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1 SETTEMBRE 2015 2 EDITORIALE Carissimi, il 23 giugno, ultimo giorno di visita alla Sindone mi è stata chiesta la disponibilità per le Confessioni a Torino, di fronte al Duomo. Verso la conclusione del mio turno è arrivato un giovane ventinovenne di Padova a confessarsi. Dopo esserci salutati, mi dice: “In questi giorni ho sentito Papa Francesco che diceva che non si va a vedere la Sindone, ma si va a lasciarsi guardare da quel volto. Così ho deciso. Ho chiesto un giorno di permesso dal lavoro, mi sono lasciato guardare da quel Volto, ora mi confesso e poi prendo il treno per Padova. Domani torno al lavoro.” Mi ha tanto colpito questo incontro! Questo ragazzo con semplicità e tanta convinzione mi ha dato una splendida testimonianza di vera fede! A fine giugno ho ricevuto questa mail… RIVOLI Parrocchie nella città ANNO XIX - N.2 Settembre 2015 Via F.lli Piol, 44 10098 Rivoli (TO) www.parrocchierivoli.it [email protected] [email protected] In copertina: San Martino: dipinto (C. Giacone), chiesa e vecchio campanile Direttore responsabile: Paolo Paccò Vice direttore: Lidia Cuva Redazione: Don Giovanni Isonni Don Angiolino Cobelli Don Paolo Ravarini Don Andrea Zani Paola Cornaglia Stefano Coscia Jenny Gennatiempo Silvano Giordani Remo Lardori Franco Rolfo Mariangela Zamariola Lidia Zanette Progetto grafico: Identità Multimediale Torino Impaginazione: Fabio Leone Stampa: Tipografia Locatelli Trezzano sul Naviglio (MI) Pensando al nuovo anno che stiamo per iniziare, vorrei semplicemente condividere con voi due pensieri, nati dinnanzi alla Sindone… È bello lasciarsi guardare da quel volto!!! In questo gesto ci sono i percorsi fondamentali della nostra vita di fede: - l’incontro con Gesù. Come quel giorno con il giovane ricco, Gesù ci incontra, fissa il suo sguardo su di noi, ci ama e ci chiama a scelte grandi: “Vai, vendi tutto ciò che hai, dallo ai poveri, vieni e seguimi!” - lasciarsi guardare da Lui. È la nostra risposta. È lasciare spazio a Dio nella nostra vita, è trovare tempo per Lui, è vivere l’affascinante esperienza della contemplazione. EDITORIALE - incontrare la sguardo della soRella e del fratello. Gesù continua a guardarci con gli occhi delle persone che ci stanno accanto. Gesù ci chiede di essere capaci di guardarci negli occhi per condividere la gioia del sorriso, la forza della decisione, il dolore delle lacrime. Misericordiosi come il Padre In continuità con quanto abbiamo vissuto, Papa Francesco ci invita a vivere la grande esperienza dell’Anno santo, del Giubileo, di un anno di Grazia! In questo disegno, opera del gesuita Padre Marko Rupnik, mi colpisce l’immagine di Gesù, buon pastore, che con estrema misericordia carica su di sé l’umanità, ma i suoi occhi si confondono con quelli dell’uomo. Cristo vede con l’occhio di Adamo e questi con l’occhio di Cristo. Sì, vivremo questo tempo di Grazia: Gesù che ci guarda con i nostri stessi occhi per esserci vicino, prossimo; noi chiamati a guardare i nostri fratelli con gli occhi di Cristo… lo sguardo della bontà, della misericordia, della comunione. Che sia davvero per tutti tempo di sguardi sereni, di sorrisi donati, di lacrime condivise, di tempi di profondità, di cieli di contemplazione, di volti di accoglienza, di occhi colorati di speranza! don Giovanni 3 4 Il sogno diventa realtà Nel mese di aprile abbiamo ricevuto l'invito da parte di Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, affinché noi monache o suore di clausura del Piemonte, potessimo pregare davanti alla Sindone e anche per salutare papa Francesco il 21 giugno. Avevo grande desiderio di questo incontro con il papa da vicino, toccare le sue mani per chiedere la sua Benedizione. Quando siamo arrivate al Duomo c'erano tante monache e sacerdoti. Quando il papa è entrato, camminava con la testa bassa in silenzio, le luci sono state spente. Lui si è diretto verso la Sindone, ha pregato in silenzio. Dopo la preghiera si è recato dall'altra parte della navata per andare alla cappella del Beato Pier Giorgio Frassati. Pensavo: “Speriamo che il papa passi vicino a noi per salutarci”. Arrivando verso l'uscita, dall'altra parte di fronte a noi il papa ha salutato cinque carmelitane e poi ha guardato noi, tutte sorridenti. Il papa è stato attirato dal nostro sorriso e si fatto vicino a noi, abbiamo così potuto salutarlo e alcune sorelle gli hanno stretto le mani tutte contente. Il mio sogno è diventato realtà. Questa è la mia bella esperienza e non dimenticherò mai per tutta la mia vita questo significativo incontro. Un dono grande d’amore che non dimenticherò mai Cinque anni fa papa Benedetto XVI è venuto a Torino per l’Ostensione della Sindone, insieme a tutte le monache che sono potute andare, io non avevo potuto perché rimasta al monastero con la madre Maria Margherita. Avevo ringraziato lo stesso il Signore seguendo tutto in TV ed ero contentissima. Quando ho saputo che papa Francesco sarebbe venuto a Torino per la Sindone e che eravamo tutte invitate, il mio cuore è divenuto pieno di commozione, tanto che non posso spiegare. Finalmente è arrivato il giorno dell'incontro con il papa, una serena mattina, presto, siamo arrivate al Duomo, con grande gioia e festa perché abbiamo incontrato altre congregazio- VISITA DEL PAPA Un dono grande Testimonianza delle suore di Via Querro per la visita alla Sindone e all’incontro con papa Francesco ni delle monache, abbiamo salutato tutte con un bel sorriso. Nell'attesa ho pensato: “Forse il papa non si fa vicino a noi perché siamo all'ultimo posto, non importa, sono venuta per la Sindone”. Ho visto il papa entrare: mi è parso di vederlo come avrei visto Gesù personalmente. Sono rimasta come una statua, non ho capito quello che avveniva dentro di me. Dopo un silenzio assoluto e il buio per permetterci di vedere meglio la Sindone, il papa, prima di andare via, ha salutato noi. Questa esperienza non pensavo di poterla fare, ed è vero come ha detto Gesù: i primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi. Questo è successo a noi. Bellissima esperienza! La visita del papa alla Sindone a Torino, per me, è stata una grande gioia. Eravamo sedute all'ultimo posto, vicino a me c'erano sr. Ferdinanda e sr. Maria Veronica, una carmelitana. Avevo desiderato di salutare il Santo padre, finalmente sono riuscita a stringere e baciare le sue mani con emozione, ho visto il suo volto stanco ma sereno, con umiltà e semplicità del cuore ha detto a tutte noi: “Pregate per me”. È un profeta mandato da Dio: ha visitato noi e tutta la Diocesi per portare la buona novella del vangelo. I believe I can fly La notte prima di incontrare papa Francesco, non sono riuscita a dormire, perché ero agitata per la grande gioia di avere l'opportunità di incontrarlo. Il mio pensiero, mentre ero a letto, era di volare fino a Torino, così ho messo la sveglia per essere sicura di svegliarmi presto, invece tutto è andato al rovescio: sono stata io ad aspettare che la sveglia suonasse. Alle 6 del mattino siamo partite dal monastero per andare in Duomo all'incontro con il papa e soprattutto per vedere, per la prima volta dal vivo, la Sindone. Quando il papa è entrato, ho visto il suo volto e mi sono commossa. È andato davanti alla Sindone, ha pregato in silenzio insieme a noi monache e sacerdoti. Dopo la preghiera silenziosa ha pregato davanti alla tomba del Beato Pier Giorgio Frassati e, prima di uscire, ha salutato anche noi. Io non ho potuto stringergli le mani, ma l'ho visto proprio da vicino. Una cosa che mi ha colpito sono stati i suoi gesti paterni, che mi hanno lasciato una grande gioia e serenità nel cuore. Un saluto al papa è un segno di speranza Nel mese di settembre 2013 ho provato a mandare una lettera al papa, con la speranza che mi rispondesse e dopo qualche mese ho ricevuto la sua rispo- 5 VISITA DEL PAPA sta. Per la visita del papa alla Sindone, siamo state tutte invitate. Avevo desiderato di poterlo salutare, il 21 giugno, e al mattino ero già emozionata. Finalmente il mio desiderio si è avverato, ho potuto stringere la mano del papa e lui che diceva a tutte noi: “Pregate per me”. Ho pensato quanto è importante la preghiera e il papa crede veramente nel suo valore. Mi basta lo sguardo Per noi monache o suore di clausura, non è la prima volta che usciamo dal monastero per andare al Duomo di Torino a pregare davanti alla Sindone, in realtà è la terza volta: la prima volta siamo state nel 1998 con il Cardinale Giovanni Saldarini, la seconda, il 2 maggio 2010, con papa Benedetto XVI, e la terza volta il 21 giugno 2015 con papa Francesco. Un'esperienza molto bella che ci ha permesso di ritrovare e riabbracciare le monache delle diverse congregazioni e pregare tutte insieme. Abbiamo anche avuto l'opportunità di viaggiare insieme a sr. Maria Veronica, unica carmelitana di Cascine Vica che ha partecipato a questo incontro di preghiera. Quando il papa, entrando in Duomo, è passato davanti a me ed era proprio vicino, avrei potuto toccarlo, però sono rimasta emozionata nel vedere il suo volto stanco ma concentrato nonostante gli applausi. Lui è rimasto in silenzio e in profonda preghiera per pochi, intensi minuti. Attorno a noi c'era buio, guardando intorno ho visto le ombre delle persone: in quel momento ho pensato a tutta l'umanità, a ciò che avevo sentito, tante notizie, tanti paesi in guer- è stato acclamato per tutto il percorso che lo ha portato fino al palco. È stata un’esperienza meravigliosa poter vedere il papa così da vicino e ascoltare le sue parole dal vivo. Io ero lì, che bello! Roberto Russo Il Papa al mio compleanno Il 21 giugno, giorno del mio compleanno, sono andato con la mia mamma a Torino in piazza Vittorio per assistere a un grande evento: la messa celebrata da papa Francesco. Nei giorni precedenti avevamo ricevuto i pass per poter accedere sia alla zona parcheggio sia alla zona riservata alle persone disabili con relativi accompagnatori sulla piazza. Siamo arrivati poco dopo le otto, l'accoglienza è stata ottima: posto auto vicino alla piazza e nostra sistemazione nelle prime file. Io ero sulla mia carrozzina e mia mamma seduta dietro di me sulla panca messa a disposizione per gli accompagnatori. La piazza era già tutta piena e, nonostante il sole e il caldo, l'attesa non è stata pesante. È stato emozionante vedere tanta gente nello stesso posto con lo stesso sentimento di amore. Io mi trovavo tra un ragazzo di Gassino, anche lui di nome Roberto accompagnato dalla sorella, da una parte e una donnina sarda tutta vestita di nero accompagnata dalla figlia, dall'altra. C'erano tanti volontari che distribuivano ra, tanta violenza, tanta confusione... sembra che il mondo sia immerso nel buio, ma, davanti alla Sindone, ho portato tutte queste cose perché solo in Dio possiamo trovare la vera luce che dà pace, gioia e serenità. Il papa, prima di andare via, ha salutato alcune monache, da lontano ci ha guardato e con un sorriso si è fatto vicino a noi; alcune mie consorelle hanno potuto stringergli le mani, anch'io avrei potuto, però quando ho incrociato il suo sguardo sono rimasta incantata, per me è bastato lo sguardo, e ho sentito una voce soave che diceva: ”Pregate per me”. Questo incontro ha lasciato a tutte noi una grande testimonianza, anche se non ha parlato. “I gesti parlano più delle parole”. Canonichesse Regolari Lateranensi di S. Agostino bottigliette d'acqua e anche giornali che il più delle volte venivano trasformati in cappellini per ripararsi dal sole. A fianco del palco, dove doveva essere celebrata la messa, c'erano due enormi schermi su cui si poteva vedere il papa nel suo percorso cittadino. Giunto in piazza Vittorio sulla papa-mobile in anticipo rispetto ai tempi previsti, Martedì 15 settembre Alla Stella in Oratorio alle ore 21 ci sarà la presentazione dell’autobiografia di Roberto Russo. 6 ENCICLICA Il mondo creato dono e impegno Un Concilio che continua, almeno nello spirito. Secondo qualche studioso questa nuova enciclica, la prima in assoluto sulla questione ambientale, riprende lo spirito del Vaticano II, inaugurato da papa Giovanni, sull’attenzione ai “segni dei tempi”. Altri temi sembravano più urgenti, altre attenzioni coinvolsero i Padri conciliari, e nonostante qualche timido cenno, l’ambiente restò ai margini degli interessi ecclesiali. Oggi Papa Bergoglio, insieme allo spirito del Vaticano II che sembra risvegliare in tutta la Chiesa, ripropone questa ampia riflessione sul tema ecologico. Significative citazioni ribadiscono la continuità con la Tradizione della Chiesa, soprattutto con gli ultimi papi (da Giovanni XXIII a Benedetto XVI) che hanno dato più ampio spazio alle questioni ambientali, ma questo approccio diretto alle tematiche ambientali, con ricchezza di documentazione e nette prese di posizione, costituisce una straodinaria novità per la Chiesa. Se sono consuete le citazioni di documenti e papi che lo hanno preceduto, nuovi i molti riferimenti alle Conferenze eposcopali di tutti i continenti, in un respiro di chiesa veramente universale. Con il coinvolgimento anche di altre figure religiose, del presente e del passato, nel sostegno alle questioni ecologiche, vuole dare un respiro ecumenico, “cattolico”, a questa enciclica: in questo senso l’esplicito riferimento a Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli e la presenza del vescovo ortodosso Zizioulas, il più noto teologo del Patriarcato di Costantinopoli, alla presentazione ufficiale dell’enciclica. Si pone nella linea delle encicliche “sociali” che a partire dalla Rerum Novarum, hanno dato spazio in tempi successivi, a tutte le questioni relative al vivere civile e sociale dell’essere umano: dal lavoro alla città, dall’abitazione al turismo, dalla politica alla famiglia, senza trascurare salario, occupazione, immi- grazione… Ma come la Rerum Novarum sui problemi sociali, questa enciclica stabilisce un inizio di riflessione dedicata sui temi ambientali, diretta e precisa, con ricchezza di interrogativi e di possibili soluzioni. A partire dall’uomo Nella linea del santo di Assisi “Francesco” che ha ispirato il