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L’immagine inserita all’interno della copertina è stata realizzata grazie a un’idea di Picilli con il contributo di Cocilova e Menna
Coordinamento scientifico - Emilio Becheri – Mercury S.r.l.
Ambiti tematici - Gianpiero de la Feld – ENCO S.r.l.
Linea grafica - Ugo Picarelli – Leader S.a.s.
Responsabile di progetto – Pierluigi Picilli
Testi a cura di Salvatore Medici
Supervisione Roberto Gambassi
Responsabile PI G.A.C. “Certosa di Padula“ – Vincenzo Russo
Responsabile Misura 2.3 – Nadia Murolo
Direzione attività e Resp. del Procedimento – Michele Rienzo
Coordinamento – Tiziana Medici
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
3
Prefazione
Introduzione
Prima Parte
I
Ospitalità diffusa: tipologie e differenze
1.1 Il Concetto di Città-natura
1.2 Borgo-albergo
1.3 Albergo Diffuso
1.4 La rete diffusa
1.4.1
Ospitalità diffusa e aree protette
1.5 “Ospitalità diffusa” in Campania
1.5.1
II
La ricettività nel Vallo di Diano
2.1
Tipologia delle residenze
2.2 Il modello salernitano
2.2.1
2.2.2
Il patrimonio edilizio impegnato
Previsione progettuale di sviluppo
2.3 Criticità e prospettive
26
30
31
32
33
35
36
PRUSST Ospitalità da favola
3.1 L’idea portante
3.1.1
3.1.2
Le difficoltà dell’iter tecnico-amministrativo
Patrimonio edilizio e tipologia delle strutture
3.2 Previsioni di Sviluppo
IV
22
24
Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono
2.1 L’idea portante
III
14
15
17
20
40
41
44
45
Borgo Serrone: l’esperienza del Comune di Sant’Arsenio
4.1 L’idea portante
4.1.1
4.1.2
Interventi previsti e realizzati
Patrimonio edilizio interessato
4.2 Previsione di sviluppo
48
49
50
51
V
Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour operator nel
Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
5.1 La rete operativa
5.2 L’esperienza nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
5.2.1
5.2.2
Il contratto
Le criticità emerse
5.3 Ultime novità
55
55
56
58
59
4
Indice
VI
Un quadro d’insieme
6.1 La rete: opportunità o svantaggi?
6.2 Gestione e promo commercializzazione: un gap irrisolto
6.3 Alcune riflessioni
6.4 Quali prospettive?
61
65
67
70
Seconda parte
VII
La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e
l’artigianato
7.1 Il progetto
76
7.1.1
Tipologie d’intervento ed organizzazione del centro storico
7.1.2
Le dinamiche di funzionamento
La struttura delle botteghe artigiane
7.1.4
Il settore agro-alimentare
7.1.8
Albo dei Maestri Artigiani
77
80
82
84
88
7.2 Previsione di sviluppo: il prospetto tecnico-economico
7.3 Il Work Village: un sistema di sviluppo dei centri storici
89
91
7.3.1
VIII
Report : Progetto Ergameròn - Bit 2005
93
Il Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina
8.1 L’idea portante
8.1.1
Gestione e previsione
95
98
8.2 Programma Negozi Sfitti: un elemento innovativo per il patrimonio
edilizio
100
8.3 Considerazioni
102
Conclusioni
Bibliografia
Siti web consultati
Finito di stampare nel mese di ottobre 2007
Grafiche ZACCARA - Lagonegro – 0973 41300
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
5
Prefazione
Considerare il patrimonio edilizio dei centri storici o delle aree rurali una
risorsa economica (asset) non è idea originale nell’ambito delle politiche
di sviluppo locale, pubbliche o private che siano. Da anni ormai si assiste
in Italia, nelle regioni, nei comprensori locali e nelle aree protette, a
tentativi di rivalutazione e recupero delle risorse materiali disponibili, in
quanto non utilizzate, dei piccoli borghi storici. Attraverso progetti
integrati, progetti pilota, società miste, la strada è quella di coinvolgere
residenti, proprietari di immobili e piccoli imprenditori per invertire la
tendenza ad abbandonare gli impervi centri dei piccoli paesi ed insediarsi
in centri commerciali, centri residenziali posti a valle, in simbiosi con le
strade di comunicazione principali e le nuovissime aree parcheggio,
ampie e sempre disponibili.
In questo scenario, il turismo diventa “l’ultima spiaggia” economica che
dovrebbe risolvere le problematiche principali delle comunità:
spopolamento, degrado urbanistico, trend economici negativi; “…sul
turismo si fonda l’ambizione di crescita del Meridione d’Italia, al turismo
si ricorre per dare un possibile senso ai territori marginali che non
presentano altra risorsa su cui basare ipotesi credibili di sviluppo. Si
basano sul turismo programmi a largo raggio come il progetto Ape
(Appennino Parco d’Europa) i programmi di rilancio socioeconomico dei
parchi, le varie ipotesi di riorganizzazione dei sistemi regionali della
portualità minore, i programmi di valorizzazione delle aree archeologiche,
dei centri storici minori, dei tratturi, delle testimonianze monumentali e/o
enogastronomiche…Di fatto, il turismo è spesso considerato come una
sorta di panacea per tutti i problemi di ritardo dello sviluppo per i territori
1
meno competiti…”
Il territorio di analisi, il Vallo di Diano, non si discosta da tale tendenza
come pure le zone ad esso limitrofe, in particolare quelle del Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. In esso, per esempio, insistono
almeno quattro progetti di sviluppo locale, (Progetto Integrato Certosa di
Padula, Progetto Integrato del Parco, Progetto Integrato filiera termale,
Progetto Integrato Rurale) con destinazione prevalentemente turistica.
Questi progetti hanno goduto di una serie di interventi pubblici finalizzati
alla riqualificazione dei beni culturali ed ambientali e hanno avviato
1 Cfr. R. Mascarucci “Architettura, Urbanistica e Tursimo: lo sviluppo locale” in Rapporto sul turismo italiano.
XV edizione con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury Srl: Firenze,
2006, pp. 433-445
6
Prefazione
politiche di sostegno ai privati per la realizzazione di attività ricettive,
queste ultime non necessariamente ed obbligatoriamente indirizzate alla
riqualificazione del patrimonio edilizio dei centri storici. Accanto a queste
iniziative di sistema, si muovono altre iniziative di marketing territoriale,
per lo più pubblico-private, anch’esse complesse e di respiro
comprensoriale, che più specificatamente, basandosi sul turismo, mirano
al recupero del patrimonio edilizio non utilizzato. Nel nostro percorso ci
occuperemo essenzialmente di queste ultime iniziative che spesso non
sempre si collegano agli interventi più ampi di sviluppo locale, ma che in
maniera contingente si inseriscono in una destinazione d’uso di tipo
turistico scelta per il territorio. Così nel Vallo di Diano nascono o si
inseriscono progetti come Borghi Autentici d’Italia, Prusst “Ospitalità da
Favola”, Compagnia dei Parchi, Borgo Serrone e si sviluppano nuovi
interventi che aggiungono alla vocazione turistica il recupero di attività
produttive altrimenti in via di estinzione come l’artigianato o il
commercio. E’ il caso del Work Village Ergameron e del Centro
commerciale naturale che tuttavia forniscono nuovi elementi competitivi e
di certo più originali rispetto ai progetti di ricettività, basati
esclusivamente sulle capacità attrattive dei piccoli borghi. Nel Vallo di
Diano, il proliferare di queste iniziative nasce dall’esigenza di dare
soluzione ad una serie di problematiche, confermate dai dati della
pubblicazione “Evoluzione edilizia e recupero di un patrimonio di
2
risorse” , "Nel 2001 nel Vallo di Diano vi erano 7.336 case non occupate
pari al 28% in più di quelle del periodo precedente (1991). La loro
percentuale è aumentata notevolmente in quasi tutti i comuni. In alcuni di
essi supera il 100% del periodo precedente, come nel caso di Monte San
Giacomo (116,8%), San Rufo (183,3%) e Sant’Arsenio (195,2%)… Si
evidenzia un’elevata percentuale (pari al 58,7%) di case non utilizzate
(4308 abitazioni) senza motivi specifici, perché situate nei centri storici
che spesso hanno subito fenomeni di abbandono per trasferimenti a valle
dei centri urbani meglio collegati con le principali vie di comunicazione.
Un ulteriore motivo di non occupazione con un incidenza del 27,2% è
quello denominato “vacanza”(1.992 abitazioni), intendendo per
quest’ultimo l’utilizzazione di alcune abitazioni da parte di emigrati in
3
determinati periodi dell’anno” Altro dato che spiega l’abbandono delle
abitazioni nei centri storici è la notevole disponibilità a costruire ex novo
2 “Evoluzione edilizia e recupero di un patrimonio di risorse” a cura di Maurizio Cocilova, Comunità Montana
Vallo di Diano, settembre 2007
3 “Evoluzione edilizia e recupero di un patrimonio di risorse” a cura di Maurizio Cocilova, Comunità Montana
Vallo di Diano, settembre 2007
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
7
nelle aree poste a valle. La stessa pubblicazione rileva come, nel caso
studio del Comune di Padula, questa tendenza sia evidente, come pure il
dato secondo cui la superficie utilizzabile a fini edilizi sia stata sfruttata
nettamente, (sia da punto di vista produttivo che residenziale) nonostante
la disponibilità di migliaia di metri quadri inutilizzati nei centri storici.
“Dall’esame dei dati relativi ai fabbricati non occupati, censiti dall’ISTAT
nel 2001 (circa 7336 di cui 813 solo nel Comune di Padula) è possibile
rilevare un ulteriore dato, non meno importante, per capire ancora di più
l’abbandono sempre maggiore delle abitazioni dei centri storici a favore
di aree rurali in cui, dal 2001 al 2006, risultano realizzati 77 nuovi edifici
per abitazioni. Tutto ciò ha comportato un incremento corrispondente ad
un + 10,0% di abitazioni dei centri storici, abbandonate all’anno 2006…
Il Comune di Padula, nell’arco degli anni che vanno dal 2000 al 2006, ha
contribuito ad un maggiore consumo del territorio per circa 51.000,00
4
MQ di nuovi fabbricati in più” .
Difficile dunque innescare una dinamica contraria a quella constatata, se
non attraverso forme economicamente virtuose ed appetibili. A tale scopo
nascono i progetti a destinazione turistica suddetti e in alcune realtà,
questa destinazione appare anche quella più logica. Consideriamo per
esempio il comune di Casalbuono.“Dai dati Istat, emerge che il comune di
Casalbuono risulta quello che ha un minore numero di case non occupate
perché tenute a disposizione per “vacanza”. Questo dato assume ancor più
significato se si considera che Casalbuono è un comune tendenzialmente
in fase di spopolamento e con un centro storico ben mantenuto e che,
quindi, potrebbe costituire una risorsa notevole in un percorso di
5
rivalutazione di borghi antichi.”
Essendo le case “per vacanza” quelle migliori da recuperare e “mettere a
sistema” in un progetto di ospitalità/ricettività, la scelta
dell’amministrazione comunale di Casalbuono è stata di certo logica e
coerente nel momento in cui ha aderito, come vedremo, al progetto
“Borghi Autentici d’Italia”, finalizzato alla creazione di borghi ospitali
per turisti in tutta Italia. Come evidenzieremo nel corso dell’analisi, però,
anche laddove ci siano le condizioni ottimali per agire, le lungaggini
pubblico-amministrative e la stessa incapacità di investire attraverso
nuove forme che non siano esclusivamente basate sul finanziamento
pubblico, allentano le prospettive e indeboliscono le ambizioni
4 Ibidem
5 Ibidem
8
Prefazione
imprenditoriali e dunque economiche di un’intera comunità, con una
conseguente difficoltà di avviare nuovi progetti di recupero.
Accanto alla lungaggine politico-amministrativa, inoltre, appare sempre
più importante ideare e realizzare progetti che siano inseriti
immediatamente sul mercato, attraverso elementi più competitivi dei
semplici borghi ospitali. Progetti cioè che fungono da attrattori e che
contemporaneamente offrono nuove possibilità alle attività produttive già
presenti in loco. E’ il caso come vedremo dei progetti denominati “Work
Village e Centro Commerciale naturale”.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
9
Introduzione
La prima parte della pubblicazione è dedicata alla definizione ed
osservazione dei progetti di ospitalità turistica diffusa, avviati nel Vallo di
Diano. Sono presentati ed esaminati i quattro interventi già avviati e in
corso di realizzazione, che puntando sul turismo in aree rurali o protette,
hanno innescato processi di recupero del patrimonio edilizio dei centri
storici.
La seconda parte invece propone nuovi modelli di utilizzazione del
patrimonio edilizio, ideate nel Vallo di Diano, che oltre all’ospitalità
considerano nuove attività economiche. E’ il caso dell’idea progetto del
Work Village, a metà tra turismo e artigianato, ampiamente discussa in
quanto idea da riprendere e rilanciare nell’ambito della programmazione
di sviluppo locale futura per il Vallo di Diano.
La seconda parte esamina inoltre l’iniziativa denominata “Centro
Commerciale Naturale”, con particolare riferimento alla metodologia,
anch’essa innovativa ed originale, utilizzata per rendere commerciabile e
dunque riutilizzabile da un punto di vista economico, l’insieme del
patrimonio edilizio in disuso nei centri storici.
La metodologia utilizzata nel corso del lavoro ha permesso di effettuare in
primo luogo un’indagine “desk”, attraverso il reperimento degli studi
prodotti dai singoli progetti esaminati. In un secondo momento, si è
proceduto ad effettuare una serie di interviste e sopralluoghi, laddove
possibile, presso le strutture di coordinamento dei progetti, acquisendo le
ultime novità e le previsioni evolutive delle azioni messe in atto.
Lo spopolamento dei centri storici nei piccoli comuni, il conseguente
depauperamento delle attività produttive nei borghi, l’abbandono degli
immobili e il disfacimento di un grosso patrimonio edilizio non più
utilizzato sono alla base del lavoro che punta l’attenzione sul
comprensorio del Vallo di Diano, con i 15 comuni afferenti alla Comunità
Montana, e su alcuni territori limitrofi compresi nel perimetro del Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Lo studio analizza le idee di marketing territoriale e i progetti avviati o
solo pianificati, finalizzati al recupero di tale patrimonio edilizio in chiave
economica. Si analizzano le idee portanti, i procedimenti amministrativi e
gestionali di quei progetti che con logica di rete, affrontano il tema
dell’ospitalità turistica. Si tratta in prevalenza di progetti che pianificano
il recupero di una serie di immobili, collegati tra loro sul piano della
ricettività, che superano il singolo intervento, (per esempio la
realizzazione di un Bed and Breakfast o di una country house) e puntano
10
Introduzione
alla diffusione dell’ospitalità sul territorio. Nello studio perciò non
andremo ad analizzare i singoli interventi, pur presenti, ma ci
concentreremo sulla quantità del patrimonio edilizio interessato nei centri
storici e nelle aree rurali e sulle previsioni di sviluppo dei progetti di
marketing territoriale, nei quali la chiave decisiva per rendere
economicamente utilizzabile il patrimonio edilizio diventa la
riqualificazione degli immobili ai fini dell’offerta ricettiva, del tipo
“ospitalità diffusa” (nelle sue differenti tipologie), valorizzata e favorita
dalla Pubblica Amministrazione o da soggetti privati.
Non mancano tuttavia esempi e progettualità legati ad altri settori come il
commercio e i servizi nel caso del Centro commerciale naturale, o
l’artigianato, nel progetto del Work Village.
Per la gran parte dei casi studiati, si tratta di programmi già avviati da
alcuni anni ma non ancora definiti o operativi. Il Work Village è invece
ancora un’idea, del tutto innovativa, che non ha avviato nessun percorso
politico-amministrativo e che si propone come progetto pilota di sviluppo
locale nella valorizzazione del patrimonio edilizio e della produzione
artigianale.
Prima Parte
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
I
13
Ospitalità diffusa: tipologie e differenze
L’ospitalità diffusa è una recente forma di ricettività che coglie i nuovi
gusti del turista, tendenti a rompere con i ritmi e gli impegni cittadini e
tornare alle origini, rigenerarsi, recuperare il rapporto umano e stili di vita
semplici, autentici, in un contesto rilassante, e non affollato di persone ed
eccessivi stimoli o rumori. Si preferiscono pertanto strutture ricettive non
massificate, a conduzione familiare che garantiscono autonomia e
contatto diretto con il luogo, nel rispetto del paesaggio e dello stile
architettonico del borgo dove si alloggia, rifacendosi a criteri costruttivi
tradizionali e principi di sostenibilità ambientale. Si tratta di strutture
singole, diffuse sul territorio, "integrate" con il resto del sistema
imprenditoriale locale. In sostanza, i nuovi gusti del turista guardano con
occhio diverso al patrimonio dell’architettura storica, costituito da
castelli, torri, cinte murarie, edifici religiosi, complessi monastici,
casolari, viabilità storica, paesaggio rurale, ambientale e culturale.
Ricostruire la storia, difendere l’ambiente, valorizzare le differenze,
recuperare la dimensione del viaggio, avvicinarsi alle peculiarità del
territorio, alle emergenze culturali sono i principi sostenibili di tale
turismo. L’ospitalità diffusa si configura in un ambito di turismi diversi,
da quello rurale a quello ambientale, dal turismo natura a quello
enogastronomico e culturale. In tutte le tipologie elencate si evidenziano
nuovi bisogni, il contatto con la natura incontaminata, la salubrità della
vacanza, la rottura con i ritmi di vita stressanti e standardizzati, la
riappropriazione di comportamenti e consuetudini antiche, una
dimensione del viaggio il più possibile autentica rispetto al contesto
culturale del luogo dove si è diretti. Si ricerca l’integrità e l’irripetibilità
del sistema locale.
“Con gli occhi di un turista stanco della metropoli, i paeselli italiani del
Mezzogiorno che si spopolano, invecchiano e vengono abbandonati
all’incuria e talvolta alla desertificazione, oggi costituiscono un Grande
Giacimento di futuro, oltre che un’eredità culturale sintetizzabile in alcuni
modelli di sviluppo sostenibile. In altre parole queste realtà di città in stand
by incominciano a de-materializzarsi entrando in una sfera culturale, di
fenomeni intangibili, di emozioni e fabulazioni talvolta anche più
14
Ospitalità diffusa: tipologie e differenze
6
interessanti delle manifestazioni estive rivolte alla provincia ”. E’ proprio la
fabulazione l’elemento su cui le diverse forme di ospitalità diffusa puntano
o dovrebbero puntare. Fabulazione intesa “come complesso di attività di
natura immateriale, collegate all’immaginario che producono narrazioni,
discorsi e immaginazioni più o meno coerenti e veritieri. Si può dire per
esempio che non vi sia più alcun piccolo nucleo urbano italiano che non
partecipi in qualche modo, o più spesso aspiri, ad una economia
finzionale: inventando un evento qualunque o recuperando dalla storia
qualche personaggio, un rito, un mito, un santo, a cui ricondursi per una
rievocazione storica, per narrare storie intorno a un sagra, un
“minifestival”, un concerto; per intrecciare e “pasticciare” la materialità
delle proprie risorse con una forma di fabulazione più o meno capace di
fiction economy, con la stessa disinvoltura con cui si inventano in cucina
7
nuovi piatti” .
Dalla necessità di nuovi stimoli e nuove emozioni, dalla capacità
evocativa di un piccolo borgo, con i suoi eventi, i suoi miti, le leggende,
le emergenze naturalistiche, il concetto di ospitalità diffusa si dilata e si
irradia in forme innovative ed originali di ricettività, in sistemi complessi
o a rete, in idee e relativi progetti di marketing territoriale che in alcune
occasioni si legano alla natura circostante, alle aree protette, in altre si
strutturano all’interno del borgo con poche connessioni all’esterno.
Nascono così nuovi concetti e nuove terminologie. “Dalla città-natura ai
Paesi albergo, dai Borghi albergo alle Case albergo e agli Alberghi
diffusi, ma sono da considerare “ospitalità diffusa” alcune country house,
rifugi, locande, affittacamere, bed and breakfast e agriturismi. Nel XII
8
Rapporto sul turismo italiano” si compie un bilancio di tutte le esperienze
turistiche di ospitalità diffusa: paesi-albergo, borghi-albergo, case-albergo
e alberghi diffusi, dimore di charme, country house, Bed & Breakfast,
Agriturismo, turismo rurale, culturale e turismo nei Parchi, Urbsturismo,
Città-Albergo, Reti di Città.
1.1
Il Concetto di Città-natura
“Lo schema di un’area urbana caratterizzata dalla dimensione abitativa
della città-natura si compone in genere di un centro urbano e di un anello
6 Cfr. A.Sichenze, I. Macaone, M.Lavecchia, M.Italia Insetti, «Architettura, Urbanistica e turismo: la cittànatura», in Rapporto sul turismo italiano. quindicesima edizione con il Patrocinio della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury Srl: Firenze, 2006, pp. 439-455
7 Ibidem
8 AA.VV., Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività
Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
15
urbano esterno. Il centro urbano, a sua volta, si articola tra un centro
storico e dei sobborghi. In tale articolazione il carattere prevalente della
città-natura si riconosce ancora in un rapporto diffuso, o “diramato”, di
città/campagna, in cui si relazionano varie forme insediative, segnate da
un elevato pendolarismo che raggiunge anche comuni esterni
all’agglomerato…. la città-natura si esprime nel rapporto tra civiltà e
natura, qualificandosi come un complesso, prevalentemente collinare, di
beni culturali, per la compresenza di almeno un centro storico, di almeno
una risorsa naturale prevalente (bosco, lago, mare, fiume ecc.) e di
9
almeno un sito archeologico” . Il concetto si lega a quello che viene
definito urbsturismo “turismo del mondo della città-natura” in cui è
necessario consumare anzitutto un’esperienza e si lega a caratteristiche dei
centri urbani quali lo spopolamento, il ridimensionamento e la
collinarizzazione. Si tratta più che di un sistema di ospitalità,
dell’individuazione di un luogo da organizzare e rendere economicamente e
soprattutto urbanisticamente vitale. Nel corso degli anni, la città-natura ha
sperimentato forme e strategie di vita e di sviluppo economico con
particolare attenzione proprio alla ricettività turistica trasformandosi in
alcuni casi in città albergo, come Matera, in altri casi si è trasformata in una
rete di paesi o di “arcipelaghi della ricettività” sulla scorta di un filo
conduttore comune che richiami le emozioni della fabulazione. “Se nella
strategia rigenerativa della città-albergo domina l’idea economica di una
nuova concentrazione di residenze e ricettività turistica integrate con le
altre entità di una sola città-natura, nella strategia dell’arcipelago domina
l’idea economica delle filiere in una rete di luoghi, prodotti, attività
(servizi), che ri-compone le varie entità di una città-natura prendendole da
molteplici nuclei urbani e territori per poi infilarle in un’unica catena
10
territoriale di promozione di scala” .
1.2
Borgo-albergo
Il Borgo albergo tende a favorire lo sviluppo ricettivo dei centri urbani ed
extra-urbani, mediante la ristrutturazione, riqualificazione e l’adattamento
di camere e case da destinare alla ricettività, in un contesto, quello del
borgo, dove i turisti attraverso enti pubblici, consorzi di imprese,
9 Cfr. A. Sichenze, M. Lavecchia, I. Macaione, «Il turismo delle città-natura», in Rapporto sul turismo italiano.
Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il
Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 607-622.
10 Cfr. A.Sichenze, I. Macaone, M.Lavecchia, M.Italia Insetti, «Architettura, Urbanistica e turismo: la cittànatura», in Rapporto sul turismo italiano. quindicesima edizione con il Patrocinio della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury Srl: Firenze, 2006, pp. 439-455
16
Ospitalità diffusa: tipologie e differenze
associazioni culturali possono usufruire delle strutture e di una serie di
servizi o tipicità del luogo, da quelle artigianali a quelle
enogastronomiche. Le prime esperienze nascono nel 1995 in Basilicata,
come forme di ricettività inserite nei centri storici, strutture varie
collegate tra loro che vanno a costituire un villaggio ospitale, seppure non
necessariamente basato su strutture collegate tra loro e con gestione
unitaria. La caratteristica è soprattutto quella di trasformare un borgo in
luogo di ospitalità che in maniera comunitaria cerca di rendere fruibile
quelle che sono le risorse tradizionali dai prodotti alimentari agli eventi,
dai balli alle tradizioni più antiche. Si tratta di forme di ospitalità diffusa
che in un determinato perimetro diffuso si trasformano in villaggi
turistici, caratterizzati da diverse forme di ricettività, dal bed and
breakfast agli affittacamere alle seconde case. Il Borgo albergo può avere
un booking centralizzato ma, come vedremo, a differenza degli alberghi
diffusi, le caratteristiche di gestione e degli stessi servizi offerti sono
diversi. Il Borgo albergo tende ad essere considerato un metodo di
gestione di un intero centro storico e dunque sperimenta molto di più gli
aspetti del marketing territoriale, considerando la stessa realizzazione di
un Borgo albergo, un elemento di attrazione e suggestione per il turista.
Una differenza netta con l’Albergo diffuso che come vedremo è da
considerarsi come una nuova tipologia di struttura ricettiva, un diverso
tipo di albergo. “Intorno al 1999 la formula del “paese albergo” si
diffonde, comparendo in piani e progetti, sostenuti per lo più dalla Unione
Europea, di varie province e aree territoriali della provincia di Macerata,
della Locride in Calabria, del Vulture-Alto Bradano e del Parco di
Gallipoli, Cognato in Basilicata, della Val di Vara in Liguria, nelle
province di Trapani e Palermo, nei monti del Trasimeno, sul Monte
Amiata (versante grossetano) nell’Alta Via dei monti liguri.
Complessivamente circa 200 comuni partecipano alle diverse modalità
organizzative di messa a sistema, da punti di vista promozionali e/o
gestionali e/o amministrativi. Nel 2000 mentre alcune iniziative promosse
nel decennio precedente dagli enti locali sembrano arenarsi o ridursi solo
ad alcuni centri effettivamente capaci di sostenibilità turistica, l’asse
dell’iniziativa si sposta decisamente dalle amministrazioni pubbliche e
dalle cooperative ai consorzi d’imprese, mentre nuovi singoli centri
urbani di diverse dimensioni si propongono con un ruolo guida e di
11
riferimento” . Tra le altre esperienze di Borgo albergo ricordiamo quelle
11 Cfr. A. Sichenze, M. Lavecchia, I. Macaione, «Il turismo delle città-natura», in Rapporto sul turismo
italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per
il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 607-622.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
17
intraprese dai comuni di Casalincontrada, Roccamontepiano, Bucchianico
e Serramonacesca in provincia di Chieti, le Case albergo della Provincia
di Ragusa ed in particolare di Scicli, e l’esperienza della Comunità
Montana di Urbania nelle Marche. In Basilicata si trova l’esperimento
ancora iniziale di Paese albergo nelle “Dolomiti Lucane”. Altre
esperienze si trovano in Calabria come quella di Riace, con la gestione di
case vuote o abbandonate nella logica del Borgo albergo, e in Campania
con l’ospitalità diffusa di Giffoni Sei Casali, e il suo piccolo borgo “Sieti
paese-albergo”.
1.3
Albergo Diffuso
La definizione che si utilizza per gli alberghi diffusi, come rilevato da uno
dei maggiori esperti in materia, Gianfranco Dall’Ara, prevede “una
struttura ricettiva dislocata in più stabili vicini tra loro, con gestione
unitaria in grado di offrire servizi alberghieri a tutti gli ospiti, e fa
riferimento esplicito alla definizione di albergo contenuta nella ex Legge
Quadro sul Turismo del 17 maggio 1983, n. 217 (esercizio ricettivo
aperto al pubblico, a gestione unitaria, che fornisce alloggio,
eventualmente vitto ed altri servizi accessori, in camere ubicate in uno o
più stabili o in parti di stabile).
I requisiti necessari per caratterizzare un albergo diffuso sono:
– la gestione unitaria;
– l'offerta dei servizi alberghieri per tutti gli ospiti alloggiati nei
diversi edifici che lo compongono (dal servizio ristorante alla
piccola colazione in camera);
– un ambiente "autentico" fatto di case di pregio, ammobiliate e
ristrutturate non "per turisti", ma pensando a residenti, seppure
temporanei;
– un paese magari piccolo, con poche centinaia di abitanti, ma vivo,
vissuto, animato, con tutti i servizi di base funzionanti (dall'edicola
alla farmacia, alla chiesa);
– la distanza massima tra gli immobili, una distanza che non sia tale
da impedire alla gestione di offrire a tutti gli ospiti non solo i
servizi alberghieri, ma anche l'esperienza stessa della formula
ospitale.
