus, custu mesi fessat dedicau a is mòtus, e insaras a dd’aciungi ua dì fut a tirai prus a longu su prantu e su dabor’e coru po is chi no nci fiant prusu, sighì custu mortoriu fut ua cosa, penzànt, de disgrazia. Tziu Filibertu Longu, Bètu po totus e de nominigiu Sestu po incrutzai Bisestu, poita ca fut nasciu su bintinoi de Friaxu, naràt sempiri «Deu is annus ddus fatzu a cuatr’a cuatru.» «E cument’iat essi?» «Iat’essi ca seu nasciu su bintinoi de Friaxu e torrat onnia cuatur’annus. Sa prim’ota chi apu cumpriu is annus e dd’ap’afestau tenìa cuatr’annus.» A issu no amancat mai in busciàca su Zaravagliu, ingúi ddoi fut e ddoi est annotau totu su chi tòcat a scì po is animabis, po is traballus in su sàtu, finzas po scupài su bíu, issu, e totus is messaius castiant primas su Zaravagliu. «Sa canna si segat in Friaxu in lúa prena; po scupài su bíu si depit castiài sa lúa giusta, e aici po totus is cosas.» In su Zaravagliu fiant annotaus totus is tempus de is lúas. Po finzas su nascimentu de is ominis e de is animabis sighint custas arregulas: de is lúas! Su chi no fut scritu in su Zaravagliu, issu ddu potat apuntau béi in conca, mascimamenti su chi narànt is antigus po s’annu biséstu. No ti coisti su bintinoi de Friaxu chi no ois chi sa vida tua siat u sciaxu. Nàrat u diciu! Po nai: chi nascit in annu biséstu abarrat piticheddu; issu fut ua strantaxada de omini cument’e pagus, mannu, longu e fòti cument’e u ciuerxu, fiat issu e totu u Zaravagliu. In cumpangia de tziu Bètu Séstu nemus tenìat tempus de dromì, ca fiat u omini brullãu e cun grandu esperienzia e tenìat conzillus po totus. Naràt ca is matas pudadas in annu biséstu, no donant frutu. Guai a innestai poita ca nisciunu innestu pigat. Tziu Bètu fut u innestadori capassu e abili cument’e nemus, connotu in totu sa carrera, no ndi faddiat unu, epuru no si ndi poderàt de fai cuncu innestu in annu biséstu e totus arrennesciant. «Ma cumenti - dd’iat nau u amigu - tui e totu nàrat sempiri ca no pigant is innestus fatus in biséstu e a tui pigant cussus puru...» «Poita ca tocat a ddu sci fai, e pois deu seu biséstu e tra biséstus s’arrispetaus.» A si ‘ntendi mellus. Tziu Arremundicu. Scracàlius di Gigi Tatti Ci funt momentus chi unu contixeddu allirgu fai beni gana bella e fai praxeri. Po cussu, custus “scracàlius” serbint po ci fai passai calincunu minutu chene pensai a is tempus lègius chi seus passendi in custus annus tristus e prenus de crisi. Aici, apu pensau de si fai scaresci calincunu pensamentu, ligendi e arriendi cun custus contixeddus sardus chi funt innoi. Sciu puru, ca cussus chi faint arrì de prus, funt cussus “grassus” e unu pagu scòncius, ma apu circau de poni scèti cussus prus pagu malandrinus, sciaquendiddus cun dd’unu pagheddu de aqua lìmpia. Bonu spassiu. Est bellu puru, poita calincunu, circhendu de ddus ligi imparat prus a lestru a ligi in sa lingua nostra. E custa, est sa cosa chi m’interessat de prus. U’atrice porno est in vìsita a su ginecòlogu S’atrice: Ma insandus, su dotori, mi depu spollai, po mi visitai? Su ginecòlogu: Nossi no c’est importanza. Apu giai biu totu is films chi at girau! …………………………………………………………………………………………........… Armanda est una bellissima picioca e est comporendi arroba in dd’una bancarella de su mercau Armandina: Cantu costat custa minigonna, e cantu custu perizoma? Su bendidori: Duncas, sa minigonna costat coranta eurus, inveci su perizoma costat binti Eurus. Armandina: E cantu mi fait de scontu? Su bendidori: Sa minigonna si dda lassu po corantacincu eurus, inveci su perizoma si ddu lassu a cincu Eurus. Armandina: Scusit. Ma no cumprendu poita mi bolit artziai sa minigomma e mi bolit abasciai su perizoma! .......................................................................................................................................................... Fiedoru incontrat s’amigu Licandru Licandru: Ti ofendis chi ti pedu una cosa? Fiedoru: E poita mi depu ofendi. Nara puru. Licandru: Po curiosidadi. Ma pobidda tua, comenti si comportat a