suo nome da Papa e il titolo dell’enciclica, Bergoglio nella riflessione sull’ambiente supera una concezione tutta centrata sull’essere umano, unico artefice e padrone assoluto della natura. L’essere umano, pur centrale nella creazione, è fatto di terra e fango… Costanti sono i riferimenti scritturali che tolgono il dubbio a chi fa notare che l’attenzione del papa e della chiesa per certi temi sembra una questione estranea agli interessi della chiesa, dei credenti. In realtà il Papa mette in evidenza che l’ambiente e la natura sono doni di Dio, di cui l’essere umano è responsabile: non è questione estranea, né superficiale, ma decisiva, specialmente in situazioni di emergenza, come quelle attuali. E questa concezione è sostenuta soprattutto dal riferimento biblico alla creazione: la terra, tutta la natura è un dono di Dio… un dono da ricevere, conservare con cura e consegnare alle generazioni future. È anche per questo che la destinazione dell’en- ciclica riguarda tutti, non solo i cristiani, è rivolta ad «ogni persona che abita questo pianeta». Ecologia integrale «Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità… Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati… Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore». «La sua testimonianza ci mostra anche che l’ecologia integrale richiede richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano. «Un’ecologia integrale richiede di dedicare un po’ di tempo per recuperare la serena armonia con il creato, per riflettere sul nostro stile di vita e i nostri ideali, per contemplare ENCICLICA il Creatore, che vive tra di noi e in ciò che ci circonda, e la cui presenza «non deve essere costruita, ma scoperta e svelata». «Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo. Viceversa, il mondo del consumo esasperato è al tempo stesso il mondo del maltrattamento della vita in ogni sua forma». In modo assolutamente radicale, anche se direi non nuovo, il papa lega indissolubilmente la questione ambientale e quella sociale, facendo risaltare ancore di più l’impegno preciso del cristiano per la questione ecologica. La situazione di grave degrado che osserviamo (e molta non riusciamo a vederla concretamente, ma ne percepiamo gli effetti) non è casuale o “naturale”, ma provocata da precise scelte degli esseri umani: spinti dall’egoismo e dall’avidità stiamo devastando il pianeta e contribuiamo a impoverire ampie regioni del mondo, comprese le persone che vi abitano. La povertà e il degrado ambientale sono causa della indigenza e delle pessime condizioni di molte popolazioni del mondo! Una accusa precisa, circostanziata, radicale: non basta una qualche riforma “ecologica”, una svolta “verde” relativa all’ambiente… tutte cose buone, sì, ma non decisive. È necessario pensare ad un diverso stile di vita, solo questo ci aiuta a pensare secondo una “ecologia integrale”: gli esseri umani vivono in un ambiente, l’impoverimento dell’ambiente provoca anche quello umano, in un circolo perverso che scivola verso l’autodistruzione. 7 Una denuncia precisa Il papa non sembra guidato da alcuna ideologia particolare, ma semplicemente e radicalmente dalla Parola di Dio. Che non fa sconti. E quindi chiama colpe e colpevoli con nome e cognome: ci sono delle responsabilità e dei responsabili per un degrado che sta compromettendo la vita di persone e luoghi, culture e tradizioni, esseri umani e specie animali… in particolare una politica miope e incapace, ma anche impotente di fronte allo strapotere della tecnologia e della finanza. Non la tecnologia in sé, cui anzi riconosce valore e meriti per le conquiste e per la qualità di vita offerta oggi all’uomo, ma per la tecnologia assoluta, che ha fatto delle sue capacità un potere assoluto e autoreferente, sorretta dalla convinzione che «posso fare tutto quello che ho scoperto di saper e poter fare!» Non la finanza in sé, ma quella succube di un egoismo “al soldo” del consumismo, dell’avidità, dell’accumulo di beni che invece di contribuire alla felicità dell’uomo, provoca in lui una insoddisfazione sempre più evidente, con la necessità di altri beni e altre cose che alimentano la sua autodistruzione, la sua lenta agonia, oltre all’impoverimento di coloro che non hanno ancora raggiunto certi livelli di benessere. Ma sono gli eccessivi consumi dell’uomo del benessere la causa diretta dell’impoverimento di coloro che non hanno accesso al benessere, oltre al parallelo inquinamento ambientale, che provoca altre povertà e violenze. Il consumismo, effetto e conseguenza della politica e dell’economia perversa, dei nostri stili di vita: siamo tutti corresponsabili di una situazione che sta precipitando verso la distruzione della natura. Ecco perché al “grido della terra” si unisce, si combina, si amplifica “il grido dei poveri”! Una conoscenza ampia e documentata Il papa mostra una conoscenza ampia e documentata dei problemi e dei dibattiti in corso. Fa un elenco delle questioni che analizza con sapienza, dando spazio alle varie risposte e proposte di soluzioni. Così il problema del gas serra che sta causando aumenti nella temperatura globale e risvolti non sempre prevedibili, comunque dannosi, soprattutto per coloro che già faticano o sono abbandonati dal benessere globale. La mancanza dell’acqua potabile che colpisce già enormi fasce della popolazione mondiale, con carenze di cibo, di igiene, di disponibilità minima per la sopravvivenza, rischia di diventare monopolio di coloro che già vivono al di sopra del benessere naturale. Anche il problema della mani- 8 polazione genetica della natura, delle energie rinnovabili, della necessità di limitare i consumi ed evitare gli sprechi… il papa dimostra di conoscere e di non voler trascurare nessun aspetto per sollecitare le diverse sensibilità: è un problema di tutti, nessuno escluso, nessuno può legittimamente scendere dalla barca per non sentirsi responsabile. Soprattutto la iniqua distribuzione delle risorse causa uno squilibrio nella natura che a sua volta provoca altre ingiustizie, altre ineguaglianze, soprattutto delle nazioni e delle persone già ai margini del progresso. Non ricette semplicistiche Di fronte a degrado e catastrofi torna però prepotente l’atteggiamento del poverello di Assisi: non impotenza e disfattismo, non tragicità o pessimismo, ma l’ottimismo di chi crede in Dio e quindi nell’uomo. Ancora l’abbraccio di Francesco che auspica serenità e gioia nella presa in carico dei problemi e nell’avviare, in collaborazione con tutti gli esseri umani, soluzioni praticabili. Non soluzioni che gravino solo sui Paesi poveri… aumentando il divario del benessere per caricare sulle spalle dei Paesi emergenti lo scotto di un degrado che devono subire, ma non hanno provocato. Il debito e il ritardo dei Paesi più poveri deve essere sostenuto dalla solidarietà di tutti, in quanto sono i Paesi più sviluppati la causa prima del de- ENCICLICA grado, con un consumismo esasperato, senza limiti e barriere, con evidente sfruttamento delle risorse dei Paesi che a fatica si affacciano al benessere. Una solidarietà globale Costante il richiamo del papa alla “globalizzazione della speranza” contro la “globalizzazione dell’indifferenza”. Con altri termini, anche l’enciclica ripropone la necessità di superare il concetto di globalizzazione che si è affermato, avvalorando di fatto le disuguaglianze e le profonde ingiustizie. Si tratta di cambiare uno stile di vita con la consapevolezza che le risorse non sono illimitate, che il progresso (quale?) non può essere infinito, che i nostri idoli moderni non sono più credibili, non hanno futuro… Viene riproposta una mentalità che rilancia la sag- gezza contadina, la capacità di vivere in armonia con le persone e le cose, con la responsabilità dei consumi, delle risorse utilizzate e non sfruttate, dei beni finalizzati ad una vita più sobria ed essenziale. Viene auspicata una autorità finanziaria mondiale in grado di proporre e far rispettare un’etica per tutti, senza sconti e privilegi, finalizzata ad una convivenza più solidale, ormai necessaria, per la sopravvivenza di tutti. Appello alla responsabilità di tutti «L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti. Chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti. Se non lo facciamo, ci carichiamo sulla coscienza il peso di negare l’esistenza degli altri. Per questo i Vescovi della Nuova Zelanda si sono chiesti che cosa significa il comandamento “non uccidere” quando «un venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere». (Conferenza Episcopale della Nuova Zelanda, Statement on Environmental Issues, Wellington - 1 settembre 2006). Più che una decrescita viene proposta una redistribuzione. Non è necessario tornare indietro, ma certo cominciare a pensare ad una sobrietà che è indispensabile per la sopravvivenza di tutti, non solo dei più poveri e dei più esposti dalle condizioni disagiate in cui già vivono. Silvano Giordani EXPO La mia EXPO A 15 mesi dall’inizio sembrava una pazzia! Come era possibile che ci si fosse ridotti a dover fare i progetti e le opere in un tempo così ristretto? Chi lavora nel campo dell’edilizia sa che spesso è così! Anni per preparare carte, programmi ed accordi e poi pochi spiccioli di tempo per progettare e realizzare le opere. L’entusiasmo di tutti gli addetti ai lavori è stato altissimo fin dall’inizio, un po’ come era successo nella fase di preparazione delle opere olimpiche a Torino 2006. Non voglio soffermarmi su luci e ombre dell’EXPO, sul valore o il non valore della manifestazione, ma sulla mia esperienza diretta in cantiere. Mi sono occupato del cantiere del padiglione della Malesia, un piccolo stato che ha deciso di investire molte risorse ed energie nella kermesse milanese. È stato un lavoro in larga parte realizzato da giovani, se per giovani si intendono professionisti, operai e tecnici che hanno un’età tra i 25 ei 45 anni, e questo è stato un primo ingrediente vincente. Molte delle tavole rotonde a cui ho partecipato in fase di progettazione avevano un’aria molto meno grave di quanto trasparisse all’esterno nei media. Ricordo che alla riunione di partenza del progetto del padiglione malese ci siamo guardati tutti e ci siamo detti: “L’architetto malese che ha progettato questi semi giganti incastrati ci ha propinato una bella grana”, tutti sapevamo che si trattava di uno dei padiglioni più complicati, ma avevamo anche capito che sarebbe stato un lavoro veramente avvincente. A 12 mesi dall’inizio continuava a sembrare una mezza follia: i progetti erano fatti e autorizzati ma le ruspe erano ancora fuori dal cantiere in attesa che fossero completate le vie d’accesso ai singoli lotti. Un primo grande passo era fatto: ora si sapeva come si sarebbe dovuto costruire quello che fino a pochi mesi prima era solo un’idea, uno schizzo, un azzardo. Bisognava, però, avere il tempo di 9 farlo e da qui è partita una rincorsa incredibile, lunga un anno, verso il giorno dell’apertura … un anno lungo fatto di un’estate che è praticamente volata, un autunno di speranze, un inverno duro e una primavera complicata. I tempi ristretti e il freddo hanno favorito nel momento clou di gennaio/febbraio un clima di scambio e di solidarietà anche con i tanti tecnici e operai stranieri presenti nei cantieri. È impossibile imparare lingue come il malese in pochi mesi ed è difficile comunicare le sensazioni e le impressioni in una lingua, l’inglese, che non è la propria, ma il lavoro duro, fianco a fianco, permette anche questo … soprattutto se oltre al lavoro si possono instaurare rapporti umani e di amicizia. Certo, la differenza culturale era grande, basta pensare alla lotte per capire qual era il giorno festivo in cantiere (la domenica, il venerdì???) oppure quale fosse, nelle comunicazioni a distanza, il fuso-orario di riferimento. Tre mesi prima dell’inizio: che bella sensazione percorrere il cardo decumano e vedere il prodotto dell’operatività, della cocciutaggine e della fantasia di centinaia di persone che prende forma; ricordo di aver passato un sabato pomeriggio con alcuni colleghi a commentare stupiti le stravaganze e le diversità delle varie costruzioni e a sorridere, per esempio, della “leggerezza” di paesi come il Brasile che ha iniziato tra gli ultimi e che ha finito per mettere in piedi uno dei padiglioni più divertenti. I commenti si sprecavano; la sicurezza dei paesi occidentali, sempre in linea con i programmi, la sfarzosità dei padiglioni mediorientali e arabi, la maniacalità dei giapponesi, l’onnipresenza dei cinesi ma anche la dignità di paesi come la Bielorussia nostri vicini, simpatici ed orgogliosi di esserci e di poter mostrare la propria cultura, il proprio cibo ed il proprio folklore. Ore di sonno perse e giorni di festa passati in cantiere o in ufficio a risolvere problemi tecnici o anche per conciliare le diverse sensibilità, come ad esempio la pretesa pazzesca di fare gli allestimenti interni in cartapesta e cartone, una cosa inconcepibile per noi e per le nostre norme, oppure la prassi degli operai malesi di mangiare tutti all’aperto con gavette di fortuna intorno ad un unico pentolone di riso e zuppa messo a cuocere in mezzo al cantiere … ed anche riunioni lunghissime e tesissime per la verifica dei budget e per scongiurare altri imprevisti oltre alle tante sorprese già affrontate e risolte. A due mesi dall’inizio, si facevano strada il pessimismo e anche un po’ di scoraggiamento! Fuori si sentivano voci sempre più negative, contestazioni ed i fatti di cronaca lasciavano poco spazio alla fiducia e all’ottimismo. Sembrava che la fatica non fosse servita e che alla fine tutto sarebbe andato storto. Molti dei rappresentanti dei paesi avevano la sensazione che non si poteva arrivare in tempo e sarebbe stato un flop. A due settimane dalla fine abbiamo capito che era fatta, per noi e anche per tutti. Di nuovo, si sono fatti spazio l’ottimismo ed una certa euforia; bellissimi gli ultimi giorni con le squadre già libere a cercare cantieri per aiutare a dare una mano. Le ultime sere sono state quasi una veglia, un’attesa dei primi curiosi visitatori che