In principio è il gusto - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera

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In principio è il gusto - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
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Editore
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
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A.G. LOTTI, C. NICOLETTI,
S. SGUAITAMATTI
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G. GUERRA, M. LENTO, R. LETTIERI,
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Editoriale
di Giangi Cretti
Giunto alla sua decima edizione è ormai diventato un appuntamento fisso.
Un traguardo che non può e non vuole essere considerato un punto d’arrivo; semmai, un punto di
(ri)partenza. In nessun caso, un semplice punto.
Si chiama Zurigo in italiano, ed è una manifestazione che, nell’arcobaleno linguistico della città
sulla Limmat e dei suoi dintorni, in autunno, evidenzia quelle variegate sfumature che emanano
dalla nostra lingua.
È il frutto della collaborazione, della passione, della (buona?) volontà. Di quella Italia (e Svizzera
italiana) che fuori dai confini imposti dalla geografia, riesce nei fatti (va da sé minimi), almeno per
un mese e mezzo all’anno, a fare sistema.
Protagonisti sono enti, associazioni, istituzioni locali che, a vario titolo e con finalità
sostanzialmente riconducibili all’alveo culturale, operano nel campo della promozione e nella
diffusione della lingua e della cultura italiana
Non è impresa facile. Non tanto quella di fare sistema. Ci sono legittime (minime e comunque
morali) ambizioni (anche l’ego vuole la sua parte), sensibilità e motivi d’orgoglio (generalmente
ancorati ad un glorioso passato) con declinazioni e inclinazioni diverse; il tutto però pacatamente
stemperato dall’obiettivo condiviso: la lingua e cultura italiana soprattutto (ma non,
consapevolmente, sopra tutto).
In realtà, non sono neppure le necessarie fasi organizzative e operative a creare problemi. Infatti,
il concetto è semplicissimo e rispettoso di ruoli, funzioni, finalità degli attori coinvolti: ciascuno
propone le proprie attività, assumendosene in toto la responsabilità organizzativa, e le inserisce
in un calendario, che abbraccia quelle settimane, che, giorno più giorno meno, da metà ottobre ci
traghettano all’inizio di dicembre. In tal modo, concorrono a realizzare un cartellone di proposte
che, in quel lasso di tempo, offre a tutti gli interessati una cinquantina di incontri con le molteplici
espressioni della cultura in lingua italiana (che, in Svizzera almeno, non è solo cosa nostra).
Un’idea meno vaga, è possibile farsela scorrendo il programma completo dell’edizione di
quest’anno, che pubblichiamo alle pagine 49-52.
Il vantaggio dell’operazione sta nella promozione - che gode di una sorta di moltiplicatore derivato
dal calendario comune, e di un programma che approfitta, al contempo, di un altrettanto comune
distribuzione – e nella concentrazione delle iniziative a tutto vantaggio, questo almeno nelle
intenzioni, della loro visibilità.
Le difficoltà - relative, ci mancherebbe – risiedono nel trovare i modi e gli strumenti (tutt’altro che
disdegnate sono le risorse, anche quelle non esclusivamente finanziarie) per riuscire ad allargare
la platea dei fruitori, al fine di uscire dalla cerchia dei già convertiti e fare breccia in quella dei
potenziali convertibili. Puntare sulla qualità, per la quale servono il genio ma anche i talenti (intesi
soprattutto nel loro significato originale), anziché sulla quantità (che non fa difetto), premiando la
varietà, resta un preciso intento. Alla sua concretizzazione, per nulla rassegnati allo status quo, si
sta lavorando.
Del tutto esplicita, c’è anche un’aspirazione: fare in modo che l’esperienza di Zurigo in italiano
venga mutuata anche in altre realtà della Confederazione. Fatte salve le naturali specificità,
sarebbe un bel risultato se in un futuro, non molto lontano, accanto a Zurigo prendessero vita perché come a Zurigo dettate da esigenze che nascono dal territorio – analoghe iniziative anche a
Berna, Ginevra, Losanna, Basilea, San Gallo … tutte rigorosamente e gioiosamente in italiano.
In fin dei conti, immaginare che un domani tutte queste possano finire sotto l’egida di Svizzera in
italiano (va da sé oltre Gottardo) non è un sogno, ma una prospettiva realistica.
In tal senso, nulla osta che possa diventare reale.
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Sommario
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Editoriale
Sommario
PRIMO PIANO
Il saldo migratorio diminuisce
leggermente rispetto al 2013
Evoluzione della popolazione in Svizzera
nel 2014
Sono ormai 5 milioni i cittadini stranieri
residenti in Italia
Alimentare la presenza dell’Italia nel
pianeta
A Milano l’82° Congresso internazionale
della Società Dante Alighieri
Nel mondo c’è una forte richiesta di Italia
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INCONTRI
Il prossimo obiettivo le Olimpiadi di Rio de
Janeiro
Donne in carriera: Martina Grimaldi
CULTURA
Giacomo Casanova in Svizzera
Pubblicato il volume di Tindaro Gatani dedicato
al celebre avventuriero italiano
Tra scoperte geografiche e Riforma
Dalla Svizzera degli Stati alla Svizzera federale
Pubblicato il nuovo volume che ripercorre la
storia della Confederazione
La Svizzera: da Morgarten (1315) a Marignano
(1515)
Il programma di Zurigo in Italiano
Etroubles, Valle d’Aosta: L’Arte nel paese
L’amministrazione cambia ma le belle idee
restano…
Al lavoro! Mostra fotografica sul tema del
lavoro al Museo nazionale Zurigo
Oltre 40 capolavori di Claude Monte
in bella mostra
A GAM (Galleria d’arte Moderna e Contemporanea)
di Torino fino al 31 gennaio 2016
Matisse en son temps
Fino al 22 novembre alla Fondation Pierre
Gianadda Martigny
I media dopo la grande trasformazione
Torna la Festa del Cinema di Roma
Cecilia Bartoli a Martigny
DOLCEVITA
Swiss Wine Grand Tasting
Mémoire & Friends 2015
A Montalbano Elicona, nel “Borgo più bello
d’Italia”
Dove la tradizione gastronomica è ancora
oggi legata al mondo contadino e pastorale
«Fiducia Iveco»
Daily automatico a 8 marce per la
Holenstein AG
La nuova Fiat 500X in versione 1.3 Multijet
II da 95 CV
Pirelli Seal Inside supera test di tenuta dopo
foratura
Perché usare gli pneumatici invernali anche
quando non nevica
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IL MONDO IN CAMERA
Host 2015: Milano 23-27 ottobre
Il business e i trend dell’ospitalità nell’anno
dell’Esposizione universale
Basler Weinmesse + Feinmesse: Basilea, 24
Ottobre - 1 Novembre
La mecca del gusto e del piacere
90
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Percorso impresa: imprendere per evolvere
Gourmesse 2015
Fiera del Gusto, delle specialità e dei
prodotti di nicchia
Calabria: cuore mediterraneo
SAIE & SIE: Bologna, 14 – 17 ottobre
Due saloni insieme per il progettare,
costruire, abitare ecosostenibile
Incontri btob tra imprese trentine del
comparto agroalimentare e operatori
svizzeri
Fieracavalli: Verona, 5 – 8 novembre
L’appuntamento del mondo equestre
internazionale
Food & wine... Made in Emilia Romagna
Slow Food Market: Zurigo, 13 – 15 novembre
Il salone del Buon Gusto
Igeho 2015: Basilea, 21 – 25 novembre
50 anni di qualità, professionalità e
tradizione
Slow Food Market 2015
94
96
Contatti Commerciali
Servizi Camerali
Gourmesse: Zurigo, 9 - 12 ottobre
In principio è il gusto
Le Rubriche
Sommario
IL MONDO IN FIERA
6
In breve
36
Convenzioni Internazionali
9
Italiche
39
L’elefante invisibile
11
Elvetiche
40
Per chi suona il campanello
13
Europee
41
Scaffale
15
Internazionali
53
Benchmark
27
Cultura d’impresa
63
Sequenze
30
Burocratiche
65
Diapason
32
Normative allo specchio
70
Convivio
33
Angolo Fiscale
75
Motori
35
Angolo legale Svizzera
78
Starbene
In copertina: Le luci di Zurigo all’imbrunire si riflettono nella Limmat
In Breve
Voluntary discolsure:
termine prorogato al
30 novembre
Un consiglio dei ministri lampo, durato 15
minuti dicono le cronache, che ha però
dato il via libera a due misure importanti
sul rientro dei capitali e sulle accise. Il governo ha infatti approvato un decreto legge che proroga la voluntary disclosure ed
è stato scongiurato l’aumento delle accise
sui carburanti previsto dal 30 settembre,
come ha riferito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio
senza fornire dettagli sui tempi.
Delrio ha fatto sapere che è stato approvato anche un decreto legge sugli
enti locali.
Come noto, la procedura di collaborazione volontaria consente a chi ha occultato
capitali in Italia o all’estero di mettersi in
regola versando tutte le imposte dovute,
con sanzioni ridotte e senza conseguenze penali. Al 16 settembre 2015, secondo i dati forniti dal direttore dell’Agenzia
delle entrate, Rossella Orlandi, le istanze
di accesso alla procedura erano 18.879. E
il gettito stimato nella nota di aggiornamento era pari a 671 milioni di euro. Trop-
6 - La Rivista ottobre 2015
po poco rispetto alle previsioni che puntano ai 3 miliardi di euro. Da qui la proroga,
dettata anche dalla complessità burocratica delle pratiche necessarie, che rispetto
alla scadenza del 30 settembre, porta il
termine per aderire alla procedura al 30
novembre. E non a fine dicembre come
avevano auspicato i commercialisti italiani, che è il termine fissato per presentare
l’integrazione dell’istanza e la documentazione necessaria. Un’estensione che si è
resa necessaria, ha spiegato in un comunicato Palazzo Chigi, «in presenza di un numero molto elevato di richieste di adesione
pendenti» e quindi per dare più tempo
per completare gli adempimenti previsti.
Previsto inoltre per coloro che abbiano
già presentato l’istanza entro la data di
entrata in vigore del presente decreto, la
possibilità di produrre i relativi documenti entro il 30 dicembre. Allo stesso tempo il governo ha neutralizzato l’aumento
dell’accisa sui carburanti che sarebbe dovuto scattare dal 30 settembre come clausola di salvaguardia posta inizialmente a
copertura dell’ammanco di 728 milioni di
euro derivato dalla mancata autorizzazione da parte della Commissione europea al
meccanismo del «Reverse Charge» per l’Iva nel settore della grande distribuzione.
Nelle intenzioni del Governo, la copertura
per il 2015 arriverà dalle maggiori entrate
della voluntary disclosure.
Boom dei mutui
nel 2015: +86%
Crescono anche i
prestiti alle imprese
Mutui a famiglie e finanziamenti alle imprese in crescita nei primi otto mesi del 2015.
Lo indicano i dati diffusi dall’Abi. «Segnali
positivi emergono per le nuove erogazioni di
prestiti bancari: sulla base di un campione
rappresentativo di banche (78 banche che
rappresentano circa l’80% del mercato) - fa
sapere l’associazione bancaria - i finanziamenti alle imprese hanno segnato nei
primi otto mesi del 2015 un incremento del
+15,9% sul corrispondente periodo dell’anno precedente (gennaio-agosto 2014)». Ma
sono i dati dei mutui a segnare un’accelerazione senza precedenti: «Per le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di immobili,
sempre nello stesso periodo, si è registrato
un incremento annuo del +86,1% rispetto al
medesimo arco temporale dello scorso anno.
Nell’analogo periodo, le nuove operazioni di
credito al consumo hanno segnato un incremento del +27,2%».
L’ammontare delle erogazioni di nuovi mutui è
stato pari a 28,920 miliardi di euro rispetto ai
15,543 miliardi dello stesso periodo del 2014.
Sul totale, l’incidenza delle surroghe è pari a
circa il 29%. Ma l’ammontare delle nuove erogazioni di mutui nel 2015 superano le erogazioni dell’intero 2014 (25,283 miliardi di euro).
I mutui a tasso variabile rappresentano, nei
primi otto mesi del 2015, il 48,3% delle nuove
erogazioni complessive; nei mesi più recenti
sono in forte incremento i mutui a tasso fisso
che hanno superato ad agosto 2015 il 60%
delle nuove erogazioni mentre erano meno del
20% dodici mesi prima.
Brembo compra i
freni cinesi Asimco:
Brembo si rafforza in Cina con l’acquisto, per
circa 86 milioni di euro, del 66% di Asimco
Meilian Braking Systems, produttore di sistemi frenanti nell’area di Pechino. Il restante
34% dell’azienda resta sotto il controllo della
società pubblica Langfang Assets Operations.
Il closing dell’operazione - si legge in una
nota - è previsto nei prossimi mesi, dopo il
completamento dell’iter autorizzativo e il via
libera delle autorità Antitrust.
L’acquisizione non ha scaldato il mercato,
Consumatori e
imprese, fiducia al
top da 2 anni
Un altro segnale positivo che la crisi possa
essere definitivamente alle spalle. Stando ai
dati diffusi dall’Istat, a settembre sale la fiducia di imprese e consumatori. In particolare,
l’indice del clima di fiducia dei consumatori
aumenta a 112,7 da 109,3 di agosto, mentre
l’indice composito del clima di fiducia delle
imprese (Iesi), sale a 106,2 da 103,9 e mostra
progressi in tutti i settori. I 106,2 punti segnati
dall’indice Iesi a settembre sono un record da
novembre 2007, quasi otto anni fa (quando
erano 107,1). La fiducia dei consumatori è ai
massimi da maggio 2002 e l’indice sulle imprese risulta al top dal dicembre del 2007.
«Entrambi gli indici - sottolinea l’istituto statistico - permangono ai livelli massimi osservati
negli ultimi due anni».
Nel settore manifatturiero, l’indice sale a
104,2 da 102,7, in quello delle costruzioni a
123,3 da 119,5, in quello dei servizi di mercato
a 112,2 da 110,0 e in quello del commercio al
dettaglio (a 108,8 da 107,8). Più in dettaglio,
nelle imprese manifatturiere migliorano sia i
giudizi sugli ordini sia le attese sulla produzione, mentre i giudizi sulle scorte rimangono
stabili. Quanto alle costruzioni, migliorano sia
i giudizi sugli ordini o piani di costruzione sia
le attese sull’occupazione. Nelle imprese dei
servizi sono in progresso i giudizi e le attese
sugli ordini ma non le attese sull’andamento
generale dell’economia. Infine, nel commercio
al dettaglio, migliorano i giudizi sulle vendite correnti, mentre peggiorano le attese sulle
vendite future e sono giudicate in diminuzione le giacenze di magazzino.
dove il titolo del gruppo presieduto da Alberto Bombassei perde il 2% a 34,2 euro. La
società ha siglato un accordo per rilevare il
66% della Asimco Meilian Braking Systems,
un produttore di freni a disco con sede vicino
a Pechino con un investimento di circa 90
milioni. Il gruppo cinese chiuderà il 2015 con
ricavi di circa 90 milioni, ma secondo il vice
presidente esecutivo di Brembo, Matteo Tiraboschi, può raddoppiare il fatturato nel giro
di due anni. Positivi gli analisti di Intermonte, secondo i quali con questa operazione
il peso della Cina per Brembo è destinato a
raddoppiare al 10% dei ricavi consolidati nel
2017. Non solo, secondo Intermonte Brembo
potrebbe implementare ulteriori operazioni
di M&A.
Svizzera:
integrazione più
facile e veloce se
naturalizzati
Chi è stato naturalizzato risulta essere
integrato meglio nella società: lo mette
in evidenza uno studio delle università
di Zurigo, Stanford (USA) e Mannheim
(D), sostenuto dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica. I ricercatori hanno passato al vaglio 768 casi di
naturalizzazioni accettate o respinte di
misura alle urne fra il 1970 e 2003. Ad
anni di distanza gli interessati sono stati contattati. Risultato: chi ha ricevuto
il passaporto rossocrociato si è rivelato
più integrato.
L’ottenimento del passaporto svizzero è
andato a vantaggio soprattutto di gruppi
di migranti che han dovuto o devono tuttora lottare contro forti pregiudizi o delle
persone non nate in Svizzera e dunque a
rischio di marginalizzazione. Tra queste
persone le conoscenze sociali e politiche
raggiungono un livello comparabile a
quelle degli svizzeri (spesso superiori); al
contrario coloro che hanno visto la loro
naturalizzazione rifiutata di poco hanno
interrotto questa loro evoluzione.
Altra conclusione che non mancherà di
far discutere: la naturalizzazione esplica
più effetti positivi se ottenuta presto. Gli
esperti raccomandano quindi di ridurre il
tempo di attesa per diventare svizzeri, che
oggi in media è di 12 anni.
ottobre 2015 La Rivista - 7
Italiche
di Corrado Bianchi Porro
La Governance e il suo
impatto sull’economia
Mi fa particolarmente piacere – ha detto il ministro per le riforme costituzionali Maria Elena Boschi al Workshop Ambrosetti di Cernobbio – che vi sia sensibilità ai temi istituzionali in una platea così autorevole d’imprenditori che ha dibattuto
qui in questi giorni i grandi scenari internazionali che hanno obiettivi di sviluppo e di crescita in chiave economica.
Viene, infatti, colto il forte legame tra Governance e stato di salute dell’economia stessa. Capire cioè, dove ha senso investire; dopo
anni in cui si parlava di capitalismo democratico, oggi c’è chi parla di capitalismo autoritario. La Cina, ad esempio, ha avuto una
reazione diversa alla crisi, perché ci troviamo di fronte ad un Paese con una politica molto centralizzata e dirigista. Noi invece siamo abituati a soluzioni diverse e scenari differenti. Sicuramente l’assetto istituzionale, la Governance, ha un impatto nell’economia
e nello sviluppo. Aver concluso con l’approvazione dell’Italicum il lungo dibattito sulla legge elettorale che è durato 10 anni nel
nostro Paese, segna comunque un punto di certezza. È una legge elettorale che ha un dato importante per lo sviluppo del Paese:
quello della stabilità. Avere una legge elettorale che garantisce la vita di un governo per cinque anni, è sicuramente un passo
in avanti per un Paese che in 70 anni di storia repubblicana ha visto cambiare 63 governi, con una media di uno ogni 13 mesi.
È infatti difficile parlare di implementazione delle scelte di un governo e avere un’autorevolezza a livello internazionale, se ogni
13 mesi i nostri partner vedono cambiare i ministri di riferimento e il presidente del Consiglio che deve presentare la direzione in
cui va il Paese. Un premio di maggioranza limitato dà invece al sistema una maggiore stabilità, rinunciando a quelle coalizioni con
partiti più piccoli che diventavano però determinanti per la formazione di un governo. Dunque, secondo il ministro Boschi, la legge
elettorale è stata tutt’altro che secondaria e bene ha fatto il Governo nel porla al centro della propria agenda.
Alla legge elettorale si affianca poi la riforma costituzionale sul Senato col superamento in discussione del bicameralismo perfetto.
Sarà comunque la Camera ad avere la parola definitiva in merito entro 90 giorni. Poter far fronte alle esigenze che emergono negli
stessi tempi in cui riescono a farlo i nostri partner a livello internazionale, è tutt’altro che secondario per la crescita e lo sviluppo
del nostro Paese, ha detto il ministro. Si accompagna tutto ciò a una semplificazione tra i diversi livelli dello Stato.
Ridurre il potere legislativo delle Regioni in temi di energia, grandi infrastrutture, turismo, ambiente ed emissioni rappresenta
uno strumento di maggiore sviluppo per il Paese, per ciò che comporta alle imprese non dover più fronteggiare venti normative
differenti. Inoltre, i rappresentanti delle regioni, in misura proporzionale alla popolazione, confluiranno nel Senato e dunque
potranno influire sul processo legislativo su questi temi. Le riforme, ha concluso, non sono un’arma di distrazione di massa:
servono ad aprire fabbriche e creare posti di lavoro e attrarre investimenti stranieri. Non sono un gioco politico, specie nell’attuazione delle riforme stesse.
Sulla stessa linea, sempre a Cernobbio, Il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, che a sua volta ha ribadito i concetti sopra
esposti. Oggi c’è un quadro esterno favorevole per la ripresa in atto dell’economia italiana, ha esordito, e bisognerà sfruttarlo perché non durerà in eterno. Ma c’è anche una componente interna o endogena per lo sviluppo e per questo i numeri della ripresa in
atto dureranno. La ripresa, infatti, è sempre più trainata dalla domanda interna, ha precisato Padoan. Le famiglie consumano di più
perché hanno più reddito. Hanno più fiducia e dunque spendono di più. E hanno più fiducia perché vedono concretizzarsi il lavoro.
Le proiezioni di quest’anno con il Jobs act prevedono infatti un incremento del +0,8% di occupati. Questi fattori continueranno a
rafforzarsi assieme. Poi c’è movimento in atto dal lato delle imprese, considerando le condizioni del mercato del credito e finanziarie. Il mercato del credito si sta risolvendo nel modo migliore grazie alla BCE. Infine, come accennato sopra, vi è un cambiamento
strutturale del Jobs act, con l’impegno del governo che ha cambiato la visione delle imprese su come assumere. Che tipo cioè di
rapporto le imprese intendono stabilire con i lavoratori.
I numeri si possono dunque interpretare non solo sul fatto che l’Italia stia uscendo dalla recessione, ma che questa uscita è diversa,
con condizioni fondamentali migliori. Se la strategia è giusta, il Governo ha comunque sempre bisogno di un feedback sulle regole,
se funzionano o meno, ha ribadito il ministro Padoan che ha poi ricalcato i temi del ministro delle riforme, Boschi.
La prima cosa è implementazione: le riforme bisogna tradurle in atti capaci di far cambiare i comportamenti. Seconda cosa: tutte
le riforme assieme rafforzano la crescita: anche quelle istituzionali hanno un impatto sull’economia. Vi è in questo l’evidenza in
molti altri Paesi i quali, grazie alle riforme istituzionali, crescono maggiormente a parità di condizioni. Perché c’è più certezza, più
semplificazione, più efficacia. Queste cose, infatti, hanno un peso specifico importante nel determinare la cosa fondamentale di
una crescita e cioè gli investimenti. È evidente in molti Paesi che se le imprese hanno soldi o finanza in abbondanza, spesso non
investono, perché non sanno quale sia il quadro istituzionale dei prossimi 5 o 10 anni, l’orizzonte temporale minimo per investire
il capitale fisso. Che le riforme istituzionali non impattino sull’economia è dunque un concetto del tutto erroneo.
Bisogna infine riflettere sul collegamento tra riforme strutturali e l’impatto che esse determinano sul bilancio e sulle risorse che
uno Stato determina sia sul settore pubblico che sul privato. Perché tramite le tasse si indirizzano le risorse con incentivi, determinando una spinta nella direzione ove le risorse di un Paese siano mobilitate.
ottobre 2015 La Rivista - 9
PER UN PESTO DAL GUSTO RUSTICO
Elvetiche
di Fabio Dozio
La Svizzera che verrà
Il 18 ottobre dalle urne della Confederazione uscirà il nuovo Parlamento.
Quanto cambierà e come?
Partiamo da un caso molto concreto. Il Consiglio degli Stati ha deciso a metà settembre di concedere un aumento di
70 franchi mensili ai beneficiari dell’AVS, l’assicurazione vecchiaia statale che si percepisce a partire dai 65 anni. La
misura, assieme al resto del pacchetto della riforma 2020 sulle pensioni proposta dal consigliere federale Alain Berset,
dovrà passare al vaglio del Consiglio nazionale, ma ciò avverrà solo dopo il rinnovo delle Camere. Dunque, se dalle urne
uscirà un Parlamento più a destra, è probabile che l’aumento della pensione venga abrogato, se ci sarà status quo o una
correzione verso sinistra potrà essere confermato e accolto.
Di questi temi si dibatte poco, la campagna elettorale dei partiti nazionali riserva invece molto spazio agli stranieri che,
grazie all’Unione democratica di centro (UDC), sembra essere il tema principale con cui la Svizzera è confrontata. La
destra prefigura un “Asylchaos” dovuto ai migranti che raggiungono l’Europa e una perdita d’indipendenza a seguito
delle relazioni con l’Unione europea. La tradizione umanitaria elvetica è in pericolo.
Le elezioni di ottobre permettono di mettere a nudo una conseguenza del federalismo: la nazione (composita, fondata
sulla volontà, “Willensnation”) è frammentata in 26 parti e quindi c’è pochissimo dibattito politico a livello nazionale.
Le campagne elettorali sono soprattutto cantonali, 26 confronti specifici. I fattori cantonali hanno quindi un’influenza
da non sottovalutare e, a volte, hanno il sopravvento.
Cosa ci si deve attendere dai risultati del 18 ottobre?
Secondo uno studio dell’Università di Zurigo, nella legislatura che si sta chiudendo, il centrosinistra ha vinto più votazioni che in quella precedente. Tra il 2007 e il 2011 il centrodestra ha predominato nel 57% dei casi, tra il 2011 e il 2015
siamo pari, 50 a 50. Siamo di fronte a un lieve spostamento verso il centrosinistra, ma soprattutto, questi dati servono
a dimostrare che gli equilibri elvetici sono granitici. Le mutazioni del Parlamento possono essere minime, ma anche
poche manciate di voti o di seggi cambiano gli equilibri. Il presidente nazionale socialista Christian Levrat ha dichiarato
in più di un’occasione che queste elezioni saranno uno spartiacque per la Svizzera, una scelta che avrà un’influenza
determinante sul futuro.
Il nodo principale rimane la questione dell’iniziativa 9 febbraio, un tema che peraltro non dipende solo dal Parlamento svizzero, ma concerne anche l’Unione europea. Che si farà? Per la maggioranza dei partiti, a eccezione dell’UDC,
gli accordi bilaterali devono essere mantenuti. I partiti borghesi pensano di applicare l’iniziativa con una “clausola di
protezione”, vale a dire che si mantiene la libertà di circolazione delle persone fino a un limite massimo prefissato. Lo
stesso Christoph Blocher, padre dell’iniziativa UDC, si è detto d’accordo e propone di fissare a 21000 persone il numero
massimo d’immigrati per anno. Ma si fanno i conti senza l’oste, s’immaginano soluzioni che, finora, l’Unione europea
esclude, perché non sembra intenzionata a mettere in discussione o a limitare il principio della libera circolazione. I
sottili rapporti di forza parlamentari saranno determinanti per districarsi tra bilaterali e blocco dell’immigrazione.
Fra le altre questioni, prettamente interne, c’è la citata revisione delle pensioni. Qui il confronto fra destra e sinistra, o
centro destra e centro sinistra se si preferisce, è netto. Se PS e sinistra PPD non perderanno voti, la riforma potrà avere
un volto più sociale, altrimenti si andrà a un contenimento dell’AVS e verso un aumento dell’età pensionabile a 67 anni.
La politica energetica è un altro dei dossier scottanti, anche se lasciato un po’ in sordina. La destra non nasconde lo
scetticismo sulla svolta antinucleare e sulle energie rinnovabili.
La nuova legge sull’imposizione delle imprese sarà un altro tema caldo da dibattere. Per i socialisti si tratta di un “regalo
alle imprese” che costerà più di un miliardo all’anno alla Confederazione. Per l’UDC la proposta del governo è troppo
timida e le imprese dovrebbero beneficiare di maggior sgravi fiscali.
Abbiamo citato alcuni esempi di misure che potrebbero variare, anche in modo sensibile, a seconda dell’orientamento
del nuovo Parlamento, con ricadute anche pesanti sul tessuto sociale ed economico del Paese.
I sondaggi danno il centrodestra vincente e, in questo caso, ci potrebbero essere ripercussioni anche sulla composizione
del Consiglio federale.
Il prossimo 9 dicembre l’Assemblea federale eleggerà il governo. Verrà riconfermata Eveline Widmer-Schlumpf? Molto
dipenderà dal risultato del Partito borghese democratico, che rimarrà tuttavia minoritario. Riuscirà l’UDC a riconquistare
il seggio perso? O sarà il PPD a raddoppiare il numero dei ministri?
O ci saranno altre sorprese?
ottobre 2015 La Rivista - 11
Europee
di Viviana Pansa
Emergenza dopo emergenza
La cancelliera tedesca Angela Merkel deve aver molto riflettuto sulle parole del connazionale filosofo Jürgen
Habermas che, a proposito della crisi greca e dell’esito delle trattative occorse per la messa a punto del piano
di salvataggio di Atene, l’aveva accusata di essersi giocata in una notte il capitale politico accumulato dalla
Germania in mezzo secolo, facendo prevalere il “lato punitivo” al volto umano necessario a ricomporre le
ferite – sul fronte interno ed internazionale – ancora riconducibili al secondo conflitto mondiale. O, forse,
ha lasciato il segno l’imbarazzo suscitato dalle lacrime della ragazzina palestinese che in perfetto tedesco
esprimeva le incertezze sul suo futuro, nel corso di un incontro tra la cancelliera e gli alunni di una scuola di
Rostock, incertezze in quell’occasione di certo non confortate dalla constatazione della Merkel che “nei campi
profughi ci sono migliaia e migliaia di persone e non siamo in grado di far venire tutti”.
Di fatto è di queste ultime settimane il suo cambio di passo, la presa di posizione favorevole all’accoglienza dei migranti che
fuggono a migliaia in particolare dell’area siriana e scelgono ora di attraversare l’Europa a piedi, essendo divenute più difficili
e pericolose le traversate del Mar Mediterraneo – ma più del pericolo di annegamento e delle immagini del piccolo Aylan,
fuggito da Kobane e il cui corpo senza vita adagiato sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia, ha fatto il giro del mondo, hanno
inciso i timori dei trafficanti di esseri umani che lamentano, in alcune intercettazioni che sarebbero al vaglio della Procura di
Palermo, il moltiplicarsi degli arresti a danno degli scafisti.
All’esodo di proporzioni gigantesche via terra non possono più rimanere indifferenti i Paesi europei, in questi anni poco sensibili – se non con sporadiche dichiarazioni di circostanza – ai ripetuti richiami dell’Italia, per conformazione geografica la più
accessibile possibilità di fuga dai tanti territori minacciati da conflitti, Stato islamico e povertà. E si agisce in ordine sparso, chi
nel tentativo di chiudere le frontiere (Ungheria su tutti), chi (Grecia, Croazia, ma anche Danimarca) in quello di agevolare – il
più velocemente possibile - il passaggio verso i Paesi destinazione finale di profughi e richiedenti asilo (in testa la Svezia, se
guardiamo al rapporto tra numero di rifugiati e popolazione residente, seguita dalla Germania), chi cercando di far fronte
come può ad una prima accoglienza (Germania e Austria in queste ultime settimane in particolare).
L’emergenza profughi ha scacciato quella economica, le difficoltà della Grecia e gli interrogativi sulle ultime elezioni di Atene
hanno lasciato il posto ai vertici straordinari sull’immigrazione – due solo nel mese di settembre – in cui come di consueto si
tarda a trovare una soluzione condivisa. All’Italia ora si affiancano Francia, Germania e Austria che chiedono si giunga ad una
decisione sulla riallocazione dei profughi – il piano sull’immigrazione presentato al Parlamento europeo dal presidente della
Commissione Jean-Claude Juncker quantifica in 120 mila le persone da ridistribuire nei prossimi due anni da Italia, Grecia e
Ungheria - che sia obbligatoria e permanente. Juncker ha ammonito come questo non sia “il tempo della paura ma dell’azione”
e ha aggiunto – tra proteste e consensi – come “il fatto che migliaia di persone vogliano trasferirsi in Europa per fuggire alla
guerra e alla dittatura non è un fenomeno di cui avere paura, ma di cui andare orgogliosi”.
Tra gli altri punti del piano, la revisione delle norme di Dublino che regolano il diritto di asilo in Europa, la creazione di canali
per l’immigrazione legale, la trasformazione di Frontex in un vero e proprio corpo di guardie di frontiera. Ma la riallocazione
resta la questione più controversa: mentre acconsentono all’accoglienza la Spagna (per circa 15 mila rifugiati), la Francia
(25 mila) e la Germania (31 mila), i Paesi dell’Europa dell’Est sono contrari (il premier ungherese Viktor Orban, oltre alla
solerzia impiegata per la costruzione del muro anti-immigrati – attraverso il lavoro dei detenuti e il pattugliamento da parte
dell’esercito - e all’introduzione di provvedimenti di arresto per chi entra illegalmente nel Paese, ha chiarito di valutare solo
l’accoglienza di migranti cattolici, perché – sostiene - i musulmani minaccerebbero la radici cristiane dell’Europa), così come
è contrario l’inglese David Cameron, che avanza la proposta di accogliere 15 mila profughi provenienti però direttamente dai
campi allestiti nelle aree a ridosso del conflitto siriano.
Ad una prospettiva di medio e lungo periodo guarda la creazione di un fondo di 1,8 miliardi di euro per l’aiuto ai Paesi africani
da cui giungono molti migranti, prevista dal piano Juncker e affidata alla gestione dell’Alto rappresentante per la politica
estera europea Federica Mogherini. Resta da capire quali siano i Paesi destinatari, considerando il fatto che l’accoglienza è
riservata solo a profughi e richiedenti asilo, mentre i migranti cosiddetti “economici” - coloro che decidono di lasciare un Paese
d’origine considerato sicuro dal punto di vista di guerre e sistema politico - restano soggetti ai vincoli d’ingresso resi più stringenti dalla crisi economica. Ancora una volta c’è da chiedersi se prevarranno in Europa i valori della solidarietà o quelli dell’economia, che però, nel caso dei migranti, potrebbero coincidere proprio in una prospettiva di medio periodo: per alcuni, infatti,
l’apertura della Germania ai profughi provenienti dalla Siria sarebbe determinata più dalla valutazione del capitale umano
rappresentato da persone spesso altamente formate, che fuggono dunque non per estrema povertà ma da estreme condizioni. Allo stesso modo è eloquente la reazione della Confindustria inglese che ha giudicato una follia l’ipotesi governativa di
chiudere le porte agli stessi europei e vincolare l’ingresso in Uk alla firma di un contratto di lavoro precedente all’arrivo in loco.
ottobre 2015 La Rivista - 13
C a f f è - B a r M i l a n o 19 2 8
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Internazionali
di Michele Caracciolo di Brienza
Novecento anni al servizio
dei più deboli
La missione permanente del Sovrano Militare Ordine di Malta si trova in un bell’edificio di Place Claparède a
Ginevra. Un ufficio sobrio e pieno di carte, alle pareti la foto dell’attuale Gran Maestro Fra’ Matthew Festing
e del suo predecessore Fra’ Andrew Bertie, scomparso nel 2008 e la cui causa di beatificazione è in corso.
Il rappresentante permanente dell’Ordine di Malta presso l’ONU è S.E. Amb. Marie-Thérèse Pictet-Althann, Dama di
Onore e Devozione dell’Ordine e con una notevole esperienza di funzionario internazionale presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Mi accoglie con grande gentilezza per un breve colloquio per La Rivista.
L’Ordine di Malta è a tutti gli effetti un ordine religioso che ha una personalità internazionale sui generis come la Santa
Sede. Per tale motivo l’Ordine ha una diplomazia. “La diplomazia dell’Ordine è fondata appunto sulla sua sovranità” – ha
esordito l’ambasciatore Pictet-Althann. “Tale sovranità esiste da secoli e risale al tempo in cui l’Ordine aveva un territorio
: l’isola di Rodi prima e poi Malta. Al momento della perdita dell’isola di Malta quando Bonaparte la conquistò durante la
campagna d’Egitto, la sovranità dell’Ordine non fu mai messa in discussione dalle Grandi Potenze dell’epoca.”
Dall’assistenza ai pellegrini della Terra Santa dell’IX secolo alla personalità internazionale, oggi l’Ordine svolge
un’attività caritativa alle vittime di catastrofi naturali e di guerre grazie alla sua agenzia di soccorso Maltheser
International, che ha un budget annuale di oltre 30 milioni di euro. L’anno scorso i suoi progetti di assistenza
hanno raggiunto otto milioni di persone bisognose.
“L’Ordine ha una sua giurisdizione, una numismatica e una filatelia propria” - continua l’amb. Pictet-Althann. L’attività
dell’Ordine di Malta presso l’ONU e le altre organizzazioni internazionali qui a Ginevra è attinente alla sua funzione di
assistenza caritatevole.Per tali ragioni tutte le materia riguardanti l’ambito umanitario sono d’interesse per la missione
d’osservazione: i rifugiati, la sanità, eccetera. “L’Ordine ha rapporti diplomatici con 105 stati. Lo status di osservatore
permanente presso l’ONU è funzionale alla sua attività. Seguiamo i lavori dell’Alto Commissariato per i Rifugiati, dell’OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità), dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e dell’OCHA (Office
for the Coordination of Humanitarian Affairs) e del Consiglio dei diritti umani per sostenere l’Ordine nelle operazioni assistenziali sul terreno.” Un altro esempio d’attualità: il personale sanitario dell’Ordine è presente sulle navi della Marina
Militare italiana in missione nel Mediterraneo per il soccorso in mare dei migranti.
“La collaborazione con la nunziatura apostolica è molto stretta. La Missione dell’Ordine insieme alla Nunziatura apostolica ha creato una fondazione di diritto svizzero “Caritas in veritate” per contribuire con analisi specializzate ai
dibattiti multilaterali sul diritto alla salute, la lotta all’estrema povertà, la libertà religiosa e i diritti dei migranti.” - ha
concluso l’ambasciatore. Si tratta di analisi specializzate ovviamente d’ispirazione cattolica ma che tengono conto
sempre più spesso di una concezione universale di fratellanza stranamente così ben delineata in tutte le religioni.
L’Ordine di Malta è antichissimo e possiamo dire che oggi, grazie anche all’energica attività dell’Amb. Pictet-Althann e dei suoi collaboratori (quattro diplomatici e due stagiaires), è al passo con i tempi. La nunziatore di Ginevra lavora in stretto contatto anche con il BICE (Bureau International Catholique de l’Infance), una organizzazione
non gevernativa creata nel 1948 e che opera per il rispetto della dignità e dei diritti del fanciullo. Il Segretario
Generale è Alessandra Aula. Nell’opuscolo descrittivo dei vari progetti coordinati dal BICE Alessandra Aula scrive:
“Il BICE si rivolge a tutti quei bambini di tutte le confessioni, sostiene i loro genitori e le loro comunità e sensibilizza le autorità pubbliche. Queste sono le linee guida presenti dalla creazione del BICE e che indirizzano la nostra
azione.” La Convenzione relativa ai diritti del fanciullo è stata promossa dalle Nazioni Unite nel 1989 ed è oggi
quasi universalmente retificata. Ha permesso dei progressi considerevoli sul terreno. Tuttavia, la diffusione di una
cultura dei diritti del fanciullo continua a fondarsi sulla volontà politica degli Stati, la mobilitazione della società
civile e l’impegno di ciascuno – ha dichiarato Alessandra Aula. Ginevra resta una città unica per l’incontro delle
istanze delle organizzazioni non governative con quelle delle organizzazioni internazionali.
Per maggiori informazioni:
www.ungeneva.orderofmalta.org
www.malteser-international.org
www.bice.org
ottobre 2015 La Rivista - 15
Evoluzione della popolazione in Svizzera nel 2014
Il saldo migratorio diminuisce
leggermente rispetto al 2013
Nel 2014 la popolazione della Svizzera è aumentata dell’1,2%. Tale evoluzione, che si manifesta in tutti i Cantoni, è il risultato del saldo migratorio
positivo, dell’incremento delle nascite e della diminuzione dei decessi. Le
acquisizioni della nazionalità restano
il maggior fattore di crescita della
popolazione di nazionalità svizzera.
Sono questi i risultati definitivi della statistica della popolazione e delle
economie domestiche dell’Ufficio federale di statistica (UST).
Alla fine del 2014, la popolazione residente permanente della Svizzera contava
8’237’700 persone, in aumento di 98’000
unità (+1,2%) rispetto al 2013. La crescita è da ricondurre principalmente al
saldo migratorio pari a 76’200 persone,
ovvero alla differenza tra immigrazioni ed
emigrazioni. Gli altri fattori sono la crescita naturale, vale a dire la differenza tra
nascite e decessi, pari a 21’300 persone,
nonché vari adattamenti statistici (+500).
L’incremento complessivo di 98’000 persone interessa sia la popolazione svizzera
(+37’000 persone) che quella straniera
(+61’000).