– la necessità di una gestione professionale non standard, non simile
a quella per intenderci che caratterizza gran parte degli alberghi
che fanno parte di catene alberghiere, né tanto meno simile a
quella rigida dei grandi alberghi in perfetto stile "Ritz", ma
coerente con la proposta di autenticità dell'esperienza;
18
Ospitalità diffusa: tipologie e differenze
–
la necessità di uno stile riconoscibile, di una identità leggibile in
tutte le componenti della struttura ricettiva, che non si deve
configurare come una semplice sommatoria di case ristrutturate e
12
messe in rete ”.
L’albergo diffuso si costituisce di un punto centrale di accoglienza, dove
vengono fornite le informazioni sul soggiorno nell’albergo, i servizi, e la
storia del territorio, e della comunità che ospita. La reception inoltre
fornisce tutti i servizi tradizionali di ospitalità previsti in una struttura
extra alberghiera, dal ristorante, ad una sala relax ad una sala TV etc. Le
camere, gli appartamenti si trovano invece in edifici diversi, localizzate
nel borgo ma non molto distanti dal punto di accoglienza. A differenza
degli alberghi tradizionali, l’albergo diffuso proprio in quanto tale si
caratterizza come una struttura orizzontale e non verticale. Tale tipologia
di attività diffusa non va confusa con una sommatoria di case, collegate
tra loro da utilizzare semplicemente come strutture ricettive, in quanto si
tratta di strutture alberghiere, in linea con la normativa vigente, in cui i
servizi alberghieri vengono garantiti agli ospiti anche se alloggiano in
camere sparse in un centro abitato, ma vicine tra loro. Sta qui la
differenza con i Borghi alberghi, soprattutto nella distanza degli immobili
ricettivi e nei servizi offerti ai turisti, oltre che una garantita vitalità del
centro storico nel borgo, che deve avere una serie di servizi basilari per gli
ospiti.
“Di Albergo diffuso si incomincia a parlare dai primi anni '80 in Friuli,
nel processo di ricostruzione del dopo terremoto, ma è dalla metà degli
anni ’90 che si registra un incremento nelle progettazioni di albergo
diffuso in termini si interventi pubblici e privati. Un primo esempio è
quello di San Leo, nel Montefeltro, viene ripresa in Sardegna, all’interno
del Piano di Sviluppo del Marghine Planargia (1995), ed in particolare
nella cittadina di Bosa. In alcune realtà il concetto di albergo diffuso
viene interpretato semplicemente come messa a sistema di appartamenti o
di affittacamere (Smerillo nelle Marche, Santo Stefano in Sessanio in
Abruzzo, Martone e Riace nella Locride), mentre caratteristiche più
tipicamente alberghiere si riscontrano nei progetti e negli alberghi diffusi
friulani (Carnia e Valli Pordenonesi), e nel recente programma di
incentivi per la realizzazione di un Albergo Diffuso, dell'Unione Camere
12 Cfr. G. Dall’Ara, P. Marongiu, «Report sul fenomeno dell’albergo diffuso in Italia», in Rapporto sul
turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione
Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 351-363.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
19
13
di Commercio del Molise” . Altre esperienze si registrano a
Santulussurgiu, in Sardegna.
“La regione con il maggior numero di alberghi diffusi è il Molise, grazie
al lavoro svolto dagli operatori del “Patto Territoriale del Matese”, seguita
dalle regioni Puglia e Sardegna supportate dal lavoro dei Gruppi d’Azione
14
Locale ed infine la Calabria grazie al contributo di alcune Associazioni” .
L’Albergo diffuso è attualmente una delle tipologie di ospitalità diffusa
più osservata grazie alla nascita della Associazione nazionale degli
Alberghi diffusi (Adi), che ha censito in totale 52 strutture ed una
disponibilità di circa duemila camere, con una ventina di progetti in stato
avanzato per nuovi alberghi diffusi. Sempre secondo l’Associazione sono
attualmente 4 e Regioni che riconoscono e classificano l’albergo diffuso
come modello distinto di ospitalità (Sardegna, Friuli Venezia Giulia,
Marche, Umbria).
Quadro sinottico della normativa inerente l’albergo diffuso
Regione
Sardegna
Marche
Friuli
Venezia
Giulia
Umbria
Provvedimento
legislativo
Legge Regionale 12
agosto
1998, n. 27
Legge regionale n 9
dell'11 luglio
2006
Legge Regionale
16.1.2002 n. 2
"Disciplina organica del
turismo"
Legge regionale del 27
dicembre 2006 n. 18
Contenuti
Nella Legislazione della Sardegna, la prima
regione ad aver previstol'AD nella sua
normativa, la definizione e classificazione di
Albergo Diffuso è contenuta nell'articolo 25
della Legge Regionale che disciplina le
strutture ricettive extra alberghiere.
Questa definisce l'AD all'interno della
Legge, all'Art.10 "Strutture ricettive
alberghiere".
La regione interviene nella materia con gli
articoli 65 e 66.
La legge nell'articolo 23 la definizione di
albergo diffuso.
Fonte: ns. elaborazione su dati forniti dall’Associazione Albergo Diffuso
Altre 5 Regioni mentre stanno predisponendo una normativa apposita,
(Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Abruzzo e Molise), e in Sicilia e in
Trentino sono stati presentati disegni di legge.
13 Cfr. G. Dall’Ara, P. Marongiu, «Report sul fenomeno dell’albergo diffuso in Italia», in Rapporto sul
turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione
Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 351-363.
14 Leva Cinzia, “Quando la storia incontra il turismo: l' "albergo diffuso" a Santo Stefano di Sessanio (AQ) e a
Specchia (LE)" Tesi di laurea - Anno accademico 2004-2005
20
Ospitalità diffusa: tipologie e differenze
L’Adi segue da vicino le nuove normative regionali per evitare che la
definizione di "Albergo diffuso" finisca per indicare forme generiche di
ospitalità diffusa, non di tipo alberghiero. All’Adi aderiscono attualmente
oltre il 60% (19 alberghi diffusi) di alberghi diffusi attivi in Italia.
L’associazione riporta che in Germania, Israele e Croazia diverse testate
hanno dedicato spazio e reportage agli alberghi diffusi, e diversi operatori
esteri hanno interpellato l’associazione per “importare” il modello. L’Adi
raccomanda di non tradurre il termine “albergo diffuso” per rimarcare il
carattere made in Italy di questa formula ospitale. In termini di risultati
sempre secondo l’associazione che ha un sito operativo sul web,
(www.albergodiffuso.com), ha stimato che oltre il 90% degli alberghi
diffusi in Italia ha un'apertura annuale e clienti tutto l’anno
1.4
La rete diffusa
L’esperimento del Borgo-albergo o dell’Albergo diffuso, o ancora più
semplicemente delle diverse forme di ospitalità diffusa si legano spesso a
sistemi di rete che coinvolgono borghi interi o strutture ricettive diffuse
sul territorio, interconnesse tra loro dall’individuazione di un’area
specifica o dalla gestione unica di un soggetto economico, per lo più
consorzi di imprese, oppure, quando si tratta di una rete a più ampio
respiro, da tematismi di carattere tradizionale (valorizzazione di un
prodotto enogastronomico e/o artigianale). Esistono anche esperimenti di
rete di ospitalità diffusa che si organizzano periodicamente o
stagionalmente sulla base di eventi o festival che diventano la principale
forma di attrazione per il territorio.
La rete diffusa trova la sua forza e la sua caratterizzazione nell’alleanza di
tipicità, di sistemi ecoturistici, di offerte tematiche che permettono da un
lato di creare un brand unico, dall’altro di strutturare itinerari turistici e
pacchetti unici, in grado di valorizzare territori che altrimenti avrebbero
poca competitività sul mercato. Ma la rete permette inoltre di ottenere un
sistema di gestione e di organizzazione dell’offerta turistica e della sua
promo commercializzazione che, grazie all’alleanza, garantisce standard
di qualità, scambio di know how, coerenza dell’offerta e dell’immagine,
possibilità di prolungamento dei pacchetti. In termini economici,
l’alleanza rende possibile lo start up e la successiva gestione delle
iniziative promosse da piccoli borghi o da singole strutture ricettive
inserite in contesti ecosostenibili di eccellenza che altrimenti non
potrebbero sostenere i costi e la competizione di mercato in un corretto
circuito turistico. Il concetto e le caratteristiche delle reti diffuse dunque
variano a seconda dell’elemento di connessione tra gli elementi della rete
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
21
stessa. Si va da un legame basato sulla gestione di piccoli borghi con
immobili e servizi strutturati secondo uno stile lineare, ad una gestione
unica di tante strutture, non necessariamente inserite in centri storici ben
codificati, ma sparse in aree protette o in zone economicamente
organizzate sulla base di filiere. La connessione ancora può essere
rappresentata da un tematismo, per il quale l’unicità, per esempio, diventa
il prodotto. Uno dei primi tentativi di creare una rete di ospitalità diffusa
in Italia è stata avviata dal WWF, nel Parco nazionale dell'Aspromonte,
nell'ambito del progetto Cadispa (Conservazione e sviluppo in aree
scarsamente popolate) avviato contemporaneamente in cinque regioni
europee: Grecia, Italia, Portogallo, Scozia e Spagna. “A Forgaria nel
Friuli (Ud), nell’albergo diffuso di Monte Prât, l’idea dell’arcipelago si
riduce a minime entità in case sparse in un altopiano verdeggiante,
assumendo come riferimento di incontro un unico ristorante baricentrico
rispetto all’area. Molto promettente è l’inserimento pilota della Val di
Vara nel Parco delle Cinque Terre in Liguria, con l’esperienza dell’hotelpaese nei comuni di Corvara, Lerici, Sarzana e La Spezia (Golfo dei
Poeti). Di tutt’altro genere sono gli esempi in Campania. In particolare la
trasformazione dell’ospitalità diffusa di Giffoni Sei Casali, guidata da
Sieti paese-albergo al Festival Cinematografico, nel Parco dei Monti
Picentini, dove si cerca di completare l’idea della città-albergo con
servizi tipici della centralità urbana per l’ampliamento delle funzioni
cinematografiche. Sempre nei Monti Picentini si sta realizzando un
programma di ospitalità diffusa per il recupero di borghi storici,
incentivando attività escursionistiche, naturalistiche, musicali, storicoartistiche, sportive, folkloristiche e religiose. Nel Molise, invece,
attraverso il Patto tra sedici Comuni del Matese (intorno a Campobasso),
è stata organizzata una ricettività diffusa a diversi livelli di qualità che
tuttavia richiede ancora una maggiore organizzazione centrale e
un’integrazione di programmi turistici adeguati in grado di rivalutare la
“civiltà dell’acqua” come idea strategica di città-natura posta a
fondamento di un’ipotesi di rivitalizzazione dei centri storici e dei valori
15
di civiltà esprimibili.” Altro esempio è rappresentato dal progetto Res
Tipica con cui l’ANCI sta associando alcuni borghi italiani, sulla base di
prodotti tipici creando così la rete dei borghi del pane, del tartufo, del
vino, della ceramica etc. Come vedremo nel corso del lavoro, sistemi di
gestione a rete di ospitalità diffusa possono essere considerati anche
15 Cfr. A.Sichenze, I. Macaone, M.Lavecchia, M.Italia Insetti, «Architettura, Urbanistica e turismo: la cittànatura», in Rapporto sul turismo italiano. quindicesima edizione con il Patrocinio della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury Srl: Firenze, 2006, pp. 439-455
22
Ospitalità diffusa: tipologie e differenze
alcune progettualità che ricadono nel nostro territorio di riferimento, il
Vallo di Diano in particolare, e nel Parco Nazionale del Cilento e del
Vallo di Diano come area più ampia e protetta. Si ricordano pertanto
esperienze nazionali come Borghi Autentici d’Italia o quelle più
specifiche del Prusst “Ospitalità da favola”, senza dimenticare
l’esperienza di Compagnia dei Parchi che in qualità di tour operator e tour
organizer di Legambiente e Federparchi sta producendo una serie di
tentativi per creare una rete di ospitalità diffusa, nelle sue variegate forme,
all’interno dei Parchi nazionali e regionali.
1.4.1 Ospitalità diffusa e aree protette
L’esperienza di Compagnia dei Parchi nasce da una constatazione di un
fenomeno che negli ultimi anni si è via via affermato e che consiste in una
strutturazione e successiva promozione dell’offerta turistica delle aree
protette, la cui tipologia standard in termini di ricettività è proprio quella
dell’ospitalità diffusa a rete. Una caratterizzazione che ha le sue origini,
nella presenza all’interno delle aree protette di tantissimi borghi e paesi al
di sotto dei 5.000 abitanti e di aree rurali ancora vitali, che permettono
uno sviluppo di tale ricettività, rappresentata da casolari abbandonati,
seconde case, strutture extra alberghiere. Uno studio sul turismo nei
Parchi, risalente al 2003, registra una notevole influenza delle case vuote,
in particolare delle seconde case e delle strutture extra alberghiere nella
ricettività. “Secondo le analisi, le presenze negli alberghi e negli esercizi
complementari (turismo ufficiale) nelle aree protette ammontano a 35,6
milioni all’anno, un valore confermato anche da recenti stime. Di queste il
18% è riferito a presenze straniere, il restante 82% a presenze italiane.
Tuttavia il fenomeno del turismo nelle aree protette utilizza anche altre
forme ricettive, come le seconde case. Il flusso turistico derivante dalla
presenza nelle seconde case è quantificabile in 45,1 milioni di presenze.
Complessivamente si tratta di 81 milioni di presenze nel sistema delle
aree protette, un dato che può raddoppiare se consideriamo tutto il
territorio dei comuni al di sotto di 50mila abitanti coinvolti dalle
16
perimetrazioni dei parchi nazionali, regionali e delle aree protette” .
Lo stesso studio ipotizza che nelle aree protette si possono mettere in atto
“politiche di riutilizzazione del grande patrimonio esistente e non sfruttato
delle abitazioni non utilizzate dai proprietari ma disponibili per la vendita
o la locazione; è verso questa strada che si potrebbe intraprendere un
16 Cfr. S. Polci, R. Gambassi, «Il turismo nei parchi», in Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione
con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per il Turismo, Turistica-Mercury
Srl: Firenze, 2003, pp. 507-543.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
23
percorso di valorizzazione delle risorse locali, attraverso l’incremento dei
posti letto turistici senza tuttavia creare nuovi impatti edilizi, ma
semplicemente riutilizzando e rifunzionalizzando le strutture esistenti,
creando quindi in questo senso un grande “albergo ecologico”, diffuso sul
17
territorio e quindi ancora più efficace nel coniugare turismo e natura . In
regione Campania, un ulteriore studio sulle aree protette regionali
conferma il trend già evidenziato “…nei Comuni compresi nei parchi
nazionali e regionali la percentuale di abitazioni utilizzate a fini di
vacanza varia in media dal 14% al 35% con valori medi inferiori alla
media regionale ma con punte molto significative sulle modalità di
utilizzo dei parchi…le seconde case per vacanza presentano una certa
uniformità di attivazione sulla domanda turistica in quanto a fronte di una
media regionale di 73 presenze per posto letto, il range di utilizzo va dalle
66 presenze dei parchi regionali alle 75 delle riserve naturali… cresce il
mercato delle seconde case per vacanza, in particolare nelle aree che
comprendono riserve naturali e aree protette marine, con un aumento del
22,1% contro un aumento del 2% nei Comuni delle arre parco regionali e
un aumento medio regionale del 16,6%, segno che sono in atto dinamiche
profondamente diverse tra i territori e che la valorizzazione turistica dei
Comuni con riserve e aree protette passa quasi esclusivamente per
l’incremento delle seconde case per vacanza… la presenza turistica nelle
seconde case per vacanza esprime una dinamica molto vivace con un
incremento del 31,5% nei comuni con presenza di riserve naturali, contro
18
l’1,5% dei comuni compresi nei parchi regionali…” Le analisi
numeriche in area parco fanno spesso riferimento a unità abitative
singole, non necessariamente inserite in progetti di marketing territoriale
per il recupero del patrimonio edilizio in chiave turistica, ma i progetti di
ospitalità diffusa a più larga scala nel corso degli anni si sono
effettivamente moltiplicati all’interno dei territori protetti, promossi da
istituzioni locali, provinciali o regionali, o anche dagli stessi Enti Parco.
Tali progetti hanno valorizzato la propria azione puntando come elemento
di suggestione, sul legame alle aree protette, zone di pregio ambientale,
contenitori di peculiarità tipico-tradizionali, paradisi naturali dalle miriadi
potenzialità emozionali. Così programmi di marketing territoriale per lo
sviluppo dell’ospitalità diffusa si trovano nel Parco Nazionale
dell'Aspromonte e dell’Area Grecanica, nelle aree protette della Calabria,
17 Ibidem
18 S. Polci, R. Gambassi, F. della Puppa, “ Secondo rapporto - Analisi dei parchi regionali e delle riserve in
Campania” Osservatorio sul turismo nei parchi e nelle aree naturali protette in Campania – Serico srl –
indagine realizzata per Compagnia dei Parchi S.c.a.r.l. 2007
24
Ospitalità diffusa: tipologie e differenze
nel Parco Nazionale della Majella, del Gargano, del Gran Sasso,
dell’Abruzzo, nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, nel Parco
Regionale del Partenio e nel Parco Nazionale del Vesuvio. Del resto
puntare sulle aree protette quale luogo turistico significa qualificare la
ricettività nei Parchi secondo standard di qualità che siano coerenti con il
sistema ecosostenibile protetto, e di certo le strutture diffuse o i sistemi
più complessi di ospitalità diffusa (Borgo albergo o Albergo diffuso), se
rispettati nella loro tipologia, garantiscono tale coerenza ecosostenibile.
Inoltre, utilizzare il brand dell’area protetta significa poter avere a
disposizione un’identità con cui strutturare il sistema a rete dell’ospitalità
diffusa. Le strutture ricettive cioè si connettono in quanto parte di un
territorio “unicum” e in tale connessione acquisiscono valore e alleanza
necessari alla gestione e alla fabulazione dell’offerta. Un obiettivo che va
tuttavia testato e provato nel corso delle sperimentazioni che i Parchi si
stanno cimentando a fare.
Non è infatti ancora provato che il marchio legato alle aree protette
funzioni. I Parchi nazionali o regionali di per sé non sono prodotti e
dunque difficilmente spendibili sul mercato turistico. Non esiste
promozione se non c’è commercializzazione del prodotto e per la gran
parte delle aree protette non esiste ancora un mercato turistico in senso
lato. Quello che funziona in termini di mercato è rappresentato spesso da
specifiche località, che si trovano all’interno dei Parchi, ma sono
commercializzabili anche se slegate da essi, poiché hanno maturato un
prodotto turistico nel corso degli anni, attraverso la realizzazione di un
sistema accurato di servizi e di elementi di attrazione unici (naturalistici,
culturali, etc). Sono proprio questi luoghi che trainano spesso il turismo
nazionale o regionale e trovano una nuova forma di promozione e di
alleanza nei club di prodotto, piuttosto che nell’appartenenza ad una
regione o ad un’area protetta.
1.5
“Ospitalità diffusa” in Campania
In regione Campania, dal punto di vista legislativo, non si fa riferimento
all’ospitalità diffusa nelle sue differenti tipologie. Nonostante i continui
riferimenti alla ricettività diffusa in diversi progetti di sviluppo locale
connessi al turismo, dunque, la normativa della Regione Campania come
anche della maggior parte delle regioni italiane, non prevede una
classificazione e un riconoscimento ufficiale dell’ospitalità diffusa né
tanto meno delle sue tipologie più evidenti, come il Borgo albergo e
soprattutto l’Albergo diffuso. Tuttavia la classificazione delle strutture
ricettive considera le strutture di tipo diffuso, anche se, a differenza della
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
25
Sardegna che nella legge regionale sulla classificazione delle strutture
menziona l’Albergo diffuso, o la regione Calabria che intervenie sul
Paese albergo, tali precisazioni in Campania non si trovano. Ma facciamo
un excursus nella legislazione regionale campana.
La Legge Regionale n. 41 del 28-08-1984 è indirizzata agli interventi per
favorire l'agriturismo, intendendo sostenere l'edilizia rurale tipica e
caratteristica, con sua utilizzazione a fini turistici, favorire le aree e gli
spazi rurali prossimi ai siti di interesse archeologico, al fine di consentirne
un maggiore e più agevole godimento da parte della comunità, intervenire
da un punto di vista economico, per il recupero, riadattamento,
riqualificazione funzionale ed ampliamento, per un massimo di 12 posti
letto, di edifici ed alloggi da destinare ad utilizzazione agrituristica.
La Legge Regionale n. 5 del 10 maggio 2001, disciplina le attività di Bed
and Breakfast senza però un chiaro riferimento alla tipologia delle
strutture, in termini architettonici ed edilizi.
La Legge Regionale n. 17 del 24 novembre 2001 disciplina invece le
strutture ricettive extralberghiere e nello specifico esercizi di
affittacamere, case e appartamenti per vacanze, case per ferie, ostelli per
la gioventù, attività ricettive in residenze rurali, rifugi di montagna, case
religiose di ospitalità, una classificazione che viene ripresa dal disegno di
legge “Testo Unico delle disposizioni in materia di turismo” in via di
approvazione dal Consiglio regionale, che oltre alle strutture extra
alberghiere disciplina i Bed and Breakfast, e le strutture ricettive
alberghiere in linea con la legge nazionale n. 217 del 17 maggio 1983.
Proprio il Testo Unico seppure faccia passi in avanti in materia, istituendo
nuovi organismi come i Club di prodotto, e recependo altre esperienze
regionali, evidenzia ancora una scarsa fiducia nelle nuove forme di
ricettività, connesse al patrimonio edilizio di pregio o alle aree rurali.
L’assenza di una legislazione specifica condiziona perciò i risultati
tangibili sul territorio. In Campania si trovano cenni sull’ospitalità o
ricettività diffusa nell’ambito della programmazione strategica dei
Progetti Integrati Territoriali (Pit) legati agli itinerari, alle aree turistiche o
ai grandi attrattori culturali, come pure nelle programmazioni attivate da
soggetti esterni e proposte in occasioni di bandi regionali, connessi alla
valorizzazione dei beni culturali o dei centri storici.
Ma dal punto di vista sostanziale, possiamo affermare che in Campania
non esistono esperienze di Albergo diffuso e l’intenzione di avviare una
simile esperienza di marketing territoriale è stata manifestata nel solo
Comune di Auletta, limitrofo al Vallo di Diano, attraverso il progetto
“Parco a ruderi”. Esso tende a recuperare parte del centro storico di
26
Ospitalità diffusa: tipologie e differenze
Auletta, andato quasi completamente distrutto dal sisma del 1980 e
prevede, fra l'altro, il recupero conservativo di un'area dalla superficie
complessiva di mezzo ettaro, al cui interno 3.600 mq saranno destinati ad
uso turistico-abitativo. Di essi 600 metri quadri potrebbero essere
utilizzati secondo la formula dell’“albergo diffuso, con 13 suite. Il Parco a
Ruderi completa il progetto museale integrato MIdA, itinerario
multidisciplinare che coinvolge due comuni, Auletta e Pertosa, fondato su
quattro attrattori, due dei quali già ultimati: i Musei multimediali per la
divulgazione geologica e botanica di cui il primo trae spunto dal contesto
ambientale delle Grotte dell'Angelo, mentre il secondo accoglie le specie
presenti nella flora spontanea del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo
di Diano.
In provincia di Salerno, infine, un’esperienza di Borgo Albergo si trova a
Sieti, borgo antico del Comune di Giffoni Sei Casali, inserito tra l’altro
nel progetto Borghi Autentici d’Italia che analizzeremo nel corso del
lavoro. Altre esperienze legate all’ospitalità diffusa sono esclusivamente
quelle contenute nei progetti di rete diffusa in contesti omogenei dal
punto di vista ambientale come nel caso dei Parchi nazionali del Vesuvio
e del Cilento e Vallo di Diano o nel Parco regionale dei Picentini. Si tratta
per lo più di progetti in itinere e dunque ancora non operativi, dove i
risultati sono legati essenzialmente alla riqualificazione e ristrutturazione
del patrimonio edilizio.
1.5.1 La ricettività nel Vallo di Diano
Nel 2006, da un monitoraggio sul campo realizzato dal progetto
“Migrazioni – Studio della domanda e dell’Offerta turistica” realizzato
dalla Rti MondoGis-Gismeeting e coordinato dalla Comunità Montana
Vallo di Diano, nell’ambito del Progetto Integrato “Certosa di Padula”,
risulta che nei 15 Comuni del Vallo di Diano (62.347 residenti), il numero
di camere complessive ammonta a 630 di cui 527 alberghiere (88%) per
un totale di circa 1.336 posti letto, di cui 1.094 di tipo alberghiero (82%).
Per quanto riguarda il settore alberghiero si denota una concentrazione
delle strutture lungo la dorsale autostradale della Salerno-Reggio
Calabria, con il 60% (860 ) dei posti letto complessivi nei comuni di
Atena Lucana, Sala Consilina, Polla e Padula e una qualità di assoluto
valore delle strutture, tenuto conto che il 76% di esse rientrano nelle
categorie 4 stelle superior, 4 stelle e 3 stelle.
Per quanto riguarda le strutture extralberghiere si contano 103 camere e
242 posti letto. Sette i Comuni in cui sono presenti tali tipologie di
strutture (Montesano Sulla Marcellana, Padula, Polla, Sala Consilina,
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
27
Sant’Arsenio, San Rufo e Sanza). Più specificatamente, la stessa
rilevazione fatta dal progetto “Migrazioni – Studio della domanda e
offerta turistica” presso la Camera del Commercio di Salerno conta il
seguente numero di strutture extralberghiere attive e registrate (dunque
non necessariamente avviate): 23 agriturismo, 10 affittacamere, 3 Bed and
Breakfast, 1 residence e 1 Country House. Le strutture sono assenti invece
nei comuni di Atena Lucana, Buonabitacolo, Monte San Giacomo,
Pertosa, San Pietro al Tanagro, Sassano e Teggiano.
Tab 1: La ricettività nel Vallo di Diano
n. camere
n. posti letto
Strutture alberghiere
527
1.094
Strutture extralerghiere
103
242
Totale
630
1.336
ubicazioni principali
Atena, Sala Consilina, Polla,
Padula
Montesano, Padula, Polla, Sala Consilina,
S.Arsenio, San Rufo, Sanza
Fonte: Ns. elaborazione su dati di RTI-MondoGis-Gismeeting – Comunità Montana Vallo di Diano
Sarà interessante comparare, come faremo in conclusione della prima
parte del lavoro, i suddetti dati con quelli stimati dalle programmazioni di
previsione dei progetti di ospitalità diffusa ricadenti del tutto o in parte
nel comprensorio del Vallo di Diano.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
II
29
Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e
Casalbuono
“Promuovere iniziative di sviluppo economico e politiche pubbliche
locali finalizzate al miglioramento e alla riqualificazione urbana dei
borghi, alla valorizzazione dell’identità, della cultura e della tradizione
produttiva dei luoghi” E’ l’obiettivo principale del Progetto Borghi
Autentici d’Italia, promosso dall’omonima Associazione che raggruppa
circa 50 Piccoli Comuni ed altri Enti pubblici territoriali.
Il progetto nazionale si articola sulla realizzazione delle “Comunità
Ospitali”, innovativi modelli di offerta turistica nei quali il borgo e la sua
comunità costituiscono la destinazione e la motivazione della vacanza. Si
tratta di un progetto legato all’ospitalità diffusa ma non necessariamente
collocabile in una delle categorie inerenti questo tipo di ospitalità. Si
propone difatti come prodotto nuovo e scarsamente comparabile con altri
tipi di offerta presenti oggi nel mercato italiano, nel quale confluiscono
due elementi, il tipo di ricettività, inteso come recupero di beni immobili
pregiati nei centri storici, e soprattutto il coinvolgimento della Comunità
del borgo che in tal modo partecipa all’ospitalità. Borghi autentici,
dunque, considera la vita del borgo e la sua partecipazione, elementi
prioritari e indispensabili rispetto alle diverse tipologie di ospitalità
diffusa esistenti (Borgo Albergo, Albergo diffuso) per le quali il progetto
si pone piuttosto come una rete di raccordo. Ecco allora perché Borghi
Autentici non tralascia di osservare altre realtà diffuse sul territorio
nazionale, stimando la presenza di 24 alberghi diffusi, 6 borghi albergo,
11 residence diffusi in tutta Italia. In tale direzione si giustifica il fatto,
inoltre, che l’Associazione ha espresso la disponibilità ad accogliere, nella
sua rete, esperienze di Alberghi diffusi o Borghi albergo allo scopo di
condividerne le iniziative e verificare le possibilità di partnership con le
“reti di ospitalità turistica di eccellenza” Borghi Autentici.
E in Friuli questo sta già accadendo. Alcuni Alberghi diffusi della
provincia di Udine infatti sono in procinto di aderire all’Associazione
nazionale.