puntuali, da ogni parte del mondo, hanno varcato i cancelli. Era arrivato… il 1° maggio 2015. Filippo Rizzo PROGETTI 10 We & Creation La selva amazzonica e l’umanità Le foreste sono quell’ecosistema che, proteggendo e formando suolo, acque, aria, rendono possibile la nostra vita su questo pianeta. La distruzione delle foreste porta al cambiamento climatico, al riscaldamento del pianeta, alla perdita di acque dolci disponibili, all’erosione del suolo fertile, alla desertificazione, alla fame, alle alluvioni, a frane e smottamenti. COLOMBIA, Caquetà - Rio Caguàn Un territorio da anni destinato ad una estesa coltivazione della pianta di coca Una devastazione ambientale, sociale, culturale e umana Una ricerca in atto per creare delle alternative di vita L'agente di sicurezza Eusebio, della comunità indigena dei Ka'apor, 42 anni, è stato ucciso domenica 26 aprile 2015 con un colpo di fucile alla schiena. Nel 2014 sono stati registrati 88 omicidi di difensori della natura e della terra nella sola America Latina. Sono persone assassinate da chi legalmente o illegalmente preda e distrugge le foreste. Il Brasile guida la lista con 29 attivisti uccisi, seguito dalla Colombia con 25, Honduras 12, Perù 9, Guatemala 5, Paraguay 3, Messico 3, Ecuador e Costa Rica 1. Oltre il 40% delle vittime appartengono alle popolazioni indigene. dal Rapporto organizzazione internazionale Global Witness 20 aprile 2015 Impegnarsi Serve è al fianco della Chiesa colombiana, delle organizzazioni locali, dei missionari della Consolata per costruire un’alternativa economicamente sostenibile per l'Amazzonia e per i suoi abitanti. Studiare le condizioni necessarie per poter convertire la produzione della pianta di coca in quella del cacao non solo contribuisce a salvare la foresta da avvelenamento e distruzione, ma offre una alternativa di vita ai contadini in una regione lontana ed emarginata. Progetto “Dalla coca al cacao” Il comitato di Cacaoleros di Remolino è un’organizzazione contadina di base, la cui scommessa solidale è stata quella di supportate la promozione socio economica del territorio. È nato nel 1994 nella zona del Caguan in seguito a un processo di presa di coscienza di contadini decisi a sostituire la coltivazione di coca con coltivazioni agricole alternative: si creò così il comitato “Chocaguan”. Il progetto intende finanziare gli studi di sostenibilità socio-economica del Comitato CHOCAGUAN impegnato nel processo di contrasto alla coltivazione della foglia di coca e alla narcocultura. L’azione punta a formulare una proposta integrale di sviluppo socio economico locale e sostenibile, indirizzata alla produzione e trasformazione del cacao. Obiettivo ultimo è quello di permettere alle famiglie di contadini associate di contare su un’alternativa di vita. CONTRIBUTO RICHIESTO: € 24.700 Costruiamo insieme il futuro La selva amazzonica e l'umanità: rispetto dell'uomo e della terra su cui vive PROGETTI 11 Scuole in rete per una nuova educazione alla mondialità Il progetto REDDSO, promosso dalla Regione Piemonte con finanziamenti europei, ha consentito di realizzare una bella esperienza di rete tra quattro scuole del nostro territorio: la SMS Gobetti, il I, il III e il IV Circolo didattico. Ma la rete, ben più ampia, comprendeva la regione Rhone-Alpes (Francia), la regione Catalogna (Spagna), la regione Malopolska (Polonia), nonché alcuni paesi africani e dell’America meridionale. Obiettivo: favorire la promozione di una cittadinanza mondiale e approfondire come sia possibile integrare l’educazione allo sviluppo sostenibile con l’educazione alla solidarietà internazionale. Scegliere consapevolmente. Questo è l'obiettivo formativo che gli insegnanti della scuola media Gobetti si sono posti, aderendo al progetto REDDSO. Scegliere di confrontarsi con culture diverse, di superare i pregiudizi, di affrontare il problema delle risorse e della loro provenienza o di ascoltare esperienze di volontariato. Sono questi i grandi temi che, uniti dal filo conduttore della solidarietà internazionale e dello sviluppo sostenibile, hanno caratterizzato il percorso formativo di alcune classi della scuola media. L'adesione al bando indetto dalla Regione ha consentito di progettare e realizzare il percorso sul confronto con l'altro, utilizzando gli strumenti e i metodi più adatti alle caratteristiche cognitive degli studenti di oggi: video, giochi di ruolo, test interattivi, conference call e presentazione di esperienze di vita. Il tutto senza sentimentalismi, ma con allegria e voglia di mettersi in gioco. E così gli studenti hanno potuto scegliere il proprio percorso: alcuni hanno dialogato con Carlo che ha raccontato della sua vita in Kenya, altri hanno partecipato al laboratorio sul pregiudizio, alcuni si sono calati in alcuni giochi di ruolo per comprendere le difficoltà degli immigrati, altri ancora hanno affrontato il problema del Coltan che anche pochi adulti conoscono. Hanno lavorato con le scuole diverse associazioni che operano sul territorio non solo rivolese come Impegnarsi Serve, gli Amici di Ampasilava (Madagascar). È stato interessante poi, condividere l'esperienza con gli alunni della scuola primaria: sia affrontare la lettura di un testo comune sul tema dello schiavismo sia presentare i risultati del proprio lavoro ha rappresentato un'esperienza arricchente che ha dato nuova linfa alla continuità tra le scuole. Gli studenti delle medie, tutor dei compagni più piccoli, hanno dimostrato di saper realizzare un percorso che contempla fasi di progettazione, realizzazione e revisione. Insomma, una gran bella esperienza di apprendimento fuori dai soliti schemi! 12 MISSIONE 23º Jamboree mondiale scautismo in Giappone a Kirara-hama - 28 luglio / 8 agosto 2015 Oltre 30 mila scout, provenienti da tutto il mondo, per costruire insieme “uno spirito di unità”, come recita lo slogan di questa 23a edizione del raduno mondiale: un appuntamento fondamentale per lo scoutismo di tutto il mondo, che si rinnova ogni 4 anni, coinvolgendo migliaia di giovani, per lo più tra i 13 e i 14 anni, accompagnati da un contingente di capi. Quest’anno, è stato il Giappone ad accogliere tra le sue braccia questi piccoli “ambasciatori”, di diverse culture e diverse fedi, che insieme hanno condiviso i valori che accomunano, a ogni latitudine, questi ragazzi: l’aiuto reciproco, la solidarietà, il rispetto per la natura, la pace. E i numeri sono stati di tutto rispetto: 147 nazioni, 33 mila partecipanti, circa mille gli italiani. In ogni città e paese, infatti, i diversi gruppi hanno selezionato uno o più “ambasciatori” che, suddivisi in “reparti di formazione”, si sono preparati, durante tutto l’arco dell’anno, a questo importante appuntamento. Il Reparto del Piemonte e della Valle d’Aosta è il Reparto Gianni Rodari. Che cosa significa Jamboree? In questo termine si racchiude tutto il senso che Baden Powell volle dare quando ideò questo evento. Infatti la parola significa letteralmente "marmellata di ragazzi". Ed è proprio questo: ragazzi e ragazze scout di ogni parte del mondo che si incontrano tutti insieme in un unico luogo, dove dar vita a una colorata e allegra marmellata di ragazzi, ognuno con la propria storia e la propria cultura. Una marmellata di ragazzi che mangia, dorme, ride, canta, gioca, ricorda, si impegna, sorride insieme… è gridare al mondo che un'altra storia è possibile. È annunciare dal Jamboree e dalle nostre singole realtà che una fratellanza universale esiste e deve essere vissuta da tutti. Ma questo può avvenire solo se siamo in grado di sentirci tutti protagonisti di questa avventura. WA:“Uno Spirito di Unità” Il Carattere Kanji (WA) ha diversi significati: unità, armonia, cooperazione, amicizia e pace. WA rappresenta anche il Giappone e la sua cultura. Il logo del Jamboree è stato creato dal tradizionale nodo Giapponese Mizuhiki. I tre colori rappresentano i tre concetti del Jamboree: Energia, Innovazione e Armonia. Energia - Il 23° Jamboree dimostrerà l’energia degli scouts di tutto il mondo, il dinamismo del Movimento Scout e il coinvolgimento in diversi ambiti. Innovazione - L’esperienza del Jamboree farà conoscere culture e tradizioni e differenti modi di pensare. Armonia - L’armonia rappresenta una cultura di Pace, dove gli scouts di differente cultura, religione ed esperienze, vivono insieme, rispettandosi e aiutandosi vicendevolmente. MISSIONE 13 L’India vista con occhi nuovi Dal 10 al 30 agosto un gruppo composto da 29 giovani, guidati da Don Andrea, Suor Erika e Felice Di Luca, ha vissuto un'esperienza unica all'altro capo del mondo, meta l'India. IL VIAGGIO - Il soggiorno si è suddiviso in due tappe principali: a Calcutta, ospitati dalle Sorelle della Provvidenza e dalle Suore della Carità, e a New Delhi. In entrambi i luoghi i ragazzi hanno avuto modo di misurarsi con realtà forti, alla ricerca di quei “poveri tra i più poveri” accuditi e tanto amati da Madre Teresa. Le Sorelle della Provvidenza si occupano di accogliere i bambini in difficoltà, che, altrimenti, avrebbero come unica alternativa la vita in strada; in collaborazione con le nostre parrocchie, le Sorelle hanno instaurato, da anni, una fitta rete di adozioni. In questa prima parte del viaggio il gruppo ha prestato servizio facendo animazione per i bambini, in città, per poi spostarsi in un'altra opera caritativa nei villaggi delle campagne. Di ritorno in città, il gruppo si è accreditato presso le Suore della Carità, le suore di Madre Teresa, e lì, hanno svolto le mansioni più disparate, in pieno spirito di servizio. Il 26, infine, si sono trasferiti a New Delhi visitando, tra le altre meraviglie, il Taj Mahal, ad Agra, ed il Raj Gat, mausoleo del mahatma Gandhi. IL GRUPPO - Nel corso dell'intero anno il gruppo ha seguito un cammino di preparazione e regolarmente, una volta al mese, si è riunito per organizzare la parte logistica e per costruire un minimo di preparazione che aiutasse i partecipanti ad entrare in contatto con la cultura indiana. In particolar modo si sono concentrati sugli aspetti religiosi: hanno organizzato incontri sulle tre confessioni principali: Cristianesimo, toccando la figura di Madre Teresa; Induismo e Buddhismo. Oltre alla preparazione, nei mesi precedenti la parten- za, i ragazzi hanno analizzato a fondo anche le motivazioni che li hanno portati a questa scelta. Già nei primi incontri la domanda principale è stata: “cosa mi spinge a dire “sì” a questa esperienza?”. Da qui il gruppo ha avuto modo di conoscersi e di condividere le proprie aspettative consolidando un legame importante per affrontare uno scenario così diverso dall'ordinario: le guide, i vademecum letti per prepararsi, assicurano che l'impatto, specie la prima volta, è abbastanza forte. Essere uniti è stato il primo passo per vivere a fondo la missione. Tutti i partecipanti hanno investito molto per questa esperienza, in termini di tempo e di impegno. È un gruppo che ha lavorato tanto anche per l'autofinanziamento: il ricavato è stato impiegato per coprire, in parte, le spese di viaggio e, in parte, come donazione alle suore, specialmente quelle della Provvidenza. A tal scopo, hanno organizzato numerosi eventi. Una tra tutti la “Cena Indiana”, allestita nel salone della parrocchia di San Bernardo, ha visto un'ampia partecipazione della comunità. Il 14 marzo i ragazzi hanno preparatoto una grande tavolata per 250 persone e hanno cucinato piatti tipici dell'India, cogliendo l'occasione per raccontare le tappe del viaggio e le loro aspettative a riguardo. Un'altra iniziativa di autofinanziamento ha coinvol- to alcune realtà produttive della zona: redigendo una lettera, i ragazzi hanno spiegato il progetto e le motivazioni di tale scelta proponendo ai destinatari di partecipare economicamente alla missione. Questi eventi sono stati un modo per costituire il gruppo: il fatto di ritrovarsi per organizzare e pensare a cosa si potesse fare per raccogliere fondi, le varie idee che si mettono in moto, il confronto con pensieri diversi hanno arricchito e consolidato le relazioni. LO SPIRITO DELLA MISSIONE - Prima dell'arrivo a Calcutta, i partecipanti conoscevano solo una parte delle attività in cui sarebbero stati impiegati. Questa è stata una scelta voluta e motivata dal desiderio di misurarsi direttamente con le difficoltà quotidiane, l'atteggiamento è quello di affrontare i servizi che si presentano senza pianificarli a monte. Lo scopo è quello di partire il più liberi possibile da aspettative e da pregiudizi che, per distanza o poca conoscenza, tendono a fare presa dentro ognuno e impediscono di vivere appieno esperienze eccezionali come questa. I ragazzi sono partiti con la consapevolezza di essere inermi di fronte alle situazioni di estrema povertà che avrebbe incontrato e che il loro breve periodo di soggiorno non avrebbe cambiato la situazione; ma tornano con la certezza che il cambiamento è avvenuto in loro e in chiunque, da oggi in poi, incontreranno, grazie alla testimonianza di vita che porteranno nella comunità, perché “c'è ancora chi è capace di osare”. Namaste, Rivoli. 