Immigrazione: i Tedeschi in testa
Nel 2014 la Svizzera ha registrato 187’300
immigrazioni, in diminuzione del 3,1% rispetto al 2013, di cui 26’200 persone di
nazionalità svizzera e 161’100 di nazionalità straniera. I principali gruppi di stranieri
che arrivati in Svizzera, nell’anno in esame,
sono tedeschi (24’700), italiani (19’000),
portoghesi (15’200), francesi (14’500) e
spagnoli (8100). Questi cinque gruppi raggiungono da soli la metà delle immigrazioni di stranieri in Svizzera.
Il numero di emigrazioni ha interessato
111’100 persone, di cui 28’500 di nazionalità svizzera e 82’600 di nazionalità straniera, segnando un aumento del
4,6% rispetto al 2013. Come nel 2013,
la Francia resta la destinazione preferita dagli emigranti svizzeri (14,0% nel
2014 contro 13,8% nel 2013), seguita
dalla Germania (9,4%) e dagli Stati Uniti (6,9%). I principali gruppi di stranieri
che hanno lasciato la Svizzera sono tedeschi (16’300 emigranti), italiani (7000),
francesi (6700), portoghesi (5900) e
britannici (3800). Questi cinque gruppi
raggiungono da soli quasi la metà delle
emigrazioni di stranieri dalla Svizzera. Il
saldo migratorio risultante dalla differenza tra immigrazioni ed emigrazioni, che si
fissa a 76’200 persone, è pertanto in lieve
calo rispetto al 2013 (87’100).
Il saldo migratorio negativo dei cittadini
svizzeri (-2300) è compensato dal saldo
migratorio positivo dei cittadini stranieri
(78’500).
Le acquisizioni della nazionalità,
principale fattore di crescita della
popolazione svizzera
Nel 2014 la popolazione di nazionalità
svizzera è aumentata di 37’000 persone,
raggiungendo 6’239’200 abitanti alla fine
dell’anno. Tale evoluzione è riconducibile principalmente alle acquisizioni della
cittadinanza svizzera (32’800) e anche a
una lieve crescita naturale positiva (+2700
persone nel 2014).
Una popolazione straniera che
vive da molto tempo in Svizzera
Le persone di nazionalità straniera che
soggiornano in maniera permanente in
Svizzera erano 1’998’500 e rappresentavano il 24,3% del totale della popolazione
residente in modo permanente (nel 2013
erano il 23,8%). Gli Italiani, i Tedeschi, i
Portoghesi e i Francesi residenti permanenti in Svizzera costituivano i tre quarti degli stranieri provenienti da un Paese
16 - La Rivista ottobre 2015
membro dell’UE/AELS e la metà di tutti
gli stranieri residenti in modo stanziale in
Svizzera.
La maggior parte delle persone di nazionalità straniera vive in Svizzera da molto
tempo. Circa un quinto di loro è nato in
Svizzera e si compone di stranieri di seconda e di terza generazione. Tra coloro
che sono nati all’estero, quasi la metà vive
ininterrottamente nella Confederazione da
10 o più anni.
Incremento demografico in tutti i
Cantoni
La popolazione residente in modo permanente è aumentata in tutti i Cantoni.
Nel 2014, otto Cantoni su 26 hanno fatto
segnare un incremento della popolazione
maggiore rispetto a quello della Svizzera (+1,2%); si tratta di Friburgo (+1,9%),
Ginevra e Zugo (+1,7% ognuno), Vaud
(+1,6%), Zurigo e Vallese (+1,5% ognuno), Argovia (+1,4%) e Turgovia (+1,3%).
Gli incrementi meno marcati sono stati
registrati nei Cantoni Nidvaldo, Grigioni,
Appenzello Interno, Glarona e Neuchâtel
(+0,5% ognuno) nonché Uri (+0,4%).
I fattori che influiscono sull’evoluzione demografica nei Cantoni sono tre: la crescita
naturale, il saldo migratorio internazionale
e il saldo migratorio intercantonale. La
crescita naturale favorisce l’aumento di
popolazione in praticamente tutti i Cantoni, fatti salvi solo il Ticino, Sciaffusa e
Basilea-Città, in cui si registrano più decessi che nascite. Il saldo migratorio internazionale è positivo in tutti i Cantoni.
Quelli di Ginevra, Basilea-Città e Ticino
registrano i saldi migratori internazionali
maggiori rispetto alla loro popolazione,
mentre Appenzello Interno, Appenzello
Esterno e Svitto registrano quelli minori. Il
saldo migratorio intercantonale è positivo
nei Cantoni Friburgo, Zugo e Basilea-Campagna, dove la popolazione è aumentata, e
negativo nei Cantoni Ginevra, Neuchâtel e
Basilea-Città, dove invece la popolazione
è in calo.
Differenze sui dati statistici
La popolazione residente in modo permanente registrata dall’Ufficio federale
di statistica (UST) comprende gli Svizzeri
con domicilio principale in Svizzera e gli
stranieri in possesso di un’autorizzazione
di residenza di una durata minima di 12
mesi o che risiedono in Svizzera da almeno
12 mesi. Tale definizione è conforme alle
raccomandazioni internazionali in materia
di statistica della popolazione. Per eseguire
questa statistica, l’UST ricorre in primis ai
registri del controllo degli abitanti dei Comuni, i cui dati consentono di svolgere sia
la statistica della popolazione di nazionalità svizzera sia quella della popolazione di
nazionalità straniera.
Le cifre in possesso della Segreteria di Stato della migrazione (SEM) riguardano la
popolazione residente in modo permanente di origine straniera, che comprende tutte le persone con un permesso di dimora di
breve durata (permesso L, a partire da 12
mesi), un permesso di dimora (permesso B)
o un permesso di domicilio (permesso C).
La statistica della SEM illustra le disposizioni in materia di legislazione sugli stranieri e si focalizza sulle autorizzazioni rilasciate. Tale statistica non include alcune
categorie di persone, che invece la statistica dell’UST prende in considerazione, come
i funzionari internazionali, i diplomatici e i
membri delle loro famiglie nonché le persone richiedenti l’asilo che vivono in Svizzera da un anno o più. La SEM raccoglie i
dati per la sua statistica dal registro SIMIC
(sistema d’informazione centrale sulla migrazione).
Queste differenze di definizioni e di fonti
spiegano le differenze tra le cifre pubblicate dall’UST e quelle della SEM.
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ottobre 2015 La Rivista - 17
Sono ormai 5 milioni i cittadini
stranieri residenti in Italia
Dalla metà degli anni ’70, e in misura
più consistente a partire dagli anni ’80,
l’Italia è progressivamente diventata un
paese di immigrazione. Dopo oltre un
quarantennio, alla fine del 2013, gli
stranieri residenti nel paese sono ufficialmente 4.922.085 su una popolazione complessiva di 60.782.668, con un
aumento rispetto all’anno precedente di
164.170 unità (+3,7%).
Questi i dati confermati dal Centro Studi
e Ricerche IDOS, che ha curato il Dossier
Statistico Immigrazione 2014, per conto
dell’UNAR - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, presentato a Roma.
Per Idos la presenza effettiva di immigrati nel nostro Paese dovrebbe essere di 5.364.000 persone
in posizione regolare. Le donne sono il 52,7% del
totale, i minori oltre 1 milione (925.569 quelli
con cittadinanza non comunitaria) e 802.785 gli
iscritti a scuola nell’a.s. 2013/2014 (il 9,0% di tutti
gli iscritti, ma ben il 20% a Piacenza e a Prato).
L’8% della popolazione totale
L’incidenza dei residenti stranieri sulla popolazione
totale ha raggiunto l’8,1% (1 ogni 12 abitanti) e in
27 province supera il 10%, con punte massime in
alcuni piccoli comuni, tra i quali spicca Baranzate
in provincia di Milano (incidenza del 31%).
Nel 2013, un quarto degli stranieri risiede in sole
quattro province (Roma, Milano, Torino e Brescia). Gli stranieri residenti in Lombardia (oltre
1 milione) sono il 22,9% del totale nazionale e
quelli residenti nel Lazio (oltre 600mila) il 12,5%.
Lombardia e Lazio sono le regioni in cui anche
diverse singole collettività registrano le presenze
più consistenti, ma ciò non vale per tutte: tra le
eccezioni spiccano i cinesi, per il 17% insediati in
Toscana, e gli ucraini, per il 18,5% in Campania.
Nonostante il policentrismo delle provenienze
(196 nazionalità rappresentate), circa la metà
degli immigrati (51,1%) proviene da soli cinque
paesi (Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina) e circa i due terzi (64%) dai soli primi dieci.
Rispetto al periodo antecedente la crisi, i flussi
d’ingresso di nuovi lavoratori sono molto diminuiti. Nel 2013, i visti rilasciati per soggiorni
superiori a 90 giorni sono stati 169.055, di cui
solo 25.683 per lavoro subordinato e 1.810 per
lavoro autonomo (in questo caso più di 100 visti
per ciascun paese sono stati rilasciati in Russia,
Stati Uniti, Ucraina, Cuba e Taiwan).
Attualmente a determinare la crescita della popolazione straniera sono soprattutto gli ingressi
per ricongiungimento familiare (76.164 visti) e le
nuove nascite (77.705 a fronte di 5.870 decessi).
Partenze e arrivi
I cittadini italiani per acquisizione, che erano
285.782 nel 2001, sono saliti a 671.394 al Censimento del 2011 (+135%), cui si aggiungono
65.383 acquisizioni nel 2012 e 100.712 nel 2013.
Non è dato sapere quanti, tra gli immigrati non
comunitari i cui permessi di soggiorno sono scaduti senza essere rinnovati (262.688 nel 2011,
166.321 nel 2012 e 145.670 nel 2013), si siano
trattenuti in Italia.
Dai registri anagrafici risulta che nel 2013 le partenze per l’estero hanno coinvolto ufficialmente
solo 44mila cittadini stranieri e 82mila cittadini italiani (i nostri connazionali ufficialmente
residenti all’estero sono 4.482.115 alla fine del
2013, nel 1861 erano solo 230mila). Tuttavia, è
prevalente la convinzione che, anche per effetto
delle regolarizzazioni del 2009 e del 2012, che
hanno registrato 430mila domande, la popolazione straniera in posizione irregolare ammonti a meno di mezzo milione di persone (pari a
neppure un decimo della presenza regolare, la
stessa incidenza accreditata dalle Nazioni Unite
a livello mondiale).
Sono, invece, disponibili i dati sulle persone non
autorizzate all’ingresso e alla permanenza in Italia: nel 2013 sono state 7.713 quelle intercettate
alle frontiere italiane, 8.769 quelle rimpatriate
e 13.529 quelle intimate di espulsione ma non
ottemperanti a tale obbligo. Complessivamente
si è trattato di 30.011 stranieri, in costante diminuzione dal 2006, quando furono 124.381.
Nel 2013, sono stati 107mila gli attraversamenti
non autorizzati delle frontiere dell’UE, che nel
periodo 2007-2013 ha speso 4 miliardi per il loro
controllo e solo 700 milioni per progetti di accoglienza dei profughi.
Critiche le condizioni di vita nei CIE
Estremamente problematici, come attestano di
continuo le proteste e le rivolte delle persone in
essi trattenute, sono i Cie - Centri di identificazione e di espulsione, anche in considerazione
del progressivo ribasso dei costi di gestione (30
euro al giorno a persona), con un inevitabile
impatto sulle già critiche condizioni di vita dei
trattenuti e sul rispetto dei diritti umani, come
ha sottolineato l’organizzazione Medici per i
Diritti Umani (MEDU), supportata in questo giudizio dalla Commissione del Senato per i diritti
umani. Dei 420 Cie presenti nell’UE, per una capacità complessiva di 37mila posti, quelli istituiti
in Italia sono 10, comportano un costo medio di
almeno 55 milioni di euro all’anno e nel 2013
hanno registrato 6.016 trattenimenti. La durata
massima di trattenimento è stata innalzata a 18
mesi a partire dal 2011, ma attualmente è in discussione una proposta di riduzione a 2 mesi, già
approvata alla Camera dei Deputati.
D’altra parte i ritorni assistiti, che escludono la
coazione e prevedono anche un aiuto economico, seppur modesto, per il reinserimento in patria, sono poche centinaia a causa della scarsità
dei fondi disponibili, a fronte di una necessità
potenzialmente molto estesa (dal 2008 sono
stati seguiti dall’OIM oltre 3mila rimpatri, finanziati con fondi europei).
ottobre 2015 La Rivista - 19
A Milano l’82° Congresso internazionale della
Società Dante Alighieri
Alimentare la presenza
dell’Italia nel pianeta
Si è tenuto a Milano, dal 25 al 27
settembre al Museo Diocesano e presso l’Auditorium Padiglione Italia di
Expo2015, sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica, l’LXXXII
Congresso Internazionale della Società
Dante Alighieri, appuntamento biennale
della storica Società che dal 1889, che
attraverso i suoi comitati - 401 all’estero e 88 in Italia - promuove la diffusione della lingua italiana nel mondo.
“Alimentare la presenza dell’Italia nel
pianeta” questo il tema della tre giorni milanese che quest’anno sottolinea
anche la concomitanza con due straordinari eventi per l’Italia: il 750° anniversario della nascita Sommo Poeta ed
Expo2015.
Il neo presidente della Dante Alighieri, Andrea Riccardi, durante il suo intrevento
Un Congresso aperto al futuro e improntato dalla volontà di rinnovamento quello
della Società Dante Alighieri, svoltosi a
Milano con un titolo, “Alimentare la presenza dell’Italia nel pianeta”, che fa intenzionalmente il verso ad Expo 2015, con la
quale condivide la medesima finalità: il
rilancio dell’Italia in uno scenario internazionale profondamente mutato.
Ad aprire i lavori, nella mattinata di venerdì 25 settembre al Museo diocesano
20 - La Rivista ottobre 2015
di Milano, l’intervento del neo presidente
della Dante, Andrea Riccardi (già ministro
per l’integrazione e la cooperazione internazionale del Governo Monti), introdotto
dal segretario generale Alessandro Masi.
la nostra storia, navighiamo senza doti precostituite, nel mare globale: dobbiamo scegliere la direzione giusta, cercare le risorse,
prendere le nostre responsabilità”.
Un delicato momento di passaggio
La spending review non ha dunque risparmiato la Dante e Riccardi, da ex ministro
del governo Monti, si mostra consapevole
di questa situazione “se qualcosa vi è venuto a mancare – ha spiegato - non è stato
per nostra disattenzione, ma per necessità”.
“Abbiamo un problema di reperimento di
risorse, ma non siamo pessimisti né dominati solo da un problema finanziario. Sono
convinto – ha continuato - che se ci sono
idee, energie, entusiasmo, ci saranno anche
risorse, perché verranno attratte. Dico chiaramente che vogliamo chiedere alle autorità
del nostro Paese quanto abbiamo intenzione
di investire sulla lingua, perché la nostra non
è un’impresa privatistica, anche se è volontaria e non vuole avere una mentalità da
para Stato. L’italiano nel mondo – chiarisce
- è un’impresa che vale per il sistema paese.
Per questo la Dante ha bisogno di vivere con
un livello adeguato di risorse”.
“Ci confrontiamo oggi con un mondo largo,
molteplice, mentre ci raggiunge, fin dalle
nostre città un marcato pluralismo linguistico”, annota Riccardi, che si domanda,
alla luce di queste circostanze, quale spazio
abbia ancora “l’italiano e la cultura in italiano del nostro mondo che parla inglese e che
comunica al plurale” e se la nostra lingua
“resterà solo la lingua della nostra Heimat,
come i tedeschi chiamano la piccola patria
o la terra natia, una lingua del privato, del
nostro, del familiare”, o non avrà piuttosto
“un contributo da dare perché il mondo resti
plurale nelle sue lingue e nelle sue culture,
senza appiattimenti o banalizzazioni, una
lingua tentata dall’universale, elegante e
non maggioritaria, ma senza confini”.
Per Riccardi a questo interrogativo “non
c’è una risposta scontata: non una retorica patriottica, né tantomeno trincerarsi
Riccardi ha subito richiamato il “delicato
momento di passaggio della storia della
nostra associazione”, dichiarando la sintonia ad Expo quale più evidente segnale del
processo di crescita innescatosi nel Paese e
simbolo di una rinnovata apertura e allargamento verso il mondo che potrà riuscire
solo se associato ad un investimento sull’italiano, “passo decisivo per internazionalizzare l’Italia”, perché alimento della sua
presenza e forza propulsiva della domanda d’Italia nel mondo. “L’italiano e l’Italia
stanno insieme, avanzano insieme o insieme regrediscono. La lingua – ha aggiunto
Riccardi - porta con sé il colore, il sapore e
la realtà del nostro paese”.
Nel ripercorre gli oltre 100 anni di storia
della Società – che quest’anno festeggia
anche il 750° anniversario della nascita del
Sommo Poeta, - Riccardi ha richiamato la
quasi ventennale presidenza di Bruno Bottai, scomparso nel 2014 e cui sarà dedicato un convegno annunciato nel prossimo
mese di novembre, e indicato l’itinerario
dell’ente che prima “giaceva tranquillo e
sostentato tra le braccia dello Stato” per
poi avviarsi ad un “faticoso ma reale profilo autonomo”. “Non ci nascondiamo di
avere davanti il problema del futuro della
nostra Dante Alighieri”, ha detto Riccardi,
segnalando come, con il mondo, si trasformino anche “domande e sfide” cui si deve
rispondere con un arricchimento della forma associativa ed una riorganizzazione
della Società. “Bisogna avere il coraggio di
cambiare, perché tanto è cambiato attorno
a noi – ha proseguito il presidente, - a cominciare dal rapporto con lo Stato”. “Oggi il
contributo pubblico si è ridotto gravemente, dell’80% nel 2013 – ricorda, - e noi, con
La difficile reperibilità delle risorse
Fra le più nobili istituzioni della
nostra storia nazionale
dietro allo slogan dell’italiano come quarta
lingua richiesta per lo studio nel mondo.
Alla domanda sulla crescita, sulla vitalità
dell’italiano, si risponde – secondo il presidente della Dante - con passione e lavoro,
accentando la sfida. Ma bisogna adeguarsi
a viverla non solo a parole, anche se le parole sono importanti. Bisogna parlare italiano, produrre cultura in italiano, fare cose
attrattive e belle in italiano, far apprendere
l’italiano, insegnarlo in modalità all’altezza
dei tempi. Perché nel mondo l’italiano non
si impone di per sé, se non nel caso dei nostri connazionali desiderosi di mantenere la
loro identità. L’italiano – segnala - s’impone come attrazione sua propria: attrazione
per chi vuole andare nel cuore della cultura,
dell’arte, della musica, della storia, del savoir vivre del nostro Paese”.
Chiave d’ingresso al cuore
dell’identità
L’italiano dunque come “chiave di ingresso
che ci porta al cuore dell’identità italiana,
del mondo italiano, del suo calore e bellezza, ma anche della sua profondità storica
e della sua ricchezza artistica”: questo è il
modo vincente di intendere la nostra lingua per il presidente della Dante, che rileva
come si debba approntare per essa “un’offerta competitiva ed attrattiva”.
La Dante – puntualizza il suo presidente
– non è “solo una scuola, o un centro di
studi e ricerche su Dante o un’accademia”,
ma un’istituzione che, per vocazione, vuole
“realizzare il legame tra la cultura e letteratura italiana, la profondità poetico-letteraria dell’italiano, dello scrivere e del
dire italiano con l’insegnamento e la comunicazione”. L’obiettivo non è quindi solo
“conservazione” ma anche “creazione di
identità e cultura”, perché “la lingua senza
cultura diventa solo un arnese”: per questo
la Dante si pone quale “ponte tra cultura
alta e comunicazione e insegnamento” e
accetta “la sfida del divulgare”.
Tra le proposte di Riccardi per vincere tale
sfida: la trasformazione della sede centrale di Palazzo Firenze in una “casa della
cultura” e l’organizzazione annuale di un
Festival della Lingua in Italia, “per far piacere l’italiano agli italiani, le sue parole, le
sue opere, il suo mondo: parole del gusto,
dell’interiorità, della comunicazione, della
creatività economica e culturale”.
“Siamo convinti – ha concluso Riccardi che nel mondo plurale, talvolta babelico,
della globalizzazione, l’italiano abbia il suo
spazio e non un mediocre spazio”. In questo
scenario la Dante Alighieri è uno strumento essenziale per fornire “un contributo a
una pace ricca di un universo plurale, che
parla plurale, ma che è profondamente interconnesso”. Così facendo “daremo una
mano al nostro paese e alla sua storia, perché gli scenari del mondo siano non monocolori, ma arcobaleno e quindi fortemente
colorati d’italiano e di cultura italiana”.
Con queste parole il sottosegretario agli
Esteri Mario Giro ha portato i saluti del governo italiano al gongresso, apprezzando
la scelta di celebrarlo a Milano, città che
ospita l’Esposizione universale e ne ha sorprendentemente mutato la caratteristica.
Il sottosegretario ha sottolineato la necessità di “recuperare la coscienza nazionale
dell’importanza del nostro collegamento
con il mondo, di ripensare il nostro Paese
in una dimensione globale, ripensamento
che non sarà una cosa semplice”. “In questi
ultimi anni è stato in realtà il mondo ad affacciarsi all’Italia – ha detto ancora Giro la crisi europea, l’Isis e il fondamentalismo
islamico, il ritorno della guerra in Europa
e l’emergenza crescita sono tutte questioni che richiedono per essere affrontate
di aprirci, di rafforzare la nostra presenza, economica ma non solo, all’estero”. “Il
mondo che bussa alle nostre porte ci trova
impreparati, anche a livello istituzionale,
e il rischio è quello di affrontare lo spaesamento fuggendo le sfide, piuttosto che
affrontandole con coraggio – ha affermato
Giro, rilevando la necessità di operare “un
salto culturale” per rimettere realmente in
moto l’Italia facendo leva su tutti i nostri
punti di forza per accompagnare “il piano
di estroversione economica dell’Italia nel
mondo” con un “piano di promozione culturale dell’Italia nel mondo”.
Un patrimonio immateriale
Indispensabile dunque “far leva anche sul
nostro patrimonio immateriale”, patrimonio che ha al suo cuore la lingua italiana
e la cui promozione è dunque “uno strumento tra i più efficaci per vincere la sfida
della globalizzazione”. Il sottosegretario ha
richiamato le caratteristiche di apertura
dei tratti culturali italiani, tanto più rilevanti “in tempi di identitarismo rabbioso”:
“siamo stati un popolo che ha attraversato le frontiere con la nostra emigrazione,
che, se in taluni casi ha perduto la propria
lingua, non ha perduto la propria identità,
vissuta come processo e non dato fissato
per sempre, una storia di grandi sofferenze
ma anche di grandi successi – ha aggiunto
il sottosegretario, - perché ha creato mondi nuovi in cui gli italiani sono diventati
protagonisti, mantenendo però un legame
con la terra di origine e considerandola un
punto di onore”. Si tratta di un “intreccio”
che molto ci deve dire anche nel dialogo
con gli immigrati di oggi: “le culture non si
respingono e oggi la nostra lingua ci aiuta
ad avere una nuova geografia del mondo; la
sua caratteristica è quella di andare oltre i
confini, di sapersi adattare senza perdersi,
una debolezza che oggi si rivela invece un
punto di forza”.
ottobre 2015 La Rivista - 21
“Il nostro errore – ha detto ancora – è quello
di credere di avere una lingua debole e inutile, e inutili le istituzioni che di questa si occupano. C’è invece molta richiesta di Italia e
di lingua e cultura italiana che dobbiamo intercettare e accompagnare, riappassionandoci della nostra lingua, riassociandola ai
concetti di felicità e utilità, lavorandoci per
riempire un vuoto cui non si può rispondere
unicamente con l’economia e con la tecnica”. Secondo il sottosegretario il Governo
appoggerà “un’idea convincente di promozione culturale e linguistica di alta qualità e
al passo con i tempi”, idea che dovrà ispirare anche la riforma delle scuole italiane
all’estero, prevedere strumenti di azione
più flessibili, la presenza in nuove aree del
mondo e il coinvolgimento di nuovi partner
nell’offerta linguistica e culturale.
“Se non coltiveremo la domanda di Italia
attraverso l’utilizzo di uno stesso linguaggio, veicolando il nuovo volto del nostro Paese e colmando il divario oggi esistente tra
Paese e cultura – ha concluso Giro – tale
domanda non sarà più nelle nostre mani”.
Italofoni o italofili
Una riflessione su quali priorità debbano
guidare l’azione della Dante per permettere a lingua e cultura italiana di acquisire il
22 - La Rivista ottobre 2015
giusto riconoscimento e attrattiva a livello
internazionale si è svolta anche con la tavola rotonda intitolata “L’Italia nel mondo:
lo spazio dell’italofonia e dell’italsimpatia”
animata, in qualità di relatori da Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, dallo
storico Jean Dominique Durand, dll direttore generale per gli Italiani all’estero e
le Politiche migratorie del Ministero degli
Affari Esteri Cristina Ravaglia e dal giornalista Pier Luigi Vercesi.
A moderare il dibattito il vice presidente
della Società Dante Alighieri Paolo Peluffo che ha ricordato come la Società sia un
luogo “in cui intessere i fili della memoria,
che hanno un tratto unitario ma anche
molteplice”, precisando come l’identità
italiana, questione più volte richiamata nel
corso del Congresso, sia “un’intersezione
dello scambio di civiltà”: “lo scambio – ha
detto - è la cifra dell’identità italiana”.
Caracciolo ha evidenziato il “senso di rinuncia e di declino” che caratterizzano il
nostro Paese in questi ultimi anni: “si parla
di invasione migratoria, dimenticando che
il saldo migratorio dell’Italia è negativo,
perché tanti giovani italiani, che probabilmente non hanno una visione declinista,
lasciano il nostro Paese per cercare un’opportunità di vita e lavoro all’estero”. Il di-
rettore di Limes ha sottolineato la necessità di “rifuggire dalla tentazione del vincolo
etnico”, invitando a curare di più il nostro
passato, a trasmettere la nostra ricchezza
culturale in primis alle giovani generazioni.
Durand, che da marzo 2014 collabora con
il sindaco di Lione sui temi del patrimonio
e della memoria, ha ricordato come la lingua italiana non sia stata sempre utilizzata
per un’apertura all’altro: “la storia ci insegna che lingua e cultura possono diventare
strumenti al servizio dell’imperialismo e
simboli di separazione più che di scambio”,
con il rischio dell’uniformizzazione acritica
o del ripiegamento in se stessi, fenomeno
che allo stesso modo non intende la cultura quale strumento di dialogo. “La lingua
non va intesa unicamente come strumento di comunicazione – aggiunge – ma di
scambio, conoscenza e cultura; deve gettare ponti, aprire finestre”.
“È vero che la lingua non è solo una componente etnica – ha affermato Cristina
Ravaglia, - ma non possiamo non tener
conto che abbiamo nel mondo circa 5 milioni di italiani, con passaporto italiano,
in continua crescita”. Il direttore generale
del Maeci ha fatto notare come i residenti
all’estero siano cresciuti negli ultimi 3 anni
di circa 500 mila unità: “i nuovi italiani, la
cosiddetta generazione Erasmus maggiormente abituata a muoversi e a risiedere
all’estero, affianca coloro che vi risiedono
da più tempo; e poi ci sono gli italiani di origine, cui la legge italiana consente il riacquisto della cittadinanza. Si tratta di milioni di persone il cui legame con l’Italia può
essere sfruttato anche a nostro beneficio”.
Ravaglia ha sostenuto come, spesso, le
terze o quarte generazioni di italiani ritornino con passione alla lingua italiana - un
ritorno più semplice e pacificato rispetto
al rapporto che le generazioni precedenti
avevano con essa - non sempre conosciuta
dagli emigranti del passato oppure rimossa nel caso delle seconde generazioni che
lottavano per l’inserimento in società d’accoglienza non sempre scontato. Per questo
anche i modi dell’insegnamento dell’italiano sono cambiati e cambiano in rapporto
ai destinatari dell’offerta. A tal fine, vanno
sostenute e stimolate iniziative innovative, facendo sistema, “mettendo insieme
le forze” dei diversi settori che producono
“italsimpatia”. Alimentando questi settori
si alimenta anche l’interesse e la curiosità
per la lingua italiana, con un ritorno anche
in termini economici per il nostro Paese.
Per Vercesi l’immagine di una “fase declinante” è contrastata dalla comunicazione
di Papa Francesco, che sostiene un modello
di sviluppo alternativo in lingua italiana in
tutto il mondo, rilevando, inoltre, come la
lingua non possa prescindere dal bagaglio
culturale di cui è espressione.
Nel mondo c’è una forte
richiesta di Italia
Nel suo intervento all’82° Congresso Internazionale della Società Dante Alighieri, sabato 26 settembre, il
presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella, ha ribadito come La percezione che si ha dell’Italia all’estero,
nonostante gli stereotipi, inevitabili
per ogni paese, è, complessivamente,
decisamente migliore di quella che
avvertiamo noi italiani.
Sono molto grato alla Società Dante
Alighieri di avermi invitato a partecipare a questo congresso di Milano, dedicato, in modo significativo, a un tema
cruciale e complesso: alimentare la presenza dell’Italia nel pianeta. La vostra
presenza qui, così numerosa, le parole
del professor Riccardi e l’introduzione del dottor De Bortoli, che abbiamo
ascoltato, così suggestive e cariche di
futuro, manifestano una rinnovata volontà di impegno e di dedizione.
Nel mondo c’è una forte richiesta di Italia. Lo ha dimostrato anche l’Expo, una
scommessa pienamente riuscita, nonostante tante perplessità iniziali. Lo dicono molte statistiche, che pongono lo
stile di vita italiano nella parte più alta
della classifica dei desideri mondiali. Lo
verifico, personalmente, ogni volta che
incontro, in Italia o all’estero, le autorità di altri paesi. Ovunque si vada, si apprende che ci sono tanti italiani ai vertici di istituzioni economiche, scientifiche,
culturali, artistiche. Sono molto numerosi i campi in cui Italia e italiani sono
sinonimi di eccellenza: l’arte, la moda,
il cibo, lo sport, il design, la musica, la
tecnologia, la scienza, l’ospitalità...
Sono circostanze che inducono a una
riflessione. La percezione che si ha
dell’Italia all’estero, nonostante gli
stereotipi, inevitabili per ogni paese, è,
complessivamente, decisamente migliore di quella che avvertiamo noi italiani,
forse un po’ assuefatti all’idea di vivere
immersi nell’arte, nella storia, nel bel
paesaggio.
La natura è stata straordinariamente
prodiga con l’Italia. Dobbiamo riconoscere che non sempre siamo stati all’altezza. A volte abbiamo trascurato, sciupato, persino talvolta deturpato i doni
e i talenti ricevuti. Molto spesso - ecco
forse l’autentico limite nazionale - non
siamo riusciti a fare sistema, a giocare
in squadra, presi, come sovente accade, dalle nostre divisioni, non di rado
artificiose. Ma è altrettanto vero che
la nostra complessa vicenda storica ci
ricorda, anche in tempi di difficoltà e di
sofferenza, che il genio italico ha saputo
crescere e affermarsi. Ed è motivo, per
tutti noi, di orgoglio e di insegnamento.
Ci attendeono sfide ma anche
nuove prospettive
I tempi che ci aspettano sono carichi di
sfide, di prospettive, anche, come sempre, di incognite. Il vento della globalizzazione soffia con forza crescente. E
non saranno muri o barriere a fermarlo.
Le nostre mappe mentali, prima ancora
di quelle geografiche, sono continuamente scosse, soggette a mutazioni significative, indotte dal carattere sempre
più sovranazionale dell’economia, dalla
tecnologia, dall’interdipendenza planetaria, dalle immani dimensioni di alcuni
fenomeni.
Per assicurare anche ai nostri figli un
futuro di pace, di benessere, di felicità non serviranno persone con la testa
volta all’indietro, condannati a camminare a ritroso. Un’immagine, posso dirlo
in questo luogo, che fa venire in mente
la condanna comminata agli indovini
descritti da Dante nel XX Canto dell’Inferno. Abbiamo bisogno di filosofi, di
intellettuali, di politici, di scienziati con
intelligenza degli avvenimenti, idealità
e capacità di visione, lungimiranza. Capacità che non va confusa con l’illusoria
Il presidente Mattarella durante il suo intervento
ottobre 2015 La Rivista - 23
Il presidente Mattarella durante il suo intervento
divinazione, per riferirsi ancora agli indovini del XX Canto.
Il genio, la creatività, la qualità,
la bellezza risposta ai pericoli
di omologazione
Avere lungimiranza, progettare il futuro,
non significa bruciarsi i ponti alle spalle
ovvero rinnegare il nostro passato. Ma,
piuttosto, investire la grande tradizione,
i valori e la cultura che ci animano, in un
mondo che cambia sempre più velocemente. Sarà all’altezza delle sfide nuove
chi, insieme a radici solide e profonde,
saprà ben interpretarle e saprà concorrere a governarle. E noi possiamo farlo.
Non dobbiamo, per questo, avere paure
o remore. Il carattere globale dei fenomeni da affrontare non è, in sé, positivo
o negativo: è soltanto diverso e va affrontato con strumenti nuovi. Per l’Italia
ci sono, accanto ai rischi, anche grandi
opportunità, che potremo cogliere se sapremo esprimere innovazione, invenzione, genialità. Siamo a Milano, il luogo di
Expo. Pensiamo quanto soltanto nel settore dell’agroalimentare, l’Italia ha dato
e potrà continuare a dare. Attraendo
un numero sempre maggiore di giovani
entusiasti. In quel versante, ad esempio,
la migliore risposta ai fast-food, che ci
24 - La Rivista ottobre 2015
hanno proposto cibo uniforme in ogni
angolo del pianeta, è stata la creazione di slow food. Il genio, la creatività,
la qualità, la bellezza sono la risposta
efficace ai pericoli di omologazione e di
livellamento che inevitabilmente l’interconnessione mondiale comporta. E sono
peculiarità particolarmente presenti nel
nostro Paese e che il mondo ci riconosce.
Il ruolo della lingua italiana
La lingua italiana - la lingua del sì, quella
che Dante diceva essere parlata in tutte le
città del bel paese, ma senza appartenere
a nessuna di esse - può giocare un ruolo di grande importanza nella creazione
di quel clima di simpatia verso l’Italia di
cui ha appena parlato, con efficacia, Andrea Riccardi. Certamente, non è e non
sarà una lingua egemonica nel mondo.
Né diventerà, probabilmente, una lingua
“commercialmente” appetibile. Ma proprio per questo potrebbe divenire, più di
quanto non lo sia già, la lingua del bello, del gusto, dell’arte, della musica. Una
lingua particolare e universale, apprezzata e studiata per nutrire lo spirito, per
avvicinarsi al nostro straordinario patrimonio artistico e letterario, che trova in
Dante Alighieri un protagonista assoluto.
Certo, come ha detto il dottor De Bortoli,
dobbiamo difenderla anche da noi stessi la nostra lingua rispetto a immotivate
sostituzioni con locuzioni di altre lingue
o rispetto a destrutturazioni che ne attenuino la grande ricchezza espressiva. E
questo è rimesso al mondo della cultura
anzitutto, ma anche a tutti gli operatori
del settore nel nostro Paese.
Non tutto si misura con la
categoria dell’utile e del
produttivo
Le più recenti teorie di management
mettono in rilievo come l’elevazione
culturale, il benessere spirituale e intellettuale, il contatto con l’arte e con il
bello creano operatori più attenti, partecipi e affidabili. Peraltro, non tutto e -va
detto- per fortuna, nel mondo si misura
con la categoria dell’utile e del produttivo. Non si spiegherebbe altrimenti il
fatto che l’Italiano è diventata la quarta
lingua più studiata nel mondo. Un dato
percentualmente importante, pur se le
cifre assolute degli studenti di italiano
nel mondo dimostrano che siamo ancora
solo all’inizio di un cammino che può diventare particolarmente fruttuoso e che
va sviluppato adeguatamente.
Il confronto con le risorse impiegate da
altri Paesi europei per promuovere la
propria lingua fa capire quanto sarebbe necessario un impegno finanziario
maggiore da parte dello Stato. Ma non
è soltanto una questione di fondi. Servono idee, entusiasmo, proposte. Anche
qui sarà soprattutto necessario fare sistema tra il settore pubblico, il mondo
imprenditoriale dell’export, il comparto
del turismo, la scuola e l’università, la
televisione e lo sport, gli intellettuali, gli artisti, i giovani che lavorano
e studiano all’estero. C’è un grande
sforzo da fare, che può unire pubblico e privato, per diffondere la nostra
lingua su Internet e sui social media.
Ciascuno nel suo campo, con la volontà
di lavorare insieme per promuovere la
conoscenza e la diffusione della lingua
italiana e per accrescere simpatia e interesse per l’Italia nel mondo e in Europa, che ormai non è più al di fuori del
nostro essere nazione.
Un nobile e lungimirante intento
La Società Dante Alighieri era nata,
alla fine dell’Ottocento, con il nobile
e lungimirante intento di mantenere
vivo l’Italiano tra i nostri connazionali
emigrati all’estero. Oggi, in un contesto
storico in cui siamo passati da Paese
di emigrazione a Paese di transito, e,
in parte significativa, di immigrazione,
questa missione trova nuove ragioni. Naturalmente la sfida principale è,
oggi, nel mondo, quella di essere testimone e portavoce d’Italia per la nostra
lingua, delle nostre bellezze e dei nostri
prodotti; in Italia il compito è quello di
essere, attraverso la conoscenza della
lingua, un decisivo veicolo di integrazione tra i cittadini e le numerose e diverse comunità immigrate che si sono
insediate nel nostro territorio.
Per queste comunità l’Italiano è diventata la lingua della reciproca comunicazione. Comunicazione significa conoscenza e la conoscenza abbatte i muri
della diffidenza e della paura. Previene
la formazione di ghetti che sono innanzitutto linguistici e culturali. Credo che
dovremmo essere più impegnati nel promuovere e nell’assicurare la conoscenza
della nostra lingua agli immigrati che si
insediano nel nostro Paese.
Sulla stessa linea, le istituzioni pubbliche devono fare la propria parte, con
lucidità e impegno, per assicurare la
massima diffusione dell’insegnamento dell’Italiano nei Paesi più vicini, con
una particolare attenzione ai Balcani e
alla sponda sud del Mediterraneo. Dove
la diffusione dell’Italiano può diventare
anche - non è eccessiva questa considerazione - strumento di pace, di amicizia
e di collaborazione.
Concludo con apprezzamento sincero
e davvero molto sentito per l’attività,
appassionata e meritoria, della Dante
Alighieri, dei suoi dirigenti, dei suoi comitati e delle sue scuole all’estero e in
Italia. Sono sicuro che questo Congresso
rappresenterà una tappa importante per
rendere la vostra missione sempre più
efficace e al passo con i tempi.
Siete parte decisiva del sistema Italia e
so anche che ne siete del tutto consapevoli e anche orgogliosi. Per questo vi
ringrazio. Buon lavoro a tutti!
Il presidente della Repubblica segue i lavori nella sala del Museo Diocesano di Milano, accanto a Andrea Riccardi Presidente della Società Dante Alighieri
ottobre 2015 La Rivista - 25
Cultura d’impresa
di Enrico Perversi
Te lo dico io, fidati!
La mancanza di fiducia pregiudica relazioni personali e professionali, per crearla non bastano
le parole, servono fatti e quindi comportamenti. Quali?
Mi succede spesso nella mia vita professionale di sentire frasi quali “sarà complicato portare a termine quel progetto, non mi
fido del team..” oppure “sono tranquillo e concentrato sugli obiettivi, sono sicuro che il mio capo manterrà le promesse e non mi
lascerà solo nei momenti difficili…”.
La fiducia riveste un ruolo molto importante in azienda e determina spesso il successo o il fallimento, è il fondamento di una
delega efficace, consente ai team di esprimere tutto il loro potenziale. È necessario quindi essere in grado di costruire relazioni
che sviluppino un rapporto fiduciario e questo vale sia verso i collaboratori ma anche verso i livelli superiori, tanto che spesso
si legge sulla stampa di un manager di successo che “gode della fiducia degli azionisti”.
Posto che noi giudichiamo noi stessi sulla base delle intenzioni, ma siamo giudicati sulla base dei fatti, come possiamo creare
fiducia? Quali sono i comportamenti chiave che ci permettono di guadagnare il rispetto, credibilità ed una relazione proficua?