Il progetto è rivolto ai piccoli comuni che individualmente, o nell’ambito
di reti di area vasta o provinciale e considerando i patrimoni e le risorse
presenti e disponibili sul territorio, organizzano un sistema di ospitalità
moderno. Le reti delle Comunità ospitali sono gestite dalle Società
Operative Borghi Locali di Borghi Autentici, cioè soggetti deputati a
30
Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono
gestire, a livello locale la “rete di ospitalità turistica d’eccellenza”
secondo il modello Borghi Autentici d’Italia.
Nella Provincia di Salerno la società è “Borghi Autentici d’Italia Salerno”
che nasce nel 2002 allo scopo di promuovere la realizzazione del progetto
“Villages d’Europe” presentato sotto forma di contratto di programma
alla Regione Campania dal Consorzio Borghi Autentici d’ItaliaCampania (già Villages d’Europe Campania) costituito dall’unione di tre
società: Borghi Autentici d’Italia Avellino S.r.l., Borghi Autentici d’Italia
– Benevento S.r.l. e Borghi Autentici d’Italia – Salerno S.r.l. Borghi
Autentici d’Italia - Salerno dopo una prima selezione dei siti partecipanti
ha proceduto alla valutazione degli immobili in ogni borgo selezionando
sei Comuni: Cuccaro Vetere, Giffoni Sei Casali, Scala, Vibonati
Teggiano e Casalbuono, questi ultimi due compresi nel comprensorio
Vallo di Diano.
2.1
L’idea portante
Borghi autentici d’Italia è un progetto di sviluppo locale e marketing
territoriale che coinvolge le pubbliche amministrazioni locali e i cittadini,
al fine di realizzare un sistema di ospitalità turistica di eccellenza che si
basa sul recupero di immobili ricadenti nei centri storici e caratterizzati da
architettura tradizionale non necessariamente pregiata ma “tipica”. Una
volta messi a regime in ottica di rete, gli immobili fungono da elementi
diffusi, che integrati con una serie di servizi al turista e di attrattive varie
(risorse culturali, ambientali, sociali, produttive, enogastronomiche) si
integrano per costituire un pacchetto turistico mirato ad affascinare e
recuperare l’interesse del potenziale turista, “cittadino urbanizzato”. In tal
modo, gli elementi tipici di un territorio, il centro storico, i suoi immobili,
le ricchezze agro alimentari e artigianali, i siti culturali e ambientali e la
vita quotidiana della Comunità diventano, nell’idea progettuale, i
catalizzatori dello sviluppo di un piccolo centro abitato.
L’idea è quella di “accogliere ed ospitare una persona, una famiglia o un
gruppo di amici all’interno della “Comunità”. In questo modo il
tradizionale turista diviene un “cittadino temporaneo”, egli partecipa alla
vita del Borgo, ai suoi ritmi di vita, ai suoi eventi e conosce i suoi sensi
(sapori, profumi, suoni, paesaggi, ecc.). È un’ospitalità che include, che
integra il visitatore nella dinamica sociale, culturale ed organizzativa della
“Comunità” ben sapendo che egli è esigente, pieno di attese e curioso,
desidera servizi efficienti e di qualità, non vuole essere “abbandonato” o
“isolato” dopo il suo arrivo e durante la sua permanenza/vacanza. In
questo quadro l’organizzazione Borghi Autentici d’Italia assicura
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
31
all’ospite tre elementi: una residenza di qualità, una gamma di servizi
(attività escursionistiche, visita dei monumenti e beni culturali sul
territorio, accesso a strutture sportive, partecipazione ad eventi etc) e la
partecipazione alla vita della Comunità.
Gli ospiti, infatti, durante il soggiorno potranno acquistare prodotti tipici,
o essere inclusi in attività di vita quotidiana del borgo, entreranno a far
parte automaticamente del “Club dei Sapori”, una libera Associazione
culturale che da la possibilità agli ospiti di fare apprezzamenti e
considerazioni, nonché proporre miglioramenti su alcune componenti
specifiche dell’offerta turistica ma anche sviluppare, da parte degli stessi
ospiti, all’interno del Club, richieste di pacchetti tematici destagionali, e
personalizzati (raccolta funghi, turismo del vino, settimane
enogastronomiche con corsi di cucina tipica locale, visita ai monumenti
dell’Italia minore, ecc.). In ogni Borgo Autentico è operativo inoltre il
“Tutor dell’Ospite”. Egli è una persona incaricata dall’organizzazione e
ha il compito di assistere su richiesta, l’ospite, di proporgli attività,
fornirgli informazioni e di accompagnarlo in occasione di attività
particolari (approfondimento elementi di vita della comunità, di curiosità,
ecc.).
Infine il progetto prevede anche una fase promozionale del prodotto
“Comunità Ospitali”, che una volta realizzato potrà disporre di Borghi
Autentici d’Italia Tour, una società di sistema della rete nazionale che
andrà a svolgere funzioni di incoming tour. Si tratta, difatti, di un Tour
operator “specialista”, dedicato esclusivamente allo sviluppo e
all’implementazione dell’immagine dei Borghi Autentici d’Italia, del
marketing unitario dei Borghi locali, della loro promocommercializzazione, della commercializzazione delle destinazioni di rete
nel mercato nazionale ed internazionale.
2.1
Tipologia delle residenze
Uno degli aspetti interessanti del progetto è l’utilizzo di immobili
ricadenti nel centro storico a fine turistici. Ma quali sono le caratteristiche
19
richieste dal progetto? Secondo la scheda di Borghi autentici le residenze
vengono selezionate con criteri tecnici ed estetici che appartengono ad
una metodologia ormai consolidata che considera i seguenti elementi:
1. Superficie: min. 45 mq e max 85 mq
2. Tipologie ricettive
− Tipologia D1 - con 2 posti letto (estendibile a 3)
19 Borghi Autentici d’Italia – Salerno Srl - Documento di presentazione dell’iniziativa Novembre 2005
32
Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono
− Tipologia D2 - con 4 posti letto (estendibile a 5)
− Tipologia D3 - con 6 posti letto (e anche oltre)
3. Classi delle residenze
− con il segno *** quelle che dispongono di elementi
eclatanti e suggestivi (piscina, giardino, ottima prospettiva
paesaggistica, presenza di forti elementi architettonici ed
artistici). Tali elementi, secondo i casi, possono non essere
presenti contemporaneamente;
− con il segno ** quelle che hanno la presenza di almeno
uno degli elementi delle residenze a ***;
− con il segno * quelle che hanno caratteristiche normali e
prive degli elementi di cui sopra.
4 Gli arredi: ogni residenza viene dotata in modo specifico e diverso
dalle altre. Ogni residenza quindi ha un proprio progetto di arredo.
5 L’acquisizione del Marchio comunitario: nella progettazione e
nella realizzazione delle residenze si tiene in debito conto di tutti i
parametri previsti dalla decisione CE 14.04.2003 (C(2003)235) al
fine di assicurare strutture ad alta prestazione ecologica.
In merito alla tipologia della struttura ricettiva (alberghiera o extraalberghiera) il progetto non fa chiaro riferimento all’adozione fatta.
Piuttosto la scelta tipologica della struttura ricettiva varierà dai luoghi e
dalla gestione organizzativa prevista. Così nel progetto, si legge “gli stessi
prezzi delle residenze saranno differenziati in base alle stagioni (alta,
media e bassa), alla tipologia del borgo, alla tipologia delle residenze, al
numero di posti letto, alla tipologia dei servizi complementari che
20
verranno richiesti” .
2.2
Il modello salernitano
Borghi Autentici Salerno è una s.r.l. costituita nel 2002 allo scopo di
promuovere la realizzazione del progetto Borghi Autentici d’Italia e per
gestirne l’offerta turistica sui mercati nazionali ed esteri. Essa è
partecipata da 6 Comuni interessati all’iniziativa (Casalbuono, Cuccaro
Vetere, Giffoni Sei Casali, Scala, Teggiano e Vibonati), dalla Provincia di
Salerno, dall’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e dalla
Comunità Montana Penisola Amalfitana. Attualmente il capitale sociale è
di Euro 920.000,00 che potrebbe diventare, nel corso del 2007, di Euro
7.300.000,00.
20 Ibidem
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
33
Per statuto il 51% dovrà essere sempre posseduto dagli Enti Pubblici. A
partire dal mese di aprile 2006, è stata avviata la partecipazione, di
soggetti privati (in qualsiasi forma giuridica costituita) fino al
raggiungimento del 49% del capitale sociale. La società, quindi, diverrà
una public company ad azionariato diffuso. Ogni socio potrà sottoscrivere
quote dal valore nominale minimo di Euro 8.000,00 e massimo di Euro
80.000,00. Gli investimenti previsti per la realizzazione della rete delle
Comunità ospitali dei sei comuni è di 20 milioni di euro circa, di cui
9,540 milioni di euro dovrebbero provenire da sovvenzioni pubbliche e in
particolare dal Contratto di programma proposto alla Regione Campania,
altri 7,300 milioni di euro dal capitale sociale e 3,160 milioni di euro dai
finanziamenti terzi a medio e lungo termine.
2.2.1 Il patrimonio edilizio impegnato
Perché un Comune possa aderire a Borghi Autentici è necessario, in
primo luogo realizzare uno studio di fattibilità che da un lato definisca e
individui l’esistenza dei criteri della Comunità Ospitale, dall’altro
rendiconti la disponibilità di privati cittadini ad affidare il proprio
immobile alla Società. Così al fine di individuare i beni immobili
disponibili sul territorio e inserire il borgo all’interno del circuito di
Borghi Autentici, ognuno dei sei Comuni coinvolti nel salernitano ha
avviato attività di animazione per incentivare i proprietari privati e
pubblici a mettere in rete il loro bene. Evidentemente positivi, i risultati
hanno incoraggiato le amministrazioni, e dunque la Borghi Autentici
Salerno Srl, ad attivare l’iter per l’avvio del progetto. In primo luogo, la
prassi amministrativa si è soffermata sull’acquisizione degli immobili per
i quali i proprietari avevano manifestato l’interesse al progetto. Per Le
fasi principali di questo percorso, secondo la direttrice operativa del
Progetto, la dottoressa Sabrina Ferri sono:
1. identificare le residenze secondo le dovute caratteristiche richieste,
per lo più quelle tipiche o tradizionali ma anche ex monumenti;
2. contattare i proprietari;
3. stipulare un contratto per acquisire il diritto di superficie
sull’immobile.
Secondo la modalità di contratto in questione, i proprietari restano tali, ma
il diritto di superficie passa alla Società che solo dopo 25 anni ha
l’obbligo di restituire l’immobile. La società si impegna a ristrutturare
l’immobile a proprie spese e a cedere un’indennità minima al proprietario,
nel corso degli anni. Le persone che accettano sono per lo più quelle
legate all’immobile in maniera affettiva che non hanno però la possibilità
34
Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono
di investire su di esso. In ogni caso, esse acquisiscono il diritto di avere
dopo 25 anni l’immobile ristrutturato e già inserito in una rete di
ricettività turistica. Per gran parte degli immobili acquisiti nei sei Comuni
salernitani, la Società ha provveduto alla progettazione esecutiva per gli
interventi di ristrutturazione.
In termini di patrimonio edilizio impegnato nei sei Comuni, grazie alla
disponibilità dei proprietari di immobili, sono 157 le residenze coinvolte
per un totale di 16 mila 240 metri quadri utilizzati al netto.
Tab 2: Patrimonio edilizio recuperabile
Comune
Residenti
numero di residenze
v.a.
posti letto
v%
v.a.
Mq netti utilizzati
v%
Teggiano
8.283
29
18,5
119
19,7
4.420
Casalbuno
1.484
28
17,8
98
16,3
2.265
Cuccaro Vetere
643
17
10,8
67
11,1
1.489
Vibonati
2.944
33
21,0
128
21,2
3.166
Giffoni Sei Casali
3.988
41
26,1
160
26,5
4.328
Scala
1.465
9
5,7
31
5,1
572
Totale
18.807
157
100,0
603
100,0
16.240
Fonte: Ns. elaborazione su dati forniti dalla società Borghi Autentici d’Italia-Salerno
Una delle finalità di Borghi Autentici d’Italia è quella di non produrre un
solo metro cubo di cemento armato. Il progetto è basato esclusivamente
sul recupero di immobili abbandonati o sottoutilizzati che sicuramente
avrebbero concorso al depauperamento dell’ambiente urbano e rurale.
Secondo la stima originaria del Progetto, nel salernitano saranno circa
20,731 i metri quadrati da sottrarre all’abbandono, con una riduzione di
almeno l’8% del totale degli immobili non utilizzati (censimento ISTAT)
dei rispettivi Comuni. Così facendo, si garantisce una modalità di
ospitalità altamente sostenibile del territorio, equilibrandone la capacità di
carico. Inoltre, altro dato in linea con la sostenibilità, i Comuni della rete
Borghi Autentici d’Italia hanno già deciso che nella fase di attuazione
attiveranno le procedure per il conseguimento della certificazione
ambientale EMAS II e ISO 14001 ed inoltre, richiederanno l’uso del
Marchio Comunitario di Qualità Ecologica al servizio di recettività
turistica (Reg. CEE C/2003/235 del 14.04.2003).
Per il Vallo di Diano, dunque, nei comuni di Teggiano e Casalbuono sono
state impegnate 57 residenze per un totale di 6.685 metri quadri. Al fine
di coinvolgere i proprietari, il ruolo dei Comuni è stato quello di
promuovere l’iniziativa in loco, attraverso forme varie di animazione e di
accompagnamento, basandosi sul ruolo di fiducia che l’ente locale ha nei
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
35
confronti dei propri cittadini. La Società tuttavia resta sempre aperta alla
partecipazione dei cittadini dei Borghi Autentici. Del resto come recita lo
stesso progetto, “solo con una piena condivisione dei cittadini del borgo è
possibile creare un sistema e un clima di ospitalità che sia capace di
includere il turista nella comunità del luogo e realizzare così una
accoglienza reale ed innovativa che renda l’offerta competitiva. In questo
senso, quindi, la partecipazione dei cittadini di ogni Borgo autentico (alla
Società) costituisce la “chiave” per una forte integrazione fra l’iniziativa e
21
le prospettive di sviluppo generate” .
2.2.2 Previsione progettuale di sviluppo
Il progetto prevede la messa a regime del sistema nel corso del 2008
(aprile-maggio) e successivamente alla fase di avvio e implementazione, a
partire dal 2012, il capitale investito potrà assicurare un rendimento
adeguato ed in linea con la crescita imprenditoriale dell’iniziativa per un
giro di affari a regime di 1,5 milioni di euro. Secondo il progetto, il
prodotto turistico creato, se integrato con altre offerte locali come il mare,
l’escursionismo, l’enogastronomia, l’arte, la cultura, potrà contribuire a
sviluppare un incremento del 30% di presenze turistiche per un
ammontare di 60 mila presenze e un aumento dell’8% degli attuali posti
letto. “Lo sviluppo di una nuova attività economica locale genererà circa
1.180.000 euro all’anno di gestione e stimolerà un indotto (servizi,
vendite di altri beni, manutenzioni, ecc.) per almeno altri 8.600.000 euro
per le aree interessate” puntando molto sulla cooperazione fra imprese e
amministrazioni locali, allo scopo di conseguire miglioramenti del
contesto territoriale. Dal punto di vista della ricaduta occupazionale, le
stime parlano di 70 posti di lavoro fra addetti fissi, stagionali e
occupazione indotta e 25 con il sistema a regime per quel che riguarda gli
addetti fissi. Il volume economico generato sul territorio a favore delle
altre attività economiche e della popolazione ammonterà a otto milioni di
euro circa all'anno.
21 Borghi Autentici d’Italia – Salerno Srl - Documento di presentazione dell’iniziativa Novembre 2005
36
Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono
Tab 3: Previsione economica ed occupazionale
Comune
4
Volume economico
annuale stimato
2.400.000,00
17.380
3
1.860.000,00
9.112
3
700.000,00
Vibonati
20.480
4
2.200.000,00
Giffoni Sei Casali
2.100.000,00
Teggiano
Casalbuno
Cuccaro Vetere
Presenze turistiche
a regime
20.706
Posti di lavoro
a regime
27.250
8
Scala
7.050
3
1.000.000,00
Totale
101.978
25
10.260.000,00
Fonte: Ns. elaborazione su dati forniti dalla Società Borghi Autentici d’Italia-Salerno
2.3
Criticità e prospettive
Una delle criticità emerse per la prosecuzione del Progetto di Borghi
Autentici Salerno riguarda il finanziamento del Contratto di Programma
da parte del Cipe, indispensabile per avviare la riqualificazione degli
immobili già inseriti nel progetto. Si tratta di una problematica di tipo
tecnico amministrativo che rischia di bloccare l’intero programma dei
Comuni salernitani.
Secondo il sindaco di Casalbuono, Attilio Romano, membro del consiglio
direttivo di Borghi Autentici d’Italia, la Regione Campania ha finanziato
per il 50 per cento il Contratto ma si attende la disposizione del Cipe.
Tuttavia, “essendo Casalbuono, un Comune che ha aderito recentemente a
Borghi Autentici Salerno, l’entusiasmo dei proprietari degli immobili
resta tale ed esiste piena fiducia nella sua prosecuzione. Un cambiamento
di strategia è stato fatto sul piano del marketing e della promozione della
società nazionale, che finora ha dato frutti significativi per stimolare la
partecipazione dei cittadini e degli enti locali, ma che adesso deve
necessariamente attendere e attenersi alla realizzazione del prodotto
turistico da commercializzare”. Problemi legati alla fiducia dei proprietari
degli immobili sono stati registrati invece nel Comune di Teggiano, uno
dei primi ad aderire a Borghi Autentici Salerno. Come riferisce il sindaco
Michele Di Candia, “alcuni proprietari stanno valutano la destinazione dei
propri immobili a nuove finalità. Tuttavia, sembra che buone notizie
stiano giungendo dal nuovo Governo per il finanziamento del Contratto di
programma, seppure l’ipotesi al momento sia quella di presentare
nuovamente il progetto, con la dovuta conseguenza di attendere i
necessari tempi amministrativi. In ogni caso, il percorso continua, in
quanto riteniamo l’idea valida”.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
37
Di criticità, ma soprattutto di prospettive positive e caratteristiche
competitive ed innovative del progetto parla Rosario D’Acunto,
presidente di Borghi Autentici Salerno e professore a contratto di
Sociologia del Turismo presso l'Università “La Sapienza” di Roma.
Seppure Borghi Autentici sia inserito in una ospitalità di tipo diffuso,
rimane un modello dalle caratteristiche differenti rispetto al Paese albergo
o all’Albergo diffuso. “Il punto di differenza è l’utilizzo dei luoghi nei
centri storici da adibire a ricettività, ma la ricettività non si ferma al posto
letto, piuttosto coinvolge l’intera comunità locale. Il punto di inizio è
rappresentato dal patrimonio edilizio di pregio, ma l’operatività e la
caratterizzazione dell’offerta è rappresentata dalla comunità. Chi arriva in
un borgo autentico già conosce ciò che vi troverà: una ricettività dagli
immobili curati nel particolare con specifica attenzione al recupero
architettonico, agli stili del luogo, ai confort e alla funzionalità del turista,
ma trova contemporaneamente una comunità che partecipa e si muove
coerentemente intorno al concetto di ospitalità, con le specificità della vita
del luogo. La capacità suggestiva del borgo è data proprio da tale
connubio indivisibile e indispensabile per completare la proposta del
prodotto, e per differenziarlo in modo innovativo rispetto ad altre
modalità ospitali. Gli immobili del borgo sono del resto gestiti in modo
unitario da una società locale, ma ogni borgo prima di aderire
all’iniziativa ha dovuto sostenere uno studio di fattibilità necessario a
valutare la disponibilità della Comunità”.
In termini di prospettive e criticità, ma anche di funzionalità
dell’ospitalità nei borghi, D’Acunto specifica come la progettualità
dell’offerta turistica deve anticipare il mercato, recependo i fenomeni e i
cambiamenti nei gusti del turista.
“Basta leggere i diversi rapporti Censis che da anni e in particolare dal
2004 parlano chiaramente dei nuovi gusti degli italiani, orientati a vivere i
borghi, abitare la storia e la tipicità, fare una esperienza significativa,
unica. Queste tendenze della società italiana sono alla base
dell’impostazione che Borghi Autentici d’Italia ha assunto già a partire
dal 1999. Dal punto di vista dei risultati, un caso di successo è
l’esperienza di Sauris, piccolo borgo friulano, un albergo diffuso che
lavora con la logica di Borghi Autentici e che seppure non sia ancora in
rete ha espresso la volontà di aderire alla nostra Società I risultati in tal
caso sono eccellenti. Un borgo di 400 abitanti circa registra 43 mila
presenze annuali. Sintomo che l’interesse per i borghi esiste e produce
economia”. Inoltre, come le prospettive future siano legate al
finanziamento del Contratto di programma da parte del Cipe. “Questa
38
Borghi Autentici d’Italia: Teggiano e Casalbuono
modalità di finanziamento è stata l’unica strada che si è presentata
innanzi. L’attuale problema è che seppure la Regione Campania abbia
disposto il finanziamento del Contratto, il Cipe non lo ha ancora fatto, sia
perché durante la precedente legislatura è stata data priorità ad altri
contratti di programma, sia perchè molto tempo è stato perso nel
passaggio di consegna da una legislatura all’altra. Al momento, non
abbiamo alternative, che quella di attendere il finanziamento, ma certo
non può fermarci la lentezza della burocrazia. Borghi Autentici è un
sistema di ospitalità, costituito dagli immobili che rappresentano la parte
più importante della torta, un vero hardware informatico, e soprattutto da
una intera Comunità, una rete di operatori economici e di servizio che
partecipa con le sue risorse, le sue tradizioni e che sono il software del
progetto, il vero sistema di una idea che ha futuro”.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
III
39
PRUSST Ospitalità da favola
Il Programma Prusst (Programma di riqualificazione urbana e sviluppo
sostenibile del territorio) “Ospitalità da favola” viene dal lontano avviso
pubblico del Ministero delle Infrastrutture oggi dei Lavori Pubblici, del
decreto ministeriale 8 ottobre 1998, n.1169, "Promozione di programmi
innovativi in ambito urbano denominati Programmi di riqualificazione
22
urbana e di sviluppo sostenibile del territorio" .
Il 18 maggio 1999 veniva approvato con Delibera della Giunta Regionale
Campana n° 2217 l’accordo di programma tra Regione Campania,
Provincia di Salerno, l’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
e la Comunità del Parco, nonché altri soggetti pubblici e privati, per
promuovere un progetto di “ospitalità da favola” nel territorio del Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano nell’ambito del citato bando.
Il 26 agosto 1999 la Provincia di Salerno, in qualità di soggetto
promotore, ha trasmesso la proposta di programma di riqualificazione
urbana e di sviluppo sostenibile del territorio denominata "Programma di
riqualificazione dell’offerta turistica nel salernitano” al Ministero di
competenza.
Da allora, il cammino tecnico – amministrativo, come vedremo poco più
avanti, ha affrontato diverse fasi, alcune semplici, altre più tortuose, tutte
proiettate al tentativo di garantire finanziamenti sufficienti per lo start-up
dell’intero programma, notevolmente complesso, in quanto ingloba un
intero sistema tra infrastrutture, servizi, interventi pubblici e privati,
insistenti su un vasto territorio della provincia salernitana.
Gli interventi del programma insistono infatti su due aree:
– Città di Salerno;
– 80 Comuni del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e
delle sue 15 aree contigue.
Gli interventi strategici compresi dal Prusst “Ospitalità da Favola” si
strutturano in base alle seguenti misure di finanziamento regionale:
Misura 1.: Ospitalità diffusa;
Misura 2.: Infrastrutture di rete per la mobilità (vie del mare, Aeroporto di
Pontecagnano, rete eliporti);
Misura 3.: Riqualificazione urbana ed ambientale dei Comuni del Parco;
Misura 4.: Ambiti di interesse del Comune di Salerno;
22 Gazzetta Ufficiale del 27 novembre 1998, n. 278
40
PRUSST Ospitalità da favola
Misura 5: Marketing e promozione.
In realtà il progetto sulla qualificazione turistica del Cilento e Vallo di
Diano, ha rappresentato e rappresenta anzitutto una sfida: conciliare lo
sviluppo con la conservazione delle caratteristiche peculiari del contesto
locale, depositario di un patrimonio unico negli aspetti territoriali,
ambientali, paesaggistici, sociali e culturali. Esso configura un
"cambiamento culturale" finalizzato a migliorare la qualità della vita della
comunità locale coniugando insieme conservazione ed innovazione.
Tra le misure strategiche del Programma. c’è proprio quella relativa
all’ospitalità diffusa o meglio “ospitalità da favola”, pensata intorno ad un
sistema integrato di attività, finalizzate alla promozione turistico-ricettiva
e alla riqualificazione urbana ed ambientale nei centri storici e dei nuclei
rurali dell’area protetta.
Per la prima parte il programma si proponeva di raccogliere la percezione
e la volontà colte dagli stessi soggetti locali ad intraprendere un’attività
nuova, occasione di integrazione del reddito, attraverso il recupero e la
valorizzazione del patrimonio edilizio, inserito in un processo più ampio
di riqualificazione e manutenzione fisica e sociale dell’area.
3.1
L’idea portante
Il potenziamento della capacità di accoglienza e della ricettività dell’area
del Parco e il miglioramento delle reti di mobilità in chiave sostenibile
sono gli elementi portanti della proposta. I suoi obiettivi generali tendono
a:
– potenziare l'offerta turistica locale con strutture, tipologie e
materiali compatibili con l’ambiente, migliorando e rafforzando le
complementarietà già esistenti tra turismo, cu1tura, arte e natura e
sviluppando una capacità di accoglienza diffusa sul territorio ed
innovativa rispetto ai modelli tradizionali;
– sperimentare, attraverso il partenariato, un ambiente operativo, che
consenta di costruire condizioni di progettualità sul territorio, allo
scopo di favorire l'emergere di nuovi attori, proposte ed iniziative
compatibili con gli indirizzi generali di sostenibilità delle politiche
di sviluppo dell’area;
– realizzare una infrastrutturazione sostenibile del territorio,
organizzando i flussi turistici "da e per" il territorio del Parco
Nazionale a partire dal miglioramento dei servizi e delle reti di
fruibilità.
– creare forme di raccordo e coordinamento, anche permanente, fra
Regione, Enti e Istituzioni locali che diano luogo a strumenti e
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
41
procedure di cooperazione strutturali e funzionali, al fine di
consentire le collaborazioni e l'azione concertata, nell'ambito delle
rispettive competenze.
Il programma, come abbiamo specificato, si muove dunque su diversi
piani ed obiettivi che comprendono l’ospitalità diffusa ma anche le
infrastrutture per la mobilità, la riqualificazione urbana ed ambientale, le
attività di marketing e il legame tra l’area metropolitana o “area di città
media” di Salerno e le aree interne del salernitano, a grossa rilevanza
ambientale, dalle variegate potenzialità, dalle tipicità dei luoghi interni e
dalle opportunità delle coste tirreniche.
Il programma avvia la creazione di un sistema che tenga conto in ottica
turistica di servizi e infrastrutture legati reciprocamente, che solo se
garantite in qualità e coordinamento, realizzano un ingranaggio
funzionale e competitivo.
L’ospitalità diffusa pertanto appare come uno degli elementi di tale
sistema, sostenibile e compatibile con il territorio, incastrato fattori
tradizionali di un’area protetta, dove la mobilità, le infrastrutture, la
riqualificazione e dunque la tipologia ricettiva risultano sostenibili,
ecocompatibili, uniche e naturali.
Il sistema di ospitalità pensato nel Prusst intende recuperare l’edilizia del
casolare, del borgo abbandonato, della cascina da ristrutturare, del palazzo
baronale in simbiosi con la natura tra monti e mare, suggestivo di una vita
contadina in via di estinzione e di una natura selvaggia, perciò difficile da
vivere.
Per dare atto all’intero programma, il Prusst si muove su due assi, quello
pubblico e quello privato, il primo rivolto agli Enti Locali del Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, il secondo rappresentato dalle
migliori progettualità legate all’ospitalità e ai servizi connessi al turismo,
che i privati hanno potuto presentare e candidare in occasione di bandi
pubblici. Ma vediamo meglio quali sono stati i passaggi tecnicoamministrativi
3.1.1 Le difficoltà dell’iter tecnico-amministrativo
Dopo la fase relativa agli accordi istituzionali e alla presentazione del
Programma al Ministero da parte della Provincia di Salerno, il Prusst è
partito con l’attuazione del Fondo di Rotazione per la Progettualità,
rivolto in primo luogo agli enti locali. Il Fondo si configura come uno
strumento di attivazione della progettualità delle opere pubbliche ed ha il
fine di incentivare la redazione di progetti effettivamente cantierabili ai
sensi della normativa vigente. Il Fondo opera sull'intero territorio dei
42
PRUSST Ospitalità da favola
Comuni compresi nel Progetto integrato "Prusst, Ospitalità da Favola" e
prevede contributi prioritari per i progetti finalizzati alla realizzazione
degli interventi ammessi al cofinanziamento comunitario. Esso ha natura
rotativa e viene ricostituito con i rimborsi delle risorse erogate dalla
Provincia di Salerno, effettuati dagli utilizzatori diretti, che rimangono i
Comuni. Il suo corretto funzionamento ha permesso e permette a tutti i
soggetti beneficiari di avere a disposizione i mezzi finanziari necessari ad
affrontare la delicata fase della progettazione delle opere pubbliche.
