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LA GESTIONE DELLA PESCA IN VALSESIA
TERRITORIO AD ALTO VALORE TURISTICO ED
AMBIENTALE
Premetto che avrei preferito un incontro più diretto, tipo intervista, meno cattedratico,
ma comunque con voi sarà familiare, schietto e trasparente come vorremmo fossero
tutte le acque che scorrono nelle nostre valli.
Non intendo né presumo di offrire un modello di gestione della pesca con finalità
turistiche, ma testimoniare un’esperienza vissuta per decenni in una realtà ambientale
di eccellenze naturalistiche che sono state e sono la principale prerogativa di
attrazione turistica.
Supposto che la pesca sia motivo di turismo in Valsesia (Fig.1), così come in altre
simili realtà sia richiamo di importanti presenze che concorrono a vitalizzare la debole
economia montana, spesso con limitate opportunità di sostentamento, è opportuno
identificare e conoscere le istituzioni che hanno anche tale vocazione e quindi operano
a tal fine.
L’incontro di oggi chiama la Società Valsesiana Pescatori Sportivi a presentarsi per far
conoscere, attraverso la propria gestione, quali rapporti ha avuto, ha e avrà, nel
territorio col turismo.
Fig.1: Bacino idrografico della Valle Sesia e tratti di pesca associati.
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Chi era, chi è la Società Valsesiana Pescatori Sportivi
Dal lontano passato, al presente, attraverso alcune date significative, ecco qui di
seguito momenti importanti della pesca in Valsesia e della storia associativa ad essa
legata:
1478 “STATUTI DELLA VALSESIA”, il documento più antico in nostro possesso,
contenente norme che disciplinano l’esercizio della pesca.
1919 Esiste, con statuto, la Società Valsesiana per la Pesca e l’Acquicoltura.
1935 Subentra alla Società Valsesiana per la Pesca e l’Acquicoltura il Consorzio per
la Tutela della Pesca nel Piemonte e Liguria che ha la concessione delle acque
valsesiane.
Fig. 2: Ponte del busso (destra) e Ponte dei Dinelli.
1946 Nasce, con proprio statuto, la Società Valsesiana Pescatori – Varallo
1955 Con l’affiliazione alla F.I.P.S.A.S., la Società Valsesiana Pescatori Sportivi si
arricchisce del termine Sportivi: S.V.P.S.
1980 L’allevamento della S.V.P.S. in località Ponte Duggia già attivo da due anni è
completato con altre vasche.
1994 L’inaugurazione del moderno incubatoio ittico, già in funzione da due anni,
saluta la fine del precedente, ospitato nelle storiche cantine del palazzo d’Adda in
Varallo. Il nuovo impianto di incubazione ha la capacità produttiva, nell’arco di alcuni
mesi, fino a cinque milioni di avannotti di specie fario, iridea, marmorata, salmerini,
che vengono seminati, in parte, direttamente nel fiume e negli altri corsi d’acqua, ed
in parte accresciuto nell’allevamento, all’aperto, per raggiungere la fase di trotelle.
Da alcuni anni, la spremitura di riproduttori autoctoni di trota marmorata stabulati
nell’allevamento di Locarno, dà ottimi risultati, di settecentomila uova è stata la
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produzione nel 2009 Anche il programma di riproduzione artificiale del pregiatissimo
temolo di ceppo padano, segue favorevolmente le tappe del percorso stabilito.
2010 Ora, per l’adesione al registro del C.O.N.I. e riconoscimento, è costituita
l’Associazione Sportiva Dilettantistica denominata “Società Valsesiana Pescatori
Sportivi – A.S.D.”.
Secoli di vita di un sodalizio che non credo si sia posto almeno nei primi cento anni di
attività anche finalità turistiche se non inconsapevolmente o conseguentemente al
prodotto della pesca che voleva significare vendita delle pregiate trote del fiume e dei
torrenti, dei prelibati temoli della Sesia ai ristoranti che per essi si sono qualificati ed
hanno acquisita notevole rinomanza.
Fig.3: Esemplare di trota marmorata e di trota fario pescati nel Sesia.
Parlare di pesca in Valsesia significava, soprattutto, confrontarsi con la relazione, la
più antica, tra la gente della Valle e il suo fiume, in tutte le sue espressioni che, in
particolare si possono compendiare nella designazione: “cultura della pesca in
Valsesia”. Cultura che scaturiva dalla necessità da parte dei pescatori di mestiere e
non di dover elaborare tecniche sempre più raffinate, sempre in rapporto con le
conoscenze ambientali, sì da ottenere il maggior beneficio dal proprio mestiere.
Mestiere che fin dal lontano 1478 gli Statuti Viscontei regolamentavano anche in
ordine alla vendita del pesce che non poteva essere portato “extra Vallem Sicidam”
così prima e più avanti, anche nel periodo napoleonico, norme severe di tutela e di
uso di attrezzature, erano in vigore.