Stephen M.R. Covey ci propone la seguente definizione: leadership significa ottenere risultati ispirando fiducia e suggerisce
anche 13 comportamenti utili avvertendo che sono interrelati tra loro e che in nessun caso devono essere portati agli estremi
per non ottenere l’effetto opposto a quello desiderato:
1. Essere schietti. La sincerità e la verità ripagano sempre nel lungo periodo, esprimere semplicemente la propria opinione
e chiamare le cose con il proprio nome dimostrano integrità. Per contro la manipolazione, il raggiro o solo la distorsione
dei fatti durano un breve periodo.
2. Mostrare rispetto. Rispettare la dignità di tutti, ma in particolare di coloro che non possono fare niente per voi, significa
prendersi sinceramente cura degli altri, la finzione viene smascherata e si ritorce contro di voi.
3. Essere cristallini. Siate aperti e autentici, agite presupponendo che le cose siano come appaiono, non abbiate finalità
nascoste e non nascondete informazioni. Permettete a tutti di appurare che avete detto la verità.
4. Rimediare agli errori. Capita di sbagliare, nascondere le cose non serve, è più proficuo chiedere scusa rapidamente o
sdebitarvi se possibile. Ammettere l’errore indica umiltà apprezzabile, non fatevi ostacolare dal vostro orgoglio.
5. Dimostrare lealtà. Riconoscete il contributo degli altri e attribuite i meriti a chi li ha, parlate delle persone come se fossero
presenti. Screditare alle spalle e rivelare informazioni private altrui sarà noto in breve a tutti e vi danneggerà.
6. Fornire risultati. Rispettate tempi e budget stabiliti, fate accadere le cose, stabilite risultati tangibili. Le promesse al di
sopra delle vostre possibilità saranno seguite da scuse per non aver prodotto risultati e la vostra credibilità sarà distrutta.
7. Migliorare. Apprendere costantemente e aumentare le vostre capacità deve andare in parallelo allo sviluppo di sistemi di
feedback sulla base dei quali poi dovete agire ringraziando chi ve lo ha fornito. Le sfide di domani richiederanno di più.
8. Affrontare la realtà. Se nascondete la testa sotto la sabbia eviterete i veri problemi solo per un breve periodo, affrontate
le situazioni difficili in modo diretto, riconoscete il non detto, conducete coraggiosamente le conversazioni.
9. Chiarire le aspettative. Comunicate le aspettative, discutetele, rinegoziatele se è necessario e possibile ma non deludetele. Non date mai per scontato che le aspettative siano chiare e condivise.
10.Esercitare la responsabilità. Assegnate e assumetevi la responsabilità dei risultati, siate chiari nella comunicazione e non
sottraetevi alle responsabilità. In caso di insuccesso non puntate il dito contro gli altri né incolpateli.
11.Ascoltare prima di tutto. Ascoltate per capire con le orecchie ma anche con gli occhi e col cuore, scoprite cosa è importante per gli altri, non pretendete che le vostre esperienze siano valide anche per i vostri interlocutori.
12.Mantenere gli impegni. Dite ciò che farete e poi fatelo, prendete impegni con cautela perché non potrete giustificare
l’esserne venuti meno, non infrangete a nessun costo la riservatezza. Un impegno è il simbolo del vostro onore.
13.Trasmettere fiducia. Mostrate propensione alla fiducia ed al valore che le attribuite, imparate a trasmettere fiducia in
maniera adeguata alla situazione e alle persone coinvolte. Non rinunciate alla fiducia anche in presenza di rischi.
Bello vero? Sembra anche facile, quasi banale. Però, tutti riconosciamo che in azienda c’è spesso tensione, stress, conflitto
e quindi comportamenti opposti a quelli descritti sopra che non sono solo di singole persone ma anche di organizzazioni. E
quindi?
Vi propongo di osservarvi, di darvi un voto da 1 a 4 sulla vostra performance attuale su ogni singolo punto e di definire poi un
piano per migliorarvi. Attenzione, cambiare comportamenti non è facile per nessuno… buon lavoro!
[email protected]
ottobre 2015 La Rivista - 27
Donne in carriera:
Martina Grimaldi
Il prossimo obiettivo
le Olimpiadi di Rio de Janeiro
di Ingeborg Wedel
Prima di iniziare l’intervista con la nostra donna
in carriera di oggi, desidero introdurvi alla particolare disciplina sportiva in cui è impegnata,
che ritengo sconosciuta ai più.
Il nuoto di fondo, di questo si tratta, comprende
tutte le manifestazioni natatorie che si svolgono
in acque aperte come fiumi, laghi e mari (per
questo è denominato anche nuoto in acque libere) e comprende percorsi di diverse lunghezze: 5
km, 10 km, 25 km e le maratone di oltre 25 km.
I campionati internazionali di nuoto di fondo come
s’intendono oggi sono uno sviluppo piuttosto recente della disciplina, tanto che il riconoscimento
olimpico è arrivato solo alle Olimpiadi del 2008.
Ci sono due difficoltà essenziali nel nuoto di fondo: la prima è che si è a contatto diretto con molte altre persone perché non ci sono le corsie; poi
ci sono le difficoltà legate all’ambiente naturale
in cui si nuota, come le correnti e le onde, che
possono dare altri problemi e influire sulla gara.
Per i nuotatori di fondo è importante riuscire a
mantenere sempre la massima concentrazione
e avere un buon livello di sopportazione dello
sforzo per periodi di tempo prolungati.
Lasciamo ora la parola a Martina.
Ho 26 anni, sono nata a Bologna e ho iniziato a
nuotare a 4 anni.
Oro
Oro
Oro
Bronzo
Bronzo
Oro
Argento
Bronzo
Oro
Bronzo
Argento
La mia famiglia mi è stata sempre vicino e mi
ha lasciato la libertà di decidere quello che volevo fare, in campo agonistico e non solo.
Sono figlia unica, da piccolina, un fratellino o una
sorellina l’avrei desiderato, come tutti i bambini.
Ho iniziato a gareggiare a 10 anni seguendo il
classico percorso: esordienti, junior, cadetti e senior; inizialmente in vasca ed ora in acque libere,
ma ancora oggi qualche gara in vasca la faccio.
Non posso dire che ci sia stata una vera “molla”
che abbia fatto scattare in me il desiderio di misurarmi nello sport ad alti livelli, direi piuttosto
che, essendo vissuta da sempre in un ambiente sportivo, l’attività agonistica ne è stata una
diretta conseguenza. Certamente ci sono stati
momenti che hanno dato maggior “carica alla
molla”, legati ai risultati che ho ottenuto.
Conseguito il diploma di Maturità Scientifica,
ho frequentato il Liceo Scientifico “Sabin” a Bologna, poi mi sono iscritta alla Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università della mia città,
ma ho potuto completare solo il ciclo di esami
del primo anno, in quanto la preparazione per
le Olimpiadi di Londra non mi ha permesso di
seguire attivamente le lezioni.
I titoli vinti a livello internazionale sono stati tanti, inframmezzati ad altri legati alla partecipazione a gare del circuito della Coppa del Mondo:
Europei
25 km
Berlino
2014
Mondiali
Europei
25 km
10 km
Barcellona
Piombino
2013
2012
Europei
25 km
Piombino
2012
Olimpiadi
Europei
Mondiali
10 km
10 km
10 km
Londra
Eilat
Shanghai
2012
2011
2011
Europei
Mondiali
Mondiali
Europei
25 km
10 km
10 km
10 km
Balaton
Roberval
Roma
Dubrovnik
2010
2010
2009
2008
28 - La Rivista ottobre 2015
Dopo l’11° posto sulla 5 km ai mondiali di Kazan, i prossimi impegni sono legati ad ottenere la qualificazione alle prossime Olimpiadi
2016 di Rio de Janeiro.
Sono fidanzata con Angelo e, come credo tutte le donne, desidero formare con lui
una famiglia ed avere dei figli. Spero e credo
che realizzare questo mio sogno sarà possibile quando, dopo il 2016, pur rimanendo
nell’ambito sportivo, ho intenzione di rallentare la mia attività agonistica.
Ora possiamo conoscere anche le risposte di
Martina alle nostreconsuete domande.
Quali sono gli ostacoli principali
che incontra la donna in campo
sportivo?
Quanto conta per la donna in
carriera l’arte della seduzione?
Anche allo stato inconscio.
Quali sono gli svantaggi?
Qual è la soddisfazione maggiore
per una sportiva, in ambito
professionale?
Non sono troppo diversi da quelli che incontrano gli uomini: in età scolare la difficoltà è quella di far convivere gli impegni sportivi con quelli
scolastici; più avanti quella di seguire una vita
regolare, un po’ sacrificata, al fine di garantirsi i
necessari momenti di riposo. Naturalmente, per
carriere che si spingano oltre il momento in cui
ci si forma una famiglia, per la donna subentra
la difficoltà di far convivere l’attività sportiva
con quella di gestione del nucleo familiare. In
questo la speranza è che il proprio compagno
possa fornire il suo sostegno.
Cosa significa essere donna
piuttosto che uomo in carriera?
Credo di poter dire che, nell’ambito sportivo,
il sesso di appartenenza non faccia molta differenza. Certamente gli sport femminili sono
meno seguiti di quelli maschili, ma, nel caso
della mia disciplina, la differenza è tra gli sport
apprezzati dal grande pubblico e quelli a torto
definiti “minori”, come il nuoto di fondo.
Quanto tempo necessita per farsi
apprezzare come atleta donna?
Farsi apprezzare come atleta richiede tanto
tempo e dedizione, a prescindere dall’essere
uomo o donna.
Quali sono le difficoltà che in
quanto donna ha dovuto, o deve,
affrontare nel mondo dello sport?
In realtà ancora nessuna difficoltà in quanto,
diversamente dal mondo del lavoro, non ci si
misura agonisticamente tra sessi diversi. Per
quanto poi attiene ai rapporti personali all’interno dei team non c’è nessun problema, non
ci sono gelosie o invidie, quanto piuttosto una
condivisione dei momenti difficili e delle gioie.
Credo che in questo il mondo del lavoro avrebbe tanto da imparare da quello dello sport.
Hai mai percepito diffidenza nei
confronti della donna atleta?
In realtà, se diffidenza c’è, essa è legata al
carattere della persona, al suo individualismo, alla sua integrità, modestia ed umiltà.
In ultima analisi al suo modo di porsi all’interno del gruppo: ancora una volta non c’entra il sesso.
Lo svantaggio fondamentale è rappresentato
dal fatto che il più delle volte si è costretti
ad abbandonare prematuramente la carriera scolastica, per poi ritrovarsi, al termine
dell’attività agonistica, piuttosto giovani e
senza un titolo di studio di livello universitario. Magari questo non costituisce un
problema per sport che abbiano fornito una
tranquillità economica per il futuro, ma non
è il caso degli sport “minori”.
In questo senso è fondamentale l’apporto dei
gruppi sportivi militari, come le Fiamme Oro
cui appartengo.
Quali sono, invece, i vantaggi?
Mi collego alla domanda precedente: nel mio
caso il vantaggio è rappresentato dal fatto che,
facendo parte delle Fiamme Oro, sono assunta a
tempo indeterminato all’interno dei ranghi della
Polizia di Stato. Ma, ancora una volta, non credo
ci siano differenze tra uomini e donne.
Quanti possono essere, se cisono,
privilegi che derivano dall’essere
donna?
Qui tocca un tasto dolente. Non sono abituata ad utilizzare la seduzione per raggiungere
un risultato: utilizzo invece la dedizione, la
concentrazione e la volontà o, come dice
chi mi sta vicino, la testardaggine. Non so
se inconsciamente la mia ricerca di dolcezza o coccole, se le si vuol chiamare così, si
rifaccia a tecniche di seduzione, in ogni caso
certamente sono cose sviluppate da piccole
che ci portiamo dentro. Da sportiva, tuttavia,
ritengo molto attraenti la solarità e la forza,
soprattutto mentale.
Quella di aver creduto in un sogno e di vederlo realizzato, e credo sia comune a qualsiasi
ambito, sportivo e non.
A che cosa deve rinunciare la
donna, rispetto ad un uomo, per
affermarsi?
Mi rifaccio a quella che è stata la mia esperienza: attualmente non ho potuto ancora
formarmi una famiglia, ho una vita privata,
nel senso dei diversivi che sono comuni ai ragazzi della mia età, molto morigerata e scandita da tanti impegni. In ultimo gli hobby si
riducono a quelli che è possibile coltivare durante il relax: lettura, qualche rara uscita con
gli amici e ascoltare la musica che mi piace.
A questo aggiungo solo che, approfittando dei
numerosi viaggi all’estero che la mia attività
comporta, mi piace visitare i mercatini e raccogliere testimonianze dei paesi che visito.
La medaglia conquistata ai mondiali di Barcellona
In generale, ma non per il fatto di essere donna, mi sento privilegiata rispetto alle persone
della mia età: lo sport mi ha dato l’opportunità di vivere in un ambiente stimolante,
di avere soddisfazioni e visibilità, di girare il
mondo e di avere un lavoro sicuro per il mio
futuro. Questa, purtroppo, non è la realtà dei
ragazzi e delle ragazzi della mia età. Un altro
aspetto che considero un privilegio è l’essere
venuta a contatto con tante iniziative benefiche alle quali ho aderito con entusiasmo:
questo è un impegno che vorrò proseguire
anche una volta cessata l’attività agonistica.
Condivide la convinzione che
l’intuito femminile sia superiore a
quello maschile?
Noi donne siamo sempre attente a cogliere
ogni aspetto della vita e siamo anche molto
riflessive. Dall’osservazione e dalla riflessione
derivano le intuizioni, per questo credo che
come donne si sia favorite.
ottobre 2015 La Rivista - 29
Burocratiche
di Manuela Cipollone
Direttive dell’Unione europea
Certezza del diritto in materia fiscale
Disposizioni in materia di agricoltura sociale
La direttiva europea in materia di asilo, ma anche decreti fiscali e le nuove norme sulla
cosiddetta agricoltura sociale sono alcuni dei provvedimenti entrati in vigore nell’ultimo mese, dopo la loro pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Status di protezione internazionale
È entrato in vigore il 30 settembre il decreto legislativo con cui l’Italia dà attuazione a due direttive
Ue: una sull’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale; l’altra sulle procedure comuni per il
riconoscimento e la revoca dello status di protezione internazionale.
30 gli articoli del decreto: la prima direttiva (2013/33/UE) prevede norme comuni dettagliate sulla
questione del trattenimento dei richiedenti asilo, garantendo che i loro diritti fondamentali siano
pienamente rispettati. In particolare, la direttiva contiene un elenco completo dei presupposti per il
trattenimento, contribuendo così ad evitare pratiche arbitrarie, e limita il più possibile il periodo del
trattenimento.
Ad esempio viene ridotto il trattenimento per le persone vulnerabili, in particolare i minori; istituisce
importanti garanzie giuridiche quali l’accesso all’assistenza legale gratuita e informazioni scritte all’atto
della presentazione di un ricorso contro un provvedimento di trattenimento; introduce specifiche condizioni di accoglienza per i centri di trattenimento, come l’accesso a spazi all’aria aperta e la comunicazione con gli avvocati, le ONG e i familiari.
La direttiva chiarisce anche l’obbligo di effettuare una valutazione individuale così da definire le specifiche esigenze di accoglienza delle persone vulnerabili; dedica un’attenzione particolare ai minori non
accompagnati e alle vittime di tortura e garantisce che i richiedenti asilo vulnerabili possano ricevere
anche un sostegno psicologico; disciplina infine le qualifiche dei rappresentanti per i minori non accompagnati.
Creare un sistema coerente
La seconda Direttiva (2013/32/UE) elenca le procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca
dello status di protezione internazionale (rifusione). Questa seconda direttiva, che modifica la precedente datata 2008, rafforza alcune garanzie minime, facilitando le modalità di accesso alla procedura
e la possibilità di presentare ricorso in seconda istanza. Obiettivo dell’Ue è quello di creare un sistema
coerente così da garantire che tutte le decisioni in materia siano adottate in modo più efficiente ed
equo e che tutti gli Stati membri esaminino le domande in base a norme comuni di “elevata qualità”.
In particolare vengono fissate regole più chiare per la domanda di asilo garantendo da un lato la facilità
di presentazione e, dall’altro, la tempestività dell’iter che non dovrà superare i sei mesi.
Abuso del diritto fiscale
In Gazzetta anche il Decreto legislativo numero 128 “Disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti
tra fisco e contribuente, in attuazione degli articoli 5, 6 e 8, comma 2, della legge 11 marzo 2014, n. 23”.
Entrato in vigore il 2 settembre, il decreto contiene novità in materia di “Abuso del diritto fiscale”.
Il provvedimento, oltre a rafforzare la certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente in materia
30 - La Rivista ottobre 2015
di abuso del diritto ed elusione fiscale, prevede il raddoppio dei termini per l’accertamento e la tax compliance, cioè l’adempimento spontaneo agli obblighi tributari da parte del contribuente.
Un’altra novità riguarda una specifica disposizione sulla cosiddetta Voluntary Disclosure: si prevede che
possano accedere alla collaborazione volontaria - e quindi beneficiare della riduzione delle sanzioni
amministrative tributarie e della non punibilità penale - le attività e le imposte riferite ad annualità per
le quali siano scaduti i termini per l’accertamento fiscale. Il decreto, inoltre, conferma le disposizioni
sull’abuso del diritto e l’elusione fiscale, che si unificano in un unico concetto (inserendo un nuovo articolo nella legge sullo statuto del contribuente) con una valenza generale, con riguardo a tutti i tributi
(imposte sui redditi e imposte indirette, fatta comunque salva la speciale disciplina vigente in materia
doganale).
Il Regime di adempimento collaborativo
Confermata, infine, l’istituzione di un nuovo schema di relazioni tra l’Agenzia delle Entrate e i contribuenti denominato “Regime di adempimento collaborativo”, che in una prima fase si applicherà alle
imprese di maggiori dimensioni che potranno accedere a questo regime solo se in possesso di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale, che consenta l’autovalutazione
preventiva e il monitoraggio dei rischi. La norma mira ad instaurare un regime di scambio continuo di
informazioni, basato sulla trasparenza, così da realizzare un sistema di controllo per prevenire potenziali
controversie fiscali.
In vigore dal 23 settembre le Disposizioni in materia di “agricoltura sociale”, ambito in cui rientrano
numerose attività.
Progetti di riabilitazione sociale
Si tratta delle attività che prevedono l’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale; prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’uso di risorse materiali
e immateriali dell’agricoltura; prestazioni e servizi terapeutici anche attraverso l’ausilio di animali e la
coltivazione delle piante; iniziative di educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità animale, anche attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche.
Multifunzionalità delle imprese agricole
In base alla nuova legge, le Regioni, nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale, potranno promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle imprese agricole, con particolare riguardo alle pratiche
di progettazione integrata territoriale e allo sviluppo dell’agricoltura sociale. E ancora: le istituzioni
pubbliche che gestiscono mense scolastiche e ospedaliere possono inserire come criteri di priorità per
l’assegnazione delle gare di fornitura la provenienza dei prodotti agroalimentari da operatori di agricoltura sociale.
Sul fronte dei Comuni si prevedono specifiche misure di valorizzazione dei prodotti provenienti dall’agricoltura sociale nel commercio su aree pubbliche.
Criteri di priorità
Gli enti pubblici territoriali da un lato potranno prevedere criteri di priorità per favorire lo sviluppo delle
attività di agricoltura sociale nell’ambito delle procedure di alienazione e locazione dei terreni pubblici
agricoli; dall’altro dare in concessione, a titolo gratuito, anche agli operatori dell’agricoltura sociale i
beni immobili confiscati alla criminalità organizzata.
La legge istituisce anche l’Osservatorio sull’agricoltura sociale, nominato con decreto del Ministero per
le politiche agricole. L’Osservatorio è chiamato a definire le linee guida in materia di agricoltura sociale
e assume funzioni di monitoraggio, iniziativa finalizzata al coordinamento delle iniziative a fini di coordinamento con le politiche rurali e comunicazione.
Infine, tra gli atti internazionali entrati in vigore segnaliamo la ratifica della Convenzione internazionale
per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate adottata dall’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite il 20 dicembre 2006.
ottobre 2015 La Rivista - 31
Normative allo specchio
di Carlotta D’Ambrosio
con la collaborazione di Paola Fuso
Prove di allineamento:
la voluntary disclosure italiana
e il nuovo Codice delle Obbligazioni svizzero
Lo sforzo della Svizzera di rimanere un’ambita piazza finanziaria e al contempo di uniformarsi agli standard europei di trasparenza é già tutto nella vicinanza di due date: in Italia, il
15.12.2014 viene pubblicata la l. 186 sulla voluntary disclosure, il giorno prima la Svizzera
modificava il Codice delle Obbligazioni.
Con l’adozione della legge federale concernente l’attuazione delle raccomandazioni del Gruppo d’azione finanziaria (GAFI)
rivedute nel 2012, il Parlamento ha modificato il Codice delle Obbligazioni (art. 697 e ss.) stabilendo che, a partire dal 1.7.2015
ad ogni nuovo acquisto di titoli al portatore, l’azionista deve comunicare alla società entro 30 giorni l’avvenuta operazione
con l’obbligo di identificarsi. Secondo le nuove regole è necessario identificare un azionista che detenga una partecipazione
nella società a partire dal 25% dei diritti di voto o del capitale. In tal caso gli obblighi di annuncio vanno rispettati entro il
31 dicembre 2015. Le disposizioni statutarie o i regolamenti in contrasto con il dettato delle nuove norme verranno abrogati
con effetto al 30 giugno 2017. Dunque, ecceduto il limite del 25%, le società anonime hanno l’obbligo di tenere un elenco
dei detentori di azioni al portatore e degli aventi economicamente diritto. Oltre al nominativo e alla residenza o al domicilio
dell’azionista, l’elenco deve indicare la percentuale di voti e di capitale per ciascuno. L’elenco e i documenti giustificativi relativi
alla cancellazione dell’azionista devono essere conservati per 10 anni dopo la cancellazione della persona dall’elenco, presso
un luogo sicuro in Svizzera (quale la sede della società).
Per le azioni al portatore l’assemblea generale può decidere che gli annunci del detentore e dell’avente economicamente diritto
non siano fatti alla società, ma ad un intermediario finanziario ai sensi della legge sul riciclaggio di denaro. Quest’ultimo ha
quindi l’obbligo di tenere un elenco e conservare i giustificativi. Questa delega offre la possibilità al detentore di azioni al
portatore di preservare il suo anonimato nei confronti della società. Una delega all’ufficio di revisione per il socio non dovrebbe
di regola essere autorizzata, poiché questa attività è difficilmente compatibile con l’indipendenza del revisore. Secondo le
nuove norme del CO (art 697 e seguenti) i diritti sociali, quali il diritto di voto, inerenti alle azioni il cui acquisto è soggetto agli
obblighi di annuncio sono sospesi fintanto che l’azionista non abbia ottemperato a tali obblighi.
Non di meno tali norme prevedono che l’azionista può far valere i diritti patrimoniali, quali il diritto a percepire i dividendi,
soltanto se ha ottemperato agli obblighi di annuncio. In caso contrario, i diritti patrimoniali decadono. Se vi ottempera in un
secondo tempo, può far valere i diritti patrimoniali sorti a decorrere da tale data. Il consiglio di amministrazione provvede
affinché nessun azionista eserciti i propri diritti sociali o patrimoniali fino a quando gli obblighi di annuncio non vengono
adempiuti. In ogni caso i detentori di azioni al portatore non identificati e registrati non dispongono più del diritto di voto
dal 1.1.2016. Se le azioni al portatore e nominative sono acquistate dopo il 1.7.2015 e l’identità della persona fisica che
corrisponde all’avente economicamente diritto non è annunciata nel caso in cui, a seguito dell’acquisto, la partecipazione
raggiunge o supera il limite del 25% del capitale azionario o dei voti, il diritto di voto non può più essere esercitato dopo la
data di acquisizione.
Ciò vale anche per le Sagl. In caso di inosservanza i dividendi distribuiti senza base giuridica valevole possono essere oggetto
di una richiesta di restituzione su di un periodo che può raggiungere i 10 anni, ad esempio in caso di vendita ulteriore della
società o di fallimento. Stante il rigore delle disposizioni dianzi riportate, va da sè che la società anonima con azioni al portatore può decidere, ove possibile, di convertire le azioni al portatore in azioni nominative allo scopo di semplificare gli obblighi
derivanti dalla nuova normativa, a meno che la stessa società decida di tenere un elenco degli azionisti e dei beneficiari economici o di delegare tale compito ad un intermediario. Il comportamento contra legem, dato dal non tenere in modo corretto
l’elenco dei titolari di azioni al portatore, è punito con una multa sino a 500.000 CHF.
Alla luce di quanto esposto, occorre rammentare che gli obblighi, valevoli se si supera il 25% dei capitale azionario o dei
voti, impongono o il deposito degli elenchi dei nomi degli azionisti e degli aventi economicamente diritto presso la società,
o il deposito degli stessi presso un intermediario finanziario che conserva i benefici dell’anonimato in armonia con la nuova
legge svizzera. Il fine è il contemperamento di due interessi: quello “privato”, degli azionisti/investitori (salvaguardato dalla
possibilità di nominare un intermediario finanziario che li rappresenti e che conservi egli stesso gli elenchi) e quello pubblico,
dato dalla necessità che la Svizzera ha in questo momento di rappresentare non solo un’appetibile piazza finanziaria ma pure
uno spazio economico rispettoso delle linee guida europee in materia di trasparenza.
[email protected]
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32 - La Rivista ottobre 2015
Angolo Fiscale
di Tiziana Marenco
Fiscalità, riciclaggio
e mercati finanziari:
Imminente l’entrata in vigore della nuova normativa
(solo agli avvocati in futuro il privilegio di tacere)
(continua dal numero precedente)
3. Il beneficiario economico e il detentore del controllo
La nuova normativa effettua sostanzialmente la distinzione tra beneficiario economico di strutture passive e il detentore del controllo di società
operative (non quotate in borsa, queste ultime in linea di principio escluse dalle regole di trasparenza).
Tradizionalmente complessi patrimoniali con carattere passivo sono attribuiti fiscalmente al beneficiario economico (trasparenza fiscale). Questo
vale in particolare per le società di sede prive di sostanza (shell companies, società bucalettera) ma anche per fondazioni e trust revocabili o comunque costituiti in modo da permettere a una persona, solitamente il fondatore o i beneficiari (spesso i suoi discendenti), di disporre del patrimonio.
Onde poter escludere il delitto fiscale grave ai sensi delle nuove normative sul riciclaggio gli intermediari finanziari sono obbligati ad analizzare le
strutture e a verificare la corretta dichiarazione per scopi fiscali da parte dei beneficiari economici. Nel corso della procedura di legislazione ci si
è scostati dall’obbligo di dichiarazione del cliente, si è invece provveduto ad introdurre con la nuova modulistica bancaria quei documenti che, se
falsamente compilati da parte del cliente della banca costituiscono il falso in documenti che trasforma la semplice evasione in truffa fiscale. Questa modulistica, che si orienta agli obblighi d’informazione nell’ambito dello scambio automatico, costituisce un elemento centrale della riforma.
La nuova CDB 16 prevede i seguenti moduli:
– Modulo A (beneficiario economico; per società di sede o altre strutture non operative e per rapporti fiduciari)
– Modulo I (Insurance Wrappers; informazioni riguardanti l’assicurato e, se diverso, la persona che ha versato i premi)
– Modulo K (detentore del controllo di una società operativa, cioè chi controlla più del 25% delle voci o del capitale di tale società)
– Modulo S (fondazioni e simili, informazioni sulla revocabilità, sul carattere discrezionale e sui beneficiari, nonché su eventuali riorganizzazioni
che hanno preceduto l’esistenza della struttura e dalle quali deriva l’esistenza della fondazione attuale)
– Modulo T (trust e simili, informazioni analoghe a quelle riguardanti le fondazioni, in particolare relative al carattere discrezionale o meno della
struttura, all’identità del Settlor e dei beneficiari, la dichiarazione riguardante ristrutturazioni precedenti all’esistenza della struttura attuale e un
eventuale diritto alla revoca).
4. La società di sede
La peculiarità della cosiddetta società di sede, termine la cui origine va cercata nella legislazione anti-riciclaggio, consisteva nel fatto che l’intermediario finanziario per queste società con poca o nulla sostanza doveva richiedere una dichiarazione riguardante il beneficiario economico (persona
fisica) che di fatto non poteva disporre del patrimonio della società.
Anche in futuro per società di sede s’intende una persona giuridica, svizzera od estera, società di persone, gli istituti, le fondazioni, i trust o le società
fiduciarie e tutte le strutture analoghe che non svolgono attività sul piano operativo. Questa definizione si ritrova anche nelle nuove ordinanze di
attuazione della legislazione anti-riciclaggio e nella CDB 16. Tipicamente tali società sono prive di personale e non dispongono di uffici, ragion per
cui la legge gli nega l’effetto di schermo protettivo e le rende trasparenti.
Come in passato non si considerano società di sede le società che perseguono lo scopo di salvaguardia degli interessi dei propri membri ecc. e
le società holding o subholding che detengono una quota maggioritaria in una o piu società con attività operativa e il cui scopo non consiste
prevalentemente nell’amministrazione di patrimoni terzi. Per essere considerata operativa la società holding deve esercitare potere direzionale sulle
partecipate, in generale nel quadro di un consolidamento contabile. La nuova CDB 16 ha invece stralciato l’eccezione delle società immobiliari, che
devono quindi essere giudicate secondo i principi generali di cui sopra.
Come sinora l’utilizzo di strutture complesse, in particolare avvalendosi di società di sede (quindi di più di una società di sede) dà luogo a obblighi
speciali dell’intermediario finanziario, poiché queste strutture possono costituire un indizio di rischio elevato di riciclaggio.
Con l’introduzione del delitto fiscale antecedente al riciclaggio, società di sede controllate dall’estero ed in particolare il loro utilizzo nel quadro
di strutture complesse acquistano nuova rilevanza. A queste società spesso non solo la legislazione anti-riciclaggio ma anche quella in materia
tributaria rifiuta il riconoscimento e quindi l’effetto di schermo. In presenza di sostanza insufficiente a seconda delle costellazioni, e comunque
non di rado, sulla base di convenzioni sulla doppia imposizione o in mancanza delle stesse utili e sostanza di queste società sono imponibili non
solo nel paese dove si trova la sede legale della società, ma anche nel paese nel quale si esercita la direzione effettiva della stessa oppure, nel
caso degli utili, nel paese di residenza della persona che ha il controllo sulla società, sia direttamente attraverso la negazione della struttura sia
indirettamente via legislazione CFC, quindi andando ad aggiungere gli utili passivi di società bucalettere ai redditi imponibili della persona fisica
che ne esercita in via ultima il controllo.
Il cliente, sia esso privato o impresa, che non vuole rinunciare per motivi legali o economici all’utilizzo di società di sede, non potrà quindi far a meno
di fornire all’intermediario finanziari una presa di posizione tecnica e dettagliata sul trattamento fiscale della struttura nel paese di residenza del
detentore del controllo, in modo da permettere all’intermediario il corretto controllo della relazione e un corretto flusso di informazioni. (continua)
[email protected]
ottobre 2015 La Rivista - 33
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Angolo legale Svizzera
di Massimo Calderan
Riforma del diritto societario
in attuazione delle raccomandazioni del
Gruppo d’azione finanziaria (GAFI) - 2a parte
Nell’ultimo numero de La Rivista abbiamo iniziato la descrizione delle modifiche principali del
diritto societario svizzero entrate in vigore il 1° luglio 2015 in seguito e sulla base delle raccomandazioni riviste e modificate del Gruppo d’azione finanziaria (GAFI o FATF (Financial Action Task
Force, http://www.fatf-gafi.org/)), ente intergovernativo stabilito nel 1989, del quale fanno parte
anche la Svizzera e l’Italia).
Gli acquirenti di azioni al portatore di una società anonima (SA) devono notificare entro un mese alla SA tale acquisto,
il loro nome e cognome, la loro data di nascita e nazionalità o, se si tratta di una società, la loro ragione sociale, nonché
il proprio indirizzo. L’azionista deve provare di essere in possesso delle azioni, ad esempio mostrando i certificati azionari
o la catena delle cessioni, e identificarsi mediante il passaporto, la carta d’identità o la patente (originale o fotocopia)
oppure, se si tratta di una società, mediante un estratto del registro di commercio. L’azionista deve notificare alla SA ogni
modifica dei dati appena menzionati.
Chi acquistando, solo o assieme a terzi, azioni al portatore o azioni nominative ottiene una partecipazione che raggiunge
o supera il 25 % del capitale azionario o dei voti, deve notificare entro un mese alla SA l’identità della persona fisica
per la quale agisce. L’azionista deve notificare alla SA pure ogni modifica dei dati rilevanti di tale persona (il cosiddetto
avente economicamente diritto).
Si noti che l’avente economicamente diritto può soltanto essere una persona fisica. Per cui, se si dovesse, invece, trattare
di una società e che nessuna persona fisica possa essere identificata, il presidente del consiglio di amministrazione (CdA)
di tale società sarà ritenuto essere l’avente economicamente diritto.
L’assemblea generale della SA può prevedere che, in merito ad azioni al portatore, le notifiche appena descritte non siano
fatte alla stessa SA, bensì a un intermediario finanziario ai sensi della Legge federale svizzera sul riciclaggio di denaro. Il
CdA nomina tale intermediario finanziario e lo comunica agli azionisti. La SA può in ogni momento richiedere all’intermediario finanziario informazioni. Esso però provvederà soltanto le informazioni in merito alle notifiche che ha ricevuto,
ma non su chi le ha fatte, che resterà anonimo.
I diritti sociali inerenti alle azioni il cui acquisto è soggetto agli obblighi di notifica descritti (ad esempio il diritto di
partecipare all’assemblea generale, il diritto di voto o il diritto all’ottenimento di informazioni e ragguagli) sono sospesi,
mentre i diritti patrimoniali (in particolare quello al dividendo) decadono fintanto che l’azionista non abbia ottemperato
a tali obblighi. Se l’azionista ottempera ai suoi obblighi di notifica in un secondo momento, può far valere i suoi diritti
patrimoniali a decorrere da tale momento, ma non retroattivamente.
Come già descritto, l’organo di gestione della società o cooperativa, ovvero il CdA o il management, è responsabile
dell’attuazione degli obblighi descritti e deve accertarsi che le azioni per le quali i detentori non hanno adempiuto ai loro
obblighi, siano escluse dall’esercizio di qualsiasi diritto inerente a tale azioni, in particolare, il diritto di partecipare all’assemblea generale, il diritto di voto e il diritto al dividendo. In caso contrario, i membri dell’organo di gestione saranno
personalmente responsabili di eventuali danni alla società o cooperativa.
Le società e le cooperative devono assicurare l’accessibilità del registro degli azionisti e degli aventi economicamente
diritto in Svizzera in qualsiasi momento, tramite un membro del CdA o del management che abbia residenza in Svizzera.
Le società e le cooperative devono conservare i documenti relativi alle notifiche degli azionisti e degli aventi economicamente diritto e la loro identità per 10 anni dalla loro eventuale cancellazione dal registro/libro soci.
Le nuove norme hanno semplificato il processo di conversione delle azioni al portatore in azioni nominative, in quanto
tale conversione ora si basa sulla legge stessa e non è più necessario prevederla nello statuto.
[email protected]
ottobre 2015 La Rivista - 35
Convenzioni Internazionali
di Paolo Comuzzi
Agosto 2015:
la Corte di Cassazione si pronuncia
sulla lista Falciani e sulla lista Pessina
Il tema della lista Falciani (che pare non sia l’unica lista1) ha consentito di produrre pagine di giornali e lunghe
dissertazioni ai tecnici (ed anche ai non tecnici), discussioni molto belle ed alle quali oggi (finalmente diciamo
noi) pone fine la Corte di Cassazione con due sentenze (qui ne citiamo una sola) del giorno 19.8.2015 e noi
usiamo la 16950 della Sezione V della Suprema Corte2 per la lista Falciani e la sentenza 17183 sempre della
Sezione V per la lista Pessina (sentenza pubblicata il giorno 26.8.2015 nel sito della Corte).
Ad essere cattivi il titolo dell’articolo potrebbe essere che l’eventuale “evasore” non passa un buon mese di
Agosto ma non è questo (as usual) il punto che ci interessa3 bensì ci interessano i principi generali che la nostra Suprema Corte di Cassazione ha fissato mediante queste sentenze e che appaiono certamente importanti
nell’ambito della lotta alla evasione fiscale internazionale (e possiamo anche dire che sono principi che in qualche modo incidono anche sulla cd Voluntary e quindi vanno considerati da qualche indeciso).
Il caso in sintesi ed i principi della Corte
I due casi sono comunque tra loro diversi e senza andare nei dettagli (fermo restando che la sentenza Falciani e quella
Pessina si trovano nel sito della Corte di Cassazione) diciamo che un cittadino, da considerare come residente fiscale
in Italia, viene “pescato” nell’elenco che il signor Falciani (cittadino non italiano) ha sottratto alla banca (estera) per la
quale lavorava (all’estero) e che poi è finito (non consegnato direttamente da Falciani4) nelle mani dell’Amministrazione
Finanziaria Italiana e questo dopo un cammino che è (forse) diverso per ogni contribuente pescato nella lista stessa
ma che vede questo passo iniziale: la sottrazione del documento da parte del dipendente cittadino straniero al proprio
datore di lavoro estero ed all’estero senza alcun permesso (ovvero in violazione di norme previste nello Stato in cui
opera la banca).
In buona sostanza qui si discute, dice la Cassazione, se dobbiamo applicare un generale divieto di utilizzo processuale
di prove assunte in violazione di legge5.
Nel secondo caso (lista Pessina) un avvocato (cittadino svizzero e residente fiscale in Svizzera) viene bloccato a Malpensa (in Italia) e viene esaminato in dettaglio il contenuto dei files che vi sono nel computer che lo stesso portava con sé e
da questo esame emergono i nomi di alcune persone residenti fiscali in Italia che hanno rapporti di affari con lo stesso.
Qui non si discute di dati acquisiti in violazione di legge ma si discute subito della valenza di questi dati a provare
determinate conseguenze.
Le affermazioni della Corte di Cassazione
Nel primo caso, con una sentenza sostanzialmente breve, la Corte di Cassazione svolge alcune considerazioni importanti che possiamo così riassumere:
• La prima considerazione è che nell’ordinamento giuridico italiano non esistono limiti agli elementi che possono
entrare nell’accertamento (ovvero agli elementi sui quali l’accertamento si fonda) e nel processo e quindi, dice la
Cassazione, possono entrare anche prove atipiche ovvero dati acquisiti in forme diverse rispetto a quelle regolamentate6;
• La seconda considerazione è che l’elemento della prova per presunzioni (dove il fatto noto è quello del nome nella
lista e da questo si trae il fatto ignoto ovvero che si evade, fatto ignoto non provato ma presunto) può essere
costituito anche da acquisizioni che vengono da una autorità straniera nell’ambito di direttive comunitarie o di
accordi7 (e su questo punto nessuno ha qualche elemento per mettersi in contrasto considerato che se la lista
fosse stato acquisita nell’ambito di una procedura di scambio di informazioni è cosa certa che il suo utilizzo
sarebbe stato del tutto lecito);
• La terza considerazione è che il segreto bancario non è un limite alla cooperazione in tema di scambio delle infor-
36 - La Rivista ottobre 2015
mazioni [il segreto bancario, dice la Cassazione, cede di fronte all’articolo 53 della costituzione repubblicana che
stabilisce un dovere più alto e che supera il diritto alla tutela della segretezza dei traffici commerciali – in sostanza
l’articolo 53 costituzione limita il diritto alla riservatezza quando tale diritto può tradursi nella possibilità di celare
ricchezza alla Amministrazione Finanziaria];
• La quarta considerazione è che la cooperazione informativa non trova ostacolo nel fatto che le informazioni sia
consegnate all’autorità straniera (che poi le consegna a quella italiana) da un dipendente della banca;
• La quinta considerazione è che la Cedu non impedisce di fare uso di prove acquisite anche in modo non legittimo
in quanto si deve valutare se l’intero processo offra adeguate garanzie all’imputato e quindi non ci si deve soffermare troppo sul singolo elemento acquisito che potrebbe essere certamente affetto da problemi ma che nel
contesto processuale perdono di importanza e si conclude il punto con un richiamo importante ovvero che altri
stati hanno negato che la provenienza da furto sia un problema quando il documento non è stato direttamente
acquisito dalle autorità che procedono (ma proviene da una autorità estera);
• La sesta considerazione consiste nel dire che in materia fiscale la irritualità della acquisizione delle prove non
porta alla loro non utilizzabilità sul piano processuale salvo che non si giunga, per acquisire quelle prove, a ledere
il principio della inviolabilità della libertà personale o del domicilio (in sostanza sorge il problema del divieto di
utilizzo della prova solo quando viene violato un principio di carattere costituzionale che abbia rango pari a quello
dell’articolo 53 costituzione8);
• La settima considerazione si sostanzia nell’affermare che in fondo non sussiste reato perché tecnicamente una
violazione (anche grave) commessa da cittadino straniero all’estero non è affare che riguardi il nostro ordinamento
penale (qui nessun italiano è andato a prendere in modo furtivo una lista in qualche paese straniero ma i fatti sono
andati in maniera molto diversa).