In prima battuta, al fine del reperimento dei finanziamenti, l’opzione
ritenuta ideale è stata quella di aderire ad un Contratto di Programma,
strumento della Programmazione negoziata disciplinato dalla delibera
Cipe del 21 marzo 1997, che integra quella del 25 febbraio 1994. Esso
può essere proposto dalle imprese di grandi dimensioni, da consorzi di
medie e piccole imprese e da rappresentanze di distretti industriali. Sul
piano dell’iniziativa privata, pertanto, la Provincia di Salerno ha avviato
la costituzione di un Consorzio di imprese che potesse successivamente
proporre e aderire al Contratto di Programma. Così, a partire dal marzo
del 2003, attraverso un bando pubblico, l’ente provinciale ha inteso
raccogliere le idee imprenditoriali, presentate da Società private,
finalizzate alla realizzazione di strutture ricettive attraverso il recupero e
la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente nei centri storici e nei
nuclei rurali del Parco Nazionale. I soggetti proponenti le iniziative, una
volta selezionati, avrebbero, secondo lo stesso bando, preso parte al
Consorzio di Imprese. Il bando pubblico ha ritenuto dare priorità alle
iniziative il cui investimento complessivo non superasse i tre milioni di
euro mentre è stato posto un limite minimo di investimento pari a 100
mila euro.
Per rendere operativo il contratto, il 30 maggio 2003 a Roma, presso il
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stato stipulato l’Accordo
Quadro relativo al Programma di riqualificazione urbana e sviluppo
sostenibile del territorio (PRUSST) di cui al D.M. 8 ottobre 1998, tra la
Provincia di Salerno (Ente promotore del Progetto) la Regione Campania,
il Parco e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il 2 settembre 2003, è stato costituito il soggetto titolato a siglare il
Contratto di Programma: la Società consortile a responsabilità limitata
"Ospitalità da Favola".
Il Consorzio ha momentaneamente sede presso la Provincia di Salerno in
Via Roma, 104, ed oltre alla stessa Provincia anche la Camera di
Commercio di Salerno, le federazioni Campane delle Banche di Credito
Cooperativo e il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano si sono
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
43
costituiti quali primi aderenti al Consorzio. Il 30 ottobre 2003, 195
imprese turistico ricettive e di servizi, selezionate tra circa 1000
manifestazioni di interesse, pervenute in occasione del bando pubblico,
sono entrate nella società consortile.
I settori di intervento identificati per la presentazione dei progetti di
investimento sono stati:
– Turismo: Strutture ricettive (Affittacamere, Casa vacanze,
Country house, Residence, Albergo, rifugio di montagna)
– Servizi complementari: iniziative connesse alla gestione ottimale
delle strutture ricettive.
La procedura complessa ed articolata, sia pubblica che privata, del
Contratto di programma, prevedeva un contributo del Governo Nazionale
mai pervenuto.
Le lungaggini procedurali del Contratto di programma, oltre che
l’ingresso dei soci privati nel Consiglio di Amministrazione del
Consorzio, ha fatto optare, così, in maniera decisa sul Contratto
d’Investimento, un nuovo strumento di contrattazione negoziata su scala
regionale il cui Disciplinare di attuazione è stato pubblicato sul BUR della
Regione Campania l’1/03/2004.
Nel giro di sei mesi (ottobre 2005 - marzo 2006) è stato definito e
approvato dal Consiglio Direttivo del Consorzio, il Master Plan e
trasmessa alla Regione l’attivazione della procedura del Contratto
d’Investimento. Ad un anno dalla trasmissione la procedura è stata
approvata il 7 marzo 2006.
Con la pubblicazione della procedura sarà perfezionato l’iter di creazione
del Contratto d’Investimento, su cui la Regione Campania ha già stanziato
15 milioni di euro, a cui i privati aggiungeranno altri 10 milioni di euro. I
15 milioni di euro stanziati dalla Regione tuttavia sono oggetto di un
avviso pubblico di agosto 2007, non necessariamente vincolato al
Consorzio “Ospitalità da favola”, ma aperto anche ad altre esperienze
consortili. Di certo tuttavia il Consorzio costituto dalla Provincia di
Salerno ha grosse opportunità di avviare il progetto, essendo costituito da
241 soci, e avendo 84 progetti imprenditoriali che hanno aderito al
Contratto di investimento, tutti relativi alla realizzazione di forme di
ospitalità e ricettività diffusa. La selezione degli 84 progetti è nata dalla
necessità in tempi brevi di presentare progetti cantierabili ai fini
dell’adesione al Contratto di investimento. Tuttavia, diversi progetti
relativi sia all’ospitalità che ai servizi turistici attualmente concorrono su
altri bandi pubblici e misure pubbliche di finanziamento ed evidenziano,
44
PRUSST Ospitalità da favola
in tal modo, la volontà di voler partecipare attivamente alla vita del
Consorzio.
3.1.2 Patrimonio edilizio e tipologia delle strutture
A partire dalla pubblicazione del bando provinciale, il Prusst “Ospitalità
da Favola” ha selezionato tra 1000 manifestazioni di interesse, le idee
progettuali più significative che facessero riferimento alle tipologie di
strutture ricettive disciplinate dalla Legge Regionale 24 novembre 2001,
n. 17 “Disciplina delle strutture ricettive extralberghiere” e dunque come
abbiamo già elencato in precedenza le seguenti tipologie di struttura:
– esercizi di affittacamere;
– case e appartamenti per vacanze;
– case per ferie;
– ostelli per la gioventù;
– attività ricettive in residenze rurali;
– rifugi di montagna;
– case religiose di ospitalità.
Una scelta dettata dalla volontà di ritagliare una nuova fetta di mercato,
all’interno del mondo dell’ospitalità, che si differenziasse sia dalle
strutture alberghiere sia dagli agriturismo e dal Bed and Breakfast, e
costruisse una nuova forma di ricettività, rispetto a quella già strutturata
sulla costa del Cilento.
Le risorse finanziate dalla Regione Campania, come abbiamo già
indicato, saranno destinate alla realizzazione di 84 progetti di impresa per
l’implementazione della ricettività turistica. Si tratta di progetti per
strutture extra alberghiere che andranno a costituire una rete di ospitalità
diffusa nell’ intera area Parco. Tali strutture sono in parte già realizzate.
Si tratta difatti di abitazioni private, casolari abbandonati, palazzi
baronali, strutture rurali o facenti parte di borghi antichi. Gli immobili
ovviamente vanno recuperati attraverso interventi di ristrutturazione e
riqualificazione e/o di arredamento interno per poi essere destinati
all’attività ricettiva.
Per quanto riguarda il Vallo di Diano, i progetti inseriti nel Contratto di
investimento sono 10, ricadenti in altrettanti Comuni (Sant’Arsenio,
Buonabitacolo, Montesano sulla Mercellana, Padula, Polla, Sala
Consilina, San Rufo, Sanza, Sassano, Teggiano). Tra i progetti è stato
inserito anche quello presentato dalla Società Consortile “L’Antico
Borgo” di Sant’Arsenio che per la sua natura rappresenta in maniera
indipendente un modello di ospitalità diffusa complessa attraverso il
recupero di un intero centro storico e di un’area naturalistica a ridosso
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
45
della parte vecchia del Comune. Di tale progetto parleremo nel capitolo
successivo.
I soci del Vallo di Diano che hanno aderito al Consorzio sono 20.
L’obiettivo finale del programma di interventi, modulato nel tempo, è di
creare 1.353 posti letto aggiuntivi a quelli già esistenti, attraverso il
recupero, la riqualificazione e l’avviamento di un centinaio di immobili.
3.2
Previsioni di Sviluppo
L’iter del Prusst “Ospitalità da favola” per quanto concerne l’asse
dedicato ai privati, a partire dal 2003, è stato lungo, in quanto
caratterizzato da tempi morti, lungaggini amministrative e procedimenti
tecnici poi risultati vani, che hanno scoraggiato una parte di imprenditori,
allentando l’interesse e limitando la partecipazione. Stante a quanto
riferisce l’architetto Lorella Marano, membro del Consorzio di
amministrazione del Consorzio, “in alcuni imprenditori si è registrato uno
scoraggiamento di fondo dovuto a tempi prolungati, spese eccessive per la
richiesta di autorizzazioni risultate poi inutilizzate, cambiamenti nella
destinazione dell’immobile”.
Tuttavia, molti di essi sono rimasti nel Consorzio in qualità di soci e 84
hanno presentato il progetto esecutivo, attendendo adesso l’esito della
fase di istruttoria del Contratto di investimento, che decreterà quale
progetto potrà essere inserito nel Fondo Regionale.
“La fase attuale tuttavia è una fase di ripresa e di riorganizzazione che
comporterà nuove procedure di richiesta di autorizzazioni e di
adempimenti tecnici. Ma le previsioni fatte originariamente,
opportunamente riviste parlano di risultati concreti e positivi in termini di
sviluppo economico”.
Secondo Nicoletti, membro del Consiglio di Amministrazione del
Consorzio “Ospitalità da Favola”, la natura e l’ampiezza dei riflessi
dell’iniziativa sul tessuto economico e sociale sono indubbie, considerato
il consistente numero di imprese coinvolte, che fa del Consorzio
"Ospitalità da Favola" uno tra i primi consorzi in Italia per numero di
soci.
Gli effetti primari diretti, determinati dall’investimento complessivo, sono
misurabili attraverso un incremento occupazionale diretto, quantificabile
in circa 130 nuovi occupati, entro il termine del prossimo ottobre 2008.
L’indotto, in termini di imprese coinvolte a monte e a valle delle attività
oggetto dell’intervento, è in corso di stima, così come una quantificazione
degli effetti primari indiretti (beni e servizi nella fase di cantiere e in
quella di regime).
46
PRUSST Ospitalità da favola
L’attivazione dei progetti in corsa per il Contratto di investimento dunque
genererà una capacità ricettiva di indubbio potenziale, ma la capacità
ricettiva da sola non rappresenta un potenziale di attrazione turistica se
non connessa alle emergenze naturalistiche e culturali, alle tradizioni
dell’area Parco e al sistema di servizi turistici presente. Da questo punto
di vista il Consorzio avrà un ruolo determinate in termini di marketing e
promo commercializzazione dell’offerta costruita. Lo stesso Master plan
del Consorzio presentato in occasione del Contratto di investimento
prevede una serie di attività di promozione e gestione della rete ospitale e
una funzione di intermediazione del Consorzio a favore delle strutture.
Accanto al settore ricettivo, il settore dei servizi è stato pensato come
complementare e imprescindibile nella rappresentanza consortile.
Il Consorzio, in fondo, si configura come una "unità" che vuole innescare
processi di organizzazione, marketing e gestione dell’offerta turistica
altamente innovativi, in grado di qualificare il turismo dell’intera area
interessata.
“Dopo le vicissitudini trascorse si tratta di recuperare le tante motivazioni
originarie e trovare nuovi stimoli in un contesto che ha perduto lo slancio
propulsivo e pertanto deve imparare a rimboccarsi le maniche per
riconquistare uno stato di fiducia, intorno ad uno schema basato su due
elementi essenziali, una proposta autentica ed esclusiva e il raccordo delle
potenzialità interne ed esterne. Lo schema contiene già al suo interno
elementi di progettazione sia fisici che economici, ma nella sostanza ha
l'obiettivo dì prefigurare scenari di utilizzazione sostenibile di un'area di
particolare significatività - per quantità e qualità, nel quadro dinamico
delle trasformazioni socioeconomiche in atto.”
La sfida è dunque quella di “qualificare” per essere competitivi. Con il
Consorzio Ospitalità da Favola” l’esperienza dello stare insieme risulta
essere necessaria per proporsi con numeri e modelli significativi sul
mercato del “turismo etico”. Un turismo fatto di autenticità ma anche di
responsabilità verso gli ospiti e gli ospitanti una relazione simbiotica di
umanità e crescita nella diversità.
Il tentativo è quello di costruire, insieme alle istituzioni di riferimento ed
ai protagonisti della vita economica locale, una serie di misure di
riconoscimento e valorizzazione in chiave produttiva delle risorse
endogene diffuse, così da poter contare nel prossimo futuro su un livello
di radicamento delle strutture economiche tale da poter assicurare stabilità
e continuità allo sviluppo.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
IV
47
Borgo Serrone: l’esperienza del Comune di
Sant’Arsenio
Il territorio del Comune di Sant’Arsenio, uno dei 15 Comuni della
Comunità Montana Vallo di Diano con i suoi 2.763 abitanti, si colloca
alle porte del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Da tale
posizione geografica nasce l’idea e il progetto “Porta d’ingresso al Parco
Nazionale”, consistente in una serie di iniziative per il recupero, lo
sviluppo e la valorizzazione dell’Antico borgo denominato “Serrone” e
dell’area montana Monte Carmelo, collegata al centro storico.
Il progetto nasce per volontà dell’amministrazione comunale che nel 1999
ha utilizzato un’opportunità di finanziamento della Legge 32 (ex legge per
il sisma 1980), proponendo un progetto pilota, risultato uno dei tre
finanziati in tutta Italia. Il progetto ha considerato prioritari le fasi di
acquisizione di una serie di immobili e terreni, rispettivamente nel centro
storico e nella località di Monte Carmelo con la successiva
ristrutturazione degli stessi immobili e la realizzazione di aree attrezzate e
sentieri montani per l’area naturalistica. Insieme ai fondi del progetto
pilota, circa 4 milioni di euro, l’amministrazione comunale ha ottenuto un
finanziamento di circa 900 mila euro per l’arredo urbano del Borgo
Serrone, nell’ambito del Progetto Integrato “Certosa di Padula” ad
indirizzo turistico, con soggetto capofila la Regione Campania.
Altri interventi sono stati assicurati dal Progetto Integrato del Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
La necessità di preparare ed organizzare la gestione del borgo e dell’area
naturalistica ha successivamente spinto l’amministrazione comunale a
costituire una Società consortile a responsabilità limitata, denominata
“L’Antico Borgo” con il compito di gestire in primo luogo l’ospitalità e la
promozione del Serrone. La società è partecipata dal Comune di
Sant’Arsenio, da comuni limitrofi, un istituto di credito, alcune società di
servizi, imprese di commercializzazione e un’agenzia turistica. Il primo
atto della Società è stato quello di inserire il borgo Serrone nell’ambito
del più ampio progetto “Prusst – Ospitalità da favola”, al fine di garantire
gli arredamenti interni delle strutture ricettive e di creare un circuito di
ospitalità diffusa per l’area Parco.
48
4.1
Borgo Serrone: l’esperienza del Comune di Sant’Arsenio
L’idea portante
La proposta di recupero del Borgo Serrone e dell’area naturalistica Monte
Carmelo nasce con l’obiettivo di creare un sistema integrato turisticoproduttivo, basato su forme di ospitalità diffusa nel centro storico a cui
legare attività artigianali, attività di restauro, un museo delle arti popolari
e i percorsi naturalistici e sportivi del Monte Carmelo. L’idea è quella di
realizzare un centro di riferimento per l’ospitalità nell’area del Parco
Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, che sia porta d’ingresso alla
visita nel Parco e che abbia contemporaneamente una serie di servizi
autonomi dedicati al visitatore. Tuttavia, non esiste al momento una
precisa, definita ed identificativa idea di posizionamento del borgo
Serrone sul mercato turistico. Assenza giustificata dal fatto che, come
vedremo in seguito, la destinazione del borgo si apre ad un ventaglio di
ipotesi ed opportunità che pur rientranti nell’ambito dell’ospitalità non
definiscono in maniera specifica il target turistico, il tipo di
ospiti/visitatori, le attività connesse, considerando come possibili,
piuttosto una serie di servizi che vanno dalla ricettività alla ristorazione,
dal campus universitario alla scuola di restauro, dalla scuola di
educazione ambientale ai laboratori di artigianato tradizionale.
L’esperienza del Comune di Sant’Arsenio evidenzia come gli sforzi
finora fatti si siano concentrati, esclusivamente, sul recupero edilizio di
immobili o aree urbane altrimenti destinati ad un irreversibile degrado.
L’azione principale è stata quella di recuperare e conservare i segni e le
caratteristiche della società contadina con le sue tradizioni e le
caratteristiche ambientali ancora esistenti e solo da poco l’attenzione e gli
sforzi si sono orientati a introdurre il prodotto in un mercato turistico o
più in generale in un sistema di ospitalità variegata (evidentemente troppo
variegata), che sia in grado di produrre economia sul territorio.
Tuttavia, manca ancora una precisa contestualizzazione del prodotto, una
precisa idea di gestione e dunque di sviluppo economico futuro. Basti
pensare al fatto che sin dall’inizio l’ente comunale ha acquisito una serie
di disponibilità da parte di soggetti esterni per creare all’interno del borgo
Serrone e del Monte Carmelo una gamma di attività diversificate.
Così, nello studio del Progetto risulta che Legambiente ha dichiarato la
sua disponibilità ad insediare una scuola estiva ambientale nell’area del
Monte Carmelo, l’Università degli Studi di Salerno ha mostrato estremo
interesse per la nascita di una scuola estiva di specializzazione, la Scuola
superiore di restauro “M.T.Caiazzo” di Salerno ha mostrato interesse per
insediare nel borgo una scuola di restauro. Inoltre, nell’ambito dei servizi
di ricettività e ristorazione lo studio del progetto non specifica il tipo di
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
49
gestione dell’ospitalità da adottare, sia esso centrato sulla modalità
dell’Albergo diffuso o su quella del Borgo albergo, o altro ancora.
4.1.1 Interventi previsti e realizzati
Gli interventi effettuati finora sono stati eseguiti per il recupero del borgo
Serrone e per la sistemazione dell’area Monte Carmelo. Nello specifico, il
recupero del borgo Serrone ha compreso e comprende ancora:
– espropri ed acquisizione dei singoli fabbricati a prezzi contenuti
grazie alla disponibilità di alcuni proprietari;
– recupero edilizio degli stessi;
– attrezzature ed arredi degli immobili ristrutturati;
– adeguamento urbanizzazioni primarie;
– riqualificazione dell’arredo urbano.
Per quanto riguarda la sistemazione dell’area Monte Carmelo gli
interventi comprendono:
– espropri terreni Monte Carmelo;
– realizzazione di un’area attrezzata per attività sportive e ricreativi;
– realizzazione area di parcheggio con bonifica di una discarica
abbandonata;
– ripristino dei sentieri montani;
– sistemazione strada di accesso per raggiungere il Santuario del
Carmine, posto sul Monte.
Inizialmente, il progetto del Comune di Sant’Arsenio prevedeva la
realizzazione di una serie di strutture che affiancassero i servizi di
ricettività all’interno del Serrone. Nello specifico, l’idea prevedeva la
realizzazione di:
– ufficio turistico con l’obiettivo di orientare gli ospiti tra i servizi
offerti e fornire in particolare guide per escursioni naturalistiche;
– ostello al fine di favorire il turismo giovanile e studentesco;
– sistemazioni alberghiere e sistemazioni familiari per la ricettività;
– servizio di ristorazione per complessivi 100 posti più spazi esterni
al servizio delle strutture per il pernottamento, privi del servizio di
ristorazione;
– biblioteca
– museo delle Arti e tradizioni popolari;
– spazio teatrale all’aperto;
– scuola estiva con sale conferenza e centro servizi telematici e
multimediali;
– scuola di restauro;
– attività artigianali tipiche e attività commerciali;
50
Borgo Serrone: l’esperienza del Comune di Sant’Arsenio
Rispetto allo studio di previsione, il progetto è andato avanti nelle sue
diverse fasi, suddividendo gli interventi in due piani di azione, legati
rispettivamente al Monte Carmelo e al Centro storico. L’area montana è
stata dotata in gran parte dei servizi previsti e i lavori sono in fase di
completamento, potendo così disporre di aree attrezzate e percorsi
naturalistici da collegare direttamente al borgo antico.
Gli interventi di recupero del Serrone sono in atto. Nello specifico, la fase
in itinere è quella relativa alla ristrutturazione e al recupero degli
immobili, acquisiti direttamente dal Comune di Sant’Arsenio. Tuttavia,
nel corso degli anni la pianificazione originaria ha subito una serie di
modifiche, in relazione ai finanziamenti disponibili e alle risorse
economiche pervenute. Pertanto, una serie di strutture previste nello
studio di progetto non saranno realizzate, salvo la disponibilità di nuovi
contributi economici.
4.1.2 Patrimonio edilizio interessato
L’animazione del Comune attivata nei confronti dei proprietari degli
immobili del centro storico Serrone ha permesso di acquisire
complessivamente 40 unità immobiliari per 7 comparti edilizi di grosse
dimensioni, suddivisi in sezioni destinate alla ricettività, ai depositi, alle
botteghe artigiane e commerciali.
Il resto delle unità immobiliari disponibili, circa 40, non sono state
acquisite dal Comune e restano pertanto private, per volere degli stessi
proprietari. Tali immobili, tuttavia, per la maggior parte dell’anno sono
edifici non abitati. Il centro storico è attualmente popolato da un’unica
famiglia residente.
Accanto agli immobili destinati alla ricettività e alle attività commerciali e
artigiane è in itinere la realizzazione di una sala conferenza e di un’area
per la ristorazione, nel rispetto dello studio di previsione. La sala
conferenza, difatti, è stata oggetto di interventi per ospitare, nei periodi
estivi, campus giovanili o studenteschi, possibilmente legati alle
Università.
Complessivamente il patrimonio edilizio recuperato ammonta a 1.500
metri quadri, a cui vanno ad aggiungersi le aree pubbliche soggette agli
interventi di recupero, di sistemazione e riqualificazione dell’arredo
urbano con l’adeguamento delle urbanizzazioni primarie.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
51
Tab. 4: Patrimonio edilizio recuperabile
Comune
Residenti
Sant'Arsenio
Numero di residenze
2.763
Posti letto
40
100
Mq netti utilizzati
1.500
Fonte: Ns. elaborazione su dati del progetto pilota Borgo Serrone
4.2
Previsione di sviluppo
In attesa del completamento degli interventi avviati per il Borgo Serrone e
per l’area Monte Carmelo, la società consortile “L’Antico Borgo” sta
predisponendo la gestione dei siti e la relativa promozione e
commercializzazione. Attualmente, alla Società è stata affidata la gestione
del Borgo Serrone, mentre l’area Monte Carmelo resta al Comune di
Sant’Arsenio. Tuttavia, le azioni che saranno messe in campo per
valorizzare il prodotto di ospitalità mireranno alla realizzazione di un
pacchetto complessivo che consolidi il connubio tra la tipicità del centro
storico e la sostenibilità ambientale delle aree montane.
Secondo il Presidente della Società “L’Antico Borgo”, dottor Donato
Pica, gli interventi di ristrutturazione degli immobili dovrebbero
concludersi entro due anni. Intanto la Società ha avviato una serie di
attività per la valorizzazione del borgo e dell’intero progetto, in un’ottica
di ospitalità connessa al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e al
Progetto Integrato “Certosa di Padula”. In tal senso, è sembrato
necessario collegare l’intera azione del Comune di Sant’Arsenio al
territorio Vallo di Diano e al Cilento limitrofo, inserendo il borgo Serrone
all’interno di una rete di ospitalità diffusa, ma soprattutto di un sistema
turistico che comprenda la valorizzazione dei beni culturali, la messa a
sistema dei servizi complementari, la formazione di addetti al settore.
Così la Società “L’Antico Borgo” ha aderito al “Consorzio Prusst
Ospitalità da favola”, che, come abbiamo già visto, si occuperà
prevalentemente dell’intermediazione e della promo commercializzazione
del prodotto.
Tuttavia, è evidente come il percorso sia ancora lungo, se si considera per
esempio, che lo stesso Prusst è in una fase di rivitalizzazione con nuove
attività amministrative, interventi di ristrutturazione e ricollocazione degli
interventi proposti.
L’adesione al Prusst, seppure rappresenti un vantaggio nell’ambito
dell’attività di intermediazione, potrebbe essere considerata, inoltre, un
fattore critico o riduttivo, laddove la promozione del borgo venga
inglobata ed “oscurata” da una generalizzazione dell’ospitalità del
Consorzio “Ospitalità da Favola”, percepita unicamente come offerta di
52
Borgo Serrone: l’esperienza del Comune di Sant’Arsenio
pernottamento diversificata all’interno del Parco Nazionale, dove
l’attrazione principale è ancora rappresentata dalla costa e dunque dal
mare. In breve, la fabulazione che potrebbe evocare un borgo antico, le
sue tipicità, sociali e naturalistiche, rischia di disperdersi se inglobato e
unificato a luoghi e scenari di attrazione tradizionalmente più intensi,
suggestivi e diversificati.
E’ anche vero, tuttavia, che così come si presenta attualmente, il “progetto
borgo Serrone e Monte Carmelo” non riesce né può evocare suggestione,
non avendo ancora definito il messaggio e l’idea da comunicare in termini
commerciali, né maturato una propria identità, in grado di differenziarsi e
competere con altri territori, centri storici, progetti di marketing
territoriale.
Una riflessione positiva e incoraggiante va fatta, in ogni caso.
L’esperienza di Sant’Arsenio in tema di progettazione complessa, legata
all’ospitalità diffusa, resta al momento l’unica nel Vallo di Diano che ha
avviato e sta in gran parte completando gli interventi di ristrutturazione e
riqualificazione degli immobili in deperimento, realizzando così
sostanzialmente il recupero del patrimonio edilizio prefissato. Premessa
fondamentale per incanalare tale patrimonio in un circuito virtuoso ed
economico, necessario alla sopravvivenza dei piccoli Comuni e alle aree
interne della penisola.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
V
53
Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour
operator nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo
di Diano
Compagnia dei Parchi è una società consortile a responsabilità limitata
senza scopo di lucro costituita da Federparchi (Federazione Italiana dei
Parchi e delle Riserve Naturali), Legambiente, Carsa S.p.A. e Cresme
S.p.A. Il suo obiettivo è di organizzare l’ospitalità diffusa (soprattutto
quella derivante dalle seconde case) nelle “aree parco” italiane come
integrazione dell’offerta turistica locale, attraverso la creazione di una rete
per la sua commercializzazione. Nasce come idea dal Progetto AdaptAgrus realizzato nelle aree pilota dei Parchi dei Monti Sibillini, del Gran
Sasso e della Maiella nel 1994 con la collaborazione di Legambiente,
Carsa e Cresme. Il progetto prevedeva di realizzare il rilancio delle aree
interne, ma il successo ottenuto ha spinto la società ad estendere il suo
campo d’azione su tutto il territorio nazionale. Da tale intento nasce il
Progetto Equal per APE – Compagnia dei Parchi, allo scopo di
promuovere lo sviluppo del turismo sostenibile in aree protette nazionali.