letu? Fiedoru: Bho! C’est chi ndi fueddat beni e c’est chi ndi fueddat mali! .................................................................................................................................... Marieddu est in coxina fueddendi cun su babbu Eusebiu Marieddu: Ma babbu, est berus ca is animalis cambiant sa pellìcia una borta a s’annu? Eusebiu: Cirtitidda a sa muda. A bortas no t’intendat mamma tua! ................................................................................................................................................................ Tziu Pierinu est fueddendi cun su gopai Sisiniu Sisiniu: E comenti andat de saludi gopai? Tziu Pierinu: Antzis puru, po s’edadi chi tengu no mi potzu lamentai. Sisiniu: Po cussu deu puru ge no mi lamentu. S’ùnica cosa chi mi donat fastidiu est s’artrosi. Tziu Pierinu: Beh, po cussu deu puru seu tocau de artrosi. E sa cosa chi mi scociat a parti su dolori ca mi fai bessit rìgidu totu su corpus. Sisiniu: A mei puru. Perou, s’ùnica cosa chi no mi fai bessì rìgida e cussa cosa chi m’iat a praxi chi bessessat rìgida! .......................................................................................................................................................... Cirillo est parchegiau cun màchina in pineta, cun sa picioca Miriam Cirillo: O Miriam, prima de ti spollai mi depis nai una cosa. Miriam: Ita mi depis domandai? Cirillo: Bollu sciri si ses vergini. Miriam: Boh! Imoi ge est su momentu de fueddai de oròscopus. Toca, lassamì sighì a spollai ca est mellus! ................................................................................................................................................... Tziu Antimu est fueddendi cun tziu Cesarinu Tziu Cesarinu: Naramì, o Antimu. Ma ita ndi pensas de is pobiddas nostras? Tziu Antimu: Seu pensendu ca is pobiddas funt coment’e is crapitas. Tziu Cesarinu: Coment’e is crapitas? Spiegadì mellus. Tziu Antimu: Sì, funt coment’e is crapitas, poita candu comintzas a t’abituai e a ci stai beni, est ora de ce ddas fuliai! ................................................................................................................................................. Peppinu est in giru, candu incontrat s’amigu Gionata Gionata: Ciau, ma ita t’est capitau, ses totu prenu de trincus in faci. It’as certai cun calincunu? Peppinu: Ma cali certau. Ariseu apu salvau una becitedda de unu manìacu sessuali. Gionata: Apu cumprèndiu. E su manìacu t’at donau unu sacu de colpus. Peppinu: Ma cali manìacu. Est sa becitedda chi m’at tzacau sa faci. S’est arrennegada e m’at nau puru sa pròssima borta chi torrat a capitai, de mi fai is fatus mius! .................................................................................................................................................. Tziu Cenzu est torrau a domu e sa pobidda Cecilia ddi domandat Cecilia: E insaras coment’est andada sa vìsita po s’inavididadi civili? Tziu Cenzu: Su dotori m’at nau: tirissindi sa giaca, sa camisa e is pantalonis. Cecilia: E poi? Tziu Cenzu: E poi seu abarrau a mudandas, mesu spollincu. Cecilia: E su dotori ita t’at nau? Tziu Cenzu: E poi su dotori m’at donau su cincuanta po centu de invalididadi. Cecilia: Ses stètiu tontu! Chi ti nd’iasta tirau puru is mudandas: T’iat donau de seguru puru s’acumpangiamentu! ................................................................................................................................................. Tzia Generosa est crocada, discutendi cun su pobiddu tziu Pineddu Tzia Generosa: Imoi ca seus bècius ti depu cunfessai una cosa. Tziu Pineddu: Ita? Scòvia totu, ma bastat chi no siat arroba de corrus. Tzia Generosa: Ma cali corrus! Ti bollu cunfessai ca candu fiaus giòvunus e fadaiaus s’amori, deu inveci de pensai a tui pensà a Pippo Baudo! Tziu Pineddu: Cunfessioni po cunfessioni, insaras deu puru ti depu scoviai ca deu puru, inveci de a tui, pensà a