Se guardiamo al caso previsto nella lista Pessina possiamo dire che la sentenza segue quella certamente precedente ma
qui non parliamo in alcun modo di illegale apprensione di dati ma solo di un utilizzo di questi dati come presunzioni e
qui la Corte di Cassazione si “scatena” in quanto afferma in modo evidente che mediante il sistema delle presunzioni
semplici le prove atipiche entrano nel processo ed una presunzione semplice non può essere stabilita a priori ma consegue alla concreta valutazione del contenuto indiziario degli elementi tipici.
La posizione della Corte di Cassazione
Nel primo caso, di fronte a sette affermazioni secche della Corte di Cassazione, la conclusione (sintetica) è la seguente:
1. 1. L’amministrazione Finanziaria può avvalersi di qualsiasi elemento con valore indiziario con esclusione di: 1a) elementi acquisiti in violazione di principi costituzionali; 1b) elementi non utilizzabili per espressa disposizione di legge;
2. 2. L’amministrazione Finanziaria può quindi usare i dati della lista Falciani perché il tema del trafugamento non
assume alcun rilievo ai fini dell’utilizzo processuale degli stessi.
Nella seconda sentenza la Cassazione afferma in modo chiaro che, viste determinate cose (pagina 3 e 4 della sentenza)
che definisce come “elementi logici e circostanziati”, la Corte di merito (la cui sentenza viene cassata) avrebbe dovuto
meglio motivare perché certe posizioni non erano riconducibili al contribuente.
In sostanza si dice: a) la presunzione è libera; b) qui emergono fatti che portano in modo preciso verso una certa direzione; c) questi fatti andavano “smontati” con delle prove contrarie prima di dire che non sussisteva la prova di alcuna
posizione irregolare (posizione irregolare che deve apparire non come un fatto certo ma solo come un fatto “ ragionevolmente probabile” dice la Cassazione).
La conclusione generale è che trovarsi con il proprio nome all’interno di liste che sono gestite nell’ambito di operazioni
problematiche genera una presunzione che sussista un problema con la Amministrazione Finanziaria e questa presunzione impone che sia il contribuente a dare conto del perché (extrafiscale) si trova all’interno della lista gestita da una
determinata persona (sia essa fisica e / o giuridica).
Conclusione
Come si vede la Cassazione è secca e diciamo anche molto chiara sulla materia che forse non dovrebbe più trovare
grandi spazi di manovra nei ricorsi in Commissione Tributaria.
A nostro modo di vedere quelli riportati sono principi molto importanti e che mettono il contribuente scaltro nelle mani
di persone che operano all’estero e quindi una meditazione si impone.
Le liste hanno una lunga storia come ci insegna anche La Malfa nel suo libro relativo alla vita di Enrico Cuccia ed al duro confronto dello Stato con Sindona
che pare avesse una lista di 500 nomi.
2
Le sentenze sono importanti in quanto mettono fine ad una diatriba che ha diviso le Commissioni Tributarie tra quelle che ammettevano l’utilizzo di questi
documenti e quelle che lo negavano.
3
A noi interessa sempre e solo la parte tecnica e non sapere come passi il tempo chi ha pensato di fare il primo della classe pensando di nascondere i redditi.
4
La lista dovrebbe essere finita in Germania e le autorità l’hanno diffusa (questo almeno si trae dalla sentenza della Cassazione).
5
Cosa questa merita un approfondimento considerato che esiste in Germania il concetto di azione socialmente adeguata (quindi non antigiuridica – una
sorta di legittima difesa generale) e che potrebbe valutarsi come elemento scriminante.
6
Una cosa che lascia stupiti è il richiamo della Cassazione alla dottrina giuridica; in linea di principio le posizioni della dottrina non dovrebbero avere
ingresso nella formazione della posizione che viene assunta nella sentenza.
7
Resta ferma poi l’assoluta libertà del giudice nel valutare la documentazione raccolta e la sua idoneità a provare (anche per presunzioni) i fatti di causa.
8
In buona sostanza il principio del concorrere alle spese pubbliche si arresta solo quando, per far concorrere, si giunge a violare un precetto che abbia pari
rango di carattere costituzionale ed il pari rango viene ammesso per la libertà personale. Sicuramente non ha un rango uguale a quello dell’articolo 53
della Costituzione il segreto bancario ed il diritto allo svolgimento “in ombra” dei propri affari essendo questo diritto un elemento da tutelare nei confronti
dei terzi ma certamente non nei confronti dell’Amministrazione Finanziaria.
1
ottobre 2015 La Rivista - 37
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di Vittoria Cesari Lusso
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio?
Che la fiducia sia il collante che tiene assieme le famiglie, le istituzioni e le comunità, nonché il fattore chiave che contribuisce
alla cosiddetta qualità della vita, nessuno in fondo lo mette veramente in dubbio, neanche in quei paesi, come quelli mediterranei,
che hanno coniato l’adagio “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”.
In effetti, se applicassimo regolarmente il precetto “non fidarsi è meglio”, la nostra giornata diventerebbe un inferno.
Proviamo a immaginarlo.
Già a colazione mi invade l’angoscia poiché comincio a domandarmi se il caffè che bevo e la brioche che addento non siano
infestate da sostanze tossiche.
Prendo l’automobile per andare al lavoro, ma nel fare l’avviamento sudo freddo poiché mi sorge il sospetto che il meccanico che
ha fatto la revisione dei freni sia un incompetente.
Esco in strada e il cuore inizia a battere all’impazzata mentre mi domando ossessivamente se gli altri automobilisti rispetteranno
i semafori, i limiti di velocità, i sensi unici.
Arrivo in ufficio e il malumore mi invade alla vista di colleghi che sospetto mi facciano le scarpe.
Vado dal dentista e mi prende una crisi di panico all’idea di trovarmi in presenza di un pazzo sadico.
Parlo con gli insegnanti dei miei figli e la rabbia mi assale poiché non mi fido del loro insegnamento e dei loro giudizi.
E così via.
Anche il “fidarsi è bene” crea problemi esistenziali non da poco, se praticato all’eccesso. Cosa rischia colui che si fida sempre al
cento per cento?
Si fa svaligiare ripetutamente la casa e rubare la macchina poiché ritiene che non ci sia bisogno di serrature a prova di ladro.
Crede a tutte le offerte prodigiosamente vantaggiose che gli giungono via internet e si ritrova vittima di colossali bidoni.
Rischia davvero di nutrirsi di cibi tossici.
Fatica a distinguere i veri amici dai semplici opportunisti.
Affida la propria salute a professionisti di cui non conosce il valore e l’esperienza.
Non difende i propri figli anche quando, di fatto, questi subiscono soprusi.
E così via.
È innegabile tuttavia che i contesti di vita dove, a giusto titolo, prevale la fiducia presentano molti vantaggi. Sul piano emotivo
sono meno stressanti. Gli studi mettono in evidenza come il clima di fiducia favorisca lo sviluppo di un ormone, l’ossitocina, che
contribuisce alla sensazione di benessere. (Il sogno di molti è disporre di uno spray alla ossitocina per migliorare l’atmosfera in caso
di negoziazioni difficili!). Sul piano mentale il rapporto di fiducia permette di evitare la fatica di dover sempre controllare persone e
cose. Sul piano sociale rende i rapporti umani, professionali e politici più semplici e più costruttivi. Sul piano pragmatico, permette
di consacrare le energie risparmiate per gestire al meglio le situazioni decisamente complesse.
In fatto di fiducia ci sono tre regole d’oro.
La prima regola invita a cercare un giusto equilibrio tra l’aver fede e dare credito, da un lato, e l’essere comunque prudenti e
guardinghi in certe circostanze, dall’altro. È un equilibrio che si forgia attraverso le esperienze di vita. Ogni evento, ogni fatto,
ogni incontro pesa sui piatti della bilancia della fiducia. Il modo con cui siamo stati accuditi da piccoli ci ha fatto comprendere
se i nostri bisogni trovano adeguate risposte oppure no, se il legame di attaccamento che ci lega agli adulti di famiglia si fonda
su basi sicure oppure no.
Successivamente, l’incontro con i mondi esterni ci permette di sperimentare altre relazioni e altre realtà che incrementeranno
incessantemente il materiale che si deposita sui piatti fiducia/sfiducia.
La seconda regola è che la fiducia si merita e non si pretende. Ciò vale in particolare per tutte le relazioni: genitori/figli; genitori/
nonni; insegnanti/allievi/genitori; marito/moglie; datori di lavoro/dipendenti; governanti/governati; debitori/creditori, ecc.
Infine, la terza regola ci ricorda che una volta svanita la fiducia reciproca, questa è difficile da ricostruire.
Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur
muovendosi tra la folla con al
sua imponente mole passava
comunque inosservato. Come
se fosse invisibile…
1
Anche il rapporto con se stessi risente della dialettica fiducia/sfiducia. Oggigiorno l’esortazione “Abbi fiducia in te stesso”
echeggia in continuazione. Molti genitori moderni sommergono i figli di complimenti per ogni minuscola prestazione, sperando
che ciò li renda sicuri e brillanti. I corsi di autostima proliferano come funghi.
Quattro sono gli stati mentali che maggiormente ostacolano la costruzione di una sana fiducia in se stesso: il narcisismo presuntuoso; l’eccessiva dipendenza dal giudizio e dall’approvazione altrui; il perfezionismo; l’esigenza di aver sempre successo.
Nessuno può infatti aver fiducia in se stesso e sentirsi bravo in tutti i campi. La sana fiducia consiste nel saper riconoscere in quali
campi riusciamo al meglio e in quali altri non possiamo e non vogliamo cimentarci, pena frustrazioni continue.
A pensarci bene, infine, la qualità della vita di ciascuno di noi deve molto alle persone che ci hanno accordato la loro fiducia.
Lo scrivo affinché non diventi, almeno per quanto mi riguarda, un elefante invisibile.
[email protected]
ottobre 2015 La Rivista - 39
Per chi suona
il campanello
di Mirko Formenti
Roba da matti: parte seconda
Il luogo più importante di tutta Gerusalemme – anzi, il luogo più sacro al mondo intero – per gli
israeliti è un edificio inesistente.
Vuoi perché è stato distrutto, vuoi perché non è stato ancora costruito: andiamo a capire perché. Dopo che Mosè concluse le trattative diplomatiche con Dio, il contratto stipulato venne chiuso in una cassa che passerà alla storia come l’Arca
dell’Alleanza (tra l’uomo e Dio, appunto). Tale arca rappresentava il segno tangibile del contatto divino e incarnava quindi
l’oggetto più sacro agli ebrei. Dopo la lunga peregrinazione di Mosé nel deserto, e dopo che i suoi discendenti si furono
stabiliti a Gerusalemme, Salomone fece costruire sulla cima di un monte nella città (si presume fosse il Monte Moriah,
dove Abramo portò il figlio Isacco per disposto a fargli la pelle, per dimostrare la sua fede assoluta – ma sto divagando)
un grandioso tempio dedicato all’unico Dio che adoravano, e ripose nella sua stanza più interna l’Arca dell’Alleanza: tale
luogo divenne allora noto come “Qodesh ha-Qodashim”, ovvero, letteralmente il “Santo dei Santi” (noto in seguito anche
come “Sancta Sanctorum”). Tutto ciò accadde presumibilmente attorno al decimo secolo avanti Cristo; circa quattrocento anni più tardi, i babilonesi guidati da Nabucodonosor conquistano la Giudea: tutti gli ebrei vennero fatti schiavi e
condotti in esilio a Babilonia, il tempio venne raso al suolo e si persero le tracce dell’Arca.
Di ritorno dall’esilio (che in realtà durò ben poco, ma risultò fondamentale per il rafforzamento dell’identità ebraica –
nonché per la stesura di numerosi testi poi accolti nel canone biblico), i Nostri ricostruirono subito il loro amato tempio
(si parla quindi del “Secondo Tempio”, per distinguerlo dal primo, detto “Tempio di Salomone”), che, altri quattrocento
anni dopo, quindi a cavallo tra il primo secolo prima e dopo Cristo, subirà un importante ampliamento per mano di Erode
il Grande: pensate che, per procurare al complesso una maggiore area utilizzabile, Erode fece innalzare un’immensa spianata che in sostanza inglobava tutto il monte, livellando l’area circostante all’altezza della cima del monte (e tale spianata è ancora oggi perfettamente visibile: ecco perché si parla di “Monte del Tempio”, anche se di monti non se ne vedono).
Quando i Giudei si rivoltarono una prima volta contro l’impero romano, nel 66 dopo Cristo, la repressione che ne conseguì culminò, quattro anni dopo, nella quasi totale distruzione del Tempio da parte di Tito, generale e futuro imperatore
romano – quasi, perché, in effetti, Tito fu così crudelmente furbo da lasciare in piedi a mo’ di inquietante monito uno
dei mastodontici muri che circondavano e sostenevano la spianata realizzata da Erode: il muro, per la precisone, rivolto
ad ovest – noto in futuro, come avrete capito, come Muro Occidentale, a tutt’oggi il luogo più sacro al mondo per gli
israeliti (proprio perché idealmente il punto più vicino a quello che doveva essere stato il “Sancta Sanctorum”). Il fatto
che, originariamente, gli ebrei usassero recarsi al muro piangendo la distruzione del Tempio, ispirò tra i non-ebrei la
denominazione alternativa di “Muro del pianto”.
E fin qui tutto bene – ma dov’è la roba da pazzi, allora, mi direte?
Per esempio, considerate che nessun altro luogo è stato così sacro per così tante religioni, ed è stato, per così dire, così
fluidamente riconvertito: attraverso i secoli il muro e la spianata furono infatti ospiti di templi pagani sostituiti da moschee riconvertite in chiese nuovamente riconvertite in moschee. Per dirne una. Considerate che, alla nascita dello stato
di Israele, nel 1948, e in seguito ai disordini che sfociarono nella guerra arabo-israeliana (per gli israeliani: “guerra d’indipendenza”), Gerusalemme fu divisa in due, e la parte orientale della città – Muro compreso – finì in mano ai palestinesi:
nel 1967, però, in seguito alla Guerra dei sei giorni, Israele occupò militarmente tutta la città, in aperta violazione degli
accordi con l’ONU. Da allora la zona del Muro è sotto (stretto) controllo israeliano, gli ebrei possono finalmente pregarci
di nuovo – pensate che l’ingresso al cospetto del Muro è stato permesso persino alle donne, che hanno una piccola area
di muro a disposizione (ma non possono comunque accedere alla caverna sul lato nord, il luogo più sacro).
Ma fin qui, diciamo, non è che la cosa sia poi più “da pazzi” rispetto ad altre – in fondo, stiamo poi parlando di religione.
Ciò che è veramente fuori di testa (e anche inquietante) è la sempre maggiore influenza esercitata da quella che un
tempo era una manica di sciroccati, e che oggi è una potentissima associazione con appoggi istituzionali: mi riferisco al
“Temple institute”, un’associazione il cui scopo è quello di ricostruire per la terza volta il Tempio sulla spianata.
A tale scopo, l’istituto sta collezionando da anni finanziamenti a destra e a manca, ha già assunto un architetto che
avrebbe già preparato un progetto, e avrebbe addirittura già realizzato l’altare principale. Naturalmente c’è prima da
liberare un po’ la piazza, ma, in fondo, per quello basta un po’ di dinamite – che al momento la spianata sia occupata
(da circa 1300 anni), da una certa Cupola della Roccia, una delle meraviglie del mondo, che sarebbe poi il terzo luogo al
mondo più importante per l’Islam, la cui distruzione equivarrebbe ad una dichiarazione di guerra, nonché ad un crimine
culturale di proporzioni inimmaginabili, naturalmente è del tutto ininfluente. Roba da matti – per davvero!
40 - La Rivista ottobre 2015
Scaffale
Giampaolo
Pansa
Federico
Rampini
Marco
Balzano
Misteri, amori e delitti del dopoguerra
(Mondadori pp. 336; € 18,50)
(Sellerio pp. 212, € 15,00)
L’Italiaccia senza Pace
(Rizzoli pp. 352; € 20,00)
Delitti politici rimasti senza colpevoli. Pugno di ferro
sui fascisti sconfitti. Reduci di Salò che si vendicano.
Fanatismi barbarici. Partiti divisi dall’odio. Il potere
crescente delle donne, imposto anche nelle storie di
sesso. Misteri ed enigmi che diventano incubi. Il primo
dopoguerra italiano è stato tutto questo. Un inferno
durato tre anni, sino alle elezioni del 18 aprile 1948 e
all’attentato a Palmiro Togliatti subito dopo il trionfo
di Alcide De Gasperi sul Fronte popolare rosso.
Da allora sono trascorsi tanti anni e quasi nessuno
rammenta quel tempo feroce. Ma Giampaolo Pansa
l’ha vissuto con lo sguardo attento di un ragazzino curioso. E non l’ha dimenticato. Lui ha una tesi: l’Italia di
questo 2015 è ancora figlia del primo dopoguerra, dei
vizi e delle faziosità che lo inquinavano. Allora i comunisti sognavano di fare un colpo di Stato. Adesso i
reduci del Pci rimasti sulla piazza hanno scoperto degli
alleati imprevisti: i movimenti che vogliono il nostro
distacco dall’Europa. Gli italiani di oggi sono più in
frantumi degli italiani di allora. I partiti soffrono di un
discredito che nel dopoguerra affiorava già, ma non
li paralizzava. Purtroppo non abbiamo un De Gasperi
che ci guidi verso una nuova rinascita. Siamo vittime
di paure più cattive di quelle che fra il 1945 e il 1948
devastavano i sonni di un paese che aveva ben poco
da perdere. Mentre oggi abbiamo il terrore di perdere
tutto e di ricadere nella povertà.
È questa convinzione che ha spinto Pansa a creare un
affresco dal titolo ruvido: L’Italiaccia senza pace. Perché
Italiaccia? Perché nel primo dopoguerra eravamo una
nazione sottosopra, incapace di ritrovare una condizione di normalità e rapporti umani non inquinati dalla
violenza. Si sente dire che il passato annoia, ma di certo
non quello narrato da Pansa. Questo suo libro è un’incalzante sfilata di vicende osservate dal basso, dove il
privato di tanti protagonisti diventa la spia di un’epoca
senza misericordia. L’autore ha scovato nella propria
memoria le sequenze di un dramma che nasce da un
enigma: chi ha consegnato ai tedeschi l’ebreo Samuele
Segre, un direttore di banca ucciso ad Auschwitz? La
verità si scoprirà nelle ultime pagine.
L’età del caos
Vista dagli Stati Uniti, l’Italia fa notizia perché è quel
piccolo paese dove approdano ondate di disperati, costretti ad attraversare il Mediterraneo per fuggire a devastazioni molteplici: l’avanzata dello Stato Islamico, le
guerre civili, la miseria. La Germania è un colosso economico dai piedi d’argilla, prepotente e timida al tempo
stesso, incapace di dare all’Europa un progetto nuovo,
forte e convincente. La Nato si riarma per far fronte a
Vladimir Putin, ma gli europei hanno altro a cui pensare: i figli senza lavoro o sottopagati, i tagli alle pensioni,
i servizi pubblici in declino, l’insicurezza sociale.
Non sta molto meglio la «mia» America. Dopo sei anni
di crescita, la maggioranza continua a pensare che «il
paese è sulla strada sbagliata». Anche qui molti giovani,
pur avendo sbocchi professionali migliori dei loro coetanei in Europa, non possono aspirare al tenore di vita
dei genitori. Pesa anche la perdita di una missione. La
nazione leader non crede più possibile una pax americana nel mondo.
L’Età del Caos descrive le linee di frattura che attraversano il mondo in cui viviamo e le forze che lo stanno
riplasmando, dalla geopolitica all’economia, dall’ambiente alla crisi delle democrazie, dalla rivoluzione
tecnologica al ruolo delle potenze emergenti, su tutte
Cina e India. C’è una sorta di seduzione del Caos, come
principio dinamico e risorsa strategica. Da una parte ci
sono le classi dirigenti, i governanti, irrimediabilmente radicati nel passato e incapaci di capire il futuro.
Dall’altra le nuove élite, i veri protagonisti dei prossimi
decenni: guerriglieri e, per ragioni opposte, creatori di
start-up vedono nell’instabilità la loro grande chance.
Tanto che nella Silicon Valley il vocabolo più in voga è
disruptive, cioè dirompente, distruttivo. Appena smetti
di esserlo, e ti siedi sugli allori, sei finito. Dietro di te un
altro giovane assatanato sta preparando la tua rovina.
Non c’è da stupirsi, quindi, se per i più giovani, i più
trasgressivi, i più creativi tra di noi il Caos è una promessa di illimitate possibilità. Un mondo dove i minuscoli cambiamenti di oggi possono produrre grandi
conseguenze domani. Perché vederne, allora, solo il
lato negativo?
L’ultimo arrivato
Negli anni Cinquanta a spostarsi dal Meridione al
Nord in cerca di lavoro non erano solo uomini e donne
pronti all’esperienza e alla vita, ma anche bambini a
volte più piccoli di dieci anni che mai si erano allontanati da casa. Il fenomeno dell’emigrazione infantile
coinvolge migliaia di ragazzini che dicevano addio ai
genitori, ai fratelli, e si trasferivano spesso per sempre
nelle lontane metropoli. Questo romanzo è la storia
di uno di loro, di un piccolo emigrante, Ninetto detto
pelleossa, che abbandona la Sicilia e si reca a Milano.
Come racconta lui stesso, «non è che un picciriddu piglia e parte in quattro e quattr’otto. Prima mi hanno
fatto venire a schifo tutte cose, ho collezionato litigate, digiuni, giornate di nervi impizzati, e solo dopo
me ne sono andato via. Era la fine del ’59, avevo nove
anni e uno a quell’età preferirebbe sempre il suo paese,
anche se è un cesso di paese e niente affatto quello dei
balocchi». Ninetto parte e fugge, lascia dietro di sé
una madre ridotta al silenzio e un padre che preferisce
saperlo lontano ma con almeno un cenno di futuro.
Quando arriva a destinazione, davanti agli occhi di un
bambino che non capisce più se è «picciriddu» o adulto si spalanca il nuovo mondo, la scoperta della vita e
di sé. Ad aiutarlo c’è poco o nulla, forse solo la memoria di lezioni scolastiche di qualche anno di Elementari. Ninetto si getta in quella città sconosciuta con
foga, cammina senza fermarsi, cerca, chiede, ottiene
un lavoro. E tutto gli accade come per la prima volta,
il viaggio in treno o la corsa sul tram, l’avventurarsi
per quartieri e periferie, scoprire la bellezza delle donne, incontrare nuovi amici, esporsi all’inganno di chi si
credeva un compagno di strada, scivolare fatalmente
in un gesto violento dalle conseguenze amare. In quel
teatro sorprendente e crudele, col cuore stretto dalla
timidezza, dal timore, dall’emozione dell’ignoto, trova la voce per raccontare una storia al tempo stesso
classica e nuova. E questa voce, con la sua immaginazione e la sua personalità, la sua cadenza sbilenca e
fantasiosa, diventa quella di un personaggio letterario
capace di svelare una realtà caduta nell’oblio, e di
renderla di nuovo vera e vitale.
ottobre 2015 La Rivista - 41
Giacomo Casanova in Svizzera
Il nostro collaboratore Tindaro Gatani ha pubblicato un interessante volume sulle
avventure amorose di Giacomo Casanova in Svizzera, la prima opera in italiano che
tratta delle gesta del grande libertino e avventuriero veneziano in Terra elvetica.
Di seguito la premessa dell’autore.
«Tutte le pubblicazioni sulle avventure di Giacomo Casanova sono coronate da successo, non sempre, però, per merito dei vari curatori ma,
piuttosto, per il brillante racconto che, nella sua Storia della mia vita o
Memorie, ne fa lo stesso avventuriero veneziano, che ha saputo unire
l’arte di grande amatore con quella di consumato affabulatore. Per non
appropriarmi della sua forza narrativa ho voluto che fosse lui stesso, con
il suo racconto, a condurre i lettori attraverso la Svizzera del suo tempo.
Per questo mi sono limitato solo a riassumere, a chiosare, a soffermarmi
su alcune alte personalità dell’Ancien Régime elvetico, il periodo storico che precedette la Rivoluzione francese e la bufera napoleonica che
avrebbe, poi, investito, sovvertendola, la vecchia Confederazione. Casanova fu il più celebre libertino del Settecento, nel senso che questo
vocabolo assunse in epoca illuministica, cioè non di persona di costumi
corrotti, ma di fautore della libertà di pensiero e, in particolare, dell’emancipazione dalla morale della sua epoca. Al lettore non resta, quindi,
altro che farsi condurre per mano da lui stesso attraverso le sue avventure nella Terra dei Confederati e dei loro alleati e sottomessi di allora,
facendo con lui una passeggiata amena, intrigante e nello stesso tempo
molto interessante nel fitto intreccio della storia elvetica di quel tempo, senza, tuttavia, tralasciare qualche fuggevole puntata anche nella
selva delle interessanti e proficue relazioni culturali e umane tra l’Italia
e la Svizzera nel Secolo dei lumi. Da parte mia ho seguito le sue gesta
servendomi dell’aiuto di quanti mi hanno preceduto sulle sue orme nello stesso itinerario e, soprattutto, della guida esperta di Pierre Grellet
(1881-1957) che, con Les aventures de Casanova en Suisse, pubblicate a
Losanna nel 1919, ha saputo tracciare con maestria un quadro puntuale
e fedele delle sue imprese in Terra elvetica. Ho voluto porre, di proposito, come sottotitolo, il motto latino Omnia munda mundis (San Paolo,
Epistola a Tito, 1. 15), per mettere in risalto la schiettezza, la sincerità e,
perché no?, la purezza del suo racconto, che lo aveva fatto definire, già
dal suo contemporaneo Bartolomeo Gamba (1766-1841), “avventuriere
famigerato, ma letterato non volgare”; la cui opera, secondo l’autorevole
Giacinto Spagnoletti (1920-2003), è “il certificato di nascita del romanzo moderno”. Casanova ci narra, infatti, tutte le sue avventure, anche
quelle più piccanti e scabrose, come se fossero le cose più normali della
vita dell’uomo, cosciente che quasi tutti lo avrebbero voluto imitare e
che quasi nessuno avrebbe avuto il coraggio di raccontare, poi, la verità
nuda e cruda, non velata da eufemismi o giri di parole, cioè la verità vera
e quindi fedele allo svolgimento dei fatti di cui ci parla».
Il volume Giacomo Casanova in Svizzera, edito con il patrocinio
della Fondazione Casanova di Venezia, è in vendita
al
prezzo
di
Franchi
25.—
(più costi di spedizione)
Richieste vanno inviate a: [email protected]
Il volume sarà presentato nell’ambito delle iniziative di Zurigo in
Italiano Mercoledì 11 novembre alle ore 18.30 nell’aula del Liceo
Artistico (Parkring 30 8002 Zurigo)
42 - La Rivista ottobre 2015
Dalla Svizzera degli Stati a quella federale
Tra scoperte geografiche e Riforma
di Tindaro Gatani
La cosiddetta Carta genovese del 1457 circa, che si ispirava alle teorie del fiorentino Paolo del Pozzo Toscanelli (1397-1482), mostra le coste spagnole di fronte a
quelle dell’Asia orientale, che convinse poi Cristoforo Colombo a intraprendere la via di ponente per raggiungere il levante.
A stravolgere l’assetto politico europeo nella
prima metà del Cinquecento furono le lotte
per la conquista delle terre scoperte dopo il
primo viaggio di Cristoforo Colombo (14511506). Furono contrasti aspri che portarono molti Paesi ad abbracciare la Riforma e,
quindi, a staccarsi dalla Chiesa di Roma, che
aveva assegnato soltanto al Portogallo e alla
Spagna il possesso di tutti i territori sulle vie
delle Indie, sia verso levante sia verso ponente. Le aspre lotte economiche e religiose
investirono anche la Svizzera, che ne uscì
divisa e lacerata da forti contrasti interni.
Nella seconda metà del XIV secolo, i Turchi,
dopo aver assoggettato vasti territori del
Medio Oriente, si lanciarono alla conquista
della penisola balcanica. Dopo la Bulgaria fu
la Grande Serbia, sconfitta nella battaglia del
Cossovo o Kosovo (1389), a cadere sotto il
loro giogo. Una volta occupate tutte le vie
terrestri con il levante, l’Impero ottomano
aveva imposto esosi dazi doganali sul commercio tra Europa e Asia.
La bolla Aeterni Regis…
Si trattava dunque di una grave minaccia
non solo per la religione cristiana, ma anche
per l’economia dell’intera Europa. Era naturale dunque che l’idea di aggirare l’ostacolo
turco, per raggiungere le Indie via mare, trovasse il pieno appoggio della Chiesa di Roma.
Enrico il Navigatore (1394-1460), figlio di re
Alfonso del Portogallo, istituì allora a Sagres,
nell’Algarve, la prima scuola navale della
storia e progettò l’esplorazione della costa
occidentale dell’Africa, con lo scopo precipuo
di cercare una via verso le favolose Indie. Dal
1420, i Portoghesi scoprirono nuove terre,
spingendosi, anno dopo anno, sempre più a
sud fino alle isole di Capo Verde e alle coste
dell’odierna Guinea. Il progetto dell’Infante Enrico subì una forte accelerazione dopo
che, nel 1453, anche Costantinopoli fu presa
dai Turchi, che la ribattezzarono Istanbul e la
fecero capitale del loro Impero. Già nel 1452,
papa Niccolò V (1447-1455), con la bolla
Dum diversas, aveva conferito ai Portoghesi il
possesso delle terre africane raggiunte, e l’8
gennaio del 1455, con la bolla Romanus Pontifex, rinnovava quella concessione, garantendo loro, di fatto, il monopolio della rotta
verso le Indie. Loro concorrenti saranno, con
il passare del tempo, solo gli Spagnoli. Onde
evitare dissapori e contrasti, i due Regni limitrofi si divisero allora le rispettive zone
d’influenza con il trattato di Toledo del 1480,
che confermava al Portogallo l’autorizzazione a proseguire l’esplorazione delle coste
occidentali del continente africano, partendo dal Marocco; e assegnava alla Spagna la
sovranità sulle Canarie senza diritto tuttavia
di proseguire «da quelle isole in giù, di fronte alla Guinea». L’anno dopo (1481), con la
bolla Aeterni Regis, papa Sisto IV, sancendo
quel trattato, fissava una linea immaginaria «di demarcazione immediatamente a sud
dell’isola del Ferro, la più meridionale dell’arcipelago delle Canarie». Le terre da scoprire
a nord di quella linea, compresa tra il 27° e
il 28° parallelo nord, sarebbero appartenute
alla Spagna, quelle a sud, invece, al Portogallo. Nel 1482, proseguendo il programma di
ottobre 2015 La Rivista - 43
Particolare della Carta del Cantino (1502 circa) con la Raya che divideva il Mondo in due sfere di influenza, rispettivamente del Portogallo e della Spagna.
Enrico il Navigatore, i Portoghesi raggiungevano le foci del fiume Congo e si lanciavano
alla ricerca di un passaggio verso le Indie.
In tutti quei viaggi di esplorazione un ruolo
importante fu svolto dagli Italiani, sia come
navigatori sia come cartografi. Non c’era, infatti, imbarcazione, portoghese o spagnola,
sulla quale non ci fossero marinai genovesi
o veneti, ma anche esperti di altre regioni
italiane. Un ruolo particolare fu quello svolto dal fiorentino Paolo del Pozzo Toscanelli
(1397-1482) e dal camaldolese Fra Mauro (†
1459 circa) dell’isola di Murano. Toscanelli fu
autore di un mappamondo con il quale tentò,
ma inutilmente, di convincere la corte portoghese a intraprendere il viaggio per le Indie
«navigando verso ponente per raggiungere
il levante»; Fra Mauro, invece, dimostrando
la circumnavigabilità dell’Africa, convinse
i Portoghesi a continuare l’esplorazione di
quel Continente per trovare un varco verso
l’Oceano Indiano. La proposta di Toscanelli
fu, poi, accolta e fatta propria dal genovese
Cristoforo Colombo, che quando, nel 1487, il
portoghese Bartolomeo Diaz riuscì a doppiare il Capo di Buona Speranza, aprendosi la via
verso i ricchi mercati asiatici, riuscì a convincere la regina Isabella di Castiglia e il marito Ferdinando d’Aragona a finanziare una
44 - La Rivista ottobre 2015
spedizione per raggiungere per primi la costa
orientale dell’Asia, attraversando l’Atlantico.
… quella Inter Caetera
Così, mentre i Portoghesi proseguivano i loro
viaggi di esplorazione per raggiungere le
Indie, Colombo, nell’ottobre 1492, toccava
alcune isole dei Caraibi, ritenendole località
del mar del Giappone. Il trattato di Toledo e
quindi la bolla Aeterni Regis non chiarivano
esplicitamente se la demarcazione riguardasse semplicemente il percorso sulla via
delle Indie oppure tutto il globo terracqueo.
Nota a tal proposito Paolo Emilio Taviani:
«Con quest’ultima interpretazione — la più
esatta dal punto di vista letterale — le terre
scoperte da Colombo avrebbero dovuto attribuirsi al Portogallo. Quanto avrebbe potuto durare il trucco del Genovese, che aveva
avuto la faccia tosta di collocare Cuba sul
42° parallelo? Le Canarie giacciono sul 28°;
Colombo sapeva benissimo che San Salvador
sta a sud della Canarie e Cuba ancor più a
sud di San Salvador» (Taviani Paolo Emilio, I
viaggi di Colombo, Novara 1986, p. 126). Colombo sapeva esattamente quali conseguenze avrebbero avuto le sue scoperte fatte per
conto della Spagna in una zona riservata al
Portogallo. Per questo mentì spudoratamente
a re Giovanni II di Portogallo quando, di ritorno dal primo viaggio, le sue caravelle furono
costrette da una furiosa tempesta a mettersi
in salvo alla foce del Tago. In quell’occasione,
il Genovese sostenne appunto di avere raggiunto delle isole oltre il 42° parallelo, che, in
effetti, si trova molto più a nord della località
dove poi sorgerà New York, che sarà toccata
per la prima volta nel 1524 dal navigatore
fiorentino Giovanni Verazzani o da Verrazzano, per conto di Francesco I re di Francia.
Su suggerimento di Colombo, i reali di Spagna, per assicurarsi il dominio sulle terre da
lui scoperte, avanzarono la proposta di una
linea di demarcazione verticale invece che
orizzontale per fissare le due zone di rispettiva influenza. Il confine doveva insomma
essere segnato da un meridiano e non da un
parallelo. Colombo suggerì allora di far passare quella demarcazione a circa 100 leghe
a ponente dalle Azzorre, là dove egli aveva
avuto modo di osservare una diversità nei fenomeni naturali, quali «il Mar dei Sargassi, la
declinazione magnetica occidentale, un’aria
diversa e più trasparente, una temperatura
straordinariamente mite e dolce». Con questo
suggerimento, il Genovese fingeva addirittura di essere magnanimo. Per lui il «limite
divisorio» doveva essere quello perché: «La
Divina Provvidenza gli aveva dato modo di
rivelarlo affinché le due nazioni cristiane potessero dividersi equamente il mondo e concorrere entrambe alla diffusione della fede di
Cristo». Questo, a detta degli Spagnoli, «allo
scopo, o con il pretesto, di rispettare i diritti
del Portogallo sulle scoperte compiute o da
compiere, e di evitare contese fra due nazioni cristiane». Il papa spagnolo Alessandro VI,
al secolo Rodrigo Borgia (de Borja), nato nel
1430 a Játiva (Valencia), pontefice dal 1492
al 1503, accogliendo il suggerimento di Colombo, si affrettò a emanare addirittura tre
bolle nell’arco di 24 ore. Nelle prime due, datate 3 maggio 1493, riconosceva la grande
opera intrapresa dal suo «diletto figlio Cristoforo Colombo» al servizio della Chiesa, e con
la terza, Inter Caetera, del giorno successivo,
dopo averlo, tra l’altro, definito «uomo pienamente degno della missione compiuta»
e «predestinato alla grande impresa», consacrava con una linea immaginaria (raya),
tracciata a 100 leghe a ovest delle isole Azzorre e delle isole di Capo Verde, la divisione
del Mondo tra i due Regni ai quali era stata
affidata la missione di «recare il Vangelo e la
civiltà nelle parti sconosciute del globo». La
metà di Mondo scoperto o da scoprire a ponente della raya era assegnata alla Spagna e
quella a levante al Portogallo.
Il trattato di Tordesillas
Alessandro VI aveva quindi appoggiato le
pretese spagnole, sposando «gli stessi concetti espressi da Colombo», ripetendo addirittura «l’errore, pur esso di Colombo, di
collocare le Azzorre sullo stesso meridiano
delle Capo Verde» (Taviani, op. cit., p. 127). I
Portoghesi protestarono energicamente contro la cosiddetta raya vaticana, che veniva a
ledere i loro vitali interessi nell’Atlantico occidentale. Per tutta risposta, il Papa rincarò
la dose con una Bolla d’estensione, datata
25 settembre 1493, con la quale addirittura
aumentava le concessioni e i privilegi concessi agli Spagnoli con la bolla Inter Caetera
del 4 maggio. Al re portoghese Giovanni II
non restava, quindi, altro che chiedere una
bonaria composizione della spinosa questione con gli stessi reali di Spagna, che, ancora
una volta si rivolsero a Colombo per avere un
parere per raggiungere un’intesa tra le due
nazioni sorelle legate da tanti stretti vincoli
di sangue. Tra l’altro, una delle figlie dei reali
di Spagna, che si chiamava Isabella come la
madre, aveva sposato l’infante del Portogallo,
e dopo la sua tragica e immatura morte, si
era unita in matrimonio con un cugino del
defunto marito e, a sua volta, pretendente al
trono portoghese. Senza attendere la risposta di Colombo, della quale non c’è traccia
negli archivi, i Re cattolici vollero chiudere al
più presto la partita, appianando i dissapori e
i contrasti con il Portogallo, con un accordo
che soddisfacesse le due parti contraenti. Fu
Particolare della Carta del Mondo di Martin Walseemüller (1507), dove appare, per la prima volta, il
nome America, sulla parte meridionale del nuovo continente.
così che si giunse, il 7 giugno 1494, alla firma del trattato di Tordesillas, che prende il
nome della cittadina posta sul Duero, dove
si tennero le ultime fasi dei negoziati. Con
esso, i ministri plenipotenziari dei due Paesi,
dopo un fitto scambio di note diplomatiche
e di trattative segrete, stabilivano, di comune
accordo, che si tracciasse una linea virtuale
diretta da polo a polo, a 370 leghe ( 1770 km)
ad ovest delle isole di Capo Verde, corrispondente approssimativamente a 46° 37’ meridiano Ovest. Le terre a levante di questa linea
sarebbero appartenute al Portogallo e quelle
a ponente alla Spagna. Il trattato fu ratificato dai Re cattolici ad Arévalo il 2 luglio e
da re Giovanni II il 5 settembre a Setúbal.
Papa Alessandro VI, nonostante le suppliche
dei due contraenti si guardò tuttavia bene
dall’approvarlo. Così toccherà a papa Giulio
II sancire quel patto con una sua bolla del
1506. Il meridiano della raya stabilita a Tordesillas si intendeva esteso attorno a tutto
il globo, che doveva risultare così diviso in
due parti uguali. I due sovrani s’impegnavano
solennemente a non intraprendere viaggi di
esplorazione, di conquista e di commercio al
di fuori della loro sfera di influenza delimitata dallo stesso trattato. E, se per caso, navi
castigliane (spagnole) o portoghesi avessero
scoperto nuove terre nella zona non di loro
pertinenza le avrebbero dovute rimettere
subito al sovrano al quale appartenevano di
diritto. I due Regni contraenti rinunciarono
in seguito, per difficoltà pratiche e tecniche,
di «fissare il punto o segnale per la demarcazione» in loco. Bastava, infatti, tenere fede ai
patti stabiliti e tenersi «reciprocamente informati circa le nuove terre scoperte e circa le
posizioni presunte» (Taviani, op. cit., p. 329).