Pesca, quindi, motivo di risorsa, risorsa da parte di chi, nel rispetto delle norme,
sapeva con ingegno ed arte, attraverso l’osservazione, le conoscenze, le esperienze,
l’inventiva comprendere, ciò che la Sesia, il Mastallone, i torrenti gli potevano dare.
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Allora, il Monte Rosa, i villaggi walser, il Sacro Monte di Varallo, le opere d’arte,
capolavori di richiamo internazionale, la suggestione della natura e degli abitati
montani, presenti in tutte le vallate, erano sufficienti a fare accoglienza.
Fig. 4: Fiume Sesia in Località Vocca.
Permettetemi a proposito, un ricordo personale che mi riporta ai primi anni Cinquanta,
quando nel grande Hotel Monte Rosa di Alagna ho fatto esperienza alberghiera, con
una grande scuola di ristorazione e di ospitalità. Il numero di ottantatre camere
dell’albergo occupate, anche per un mese, da importanti famiglie come i Costa di
Genova, gli Zamberletti di Milano, i Fregonara di Novara ed altre famiglie provenienti
anche da Roma, è sufficiente per significare la consistenza dell’apporto economico
delle presenze in Valle. La “Pina” che gestiva l’Osteria dei Cacciatori a Vocca ed ha
cucinato migliaia di trote e temoli, preparava più panini nel solo periodo autunnale
quando si pescavano i temoli, che non durante tutto l’anno. I pinna blu, allora,
coloravano le rocce sotto il ponte di Isola e a migliaia popolavano la Sesia da
Balmuccia a Quarona. Ora non ce ne sono quasi più: alluvioni, sconsiderati interventi
in alveo, deviazioni, appropriazioni indiscriminate di alvei e di anse e, per ultimo, i
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famelici cormorani, insieme, hanno provocato quasi l’estinzione del più pregiato
endemismo che caratterizzava la nostra Sesia. Una perdita grave questa , del temolo
della Sesia, che condiziona ancor oggi le presenze degli appassionati soprattutto in un
periodo di calma turistica.
Altri tempi, un modo di vivere cambiato moltissimo e, così, le forme di turismo.
Ora servono altri richiami, altre attrazioni, un’impostazione nuova dell’accoglienza che
si deve avvalere della complessità delle risorse “locali” da tradurre in opportunità
turistiche.
Fig.5: Temolo pescato nel Fiume Sesia.
Se nel lontano passato, quindi, come ho accennato, la pesca non è stata motivo di
specifico richiamo turistico, da alcuni decenni essa è entrata a pieno titolo tra le
componenti della nuova accoglienza offrendo presenze anche in periodi in cui altre
attrazioni sono assenti.
Ed ecco i perché del Valore Pesca in Valsesia anche in funzione del turismo.
Perché, la Sesia è il mitico fiume alpino per le incantevoli caratteristiche dei paesaggi
che percorre con acque quasi incontaminate e ancora ben popolate di trote
marmorate, anche di notevole taglia, di trote fario più presenti nei numerosi torrenti e
nei quindici laghetti alpini dove pure sono numerosi i salmerini e la trota iridea.
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Perché, si trova ancora il pesce selvatico, seminato come avannotto o trotella,
proveniente dai nostri impianti e sviluppatosi naturalmente, pesce difficile da insidiare,
ma che dà grande soddisfazione
Perché, si può pescare nei tratti turistici dove le catture sono più facili e più frequenti.
Perché, ci sono “la Riserva delle Piode”, di particolare pregio, con una ricca
popolazione autoctona, dove si può pescare soltanto a mosca, con un numero di
permessi limitato e obbligo di prenotazione.
Perché, ci sono le Riserve dell’Egua e del Sermenza, due splendidi torrenti alpini dove
le trote, di pregiata qualità e buona taglia rispondono alla bellezza delle acque che le
ospitano. Qui la pesca è aperta a tutte le tecniche con possibilità di praticare il no-kill
(oggi va di moda) consentito anche nelle restanti acque del fiume e dei torrenti per
un’estensione che supera i centotrenta chilometri.
Perché, ci sono testimonianze positive, (e a questo punto, permettetemi di parlare di
una recente uscita sul Mastallone con un gradito ospite che si è ormai innamorato
della pesca a mosca alla valsesiana), perché in una serata, l’ospite ha colto come in
un unico dipinto l’essenzialità della pesca in Valsesia: acque limpide, pietre su cui
centinaia di spoglie di grosse perle hanno lasciato il segno del loro passaggio da larva
a insetto perfetto, bollate di fario, di ibridi, di marmorate, catture, sguardi di
contemplazione sulle rocce dell’altra sponda macchiate di infiorescenze bianche di
sassifraga piramidale, qualche cespuglio rosa purpureo di rododendro, fra tenue
fioritura di rosa canina, e più a monte grappoli gialli di maggiociondolo;
al nostro
arrivo, lungo il torrente lo scatto di un capriolo maschio e, la sera, una corsa verso di
noi di un giovane camoscio. Ambiente quasi incontaminato, pesce selvatico, emozioni
forti, e, consentitemi, per quanto riguarda la pesca con canna e lenza fissa di crine e
tre mosche valsesiane, cultura, un ritorno all’essenzialità del passato, ad una tecnica
antica, ma sempre attuale e che apparsa di recente sul sito ad essa dedicato, ha
riscosso curiosità e ammirazione da visitatori da ogni paese: dagli Stati Uniti, dal
Giappone, dalla Germania, dal Brasile, dalla Francia, dalla Svezia …
A proposito dei giapponesi, essi sì che han saputo e sanno vendere la loro tecnica, la
“Tenkara”; sono andati negli Stati Uniti con le loro canne, le loro lenze, le loro
mosche, i loro istruttori e hanno venduto e stanno vendendo. Può essere
un’opportunità anche per noi.