L’iniziativa comunitaria Equal prevedeva, nello specifico, la
collaborazione di tre ambiti regionali: Abruzzo ((Parco Nazionale del
Gran Sasso e della Maiella, il Parco Regionale Sirente-Velino, Riserva
Naturale Zompo lo Schioppo, Riserva Naturale del Monte Genzana e Alto
Gizio), Campania (Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano), Umbria
(Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Area Naturale protetta Regionale
Parco del Monte Cucco). Il filo conduttore dei tre progetti Equal è stato
l’utilizzo di un modello calato nelle aree protette che fosse in grado di
organizzare in rete il prodotto turistico da commercializzare. L’aspetto
innovativo è dato dal fatto che non si tratta di un’azione di marketing
turistico classico, piuttosto di un’idea di turismo sostenibile e compatibile
con le risorse del territorio. L’azione di Compagnia dei Parchi non si è
chiusa al progetto ma ha intrapreso il coinvolgimento della altre aree
protette italiane, acquisendo nel 2003 la licenza di tour operator. Nello
stesso anno iniziano ad aderire i primi proprietari di immobili, in totale
91, così distribuiti nelle diverse aree protette:
54
Diano
Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour operator nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Tab 5: Adesioni a Compagnia dei Parchi - Anno 2003
Area Protetta
Numero proprietari
Parco Nazionale delle Foreste casentinesi
10
Parco Nazionale del Pollino
12
Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
17
Parco Nazionale del Gargano
10
Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio, Molise
5
Parco Nazionale dei Sibillini
9
Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
8
Parco Nazionale della Majella
6
Parco Nazionale delle Cinque Terre
2
Parco Nazionale delle Dolomiti bellunesi
4
Parco Nazionale del Vesuvio
3
Parco Regionale del Delta del Po
5
Fonte: Ns. elaborazione su dati della Società Compagnia dei Parchi
Nel corso del 2004 le adesioni sono invece state 96 così distribuite:
Tab 6: Adesioni a Compagnia dei Parchi - Anno 2004
Area Protetta
Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
Numero proprietari
34
Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio, Molise
8
Parco Nazionale dei Sibillini
8
Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
26
Parco Nazionale della Majella
10
Riserva Regionale di Zompo Lo Schioppo
3
Parco Regionale del Monte Cucco
3
Parco regionale del Sirente Velino
4
Fonte: Ns. elaborazione su dati della Società Compagnia dei Parchi
Attualmente la rete ha ridotto i contatti e le disponibilità in termini di
ricettività e di località dove è possibile prenotare. Tuttavia sia Compagnia
dei Parchi in qualità di soggetto operativo, sia lo stesso progetto Equal
Ape hanno rinnovato le proprie azioni soprattutto nella regione
Campania, avviando una seconda fase di azione.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
5.1
55
La rete operativa
Compagnia dei Parchi ha sviluppato la propria attività a livello
progettuale, organizzativo e territoriale secondo una logica di rete
coordinata centralmente e gestita localmente. L’elemento innovativo è
rappresentato dal considerare la rete territoriale come la risposta efficace
alla frammentazione e alla disomogeneità dell’offerta di ospitalità diffusa
e alla difficoltà di emergere da parte dei singoli operatori turistici. Un
concetto del resto che come abbiamo visto, sostiene lo stesso Prusst
“Ospitalità da favola”. La rete territoriale raccoglie analizza e gestisce, in
termini di offerta turistica, dati ed informazioni su servizi e strutture
presenti nelle aree protette.
Attraverso la rete territoriale l’intento finora è stato quello di
– acquisire le disponibilità dei posti letto;
– coordinare l’accoglienza locale;
– raccogliere i dati sulle strutture e i servizi;
– fornire assistenza alla commercializzazione e alla promozione del
prodotto;
– monitorare i livelli di soddisfazione.
Il compito è di rafforzare le singole unità di offerta tramite la gestione
unificata del servizio di approvvigionamento, prenotazione e promozione
per le attività turistiche operanti sul territorio.
La struttura organizzativa della rete territoriale si articola nelle attività
delle seguenti figure:
1. House Keeper: è la persona che possiede le chiavi dell’alloggio e
la consegna al turista. Si tratta di gestori di strutture ricettive
oppure amministratori di una o più unità immobiliari;
2. Welcome point: è il soggetto che accoglie il turista al suo arrivo
nelle località di vacanza.
3. Dealer: è l’affiliato che sviluppa e coordina la rete degli house
keeper e dei welcome point nell’area di propria competenza.
4. CdP Italia Tour operator: Compagnia dei Parchi commercializza
la propria offerta attraverso un tour operator esterno. E’ il
principale strumento operativo per commercializzare il prodotto
presso agenzie di viaggio e tour organizer.
5.2
L’esperienza nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Diano
L’esperienza di Compagnia dei Parchi nell’area protetta del Cilento e del
Vallo di Diano è stata condotta attraverso Carsa, Legambiente,
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Diano
Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour operator nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Federparchi, Cresme e l’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Diano comprendendo un territorio di 95 comuni.
Svoltosi da gennaio 2003 a novembre 2004, il progetto ha previsto e
realizzato la costituzione di un Learning Center, sito nella Certosa di San
Lorenzo a Padula e di 8 Centri di Informazione Turistica (CIT) siti ad
Agropoli, S. Maria di Castellabate, Ascea, Scario, Palinuro, Monte San
Giacomo, Vallo della Lucania e Pertosa nel Vallo di Diano e nell’area del
Parco.
Il learnig center ha rappresentato la centrale operativa per i Cit, gestendo
e coordinando le attività formative per gli operatori e organizzando
l’attività di Compagnia dei Parchi sul territorio. I Cit sono stati i punti di
riferimento periferici di Compagnia sul territorio, con la funzione di
erogare informazioni e formazione ai turisti e ai residenti ma soprattutto
di promuovere il progetto e ricercare proprietari di immobili per poterli
inserire nella rete di Compagnia. Gli obiettivi principali dell’azione sono
stati quelli di formare operatori turistici sul territorio e di sperimentare la
rete di Compagnia dei Parchi. Uno delle principali attività svolte dagli
operatori dei Cit è stata infatti quella di promuovere la sottoscrizione del
contratto “"Compagnia dei Parchi"” in vista dell’allestimento di uno
specifico sito internet (www.compagniadeiparchi.com). Compagnia dei
Parchi ha rivolto la sua attenzione sul territorio a soluzioni abitative
tipiche in grado di fornire valore aggiunto ad un’offerta potenzialmente
unica nella miriade di offerte presenti sul mercato turistico. Da qui, lo
slogan essenziale di Compagnia dei parchi, “Una vacanza fuori dal
comune”. L’esperienza nel territorio del Cilento e del Vallo di Diano ha
prodotto due cataloghi presentati alla Bit di Milano nelle due edizioni del
2003 e del 2004. Durante la Bit 2003, Compagnia dei Parchi ha
presentato ufficialmente il suo primo catalogo di proposte ricettive fuori
dai luoghi comuni. Per entrambi i cataloghi, la scelta delle strutture
ricettive si è orientata verso quelle extra alberghiere, (case tipiche, ostelli,
agriturismi, affitta camere, bed & breakfast, castelli, case d’epoca, baite,
rifugi, conventi e monasteri), che fossero accattivanti perché in grado di
suscitare interesse prospettando di vivere situazioni legate a particolari
aspetti della storia, della cultura, delle tradizioni locali e legati ad una
offerta turistica ricettiva dell’area protetta, tipica anche nell’architettura e
nelle tecniche edili locali.
5.2.1 Il contratto
Le attività dei responsabili dei Centri informativi si sono concentrate in
un periodo di 10 mesi sull’informazione e il coordinamento dell’offerta
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
57
turistica e sulla ricerca e acquisizione di nuove strutture ricettive connesse
alla tipologia dell’ospitalità diffusa, all’interno del circuito di Compagnia
dei Parchi. L’attività di ricognizione aveva lo scopo di contattare le
strutture ad indirizzo turistico e già operative in termini di mercato, e
inserire nuove strutture tipiche, rappresentate per lo più da case vuote e in
buone condizioni, nel circuito del tour operator delle aree protette. I Cit
hanno riscontrato un’acclarata disponibilità da parte dei proprietari di
immobili vuoti, ad aderire a Compagnia dei Parchi. Tuttavia le difficoltà
sono nate nel momento in cui il contratto proposto imponeva una serie di
obblighi, ovviamente necessari per svolgere attività turistica, che buona
parte dei proprietari non hanno in seguito accettato. Cosicché a stipulare i
contratti sono stati esclusivamente operatori turistici già attivi con le
proprie strutture agrituristiche, affittacamere e bed and breakfast.
In maniera più specifica, Compagnia dei Parchi chiedeva ai potenziali
sottoscrittori del contratto, di adottare la prassi dell’intermediazione
commerciale di settore, attraverso il loro “house keeper così come
indichiamo di seguito:
“Gli House Keeper sono proprietari e/o imprenditori turistici che
gestiscono una o più unità immobiliari, strutture di vario genere quali
ostelli, agriturismi, residence, unità abitative, alloggi e altre strutture
ricettive similari. Gli House Keeper possono essere anche
“amministratori” di una o più unità immobiliari o di un “condominio
diffuso” sulla base di un ulteriore contratto stipulato con il proprietario.
Nel caso in cui gli House Keeper non siano direttamente i proprietari,
acquisiranno la disponibilità di posti letto sulla base di contratti di
allotment con mandato di mediazione, che gli fornirà un diritto di opzione
a scadenza entro cui confermare le prenotazioni dei suddetti posti letto. In
ogni caso svolgeranno le suddette attività dotandosi delle opportune
autorizzazioni di legge (agenzia di viaggi, agenzia immobiliare, impresa
turistica, amministratore di condominio, affittacamere, gestore bed and
breakfast, ecc). Gli House Keeper accompagnano il turista presso la
struttura in cui questi fruirà della sistemazione prescelta e prenotata,
consegneranno le chiavi, se necessario faranno firmare il verbale di
consegna e l’inventario, riscuoteranno la cauzione, provvederanno a
recuperare le chiavi alla partenza e verificheranno le condizioni della
struttura al momento della partenza, riconsegneranno la cauzione,
provvederanno ad incassare e/o effettuare eventuali pulizie ed altri servizi
eventualmente previsti o concordati.
Nel caso di affitto in unità abitativa, essi in particolare riceveranno
compenso per i costi extra affitto ma comunque obbligatori per il turista,
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Diano
Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour operator nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
pagati da questi all’arrivo in loco: pulizia, cambio biancheria, e altri
servizi relativi alla abitazione. Nel caso in cui non sono direttamente
proprietari riceveranno direttamente dal proprietario un compenso
forfetario per ogni abitazione amministrata e incasseranno per conto del
proprietario anche le spese extra predefinite per appartamento relative ai
consumi di acqua, luce, gas, energia elettrica, ecc.”
Il contratto inoltre chiedeva ai proprietari delle strutture di riservare per
determinati periodi dell’anno un numero di camere a Compagnia dei
Parchi, impedendo loro di affittarle in altro modo. Condizione restrittiva
che ha suscitato non poche riserve per l’adesione al contratto stesso nel
quale inoltre, non era previsto un disciplinare che fosse indicativo della
tipologia delle strutture e delle caratteristiche delle stesse, elemento che
ha determinato come conseguenza una selezione delle strutture spesso
non coerente all’architettura o alle tecniche edili del luogo, indebolendo
pertanto la forza e il posizionamento del modello turistico di Compagnia..
5.2.2 Le criticità emerse
Dal materiale finora trattato si evince come le principali difficoltà
nell’operatività del modello Compagnia dei Parchi siano legate in primo
luogo al contratto, in alcuni casi troppo restrittivo per chi è già operatore
turistico, in altri non chiaro per quei proprietari non ancora pronti dal
punto di vista amministrativo, a porre sul mercato il proprio bene
immobile. Per quel che concerne le semplici “case vuote”, infatti, le
difficoltà sono emerse nel momento in cui il proprietario avrebbe dovuto
assicurare le autorizzazioni di legge in materia, mentre la funzione di
intermediazione della società non ha prodotto risultati o vantaggi in tal
senso, tanto che nel momento in cui è stato necessario predisporre i
cataloghi, sono state privilegiate e inserite strutture già avviate che tra
l’altro non sempre erano legate alle caratteristiche di ospitalità diffusa o
che più semplicemente rappresentavano una diversificazione dell’offerta
turistica.
Il catalogo del Parco del Cilento e Vallo di Diano presentato alla Bit, nel
2003, ha inserito 15 operatori di cui sei nel Vallo di Diano. Si trattava
essenzialmente di strutture agrituristiche, bed and breakfast, un residence
e due villaggi turistici, la cui presenza evidenzia le difficoltà di reperire
strutture operative in grado di assicurare i servizi promossi.
Nel catalogo del 2004 è stata inserita una parte degli interlocutori della
precedente edizione integrando l’offerta con la redazione di alcuni
itinerari e percorsi nel “Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano”,
che tuttavia non godeva di un catalogo specifico, come nella precedente
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
59
edizione. Si è assistito cioè ad un ridimensionamento della stessa offerta
turistica, con conseguenze negative per le prenotazioni di pernottamenti e
soggiorni nei territori del Parco. Nel corso della realizzazione del progetto
è stata riscontrata una scarsa formazione e preparazione del management
dell’offerta turistica e in tal senso, come vedremo, la seconda fase del
progetto Ape Compagnia dei Parchi punta in maniera più netta proprio
alla formazione degli imprenditori. Resta in ogni caso un’evidente
difficoltà da parte del tour operator di creare quella rete di operatori che
dovrebbero costituire il prodotto “Compagnia dei parchi” e senza rete, il
prodotto diventa poco appetibile e competitivo su un mercato turistico dai
grandi numeri. Creare la rete comporta il supermento di difficoltà
endogene che vanno dalla preparazione degli operatori o dei potenziali
tali, allo scetticismo nell’investire per una struttura ricettiva che andrà ad
operare in un contesto non ancora avviato o pronto per un mercato
turistico. Uno scetticismo che poteva essere superato dal modello teorico
di Compagnia, in qualità di soggetto intermediario e garante, ma che
garante e intermediario non è stato nella fase più operativa, durante la
quale il target di riferimento era esclusivamente l’operatore già avviato
nella sua attività, piuttosto che il piccolo proprietario, disposto in più
occasioni a mettere in rete il proprio immobile.
Altre criticità infine emerse nel corso del programma realizzato nel Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano hanno un carattere maggiormente
politico-amministrativo. La fine della prima fase del progetto Equal ha
coinciso purtroppo con la fine delle attività e dunque con la perdita di una
serie di fasi e di iniziative già avviate, non più recuperate e probabilmente
non recuperabili.
5.3
Ultime novità
Come abbiamo anticipato Compagnia dei parchi e il progetto Ape
continuano. Sul piano operativo Compagnia dei parchi dispone di un
catalogo sul web, secondo il quale le strutture che costituiscono la rete,
sono quelle di Campiglia Marittima (Parco San Silvestro), Cinto Euganeo
(Colli Euganei), Civitella Alfedena (Parco Nazionale Abruzzo), Decentra
(Parco Majella), Galzignano Terme (Colli Euganei), Ocre (Parco Sirente
Velino), Paganica (Parco Gran Sasso), Poggio Picenze, Rocca Calascio
(Parco Gran Sasso), Rovolon (Colli Euganei), San Mauro La Bruca
(Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano), Santo Stefano di Sessanio
(Parco Gran Sasso), Teolo (Colli Euganei), Tocco da Casauria (Parco
Majella), Torreggia (Colli Euganei), Villetta Barrea.
60
Diano
Compagnia dei Parchi: l’esperienza del tour operator nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Il progetto APE continua con l’Azione2 di Equal come ha confermato
il coordinatore Ufficio progetti di Legambiente, il dottor Marco
Sebastiano. La denominazione della seconda fase del progetto è
“APE, dal turismo nei parchi, al turismo dei parchi” e si realizza
prioritariamente nei Parchi nazionale della Campania, il Vesuvio e quello
del
Cilento
e
Vallo
di
Diano.
Sul
sito
www.equalape.compagniadeiparchi.com si legge: “L’obiettivo è quello di
promuovere l’adeguamento delle imprese turistiche che operano nelle
aree protette della Regione Campania, in modo da rafforzarne la
competitività sul mercato turistico attraverso la costruzione di un
network. Per il conseguimento di tali obiettivi il progetto ha
nell’Osservatorio sul Turismo delle Aree Naturali Protette della
Campania lo strumento attraverso il quale si definiscono le
caratteristiche della domanda e si individuano gli elementi dell’offerta. La
strategia dell’intervento è basata sullo sviluppo di un processo identitario,
che permetta di costruire il turismo dei parchi attraverso
l’implementazione di una rete operativa sul modello Compagnia dei
Parchi già sperimentato con successo nell’ambito della prima fase del
programma Equal in alcune aree protette della Campania, dell’Abruzzo e
dell’Umbria. Più concretamente, si costruiranno le basi teoriche, culturali
e operative affinché il modello organizzativo sperimentato diventi
operativo sul mercato turistico. In questo senso, grande attenzione è posta
al coinvolgimento attivo di partner pubblici e privati operanti nelle aree
protette campane. La partecipazione di enti gestori, amministratori,
politici, operatori turistici, associazioni ambientaliste è imprescindibile
per raggiungere gli obiettivi e per accompagnare i processi di
mainstreaming dei risultati e diffusione dei prodotti; a questo scopo il
progetto si è dotato di una Cabina di Regia, una rete allargata di partner
che condividono e supportano attivamente le azioni progettuali”.
L’intenzione pertanto è quella di fare un ulteriore sforzo nella formazione
degli imprenditori che operano all’interno di aree protette e a tal riguardo,
come spiega lo stesso dottor Sebastiano nei prossimi mesi una delle prime
azioni operative sul territorio sarà proprio la pubblicazione di bandi di
formazione rivolti a imprenditori del turismo che in una fase successiva
dovrebbero confluire nella rete di Compagnia dei parchi. Il progetto ha il
suo braccio operativo nell’Osservatorio sulle aree protette che ha prodotto
due rapporti e in un centro di coordinamento che ha avviato un
questionario agli operatori e creato alcuni modelli di pacchetti turistici nei
due parchi nazionali, sul modello operativo di Compagnia dei Parchi.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
VI
61
Un quadro d’insieme
6.1 La rete: opportunità o svantaggi?
Stabilire la tipologia dei progetti di ospitalità diffusa avviati nel Vallo di
Diano non è semplice, anche perché la gestione delle strutture ricettive
non è chiaramente menzionata nei documenti dei progetti, né tanto meno
è espressa un’indicazione tipologica secondo quella che è la letteratura in
materia. In ogni caso, riteniamo di escludere che l’ospitalità diffusa
valdianese si rifaccia all’esperienza dell’Albergo-diffuso, salvo che in fasi
successive la gestione delle strutture assuma tali caratteristiche. L’idea del
Borgo albergo viene richiamata più ampiamente nella progettazione di
Borghi Autentici, intesi come borghi ospitali nella loro vita quotidiana.
Ma riteniamo che Borghi Autentici abbia una finalità ancora più ampia e
complessiva del Borgo albergo se è vero che nella sua rete stanno
aderendo esperienze di Paesi albergo e di Alberghi diffusi. L’unica reale
constatazione attualmente è quella secondo cui in Borghi Autentici di
Salerno, il comune capofila è Giffoni Sei Casali che ha già avviato
l’esperienza del Borgo albergo di Sieti.
Per quanto riguarda invece l’esperienza di Sant’Arsenio e il suo Borgo
Serrone l’identità e la tipologia futura non è ancora chiara. La
considerazione da fare è quella che si tratta di un centro storico quasi per
nulla abitato, un dato che lascia presumere che l’esperienza avviata al
momento non possa collegarsi all’Albergo diffuso.
Per il resto della programmazione avviata è evidente che siamo di fronte
ad esperienze di reti di ospitalità diffusa, con particolare riguardo al
“Prusst” e a “Compagnia dei Parchi”.
Possiamo inoltre affermare che i progetti di ospitalità diffusa nel Vallo di
Diano sono tutti connessi ad altre aree limitrofe o ad una rete di comunità
ospitali simili, non necessariamente contigue. Sia per il Prusst, che per
Borghi Autentici, che per Compagnia dei Parchi, i borghi o le strutture da
riqualificare sono inserite in progetti più ampi, di area vasta, che pensano
alla rete come elemento di forza e di capacità promozionale sul mercato
turistico. Solo l’esperienza di Sant’Arsenio è andata avanti nel corso degli
anni in modo solitario, anche se l’elemento trainante è il legame del
Borgo alle potenzialità turistiche dell’area protetta del Parco nazionale del
Cilento e Vallo di Diano e uno degli ultimi passaggi amministrativi ha
visto la società di gestione del Serrone aderire proprio al Consorzio
62
Un quadro d’insieme
“Ospitalità da Favola”, anche se solo per una opportunità di
finanziamento. In ogni caso, l’adesione al Consorzio potrebbe essere una
strategia per garantire la gestione e la promozione del Borgo, innescando
un circolo virtuoso ed economico. Abbiamo però evidenziato anche
alcune probabili criticità che possono derivare da tale adesione. In primo
luogo, la perdita della caratterizzazione dell’offerta e della suggestione
del Borgo, qualora questo venga promosso insieme ad un marasma di
altre strutture ricettive (appartenenti al Consorzio “Ospitalità da Favola”),
ma insistenti in territori come la costa cilentana, di certo più forte in
capacità attrattiva e potenzialità turistica rispetto alle aree interne o
montane, come quelle in cui è ubicato il Borgo Serrone. Con la
conseguenza per quest’ultimo di una sostanziale perdita dell’attrattività
del borgo, rappresentata dal modus vivendi in una comunità di area
montana, dalle tradizioni e dalle peculiarità storiche, tipiche della civiltà
contadina.
Di certo esiste la necessità di creare reti ospitali che a livello locale,
regionale e nazionale producano sinergie tra le diverse esperienze di
ospitalità diffusa. Esiste pure la necessità di creare reti tra borghi, come
quello di Sant’Arsenio. Basti pensare all’esperienza di Santo Stefano di
Sessanio. “In alcune regioni, i casi di albergo diffuso sono unici;
prendiamo ad esempio Santo Stefano di Sessanio (AQ) unico esempio di
albergo diffuso in Abruzzo: anche se la promozione e la comunicazione
turistica sono affidate a persone competenti, il lavoro svolto sarà difficile.
Sarebbe molto più facile per il borgo, essere inserito in un programma di
collaborazione nazionale che si occupi della promozione su larga scala.
Gli sforzi di un singolo, sarebbero premiati dal lavoro, diciamo così, “di
23
squadra” . Sarebbe dunque auspicabile creare un marchio di qualità o un
logo identificativo delle tipologie di ospitalità diffusa, come del resto in
parte già accade con gli agriturismi o i bed and breakfast. Ma la creazione
di circuiti tra Borghi albergo, seppure dislocati nel territorio nazionale è
cosa ben diversa dal modello del Consorzio “Ospitalità da favola” che
punta piuttosto all’ospitalità in un’area specifica, quella del Parco
nazionale del Cilento e Vallo di Diano e che individua quale prodotto da
commercializzare singole strutture ricettive accomunate da una legge
regionale, e non un intero borgo.
23 Ieva Cinzia “Quando la storia incontra il turismo: l' "albergo diffuso" a Santo Stefano di Sessanio (AQ) e a
Specchia (LE)" Tesi di laurea di - Anno accademico 2004-2005
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
63
Ecco perché esperienze come il Borgo Serrone vanno promosse e gestite
in maniera differente, al fine di conservare la specificità dell’idea e
l’efficacia dell’esperienza di marketing territoriale messa in atto.
Abbiamo affermato che la rete è alla base dei progetti analizzati ma se è
vero che il Consorzio “Ospitalità da favola” si pone come un network di
tante strutture ricettive accomunate da una legge regionale in un’area
specifica e protetta, Borghi Autentici d’Italia – Salerno accomuna veri e
propri Borghi, strutturati da comunità ospitali, che basano la suggestione
e l’attrazione proprio sulla conservazione di una serie di caratteristiche
tipiche dei borghi antichi, in grado di fornire anche servizi di qualità e
uno stretto rapporto con i residenti, nonché attività commerciali e
artigianali. Si tratta insomma di un network più complesso nella sua
organizzazione con obiettivi di grosso respiro, in quanto la fabulazione
deriva dall’offerta stessa (borgo in quanto ospitale, ricettivo e contenitore
di valori suggestivi). Un modello per il quale l’attrattività non è data da
un’area protetta con il mare ed emergenze culturali come nel caso del
Consorzio “Ospitalità da favola”.
Appare difficile indicare quale possa essere il modello più efficace,
proprio perché i due progetti seppure si richiamino all’ospitalità diffusa,
individuano il fulcro di attrazione in oggetti e caratteristiche diverse,
tuttavia potenzialmente collegabili tra loro.
Procedendo nelle nostre considerazioni e dando uno sguardo al modello
di Compagnia dei Parchi, notiamo che questo si costituisce di una rete di
strutture ricettive legate all’ospitalità diffusa delle aree protette e dunque
caratterizzate da una serie di requisiti fissi. In questo senso, il modello si
avvicina molto a quello del Consorzio “Ospitalità da favola”. Tuttavia il
percorso e le finalità restano diverse. Le strutture da connettere in
Compagnia dei Parchi sono già esistenti sul mercato turistico, siano esse
seconde case per vacanza, agriturismo, bed and breakfast, residence o
altro. Non si tratta come nel Prusst di strutture da riqualificare e i
proprietari delle stesse non sono soci di un Consorzio, ma stipulano un
contratto di allotment per fornire a Compagnia dei Parchi una serie di
camere e posti letto. La rete basa la sua attrattività sull’appartenenza alle
aree protette, visto che Compagnia dei Parchi si promuove proprio in
qualità di tour operator delle aree protette, anche se la gestione a rete delle
strutture, al momento, non sembra abbia rappresentato un elemento
significativo e rassicurante in termini di risultati economici per gli
operatori. I numeri di adesione al tour operator da parte dei proprietari di
seconde case o di strutture ricettive extralberghiere dalle piccole
dimensioni parlano chiaro. Evidentemente Compagnia dei parchi è
64
Un quadro d’insieme
considerata da molti proprietari un canale in più, nell’ambito della
complessiva distribuzione e commercializzazione del proprio
prodotto/struttura. Eclatante è il caso dell’Albergo diffuso di Santo
Stefano di Sessanio che tra le altre modalità, ha scelto la promozione
anche, ma non solo, attraverso il tour operator Compagnia dei Parchi.
Un’ultima considerazione sulla rete della ricettività diffusa va fatta in
relazione alla pianificazione di sviluppo locale, avviata nel Vallo di
Diano, dal punto di vista turistico. Partiamo infatti dalla seguente
considerazione: “La presenza dell’idea di ricettività diffusa nelle sue varie
definizioni (“paese albergo”, “albergo diffuso”, “borgo albergo”, “cittàalbergo”, “hotel paese”, “village inn”, ecc.) all’interno di piani territoriali,
spesso finanziati dall’Unione Europea, non sembra garantire un grado di
connessione sostenibile, economicamente ed ecologicamente, con il
complesso di beni culturali presenti su un territorio più vasto. La
banalizzazione delle varie forme di ricettività, si riduce, spesso, ad un
elenco di “case da affittare per le vacanze”, gestito, sì, da un’unica
agenzia, ma in modo totalmente separato dal godimento degli altri beni
culturali e ambientali presenti sul territorio. Non solo le ristrutturazioni e i
recuperi delle case per le vacanze sembrano non tener conto nella
sostanza del contesto di appartenenza, ma neppure le maggiori
organizzazioni per la conservazione e l’utilizzo dei beni culturali (i musei)
e dei beni naturali (i parchi) sembrano saper definire pratiche connettive
con i contesti territoriali. Al di qua di determinati problemi politici e di
gestione, inevitabilmente legati alle forme di partecipazione di
popolazioni e interessi, esistono due problemi culturali ineludibili, e
riconducibili da una parte alle pratiche più avanzate di connessione nella
economia delle reti e dall’altra alla formazione di una nuova
managerialità capace di pensare, coordinare, connettere il complesso dei
beni culturali, ambientali e ricettivi di una città-natura di un determinato
24
territorio, tenendo conto delle scelte e delle strategie ecologiche” . Si
tratta di una considerazione del tutto trasferibile al comprensorio
valdianese, dove si sta assistendo negli ultimi anni, ad un proliferare di
programmazioni di sviluppo turistico, non sempre interconnesse tra loro.
Le programmazioni predispongono strumenti di valorizzazione dei beni
culturali e delle emergenze ambientali e forniscono opportunità di
finanziamento e avvio di attività ricettive private o di produzione
artigianale, ma non hanno ancora definito la modalità di connessione e
24 Cfr. A. Sichenze, M. Lavecchia, I. Macaione, «Il turismo delle città-natura», in Rapporto sul turismo
italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per
il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 607-622.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
65
gestione territoriale dell’offerta ricettiva turistica, del patrimonio culturale
ed ambientale. In sintesi, manca la regia degli interventi, il club di
prodotto da commercializzare che faccia da cabina di coordinamento per
l’esistente, definendo strategie di gestione e di promozione del territorio,
in grado di dare il giusto valore all’offerta turistica e agli altri elementi di
fabulazione del luogo.
6.2 Gestione e promo commercializzazione: un gap irrisolto
L’offerta di ospitalità diffusa nel Vallo di Diano si trova in una fase in cui
non ha ancora testato alcun modello di gestione o commercializzazione
del prodotto, in quanto il prodotto stesso non è ancora stato realizzato. In
alcuni casi si assiste addirittura ad un’assenza di un potenziale modello di
gestione, pronto per il prodotto disponibile. Consideriamo per esempio il
Borgo Serrone di Sant’Arsenio che affronta solo dopo alcuni anni dalla
presentazione del progetto pilota e dopo due anni prima dalla
realizzazione degli interventi strutturali, la problematica gestionale e
commerciale. Il primo passo fatto è rappresentato dalla ricerca sul
mercato di società di promozione. Il progetto come abbiamo visto nasce
da una “sentita” necessità, quella di risolvere le conseguenze create
dall’abbandono di un centro storico riutilizzando un certo numero di case
vuote. Tuttavia, tale necessità non può essere risolta se a monte non si
predispone un modello di gestione in ottica di sviluppo economico.