Tra le tante dispute sorte in applicazione di
quel trattato ci sarà anche quella sollevata
dal primo viaggio di circumnavigazione della
Terra compiuto dal portoghese Ferdinando
Magellano (1480-1521). Principale materia
del contendere fu allora l’appartenenza delle
isole Molucche, ricche di spezie. Entrambe le
nazioni ne rivendicheranno la loro proprietà,
ritenendole situate ciascuna nella loro metà
di Mondo.
La carta del Cantino
Dopo lunghi negoziati, la controversia sarebbe stata risolta con il trattato di Saragozza
sottoscritto il 22 aprile dell’anno 1529: la
Spagna rinunciava a quelle isole in cambio
di un risarcimento monetario e del tacito
consenso portoghese alla sua conquista delle
Filippine e di Guam, che avrebbe poi tenute
per oltre tre secoli, fino al 1898. I Portoghesi
possedevano le carte geografiche più precise e aggiornate, che tenevano gelosamente
custodite sotto la minaccia di pena di morte
per chiunque ne avesse fatto e diffuso delle
copie. Soltanto un agente italiano, Alberto
Cantino, nel 1502, su incarico del duca di
Ferrara, Ercole d’Este, riuscì a trafugare una
ottobre 2015 La Rivista - 45
Brasile, i contorni della Florida e quelli della
penisola dello Yucatàn, scoperte ufficialmente rispettivamente nel 1513 e nel 1517. Tutti
questi indizi testimoniano con certezza che i
Portoghesi avevano segretamente raggiunto
quei luoghi senza darne alcuna notizia ufficiale ai reali di Spagna. I Portoghesi, come
gli Spagnoli, credevano dunque che le terre
scoperte facessero parte dell’«estrema punta dell’Asia». Sarà poi il fiorentino Amerigo
Vespucci a intuire per primo che quelle terre
facevano parte non dell’Asia, ma di un Mondo Nuovo. Per questo nel 1507, un giovane
erudito della Lorena, Martin Waldseemüller,
nella sua Cosmographia, chiamò «America,
ossia terra d’Amerigo» quel continente. Per
quanto riguarda poi il continente africano,
nella Carta del Cantino sono segnati i porti
toccati dai Portoghesi, con vedute prospettiche di alcune loro fortezze, come quella
della Sierra Leone, dove, accanto alla raffigurazione di un leone c’è un cartiglio che ci
informa che in quel Paese abbondano oro,
tappeti, stoffe e schiavi. Più a sud est c’è la
fortezza di Castella damina, l’odierna Elmina
nel Ghana, poi divenuta tristemente famosa
per il commercio di schiavi verso le Americhe. Molto interessante è inoltre il fatto che
su questa carta è disegnata, in modo molto
chiaro, la linea immaginaria (raya) stabilita
con il Trattato di Tordesillas.
La disubbidienza al Papa
Ritratto di papa Alessandro VI, nato Roderic Llançol der Borja, italianizzato in Rodrigo Borgia (1451-1503),
in un quadro d’epoca di Cristofano dell’Altissimo (1525-1605).
delle più segrete di quelle carte, un rarissimo
documento interessante sia dal punto di vista geografico che da quello politico. Il Cantino era stato inviato a Lisbona ufficialmente
per lo stabilimento di più stretti rapporti
commerciali con il Portogallo, ma in realtà
con il compito di raccogliere notizie riservate
sulle nuove scoperte geografiche. Il risultato
più importante di quella sua missione fu appunto la segreta acquisizione di questa carta
che porta, ancora oggi, il suo nome. Dalla
corrispondenza tra il duca di Ferrara e il suo
ambasciatore si ricava con sicurezza assoluta
che la «Mappa» fu acquistata nell’estate del
1502 e poi spedita da Lisbona, via Genova,
a Ferrara il 19 novembre dello stesso anno.
Questa carta di grande formato (2200 x 1050
mm), conservata alla Biblioteca Estense di
Modena, è formata da tre fogli legati in uno.
46 - La Rivista ottobre 2015
Secondo gli studiosi è stata copiata sicuramente dal «padrao real», che era aggiornato
di continuo. Nella «Mappa del Cantino», interessante anche per la sua bellezza di linee e di
colori, vi sono rappresentate Las Antillas del
Rey de Castella (le Antille del re di Castiglia),
la costa settentrionale dell’America del sud,
quella scoperta da Colombo nel 1498, fino
alle coste del Brasile raggiunte dal portoghese Pedro Alvares Cabral nel 1500. Nell’Atlantico settentrionale è disegnata, al centro, con
la denominazione di Terra del Rey de Portuguall, l’isola di Terranova. Sull’estrema punta
di una penisola, che alcuni studiosi identificano con un promontorio della Groenlandia,
troneggia un cartiglio con la scritta «Punta
de Asia» e il vessillo portoghese. Tra gli altri
tanti segreti svelati da questa carta ci sono
la rappresentazione delle grandi foreste del
Le bolle pontificie negando esplicitamente,
sotto la minaccia di scomunica e di maledizione, qualsiasi esplorazione delle nuove
terre non ancora scoperte alle restanti nazioni europee, costituirono motivo di rigetto
dell’autorità papale e furono una rilevante
concausa dell’affermazione della Riforma,
sbocciata proprio nei primi decenni del Cinquecento. Per alcuni Paesi, staccarsi dalla
Chiesa di Roma era una via obbligata per
aver mano libera nella conquista di un loro
pezzo di Mondo. Tra i primi a disubbidire ci
furono gli Inglesi che, con una spedizione
capeggiata dal veneziano Giovanni Caboto
(1425?-1498) e da suo figlio Sebastiano,
raggiunsero l’Isola di Terranova, toccando
poi per primi le coste degli odierni USA e
del Canada. Re Francesco I di Francia, dopo
aver chiesto al Papa che gli venisse mostrata
la clausola divina che escludeva la partecipazione del suo Paese dalla conquista del
Nuovo Mondo, organizzò la citata spedizione
guidata da Giovanni da Verrazzano. Di lì a
poco, anche gli Olandesi, favoriti dalle carte
carpite ai Portoghesi e soprattutto dalle nuove tecniche di calcolo e di correzione delle
rotte di navigazione elaborate da Gherardo
Mercatore (1512-1594), intraprenderanno la
conquista di alcune importanti isole dell’Oceano Indiano tra le quali c’erano Giava, Sumatra, Celebes, le piccole isole della Sonda e
la metà occidentale della Nova Guinea.
Dalla Bolla papale Inter caetera divinae promulgata il 4 maggio 1493 da papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia):
«E, affinché voi [Spagnoli] possiate intraprendere un’impresa così grande con maggiore prontezza ed entusiasmo, con il beneficio del nostro favore apostolico, noi, di
nostra volontà, non su vostra richiesta né su
richiesta di nessun altro a vostro riguardo,
ma per nostra sola generosità e conoscenza
e in virtù della pienezza del nostro potere
apostolico, grazie all’autorità di Dio onnipotente conferitaci in san Pietro e della vicaria di Gesù Cristo che noi deteniamo sulla
Terra, noi vi facciamo questi doni; se alcuna
di queste isole dovesse essere trovata dai
vostri inviati e capitani, questo dà, assicura
e assegna a voi e ai vostri eredi e successori
re di Castiglia e di León, per sempre – insieme con tutti i loro domini, città, campagne,
luoghi e villaggi, e tutti i diritti, giurisdizioni
e annessi – tutte le isole e i continenti trovati e ancora da trovare, scoperti e ancora
da scoprire, verso l’ovest e il sud, tracciando
una linea dal polo Artico, cioè dal nord, verso il polo antartico, cioè verso il sud, senza
badare se le suddette isole o continenti siano stati trovati o si troveranno nella direzione dell’India o verso altre direzioni, la detta
linea dovendo essere distante 100 leghe
verso ovest e sud dalle isole comunemente
conosciute come Azzorre e Capo Verde. Con
la clausola tuttavia che nessuna delle isole
e dei continenti, da trovare o già trovati, da
scoprire o già scoperti oltre la detta linea
verso ovest e sud, sia possesso di re o principe cristiano fino al passato compleanno di
nostro Signore Gesù Cristo con il quale comincia l’anno corrente 1493».
scoprendo in giro per il Nuovo Mondo. Il tutto avveniva in un momento particolare della
storia della Chiesa: il prestigio della Santa
Sede era stato messo a dura prova dalla cattività avignonese (1309-1378) e dal Grande
scisma d’Occidente (1378-1417), proprio
mentre il Rinascimento non solo compiva
l’opera sua, ma, allargando le cognizioni e
svegliando negli spiriti muove idee, operava
nei costumi un vero ritorno al paganesimo.
Gli intellettuali cominciavano a mettere
tutto in discussione, le dottrine religiose
comprese. In molti paesi europei, vescovi e
abati erano nello stesso tempo superiori religiosi e principi temporali e si occupavano,
quindi, spesso e volentieri, più di politica e
di vita mondana che della cura delle anime.
La formazione del clero era scadente. Abusi
e corruzione erano all’ordine del giorno. La
predicazione delle indulgenze, ordinata da
Leone X (1475-1521), Giovanni di Lorenzo
de’ Medici, papa dal 9 marzo 1513 al 1°
dicembre 1521, per la raccolta di fondi per
continuare la costruzione della basilica di
San Pietro in Roma, fu solo la causa occasionale della grave rottura. Il Papa aveva trovato, ancora una volta, i suoi migliori alleati
in molti principi che percepivano una percentuale sulla riscossione delle indulgenze.
La concessione delle indulgenze non era una
novità. Questa volta, però, la loro predica-
zione si trasformò in una vendita pubblica,
degenerando in uno scandaloso traffico e
provocando proteste di indignazione e un
vasto movimento di avversione alla Chiesa di Roma e ai suoi rappresentanti. Tra le
cause remote della Riforma, Guido Calgari
cita «il modo tedesco di sentire la religione
e di professarla, alieno dalle manifestazioni
esteriori dei latini, quindi avverso a quanto
sia fasto, lusso, ingerenza artistica e decorativa nelle pratiche severe del culto; eguale
avversione alla somma autorità del Pontefice, in quanto potenza straniera, residente a
Roma; la diffusione della stampa, impiegata
immediatamente a scopo polemico contro la
Chiesa e praticamente utilizzata per diffondere tra il popolo la denuncia contro gli abusi
della Curia romana e del clero; la formazione,
in Germania, di una classe sociale di dotti
ch’eran economicamente poveri e che, nelle
Università, s’eran applicati con fervore rivoluzionario agli studi della teologia e delle
Sacre Scritture...». (Calgari Guido, Storia della Svizzera. Dalla preistoria al 1815, Lugano
1969, pp. 247-248). Capo della Riforma
svizzera fu Ulrico Zwingli (1484-1531), già
cappellano militare delle truppe glaronesi
alla Guerre d’Italia, che, dopo la sconfitta
di Marignano del 1515, aveva intrapreso la
lotta contro il servizio mercenario all’estero
dei soldati confederati.
Cause della Riforma
A molti Stati europei, esclusi per sempre, sotto pena di scomunica, dal poter partecipare
alla conquista delle nuove terre, per avere le
mani libere di agire, non restava altro che
staccarsi dalla Chiesa di Roma. L’occasione
si presentò quando Martin Lutero (14831546) cominciò a predicare la sua Riforma,
le sue divergenze dottrinali e i dissensi con
la gerarchia pontificia dei vari Stati europei
diedero un forte impulso al grande scisma,
che avrebbe sancito la divisione dell’Europa
tra cattolici e protestanti. Se fino allora, la
Chiesa era sempre riuscita a domare qualsiasi rivolta, basandosi sulla collaborazione
servile dei principi, adesso erano molti di
quegli stessi principi che si ribellavano al
diktat del Papato e davano rifugio e protezione ai ribelli. La rapida affermazione delle nuove idee fu, quindi, favorita da cause
molteplici fra cui anche quelle economiche
e commerciali. L’opposizione dei principi al
Papato cresceva man mano che arrivavano
sempre più dettagliate notizie sulle favolose
ricchezze che Portogallo e Spagna stavano
Il Mappamondo di Fra Mauro († 1459 circa), databile intorno al 1450, mostrava la possibilità della circumnavigazione dell’Africa, poi perseguita dai Portoghesi per raggiungere le Indie.
ottobre 2015 La Rivista - 47
Dopo la “Svizzera prima della Svizzera”, edito dalla Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, esce il nuovo volume che ripercorre la storia della Confederazione
La Svizzera:
da Morgarten (1315) a Marignano (1515)
Le puntate apparse su «La Rivista», dal marzo 2014 a settembre 2015,
sono state adesso raccolte in un volume curato dallo stesso autore, Tindaro Gatani, con il titolo La Svizzera: da Morgarten (1315) a Marignano
(1515), nel quale si narrano gli avvenimenti di quei duecento anni che
videro la Nazione elvetica diventare la più grande potenza militare europea. La pubblicazione si aggiunge al primo volume La Svizzera prima
della Svizzera, edito sempre dalla Camera di Commercio Italiana di Zurigo. Nella Premessa, l’autore, tra l’altro, scrive:
«Quest’anno ricorrono il 700° e il 500° anniversario rispettivamente della
battaglia di Morgarten (1315) e di quella di Marignano (1515). Il racconto di
quei duecento anni di storia svizzera, fatto in questo volume, sembra darci un
quadro di gente sempre in guerra, sempre disposta a menare le mani, di lotte
intestine, di mercenari pronti a servire qualsiasi principe disposto a sborsare
una congrua ricompensa. È un quadro che non riproduce, tuttavia, l’insieme
dell’immagine di tutta una Nazione, che, nonostante, le mille difficoltà e i
molti contrasti interni e internazionali, ha saputo proseguire, anche in quei
tempi tanto difficili, sulla via dell’unione e del progresso. La Svizzera di allora
non è stata solo guerre di espansione e di lotte fratricide, ma anche una comunità di genti che ha saputo gettare, con la Carta dei Preti, che sottoponeva
anche gli ecclesiastici accusati di reati comuni alla giustizia civile, le prime
basi dello Stato laico e, con Die Schonung der Frauen, la prima legislazione sulla protezione delle donne nel corso dei conflitti. Per l’epoca non erano
cose da poco. In quei duecento anni, la Svizzera fu anche una fucina di idee,
di dibattiti, di discussioni anche aspre tra le diverse classi e anime del Paese.
Basta ricordare, uno per tutti, il contrasto sociale e politico che, per decenni, oppose le campagne alle città. Dopo che quest’ultime avevano avuto più
profitti dalle conquiste comuni, si assistette, infatti, alla nascita di un vero
e proprio movimento popolare che contestava i privilegi delle aristocrazie
cittadine, soprattutto di quelle di Berna, di Zurigo e di Lucerna… La Svizzera del XIV e XV secolo fu anche un centro di qualificate attività culturali,
artistiche e commerciali. Nelle varie località fiorirono uomini illustri nei più
disparati campi dello scibile umano… Nonostante la frammentazione politica, l’asprezza del territorio, le divisioni religiose e linguistiche, che causavano
frequenti dissapori e scontri anche armati, la vecchia Confederazione con i
baliaggi, i protettorati e gli alleati, sarebbe riuscita, però, a restare unita nella
sua integrità territoriale fino alla definizione dei suoi confini attuali. Se più
di una cinquantina di realtà politiche, per così lungo tempo, in contrasto tra
loro quasi su tutto, sono riuscite poi a formare uno Stato federale unitario e
coeso, più che di Sonderfall (Caso speciale) si dovrebbe parlare di Miracolo
svizzero… Il miracolo è stato possibile perché, come dicevamo nella prefazione a La Svizzera prima della Svizzera, l’unione non fu il risultato di una
sommatoria di popoli e culture da omogeneizzare quanto, invece, il potenziamento delle identità e delle radici culturali di tutti, garantito dalla stessa
Costituzione del 1848 e dalle successive elaborazioni e integrazioni».
Chi fosse interessato può richiedere copia del volume
al
prezzo
di
Fr
25.—
(+ costi di spedizione)
inviando una mail a:
[email protected]
oppure telefonando allo 044 289 23 19
Il volume La Svizzera: da Morgarten (1315) a Marignano (1515) sarà presentato a Zurigo nell’aula del Liceo Artistico (Parkring 30, 8002 Zurigo)
martedì 24 novembre con inizio alle ore 18.30 nell’ambito delle
iniziative di Zurigo in Italiano
Un’iniziativa a cura di…
www.liceo.ch
ALA – Amici del Liceo Artistico
Associazione svizzera per i rapporti economici e culturali con l’Italia www.asri.ch
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Cattedra de Sanctis (ETH Zurigo)
Liceo Artistico
www.liceo.ch
www.lit.ethz.ch
Liceo Vermigli
www.liceo-vermigli.com
www.comites-zurigo.ch
Consolato Generale d’Italia in Zurigo
Coro misto grigionese
www.iiczurigo.esteri.it
www.ccis.ch
Circolo culturale Sandro Pertini
Comites di Zurigo
Gruppo Valtellinesi e Valchiavennaschi di Zurigo
Istituto Italiano di Cultura di Zurigo
www.conszurigo.esteri.it
www.buendner-chor.ch
Pro Grigioni Italiano
www.pgi.ch
Pro Ticino di Zurigo
www.proticino-zurigo.ch
www.rose.uzh.ch
Seminario di Romanistica dell’Università di Zurigo
www.dantealighieri.ch
Società Dante Alighieri di Zurigo
Unter dem Patronat des Präsidialdepartements der Stadt Zürich
Wir danken dem Präsidialdepartement der Stadt Zürich für den Versand.
Con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia in Zurigo e del Comites
Il programma di Zurigo in italiano è pubblicato anche sul sito www.zurigoinitaliano.ch
ottobre –
novembre
Totem multimediale sulla lingua e la
cultura italiana in Svizzera
Romanisches Seminar
Zürichbergstrasse 8
8032 Zurigo
Nei mesi di ottobre e novembre, presso il Romanisches Seminar dell’Università
di Zurigo, sarà possibile prendere visione del Totem multimediale sulla lingua
e la cultura italiana in Svizzera realizzato dalla RSI su incarico del «Forum per
l’italiano in Svizzera».
Nel Totem sono raccolte e organizzate per aree tematiche (cultura, lingua, frontiera, immigrazione, scuola, politica, ecc.) ca. 760 registrazioni video e audio
provenienti dagli archivi storici della televisione e della radio della Svizzera
italiana.
ottobre –
dicembre
Cinema Italiano
qtopia kino+bar
di cinema italiano che verrà programmata in numerose città svizzere.
Organizza:
Romanisches Seminar dell’Università di Zurigo
Ingresso libero
ottobre 2015 La Rivista - 49
Organizzano:
Cinélibre Berna,
Made in Italy Roma,
Istituto Italiano di Cultura di Zurigo,
l’italiano in Svizzera».
Nel Totem sono raccolte e organizzate per aree tematiche (cultura, lingua, frontiera, immigrazione, scuola, politica, ecc.) ca. 760 registrazioni video e audio
provenienti dagli archivi storici della televisione e della radio della Svizzera
italiana.
ottobre –
dicembre
qtopia kino+bar
Brauereistrasse 2
8610 Uster
www.qtopia.ch
Kino Cameo
Lagerplatz
8400 Winterthur
www.kinocameo.ch
Kino Xenix
Kanzleistrasse 52
8004 Zürich
www.xenix.ch
8 ottobre
ore 18.15
Romanisches Seminar
aula D31
Zürichbergstrasse 8
8032 Zurigo
12 ottobre
ore 18.30
Università di Zurigo
aula KOB-10
Rämistrasse 71
8001 Zurigo
19 ottobre
Cinema Italiano
di cinema italiano che verrà programmata in numerose città svizzere.
Che strano chiamarsi Federico (2013)
di Ettore Scola
Con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia in Svizzera
I nostri ragazzi (2014)
Direzione Generale per il Cinema, Roma
In grazia di Dio (2013)
ricare dai siti:
www.cinema-italiano.ch
www.iiczurigo.esteri.it
di Ivano De Matteo
di Edoardo Winspeare
La terra dei santi (2015)
-
di Fernando Muraca
Smetto quando voglio (2014)
di Sydney Sibilia
Carlo Michelstaedter e la poesia
Organizza:
Doktoratsprogramm Romanistik, Università di Zurigo.
Ingresso libero
Nella sua conferenza il Prof. Francesco Muzzioli (Sapienza, Università di
Roma) prenderà in considerazione un poeta originale e un pensatore autonomo
rispetto alle correnti letterarie di inizio Novecento: il goriziano Carlo Michelstaedter.
Incontro con il Group CEO di UBS
Sergio Ermotti
Organizzano:
Pro Ticino Zurigo
ASTAZ – associazione studenti ticinesi a Zurigo
AETZ – associazione economisti ticinesi a Zurigo
lavoro: un vantaggio?.
Ingresso libero
Puccini racconta Puccini
Organizzano:
Istituto Italiano di Cultura di Zurigo,
Cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Zurigo
ore 18.15
Presentazione dell’epistolario di uno dei più celebri comMusikwissenschaftliches
positori d’opera
Institut dell’Università di Zurigo
Relatori: Prof. Gabriella Biagi Ravenni (Università di Pisa) e Prof. Dieter
aula FLO-U-107
Schickling (Centro Studi G. Puccini di Lucca)
Florhofgasse 11
Moderatore: Dott. Matteo Giuggioli, Musikwissenschaftliches Institut del8001 Zurigo
l’Università di Zurigo
22 ottobre
Organizzano:
Cinélibre Berna,
Made in Italy Roma,
Istituto Italiano di Cultura di Zurigo,
Segue un aperitivo.
Ingresso libero
Nell’ambito della XV Settimana della lingua italiana nel mondo
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
Donna e famiglia, nuovi ruoli,
nuove realtà
Organizza:
ASRI – Associazione svizzera per i rapporti economici e culturali
con l’Italia
Parla la scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti.
Ingresso libero
23 ottobre
Il vento freddo dell’Altipiano
ore 18.30
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zurigo
L’incontro tra un avventuriero e un gruppo di ragazzini, chiusi tra le montagne
Organizzano:
Pro Grigioni Italiano, sezione di Zurigo,
Società Dante Alighieri di Zurigo,
Istituto Italiano di Cultura di Zurigo
ore 18.15
Università di Zurigo
aula KOL-F-118
Rämistrasse 71
8001 Zurigo
Presentazione dell’ultimo romanzo di Vincenzo Todisco
hanno per tematica l’emigrazione e il viaggiare in generale.
Manifestazione inserita nel programma di «Zürich liest»
(www.zuerich-liest.ch).
Ingresso libero
25 ottobre
ore 15.30
GZ Hottingen
Hottingersaal
Gemeindestrasse 54
8032 Zurigo
28 ottobre
ore 16.30
Kantonsschule di Wettingen
Klosterstrasse 11
5430 Wettingen
«Verrà il vento e ti parlerà di me»
(ed. Garzanti)
Incontro con Francesca Barra, scrittrice, giornalista e
moderatrice televisiva e radiofonica
Francesca Barra, di origine lucana, racconta una storia che parla della sua terra
ricca di fascino, mistero e di tradizioni.
Moderatrice: Linda Buscemi
L’opera italiana, la grande stagione del
melodramma
Masterclass e concerto con Angela Papale (soprano) e Fabio Marra (pianoforte)
16.30-17.45
18.15-19.15
19.30-21.00
2015 Zinit. Volantino.idml 1
Aula della Kantonsschule: Masterclass «La lirica italiana dell’Ottocento e del Novecento», con il Maestro Fabio Marra.
Mensa della Kantonsschule: spaghettata
Aula della Kantonsschule: Concerto «L’opera italiana, la
grande stagione del melodramma»
Organizzano:
Circolo Lucano di Zurigo,
in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo e
ALA – Amici del Liceo Artistico
Manifestazione inserita nel programma di «Zürich liest»
(www.zuerich-liest.ch).
Ingresso libero
Segue un aperitivo lucano.
Organizzano:
Kantonsschule Wettingen,
Istituto Italiano di Cultura di Zurigo,
Società Dante Alighieri di Baden
Ingresso libero
Nell’ambito della XV Settimana della lingua italiana nel mondo
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
18.09.15 10:05
28 ottobre
Alcune note sul «caso» Maria Messina
ore 18.15
Romanisches Seminar
aula D31
Zürichbergstrasse 8
8032 Zurigo
Il lungo oblio che ha incontrato l’opera di Maria Messina (1887-1944), a cui
29 ottobre –
2 dicembre
Kino Xenix
Kanzleistrasse 52
8004 Zurigo
destino comune di molte autrici attive in Italia agli inizi del 900.
Organizza:
Doktoratsprogramm Romanistik, Università di Zurigo.
Ingresso libero
-
canone, concentrandosi sull’esempio della narrativa della scrittrice palermitana.
Pier Paolo Pasolini
la morte
Organizza:
Kino Xenix di Zurigo,
in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo
-
Per informazioni sui biglietti d’ingresso: www.xenix.ch
All’interno della rassegna segnaliamo:
4 novembre:
Lotta Continua sulla strage di Piazza Fontana; presentazione
di Fabien Kunz-Vitali.
9 novembre:
serata con Ninetto Davoli
lettura scenica di Elettra de Salvo (in tedesco e in italiano)
La rassegna comprende anche la prima svizzera del Film «Pasolini» di Abel
Ferrara (2014).
3 novembre
Il satiro e il cinghiale
Organizzano:
Istituto di Archelogia di Zurigo,
in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo
ore 18.15
Istituto di Archeologia
dell’Università di Zurigo
aula RAK 73 E.8
Rämistrasse 73
8001 Zurigo
Vasi plastici della Magna Grecia e Sicilia di forma umana
e animale
Pubblicazione di Michel Sguaitamatti (), Rosina Leone (Università di Torino) e Danielle Leibundgut Wieland (Università di Basilea)
Segue un aperitivo.
4 novembre
Incontro con Paolo Attivissimo
ore 18.30
ETH Zürich
aula HG D 3.2
Rämistrasse 101
8092 Zurigo
Bufale e disinformazione
Organizzano:
Società Dante Alighieri di Zurigo,
in collaborazione con la Cattedra De Sanctics (ETH)
Il noto giornalista e blogger presenterà un nutrito repertorio di casi di notizie
false e tendenziose e spiegherà come riconoscerle e come difendersi.
Ingresso libero
7 novembre
Reminiscenzas – Ricordi
Organizza:
Coro misto grigionese di Zurigo
Per ulteriori informazioni: www.buendner-chor.ch
Buvette dopo il concerto
Ingresso libero
ore 17.00
Johanneskirche
Limmatstrasse 114
8005 Zurigo
Concerto del coro misto grigionese di Zurigo, diretto dal
Maestro Remo Weishaupt
Canzoni in romancio e italiano
Ingresso libero (colletta)
11 novembre
Casanova in Svizzera
Organizzano:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera,
ALA – Amici del Liceo Artistico
ore 18.30
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zurigo
Conferenza di Tindaro Gatani
La conferenza prende spunto dal volume, di recente pubblicazione, che ripercorre gli itinerari di Giacomo Casanova in terra elvetica, i suoi incontri con
alcune personalità dell’Ancien Régime, le sue avventure amorose a Zurigo,
a Soletta, a Berna, a Losanna e a Ginevra, il suo soggiorno a Lugano e il suo
impegno per gli immigrati svizzeri in Sierra Morena.
Ingresso libero
14 novembre
Cena di gala
ore 18.30
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zurigo
Una sola volta all’anno lo splendido salone liberty del Liceo Artistico diventa
ristorante. Il cuoco, Stefano Biagio D’Aguanno, porterà il suo saper fare.
Organizza:
Liceo Artistico
14 novembre
La Malabrenta
Prenotazione obbligatoria:
044 202 80 40 oppure [email protected]
Costo: 70.-, CHF bevande escluse
Il menù si trova sul sito www.liceo.ch.
ore 20.00
Theater Keller 62
Rämistrasse 62
8001 Zurigo
Giacomo Rossetti porta sulla scena l’avvincente storia di
una delle più potenti organizzazioni criminali del NordItalia dal dopoguerra. Di Giorgio Sangati.
17 novembre
Incontro con Andrea Vitali
Organizzano:
Nonsoloconvivio,
in collaborazione con ALA – Amici del Liceo Artistico
Ingresso: 25.- CHF
Giacomo Rossetti fa parte della compagnia «Teatro Bresci» di Cittadella. Vincitore del 2° premio del Premio Off 2011 Teatro stabile del Veneto diretto da
A. Gassmann.
ore 18.30
Università di Zurigo
aula KOL G 209
Rämistrasse 71
8006 Zurigo
Romanzo ed editoria
20 novembre
Per Bacco!
Ovvero quando il mito è di vino.
ore 19.00
Quartiertreff Hirslanden
Forchstrasse 248
Segue un aperitivo.
Il popolare scrittore di Bellano ci parlerà dei suoi romanzi e del loro successo
in relazione alle trasformazioni del mondo dell’editoria contemporanea. Dopo
la conferenza sarà lieto di autografare i suoi libri.
Lettura scenica di miti antichi abbinati a vini pregiati
Organizzano:
Società Dante Alighieri di Zurigo,
in collaborazione con la Cattedra di Letteratura italiana
dell’Università di Zurigo e l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo
Ingresso libero
Organizzano:
Nonsoloconvivio,
in collaborazione con Go-Italy
Ingresso: 25.- CHF (degustazione compresa)
ore 18.30
Università di Zurigo
aula KOL G 209
Rämistrasse 71
8006 Zurigo
Romanzo ed editoria
20 novembre
Per Bacco!
Ovvero quando il mito è di vino.
ore 19.00
Quartiertreff Hirslanden
Forchstrasse 248
(presso Burgwies, tram 11)
8032 Zurigo
21 novembre
Il popolare scrittore di Bellano ci parlerà dei suoi romanzi e del loro successo
in relazione alle trasformazioni del mondo dell’editoria contemporanea. Dopo
la conferenza sarà lieto di autografare i suoi libri.
Lettura scenica di miti antichi abbinati a vini pregiati
Agisce Alessandro Pazzi, attore e regista noto al pubblico zurighese.
Convivio valtellinese
ore 18.00
Sala della chiesa di Sankt Anton
Neptunstrasse 70
8032 Zurigo
Il Gruppo Valtellinesi e Valchiavennaschi di Zurigo festeggia il 51° compleanno con la tradizionale pizzoccherata in un ambiente musicale.
22 novembre
Festa barocca a Napoli
ore 16.00 e 17.30
Reformierte Kirche Oberstrass
Stapferstrasse 58
8006 Zurigo
maestri napoletani del primo Settecento
in collaborazione con la Cattedra di Letteratura italiana
dell’Università di Zurigo e l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo
Ingresso libero
Organizzano:
Nonsoloconvivio,
in collaborazione con Go-Italy
Ingresso: 25.- CHF (degustazione compresa)
Prenotazione presso [email protected]
Organizza:
Gruppo Valtellinesi e Valchiavennaschi di Zurigo
Iscrizioni presso il presidente Renzo Ferrari (076 528 17 03 o
044 462 62 72) oppure il segretario Sergio Puttin (044 491 83 24)
Ingresso: 45.- CHF (bevande escluse)
Organizzano:
Le Capitali della Musica,
in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo e
la Società Dante Alighieri di Zurigo
Opere di Domenico Sarro, Francesco Feo e Leonardo Vinci, eseguite da Priska Ingresso libero per la conferenza
Ingresso concerto: intero 40.- CHF, AHV/IV e soci IIC/DA 30.- CHF,
direzione di Francesco Pedrini. Il concerto sarà preceduto dalla conferenza del studenti 20.- CHF
prof. Claudio Toscani (Università di Milano).
Nell’ambito della XV Settimana della lingua italiana nel mondo
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
24 novembre
ore 18.30
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zurigo
La Svizzera: da Morgarten (1315) a
Marignano (1515)
Conferenza di Tindaro Gatani
La conferenza coincide con la presentazione del volume, appena pubblicato,
nel quale sono raccontati i fatti storici salienti di quei due secoli, in cui la vecchia Confederazione dei tre Cantoni fondatori passò, at-traverso vicissitudini
storiche interne ed europee, a quella dei tredici Cantoni sovrani.
25 novembre
ore 18.30
Landesmuseum Zürich
Museumstrasse 2
8001 Zurigo
Donati, curatore della mostra
Trascorriamo un terzo della nostra vita al lavoro; nulla di sorprendente quindi
trasformata con il passare del tempo.
26 novembre
L’orologio di Monaco
ore 18.30
Casa d’Italia
Erismannstrasse 6
8004 Zurigo
ro Caputo, tratto da una raccolta di racconti di Giorgio
Pressburger
Organizzano:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera,
ALA – Amici del Liceo Artistico,
Pro Grigioni Italiano, sezione di Zurigo
Ingresso libero
Segue piccolo rinfresco.
Organizzano:
Landesmuseum Zürich,
in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo
Ingresso comprensivo di visita guidata: 10.- CHF, AHV/IV 8.- CHF
Iscrizioni e informazioni (lu-ve, 9.00-12.30):
[email protected]
Tel. 058 466 66 00
Organizzano:
Istituto Italiano di Cultura di Zurigo,
Cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Zurigo,
Società Dante Alighieri di Zurigo
Ingresso libero
derna, quali Karl Marx, Heinrich Heine, Felix Mendelssohn. Giorgio PressburPresentazione di Remko Smid, Università di Zurigo.
4 dicembre
Arte e immigrazione
Organizzano:
Circolo Lucano di Zurigo,
in collaborazione con ALA – Amici del Liceo Artistico
ore 19.15
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zurigo
Breve excursus sull’apporto culturale e artistico nelle migrazioni dell’uomo
Conferenza di Felice Cavuoto, architetto e storico d’arte
Segue un rinfresco lucano.
12 dicembre
Happy Chorus in concerto
Organizzano:
ALA – Amici del Liceo Artistico,
Gruppo Valtellinesi e Valchiavennaschi di Zurigo
ore 11.00
Aula Kantonsschule Freudenberg
Gutenbergstrasse 15
8002 Zurigo
Concerto gospel e spiritual dell’Happy Chorus di Delebio
(Valtellina). Dirige il Maestro Cesare Dell’Oca.
13 dicembre
Violoncello e pianoforte
È gradita la prenotazione entro venerdì 4 dicembre a
[email protected]
Gabriele Ardizzone (violoncellista della Tonhalle Orchester) e Giancarlo Prossimo (pianoforte) eseguiranno musiche di Beethoven e Shostakovic.
19 dicembre
Concerto di musica classica
2015 Zinit. Volantino.idml 2
Ingresso libero (colletta)
Segue un buffet.
ore 17.00
Zwinglikirche
Aemtlerstrasse 23
8004 Zurigo
ore 20.00
Stadthaus
Gemeinderatssaal
Bremgartnerstrasse 22
8953 Dietikon
Ingresso libero
Simonetta Tancredi (pianoforte), Gabriella Colecchia
(mezzosoprano), Francesco Ciotola (tenore), Mariano
Buccino (baritono)
Organizza:
Associazione Amici della Cultura nella Zwinglikirche
Ingresso libero (colletta)
Organizza:
Circolo culturale Sandro Pertini
Ingresso libero (colletta)
Saranno eseguiti brani dalle principali opere.
18.09.15 10:05
Benchmark
di Nico Tanzi
I quartieri di Zygmunt Bauman
e l’uovo di Colombo della Social Street
Il sociologo Zygmunt Bauman è autore di saggi critici sulla globalizzazione e sull’omogeneizzazione culturale. Lo ha reso celebre la metafora della “società liquida”, con cui ha definito
lo stato di incertezza che domina il nostro mondo di consumatori (e non più produttori).
Al recente Festivalfilosofia di Modena Bauman ha dedicato il suo intervento al concetto di
“quartiere”. Quell’area di estensione limitata che si estende attorno al luogo in cui viviamo e
i cui abitanti ci sono noti, di persona o almeno di vista – e noi siamo più o meno noti a loro.
Il quartiere è quella “zona grigia che separa e connette lo spazio dell’anonimato e quello della
familiarità”. Le persone che ci abitano, così come le regole della convivenza, non sono scelte
da noi: “sono semplicemente lì, sono un dato”.
Nell’era digitale tuttavia, constata Bauman, il quartiere non è l’unico luogo in cui la nostra individualità
entra in contatto con quella degli altri. Anche la dimensione virtuale, a suo modo, è un “quartiere”, che
però ha consistenza e regole diverse da quelle del quartiere fisico. E non solo perché non è “spazialmente
contigua” (anzi, è spesso “frammentata, disseminata e sparsa attraverso distanze geografiche enormi”).
Ma soprattutto perché la struttura, gli abitanti e le regole del nostro “quartiere elettronico”, quello che
costruiamo con i nostri contatti in rete, soprattutto sui social network, siamo noi stessi a determinarli.
“Del mio quartiere elettronico – nota Bauman – costituisco il compositore e lo snodo centrale, anzi sono la
pietra angolare della costruzione: mi sento come il Sole attorno al quale gli altri ruotano come pianeti. Io
appartengo al quartiere (quello fisico, ndr) mentre le reti mi appartengono. Ho selezionato io i loro membri,
ho il potere di stabilire (e di modificare a mio piacimento) il loro grado d’importanza e sono io che assegno
a ciascuno di loro il ruolo che mi aspetto svolgano”.
Bauman prosegue sottolineando il divario fra il quartiere in cui si abita, sottoposto alle regole della
convivenza civile, e la “sfrenata libertà” di cui si gode in rete, e che offre una illusoria tentazione di fuga
rispetto ai problemi del mondo reale (illusoria perché sbraitare sui social network denunciando quei
problemi non ci aiuta di un filo a risolverli). Quello che in questa sede mi interessa constatare però è la
curiosa contemporaneità fra la teorizzazione dei due quartieri, reale e virtuale, da parte di Bauman e alcuni esperimenti sociali che tentano (felicemente, peraltro), di operare una fusione delle due dimensioni.
Mi riferisco al fenomeno delle “social street”, nate un paio d’anni fa in una via di Bologna.
Il centro di questo esperimento è via Fondazza, non distante da Piazza Maggiore. Lì una giovane coppia,
Laurell Boyers e suo marito Federico Bastiani, si trasferì dal Sudafrica nel 2012. Non conoscevano nessuno, si sentivano soli e isolati. E allora decisero di mettere in piedi un gruppo su Facebook per mettere in
contatto i residenti della loro stessa via. Le adesioni non tardarono, anzi: già in pochi giorni una ventina.
Fra il conoscersi “virtualmente” e l’incontrarsi per strada il passo fu breve: e oggi, come ha spiegato Bastiani al New York Times, i residenti di via Fondazza si aiutano l’un l’altro per riparare il lavandino o montare l’armadio dell’Ikea, si danno una mano a vicenda nelle commissioni, fanno da baby sitter gli uni ai
figli degli altri. E organizzano feste di quartiere. Un modello di convivenza troppo intrigante per restare un
caso isolato: infatti il fenomeno è cresciuto, e oggi le “social street” in tutto il mondo sono centinaia, con
tanto di siti web che ti spiegano come fare per organizzare la tua. Quello italiano è www.socialstreet.it.
ottobre 2015 La Rivista - 53
Etroubles, Valle d’Aosta:
L’Arte nel paese
L’amministrazione cambia ma le belle idee restano…
di Marco Patruno
L
’anno scorso, dalle colonne della Rivista, avevamo presentato questa manifestazione culturale atipica alla sua prima edizione. Evento, sostenuto, nello spirito,
dal Gruppo Culturale Internazionale di sede
a Martigny, visto il suo interesse nell’usufruire dell’arte per tessere nuovi contatti tra
gli italiani e la comunità transfrontaliera e
internazionale.
La bellissima iniziativa si è resa concreta in
una mostra internazionale di opere pittoriche
tra le viuzze di questo storico borgo medievale. La manifestazione è stata concepita e
lanciata da Tatiana Petrucci, artista nell’arte
pittorica, e maestra molto stimata in questo
particolare settore artistico. Codesta vetrina
d’arte, è stata ripresentata quest’anno con
crescente successo non solo fra gli amatori
d’arte, ma ugualmente apprezzata dalla popolazione locale e dai villeggianti.
Breve cenno storico sui luoghi
dell’avvenimento
Il nuovo e giovane Sindaco Marco Calchera,
che abbiamo intervistato, in proposito, ci ha
ricordato in primis, il passato di notevole importanza storica di questo piccolo paese.