14 INIZIAZIONE CRISTIANA I primi annunci di Gesù ai bambini (6-8 anni) e alle loro famiglie Durante l’anno pastorale trascorso 2014-15, in Oratorio San Martino abbiamo già attuato le indicazioni di monsignor Nosiglia e dell’Ufficio Catechistico riguardo L’ITINERARIO DIOCESANO D’INIZIAZIONE CRISTIANA 6-14 ANNI, secondo le linee della Lettera Pastorale “L’amore più grande”. Il nuovo percorso inizia con il tempo del PRIMO ANNUNCIO, che dovrebbe estendersi in questo anno 2015-16 a tutte le Parrocchie della nostra grande Arcidiocesi. Da parte di tantissime persone la catechesi dei bambini viene ancora chiamata “il catechismo”: questo termine indica in realtà il libro o manuale dove sono scritti i contenuti della nostra fede cattolica. Ai nostri giorni parliamo di Catechesi d’Iniziazione Cristiana 6-14 anni per indicare quel processo di evangelizzazione e di formazione che consegue al sacramento del Battesimo e alla Pastorale dei primi anni di vita, e che arriva fino al periodo successivo al sacramento della Confermazione o Cresima. Il cammino è rivolto ai bambini, ai ragazzi e alle loro famiglie. Qui sotto proviamo a rispondere ad alcune domande, che spesso ci vengono poste dalla gente. Quando inizia la catechesi d’iniziazione cristiana (il catechismo)? Dovrebbe iniziare in seconda elemenare, ancora meglio in prima elementare: “Il tempo del primo annuncio (6-7 anni) occupa almeno un anno e tende a far conoscere e incontrare la persona di Gesù a partire dal Vangelo, con un richiamo anche ad episodi scelti dell’Antico Testamento, sempre riferiti al Signore Gesù (come fa egli stesso nell’episodio dei due discepoli di Emmaus). Il ritmo degli incontri è quindicinale” (Lettera Pastorale del Vescovo Cesare L’amore più grande, 15). L’obiettivo della catechesi è quello di offrire ai bambini e alle famiglie la possibilità di conoscere Gesù e incontrarlo nel Vangelo, sperimentare l’amore di Dio che ama tutti, pregare da soli, insieme agli amici ed in famiglia, crescere nella fede attraverso molteplici attività, celebrare gradualmente la messa e i sacramenti, imparare a vivere da cristiani, in famiglia e nella società: rispetto degli altri, solidarietà e carità, gioia, fiducia, perdono, scoprire il patrimonio cristiano delle nostre chiese, dell’arte, della cultura, delle immagini, anche utilizzando le tecnologie più avanzate. I genitori sono i PRIMI RESPONSABILI DELL’EDUCAZIONE dei figli, anche di quella religiosa: i bambini hanno bisogno di un esempio concreto e coerente, per acquisire ciò che gli adulti ritengono importante che imparino. Per questo, anche i genitori sono coinvolti nella proposta di catechesi, attraverso incontri appositamente destinati a loro. Gli obiettivi sono quelli di scoprire Gesù Cristo in una relazione profonda e coinvolgente, di conoscere meglio la Chiesa che sta cambiando e non è più quella rigida di un tempo, di riavvicinarsi ad essa, di vivere la proposta cristiana nella propria vita in modo pieno, insieme ai figli. I catechisti non sono degli insegnanti, neppure di religione, ma sono degli accompagnatori in questo cammino che si intraprende insieme, guardandoci, ascoltandoci, accogliendoci, mettendoci in gioco e trasformandoci, in modo da sperimentare davvero di essere discepoli e testimoni di Gesù. In Oratorio San Martino gli incontri di catechesi con i bambini che stanno iniziando la seconda e la terza elementare e con i loro genitori si svolgono in forma di LABORATORIO ATTIVO: non una lezione di catechismo vecchio stampo, ma un laboratorio centrato sulla narrazione della Parola di Dio. Il brano di Vangelo e dell’Antico Testamento stanno al centro e attorno ruotano attività, lavori di gruppo, video-proiezioni, canti, drammatizzazioni, disegni o pittura, indispensabili al bambino e all’adulto per comprendere e fare proprio il messaggio della Bibbia. Curiamo anche i riferimenti ai libri di catechismo, che non spariscono, ma sono ri-utilizzati in chiave innovativa e adeguata ai tempi che viviamo oggi. L’educazione alla liturgia (che significa imparare a partecipare alla messa e a celebrare i sacramenti), l’educazione alla carità e alla missione innervano continuamente gli incontri di formazione, perché i credenti in Gesù Cristo non sono fatti a compartimenti stagni, ma sono bambini, uomini e donne che abbracciano la vita in tutti i suoi aspetti. Inoltre, per noi è fondamentale la fase iniziale di ogni incontro: L’ACCOGLIENZA, a cui dedichiamo tempo ed energie, attraverso la nostra presenza di catechisti almeno mezz’ora prima dell’inizio dell’incontro, l’ambiente dell’oratorio curato e allegro, la merenda da condividere, la comunicazione con i bambini e i loro accompagnatori. Anche al termine dell’incontro, noi catechisti ci fermiamo sempre ancora mezz’ora, perché tutti possano ripartire verso casa o altri luoghi con calma e tranquillità. Volete saperne di più? Consultate il sito delle Parrocchie di Rivoli, contattateci via e-mail scrivendo a: [email protected] oppure venite a trovarci Mercoledì 16, giovedì 17 o venerdì 18 settembre dalle 16 alle 19 ci trovate in Oratorio San Martino per fare conoscenza, chiedere informazioni, iscrivere i vostri bambini. Raffaella, Milena, Cristina e Silvia INSERTO IN ARTE 15 Mattia il 24 maggio ha preso parte alla ventesima edizione dell’evento Trucioli d’Artista della Città di Rivoli in qualità di animatore della piazza: “Il mio ruolo consisteva nell’intrattenere e far appassionare le persone al mondo della scultura del legno, attraverso interviste agli artisti, commenti e spiegazioni dei lavori, oltre che invitare al voto dell’opera preferita”. In questi mesi caldi dell’estate, i nostri giovani sono stati impegnati in numerose attività dentro e fuori le parrocchie, molte delle quali legate al mondo dell’arte: anche se non ce ne accorgiamo ogni giorno ci sono menti creative al lavoro: Roberto animatore delle parrocchie di Rivoli, oltre ad essere studente presso l’istituto agrario di Grugliasco, è anche un grande appassionato di natura e legno, tanto che negli ultimi mesi, sfruttando la sua vena creativa e la sua passione per gli strumenti musicali artigianali ha realizzato un cajon (strumento a percussione). Un lavoro che ha richiesto più di 20 ore di lavoro e altrettanto impegno ma che una volta terminato ha saputo restituire al suo creatore grande soddisfazione. Il tema del concorso di quest’anno si ispirava a quello dell’Expo di Milano, Nutrire il Pianeta, Energie per la Vita, che ogni artista ha interpretato in base al suo stile; a vincere è stata l’opera di un artista keniota. “Dopo la missione a Maralal è stato interessante vedere l’arte africana rapportarsi direttamente con un evento della nostra città”. Durante l’anno Andrea porta Avanti un progetto musicale dal titolo 1SFY - One Song for You dedicato a giovani e giovanissimi che vogliono avvicinarsi al mondo della musica. Le attività principali sono un laboratorio di chitarra e uno 16 di canto. “Cerco di trasmettere uno stile sano di fare musica mettendo al centro la persona prima ancora della teoria musicale. Non è importante il numero di accordi che riesce a fare l’allievo o quanto intonata sia l’esecuzione, l’obiettivo è aiutare a crescere attraverso la musica.” L’8 maggio presso la sala Accoglienza dell’Oratorio Stella i ragazzi del laboratorio hanno presentato i frutti del loro percorso: “E’ stata una bellissima esperienza e anche se per noi era la prima esibizione in pubblico ci siamo divertite molto”, dicono alcune allieve. 1SFY continua anche nell’anno 2015/2016 con delle novità, stay tuned! INSERTO IN ARTE Laboratorio Hip-Hop Parallelamente al laboratorio di musica durante l’anno si è svolto quello di hip-hop. Davide, Beatrice ed Elena hanno seguito e accompagnato un gruppo di piccoli grandi ballerini insegnando loro tecniche e passi dello stile hip-hop. Anche per loro l’8 maggio è stata occasione per presentare le coreografie preparate. Anche attraverso il ballo si può trasmettere un messaggio importante: spesso far parte di un gruppo e andare al passo può essere faticoso, ma con il giusto ritmo è la giusta determinazione tutto diventa più bello. Come ogni anno anche Sara ha portato avanti il progetto Teatro per Ragazzi a San Martino, portando in scena Robin Hood con trenta ragazzi dalla seconda media alla seconda superiore. Lo spettacolo ha debuttato il 25/26 aprile e prevede una replica a metà settembre. Attualmente sta inoltre lavorando al nuovo musical/spettacolo con i ragazzi più grandi, che andrà in scena il prossimo anno, liberamente ispirato al copione “Sicuramente Amici”. Anche se non sono strettamente legate al progetto educativo delle parrocchie sono presenti due gruppi artistici, composti totalmente o in parte da animatori delle parrocchie, che portano avanti il loro progetto musicale in autonomia, The Arizone band Musicale e Gli OBLIO compagnia di Musical. Entrambi, durante i mesi estivi, si sono esibiti in numerose occasioni riscuotendo un discreto successo tra il pubblico giovanile. SPECIALE SAN MARTINO DI TOURS SPECIALE SAN MARTINO DI TOURS SPECIALE SAN MARTINO DI TOURS Vita di San Martino Vescovo Martino nacque nel 316 o 317 nella provincia romana della Pannonia, l'odierna Ungheria. Il padre, militare, chiamò il figlio Martino, cioè piccolo Marte, in onore del dio della guerra. Crebbe però a Pavia, dove suo padre era stato trasferito. Qui Martino conobbe la religione cattolica e fu presto obbligato al giuramento militare dal padre. Così Martino controvoglia si avviò alla carriera militare e in breve fu promosso al grado di "circitor" con il compito di vigilare di notte ai posti di guardia. Durante una di queste ronde, nel cuore dell'inverno, Martino incontrò un povero seminudo e, non avendo denari, prese la spada, tagliò in due il proprio mantello e ne donò la metà al povero. La notte seguente egli vide in sogno Cristo, avvolto in quel mantello che gli sorrideva riconoscente. Questo gesto forse avvenne nel 338 ad Amiens e nella Pasqua del 339 egli ricevette il battesimo. Martino rimase nell'esercito per circa venti anni e solo attorno ai quarant'anni decise di mettere in esecuzione il progetto della sua giovinezza: lasciare le armi e farsi monaco. Uscito dall’esercito, Martino si recò a Poitiers, presso Ilario, suo amico, che era stato eletto vescovo. Ilario lo accolse molto bene e lo ordinò esorcista, carica poco ambita, ma che avrebbe permesso al nuovo chierico di dedicarsi allo studio delle cose di Dio sotto la direzione del suo incomparabile maestro. Tornò in Pannonia nel tentativo di convertire i suoi e le sue genti, girò un po’ per l’Italia ma infine tornò a Poitiers, dove Ilario lo accolse nuovamente con grande gioia. In questo periodo fu ordinato diacono e poi prete. Ben presto fondò la prima comunità monastica della storia a Ligugé, in un vecchio edificio messogli a disposizione dallo stesso vescovo Ilario. Vi rimase fino al 370 quando la comunità di Tours lo volle come suo Vescovo. Martino non poté sottrarsi a questo incarico e fu consacrato, sembra, nel luglio del 371. Martino fu un vescovo attivo ed energico propagatore della fede. La sua robusta fede e il suo senso della giustizia lo spinsero a diventare missionario tra i pagani, protettore degli oppressi ma anche arbitro tra i fedeli, i funzionari imperiali e gli stessi imperatori. Egli si rese conto di Ligugé avere bisogno di validi collaboratori e per prepararli creò, a Marmoutier, quello che potremmo chiamare il primo seminario. Da Marmoutier e da Tours l'attività del santo si irradiò in ogni direzione: per 26 anni, e fino alla morte, proseguì la sua opera di evangelizzazione con una mirabile giovinezza di spirito, lottando contro l'eresia e il male e contro la miseria umana. Finché un giorno, proprio in occasione di una delle sue visite pastorali, fu colto da malore e morì. Il suo corpo fu riportato a Tours, navigando sulla Loira, e le esequie ebbero luogo l'undici novembre con un’immensa partecipazione di popolo venuto d'ogni parte. Tutti accompagnarono il vescovo fino al cimitero, dove fu deposto in una semplicissima tomba, come egli avrebbe desiderato, e dove ben presto sarebbe sorta una grande basilica a lui dedicata. Bianca Testone La prima immagine in cui ogni persona immedesima la figura di San Martino riproduce il famoso gesto del taglio del mantello “Sagum divido – bonum multiplico”. Un gesto che, come dice il motto, nella divisione che è in questo caso condivisione, moltiplica il bene che si fa. Un gesto, quello del taglio del mantello che rende concreto il testo di Matteo (Mt 25,36) “ero nudo e mi avete vestito”. Non solo un invito, per Gesù, ma il fondamento del giudizio finale (Mt 25, 31-46). Gesto concreto ma anche simbolico; nella divisione del mantello si può identificare la separazione che avverrà nel giorno del giudizio (“porrà le sue pecore alla destra e i capri alla sinistra” Mt 25, 32 -33). Questo gesto non può essere compreso se non inserito in un altro aspetto, meno conosciuto ma fondamentale, di Martino: il suo essere uomo di preghiera. Attraverso la preghiera e la contemplazione Martino ha saputo riconoscere i segni della presenza di Gesù negli ultimi, nei più umili. È ritenuto, Martino, uno dei padri del monachesimo occidentale. La sua esperienza di monaco, quale rimase per tutta la vita, sebbene vescovo, si sviluppò in particolare nella comunità monastica che fondò a Tours, una comunità che lo affiancò con la preghiera nella sua opera evangelizzatrice e che, alla morte di Martino, annoverava più di ottanta monaci. Martino fu un grande evangelizzatore che comprese come nelle campagne e nei villaggi più lontani (pagus) vi fosse la necessità di portare la parola del Signore. In qualche modo Martino va annoverato tra coloro che “inventarono” le parrocchie, cioè una presenza nelle aree rurali nelle quali Cristo era considerato il dio delle città mentre nel pagus vigevano ancora i culti antichi (pagani). Di quest’opera di evangelizzazione abbiamo un concreto riscontro anche ai giorni nostri: il grande numero di parrocchie dedicate a questo santo, soprattutto in Francia, nell’Italia settentrionale, ma anche in aree di lingua tedesca, oltre a numerosi paesi. Sebbene Martino, nell’opera di evangelizzazione mantenesse molte volte il rude atteggiamento del soldato, gli è riconosciuta una statura da Dottore della Chiesa. Nella Chiesa di Santa Maria Assunta al Torcello (Venezia) è raffigurato al posto di San Girolamo nel mosaico che riporta altri tre grandissimi santi: Ambrogio, Agostino e Gregorio Magno. Il suo culto è riconosciuto anche dalla Chiesa ortodossa e copta. Fu uno dei primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa. Il MARTIROLOGIO ROMANO così ricorda il Santo nel giorno della sua memoria (11 novembre – giorno non della morte, ma della sua sepoltura): «Memoria di San Martino, vescovo, nel giorno della sua deposizione: nato da genitori pagani in Panno- nia, nel territorio dell'odierna Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora catecumeno coprì con il suo mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di Sant'Ilario di Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché a Candes fece ritorno al Signore.» I santi sono persone verso cui la Chiesa chiede di volgersi come esempi e guida. San Martino è, in questo senso, un santo moderno da cui possiamo trarre ispirazione ed esempio. La carità che rappresenta l’essenza del nostro essere cristiani identifica ancor oggi la figura di Martino. L’accostarsi agli ultimi, ai più umili, il sapere essere vicini a chi è nel bisogno è stata una costante nella vita e nell’opera di Martino. Ma la capacità di riconoscere negli ultimi la figura di Gesù non può nascere se non da una forte spiritualità della quale la preghiera è alimento. Troppe volte il nostro volere fare anche quando si tratta di fare il bene non lascia spazio al fermarci, al raccoglierci, al contemplare. L’atteggiamento umile di chi si pone in preghiera deve divenire una capacità che vuol dire anche saper porsi all’ascolto di Dio e degli altri. La preghiera non è solo dire, ma soprattutto ascoltare; l’ascolto, la pazienza nel metterci vicino agli altri è la base dell’evangelizzazione. Annunciare la buona notizia è stata per Martino una missione precisa; l’andare verso gli altri con umiltà, ma con fermezza, coscienti della novità e della forza dell’annuncio. Anche in questo caso l’esempio di Martino ci deve aiutare a riflettere. Se la preghiera è l’alimento quotidiano del nostro impegno nella carità, la coscienza di essere portatori di una buona notizia (evangelizzazione) deve esserne il fondamento. Per un cristiano la carità nasce dalla forza della Parola del Signore. Molti si impegnano nel fare il bene verso gli altri, credenti e non credenti. Ma il cristiano sa che è la base del giudizio finale. Martino ci insegna quindi la carità che nasce dall’ascolto e dall’attenzione verso gli altri e che attraverso essa manifesta la nostra Fede e la gioia nel Signore risorto. Alessandro Molinario SPECIALE SAN MARTINO DI TOURS San Martino: carità, evangelizzazione e preghiera SPECIALE SAN MARTINO DI TOURS Storia di una Parrocchia Se dal piazzale del castello guardiamo verso Torino abbiamo la città di Rivoli ai nostri piedi con le sue case, le sue chiese e i suoi spazi verdi e il suo ospedale. Spiccano i campanili ma tra questi uno, più a destra degli altri, più umile per il suo tetto quasi piano e che affianca l’unica facciata di chiesa che si vede. È San Martino, simbolo e punto di riferimento di una Comunità parrocchiale antica, che risale al Medioevo. A quel tempo, infatti, esisteva una Pieve dedicata a S. Martino ai Campi nella zona pianeggiante della collina. Di questo edificio a noi è giunto solo il Campanile del XII secolo, il cosiddetto “Ciuchè rut” che vigila su tanti allenamenti e partite nel vicino Campo sportivo dedicato a Don Luigi Ghilardi, e che grazie all’intervento degli Alpini adesso non è più “rotto”. Sarà una terribile pestilenza nel XIV secolo a spingere gli abitanti della frazione ad abbandonare quella zona per una più salubre e più alta, sottostante al Castello, dove viene costruita dapprima una cappella e poi una chiesa con accanto cimitero e campanile. Il territorio era più esteso di quello attuale e i suoi confini furono tracciati nel 1615 dall’arcivescovo di Torino: partivano dal Castello, lungo l’attuale piazza Bollani, via Grandi e poi via Capello, che allora era chiamata Solata di Porta Rossa, via Granda (l’attuale via Monte Grappa) e poi dritto fino alla fine del territorio rivolese con un’estensione di milletrecentonovantasei “giornate” (531,87 ettari). La “sessantesima” parte del vino e del grano prodotti in quel territorio costituiva il sostentamento della Parrocchia, dei suoi sacerdoti e serviva al “decoro della chiesa”. Nel territorio della Parrocchia in seguito alla pestilenza del 1630-31 nacque la Chiesa dedicata a S. Rocco, protettore contro le pesti che colpivano uomini e animali. Seguirono anni di una certa prosperità che però portano al decadimento l’edificio della chiesa di S Martino. Nel 1684 il Priore Pastoris la definisce “male in arnese da suscitare compassione e pietà” ma bisognerà attendere il 1773, quando viene assegnata a Don Giacomo Sassi, per sentir parlare di ricostruzione. “Il Sassi trovò la chiesa a così mal termine condotta, che non casa del Signore, ma spelonca di ladri l’avresti chiamata” e, prese a cuore le cattive condizioni dell’edificio, giunse a supplicare insistentemente il Re per avere le risorse necessarie per intervenire e anche a partecipare ad una sorta di lotteria per ottenere i fondi necessari. Ma le pessime condizioni della volta e di alcuni degli altari che in essa erano presenti, la dimensione angusta complessiva richiedevano la ricostruzione totale dell’edificio e di conseguenza risorse finanziarie ben più consistenti. Così, l’architetto Contini, in accordo con l’arcivescovo e lo stesso Priore, trovarono una soluzione che prevedeva la diretta partecipazione dei parrocchiani a contribuire alle spese e al trasporto dei materiali per abbattere i costi. “Non solo gli uomini ma le donne, non solo le contadine e ben tarchiate, ma le delicate e gentili signore, tra le quali meritano speciale menzione le Signore Rombò, non solo i parrocchiani ma quei della Collegiata, non solo di giorno ma di notte, portavano pietre” e i 250.000 mattoni ordinati ai fornaciai dei Tetti. I lavori di demolizione del vecchio fabbricato iniziarono il 14 maggio 1786, e prese il via la ricostruzione ma ben presto ci si accorse che non erano sufficienti i sassi del letto del Sangone e della Dora e venne così spaccato a colpi di piccone un grande masso vicino a S. Grato santasette compiuti dopo aver edificato con ogni maniera di virtù il suo gregge per uno spazio di 37 anni e 4 mesi.” Sarà il Priore d. Giacomo Perlo (che guidò la parrocchia da ottobre del 1846 al 1898) a far decorare la chiesa per renderla degna della celebrazione del centenario, e a stendere la minuziosa relazione delle “Cronache parrocchiali” da cui possiamo attingere tutte queste notizie. Altre spese furono sostenute negli anni successivi e ancora oggi alcuni interventi sono necessari per il mantenimento dell’edificio, ma altri sono stati in questo ultimo cinquantennio gli impegni di Parroci e parrocchiani. L’incremento della popolazione rivolese negli anni sessanta ha visto lo sviluppo residenziale nella zona più bassa del territorio di S. Martino e il Priore don Matteo Peròo, volle offrire la presenza di un edificio religioso alla popolazione giunta nelle case attorno a Piazza Cavallero , acquistò un terreno, vi fece rimontare un capannone industriale recuperato e lo adibì a chiesa, fino alla costruzione sullo stesso terreno della nuova Chiesa dedicata a Maria Immacolata Ausiliatrice che fu inaugurata l’8 dicembre 1984 con grande soddisfazione di don Domenico Busso, e di diversi parrocchiani che lo avevano fortemente coadiuvato nel portare avanti i necessari impegni amministrativi ed economici. Anche per questa impresa, insieme ai contributi giunti dalla Diocesi, alto fu lo sforzo di molti parrocchiani che si impegnarono a “pagare i debiti” con costanti versamenti mensili. Questi sforzi proseguirono poi per il rifacimento, anche questo totale, dell’edificio dell’oratorio annesso alla Chiesa di S. Martino. Iniziato nel 1990 e portato avanti, attraverso non sempre facili vicende amministrative, fino all’inaugurazione del maggio 1999. Finita questa impresa la comunità si fece carico del rifacimento del tetto della chiesa di S. Martino e successivamente della messa a norma e del risanamento della Chiesa di S. Rocco conclusosi durante il priorato di don Fabrizio Fassino. Ma i lavori, in SPECIALE SAN MARTINO DI TOURS e portato via a pezzi con cinquecento carri. Ma come sempre succede quando si fanno dei lavori, divenne necessario fare interventi non programmati, e sostenere spese aggiuntive per consolidare le fondamenta che poggiavano sulla sabbia, per mettere a riposo le spoglie di parroci e parrocchiani, per rinforzare e alzare il campanile, ecc… e ogni volta i parrocchiani erano chiamati a offrire denaro e fatiche. Naturalmente non tutto filò liscio, vi furono questioni e liti di diverso genere, interruzioni dei lavori per le stagioni fredde, ulteriori suppliche al Re anche per l’acquisto degli arredi. Dall’antica chiesa vennero recuperati alcuni pezzi di valore (lo stesso portone d’ingresso del 1734) e finalmente il 15 giugno 1788 il Priore d. Giacomo Sassi ebbe il piacere di benedire solennemente la Nuova chiesa. Altre spese vennero sostenute negli anni seguenti per ulteriori arredi e addobbi. “Il Sassi comprò da Sig. Bima, fabbricante di organi di Saluzzo, un organo che gli costò 100 lire oltre al mantenimento di lui e di un suo allievo per oltre un mese”. Nel 1805 giunse in dono dalla Certosa di Collegno l’altare di marmo, nel 1809 vennero fuse due campane in sostituzione di quelle che erano state donate al Re nel 1795 per consentirgli di coniare monete. Nel novembre del 1810 “venne meno il Priore d. Giacomo Sassi in età di anni ses- SPECIALE SAN MARTINO DI TOURS una comunità attenta e partecipe come quella di S. Martino, proseguono con lo stesso spirito con i recenti interventi nella casa Parrocchiale necessari a creare adeguati spazi per l’attività di accoglienza del Mantello di S. Martino (2013 - 2015). Tutta questa compartecipazione alle fatiche e alle spese sicuramente serve a far sentire un po’ più propri gli edifici parrocchiali ma soprattutto a costruire quel senso di appartenenza a una comunità che nei secoli ha sempre dimostrato di saper condividere per meglio accogliere, o, per dirla come San Martino Vescovo “Sagum divido, bonum multiplico (divido il mantello per moltiplicare il bene)”. Bianca Testone “Tutti gli scritti di Martino sono dunque contenuti in un gesto, fatto quando non è ancora vescovo, né prete, né monaco, neppure battezzato, ma appena catecumeno; però già completamente cristiano.” La voce è quella del mendicante che da Martino ha ricevuto un lembo del famoso mantello. È lui a raccontare la vita di Martino a partire dal gesto che riassume e contiene tutta la sapienza di questo santo. Forse tutta la sapienza cristiana. Con la metà del proprio mantello di lana candida, equipaggiamento della guardia imperiale, Martino veste il povero. Con il segno della gloria e dell’onore destinati a sé. Qui sta il grande genio di Martino, dice l’autore: nella spensieratezza della generosità che inventa un nuovo ordine economico mondiale. Una nuova giustizia secondo la quale la coperta, quando è condivisa, si ingrandisce e si moltiplica: diventa la tenda dell’incontro. Dal giorno del mantello e, prima ancora, dalla più tenera giovinezza, racconta Sulpicio Severo nella sua biografia, la carità di Martino rimane nascosta sotto le vesti del soldato che il padre ha scelto per lui. Certo, ci sono i martiri che versano in un colpo solo tutto il sangue, ma ce ne sono altri che ne danno una goccia ogni giorno. Questa carità che si gioca nel silenzio, nella banalità dell’ordinario, non è spettacolare né eroica. È persino imbarazzante. Martino ha uno schiavo al proprio servizio; per un ufficiale di prima classe è meno di quanto gli spetterebbe, ma a lui ne basta uno solo. Anzi, invertendo i ruoli, è Martino che lo serve: “Tanto è vero che, in generale, era lui – il padrone – che ritirava le calzature del suo servo ed era sempre lui che le puliva.” La vera carità di Amiens sta qui, in questo quadro che rivela un mondo capovolto. Un’imbarazzante confusione di ruoli: la comunione. Dal giorno in cui Gesù lavò i piedi ai discepoli questa è la regola che tanto fatichiamo a mettere in pratica: occupare così bene l’ultimo posto che nessuno possa portarcelo via. Martino, conquistato da Cristo, si fa battezzare a diciotto anni e si met- te alla sequela. E poiché la pratica del Vangelo è un’avventura terrena, lui, come tutti i santi, mette pazientemente un piede davanti all’altro, per terra, nell’humus che è la materia prima degli umili. Il terriccio di cui tutti siamo impastati. Diventa diacono e poi monaco, operando miracoli e prodigi, fino alla nomina di vescovo di Tours nel 371. A quell’epoca la Chiesa sta compiendo una svolta. A partire dal regno di Costantino, ha ottenuto beni e prestigio e i vescovi sono diventati notabili, promossi funzionari del culto ufficiale. Ma Martino non cambia le sue abitudini: continua a vivere da monaco, addossa la sua cella al muro della cattedrale e, preso il bastone pastorale, percorre campi, foreste e città per annunciare il Vangelo, anche di fronte al riemergere di culti pagani e al moltiplicarsi delle sette. Ma il suo ministero si esercita soprattutto nella guarigione. Nell’arte di toccare le ferite degli uomini, anche le più nascoste. Senza i guanti del chirurgo o del vescovo, impone le mani. Porta a mani nude la carezza di Dio. Una figura attuale quella che si staglia in queste pagine. Martino, completamente cristiano nel coraggio della verità e in una carità mai stucchevole, ripropone il suo gesto della spoliazione del superfluo e della condivisione del necessario. Lidia Zanette BIBLIOGRAFIA Philippe Baud, La leggenda del mantello, Ancora editrice, Milano, 2001 SPECIALE SAN MARTINO DI TOURS La leggenda del mantello SPECIALE SAN MARTINO DI TOURS Progetto “Il mantello di San Martino” Ci sembrava un progetto arduo, ma quando “si entra nel giro” che le risorse di pochi possono diventare possibilità, speranza, aiuto per altri, basta una piccola spinta per realizzare anche ciò che sembrava irto di ostacoli. E la spinta ci è stata data proprio dal nostro Vescovo Cesare quando, a Natale, aveva voluto essere con noi e vedere l’ampliamento del Mantello, allora terminato da poco. C’era ancora la “casetta” di fianco alla chiesa, quasi diroccata, ma potenzialmente adatta a ospitare piccoli nuclei, famiglie sfrattate in conseguenza della crisi economica. E a questo progetto di ristrutturazione il Vescovo ci ha spinto, essendo ormai diventata l’emergenza abitativa problema diffuso nelle grandi città. La parrocchia, tutta, ci è sempre stata accanto in mille modi, ma non avrebbe potuto farlo economicamente. Siamo partiti lo stesso, confidando nella Provvidenza e, da quel momento, come abbiamo più volte potuto constatare, la carità è stata contagiosa Sono arrivate da privati, da professionisti e da ditte offerte che ci hanno permesso di realizzare due mini alloggi accoglienti per piccole famiglie in difficoltà. Quando don Giovanni ha comunicato al Vescovo che il sogno-progetto con lui condiviso si era realizzato, egli ha voluto regalarci la sua presenza e consegnare ai volontari le chiavi del nuovo piccolo edificio. Il 28 giugno molte erano le autorità civili presenti (e le ringraziamo), ma la Santa Messa presieduta dal Vescovo Cesare è stata veramente semplice e sentita. La Parola di Dio di quella domenica, la donna che tocca l’abito di Gesù, era l’invito a sentirsi toccati, chiamati dai tanti invisibili che si avvicinano a noi. Era l’invito a dare amore per ave- re amore, dare gioia per avere gioia, dare pace per avere pace. Al termine della Messa, davanti alla casetta, abbiamo tolto il drappo alla lapide con incisa la dedica a Beppe Negro, il nostro “burbero e generoso amico”, che ci ha lasciato circa un anno fa, ma che sempre ci è stato accanto nei lavori e che tanto sentiva San Martino come casa propria. Bella la commozione della famiglia alla quale abbiamo voluto fare questa sorpresa. Al termine della mattinata, quando noi volontari l’abbiamo ringraziato per la sua presenza, il Vescovo ci ha fatto un bellissimo regalo dicendoci: “Qui c’è un pezzo del mio cuore!”