Parlare di Borgo albergo, Albergo-diffuso o di altre forme di ospitalità a
fini turistici, senza una chiara idea dell’uso del patrimonio edilizio, senza
la creazione di una serie di pubbliche relazioni con i soggetti di
intermediazione e commercializzazione turistica, significa porre a priori
un freno al progetto stesso. “Bisogna capire che la gestione e la qualità
delle scelte sono l’asset più importante per continuare a competere in un
mercato che è sempre più difficile da servire ed interpretare, se non si
posseggono i giusti strumenti di orientamento e azione. L’ideazione e la
gestione di un modello di ospitalità originale richiede una cultura
25
adeguata di base, che non può essere data per scontata” .
La gestione e la promozione delle esperienze di ospitalità diffusa nel
Vallo di Diano sono attività non ancora avviate in quanto i progetti sono
ancora alla fase di reperimento dei finanziamenti. Sembra, tuttavia, che
l’idea predominante nel territorio sia che solo dopo il periodo necessario
25 Cfr. G. Dall’Ara, P. Marongiu, «Report sul fenomeno dell’albergo diffuso in Italia», in Rapporto sul
turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione
Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 351-363.
66
Un quadro d’insieme
per attivare gli interventi di riqualificazione o ristrutturazione degli
immobili si possa evidentemente capire e analizzare le fasi successive con
cui l’idea e la validità dei progetti si confrontano con il mercato
economico turistico. Esiste, effettivamente, la necessità di creare un
prodotto che ancora non c’è, ma è anche vero che pensare alla gestione di
un prodotto significa interagire con il territorio di riferimento a tutto
campo. Presuppone che, progetti di ospitalità diffusa già avviati si
relazionino ad interventi di sviluppo locale indirizzati al turismo e ad altre
forme di attività produttive come l’agricoltura e l’artigianato, soprattutto
laddove, come nel Vallo di Diano, la pianificazione territoriale è stata
pensata essenzialmente per il turismo e per i beni culturali, connessi
all’artigianato, al commercio e all’agricoltura cosiddetti “tipici”.
Purtroppo però tale legame manca. Non tanto nel reperimento dei fondi
per la ristrutturazione degli immobili, quanto nella gestione delle strutture
da realizzare e nella loro relazione con il patrimonio culturale, ambientale
e commerciale che si va definendo. Così accade che seppure l’esperienza
di Sant’Arsenio sia tra le più avanzate in termini di completamento
urbanistico, rischia di andare da sola, del tutto sconnessa con quello che
accade sul territorio.
“In secondo luogo si pone il problema di un management adeguato e di
una gestione professionale, un tema che rinvia al grande problema della
formazione nel turismo e nell'ospitalità.
Pochi operatori, infatti, sono perfettamente consapevoli di quanto
importante sia l’aspetto gestionale nella formula dell'Albergo diffuso.
Non si può, infatti, pensare che un albergo così particolare possa essere
gestito nel modo freddo e razionale che caratterizza gran parte delle
gestioni alberghiere “moderne”, né che l’approccio gestionale assuma
quei connotati di rigidità e di "orientamento al prodotto" che
caratterizzano gran parte delle proposte alberghiere di piccola
dimensione. Anche negli alberghi diffusi ci vuole professionalità assieme
26
al calore di una gestione con le radici in un preciso ambito culturale” .
Gestione ed organizzazione dunque sono alla base perchè il prodotto
possa essere vendibile sul mercato. Le difficoltà sono sempre dietro
l’angolo, persino quando si tratta di un modello pensato idealmente.
L’esperienza di Compagnia dei Parchi, per esempio, ha constatato nella
pratica, tali difficoltà, concludendo la prima fase dell’azione nel Parco
nazionale del Cilento e Vallo di Diano con scarsi risultati. Poche sono
26 Cfr. G. Dall’Ara, P. Marongiu, «Report sul fenomeno dell’albergo diffuso in Italia», in Rapporto sul
turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione
Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 351-363.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
67
ancora le strutture locali che hanno scelto di restare nella rete del tour
operator, preferendo piuttosto la promozione “fai da te”. Un’esperienza
che mostra le difficoltà di gestire i modelli in rete, se non esiste a monte
una corretta pianificazione e la cura continuata nei confronti
dell’imprenditore/proprietario, il quale, a scarsi risultati, risponde con
l’abbandono del progetto. Sarebbe allora interessante nel prossimo futuro
valutare il master plan in organizzazione e marketing, predisposto dal
Consorzio “Ospitalità da favola”, per il quale il coinvolgimento diretto dei
proprietari/gestori rappresenta un elemento rafforzativo della rete ospitale,
in quanto sono essi stessi coinvolti nella responsabilità e nel rischio
imprenditoriale che richiede il mercato.
Una responsabilità che è solo in parte ricoperta da Borghi Autentici
d’Italia, dove i proprietari affidano l’immobile per 25 anni con
l’assicurazione della restituzione dello stesso, riqualificato e ristrutturato.
Gli interventi di riqualificazione degli immobili affidati derivano in tal
caso da fondi essenzialmente pubblici (e non da investimenti privati)
senza i quali sembra che il progetto, in Provincia di Salerno, non parta. Il
progetto di Borghi Autentici è un sistema perfettamente pensato nelle sue
diverse fasi, persino con la creazione di un tour operator specifico per la
commercializzazione, ma un elemento determinante potrebbe giungere
solo con le adesioni alle società provinciali da parte dei privati, dei
cittadini delle comunità e degli stessi proprietari.
6.3 Alcune riflessioni
Gli elementi critici riscontrati nella rilevazione dei progetti si riassumono
con la seguente frase “… dalle prime realizzazioni di Borgo Albergo,
emergono non pochi punti di debolezza che vanno dai costi elevati per
interventi strutturali, alle diseconomie dovute alla dislocazione di
strutture, e servizi, al management non adeguato, allo scarso spirito
27
imprenditoriale dei soggetti coinvolti.”
Se è vero che sui progetti esaminati non possiamo dare un giudizio sulla
qualità del management in quanto non ancora avviato, né possiamo
considerare i risultati e i bilanci economici in termini di diseconomie
dovute alla dislocazione delle strutture, due elementi tuttavia sono già
emersi:
27 Cfr. G. Dall’Ara, P. Marongiu, «Report sul fenomeno dell’albergo diffuso in Italia», in Rapporto sul
turismo italiano. Dodicesima edizione con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione
Generale per il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze 2003, pp. 351-363.
68
Un quadro d’insieme
1. eccessiva burocratizzazione del finanziamento pubblico, destinato
alla riqualificazione dei Borghi o delle strutture;
2. tempi infiniti per avviare progetti a largo respiro che prevedono la
rete delle ospitalità.
Elementi questi ultimi che come conseguenza determinano un
allontanamento dei proprietari dall’avventura imprenditoriale, delusione
nelle aspettative di intere comunità, gravi difficoltà nello stare al passo
con i cambiamenti del mercato turistico e il disvalore della competitività
del progetto rispetto ad altri territori.
I due punti critici sono evidenti nei progetti messi in campo nel territorio
salernitano. Borghi Autentici di Salerno rischia di bloccarsi del tutto, in
quanto lo strumento scelto per il finanziamento è stato modificato in corso
d’opera. “Ospitalità da favola” solo dopo anni di attesa è riuscito ad
agganciarsi ad un nuovo strumento agevolativo, mentre Borgo Serrone è
stato l’unico che a piccoli passi ha garantito la ristrutturazione degli
immobili, ma attende ancora il finanziamento per gli arredamenti.
Compagnia dei parchi è stata costretta ad interrompere l’azione nel
salernitano a causa della fine dei finanziamenti Equal e solo dopo alcuni
anni ha ripreso le attività, peraltro in maniera diversa. Il rischio è che
l’entusiasmo registrato all’avvio di progetti di grosso respiro, senza
risposte in tempi celeri, si trasformi in disillusione e allontanamento di
quelle persone che hanno accettato la sfida imprenditoriale. Con
l’ulteriore conseguenza che quelle stesse persone difficilmente
approveranno la medesima sfida, in una seconda occasione. Le stesse
difficoltà burocratiche possono comportare addirittura il blocco degli
interventi di ristrutturazione degli edifici non utilizzati o la necessità di
stravolgere il progetto di marketing territoriale ideato, al fine di accedere
ad altri canali pubblici, mettendo così a rischio la struttura essenziale
dell’idea imprenditoriale.
Infine, ultima considerazione “interrogativa” che lasciamo in gran parte
sospesa, riguarda la capacità di richiamo dei progetti esaminati in ambito
turistico, se cioè l’idea del centro storico di un borgo, di una struttura
ubicata nelle aree protette, di una comunità ospitale con i suoi elementi di
vita quotidiana e “tipica”, possa realmente rappresentare un elemento
sufficiente di attrazione turistica. Una domanda che si scontra con un’altra
constatazione secondo cui l’offerta turistica italiana, quella della
cosiddetta “Italia minore”, è caratterizzata da una miriade di borghi,
tipicità, tradizioni, ubicati anche “vicino casa”, nella quale diventa
difficile realizzare e commercializzare un prodotto davvero unico,
esclusivo e competitivo. “Ma proprio sul concetto di competitività il
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
69
turismo mostra tutti i suoi limiti: si assiste ad una tendenza alla
proliferazione di prodotti simili…ogni territorio si candida a svolgere
ruoli turistici sovrapponibili; ogni comunità locale ritiene di avere risorse
uniche da valorizzare a fini turistici ed è convinta di poter offrire al turista
condizioni di vita irripetibili. E quindi ogni progetto di sviluppo locale si
presenta allo stesso modo: percorsi territoriali alternativi, offerta di
ricettività attraverso il recupero del patrimonio architettonico
sottoutilizzato, risorse ambientali e culturali uniche e di pregio… Allora
bisogna fare le opportune distinzioni. Risorse forti come la costa
balenabile, la montagna sciabile, le emergenze culturali e ambientali di
eccellenza, le località termali possono costituire elementi di sicuro
richiamo per loro intrinseca natura… Sulle altre risorse più deboli e
diffuse, invece, non è pensabile un programma di sviluppo turistico che si
fondi solo sulla loro capacità attrattiva… si tratta di allargare la
prospettiva e di spostare l’attenzione verso una offerta turistica che possa
essere di integrazione ad un sistema locale più articolato e complesso.
L’attività turistica può essere uno dei componenti del mix funzionale
capace di rilanciare l’immagine e il ruolo del sistema locale… ma in
sinergia con altre attività produttrici ... e in subordine a politiche di
28
accessibilità dei luoghi, di creazione di pacchetti di offerta”
Un elemento favorevole e qualificante per l’offerta di un territorio
potrebbe giungere dalla partecipazione di un’intera comunità all’ospitalità
di un borgo, un valore aggiunto su cui punta Borghi Autentici d’Italia.
“Un progetto che mira a far rivivere lo spirito passato del piccolo borgo,
deve tener conto dei suoi abitanti, della sua Comunità; sarebbe opportuno
quindi cercare di “educare” la Comunità del luogo, in modo che nessuno
possa sentirsi sfruttato o infastidito dall’arrivo dei turisti… Trasformando
i piccoli borghi in una serie di “centri di ospitalità”, di certo non si aiuterà
il borgo stesso ad uscire dall’anonimato. Come tutte le cose, i progetti di
albergo diffuso sono sostenuti da persone che amano il territorio, che lo
29
rispettano e che sicuramente non lo useranno per soli scopi di lucro” . Le
ultime teorie sull’Albergo Diffuso anch’esse considerano l’esistenza di
una vita nel borgo, come un elemento prioritario di attrazione.
Ma elementi innovativi in termini di attrattiva giungono soprattutto da
nuovi progetti di marketing territoriale che iniziano a collocare accanto
28 Cfr. R. Mascarucci “Architettura, Urbanistica e Tursimo: lo sviluppo locale” in Rapporto sul turismo
italiano. quindicesima edizione con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury
Srl: Firenze, 2006, pp. 433-445
29 Leva Cinzia, “Quando la storia incontra il turismo: l' "albergo diffuso" a Santo Stefano di Sessanio (AQ) e a
Specchia (LE)" Tesi di laurea - Anno accademico 2004-2005
70
Un quadro d’insieme
all’ospitalità diffusa, alla vita in un borgo antico e dunque al turismo,
nuovi elementi di interesse, molto più specifici e caratterizzanti,
emozionali ed utilitaristici, che preparano ed offrono al turista nuove
attività da realizzare, spesso diverse da quelle tradizionali del viaggio. E’
il caso del Work Village, progetto di marketing territoriale che
presentiamo nella seconda parte e che affianca al turismo, la possibilità di
fare attività artigianali e “fai da te”, elementi che a nostro parere sono
potenziali categorie di richiamo, sulla scia della pista sciistica o del bene
culturale di eccellenza.
6.4 Quali prospettive?
Rileggendo i dati elencati nei singoli progetti del Vallo di Diano finora
esposti, in termini di recupero edilizio, si stima in ottica di ospitalità
diffusa, entro i prossimi due anni, un’utilizzazione di circa 10 mila metri
quadri Complessivamente, il numero dei posti letto, stante alla previsione
30
dei progetti aumenterà nel Vallo di Diano di 461 unità, in un arco di
tempo di due anni circa. Seppure non esista un dato di previsione
espresso, inerente la tipologia delle strutture ricettive adottate dai progetti,
con particolare riferimento al Borgo Serrone e a Borghi Autentici d’Italia
- Salerno, ci sembra presumibile che sarà la ricettività extralberghiera a
godere di un netto incremento nel comprensorio, con una concentrazione
nei comuni di Casalbuono, Teggiano e Sant’Arsenio ed una soddisfacente
distribuzione nel resto del territorio.
Così, sommando i dati di previsione dei progetti a quelli della ricettività
31
registrata al 2006 nel Vallo di Diano entro due anni avremo
verosimilmente il seguente prospetto:
Tab 7: Previsione sull’offerta ricettiva del Vallo di Diano per il 2008/2009
n. posti letto
Strutture alberghiere attuali
ubicazioni principali
1.094
Atena, Sala Consilina, Polla, Padula
Strutture extralberghiere attuali
242
Strutture extralebrghiere previste
461
Montesano, Padula, Polla, Sala Consilina,
S.Arsenio, San Rufo, Sanza
Casalbuono, Teggiano, S. Arsenio
Totale
1.797
Fonte: Ns. elaborazione su dati acquisiti dai progetti di marketing territoriale esaminati
30 Il numero di posti letto del Prusst nel Vallo di Diano è stato rilevato considerando 9 strutture ubicate nel
comprensorio sulle 84 complessive ricadenti nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, che
permetteranno la creazione di 1353 posti complessivi. Il Borgo Serrone, pur inserito nel Prusst non è stato
considerato. Pertanto i posti letto del Prusst sono 144.
31 Vedi pag 20
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
71
L’insieme dei posti letto prevede un numero di immobili/residenze
recuperati nell’ambito dei progetti (considerando 9 immobili nell’ambito
del Prusst “Ospitalità da Favola”) pari a 98 strutture nel solo Vallo di
Diano.
Ovviamente si tratta di stime e previsioni non supportate da certezze,
soprattutto temporali, viste le lungaggini propagatesi nel corso degli anni
per il solo ottenimento di contributi e finanziamenti da parte del comparto
pubblico, finalizzate alla riqualificazione degli immobili.
Tuttavia, proviamo a fare delle stime di previsione sui tempi di recupero
del patrimonio edilizio ancora non utilizzato nel Vallo di Diano. Si tratta
di stime che potrebbero risultare provocatorie ma sono necessarie a
capire, in base ai progetti e ai dati finora analizzati e dunque in base
all’esperienza e alla storia che il territorio ha maturato, se gli sforzi finora
fatti vanno perseguiti o è necessario un cambiamento di strategia.
Facciamo perciò riferimento alle 1.992 abitazioni non occupate per il
32
motivo definito “vacanze” , secondo i dati Istat 2001, che rappresentano
strutture potenziali da immettere nel circuito di ospitalità annuale del
territorio. Arrotondando la cifra a 2.000 abitazioni non occupate e
arrotondando a 100, le 98 residenze recuperate con i progetti esaminati, in
33
un arco di tempo di 8 anni , considerando lo stesso andamento trascorso,
dunque la stessa quantità di progetti e di immobili investiti in essi, il dato
finale non è certo incoraggiante. Il recupero e soprattutto la “messa a
regime” dei 2.000 immobili si verificherebbero in un periodo di 160 anni.
Ovviamente si tratta del peggior dato possibile, che tiene conto di una
proliferazione lenta di iniziative di recupero. Inoltre, il dato non considera
i nuovi strumenti che la Regione Campania da qualche anno ha reso
disponibili ai proprietari e ai Comuni per il recupero dei centri storici,
attraverso la Legge n. 26/2002 “Norme ed Incentivi per la valorizzazione
dei Centri Storici della Campania e per la catalogazione dei beni
ambientali di qualità paesistica. Modifiche alla L.R. 19 Febbraio 1996, n.
3”, che prevede contributi e incentivi per la riqualificazione del
patrimonio immobiliare di interesse storico- artistico e ambientale, oltre
che interventi di abbellimenti e riqualificazione per gli immobili, in
generale.
Ritornando agli elementi di previsione, ipotizziamo invece che l’insieme
delle 2.000 abitazioni siano oggetto nel prossimo futuro di una
pianificazione complessiva di recupero a fini turistici che stante alle
32 Vedi pag 3
33 La cifra si ricava facendo una media degli anni di vita dei progetti esaminati, aggiungendo ad essa due anni
ancora necessari per la realizzazione e la “messa a regime” del sistema di ospitalità.
72
Un quadro d’insieme
progettazioni precedenti, occuperà un periodo tra gli 8 e i 10 anni.
Realisticamente vanno considerate anche le probabili rinunce dei
proprietari nel corso degli anni e una differente destinazione che si vorrà
dare agli immobili. Se andiamo a verificare i progetti esaminati e nello
specifico “Ospitalità da favola”, Borghi Autentici Salerno e Borgo
Serrone, dall’inizio del percorso alla situazione attuale, si può stimare una
34
perdita media di immobili pari al 60%. Ipotizzando la stessa percentuale
di rinuncia, il percorso determinerebbe un recupero a fini turistici di 800
dei 2.000 immobili di partenza, da cui potrebbe venir meno un ulteriore
10% dei proprietari, i quali, una volta ottenuto l’immobile riqualificato,
potrebbero optare di immettere il patrimonio edilizio nel mercato della
locazione e compravendita. Il dato finale, seppure meno scoraggiante del
precedente, è anch’esso deludente. Soprattutto perché si tratta di ipotesi di
sviluppo che si fermano alla fase di riqualificazione e immissione nel
mercato turistico. Manca cioè la fase più importante, quella del mercato
turistico e dei risultati economici, quella in grado di valutare se la
programmazione sia davvero riuscita a innescare un processo virtuoso o
abbia semplicemente attivato forme diverse di assistenzialismo locale.
I dati stimati indicano tuttavia due nuovi percorsi indispensabili. Il primo,
politico-amministrativo, che sia in grado di semplificare le procedure e
abbreviare nettamente i tempi per l’ottenimento dei contributi necessari
alla riqualificazione, una volta appurato che il progetto sia in linea con le
politiche di sviluppo di un territorio. Il secondo, socioeconomico, che
coinvolga quei proprietari disposti realmente ad investire ed essere
imprenditori con le dovute assunzioni di responsabilità, avviando processi
non esclusivamente legati ai tempi “pubblici” e ai compiti politico
amministrativi, che piuttosto potrebbero concentrarsi nel garantire i
servizi di pubblica utilità e infrastrutturali, alle attività di
ospitalità/ricettività dei centri storici.
34 Borgo Serrone non è riuscito a coinvolgere nella programmazione di recupero complessiva il 50% dei
proprietari. Il Consorzio “Ospitalità da favola” rispetto al Contratto programma iniziale (195 progetti) ha perso
più del 60% dei progetti. In Borghi Autentici Salerno, Teggiano stimava 36 residenze nel 2002, a fronte delle
28 stimate dopo 5 anni, ma la tendenza è ancora in perdita.
Seconda parte
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
VII
75
La proposta Work Village Ergameron: il centro
storico e l’artigianato
Nel 2004 un gruppo di professionisti guidato da Rosario Valisena,
artigiano del Comune di Polla, redigono un’idea progetto per il recupero
dell’artigianato in chiave turistica da localizzare nel centro storico di
Polla, comune a nord del Vallo di Diano, in provincia di Salerno.
Dopo studi e ricerche intraprese, il copyright dell’idea progetto e il suo
nome “Work Village Ergameron” sono stati regolarmente registrati per
conservare la sorgente dell’idea originale. Il progetto è stato presentato
alle istituzioni e alla comunità locale, intraprendendo un percorso di
confronto con i progetti di sviluppo locale in chiave turistica ad area
vasta.
Si tratta di “un’idea progetto” già avviata attraverso uno studio pubblicato
nel 2004, che nasce dal basso e che rispetto alle dinamiche dell’ospitalità
diffusa inserisce nuovi elementi nella destinazione turistica del
patrimonio edilizio, con la valorizzazione dell’artigianato in un sistema
produttivo e di servizi che coinvolgono un’intera comunità locale.
La novità rispetto ai progetti di marketing territoriale che abbiamo
analizzato finora è rappresentata dall’elemento di attrazione e di interesse
che si offre al turista. Chi sceglie di vivere in una comunità, secondo
l’idea del Work Village, lo fa perché sceglie prima di tutto di partecipare
alla realizzazione di un prodotto artigianale di qualità, potenzialmente di
uso quotidiano, per il quale il turista mette a disposizione la sua capacità
manuale e la sua creatività. In sintesi, se finora i progetti esaminati
individuano nell’ospitalità diffusa uno dei tanti elementi che
caratterizzano un’offerta turistica, collocata in una rete più ampia di
servizi e di attrattori (area protetta, rete dei Borghi etc), il Work Village
contiene in se l’elemento catalizzante dell’attrazione turistica. Ma l’idea
progetto non è solo una nuova modalità di marketing territoriale. Nasce in
realtà per recuperare due elementi delle piccole comunità, in via di
“estinzione”, i maestri e l’arte artigiana, il patrimonio edilizio e la vita dei
centri storici. L’idea ha l’obiettivo di innescare dei processi economici in
grado di riattivare una produzione artigianale in ottica contemporanea
che, se da un lato utilizza il turismo per recuperare il tempo perduto,
dall’altro si prefigge di vivere e riprodursi in maniera indipendente e
virtuosa, una volta che il sistema economico creato, vada a regime. La
“messa a sistema” di diverse attività dunque è il fulcro del progetto, che si
76
La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato
reggerà sulla produzione artigianale, connessa alle attività di ospitalità
turistica e alle attività di servizi (commercio, trasporto etc) utilizzate in
primo luogo dalla comunità locale.
Da questo punto di vista dunque, assistiamo ad un nuovo modello di
intervento sul territorio, un’idea progetto che nasce nel Vallo di Diano
con la dinamicità giusta per essere applicata e attivata in diverse altre
realtà di piccoli centri “tipici”.
La prospettiva futura, da un punto di vista pubblico-amministrativo,
potrebbe essere quella di adottare e trasformare tale idea in progetto-pilota
del Vallo di Diano. La proposta del Work Village potrebbe essere adottata
come nuovo modello di marketing territoriale in grado di coinvolgere, in
un intero sistema di sviluppo professionale, comparti quali il turismo,
l’artigianato, la formazione, il commercio.
7.1
Il progetto
Il progetto denominato “Work Village Ergameron” nasce dalla
considerazione degli elementi critici che caratterizzano i centri storici,
elementi che sono alla base di molti altri progetti di sviluppo locale, tra
cui, come abbiamo visto nel corso del nostro studio, quelli specifici
sull’ospitalità diffusa.
Una delle caratteristiche prioritarie del centro storico di un piccolo
comune è rappresentata dallo spopolamento, con un conseguente disagio
abitativo, un lento disfacimento del patrimonio edilizio, architettonico ed
urbanistico, e il relativo decadimento sociale, economico e produttivo,
dovuto alla scomparsa di attività lavorative e alla riduzione dei residenti,
sempre più anziani.
Il progetto, partendo da tali problematiche cerca di dare loro una serie di
risposte risolutive, intrecciando alcuni elementi cosiddetti “tipici” in
chiave turistica:
– mantenere e tutelare il valore storico culturale delle produzioni
artigiane nei centri storici;
– recuperare il patrimonio edilizio esistente;
– creare nuove opportunità occupazionali valorizzando le risorse
umane del posto;
– sviluppare turismo.
L’idea si basa sulla realizzazione e/o recupero di piccole botteghe
artigiane nel centro storico di Polla da destinare al turista (accompagnato
da assistenti del settore) per la realizzazione di lavori cosiddetti “fai da
te”, nei settori artigianali e agro alimentari. Si tratta in sintesi della
creazione di una nuova tipologia di svago, denominata “Work Village”,
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
77
nel quale l’elemento emergente della vacanza risulta la realizzazione di un
prodotto di qualità, artistico e di uso quotidiano, che permetterà di
esprimere la creatività del turista/artigiano, soggetto coinvolto nel viaggio
in forma attiva.
L’idea si basa sulla considerazione che sebbene il numero di persone che
scelgono di svolgere un’attività artigianale come lavoro primario sia
fortemente in calo, esiste tuttavia un incremento delle attività pseudoartigianali che si sviluppano nel comparto del fai-da-te o del bricolage
tanto da coinvolgere ampi strati di popolazione
Da qui, l’idea del work village, l’idea che mette in relazione il turismo
all’artigianato, intendendo così coinvolgere persone interessate a
trascorrere in qualunque periodo dell'anno una vacanza finalizzata alla
scoperta delle proprie capacità creative e manuali in un contesto
stimolante, suggestivo che richiama alla fabulazione del centro storico,
ma che aggiunge un elemento primario alle motivazioni del turista.
L’artigianato diventa il pretesto ma anche l’elemento competitivo affinché
il territorio possa distinguersi sul piano dell’offerta turistica.
7.1.1 Tipologie d’intervento ed organizzazione del centro storico
In base all’idea progettuale, il centro storico dunque diventa il “fulcro del
sistema” del turista, il centro di riferimento in cui lo stesso vive, dorme,
lavora. Le tipologie d’intervento previste all’interno del centro storico
riguardano:
a) la rifunzionalizzazione e il restauro di parti limitate di strutture
edilizie esistenti, non produttive, per valorizzarne gli elementi
tipologici, formali e strutturali;
b) il recupero di edifici di interesse storico non destinati a funzioni
produttive;
c) la conservazione dei fabbricati esistenti, rappresentativi
dell’architettura locale;
d) la creazione di botteghe artigiane per la fruizione dei turisti.
e) il recupero e la valorizzazione delle botteghe dell’artigianato
artistico, operanti nel settore del legno, della ceramica, del ferro
battuto e del rame, della pietra e del marmo, del vetro, della
tessitura e del ricamo, oltre ad altre attività artigianali ed artistiche
assimilabili.
Recuperare il patrimonio edilizio del centro storico comporta il
recupero alla vita dello stesso e il suo reinserimento nei circuiti
economici e turistici. La novità di tale impostazione si traduce in una
visione del centro antico del comune quale ambiente da vivificare nel
78
La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato
contesto della pianificazione urbanistica generale. Emerge, infatti, la
consapevolezza che gli immobili recuperati si trasformino in una
risorsa economica, in quanto risultano, simultaneamente, sede ed
oggetto di attività rilevanti sotto il profilo economico.
Il recupero delle botteghe artigiane e la loro fruizione da parte dei “turistiapprendisti” coinvolgerebbe l’intero tessuto urbano, innescando un
automatico fenomeno di rivalutazione che si estenderebbe a tutte le
attività, non solo dello specifico settore, ma anche a quelle connesse alla
vita quotidiana.
Oltre al recupero di nuove strutture ricettive nell’ambito del centro storico
per esempio, lo stesso dovrà essere dotato di soddisfacenti ed esaustivi
servizi comunitari. Quindi, accanto alla ristrutturazione o trasformazione
di vecchi edifici da adattare a case-albergo, si dovranno necessariamente
ubicare in questo contesto, spazi per la ristorazione, botteghe
commerciali, centri di informazione e consultazione, senza dimenticare
servizi per i parcheggi, arredi urbani e quant’altro occorra a garantire la
vivibilità logistica della zona da parte di tutti i fruitori, occasionali e
permanenti, pur senza alterare la tipologia storica del centro.
Il progetto tende a creare un rapporto tra il turista e il cittadino con
interconnessioni dirette, ottenendo, così, una rivitalizzazione naturale del
centro storico, conservandone le caratteristiche urbanistiche e sociali, ma
rinnovandone l’interesse.