Il comune di Etroubles, è situato sulle pendici della montagna, in prossimità del miti-
Fra le opere esposte anche quelle della piccola Margot, 6 anni
co colle del Gran San Bernardo. In effetti, il
borgo medievale, si trova sulla famosa Via
Francigena che va da Canterbury a Roma:
via percorsa, da secoli, da numerosi pellegrini
e viandanti. Questo piccolo comune valdostano, ha avuto anche l’onore di ospitare tra
le sue mura nientedimeno che Napoleone
Bonaparte, che soggiornò in loco, dopo aver
passato alla testa della sua armata, in condizioni avverse di mal tempo, il colle del Gran
San Bernardo, per poi affrontare gli Austriaci
nella celebre e vittoriosa battaglia di Marengo, in Piemonte. In più, il comune valdostano, può annoverare, tra i suoi amministrati
il cittadino onorario Léonard Gianadda. Il
mecenate, d’origine italiana, ha contribuito
di persona, a dare una visibilità culturale e
artistica a questo Borgo.
Una presenza d’artisti dai colori
dell’arcobaleno
Il Sindaco ci ha confermato il suo grande
interesse per questa manifestazione artistico-turistico e culturale, promossa e curata
54 - La Rivista ottobre 2015
da Tatiana Petrucci di cui ha apprezzato la
professionalità e l’entusiasmo nell’organizzazione dell’evento. La manifestazione è
stata “colorata” da una quarantina di artisti
di svariate provenienze. Gli artisti italiani e
valdostani hanno particolarmente attirato la
nostra attenzione… Ma naturalmente tutti
meritano un plauso per le loro opere di altissimo interesse e degne di ammirazione. Una
chicca: la presenza della piccola Margot, sei
anni, un’artista in erba, simpatica e sorridente, che ha esposto le sue acerbe creazioni, facendoci capire che l’arte ha ancora un futuro.
Da segnalare, la presenza come nell’edizione
precedente, della giornalista-fotografa Nadia Camposaragna, che ha coperto l’avvenimento descrivendo, con la sua consueta
verve giornalistica, i momenti tipici della
manifestazione, e fissando sulla sua pellicola
opere e artisti meritevoli d’interesse.
Ciliegina sulla torta
La presenza in loco del cineasta francese,
Gérard Servais - collaboratore prezioso del
GCI (Autore del film sui 30 anni del GCI a
Firenze) ex. cameraman di TF1, attualmente
collaboratore di Canal 9 in Vallese – che, per
amicizia al Gruppo Culturale Internazionale, ha colto le più belle immagini di questa
festa dell’arte pittorica e scultorea che ha
avuto la particolarità e il pregio di essere
vissuta a cielo aperto, coinvolgendo anche
le famiglie con i loro bambini, in un’atmosfera di grande convivialità. Non ci resta,
che fare i complimenti a Tatiana Petrucci e
alla sua squadra di collaboratori per l’impegno profuso in questa bellissima iniziativa artistica di respiro internazionale e al
suo giovane Sindaco Marco Calchera per
aver accompagnato e incoraggiato questa
importante azione socio-culturale, nazionale e transfrontaliera. Il nostro augurio:
che anche per il futuro si possa rinnovare a Etroubles questa carrellata d’artisti,
espressione di una volontà delle autorità
del luogo, per dare nuove opportunità alle
popolazioni locali. Tenendo anche conto,
che i cambiamenti climatici, penalizzano
il classico turismo di media montagna, e
quindi è opportuno aprirsi a nuove idee. La
cultura e l’arte possono senz’altro entrare
in questo discorso evolutivo, nonché servire
d’esempio ad altre realtà montane. Il tutto,
per una politica di sviluppo sostenibile a valore aggiunto.
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ottobre 2015 La Rivista - 55
Al lavoro! Mostra fotografica
sul tema del lavoro
al Museo nazionale Zurigo
La prima calzolaia della Svizzera, 1944, Lachen (SZ), foto: PDL. © Museo nazionale svizzero
Da latterie e filande agli uffici ultramoderni di Google: negli ultimi 150 anni l’attività retribuita ha
vissuto cambiamenti radicali. La nuova mostra del Museo nazionale Zurigo, «Il lavoro. Fotografie
1860 – 2015», dà conto di questa evoluzione con un allestimento di grande impatto che vede
esposta una ricca selezione di fotografie storiche provenienti da nuovi fondi del museo.
I
l mezzo fotografico – la cui storia scorre parallela ai grandi stravolgimenti
della rivoluzione industriale prima e di
quella digitale poi – documenta in modo
sfaccettato e multiforme i cambiamenti
intervenuti nella realtà lavorativa. Attraverso una selezione di immagini pressoché
inedite assistiamo alla nascita di nuove
professioni e alla scomparsa di mestieri
antichi, vediamo la fabbrica scalzare la
bottega e, successivamente, l’ufficio rimpiazzare la fabbrica. Le foto illustrano
anche l’evoluzione dall’artigiano all’impiegato, il ruolo svolto (tuttora) dal sesso
del lavoratore nel definire ambiti e scelte
professionali e la progressiva dissoluzione
dei confini tra tempo libero e tempo di lavoro. Ma è anche la stessa arte fotografica
a evolvere in funzione dei tempi: lo si nota
nella scelta dei soggetti, nella tipologia
della rappresentazione e nella crescente importanza attribuita a questo mezzo
espressivo, fino al suo onnipresente utilizzo nell’era digitale.
Dal 2016 fondi fotografici
accessibili al pubblico nella nuova
costruzione di ampliamento
Nell’ambito di un grande progetto di valorizzazione dell’intero patrimonio esistente,
dal 2013 è in corso un’opera sistematica
di catalogazione, trattamento scientifico,
tutela e documentazione che coinvolge
nuovi fondi comprendenti fotografie e reperti grafici. Si prevede che entro fine luglio 2016 saranno usufruibili oltre 400 000
fotografie storiche. Il progetto riceve un
supporto finanziario dal fondo di sostegno
Engagement della Migros. I fondi del Museo nazionale svizzero saranno messi a disposizione del pubblico per ricerche autonome solo con l’apertura del nuovo Centro
studi del Museo nazionale Zurigo. L’opera
di conservazione e di trattamento scientifico del fondo dedicato al tema del lavoro
nell’ambito della collezione fotografica del
Museo nazionale svizzero è stata resa possibile dal sostegno di Memoriav.
Pubblicazione in occasione della
mostra
Operai di una fabbrica di laterizi (fornace meccanica) di Allschwil, 1898, foto: Eduard Müller.
© Museo nazionale svizzero
56 - La Rivista ottobre 2015
A corredo della mostra viene proposta una
pubblicazione riccamente illustrata edi-ta
da Limmat Verlag, Zurigo. 17 contributi e
circa 200 fotografie offrono interessan-ti
scorci sulla storia del lavoro e la sua documentazione fotografica nell’arco dell’ultimo secolo e mezzo.
A GAM (Galleria d’arte Moderna e Contemporanea)
di Torino fino al 31 gennaio 2016
Oltre 40 capolavori di Claude
Monet in bella mostra
“Nessuno ha avuto un’esistenza
più invidiabile di Claude Monet,
egli incarna l’arte nella propria
carne vivendo in essa e per essa,
una vita di lavoro incessante, rude
e anche dolorosa, come quella di
tutti i creatori” (Octave Mirbeau)
(AugOr) - Dopo la super esposizione con
260 opere nel 2010 al Grand Palais di Parigi Claude Monet giunge a Torino e vi resterà fino al 16 gennaio 2016
Il 2 ottobre alla GAM (Galleria d’arte Moderna e Contemporanea) di Torino è stata
inaugurata una straordinaria esposizione
monografica dedicata a Claude Monet, padre dell’Impressionismo. Il Musée d’Orsay,
che conserva la collezione più importante dell’opera dell’artista, ha concesso per
quattro mesi oltre quaranta capolavori,
per dare vita a una speciale rassegna che
documenta l’attività di Claude Monet, testimoniando i momenti più significativi e
le svolte che, partendo dagli esordi, hanno
portato l’artista a essere considerato il padre dell’Impressionismo.
La curatela della mostra è affidata a Xavier
Rey, Conservatore presso il Musée d’Orsay
e specialista di Monet, e a Virginia Bertone, Conservatrice della GAM di Torino.
L’esposizione è allestita al primo piano
della GAM, nella sala dell’Exhibition Area,
all’interno del percorso delle collezioni
permanenti.
Skira, in stretta collaborazione con la
GAM, ha prodotto la rassegna, curandone
gli aspetti organizzativi e promozionali e
pubblicandone il catalogo.
Dopo un esordio all’insegna del realismo
courbettiano negli anni 60 dell’Ottocento,
i dipinti di Monet mostrano il segno più
puro dell’Impressionismo, prima di dare
vita, inizialmente tramite uno sguardo
sempre più acuto e penetrante, poi attraverso una libertà e un lirismo sempre più
marcati, a un intero capitolo dell’arte del
XX secolo.
La Rassegna delle opere documenta momenti decisivi di un arco cronologico che
giunge sino al 1886, anno in cui Monet realizza l’emblematica figura intrisa di luce
dell’Essai de figure en plein air Femme à
l’ombrelle tournée vers droite, affiancando ad essa capolavori come La rue Montergueil, à Paris, Fête du 30 juin 1878, con
l’immagine delle bandiere che si sfaldano
nella luce parigina o Les villas à Bordighera
(1884) che restituisce gli sfolgoranti colori
che egli registra nel suo primo soggiorno
nella Riviera ligure.
Ad evocare la ricchezza dell’ultima parte della produzione dell’artista sono altre
presenze d’eccezione come le due straordinarie versioni della Cattedrale di Rouen:
Le portail, temps gris e Le portail et la tour
Saint-Romain, plein soleil.
Claude Monet, Déjeuner sur l’herbe
Claude Monet, Essai de figure en plein air Femme à l’ombrelle tournée vers droite
ottobre 2015 La Rivista - 57
Fino al 22 novembre alla Fondation
Pierre Gianadda Martigny
Matisse en son temps
di Augusto Orsi
Martigny la ridente cittadina vallesana di circa 18mila abitanti deve moltissimo alla Fondazione Giannada che
da 37 anni la anima e la rende più attraente con le sue esposizioni di prestigio a livello internazionale. Posta al
crocevia tra Svizzera, Francia e Italia
attira annualmente circa 300mila visitatori provenienti da questi tre Paesi
in pellegrinaggio in quello che ormai
a pieno titolo può essere considerato
un tempio dell’arte.
Henry Matisse, Grande interieur rouge
58 - La Rivista ottobre 2015
“Quel cadeau en cet été de mes 80 ans!!!”.
Il regalo al quale fa riferimento Léonard
Gianadda, creatore e anima della Fondazione che dal 1978 ad oggi ha presentato
un centinaio di mostre, è Matisse en son
Temps, importante e magnifica esposizione del patriarca dell’Impressionismo in
scena fino al 22 novembre.
Matisse non è nuovo da Gianadda, anzi
è uno degli artisti francesi più ricorrenti
nelle mostre della Fondazione vallesana:
Manguin parmi les Fauves nel 1983. Da
Goya a Matisse, stampe del Fondo Doucet
nel 1992. Da Matisse a Picasso, Collezione
Gelman nel 1994. E poi anche altri capolavori ricevuti in prestito per esposizioni
tematiche.
Matisse en son temps è anche frutto della
pluriennale collaborazione con il Centre
Pompidou che ha messo a disposizione una
cinquantina delle opere in mostra. Le altre
tele invece provengono da collezioni pubbliche e private svizzere. Ricca di dialoghi
e affiliazioni la mostra ci fa entrare e capire l’universo dell’artista sia attraverso le
sue creazioni sia con il confronto di opere
di pittori amici o rivali quali: Picasso, Gris,
Braque, Derain, Modigliani, Balthus… che
hanno sviluppato con successo le stesse
tematiche quali: il potere del colore, la
ritrattistica, la semplificazione del tratto
grafico e la pittura d’interni.
Nove sono le sezioni dove il visitatore si
confronta con queste soggetti e scopre la
genialità di questo grande artista. Partendo
dall’atelier Gustave Moreau di Parigi, dove
Matisse si formò, passando per il Fauvismo
(il colore allo stato puro e primitivo) di cui
fu un esponente di rilievo, al cubismo, che
sfiorò, agli anni nizzardi di scoperta della
luce, alle sublimi e lascive odalische, all’atelier du Midi che gli diede la pace, fino
alle gouaches découpées compimento ultimo di un artista che durante la sua lunga
esistenza seppe mirabilmente creare e destreggiarsi con le forme e i colori in modo
realista, ma soprattutto poetico.
Henry Matisse, Autoritratto
La mostra
Lo spazio espositivo Gianadda è così ampio e distensivo che, anche quando ci sono
molti visitatori, si è a proprio agio e si può
profittare al massimo del valore plastico
delle opere ed entrare in sintonia con chi
le ha create. Per la mostra su Matisse il
colore delle pareti della galleria è ancora
cambiato: il grigio chiaro, quasi ambrato
si concilia e si oppone all’ampia tavolozza
di colori sfoggiati nelle tele del Maestro e
dei suoi partner in esposizione. Ben 3 oli
del Pont Saint Michel a Parigi, due dipinti
da Matisse e un terzo dal suo collega d’accademia Albert Marquet aprono la mostra
e ne danno il là.
Il primo, del 1897, Pont Saint Michel effet
de neige, è un olio in puro stile impressionista in cui il bianco slavato della neve e
il soffuso grigiore del cielo riproducono
Henry Matisse, Le Pont Saint Michel
Henry Matisse, L’algerienne
un certo movimento di carrozze, chiatte
e passanti e un’atmosfera invernale. Il secondo, Pont Saint Michel, è giocato tutto
sul colore e preannuncia il fauvismo. Quello di Marquet, statico e molto classico dice
l’assenza del colore.
Tre dipinti significativi le cui caratteristiche fondamentali ritornano in diverse
altre tele in esposizione sia di Matisse sia
dei suoi “compagnons de route” Qual è il
più pregevole? È difficile dirlo. Tutti e tre
appartengono alla paesaggistica impressionista di cui Henry Matisse fu uno dei
maggiori esponenti.
La mostra nella mostra
Dai tre dipinti si parte alla scoperta delle
creazioni coloristiche di paesaggi, nature
morte, ritratti e nudi del Grande Vecchio di
Collioure intercalate da opere in armonia o
in contrasto con le sue. Fa testo la serie di
ritratti e autoritratti dall’aspetto meditativo e dalle tinte profonde.
Il confronto sulla ritrattistica tra Marquet,
Derain, Matisse e Wlamink penso che se lo
aggiudichi questo ultimo per le tinte stravolgenti, audaci e avanguardistiche del suo
Portrait du Père Bouju che oltre ad essere
fauve, apre una finestra sulla pittura materico-informale.
La galleria dei nudi poi - mostra nella
mostra- è celebrazione eccelsa di grazia
e di bellezza femminile nella pittura non
solo di Matisse ma anche di Derain, Marquet, Modigliani, Picasso, Dufy, Renoir,
Balthus. Un’esposizione assolutamente
da vedere.
Henry Matisse, Ritratto della Baronne Gourgaud
ottobre 2015 La Rivista - 59
I media dopo la
grande trasformazione
Solo un italiano su due legge i libri
La televisione continua ad avere una quota di telespettatori che coincide sostanzialmente con la totalità
della popolazione (il 96,7%)
N
el 2015 gli utenti di internet aumentano ancora (+7,4% rispetto
al 2013) e arrivano alla quota
record del 70,9% della popolazione italiana. Ma solo il 5,2% di essi si connette con banda ultralarga. E continua la
forte diffusione dei social network. È
iscritto a Facebook il 50,3% dell’intera
popolazione (il 77,4% dei giovani under
30), YouTube raggiunge il 42% di utenti
(il 72,5% tra i giovani) e il 10,1% degli italiani usa Twitter. È quanto emerge
dal 12° Rapporto Censis sulla comunicazione, che fa il bilancio della «grande
trasformazione» dei media dell’ultimo
decennio.
Tv regina dei media, boom di
smartphone e tablet
La televisione continua ad avere una
quota di telespettatori che coincide
sostanzialmente con la totalità della
popolazione (il 96,7%), con un rafforzamento però del pubblico delle nuove
televisioni: la web tv è arrivata a una
utenza del 23,7% (+1,6% rispetto al
2013), la mobile tv all’11,6% (+4,8%),
mentre le tv satellitari si attestano a una
60 - La Rivista ottobre 2015
utenza complessiva del 42,4% e ormai il
10% degli italiani usa la smart tv connessa in rete.
Anche per la radio si conferma una larghissima diffusione di massa (l’utenza
complessiva corrisponde all’83,9% degli italiani), con l’ascolto per mezzo dei
telefoni cellulari (+2%) e via internet
(+2%) ancora in ascesa.
L’uso degli smartphone continua ad aumentare vertiginosamente (+12,9%) e
ora vengono impiegati regolarmente da
oltre la metà degli italiani (il 52,8%),
mentre i tablet praticamente raddoppiano la loro diffusione nel giro di un biennio e oggi si trovano tra le mani di più di
un quarto degli italiani (il 26,6%).
Solo un italiano su due legge i
libri
Non si inverte il ciclo negativo per la
carta stampata: -1,6% i lettori dei
quotidiani rispetto al 2013, tengono i
settimanali e i mensili, mentre sono in
crescita i contatti dei quotidiani online (+2,6%) e degli altri portali web di
informazione (+4,9%). Dopo la grave
flessione degli anni passati, non si se-
Quelli pubblicati di
seguito sono i principali
risultati del 12°
Rapporto Censis-Ucsi
sulla comunicazione,
promosso da Mediaset,
Rai e Telecom Italia,
presentato a Roma presso
la Sala Zuccari del
Senato.
I consumi mediatici nel
2015: su internet il 71%
degli italiani (ma solo
il 5,2% si connette con
banda ultralarga), tra i
giovani under 30 è boom
di smartphone (li usa
l’85,7%) e tablet (36,6%).
La tv è ancora la regina
dei media, ma sul web
si cercano informazioni,
si fanno acquisti, si
sbrigano pratiche. Così
decolla l’economia
della disintermediazione
digitale, che sposta valore
dalle filiere produttive
e occupazionali
tradizionali
gnala una ripresa dei libri (-0,7%): gli
italiani che ne hanno letto almeno uno
nell’ultimo anno sono solo il 51,4% del
totale, e gli e-book contano su una
utenza ancora limitata all’8,9% della
popolazione (+3,7%).
Le distanze abissali tra giovani
e anziani
Spiccano le distanze tra i consumi mediatici giovanili e quelli degli anziani.
Tra i giovani la quota di utenti della
rete arriva al 91,9%, mentre è ferma al
27,8% tra gli anziani; l’85,7% dei primi
usa telefoni smartphone, ma lo fa solo il
13,2% dei secondi; il 77,4% degli under
30 è iscritto a Facebook, contro appena il
14,3% degli over 65; il 72,5% dei giovani
usa YouTube, come fa solo il 6,6% degli ultrasessantacinquenni; i giovani che
guardano la web tv (il 40,7%) sono molti
di più degli anziani che fanno altrettanto
(il 7,1%); il 40,3% dei primi ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, dieci
volte di più dei secondi (4,1%); e mentre
un giovane su tre (il 36,6%) ha un tablet,
solo il 6% degli anziani lo usa. Al contrario, l’utenza giovanile dei quotidiani (il
27,5%) è ampiamente inferiore a quella
degli ultrasessantacinquenni (il 54,3%).
Il crescente primato
dell’informazione personalizzata
Oggi le prime cinque fonti di informazione usate dagli italiani sono: i telegiornali
(utilizzati dal 76,5% per informarsi), i
giornali radio (52%), i motori di ricerca
su internet come Google (51,4%), le tv
all news (50,9%) e Facebook (43,7%).
Aumento record dell’utenza delle tv all
news, in crescita del 34,6% rispetto
al 2011, Facebook +16,9%, le app per
smartphone +16,7%, YouTube +10,9%
e i motori di ricerca guadagnano il 10%
dell’utenza di informazione. Ma tra i più
giovani la gerarchia delle fonti cambia: al primo posto si colloca Facebook
come strumento per informarsi (71,1%),
al secondo posto Google (68,7%) e solo
al terzo posto compaiono i telegiornali
(68,5%), con YouTube che non si posiziona a una grande distanza (53,6%) e
comunque viene prima dei giornali radio
(48,8%), tallonati a loro volta dalle app
per smartphone (46,8%).
Decolla l’economia della
disintermediazione digitale
La funzione pratica di internet maggiormente sfruttata nella vita quotidiana
è la ricerca di strade e località (lo fa il
60,4% degli utenti del web). Segue la
ricerca di informazioni su aziende, prodotti, servizi (56%). Poi viene l’home
banking (46,2%) e un’attività ludica
come l’ascolto della musica (43,9%, percentuale che sale al 69,9% nel caso dei
più giovani). Fa acquisti sul web ormai il
43,5% degli utenti di internet, ovvero 15
milioni di italiani.
Guardare film (25,9%, percentuale che si
impenna al 46% tra i più giovani), cercare
lavoro (18,4%), telefonare tramite Skype
o altri servizi voip (16,2%) sono altre attività diffuse tra gli utenti di internet. Sbrigare pratiche con uffici pubblici è invece
un’attività ancora limitata al 17,1% degli
internauti. Gli utenti si servono sempre di
più di piattaforme telematiche e di provider che li mettono a diretto contatto
con i loro interlocutori o con i servizi di
loro interesse, evitando l’intermediazione
di altri soggetti. Si sta sviluppando così
un’economia della disintermediazione
digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali
tradizionali in nuovi ambiti. Negli anni
della crisi la diminuzione delle disponibilità finanziarie ha costretto gli italiani a
tagliare su tutto. Ma non sui media digitali connessi in rete, perché grazie ad
essi hanno aumentato il loro potere individuale di disintermediazione, che ha
comportato un risparmio netto finale nel
bilancio familiare. Usare internet per informarsi, per acquistare prodotti e servizi,
per prenotare viaggi e vacanze, per guardare film o seguire partite di calcio, per
svolgere operazioni bancarie o entrare in
contatto con le amministrazioni pubbliche, ha significato spendere meno soldi o
anche solo sprecare meno tempo: in ogni
caso, guadagnare qualcosa.
i tablet hanno raddoppiato la loro diffusione nel giro di un biennio e oggi si trovano tra le mani di più
di un quarto degli italiani
ottobre 2015 La Rivista - 61
Torna la Festa del Cinema
di Roma
P
er la sua decima edizione torna
quest’anno a chiamarsi Festa del Cinema di Roma. Non competitiva dal 2014,
dunque per rinnovata identità culturale slegata dalla necessità di concorrenza col festival
lagunare, la rassegna si svolgerà dal 16 al 24
ottobre 2015
L’Auditorium Parco della Musica sarà ancora il fulcro dell’evento: dal 2006, la struttura
firmata da Renzo Piano diventa il punto di
riferimento per tutti gli appassionati di cinema e non solo, ospitando proiezioni, incontri,
mostre, eventi, convegni. I 1300 mq del viale
che conduce alla Cavea si trasformano in uno
dei più grandi red carpet al mondo. Ma la Festa, come ormai consueto coinvolgerà anche il
resto della Capitale.
Ecco dunque che sul red carpet che dal 16
al 24 ottobre prossimi animerà la dolce
vita delle pellicole in riva al Tevere, spicca
innanzitutto il film di apertura, il thriller
politico Truth di James Vanderbilt, esordio
alla macchina da presa dello sceneggiatore
Per la sua decima edizione, la Festa del Cinema di
Roma (16-24 ottobre) sceglie il fascino e l’eleganza unica di Virna Lisi, testimonial della campagna
62 - La Rivista ottobre 2015
di The Amazing Spider-Man 1 e 2 e di Zodiac di David Fincher. Protagonisti gli assi
Cate Blanchett e Robert Redford, Truth è
tratto dal libro scomodo Truth and Duty:
The Press, the President and the Privilege of
Power, della giornalista e produttrice televisiva Mary Mapes (Cate Blanchett sullo
schermo) per anni cronista d’assalto della CBS. La Mapes insieme al collega Dan
Rather (Robert Redford) ha indagato nel
2004 sul famigerato (ma non confermato)
caso Rathergate sui favoritismi ricevuti dal
giovane George W. Bush per finire nella
Guardia Nazionale anziché al fronte del
Vietnam. Indagine che all’epoca, due mesi
prima delle presidenziali americane, ha
causato le dimissioni della stessa Rather e
il licenziamento di Mapes portando la CBS
News sull’orlo del baratro.
Ospiti e paillettes
Ma la presenza massiccia di ospiti d’oltreoceano è annunciata anche da tutti gli eventi
che animeranno la kermesse: negli incontri
col pubblico protagonisti saranno infatti i registi Wes Anderson e William Friedkin (Oscar
nel 1972 per Il braccio violento della legge), il
premio Pulitzer 2014 Donna Tartt e Frances
McDormand insieme al consorte Joel Coen
(altri Oscar in passerella). Un parterre che non
poteva comunque esimersi dalla presenza tutta nostrana di chi l’America l’ha conquistata
proprio a colpi di pellicola (indipendentemente dalle impressioni del direttore del Festival
di Venezia Alberto Barbera, che ritiene che in
Italia si producano troppi film): Paolo Sorrentino, che in anteprima mondiale presenterà un
corto inedito di quindici minuti. Confermati
anche Carlo Verdone e Paola Cortellesi, più
Renzo Piano nella veste speciale di architetto ‘in immagini’, per riflettere sull’importanza
che i sogni in celluloide hanno avuto per lo
sviluppo dell’architettura contemporanea.
Omaggio a Pasolini e retrospettiva
di Pietrangeli e…
Una retrospettiva sarà dedicata ad Antonio
Pietrangeli, regista e sceneggiatore raffinato,
autore tra gli altri dei celeberrimi Io la conoscevo bene, Fantasmi a Roma e Lo scapolo.
Non per niente la rassegna verrà bissata al
MoMA di New York a novembre (il MoMA
ha collaborato alla sua realizzazione insieme
all’Istituto Luce).
Ma l’omaggio, a quaranta anni dalla tragica scomparsa, è tutto dedicato a Pier Paolo
Pasolini in una serata evento in cui, grazie
all’apporto di Mario Sesti e Matteo Cerami,
la sua arte, il suo cinema, le sue inchieste
e la sua letteratura diverranno nuovamente quella curiosa ed appassionata finestra
aperta sul mondo.
…. del cineasta cileno Pablo Larraín
La Festa del Cinema dedicherà anche una
retrospettiva completa al regista, sceneggiatore e produttore cinematografico Pablo
Larraín, a cura di Mario Sesti, coordinatore
artistico del comitato di selezione.
Pablo Larraín, straordinario talento in
grado di immaginare e realizzare un cinema unico che lo ha portato a divenire,
con cinque film, uno dei più interessanti
filmmaker dell’ultimo decennio, sarà a
Roma per incontrare il pubblico e presentare la sua opera. Grazie a una trilogia di raro impatto visivo ed emozionale,
il trentanovenne autore cileno ha saputo
narrare – attraverso inediti punti di vista
– ascesa e declino della dittatura di Augusto Pinochet: una parabola che da Tony
Manero (2008), presentato a Cannes e poi
premiato a Torino come miglior film, passa
attraverso Post Mortem (2010), in concorso a Venezia, per arrivare a No – I giorni
dell’arcobaleno (2012) con Gael García
Bernal, candidato all’Oscar come miglior
film straniero. La grande capacità di produrre avversione ed empatia, sconcerto e
rapimento, attraverso protagonisti e spazi
dei suoi film, emerge fin dal suo primo lavoro, Fuga (2006), e rimane inalterata fino
a El Club (2015) - che quest’anno ha ricevuto l’Orso d’argento a Berlino.
Sequenze
di Jean de la Mulière
The Martian
Black Mass
di Riddley Scott
di Scott Cooper
Life
Durante una missione su Marte, l’astronauta
Mark Watney (Matt Damon) viene considerato
morto e per questo abbandonato dal suo equipaggio. Ma Watney è sopravvissuto e ora si ritrova solo sul pianeta ostile. Con scarse provviste
- si esauriranno in 31 giorni e dai suoi calcoli più
modesti, una missione di salvataggio dalla NASA
impiegherebbe almeno 4 anni, sempre che riesca
a trovare il modo di contattarli - Watney deve
attingere al suo ingegno, alla sua arguzia e al suo
spirito di sopravvivenza per trovare un modo per
segnalare alla Terra che è vivo. A milioni di chilometri di distanza, la NASA e un team di scienziati internazionali lavorano instancabilmente per
cercare di portare “il marziano” a casa, mentre
i suoi compagni cercano di tracciare un’audace,
se non impossibile, missione di salvataggio.
“In ogni essere umano c’è l’istinto primordiale di
aiutare il prossimo. Se un escursionista si perde sulla montagna, verranno organizzate delle
ricerche. Se un terremoto distrugge una città,
arriveranno rifornimenti di emergenza da tutto il
mondo. Questo istinto è presente in ogni cultura, senza alcuna eccezione”. Con queste parole
ottimistiche Matt Damon ci introduce nel film.
Adattamento cinematografico del best seller
di Andy Weir, L’uomo di Marte, il film trasforma il sogno dell’umanità di raggiungere Marte
in un’illusione claustrofobica. The Martian è un
thriller di sopravvivenza, che vede il ritorno di
Ridley Scott al genere fantascientifico. La storia, molto affascinante, narra sostanzialmente di
come possa sopravvivere un uomo, uno scienziato, per lungo tempo in un ambiente fortemente
inospitale grazie alle sue conoscenze, ma anche
alla sua inventiva e forza d’animo, un novello
Robinson Crusoe aggiornato al futuro prossimo.
Proprio per la natura della storia però The Martian non è un classico racconto fantascientifico
nel senso tradizionale del termine, con astronavi,
alieni più o meno aggressivi, armi futuristiche,
mantenendo un piglio fortemente realistico.
A Boston Jimmy Bulger (Johnny Depp) è un criminale di zona, ha una gang, è rispettato e amato
dai locali, specialmente da John Connolly, ora diventato agente dell’FBI che con i Bulger (Jimmy
e suo fratello Bill, il senatore) è cresciuto. Proprio
John Connolly propone a Jimmy di diventare suo
informatore, così da poter fare carriera e in cambio gli consentirà di agire indisturbato.
Il dramma racconta la vera storia di questa alleanza che permise a “Whitey” di eludere l’applicazione della legge, consolidare il potere, e
diventare uno dei gangster più spietati e potenti
nella storia Boston.
L’idea che a metà degli anni ‘70 e per tutti gli anni
‘80 la polizia federale si sia associata e abbia lasciato prosperare un criminale è un affare di famiglia,
una storia interna ai quartieri di Boston, a due esseri
umani che si devono favori e si aiutano a vicenda.
Scott Cooper si muove evitando i paletti del cinema già visto e già passato. Il suo Jimmy Bulger,
capomafia, padre, marito e fratello è una personalità sfuggente, i cui tratti somatici sono più chiari
e memorabili del suo carattere, un mafioso come
tanti. Quest’atteggiamento contrasta totalmente
con la maniera in cui è interpretato: se Bulger
sceglie un profilo bassissimo, Johnny Depp come
sempre ne predilige uno altissimo, mascherato,
invisibile e proprio per questo ancora più in evidenza, finendo per far vincere l’attore sul personaggio, l’interpretazione sulla finzione. Vediamo
un criminale come molti ma il film lo racconta
come fosse unico. Chi siano davvero i gangster di
Black mass non è mai messo a fuoco; che impatto
abbiano sulla comunità, quanto il loro stile di vita,
le loro idee o il loro senso del branco siano specchio di un’idea più alta, della società in cui vivono
o del nostro tempo, non pare essere rilevante; se le
loro azioni siano una versione più onesta e meno
ipocrita della politica occidentale nemmeno è il
punto di questo film che racconta tanto e con
molta chiarezza, ma mai ha la capacità di imporre
al proprio stile un’idea di mondo.
Nel 1955 si incontrarono diventando amici due
giovani sul punto di dare una svolta alla propria
carriera artistica. Un momento complesso per
loro, quello in cui dimostrare a se stessi prima
che agli altri di valere non solo per il proprio
talento, ma anche per le scelte che avrebbero
compiuto. I due erano James Dean, il cui film La
valle dell’Eden stava per uscire nei cinema, e il
fotografo dell’agenzia Magnum Dennis Stock. A
quest’ultimo venne commissionato un servizio
fotografico sull’attore stella nascente di 23 anni.
Non che Stock fosse molto più grande, aveva 26
anni, e si arrabattava con qualche scatto dei VIP
presenti alle feste.
L’incontro fra uno spirito libero e un inquieto
giovanissimo padre che non vedeva mai il figlio
li portò in giro per gli Stati Uniti: da New York,
dove una mattina di pioggia venne scattata una
delle mitiche foto di Dean a Times Square, a Los
Angeles e l’Indiana. Il regista olandese Anton
Corbijn ha raccontato in Life la genesi di alcune
delle iconiche immagini di quello che diventerà
uno dei miti dello spettacolo, anche per la sua
morte avvenuta pochi mesi dopo, a 24 anni.
Nel film il fotografo Dennis Stock si rende conto
che questo ragazzo potrà rappresentare la gioventù americana a cui sta stretto il perbenismo
degli anni ’50 e assapora quel ribellismo che
Dean rappresenterà al cinema, ma che il decennio successivo scatenerà nella società intera. Life
racconta magnificamente quello che c’è intorno
all’icona, l’uomo che stava per diventarlo grazie
alla soprannaturale dote che è la fotogenia, il
carisma naturale. “Come fai a far sembrare tutto
così facile?” gli chiede a un certo punto Stock,
ossessionato dal soggetto dei suoi scatti, ma che,
nella disinvoltura con cui passa ad altro una volta sviluppati i rullini e pubblicato il servizio sulla
rivista Life, sembra anticipare la società contemporanea della celebrità: pronta a tutto per vampirizzare la star del momento, lasciandola presto
esangue senza troppi complimenti.
di Anton Corbijn
ottobre 2015 La Rivista - 63
Cecilia Bartoli a Martigny
Ancora una volta la cantatrice italiana dall’ugola d’oro (mezzo-soprano) ha
dato una dimostrazione del suo immenso talento alla Fondazione Pierre
Gianadda, nell’antica città gallo-romana d’Octodure.
Marco Patruno
I
n una sala stracolma in ogni ordine di posti, la Diva del Bel Canto, accompagnata
dall’orchestra I Barocchisti, sotto la magistrale direzione del Maestro Diego Fasolis,
ha interpretato un programma favoloso “Da
Venezia a San Petersburgo”. Noi, che la conosciamo bene, siamo stati presi e coinvolti dalla
sua voce meravigliosa, ma anche dalla sua
verace e passionale interpretazione. Del resto,
il numeroso pubblico ha esternato le proprie
emozioni con scroscianti applausi alla fine
d’ogni sua prestazione.
Naturalmente, questo tripudio verso la Star
italiana ci ha inorgoglito e ci ha resi fieri delle
nostre origini italiche. Anche l’orchestra, e il
suo direttore Diego Fasolis, non sono stati da
meno. Insomma un’esibizione complessivamente maiuscola. E alla fine di questo splendido concerto l’artista è stata premiata da una
standing ovation generale, che ha contagiato
di grande emozione ognuno dei presenti.
Un passato diventato un fulgido
presente
La mamma dell’artista, Silvana Bazzoli, che
accompagna da diversi anni in tutti i suoi
concerti Cecilia, ci ha confidato che anche lei
in gioventù fu tentata dalla carriera canora,
…mentre riceve l’omaggio del pubblico….
avendo una voce da soprano. Però, un po’ suo
malgrado, dovette rinunziare per il bene della
famiglia, e soprattutto dei suoi figli. Certo fu
una decisione sofferta, ma in ogni caso concordata con il papà Angelo, lui stesso tenore
nel coro di Roma. Alla signora Bazzoli abbiamo, non solo espresso i complimenti per la
figlia, ma egualmente fatto notare che il suo
sacrificio è stato largamente compensato dalle grandi gioie che con i suoi successi a livello
mondiale le ha procurato questa figlia eccezionale, che tutto il mondo ci invidia. Non ci resta,
che complimentare ancora una volta questa
nostra compatriota, per il suo grande talento e
per onorare con le sue meravigliose prestazioni
internazionali, il buon nome d’Italia.
Cecilia Bartoli sul palco…
…e quello amichevole del nostro collaboratore Marco Patruno
64 - La Rivista ottobre 2015
Diapason
di Luca D’Alessandro
Nicola
Pisani
Cypriana
Mirabassi,
Di Modugno,
Balducci
Amori Sospesi (Dodicilune)
Questo disco è stato pubblicato recentemente, nato
in occasione del cinquantesimo anniversario della
fondazione della Repubblica di Cipro. Una partitura composta e diretta da
Nicola Pisani, compositore,
sassofonista e coordinatore
del Dipartimento Jazz del
Conservatorio di Cosenza,
registrata dal vivo nell’Aula Magna dell’Università La
Sapienza di Roma il 1° ottobre 2012. È basata su temi musicali selezionati dal repertorio tradizionale cipriota inseriti in un contesto
contemporaneo. Un concerto arrangiato per voce solista e recitante in sintonia con un coro ed un ensemble jazzistico. Le poesie e i
testi provengono da poeti greci e ciprioti selezionati ed elaborati
in una drammaturgia vocale dell’attrice e docente di Arte Scenica
presso il Conservatorio di Napoli Maria Luisa Bigai.
Va detto subito: in questo
capoverso parliamo di un ensemble di musicisti eccellenti
che propongono un disco di
alta qualità sul livello melodico, ritmico e tecnico. Se volessimo, potremmo mettere qui
il punto. Gabriele Mirabassi
al clarinetto, Nando Di Modugno alla chitarra classica
e Pierluigi Balducci al basso
acustico si dedicano a storie
spezzate, distacchi dolorosi
ed eterni mettendole in correlazione con la speranza. Amori Sospesi è
una collezione di brani malinconici da un lato, pieni di vita dall’altro. Il
genere è molto vicino alla tradizione musicale sivigliana, al flamenco
per essere precisi, messa in relazione con le tradizioni salentine.
Artisti vari
Dolcenera
I più noti artisti di musica
rap italiana si sono riuniti per
rendere omaggio ad uno dei
più importanti e famosi cantautori: Lucio Dalla, scomparso nel 2012. Sotto la direzione
del compositore e produttore
discografico Franco Godi,
artisti come Mondo Marcio,
Clementino, gli Articolo 31,
Rocco Hunt, Emis Killa, e tanti altri, hanno riproposto il
lascito di Dalla in chiave rap.
Il loro lavoro è tutt’altra cosa di una semplice enumerazione di cover:
sono delle vere e proprie reinvenzioni delle più famose e belle canzoni
di Lucio Dalla. “Non era un’impresa facile”, dichiara Godi. Senza dubbio. La trasposizione di un brano pop-jazzistico, melodico e cantato,
in una versione fortemente ritmizzata e accentuata, pone una sfida
particolare ai rapper che nel presente caso hanno dimostrato bravura.
L’album di Dolcenera Le Stelle
Non Tremano è stato anticipato dai singoli Niente al Mondo,
Accendi lo Spirito e Fantastica;
brani che nelle emittenti italiane sono stati in rotazione
durante i mesi estivi e per cui
Dolcenera ha ricevuto il premio Lunezia 2015 per il valore
musical-letterario. Sul piano
musicale si può scoprire un
lato nuovo di Dolcenera, una
tendenza verso la musica elettronica. Un fatto che non sorprende, se consideriamo la determinatezza
della cantante nella ricerca di nuovi concetti d’espressione. Questo nuovo
modo d’espressione si rispecchia altrettanto sul lato grafico: la copertina mostra la cantante in una posa provocante (ma per nulla indecente).
Un’opera nata dalla collaborazione con Guido Daniele, pittore, artista
multimediale e body painter, e il fotografo Paolo Cecchin.
Bella Lucio!
(Sony)
Le Stelle
Non Tremano
ottobre 2015 La Rivista - 65
Mémoire & Friends 2015
Swiss Wine Grand Tasting
di Rocco Lettieri
C
hi va in un viaggio, ha sempre qualcosa da raccontare. Questo può confermare perché, da qualche tempo, le
persone cerchino la loro felicità non solo a
casa, ma in giro per il mondo. E il vino è un
prodotto sempre più ricercato. Poter dare la
possibilità di degustare i migliori vini di tutta la Svizzera in un solo posto è l’idea dello
Swiss Wine Grand Tasting, che con la presenza di circa 180 espositori e più di 1200
visitatori provenienti da tutta la Svizzera e
dall’estero, è diventato negli ultimi anni, una
degustazione imperdibile.