Perché, infine, l’impegno qualificato e determinato, di quanti operano per il futuro
delle nostre acque, per salvaguardarne l’integrità per ripopolarle con scrupolosa e
competente attenzione, è riconosciuto da quanti lo considerano una garanzia per
l’avvenire.
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Il notevole successo raggiunto nell’allevamento della Società per aver ottenuto già per
il secondo anno la riproduzione dei nostri temoli, si aggiunge all’ormai consolidato
allevamento delle marmorate ed infine anche a quello di un buon ceppo di fario
mediterranee. Queste concretezze sono parti dell’impegno per il futuro.
Fig.6: Ibrido trota fario x trota marmorata.
Un passaggio meno descrittivo e meno bucolico, ma comunque significativo è quello di
indicare e valutare numericamente i dati delle presenze turistiche riferite ai pescatori
che frequentano tutte le acque in concessione alla Valsesiana. Certamente non siamo
più ai livelli di frequenze degli anni migliori, ma anche se ora il numero dei pescatori
che frequentano la Valsesia, supera di poco il migliaio, considerate le uscite giornaliere
dei Soci ospiti che, naturalmente, godono degli stessi diritti dei locali, uscite desunte
dai tesserini stagionali e da tutte le altre forme di tesseramento, possiamo affermare
che oggi, il totale delle presenze giornaliere, nella stagione, comprese quelle dei
familiari, raggiunge le quindicimila unità.
Mantenere, quindi, ed incrementare, se possibile questi livelli è l’obiettivo della Società
Valsesiana Pescatori Sportivi il cui ruolo, più che nel passato ora riveste molti
importantissimi settori che vanno: dalla tutela, salvaguardia, difesa del fiume e di
tutto l’ambiente idrico valse siano, alla gestione delle popolazioni ittiche e della pesca;
dagli studi e ricerche indirizzati a definire lo stato di qualità dell’ecosistema fluviale per
la
programmazione
di
salvaguardia
e
incremento
delle
specie
autoctone,
all’avvicinamento al mondo giovanile per visite guidate agli impianti della Società
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Valsesiana Pescatori Sportivi e al fiume, come obiettivi di educazione ambientale;
dall’incremento dei rapporti con i vari settori di strutture ricettive, cioè di alberghi,
ristoranti, negozi, aziende di promozione turistica, offrendo nuovi e differenziati
pacchetti, alla ricerca di nuove forme di pubblicità, fino alla valorizzazione del notevole
contributo al turismo che la pesca offre.
Fig. 7: Lago Balma e scuola di mosca.
Oltre a quanto detto, un accenno al settore economico è, forse, dovuto, per
completare l’aspetto strutturale del Sodalizio che deve far fronte a costi di gestione
rilevanti, (cinque dipendenti a tempo indeterminato, uno ad incarico stagionale, spese
per i ripopolamenti, per gli impianti, per l’ufficio …) nonché al pagamento del canone
relativo alla concessione dei diritti esclusivi di pesca della Provincia e, contare quasi
esclusivamente, sugli introiti delle quote associative, a costi contenuti per la
maggioranza dei soci, mentre più importante e, quindi, indispensabile è l’apporto delle
quote dei Soci Sostenitori che frequentano i tratti a loro riservati.
E’, dunque, chiaro che ad una associazione che fortunatamente, può contare su un
volontariato presente ed attivo, non si possa chiedere di più, a meno che risorse
finanziarie, espressamente finalizzate alla promozione turistica, siano ad essa
attribuite.
Compiti e finalità, tutti, che evidenziano come la Risorsa Pesca è un bene di tutta la
collettività valsesiana che ne è influenzata per le caratteristiche che la compongono;
risorsa, quindi, che va tutelata e promossa.
Concludendo: è evidente che, soltanto attraverso un adeguato raccordo tra i vari
soggetti del territorio uniti da identiche aspirazioni, lo sviluppo turistico alieutico potrà
ulteriormente svilupparsi e diventare stimolo di crescita economica a notevole valore
anche sociale. La Società Valsesiana Pescatori Sportivi è pronta.
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Il relatore
Arturo Pugno
Presidente della Società Valsesiana Pescatori
Sportivi ASD
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