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L’immagine inserita all’interno della copertina è stata realizzata grazie a un’idea di Picilli con il contributo di Cocilova e Menna Coordinamento scientifico - Emilio Becheri – Mercury S.r.l. Ambiti tematici - Gianpiero de la Feld – ENCO S.r.l. Linea grafica - Ugo Picarelli – Leader S.a.s. Responsabile di progetto – Pierluigi Picilli Testi a cura di Salvatore Medici Supervisione Roberto Gambassi Responsabile PI G.A.C. “Certosa di Padula“ – Vincenzo Russo Responsabile Misura 2.3 – Nadia Murolo Direzione attività e Resp. del Procedimento – Michele Rienzo Coordinamento – Tiziana Medici Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 3 Prefazione Introduzione Prima Parte I Ospitalità diffusa: tipologie e differenze 1.1 Il Concetto di Città-natura 1.2 Borgo-albergo 1.3 Albergo Diffuso 1.4 La rete diffusa 1.4.1 Ospitalità diffusa e aree protette 1.5 “Ospitalità diffusa” in Campania 1.5.1 II La ricettività nel Vallo di Diano 2.1 Tipologia delle residenze 2.2 Il modello salernitano 2.2.1 2.2.2 Il patrimonio edilizio impegnato Previsione progettuale di sviluppo 2.3 Criticità e prospettive 26 30 31 32 33 35 36 PRUSST Ospitalità da favola 3.1 L’idea portante 3.1.1 3.1.2 Le difficoltà dell’iter tecnico-amministrativo Patrimonio edilizio e tipologia delle strutture 3.2 Previsioni di Sviluppo IV 22 24 Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono 2.1 L’idea portante III 14 15 17 20 40 41 44 45 Borgo Serrone: l’esperienza del Comune di Sant’Arsenio 4.1 L’idea portante 4.1.1 4.1.2 Interventi previsti e realizzati Patrimonio edilizio interessato 4.2 Previsione di sviluppo 48 49 50 51 V Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour operator nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano 5.1 La rete operativa 5.2 L’esperienza nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano 5.2.1 5.2.2 Il contratto Le criticità emerse 5.3 Ultime novità 55 55 56 58 59 4 Indice VI Un quadro d’insieme 6.1 La rete: opportunità o svantaggi? 6.2 Gestione e promo commercializzazione: un gap irrisolto 6.3 Alcune riflessioni 6.4 Quali prospettive? 61 65 67 70 Seconda parte VII La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato 7.1 Il progetto 76 7.1.1 Tipologie d’intervento ed organizzazione del centro storico 7.1.2 Le dinamiche di funzionamento La struttura delle botteghe artigiane 7.1.4 Il settore agro-alimentare 7.1.8 Albo dei Maestri Artigiani 77 80 82 84 88 7.2 Previsione di sviluppo: il prospetto tecnico-economico 7.3 Il Work Village: un sistema di sviluppo dei centri storici 89 91 7.3.1 VIII Report : Progetto Ergameròn - Bit 2005 93 Il Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina 8.1 L’idea portante 8.1.1 Gestione e previsione 95 98 8.2 Programma Negozi Sfitti: un elemento innovativo per il patrimonio edilizio 100 8.3 Considerazioni 102 Conclusioni Bibliografia Siti web consultati Finito di stampare nel mese di ottobre 2007 Grafiche ZACCARA - Lagonegro – 0973 41300 Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 5 Prefazione Considerare il patrimonio edilizio dei centri storici o delle aree rurali una risorsa economica (asset) non è idea originale nell’ambito delle politiche di sviluppo locale, pubbliche o private che siano. Da anni ormai si assiste in Italia, nelle regioni, nei comprensori locali e nelle aree protette, a tentativi di rivalutazione e recupero delle risorse materiali disponibili, in quanto non utilizzate, dei piccoli borghi storici. Attraverso progetti integrati, progetti pilota, società miste, la strada è quella di coinvolgere residenti, proprietari di immobili e piccoli imprenditori per invertire la tendenza ad abbandonare gli impervi centri dei piccoli paesi ed insediarsi in centri commerciali, centri residenziali posti a valle, in simbiosi con le strade di comunicazione principali e le nuovissime aree parcheggio, ampie e sempre disponibili. In questo scenario, il turismo diventa “l’ultima spiaggia” economica che dovrebbe risolvere le problematiche principali delle comunità: spopolamento, degrado urbanistico, trend economici negativi; “…sul turismo si fonda l’ambizione di crescita del Meridione d’Italia, al turismo si ricorre per dare un possibile senso ai territori marginali che non presentano altra risorsa su cui basare ipotesi credibili di sviluppo. Si basano sul turismo programmi a largo raggio come il progetto Ape (Appennino Parco d’Europa) i programmi di rilancio socioeconomico dei parchi, le varie ipotesi di riorganizzazione dei sistemi regionali della portualità minore, i programmi di valorizzazione delle aree archeologiche, dei centri storici minori, dei tratturi, delle testimonianze monumentali e/o enogastronomiche…Di fatto, il turismo è spesso considerato come una sorta di panacea per tutti i problemi di ritardo dello sviluppo per i territori 1 meno competiti…” Il territorio di analisi, il Vallo di Diano, non si discosta da tale tendenza come pure le zone ad esso limitrofe, in particolare quelle del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. In esso, per esempio, insistono almeno quattro progetti di sviluppo locale, (Progetto Integrato Certosa di Padula, Progetto Integrato del Parco, Progetto Integrato filiera termale, Progetto Integrato Rurale) con destinazione prevalentemente turistica. Questi progetti hanno goduto di una serie di interventi pubblici finalizzati alla riqualificazione dei beni culturali ed ambientali e hanno avviato 1 Cfr. R. Mascarucci “Architettura, Urbanistica e Tursimo: lo sviluppo locale” in Rapporto sul turismo italiano. XV edizione con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury Srl: Firenze, 2006, pp. 433-445 6 Prefazione politiche di sostegno ai privati per la realizzazione di attività ricettive, queste ultime non necessariamente ed obbligatoriamente indirizzate alla riqualificazione del patrimonio edilizio dei centri storici. Accanto a queste iniziative di sistema, si muovono altre iniziative di marketing territoriale, per lo più pubblico-private, anch’esse complesse e di respiro comprensoriale, che più specificatamente, basandosi sul turismo, mirano al recupero del patrimonio edilizio non utilizzato. Nel nostro percorso ci occuperemo essenzialmente di queste ultime iniziative che spesso non sempre si collegano agli interventi più ampi di sviluppo locale, ma che in maniera contingente si inseriscono in una destinazione d’uso di tipo turistico scelta per il territorio. Così nel Vallo di Diano nascono o si inseriscono progetti come Borghi Autentici d’Italia, Prusst “Ospitalità da Favola”, Compagnia dei Parchi, Borgo Serrone e si sviluppano nuovi interventi che aggiungono alla vocazione turistica il recupero di attività produttive altrimenti in via di estinzione come l’artigianato o il commercio. E’ il caso del Work Village Ergameron e del Centro commerciale naturale che tuttavia forniscono nuovi elementi competitivi e di certo più originali rispetto ai progetti di ricettività, basati esclusivamente sulle capacità attrattive dei piccoli borghi. Nel Vallo di Diano, il proliferare di queste iniziative nasce dall’esigenza di dare soluzione ad una serie di problematiche, confermate dai dati della pubblicazione “Evoluzione edilizia e recupero di un patrimonio di 2 risorse” , "Nel 2001 nel Vallo di Diano vi erano 7.336 case non occupate pari al 28% in più di quelle del periodo precedente (1991). La loro percentuale è aumentata notevolmente in quasi tutti i comuni. In alcuni di essi supera il 100% del periodo precedente, come nel caso di Monte San Giacomo (116,8%), San Rufo (183,3%) e Sant’Arsenio (195,2%)… Si evidenzia un’elevata percentuale (pari al 58,7%) di case non utilizzate (4308 abitazioni) senza motivi specifici, perché situate nei centri storici che spesso hanno subito fenomeni di abbandono per trasferimenti a valle dei centri urbani meglio collegati con le principali vie di comunicazione. Un ulteriore motivo di non occupazione con un incidenza del 27,2% è quello denominato “vacanza”(1.992 abitazioni), intendendo per quest’ultimo l’utilizzazione di alcune abitazioni da parte di emigrati in 3 determinati periodi dell’anno” Altro dato che spiega l’abbandono delle abitazioni nei centri storici è la notevole disponibilità a costruire ex novo 2 “Evoluzione edilizia e recupero di un patrimonio di risorse” a cura di Maurizio Cocilova, Comunità Montana Vallo di Diano, settembre 2007 3 “Evoluzione edilizia e recupero di un patrimonio di risorse” a cura di Maurizio Cocilova, Comunità Montana Vallo di Diano, settembre 2007 Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 7 nelle aree poste a valle. La stessa pubblicazione rileva come, nel caso studio del Comune di Padula, questa tendenza sia evidente, come pure il dato secondo cui la superficie utilizzabile a fini edilizi sia stata sfruttata nettamente, (sia da punto di vista produttivo che residenziale) nonostante la disponibilità di migliaia di metri quadri inutilizzati nei centri storici. “Dall’esame dei dati relativi ai fabbricati non occupati, censiti dall’ISTAT nel 2001 (circa 7336 di cui 813 solo nel Comune di Padula) è possibile rilevare un ulteriore dato, non meno importante, per capire ancora di più l’abbandono sempre maggiore delle abitazioni dei centri storici a favore di aree rurali in cui, dal 2001 al 2006, risultano realizzati 77 nuovi edifici per abitazioni. Tutto ciò ha comportato un incremento corrispondente ad un + 10,0% di abitazioni dei centri storici, abbandonate all’anno 2006… Il Comune di Padula, nell’arco degli anni che vanno dal 2000 al 2006, ha contribuito ad un maggiore consumo del territorio per circa 51.000,00 4 MQ di nuovi fabbricati in più” . Difficile dunque innescare una dinamica contraria a quella constatata, se non attraverso forme economicamente virtuose ed appetibili. A tale scopo nascono i progetti a destinazione turistica suddetti e in alcune realtà, questa destinazione appare anche quella più logica. Consideriamo per esempio il comune di Casalbuono.“Dai dati Istat, emerge che il comune di Casalbuono risulta quello che ha un minore numero di case non occupate perché tenute a disposizione per “vacanza”. Questo dato assume ancor più significato se si considera che Casalbuono è un comune tendenzialmente in fase di spopolamento e con un centro storico ben mantenuto e che, quindi, potrebbe costituire una risorsa notevole in un percorso di 5 rivalutazione di borghi antichi.” Essendo le case “per vacanza” quelle migliori da recuperare e “mettere a sistema” in un progetto di ospitalità/ricettività, la scelta dell’amministrazione comunale di Casalbuono è stata di certo logica e coerente nel momento in cui ha aderito, come vedremo, al progetto “Borghi Autentici d’Italia”, finalizzato alla creazione di borghi ospitali per turisti in tutta Italia. Come evidenzieremo nel corso dell’analisi, però, anche laddove ci siano le condizioni ottimali per agire, le lungaggini pubblico-amministrative e la stessa incapacità di investire attraverso nuove forme che non siano esclusivamente basate sul finanziamento pubblico, allentano le prospettive e indeboliscono le ambizioni 4 Ibidem 5 Ibidem 8 Prefazione imprenditoriali e dunque economiche di un’intera comunità, con una conseguente difficoltà di avviare nuovi progetti di recupero. Accanto alla lungaggine politico-amministrativa, inoltre, appare sempre più importante ideare e realizzare progetti che siano inseriti immediatamente sul mercato, attraverso elementi più competitivi dei semplici borghi ospitali. Progetti cioè che fungono da attrattori e che contemporaneamente offrono nuove possibilità alle attività produttive già presenti in loco. E’ il caso come vedremo dei progetti denominati “Work Village e Centro Commerciale naturale”. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 9 Introduzione La prima parte della pubblicazione è dedicata alla definizione ed osservazione dei progetti di ospitalità turistica diffusa, avviati nel Vallo di Diano. Sono presentati ed esaminati i quattro interventi già avviati e in corso di realizzazione, che puntando sul turismo in aree rurali o protette, hanno innescato processi di recupero del patrimonio edilizio dei centri storici. La seconda parte invece propone nuovi modelli di utilizzazione del patrimonio edilizio, ideate nel Vallo di Diano, che oltre all’ospitalità considerano nuove attività economiche. E’ il caso dell’idea progetto del Work Village, a metà tra turismo e artigianato, ampiamente discussa in quanto idea da riprendere e rilanciare nell’ambito della programmazione di sviluppo locale futura per il Vallo di Diano. La seconda parte esamina inoltre l’iniziativa denominata “Centro Commerciale Naturale”, con particolare riferimento alla metodologia, anch’essa innovativa ed originale, utilizzata per rendere commerciabile e dunque riutilizzabile da un punto di vista economico, l’insieme del patrimonio edilizio in disuso nei centri storici. La metodologia utilizzata nel corso del lavoro ha permesso di effettuare in primo luogo un’indagine “desk”, attraverso il reperimento degli studi prodotti dai singoli progetti esaminati. In un secondo momento, si è proceduto ad effettuare una serie di interviste e sopralluoghi, laddove possibile, presso le strutture di coordinamento dei progetti, acquisendo le ultime novità e le previsioni evolutive delle azioni messe in atto. Lo spopolamento dei centri storici nei piccoli comuni, il conseguente depauperamento delle attività produttive nei borghi, l’abbandono degli immobili e il disfacimento di un grosso patrimonio edilizio non più utilizzato sono alla base del lavoro che punta l’attenzione sul comprensorio del Vallo di Diano, con i 15 comuni afferenti alla Comunità Montana, e su alcuni territori limitrofi compresi nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Lo studio analizza le idee di marketing territoriale e i progetti avviati o solo pianificati, finalizzati al recupero di tale patrimonio edilizio in chiave economica. Si analizzano le idee portanti, i procedimenti amministrativi e gestionali di quei progetti che con logica di rete, affrontano il tema dell’ospitalità turistica. Si tratta in prevalenza di progetti che pianificano il recupero di una serie di immobili, collegati tra loro sul piano della ricettività, che superano il singolo intervento, (per esempio la realizzazione di un Bed and Breakfast o di una country house) e puntano 10 Introduzione alla diffusione dell’ospitalità sul territorio. Nello studio perciò non andremo ad analizzare i singoli interventi, pur presenti, ma ci concentreremo sulla quantità del patrimonio edilizio interessato nei centri storici e nelle aree rurali e sulle previsioni di sviluppo dei progetti di marketing territoriale, nei quali la chiave decisiva per rendere economicamente utilizzabile il patrimonio edilizio diventa la riqualificazione degli immobili ai fini dell’offerta ricettiva, del tipo “ospitalità diffusa” (nelle sue differenti tipologie), valorizzata e favorita dalla Pubblica Amministrazione o da soggetti privati. Non mancano tuttavia esempi e progettualità legati ad altri settori come il commercio e i servizi nel caso del Centro commerciale naturale, o l’artigianato, nel progetto del Work Village. Per la gran parte dei casi studiati, si tratta di programmi già avviati da alcuni anni ma non ancora definiti o operativi. Il Work Village è invece ancora un’idea, del tutto innovativa, che non ha avviato nessun percorso politico-amministrativo e che si propone come progetto pilota di sviluppo locale nella valorizzazione del patrimonio edilizio e della produzione artigianale. Prima Parte Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village I 13 Ospitalità diffusa: tipologie e differenze L’ospitalità diffusa è una recente forma di ricettività che coglie i nuovi gusti del turista, tendenti a rompere con i ritmi e gli impegni cittadini e tornare alle origini, rigenerarsi, recuperare il rapporto umano e stili di vita semplici, autentici, in un contesto rilassante, e non affollato di persone ed eccessivi stimoli o rumori. Si preferiscono pertanto strutture ricettive non massificate, a conduzione familiare che garantiscono autonomia e contatto diretto con il luogo, nel rispetto del paesaggio e dello stile architettonico del borgo dove si alloggia, rifacendosi a criteri costruttivi tradizionali e principi di sostenibilità ambientale. Si tratta di strutture singole, diffuse sul territorio, "integrate" con il resto del sistema imprenditoriale locale. In sostanza, i nuovi gusti del turista guardano con occhio diverso al patrimonio dell’architettura storica, costituito da castelli, torri, cinte murarie, edifici religiosi, complessi monastici, casolari, viabilità storica, paesaggio rurale, ambientale e culturale. Ricostruire la storia, difendere l’ambiente, valorizzare le differenze, recuperare la dimensione del viaggio, avvicinarsi alle peculiarità del territorio, alle emergenze culturali sono i principi sostenibili di tale turismo. L’ospitalità diffusa si configura in un ambito di turismi diversi, da quello rurale a quello ambientale, dal turismo natura a quello enogastronomico e culturale. In tutte le tipologie elencate si evidenziano nuovi bisogni, il contatto con la natura incontaminata, la salubrità della vacanza, la rottura con i ritmi di vita stressanti e standardizzati, la riappropriazione di comportamenti e consuetudini antiche, una dimensione del viaggio il più possibile autentica rispetto al contesto culturale del luogo dove si è diretti. Si ricerca l’integrità e l’irripetibilità del sistema locale. “Con gli occhi di un turista stanco della metropoli, i paeselli italiani del Mezzogiorno che si spopolano, invecchiano e vengono abbandonati all’incuria e talvolta alla desertificazione, oggi costituiscono un Grande Giacimento di futuro, oltre che un’eredità culturale sintetizzabile in alcuni modelli di sviluppo sostenibile. In altre parole queste realtà di città in stand by incominciano a de-materializzarsi entrando in una sfera culturale, di fenomeni intangibili, di emozioni e fabulazioni talvolta anche più 14 Ospitalità diffusa: tipologie e differenze 6 interessanti delle manifestazioni estive rivolte alla provincia ”. E’ proprio la fabulazione l’elemento su cui le diverse forme di ospitalità diffusa puntano o dovrebbero puntare. Fabulazione intesa “come complesso di attività di natura immateriale, collegate all’immaginario che producono narrazioni, discorsi e immaginazioni più o meno coerenti e veritieri. Si può dire per esempio che non vi sia più alcun piccolo nucleo urbano italiano che non partecipi in qualche modo, o più spesso aspiri, ad una economia finzionale: inventando un evento qualunque o recuperando dalla storia qualche personaggio, un rito, un mito, un santo, a cui ricondursi per una rievocazione storica, per narrare storie intorno a un sagra, un “minifestival”, un concerto; per intrecciare e “pasticciare” la materialità delle proprie risorse con una forma di fabulazione più o meno capace di fiction economy, con la stessa disinvoltura con cui si inventano in cucina 7 nuovi piatti” . Dalla necessità di nuovi stimoli e nuove emozioni, dalla capacità evocativa di un piccolo borgo, con i suoi eventi, i suoi miti, le leggende, le emergenze naturalistiche, il concetto di ospitalità diffusa si dilata e si irradia in forme innovative ed originali di ricettività, in sistemi complessi o a rete, in idee e relativi progetti di marketing territoriale che in alcune occasioni si legano alla natura circostante, alle aree protette, in altre si strutturano all’interno del borgo con poche connessioni all’esterno. Nascono così nuovi concetti e nuove terminologie. “Dalla città-natura ai Paesi albergo, dai Borghi albergo alle Case albergo e agli Alberghi diffusi, ma sono da considerare “ospitalità diffusa” alcune country house, rifugi, locande, affittacamere, bed and breakfast e agriturismi. Nel XII 8 Rapporto sul turismo italiano” si compie un bilancio di tutte le esperienze turistiche di ospitalità diffusa: paesi-albergo, borghi-albergo, case-albergo e alberghi diffusi, dimore di charme, country house, Bed & Breakfast, Agriturismo, turismo rurale, culturale e turismo nei Parchi, Urbsturismo, Città-Albergo, Reti di Città. 1.1 Il Concetto di Città-natura “Lo schema di un’area urbana caratterizzata dalla dimensione abitativa della città-natura si compone in genere di un centro urbano e di un anello 6 Cfr. A.Sichenze, I. Macaone, M.Lavecchia, M.Italia Insetti, «Architettura, Urbanistica e turismo: la cittànatura», in Rapporto sul turismo italiano. quindicesima edizione con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury Srl: Firenze, 2006, pp. 439-455 7 Ibidem 8 AA.VV., Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 15 urbano esterno. Il centro urbano, a sua volta, si articola tra un centro storico e dei sobborghi. In tale articolazione il carattere prevalente della città-natura si riconosce ancora in un rapporto diffuso, o “diramato”, di città/campagna, in cui si relazionano varie forme insediative, segnate da un elevato pendolarismo che raggiunge anche comuni esterni all’agglomerato…. la città-natura si esprime nel rapporto tra civiltà e natura, qualificandosi come un complesso, prevalentemente collinare, di beni culturali, per la compresenza di almeno un centro storico, di almeno una risorsa naturale prevalente (bosco, lago, mare, fiume ecc.) e di 9 almeno un sito archeologico” . Il concetto si lega a quello che viene definito urbsturismo “turismo del mondo della città-natura” in cui è necessario consumare anzitutto un’esperienza e si lega a caratteristiche dei centri urbani quali lo spopolamento, il ridimensionamento e la collinarizzazione. Si tratta più che di un sistema di ospitalità, dell’individuazione di un luogo da organizzare e rendere economicamente e soprattutto urbanisticamente vitale. Nel corso degli anni, la città-natura ha sperimentato forme e strategie di vita e di sviluppo economico con particolare attenzione proprio alla ricettività turistica trasformandosi in alcuni casi in città albergo, come Matera, in altri casi si è trasformata in una rete di paesi o di “arcipelaghi della ricettività” sulla scorta di un filo conduttore comune che richiami le emozioni della fabulazione. “Se nella strategia rigenerativa della città-albergo domina l’idea economica di una nuova concentrazione di residenze e ricettività turistica integrate con le altre entità di una sola città-natura, nella strategia dell’arcipelago domina l’idea economica delle filiere in una rete di luoghi, prodotti, attività (servizi), che ri-compone le varie entità di una città-natura prendendole da molteplici nuclei urbani e territori per poi infilarle in un’unica catena 10 territoriale di promozione di scala” . 1.2 Borgo-albergo Il Borgo albergo tende a favorire lo sviluppo ricettivo dei centri urbani ed extra-urbani, mediante la ristrutturazione, riqualificazione e l’adattamento di camere e case da destinare alla ricettività, in un contesto, quello del borgo, dove i turisti attraverso enti pubblici, consorzi di imprese, 9 Cfr. A. Sichenze, M. Lavecchia, I. Macaione, «Il turismo delle città-natura», in Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 607-622. 10 Cfr. A.Sichenze, I. Macaone, M.Lavecchia, M.Italia Insetti, «Architettura, Urbanistica e turismo: la cittànatura», in Rapporto sul turismo italiano. quindicesima edizione con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury Srl: Firenze, 2006, pp. 439-455 16 Ospitalità diffusa: tipologie e differenze associazioni culturali possono usufruire delle strutture e di una serie di servizi o tipicità del luogo, da quelle artigianali a quelle enogastronomiche. Le prime esperienze nascono nel 1995 in Basilicata, come forme di ricettività inserite nei centri storici, strutture varie collegate tra loro che vanno a costituire un villaggio ospitale, seppure non necessariamente basato su strutture collegate tra loro e con gestione unitaria. La caratteristica è soprattutto quella di trasformare un borgo in luogo di ospitalità che in maniera comunitaria cerca di rendere fruibile quelle che sono le risorse tradizionali dai prodotti alimentari agli eventi, dai balli alle tradizioni più antiche. Si tratta di forme di ospitalità diffusa che in un determinato perimetro diffuso si trasformano in villaggi turistici, caratterizzati da diverse forme di ricettività, dal bed and breakfast agli affittacamere alle seconde case. Il Borgo albergo può avere un booking centralizzato ma, come vedremo, a differenza degli alberghi diffusi, le caratteristiche di gestione e degli stessi servizi offerti sono diversi. Il Borgo albergo tende ad essere considerato un metodo di gestione di un intero centro storico e dunque sperimenta molto di più gli aspetti del marketing territoriale, considerando la stessa realizzazione di un Borgo albergo, un elemento di attrazione e suggestione per il turista. Una differenza netta con l’Albergo diffuso che come vedremo è da considerarsi come una nuova tipologia di struttura ricettiva, un diverso tipo di albergo. “Intorno al 1999 la formula del “paese albergo” si diffonde, comparendo in piani e progetti, sostenuti per lo più dalla Unione Europea, di varie province e aree territoriali della provincia di Macerata, della Locride in Calabria, del Vulture-Alto Bradano e del Parco di Gallipoli, Cognato in Basilicata, della Val di Vara in Liguria, nelle province di Trapani e Palermo, nei monti del Trasimeno, sul Monte Amiata (versante grossetano) nell’Alta Via dei monti liguri. Complessivamente circa 200 comuni partecipano alle diverse modalità organizzative di messa a sistema, da punti di vista promozionali e/o gestionali e/o amministrativi. Nel 2000 mentre alcune iniziative promosse nel decennio precedente dagli enti locali sembrano arenarsi o ridursi solo ad alcuni centri effettivamente capaci di sostenibilità turistica, l’asse dell’iniziativa si sposta decisamente dalle amministrazioni pubbliche e dalle cooperative ai consorzi d’imprese, mentre nuovi singoli centri urbani di diverse dimensioni si propongono con un ruolo guida e di 11 riferimento” . Tra le altre esperienze di Borgo albergo ricordiamo quelle 11 Cfr. A. Sichenze, M. Lavecchia, I. Macaione, «Il turismo delle città-natura», in Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 607-622. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 17 intraprese dai comuni di Casalincontrada, Roccamontepiano, Bucchianico e Serramonacesca in provincia di Chieti, le Case albergo della Provincia di Ragusa ed in particolare di Scicli, e l’esperienza della Comunità Montana di Urbania nelle Marche. In Basilicata si trova l’esperimento ancora iniziale di Paese albergo nelle “Dolomiti Lucane”. Altre esperienze si trovano in Calabria come quella di Riace, con la gestione di case vuote o abbandonate nella logica del Borgo albergo, e in Campania con l’ospitalità diffusa di Giffoni Sei Casali, e il suo piccolo borgo “Sieti paese-albergo”. 