Il Kongresshaus di Zurigo (Claridenstrasse 5) ha spazi abbastanza limitati e questo
costringe gli organizzatori ad una selezione
rigorosa dei vini da proporre. Per questo motivo il comitato organizzatore di Mémoire &
Friends da qualche anno ha adottato regole
espositive molto rigide per dare garanzia di
qualità. L’evento, in nessun modo vuole essere una mostra mercato, ma un punto di
riferimento internazionale del know-how
svizzero che, anche nel settore, ha raggiunto
ormai livelli molto alti.
Anche se lo Swiss Wine Grand Tasting nasce
soprattutto come evento per professionisti,
gli organizzatori hanno dato un caloroso
benvenuto anche a tutti gli interessati. Perché in ultima analisi, dicono loro, chi degusterà questi vini, aiuterà il consolidamento
e la diffusione della buona reputazione del
vino svizzero.
Infatti, la 7a edizione di Mémoire & Friends
2015, organizzata da SwissWine Connection, che ha avuto luogo il 30 e il 31
agosto scorso, si è dimostrata ancora una
volta l’evento clou del vino svizzero. Sebbene il numero dei visitatori del Grand Tasting
sia rimasto sostanzialmente invariato, i 180
espositori sono stati più che soddisfatti del
risultato. Essi hanno apprezzato soprattutto
l’alta percentuale di visitatori, attenti conoscitori, che sono arrivati da Zurigo (com’è
giusto e naturale) ma anche da tutto il Paese e dall’estero.
Tre Masterclass
Tra le novità di questa manifestazione, tre
Masterclass che si sono svolte con esperti
in vini internazionali, che hanno giudicato e
presentato al pubblico il vino svizzero a confronto con vini provenienti dall’estero. Tra i
relatori: Willi Klinger, Österreich Wein Marketing GmbH, Vienna; Christian Frens, Sommelier Consult GmbH, di Colonia; Jörg Linke,
Linke Weihandelsges mbH, Hohenbrunn; gli
svizzeri: Peter Moser, Ulrich Sautter e Martin
Kilchmann, di Falstaff Magazin.
Per la prima volta si sono potuti degustare
su un palco del Kongresshaus appositamente preparato, 21 vini della vendemmia 2005,
prelevati dal tesoro della Mémoire Des Vins
Suisses (MDVS), a cui è stato assegnato il
nuovo trofeo “Wine Award Suisse Vintage”
da Swiss Wine Connection.
Ulteriori informazioni in merito a questo
premio senza precedenti, che in futuro sarà
aperto anche ai non soci del MDVS, si possono trovare in:
www.swiss-wine-connection.ch/vintage-award
Il percorso più breve fra l’uomo e
un altro uomo
L’incontro ha avuto inizio la sera di domenica
30 Agosto con l’Opening Party allo Schloss
Sihlberg, aperto non solo agli espositori, ai
giornalisti e agli ospiti, ma anche agli amici del vino che si sono registrati, per dimostrare, ancora una volta, che questi incontri
non vengono preclusi a nessuno. La parola di
Thierry Grosjean, presidente della MDVS, durante il suo intervento e Andreas Keller
ottobre 2015 La Rivista - 67
Johann-Baptista e Gian Battista von Tscharner di Reichenau (Gr)
apertura è stata data a Thierry Grosjean, in
qualità di nuovo presidente della MDVS: «Cari
Andreas e Susy, vi parlo anche per il team di
Swiss Wine Connection. E a voi cari Amici di
Bacco e di vita, dico che se MDVS vanta questo onore il merito va ad Andreas e a tutta la
sua squadra, per aver portato luce nel paesaggio del vino svizzero. Ovidio, ebbe a scrivere:
“Il vino da coraggio e rende l’uomo capace
di passioni”. L’incontro di 180 espositori, con
esperti internazionali e con personalità del
mondo della viticoltura, conferma fortemente questo proverbio. Andreas sette anni fa ha
avuto il coraggio di mettere in piedi questa
grande operazione che ci tocca il cuore per la
loro passione. Questo evento è una grande sfida che permette di evidenziare gli eccezionali
vini svizzeri, spesso troppo poco conosciuti e
principalmente nella stessa Svizzera. Nessuno
è profeta in patria, è vero, ma è importante
essere riconosciuti altrove, lontano in altri
mondi, in modo che finalmente i produttori
possano essere conosciuti per il posto gli spetta. La mia nuova carica mi impegnerà a non
deludervi e a cercare anche discussioni per
innovare, sempre, sempre di più. Cari amici,
questo evento che ci onora, mette in evidenza
il prodotto delle nostre colline, ma senza tutti
i giocatori che ho nominato nel darvi il benvenuto ciò non esisterebbe. La serata si presenta
bene, molte le novità, e vorrei ricordarvi che
domani sarà ancora una grande giornata con
questo detto: “Il vino è il percorso più breve tra
un uomo e un altro uomo”, quindi facciamone
un buon uso! Salute!»
Il nuovo Swiss Wine Magazine
Circa 100 persone hanno partecipato alla
cena di apertura che ha coinvolto sei postazioni, distribuite su due piani, dove si è
68 - La Rivista ottobre 2015
potuto degustare in un ambiente esclusivo, delicati piatti della cucina del castello
preparati dallo chef Stefan Schüller e deliziosi vini dei dieci principali produttori di
tutto il paese. Le postazioni erano riferite
a: Berna, Ginevra, Ticino, Vodese, Vallese e
Grigioni. A tutti i presenti è stato dato in
omaggio il nuovo numero di Swiss Wine
Magazine 2015, ABROAD, per chi vuole sa-
perne di più sul vino svizzero, che mette in
luce il ruolo del vino svizzero all’estero. Il
Wine Magazine, 32 pagine, multilingue e
riccamente illustrato, può essere ordinato
on-line per CHF 10.- tramite richiesta su
www.swiss-wine-connection.ch/
La degustazione di lunedì 31 Agosto si è tenuta, come detto, al Kongresshaus di Zurigo
con lo Swiss Wine Grand Tasting. Un catalogo di circa 210 pagine conteneva l’elenco
delle regioni vitivinicole e i distretti con una
piccola parte anche di vini internazionali
provenienti dall’Italia, Francia, Ungheria e
Sud Africa. La mia personale degustazione
ha escluso i vini ticinesi in quanto a distanza di due giorni in Ticino, a Lugano, si
teneva l’Anteprima della Vendemmia 2013.
Ho preferito fare degustazioni a macchia di
leopardo, saltando di qua e di la, bicchiere
alla mano, soffermandomi principalmente sui vini dei Grigioni (Pinot Nero) e della zona tedesca di San Gallo e Schiaffusa.
Impossibile poter degustare i quasi 800 vini
presentati dai 180 produttori. Nel retino
a fronte i 50 vini che più di tanti altri mi
hanno impressionato per complessità e per
piacevolezza di bere. Una bellissima esperienza, grazie ai grandi vini della Svizzera.
Responsabili per la progettazione e realizzazione di Mémoire & Friends 2015 sono Andreas Keller, Susanne Scholl e Jasmin Schmid
(Weininformation), Daniel Kleiner (Atelier 26)
e Hans Bättig (Bättig Weinkonzepte GMBH).
I tre produttori ticinesi: Freddy Martin, Feliciano Gialdi e Guido Brivio
Foto di gruppo con produttori
Nome del Vino Annata Produttore Punteggio
Churer Blauburgunder Gian-Battista 2010 Weinbau von Tscharner 97
Jeninser Blauburgunder Mariafeld 2010 Weinbau von Tscharner 95
Pilgrim - Pinot Noir 2013 Möhr-Niggli Weine 94
Pilgrim - Pinot Noir - 22 Monate 2012 Möhr-Niggli Weine 94
Syrah 2012 Jann und Sarah Marugg 94
Pinot Noir Reserve 2013 Jann und Sarah Marugg 95
Cicero M Pinot Noir 2013 Cicero Weinbau 96
Cicero Merlot2013 Cicero Weinbau 95
Malanser Merlot 2012 Weingut Treib 93
Malanser Pinot Noir Barrique 2013 Weingut Treib 94
Pinot Noir R(h)ein 2010 Pinot R(h)ein 96
Pinot Noir R(h)ein 2008 Pinot R(h)ein 95
Pinot Noir R(h)ein 2007 Pinot R(h)ein 97
Donatsch Pinot Noir Tradition 2014 Weingut Donatsch 93
Donatsch Pinot Noir Tradition 2013 Weingut Donatsch 95
Donatsch Pinot Noir Unique 2012 Weingut Donatsch 97
Selvenen Fromm Malanser Pinot Noir 2013 Weingut Georg Fromm 95
Fidler Fromm Malanser Pinot Noir 2013 Weingut Georg Fromm 94
Spielmann Fromm Malanser Pinot Noir 2013 Weingut Georg Fromm 96
Malanser Blauburgunder Reserva 2009 Peter Wegelin 96
Alte Rebe Pinot Noir 2013 Weingut Eichholz 94
Monolith Pinor Noir 2013 Weingut Obrecht 97
Trocla Nera Pinot Noir 2013 Weingut Obrecht 93
Sorso Merlot Syrah Pinot Noir 2013 Annatina Pelizzatti 94
Pinot Noir Barrique Jenins 2013 Annatina Pelizzatti 94
Le Soleil d’Ulysse Pinot Noir (dessert) 2010 Weingutt Schloss Salenegg 95
Pinot Noir Barrique 2010 Weingutt Schloss Salenegg 93
Pinot Noir Reserve 2010 Weinbau Christian Hermann 95
Pinot Noir H 2010 Weinbau Christian Hermann 96
6Tus Pinot Noir St. Gallen 2012 Schmid Wetli AG 94
Pinot Noir n. 3 Thurgau 2013 Schlossgut Bachtobel 96
Pinot Noir n. 2 Thurgau 2012 Schlossgut Bachtobel 95
Pinot Noir Reserve Thurgau 2013 Weingut Burkhart 94
Pinot Noir Grand Vin Thurgau 2013 Weingut Wolfer 94
Schwarzblauer Pinot Noir 2011 Rutishauser 93
Malbec Zurich 2013 Zweifel Weine 93
Pinot Noir Spissen Rosenau 2013 Weinbau Ottiger 93
Diolinoir Selection Maitre Barrique 2013 Petit Chateau 94
L’Integrale Syrah 2013 Domaine Les Hutins 94
Grain Arvine President Troillet 2014 Marie-Therese Chappaz 98
Grain Noble Marsanne 2012 Marie-Therese Chappaz 97
Cornalin Champmarais 2010 Jean-René Germanier 94
Petite Arvine Sous l’Escalier 2012 Domaine du Mont D’Or 97
3x3 Rouge Valais 2012 Niklaus Wittwer 93
Petite Arvine Sous l’Escalier 2014 Niklaus Wittwer 92
Pinot Noir Enfer du Calcaire 2013 Histoire d’Enfer 96
Heida Les Pyramides 2014 Adrian & Diego Mathier 96
Syrah Diego Mathier 2013 Adrian & Diego Mathier 94
ottobre 2015 La Rivista - 69
Convivio
di Domenico Cosentino
A Montalbano Elicona,
nel “Borgo più bello d’Italia”
Dove la tradizione gastronomica è ancora
oggi legata al mondo contadino e pastorale
Ad appena quattro mesi dalla conquista del titolo “Borgo più bello d’Italia per l’anno 2015”, assegnato dalla
trasmissione di RAITre Alle falde del Kilimangiaro, Montalbano Elicona, la cittadina arroccata sui Monti Nebrodi, in provincia di Messina, sta facendo i conti con
una vera rivoluzione. Duplicate le presenze turistiche e
le attività commerciali, costringendo i 2.500 abitanti ad
attrezzarsi con una rete di alberghi, B&B, ma soprattutto
di ottimi ristoranti.
“Siamo stati travolti – mi aveva detto qualche tempo fa
al telefono il Sindaco di Montalbano Filippo Taranto qui continuano ad arrivare turisti, non solo italiani, ma
anche dalla Germania, Austria e Inghilterra, soprattutto
nel fine settimana. Ed è tutto prenotato; tutto è pronto
per accoglierli. Non un turismo di massa! No, quello non
ci interessa. Noi puntiamo ad un’integrazione di chi viene
a trovarci con la gente del posto. E i montalbanesi stanno
facendo la loro parte, anche in vista dei preparativi per i
festeggiamenti del titolo conquistato, che si dovrebbero
tenere dal 20 al 25 agosto. Strade pulite, balconi fioriti
e sempre più servizi. Sono diverse le attività commerciali che hanno aperto i battenti negli ultimi mesi: negozi
di prodotti tipici, souvenir, ma soprattutto ristoranti che
sanno offrire una cucina buona, pulita e saporita, secondo
la tradizione della cucina siciliana; convinti come siamo
che, Il turismo di élite è fatto anche di bontà culinarie”.
Tornando sui Nebrodi
Il Sindaco di Montalbano, Filippo Taranto, il viaggiatore goloso l’aveva conosciuto, per la prima volta ad Alba, in Piemonte, alla Fiera
70 - La Rivista ottobre 2015
della Nocciola Piemonte igp; in seguito, sempre per la festa della
nocciola a Giffoni Valle Piana, nel salernitano, per il 1° Concorso di
pasticceria “Il dolce più buono alla Nocciola di Giffoni IGP” e, infine,
nel mese di maggio di quest’anno, per la XIIIa Assise Nazionale
Città della Nocciola a Torre di Ruggero, in Calabria: il Sindaco di
Montalbano quale rappresentante di maggioranza del Consorzio
della Nocciola dei Nebrodi; il viaggiatore goloso come semplice
gastronomo, che quella sera aveva curato una cena per tutti gli
ospiti. Non si era raccomandato altro, il Sindaco di Montalbano:
”Per il prossimo mese di agosto, ti voglio mio ospite a Montalbano.
Dovrai aiutarmi a curare i preparativi per i cinque giorni di festa che
si terranno nel nostro borgo e, curare, nei minimi particolari, la Cena
di Gala che si terrà nel Castello di Federico II.
E così, dopo Ferragosto, malgrado il clima fosse ancora Afro-tropicale, per il suo secondo viaggio sui Monti Nebrodi, il viaggiatore goloso si è fatto accompagnare dall’amico Carmelo Cuzzacrea,
raffinato gourmet, nato e cresciuto nella provincia di Reggio Calabria, con il quale, negli ultimi anni, ha condiviso non solo squisiti
convivi a tavola, ma anche escursioni tra gli incantevoli paesaggi
dell’Aspromonte. La persona giusta, dunque, che ama stare a tavola
e conosce benissimo strade, itinerari e boschi sia degli Appennini
Calabresi che dei Nebrodi.
Oltrepassato lo Stretto in traghetto e giunto in Sicilia, il viaggiatore goloso, alla guida della sua automobile, ha imboccato l’autostrada Messina-Palermo ed è uscito a Falcone, dove, sotto la guida
di Carmelo, seguendo la provinciale Funari – Grotte, ha iniziato la
scalata verso il “Borgo più bello d’Italia”.
Panorama mozzafiato e bosco
incantevole
“Sono diverse le strade che dal mare portano a Montalbano – dice Carmelo al viaggiatore doloso, mentre questo cerca, con grande difficoltà,
d’imboccare le curve e i tornanti che si susseguono, facendo molta
attenzione ad non uscire di strada – questa sarà pure la più difficile
da percorre, ma ti assicuro, caro Domenico, che è la più affascinante”. E
Panoramica sul borgo di Montalbano Elicona
come dargli torto: il paesaggio e la natura sono incantevoli.
Siamo ormai sui Nebrodi, a 907 metri di altitudine, con un panorama mozzafiato: da una parte, sul mare le isole Eolie. Dall’altra,
c’è l’Etna che “fuma”. Pochi chilometri più su, ci appare il bosco
di Malabotta e l’altopiano dell’Agrimusco, oggi riserva naturale
orientata. Fatte le ultima curve, ecco Montalbano con la sua piazza
imbandierata a festa, il castello di Federico II, risalente al tredicesimo secolo, che domina tutta la valle, e le sue antichissime chiese.
Attraverso stradine del borgo
medievale fino al castello
A ricevere il viaggiatore goloso ed il suo amico Carmelo, in piazza,
dove avevano parcheggiato l’auto, è stato il sindaco in persona, Filippo
Taranto. Dopo una breve visita alla casa Comunale ed uno scambio di
doni, il viaggiatore goloso, condotto dalla sua inseparabile guida, ha
iniziato a visitare Montalbano Elicona , che è uno dei centri più antichi
e suggestivi dell’area Nebroidea per il tessuto urbano medievale.
Secondo Carmelo, le prime testimonianze documentarie sul borgo
risalgono all’XI secolo, risultando possesso demaniale. Passeggiando tra e viuzze e stradine del Borgo, il viaggiatore è giunto fino
all’ingresso del castello, sito sull’altura da cui prese il nome il centro abitato: Helicon in periodo greco, Mons Albanus in età romana.
Visto dall’esterno, il maniero, costruito su persistenze bizantine e
arabe, consta di un fortilizio normanno-svevo, chiuso all’estremità
da due torre merlate, e di un “palatium” quadrangolare fortificato
svevo-aragonese. Diventata residenza estiva dei sovrani, negli anni
1302-1308, il castello subì alcune modifiche strutturali con grandi finestre e portali sui muri perimetrali. Entrando, all’interno del
maniero si è conservata la “Cappella Palatina” della SS Trinità, che
avrebbe custodito, secondo alcuni studiosi, le spoglie del catalano
Arnaldo di Villanova, morto intorno a 1310.
Non avendo il tempo disponibile per visitare tutte le chiese storiche di Montalbano, il Viaggiatore goloso, ha deciso, d’accordo
con Carmelo, di visitare solo la chiesa di San Michele Arcangelo,
dove era stata allestita una mostra di arta sacra che presentava
una rassegna di paramenti liturgici della Basilica di Maria SS. Assunta e del Santuario Maria SS della Divina Provvidenza. Le opere
erano esposte secondo un ordine cronologico dal Cinquecento
all’Ottocento, e distinte per tecniche di esecuzione e caratteristiche decorative.
A Sinagra, ricottine fresche e
stagionate, caciotte e carne e
porcu niguru
“Per questioni di sicurezza, ma anche logistiche (troppi gli invitati - ndr), la cena di gala non si terrà all’interno del Castello, come
previsto, ma in un agriturismo, a pochi chilometri da Montalbano:
a Sinagra, in contrada Santa Maria Xilona”. Era quanto ci aveva comunicato il Sindaco, non appena fuori dalla chiesa di San
Michele. E così, salito su un bus con Carmelo e altri invitati, il
viaggiatore goloso si è lasciato condurre fino a Sinagra. Prima di
arrivare all’agriturismo, una sosta: in un caseificio artigianale, il
viaggiatore goloso ha avuto l’occasione di vedere nascere e poi
Il Sindaco di Montalbano mostra fiero la targa
ottobre 2015 La Rivista - 71
Lo chef Vincenzo ai fornelli
I sonaturi che hanno allietato la serata
72 - La Rivista ottobre 2015
gustare, alcune ricottine fresche di pecora, dei caprini stagionati
e delle profumate e gustose fette di prosciutto crudo, provenienti
da maiale nero dei Nebrodi.
Situato in un luogo unico, incastonato in un angolo di paradiso naturale fra la Costa Saracena e Monti Nebrodi, che rendono questo
punto della Sicilia uno dei più rinomati e affascinanti dell’ Isola,
all’agriturismo Santa Maria Xilona, il viaggiatore goloso ha avuto,
ancora una volta l’occasione di assaporare una cucina della tradizione gastronomica siciliana, legata al mondo contadino e pastorale con piatti semplici e genuini; soprattutto a base di carne di
maiale, di pecora, funghi e formaggi.
Ad accogliere gli ospiti e condurli in sala da pranzo, con grande
cordialità e simpatia, ci hanno pensato lo chef Vincenzo Pruiti,
Rina Reale e Sandro Scurria, che per tutta la serata, hanno servito
in sala da veri professionisti. Il menù unico per tutti, è iniziato
con “l’antipasto tipico dei Nebrodi”: una lista infinita di assaggini:
freddi e caldi.
Il viaggiatore goloso, al pari di tutti i convenuti, si è immerso
completamente in quel “viaggio” di profumi e sapori unici. Ha
iniziato dalle crispeddi, frittelle tipiche delle friggitorie di Catania, e dalle carrubelle, degli involtini di formaggio di pecora fritto e acciughe. Poi sono arrivati gli arancini di riso e il cabuccio,
del pane lievitato con pomodoro e acciughe. Continuando con
Cappelle di porcini in cartoccio accompagnati da fette di pane
acconzatu e focaccia dei Nebrodi. Non sono mancati i salumi
come la “fellata” di Sinagra e il prosciutto crudo di Maiale Nero.
Come primo piatto, per tutti, e non poteva mancare, l’insostituibile Pasta alla Norma, che deve il suo nome all’opera di Vincenzo
Bellini. Sono seguite le carni, cotte tutte alla griglia: bracioline di
agnello e capretto, fagottini e costate di maiale nero con la sua
cotenna. E, per finire, salsicce: al ragù, aromatizzata al finocchio
o alla griglia, servite con broccoli affucati, stufati. In coda, i dolci. Naturalmente tutti siciliani: dalle crespelle dolci all’arancia ai
cannoli siciliani.
Il viaggiatore goloso, confessa, ha mangiato divinamente. Ha bevuto, invece, meno bene, avendo dovuto accompagnare ottimo cibo
con due discreti veni (bianco e rosso), così definiti “della Casa”, che
oggi si usa molto chiamarli anche “Vini Naturali”.
La Ricetta
LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA
Viva la cucina italiana!
Da noi vi offriamo le vere specialità italiane. Lasciatevi incantare
dal nostro ambiente mediterraneo, dalle nostre eccellenti pizze
con il marchio « vera pizza napoletana DOC », dalle tipiche pietanze
a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta
fresca e dai succulenti dolci. Il tutto accompagnato da una vasta
selezione di vini provenienti da tutte le regioni d’Italia.
Buon appetito!
I nostri 18 ristoranti pizzerie in Svizzera vi accolgono
7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. Inoltre, offriamo a tutti
i membri su presentazione della tessera della Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera uno sconto del
10% su tutte le consumazioni!
Salsicce di Suino Nero e
broccoli “affucati”
Ingredienti:
500 g di broccoli,
8 salsicce di carne di suino nero,
20 g di olio extravergine d’oliva,
una cipolla,
mezzo bicchiere di vino bianco,
sale,
un peperoncino piccante (facoltativo)
Come li ha preparati Vincenzo:
In una padella con un filo d’olio ha fatto rosolare le salsicce. Le ha
sfumate con il vino bianco e le ha fatte cuocere per circa 20 minuti
a fuoco lento.
Ha pulito e lavato i broccoli. Li ha sistemati (a freddo) in una padella con dell’olio d’oliva, una mezza cipolla affettata e un peperoncino. Ha aggiunto il sale, coperto il tutto con un bicchiere d’acqua, e
ha fatto stufare, coperti, per 15 minuti circa. Ha servito i broccoli
in singoli piatti, sormontati dai due salsicciotti.
Il Vino
Provate con Il Rosso di Soprano di Salvatore e Giampiero Geraci,
che coltivano i loro vecchi vigneti ad alberello a 500 metri d’altezza, a picco sullo Stretto di Messina.
Molino Basilea
Steinenvorstadt 71
4051 Basilea
T 061 273 80 80
Molino Montreux
Place du Marché 6
1820 Montreux
T 021 965 13 34
Molino Berna
Waisenhausplatz 13
3011 Berna
T 031 311 21 71
Molino Thônex
Rue de Genève 106
1226 Thônex
T 022 860 88 88
Molino Crans-Montana
Rue de Pas-de-l’Ours 6
3963 Crans-Montana
T 027 481 90 90
Molino Uster
Poststrasse 20
8610 Uster
T 044 940 18 48
Molino Dietikon
Badenerstrasse 21
8953 Dietikon
T 044 740 14 18
Molino Vevey
Rue du Simplon 45
1800 Vevey
T 021 925 95 45
Molino Friborgo
93, rue de Lausanne
1700 Friborgo
T 026 322 30 65
Molino Winterthur
Marktgasse 45
8400 Winterthur
T 052 213 02 27
Molino Molard, Ginevra
Place du Molard 7
1204 Ginevra
T 022 310 99 88
Molino Zermatt
Bahnhofstrasse 52
3920 Zermatt
T 027 966 81 81
Molino La Praille, Ginevra
Centre Commercial La Praille
1227 Carouge
T 022 307 84 44
Molino Select, Zurigo
Limmatquai 16
8001 Zurigo
T 044 261 01 17
Molino Glattzentrum
Einkaufszentrum Glatt
8301 Glattzentrum
T 044 830 65 36
Molino Stauffacher, Zurigo
Stauffacherstrasse 31
8004 Zurigo
T 044 240 20 40
Le Lacustre, Ginevra
Quai Général-Guisan 5
1204 Ginevra
T 022 317 40 00
Frascati, Zurigo
Bellerivestrasse 2
8008 Zurigo
T 043 443 06 06
ottobre 2015 La Rivista - 73
www.molino.ch
«Fiducia Iveco»
Daily automatico a 8 marce
per la Holenstein AG
La Holenstein AG è un’azienda di logistica e trasporti della Svizzera orientale
con sedi a Wil, Schwarzenbach e Costanza. Oltre al trasporto merci in Svizzera, serve quotidianamente importanti centri industriali in Germania e offre
fino a cinque servizi settimanali nelle maggiori metropoli europee. Decisiva
per l’acquisto si è rivelata la fiducia nel nuovo Daily con cambio automatico.
Reto Holenstein, responsabile acquisti e manutenzione, è stato convinto anche
dall’ottimo servizio, dal rapido funzionamento durante le emergenze, il grande
impegno e l’alta competenza della concessionaria Iveco Küng di Schwarzenbach. Presso l’azienda Holenstein AG, il Daily è in uso quotidiano a due turni.
Nella foto: la consegna da parte della Küng Logistik Center-AG agli autisti
Muhamed Ljaljic, turno di notte e Ueli Müller, turno di giorno, alla presenza
del responsabile Reto Holenstein (da sinistra a destra)
«Iveco: Un servizio incredibile»
Uno Stralis per la J.P.S Transport GmbH
Chi vuole avere successo nel settore trasporti, da una parte deve dare un servizio
al top e dall’altra essere in grado di contenere i costi, non solo nell’acquisto del
mezzo di trasporto, ma anche nei servizi e nella manutenzione. “Con IVECO siamo
ben serviti in questi fondamentali aspetti” ha dichiarato Jeannine Wyss, Managing
Director della J.P.S. Transport GmbH di Blauen in Basilea Campagna. La ditta, che
fa trasporti anche per grandi trasportatori in sub appalto, ha recentemente ampliato la flotta veicoli con un nuovo IVECO Stralis. “Un veicolo di lusso, che non
ha niente in comune con i modelli precedenti” ha commentato felice l’autista del
quarto camion dell’azienda familiare fondata nel 2009. Lo Stralis AS440 S48 è utilizzato dalla J.P.S. principalmente per il trasporto di beni fra Svizzera e Inghilterra.
“Il servizio della filiale Iveco di Muttenz è semplicemente eccellente. Veloce, flessibile e informativo. Tutte cose che mi sono di grande aiuto nel controllo dei costi” dice
Jeannine Wyss, nella foto accanto a Patrik Bessire di Iveco.
La nuova Fiat 500X in
versione 1.3 Multijet
II da 95 CV
Il nuovo propulsore consente di accedere al mondo di Fiat 500X a un prezzo
ancora più competitivo. In termini di potenza e prezzo, il turbodiesel Euro 6
s’inserisce nel cuore del mercato coprendo la fascia più rilevante all’interno
del segmento dei crossover compatti. Fiat 500X City Look a bassi costi di
gestione, è disponibile presso tutti gli showroom Fiat presenti in Svizzera
con cambio manuale a cinque rapporti e trazione anteriore. La motorizzazione da 95 CV si rivolge a chi cerca una vettura capace di assicurare sia un
74 - La Rivista ottobre 2015
vantaggioso rapporto prezzo/dotazioni di serie, sia costi di gestione molto
contenuti. La gamma diesel di Fiat 500X vanta pure il brillante 1.6 Multijet
II da 120 CV e il potente 2.0 Multijet da 140 CV, rispondendo a qualunque
esigenza in termini di potenza, trazione e trasmissione. Il crossover equipaggiato con il turbodiesel 1,3 dotato di tecnologia Multijet di seconda generazione, è disponibile in Svizzera negli allestimenti Pop Star e Lounge, il listino
prezzi parte da 24’950 franchi.
Motori
di Graziano Guerra
Jeep Cherokee 2.2 Diesel 200 CV
Nuovo motore e contenuti tecnologici
C’è anche a chi non piace il frontale della Jeep Cherokee. “De gustibus
non est disputandum”, amavano dire gli antichi e certo avevano ragione, ma altrettanto di sicuro si può sostenere che una volta saliti a
bordo e percorsi un paio di chilometri, l’aspetto estetico esterno passa
totalmente in secondo piano, per le tante qualità che si scoprono al
volante della Jeep Cherokee dotata del nuovo motore turbodiesel 2.2
Multijet II da 200 CV. In test in allestimento Limited dalla raffinata
selleria in pelle beige (Nepal) e contraddistinta da un’elegante livrea
True Blue.
La prima nota positiva va al cambio automatico a nove marce, la seconda alla silenziosità di marcia, e la terza alla potenza del propulsore
diesel capace di erogare 440 Nm di coppia massima. Una nota speciale
va alla trazione integrale, con il dispositivo di disconnessione dell’asse
posteriore che consente di ridurre le perdite di energia quando non è
necessario utilizzare la modalità 4x4, garantendo così una maggiore
efficienza nei consumi. Conforme alla normativa Euro 6 e dotato di
nuove tecnologie, il motore consuma meno carburante con conseguente riduzione delle emissioni di CO2.
Il 2.2 Multijet II pone la Cherokee al vertice della sua categoria, con
quel popò di coppia è in grado di togliere ogni pilota da qualsiasi situazione critica, su qualsiasi fondo stradale. Rispetto al motore precedente ha una coppia maggiorata del 25%, l’accelerazione e la potenza
sono state incrementate del 17%, mentre le emissioni di CO2 sono
state ridotte del 3% (150 g/km).
La versione è stata rinnovata anche negli allestimenti, come dimo-
strano per esempio - di serie sulla versione Longitude - sia il sistema
di navigazione Uconnect touchscreen con schermo da 8,4” sia il pack
Comfort Group, che include portellone posteriore elettrico, tergicristalli con sensore pioggia, sensore crepuscolare, sedile regolabile elettricamente in 8 posizioni, sedile con regolazione lombare elettrica in 4
posizioni e specchietto retrovisore auto-anabbagliante con microfono.
Il nuovo turbodiesel 2.2 Multijet II
Eroga una potenza di 200 CV (147 kW) a 3’500 giri/minuto e una
coppia di 440 Nm a 2’500 giri/minuto. Abbinato all’innovativo cambio automatico a nove marce e alla trazione 4x4 Jeep Active Drive I,
consente una velocità massima di 204 km/h e accelera da 0 a 100
km/h in 8,5 secondi, con un consumo medio, sul ciclo combinato di
omologazione, di 5,7 litri/100 km ed emissioni di CO2 pari a 150 g/
km. La cilindrata di 2’184 cm3 è stata definita per raggiungere elevati
standard in termini di potenza, erogazione della coppia ed efficienza
nei consumi, in abbinamento con un sistema di trattamento dei gas di
scarico ottimizzato. La versione Limited da 200 CV in test è proposta
al prezzo base di 58’550 CHF, la nuova Jeep Cherokee è disponibile da
43’450 CHF.
ottobre 2015 La Rivista - 75
Pirelli Seal Inside
supera test di tenuta
dopo foratura
«Quasi ogni quarta vettura in panne sulle strade tedesche si deve fermare
a causa di una foratura», lo sottolinea Norbert Allgäu-Wiederhold, direttore del Pirelli Tyre Campus di Monaco di Baviera, che dice anche:
«Il fatto è da attribuire a oggetti appuntiti che penetrano nella camera
d’aria delle gomme. E, naturalmente, da affilati chiodi o viti, neanche i
prodotti premium sono immuni. Ma la tecnologia Seal Inside di Pirelli
chiude immediatamente tali fori, mantenendo il veicolo mobile e sicuro».
L’efficacia è stata testata dai tecnici di Quattroruote, i quali hanno
montato dei Pirelli Cinturato All Season su un’automobile. Al controllo di durezza è stato sottoposto lo pneumatico anteriore destro, che i
professionisti hanno forato con un chiodo da quattro millimetri e con
una vite autofilettante. La vettura ha potuto proseguire il viaggio per
circa cinque ore e 25 minuti a una velocità media di 84 km/h. Dopo
452 chilometri di test gli esperti hanno dichiarato che nonostante la
foratura, il veicolo si è rivelato sicuro e tranquillo. Durante la guida, la
pressione nello pneumatico danneggiato è stata inferiore solo di 0,1 bar
rispetto ai tre pneumatici intatti. Anche dopo alcuni giorni la pressione
nello pneumatico non aveva subito mutazioni, hanno osservato i tester
professionisti. Dopo una settimana, negli pneumatici non danneggiati
è stata misurata una pressione di 2.24 bar, mentre nello pneumatico
danneggiato era di 2.14 bar.
Pirelli All Season: un vero e proprio
pneumatico “scacciapensieri”
La gomma pensata per i possessori di city car è l’unica All Season che
offre la tecnologia Seal Inside: si auto-ripara in caso di foratura! Il prodotto arricchisce un’offerta che propone una soluzione valida per tutto
l’anno, in pieno rispetto dei più alti standard di sicurezza su qualsiasi
fondo stradale: perfetto in estate, senza il decadimento prestazionale
che presenta invece lo pneumatico invernale con il caldo; ottimale per
condizioni invernali non estreme, tipiche di un contesto urbano. L’All
Season dà il meglio proprio laddove gli pneumatici summer e winter
rappresentano un compromesso. Il guidatore guadagna tempo e tran-
quillità, perché anche in caso di foratura, grazie all’esclusiva tecnologia Seal Inside, si auto-sigilla e consente di proseguire la marcia. Continuando a raccomandare fortemente l’utilizzo di pneumatici invernali
per vetture più performanti e per far fronte a condizioni climatiche più
severe, Pirelli intende rispondere alle esigenze di un segmento di mercato che preferisce una soluzione unica e non l’alternanza pneumatici
invernali/pneumatici estivi. Il Cinturato All Season si rivolge ai possessori di city car, che non ricercano performance estreme dalla propria
vettura e che non percorrono molti chilometri nel corso dell’anno.
Perché usare gli pneumatici invernali anche quando non nevica
«Tanto la uso solo in città». «Quest’anno nevicherà poco». «Io vado piano» …
Questi i luoghi comuni più ricorrenti per non montare pneumatici invernali. Sono in pochissimi a sapere che dai 7°C di temperatura in giù, anche il migliore pneumatico estivo perde gradualmente le sue doti di aderenza, compromettendo stabilità e comportamento in frenata. Gli pneumatici invernali,
montati in autunno, consentono di guidare serenamente, in ogni condizione atmosferica senza bisogno di dover montare le catene. Realizzati con mescole speciali - ideali per l’impiego a basse temperature - hanno battistrada dal disegno specifico che riduce il fenomeno dell’aquaplaning. Garantiscono
trazione e sicurezza anche su neve e consentono di ridurre lo spazio di frenata in maniera consistente: -10% su pioggia alle basse temperature e -20%
su neve rispetto agli pneumatici estivi. I piloti e gli addetti ai lavori li chiamano pneumatici invernali, in inglese “winter tyres”. Tutti li possono riconoscere
perché sul fianco dello pneumatico hanno la sigla M+S (Mud&Snow, cioè Fango&Neve) e il simbolo di una montagna col tipico fiocco di neve.
76 - La Rivista ottobre 2015
Pirelli d’inverno
La Casa italiana, con l’innovativa gamma di pneumatici invernali presenta una combinazione ottimale di alte prestazioni e massima sicurezza. Gli pneumatici invernali Pirelli racchiudono tutta l’esperienza
acquisita in anni di ricerca e di test su strada. La gamma comprende
modelli specifici per differenti tipologie: city car, sportive, berline, SUV
4x4. Progettati e realizzati con mescole battistrada di ultima generazione, gli pneumatici invernali Pirelli sono un concentrato di tecnologia e
innovazione. Grazie alla presenza di silice in altissima concentrazione
nella composizione del battistrada sono in grado di affrontare le fredde
strade invernali garantendo prestazioni e sicurezza. Il disegno dei battistrada è caratterizzato dalla forte presenza di lamelle e da ampi incavi:
le lamelle hanno il compito di migliorare la tenuta su neve imprigionando al loro interno la neve stessa mentre gli incavi in caso di fondi bagnati, aumentano la capacità drenante riducendo il pericolo di aquaplaning.
Vengono così assicurati standard di sicurezza molto elevati nelle diverse
condizioni atmosferiche, anche le più difficili. Pirelli è presente con oltre
50 dimensioni esclusive, per esempio anche per Audi Q7, VW Passat 481,
Mercedes-Benz GLE Coupé e Volvo XC90.
La collezione inverno
dalla P lunga:
WINTER SOTTOZERO™ 3, è il nuovo Ultra-High-Performance, dedicato alle sportive delle classi medie, alte e lusso.
WINTER SNOWCONTROL™ SERIE 3, nuovo design e nuova mescola
oltre a un nuovo profilo, per vetture piccole e medie.
WINTER SOTTOZERO™ SERIE II, dedicata a chi intende guidare sportivamente la sua limousine di classe media o di lusso anche d’inverno.
SCORPION™ ICE & SNOW, questo pneumatico di classe Premium è
costruito per soddisfare le esigenze speciali dei SUV di classe superiore.
SCORPION™ WINTER, completamente nuovo, questo Premium dalle
specifiche particolari è dedicato ai SUV di nuova serie come pure ai
Crossover Utility Vehicles (CUV) dei segmenti di punta.
CARRIER™ WINTER, rappresenta l’innovazione PIRELLI per i veicoli
commerciali.
Secondo i rilevamenti dell’upi
Gli automobilisti in Svizzera si comportano bene,
ma potrebbero fare meglio
Il sondaggio rappresentativo STATUS, compiuto dall’istituto LINK
in marzo 2015 su mandato dell’upi (Ufficio svizzero di prevenzione infortuni), rivela che il 68% degli automobilisti risponde di
non superare mai o raramente il limite di velocità. Il 77% dice di
non mettersi mai al volante dopo aver bevuto due o più bicchieri
di un alcolico.
Sempre secondo l’upi, 19 automobilisti su 20 circolano con i fari
accesi di giorno. La rilevazione 2015 evidenzia un’elevata quota
di osservanza della nuova disposizione legale. Di giorno e con il
bel tempo, il 95 percento degli automobilisti in Svizzera accende
gli anabbaglianti o la luce di circolazione diurna (2014: 94%).
L’obbligo di viaggiare con le luci accese anche di giorno, in vigore
dal 1° gennaio 2014, è quindi ampiamente rispettato. A titolo
di confronto: per l’obbligo di allacciare le cinture di sicurezza,
introdotto nel 1981, ci sono voluti più di trent’anni prima di raggiungere un valore così elevato ...
Solo il 76% dei passeggeri posteriori allaccia la cintura, lo si
evince dal censimento upi 2015 sulla percentuale d’uso della
cintura, che evidenzia un risultato del tutto simile a quello degli
anni precedenti: il 93 percento dei conducenti indossa la cintura di sicurezza (2014: 94%). Per contro, sui sedili posteriori, gli
occupanti di veicoli che allacciano la cintura sono appena il 76
percento (2014: 77%); negli ultimi anni continua a non delinearsi
alcun aumento effettivo.
ottobre 2015 La Rivista - 77
Starbene
Rigenerazione ossea
in assenza di calcio
Un biomateriale composto solo da proteine permette di rigenerare l’osso di un
anziano senza accelerarne i processi di calcificazione. È la scoperta dei ricercatori
dell’Ateneo di Pisa, con la collaborazione dei colleghi dell’Università Politecnica delle
Marche, che hanno ottenuto questo risultato realizzando un biomateriale che nonostante l’assenza di calcio sarebbe in grado di stimolare la rigenerazione dell’osso.