issu! ....................................................................................................................................................... Tziu Brunu est fuedendi cun su nebodi Marieddu Marieddu: Oindì nonnu, a agatai un traballu est meda duru. Tziu Brunu: Ge ddu sciu ca oi a agatai unu traballu est tostau, ma a s’edadi mia s’ùnica cosa chi deu non agatu tostada est un atra cosa! PDF Compressor Pro 1 maggio 2016 LA SARDEGNA NEL CUORE 21 di Sergio Portas “Women united against violence” È il messaggio di ‘Onda rosa’ affidato ad uno scialle nero A lla fine io credo che bisognerà vergognarsi, di essere uomini dico, maschi, di come noi maschi ci comportiamo, nei confronti delle donne che la vita ci fa incontrare. Compagne e mogli e fidanzate. Femminicidio è un neologismo che non mi è mai piaciuto, sta a indicare un forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale in maniera da perpetrare nel tempo la subordinazione che ne consegue, fino a conseguenze estreme, schiavitù e morte, ma mi impegno ad usarlo più spesso che posso, a veicolarlo, fino a farne argomento da bar. Perché penso che gli uomini ne debbano parlare tra loro. Di questa deriva di civiltà che li caratterizza in negativo. Tra un: “questo Cagliari continua a perdere in casa” anche un: “questi di Boko Haram che rapiscono più di duecento ragazze di un liceo sono dei miserabili”. E per rimanere in casa nostra: secondo i dati Istat del giugno 2015, in Italia sono 6,8 milioni le donne che hanno subito una violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita. L’istituto di statistica pudicamente si scorda di sottolineare che i violenti operanti nel caso sono per la stragrande maggioranza uomini, saranno più o meno di sei milioni, visto che qualche ragazza manesca in giro non manca? Troppi in ogni caso. Persino Matteo nella follia della nuova legge sul lavoro (il famigerato Jobs Act per gli anglofoni nostrani) aveva previsto che l’Inps attuasse un congedo retribuito di tre mesi a favore delle donne vittime di violenza di genere, di oggi 16 aprile la circolare dell’istituto con le istruzioni per le donne che ne faranno richiesta. Dice Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono rosa: «Tre mesi non sono molti per lasciarsi alle spalle il trauma di una violenza subita, ma almeno possono aiutare a intraprendere un percorso per sentirsi vittime e non colpevoli». Martedì 8 marzo al circolo culturale sardo di Milano c’era anche Luisanna Porcu, presidentessa di “Onda rosa”, 45 anni e da venti impegnata a Nuoro in questa associazione, di donne, che ha l’obiettivo di far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza maschile sulle donne. Quest’anno il Centro Antiviolenza ha fatto stampare degli adesivi che recitano: “Uscire dalla violenza è possibile...se hai bisogno chiama”. Gratuito e Anonimo (per dovere di cronaca: 0784/3883). Debbo dirvi che Luisanna non fa sconti di sorta agli uomini presenti, nessun ammiccamento, del resto ne ha viste così tante di situazioni drammatiche che a mio avviso non può non aver messo su una qualche corazza di- fensiva, fatta di diffidenza istintiva, nei confronti dei maschi. Nuoro, dice lei, negli anni ’70 è stata culla del femminismo sardo. Da allora che il personale è politico è parola d’ordine che vale, a maggior ragione, anche oggi. Le donne, continua, devono sempre faticare di più. E debbono subire una punizione quotidiana se non fanno quello che vuole il loro uomo, compagno o marito che sia. Una violenza soprattutto psicologica. Ed economica. È risaputo, del resto, che i livelli contrattuali anche per un medesimo lavoro sono sempre inferiori se riferiti alle donne. Violenza sessuale non deve sempre essere intesa come stupro. Frasi tipo: “mi ha dato solo uno schiaffo” oppure “proprio picchiare no”, sottintendono un clima che caratterizza tutta una società che alleva le bimbe a tollerare un certo grado di violenza maschile. Lo squilibrio della società si riflette nel rapporto di coppia. Esistono dei ruoli per cui si viene punite se solo si osa rimetterli in