1.3 Albergo Diffuso La definizione che si utilizza per gli alberghi diffusi, come rilevato da uno dei maggiori esperti in materia, Gianfranco Dall’Ara, prevede “una struttura ricettiva dislocata in più stabili vicini tra loro, con gestione unitaria in grado di offrire servizi alberghieri a tutti gli ospiti, e fa riferimento esplicito alla definizione di albergo contenuta nella ex Legge Quadro sul Turismo del 17 maggio 1983, n. 217 (esercizio ricettivo aperto al pubblico, a gestione unitaria, che fornisce alloggio, eventualmente vitto ed altri servizi accessori, in camere ubicate in uno o più stabili o in parti di stabile). I requisiti necessari per caratterizzare un albergo diffuso sono: – la gestione unitaria; – l'offerta dei servizi alberghieri per tutti gli ospiti alloggiati nei diversi edifici che lo compongono (dal servizio ristorante alla piccola colazione in camera); – un ambiente "autentico" fatto di case di pregio, ammobiliate e ristrutturate non "per turisti", ma pensando a residenti, seppure temporanei; – un paese magari piccolo, con poche centinaia di abitanti, ma vivo, vissuto, animato, con tutti i servizi di base funzionanti (dall'edicola alla farmacia, alla chiesa); – la distanza massima tra gli immobili, una distanza che non sia tale da impedire alla gestione di offrire a tutti gli ospiti non solo i servizi alberghieri, ma anche l'esperienza stessa della formula ospitale. – la necessità di una gestione professionale non standard, non simile a quella per intenderci che caratterizza gran parte degli alberghi che fanno parte di catene alberghiere, né tanto meno simile a quella rigida dei grandi alberghi in perfetto stile "Ritz", ma coerente con la proposta di autenticità dell'esperienza; 18 Ospitalità diffusa: tipologie e differenze – la necessità di uno stile riconoscibile, di una identità leggibile in tutte le componenti della struttura ricettiva, che non si deve configurare come una semplice sommatoria di case ristrutturate e 12 messe in rete ”. L’albergo diffuso si costituisce di un punto centrale di accoglienza, dove vengono fornite le informazioni sul soggiorno nell’albergo, i servizi, e la storia del territorio, e della comunità che ospita. La reception inoltre fornisce tutti i servizi tradizionali di ospitalità previsti in una struttura extra alberghiera, dal ristorante, ad una sala relax ad una sala TV etc. Le camere, gli appartamenti si trovano invece in edifici diversi, localizzate nel borgo ma non molto distanti dal punto di accoglienza. A differenza degli alberghi tradizionali, l’albergo diffuso proprio in quanto tale si caratterizza come una struttura orizzontale e non verticale. Tale tipologia di attività diffusa non va confusa con una sommatoria di case, collegate tra loro da utilizzare semplicemente come strutture ricettive, in quanto si tratta di strutture alberghiere, in linea con la normativa vigente, in cui i servizi alberghieri vengono garantiti agli ospiti anche se alloggiano in camere sparse in un centro abitato, ma vicine tra loro. Sta qui la differenza con i Borghi alberghi, soprattutto nella distanza degli immobili ricettivi e nei servizi offerti ai turisti, oltre che una garantita vitalità del centro storico nel borgo, che deve avere una serie di servizi basilari per gli ospiti. “Di Albergo diffuso si incomincia a parlare dai primi anni '80 in Friuli, nel processo di ricostruzione del dopo terremoto, ma è dalla metà degli anni ’90 che si registra un incremento nelle progettazioni di albergo diffuso in termini si interventi pubblici e privati. Un primo esempio è quello di San Leo, nel Montefeltro, viene ripresa in Sardegna, all’interno del Piano di Sviluppo del Marghine Planargia (1995), ed in particolare nella cittadina di Bosa. In alcune realtà il concetto di albergo diffuso viene interpretato semplicemente come messa a sistema di appartamenti o di affittacamere (Smerillo nelle Marche, Santo Stefano in Sessanio in Abruzzo, Martone e Riace nella Locride), mentre caratteristiche più tipicamente alberghiere si riscontrano nei progetti e negli alberghi diffusi friulani (Carnia e Valli Pordenonesi), e nel recente programma di incentivi per la realizzazione di un Albergo Diffuso, dell'Unione Camere 12 Cfr. G. Dall’Ara, P. Marongiu, «Report sul fenomeno dell’albergo diffuso in Italia», in Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 351-363. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 19 13 di Commercio del Molise” . Altre esperienze si registrano a Santulussurgiu, in Sardegna. “La regione con il maggior numero di alberghi diffusi è il Molise, grazie al lavoro svolto dagli operatori del “Patto Territoriale del Matese”, seguita dalle regioni Puglia e Sardegna supportate dal lavoro dei Gruppi d’Azione 14 Locale ed infine la Calabria grazie al contributo di alcune Associazioni” . L’Albergo diffuso è attualmente una delle tipologie di ospitalità diffusa più osservata grazie alla nascita della Associazione nazionale degli Alberghi diffusi (Adi), che ha censito in totale 52 strutture ed una disponibilità di circa duemila camere, con una ventina di progetti in stato avanzato per nuovi alberghi diffusi. Sempre secondo l’Associazione sono attualmente 4 e Regioni che riconoscono e classificano l’albergo diffuso come modello distinto di ospitalità (Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria). Quadro sinottico della normativa inerente l’albergo diffuso Regione Sardegna Marche Friuli Venezia Giulia Umbria Provvedimento legislativo Legge Regionale 12 agosto 1998, n. 27 Legge regionale n 9 dell'11 luglio 2006 Legge Regionale 16.1.2002 n. 2 "Disciplina organica del turismo" Legge regionale del 27 dicembre 2006 n. 18 Contenuti Nella Legislazione della Sardegna, la prima regione ad aver previstol'AD nella sua normativa, la definizione e classificazione di Albergo Diffuso è contenuta nell'articolo 25 della Legge Regionale che disciplina le strutture ricettive extra alberghiere. Questa definisce l'AD all'interno della Legge, all'Art.10 "Strutture ricettive alberghiere". La regione interviene nella materia con gli articoli 65 e 66. La legge nell'articolo 23 la definizione di albergo diffuso. Fonte: ns. elaborazione su dati forniti dall’Associazione Albergo Diffuso Altre 5 Regioni mentre stanno predisponendo una normativa apposita, (Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Abruzzo e Molise), e in Sicilia e in Trentino sono stati presentati disegni di legge. 13 Cfr. G. Dall’Ara, P. Marongiu, «Report sul fenomeno dell’albergo diffuso in Italia», in Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 351-363. 14 Leva Cinzia, “Quando la storia incontra il turismo: l' "albergo diffuso" a Santo Stefano di Sessanio (AQ) e a Specchia (LE)" Tesi di laurea - Anno accademico 2004-2005 20 Ospitalità diffusa: tipologie e differenze L’Adi segue da vicino le nuove normative regionali per evitare che la definizione di "Albergo diffuso" finisca per indicare forme generiche di ospitalità diffusa, non di tipo alberghiero. All’Adi aderiscono attualmente oltre il 60% (19 alberghi diffusi) di alberghi diffusi attivi in Italia. L’associazione riporta che in Germania, Israele e Croazia diverse testate hanno dedicato spazio e reportage agli alberghi diffusi, e diversi operatori esteri hanno interpellato l’associazione per “importare” il modello. L’Adi raccomanda di non tradurre il termine “albergo diffuso” per rimarcare il carattere made in Italy di questa formula ospitale. In termini di risultati sempre secondo l’associazione che ha un sito operativo sul web, (www.albergodiffuso.com), ha stimato che oltre il 90% degli alberghi diffusi in Italia ha un'apertura annuale e clienti tutto l’anno 1.4 La rete diffusa L’esperimento del Borgo-albergo o dell’Albergo diffuso, o ancora più semplicemente delle diverse forme di ospitalità diffusa si legano spesso a sistemi di rete che coinvolgono borghi interi o strutture ricettive diffuse sul territorio, interconnesse tra loro dall’individuazione di un’area specifica o dalla gestione unica di un soggetto economico, per lo più consorzi di imprese, oppure, quando si tratta di una rete a più ampio respiro, da tematismi di carattere tradizionale (valorizzazione di un prodotto enogastronomico e/o artigianale). Esistono anche esperimenti di rete di ospitalità diffusa che si organizzano periodicamente o stagionalmente sulla base di eventi o festival che diventano la principale forma di attrazione per il territorio. La rete diffusa trova la sua forza e la sua caratterizzazione nell’alleanza di tipicità, di sistemi ecoturistici, di offerte tematiche che permettono da un lato di creare un brand unico, dall’altro di strutturare itinerari turistici e pacchetti unici, in grado di valorizzare territori che altrimenti avrebbero poca competitività sul mercato. Ma la rete permette inoltre di ottenere un sistema di gestione e di organizzazione dell’offerta turistica e della sua promo commercializzazione che, grazie all’alleanza, garantisce standard di qualità, scambio di know how, coerenza dell’offerta e dell’immagine, possibilità di prolungamento dei pacchetti. In termini economici, l’alleanza rende possibile lo start up e la successiva gestione delle iniziative promosse da piccoli borghi o da singole strutture ricettive inserite in contesti ecosostenibili di eccellenza che altrimenti non potrebbero sostenere i costi e la competizione di mercato in un corretto circuito turistico. Il concetto e le caratteristiche delle reti diffuse dunque variano a seconda dell’elemento di connessione tra gli elementi della rete Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 21 stessa. Si va da un legame basato sulla gestione di piccoli borghi con immobili e servizi strutturati secondo uno stile lineare, ad una gestione unica di tante strutture, non necessariamente inserite in centri storici ben codificati, ma sparse in aree protette o in zone economicamente organizzate sulla base di filiere. La connessione ancora può essere rappresentata da un tematismo, per il quale l’unicità, per esempio, diventa il prodotto. Uno dei primi tentativi di creare una rete di ospitalità diffusa in Italia è stata avviata dal WWF, nel Parco nazionale dell'Aspromonte, nell'ambito del progetto Cadispa (Conservazione e sviluppo in aree scarsamente popolate) avviato contemporaneamente in cinque regioni europee: Grecia, Italia, Portogallo, Scozia e Spagna. “A Forgaria nel Friuli (Ud), nell’albergo diffuso di Monte Prât, l’idea dell’arcipelago si riduce a minime entità in case sparse in un altopiano verdeggiante, assumendo come riferimento di incontro un unico ristorante baricentrico rispetto all’area. Molto promettente è l’inserimento pilota della Val di Vara nel Parco delle Cinque Terre in Liguria, con l’esperienza dell’hotelpaese nei comuni di Corvara, Lerici, Sarzana e La Spezia (Golfo dei Poeti). Di tutt’altro genere sono gli esempi in Campania. In particolare la trasformazione dell’ospitalità diffusa di Giffoni Sei Casali, guidata da Sieti paese-albergo al Festival Cinematografico, nel Parco dei Monti Picentini, dove si cerca di completare l’idea della città-albergo con servizi tipici della centralità urbana per l’ampliamento delle funzioni cinematografiche. Sempre nei Monti Picentini si sta realizzando un programma di ospitalità diffusa per il recupero di borghi storici, incentivando attività escursionistiche, naturalistiche, musicali, storicoartistiche, sportive, folkloristiche e religiose. Nel Molise, invece, attraverso il Patto tra sedici Comuni del Matese (intorno a Campobasso), è stata organizzata una ricettività diffusa a diversi livelli di qualità che tuttavia richiede ancora una maggiore organizzazione centrale e un’integrazione di programmi turistici adeguati in grado di rivalutare la “civiltà dell’acqua” come idea strategica di città-natura posta a fondamento di un’ipotesi di rivitalizzazione dei centri storici e dei valori 15 di civiltà esprimibili.” Altro esempio è rappresentato dal progetto Res Tipica con cui l’ANCI sta associando alcuni borghi italiani, sulla base di prodotti tipici creando così la rete dei borghi del pane, del tartufo, del vino, della ceramica etc. Come vedremo nel corso del lavoro, sistemi di gestione a rete di ospitalità diffusa possono essere considerati anche 15 Cfr. A.Sichenze, I. Macaone, M.Lavecchia, M.Italia Insetti, «Architettura, Urbanistica e turismo: la cittànatura», in Rapporto sul turismo italiano. quindicesima edizione con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury Srl: Firenze, 2006, pp. 439-455 22 Ospitalità diffusa: tipologie e differenze alcune progettualità che ricadono nel nostro territorio di riferimento, il Vallo di Diano in particolare, e nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano come area più ampia e protetta. Si ricordano pertanto esperienze nazionali come Borghi Autentici d’Italia o quelle più specifiche del Prusst “Ospitalità da favola”, senza dimenticare l’esperienza di Compagnia dei Parchi che in qualità di tour operator e tour organizer di Legambiente e Federparchi sta producendo una serie di tentativi per creare una rete di ospitalità diffusa, nelle sue variegate forme, all’interno dei Parchi nazionali e regionali. 1.4.1 Ospitalità diffusa e aree protette L’esperienza di Compagnia dei Parchi nasce da una constatazione di un fenomeno che negli ultimi anni si è via via affermato e che consiste in una strutturazione e successiva promozione dell’offerta turistica delle aree protette, la cui tipologia standard in termini di ricettività è proprio quella dell’ospitalità diffusa a rete. Una caratterizzazione che ha le sue origini, nella presenza all’interno delle aree protette di tantissimi borghi e paesi al di sotto dei 5.000 abitanti e di aree rurali ancora vitali, che permettono uno sviluppo di tale ricettività, rappresentata da casolari abbandonati, seconde case, strutture extra alberghiere. Uno studio sul turismo nei Parchi, risalente al 2003, registra una notevole influenza delle case vuote, in particolare delle seconde case e delle strutture extra alberghiere nella ricettività. “Secondo le analisi, le presenze negli alberghi e negli esercizi complementari (turismo ufficiale) nelle aree protette ammontano a 35,6 milioni all’anno, un valore confermato anche da recenti stime. Di queste il 18% è riferito a presenze straniere, il restante 82% a presenze italiane. Tuttavia il fenomeno del turismo nelle aree protette utilizza anche altre forme ricettive, come le seconde case. Il flusso turistico derivante dalla presenza nelle seconde case è quantificabile in 45,1 milioni di presenze. Complessivamente si tratta di 81 milioni di presenze nel sistema delle aree protette, un dato che può raddoppiare se consideriamo tutto il territorio dei comuni al di sotto di 50mila abitanti coinvolti dalle 16 perimetrazioni dei parchi nazionali, regionali e delle aree protette” . Lo stesso studio ipotizza che nelle aree protette si possono mettere in atto “politiche di riutilizzazione del grande patrimonio esistente e non sfruttato delle abitazioni non utilizzate dai proprietari ma disponibili per la vendita o la locazione; è verso questa strada che si potrebbe intraprendere un 16 Cfr. S. Polci, R. Gambassi, «Il turismo nei parchi», in Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze, 2003, pp. 507-543. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 23 percorso di valorizzazione delle risorse locali, attraverso l’incremento dei posti letto turistici senza tuttavia creare nuovi impatti edilizi, ma semplicemente riutilizzando e rifunzionalizzando le strutture esistenti, creando quindi in questo senso un grande “albergo ecologico”, diffuso sul 17 territorio e quindi ancora più efficace nel coniugare turismo e natura . In regione Campania, un ulteriore studio sulle aree protette regionali conferma il trend già evidenziato “…nei Comuni compresi nei parchi nazionali e regionali la percentuale di abitazioni utilizzate a fini di vacanza varia in media dal 14% al 35% con valori medi inferiori alla media regionale ma con punte molto significative sulle modalità di utilizzo dei parchi…le seconde case per vacanza presentano una certa uniformità di attivazione sulla domanda turistica in quanto a fronte di una media regionale di 73 presenze per posto letto, il range di utilizzo va dalle 66 presenze dei parchi regionali alle 75 delle riserve naturali… cresce il mercato delle seconde case per vacanza, in particolare nelle aree che comprendono riserve naturali e aree protette marine, con un aumento del 22,1% contro un aumento del 2% nei Comuni delle arre parco regionali e un aumento medio regionale del 16,6%, segno che sono in atto dinamiche profondamente diverse tra i territori e che la valorizzazione turistica dei Comuni con riserve e aree protette passa quasi esclusivamente per l’incremento delle seconde case per vacanza… la presenza turistica nelle seconde case per vacanza esprime una dinamica molto vivace con un incremento del 31,5% nei comuni con presenza di riserve naturali, contro 18 l’1,5% dei comuni compresi nei parchi regionali…” Le analisi numeriche in area parco fanno spesso riferimento a unità abitative singole, non necessariamente inserite in progetti di marketing territoriale per il recupero del patrimonio edilizio in chiave turistica, ma i progetti di ospitalità diffusa a più larga scala nel corso degli anni si sono effettivamente moltiplicati all’interno dei territori protetti, promossi da istituzioni locali, provinciali o regionali, o anche dagli stessi Enti Parco. Tali progetti hanno valorizzato la propria azione puntando come elemento di suggestione, sul legame alle aree protette, zone di pregio ambientale, contenitori di peculiarità tipico-tradizionali, paradisi naturali dalle miriadi potenzialità emozionali. Così programmi di marketing territoriale per lo sviluppo dell’ospitalità diffusa si trovano nel Parco Nazionale dell'Aspromonte e dell’Area Grecanica, nelle aree protette della Calabria, 17 Ibidem 18 S. Polci, R. Gambassi, F. della Puppa, “ Secondo rapporto - Analisi dei parchi regionali e delle riserve in Campania” Osservatorio sul turismo nei parchi e nelle aree naturali protette in Campania – Serico srl – indagine realizzata per Compagnia dei Parchi S.c.a.r.l. 2007 24 Ospitalità diffusa: tipologie e differenze nel Parco Nazionale della Majella, del Gargano, del Gran Sasso, dell’Abruzzo, nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, nel Parco Regionale del Partenio e nel Parco Nazionale del Vesuvio. Del resto puntare sulle aree protette quale luogo turistico significa qualificare la ricettività nei Parchi secondo standard di qualità che siano coerenti con il sistema ecosostenibile protetto, e di certo le strutture diffuse o i sistemi più complessi di ospitalità diffusa (Borgo albergo o Albergo diffuso), se rispettati nella loro tipologia, garantiscono tale coerenza ecosostenibile. Inoltre, utilizzare il brand dell’area protetta significa poter avere a disposizione un’identità con cui strutturare il sistema a rete dell’ospitalità diffusa. Le strutture ricettive cioè si connettono in quanto parte di un territorio “unicum” e in tale connessione acquisiscono valore e alleanza necessari alla gestione e alla fabulazione dell’offerta. Un obiettivo che va tuttavia testato e provato nel corso delle sperimentazioni che i Parchi si stanno cimentando a fare. Non è infatti ancora provato che il marchio legato alle aree protette funzioni. I Parchi nazionali o regionali di per sé non sono prodotti e dunque difficilmente spendibili sul mercato turistico. Non esiste promozione se non c’è commercializzazione del prodotto e per la gran parte delle aree protette non esiste ancora un mercato turistico in senso lato. Quello che funziona in termini di mercato è rappresentato spesso da specifiche località, che si trovano all’interno dei Parchi, ma sono commercializzabili anche se slegate da essi, poiché hanno maturato un prodotto turistico nel corso degli anni, attraverso la realizzazione di un sistema accurato di servizi e di elementi di attrazione unici (naturalistici, culturali, etc). Sono proprio questi luoghi che trainano spesso il turismo nazionale o regionale e trovano una nuova forma di promozione e di alleanza nei club di prodotto, piuttosto che nell’appartenenza ad una regione o ad un’area protetta. 1.5 “Ospitalità diffusa” in Campania In regione Campania, dal punto di vista legislativo, non si fa riferimento all’ospitalità diffusa nelle sue differenti tipologie. Nonostante i continui riferimenti alla ricettività diffusa in diversi progetti di sviluppo locale connessi al turismo, dunque, la normativa della Regione Campania come anche della maggior parte delle regioni italiane, non prevede una classificazione e un riconoscimento ufficiale dell’ospitalità diffusa né tanto meno delle sue tipologie più evidenti, come il Borgo albergo e soprattutto l’Albergo diffuso. Tuttavia la classificazione delle strutture ricettive considera le strutture di tipo diffuso, anche se, a differenza della Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 25 Sardegna che nella legge regionale sulla classificazione delle strutture menziona l’Albergo diffuso, o la regione Calabria che intervenie sul Paese albergo, tali precisazioni in Campania non si trovano. Ma facciamo un excursus nella legislazione regionale campana. La Legge Regionale n. 41 del 28-08-1984 è indirizzata agli interventi per favorire l'agriturismo, intendendo sostenere l'edilizia rurale tipica e caratteristica, con sua utilizzazione a fini turistici, favorire le aree e gli spazi rurali prossimi ai siti di interesse archeologico, al fine di consentirne un maggiore e più agevole godimento da parte della comunità, intervenire da un punto di vista economico, per il recupero, riadattamento, riqualificazione funzionale ed ampliamento, per un massimo di 12 posti letto, di edifici ed alloggi da destinare ad utilizzazione agrituristica. La Legge Regionale n. 5 del 10 maggio 2001, disciplina le attività di Bed and Breakfast senza però un chiaro riferimento alla tipologia delle strutture, in termini architettonici ed edilizi. La Legge Regionale n. 17 del 24 novembre 2001 disciplina invece le strutture ricettive extralberghiere e nello specifico esercizi di affittacamere, case e appartamenti per vacanze, case per ferie, ostelli per la gioventù, attività ricettive in residenze rurali, rifugi di montagna, case religiose di ospitalità, una classificazione che viene ripresa dal disegno di legge “Testo Unico delle disposizioni in materia di turismo” in via di approvazione dal Consiglio regionale, che oltre alle strutture extra alberghiere disciplina i Bed and Breakfast, e le strutture ricettive alberghiere in linea con la legge nazionale n. 217 del 17 maggio 1983. Proprio il Testo Unico seppure faccia passi in avanti in materia, istituendo nuovi organismi come i Club di prodotto, e recependo altre esperienze regionali, evidenzia ancora una scarsa fiducia nelle nuove forme di ricettività, connesse al patrimonio edilizio di pregio o alle aree rurali. L’assenza di una legislazione specifica condiziona perciò i risultati tangibili sul territorio. In Campania si trovano cenni sull’ospitalità o ricettività diffusa nell’ambito della programmazione strategica dei Progetti Integrati Territoriali (Pit) legati agli itinerari, alle aree turistiche o ai grandi attrattori culturali, come pure nelle programmazioni attivate da soggetti esterni e proposte in occasioni di bandi regionali, connessi alla valorizzazione dei beni culturali o dei centri storici. Ma dal punto di vista sostanziale, possiamo affermare che in Campania non esistono esperienze di Albergo diffuso e l’intenzione di avviare una simile esperienza di marketing territoriale è stata manifestata nel solo Comune di Auletta, limitrofo al Vallo di Diano, attraverso il progetto “Parco a ruderi”. Esso tende a recuperare parte del centro storico di 26 Ospitalità diffusa: tipologie e differenze Auletta, andato quasi completamente distrutto dal sisma del 1980 e prevede, fra l'altro, il recupero conservativo di un'area dalla superficie complessiva di mezzo ettaro, al cui interno 3.600 mq saranno destinati ad uso turistico-abitativo. Di essi 600 metri quadri potrebbero essere utilizzati secondo la formula dell’“albergo diffuso, con 13 suite. Il Parco a Ruderi completa il progetto museale integrato MIdA, itinerario multidisciplinare che coinvolge due comuni, Auletta e Pertosa, fondato su quattro attrattori, due dei quali già ultimati: i Musei multimediali per la divulgazione geologica e botanica di cui il primo trae spunto dal contesto ambientale delle Grotte dell'Angelo, mentre il secondo accoglie le specie presenti nella flora spontanea del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. In provincia di Salerno, infine, un’esperienza di Borgo Albergo si trova a Sieti, borgo antico del Comune di Giffoni Sei Casali, inserito tra l’altro nel progetto Borghi Autentici d’Italia che analizzeremo nel corso del lavoro. Altre esperienze legate all’ospitalità diffusa sono esclusivamente quelle contenute nei progetti di rete diffusa in contesti omogenei dal punto di vista ambientale come nel caso dei Parchi nazionali del Vesuvio e del Cilento e Vallo di Diano o nel Parco regionale dei Picentini. Si tratta per lo più di progetti in itinere e dunque ancora non operativi, dove i risultati sono legati essenzialmente alla riqualificazione e ristrutturazione del patrimonio edilizio. 1.5.1 La ricettività nel Vallo di Diano Nel 2006, da un monitoraggio sul campo realizzato dal progetto “Migrazioni – Studio della domanda e dell’Offerta turistica” realizzato dalla Rti MondoGis-Gismeeting e coordinato dalla Comunità Montana Vallo di Diano, nell’ambito del Progetto Integrato “Certosa di Padula”, risulta che nei 15 Comuni del Vallo di Diano (62.347 residenti), il numero di camere complessive ammonta a 630 di cui 527 alberghiere (88%) per un totale di circa 1.336 posti letto, di cui 1.094 di tipo alberghiero (82%). Per quanto riguarda il settore alberghiero si denota una concentrazione delle strutture lungo la dorsale autostradale della Salerno-Reggio Calabria, con il 60% (860 ) dei posti letto complessivi nei comuni di Atena Lucana, Sala Consilina, Polla e Padula e una qualità di assoluto valore delle strutture, tenuto conto che il 76% di esse rientrano nelle categorie 4 stelle superior, 4 stelle e 3 stelle. Per quanto riguarda le strutture extralberghiere si contano 103 camere e 242 posti letto. Sette i Comuni in cui sono presenti tali tipologie di strutture (Montesano Sulla Marcellana, Padula, Polla, Sala Consilina, Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 27 Sant’Arsenio, San Rufo e Sanza). Più specificatamente, la stessa rilevazione fatta dal progetto “Migrazioni – Studio della domanda e offerta turistica” presso la Camera del Commercio di Salerno conta il seguente numero di strutture extralberghiere attive e registrate (dunque non necessariamente avviate): 23 agriturismo, 10 affittacamere, 3 Bed and Breakfast, 1 residence e 1 Country House. Le strutture sono assenti invece nei comuni di Atena Lucana, Buonabitacolo, Monte San Giacomo, Pertosa, San Pietro al Tanagro, Sassano e Teggiano. Tab 1: La ricettività nel Vallo di Diano n. camere n. posti letto Strutture alberghiere 527 1.094 Strutture extralerghiere 103 242 Totale 630 1.336 ubicazioni principali Atena, Sala Consilina, Polla, Padula Montesano, Padula, Polla, Sala Consilina, S.Arsenio, San Rufo, Sanza Fonte: Ns. elaborazione su dati di RTI-MondoGis-Gismeeting – Comunità Montana Vallo di Diano Sarà interessante comparare, come faremo in conclusione della prima parte del lavoro, i suddetti dati con quelli stimati dalle programmazioni di previsione dei progetti di ospitalità diffusa ricadenti del tutto o in parte nel comprensorio del Vallo di Diano. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village II 29 Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono “Promuovere iniziative di sviluppo economico e politiche pubbliche locali finalizzate al miglioramento e alla riqualificazione urbana dei borghi, alla valorizzazione dell’identità, della cultura e della tradizione produttiva dei luoghi” E’ l’obiettivo principale del Progetto Borghi Autentici d’Italia, promosso dall’omonima Associazione che raggruppa circa 50 Piccoli Comuni ed altri Enti pubblici territoriali. Il progetto nazionale si articola sulla realizzazione delle “Comunità Ospitali”, innovativi modelli di offerta turistica nei quali il borgo e la sua comunità costituiscono la destinazione e la motivazione della vacanza. Si tratta di un progetto legato all’ospitalità diffusa ma non necessariamente collocabile in una delle categorie inerenti questo tipo di ospitalità. Si propone difatti come prodotto nuovo e scarsamente comparabile con altri tipi di offerta presenti oggi nel mercato italiano, nel quale confluiscono due elementi, il tipo di ricettività, inteso come recupero di beni immobili pregiati nei centri storici, e soprattutto il coinvolgimento della Comunità del borgo che in tal modo partecipa all’ospitalità. Borghi autentici, dunque, considera la vita del borgo e la sua partecipazione, elementi prioritari e indispensabili rispetto alle diverse tipologie di ospitalità diffusa esistenti (Borgo Albergo, Albergo diffuso) per le quali il progetto si pone piuttosto come una rete di raccordo. Ecco allora perché Borghi Autentici non tralascia di osservare altre realtà diffuse sul territorio nazionale, stimando la presenza di 24 alberghi diffusi, 6 borghi albergo, 11 residence diffusi in tutta Italia. In tale direzione si giustifica il fatto, inoltre, che l’Associazione ha espresso la disponibilità ad accogliere, nella sua rete, esperienze di Alberghi diffusi o Borghi albergo allo scopo di condividerne le iniziative e verificare le possibilità di partnership con le “reti di ospitalità turistica di eccellenza” Borghi Autentici. E in Friuli questo sta già accadendo. Alcuni Alberghi diffusi della provincia di Udine infatti sono in procinto di aderire all’Associazione nazionale. Il progetto è rivolto ai piccoli comuni che individualmente, o nell’ambito di reti di area vasta o provinciale e considerando i patrimoni e le risorse presenti e disponibili sul territorio, organizzano un sistema di ospitalità moderno. Le reti delle Comunità ospitali sono gestite dalle Società Operative Borghi Locali di Borghi Autentici, cioè soggetti deputati a 30 Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono gestire, a livello locale la “rete di ospitalità turistica d’eccellenza” secondo il modello Borghi Autentici d’Italia. Nella Provincia di Salerno la società è “Borghi Autentici d’Italia Salerno” che nasce nel 2002 allo scopo di promuovere la realizzazione del progetto “Villages d’Europe” presentato sotto forma di contratto di programma alla Regione Campania dal Consorzio Borghi Autentici d’ItaliaCampania (già Villages d’Europe Campania) costituito dall’unione di tre società: Borghi Autentici d’Italia Avellino S.r.l., Borghi Autentici d’Italia – Benevento S.r.l. e Borghi Autentici d’Italia – Salerno S.r.l. Borghi Autentici d’Italia - Salerno dopo una prima selezione dei siti partecipanti ha proceduto alla valutazione degli immobili in ogni borgo selezionando sei Comuni: Cuccaro Vetere, Giffoni Sei Casali, Scala, Vibonati Teggiano e Casalbuono, questi ultimi due compresi nel comprensorio Vallo di Diano. 