. Mariangela Zamariola ATTUALITÀ ll quarto venerdì di ogni mese, a partire dal 25 settembre presso il cinema/teatro di Borgonuovo, alle ore 21, incontri su temi di attualità: - Isis e musulmani: paure e realtà - Laudato si’: la responsabilità di custodire il creato - Le famiglie oggi e le parole della Chiesa sulla famiglia… …. e tante altre occasioni per capire la realtà e costruire insieme una città più vivibile. In un mondo sempre più complesso, in cui nessuno può illudersi di essere estraneo a ciò che accade in luoghi solo geograficamente lontani perché il villaggio globale è una realtà, viviamo preoccupanti contraddizioni : - sempre connessi con la rete, non riusciamo più a costruire relazioni significative; - informati in tempo reale su cosa avviene nel mondo, ignoriamo i drammi della porta accanto; - liberi di accedere a migliaia di informazioni, siamo sempre più condizionati da formatori occulti (media, internet) che uniformano comportamenti e impediscono di pensare liberamente; - spaventati dal cambiamento, non ci sforziamo di comprenderlo; - bersagliati dalle immagini e dalle parole sulle tragedie e gli avvenimenti che sconvolgono la vita di migliaia di uomini, siamo sempre più indifferenti al dolore degli altri; - scandalizzati e nauseati dal malaffare, abbiamo smesso di impegnarci per cambiare il mondo. Noi del gruppo Cinema Teatro Borgonuovo e di Rivoli Crocevia sentiamo l’esigenza di metterci in gioco, di offrire occasioni per riflettere insieme e sensibilizzare altri cittadini sulle tematiche che interessano il vivere comune; in questi anni abbiamo proposto alle nostre parrocchie e alla città occasioni di aggregazione e riflessione su temi ed emergenze che ci coinvolgono: oggi mettiamo insieme il nostro impegno e sollecitiamo quello di chi è interessato a comprendere quanto accade intorno a noi, ad andare oltre l’immediato ed i propri interessi personali. Con uno sguardo aperto al mondo, si può cambiare a partire dalle nostra realtà. Proporre rassegne cinematografiche o teatrali, conferenze o incontri con testimoni del nostro tempo può aiutarci a superare alcune delle contraddizioni che viviamo; è un’occasione di crescita culturale, un modo per costruire reti di solidarietà, creare relazioni più ricche e vere che servono a far star meglio tutti, a creare una comunità migliore per i nostri figli e nipoti. Come cristiani e membri delle nostre comunità è un impegno a vivere con maggiore coerenza e generosità il messaggio evangelico, con l’apertura a chi, pro- 25 venendo da scelte e cammini diversi, condivide con noi il rispetto e l’amore per l’uomo e il mondo. Mensilmente proporremo una serata su temi attuali: utilizzeremo il cinema teatro Borgonuovo, che è uno spazio importante di aggregazione per la nostra città, ma potremo organizzare gli incontri anche in altre realtà delle nostre comunità. Una rassegna teatrale coinvolgerà le compagnie attive a Rivoli. Il progetto è condiviso e sostenuto dall’unità pastorale e dalle sette parrocchie di Rivoli. Contenuti, luoghi e date dei diversi appuntamenti saranno pubblicizzati di volta in volta. Attendiamo il contributo di altre persone e gruppi che saranno benvenuti ai nostri incontri di programmazione. Nicoletta Viglione Per contattarci Scrivere a: [email protected] [email protected] Telefonare a: Parrocchia San Bartolomeo 011.9580245 padre Giordano Rigamonti 333.3339502 Nicoletta Viglione 335.438983. GIOVANI 26 Route Nazionale... otto mesi dopo La consegna della Carta del coraggio alle autorità locali 10 agosto, San Rossore. Route Nazionale. Decine di migliaia di ragazzi stanchi, sudati e sporchi si salutano con la speranza che tra di loro sia un arrivederci, e che quello che hanno costruito non rimanga solo il sogno di un’estate. 19 aprile, Rivoli. Ma anche Pescara, ad esempio, per noi che nelle vacanze andiamo a trovare i nostri amici abruzzesi, e di quell’arrivederci abbiamo fatto una promessa. E della Carta del Coraggio, impresa di trentamila rover, un esempio di cittadinanza attiva: scout di tutta la zona fanno amicizia, raccontandosi le azioni di coraggio intraprese durante l’anno passato; eleggono un rappresentante da mandare a ripetere l’esperienza a Bracciano, con il resto degli eletti in Italia; poi si mettono la camicia dentro i pantaloni e presentano il tutto, orgogliosi, alle autorità dei loro Comuni di appartenenza. Infine, in quell’atmosfera formale a cui non sono troppo abituati, consegnano il prezioso documento stilato l’agosto precedente. Con la nostra ambizione di giovani, difficile da disilludere, basta un atti- mo a trasformare un evento di zona in una vera e propria miniatura della route: le intenzioni sono le stesse, anche se con poco tempo a disposizione e qualche camicia azzurra in meno. Parliamo di consumo critico, emarginazione, legalità e modelli di sviluppo, magari rimpiangendo di non essere al pub con altri amici, che di questo mondo non sanno niente. Ma sempre sentendo di avere l’opportunità di incidere su una tessera del mosaico attivo del nostro Paese, che in questi tempi difficili sembra essersi dimenticato di essere fatto di persone, ognuna dotata di mente e cuore, per prendere coscienza, e di mani e braccia, per mettere in atto il cambiamento. Magari chi legge non sa neanche cosa sia una route, né è stato raggiunto da una delle nostre azioni di coraggio. Magari la Carta del Coraggio rimarrà nei cassetti di tante scrivanie importanti, a prendere la polvere. Ma, indelebile come il segno del sole sulle nostre camicie sbiadite, sopravvive in ciascuno di noi una consapevolezza fondamentale: i sacrifici sono la base della nostra crescita, e trentamila persone che crescono costituiscono, se non un paese, almeno una città. Fatta di tende, come piace a noi, e sparsa un po’ dappertutto lungo lo stivale. Auguriamo buona strada a chi pensa che con quelle braghe corte non andremo molto lontano, e sorridiamo al futuro sapendo che è sempre il momento giusto per essere protagonisti del nostro tempo. Trovate il testo completo della Carta del Coraggio in PDF, nonché il resoconto di tutte le nostre azioni di coraggio, sul sito www.routenazionale.it. Margherita Fruscoloni Morello (Clan Brownsea&Dreaming, Rivoli 1) GIOVANI 27 Esploratori e Guide in cammino verso la Cresima “Forza ragazzi, più svelti che sennò facciamo tardi a messa! Oggi proprio non possiamo tardare! Aggiustiamoci le camicie, sorridiamo e scaldiamo la voce perché dovremo cantare!” E così il 7 giugno tutto il Reparto Sirio e Dragone del Rivoli 2 era pronto a vivere la celebrazione della Cresima di sette Esploratori e Guide che si sono preparati al Sacramento durante le attività scout. É il primo anno che portiamo a termine questo percorso e noi capi eravamo davvero emozionati. Quando don Andrea ci ha proposto di accompagnare i ragazzi scout al Sacramento della Cresima dobbiamo ammettere di essere stati un po' titubanti. Ogni anno portiamo avanti un percorso di preghiera, così come le catechesi nelle uscite mensili, ma accostare i ragazzi alla scelta della Cresima non era proprio la stessa cosa. Per questo motivo ci siamo guardati attorno e abbiamo notato che non eravamo soli di fronte alle nostre insicurezze: anche questa volta lavorare insieme ha reso le cose più semplici. Una sera di Ottobre ci siamo trovati con gli altri capi Scout dei gruppi rivolesi e tutti insieme abbiamo progettato un percorso per accompagnare i nostri ragazzi al Sacramento della Cresima, incentrato sul significato dell' INCONTRARE GESU'. Le nostre idee a riguardo erano tante, ma quella sera abbiamo capito che il valore aggiunto di questo cammino sarebbe stato la possibilità che davamo ai ragazzi di viverlo all'interno di una Comunità. Gesù lo incontriamo nelle persone che testimoniano la propria fede, nella Chiesa, nella preghiera, nei Sacramenti e in una comunità Cristiana! “Cavoli Don, avevi ragione! Il Reparto è una comunità che sperimenta la fede e l'amore, dove ci impegniamo a crescere nel rispetto degli altri e della natura, seguendo la nostra Promessa Scout! É il luogo giusto anche per intraprendere il cammino ver- so i Sacramenti!” É stata proprio una bella occasione, non solo per i ragazzi, ma anche per noi Capi. Il camminare insieme ai nostri ragazzi verso il Sacramento della Cresima ci ha stimolati, interrogati e ci ha fatto crescere nella Fede. Durante le attività di Reparto degli scorsi mesi abbiamo incontrato alcuni testimoni della Fede: ragazzi che hanno compiuto diverse scelte di vita ci hanno raccontato il loro incontro con Gesù. Oltre a loro, anche i ragazzi più grandi del Reparto hanno giocato un ruolo fondamentale nell'accompagnare i più piccoli verso questo Sacramento: da una parte sono testimoni veri della loro scelta, avvenuta qualche anno fa, di ricevere la Cresima, dall'altra hanno l'occasione di interrogarsi e di riflettere nuovamente sul dono già ricevuto. Insomma, il cammino non finisce una volta ricevuto l'olio sul capo, ma continua negli anni successivi. Crediamo che questo sia un valore molto importante: l'intera comunità è responsabile del cammino dei Cresimandi, ma grazie a questo cammino anche la comunità cresce! É questo uno dei cardini dello Scoutismo: educare i ragazzi a vivere la Fede all'interno di una comunità cristiana. Per i sette Cresimandi è stato quindi un cammino ricco, soprattutto di esperienze fatte insieme ai loro fratelli e sorelle del Reparto. Nel corso dell'anno, una volta a settimana un gruppetto di ragazzi si è recato da don Andrea per preparare la preghiera dell'attività. I Cresimandi si sono interrogati e messi a disposizione del Reparto per raccontare a ogni attività il Vangelo della Domenica. Infine, a maggio c'è stato il ritiro ad Assisi per tutti i Cresimandi della Parrocchia. Anche questa, per chi ha partecipato, è stata una bella occasione per sperimentare l'essere Chiesa: gruppi diversi che si incontrano, dialogano e pregano insieme. La collaborazione e il dialogo con catechiste è stato per noi fondamentale: ci hanno aiutato a non perdere i pezzi per strada, e hanno fatto sì che la celebrazione fosse un momento semplice che riunisse le esigenze e il cammino dei diversi gruppi di ragazzi. Grazie!!! Oltre a loro vogliamo ringraziare don Andrea: ha seguito i ragazzi con gioia e disponibilità ed è stato un importante punto di riferimento per noi capi. Ma c'è dell'altro! Oltre ai sette Cresimandi, quest'anno una ragazza di prima superiore, Erica, ha scelto di ricevere la Prima Comunione. Lei stessa ha scritto due righe per raccontarvi il suo cammino: “Sono Erica, una scout del Rivoli 2 e, a quasi 15 anni, ho preso la decisione di fare la Prima Comunione. I motivi della mia scelta sono stati molti, tra cui la volontà di avvicinarmi a Dio e a tutti gli altri che hanno condiviso questa mia decisione. Inoltre, credo che questo passo sia importante come crescita personale, in quanto, secondo me, è anche un’opportunità di migliorarsi prendendo spunto dalla vita di Gesù. È stato poi decisivo per la mia scelta il percorso seguito con la mia Squadriglia per capire il significato dell’Eucarestia. Tutte queste ragioni, insieme a molte altre, mi hanno resa sicura della mia scelta e, il 7 giugno, ho preso la mia Prima Comunione, esperienza resa ancora più bella dalla presenza del Reparto”. 