discussione. Nel 2015 a Nuoro l’associazione “Onda rosa” si è presa cura di 333 donne che a lei si sono rivolte, nella sua struttura ha ospitato 40 donne e 38 bambini. «Noi non siamo un servizio come le Asl, continua implacabile, abbiamo bisogno di donne che lavorino per noi. E per continuare ci vogliono soldi. Anche se per molte di noi questa è oramai una scelta di vita. Una volta tanto la Sardegna, con la legge regionale del 2008 (Soru imperante) si era messa all’avanguardia nel prevedere dei finanziamenti a queste strutture di accoglienza, peccato che i finanziamenti siano bloccati al 2013. Ci autotassiamo, e chi ci è più vicino ci dà una mano, questi adesivi sono da attaccare nei gabinetti pubblici sardi, che il più delle volte le donne maltrattate si vergognano delle violenze subite, anche se non sanno bene come uscire dall’incubo che le sta schiacciando, perché il più delle volte non trovano solidarietà neppure nella famiglia d’origine. Per questo persino la nostra casa d’accoglienza ha un indirizzo segreto, anche se si fa per dire. Le volontarie che vi lavorano non godono del resto della stima di tutti, a mio babbo è stato detto che “sua figlia è una bagassa sfasciafamiglie”. Nella nostra casa abbiamo 5 camere da letto e cinque bagni, 14 posti letto. A tutte quelle che ci chiedono aiuto garantiamo tutto. Lavoriamo con loro perché si arrivi finalmente ad una posizione simmetrica dei generi maschio-femmina». Come si può restare indifferenti di fronte a un problema così significativo, così pregnante, che tocca il vivere di ognuno. E difatti ognuno risponde secondo le sue capacità. Maria Francesca Maniga (MFM per gli amici) e Giuseppe Scalas (in arte Morisca) che di mestiere sono “designer” di tessuti a Cagliari, qui a Milano hanno portato una delle loro creazioni, uno scialle nero ricamato a “filet di Bosa” che vendono alla modica spesa di 25 euro e il cui ricavato va all’associazione di donne nuoresi. Sul fondo dello scialle una schiera di donne variamente acconciate emergono come da una oscurità che impedisce loro una corporeità ben definita, sono qui solo tratteggiate da un filo bianco che pare disegnarle come gesso sottile in una lavagna indeterminata. Una è incinta, un’altra in costume sardo, una terza porta il velo islamico. Sotto di loro una scritta tratteggiata grossa in inglese: “women united against violence”. Molto opportuna perché in primis debbono essere loro, le donne, che si uniscono contro la violenza. I maschi, si spera, seguiranno. Lo scialle di Maria Francesca e Giuseppe si può agevolmente usare anche come velo, e “Inveloveritas” si chiama il loro progetto, nato proprio dal desiderio di esprimere un punto di vista originale sul copricapo femminile dell’abbigliamento tradizionale sardo in ognuna delle sue varianti. «Anche il nostro logo nasce da una valutazione culturale dice Maria Francesca - la nostra t-shirt raffigura una donna nuda di profilo con il capo velato». Un articolo unisex. Ogni velo è decorato a mano e questo rende ogni t-shirt unica, come unico è il modo in cui ogni donna indossa un accessorio e vive la propria vita. Per i poveri continentali che non possono saccheggiare i negozi di Cagliari e di Sassari con l’agio di cui possono godere i sardi c’è naturalmente la magica internet che viene in aiuto con le sue vendite on-line. Quindi basta digitare “Inveloveritas Etsy.com” per vedersi offrire capi targati: “Nurallao black” o “Orgosolo gray” o “Assemini white”. Come basta chiedere a “Facebook” il catalogo 2015 di “Inveloveritas” per vedersi squadernare tutta una serie di magliette le più variegate possibili, dove ci si può sbizzarrire nel tentare di riconoscere le zone di Sardegna che offrono i loro copricapi tipici a velo delle stilizzate donne a seno nudo che, di profilo, silenti, sono decorate nella stoffa. Paiono in un’attesa che gli uomini si decidano ad instaurare con loro una vera parità di vita, le mimose fiorite a primavera a ricordare per sempre la vergogna dei tempi bui della sopraffazione.