2.1 L’idea portante Borghi autentici d’Italia è un progetto di sviluppo locale e marketing territoriale che coinvolge le pubbliche amministrazioni locali e i cittadini, al fine di realizzare un sistema di ospitalità turistica di eccellenza che si basa sul recupero di immobili ricadenti nei centri storici e caratterizzati da architettura tradizionale non necessariamente pregiata ma “tipica”. Una volta messi a regime in ottica di rete, gli immobili fungono da elementi diffusi, che integrati con una serie di servizi al turista e di attrattive varie (risorse culturali, ambientali, sociali, produttive, enogastronomiche) si integrano per costituire un pacchetto turistico mirato ad affascinare e recuperare l’interesse del potenziale turista, “cittadino urbanizzato”. In tal modo, gli elementi tipici di un territorio, il centro storico, i suoi immobili, le ricchezze agro alimentari e artigianali, i siti culturali e ambientali e la vita quotidiana della Comunità diventano, nell’idea progettuale, i catalizzatori dello sviluppo di un piccolo centro abitato. L’idea è quella di “accogliere ed ospitare una persona, una famiglia o un gruppo di amici all’interno della “Comunità”. In questo modo il tradizionale turista diviene un “cittadino temporaneo”, egli partecipa alla vita del Borgo, ai suoi ritmi di vita, ai suoi eventi e conosce i suoi sensi (sapori, profumi, suoni, paesaggi, ecc.). È un’ospitalità che include, che integra il visitatore nella dinamica sociale, culturale ed organizzativa della “Comunità” ben sapendo che egli è esigente, pieno di attese e curioso, desidera servizi efficienti e di qualità, non vuole essere “abbandonato” o “isolato” dopo il suo arrivo e durante la sua permanenza/vacanza. In questo quadro l’organizzazione Borghi Autentici d’Italia assicura Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 31 all’ospite tre elementi: una residenza di qualità, una gamma di servizi (attività escursionistiche, visita dei monumenti e beni culturali sul territorio, accesso a strutture sportive, partecipazione ad eventi etc) e la partecipazione alla vita della Comunità. Gli ospiti, infatti, durante il soggiorno potranno acquistare prodotti tipici, o essere inclusi in attività di vita quotidiana del borgo, entreranno a far parte automaticamente del “Club dei Sapori”, una libera Associazione culturale che da la possibilità agli ospiti di fare apprezzamenti e considerazioni, nonché proporre miglioramenti su alcune componenti specifiche dell’offerta turistica ma anche sviluppare, da parte degli stessi ospiti, all’interno del Club, richieste di pacchetti tematici destagionali, e personalizzati (raccolta funghi, turismo del vino, settimane enogastronomiche con corsi di cucina tipica locale, visita ai monumenti dell’Italia minore, ecc.). In ogni Borgo Autentico è operativo inoltre il “Tutor dell’Ospite”. Egli è una persona incaricata dall’organizzazione e ha il compito di assistere su richiesta, l’ospite, di proporgli attività, fornirgli informazioni e di accompagnarlo in occasione di attività particolari (approfondimento elementi di vita della comunità, di curiosità, ecc.). Infine il progetto prevede anche una fase promozionale del prodotto “Comunità Ospitali”, che una volta realizzato potrà disporre di Borghi Autentici d’Italia Tour, una società di sistema della rete nazionale che andrà a svolgere funzioni di incoming tour. Si tratta, difatti, di un Tour operator “specialista”, dedicato esclusivamente allo sviluppo e all’implementazione dell’immagine dei Borghi Autentici d’Italia, del marketing unitario dei Borghi locali, della loro promocommercializzazione, della commercializzazione delle destinazioni di rete nel mercato nazionale ed internazionale. 2.1 Tipologia delle residenze Uno degli aspetti interessanti del progetto è l’utilizzo di immobili ricadenti nel centro storico a fine turistici. Ma quali sono le caratteristiche 19 richieste dal progetto? Secondo la scheda di Borghi autentici le residenze vengono selezionate con criteri tecnici ed estetici che appartengono ad una metodologia ormai consolidata che considera i seguenti elementi: 1. Superficie: min. 45 mq e max 85 mq 2. Tipologie ricettive − Tipologia D1 - con 2 posti letto (estendibile a 3) 19 Borghi Autentici d’Italia – Salerno Srl - Documento di presentazione dell’iniziativa Novembre 2005 32 Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono − Tipologia D2 - con 4 posti letto (estendibile a 5) − Tipologia D3 - con 6 posti letto (e anche oltre) 3. Classi delle residenze − con il segno *** quelle che dispongono di elementi eclatanti e suggestivi (piscina, giardino, ottima prospettiva paesaggistica, presenza di forti elementi architettonici ed artistici). Tali elementi, secondo i casi, possono non essere presenti contemporaneamente; − con il segno ** quelle che hanno la presenza di almeno uno degli elementi delle residenze a ***; − con il segno * quelle che hanno caratteristiche normali e prive degli elementi di cui sopra. 4 Gli arredi: ogni residenza viene dotata in modo specifico e diverso dalle altre. Ogni residenza quindi ha un proprio progetto di arredo. 5 L’acquisizione del Marchio comunitario: nella progettazione e nella realizzazione delle residenze si tiene in debito conto di tutti i parametri previsti dalla decisione CE 14.04.2003 (C(2003)235) al fine di assicurare strutture ad alta prestazione ecologica. In merito alla tipologia della struttura ricettiva (alberghiera o extraalberghiera) il progetto non fa chiaro riferimento all’adozione fatta. Piuttosto la scelta tipologica della struttura ricettiva varierà dai luoghi e dalla gestione organizzativa prevista. Così nel progetto, si legge “gli stessi prezzi delle residenze saranno differenziati in base alle stagioni (alta, media e bassa), alla tipologia del borgo, alla tipologia delle residenze, al numero di posti letto, alla tipologia dei servizi complementari che 20 verranno richiesti” . 2.2 Il modello salernitano Borghi Autentici Salerno è una s.r.l. costituita nel 2002 allo scopo di promuovere la realizzazione del progetto Borghi Autentici d’Italia e per gestirne l’offerta turistica sui mercati nazionali ed esteri. Essa è partecipata da 6 Comuni interessati all’iniziativa (Casalbuono, Cuccaro Vetere, Giffoni Sei Casali, Scala, Teggiano e Vibonati), dalla Provincia di Salerno, dall’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e dalla Comunità Montana Penisola Amalfitana. Attualmente il capitale sociale è di Euro 920.000,00 che potrebbe diventare, nel corso del 2007, di Euro 7.300.000,00. 20 Ibidem Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 33 Per statuto il 51% dovrà essere sempre posseduto dagli Enti Pubblici. A partire dal mese di aprile 2006, è stata avviata la partecipazione, di soggetti privati (in qualsiasi forma giuridica costituita) fino al raggiungimento del 49% del capitale sociale. La società, quindi, diverrà una public company ad azionariato diffuso. Ogni socio potrà sottoscrivere quote dal valore nominale minimo di Euro 8.000,00 e massimo di Euro 80.000,00. Gli investimenti previsti per la realizzazione della rete delle Comunità ospitali dei sei comuni è di 20 milioni di euro circa, di cui 9,540 milioni di euro dovrebbero provenire da sovvenzioni pubbliche e in particolare dal Contratto di programma proposto alla Regione Campania, altri 7,300 milioni di euro dal capitale sociale e 3,160 milioni di euro dai finanziamenti terzi a medio e lungo termine. 2.2.1 Il patrimonio edilizio impegnato Perché un Comune possa aderire a Borghi Autentici è necessario, in primo luogo realizzare uno studio di fattibilità che da un lato definisca e individui l’esistenza dei criteri della Comunità Ospitale, dall’altro rendiconti la disponibilità di privati cittadini ad affidare il proprio immobile alla Società. Così al fine di individuare i beni immobili disponibili sul territorio e inserire il borgo all’interno del circuito di Borghi Autentici, ognuno dei sei Comuni coinvolti nel salernitano ha avviato attività di animazione per incentivare i proprietari privati e pubblici a mettere in rete il loro bene. Evidentemente positivi, i risultati hanno incoraggiato le amministrazioni, e dunque la Borghi Autentici Salerno Srl, ad attivare l’iter per l’avvio del progetto. In primo luogo, la prassi amministrativa si è soffermata sull’acquisizione degli immobili per i quali i proprietari avevano manifestato l’interesse al progetto. Per Le fasi principali di questo percorso, secondo la direttrice operativa del Progetto, la dottoressa Sabrina Ferri sono: 1. identificare le residenze secondo le dovute caratteristiche richieste, per lo più quelle tipiche o tradizionali ma anche ex monumenti; 2. contattare i proprietari; 3. stipulare un contratto per acquisire il diritto di superficie sull’immobile. Secondo la modalità di contratto in questione, i proprietari restano tali, ma il diritto di superficie passa alla Società che solo dopo 25 anni ha l’obbligo di restituire l’immobile. La società si impegna a ristrutturare l’immobile a proprie spese e a cedere un’indennità minima al proprietario, nel corso degli anni. Le persone che accettano sono per lo più quelle legate all’immobile in maniera affettiva che non hanno però la possibilità 34 Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono di investire su di esso. In ogni caso, esse acquisiscono il diritto di avere dopo 25 anni l’immobile ristrutturato e già inserito in una rete di ricettività turistica. Per gran parte degli immobili acquisiti nei sei Comuni salernitani, la Società ha provveduto alla progettazione esecutiva per gli interventi di ristrutturazione. In termini di patrimonio edilizio impegnato nei sei Comuni, grazie alla disponibilità dei proprietari di immobili, sono 157 le residenze coinvolte per un totale di 16 mila 240 metri quadri utilizzati al netto. Tab 2: Patrimonio edilizio recuperabile Comune Residenti numero di residenze v.a. posti letto v% v.a. Mq netti utilizzati v% Teggiano 8.283 29 18,5 119 19,7 4.420 Casalbuno 1.484 28 17,8 98 16,3 2.265 Cuccaro Vetere 643 17 10,8 67 11,1 1.489 Vibonati 2.944 33 21,0 128 21,2 3.166 Giffoni Sei Casali 3.988 41 26,1 160 26,5 4.328 Scala 1.465 9 5,7 31 5,1 572 Totale 18.807 157 100,0 603 100,0 16.240 Fonte: Ns. elaborazione su dati forniti dalla società Borghi Autentici d’Italia-Salerno Una delle finalità di Borghi Autentici d’Italia è quella di non produrre un solo metro cubo di cemento armato. Il progetto è basato esclusivamente sul recupero di immobili abbandonati o sottoutilizzati che sicuramente avrebbero concorso al depauperamento dell’ambiente urbano e rurale. Secondo la stima originaria del Progetto, nel salernitano saranno circa 20,731 i metri quadrati da sottrarre all’abbandono, con una riduzione di almeno l’8% del totale degli immobili non utilizzati (censimento ISTAT) dei rispettivi Comuni. Così facendo, si garantisce una modalità di ospitalità altamente sostenibile del territorio, equilibrandone la capacità di carico. Inoltre, altro dato in linea con la sostenibilità, i Comuni della rete Borghi Autentici d’Italia hanno già deciso che nella fase di attuazione attiveranno le procedure per il conseguimento della certificazione ambientale EMAS II e ISO 14001 ed inoltre, richiederanno l’uso del Marchio Comunitario di Qualità Ecologica al servizio di recettività turistica (Reg. CEE C/2003/235 del 14.04.2003). Per il Vallo di Diano, dunque, nei comuni di Teggiano e Casalbuono sono state impegnate 57 residenze per un totale di 6.685 metri quadri. Al fine di coinvolgere i proprietari, il ruolo dei Comuni è stato quello di promuovere l’iniziativa in loco, attraverso forme varie di animazione e di accompagnamento, basandosi sul ruolo di fiducia che l’ente locale ha nei Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 35 confronti dei propri cittadini. La Società tuttavia resta sempre aperta alla partecipazione dei cittadini dei Borghi Autentici. Del resto come recita lo stesso progetto, “solo con una piena condivisione dei cittadini del borgo è possibile creare un sistema e un clima di ospitalità che sia capace di includere il turista nella comunità del luogo e realizzare così una accoglienza reale ed innovativa che renda l’offerta competitiva. In questo senso, quindi, la partecipazione dei cittadini di ogni Borgo autentico (alla Società) costituisce la “chiave” per una forte integrazione fra l’iniziativa e 21 le prospettive di sviluppo generate” . 2.2.2 Previsione progettuale di sviluppo Il progetto prevede la messa a regime del sistema nel corso del 2008 (aprile-maggio) e successivamente alla fase di avvio e implementazione, a partire dal 2012, il capitale investito potrà assicurare un rendimento adeguato ed in linea con la crescita imprenditoriale dell’iniziativa per un giro di affari a regime di 1,5 milioni di euro. Secondo il progetto, il prodotto turistico creato, se integrato con altre offerte locali come il mare, l’escursionismo, l’enogastronomia, l’arte, la cultura, potrà contribuire a sviluppare un incremento del 30% di presenze turistiche per un ammontare di 60 mila presenze e un aumento dell’8% degli attuali posti letto. “Lo sviluppo di una nuova attività economica locale genererà circa 1.180.000 euro all’anno di gestione e stimolerà un indotto (servizi, vendite di altri beni, manutenzioni, ecc.) per almeno altri 8.600.000 euro per le aree interessate” puntando molto sulla cooperazione fra imprese e amministrazioni locali, allo scopo di conseguire miglioramenti del contesto territoriale. Dal punto di vista della ricaduta occupazionale, le stime parlano di 70 posti di lavoro fra addetti fissi, stagionali e occupazione indotta e 25 con il sistema a regime per quel che riguarda gli addetti fissi. Il volume economico generato sul territorio a favore delle altre attività economiche e della popolazione ammonterà a otto milioni di euro circa all'anno. 21 Borghi Autentici d’Italia – Salerno Srl - Documento di presentazione dell’iniziativa Novembre 2005 36 Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono Tab 3: Previsione economica ed occupazionale Comune 4 Volume economico annuale stimato 2.400.000,00 17.380 3 1.860.000,00 9.112 3 700.000,00 Vibonati 20.480 4 2.200.000,00 Giffoni Sei Casali 2.100.000,00 Teggiano Casalbuno Cuccaro Vetere Presenze turistiche a regime 20.706 Posti di lavoro a regime 27.250 8 Scala 7.050 3 1.000.000,00 Totale 101.978 25 10.260.000,00 Fonte: Ns. elaborazione su dati forniti dalla Società Borghi Autentici d’Italia-Salerno 2.3 Criticità e prospettive Una delle criticità emerse per la prosecuzione del Progetto di Borghi Autentici Salerno riguarda il finanziamento del Contratto di Programma da parte del Cipe, indispensabile per avviare la riqualificazione degli immobili già inseriti nel progetto. Si tratta di una problematica di tipo tecnico amministrativo che rischia di bloccare l’intero programma dei Comuni salernitani. Secondo il sindaco di Casalbuono, Attilio Romano, membro del consiglio direttivo di Borghi Autentici d’Italia, la Regione Campania ha finanziato per il 50 per cento il Contratto ma si attende la disposizione del Cipe. Tuttavia, “essendo Casalbuono, un Comune che ha aderito recentemente a Borghi Autentici Salerno, l’entusiasmo dei proprietari degli immobili resta tale ed esiste piena fiducia nella sua prosecuzione. Un cambiamento di strategia è stato fatto sul piano del marketing e della promozione della società nazionale, che finora ha dato frutti significativi per stimolare la partecipazione dei cittadini e degli enti locali, ma che adesso deve necessariamente attendere e attenersi alla realizzazione del prodotto turistico da commercializzare”. Problemi legati alla fiducia dei proprietari degli immobili sono stati registrati invece nel Comune di Teggiano, uno dei primi ad aderire a Borghi Autentici Salerno. Come riferisce il sindaco Michele Di Candia, “alcuni proprietari stanno valutano la destinazione dei propri immobili a nuove finalità. Tuttavia, sembra che buone notizie stiano giungendo dal nuovo Governo per il finanziamento del Contratto di programma, seppure l’ipotesi al momento sia quella di presentare nuovamente il progetto, con la dovuta conseguenza di attendere i necessari tempi amministrativi. In ogni caso, il percorso continua, in quanto riteniamo l’idea valida”. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 37 Di criticità, ma soprattutto di prospettive positive e caratteristiche competitive ed innovative del progetto parla Rosario D’Acunto, presidente di Borghi Autentici Salerno e professore a contratto di Sociologia del Turismo presso l'Università “La Sapienza” di Roma. Seppure Borghi Autentici sia inserito in una ospitalità di tipo diffuso, rimane un modello dalle caratteristiche differenti rispetto al Paese albergo o all’Albergo diffuso. “Il punto di differenza è l’utilizzo dei luoghi nei centri storici da adibire a ricettività, ma la ricettività non si ferma al posto letto, piuttosto coinvolge l’intera comunità locale. Il punto di inizio è rappresentato dal patrimonio edilizio di pregio, ma l’operatività e la caratterizzazione dell’offerta è rappresentata dalla comunità. Chi arriva in un borgo autentico già conosce ciò che vi troverà: una ricettività dagli immobili curati nel particolare con specifica attenzione al recupero architettonico, agli stili del luogo, ai confort e alla funzionalità del turista, ma trova contemporaneamente una comunità che partecipa e si muove coerentemente intorno al concetto di ospitalità, con le specificità della vita del luogo. La capacità suggestiva del borgo è data proprio da tale connubio indivisibile e indispensabile per completare la proposta del prodotto, e per differenziarlo in modo innovativo rispetto ad altre modalità ospitali. Gli immobili del borgo sono del resto gestiti in modo unitario da una società locale, ma ogni borgo prima di aderire all’iniziativa ha dovuto sostenere uno studio di fattibilità necessario a valutare la disponibilità della Comunità”. In termini di prospettive e criticità, ma anche di funzionalità dell’ospitalità nei borghi, D’Acunto specifica come la progettualità dell’offerta turistica deve anticipare il mercato, recependo i fenomeni e i cambiamenti nei gusti del turista. “Basta leggere i diversi rapporti Censis che da anni e in particolare dal 2004 parlano chiaramente dei nuovi gusti degli italiani, orientati a vivere i borghi, abitare la storia e la tipicità, fare una esperienza significativa, unica. Queste tendenze della società italiana sono alla base dell’impostazione che Borghi Autentici d’Italia ha assunto già a partire dal 1999. Dal punto di vista dei risultati, un caso di successo è l’esperienza di Sauris, piccolo borgo friulano, un albergo diffuso che lavora con la logica di Borghi Autentici e che seppure non sia ancora in rete ha espresso la volontà di aderire alla nostra Società I risultati in tal caso sono eccellenti. Un borgo di 400 abitanti circa registra 43 mila presenze annuali. Sintomo che l’interesse per i borghi esiste e produce economia”. Inoltre, come le prospettive future siano legate al finanziamento del Contratto di programma da parte del Cipe. “Questa 38 Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono modalità di finanziamento è stata l’unica strada che si è presentata innanzi. L’attuale problema è che seppure la Regione Campania abbia disposto il finanziamento del Contratto, il Cipe non lo ha ancora fatto, sia perché durante la precedente legislatura è stata data priorità ad altri contratti di programma, sia perchè molto tempo è stato perso nel passaggio di consegna da una legislatura all’altra. Al momento, non abbiamo alternative, che quella di attendere il finanziamento, ma certo non può fermarci la lentezza della burocrazia. Borghi Autentici è un sistema di ospitalità, costituito dagli immobili che rappresentano la parte più importante della torta, un vero hardware informatico, e soprattutto da una intera Comunità, una rete di operatori economici e di servizio che partecipa con le sue risorse, le sue tradizioni e che sono il software del progetto, il vero sistema di una idea che ha futuro”. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village III 39 PRUSST Ospitalità da favola Il Programma Prusst (Programma di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio) “Ospitalità da favola” viene dal lontano avviso pubblico del Ministero delle Infrastrutture oggi dei Lavori Pubblici, del decreto ministeriale 8 ottobre 1998, n.1169, "Promozione di programmi innovativi in ambito urbano denominati Programmi di riqualificazione 22 urbana e di sviluppo sostenibile del territorio" . Il 18 maggio 1999 veniva approvato con Delibera della Giunta Regionale Campana n° 2217 l’accordo di programma tra Regione Campania, Provincia di Salerno, l’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e la Comunità del Parco, nonché altri soggetti pubblici e privati, per promuovere un progetto di “ospitalità da favola” nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano nell’ambito del citato bando. Il 26 agosto 1999 la Provincia di Salerno, in qualità di soggetto promotore, ha trasmesso la proposta di programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio denominata "Programma di riqualificazione dell’offerta turistica nel salernitano” al Ministero di competenza. Da allora, il cammino tecnico – amministrativo, come vedremo poco più avanti, ha affrontato diverse fasi, alcune semplici, altre più tortuose, tutte proiettate al tentativo di garantire finanziamenti sufficienti per lo start-up dell’intero programma, notevolmente complesso, in quanto ingloba un intero sistema tra infrastrutture, servizi, interventi pubblici e privati, insistenti su un vasto territorio della provincia salernitana. Gli interventi del programma insistono infatti su due aree: – Città di Salerno; – 80 Comuni del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e delle sue 15 aree contigue. Gli interventi strategici compresi dal Prusst “Ospitalità da Favola” si strutturano in base alle seguenti misure di finanziamento regionale: Misura 1.: Ospitalità diffusa; Misura 2.: Infrastrutture di rete per la mobilità (vie del mare, Aeroporto di Pontecagnano, rete eliporti); Misura 3.: Riqualificazione urbana ed ambientale dei Comuni del Parco; Misura 4.: Ambiti di interesse del Comune di Salerno; 22 Gazzetta Ufficiale del 27 novembre 1998, n. 278 40 PRUSST Ospitalità da favola Misura 5: Marketing e promozione. In realtà il progetto sulla qualificazione turistica del Cilento e Vallo di Diano, ha rappresentato e rappresenta anzitutto una sfida: conciliare lo sviluppo con la conservazione delle caratteristiche peculiari del contesto locale, depositario di un patrimonio unico negli aspetti territoriali, ambientali, paesaggistici, sociali e culturali. Esso configura un "cambiamento culturale" finalizzato a migliorare la qualità della vita della comunità locale coniugando insieme conservazione ed innovazione. Tra le misure strategiche del Programma. c’è proprio quella relativa all’ospitalità diffusa o meglio “ospitalità da favola”, pensata intorno ad un sistema integrato di attività, finalizzate alla promozione turistico-ricettiva e alla riqualificazione urbana ed ambientale nei centri storici e dei nuclei rurali dell’area protetta. Per la prima parte il programma si proponeva di raccogliere la percezione e la volontà colte dagli stessi soggetti locali ad intraprendere un’attività nuova, occasione di integrazione del reddito, attraverso il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio, inserito in un processo più ampio di riqualificazione e manutenzione fisica e sociale dell’area. 3.1 L’idea portante Il potenziamento della capacità di accoglienza e della ricettività dell’area del Parco e il miglioramento delle reti di mobilità in chiave sostenibile sono gli elementi portanti della proposta. I suoi obiettivi generali tendono a: – potenziare l'offerta turistica locale con strutture, tipologie e materiali compatibili con l’ambiente, migliorando e rafforzando le complementarietà già esistenti tra turismo, cu1tura, arte e natura e sviluppando una capacità di accoglienza diffusa sul territorio ed innovativa rispetto ai modelli tradizionali; – sperimentare, attraverso il partenariato, un ambiente operativo, che consenta di costruire condizioni di progettualità sul territorio, allo scopo di favorire l'emergere di nuovi attori, proposte ed iniziative compatibili con gli indirizzi generali di sostenibilità delle politiche di sviluppo dell’area; – realizzare una infrastrutturazione sostenibile del territorio, organizzando i flussi turistici "da e per" il territorio del Parco Nazionale a partire dal miglioramento dei servizi e delle reti di fruibilità. – creare forme di raccordo e coordinamento, anche permanente, fra Regione, Enti e Istituzioni locali che diano luogo a strumenti e Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 41 procedure di cooperazione strutturali e funzionali, al fine di consentire le collaborazioni e l'azione concertata, nell'ambito delle rispettive competenze. Il programma, come abbiamo specificato, si muove dunque su diversi piani ed obiettivi che comprendono l’ospitalità diffusa ma anche le infrastrutture per la mobilità, la riqualificazione urbana ed ambientale, le attività di marketing e il legame tra l’area metropolitana o “area di città media” di Salerno e le aree interne del salernitano, a grossa rilevanza ambientale, dalle variegate potenzialità, dalle tipicità dei luoghi interni e dalle opportunità delle coste tirreniche. Il programma avvia la creazione di un sistema che tenga conto in ottica turistica di servizi e infrastrutture legati reciprocamente, che solo se garantite in qualità e coordinamento, realizzano un ingranaggio funzionale e competitivo. L’ospitalità diffusa pertanto appare come uno degli elementi di tale sistema, sostenibile e compatibile con il territorio, incastrato fattori tradizionali di un’area protetta, dove la mobilità, le infrastrutture, la riqualificazione e dunque la tipologia ricettiva risultano sostenibili, ecocompatibili, uniche e naturali. Il sistema di ospitalità pensato nel Prusst intende recuperare l’edilizia del casolare, del borgo abbandonato, della cascina da ristrutturare, del palazzo baronale in simbiosi con la natura tra monti e mare, suggestivo di una vita contadina in via di estinzione e di una natura selvaggia, perciò difficile da vivere. Per dare atto all’intero programma, il Prusst si muove su due assi, quello pubblico e quello privato, il primo rivolto agli Enti Locali del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, il secondo rappresentato dalle migliori progettualità legate all’ospitalità e ai servizi connessi al turismo, che i privati hanno potuto presentare e candidare in occasione di bandi pubblici. Ma vediamo meglio quali sono stati i passaggi tecnicoamministrativi 3.1.1 Le difficoltà dell’iter tecnico-amministrativo Dopo la fase relativa agli accordi istituzionali e alla presentazione del Programma al Ministero da parte della Provincia di Salerno, il Prusst è partito con l’attuazione del Fondo di Rotazione per la Progettualità, rivolto in primo luogo agli enti locali. Il Fondo si configura come uno strumento di attivazione della progettualità delle opere pubbliche ed ha il fine di incentivare la redazione di progetti effettivamente cantierabili ai sensi della normativa vigente. Il Fondo opera sull'intero territorio dei 42 PRUSST Ospitalità da favola Comuni compresi nel Progetto integrato "Prusst, Ospitalità da Favola" e prevede contributi prioritari per i progetti finalizzati alla realizzazione degli interventi ammessi al cofinanziamento comunitario. Esso ha natura rotativa e viene ricostituito con i rimborsi delle risorse erogate dalla Provincia di Salerno, effettuati dagli utilizzatori diretti, che rimangono i Comuni. Il suo corretto funzionamento ha permesso e permette a tutti i soggetti beneficiari di avere a disposizione i mezzi finanziari necessari ad affrontare la delicata fase della progettazione delle opere pubbliche. In prima battuta, al fine del reperimento dei finanziamenti, l’opzione ritenuta ideale è stata quella di aderire ad un Contratto di Programma, strumento della Programmazione negoziata disciplinato dalla delibera Cipe del 21 marzo 1997, che integra quella del 25 febbraio 1994. Esso può essere proposto dalle imprese di grandi dimensioni, da consorzi di medie e piccole imprese e da rappresentanze di distretti industriali. Sul piano dell’iniziativa privata, pertanto, la Provincia di Salerno ha avviato la costituzione di un Consorzio di imprese che potesse successivamente proporre e aderire al Contratto di Programma. Così, a partire dal marzo del 2003, attraverso un bando pubblico, l’ente provinciale ha inteso raccogliere le idee imprenditoriali, presentate da Società private, finalizzate alla realizzazione di strutture ricettive attraverso il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente nei centri storici e nei nuclei rurali del Parco Nazionale. I soggetti proponenti le iniziative, una volta selezionati, avrebbero, secondo lo stesso bando, preso parte al Consorzio di Imprese. Il bando pubblico ha ritenuto dare priorità alle iniziative il cui investimento complessivo non superasse i tre milioni di euro mentre è stato posto un limite minimo di investimento pari a 100 mila euro. Per rendere operativo il contratto, il 30 maggio 2003 a Roma, presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stato stipulato l’Accordo Quadro relativo al Programma di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio (PRUSST) di cui al D.M. 8 ottobre 1998, tra la Provincia di Salerno (Ente promotore del Progetto) la Regione Campania, il Parco e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il 2 settembre 2003, è stato costituito il soggetto titolato a siglare il Contratto di Programma: la Società consortile a responsabilità limitata "Ospitalità da Favola". Il Consorzio ha momentaneamente sede presso la Provincia di Salerno in Via Roma, 104, ed oltre alla stessa Provincia anche la Camera di Commercio di Salerno, le federazioni Campane delle Banche di Credito Cooperativo e il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano si sono Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 43 costituiti quali primi aderenti al Consorzio. Il 30 ottobre 2003, 195 imprese turistico ricettive e di servizi, selezionate tra circa 1000 manifestazioni di interesse, pervenute in occasione del bando pubblico, sono entrate nella società consortile. I settori di intervento identificati per la presentazione dei progetti di investimento sono stati: – Turismo: Strutture ricettive (Affittacamere, Casa vacanze, Country house, Residence, Albergo, rifugio di montagna) – Servizi complementari: iniziative connesse alla gestione ottimale delle strutture ricettive. La procedura complessa ed articolata, sia pubblica che privata, del Contratto di programma, prevedeva un contributo del Governo Nazionale mai pervenuto. Le lungaggini procedurali del Contratto di programma, oltre che l’ingresso dei soci privati nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio, ha fatto optare, così, in maniera decisa sul Contratto d’Investimento, un nuovo strumento di contrattazione negoziata su scala regionale il cui Disciplinare di attuazione è stato pubblicato sul BUR della Regione Campania l’1/03/2004. Nel giro di sei mesi (ottobre 2005 - marzo 2006) è stato definito e approvato dal Consiglio Direttivo del Consorzio, il Master Plan e trasmessa alla Regione l’attivazione della procedura del Contratto d’Investimento. Ad un anno dalla trasmissione la procedura è stata approvata il 7 marzo 2006. Con la pubblicazione della procedura sarà perfezionato l’iter di creazione del Contratto d’Investimento, su cui la Regione Campania ha già stanziato 15 milioni di euro, a cui i privati aggiungeranno altri 10 milioni di euro. I 15 milioni di euro stanziati dalla Regione tuttavia sono oggetto di un avviso pubblico di agosto 2007, non necessariamente vincolato al Consorzio “Ospitalità da favola”, ma aperto anche ad altre esperienze consortili. Di certo tuttavia il Consorzio costituto dalla Provincia di Salerno ha grosse opportunità di avviare il progetto, essendo costituito da 241 soci, e avendo 84 progetti imprenditoriali che hanno aderito al Contratto di investimento, tutti relativi alla realizzazione di forme di ospitalità e ricettività diffusa. La selezione degli 84 progetti è nata dalla necessità in tempi brevi di presentare progetti cantierabili ai fini dell’adesione al Contratto di investimento. Tuttavia, diversi progetti relativi sia all’ospitalità che ai servizi turistici attualmente concorrono su altri bandi pubblici e misure pubbliche di finanziamento ed evidenziano, 44 PRUSST Ospitalità da favola in tal modo, la volontà di voler partecipare attivamente alla vita del Consorzio. 