Dal punto di vista organizzativo, al fine di ottenere sinergie tra attività
similari, il progetto prevede l’individuazione nel centro storico di zone
specifiche e a tema, dedicate ai principali settori artigiani e
agroalimentari.
In ogni zona dedicata, si svilupperanno tutte le attività pertinenti al
settore. Le strade, le piazze ed i vicoli saranno arredate con opere e
strutture architettoniche richiamanti il settore di appartenenza della zona.
In tutto il perimetro del centro storico, attività di accoglienza e di servizi
costituiranno la necessaria infrastruttura turistica, completata dalla
realizzazione di strutture alberghiere nella logica dell’ospitalità diffusa.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
Fig. 1: Prospetto organizzativo delle attività del Work Village nel centro storico di Polla35
Fonte: Idea-progetto Work Village Ergameron
35 Per una migliore visualizzazione si rimanda alla versione digitale.
79
80
La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato
7.1.2 Le dinamiche di funzionamento
Il concetto-base dell’iniziativa è il coinvolgimento diretto del turista nella
realizzazione del manufatto artigiano, da lavorare in quelli che sono i
laboratori adibiti nel centro storico. Il turista sarà l’artefice dell’opera che
sceglierà di costruire, mantenendo questo ruolo fino alla sua completa
realizzazione. Il turista parteciperà e curerà, da protagonista, tutte le fasi
di lavorazione per ottenere il prodotto finale. L’operato manuale del
turista non sarà solo meccanico e ripetitivo, frutto di quello che avrà
imparato nel corso delle ore in laboratorio, ma sarà arricchito dalle sue
qualità creative e manuali, in modo tale da personalizzare il prodotto.
La personalizzazione e l’esperienza diretta alla creazione di un’opera è
l’input basilare, lo stimolo essenziale per chi, nella vacanza individua la
necessità di ritrovare valori e semplicità, contatto umano e legami con
l’essenza della creazione artistica e artigianale, che si lega in un secondo
momento alla visita ai Beni culturali, alle emergenze paesaggistiche e
naturalistiche, alla qualità del buon vivere del territorio.
Si realizza così un circuito finalizzato a soddisfare le attuali esigenze di
un turismo selezionato, moderno, evoluto, di un turismo sostenibile che
sappia:
1. rompere con i ritmi e gli impegni della città per tornare alle
origini;
2. recuperare il contatto con se stessi e con stili di vita semplici,
autentici, lenti;
3. ritrovare il piacere del lavoro manuale strettamente connesso alla
creatività umana.
Per ottenere tali risultati il progetto considera necessario integrare la
varietà dell’ offerta turistica del territorio, che comprende, l’ospitalità, il
lavoro artigianale, la scoperta enogastronomica, l’escursione
paesaggistica e quella culturale.
Relativamente all’ospitalità, il turista sarà accolto e accompagnato da
operatori esperti nell’accoglienza e nelle attività artigianali, nuove figure
che sappiano fare da guida, in maniera dimostrativa ed efficiente. Il turista
giunge nel comprensorio di riferimento, dove viene immerso, sin
dall’inizio, in un borgo di qualità, semplice ed autentico. Ecco perché,
seppure non sviluppata in maniera estesa, il progetto del Work Village
considera basilare che la ricettività abbia le caratteristiche dell’ospitalità
diffusa, meglio se dell’albergo diffuso. Tuttavia gli elementi
dell’ospitalità, dalle residenze di dimensioni contenute ma funzionali, allo
stile architettonico e dell’arredamento, sono secondari rispetto alla
realizzazione dei laboratori artigianali ed enogastronimici e pertanto poco
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
81
sviluppati, nell’ambito del progetto “Work Village Ergameron”. Questo
evidenzia come il work village sia in primo luogo un modello che possa
arricchire progetti basati essenzialmente sull’ospitalità diffusa,
immettendo in essi un valore in più, una maggiore capacità suggestiva del
centro storico, oltre che una nuova modalità di recupero del patrimonio
edilizio, in chiave turistica. La ricettività diffusa diventa basilare per
ottenere coerenza e linearità nell’offerta del prodotto turistico Work
Village, ma non è più la principale fonte di attrazione, l’unico elemento
competitivo sul mercato turistico. Piuttosto diventa complementare ad un
disegno ampio e complesso di vivibilità del centro storico.
Proseguendo nel cammino relativo alle dinamiche di funzionamento del
Progetto, una volta giunto nella propria residenza il turista fa una prima
visita ai laboratori, durante la quale potrà scegliere il settore artigianale di
suo interesse. Per facilitare la scelta, il progetto prevede la realizzazione
di un centro di esposizione dei prodotti e dei lavori effettuati nei
laboratori. Il turista visita il centro di esposizione nel quale potrà toccare
con mano l’idea e la tipologia di prodotto che preferisce. Una volta
individuata la tipologia di prodotto, con l’aiuto dell’assistente, il visitatore
sceglie l’oggetto ed il modello che intende eseguire. L’assistente, già in
questa fase, gli illustrerà le modalità e le tempistiche per la realizzazione
dell’opera. Infine il turista e l’assistente concorderanno l’inizio dei lavori
ed in funzione delle disponibilità dei banchi di laboratorio fisseranno i
periodi di attività, distribuiti nell’intera giornata. L’assistente provvederà
a disporre tutto l’occorrente (materie prime ed accessori) necessario alla
realizzazione dell’opera scelta, e il turista nei tempi concordati inizierà la
lavorazione. Per ogni giorno di presenza il turista potrà disporre dalle 3
alle 4 ore di lavoro in bottega.
Dopo il lavoro in laboratorio, per il resto della giornata, il turista avrà la
possibilità di organizzarsi nel tempo libero, dedicandosi alle altre attività
che, in un pacchetto già predisposto, saranno fornite quotidianamente.
Nulla toglie tuttavia che il turista potrà scegliere di organizzarsi il suo
tempo, anche diversamente dalla programmazione iniziale.
In sintesi il progetto prevede diversi possibili percorsi. Dalle escursioni di
tipo paesaggistico con passeggiate in montagna, al mare, escursioni
speleologiche, alle visite dei Beni culturali e dei Musei del comprensorio,
o ancora visite archeologiche secondo precisi itinerari organizzati in
collaborazione con agenzie di viaggio e tour operator. Inoltre, il turista
potrà scegliere tra attività sportive, ricreative, culturali di vario tipo,
meglio se inserite nel centro storico.
82
La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato
In conclusione del suo percorso/viaggio il turista che aderisce al progetto
potrà decidere di destinare il prodotto realizzato ad uso personale oppure
di donarlo in beneficenza. I prodotti donati saranno esposti in mostre
periodiche per la vendita, e il ricavato sarà devoluto a rotazione ad enti e
istituti di beneficenza. Una volta terminata la fase di laboratorio con la
realizzazione del prodotto finale, il turista potrà quindi decidere di
ritornare almeno una seconda volta per esercitare l’attività di produzione
per altre tipologie di prodotto. Tale percorso infatti offre al turista
continue novità e opportunità, in un proliferare di prodotti e di attività
manuali, mai simili, e in continua evoluzione.
La struttura delle botteghe artigiane
Come abbiamo visto l’iniziativa Work village si basa sulla realizzazione
di botteghe che riguardano tutti i settori dell’artigianato nobile, cioè
quelle attività che in qualche modo sono condotte dalle imprese già
esistenti sul territorio e dunque i maestri artigiani che ancora operano, i
quali, attraverso l’esperienza maturata potranno stimolare nuove realtà
imprenditoriali, recuperando un settore in calo nell’ambito delle aree
interne e periferiche. Come vedremo successivamente, i maestri artigiani
e le imprese esistenti, una volta coinvolti nel progetto, avranno la
possibilità di formare nuove figure professionali, nuovi artigiani, in grado
di dare impulso all’intero comparto.
I settori coinvolti sono le lavorazioni del legno, della pietra, del vetro,
della ceramica e del metallo, con le rispettive divisioni come di seguito
indicate:
Lavorazione del legno:
Laboratorio per la realizzazione di:
– arredo primario (tavoli, sedie, ecc.);
– intaglio ed intarsio;
– strumenti musicali ed oggettistica;
– verniciatura, colorazione, decorazione e trattamenti.
Lavorazione della pietra:
Laboratorio per la realizzazione di:
– intaglio ed oggettistica;
– intarsio e mosaico.
Lavorazione del vetro:
Laboratorio per la realizzazione di:
– vetri in fusione ed oggettistica;
– intarsio e mosaico.
Lavorazione della ceramica:
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
83
Laboratorio per la realizzazione di:
– modellato e foggiatura;
– decorazione e cottura.
Lavorazione del metallo:
Laboratorio per la realizzazione di:
– utensili ed oggettistica in ferro forgiato;
– utensili ed oggettistica in rame o altri metalli.
A completamento delle attività artigianali sono previsti
Laboratorio di restauro del legno
Laboratorio di ricamo e uncinetto
E’ inoltre assimilato all’iniziativa un Laboratorio artistico (pittura,
scultura ed incisione).
Le strutture
Le botteghe da realizzare prevedono il pieno rispetto delle normative
vigenti in materia di impatto ambientale, antinfortunistica e decoro
architettonico. Secondo il progetto, i laboratori sono suddivisi in base alle
tipologie di lavoro, in due o più sezioni, collocabili anche in ambienti
diversi ma collegati tra loro. Considerato che nella bottega i processi di
lavorazione avvengono su una base costituita da materie prime
semilavorate, la dotazione “tipo” di una bottega prevede:
– Apparecchiature professionali per l’esecuzione della prima
lavorazione (taglio, sgrossatura, foratura,ecc);
– Banchi attrezzati con utensili elettrici e manuali per eseguire
ulteriori lavorazioni oltre all’assemblaggio ed alla finitura;
– Ambienti attrezzati per la colorazione, decorazione, verniciatura
ed altri tipi di trattamenti.
Le apparecchiature di prima lavorazione vanno utilizzate solo dal
personale qualificato della bottega, mentre saranno ad uso del turista i
banchi con la loro dotazione e le altre attrezzature della bottega. In ogni
bottega sono predisposti scaffali con spazi assegnati al turista ove questi
potrà riporre i lavori nelle pause, durante le fasi della lavorazione.
Gli ambienti di lavoro
Gli spazi necessari a collocare quanto è necessario al buon funzionamento
della bottega sono individuabili nei siti esistenti ed attualmente in disuso
del centro storico. Con le opportune modifiche che si apporteranno in fase
di ristrutturazione, si potranno utilizzare cantine e scantinati, che
attrezzati allo scopo, saranno destinati per le lavorazioni che richiedono
delle apparecchiature più pesanti ed ingombranti, mentre per quei settori
che non richiedono particolari attrezzature, i lavori potranno essere
eseguiti in altri ambienti posti anche sui piani rialzati degli edifici. Le
84
La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato
dimensioni degli ambienti sono correlate sia dalla tipologia di lavorazione
che dalla quantità di banchi in essi collocati. Per agevolare un buon
risultato in termini di ospitalità, potranno anche essere coinvolti più
ambienti per una bottega rispettando la logica dei processi di lavorazione.
La logistica
Dovendo lavorare nel centro storico del Paese, con spazi ridotti e scarsa
viabilità per i veicoli industriali, anche se di modesta dimensione, l’idea
progetto ha previsto come necessaria la costituzione di un supporto
logistico per l’approvvigionamento di materie prime ed accessori delle
botteghe artigiane. Questo si otterrà attraverso un accordo convenzionato
con i laboratori artigiani già operanti in zona e meglio strutturati sia per
ambienti attrezzati che per viabilità. I laboratori convenzionati forniscono
le botteghe di tutti gli elementi in materia prima, necessari alla
costruzione delle varie opere, sotto forma di semilavorati opportunamente
dimensionati. Stesso discorso vale per le altre forniture relative ai prodotti
di consumo, degli accessori e dei prodotti per le finiture.
I prodotti
Trattandosi di una vastissima gamma di proposte d’opera, è necessario
predisporre dei piani di realizzazione dei lavori che si basino sui tempi di
permanenza del turista presso la bottega. L’idea progetto perciò stabilisce
i tempi medi di realizzazione di tutti i lavori proposti con spazi che
coprono l’intera settimana o soltanto un week-end. Nella stessa
valutazione sono considerate le variabili che il turista vorrà apportare al
progetto del prodotto in termini di personalizzazione dell’opera.
7.1.4 Il settore agro-alimentare
Il settore agroalimentare del progetto Work village si basa sulla
considerazione che la produzione agroalimentare locale può contare su
prodotti della terra ottenuti con metodi e tecniche di coltivazione,
allevamento naturali, che gli antichi saperi degli agricoltori e degli
artigiani alimentari trasformano in prodotti di alta qualità. Il turista
rappresenta il protagonista principale dell’iniziativa, il quale potrà
cimentarsi, con l’ausilio di persone esperte nei diversi settori, alla
creazione di prodotti agroalimentari per il proprio fabbisogno.
I settori coinvolti sono: produzioni lattiero-casearie, produzioni di
insaccati carnei tradizionali e prodotti da forno (panetteria), distinti nei
seguenti comparti:
Produzioni casearie:
– Formaggi a pasta filata
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
85
o Laboratorio per la realizzazione di: caciocavalli podolici,
mozzarelle e trecce;
o Locale di stoccaggio del prodotto finito.
– Formaggi a pasta dura
o Laboratorio per la realizzazione di; pecorino e cacioricotta;
o Locale di stoccaggio del prodotto finito.
Produzioni di insaccati:
– Laboratorio per la realizzazione di: sopressate, salsiccie, ecc;
– Locale di stoccaggio del prodotto finito.
Produzioni di prodotti da forno:
– Laboratorio per la realizzazione di: pane, taralli e freselle locali.
A completamento delle attività artigianali sono previsti:
– Cantine per la fase di stagionatura dei prodotti: formaggi a pasta
dura;
– Locali per la stagionatura degli insaccati.;
– Locale nel centro storico per la vendita e l’esposizione dei prodotti
locali.
Le strutture
Trattandosi di prodotti tipici delle tradizioni produttive locali, la
razionalizzazione delle strutture adibite alle produzioni di tipo artigianale
presenta notevoli difficoltà di soluzioni, soprattutto in considerazione del
rispetto delle nuove e rigorose prescrizioni igienico-sanitarie. In fase di
progettazione si dovrà tener conto delle moderne esigenze per
ottemperare alle normative igieniche vigenti ed ai processi tecnologici dei
diversi settori. I laboratori saranno dotati di attrezzature di base per le fasi
tecnologiche per la trasformazione della materia prima.
Gli ambienti di lavoro
Per i laboratori di trasformazione (caseifici, ecc.) l’idea progetto stabilisce
che la condizione ottimale sarebbe quella di progettare alcuni locali exnovo per ottemperare alle moderne esigenze in materia igienica, anziché
convertire e adattare locali presenti nel centro storico.
In fase di progettazione si dovrà tenere conto di numerosi fattori: ad
esempio, l’ubicazione, le dimensioni, i materiali di costruzione, la
tipologia edilizia, l’isolamento termico, la sicurezza, e così via.
Diverso è il discorso sui locali di stagionatura (per alcuni formaggi come
caciocavalli, cacioricotte, pecorini, ecc.). Nelle antiche cantine naturali
presenti nel centro storico, si realizzano condizioni biologiche ed
ambientali inimitabili che conferiscono al prodotto delle caratteristiche
organolettiche tipiche ed irripetibili (si pensi alle cantine naturali del
Roquefort).
86
La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato
La logistica
Per alcuni prodotti come i formaggi e i salumi, la lavorazione non è
consigliabile nel centro storico, per motivi di spazi ridotti e limitata
viabilità; tuttavia si potrebbe allestire un piccolo laboratorio
opportunamente predisposto soprattutto per scopi dimostrativi e
divulgativi.
Il centro storico funzionerà da fulcro di valorizzazione dei prodotti locali
e allo stesso tempo di attrazione per il turista curioso di voler
intraprendere e approfondire nozioni di carattere pratico-applicativo.
Inoltre, si potranno consentire visite guidate alle cantine per conoscere le
particolarità che rende tipico un prodotto in fase di maturazione.
Il personale e la formazione
Grande importanza, nel progetto Work Village Ergameron riveste il ruolo
dell’assistente che si identifica nella figura dell’artigiano che ospita e
collabora con il turista, accompagnandolo dalla scelta dell’opera da
costruire fino alla completa realizzazione della stessa. Questa figura è
investita di un duplice quanto strategico compito: di buon artigiano e di
accompagnatore turistico. Il personale dovrà conoscere non solo la parte
tecnica delle diverse fasi lavorative, ma dovrà avere dimestichezza anche
in materia di sicurezza alimentare e norme igieniche, nonché di tecniche
di promozione e comunicazione.
Fondamentale importanza dunque riveste la formazione sia delle persone
da impiegare per le varie attività lavorative, sia per i turisti “allievi” da
ospitare. Nel breve periodo, il progetto prevede la formazione del
personale al fine di ottenere prodotti di pregio, ottenuti secondo uno
specifico disciplinare che contempli le caratteristiche delle materie prime,
delle fasi di lavorazioni e la produzione finale.
Successivamente si potrà aspirare alla costituzione di una vera e propria
scuola di artisti che coniugando i diversi settori artigiani, si incontrano per
conferire miglioramenti e nuove alternative alla ricerca della qualità. Il
progetto prevede la formazione in loco di operatori turistici in grado di
essere nello stesso tempo artigiani, ma anche di incentivare giovani alle
attività imprenditoriali legate al flusso turistico.
Necessita pertanto la realizzazione di un Centro di formazione
permanente che in collaborazione con l’intero comparto formativo si
occupi di formare i giovani interessati al progetto.
Un Centro di formazione permanente
Il progetto Ergameron Work Village si basa essenzialmente
sull’artigianato, orientato in ottica turistica ma è fuori di dubbio che la
necessità di tale visone nasce dalla volontà di dare nuovo slancio al
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
87
comparto artigianale, alle imprese esistenti. Ecco perché la stessa
realizzazione di prodotti artigianali si concentra su prodotti non tipici o
“antichi” ma di qualità, potenzialmente utilizzabili nella vita quotidiana e
perché no, innovativi e certificabili. Per dare nuovo valore e impulso al
comparto, è necessario curare tre aspetti fondamentali che sono la cultura,
la dignità ed il sostegno per le attività artigianali e per gli stessi artigiani.
Nell’ambito del progetto è stato pertanto elaborato un programma di
formazione ed assistenza che vuole conseguire tali obbiettivi.
Criterio fondamentale per una impresa è quella di disporre di personale
qualificato, soprattutto quando la reperibilità di tali figure risultano
abbastanza carenti nel territorio. Pertanto, il ciclo formativo dovrà essere
orientato sia verso l’apprendimento delle pratiche lavorative che verso la
interpretazione delle regole dello stesso, la sua flessibilità operativa
nonché l’apprendimento di pratiche innovative nei settori specifici, ed
ancora verso l’etica professionale.
La struttura formativa prevista dall’idea-progetto prevede due livelli di
istruzione:
– il primo riguarda la formazione di otto specifiche categorie di
artigiani riferite al piano operativo del progetto Ergameron, il
quale prevede anche la possibilità di inserimento nella propria
struttura di assistenti artigiani per scopi turistici. L’iniziativa dovrà
coinvolgere, inoltre, la formazione di assistenti artigiani da
destinare ad altre imprese, le quali a seconda delle proprie
esigenze conferite, si potranno orientare verso aree di
specializzazioni mirate.
– il secondo livello, attuabile anche nel medio e lungo periodo,
riguarda la realizzazione di un “Istituto” che in collaborazione con
l’università ed altri enti, si occupi di formare i giovani che
intendono diventare esperti nella gestione delle imprese artigiane.
Si tratterebbe di un corso post-diploma della durata di 3 anni nel
corso dei quali, insieme al piano di studi teorici verranno
sviluppati progetti aziendali pilota i quali saranno poi offerti agli
stessi giovani frequentanti. Questi studi potranno offrire oltre
all’acquisizione delle tecniche di laboratorio, anche lo studio sulla
creazione di aziende e prodotti artigianali, lo studio su sistemi di
gestione, il conseguimento e l’applicazione delle innovazioni, lo
studio di mercati e di design, in funzione delle categorie artigianali
scelte dallo studente.
88
La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato
Il centro di ricerca e sviluppo delle attività artigianali
L’iniziativa ha come scopo la realizzazione di una struttura di servizi
polivalente a sostegno di tutte le attività artigianali già esistenti e
stimolare la nascita di eventuali altre attività. Tale centro si occuperà dello
sviluppo promozionale e innovativo delle imprese artigiane coinvolte nel
Progetto, assistendo le stesse in tutti i processi di sviluppo compreso la
tutela di marchi collettivi e brevetti, ed inoltre, offrirà consulenza ed
assistenza alla valutazione delle nuove idee imprenditoriali e dei nuovi
prodotti nella loro applicazione pratica.
Lo stesso centro si occuperà dello sviluppo delle applicazioni dei sistemi
informatici nelle imprese ed in internet (“e-business” ed "e-commerce”)
oltre ad un settore di marketing e di consulenza ed assistenza al lancio dei
prodotti e dei servizi. Il tutto sarà svolto nel pieno rispetto delle
peculiarità del lavoro artigianale, per la tutela delle pratiche e nel rispetto
della conservazione dei valori operativi dell'artigianato locale.
Il centro provvederà, inoltre, ad instaurare e convenzionare rapporti con
collaboratori esterni come consulenti, manager, designer ed esperti di
marketing per agevolare i contatti con le imprese ed offrire loro la
possibilità di cogliere ogni utile opportunità.
In pratica tale proposta intende fornire alle piccole imprese artigiane una
struttura di sostegno degna delle grandi industrie che permetta loro di dare
al proprio lavoro, ordine, efficienza ed efficacia.
7.1.8 Albo dei Maestri Artigiani
L’Albo Unico dei Maestri Artigiani” vuol conferire il titolo onorario di
“Maestro” a tutti gli artigiani che avranno dimostrato, durante il corso
della loro attività, qualità proprie di un buon artigiano, in funzione di
alcuni parametri (esperienza, capacità esecutiva, doti creative, etica
professionale, ecc.) e giudicate da un’apposita commissione.
L’albo costituirà un’importante patrimonio culturale in grado non solo di
elencare il numero di artigiani operanti nei diversi settori, ma anche di
archiviare documentazioni di opere eseguite dai maestri, costituendo, in
altre parole una vera e propria banca di informazione del patrimonio
artigianale locale, regionale, nazionale. In pratica tale proposta intende
fornire alle piccole imprese artigiane una struttura di sostegno degna delle
grandi industrie che permetta loro di dare al proprio lavoro, ordine,
efficienza ed efficacia.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
7.2
89
Previsione di sviluppo: il prospetto tecnico-economico
Il progetto Ergameron Work Village nella sua fase di ideazione ha
sviluppato uno studio tecnico amministrativo che costituisce una bozza di
piano di impresa. Esso ha tenuto conto della realtà sociale in cui si va ad
operare e delle peculiarità dei diversi operatori economici coinvolti
nell’iniziativa. In quasi tutte le proiezioni elaborate sono stati considerati
valori medi tali da non generare forti squilibri sia in presenza di risultati
finali positivi che negativi.
La bozza del quadro tecnico economico contiene una serie di tabelle,
ognuna per settore coinvolto, (legno, pietra, vetro ceramica
agroalimentare etc), che si basa sulla considerazione di una permanenza
media del turista di 4 giorni. Si è stimato pertanto un ciclo di lavorazione
di 3 ore al giorno per 4 giorni, per un totale in ogni divisione di 3 turni di
3 ore per ogni postazione, dedita all’apprendimento del lavoro artigianale.
Tralasciando le stime per ogni settore, proponiamo il totale dei dati
ricavati in termini di banchi o postazioni impegnate per l’apprendimento
del turista, superficie minima impegnata, numero di lavoratori coinvolti e
turisti serviti.
Tab 8: Superficie, addetti e tursiti serviti nelle botteghe del Work Village
Settore
Quantità banchi
Sup.min. (Mq)
Addetti
Turisti serviti
Legno
13
208
7
51
Pietra
12
120
5
36
Vetro
12
115
4
36
Ceramica
16
127
4
24
Metallo
8
98
4
24
Restauro
6
80
2
18
Ricamo e uncinetto
10
20
2
30
Laboratorio artistico
25
130
3
75
75
4
Lattiero caseario
Insaccati
95
3
Panificazione
60
2
1.128
40
Totale
102
294
Fonte: Ns elaborazione su dati dell’idea-progetto Ergameron
Dalla tabella si evince che la capacità ricettiva potenziale delle botteghe è
di 294 persone al giorno per un totale di 88.200 persone all’anno.
Dal punto di vista dei costi da sostenere per la realizzazione del Progetto,
una seconda tabella riassume la stima delle spese da sostenere per ogni
settore:
90
La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato
Tab 9: Previsione di spesa per la realizzazione delle botteghe artigiane
Voci di spesa
Costi
Botteghe artigiane
€ 180.000,00
Botteghe agroalimentari
€ 45.000,00
Strutture di servizio
€ 349.000,00
Allestimento vie
€ 400.000,00
Vigilanza e sicurezza
€ 16.500,00
Pubblicità e promozione
€ 400.000,00
Supporto alla logistica
€ 200.000,00
Uffici
€ 200.000,00
Progettazione e consulenze
€ 482.000,00
Totale
€ 2.272.500,00
Fonte: Ns elaborazione su dati dell’idea-progetto Ergameron
Il conto economico previsionale in termini di ricavi stima invece un
valore della produzione pari a 3 milioni di euro circa di cui 2.577.000
euro ricavati dalle vendite e dalla prestazioni del circuito Work village. Il
calcolo è stato effettuato considerando una presenza di turisti nella fase
iniziale di 7.500 persone all’anno, 25 persone al giorno, con un spesa
media di 343 euro cadauni per tre giorni, seppure come già specificato, il
progetto prevede una capacità complessiva di ricettività pari a 294
persone al giorno, con evidenti ricadute positive sull’indotto, connesso
specificatamente al comparto turistico (intermediazione, guide turistiche,
servizi di trasporto, svago). Nello specifico, le spese a carico del turista
prevedono un pernottamento, prima colazione, pranzo, cena e tre ore di
apprendimento presso i banchi artigianali per un ammontare di 104 euro
giornalieri.
In termini occupazionali, esiste una previsione progettuale che include
anche l’indotto e il comparto formativo come di seguito indicato:
Tab 10: Previsione occupazionale
Tipologia
Operatori coinvolti direttamente
nell’iniziativa
Operatori impiegati nell’indotto
Comparto formativo
Totale
Fonte: Ns elaborazione su dati dell’idea-progetto Ergameron
Fase iniziale
A regime
40
63
100
180
15
50
155
293
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
7.3
91
Il Work Village: un sistema di sviluppo dei centri storici
L’idea progetto esposta finora ha ragione di essere solo in un sistema di
azione che ingloba contemporaneamente la rivalutazione dei centri storici,
le attività connesse al turismo, i comparti artigianali e agroalimentari. Il
venir meno di uno solo degli elementi indicati indebolisce l’intero sistema
Ergameron che in maniera innovativa concepisce la possibilità di riuscita
del prodotto, sulla base di sinergie da attivare simultaneamente. Del resto
l’idea del work village nasce dalla constatazione delle criticità esistenti
nei piccoli comuni che comportano simultaneamente il degrado del
patrimonio edilizio, la scarsa permanenza della micro imprenditorialità e
la perdita della cultura dell’artigianato. Fattori che hanno spinto
amministratori pubblici e piccoli imprenditori a intravedere nel turismo
“l’ultima spiaggia” dello sviluppo economico di un “paese”, spesso però
tralasciando le tipicità del luogo o non facendo i conti con la generalità
delle proposte di sviluppo o di promozione di altri territori, con il rischio
di realizzare prodotti poco competitivi sul mercato della fabulazione di un
territorio.
Fig 2: Fattori di criticità emersi nei centri storici
Abbandono e
degrado
Difficoltà creazione
Micro attività
Fonte: Idea Progetto Ergameron
Perdita della cultura
dell’artigiano
92
La proposta Work Village Ergameron: il centro storico e l’artigianato
Il sistema Ergameron prova a garantire tale competitività sul piano
turistico, spostando l’attenzione su altre leve di interesse, legate alla
manualità, alla creatività in stretto contatto con il mondo artigianale ma
non del tutto svincolato dalla produzione artigiana contemporanea. La
competitività è garantita dalla persistenza di tre fattori, territorio,
artigianato, turismo, che nella fase di attuazione del progetto riceveranno
lo stesso peso e la stessa valorizzazione, per giungere agli obiettivi di una
loro riqualificazione e riconversione.