28 Il mattino del primo maggio 97 ragazzi di prima media sono partiti alla volta di Assisi per conoscere due personaggi unici nella Chiesa: San Francesco e Santa Chiara. Accompagnati da 13 catechisti, suor Erica, don Andrea e 3 aiutanti, i ragazzi hanno vissuto tre giorni molto intensi, visitando direttamente i luoghi dove hanno vissuto i due santi. Attraverso le scenette di Don Andrea e Suor Erica e le testimonianze di frati e suore del posto, abbiamo capito l‘importanza di questo luogo e abbiamo vissuto l'originale atmosfera che rende questi luoghi così speciali. Uno dei posti che più ha colpito i ragazzi è sicuramente d'Istituto Serafico, luogo all'interno del quale vengono accolti e aiutati i bambini con gravi disabilità. Questa uscita ci ha insegnato molto sulla vita di questi santi e su ciò che viene fatto ad Assisi, ma sicuramente ci ha aiutato a conoscerci di più chiacchierando, condividendo momenti di vita quotidiana come i pasti, il riposo (poco), il gioco,... e anche il litigio... Insomma un'esperienza positiva che ci ha fatto crescere insieme. Le catechiste Sono stato molto contento di aver vissuto questa esperienza che mi ha permesso di conoscere meglio San Francesco. Il posto che mi è piaciuto di più è stata la basilica di San Francesco GIOVANI Cresimandi ad Assisi sulle orme di Francesco e Chiara dove si trova il suo corpo. Mi ha colpito per la sua immensità e maestosità. La cosa che più mi ha emozionato è il crocifisso di San Damiano. Guardandolo ho pensato a come fosse stato possibile che abbia parlato veramente con San Francesco. Paolo Un'esperienza entusiasmante! Sono stati belli tutti i luoghi visti, ma ho provato un'emozione forte nel vedere il crocifisso di San Damiano dal vivo come lo ha visto San Francesco. Era come se San Francesco fosse lì con me. Bellissima la Porziuncola, la piccola Chiesa povera messa al centro della Chiesa più grande: ho pensato che il cuore di ognuno di noi dovrebbe essere semplice e puro come quella Chiesetta. Giorgio È stata un’esperienza unica grazie alla quale abbiamo fatto un viaggio nel tempo. Siamo approdati nei luoghi in cui molti secoli fa è vissuto un grande santo, Francesco, che è riuscito a cogliere la vita nella sua vera essenza: vivere al massimo con il minimo indispensabile. Tommaso Assisi: ancora una tappa del ricco percorso offerto in questi anni ai nostri ragazzi. A noi genitori non resta che dire un grande GRAZIE a don Giovanni, don Andrea e le mitiche catechiste che si sono prese cura dei nostri ex bambini ora ragazzi per tutto questo tempo e con tutto questo amore. Grazie, grazie e ancora grazie. Una mamma GIOVANI 29 Gruppi adolescenti: riparte l’avventura Un nuovo anno bussa alle porte. Dopo le forti esperienze dell'Estate Ragazzi e dei campi estivi, gli animatori sono pronti ad accogliere i gruppi adolescenti per intraprendere una nuova, entusiasmante, avventura. Ma... da che punto del loro percorso formativo ripartiranno? Abbiamo chiesto direttamente ai loro animatori di riassumere, in alcune righe, i progressi fatti durante lo scorso anno. FATTORE 96 – Gruppo 5° Superiore Per i ragazzi del Fattore 96 quest'anno ha rappresentato un periodo fondamentale della loro crescita, anche perché per molti sarà l'anno della maturità e delle scelte importanti per il proprio futuro e per la propria vita. Per questo, il tema principale è stato "la scelta" declinata in vari ambiti. Abbiamo iniziato concentrandoci sul rapporto e sulla conoscenza della propria persona intesa come corpo e ''spirito'' da conoscere, accettare e amare. Da questa coscienza propria si è passato a riflettere sulla relazione con l'altro e col mondo esterno e soprattutto alle differenti relazioni e alla loro qualità: relazione per eccellenza quella dell'Amore, affrontata partendo dal loro modo di viverla e interpretarla. Nell'ultima parte dell'anno abbiamo affrontato i ''valori'' tra i quali, in modo particolare, la libertà e la fede. Per ogni tematica si è sempre partiti dall'esperienza personale dei ragazzi per arrivare poi al ''concetto universale''. Un'occasione preziosa è stata l'esperienza della settimana comunitaria durante la quale, vivendo insieme, si sono creati e rinsaldati molti rapporti personali. Silvia, Fedele e Francesco NEW GENERATION – Gruppo di 1° Superiore Una Nuova Generazione quest'anno si è presa il suo posto nella galassia dei gruppi adolescenti: sono i ragazzi del 2000, il gruppo New Generation! Con Alessandra, Giuseppe e suor Camilla hanno camminato insieme, prima di tutto per conoscersi e poi per costruire un bel pezzo di strada insieme. Hanno fatto un breve tuffo nell'oceano dei loro sogni, di ciò che desiderano per la loro vita, alla ricerca di un grande sogno da inseguire. L'esperienza più forte e significativa è stata quella della preparazione (e poi realizzazione!) della PRIMAVERA RAGAZZI. Ognuno dei ragazzi si è sperimentato come animatore, scoprendo le gioie e le fatiche del sentirsi "investito" di una grande responsabilità nei confronti dei più piccoli. Ora si apre l'estate e voci di corridoio hanno già riportato la bravura e l'entusiasmo dei nostri New Generation. A loro auguriamo una grande estate, ricca di novità e di possibilità di crescita, tra di loro e con Gesù. Camilla, Alessandra e Giuseppe ASGANAWAY Gruppo 2° Superio re Quello appena tras corso è stato un anno all'inseg na della scoperta! Insieme ai ragazzi abbiamo affrontato il te ma dell'affettività, cercando di capire come questa si rifletta nella nostra vita quotidiana e nelle relazioni con gli altri. Un altr o mattoncino che si aggiunge al nostro cammino di formazione , ci auguriamo che questo ca mmino abbia un impatto positi vo nelle relazioni sviluppate co n i ragazzi e che abbiamo vivific ato nel corso dell'estate ragazzi e dei campi. Silvia, Beatrice, Daniele e Roberto FLASH periore Gruppo 3° Su o piestato un ann è o n n 'a st e olti Qu cose belle, m e i n o zi o m e no di si sono gazze nuovi ragazzi e ra o ci ha noi, qualcun a ti n iu g g a volezn la consape co a m ti ta salu re qui! stiamo semp za che noi re i loro e o crescendo I Flash stann ro, feliscono con lo e cr ri to a im po an entusiasti do sì co i rl e d e v l ci ne un altro te ragazzi e un'altra esta o a creli aiuterann e ch o p m ca iamo ente! Ci ved rm o ri e lt u re sce imo Flash! l'anno pross iara, Raffaella, Ch Mattia Francesca e 97 STELLE Gruppo 4° Superiore Quest'anno il gruppo si è dedicato ai temi dell'affettività, della sessualità e a tutti i discorsi ad essi annessi. È stato un anno molto interessante di scoperte, approfondimenti e un’occasione per informarsi sui temi di attualità. Il gruppo 97 stelle cammina insieme da quattro anni e ha voglia di crescere e instaurare sempre nuovi rapporti e rafforzare quelli vecchi! Abbiamo vissuto la settimana comunitaria che ha aiutato ad alimentare la voglia di crescere e condividere e questa estate per concludere in bellezza andremo 3 giorni dal 16 al 19 a fare un’esperienza estiva di campo in tenda. Elena, Luca, Sergio e Simone GIOVANI 30 Siamo fatti per la felicità, siamo chiamati a fare Festa con la F maiuscola, perché la festa non è un momento, ma uno stile di vita. Con “ricetta” indichiamo le istruzioni per l’uso da seguire nella vita. “Giusta” significa che va adattata alle esigenze di ciascuno. E infine “serve” cucinare. Perché nessuno vive mangiando le… ricette! Le ricette sono pagine di carta: sfamano solo se diventano pietanza, cioè vita vissuta. Le persone in gamba si vedono dalle RELAZIONI che vivono. Lavorando sulle relazioni che ho con gli altri e con il mondo, posso scoprire me stesso. L’oratorio è il luogo ideale per questo lavoro perché prevede già di per se delle ANTIPASTO: L’Estate Ragazzi Oltre 350 bambini dalla prima alla quinta elementare accompagnati da 60 animatori, due educatrici, venti giovani manovali, e una numerosa squadra di cuoche. Cinque settimane in due oratori, Stella e San Bernardo. Tanti momenti di gioco, laboratori, attività formative, corsi di cucina e di corporeità, una giornata con gli acrobati del Kenya NAFSI e una mattinata con gli animatori del CISV e le tematiche legate alla mondialità, tante gite e tante ottime merende. Un percorso entusiasmante, interessante, rumoroso e saporito. PROGETTO ESTATE 2015 “Signore e signori, benvenuti al Rist-Oratorio, lo chef consiglia la ricetta giusta: FAR FESTA!” relazioni. Perché sono così importanti? 1. Le relazioni sono INGREDIENTI della nostra vita: per vivere bene bisogna cucinarle. Anche i cibi essenziali infatti vanno preparati: lavati, sbucciati, tagliati… 2. Bisogna diventare protagonisti della propria vita. Perché solo chi è protagonista smette con i “precotti esistenziali” e diventa un vero cuoco! 3. Chi vive bene le relazioni vive come in una festa al top. E noi possiamo farlo perché all’origine delle nostre motiva- zioni c’è una festa senza fine, che è una relazione che vale… per Tre! La cucina ci ricorda che diventare persone in gamba non è un automatismo, che trasformare la vita in una festa è questione di lavoro continuo: tagli veloci e lente cotture, ordine tra pentole e fornelli e un sano “sporcarsi le mani”. Diciamo cucina per indicare allenamento, preparazione e protagonismo… ma con qualcosa in più: alla fine ne vale la pena. La nostra ricetta giusta è stata: GIOVANI 31 PRIMO: L’Estate Medie Tre settimane in sella alla propria bicicletta, tra mattinate all’oratorio San Martino e pomeriggi tra i parchi delle città vicine. Una proposta più dinamica per i ragazzi dalla prima alla terza media, adatta per assaporare il sole e la bellezza dell’estate. Grandi giochi, attività di acrobatica, giochi d’acqua e una gita di due giorni a Rosignano Marittimo. SECONDO: Super-Estate Esperienza rivolta ai ragazzi dalla prima alla terza superiore, un’esperienza da grandi, caratterizzata da voglia di mettersi in gioco, confrontarsi, superare i propri limiti, conoscere se stessi e gli altri per costruire un gruppo unito e armonioso. Per dare gusto all’esperienza abbiamo vissuto tre giorni in campeggio a Salbeltrand e numerosi pomeriggi di attività legate a diverse relazioni, tra cui paura, diversità, talento, corporeità, amicizia e scelte di vita. Tutti i ragazzi per rendere più completa la loro espe- FRUTTA: I campi estivi A partire dal 29 giugno fino al 26 luglio si sono susseguiti tra la colonia Viberti e Signols i quattro campi rivolti ciascuno ai ragazzi di quarta e quinta elementare, di prima e seconda media, di terza media e di prima, seconda, terza superiore. Esperienze vissute fuori dall’ordinario caratterizzate dalla condivisione degli spazi e dei tempi, dei momenti di riflessione personale e di gruppo, molto gioco, lunghe camminate, divertenti serate, bagni nel fiume, vita in mezzo alla natura. rienza estiva hanno prestato servizio nei luoghi dell’Estate Ragazzi e dell’Estate Medie come manovali, allestendo le tavole e servendo i pasti. 32 GIOVANI CAMPO SUPERIORI A COLONIA VIBERTI 34 Ragazzi dalla 1° alla 3° Superiore (Gruppi New Generations, Asganaway e Flash) accompagnati dai loro animatori, Donatella, Don Andrea e 4 super cuochi. Passando dai temi del Vivere, Conoscere, Scegliere per arrivare alla Speranza! Abbiamo capito che vi è un sepolcro dentro ogni nostra vita rappresentato dalla nostra storia, dai nostri desideri irrealizzati, dalle nostre paure, lutti, delusioni, fatiche del quotidiano... abbiamo capito che queste fatiche hanno un tempo: 3 giorni! Anche Gesù è stato nel buio per 3 giorni! Quel tempo che per noi può essere lungo un battito di ciglia o alcuni giorni o mesi o anni, ma poi... si risorge, si nasce cioè a nuova vita! Questa certezza è anche per ciascuno di noi e l’atteggiamento dell’uomo e della donna di speranza è proprio questo: accettare il buio, ma guardarlo con occhi di speranza, nella certezza che un giorno anche li vi sarà nuova vita e nella consapevolezza che gli altri possono “contagiarci” con la loro speranza! DOLCE: Il servizio degli animatori e dei cuochi 85 animatori, 5 giovani del Servizio Civile, oltre 60 cuochi e cuoche hanno reso possibile tutto questo, con il loro entusiasmo e il loro servizio pieno di dedizione, perché Per far Festa… ci vuole la Ricetta Giusta! Claudia, Donatella e Mattia FESTE PATRONALI 33 FESTE PATRONALI - INCONTRI 34 Festa Patronale Madonna del Buon Rimedio Triduo di preparazione: 22, 23, 24 settembre alle ore 21 nella chiesa di San Bartolomeo Liturgia penitenziale: venerdì 25 settembre alle ore 21 nella chiesa di San Bartolomeo Sabato 26 settembre alle ore 21, nella chiesa di San Francesco si esibiranno il coro degli Alpini di Rivoli e il coro Masci “Ciaparat”. Festa liturgica: domenica 27 settembre ol seguente programma: Ore 9.00 Santa Messa nella chiesa di San Bartolomeo Ore 10.00 Preghiera dell’ora media Ore 10.15 Processione fino alla chiesa di San Francesco Ore 10.30 Santa Messa solenne nella chiesa di San Francesco Da lunedì 28 settembre a domenica 4 ottobre, la statua della Vergine rimarrà nella chiesa di San Francesco. Per quella settimana, si sospende la celebrazione della Messa mattutina nella chiesa di San Bartolomeo e la Messa verrà celebrata tutti i giorni, alle ore 18, nella chiesa di S.Francesco. INCONTRI 35 Lunedì 21 settembre - ore 21.00 Parrocchia Stella GENDER: rivoluzione o involuzione? Dott. Massimo Gandolfini INCONTRI PER FUTURI SPOSI 1° CORSO 11, 18, 25 ottobre 1 novembre, 7-8 novembre RITIRO, 15, 22, 29 novembre 6 dicembre 1 2 3 2° CORSO 14, 21, 28 gennaio 4 febbraio, 6-7 febbraio RITIRO, 11, 18, 25 febbraio 3 marzo 3° CORSO 3, 10, 17, 24 aprile, 30 aprile-1 maggio RITIRO, 8, 15, 22, 29 maggio INCONTRI 36 BATTESIMI San Bernardo 13 settembre - ore 11 27 settembre - ore 16 11 ottobre - ore 11 8 novembre - ore 11 22 novembre - ore 16 8 dicembre - ore 11 NATALE (da definire) 10 gennaio - ore 11 PASQUA (da definire) 10 aprile - ore 16 24 aprile - ore 11 15 maggio - ore 16 22 maggio - ore 11 12 giugno - ore 16 19 giugno - ore 11 San Martino 13 settembre – ore 15 27 settembre – ore 15 25 ottobre – ore 15 10 gennaio 2016 – ore 15 Stella 20 settembre – ore 15 11 ottobre - ore 15,30 15 novembre - ore 15,30 8 dicembre – ore 15,30 10 gennaio 2016 – ore 11 Incontri di cammino verso la Cresima per Giovani e Adulti Ogni lunedì ore 21.00 alla Stella dall’11 gennaio al 28 marzo 2016 Incontri per gli amici che amano la liturgia anno pastorale 2015 / 2016 La domenica – giorno del Signore “Invitati alla festa!” lunedì 9 novembre 2015 - ore 21 - Santa Maria della Stella La Parola di Dio nella liturgia evento: “Dio ci parla!” lunedì 16 novembre 2015 - ore 21 - San Bernardo Celebrazione: 3 aprile 2016 - ore 11 - Stella “Fare comunione” e “Fare la comunione” lunedì 23 novembre 2015 - ore 21 - San Martino Per iscrizioni passare o telefonare alla Segreteria della Stella: 011.95864.79. Il sacramento della Riconciliazione, la liturgia della misericordia e del perdono lunedì 30 novembre 2015 - ore 21 - Santa Maria della Stella INCONTRI 37 RI-COMINCIAMO!?! cammino nella fede per ADULTI Germogli di vita buona Vespri e Catechesi con don Paolo tutte le domeniche dalle 17 alle 17,30 alla Stella con lettura commentata di un testo tratto dal Catechismo degli Adulti Incontri per una catechesi “continuata” Rileggiamo i COMANDAMENTI (dal 5° al 10°) con suor Raffaella da martedì 6 ottobre ogni 2 settimane fino al 26 aprile 2016 dalle 21 alle 22 in Oratorio alla Stella Ascoltiamo insieme la Parola di Dio della domenica - Con la comunità del Monastero di Santa Croce (Via Querro) ogni mercoledì dalle 