3.1.2 Patrimonio edilizio e tipologia delle strutture A partire dalla pubblicazione del bando provinciale, il Prusst “Ospitalità da Favola” ha selezionato tra 1000 manifestazioni di interesse, le idee progettuali più significative che facessero riferimento alle tipologie di strutture ricettive disciplinate dalla Legge Regionale 24 novembre 2001, n. 17 “Disciplina delle strutture ricettive extralberghiere” e dunque come abbiamo già elencato in precedenza le seguenti tipologie di struttura: – esercizi di affittacamere; – case e appartamenti per vacanze; – case per ferie; – ostelli per la gioventù; – attività ricettive in residenze rurali; – rifugi di montagna; – case religiose di ospitalità. Una scelta dettata dalla volontà di ritagliare una nuova fetta di mercato, all’interno del mondo dell’ospitalità, che si differenziasse sia dalle strutture alberghiere sia dagli agriturismo e dal Bed and Breakfast, e costruisse una nuova forma di ricettività, rispetto a quella già strutturata sulla costa del Cilento. Le risorse finanziate dalla Regione Campania, come abbiamo già indicato, saranno destinate alla realizzazione di 84 progetti di impresa per l’implementazione della ricettività turistica. Si tratta di progetti per strutture extra alberghiere che andranno a costituire una rete di ospitalità diffusa nell’ intera area Parco. Tali strutture sono in parte già realizzate. Si tratta difatti di abitazioni private, casolari abbandonati, palazzi baronali, strutture rurali o facenti parte di borghi antichi. Gli immobili ovviamente vanno recuperati attraverso interventi di ristrutturazione e riqualificazione e/o di arredamento interno per poi essere destinati all’attività ricettiva. Per quanto riguarda il Vallo di Diano, i progetti inseriti nel Contratto di investimento sono 10, ricadenti in altrettanti Comuni (Sant’Arsenio, Buonabitacolo, Montesano sulla Mercellana, Padula, Polla, Sala Consilina, San Rufo, Sanza, Sassano, Teggiano). Tra i progetti è stato inserito anche quello presentato dalla Società Consortile “L’Antico Borgo” di Sant’Arsenio che per la sua natura rappresenta in maniera indipendente un modello di ospitalità diffusa complessa attraverso il recupero di un intero centro storico e di un’area naturalistica a ridosso Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 45 della parte vecchia del Comune. Di tale progetto parleremo nel capitolo successivo. I soci del Vallo di Diano che hanno aderito al Consorzio sono 20. L’obiettivo finale del programma di interventi, modulato nel tempo, è di creare 1.353 posti letto aggiuntivi a quelli già esistenti, attraverso il recupero, la riqualificazione e l’avviamento di un centinaio di immobili. 3.2 Previsioni di Sviluppo L’iter del Prusst “Ospitalità da favola” per quanto concerne l’asse dedicato ai privati, a partire dal 2003, è stato lungo, in quanto caratterizzato da tempi morti, lungaggini amministrative e procedimenti tecnici poi risultati vani, che hanno scoraggiato una parte di imprenditori, allentando l’interesse e limitando la partecipazione. Stante a quanto riferisce l’architetto Lorella Marano, membro del Consorzio di amministrazione del Consorzio, “in alcuni imprenditori si è registrato uno scoraggiamento di fondo dovuto a tempi prolungati, spese eccessive per la richiesta di autorizzazioni risultate poi inutilizzate, cambiamenti nella destinazione dell’immobile”. Tuttavia, molti di essi sono rimasti nel Consorzio in qualità di soci e 84 hanno presentato il progetto esecutivo, attendendo adesso l’esito della fase di istruttoria del Contratto di investimento, che decreterà quale progetto potrà essere inserito nel Fondo Regionale. “La fase attuale tuttavia è una fase di ripresa e di riorganizzazione che comporterà nuove procedure di richiesta di autorizzazioni e di adempimenti tecnici. Ma le previsioni fatte originariamente, opportunamente riviste parlano di risultati concreti e positivi in termini di sviluppo economico”. Secondo Nicoletti, membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio “Ospitalità da Favola”, la natura e l’ampiezza dei riflessi dell’iniziativa sul tessuto economico e sociale sono indubbie, considerato il consistente numero di imprese coinvolte, che fa del Consorzio "Ospitalità da Favola" uno tra i primi consorzi in Italia per numero di soci. Gli effetti primari diretti, determinati dall’investimento complessivo, sono misurabili attraverso un incremento occupazionale diretto, quantificabile in circa 130 nuovi occupati, entro il termine del prossimo ottobre 2008. L’indotto, in termini di imprese coinvolte a monte e a valle delle attività oggetto dell’intervento, è in corso di stima, così come una quantificazione degli effetti primari indiretti (beni e servizi nella fase di cantiere e in quella di regime). 46 PRUSST Ospitalità da favola L’attivazione dei progetti in corsa per il Contratto di investimento dunque genererà una capacità ricettiva di indubbio potenziale, ma la capacità ricettiva da sola non rappresenta un potenziale di attrazione turistica se non connessa alle emergenze naturalistiche e culturali, alle tradizioni dell’area Parco e al sistema di servizi turistici presente. Da questo punto di vista il Consorzio avrà un ruolo determinate in termini di marketing e promo commercializzazione dell’offerta costruita. Lo stesso Master plan del Consorzio presentato in occasione del Contratto di investimento prevede una serie di attività di promozione e gestione della rete ospitale e una funzione di intermediazione del Consorzio a favore delle strutture. Accanto al settore ricettivo, il settore dei servizi è stato pensato come complementare e imprescindibile nella rappresentanza consortile. Il Consorzio, in fondo, si configura come una "unità" che vuole innescare processi di organizzazione, marketing e gestione dell’offerta turistica altamente innovativi, in grado di qualificare il turismo dell’intera area interessata. “Dopo le vicissitudini trascorse si tratta di recuperare le tante motivazioni originarie e trovare nuovi stimoli in un contesto che ha perduto lo slancio propulsivo e pertanto deve imparare a rimboccarsi le maniche per riconquistare uno stato di fiducia, intorno ad uno schema basato su due elementi essenziali, una proposta autentica ed esclusiva e il raccordo delle potenzialità interne ed esterne. Lo schema contiene già al suo interno elementi di progettazione sia fisici che economici, ma nella sostanza ha l'obiettivo dì prefigurare scenari di utilizzazione sostenibile di un'area di particolare significatività - per quantità e qualità, nel quadro dinamico delle trasformazioni socioeconomiche in atto.” La sfida è dunque quella di “qualificare” per essere competitivi. Con il Consorzio Ospitalità da Favola” l’esperienza dello stare insieme risulta essere necessaria per proporsi con numeri e modelli significativi sul mercato del “turismo etico”. Un turismo fatto di autenticità ma anche di responsabilità verso gli ospiti e gli ospitanti una relazione simbiotica di umanità e crescita nella diversità. Il tentativo è quello di costruire, insieme alle istituzioni di riferimento ed ai protagonisti della vita economica locale, una serie di misure di riconoscimento e valorizzazione in chiave produttiva delle risorse endogene diffuse, così da poter contare nel prossimo futuro su un livello di radicamento delle strutture economiche tale da poter assicurare stabilità e continuità allo sviluppo. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village IV 47 Borgo Serrone: l’esperienza del Comune di Sant’Arsenio Il territorio del Comune di Sant’Arsenio, uno dei 15 Comuni della Comunità Montana Vallo di Diano con i suoi 2.763 abitanti, si colloca alle porte del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Da tale posizione geografica nasce l’idea e il progetto “Porta d’ingresso al Parco Nazionale”, consistente in una serie di iniziative per il recupero, lo sviluppo e la valorizzazione dell’Antico borgo denominato “Serrone” e dell’area montana Monte Carmelo, collegata al centro storico. Il progetto nasce per volontà dell’amministrazione comunale che nel 1999 ha utilizzato un’opportunità di finanziamento della Legge 32 (ex legge per il sisma 1980), proponendo un progetto pilota, risultato uno dei tre finanziati in tutta Italia. Il progetto ha considerato prioritari le fasi di acquisizione di una serie di immobili e terreni, rispettivamente nel centro storico e nella località di Monte Carmelo con la successiva ristrutturazione degli stessi immobili e la realizzazione di aree attrezzate e sentieri montani per l’area naturalistica. Insieme ai fondi del progetto pilota, circa 4 milioni di euro, l’amministrazione comunale ha ottenuto un finanziamento di circa 900 mila euro per l’arredo urbano del Borgo Serrone, nell’ambito del Progetto Integrato “Certosa di Padula” ad indirizzo turistico, con soggetto capofila la Regione Campania. Altri interventi sono stati assicurati dal Progetto Integrato del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. La necessità di preparare ed organizzare la gestione del borgo e dell’area naturalistica ha successivamente spinto l’amministrazione comunale a costituire una Società consortile a responsabilità limitata, denominata “L’Antico Borgo” con il compito di gestire in primo luogo l’ospitalità e la promozione del Serrone. La società è partecipata dal Comune di Sant’Arsenio, da comuni limitrofi, un istituto di credito, alcune società di servizi, imprese di commercializzazione e un’agenzia turistica. Il primo atto della Società è stato quello di inserire il borgo Serrone nell’ambito del più ampio progetto “Prusst – Ospitalità da favola”, al fine di garantire gli arredamenti interni delle strutture ricettive e di creare un circuito di ospitalità diffusa per l’area Parco. 48 4.1 Borgo Serrone: l’esperienza del Comune di Sant’Arsenio L’idea portante La proposta di recupero del Borgo Serrone e dell’area naturalistica Monte Carmelo nasce con l’obiettivo di creare un sistema integrato turisticoproduttivo, basato su forme di ospitalità diffusa nel centro storico a cui legare attività artigianali, attività di restauro, un museo delle arti popolari e i percorsi naturalistici e sportivi del Monte Carmelo. L’idea è quella di realizzare un centro di riferimento per l’ospitalità nell’area del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, che sia porta d’ingresso alla visita nel Parco e che abbia contemporaneamente una serie di servizi autonomi dedicati al visitatore. Tuttavia, non esiste al momento una precisa, definita ed identificativa idea di posizionamento del borgo Serrone sul mercato turistico. Assenza giustificata dal fatto che, come vedremo in seguito, la destinazione del borgo si apre ad un ventaglio di ipotesi ed opportunità che pur rientranti nell’ambito dell’ospitalità non definiscono in maniera specifica il target turistico, il tipo di ospiti/visitatori, le attività connesse, considerando come possibili, piuttosto una serie di servizi che vanno dalla ricettività alla ristorazione, dal campus universitario alla scuola di restauro, dalla scuola di educazione ambientale ai laboratori di artigianato tradizionale. L’esperienza del Comune di Sant’Arsenio evidenzia come gli sforzi finora fatti si siano concentrati, esclusivamente, sul recupero edilizio di immobili o aree urbane altrimenti destinati ad un irreversibile degrado. L’azione principale è stata quella di recuperare e conservare i segni e le caratteristiche della società contadina con le sue tradizioni e le caratteristiche ambientali ancora esistenti e solo da poco l’attenzione e gli sforzi si sono orientati a introdurre il prodotto in un mercato turistico o più in generale in un sistema di ospitalità variegata (evidentemente troppo variegata), che sia in grado di produrre economia sul territorio. Tuttavia, manca ancora una precisa contestualizzazione del prodotto, una precisa idea di gestione e dunque di sviluppo economico futuro. Basti pensare al fatto che sin dall’inizio l’ente comunale ha acquisito una serie di disponibilità da parte di soggetti esterni per creare all’interno del borgo Serrone e del Monte Carmelo una gamma di attività diversificate. Così, nello studio del Progetto risulta che Legambiente ha dichiarato la sua disponibilità ad insediare una scuola estiva ambientale nell’area del Monte Carmelo, l’Università degli Studi di Salerno ha mostrato estremo interesse per la nascita di una scuola estiva di specializzazione, la Scuola superiore di restauro “M.T.Caiazzo” di Salerno ha mostrato interesse per insediare nel borgo una scuola di restauro. Inoltre, nell’ambito dei servizi di ricettività e ristorazione lo studio del progetto non specifica il tipo di Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 49 gestione dell’ospitalità da adottare, sia esso centrato sulla modalità dell’Albergo diffuso o su quella del Borgo albergo, o altro ancora. 4.1.1 Interventi previsti e realizzati Gli interventi effettuati finora sono stati eseguiti per il recupero del borgo Serrone e per la sistemazione dell’area Monte Carmelo. Nello specifico, il recupero del borgo Serrone ha compreso e comprende ancora: – espropri ed acquisizione dei singoli fabbricati a prezzi contenuti grazie alla disponibilità di alcuni proprietari; – recupero edilizio degli stessi; – attrezzature ed arredi degli immobili ristrutturati; – adeguamento urbanizzazioni primarie; – riqualificazione dell’arredo urbano. Per quanto riguarda la sistemazione dell’area Monte Carmelo gli interventi comprendono: – espropri terreni Monte Carmelo; – realizzazione di un’area attrezzata per attività sportive e ricreativi; – realizzazione area di parcheggio con bonifica di una discarica abbandonata; – ripristino dei sentieri montani; – sistemazione strada di accesso per raggiungere il Santuario del Carmine, posto sul Monte. Inizialmente, il progetto del Comune di Sant’Arsenio prevedeva la realizzazione di una serie di strutture che affiancassero i servizi di ricettività all’interno del Serrone. Nello specifico, l’idea prevedeva la realizzazione di: – ufficio turistico con l’obiettivo di orientare gli ospiti tra i servizi offerti e fornire in particolare guide per escursioni naturalistiche; – ostello al fine di favorire il turismo giovanile e studentesco; – sistemazioni alberghiere e sistemazioni familiari per la ricettività; – servizio di ristorazione per complessivi 100 posti più spazi esterni al servizio delle strutture per il pernottamento, privi del servizio di ristorazione; – biblioteca – museo delle Arti e tradizioni popolari; – spazio teatrale all’aperto; – scuola estiva con sale conferenza e centro servizi telematici e multimediali; – scuola di restauro; – attività artigianali tipiche e attività commerciali; 50 Borgo Serrone: l’esperienza del Comune di Sant’Arsenio Rispetto allo studio di previsione, il progetto è andato avanti nelle sue diverse fasi, suddividendo gli interventi in due piani di azione, legati rispettivamente al Monte Carmelo e al Centro storico. L’area montana è stata dotata in gran parte dei servizi previsti e i lavori sono in fase di completamento, potendo così disporre di aree attrezzate e percorsi naturalistici da collegare direttamente al borgo antico. Gli interventi di recupero del Serrone sono in atto. Nello specifico, la fase in itinere è quella relativa alla ristrutturazione e al recupero degli immobili, acquisiti direttamente dal Comune di Sant’Arsenio. Tuttavia, nel corso degli anni la pianificazione originaria ha subito una serie di modifiche, in relazione ai finanziamenti disponibili e alle risorse economiche pervenute. Pertanto, una serie di strutture previste nello studio di progetto non saranno realizzate, salvo la disponibilità di nuovi contributi economici. 4.1.2 Patrimonio edilizio interessato L’animazione del Comune attivata nei confronti dei proprietari degli immobili del centro storico Serrone ha permesso di acquisire complessivamente 40 unità immobiliari per 7 comparti edilizi di grosse dimensioni, suddivisi in sezioni destinate alla ricettività, ai depositi, alle botteghe artigiane e commerciali. Il resto delle unità immobiliari disponibili, circa 40, non sono state acquisite dal Comune e restano pertanto private, per volere degli stessi proprietari. Tali immobili, tuttavia, per la maggior parte dell’anno sono edifici non abitati. Il centro storico è attualmente popolato da un’unica famiglia residente. Accanto agli immobili destinati alla ricettività e alle attività commerciali e artigiane è in itinere la realizzazione di una sala conferenza e di un’area per la ristorazione, nel rispetto dello studio di previsione. La sala conferenza, difatti, è stata oggetto di interventi per ospitare, nei periodi estivi, campus giovanili o studenteschi, possibilmente legati alle Università. Complessivamente il patrimonio edilizio recuperato ammonta a 1.500 metri quadri, a cui vanno ad aggiungersi le aree pubbliche soggette agli interventi di recupero, di sistemazione e riqualificazione dell’arredo urbano con l’adeguamento delle urbanizzazioni primarie. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 51 Tab. 4: Patrimonio edilizio recuperabile Comune Residenti Sant'Arsenio Numero di residenze 2.763 Posti letto 40 100 Mq netti utilizzati 1.500 Fonte: Ns. elaborazione su dati del progetto pilota Borgo Serrone 4.2 Previsione di sviluppo In attesa del completamento degli interventi avviati per il Borgo Serrone e per l’area Monte Carmelo, la società consortile “L’Antico Borgo” sta predisponendo la gestione dei siti e la relativa promozione e commercializzazione. Attualmente, alla Società è stata affidata la gestione del Borgo Serrone, mentre l’area Monte Carmelo resta al Comune di Sant’Arsenio. Tuttavia, le azioni che saranno messe in campo per valorizzare il prodotto di ospitalità mireranno alla realizzazione di un pacchetto complessivo che consolidi il connubio tra la tipicità del centro storico e la sostenibilità ambientale delle aree montane. Secondo il Presidente della Società “L’Antico Borgo”, dottor Donato Pica, gli interventi di ristrutturazione degli immobili dovrebbero concludersi entro due anni. Intanto la Società ha avviato una serie di attività per la valorizzazione del borgo e dell’intero progetto, in un’ottica di ospitalità connessa al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e al Progetto Integrato “Certosa di Padula”. In tal senso, è sembrato necessario collegare l’intera azione del Comune di Sant’Arsenio al territorio Vallo di Diano e al Cilento limitrofo, inserendo il borgo Serrone all’interno di una rete di ospitalità diffusa, ma soprattutto di un sistema turistico che comprenda la valorizzazione dei beni culturali, la messa a sistema dei servizi complementari, la formazione di addetti al settore. Così la Società “L’Antico Borgo” ha aderito al “Consorzio Prusst Ospitalità da favola”, che, come abbiamo già visto, si occuperà prevalentemente dell’intermediazione e della promo commercializzazione del prodotto. Tuttavia, è evidente come il percorso sia ancora lungo, se si considera per esempio, che lo stesso Prusst è in una fase di rivitalizzazione con nuove attività amministrative, interventi di ristrutturazione e ricollocazione degli interventi proposti. L’adesione al Prusst, seppure rappresenti un vantaggio nell’ambito dell’attività di intermediazione, potrebbe essere considerata, inoltre, un fattore critico o riduttivo, laddove la promozione del borgo venga inglobata ed “oscurata” da una generalizzazione dell’ospitalità del Consorzio “Ospitalità da Favola”, percepita unicamente come offerta di 52 Borgo Serrone: l’esperienza del Comune di Sant’Arsenio pernottamento diversificata all’interno del Parco Nazionale, dove l’attrazione principale è ancora rappresentata dalla costa e dunque dal mare. In breve, la fabulazione che potrebbe evocare un borgo antico, le sue tipicità, sociali e naturalistiche, rischia di disperdersi se inglobato e unificato a luoghi e scenari di attrazione tradizionalmente più intensi, suggestivi e diversificati. E’ anche vero, tuttavia, che così come si presenta attualmente, il “progetto borgo Serrone e Monte Carmelo” non riesce né può evocare suggestione, non avendo ancora definito il messaggio e l’idea da comunicare in termini commerciali, né maturato una propria identità, in grado di differenziarsi e competere con altri territori, centri storici, progetti di marketing territoriale. Una riflessione positiva e incoraggiante va fatta, in ogni caso. L’esperienza di Sant’Arsenio in tema di progettazione complessa, legata all’ospitalità diffusa, resta al momento l’unica nel Vallo di Diano che ha avviato e sta in gran parte completando gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione degli immobili in deperimento, realizzando così sostanzialmente il recupero del patrimonio edilizio prefissato. Premessa fondamentale per incanalare tale patrimonio in un circuito virtuoso ed economico, necessario alla sopravvivenza dei piccoli Comuni e alle aree interne della penisola. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village V 53 Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour operator nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano Compagnia dei Parchi è una società consortile a responsabilità limitata senza scopo di lucro costituita da Federparchi (Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali), Legambiente, Carsa S.p.A. e Cresme S.p.A. Il suo obiettivo è di organizzare l’ospitalità diffusa (soprattutto quella derivante dalle seconde case) nelle “aree parco” italiane come integrazione dell’offerta turistica locale, attraverso la creazione di una rete per la sua commercializzazione. Nasce come idea dal Progetto AdaptAgrus realizzato nelle aree pilota dei Parchi dei Monti Sibillini, del Gran Sasso e della Maiella nel 1994 con la collaborazione di Legambiente, Carsa e Cresme. Il progetto prevedeva di realizzare il rilancio delle aree interne, ma il successo ottenuto ha spinto la società ad estendere il suo campo d’azione su tutto il territorio nazionale. Da tale intento nasce il Progetto Equal per APE – Compagnia dei Parchi, allo scopo di promuovere lo sviluppo del turismo sostenibile in aree protette nazionali. L’iniziativa comunitaria Equal prevedeva, nello specifico, la collaborazione di tre ambiti regionali: Abruzzo ((Parco Nazionale del Gran Sasso e della Maiella, il Parco Regionale Sirente-Velino, Riserva Naturale Zompo lo Schioppo, Riserva Naturale del Monte Genzana e Alto Gizio), Campania (Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano), Umbria (Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Area Naturale protetta Regionale Parco del Monte Cucco). Il filo conduttore dei tre progetti Equal è stato l’utilizzo di un modello calato nelle aree protette che fosse in grado di organizzare in rete il prodotto turistico da commercializzare. L’aspetto innovativo è dato dal fatto che non si tratta di un’azione di marketing turistico classico, piuttosto di un’idea di turismo sostenibile e compatibile con le risorse del territorio. L’azione di Compagnia dei Parchi non si è chiusa al progetto ma ha intrapreso il coinvolgimento della altre aree protette italiane, acquisendo nel 2003 la licenza di tour operator. Nello stesso anno iniziano ad aderire i primi proprietari di immobili, in totale 91, così distribuiti nelle diverse aree protette: 54 Diano Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour operator nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Tab 5: Adesioni a Compagnia dei Parchi - Anno 2003 Area Protetta Numero proprietari Parco Nazionale delle Foreste casentinesi 10 Parco Nazionale del Pollino 12 Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano 17 Parco Nazionale del Gargano 10 Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio, Molise 5 Parco Nazionale dei Sibillini 9 Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga 8 Parco Nazionale della Majella 6 Parco Nazionale delle Cinque Terre 2 Parco Nazionale delle Dolomiti bellunesi 4 Parco Nazionale del Vesuvio 3 Parco Regionale del Delta del Po 5 Fonte: Ns. elaborazione su dati della Società Compagnia dei Parchi Nel corso del 2004 le adesioni sono invece state 96 così distribuite: Tab 6: Adesioni a Compagnia dei Parchi - Anno 2004 Area Protetta Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano Numero proprietari 34 Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio, Molise 8 Parco Nazionale dei Sibillini 8 Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga 26 Parco Nazionale della Majella 10 Riserva Regionale di Zompo Lo Schioppo 3 Parco Regionale del Monte Cucco 3 Parco regionale del Sirente Velino 4 Fonte: Ns. elaborazione su dati della Società Compagnia dei Parchi Attualmente la rete ha ridotto i contatti e le disponibilità in termini di ricettività e di località dove è possibile prenotare. Tuttavia sia Compagnia dei Parchi in qualità di soggetto operativo, sia lo stesso progetto Equal Ape hanno rinnovato le proprie azioni soprattutto nella regione Campania, avviando una seconda fase di azione. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 5.1 55 La rete operativa Compagnia dei Parchi ha sviluppato la propria attività a livello progettuale, organizzativo e territoriale secondo una logica di rete coordinata centralmente e gestita localmente. L’elemento innovativo è rappresentato dal considerare la rete territoriale come la risposta efficace alla frammentazione e alla disomogeneità dell’offerta di ospitalità diffusa e alla difficoltà di emergere da parte dei singoli operatori turistici. Un concetto del resto che come abbiamo visto, sostiene lo stesso Prusst “Ospitalità da favola”. La rete territoriale raccoglie analizza e gestisce, in termini di offerta turistica, dati ed informazioni su servizi e strutture presenti nelle aree protette. Attraverso la rete territoriale l’intento finora è stato quello di – acquisire le disponibilità dei posti letto; – coordinare l’accoglienza locale; – raccogliere i dati sulle strutture e i servizi; – fornire assistenza alla commercializzazione e alla promozione del prodotto; – monitorare i livelli di soddisfazione. Il compito è di rafforzare le singole unità di offerta tramite la gestione unificata del servizio di approvvigionamento, prenotazione e promozione per le attività turistiche operanti sul territorio. La struttura organizzativa della rete territoriale si articola nelle attività delle seguenti figure: 1. House Keeper: è la persona che possiede le chiavi dell’alloggio e la consegna al turista. Si tratta di gestori di strutture ricettive oppure amministratori di una o più unità immobiliari; 2. Welcome point: è il soggetto che accoglie il turista al suo arrivo nelle località di vacanza. 3. Dealer: è l’affiliato che sviluppa e coordina la rete degli house keeper e dei welcome point nell’area di propria competenza. 4. CdP Italia Tour operator: Compagnia dei Parchi commercializza la propria offerta attraverso un tour operator esterno. E’ il principale strumento operativo per commercializzare il prodotto presso agenzie di viaggio e tour organizer. 5.2 L’esperienza nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano L’esperienza di Compagnia dei Parchi nell’area protetta del Cilento e del Vallo di Diano è stata condotta attraverso Carsa, Legambiente, 56 Diano Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour operator nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Federparchi, Cresme e l’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano comprendendo un territorio di 95 comuni. Svoltosi da gennaio 2003 a novembre 2004, il progetto ha previsto e realizzato la costituzione di un Learning Center, sito nella Certosa di San Lorenzo a Padula e di 8 Centri di Informazione Turistica (CIT) siti ad Agropoli, S. Maria di Castellabate, Ascea, Scario, Palinuro, Monte San Giacomo, Vallo della Lucania e Pertosa nel Vallo di Diano e nell’area del Parco. Il learnig center ha rappresentato la centrale operativa per i Cit, gestendo e coordinando le attività formative per gli operatori e organizzando l’attività di Compagnia dei Parchi sul territorio. I Cit sono stati i punti di riferimento periferici di Compagnia sul territorio, con la funzione di erogare informazioni e formazione ai turisti e ai residenti ma soprattutto di promuovere il progetto e ricercare proprietari di immobili per poterli inserire nella rete di Compagnia. Gli obiettivi principali dell’azione sono stati quelli di formare operatori turistici sul territorio e di sperimentare la rete di Compagnia dei Parchi. Uno delle principali attività svolte dagli operatori dei Cit è stata infatti quella di promuovere la sottoscrizione del contratto “"Compagnia dei Parchi"” in vista dell’allestimento di uno specifico sito internet (www.compagniadeiparchi.com). Compagnia dei Parchi ha rivolto la sua attenzione sul territorio a soluzioni abitative tipiche in grado di fornire valore aggiunto ad un’offerta potenzialmente unica nella miriade di offerte presenti sul mercato turistico. Da qui, lo slogan essenziale di Compagnia dei parchi, “Una vacanza fuori dal comune”. L’esperienza nel territorio del Cilento e del Vallo di Diano ha prodotto due cataloghi presentati alla Bit di Milano nelle due edizioni del 2003 e del 2004. Durante la Bit 2003, Compagnia dei Parchi ha presentato ufficialmente il suo primo catalogo di proposte ricettive fuori dai luoghi comuni. Per entrambi i cataloghi, la scelta delle strutture ricettive si è orientata verso quelle extra alberghiere, (case tipiche, ostelli, agriturismi, affitta camere, bed & breakfast, castelli, case d’epoca, baite, rifugi, conventi e monasteri), che fossero accattivanti perché in grado di suscitare interesse prospettando di vivere situazioni legate a particolari aspetti della storia, della cultura, delle tradizioni locali e legati ad una offerta turistica ricettiva dell’area protetta, tipica anche nell’architettura e nelle tecniche edili locali. 5.2.1 Il contratto Le attività dei responsabili dei Centri informativi si sono concentrate in un periodo di 10 mesi sull’informazione e il coordinamento dell’offerta Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 57 turistica e sulla ricerca e acquisizione di nuove strutture ricettive connesse alla tipologia dell’ospitalità diffusa, all’interno del circuito di Compagnia dei Parchi. L’attività di ricognizione aveva lo scopo di contattare le strutture ad indirizzo turistico e già operative in termini di mercato, e inserire nuove strutture tipiche, rappresentate per lo più da case vuote e in buone condizioni, nel circuito del tour operator delle aree protette. I Cit hanno riscontrato un’acclarata disponibilità da parte dei proprietari di immobili vuoti, ad aderire a Compagnia dei Parchi. Tuttavia le difficoltà sono nate nel momento in cui il contratto proposto imponeva una serie di obblighi, ovviamente necessari per svolgere attività turistica, che buona parte dei proprietari non hanno in seguito accettato. Cosicché a stipulare i contratti sono stati esclusivamente operatori turistici già attivi con le proprie strutture agrituristiche, affittacamere e bed and breakfast. In maniera più specifica, Compagnia dei Parchi chiedeva ai potenziali sottoscrittori del contratto, di adottare la prassi dell’intermediazione commerciale di settore, attraverso il loro “house keeper così come indichiamo di seguito: “Gli House Keeper sono proprietari e/o imprenditori turistici che gestiscono una o più unità immobiliari, strutture di vario genere quali ostelli, agriturismi, residence, unità abitative, alloggi e altre strutture ricettive similari. Gli House Keeper possono essere anche “amministratori” di una o più unità immobiliari o di un “condominio diffuso” sulla base di un ulteriore contratto stipulato con il proprietario. Nel caso in cui gli House Keeper non siano direttamente i proprietari, acquisiranno la disponibilità di posti letto sulla base di contratti di allotment con mandato di mediazione, che gli fornirà un diritto di opzione a scadenza entro cui confermare le prenotazioni dei suddetti posti letto. In ogni caso svolgeranno le suddette attività dotandosi delle opportune autorizzazioni di legge (agenzia di viaggi, agenzia immobiliare, impresa turistica, amministratore di condominio, affittacamere, gestore bed and breakfast, ecc). Gli House Keeper accompagnano il turista presso la struttura in cui questi fruirà della sistemazione prescelta e prenotata, consegneranno le chiavi, se necessario faranno firmare il verbale di consegna e l’inventario, riscuoteranno la cauzione, provvederanno a recuperare le chiavi alla partenza e verificheranno le condizioni della struttura al momento della partenza, riconsegneranno la cauzione, provvederanno ad incassare e/o effettuare eventuali pulizie ed altri servizi eventualmente previsti o concordati. Nel caso di affitto in unità abitativa, essi in particolare riceveranno compenso per i costi extra affitto ma comunque obbligatori per il turista, 58 Diano Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour operator nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di pagati da questi all’arrivo in loco: pulizia, cambio biancheria, e altri servizi relativi alla abitazione. Nel caso in cui non sono direttamente proprietari riceveranno direttamente dal proprietario un compenso forfetario per ogni abitazione amministrata e incasseranno per conto del proprietario anche le spese extra predefinite per appartamento relative ai consumi di acqua, luce, gas, energia elettrica, ecc.” Il contratto inoltre chiedeva ai proprietari delle strutture di riservare per determinati periodi dell’anno un numero di camere a Compagnia dei Parchi, impedendo loro di affittarle in altro modo. Condizione restrittiva che ha suscitato non poche riserve per l’adesione al contratto stesso nel quale inoltre, non era previsto un disciplinare che fosse indicativo della tipologia delle strutture e delle caratteristiche delle stesse, elemento che ha determinato come conseguenza una selezione delle strutture spesso non coerente all’architettura o alle tecniche edili del luogo, indebolendo pertanto la forza e il posizionamento del modello turistico di Compagnia.. 5.2.2 Le criticità emerse Dal materiale finora trattato si evince come le principali difficoltà nell’operatività del modello Compagnia dei Parchi siano legate in primo luogo al contratto, in alcuni casi troppo restrittivo per chi è già operatore turistico, in altri non chiaro per quei proprietari non ancora pronti dal punto di vista amministrativo, a porre sul mercato il proprio bene immobile. Per quel che concerne le semplici “case vuote”, infatti, le difficoltà sono emerse nel momento in cui il proprietario avrebbe dovuto assicurare le autorizzazioni di legge in materia, mentre la funzione di intermediazione della società non ha prodotto risultati o vantaggi in tal senso, tanto che nel momento in cui è stato necessario predisporre i cataloghi, sono state privilegiate e inserite strutture già avviate che tra l’altro non sempre erano legate alle caratteristiche di ospitalità diffusa o che più semplicemente rappresentavano una diversificazione dell’offerta turistica. Il catalogo del Parco del Cilento e Vallo di Diano presentato alla Bit, nel 2003, ha inserito 15 operatori di cui sei nel Vallo di Diano. Si trattava essenzialmente di strutture agrituristiche, bed and breakfast, un residence e due villaggi turistici, la cui presenza evidenzia le difficoltà di reperire strutture operative in grado di assicurare i servizi promossi. Nel catalogo del 2004 è stata inserita una parte degli interlocutori della precedente edizione integrando l’offerta con la redazione di alcuni itinerari e percorsi nel “Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano”, che tuttavia non godeva di un catalogo specifico, come nella precedente Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 59 edizione. Si è assistito cioè ad un ridimensionamento della stessa offerta turistica, con conseguenze negative per le prenotazioni di pernottamenti e soggiorni nei territori del Parco. Nel corso della realizzazione del progetto è stata riscontrata una scarsa formazione e preparazione del management dell’offerta turistica e in tal senso, come vedremo, la seconda fase del progetto Ape Compagnia dei Parchi punta in maniera più netta proprio alla formazione degli imprenditori. Resta in ogni caso un’evidente difficoltà da parte del tour operator di creare quella rete di operatori che dovrebbero costituire il prodotto “Compagnia dei parchi” e senza rete, il prodotto diventa poco appetibile e competitivo su un mercato turistico dai grandi numeri. Creare la rete comporta il supermento di difficoltà endogene che vanno dalla preparazione degli operatori o dei potenziali tali, allo scetticismo nell’investire per una struttura ricettiva che andrà ad operare in un contesto non ancora avviato o pronto per un mercato turistico. Uno scetticismo che poteva essere superato dal modello teorico di Compagnia, in qualità di soggetto intermediario e garante, ma che garante e intermediario non è stato nella fase più operativa, durante la quale il target di riferimento era esclusivamente l’operatore già avviato nella sua attività, piuttosto che il piccolo proprietario, disposto in più occasioni a mettere in rete il proprio immobile. Altre criticità infine emerse nel corso del programma realizzato nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano hanno un carattere maggiormente politico-amministrativo. La fine della prima fase del progetto Equal ha coinciso purtroppo con la fine delle attività e dunque con la perdita di una serie di fasi e di iniziative già avviate, non più recuperate e probabilmente non recuperabili. 5.3 Ultime novità Come abbiamo anticipato Compagnia dei parchi e il progetto Ape continuano. Sul piano operativo Compagnia dei parchi dispone di un catalogo sul web, secondo il quale le strutture che costituiscono la rete, sono quelle di Campiglia Marittima (Parco San Silvestro), Cinto Euganeo (Colli Euganei), Civitella Alfedena (Parco Nazionale Abruzzo), Decentra (Parco Majella), Galzignano Terme (Colli Euganei), Ocre (Parco Sirente Velino), Paganica (Parco Gran Sasso), Poggio Picenze, Rocca Calascio (Parco Gran Sasso), Rovolon (Colli Euganei), San Mauro La Bruca (Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano), Santo Stefano di Sessanio (Parco Gran Sasso), Teolo (Colli Euganei), Tocco da Casauria (Parco Majella), Torreggia (Colli Euganei), Villetta Barrea. 60 Diano Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour operator nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Il progetto APE continua con l’Azione2 di Equal come ha confermato il coordinatore Ufficio progetti di Legambiente, il dottor Marco Sebastiano. La denominazione della seconda fase del progetto è “APE, dal turismo nei parchi, al turismo dei parchi” e si realizza prioritariamente nei Parchi nazionale della Campania, il Vesuvio e quello del Cilento e Vallo di Diano. Sul sito www.equalape.compagniadeiparchi.com si legge: “L’obiettivo è quello di promuovere l’adeguamento delle imprese turistiche che operano nelle aree protette della Regione Campania, in modo da rafforzarne la competitività sul mercato turistico attraverso la costruzione di un network. Per il conseguimento di tali obiettivi il progetto ha nell’Osservatorio sul Turismo delle Aree Naturali Protette della Campania lo strumento attraverso il quale si definiscono le caratteristiche della domanda e si individuano gli elementi dell’offerta. La strategia dell’intervento è basata sullo sviluppo di un processo identitario, che permetta di costruire il turismo dei parchi attraverso l’implementazione di una rete operativa sul modello Compagnia dei Parchi già sperimentato con successo nell’ambito della prima fase del programma Equal in alcune aree protette della Campania, dell’Abruzzo e dell’Umbria. Più concretamente, si costruiranno le basi teoriche, culturali e operative affinché il modello organizzativo sperimentato diventi operativo sul mercato turistico. In questo senso, grande attenzione è posta al coinvolgimento attivo di partner pubblici e privati operanti nelle aree protette campane. La partecipazione di enti gestori, amministratori, politici, operatori turistici, associazioni ambientaliste è imprescindibile per raggiungere gli obiettivi e per accompagnare i processi di mainstreaming dei risultati e diffusione dei prodotti; a questo scopo il progetto si è dotato di una Cabina di Regia, una rete allargata di partner che condividono e supportano attivamente le azioni progettuali”. L’intenzione pertanto è quella di fare un ulteriore sforzo nella formazione degli imprenditori che operano all’interno di aree protette e a tal riguardo, come spiega lo stesso dottor Sebastiano nei prossimi mesi una delle prime azioni operative sul territorio sarà proprio la pubblicazione di bandi di formazione rivolti a imprenditori del turismo che in una fase successiva dovrebbero confluire nella rete di Compagnia dei parchi. Il progetto ha il suo braccio operativo nell’Osservatorio sulle aree protette che ha prodotto due rapporti e in un centro di coordinamento che ha avviato un questionario agli operatori e creato alcuni modelli di pacchetti turistici nei due parchi nazionali, sul modello operativo di Compagnia dei Parchi. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village VI 61 Un quadro d’insieme 6.1 La rete: opportunità o svantaggi? Stabilire la tipologia dei progetti di ospitalità diffusa avviati nel Vallo di Diano non è semplice, anche perché la gestione delle strutture ricettive non è chiaramente menzionata nei documenti dei progetti, né tanto meno è espressa un’indicazione tipologica secondo quella che è la letteratura in materia. In ogni caso, riteniamo di escludere che l’ospitalità diffusa valdianese si rifaccia all’esperienza dell’Albergo-diffuso, salvo che in fasi successive la gestione delle strutture assuma tali caratteristiche. L’idea del Borgo albergo viene richiamata più ampiamente nella progettazione di Borghi Autentici, intesi come borghi ospitali nella loro vita quotidiana. Ma riteniamo che Borghi Autentici abbia una finalità ancora più ampia e complessiva del Borgo albergo se è vero che nella sua rete stanno aderendo esperienze di Paesi albergo e di Alberghi diffusi. L’unica reale constatazione attualmente è quella secondo cui in Borghi Autentici di Salerno, il comune capofila è Giffoni Sei Casali che ha già avviato l’esperienza del Borgo albergo di Sieti. Per quanto riguarda invece l’esperienza di Sant’Arsenio e il suo Borgo Serrone l’identità e la tipologia futura non è ancora chiara. La considerazione da fare è quella che si tratta di un centro storico quasi per nulla abitato, un dato che lascia presumere che l’esperienza avviata al momento non possa collegarsi all’Albergo diffuso. Per il resto della programmazione avviata è evidente che siamo di fronte ad esperienze di reti di ospitalità diffusa, con particolare riguardo al “Prusst” e a “Compagnia dei Parchi”. Possiamo inoltre affermare che i progetti di ospitalità diffusa nel Vallo di Diano sono tutti connessi ad altre aree limitrofe o ad una rete di comunità ospitali simili, non necessariamente contigue. Sia per il Prusst, che per Borghi Autentici, che per Compagnia dei Parchi, i borghi o le strutture da riqualificare sono inserite in progetti più ampi, di area vasta, che pensano alla rete come elemento di forza e di capacità promozionale sul mercato turistico. Solo l’esperienza di Sant’Arsenio è andata avanti nel corso degli anni in modo solitario, anche se l’elemento trainante è il legame del Borgo alle potenzialità turistiche dell’area protetta del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano e uno degli ultimi passaggi amministrativi ha visto la società di gestione del Serrone aderire proprio al Consorzio 62 Un quadro d’insieme “Ospitalità da Favola”, anche se solo per una opportunità di finanziamento. In ogni caso, l’adesione al Consorzio potrebbe essere una strategia per garantire la gestione e la promozione del Borgo, innescando un circolo virtuoso ed economico. Abbiamo però evidenziato anche alcune probabili criticità che possono derivare da tale adesione. In primo luogo, la perdita della caratterizzazione dell’offerta e della suggestione del Borgo, qualora questo venga promosso insieme ad un marasma di altre strutture ricettive (appartenenti al Consorzio “Ospitalità da Favola”), ma insistenti in territori come la costa cilentana, di certo più forte in capacità attrattiva e potenzialità turistica rispetto alle aree interne o montane, come quelle in cui è ubicato il Borgo Serrone. Con la conseguenza per quest’ultimo di una sostanziale perdita dell’attrattività del borgo, rappresentata dal modus vivendi in una comunità di area montana, dalle tradizioni e dalle peculiarità storiche, tipiche della civiltà contadina. Di certo esiste la necessità di creare reti ospitali che a livello locale, regionale e nazionale producano sinergie tra le diverse esperienze di ospitalità diffusa. Esiste pure la necessità di creare reti tra borghi, come quello di Sant’Arsenio. Basti pensare all’esperienza di Santo Stefano di Sessanio. “In alcune regioni, i casi di albergo diffuso sono unici; prendiamo ad esempio Santo Stefano di Sessanio (AQ) unico esempio di albergo diffuso in Abruzzo: anche se la promozione e la comunicazione turistica sono affidate a persone competenti, il lavoro svolto sarà difficile. Sarebbe molto più facile per il borgo, essere inserito in un programma di collaborazione nazionale che si occupi della promozione su larga scala. Gli sforzi di un singolo, sarebbero premiati dal lavoro, diciamo così, “di 23 squadra” . Sarebbe dunque auspicabile creare un marchio di qualità o un logo identificativo delle tipologie di ospitalità diffusa, come del resto in parte già accade con gli agriturismi o i bed and breakfast. Ma la creazione di circuiti tra Borghi albergo, seppure dislocati nel territorio nazionale è cosa ben diversa dal modello del Consorzio “Ospitalità da favola” che punta piuttosto all’ospitalità in un’area specifica, quella del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano e che individua quale prodotto da commercializzare singole strutture ricettive accomunate da una legge regionale, e non un intero borgo. 23 Ieva Cinzia “Quando la storia incontra il turismo: l' "albergo diffuso" a Santo Stefano di Sessanio (AQ) e a Specchia (LE)" Tesi di laurea di - Anno accademico 2004-2005 Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 63 Ecco perché esperienze come il Borgo Serrone vanno promosse e gestite in maniera differente, al fine di conservare la specificità dell’idea e l’efficacia dell’esperienza di marketing territoriale messa in atto. Abbiamo affermato che la rete è alla base dei progetti analizzati ma se è vero che il Consorzio “Ospitalità da favola” si pone come un network di tante strutture ricettive accomunate da una legge regionale in un’area specifica e protetta, Borghi Autentici d’Italia – Salerno accomuna veri e propri Borghi, strutturati da comunità ospitali, che basano la suggestione e l’attrazione proprio sulla conservazione di una serie di caratteristiche tipiche dei borghi antichi, in grado di fornire anche servizi di qualità e uno stretto rapporto con i residenti, nonché attività commerciali e artigianali. Si tratta insomma di un network più complesso nella sua organizzazione con obiettivi di grosso respiro, in quanto la fabulazione deriva dall’offerta stessa (borgo in quanto ospitale, ricettivo e contenitore di valori suggestivi). Un modello per il quale l’attrattività non è data da un’area protetta con il mare ed emergenze culturali come nel caso del Consorzio “Ospitalità da favola”. Appare difficile indicare quale possa essere il modello più efficace, proprio perché i due progetti seppure si richiamino all’ospitalità diffusa, individuano il fulcro di attrazione in oggetti e caratteristiche diverse, tuttavia potenzialmente collegabili tra loro. Procedendo nelle nostre considerazioni e dando uno sguardo al modello di Compagnia dei Parchi, notiamo che questo si costituisce di una rete di strutture ricettive legate all’ospitalità diffusa delle aree protette e dunque caratterizzate da una serie di requisiti fissi. In questo senso, il modello si avvicina molto a quello del Consorzio “Ospitalità da favola”. Tuttavia il percorso e le finalità restano diverse. Le strutture da connettere in Compagnia dei Parchi sono già esistenti sul mercato turistico, siano esse seconde case per vacanza, agriturismo, bed and breakfast, residence o altro. Non si tratta come nel Prusst di strutture da riqualificare e i proprietari delle stesse non sono soci di un Consorzio, ma stipulano un contratto di allotment per fornire a Compagnia dei Parchi una serie di camere e posti letto. La rete basa la sua attrattività sull’appartenenza alle aree protette, visto che Compagnia dei Parchi si promuove proprio in qualità di tour operator delle aree protette, anche se la gestione a rete delle strutture, al momento, non sembra abbia rappresentato un elemento significativo e rassicurante in termini di risultati economici per gli operatori. I numeri di adesione al tour operator da parte dei proprietari di seconde case o di strutture ricettive extralberghiere dalle piccole dimensioni parlano chiaro. Evidentemente Compagnia dei parchi è 64 Un quadro d’insieme considerata da molti proprietari un canale in più, nell’ambito della complessiva distribuzione e commercializzazione del proprio prodotto/struttura. Eclatante è il caso dell’Albergo diffuso di Santo Stefano di Sessanio che tra le altre modalità, ha scelto la promozione anche, ma non solo, attraverso il tour operator Compagnia dei Parchi. Un’ultima considerazione sulla rete della ricettività diffusa va fatta in relazione alla pianificazione di sviluppo locale, avviata nel Vallo di Diano, dal punto di vista turistico. Partiamo infatti dalla seguente considerazione: “La presenza dell’idea di ricettività diffusa nelle sue varie definizioni (“paese albergo”, “albergo diffuso”, “borgo albergo”, “cittàalbergo”, “hotel paese”, “village inn”, ecc.) all’interno di piani territoriali, spesso finanziati dall’Unione Europea, non sembra garantire un grado di connessione sostenibile, economicamente ed ecologicamente, con il complesso di beni culturali presenti su un territorio più vasto. La banalizzazione delle varie forme di ricettività, si riduce, spesso, ad un elenco di “case da affittare per le vacanze”, gestito, sì, da un’unica agenzia, ma in modo totalmente separato dal godimento degli altri beni culturali e ambientali presenti sul territorio. Non solo le ristrutturazioni e i recuperi delle case per le vacanze sembrano non tener conto nella sostanza del contesto di appartenenza, ma neppure le maggiori organizzazioni per la conservazione e l’utilizzo dei beni culturali (i musei) e dei beni naturali (i parchi) sembrano saper definire pratiche connettive con i contesti territoriali. Al di qua di determinati problemi politici e di gestione, inevitabilmente legati alle forme di partecipazione di popolazioni e interessi, esistono due problemi culturali ineludibili, e riconducibili da una parte alle pratiche più avanzate di connessione nella economia delle reti e dall’altra alla formazione di una nuova managerialità capace di pensare, coordinare, connettere il complesso dei beni culturali, ambientali e ricettivi di una città-natura di un determinato 24 territorio, tenendo conto delle scelte e delle strategie ecologiche” . Si tratta di una considerazione del tutto trasferibile al comprensorio valdianese, dove si sta assistendo negli ultimi anni, ad un proliferare di programmazioni di sviluppo turistico, non sempre interconnesse tra loro. Le programmazioni predispongono strumenti di valorizzazione dei beni culturali e delle emergenze ambientali e forniscono opportunità di finanziamento e avvio di attività ricettive private o di produzione artigianale, ma non hanno ancora definito la modalità di connessione e 24 Cfr. A. Sichenze, M. Lavecchia, I. Macaione, «Il turismo delle città-natura», in Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 607-622. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 65 gestione territoriale dell’offerta ricettiva turistica, del patrimonio culturale ed ambientale. In sintesi, manca la regia degli interventi, il club di prodotto da commercializzare che faccia da cabina di coordinamento per l’esistente, definendo strategie di gestione e di promozione del territorio, in grado di dare il giusto valore all’offerta turistica e agli altri elementi di fabulazione del luogo. 6.2 Gestione e promo commercializzazione: un gap irrisolto L’offerta di ospitalità diffusa nel Vallo di Diano si trova in una fase in cui non ha ancora testato alcun modello di gestione o commercializzazione del prodotto, in quanto il prodotto stesso non è ancora stato realizzato. In alcuni casi si assiste addirittura ad un’assenza di un potenziale modello di gestione, pronto per il prodotto disponibile. Consideriamo per esempio il Borgo Serrone di Sant’Arsenio che affronta solo dopo alcuni anni dalla presentazione del progetto pilota e dopo due anni prima dalla realizzazione degli interventi strutturali, la problematica gestionale e commerciale. Il primo passo fatto è rappresentato dalla ricerca sul mercato di società di promozione. Il progetto come abbiamo visto nasce da una “sentita” necessità, quella di risolvere le conseguenze create dall’abbandono di un centro storico riutilizzando un certo numero di case vuote. Tuttavia, tale necessità non può essere risolta se a monte non si predispone un modello di gestione in ottica di sviluppo economico. Parlare di Borgo albergo, Albergo-diffuso o di altre forme di ospitalità a fini turistici, senza una chiara idea dell’uso del patrimonio edilizio, senza la creazione di una serie di pubbliche relazioni con i soggetti di intermediazione e commercializzazione turistica, significa porre a priori un freno al progetto stesso. “Bisogna capire che la gestione e la qualità delle scelte sono l’asset più importante per continuare a competere in un mercato che è sempre più difficile da servire ed interpretare, se non si posseggono i giusti strumenti di orientamento e azione. L’ideazione e la gestione di un modello di ospitalità originale richiede una cultura 25 adeguata di base, che non può essere data per scontata” . La gestione e la promozione delle esperienze di ospitalità diffusa nel Vallo di Diano sono attività non ancora avviate in quanto i progetti sono ancora alla fase di reperimento dei finanziamenti. Sembra, tuttavia, che l’idea predominante nel territorio sia che solo dopo il periodo necessario 25 Cfr. G. Dall’Ara, P. Marongiu, «Report sul fenomeno dell’albergo diffuso in Italia», in Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 351-363. 