Fig 3: Elementi competitivi del progetto Ergameron
Sostenuto
Alternativo
Innovativo
Turismo
Work
Village
Riqualificazione
Riconversione
Patrimonio
Artigianato
Identificazione
Territorio
Cultura
Sinergie
Fonte: Idea progetto Ergamenron
Seguendo lo schema sopra è evidente come nel sistema Ergameron,
l’artigianato potrà godere di un’attività di riqualificazione attuata
attraverso la formazione, l’assistenza continua garantita dal Centro di
Ricerca e Sviluppo e dalla creazione di nuovi artigiani, trasmettendo ad
essi nuovi metodi di lavoro e supporto alla gestione. Punterà alla
riconversione del maestro artigiano, con la nuova figura di
artigiano\assistente turistico, ma anche alla valorizzazione dell’artigianato
attraverso l’ingegnerizzazione del prodotto e potrà ottenere una sua
identificazione grazie all’Albo nazionale dei maestri artigiani e la
diffusione delle opere e della cultura dell’artigianato.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
93
Nel sistema Ergameron, il turismo sarà competitivo grazie ad una vacanza
“attiva” che concepisce il relax, le bellezze culturali e naturalistiche, la
partecipazione alla vita del Borgo e l’apprendimento di lavori artigianali.
Del tutto innovativo, in quanto è l’artigianato ad essere la nuova fonte
economica, coinvolgendo il turista nella realizzazione dell’opera, ma
anche sostenibile con la rivitalizzazione dei centri storici, il
coinvolgimento attivo del territorio e le sinergie tra istituzioni, imprese
cittadini.
Infine, con il sistema Ergameron ad ottenere vantaggi sarà l’impianto
urbanistico del comune ospitante, attraverso la salvaguardia dei centri
storici e dei relativi patrimoni artistico-culturali.
7.3.1 Report : Progetto Ergameròn - Bit 2005
Il Work Village Ergameron al fine di testare l’interesse di Tour Operator
nazionali ed internazionali nell’ambito dello stand della provincia di
Salerno, ha partecipato alla Bit edizione 2005, producendo una serie di
contatti con 32 Tour Operator presenti, di cui 13 in target e 19 non in
target.
Si sono dunque contattati quei tour operator in target presenti alla
manifestazione ovvero coloro che inserivano nella propria offerta viaggi
di tipo culturale e “naturalistico”.
Per gli altri operatori contattati e definiti “non in target” si è rilevato un
disinteresse ad iniziative di tipo culturale in quanto il loro pacchetto
volgeva ad un tipo di offerta strutturate su città d’arte o aree costiere.
Alla luce del sondaggio effettuato presso la Bit di Milano sono emersi tre
fattori di primaria importanza:
– la presenza di una percentuale media di Tour Operator con
proposte turistiche indirizzate al target di Ergameron;
– il riscontro di apprezzamento della proposta Ergameron da parte di
13 Tour Operator che hanno manifestato l’interesse ad inserire nei
propri cataloghi i pacchetti turistici di Ergameron;
– l’originalità dell’offerta per tipo, qualità e diversificazione, tanto
da ottenere da parte dell’Istitut de Marketing et Développement
(promotore del Salon Italia di Parigi) un riconoscimento ufficiale.
Si tratta di risultati significativi che sottolineano in particolare
l’originalità del progetto e la sua capacità competitiva, attraverso un
valore aggiunto rappresentato dall’investimento di diversi fattori trainanti,
ma soprattutto di interessi nuovi per il turista/cittadino e metropolitano.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
VIII
95
Il Centro Commerciale Naturale di Sala
Consilina
Tra le iniziative già intraprese nel Vallo di Diano finalizzate al recupero e
alla rivitalizzazione dei centri storici, grazie alla sua novità concettuale e
metodologica emerge quella del Centro Commerciale Naturale di Sala
Consilina (CCN). La cittadina con poco meno di 13 mila residenti si
attesta da sempre come centro di servizi e piattaforma commerciale del
Vallo di Diano, e come tale intende rafforzare la propria caratterizzazione,
dando nuova linfa ed interesse a quei luoghi naturali come il centro
storico, dove insistono attività commerciali. Il progetto è stato presentato
alla comunità locale nell’ottobre del 2006. Prima di affrontare il percorso
metodologico ideato nel progetto per il recupero del patrimonio edilizio
non utilizzato, esponiamo di seguito una breve descrizione di cosa sia il
Centro commerciale naturale. Le seguenti informazioni sono frutto di
interviste fornite dagli Uffici tecnici del Comune e della newsletter creata
in occasione della presentazione in ottobre 2006.
8.1
L’idea portante
Il Centro commerciale naturale è una forma di marketing territoriale ed
urbano che si attesta come nuovo modo di considerare piazze e strade,
storicamente caratterizzate dalla presenza di negozi, di attività artigianali,
di servizi e di agenzie di affari, bar e ristoranti, di attività per il tempo
libero e indica una rinnovata organizzazione di tali attività negli spazi
pubblici, per vivere e condividere la città ed i servizi che essa offre. Si
tratta di coordinare ed integrare fra loro gli esercizi del commercio e
dell’artigianato, i servizi e la cultura in genere, attraverso una politica
comune di sviluppo e di promozione del contesto cittadino, mediante
interventi per l’implementazione dei servizi, la riqualificazione della città,
il recupero delle sue qualità artistiche, architettoniche e culturali. In
sostanza si tratta di creare un centro commerciale comunemente
conosciuto, senza apporre interventi urbanistici ex novo ma mettendo a
rete servizi ed esercizi commerciali già esistenti in una determinata zona
della città, integrati da un’unica offerta economica. Ecco perché la
collocazione ideale dei Centri commerciali naturali è in quei contesti che
presentano realtà commerciali che si affacciano su strade e piazze e in
centri storici che si caratterizzano per il dinamismo di negozi, botteghe,
96
Il Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina
bar, servizi e centri ed organismi culturali. La scelta
dell’Amministrazione comunale di Sala Consilina di realizzare un Centro
commerciale naturale scaturisce da un’intensa attività multidisciplinare
svolta da un gruppo di lavoro che si è avvalso di professionalità tecniche
di comprovata esperienza e della collaborazione delle organizzazioni di
categoria degli operatori economici, tra cui la Camera di Commercio, la
Confcommercio, la Confesercenti, la Confartigiani-Salerno, e del sistema
creditizio locale. L’area del Centro commerciale naturale individuata dal
gruppo di lavoro comprende l’intero centro storico cittadino e la direttrice
viaria Matteotti-Mezzacapo (fino agli innesti di via Boschi e di via
Macchia Italiana). Tuttavia, il perimetro del CCN non è inamovibile: esso
potrà estendersi nel tempo anche ad altre aree della città.
Il salto di qualità nel progetto risiede nell’abbandono da parte dei singoli
esercenti della “logica di strada” o singola attività e nel successivo
passaggio al sistema integrato dei servizi commerciali. In tal modo, gli
esercenti stabiliscono grazie all’impulso di un organismo di gestione, una
relazione che ha per obiettivo il coordinamento delle proprie attività e
dunque un servizio integrato tra le diverse attività economiche in
relazione ad uno spazio territoriale che funge da attrattore.
L’idea nasce dall’esperienza messa in campo dall’Amministrazione
comunale di Colle di Val d’Elsa, in provincia di Siena, dove è stato
realizzato un progetto ambizioso per la riqualificazione urbanistica e
architettonica, in chiave contemporanea, di una parte importante della
città. Proposto nel 1997 dall’amministrazione comunale, insieme con la
Colle Promozione S.p.A., società mista a prevalente capitale pubblico, il
programma nell’aprile del 2004 ha ritenuto opportuno la costituzione di
una società, la New Colle S.r.l. che rappresenta lo strumento immobiliare
e operativo della stessa Colle Promozione e ne attua le linee strategiche di
intervento, dal momento che essa risulta essere il soggetto proprietario di
una parte dell’area interessata all’attuazione delle previsioni del piano
regolatore. Una modalità, quella di costituire uno strumento agevole per
la vendita immobiliare che come vedremo è stata avanzata dallo stesso
Comune salese per meglio gestire e porre sul mercato il patrimonio
edilizio non utilizzato nel centro commerciale naturale.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
Fig 4: Area Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina36
Fonte: elaborazione progetto Centro Commerciale naturale
36 Per una migliore visualizzazione si rimanda alla versione digitale
97
98
Il Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina
8.1.1 Gestione e previsione
La strada intrapresa a Sala Consilina prevede che il Centro commerciale
naturale sia retto da un Comitato di coordinamento cittadino o Consorzio
la cui costituzione è avuta il 21 aprile 2006 con la sottoscrizione di un
protocollo d’intesa da parte dei rappresentanti dei seguenti organismi:
Comune di Sala Consilina, Ascom-Confcommercio Provinciale e del
Vallo di Diano, Confesercenti Provinciale e del Vallo di Diano, Cidec
Vallo di Diano, Banca di Credito Cooperativo di Sassano, Banca di
Credito Cooperativo di Roscigno e Laurino, Federazione Provinciale
Artigiani di Salerno aderenti a Casartigiani, Ordine dei Dottori
Commercialisti del Vallo di Diano, Collegio dei Ragionieri e dei Periti
del Vallo di Diano.
Lo scopo difatti è quello di promuovere la partecipazione di abitanti ed
operatori ai quali si vuole dare opportunità di riappropriarsi di una nuova
dimensione, più accogliente della città.
Il Comitato ha l’obiettivo di raccogliere i differenti soggetti merceologici
presenti nell’area di riferimento del Centro commerciale naturale,
(commercio, artigianato ricettività, spettacolo, ecc.) senza distinzione per
le dimensioni imprenditoriali (piccole, medie e grandi imprese,
associazioni, enti, ecc.), dai quali far derivare le linee programmatiche di
rivitalizzazione e pertanto resta aperto all’adesione di nuovi soggetti,
pubblici e privati ed in particolare degli operatori delle attività miste che
esercitano nell’area individuata.
Attualmente hanno aderito 25 imprese, oltre ad un nutrito gruppo di
associazioni e cooperative operanti in ambito sociale e culturale.
Il funzionamento del Comitato è disciplinato da uno statuto approvato
dalle parti che hanno sottoscritto il protocollo d’intesa, con una
maggioranza qualificata di almeno due terzi degli aderenti.
Operatori e cittadini sono coinvolti attraverso il Comitato di
coordinamento cittadino, ma anche per mezzo di specifiche iniziative ed
eventi tendenti a diffondere la logica di sistema che sta alla base del CCN
e ad illustrare i vantaggi che ne derivano.
La realizzazione del Centro Commerciale naturale prevede diversi effetti
positivi. In primo luogo una maggiore competitività delle attività
commerciali e di servizio con l’aumento dei frequentatori attratti da un
centro contenitore di servizi e punti vendita, che nello stesso tempo è
inserito all’interno di una realtà urbanistica di pregio e qualità. Si tratta
inoltre di una iniziativa che tende e mettere sul mercato il patrimonio
immobiliare non utilizzato attraverso una formula innovativa di cui
scriveremo successivamente, mentre dal punto di vista sociale si
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
99
otterranno vantaggi grazie a nuove possibilità di incontri e confronti,
riattivando luoghi pubblici e urbani in gran parte abbandonati. Inoltre, il
centro commerciale naturale darà la possibilità agli esercenti di godere di
servizi di comunicazione e marketing unitari e di ulteriori servizi
immateriali in grado di offrire un valore aggiunto e competitivo alle
singole realtà economiche. Attualmente, gli interventi avviati sono
diversi, ma suddividibili su due livelli. Da un lato si sta definendo
l’assetto burocratico e amministrativo della gestione del centro
commerciale naturale, dall’altro si stanno individuano le migliori formule
progettuali per giungere ad una serie di contributi pubblici ed
implementare così le attività del Centro. La prima strada ha portato alla
elaborazione dello Statuto per il funzionamento del Comitato, che
permetterà di nominare il Consiglio Direttivo. Quindi si procederà alla
pubblicazione del concorso di idee per la denominazione del Centro
commerciale naturale. Inoltre nei prossimi mesi si precederà ad
aggiornare le rilevazioni effettuate nel 2005, relativamente
all’assortimento merceologico dell’area interessata, agli immobili non
utilizzati, alle attività culturali e alle opere pubbliche realizzate negli
ultimi tre anni, quelle in corso di realizzazione e quelle programmate ed
inserite nel Piano pluriennale Opere Pubbliche.
La seconda strada, come abbiamo detto, prevede una serie di progettualità
materiali e immateriali volta all’ottenimento di finanziamenti pubblici. Il
Centro commerciale naturale in un primo tempo è stato inserito nel
“Contratto di quartiere”, uno strumento complesso fatto derivare dal
censimento di azioni e di interventi attuati negli ultimi anni, previsti nel
PEG. Il programma di intervento è stato presentato nel 2006 al Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti per ottenere i relativi finanziamenti su
opere pubbliche. Con l’insediamento del nuovo Governo, il programma di
investimento è stato sospeso a livello nazionale e non più riattivato, ma
sembra che nel corso del 2007, i contratti di quartiere dovrebbero essere
finanziati. Quello del Comune di Sala Consilina prevede diversi interventi
di tipo infrastrutturale per l’arredo urbano, la ristrutturazione e
riqualificazione, l’adeguamento dei fabbricati pubblici. Difatti, perché un
centro commerciale naturale possa essere tale è necessario consolidare la
qualità degli spazi e dei servizi pubblici di tipo infrastrutturale. Così per
garantire la funzionalità del centro sarà necessario provvedere alla
realizzazione di aree parcheggio, di spazi pubblici di vetrina, di strade
percorribili per i servizi di logistica degli esercizi commerciali, della rete
fognaria o quella per il metano etc. Per esempio, il centro commerciale
prevede l’individuazione di gerarchie di percorsi che corrispondono a
100
Il Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina
categorie di progetti integrati, inerenti la riqualificazione degli spazi
pubblici.
Accanto a tali interventi “materiali”, il centro commerciale naturale è
stato inserito in una progettazione di tipo “immateriale”, come riferisce
Michele Esposito, uno dei tecnici comunali impegnati nella definizione
del Centro. Tale progettazione è attualmente candidata all’interno del
Parco Progetti regionale, relativo ai nuovi Fondi 2007/2013 che tra le
diverse iniziative, prevede infrastrutture tecnologiche, un programma di
marketing urbano e territoriale per una pianificazione strategica delle
attività, un’energica promozione dei singoli interventi, la formazione
aziendale. Ulteriori e immediati interventi, infine, saranno avviati dal
Comune per favorire la manutenzione del centro storico attraverso un
bando pubblico rivolto agli esercenti che riceveranno formule di incentivi
per la propria attività, se manifesteranno la disponibilità a garantire la
manutenzione del centro storico attraverso accorgimenti indirizzati nei
luoghi dove insistono le attività commerciali.
Ogni soggetto appartenente al Comitato del Cento commerciale interviene
sull’opera specifica (il Comune interviene per la riqualificazione del suolo
pubblico, i privati per le facciate, gli operatori per il fronte delle attività).
In tal modo, un Centro commerciale naturale consente di riqualificare le
aree in cui sono inserite le attività imprenditoriali e le aree limitrofe, di
migliorare i servizi offerti dalle imprese, di incrementare la crescita del
tessuto imprenditoriale. Appare evidente dunque che affinché il centro
possa essere davvero funzionale è necessario il coinvolgimento, con pari
diritti e doveri, di tutte le parti in gioco, pubbliche e private.
8.2
Programma Negozi Sfitti: un elemento innovativo per il
patrimonio edilizio
Una metodologia innovativa per recuperare sul mercato economico il
patrimonio edilizio non utilizzato e circoscritto nell’area del Centro
commerciale naturale è quella del programma “Negozio Sfitti”, illustrata
dal dirigente dell’area tecnica del Comune di Sala Consilina, Attilio De
Nigris.
La rigenerazione dei “Negozi sfitti” o meglio degli immobili non
utilizzati nel centro commerciale e potenzialmente vendibili come unità
immobiliari in regime di locazione di impresa, è una delle leve principali
per avviare il processo di rilancio del tessuto degradato delle attività
miste.
Il percorso pensato prevede una serie di punti e di strumenti giuridici
ottimali. In sintesi, il programma predispone in primo luogo la stesura di
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
101
un contratto di locazione che consente l’istituzione di un rapporto diretto
tra proprietari delle unità immobiliari e operatori immobiliari, con la
presenza di un soggetto garante rappresentato dal Comitato del centro
commerciale ma che in una fase successiva, se lo stesso Comitato riterrà
opportuno, potrà essere una Società pubblico-privata, in cui i singoli
proprietari partecipano all’azionariato complessivo, con le unità
immobiliari valutate in azioni, reale patrimonio della società insieme con
l’azionariato pubblico.
Il programma prevede:
1. la stesura di un protocollo d’intesa tra il Comitato e le agenzie e
immobiliari di Sala Consilina in cui i soggetti di intermediazione
si impegnano ad operare in comune accordo sulle unità
immobiliari definite dal Comitato;
2. la disponibilità a favore del Comitato, per un periodo predefinito
delle unità sfitte al fine di consentire alle agenzie immobiliari di
individuare il tipo di attività che meglio si integra nell’offerta
complessiva del luogo in linea dunque con l’offerta merceologica
già presente. La valutazione sarà supportata da un esperto di
commercializzazione;
3. la collocazione delle unità immobiliari in regime di locazione di
impresa;
4. il supporto alla progettazione della grafica di segnalazione e delle
opere di ristrutturazione da parte del Comitato;
5. gli interventi di promozione del luogo interessato dal nuovo
insediamento, secondo il programma annuale di promozione del
Centro commerciale naturale.
L’attuazione del programma “Negozi sfitti” dunque avviene attraverso il
coinvolgimento da un lato dei proprietari delle unità immobiliari
vendibili, dall’altro delle agenzie immobiliari presenti sul mercato.
Il vantaggio per il proprietario consiste nell’ottenere una maggiore
opportunità di locazione del proprio fondo, mentre il vantaggio per un
eventuale imprenditore, disposto a collocarsi nel Centro commerciale
naturale, consiste nella possibilità di disporre di un supporto di
consulenza progettuale e di promozione, e di una più ampia disponibilità
di unità immobiliari, tra cui scegliere quelle più convenienti alla propria
tipologia imprenditoriale. Il vantaggio per il Centro commerciale naturale
sarà quello di ampliare l’offerta merceologica complessiva e di rafforzare
i poli commerciali, districati lungo i percorsi del Centro.
Sul piano della superficie da utilizzare, non esiste ancora una stima dei
metri quadri vendibili e dunque privati. In tal senso, il Comitato sta
102
Il Centro Commerciale Naturale di Sala Consilina
predisponendo una ricerca sul campo e un aggiornamento sui dati finora
in possesso, nonché una campagna di comunicazione sull’intero progetto,
al fine di coinvolgere i proprietari delle unità immobiliari.
8.3
Considerazioni
Il Centro commerciale naturale sia in termini di recupero edilizio che di
rivitalizzazione del centro storico appare un progetto in linea con la
vocazione economica del comune di Sala Consilina, centro di servizi per
comuni e comunità a sud di Salerno e a nord della Basilicata. Si assiste
cioè ad un corretto proponimento di sviluppo, attenendosi all’indirizzo
economico del territorio e alle risorse, non snaturate, tipiche della
comunità locale interessata. Il coinvolgimento di parti sociali differenti, in
primo luogo degli esercenti, inoltre, rappresenta un elemento rafforzativo
per il prosieguo del Centro, che in tal modo potrà avvantaggiarsi delle
energie che giungono dal basso, di una comunità che partecipa da
protagonista ad un processo di sviluppo. Sarà pertanto indispensabile
tenere alta la condivisione ed evitare una eccessiva personalizzazione
politica o amministrativa nel progetto, lasciando ben chiari i confini tra
l‘agire amministrativo e quello imprenditoriale. Inoltre, il Centro
commerciale naturale rappresenta uno dei primi, se non il primo tentativo
già in atto di rendere complementari più attività produttive in un
comprensorio in cui sono tante le opportunità.
L’integrazione delle risorse economiche produttive è l’unica strada
possibile per convogliare le intere comunità verso una programmazione
efficace in termini di risultati finali.
L’esperimento del Centro commerciale naturale è sulla strada giusta.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
103
Conclusioni
Nel corso della nostra analisi in alcune occasioni abbiamo sottolineato i
principali punti di debolezza dei processi avviati, che così riassumiamo:
1. lungaggini
pubblico-amministrative,
con
eccessiva
burocratizzazione del finanziamento pubblico, tempi infiniti per
avviare progetti a largo respiro;
2. scarso potere di contrattazione da parte dei privati per dare inizio a
procedimenti pubblico-privati, snellendo le procedure e avviando i
processi imprenditoriali;
3. scarsa programmazione nel management e nella promo
commercializzazione dei prodotti creati;
4. progetti essenzialmente centrati sull’ospitalità, con pochi elementi
competitivi di richiamo rispetto ad altri territori.
Possiamo affermare che la maggior parte degli elementi suddetti derivano
da un’unica causa/matrice, presente in quei territori dove, come abbiamo
già visto in precedenza, il turismo non può rappresentare il comparto
trainante dello sviluppo ma piuttosto un elemento complementare ad altre
attività economiche “a rientro finanziario più consistente”. La
causa/matrice è l’incapacità di cogliere questo legame multisettoriale tra
turismo ed altre risorse economiche di un territorio, alimentando la scarsa
integrazione tra i progetti di sviluppo comprensoriale e quelli di
marketing territoriale “ristretti” a zone interne del comprensorio. “… il
turismo se fondato su risorse deboli e diffuse, produce strutturalmente un
Pil incerto…il turismo è attività stagionale: l’investimento in forma di
capitale fisso deve, quindi, poter generare altri benefici economici di tipo
37
sociale distribuiti sull’intero arco dell’anno”
In sintesi, recuperare patrimonio edilizio all’interno di un progetto
“ristretto” e monosettoriale, slegato dal resto dei piani economici di
sviluppo, produce incertezza sia nell’iter pubblico-amministrativo che
dovrebbe portare al finanziamento, sia nei privati che vi hanno investito o
sono stati invogliati. Ma prima di tutto, quel patrimonio “ospitale”
incontrerà difficoltà nella gestione economica, in quanto si muove
solitario in un mare/mercato di proposte competitive, scollegato dal resto
delle risorse di richiamo del “suo” territorio, senza possibilità di
37 Cfr. R. Mascarucci “Architettura, Urbanistica e Tursimo: lo sviluppo locale” in Rapporto sul turismo
italiano. quindicesima edizione con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury
Srl: Firenze, 2006, pp. 433-445
104
Conclusioni
trasformarsi in un bene produttivo, poiché non coinvolge gli altri comparti
economici presenti. Le proposte progettuali dunque dovrebbero venir
fuori da una “vision” complessiva del territorio, dovrebbero legarsi ai
piani di sviluppo locale già esistenti e insieme creare un’immagine del
comprensorio, “un’identità territoriale collettiva” unica che raccolga e
interpreti le aspirazioni socio economiche del territorio, facendole
prodotto e rendendole competitivi sul mercato. Integrazione e identità
locale significano conseguentemente management a regia unica, promo
commercializzazione coerente di un prodotto ricco e diversificato in cui il
patrimonio edilizio dei centri storici e delle aree rurali diventa “ospitale e
ricettivo” ma anche luogo commerciale, produttivo, ricreativo.
Integrare i Progetti Integrati del Vallo di Diano, gli altri interventi di
sviluppo attivati in differenti comparti economici e i progetti di marketing
territoriale studiati, è una delle prime azioni da fare per rendere il Vallo di
Diano competitivo nelle sue molteplici risorse. Garantire successivamente
un management qualificato con un’unica regia che faccia da coordinatrice
e intermediatrice, ma anche da garante nei confronti dei servizi che la
pubblica amministrazione deve offrire alla produttività del territorio, è il
secondo passo.
Accanto a tali azioni ne vanno ovviamente predisposte altre.
Per quanto riguarda la funzione della pubblica amministrazione, in primo
luogo, andrebbe ricercata una maggiore semplificazione nelle procedure
amministrative. In secondo luogo, il pubblico dovrebbe accompagnare le
iniziative nate insieme ai soggetti privati senza l’eccessiva tendenza
assistenziale, che spesso scoraggia, in chi la possiede, la disponibilità al
rischio imprenditoriale e tale rischio, anche quando si tratta di
riqualificare un immobile nel centro storico, va assunto nella sua
interezza. Piuttosto, la pubblica amministrazione dovrebbe garantire i
servizi alle attività produttive all’interno dei centri storici (arredo urbano,
trasporti, uffici informativi, beni culturali, parcheggi, politiche di
comunicazione e condivisione, locazione in comodato d’uso dei locali
pubblici), e se nuovi progetti nasceranno, questi potrebbero coinvolgere
ed utilizzare gli spazi e gli immobili non occupati, non esclusivamente in
chiave turistica o comunque non solo puntando sulle attività di carattere
turismo. Così come del resto provano a fare i nuovi progetti presentati
nella seconda parte del nostro studio, coinvolgendo nuovi comparti, come
il commercio, l’artigianato o la produzione agroalimentare, in modo che il
processo virtuoso ed economico possa compensarsi attraverso attività
diversificate e complementari.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
105
Se azione pubblica deve esserci, allora, sarebbe il caso di inserire un’idea
progetto come il Work Village, all’interno dei piani di sviluppo locale in
atto. Per poi, però, avviare un processo che utilizzi locali comunali del
centro storico da affidare in comodato d’uso, nei quali trasferire attività
artigianali già esistenti sul territorio ma in via di declino produttivo e
collegarle al richiamo turistico del “fai da te”, ad un sistema di ospitalità
diffusa operativo nello stesso centro storico o ad esso limitrofo e a
soggetti intermediari che si occupino della promo commercializzazione
del prodotto. Agire in tal senso, creerebbe l’opportunità di avviare sin da
subito, e non dopo anni di attesa, il processo produttivo del progetto,
affidando a ciascuna parte, pubblica e privata, la dose di responsabilità
necessaria e funzionale all’ottenimento di buoni risultati. Significherebbe
infine poter utilizzare contemporaneamente più di una attività con
potenziale rientro finanziario, così da garantire la sopravvivenza del
progetto nella fase più difficile di start up.
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
107
Bibliografia
AA.VV. “Rapporto sul turismo italiano. quindicesima edizione” con il
Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Turistica-Mercury
Srl: Firenze, 2006
AA.VV., Rapporto sul turismo italiano. Dodicesima edizione con il
Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive-Direzione Generale per
il Turismo, Turistica-Mercury Srl: Firenze
AA.VV. Documento di presentazione dell’iniziativa Borghi Autentici
d’Italia – Salerno Srl Novembre 2005
AA.VV. “Corso di formazione per operatori di centri informazioni
turistiche”, Compagnia dei Parchi, 2005
AA.VV. Proposta per la costituzione di un Centro Commerciale Naturale
a Sala Consilina, Comune di Sala Consilina - Ottobre 2006
AA.VV. Ergameron Work Village – idea progettuale Polla, 2004
Comunità Montana Vallo di Diano (a cura di Maurizio Cocilova),
“Evoluzione edilizia e recupero di un patrimonio di risorse”, settembre
2007
Leva Cinzia, “Quando la storia incontra il turismo: l' "albergo diffuso" a
Santo Stefano di Sessanio (AQ) e a Specchia (LE)" Tesi di laurea - Anno
accademico 2004-2005
Polci S., Gambassi, R. Della Puppa F. “ Secondo rapporto - Analisi dei
parchi regionali e delle riserve in Campania” Osservatorio sul turismo nei
parchi e nelle aree naturali protette in Campania – Serico srl – indagine
realizzata per Compagnia dei Parchi S.c.a.r.l. 2007
Migrazioni – Newsletter Rti-MondoGis-Gismeeting – Comunità Montana
Vallo di Diano, Padula 2007
Nicoletti D., Ranesi D. - Prusst Ospitalità da favola - Programma di
riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile – Maggio 2000
Patrimonio edilizio e marketing territoriale: dall’ospitalità diffusa al Work Village
Siti web consultati
www.albergodiffuso.com
www.parks.it
www.borghiautenticiditalia.it
www.borghiautenticisalerno.it
www.provincia.salerno.it/prusst/
www.equalape.compagniadeiparchi.com/
www.compagniadeiparchi.com/
http://comune.sala-consilina.salerno.it/
109
Gruppo di lavoro
Area sviluppo progetti:
Azzato Antonello
Barbone Silvia
Becheri Emilio
Becheri Giacomo
Billi Sandro
Cocilova Maurizio
De la Feld Gianpiero
Gambassi Roberto
Iannario Maria
Iannibelli Antonietta
Picilli Pierluigi
Russo Michela
Sommese Antonio
Vitale Carmine
Comunicazione:
Breglia Carmela
Medici Salvatore
Picarelli Ugo
Segreteria organizzativa e monitoraggio:
Martello Luigina
Menna Pamela
Uffici:
Viale Certosa, 1 - 84034 Padula (Sa)
tel. 0975.778622 . fax 0975.778866
e-mail: [email protected]
sito web: www.dianosostenibile.it