16.15 alle 17.45 - Con il diacono Giovanni e don Giovanni (Oratorio Stella) ogni giovedì dalle 20 alle 21 Esercizi spirituali nella vita corrente Gesù il volto della misericordia del Padre. Incontri con don Giovanni da lunedì 7 a venerdì 11 marzo 2016 ore 21- 22,30 nella chiesa della Stella Soste di spiritualità sul Tabor Ritiri spirituali mensili nel monastero di Santa Croce (Via Querro) con don Giovanni martedì - ore 9 - preghiera delle lodi, ascolto della Parola, meditazione, silenzio, preghiera personale ore 11 - celebrazione dell’Eucarestia DATE: 8 settembre, 13 ottobre ,10 novembre, 15 dicembre, 12 gennaio, 9 febbraio, 8 marzo, 12 aprile, 10 maggio, 14 giugno, 12 luglio. Veglia ecumenica nell’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani mercoledì 20 gennaio 2016 presso la Chiesa di san Rocco - Rivoli Incontri di riflessione, condivisione e preghiera insieme alle persone separate o in nuova unione Nei quattro distretti della diocesi, alle ore 21.00. In ciascun distretto, un incontro ogni mese. Inoltre ci saranno due ritiri a Pianezza, Villa Lascaris, e una giornata conclusiva per tutti i partecipanti: Programma: 22 ottobre - preghiera 17 novembre - preghiera 13 dicembre - ritiro d’Avvento 14 gennaio - preghiera 16 febbraio - preghiera 13 marzo - ritiro di Quaresima 14 aprile - preghiera 17 maggio 2016 - preghiera 11 giugno 2016 - conclusione Gruppi anziani ETÀ D’ORO - San Martino – giovedì dalle 14,30 alle 18 ORE SERENE - Stella – martedì dalle 14,30 alle 18 4 ottobre 2015 - Festa dei nonni in occasione della festa liturgica degli Angeli custodi 11.00 - Santa Messa in santa Maria della Stella 12.30 - Pranzo comunitario in sala archi – Oratorio Stella Pellegrinaggi Giovedì 22 ottobre 2015 - ore 14-19 - Visita alla Piccola Casa della Provvidenza – COTTOLENGO Lunedì 4 gennaio 2016 - Visita alla rassegna internazionale del PRESEPIO all’Arena di Verona Martedì 19 - mercoledì 20 - giovedì 21 aprile 2016 - Pellegrinaggio a Roma nell’Anno Santo della Misericordia Momenti di spiritualità Giovedì 3 dicembre 2015 – Ritiro di Natale - h. 14,30 / 16,30 a M.I.A. Martedì 15 marzo 2015 – Via Crucis – h. 15 alla Stella 38 MEMORIA Un lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla tomba appassisce, una preghiera, invece, arriva fino al cuore dell'Altissimo. Ricordo di Padre Vincenzo Mura... P. Vincenzo, durante i tre anni della sua permanenza a Rivoli come Superiore della Villa Allamano, aveva servito l'Istituto con gioia e con umiltà, fino a quando gli avevano chiesto la sua disponibilità per il nuovo incarico a Roma. Come sempre nella sua vita, aveva detto di sì alla richiesta dei Superiori. Ci diceva che trovava molto impegnativa la nuova missione a Roma per il compito particolare che avrebbe dovuto svolgere, ma era fiSant'Agostino ducioso. Quando ci siamo salutati eravamo entrambi sereni e, augurandoci buona strada, ci raccomandavamo a vicenda di stare attenti alla salute. Ci siamo conosciuti nel lontano 1984 quando il servizio all'Istituto ci chiedeva di essere consiglieri di P. Villa, superiore regionale dell'Italia. Abbiamo continuato, in forme diverse, la nostra missione in Italia fino a quando lui è ripartito per il Congo. Ci siamo rivisti a Roma in casa generalizia e poi di nuovo a Rivoli. Tanti anni vissuti insieme, nel rispetto delle nostre diversità e personalità, ma anche uniti da una carità concreta che ci ha permesso di rispettarci sempre. Rispetto, ascolto, dialogo: le basi di una vita comune serena e costruttiva. La sua inaspettata e improvvisa morte ci ha sconvolti. Lo avevamo appena salutato e solo una settimana dopo arrivava la tristissima notizia. Nelle varie chiese di Rivoli, dove ha celebrato S. Messe e vissuto il suo sacerdozio, abbiamo colto dolore sincero, stupore per l’improvvisa e inaspettata scomparsa e tante preghiere. P. Vincenzo amava celebrare la Messa domenicale delle 19.00 nella chiesa di S. Rocco: è per questo che abbiamo voluto ricordarlo domenica sera, 3 maggio, nello stesso luogo. p. Giordano Rigamonti “Ma don Giovanni ho visto male o è vero? È morto padre Vincenzo? Non ci credo! Pensa, domenica dopo Pasqua sono andato a messa a san Rocco, c’era padre Vincenzo e sono tornato a casa felice, dicendo a mia moglie che avevo ascoltato un’omelia veramente bella, che mi aveva fatto molto bene!”. Sono le parole del capitano dei carabinieri della Tenenza di Rivoli. Credo siano una delle più belle testimonianze che ho raccolto in questi giorni dalla nostra gente. Padre Vincenzo con il suo stile discreto e umile ha lasciato nelle nostre comunità una testimonianza veramente forte e bella del suo essere cristiano, consacrato, sacerdote e missionario. Ringraziamo il Signore di avercelo donato, fatto incontrare e conoscere. Nel cuore ci rimangono le lacrime (sì, si può piangere!) perché l’abbiamo visto partire per il paradiso forse troppo presto. Grazie, Padre Vincenzo! don Giovanni Isonni ... e di Stefano Lo scorso luglio ci ha salutati Stefano Suppo, giovane rivolese di 32 anni. Per molti, soprattutto tra i più piccoli, è un nome che suggerisce poco, ma Stefano è stato parte attiva della nostra comunità per oltre un decennio. Con l'animazione ha trasmesso a tanti ragazzi la voglia di stare insieme, di fare gruppo, insegnando il rispetto e l'onestà con quella punta di “rock” che lo contraddistingueva in ogni aspetto del suo servizio. CIAO STE. Buon viaggio, Lacio Drom. I tuoi Merenderos La redazione del giornale “Rivoli, Parrocchie nella città” porge sentite condoglianze al Direttore Paolo Paccò per la morte del caro papà Roberto. ANAGRAFE PARROCCHIALE 39 (1o marzo-31 luglio 2015) BATTEZZATI San Bartolomeo: Collu Aurora, Carelli Andrea, Labarbuta Letizia, Cometto Samuele San Bernardo: Nigro Marco, Demo Vittorio Enea, Novaro Alice, Cordero Matteo, Fontana Alice, Russo Ruben, Zampieri Filippo, Dilauro Mirko, Pillitteri Simone, Panetta David, Panetta Thomas, Panetta Angelica, Farinetti Luca, Calvano Lara, Panzeca Alice, Pecoraro Davide, Bottino Giulia, D’Amuri Gabriele. San Martino: Fabbrini Marzia, Pacchiardo Mattia, De Francia Luisa, Lucidi Riccardo Roberto, Roso Diana, Perlo Gabriele, Grio Edoardo, Sicolo Simone, Viacelli Elena, Sofia Ludovica, Bertelle Camilla, Bertelle Carlotta, Ceresa Giorgia, Arminto Sara, Avantario Christian, Boccuto Matilde, Rella Lorenzo, Quattroville Giorgio, Quattroville Luigi, Mara Sofia, Visconti Selena, Bonanate Giada, Arianelle Cosabile, Parisi Marta, Cotrona Stefano, Righini Mattia, Sanna Darin, Talò Federico Maria, Bianchin Daniele, Busso Federico, Rossi Diego, Rossi Dario, Melardi Lorenzo Giuseppe, D’Aurora Federico, D’Aurora Leonardo, Cavallari Sara, Mascolo Ginevra. Santa Maria della Stella: Lapenna Tommaso, Cavaliere Aurora, Durante Giulia, Motta Riccardo, Alioto Alberto, Comoretto Stefano, Di Salvo Cecilia, Gambato Matteo, Stolfi Gaia, Tamburrano Lorenzo, Libré Elisa, Lo Grasso Antonino, Roveta Beatrice, Rizzi Cristian, Bisi Roberta, Carta Aaron, Carta Grace, Della Volpe Givevra, La Versa Greta, Bugnone Matteo, Corbellini Giacomo, Cerrina Corrado Enrico, Casnedi Giorgia, Casnedi Simone, Tedesco Marisol, Di Tria Aurora, Avena Damiano, Milizia Anna, Ledda Davide, Borgna Andrea, La Varvera Greta, Ventre Francesco, Ferrero Matteo, La Porta Alessio, Cavuoto Loris Luigi, Marchetti Francesco. SPOSI San Martino: Copperi Gian Luca e Calia Roberta, Verrastro Andrea eTutolo Filomena, Ghigo Alberto e Sacco Elena, Marangon Luigi e Consolini Alice, Longo Massimo e Morello Desirèe, Rossino Luca e Pugni Valentina, Batagliotti Marco e Di Pinto Greta, Monteriso Leonardo e Alessi Valeria, Innantuomo Marco e Tacconi Elisabetta, Manzotti Fabio e Bruno Vanessa, Bergantin Andrea e Fioro Stefania Loredana, Varesio Boido Massiilano e Sgrignani Alessandra, Seminara Gianfranco e Pinto Cinzia, Ferro Alessandro e Zaffino Francesca, Melardi Vincenzo e Martino Miragla Barbara, Paggiolu Mirko e Boasi Serena, D’Aiuto Roberto e Comanzo Carola, Barbero Alessandro e Derjaj Anida, Quintili Alessandro e Di Palma Lucia. Santa Maria della Stella: Serra Gianluca e Ingargiola Sarah, Foti Matteo e Martino Rita, Milanese Daniele ed Errico Jennifer. DEFUNTI San Bartolomeo: Spanu Ireni (80), Meotto Pietro (51), Albregard Clara (87), Gregorio Angelo (89), Picciolo Oreste (86), Palmas Maria Pia (80), Falotico Maria Luigia (81), Laporta Giuseppe (57), Turinetti Cesare (80), Montorio Francesco (87), Alfieri Enrichetta (81), Labate Filomena (90), Carlin Albina Luigina (79), Giardino Irma (87), Minissale Antonino (74), Tessaro Claudio (53), Salmi Iliana (87). San Bernardo: Gnesotto Gemma ved. Bordignon (90), Demichele Maria ved.Pisano (83), Lionello Mario (88), Cima Pietro (92), Pagliaro Giovannina ved. Bertello (86), Cignolin Avelina ved. Mior (92), Carello Giancarlo (76), Loglisci Lorenzo (64), Lofaro Carmela (60), Fimiani Silvestro (87), De Ross Renata ved. Venisa (77), Plano Aldo(88), Scacchetti Luciano (70), Chiesa Margherita ved. Martra (100), Pelini Adriano Marco (83) Franzoso Giovanni (82) Lino Luigi (46), Costa Alberto (71), Favaro Elda ved. Modenin (68), Mantovan Jolanda ved. Passarella (99), Baldi Adriana ved. Nardi (92), Girodo Enrico (81). San Martino: Cavallo Orazio (81), Capaldo Stella (88), Venneri Salvatore (77), Covino Francesco (58), Soncin Antonella (93), Soffietti Luigina (89), Reggio Gemma (89), Ventura Beatrice (83), Ferro Giorgio (73), Bramonte Rosa (82), D’Elia Maria (61), Vignoni Bernarda Ina (91), Beltramo Valerio (90), Iudica Antonio (83), Montarone Angela (94), Desaymonet Lidia (74), Schiorlin Felice, Bogliaccino Paolo (49), Nardo Agnese (86), Fanti Ilaria (88), Oliva Maria (80) - Di Maria Elvira (89). Santa Maria della Stella: Ammaturo Vincenzo (91), Elia Carmela (81), Morreale Rocco (75), Franco Loiri Gianni (63), Merlino Domenica (85), Randazzo Rosalia ved. Di Martino (89), Zoppi Brega Franco (73), Moschetta Stefania (45), Nardelli Rodolfo (92), Sanmartino Giuseppe (92), Minarelli Roberto (74), Campana Marisa (87), Siviero Sandrino (71), Scaglia Angelo Francesco (75), Talmelli Adriana (78), Di Vincenzo Salvatore (97), Rivoira Giovanni (92), Vendemmiata Iolanda ved. Pezzolato (91), GagliardiIrene(89),BeneventoMariaOlivaved.Mangiamele(98),RoveiRosinaved.Bussone(85),GranataGiuseppaved.Scavazza(71), Raimondo Francesco Michele (91), Magnani Francesca ved. Becchio (82), Gabriele Renato (52), Morello Laura (61), Pappalardo Giuseppe (73), Cusano Francesca Paola (87), Azzalin Speranza (74), Tognozzi Wilma (94), Nocera Michele (83), Lovato Paolo (52), Migliore Elisabetta (74), Tavolada Michele Pietro (96), Di Bisceglie Immacolata (88), Mascaro Renata (71), Antonellini Lucia (87), Rosso Antonio (82), Lettico Elisabetta (84), Villata Carlo (88), Baraban Elsa (81), Caffaro Anna nata Sosso (93), Monaldi Mario (87), Lecce Vito (89), Lanfrit Alice (86), Castelli Piera (76), Bonatto Mauro (62), Latini Cesarina (94), Martinetti Clorinda (88), Rosso Emilia (82), Giarrusso Lucia ved. Scirpoli Antonio (85), Morello Felice (75), Amadesi Graziella (82), Nicola Anna Maria (91), Clamar Aldo (83), Santi Margherita ved. Casetti (85), Carpino Luigi (83), Naluzzi Erminio (77), Vaglietti Gianni (58), Porrino Mirco (79), Cusin Tiziano (81), Aiello Albino (86). NUMERI UTILI Santa Maria della Stella Via Fratelli Piol, 44 tel. 011.9586479 - fax 011.9516291 [email protected] Orari: da lunedì a sabato ore 9-12 mar e gio anche 15-17.30 Succursale: Gesù Salvatore - Via Cavour, 40 San Bartolomeo Apostolo Via Roma, 149 - tel. e fax 011.9580245 Orari: da lun. a sab. 9.00-11,30; merc. anche 16.00-18.00 Succursale: S.Francesco - Via Adamello, 6 ORARIO SANTE MESSE CHIESE San Bartolomeo San Francesco San Bernardo San Martino San Rocco M.I.A. Santa Maria della Stella San Bernardo Abate Via Beltramo, 2 - tel. 011.9584950 Orari: da mar. a ven. ore 10-11 San Martino Vescovo Via S.Martino, 3 - tel. e fax 011.9587910 Orari: mar. ore 9-11; merc. ore 16-18; gio. 9.30-11; sab. 9-11. Succursali: San Rocco - P.za S. Rocco M.I.A. - P.za Cavallero LUN FERIALI MAR MER 09.00 15.30 18.00 18.00 GIO 09.00 VEN 09.00 08.30 18.00 09.00 08.00 09.00 18.00 18.00 18.00 Gesù Salvatore Ospedale Monastero V.Querro Sacerdoti 18.00 09.00 06.30 06.30 06.30 06.30 FESTIVE SAB DOM 09.00 18.00 10.30 18.00 09.00 11.00 17.00 10.00 19.00 18.30 11.15 18.00 08.00 11.00 18.00 09.30 15.00 06.30 06.30 07.30 Ministri dell’Eucaristia a casa don Giovanni Isonni - cell. 339.6604141 e-mail: [email protected] don Angiolino Cobelli - cell. 338.6841684 e-mail: [email protected] don Mauro Petrarulo - cell. 328.546.69.34 e-mail: [email protected] don Paolo Ravarini - cell. 347.2390527 e-mail: [email protected] don Mario Scremin - cell. 338.3381665 don Andrea Zani - cell. 347.8437134 e-mail: [email protected] Se in qualche famiglia ci sono persone anziane o ammalate che desiderano ricevere la Comunione in casa, è possibile concordare incontri con i Ministri dell’Eucarestia contattando i parroci o le segreterie parrocchiali. Diaconi Giovanni Bommaci - cell. 349.8180004 Lorenzo Cuccotti - tel. 011.9585914 Giuseppe Peca - cell. 327.0598222 Bruno Zanini- cell. 349.2304161 Religiosi e religiose Missionari della Consolata Via 1° Maggio 3 - tel. 011.9586791 e-mail: [email protected] padre Giordano Rigamonti cell. 333.3339205 [email protected] Padri Giuseppini del Murialdo Corso Francia, 15 - telefono: 011.9503666 [email protected] Figlie della Carità di S.Vincenzo De’Paoli Via Grandi, 5 - tel. 011.9561715 [email protected] Canonichesse Lateranensi di Santa Croce (regolari di Sant’Agostino) Via Querro, 52 - tel. 329.776.09.55 [email protected] Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth Casa Chiara Luce – Viale Beltramo, 2 ORATORIO STELLA Da Lunedì a Giovedì Venerdì Sabato - Domenica ore 16 - 19 ore 15 - 19 ore 15 - 18 Coro Polifonico Interparrocchiale Il Coro Polifonico è aperto a tutti coloro che abbiano voglia di pregare cantando. Vi aspettiamo nella Chiesa S.Francesco alle ore 21.00 nelle seguenti date: 23 settembre - 21 ottobre - 18 novembre - 9 dicembre Visita il nostro sito: www.parrocchierivoli.it Scrivi i tuoi suggerimenti a: [email protected]