66 Un quadro d’insieme per attivare gli interventi di riqualificazione o ristrutturazione degli immobili si possa evidentemente capire e analizzare le fasi successive con cui l’idea e la validità dei progetti si confrontano con il mercato economico turistico. Esiste, effettivamente, la necessità di creare un prodotto che ancora non c’è, ma è anche vero che pensare alla gestione di un prodotto significa interagire con il territorio di riferimento a tutto campo. Presuppone che, progetti di ospitalità diffusa già avviati si relazionino ad interventi di sviluppo locale indirizzati al turismo e ad altre forme di attività produttive come l’agricoltura e l’artigianato, soprattutto laddove, come nel Vallo di Diano, la pianificazione territoriale è stata pensata essenzialmente per il turismo e per i beni culturali, connessi all’artigianato, al commercio e all’agricoltura cosiddetti “tipici”. Purtroppo però tale legame manca. Non tanto nel reperimento dei fondi per la ristrutturazione degli immobili, quanto nella gestione delle strutture da realizzare e nella loro relazione con il patrimonio culturale, ambientale e commerciale che si va definendo. Così accade che seppure l’esperienza di Sant’Arsenio sia tra le più avanzate in termini di completamento urbanistico, rischia di andare da sola, del tutto sconnessa con quello che accade sul territorio. “In secondo luogo si pone il problema di un management adeguato e di una gestione professionale, un tema che rinvia al grande problema della formazione nel turismo e nell'ospitalità. Pochi operatori, infatti, sono perfettamente consapevoli di quanto importante sia l’aspetto gestionale nella formula dell'Albergo diffuso. Non si può, infatti, pensare che un albergo così particolare possa essere gestito nel modo freddo e razionale che caratterizza gran parte delle gestioni alberghiere “moderne”, né che l’approccio gestionale assuma quei connotati di rigidità e di "orientamento al prodotto" che caratterizzano gran parte delle proposte alberghiere di piccola dimensione. Anche negli alberghi diffusi ci vuole professionalità assieme 26 al calore di una gestione con le radici in un preciso ambito culturale” . Gestione ed organizzazione dunque sono alla base perchè il prodotto possa essere vendibile sul mercato. Le difficoltà sono sempre dietro l’angolo, persino quando si tratta di un modello pensato idealmente. L’esperienza di Compagnia dei Parchi, per esempio, ha constatato nella pratica, tali difficoltà, concludendo la prima fase dell’azione nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano con scarsi risultati. Poche sono 26 Cfr. G. Dall’Ara, P. Marongiu, «Report sul fenomeno dell’albergo diffuso in Italia», in Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 351-363. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 67 ancora le strutture locali che hanno scelto di restare nella rete del tour operator, preferendo piuttosto la promozione “fai da te”. Un’esperienza che mostra le difficoltà di gestire i modelli in rete, se non esiste a monte una corretta pianificazione e la cura continuata nei confronti dell’imprenditore/proprietario, il quale, a scarsi risultati, risponde con l’abbandono del progetto. Sarebbe allora interessante nel prossimo futuro valutare il master plan in organizzazione e marketing, predisposto dal Consorzio “Ospitalità da favola”, per il quale il coinvolgimento diretto dei proprietari/gestori rappresenta un elemento rafforzativo della rete ospitale, in quanto sono essi stessi coinvolti nella responsabilità e nel rischio imprenditoriale che richiede il mercato. Una responsabilità che è solo in parte ricoperta da Borghi Autentici d’Italia, dove i proprietari affidano l’immobile per 25 anni con l’assicurazione della restituzione dello stesso, riqualificato e ristrutturato. Gli interventi di riqualificazione degli immobili affidati derivano in tal caso da fondi essenzialmente pubblici (e non da investimenti privati) senza i quali sembra che il progetto, in Provincia di Salerno, non parta. Il progetto di Borghi Autentici è un sistema perfettamente pensato nelle sue diverse fasi, persino con la creazione di un tour operator specifico per la commercializzazione, ma un elemento determinante potrebbe giungere solo con le adesioni alle società provinciali da parte dei privati, dei cittadini delle comunità e degli stessi proprietari. 6.3 Alcune riflessioni Gli elementi critici riscontrati nella rilevazione dei progetti si riassumono con la seguente frase “… dalle prime realizzazioni di Borgo Albergo, emergono non pochi punti di debolezza che vanno dai costi elevati per interventi strutturali, alle diseconomie dovute alla dislocazione di strutture, e servizi, al management non adeguato, allo scarso spirito 27 imprenditoriale dei soggetti coinvolti.” Se è vero che sui progetti esaminati non possiamo dare un giudizio sulla qualità del management in quanto non ancora avviato, né possiamo considerare i risultati e i bilanci economici in termini di diseconomie dovute alla dislocazione delle strutture, due elementi tuttavia sono già emersi: 27 Cfr. G. Dall’Ara, P. Marongiu, «Report sul fenomeno dell’albergo diffuso in Italia», in Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 351-363. 68 Un quadro d’insieme 1. eccessiva burocratizzazione del finanziamento pubblico, destinato alla riqualificazione dei Borghi o delle strutture; 2. tempi infiniti per avviare progetti a largo respiro che prevedono la rete delle ospitalità. Elementi questi ultimi che come conseguenza determinano un allontanamento dei proprietari dall’avventura imprenditoriale, delusione nelle aspettative di intere comunità, gravi difficoltà nello stare al passo con i cambiamenti del mercato turistico e il disvalore della competitività del progetto rispetto ad altri territori. I due punti critici sono evidenti nei progetti messi in campo nel territorio salernitano. Borghi Autentici di Salerno rischia di bloccarsi del tutto, in quanto lo strumento scelto per il finanziamento è stato modificato in corso d’opera. “Ospitalità da favola” solo dopo anni di attesa è riuscito ad agganciarsi ad un nuovo strumento agevolativo, mentre Borgo Serrone è stato l’unico che a piccoli passi ha garantito la ristrutturazione degli immobili, ma attende ancora il finanziamento per gli arredamenti. Compagnia dei parchi è stata costretta ad interrompere l’azione nel salernitano a causa della fine dei finanziamenti Equal e solo dopo alcuni anni ha ripreso le attività, peraltro in maniera diversa. Il rischio è che l’entusiasmo registrato all’avvio di progetti di grosso respiro, senza risposte in tempi celeri, si trasformi in disillusione e allontanamento di quelle persone che hanno accettato la sfida imprenditoriale. Con l’ulteriore conseguenza che quelle stesse persone difficilmente approveranno la medesima sfida, in una seconda occasione. Le stesse difficoltà burocratiche possono comportare addirittura il blocco degli interventi di ristrutturazione degli edifici non utilizzati o la necessità di stravolgere il progetto di marketing territoriale ideato, al fine di accedere ad altri canali pubblici, mettendo così a rischio la struttura essenziale dell’idea imprenditoriale. Infine, ultima considerazione “interrogativa” che lasciamo in gran parte sospesa, riguarda la capacità di richiamo dei progetti esaminati in ambito turistico, se cioè l’idea del centro storico di un borgo, di una struttura ubicata nelle aree protette, di una comunità ospitale con i suoi elementi di vita quotidiana e “tipica”, possa realmente rappresentare un elemento sufficiente di attrazione turistica. Una domanda che si scontra con un’altra constatazione secondo cui l’offerta turistica italiana, quella della cosiddetta “Italia minore”, è caratterizzata da una miriade di borghi, tipicità, tradizioni, ubicati anche “vicino casa”, nella quale diventa difficile realizzare e commercializzare un prodotto davvero unico, esclusivo e competitivo. “Ma proprio sul concetto di competitività il Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 69 turismo mostra tutti i suoi limiti: si assiste ad una tendenza alla proliferazione di prodotti simili…ogni territorio si candida a svolgere ruoli turistici sovrapponibili; ogni comunità locale ritiene di avere risorse uniche da valorizzare a fini turistici ed è convinta di poter offrire al turista condizioni di vita irripetibili. E quindi ogni progetto di sviluppo locale si presenta allo stesso modo: percorsi territoriali alternativi, offerta di ricettività attraverso il recupero del patrimonio architettonico sottoutilizzato, risorse ambientali e culturali uniche e di pregio… Allora bisogna fare le opportune distinzioni. Risorse forti come la costa balenabile, la montagna sciabile, le emergenze culturali e ambientali di eccellenza, le località termali possono costituire elementi di sicuro richiamo per loro intrinseca natura… Sulle altre risorse più deboli e diffuse, invece, non è pensabile un programma di sviluppo turistico che si fondi solo sulla loro capacità attrattiva… si tratta di allargare la prospettiva e di spostare l’attenzione verso una offerta turistica che possa essere di integrazione ad un sistema locale più articolato e complesso. L’attività turistica può essere uno dei componenti del mix funzionale capace di rilanciare l’immagine e il ruolo del sistema locale… ma in sinergia con altre attività produttrici ... e in subordine a politiche di 28 accessibilità dei luoghi, di creazione di pacchetti di offerta” Un elemento favorevole e qualificante per l’offerta di un territorio potrebbe giungere dalla partecipazione di un’intera comunità all’ospitalità di un borgo, un valore aggiunto su cui punta Borghi Autentici d’Italia. “Un progetto che mira a far rivivere lo spirito passato del piccolo borgo, deve tener conto dei suoi abitanti, della sua Comunità; sarebbe opportuno quindi cercare di “educare” la Comunità del luogo, in modo che nessuno possa sentirsi sfruttato o infastidito dall’arrivo dei turisti… Trasformando i piccoli borghi in una serie di “centri di ospitalità”, di certo non si aiuterà il borgo stesso ad uscire dall’anonimato. Come tutte le cose, i progetti di albergo diffuso sono sostenuti da persone che amano il territorio, che lo 29 rispettano e che sicuramente non lo useranno per soli scopi di lucro” . Le ultime teorie sull’Albergo Diffuso anch’esse considerano l’esistenza di una vita nel borgo, come un elemento prioritario di attrazione. Ma elementi innovativi in termini di attrattiva giungono soprattutto da nuovi progetti di marketing territoriale che iniziano a collocare accanto 28 Cfr. R. Mascarucci “Architettura, Urbanistica e Tursimo: lo sviluppo locale” in Rapporto sul turismo italiano. quindicesima edizione con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury Srl: Firenze, 2006, pp. 433-445 29 Leva Cinzia, “Quando la storia incontra il turismo: l' "albergo diffuso" a Santo Stefano di Sessanio (AQ) e a Specchia (LE)" Tesi di laurea - Anno accademico 2004-2005 70 Un quadro d’insieme all’ospitalità diffusa, alla vita in un borgo antico e dunque al turismo, nuovi elementi di interesse, molto più specifici e caratterizzanti, emozionali ed utilitaristici, che preparano ed offrono al turista nuove attività da realizzare, spesso diverse da quelle tradizionali del viaggio. E’ il caso del Work Village, progetto di marketing territoriale che presentiamo nella seconda parte e che affianca al turismo, la possibilità di fare attività artigianali e “fai da te”, elementi che a nostro parere sono potenziali categorie di richiamo, sulla scia della pista sciistica o del bene culturale di eccellenza. 6.4 Quali prospettive? Rileggendo i dati elencati nei singoli progetti del Vallo di Diano finora esposti, in termini di recupero edilizio, si stima in ottica di ospitalità diffusa, entro i prossimi due anni, un’utilizzazione di circa 10 mila metri quadri Complessivamente, il numero dei posti letto, stante alla previsione 30 dei progetti aumenterà nel Vallo di Diano di 461 unità, in un arco di tempo di due anni circa. Seppure non esista un dato di previsione espresso, inerente la tipologia delle strutture ricettive adottate dai progetti, con particolare riferimento al Borgo Serrone e a Borghi Autentici d’Italia - Salerno, ci sembra presumibile che sarà la ricettività extralberghiera a godere di un netto incremento nel comprensorio, con una concentrazione nei comuni di Casalbuono, Teggiano e Sant’Arsenio ed una soddisfacente distribuzione nel resto del territorio. Così, sommando i dati di previsione dei progetti a quelli della ricettività 31 registrata al 2006 nel Vallo di Diano entro due anni avremo verosimilmente il seguente prospetto: Tab 7: Previsione sull’offerta ricettiva del Vallo di Diano per il 2008/2009 n. posti letto Strutture alberghiere attuali ubicazioni principali 1.094 Atena, Sala Consilina, Polla, Padula Strutture extralberghiere attuali 242 Strutture extralebrghiere previste 461 Montesano, Padula, Polla, Sala Consilina, S.Arsenio, San Rufo, Sanza Casalbuono, Teggiano, S. Arsenio Totale 1.797 Fonte: Ns. elaborazione su dati acquisiti dai progetti di marketing territoriale esaminati 30 Il numero di posti letto del Prusst nel Vallo di Diano è stato rilevato considerando 9 strutture ubicate nel comprensorio sulle 84 complessive ricadenti nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, che permetteranno la creazione di 1353 posti complessivi. Il Borgo Serrone, pur inserito nel Prusst non è stato considerato. Pertanto i posti letto del Prusst sono 144. 31 Vedi pag 20 Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 71 L’insieme dei posti letto prevede un numero di immobili/residenze recuperati nell’ambito dei progetti (considerando 9 immobili nell’ambito del Prusst “Ospitalità da Favola”) pari a 98 strutture nel solo Vallo di Diano. Ovviamente si tratta di stime e previsioni non supportate da certezze, soprattutto temporali, viste le lungaggini propagatesi nel corso degli anni per il solo ottenimento di contributi e finanziamenti da parte del comparto pubblico, finalizzate alla riqualificazione degli immobili. Tuttavia, proviamo a fare delle stime di previsione sui tempi di recupero del patrimonio edilizio ancora non utilizzato nel Vallo di Diano. Si tratta di stime che potrebbero risultare provocatorie ma sono necessarie a capire, in base ai progetti e ai dati finora analizzati e dunque in base all’esperienza e alla storia che il territorio ha maturato, se gli sforzi finora fatti vanno perseguiti o è necessario un cambiamento di strategia. Facciamo perciò riferimento alle 1.992 abitazioni non occupate per il 32 motivo definito “vacanze” , secondo i dati Istat 2001, che rappresentano strutture potenziali da immettere nel circuito di ospitalità annuale del territorio. Arrotondando la cifra a 2.000 abitazioni non occupate e arrotondando a 100, le 98 residenze recuperate con i progetti esaminati, in 33 un arco di tempo di 8 anni , considerando lo stesso andamento trascorso, dunque la stessa quantità di progetti e di immobili investiti in essi, il dato finale non è certo incoraggiante. Il recupero e soprattutto la “messa a regime” dei 2.000 immobili si verificherebbero in un periodo di 160 anni. Ovviamente si tratta del peggior dato possibile, che tiene conto di una proliferazione lenta di iniziative di recupero. Inoltre, il dato non considera i nuovi strumenti che la Regione Campania da qualche anno ha reso disponibili ai proprietari e ai Comuni per il recupero dei centri storici, attraverso la Legge n. 26/2002 “Norme ed Incentivi per la valorizzazione dei Centri Storici della Campania e per la catalogazione dei beni ambientali di qualità paesistica. Modifiche alla L.R. 19 Febbraio 1996, n. 3”, che prevede contributi e incentivi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare di interesse storico- artistico e ambientale, oltre che interventi di abbellimenti e riqualificazione per gli immobili, in generale. Ritornando agli elementi di previsione, ipotizziamo invece che l’insieme delle 2.000 abitazioni siano oggetto nel prossimo futuro di una pianificazione complessiva di recupero a fini turistici che stante alle 32 Vedi pag 3 33 La cifra si ricava facendo una media degli anni di vita dei progetti esaminati, aggiungendo ad essa due anni ancora necessari per la realizzazione e la “messa a regime” del sistema di ospitalità. 72 Un quadro d’insieme progettazioni precedenti, occuperà un periodo tra gli 8 e i 10 anni. Realisticamente vanno considerate anche le probabili rinunce dei proprietari nel corso degli anni e una differente destinazione che si vorrà dare agli immobili. Se andiamo a verificare i progetti esaminati e nello specifico “Ospitalità da favola”, Borghi Autentici Salerno e Borgo Serrone, dall’inizio del percorso alla situazione attuale, si può stimare una 34 perdita media di immobili pari al 60%. Ipotizzando la stessa percentuale di rinuncia, il percorso determinerebbe un recupero a fini turistici di 800 dei 2.000 immobili di partenza, da cui potrebbe venir meno un ulteriore 10% dei proprietari, i quali, una volta ottenuto l’immobile riqualificato, potrebbero optare di immettere il patrimonio edilizio nel mercato della locazione e compravendita. Il dato finale, seppure meno scoraggiante del precedente, è anch’esso deludente. Soprattutto perché si tratta di ipotesi di sviluppo che si fermano alla fase di riqualificazione e immissione nel mercato turistico. Manca cioè la fase più importante, quella del mercato turistico e dei risultati economici, quella in grado di valutare se la programmazione sia davvero riuscita a innescare un processo virtuoso o abbia semplicemente attivato forme diverse di assistenzialismo locale. I dati stimati indicano tuttavia due nuovi percorsi indispensabili. Il primo, politico-amministrativo, che sia in grado di semplificare le procedure e abbreviare nettamente i tempi per l’ottenimento dei contributi necessari alla riqualificazione, una volta appurato che il progetto sia in linea con le politiche di sviluppo di un territorio. Il secondo, socioeconomico, che coinvolga quei proprietari disposti realmente ad investire ed essere imprenditori con le dovute assunzioni di responsabilità, avviando processi non esclusivamente legati ai tempi “pubblici” e ai compiti politico amministrativi, che piuttosto potrebbero concentrarsi nel garantire i servizi di pubblica utilità e infrastrutturali, alle attività di ospitalità/ricettività dei centri storici. 34 Borgo Serrone non è riuscito a coinvolgere nella programmazione di recupero complessiva il 50% dei proprietari. Il Consorzio “Ospitalità da favola” rispetto al Contratto programma iniziale (195 progetti) ha perso più del 60% dei progetti. In Borghi Autentici Salerno, Teggiano stimava 36 residenze nel 2002, a fronte delle 28 stimate dopo 5 anni, ma la tendenza è ancora in perdita. Seconda parte Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village VII 75 La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato Nel 2004 un gruppo di professionisti guidato da Rosario Valisena, artigiano del Comune di Polla, redigono un’idea progetto per il recupero dell’artigianato in chiave turistica da localizzare nel centro storico di Polla, comune a nord del Vallo di Diano, in provincia di Salerno. Dopo studi e ricerche intraprese, il copyright dell’idea progetto e il suo nome “Work Village Ergameron” sono stati regolarmente registrati per conservare la sorgente dell’idea originale. Il progetto è stato presentato alle istituzioni e alla comunità locale, intraprendendo un percorso di confronto con i progetti di sviluppo locale in chiave turistica ad area vasta. Si tratta di “un’idea progetto” già avviata attraverso uno studio pubblicato nel 2004, che nasce dal basso e che rispetto alle dinamiche dell’ospitalità diffusa inserisce nuovi elementi nella destinazione turistica del patrimonio edilizio, con la valorizzazione dell’artigianato in un sistema produttivo e di servizi che coinvolgono un’intera comunità locale. La novità rispetto ai progetti di marketing territoriale che abbiamo analizzato finora è rappresentata dall’elemento di attrazione e di interesse che si offre al turista. Chi sceglie di vivere in una comunità, secondo l’idea del Work Village, lo fa perché sceglie prima di tutto di partecipare alla realizzazione di un prodotto artigianale di qualità, potenzialmente di uso quotidiano, per il quale il turista mette a disposizione la sua capacità manuale e la sua creatività. In sintesi, se finora i progetti esaminati individuano nell’ospitalità diffusa uno dei tanti elementi che caratterizzano un’offerta turistica, collocata in una rete più ampia di servizi e di attrattori (area protetta, rete dei Borghi etc), il Work Village contiene in se l’elemento catalizzante dell’attrazione turistica. Ma l’idea progetto non è solo una nuova modalità di marketing territoriale. Nasce in realtà per recuperare due elementi delle piccole comunità, in via di “estinzione”, i maestri e l’arte artigiana, il patrimonio edilizio e la vita dei centri storici. L’idea ha l’obiettivo di innescare dei processi economici in grado di riattivare una produzione artigianale in ottica contemporanea che, se da un lato utilizza il turismo per recuperare il tempo perduto, dall’altro si prefigge di vivere e riprodursi in maniera indipendente e virtuosa, una volta che il sistema economico creato, vada a regime. La “messa a sistema” di diverse attività dunque è il fulcro del progetto, che si 76 La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato reggerà sulla produzione artigianale, connessa alle attività di ospitalità turistica e alle attività di servizi (commercio, trasporto etc) utilizzate in primo luogo dalla comunità locale. Da questo punto di vista dunque, assistiamo ad un nuovo modello di intervento sul territorio, un’idea progetto che nasce nel Vallo di Diano con la dinamicità giusta per essere applicata e attivata in diverse altre realtà di piccoli centri “tipici”. La prospettiva futura, da un punto di vista pubblico-amministrativo, potrebbe essere quella di adottare e trasformare tale idea in progetto-pilota del Vallo di Diano. La proposta del Work Village potrebbe essere adottata come nuovo modello di marketing territoriale in grado di coinvolgere, in un intero sistema di sviluppo professionale, comparti quali il turismo, l’artigianato, la formazione, il commercio. 7.1 Il progetto Il progetto denominato “Work Village Ergameron” nasce dalla considerazione degli elementi critici che caratterizzano i centri storici, elementi che sono alla base di molti altri progetti di sviluppo locale, tra cui, come abbiamo visto nel corso del nostro studio, quelli specifici sull’ospitalità diffusa. Una delle caratteristiche prioritarie del centro storico di un piccolo comune è rappresentata dallo spopolamento, con un conseguente disagio abitativo, un lento disfacimento del patrimonio edilizio, architettonico ed urbanistico, e il relativo decadimento sociale, economico e produttivo, dovuto alla scomparsa di attività lavorative e alla riduzione dei residenti, sempre più anziani. Il progetto, partendo da tali problematiche cerca di dare loro una serie di risposte risolutive, intrecciando alcuni elementi cosiddetti “tipici” in chiave turistica: – mantenere e tutelare il valore storico culturale delle produzioni artigiane nei centri storici; – recuperare il patrimonio edilizio esistente; – creare nuove opportunità occupazionali valorizzando le risorse umane del posto; – sviluppare turismo. L’idea si basa sulla realizzazione e/o recupero di piccole botteghe artigiane nel centro storico di Polla da destinare al turista (accompagnato da assistenti del settore) per la realizzazione di lavori cosiddetti “fai da te”, nei settori artigianali e agro alimentari. Si tratta in sintesi della creazione di una nuova tipologia di svago, denominata “Work Village”, Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 77 nel quale l’elemento emergente della vacanza risulta la realizzazione di un prodotto di qualità, artistico e di uso quotidiano, che permetterà di esprimere la creatività del turista/artigiano, soggetto coinvolto nel viaggio in forma attiva. L’idea si basa sulla considerazione che sebbene il numero di persone che scelgono di svolgere un’attività artigianale come lavoro primario sia fortemente in calo, esiste tuttavia un incremento delle attività pseudoartigianali che si sviluppano nel comparto del fai-da-te o del bricolage tanto da coinvolgere ampi strati di popolazione Da qui, l’idea del work village, l’idea che mette in relazione il turismo all’artigianato, intendendo così coinvolgere persone interessate a trascorrere in qualunque periodo dell'anno una vacanza finalizzata alla scoperta delle proprie capacità creative e manuali in un contesto stimolante, suggestivo che richiama alla fabulazione del centro storico, ma che aggiunge un elemento primario alle motivazioni del turista. L’artigianato diventa il pretesto ma anche l’elemento competitivo affinché il territorio possa distinguersi sul piano dell’offerta turistica. 7.1.1 Tipologie d’intervento ed organizzazione del centro storico In base all’idea progettuale, il centro storico dunque diventa il “fulcro del sistema” del turista, il centro di riferimento in cui lo stesso vive, dorme, lavora. Le tipologie d’intervento previste all’interno del centro storico riguardano: a) la rifunzionalizzazione e il restauro di parti limitate di strutture edilizie esistenti, non produttive, per valorizzarne gli elementi tipologici, formali e strutturali; b) il recupero di edifici di interesse storico non destinati a funzioni produttive; c) la conservazione dei fabbricati esistenti, rappresentativi dell’architettura locale; d) la creazione di botteghe artigiane per la fruizione dei turisti. e) il recupero e la valorizzazione delle botteghe dell’artigianato artistico, operanti nel settore del legno, della ceramica, del ferro battuto e del rame, della pietra e del marmo, del vetro, della tessitura e del ricamo, oltre ad altre attività artigianali ed artistiche assimilabili. Recuperare il patrimonio edilizio del centro storico comporta il recupero alla vita dello stesso e il suo reinserimento nei circuiti economici e turistici. La novità di tale impostazione si traduce in una visione del centro antico del comune quale ambiente da vivificare nel 78 La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato contesto della pianificazione urbanistica generale. Emerge, infatti, la consapevolezza che gli immobili recuperati si trasformino in una risorsa economica, in quanto risultano, simultaneamente, sede ed oggetto di attività rilevanti sotto il profilo economico. Il recupero delle botteghe artigiane e la loro fruizione da parte dei “turistiapprendisti” coinvolgerebbe l’intero tessuto urbano, innescando un automatico fenomeno di rivalutazione che si estenderebbe a tutte le attività, non solo dello specifico settore, ma anche a quelle connesse alla vita quotidiana. Oltre al recupero di nuove strutture ricettive nell’ambito del centro storico per esempio, lo stesso dovrà essere dotato di soddisfacenti ed esaustivi servizi comunitari. Quindi, accanto alla ristrutturazione o trasformazione di vecchi edifici da adattare a case-albergo, si dovranno necessariamente ubicare in questo contesto, spazi per la ristorazione, botteghe commerciali, centri di informazione e consultazione, senza dimenticare servizi per i parcheggi, arredi urbani e quant’altro occorra a garantire la vivibilità logistica della zona da parte di tutti i fruitori, occasionali e permanenti, pur senza alterare la tipologia storica del centro. Il progetto tende a creare un rapporto tra il turista e il cittadino con interconnessioni dirette, ottenendo, così, una rivitalizzazione naturale del centro storico, conservandone le caratteristiche urbanistiche e sociali, ma rinnovandone l’interesse. Dal punto di vista organizzativo, al fine di ottenere sinergie tra attività similari, il progetto prevede l’individuazione nel centro storico di zone specifiche e a tema, dedicate ai principali settori artigiani e agroalimentari. In ogni zona dedicata, si svilupperanno tutte le attività pertinenti al settore. Le strade, le piazze ed i vicoli saranno arredate con opere e strutture architettoniche richiamanti il settore di appartenenza della zona. In tutto il perimetro del centro storico, attività di accoglienza e di servizi costituiranno la necessaria infrastruttura turistica, completata dalla realizzazione di strutture alberghiere nella logica dell’ospitalità diffusa. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village Fig. 1: Prospetto organizzativo delle attività del Work Village nel centro storico di Polla35 Fonte: Idea-progetto Work Village Ergameron 35 Per una migliore visualizzazione si rimanda alla versione digitale. 79 80 La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato 7.1.2 Le dinamiche di funzionamento Il concetto-base dell’iniziativa è il coinvolgimento diretto del turista nella realizzazione del manufatto artigiano, da lavorare in quelli che sono i laboratori adibiti nel centro storico. Il turista sarà l’artefice dell’opera che sceglierà di costruire, mantenendo questo ruolo fino alla sua completa realizzazione. Il turista parteciperà e curerà, da protagonista, tutte le fasi di lavorazione per ottenere il prodotto finale. L’operato manuale del turista non sarà solo meccanico e ripetitivo, frutto di quello che avrà imparato nel corso delle ore in laboratorio, ma sarà arricchito dalle sue qualità creative e manuali, in modo tale da personalizzare il prodotto. La personalizzazione e l’esperienza diretta alla creazione di un’opera è l’input basilare, lo stimolo essenziale per chi, nella vacanza individua la necessità di ritrovare valori e semplicità, contatto umano e legami con l’essenza della creazione artistica e artigianale, che si lega in un secondo momento alla visita ai Beni culturali, alle emergenze paesaggistiche e naturalistiche, alla qualità del buon vivere del territorio. Si realizza così un circuito finalizzato a soddisfare le attuali esigenze di un turismo selezionato, moderno, evoluto, di un turismo sostenibile che sappia: 1. rompere con i ritmi e gli impegni della città per tornare alle origini; 2. recuperare il contatto con se stessi e con stili di vita semplici, autentici, lenti; 3. ritrovare il piacere del lavoro manuale strettamente connesso alla creatività umana. Per ottenere tali risultati il progetto considera necessario integrare la varietà dell’ offerta turistica del territorio, che comprende, l’ospitalità, il lavoro artigianale, la scoperta enogastronomica, l’escursione paesaggistica e quella culturale. Relativamente all’ospitalità, il turista sarà accolto e accompagnato da operatori esperti nell’accoglienza e nelle attività artigianali, nuove figure che sappiano fare da guida, in maniera dimostrativa ed efficiente. Il turista giunge nel comprensorio di riferimento, dove viene immerso, sin dall’inizio, in un borgo di qualità, semplice ed autentico. Ecco perché, seppure non sviluppata in maniera estesa, il progetto del Work Village considera basilare che la ricettività abbia le caratteristiche dell’ospitalità diffusa, meglio se dell’albergo diffuso. Tuttavia gli elementi dell’ospitalità, dalle residenze di dimensioni contenute ma funzionali, allo stile architettonico e dell’arredamento, sono secondari rispetto alla realizzazione dei laboratori artigianali ed enogastronimici e pertanto poco Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 81 sviluppati, nell’ambito del progetto “Work Village Ergameron”. Questo evidenzia come il work village sia in primo luogo un modello che possa arricchire progetti basati essenzialmente sull’ospitalità diffusa, immettendo in essi un valore in più, una maggiore capacità suggestiva del centro storico, oltre che una nuova modalità di recupero del patrimonio edilizio, in chiave turistica. La ricettività diffusa diventa basilare per ottenere coerenza e linearità nell’offerta del prodotto turistico Work Village, ma non è più la principale fonte di attrazione, l’unico elemento competitivo sul mercato turistico. Piuttosto diventa complementare ad un disegno ampio e complesso di vivibilità del centro storico. Proseguendo nel cammino relativo alle dinamiche di funzionamento del Progetto, una volta giunto nella propria residenza il turista fa una prima visita ai laboratori, durante la quale potrà scegliere il settore artigianale di suo interesse. Per facilitare la scelta, il progetto prevede la realizzazione di un centro di esposizione dei prodotti e dei lavori effettuati nei laboratori. Il turista visita il centro di esposizione nel quale potrà toccare con mano l’idea e la tipologia di prodotto che preferisce. Una volta individuata la tipologia di prodotto, con l’aiuto dell’assistente, il visitatore sceglie l’oggetto ed il modello che intende eseguire. L’assistente, già in questa fase, gli illustrerà le modalità e le tempistiche per la realizzazione dell’opera. Infine il turista e l’assistente concorderanno l’inizio dei lavori ed in funzione delle disponibilità dei banchi di laboratorio fisseranno i periodi di attività, distribuiti nell’intera giornata. L’assistente provvederà a disporre tutto l’occorrente (materie prime ed accessori) necessario alla realizzazione dell’opera scelta, e il turista nei tempi concordati inizierà la lavorazione. Per ogni giorno di presenza il turista potrà disporre dalle 3 alle 4 ore di lavoro in bottega. Dopo il lavoro in laboratorio, per il resto della giornata, il turista avrà la possibilità di organizzarsi nel tempo libero, dedicandosi alle altre attività che, in un pacchetto già predisposto, saranno fornite quotidianamente. Nulla toglie tuttavia che il turista potrà scegliere di organizzarsi il suo tempo, anche diversamente dalla programmazione iniziale. In sintesi il progetto prevede diversi possibili percorsi. Dalle escursioni di tipo paesaggistico con passeggiate in montagna, al mare, escursioni speleologiche, alle visite dei Beni culturali e dei Musei del comprensorio, o ancora visite archeologiche secondo precisi itinerari organizzati in collaborazione con agenzie di viaggio e tour operator. Inoltre, il turista potrà scegliere tra attività sportive, ricreative, culturali di vario tipo, meglio se inserite nel centro storico. 82 La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato In conclusione del suo percorso/viaggio il turista che aderisce al progetto potrà decidere di destinare il prodotto realizzato ad uso personale oppure di donarlo in beneficenza. I prodotti donati saranno esposti in mostre periodiche per la vendita, e il ricavato sarà devoluto a rotazione ad enti e istituti di beneficenza. Una volta terminata la fase di laboratorio con la realizzazione del prodotto finale, il turista potrà quindi decidere di ritornare almeno una seconda volta per esercitare l’attività di produzione per altre tipologie di prodotto. Tale percorso infatti offre al turista continue novità e opportunità, in un proliferare di prodotti e di attività manuali, mai simili, e in continua evoluzione. La struttura delle botteghe artigiane Come abbiamo visto l’iniziativa Work village si basa sulla realizzazione di botteghe che riguardano tutti i settori dell’artigianato nobile, cioè quelle attività che in qualche modo sono condotte dalle imprese già esistenti sul territorio e dunque i maestri artigiani che ancora operano, i quali, attraverso l’esperienza maturata potranno stimolare nuove realtà imprenditoriali, recuperando un settore in calo nell’ambito delle aree interne e periferiche. Come vedremo successivamente, i maestri artigiani e le imprese esistenti, una volta coinvolti nel progetto, avranno la possibilità di formare nuove figure professionali, nuovi artigiani, in grado di dare impulso all’intero comparto. I settori coinvolti sono le lavorazioni del legno, della pietra, del vetro, della ceramica e del metallo, con le rispettive divisioni come di seguito indicate: Lavorazione del legno: Laboratorio per la realizzazione di: – arredo primario (tavoli, sedie, ecc.); – intaglio ed intarsio; – strumenti musicali ed oggettistica; – verniciatura, colorazione, decorazione e trattamenti. Lavorazione della pietra: Laboratorio per la realizzazione di: – intaglio ed oggettistica; – intarsio e mosaico. Lavorazione del vetro: Laboratorio per la realizzazione di: – vetri in fusione ed oggettistica; – intarsio e mosaico. Lavorazione della ceramica: Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 83 Laboratorio per la realizzazione di: – modellato e foggiatura; – decorazione e cottura. Lavorazione del metallo: Laboratorio per la realizzazione di: – utensili ed oggettistica in ferro forgiato; – utensili ed oggettistica in rame o altri metalli. A completamento delle attività artigianali sono previsti Laboratorio di restauro del legno Laboratorio di ricamo e uncinetto E’ inoltre assimilato all’iniziativa un Laboratorio artistico (pittura, scultura ed incisione). Le strutture Le botteghe da realizzare prevedono il pieno rispetto delle normative vigenti in materia di impatto ambientale, antinfortunistica e decoro architettonico. Secondo il progetto, i laboratori sono suddivisi in base alle tipologie di lavoro, in due o più sezioni, collocabili anche in ambienti diversi ma collegati tra loro. Considerato che nella bottega i processi di lavorazione avvengono su una base costituita da materie prime semilavorate, la dotazione “tipo” di una bottega prevede: – Apparecchiature professionali per l’esecuzione della prima lavorazione (taglio, sgrossatura, foratura,ecc); – Banchi attrezzati con utensili elettrici e manuali per eseguire ulteriori lavorazioni oltre all’assemblaggio ed alla finitura; – Ambienti attrezzati per la colorazione, decorazione, verniciatura ed altri tipi di trattamenti. Le apparecchiature di prima lavorazione vanno utilizzate solo dal personale qualificato della bottega, mentre saranno ad uso del turista i banchi con la loro dotazione e le altre attrezzature della bottega. In ogni bottega sono predisposti scaffali con spazi assegnati al turista ove questi potrà riporre i lavori nelle pause, durante le fasi della lavorazione. Gli ambienti di lavoro Gli spazi necessari a collocare quanto è necessario al buon funzionamento della bottega sono individuabili nei siti esistenti ed attualmente in disuso del centro storico. Con le opportune modifiche che si apporteranno in fase di ristrutturazione, si potranno utilizzare cantine e scantinati, che attrezzati allo scopo, saranno destinati per le lavorazioni che richiedono delle apparecchiature più pesanti ed ingombranti, mentre per quei settori che non richiedono particolari attrezzature, i lavori potranno essere eseguiti in altri ambienti posti anche sui piani rialzati degli edifici. Le 84 La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato dimensioni degli ambienti sono correlate sia dalla tipologia di lavorazione che dalla quantità di banchi in essi collocati. Per agevolare un buon risultato in termini di ospitalità, potranno anche essere coinvolti più ambienti per una bottega rispettando la logica dei processi di lavorazione. La logistica Dovendo lavorare nel centro storico del Paese, con spazi ridotti e scarsa viabilità per i veicoli industriali, anche se di modesta dimensione, l’idea progetto ha previsto come necessaria la costituzione di un supporto logistico per l’approvvigionamento di materie prime ed accessori delle botteghe artigiane. Questo si otterrà attraverso un accordo convenzionato con i laboratori artigiani già operanti in zona e meglio strutturati sia per ambienti attrezzati che per viabilità. I laboratori convenzionati forniscono le botteghe di tutti gli elementi in materia prima, necessari alla costruzione delle varie opere, sotto forma di semilavorati opportunamente dimensionati. Stesso discorso vale per le altre forniture relative ai prodotti di consumo, degli accessori e dei prodotti per le finiture. I prodotti Trattandosi di una vastissima gamma di proposte d’opera, è necessario predisporre dei piani di realizzazione dei lavori che si basino sui tempi di permanenza del turista presso la bottega. L’idea progetto perciò stabilisce i tempi medi di realizzazione di tutti i lavori proposti con spazi che coprono l’intera settimana o soltanto un week-end. Nella stessa valutazione sono considerate le variabili che il turista vorrà apportare al progetto del prodotto in termini di personalizzazione dell’opera. 7.1.4 Il settore agro-alimentare Il settore agroalimentare del progetto Work village si basa sulla considerazione che la produzione agroalimentare locale può contare su prodotti della terra ottenuti con metodi e tecniche di coltivazione, allevamento naturali, che gli antichi saperi degli agricoltori e degli artigiani alimentari trasformano in prodotti di alta qualità. Il turista rappresenta il protagonista principale dell’iniziativa, il quale potrà cimentarsi, con l’ausilio di persone esperte nei diversi settori, alla creazione di prodotti agroalimentari per il proprio fabbisogno. I settori coinvolti sono: produzioni lattiero-casearie, produzioni di insaccati carnei tradizionali e prodotti da forno (panetteria), distinti nei seguenti comparti: Produzioni casearie: – Formaggi a pasta filata Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 85 o Laboratorio per la realizzazione di: caciocavalli podolici, mozzarelle e trecce; o Locale di stoccaggio del prodotto finito. – Formaggi a pasta dura o Laboratorio per la realizzazione di; pecorino e cacioricotta; o Locale di stoccaggio del prodotto finito. Produzioni di insaccati: – Laboratorio per la realizzazione di: sopressate, salsiccie, ecc; – Locale di stoccaggio del prodotto finito. Produzioni di prodotti da forno: – Laboratorio per la realizzazione di: pane, taralli e freselle locali. A completamento delle attività artigianali sono previsti: – Cantine per la fase di stagionatura dei prodotti: formaggi a pasta dura; – Locali per la stagionatura degli insaccati.; – Locale nel centro storico per la vendita e l’esposizione dei prodotti locali. Le strutture Trattandosi di prodotti tipici delle tradizioni produttive locali, la razionalizzazione delle strutture adibite alle produzioni di tipo artigianale presenta notevoli difficoltà di soluzioni, soprattutto in considerazione del rispetto delle nuove e rigorose prescrizioni igienico-sanitarie. In fase di progettazione si dovrà tener conto delle moderne esigenze per ottemperare alle normative igieniche vigenti ed ai processi tecnologici dei diversi settori. I laboratori saranno dotati di attrezzature di base per le fasi tecnologiche per la trasformazione della materia prima. Gli ambienti di lavoro Per i laboratori di trasformazione (caseifici, ecc.) l’idea progetto stabilisce che la condizione ottimale sarebbe quella di progettare alcuni locali exnovo per ottemperare alle moderne esigenze in materia igienica, anziché convertire e adattare locali presenti nel centro storico. In fase di progettazione si dovrà tenere conto di numerosi fattori: ad esempio, l’ubicazione, le dimensioni, i materiali di costruzione, la tipologia edilizia, l’isolamento termico, la sicurezza, e così via. Diverso è il discorso sui locali di stagionatura (per alcuni formaggi come caciocavalli, cacioricotte, pecorini, ecc.). Nelle antiche cantine naturali presenti nel centro storico, si realizzano condizioni biologiche ed ambientali inimitabili che conferiscono al prodotto delle caratteristiche organolettiche tipiche ed irripetibili (si pensi alle cantine naturali del Roquefort). 86 La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato La logistica Per alcuni prodotti come i formaggi e i salumi, la lavorazione non è consigliabile nel centro storico, per motivi di spazi ridotti e limitata viabilità; tuttavia si potrebbe allestire un piccolo laboratorio opportunamente predisposto soprattutto per scopi dimostrativi e divulgativi. Il centro storico funzionerà da fulcro di valorizzazione dei prodotti locali e allo stesso tempo di attrazione per il turista curioso di voler intraprendere e approfondire nozioni di carattere pratico-applicativo. Inoltre, si potranno consentire visite guidate alle cantine per conoscere le particolarità che rende tipico un prodotto in fase di maturazione. Il personale e la formazione Grande importanza, nel progetto Work Village Ergameron riveste il ruolo dell’assistente che si identifica nella figura dell’artigiano che ospita e collabora con il turista, accompagnandolo dalla scelta dell’opera da costruire fino alla completa realizzazione della stessa. Questa figura è investita di un duplice quanto strategico compito: di buon artigiano e di accompagnatore turistico. Il personale dovrà conoscere non solo la parte tecnica delle diverse fasi lavorative, ma dovrà avere dimestichezza anche in materia di sicurezza alimentare e norme igieniche, nonché di tecniche di promozione e comunicazione. Fondamentale importanza dunque riveste la formazione sia delle persone da impiegare per le varie attività lavorative, sia per i turisti “allievi” da ospitare. Nel breve periodo, il progetto prevede la formazione del personale al fine di ottenere prodotti di pregio, ottenuti secondo uno specifico disciplinare che contempli le caratteristiche delle materie prime, delle fasi di lavorazioni e la produzione finale. Successivamente si potrà aspirare alla costituzione di una vera e propria scuola di artisti che coniugando i diversi settori artigiani, si incontrano per conferire miglioramenti e nuove alternative alla ricerca della qualità. Il progetto prevede la formazione in loco di operatori turistici in grado di essere nello stesso tempo artigiani, ma anche di incentivare giovani alle attività imprenditoriali legate al flusso turistico. Necessita pertanto la realizzazione di un Centro di formazione permanente che in collaborazione con l’intero comparto formativo si occupi di formare i giovani interessati al progetto. Un Centro di formazione permanente Il progetto Ergameron Work Village si basa essenzialmente sull’artigianato, orientato in ottica turistica ma è fuori di dubbio che la necessità di tale visone nasce dalla volontà di dare nuovo slancio al Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 87 comparto artigianale, alle imprese esistenti. Ecco perché la stessa realizzazione di prodotti artigianali si concentra su prodotti non tipici o “antichi” ma di qualità, potenzialmente utilizzabili nella vita quotidiana e perché no, innovativi e certificabili. Per dare nuovo valore e impulso al comparto, è necessario curare tre aspetti fondamentali che sono la cultura, la dignità ed il sostegno per le attività artigianali e per gli stessi artigiani. Nell’ambito del progetto è stato pertanto elaborato un programma di formazione ed assistenza che vuole conseguire tali obbiettivi. Criterio fondamentale per una impresa è quella di disporre di personale qualificato, soprattutto quando la reperibilità di tali figure risultano abbastanza carenti nel territorio. Pertanto, il ciclo formativo dovrà essere orientato sia verso l’apprendimento delle pratiche lavorative che verso la interpretazione delle regole dello stesso, la sua flessibilità operativa nonché l’apprendimento di pratiche innovative nei settori specifici, ed ancora verso l’etica professionale. La struttura formativa prevista dall’idea-progetto prevede due livelli di istruzione: – il primo riguarda la formazione di otto specifiche categorie di artigiani riferite al piano operativo del progetto Ergameron, il quale prevede anche la possibilità di inserimento nella propria struttura di assistenti artigiani per scopi turistici. L’iniziativa dovrà coinvolgere, inoltre, la formazione di assistenti artigiani da destinare ad altre imprese, le quali a seconda delle proprie esigenze conferite, si potranno orientare verso aree di specializzazioni mirate. – il secondo livello, attuabile anche nel medio e lungo periodo, riguarda la realizzazione di un “Istituto” che in collaborazione con l’università ed altri enti, si occupi di formare i giovani che intendono diventare esperti nella gestione delle imprese artigiane. Si tratterebbe di un corso post-diploma della durata di 3 anni nel corso dei quali, insieme al piano di studi teorici verranno sviluppati progetti aziendali pilota i quali saranno poi offerti agli stessi giovani frequentanti. Questi studi potranno offrire oltre all’acquisizione delle tecniche di laboratorio, anche lo studio sulla creazione di aziende e prodotti artigianali, lo studio su sistemi di gestione, il conseguimento e l’applicazione delle innovazioni, lo studio di mercati e di design, in funzione delle categorie artigianali scelte dallo studente. 88 La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato Il centro di ricerca e sviluppo delle attività artigianali L’iniziativa ha come scopo la realizzazione di una struttura di servizi polivalente a sostegno di tutte le attività artigianali già esistenti e stimolare la nascita di eventuali altre attività. Tale centro si occuperà dello sviluppo promozionale e innovativo delle imprese artigiane coinvolte nel Progetto, assistendo le stesse in tutti i processi di sviluppo compreso la tutela di marchi collettivi e brevetti, ed inoltre, offrirà consulenza ed assistenza alla valutazione delle nuove idee imprenditoriali e dei nuovi prodotti nella loro applicazione pratica. Lo stesso centro si occuperà dello sviluppo delle applicazioni dei sistemi informatici nelle imprese ed in internet (“e-business” ed "e-commerce”) oltre ad un settore di marketing e di consulenza ed assistenza al lancio dei prodotti e dei servizi. Il tutto sarà svolto nel pieno rispetto delle peculiarità del lavoro artigianale, per la tutela delle pratiche e nel rispetto della conservazione dei valori operativi dell'artigianato locale. Il centro provvederà, inoltre, ad instaurare e convenzionare rapporti con collaboratori esterni come consulenti, manager, designer ed esperti di marketing per agevolare i contatti con le imprese ed offrire loro la possibilità di cogliere ogni utile opportunità. In pratica tale proposta intende fornire alle piccole imprese artigiane una struttura di sostegno degna delle grandi industrie che permetta loro di dare al proprio lavoro, ordine, efficienza ed efficacia. 7.1.8 Albo dei Maestri Artigiani L’Albo Unico dei Maestri Artigiani” vuol conferire il titolo onorario di “Maestro” a tutti gli artigiani che avranno dimostrato, durante il corso della loro attività, qualità proprie di un buon artigiano, in funzione di alcuni parametri (esperienza, capacità esecutiva, doti creative, etica professionale, ecc.) e giudicate da un’apposita commissione. L’albo costituirà un’importante patrimonio culturale in grado non solo di elencare il numero di artigiani operanti nei diversi settori, ma anche di archiviare documentazioni di opere eseguite dai maestri, costituendo, in altre parole una vera e propria banca di informazione del patrimonio artigianale locale, regionale, nazionale. In pratica tale proposta intende fornire alle piccole imprese artigiane una struttura di sostegno degna delle grandi industrie che permetta loro di dare al proprio lavoro, ordine, efficienza ed efficacia. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 7.2 89 Previsione di sviluppo: il prospetto tecnico-economico Il progetto Ergameron Work Village nella sua fase di ideazione ha sviluppato uno studio tecnico amministrativo che costituisce una bozza di piano di impresa. Esso ha tenuto conto della realtà sociale in cui si va ad operare e delle peculiarità dei diversi operatori economici coinvolti nell’iniziativa. In quasi tutte le proiezioni elaborate sono stati considerati valori medi tali da non generare forti squilibri sia in presenza di risultati finali positivi che negativi. La bozza del quadro tecnico economico contiene una serie di tabelle, ognuna per settore coinvolto, (legno, pietra, vetro ceramica agroalimentare etc), che si basa sulla considerazione di una permanenza media del turista di 4 giorni. Si è stimato pertanto un ciclo di lavorazione di 3 ore al giorno per 4 giorni, per un totale in ogni divisione di 3 turni di 3 ore per ogni postazione, dedita all’apprendimento del lavoro artigianale. Tralasciando le stime per ogni settore, proponiamo il totale dei dati ricavati in termini di banchi o postazioni impegnate per l’apprendimento del turista, superficie minima impegnata, numero di lavoratori coinvolti e turisti serviti. Tab 8: Superficie, addetti e tursiti serviti nelle botteghe del Work Village Settore Quantità banchi Sup.min. (Mq) Addetti Turisti serviti Legno 13 208 7 51 Pietra 12 120 5 36 Vetro 12 115 4 36 Ceramica 16 127 4 24 Metallo 8 98 4 24 Restauro 6 80 2 18 Ricamo e uncinetto 10 20 2 30 Laboratorio artistico 25 130 3 75 75 4 Lattiero caseario Insaccati 95 3 Panificazione 60 2 1.128 40 Totale 102 294 Fonte: Ns elaborazione su dati dell’idea-progetto Ergameron Dalla tabella si evince che la capacità ricettiva potenziale delle botteghe è di 294 persone al giorno per un totale di 88.200 persone all’anno. Dal punto di vista dei costi da sostenere per la realizzazione del Progetto, una seconda tabella riassume la stima delle spese da sostenere per ogni settore: 90 La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato Tab 9: Previsione di spesa per la realizzazione delle botteghe artigiane Voci di spesa Costi Botteghe artigiane € 180.000,00 Botteghe agroalimentari € 45.000,00 Strutture di servizio € 349.000,00 Allestimento vie € 400.000,00 Vigilanza e sicurezza € 16.500,00 Pubblicità e promozione € 400.000,00 Supporto alla logistica € 200.000,00 Uffici € 200.000,00 Progettazione e consulenze € 482.000,00 Totale € 2.272.500,00 Fonte: Ns elaborazione su dati dell’idea-progetto Ergameron Il conto economico previsionale in termini di ricavi stima invece un valore della produzione pari a 3 milioni di euro circa di cui 2.577.000 euro ricavati dalle vendite e dalla prestazioni del circuito Work village. Il calcolo è stato effettuato considerando una presenza di turisti nella fase iniziale di 7.500 persone all’anno, 25 persone al giorno, con un spesa media di 343 euro cadauni per tre giorni, seppure come già specificato, il progetto prevede una capacità complessiva di ricettività pari a 294 persone al giorno, con evidenti ricadute positive sull’indotto, connesso specificatamente al comparto turistico (intermediazione, guide turistiche, servizi di trasporto, svago). Nello specifico, le spese a carico del turista prevedono un pernottamento, prima colazione, pranzo, cena e tre ore di apprendimento presso i banchi artigianali per un ammontare di 104 euro giornalieri. In termini occupazionali, esiste una previsione progettuale che include anche l’indotto e il comparto formativo come di seguito indicato: Tab 10: Previsione occupazionale Tipologia Operatori coinvolti direttamente nell’iniziativa Operatori impiegati nell’indotto Comparto formativo Totale Fonte: Ns elaborazione su dati dell’idea-progetto Ergameron Fase iniziale A regime 40 63 100 180 15 50 155 293 Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 7.3 91 Il Work Village: un sistema di sviluppo dei centri storici L’idea progetto esposta finora ha ragione di essere solo in un sistema di azione che ingloba contemporaneamente la rivalutazione dei centri storici, le attività connesse al turismo, i comparti artigianali e agroalimentari. Il venir meno di uno solo degli elementi indicati indebolisce l’intero sistema Ergameron che in maniera innovativa concepisce la possibilità di riuscita del prodotto, sulla base di sinergie da attivare simultaneamente. Del resto l’idea del work village nasce dalla constatazione delle criticità esistenti nei piccoli comuni che comportano simultaneamente il degrado del patrimonio edilizio, la scarsa permanenza della micro imprenditorialità e la perdita della cultura dell’artigianato. Fattori che hanno spinto amministratori pubblici e piccoli imprenditori a intravedere nel turismo “l’ultima spiaggia” dello sviluppo economico di un “paese”, spesso però tralasciando le tipicità del luogo o non facendo i conti con la generalità delle proposte di sviluppo o di promozione di altri territori, con il rischio di realizzare prodotti poco competitivi sul mercato della fabulazione di un territorio. Fig 2: Fattori di criticità emersi nei centri storici Abbandono e degrado Difficoltà creazione Micro attività Fonte: Idea Progetto Ergameron Perdita della cultura dell’artigiano 92 La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato Il sistema Ergameron prova a garantire tale competitività sul piano turistico, spostando l’attenzione su altre leve di interesse, legate alla manualità, alla creatività in stretto contatto con il mondo artigianale ma non del tutto svincolato dalla produzione artigiana contemporanea. La competitività è garantita dalla persistenza di tre fattori, territorio, artigianato, turismo, che nella fase di attuazione del progetto riceveranno lo stesso peso e la stessa valorizzazione, per giungere agli obiettivi di una loro riqualificazione e riconversione. Fig 3: Elementi competitivi del progetto Ergameron Sostenuto Alternativo Innovativo Turismo Work Village Riqualificazione Riconversione Patrimonio Artigianato Identificazione Territorio Cultura Sinergie Fonte: Idea progetto Ergamenron Seguendo lo schema sopra è evidente come nel sistema Ergameron, l’artigianato potrà godere di un’attività di riqualificazione attuata attraverso la formazione, l’assistenza continua garantita dal Centro di Ricerca e Sviluppo e dalla creazione di nuovi artigiani, trasmettendo ad essi nuovi metodi di lavoro e supporto alla gestione. Punterà alla riconversione del maestro artigiano, con la nuova figura di artigiano\assistente turistico, ma anche alla valorizzazione dell’artigianato attraverso l’ingegnerizzazione del prodotto e potrà ottenere una sua identificazione grazie all’Albo nazionale dei maestri artigiani e la diffusione delle opere e della cultura dell’artigianato. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 93 Nel sistema Ergameron, il turismo sarà competitivo grazie ad una vacanza “attiva” che concepisce il relax, le bellezze culturali e naturalistiche, la partecipazione alla vita del Borgo e l’apprendimento di lavori artigianali. Del tutto innovativo, in quanto è l’artigianato ad essere la nuova fonte economica, coinvolgendo il turista nella realizzazione dell’opera, ma anche sostenibile con la rivitalizzazione dei centri storici, il coinvolgimento attivo del territorio e le sinergie tra istituzioni, imprese cittadini. Infine, con il sistema Ergameron ad ottenere vantaggi sarà l’impianto urbanistico del comune ospitante, attraverso la salvaguardia dei centri storici e dei relativi patrimoni artistico-culturali. 7.3.1 Report : Progetto Ergameròn - Bit 2005 Il Work Village Ergameron al fine di testare l’interesse di Tour Operator nazionali ed internazionali nell’ambito dello stand della provincia di Salerno, ha partecipato alla Bit edizione 2005, producendo una serie di contatti con 32 Tour Operator presenti, di cui 13 in target e 19 non in target. Si sono dunque contattati quei tour operator in target presenti alla manifestazione ovvero coloro che inserivano nella propria offerta viaggi di tipo culturale e “naturalistico”. Per gli altri operatori contattati e definiti “non in target” si è rilevato un disinteresse ad iniziative di tipo culturale in quanto il loro pacchetto volgeva ad un tipo di offerta strutturate su città d’arte o aree costiere. Alla luce del sondaggio effettuato presso la Bit di Milano sono emersi tre fattori di primaria importanza: – la presenza di una percentuale media di Tour Operator con proposte turistiche indirizzate al target di Ergameron; – il riscontro di apprezzamento della proposta Ergameron da parte di 13 Tour Operator che hanno manifestato l’interesse ad inserire nei propri cataloghi i pacchetti turistici di Ergameron; – l’originalità dell’offerta per tipo, qualità e diversificazione, tanto da ottenere da parte dell’Istitut de Marketing et Développement (promotore del Salon Italia di Parigi) un riconoscimento ufficiale. Si tratta di risultati significativi che sottolineano in particolare l’originalità del progetto e la sua capacità competitiva, attraverso un valore aggiunto rappresentato dall’investimento di diversi fattori trainanti, ma soprattutto di interessi nuovi per il turista/cittadino e metropolitano. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village VIII 95 Il Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina Tra le iniziative già intraprese nel Vallo di Diano finalizzate al recupero e alla rivitalizzazione dei centri storici, grazie alla sua novità concettuale e metodologica emerge quella del Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina (CCN). La cittadina con poco meno di 13 mila residenti si attesta da sempre come centro di servizi e piattaforma commerciale del Vallo di Diano, e come tale intende rafforzare la propria caratterizzazione, dando nuova linfa ed interesse a quei luoghi naturali come il centro storico, dove insistono attività commerciali. Il progetto è stato presentato alla comunità locale nell’ottobre del 2006. Prima di affrontare il percorso metodologico ideato nel progetto per il recupero del patrimonio edilizio non utilizzato, esponiamo di seguito una breve descrizione di cosa sia il Centro commerciale naturale. Le seguenti informazioni sono frutto di interviste fornite dagli Uffici tecnici del Comune e della newsletter creata in occasione della presentazione in ottobre 2006. 8.1 L’idea portante Il Centro commerciale naturale è una forma di marketing territoriale ed urbano che si attesta come nuovo modo di considerare piazze e strade, storicamente caratterizzate dalla presenza di negozi, di attività artigianali, di servizi e di agenzie di affari, bar e ristoranti, di attività per il tempo libero e indica una rinnovata organizzazione di tali attività negli spazi pubblici, per vivere e condividere la città ed i servizi che essa offre. Si tratta di coordinare ed integrare fra loro gli esercizi del commercio e dell’artigianato, i servizi e la cultura in genere, attraverso una politica comune di sviluppo e di promozione del contesto cittadino, mediante interventi per l’implementazione dei servizi, la riqualificazione della città, il recupero delle sue qualità artistiche, architettoniche e culturali. In sostanza si tratta di creare un centro commerciale comunemente conosciuto, senza apporre interventi urbanistici ex novo ma mettendo a rete servizi ed esercizi commerciali già esistenti in una determinata zona della città, integrati da un’unica offerta economica. Ecco perché la collocazione ideale dei Centri commerciali naturali è in quei contesti che presentano realtà commerciali che si affacciano su strade e piazze e in centri storici che si caratterizzano per il dinamismo di negozi, botteghe, 96 Il Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina bar, servizi e centri ed organismi culturali. La scelta dell’Amministrazione comunale di Sala Consilina di realizzare un Centro commerciale naturale scaturisce da un’intensa attività multidisciplinare svolta da un gruppo di lavoro che si è avvalso di professionalità tecniche di comprovata esperienza e della collaborazione delle organizzazioni di categoria degli operatori economici, tra cui la Camera di Commercio, la Confcommercio, la Confesercenti, la Confartigiani-Salerno, e del sistema creditizio locale. L’area del Centro commerciale naturale individuata dal gruppo di lavoro comprende l’intero centro storico cittadino e la direttrice viaria Matteotti-Mezzacapo (fino agli innesti di via Boschi e di via Macchia Italiana). Tuttavia, il perimetro del CCN non è inamovibile: esso potrà estendersi nel tempo anche ad altre aree della città. Il salto di qualità nel progetto risiede nell’abbandono da parte dei singoli esercenti della “logica di strada” o singola attività e nel successivo passaggio al sistema integrato dei servizi commerciali. In tal modo, gli esercenti stabiliscono grazie all’impulso di un organismo di gestione, una relazione che ha per obiettivo il coordinamento delle proprie attività e dunque un servizio integrato tra le diverse attività economiche in relazione ad uno spazio territoriale che funge da attrattore. L’idea nasce dall’esperienza messa in campo dall’Amministrazione comunale di Colle di Val d’Elsa, in provincia di Siena, dove è stato realizzato un progetto ambizioso per la riqualificazione urbanistica e architettonica, in chiave contemporanea, di una parte importante della città. Proposto nel 1997 dall’amministrazione comunale, insieme con la Colle Promozione S.p.A., società mista a prevalente capitale pubblico, il programma nell’aprile del 2004 ha ritenuto opportuno la costituzione di una società, la New Colle S.r.l. che rappresenta lo strumento immobiliare e operativo della stessa Colle Promozione e ne attua le linee strategiche di intervento, dal momento che essa risulta essere il soggetto proprietario di una parte dell’area interessata all’attuazione delle previsioni del piano regolatore. Una modalità, quella di costituire uno strumento agevole per la vendita immobiliare che come vedremo è stata avanzata dallo stesso Comune salese per meglio gestire e porre sul mercato il patrimonio edilizio non utilizzato nel centro commerciale naturale. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village Fig 4: Area Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina36 Fonte: elaborazione progetto Centro Commerciale naturale 36 Per una migliore visualizzazione si rimanda alla versione digitale 97 98 Il Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina 8.1.1 Gestione e previsione La strada intrapresa a Sala Consilina prevede che il Centro commerciale naturale sia retto da un Comitato di coordinamento cittadino o Consorzio la cui costituzione è avuta il 21 aprile 2006 con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa da parte dei rappresentanti dei seguenti organismi: Comune di Sala Consilina, Ascom-Confcommercio Provinciale e del Vallo di Diano, Confesercenti Provinciale e del Vallo di Diano, Cidec Vallo di Diano, Banca di Credito Cooperativo di Sassano, Banca di Credito Cooperativo di Roscigno e Laurino, Federazione Provinciale Artigiani di Salerno aderenti a Casartigiani, Ordine dei Dottori Commercialisti del Vallo di Diano, Collegio dei Ragionieri e dei Periti del Vallo di Diano. Lo scopo difatti è quello di promuovere la partecipazione di abitanti ed operatori ai quali si vuole dare opportunità di riappropriarsi di una nuova dimensione, più accogliente della città. Il Comitato ha l’obiettivo di raccogliere i differenti soggetti merceologici presenti nell’area di riferimento del Centro commerciale naturale, (commercio, artigianato ricettività, spettacolo, ecc.) senza distinzione per le dimensioni imprenditoriali (piccole, medie e grandi imprese, associazioni, enti, ecc.), dai quali far derivare le linee programmatiche di rivitalizzazione e pertanto resta aperto all’adesione di nuovi soggetti, pubblici e privati ed in particolare degli operatori delle attività miste che esercitano nell’area individuata. Attualmente hanno aderito 25 imprese, oltre ad un nutrito gruppo di associazioni e cooperative operanti in ambito sociale e culturale. Il funzionamento del Comitato è disciplinato da uno statuto approvato dalle parti che hanno sottoscritto il protocollo d’intesa, con una maggioranza qualificata di almeno due terzi degli aderenti. Operatori e cittadini sono coinvolti attraverso il Comitato di coordinamento cittadino, ma anche per mezzo di specifiche iniziative ed eventi tendenti a diffondere la logica di sistema che sta alla base del CCN e ad illustrare i vantaggi che ne derivano. La realizzazione del Centro Commerciale naturale prevede diversi effetti positivi. In primo luogo una maggiore competitività delle attività commerciali e di servizio con l’aumento dei frequentatori attratti da un centro contenitore di servizi e punti vendita, che nello stesso tempo è inserito all’interno di una realtà urbanistica di pregio e qualità. Si tratta inoltre di una iniziativa che tende e mettere sul mercato il patrimonio immobiliare non utilizzato attraverso una formula innovativa di cui scriveremo successivamente, mentre dal punto di vista sociale si Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 99 otterranno vantaggi grazie a nuove possibilità di incontri e confronti, riattivando luoghi pubblici e urbani in gran parte abbandonati. Inoltre, il centro commerciale naturale darà la possibilità agli esercenti di godere di servizi di comunicazione e marketing unitari e di ulteriori servizi immateriali in grado di offrire un valore aggiunto e competitivo alle singole realtà economiche. Attualmente, gli interventi avviati sono diversi, ma suddividibili su due livelli. Da un lato si sta definendo l’assetto burocratico e amministrativo della gestione del centro commerciale naturale, dall’altro si stanno individuano le migliori formule progettuali per giungere ad una serie di contributi pubblici ed implementare così le attività del Centro. La prima strada ha portato alla elaborazione dello Statuto per il funzionamento del Comitato, che permetterà di nominare il Consiglio Direttivo. Quindi si procederà alla pubblicazione del concorso di idee per la denominazione del Centro commerciale naturale. Inoltre nei prossimi mesi si precederà ad aggiornare le rilevazioni effettuate nel 2005, relativamente all’assortimento merceologico dell’area interessata, agli immobili non utilizzati, alle attività culturali e alle opere pubbliche realizzate negli ultimi tre anni, quelle in corso di realizzazione e quelle programmate ed inserite nel Piano pluriennale Opere Pubbliche. La seconda strada, come abbiamo detto, prevede una serie di progettualità materiali e immateriali volta all’ottenimento di finanziamenti pubblici. Il Centro commerciale naturale in un primo tempo è stato inserito nel “Contratto di quartiere”, uno strumento complesso fatto derivare dal censimento di azioni e di interventi attuati negli ultimi anni, previsti nel PEG. Il programma di intervento è stato presentato nel 2006 al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per ottenere i relativi finanziamenti su opere pubbliche. Con l’insediamento del nuovo Governo, il programma di investimento è stato sospeso a livello nazionale e non più riattivato, ma sembra che nel corso del 2007, i contratti di quartiere dovrebbero essere finanziati. Quello del Comune di Sala Consilina prevede diversi interventi di tipo infrastrutturale per l’arredo urbano, la ristrutturazione e riqualificazione, l’adeguamento dei fabbricati pubblici. Difatti, perché un centro commerciale naturale possa essere tale è necessario consolidare la qualità degli spazi e dei servizi pubblici di tipo infrastrutturale. Così per garantire la funzionalità del centro sarà necessario provvedere alla realizzazione di aree parcheggio, di spazi pubblici di vetrina, di strade percorribili per i servizi di logistica degli esercizi commerciali, della rete fognaria o quella per il metano etc. Per esempio, il centro commerciale prevede l’individuazione di gerarchie di percorsi che corrispondono a 100 Il Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina categorie di progetti integrati, inerenti la riqualificazione degli spazi pubblici. Accanto a tali interventi “materiali”, il centro commerciale naturale è stato inserito in una progettazione di tipo “immateriale”, come riferisce Michele Esposito, uno dei tecnici comunali impegnati nella definizione del Centro. Tale progettazione è attualmente candidata all’interno del Parco Progetti regionale, relativo ai nuovi Fondi 2007/2013 che tra le diverse iniziative, prevede infrastrutture tecnologiche, un programma di marketing urbano e territoriale per una pianificazione strategica delle attività, un’energica promozione dei singoli interventi, la formazione aziendale. Ulteriori e immediati interventi, infine, saranno avviati dal Comune per favorire la manutenzione del centro storico attraverso un bando pubblico rivolto agli esercenti che riceveranno formule di incentivi per la propria attività, se manifesteranno la disponibilità a garantire la manutenzione del centro storico attraverso accorgimenti indirizzati nei luoghi dove insistono le attività commerciali. Ogni soggetto appartenente al Comitato del Cento commerciale interviene sull’opera specifica (il Comune interviene per la riqualificazione del suolo pubblico, i privati per le facciate, gli operatori per il fronte delle attività). In tal modo, un Centro commerciale naturale consente di riqualificare le aree in cui sono inserite le attività imprenditoriali e le aree limitrofe, di migliorare i servizi offerti dalle imprese, di incrementare la crescita del tessuto imprenditoriale. Appare evidente dunque che affinché il centro possa essere davvero funzionale è necessario il coinvolgimento, con pari diritti e doveri, di tutte le parti in gioco, pubbliche e private. 8.2 Programma Negozi Sfitti: un elemento innovativo per il patrimonio edilizio Una metodologia innovativa per recuperare sul mercato economico il patrimonio edilizio non utilizzato e circoscritto nell’area del Centro commerciale naturale è quella del programma “Negozio Sfitti”, illustrata dal dirigente dell’area tecnica del Comune di Sala Consilina, Attilio De Nigris. La rigenerazione dei “Negozi sfitti” o meglio degli immobili non utilizzati nel centro commerciale e potenzialmente vendibili come unità immobiliari in regime di locazione di impresa, è una delle leve principali per avviare il processo di rilancio del tessuto degradato delle attività miste. Il percorso pensato prevede una serie di punti e di strumenti giuridici ottimali. In sintesi, il programma predispone in primo luogo la stesura di Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 101 un contratto di locazione che consente l’istituzione di un rapporto diretto tra proprietari delle unità immobiliari e operatori immobiliari, con la presenza di un soggetto garante rappresentato dal Comitato del centro commerciale ma che in una fase successiva, se lo stesso Comitato riterrà opportuno, potrà essere una Società pubblico-privata, in cui i singoli proprietari partecipano all’azionariato complessivo, con le unità immobiliari valutate in azioni, reale patrimonio della società insieme con l’azionariato pubblico. Il programma prevede: 1. la stesura di un protocollo d’intesa tra il Comitato e le agenzie e immobiliari di Sala Consilina in cui i soggetti di intermediazione si impegnano ad operare in comune accordo sulle unità immobiliari definite dal Comitato; 2. la disponibilità a favore del Comitato, per un periodo predefinito delle unità sfitte al fine di consentire alle agenzie immobiliari di individuare il tipo di attività che meglio si integra nell’offerta complessiva del luogo in linea dunque con l’offerta merceologica già presente. La valutazione sarà supportata da un esperto di commercializzazione; 3. la collocazione delle unità immobiliari in regime di locazione di impresa; 4. il supporto alla progettazione della grafica di segnalazione e delle opere di ristrutturazione da parte del Comitato; 5. gli interventi di promozione del luogo interessato dal nuovo insediamento, secondo il programma annuale di promozione del Centro commerciale naturale. L’attuazione del programma “Negozi sfitti” dunque avviene attraverso il coinvolgimento da un lato dei proprietari delle unità immobiliari vendibili, dall’altro delle agenzie immobiliari presenti sul mercato. Il vantaggio per il proprietario consiste nell’ottenere una maggiore opportunità di locazione del proprio fondo, mentre il vantaggio per un eventuale imprenditore, disposto a collocarsi nel Centro commerciale naturale, consiste nella possibilità di disporre di un supporto di consulenza progettuale e di promozione, e di una più ampia disponibilità di unità immobiliari, tra cui scegliere quelle più convenienti alla propria tipologia imprenditoriale. Il vantaggio per il Centro commerciale naturale sarà quello di ampliare l’offerta merceologica complessiva e di rafforzare i poli commerciali, districati lungo i percorsi del Centro. Sul piano della superficie da utilizzare, non esiste ancora una stima dei metri quadri vendibili e dunque privati. In tal senso, il Comitato sta 102 Il Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina predisponendo una ricerca sul campo e un aggiornamento sui dati finora in possesso, nonché una campagna di comunicazione sull’intero progetto, al fine di coinvolgere i proprietari delle unità immobiliari. 8.3 Considerazioni Il Centro commerciale naturale sia in termini di recupero edilizio che di rivitalizzazione del centro storico appare un progetto in linea con la vocazione economica del comune di Sala Consilina, centro di servizi per comuni e comunità a sud di Salerno e a nord della Basilicata. Si assiste cioè ad un corretto proponimento di sviluppo, attenendosi all’indirizzo economico del territorio e alle risorse, non snaturate, tipiche della comunità locale interessata. Il coinvolgimento di parti sociali differenti, in primo luogo degli esercenti, inoltre, rappresenta un elemento rafforzativo per il prosieguo del Centro, che in tal modo potrà avvantaggiarsi delle energie che giungono dal basso, di una comunità che partecipa da protagonista ad un processo di sviluppo. Sarà pertanto indispensabile tenere alta la condivisione ed evitare una eccessiva personalizzazione politica o amministrativa nel progetto, lasciando ben chiari i confini tra l‘agire amministrativo e quello imprenditoriale. Inoltre, il Centro commerciale naturale rappresenta uno dei primi, se non il primo tentativo già in atto di rendere complementari più attività produttive in un comprensorio in cui sono tante le opportunità. L’integrazione delle risorse economiche produttive è l’unica strada possibile per convogliare le intere comunità verso una programmazione efficace in termini di risultati finali. L’esperimento del Centro commerciale naturale è sulla strada giusta. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 103 Conclusioni Nel corso della nostra analisi in alcune occasioni abbiamo sottolineato i principali punti di debolezza dei processi avviati, che così riassumiamo: 1. lungaggini pubblico-amministrative, con eccessiva burocratizzazione del finanziamento pubblico, tempi infiniti per avviare progetti a largo respiro; 2. scarso potere di contrattazione da parte dei privati per dare inizio a procedimenti pubblico-privati, snellendo le procedure e avviando i processi imprenditoriali; 3. scarsa programmazione nel management e nella promo commercializzazione dei prodotti creati; 4. progetti essenzialmente centrati sull’ospitalità, con pochi elementi competitivi di richiamo rispetto ad altri territori. Possiamo affermare che la maggior parte degli elementi suddetti derivano da un’unica causa/matrice, presente in quei territori dove, come abbiamo già visto in precedenza, il turismo non può rappresentare il comparto trainante dello sviluppo ma piuttosto un elemento complementare ad altre attività economiche “a rientro finanziario più consistente”. La causa/matrice è l’incapacità di cogliere questo legame multisettoriale tra turismo ed altre risorse economiche di un territorio, alimentando la scarsa integrazione tra i progetti di sviluppo comprensoriale e quelli di marketing territoriale “ristretti” a zone interne del comprensorio. “… il turismo se fondato su risorse deboli e diffuse, produce strutturalmente un Pil incerto…il turismo è attività stagionale: l’investimento in forma di capitale fisso deve, quindi, poter generare altri benefici economici di tipo 37 sociale distribuiti sull’intero arco dell’anno” In sintesi, recuperare patrimonio edilizio all’interno di un progetto “ristretto” e monosettoriale, slegato dal resto dei piani economici di sviluppo, produce incertezza sia nell’iter pubblico-amministrativo che dovrebbe portare al finanziamento, sia nei privati che vi hanno investito o sono stati invogliati. Ma prima di tutto, quel patrimonio “ospitale” incontrerà difficoltà nella gestione economica, in quanto si muove solitario in un mare/mercato di proposte competitive, scollegato dal resto delle risorse di richiamo del “suo” territorio, senza possibilità di 37 Cfr. R. Mascarucci “Architettura, Urbanistica e Tursimo: lo sviluppo locale” in Rapporto sul turismo italiano. quindicesima edizione con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury Srl: Firenze, 2006, pp. 433-445 104 Conclusioni trasformarsi in un bene produttivo, poiché non coinvolge gli altri comparti economici presenti. Le proposte progettuali dunque dovrebbero venir fuori da una “vision” complessiva del territorio, dovrebbero legarsi ai piani di sviluppo locale già esistenti e insieme creare un’immagine del comprensorio, “un’identità territoriale collettiva” unica che raccolga e interpreti le aspirazioni socio economiche del territorio, facendole prodotto e rendendole competitivi sul mercato. Integrazione e identità locale significano conseguentemente management a regia unica, promo commercializzazione coerente di un prodotto ricco e diversificato in cui il patrimonio edilizio dei centri storici e delle aree rurali diventa “ospitale e ricettivo” ma anche luogo commerciale, produttivo, ricreativo. Integrare i Progetti Integrati del Vallo di Diano, gli altri interventi di sviluppo attivati in differenti comparti economici e i progetti di marketing territoriale studiati, è una delle prime azioni da fare per rendere il Vallo di Diano competitivo nelle sue molteplici risorse. Garantire successivamente un management qualificato con un’unica regia che faccia da coordinatrice e intermediatrice, ma anche da garante nei confronti dei servizi che la pubblica amministrazione deve offrire alla produttività del territorio, è il secondo passo. Accanto a tali azioni ne vanno ovviamente predisposte altre. Per quanto riguarda la funzione della pubblica amministrazione, in primo luogo, andrebbe ricercata una maggiore semplificazione nelle procedure amministrative. In secondo luogo, il pubblico dovrebbe accompagnare le iniziative nate insieme ai soggetti privati senza l’eccessiva tendenza assistenziale, che spesso scoraggia, in chi la possiede, la disponibilità al rischio imprenditoriale e tale rischio, anche quando si tratta di riqualificare un immobile nel centro storico, va assunto nella sua interezza. Piuttosto, la pubblica amministrazione dovrebbe garantire i servizi alle attività produttive all’interno dei centri storici (arredo urbano, trasporti, uffici informativi, beni culturali, parcheggi, politiche di comunicazione e condivisione, locazione in comodato d’uso dei locali pubblici), e se nuovi progetti nasceranno, questi potrebbero coinvolgere ed utilizzare gli spazi e gli immobili non occupati, non esclusivamente in chiave turistica o comunque non solo puntando sulle attività di carattere turismo. Così come del resto provano a fare i nuovi progetti presentati nella seconda parte del nostro studio, coinvolgendo nuovi comparti, come il commercio, l’artigianato o la produzione agroalimentare, in modo che il processo virtuoso ed economico possa compensarsi attraverso attività diversificate e complementari. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 105 Se azione pubblica deve esserci, allora, sarebbe il caso di inserire un’idea progetto come il Work Village, all’interno dei piani di sviluppo locale in atto. Per poi, però, avviare un processo che utilizzi locali comunali del centro storico da affidare in comodato d’uso, nei quali trasferire attività artigianali già esistenti sul territorio ma in via di declino produttivo e collegarle al richiamo turistico del “fai da te”, ad un sistema di ospitalità diffusa operativo nello stesso centro storico o ad esso limitrofo e a soggetti intermediari che si occupino della promo commercializzazione del prodotto. Agire in tal senso, creerebbe l’opportunità di avviare sin da subito, e non dopo anni di attesa, il processo produttivo del progetto, affidando a ciascuna parte, pubblica e privata, la dose di responsabilità necessaria e funzionale all’ottenimento di buoni risultati. Significherebbe infine poter utilizzare contemporaneamente più di una attività con potenziale rientro finanziario, così da garantire la sopravvivenza del progetto nella fase più difficile di start up. Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village 107 Bibliografia AA.VV. “Rapporto sul turismo italiano. quindicesima edizione” con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury Srl: Firenze, 2006 AA.VV., Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze AA.VV. Documento di presentazione dell’iniziativa Borghi Autentici d’Italia – Salerno Srl Novembre 2005 AA.VV. “Corso di formazione per operatori di centri informazioni turistiche”, Compagnia dei Parchi, 2005 AA.VV. Proposta per la costituzione di un Centro Commerciale Naturale a Sala Consilina, Comune di Sala Consilina - Ottobre 2006 AA.VV. Ergameron Work Village – idea progettuale Polla, 2004 Comunità Montana Vallo di Diano (a cura di Maurizio Cocilova), “Evoluzione edilizia e recupero di un patrimonio di risorse”, settembre 2007 Leva Cinzia, “Quando la storia incontra il turismo: l' "albergo diffuso" a Santo Stefano di Sessanio (AQ) e a Specchia (LE)" Tesi di laurea - Anno accademico 2004-2005 Polci S., Gambassi, R. Della Puppa F. “ Secondo rapporto - Analisi dei parchi regionali e delle riserve in Campania” Osservatorio sul turismo nei parchi e nelle aree naturali protette in Campania – Serico srl – indagine realizzata per Compagnia dei Parchi S.c.a.r.l. 2007 Migrazioni – Newsletter Rti-MondoGis-Gismeeting – Comunità Montana Vallo di Diano, Padula 2007 Nicoletti D., Ranesi D. - Prusst Ospitalità da favola - Programma di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile – Maggio 2000 Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village Siti web consultati www.albergodiffuso.com www.parks.it www.borghiautenticiditalia.it www.borghiautenticisalerno.it www.provincia.salerno.it/prusst/ www.equalape.compagniadeiparchi.com/ www.compagniadeiparchi.com/ http://comune.sala-consilina.salerno.it/ 109 Gruppo di lavoro Area sviluppo progetti: Azzato Antonello Barbone Silvia Becheri Emilio Becheri Giacomo Billi Sandro Cocilova Maurizio De la Feld Gianpiero Gambassi Roberto Iannario Maria Iannibelli Antonietta Picilli Pierluigi Russo Michela Sommese Antonio Vitale Carmine Comunicazione: Breglia Carmela Medici Salvatore Picarelli Ugo Segreteria organizzativa e monitoraggio: Martello Luigina Menna Pamela Uffici: Viale Certosa, 1 - 84034 Padula (Sa) tel. 0975.778622 . fax 0975.778866 e-mail: [email protected] sito web: www.dianosostenibile.it