Lo studio, pubblicato su Nature Scientific Reports, si è svolto nell’ambito del progetto Ingegnerizzazione di modelli d’organo di interesse fisiologico e patologico per
l’indagine di disturbi legati all’invecchiamento, che ha lo scopo di ricreare in vitro
le condizioni di invecchiamento dell’anziano per capire quali sono fattori che ne
rallentano o ne accelerano il progredire.
“La matrice extracellulare dell’osso - spiegano Arti Ahluwalia, docente di bioingegneria a Pisa e co-coordinatrice del progetto, e il ricercatore pisano Giorgio Mattei - è un materiale composito naturale, formato principalmente da collagene e
componenti minerali, per lo più fosfato di calcio, che costituisce il micro-ambiente
naturale delle cellule e fornisce loro vari stimoli, tra cui segnali meccanici o chimici
che ne regolano il comportamento e la funzione. Capire quali siano i principali stimoli promotori dell’osteogenesi è cruciale per progettare biomateriali ottimali per
applicazioni di ingegneria tissutale e medicina rigenerativa”.
I ricercatori hanno isolato le proprietà meccaniche da tutti gli altri stimoli fisico-chimici
dovuti al differente contenuto minerale e, studiandone selettivamente il loro contributo
nel differenziamento osteogenico di cellule staminali, hanno ottenuto risultati che dimostrano, concludono Ahluwalia e Mattei, come “la rigidezza sia il fattore scatenante per il
differenziamento di cellule staminali in tessuto osseo, mentre la presenza di fosfato di calcio contribuisce ad accelerare questo processo, in particolare ad alte concentrazioni: perciò
per gli anziani con ossa fragili, materiali poveri in contenuto minerale, ma con la giusta rigidezza, possono favorire la rigenerazione ossea, senza accelerarne il processo degenerativo”.
Saltellare contro
l’osteoporosi
Saltellare per due minuti al giorno, il nuovo stratagemma anti-osteoporosi.
Questa buona e allegra abitudine può infatti rafforzare le ossa dell’anca nelle
78 - La Rivista ottobre 2015
persone anziane e ridurre il rischio di fratture dopo una caduta. Lo rivela uno
studio condotto dalla Loughborough University, che ha dimostrato come la densità ossea delle gambe migliori dopo solo un anno di saltelli.
Le ossa perdono naturalmente tessuto con il passare degli anni e l’assottigliamento localizzato sui fianchi è associato a un aumento del rischio di frattura
dell’anca. I ricercatori credono che questi nuovi risultati abbiano importanti implicazioni per la prevenzione e la gestione dell’osteoporosi, che colpisce circa tre
milioni di persone solo nel Regno Unito.
Sarah Allison, che ha condotto la ricerca, ha dichiarato al Telegraph on line: «Le
fratture di femore sono una grande preoccupazione per la salute degli anziani, e
comportano costi economici e sociali elevati. Le persone colpite hanno dolore,
perdono la mobilità e l’indipendenza, e quindi aumenta anche il rischio di morte.
Sappiamo che l’esercizio fisico può migliorare la resistenza ossea e quindi abbiamo voluto testare una forma di esercizio che è al tempo stesso semplice e rapido».
Per chi vuole provare, i ricercatori avvertono che è importante esercitarsi gradualmente e saltellare sempre con molta cautela.
Aumenti fino al 7% nella massa ossea e della densità dello strato di osso spugnoso sono stati identificati nelle persone studiate: lo studio Hip Hop ha preso
in considerazione 34 uomini di età compresa tra i 65 e gli 80 anni, ad alcuni dei
quali è stato fatto seguire un programma di esercizi di saltelli su una gamba
sola. Ai volontari è stato detto di evitare qualsiasi altra modifica alla loro attività
fisica o alle abitudini alimentari durante il trial, durato un anno. Sono stati poi
eseguiti esami di diagnostica per immagini al termine della ricerca, al fine di
rilevare eventuali cambiamenti nella densità ossea: i risultati mostravano chiare
differenze visive tra le persone che si sono esercitate e i soggetti di controllo.
I vaccini “imperfetti”
rendono i virus
più aggressivi
I virus possono diventare più aggressivi e pericolosi quando si usano vaccini
‘imperfetti’, ovvero vaccini che prevengono la malattia, ma non la trasmissione del virus ad altri individui. Lo hanno scoperto i ricercatori statunitensi della
Penn State University e i britannici del Pirbright Institute, studiando gli esiti
della vaccinazione dei polli contro la malattia di Marek causata da un herpes
virus. Alla luce di questi dati, pubblicati su Science, i ricercatori lanciano l’al-
lerta, sia per i vaccini usati negli allevamenti che per i futuri vaccini umani
contro Hiv, malaria ed Ebola.
‘’I vaccini che funzionano perfettamente, come quelli contro vaiolo, polio, orecchioni, rosolia e morbillo, sono capaci di prevenire la malattia e anche la trasmissione del virus’’, spiega il coordinatore dello studio, Andrew Read. L’azione
di questi vaccini è efficace perché mima la forte immunità che l’organismo
sviluppa naturalmente dopo essere stato esposto al virus. ‘’I vaccini imperfetti,
invece - precisa Read - consentono al virus di sopravvivere, circolare ed evolvere verso forme più aggressive’’. Questo è stato osservato con il vaccino contro
la malattia di Marek nei polli, ma lo stesso potrebbe valere anche per il vaccino
contro l’influenza aviaria che viene usato negli allevamenti del Sudest asiatico
per evitare l’abbattimento degli animali.
Identificare per tempo i vaccini “imperfetti” è dunque fondamentale, non solo
per la sicurezza degli allevamenti, ma anche per la salute dell’uomo. ‘’Stiamo
iniziando a sviluppare una nuova generazione di vaccini che potrebbero essere
imperfetti - afferma Read - perché mirati contro virus che non inducono una
forte immunità naturale, come nel caso dell’Hiv e della malaria’’. Anche il caso
Ebola, per il quale sembra essere stato individuato un vaccino efficace, secondo i ricercatori, richiede più attenzione: ‘’nessuno vorrebbe che un virus così
letale potesse diventare ancora più aggressivo per colpa di vaccini imperfetti’’.
Nati per essere pigri
Pigri si nasce: chi dedica molto tempo alla palestra deve sapere che il suo sistema
nervoso non gradisce affatto questa abitudine. Il cervello è infatti programmato per
usare il minimo di energia possibile e, pur di risparmiare, è in grado di modificare e
ottimizzare i nostri movimenti istante dopo istante, anche mentre siamo impegnati
in un’attività fisica “base” come camminare. Lo dimostra uno studio pubblicato su
Current Biology dai ricercatori canadesi della Simon Fraser University.
Per svelare il meccanismo biologico alla base della pigrizia, è bastato chiedere ad
alcuni volontari di camminare con indosso un esoscheletro robotico che rende
difficoltoso il normale movimento aumentando la resistenza a livello del ginocchio. Dopo pochi minuti, i volontari «hanno modificato la loro camminata in modo
da raggiungere un nuovo bilancio energetico ottimale, anche se questo significava
risparmiare pochissimo, perfino meno del 5%», spiegano i ricercatori. Ciò vuol dire
che il consumo energetico non è solo una conseguenza dei nostri movimenti, ma
un fattore che li condiziona.
«Monitorare e ottimizzare il consumo di energia in modo rapido e accurato è una
caratteristica chiave del nostro sistema nervoso», afferma la coordinatrice dello
studio Jessica Selinger, che conclude ironicamente: «bisogna essere intelligenti per
essere pigri».
Reimpianto dello sterno
grazie alla stampa 3D
Continuano le novità introdotte nel mondo della salute dall’applicazione della
tecnologia di stampa 3D: l’ultima arriva dalla Spagna dove, su un paziente
malato di tumore, è stato impiantato il primo sterno al mondo riprodotto a
tre dimensioni a partire da un modello digitale. L’operazione è stata eseguita
all’Ospedale universitario di Salamanca ma l’impianto è stato creato da un’azienda produttrice di dispositivi medici di Melbourne, in Australia.
Inviato tramite corriere in Spagna, lo sterno, insieme a parte della gabbia toracica, è stato impiantato con successo in un uomo di 54 anni che aveva sofferto di
un tumore al torace. La ricostruzione delle parti ossee che erano state asportate
per le cure neoplastiche sarebbe stata difficile a causa della complessa geometria della cavità toracica e al fatto che gli impianti in titanio convenzionali
sono tenuti insieme da viti, che possono allentarsi nel tempo, causando ulteriori complicazioni. Per questo i chirurghi hanno pensato a un’alternativa, frutto
dell’applicazione delle nuove tecnologie al settore medico.
«Abbiamo pensato che forse avremmo potuto creare un nuovo tipo di impianto
che si possa personalizzare completamente per replicare le strutture complesse dello sterno e delle costole», ha commentato Jose Aranda, che ha effettuato
l’intervento. In questo modo, ha aggiunto, «abbiamo anche potuto fornire un’opzione più sicura per il paziente e abbiamo migliorato il recupero post-operatorio».
ottobre 2015 La Rivista - 79
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 ­€­€‚
Mondo in Fiera
Host 2015:
Milano 23 – 27 ottobre
Il business e i trend
dell’ospitalità nell’anno
dell’Esposizione universale
Fieracavalli:
Verona, 5 – 8 novembre
L’appuntamento del mondo
equestre internazionale
Slow Food Market:
Zurigo, 13 – 15 novembre
Il salone del Buon Gusto
Basler Weinmesse + Feinmesse:
Basilea, 24 Ottobre – 1 Novembre
La mecca del gusto e del piacere Igeho 2015:
Basilea, 21 – 25 novembre
50 anni di qualità,
professionalità e tradizione
SAIE & SIE:
Bologna, 14 – 17 ottobre
Due saloni insieme per il
Gourmesse:
progettare, costruire,
Zurigo, 9 – 12 ottobre
abitare ecosostenibile
In principio è il gusto
ottobre 2015 La Rivista - 81
Host 2015:
Milano,
23-27 ottobre
Il business e i trend
dell’ospitalità nell’anno
dell’Esposizione
universale
Creatività. Innovazione. Design. Gusto. Flair
internazionale. Sono gli ingredienti principali
per chi ha raggiunto il successo creando una
ricetta unica, servendo un caffè speciale, inventando una pizza originale o dando quel
tocco in più al suo hotel.
E sono anche gli ingredienti vincenti di Host,
il Salone internazionale dell’ospitalità professionale, leader mondiale nel settore Ho.Re.Ca.
82 - La Rivista ottobre 2015
e Retail. Non stupisce dunque che cresca di
giorno in giorno tra i protagonisti del settore l’attesa per l’edizione 2015, che si terrà da
venerdì 23 a martedì 27 ottobre, durante il
semestre dell’EXPO di Milano: un gemellaggio ideale che esalterà le proposte di business della manifestazione in linea con il tema
dell’Esposizione Universale, “Nutrire il pianeta,
energia per la vita”.
Un’aspettativa che parte dai risultati record
di Host 2013: 1.700 gli espositori presenti
da 48 paesi (+6,5% con 350 new entry), dei
quali 559 esteri (+16,5%), e 133 mila visitatori professionali (+7% sul 2011) dei quali il
38,7% internazionali (51.600; +21% rispetto
al 2011). A due cifre gli incrementi da USA
(+28%), Russia (+64%), UAE (+141%), Giappone (+24%), Germania (+14%), mentre i
buyer internazionali profilati sono stati 1.500,
con delegazioni particolarmente numerose da
Cina, Russia e India, e hanno realizzato ben
38.400 appuntamenti business richiesti grazie
all’agenda digitale Expo Matching Program.
La crescita è anche qualitativa, con una crescente presenza di chef stellati e un sempre
maggiore peso del design e della creatività,
sottolineato anche dalla nascita dei due prestigiosi award HOSThinking, dedicato alla progettazione di format innovativi, e Host Smart
Label, che premia prodotti e servizi sostenibili.
La soddisfazione degli espositori si è tradotta in un immediato riscontro: sono infatti già
1.748 gli espositori iscritti, con previsione di
superare quota 1.900, il 40% dei quali sono
internazionali (percentuale record). Germania,
Francia, Spagna, USA e Svizzera i Paesi più
rappresentati, con l’aggiunta di folte delegazioni dalle economie più dinamiche.
Un concentrato di lifestyle e tecnologie, di
nuovi format della ristorazione e creatività
spalmati in 14 Padiglioni, (due in più rispetto
all’edizione 2013) per una crescita del 12% nei
mq occupati, e si svilupperà in tre macro-aree.
Il percorso di avvicinamento accompagnerà
le aziende con numerose iniziative mirate:
osservatori, presenza ai più importanti appuntamenti internazionali quali Identità Golose,
percorsi ad hoc per i macro-settori (Ristorazione Professionale con Pane-Pasta-Pizza,
Pasticceria-Gelateria con Caffè -Thè, Arredo
e Tavola) e, in particolare, un’approfondita
attività di scouting sui buyer. Proprio questa
accurata selezione consente di moltiplicare le
opportunità di matching mirato, come testimoniano gli stessi buyer internazionali, che a
Host 2013 hanno colto netta l’impressione di
un ambiente caratterizzato da vivaci scambi
di business.
I primi 100 anni di Maserati
Inizia un anno di celebrazioni per il centenario
Inizia un anno di celebrazioni per il
Inizia un anno l centenario
Basler
Weinmesse
+ Feinmesse:
Basilea,
24 Ottobre 1 Novembre
La mecca del gusto e del
piacere
Basler Weinmesse, appuntamento doveroso per amanti e intenditori del vino si terrà
quest’anno dal 24 Ottobre al 1 Novembre
2015 nella Sala 2.1 della Fiera di Basilea.
La possibilità di degustare più di 4500 varietà
di vini provenienti da ogni angolo del Mondo
e la presenza di oltre 120 espositori rende
questa fiera una “cantina” internazionale in
cui alta qualità ed esperienza rappresentano
il marchio di eccellenza.
La fiera è aperta a rivenditori, operatori del
settore alberghiero e gastronomico, intenditori e appassionati, per soddisfare i più esigenti palati con un’offerta diversificata per
uva, regione di produzione e fascia di prezzo.
Secondo le ultime statistiche, il vino è molto
in voga in Svizzera ed è richiesto da oltre il
60% dei visitatori elvetici, seguiti da italiani
(il 50%) e spagnoli (40%). Basler Weinmesse
è collegata al sigillo di approvazione del concorso enologico indipendente La Sélection.
Stessa data e stessa location anche per Herbstwarenmesse e Feinmesse, la seconda definita “Mecca del piacere” dalla stampa dopo il
successo della scorsa edizione che ha contato
27.200 visitatori e 190 soddisfatti espositori.
Le raffinate degustazioni proposte spaziano
da carne e pesce pregiati a qualità esotiche di
olio e caffè, spezie assortite e finissimo cioccolato. Inoltre l’ampia, variegata e colorata
offerta permette ai visitatori di ritirarsi dallo
spazio commerciale e sorseggiare comodamente una pinta di birra o stravaganti cocktail
seduti in angoli rustici e cantine appositamente predisposte. Si tratta di una manifestazione che permette di scoprire sapori nuovi e
combinazioni curiose, una vera piattaforma di
promozione e vendita per il mercato del gusto.
Inoltre le due rassegne non sono limite
esclusivamente all’arte della degustazione
ma propongono una ricca offerta di accessori per la casa, utensili da cucina e arredi da
interni ispirati alle ultime tendenze in tema
di lifestyle.
Appare perciò più che giustificato il successo
riscosso nell’ultima edizione: quasi il 75% dei
partecipanti ha assegnato un voto tra Buono
e Ottimo e più della metà è tornato a casa
con borse piene di acquisti e ordini di spesa
inoltrati.
La formula vincente è rinnovata anche
quest’anno e per la quarta volta consecutiva
la combinazione delle due rassegne autunnali permetterà di associare i piaceri sottili
che solo un buon bicchiere di vino e prodotti
di alta qualità possono suscitare.
http://www.baslerweinmesse.ch/
http://www.feinmesse.ch/
Per ulteriori informazioni:
Sharon Metus
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
ottobre 2015 La Rivista - 83
SAIE & SIE:
Bologna,
14 - 17 ottobre
Due saloni insieme
per il progettare,
costruire, abitare
ecosostenibile
Nel Quartiere fieristico di Bologna si terrà dal
14 al 17 ottobre SAIE, il Salone storico dell’edilizia italiana, che inaugura il nuovo format
SAIE SMART HOUSE dedicato appunto negli
anni dispari alla costruzione e riqualificazione
di edifici e città, mentre negli anni pari come
nel 2016 sarà SAIE BUILT ENVIRONMENT allargato anche alla costruzione e ingegneria del
territorio e delle infrastrutture.
In contemporanea a SAIE SMART HOUSE
2015 si svolgerà anche la prima edizione di
84 - La Rivista ottobre 2015
SIE - il Salone dell’Innovazione Impiantistica
che sarà dedicato a tutte le filiere produttive
dell’impiantistica civile: termoidraulica, climatizzazione, energie rinnovabili e domotica
in un’ottica di forte integrazione del sistema
edificio-impianto all’interno della piattaforma di SAIE.
SAIE SMART HOUSE 2015 intende stimolare
e sostenere una nuova politica industriale per
il rilancio dell’edilizia: un rilancio che passa
attraverso la realizzazione di reti, materiali e
immateriali, per la modernizzazione e la rigenerazione di spazi urbani. Per questo, il nuovo format, è stato pensato come un percorso
consistente in 3 grandi aree tematiche, divise ma tra loro integrate: dalla progettazione
consapevole di un edificio all’abitare una casa
responsabilmente, passando attraverso la costruzione sostenibile di un immobile.
SAIE ACADEMY si conferma anche per questa
edizione protagonista dell’offerta formativa di
SAIE dopo la grandissima partecipazione dello scorso anno con oltre 9.000 professionisti.
L’ACADEMY diventa una vera e propria alta
scuola dell’innovazione tecnica, grazie anche al contributo dei Consigli Nazionali delle
Professioni e la collaborazione delle Università
italiane, che darà la possibilità a tutti i professionisti di seguire 28 corsi di alta formazione
- con il rilascio di crediti formativi – distribuiti
in 4 aree tematiche.
Si consolida l’Area della Ricerca dove in oltre
2500 mq saranno ospitati 20 Centri di Ricerca e Laboratori Universitari e dove verranno
mostrati i progetti più innovativi nel campo
dell’edilizia e delle costruzioni realizzate sia dai
ricercatori italiani, che dalle aziende presenti.
Accanto all’Area della Ricerca sarà organizzato
ARCHItechnology, un ciclo di incontri informativi rivolti a tecnici e progettisti sulle tecnologie
per la progettazione e le costruzioni: dalle tecniche di costruzione a secco al cemento biodinamico, dal self‐healing concrete ai m.e.m.s.,
dalla realtà virtuale ai geopolimeri per la stampa 3D di pareti.
Anche quest’anno il SAIE dedica particolare
attenzione al know-how italiano nel Mondo,
confermandosi ancora una volta piattaforma
internazionale: seminari e workshop dedicati
all’accesso delle aziende e dei professionisti ai
mercati emergenti, ma anche incontri b2b per
facilitare lo scambio e il confronto tra mercato
italiano ed estero, nell’ottica di favorire la costruzione di importanti occasioni con ciascun
Paese presente.
Completano la piattaforma SAIE SMART HOUSE, SMART CITY EXHIBITION, la manifestazione dedicata alle città intelligenti, Ambiente &
lavoro, dedicata alla sicurezza sul Cantiere, e
SAIE3 dedicata ai complementi per l’edilizia e
serramenti, e alla sostenibilità dell’abitare sia
per gli interni che per l’outdoor.
I primi 100 anni di Maserati
Inizia un anno di celebrazioni per il centenario
Inizia un anno di celebrazioni per il
Inizia un anno l centenario
Fieracavalli:
Verona,
5 - 8 novembre
L’appuntamento del
mondo equestre
internazionale
Fieracavalli ha scelto, per il terzo anno
consecutivo, il palcoscenico internazionale
del Concorso Ippico di Piazza di Siena, per
presentare le novità della 117^ edizione, in
programma a Verona dal 5 all’8 novembre
2015. Nella storica cornice di Palazzo Altieri
la manifestazione veronese ha confermato il
suo ruolo di appuntamento italiano più prestigioso del mondo equestre internazionale.
Da oltre un secolo, infatti, Fieracavalli rappresenta l’unione perfetta tra la passione
per il mondo del cavallo, lo sport, il business, l’intrattenimento e il territorio. Ed è
proprio grazie a questa sua poliedricità che
è riuscita a rendere il cavallo, nel corso degli
anni, un ambasciatore di cultura non solo in
Italia, ma in tutto il mondo.
La scorsa 116ª edizione ha chiuso superando
le 160 mila presenze, un evento sempre piú
internazionale con il 15% dei visitatori e degli operatori specializzati giunto dall’estero,
da 85 nazioni, 5 in più rispetto all’edizione
del 2013. I buyer da Germania, Slovenia e
Croazia sono stati i più numerosi tra i padiglioni, ma anche Ungheria, Svizzera, Austria,
Francia, Russia, Brasile, Argentina ed Emirati
Arabi ormai considerano Fieracavalli la principale piazza di business per il comparto.
Il turismo equestre sarà il centro della nuova edizione della rassegna veronese. Solo in
Italia sono 120.000 gli appassionati che si
dedicano all’equiturismo, un turismo slow
che mette a sistema due delle realtà più
importanti che sostengono il nostro Paese:
turismo e agroalimentare, per questo, con
l’aiuto del Touring Club Italiano, è stata
creata la prima guida dell’Italia a cavallo.
Durante la 117^ edizione, quindi, non solo
verrà presentata in anteprima assoluta la
guida, ma verrà data visibilità e spazio alle
realtà italiane legate al mondo del turismo
slow e del cavallo, grazie a “La Valigia in
sella”, il padiglione 4 che per quattro giorni
si trasformerà nella piazza internazionale
dell’equiturismo.
Questa edizione si presenta, quindi, come
un vero e proprio viaggio alla scoperta del
territorio e delle sue eccellenze attraverso
il cavallo, per rendere ancora più forte quel
legame, quella “affinità naturale” che lega
uomo, cavallo e territorio. Un fil rouge che si
ritroverà anche nel Salone del Turismo Rurale
che quest’anno, per la prima volta, sarà ospi-
tato da Fieracavalli (all’interno del Palaexpo)
e che arricchirà i contenuti della manifestazione mostrando uno stile di vita “country”
fondato sulle tipicità del territorio.
Insieme al turismo, l’altro protagonista assoluto di Fieracavalli sarà come sempre lo
sport che quest’anno allarga il suo orizzonte con l’aggiunta di altre prove di carattere
internazionale.
Grazie a Jumping Verona, unica tappa italiana della Longines FEI World CupTM, è infatti
da 15 anni punto di riferimento per il settore
sportivo internazionale di eccellenza.
Durante questa edizione di Fieracavalli sarà
dedicato grande spazio anche al mondo
allevatoriale, che ogni anno, richiama a
Verona quasi 3000 cavalli di 60 razze diverse, provenienti da tutto il mondo. Per dare
ancora più importanza a questo aspetto
della manifestazione, la rassegna veronese
organizzerà direttamente – nell’ambito del
Salone del Cavallo Arabo – il Campionato
Europeo di Morfologia ECAHO.
ottobre 2015 La Rivista - 85
Slow Food
Market:
Zurigo, 13 – 15
novembre
Il salone del Buon
Gusto
Dal 13 al 15 novembre 2015, presso la Messe
Zürich, si terrà Slow Food Market, il salone
del buon gusto dedicato a prodotti alimentari e specialità artigianali, dove le parole chiave sono degustazione, scoperta, discussione
e acquisto.
Cuore della manifestazione è “Il mercato,
una vera e propria esperienza dei sensi”. Un
enorme mercato coperto dove produttori e
86 - La Rivista ottobre 2015
coltivatori presentano una ricca offerta di
specialità regionali e “trouvailles”.
Nel 2014 sono stati oltre 12.000 i buongustai che hanno visitato la terza edizione dello Slow Food Market, dei quali l’85% ha concretamente acquistato qualcosa; il 96% ha
valutato la manifestazione con un giudizio
che va da molto buono a buono, mentre tre
quarti di questi hanno messo in calendario la
visita all’edizione 2015. La tendenza, rispetto anche all’edizione del 2013, è in continua
crescita, dal momento che quasi il 95% di
visitatrici e visitatori pensa che il “salone del
buongusto” acquisterà sempre più importanza, di pari passo con il movimento Slow
Food (98%).
La crescita non riguarda solamente il numero
dei visitatori, ma anche la gamma dei prodotti offerti: l’assortimento dei generi alimentari è estremamente vario e sempre più
ampio; si parte da pasta e granaglie per arrivare a carne, pesce e delizie lattiero-casearie, passando poi per frutta e verdura, dolci
e bevande di ogni tipo. È presente inoltre un
angolo riservato a squisitezze straordinarie e
molto pregiate che rischiano però di sparire
dal panorama gastronomico e che vengono
per qusesto preservate grazie al supporto
dell’associazione non-profit Slow Food.
Ciò che dà un valore aggiunto allo Slow Food
Market è il programma collaterale. I visitatori
possono partecipare ai laboratori del gusto e
ai corsi di degustazione per venire a conoscenza di tante cose interessanti riguardanti
la produzione tradizionale. Inoltre, durante
le conferenze aperte al pubblico e le tavole
rotonde, si dibattono argomenti di attualità.
Per Slow Food, qualità ed originalità sono
sempre al primo posto. L’organizzazione
controlla ogni espositore circa il rispetto dei
principi “buono, pulito e giusto”. Tutti i prodotti devono infatti rispettare rigidi criteri:
la qualità deve essere elevata, la produzione accurata e il pagamento equo. Pertanto, partecipare al mercato significa esporre
prodotti di qualità capaci di creare fiducia e
riconoscimento.
Il programma degli eventi, la pubblicità tramite manifesti e annunci e l’ampio ricorso ad
esperti di organizzazione del settore, nonché
il lavoro impeccabile dei media per la stampa
e internet, fanno dello Slow Food Market un
originale festival del gusto di prima grandezza a cui vale davvero la pena partecipare.
I primi 100 anni di Maserati
Inizia un anno di celebrazioni per il centenario
Inizia un anno di celebrazioni per il
Inizia un anno l centenario
Igeho 2015:
Basilea, 21- 25
novembre
50 anni di qualità,
professionalità e
tradizione
Dal 21 al 25 novembre 2015 ritorna a Basilea
l’appuntamento biennale con Igeho, Salone
internazionale del settore alberghiero, della
gastronomia e del consumo fuori casa. Durante i cinque giorni di fiera circa 700 espositori
provenienti da 12 Paesi hanno la possibilità di
incontrare oltre 76000 visitatori, di cui il 16%
è costituito da operatori del settore alberghiero, il 52% proviene dal mondo della gastronomia e il 13% dal settore della gastronomia
ospedaliera e per case di cura, in uno spazio
espositivo di 68.000 metri quadri.
I settori principali e i gruppi merceologici del
Salone IGEHO 2015 sono: generi alimentari e
bevande, specialità gastronomiche e vino, tecnologie per la cucina e soluzioni per la pulizia,
apparecchiature per alberghi e ristoranti, universo caffè e universo tecnologie.
Igeho offre interessanti possibilità di networking e rappresenta il più grande e importante punto di incontro per tutti gli operatori di
mercato professionisti del settore alberghiero
e della ristorazione provenienti dalla Svizzera
e dai Paesi confinanti.
Accanto ad un’imponente e completa gamma di prodotti e servizi per hotel, ristoranti,
take-away e per i settori della cura, il Campus Igeho segna il punto culmine di questa
edizione.
“Grazie a questo nuovo evento e a questa
nuova piattaforma cerchiamo di offrire ai
nostri ospiti un valore aggiunto alla loro visita” – commenta Dominique Dresel, direttrice
della fiera. Il programma di alto livello intende
anche fare appello ai potenziali visitatori della
mostra, incoraggiandoli a fare uso di questa
nuova opportunità per i professionisti di condividere le loro esperienze. Speakers avvincenti che condivideranno la loro esperienza e la
chiave del loro successo, animate discussioni
ed emozionanti conferenze su temi e problematiche attuali con esperti del settore arricchiscono ogni giorno il programma dell’Igeho
Campus.
Chef’s Arena
Show di cucina con la presenza di chef stellati
che concederanno ai visitatori di dare un’occhiata alle loro pentole e padelle. Show che
si alterneranno a discussioni dove gli chef
parleranno della loro filosofia e dei più recenti
trend da tutto il mondo, condividendo le loro
personali ricette vincenti.
Restaurant CH
Restaurant CH, con il suo concept gastronomico temporaneo, parteciperà per la seconda
stagione a Igeho. Grazie a questo, studenti
della Restaurant Management School avranno l’opportunità di tradurre in realtà la propria
visione di una ristorazione innovativa e creativa, potendo dimostrare il proprio talento e le
proprie capacità ai professionisti del settore.
ottobre 2015 La Rivista - 87
Gourmesse:
Zurigo,
9 - 12 ottobre
In principio è il gusto
Gourmesse supera i 20 anni di manifestazione
e continua a stupire. Tra il 9 e 12 ottobre la
nuova edizione della Fiera del Gusto, delle specialità e dei prodotti di nicchia riapre le porte ai
88 - La Rivista ottobre 2015
visitatori nel magnifico contesto della Kongresshaus di Zurigo.
Alta qualità e prodotti pregiati caratterizzano
quella che ormai è considerata una fiera di
successo. L’anno scorso è stata ampiamente
superata la soglia degli 11’000 visitatori, di cui
ben il 70% costituito da clienti finali e il 30%
da operatori di settore. L’opportunità di vendita
diretta rappresenta un notevole incentivo per
amatori e potenziali partner commerciali, invitati ad apprezzare la particolarità di prodotti
nuovi o sconosciuti e testarne le potenzialità di
vendita. D’altronde Gourmesse richiama intenditori da ogni parte del mondo e punta sempre
più all’internazionalizzazione, implementando
una politica di forte orientamento alle esigenze
personalizzate del cliente.
La cultura del piacere enogastronomico viene
sapientemente coltivata in ogni suo aspetto.
Degustazione, impatto visivo e aroma costituiscono gli aspetti essenziali per un’esauriente
conoscenza del prodotto e per una consapevole
scelta di consumo.
il marchio Italia costituisce il divisore comune e
la garanzia di qualità degli espositori. Le modalità
di partecipazione possibili prevedono l’acquisto di
pacchetti agevolati comprendenti lo stand (personalizzabile secondo le proprie esigenze) nonché
numerosi altri servizi offerti dalla CCIS, tra cui
assistenza organizzativa e servizio interpretariato
per tutta la durata della Fiera. Inoltre quest’anno
le opportunità per i partecipanti si arricchiscono
di gustose novità: E’ possibile prenotare uno spazio all’interno dell’Area Italia per proporre aperitivi
e degustazioni interattivi, ogni giorno alle 12h e
alle 18h, per coinvolgere i visitatori e stimolare
una conoscenza diretta dei prodotti.
Perché la partecipazione attiva è importante?
Si tratta di un’occasione per stare al passo con
il repentino cambio di gusti dei consumatori
nonché di un efficace test di gradimento del
proprio prodotto su un mercato complesso e
variegato come quello svizzero.
È possibile ottenere maggiori informazioni sul
sito della CCIS www.ccis.ch oppure su www.
gourmesse.ch.
Con la CCIS le eccellenza gastronomiche del
Bel Paese
La nostra Camera di Commercio collabora anche quest’anno con Gourmesse per costruire
una cornice tutta italiana che espone i prodotti
di eccellenza della cultura enogastronomica del
Bel Paese. Si tratta di un’area privilegiata in cui
Per ulteriori informazioni:
Sharon Metus
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo
[email protected]
www.ccis.ch
Mondo in Camera
Percorso impresa:
imprendere per evolvere
GOURMESSE 2015
Fiera del Gusto, delle specialità e
dei prodotti di nicchia
Calabria:
cuore mediterraneo
Incontri btob tra imprese
trentine del comparto
agroalimentare e operatori
svizzeri
Food & wine...
Made in Emilia Romagna
Slow Food Market 2015
Contatti commerciali
Servizi camerali
ottobre 2015 La Rivista - 89
Mondo in Camera
Percorso impresa:
imprendere per evolvere
Affrontare nuovi mercati e competere efficacemente creando valore:
export e startup. Strategie, Metodologie e Strumenti.
Il mondo dell’imprenditoria affronta cambiamenti epocali che delineano
nuove opportunità.
La vostra azienda è pronti per coglierle
e creare nuovo valore?
Ecco un breve percorso di una giornata,
disegnato appositamente per tutti gli
imprenditori che desiderano ritagliarsi uno spazio nella propria agenda per
guardare un orizzonte più ampio al di
fuori della routine quotidiana, concentrandosi sulle metodologie e sugli strumenti manageriali di base per accedere
alle nuove opportunità sui mercati e
competere efficacemente.
Programma
09:45 – Apertura Lavori: Camere di
Commercio Italiane all’Estero ed aiuto
alle PMI – CCIS
Durata: 15min.
1° Modulo. Il Milieu: comprendere l’ambiente e le dinamiche di riferimento
Il modulo fornisce esempi pratici delle
chiavi di lettura per:
• comprendere nuove realtà di mercato
• acquisire la necessaria padronanza per
affrontarle agilmente e con efficacia
Durata: 2h.
• Lunch Buffet
Durata: 1h.
2° Modulo. Identificazione delle reali opportunità dei target e dei punti di forza:
azioni, metodologie e strumenti per la
pianificazione, il monitoraggio ed il conseguimento degli obiettivi
Il modulo fornisce gli strumenti e le metodologie per:
• l’identificazione delle opportunità e
degli obiettivi di business
• la pianificazione e le azioni di sviluppo per il loro raggiungimento
• il monitoraggio e gli interventi di business review
Durata: 2h.
90 - La Rivista ottobre 2015
3° Modulo. Il Valore del Team e l’allenamento alla Leadership
Il modulo fornisce competenze e consapevolezza sulle potenzialità personali e del
proprio Team per:
• esprimere al meglio la leadership e per
una efficace gestione del management
• sviluppare la produttività, il benessere
dei propri collaboratori e la soddisfazione dei Clienti
• migliorare il Time Management
• gestire positivamente lo stress
• sviluppare le risorse e le competenze del
Team per una reale e duratura creazione di valore per l’Impresa, per le persone
che ne fanno parte e per i Clienti
Durata: 2,5h.
• Un caso imprenditoriale di successo –
USI Alumni Association
Durata: 20min.
Costi e modalità di partecipazione (iva esclusa)
• Quota per singolo partecipante:
350,00 CHF (incluso light lunch buffet)
• Quota riservata ai Soci CCIS e USI
Alumni: 350,00CHF, sconto 20% →
280,00CHF
• Sconto per 2 o più partecipanti della
stessa azienda: 5%
• Termine d’iscrizione: 30 settembre 2015
• Numero massimo di partecipanti per
giornata: 25
• Numero minimo di partecipanti: 10
L’iscrizione avviene direttamente attraverso CCIS, compilando l’apposito modulo di
preiscrizione disponibile su www.ccisweb.
com, da inviare via mail all’indirizzo:
[email protected]
In caso di accettazione della preiscrizione,
al fine di formalizzare l’iscrizione si dovrà
inviare copia del pagamento con le stesse
modalità di invio del modulo di preiscrizione.
Sede del corso
Lugano Innovation Lab (LIL)
Palazzo Botta, Via Ciani 16
CH – 6900 Lugano
Informazioni:
Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera
Via Nassa 5 - Postfach - 6900 Lugano
Tel. +41 91 924 02 32
Fax +41 91 924 02 33
E-Mail: [email protected]
www.ccis.ch
GOURMESSE 2015
Fiera del Gusto, delle specialità e dei prodotti di nicchia
Sono ormai più di vent’anni che la Gourmesse,
fiera del Gusto e delle specialità di nicchia, offre
la possibilità di entrare in contatto con potenziali clienti, operatori del settore e gastronomi.
La ricerca di innovazioni e ispirazione spinge
ogni anno oltre 11’000 visitatori e visitatrici a
venire alla manifestazione, e la CCIS da oltre
dieci anni accompagna questo successo organizzando uno stand raggruppante diverse realtà
italiane, offrendo così uno scorcio delle specialità enogastronomiche del Bel Paese.
La prossima edizione è in programma dal 9 al
12 ottobre.
La possibilità di partecipare con uno stand
all’interno della nostra area permette di ottenere estrema visibilità e il collocamento
all’interno di un contesto riconosciuto per il
marchio Italia. Inoltre, in questo spazio, è
stato predisposto un corridoio centrale,
ideato per l’allestimento di presentazioni, degustazioni e workshop temporanei per promuovere e presentare
in modo interattivo il proprio territo-
rio e mettere in risalto i prodotti aziendali.
Il valore aggiunto garantito dalla partecipazione a questa fiera si riscontra nel servizio di
assistenza capillare offerto agli espositori. Si
tratta di supporto organizzativo in ogni fase
di preparazione e allestimento dello stand,
servizio interpretariato e la possibilità di personalizzare il proprio stand con pannelli grafici
rappresentativi.
Perché Zurigo?
La Regione di Zurigo fa parte delle piazze finanziare più importanti del mondo e si trova
nel cuore dell’Europa. Conta 3,7 milioni di
abitanti e da anni è in testa fra le città europee con la migliore qualità della vita. Il tasso
di disoccupazione si attesta attorno al 3,23%
(Fonte: statista.com, 2014).
Interessati? È possibile scaricare la presentazione della fiera mentre e le modalità standard
di partecipazione aprendo i link agli allegati
sottostanti. Informiamo inoltre che per aziende, Consorzi, Associazioni di categorie, Aziende Speciali delle CCIAA, Regioni e Province la
CCIS può organizzare degli spazi collettivi su
misura.
Richiedete informazioni dettagliate:
Sharon Metus
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, CH – 8027 Zurigo
Tel. 0041/44/289 23 11
Fax 0041/44/201 53 57
e-mail: [email protected]
[email protected]
CALABRIA: CUORE MEDITERRANEO
Viaggio d’affari per importatori alimentari e ristoratori svizzeri ad Expo Milano 2015 e in Calabria Mare selvaggio ed incontaminato, spiagge
sterminate, vento e sole potenti ed un cielo sempre azzurro e limpido.
Questa è la Calabria, terra adagiata al centro del
Mediterraneo davanti alle coste della Grecia e
dell’Africa, ad un passo dalla Sicilia e lontana
dalla frenesia delle grandi città del resto d’Italia.
Una terra con una natura generosa e ricca di
produzioni alimentari spesso sconosciute ma
eccellenti e genuine che affondano le loro
radici nelle antiche civiltà che l’hanno attraversata nei secoli.
Entro la fine di ottobre, la CCIS organizza un
viaggio d’affari che toccherà Expo Milano 2015
e la Calabria, alla scoperta delle eccellenze agroalimentari di questa regione, rivolto a importatori, grossisti, dettaglianti, GDO e ristoratori che
sanno riconoscere l’inimitabile qualità dei prodotti italiani.
Le vie del bergamotto
Un primo viaggio dedicato al Bergamotto e destinato ai seguenti operatori svizzeri:
- Produttori di bevande
- Case farmaceutiche
- Importatori alimentari
- Ristoratori
- Stampa
Tesori di Tropea: la cipolla più famosa d’Italia
Un secondo viaggio dedicato alla Cipolla di Tropea e destinato ai seguenti operatori svizzeri:
- Importatori alimentari
- Ristoratori
- Stampa
Per informazioni:
- Marianna Valle: [email protected]
- Bruno Indelicato: [email protected]
- Alessia Bellion: [email protected]
ottobre 2015 La Rivista - 91
INCONTRI BTOB TRA IMPRESE TRENTINE DEL
COMPARTO AGROALIMENTARE E OPERATORI SVIZZERI
La Camera di Commercio italiana per la Svizzera (CCIS), in collaborazione con Trentino
Sviluppo, invita i professionisti elvetici del
settore (importatori, dettaglianti, grossisti)
ad incontrare i produttori di eccellenze agroalimentari trentine direttamente in Svizzera
presso le loro sedi o presso le sedi della CCIS a
Ginevra, Zurigo e Lugano.
Siete interessati? Cosa: incontri d’affari – settore Food Quando: dal 19 al 21 ottobre 2015
Dove: direttamente presso le Vostre sedi o le
sedi della CCIS Vi invitiamo a consultare i profili delle ditte in allegato , compilare il modulo
che troverete qui di seguito e a inviare il tutto
via mail ([email protected]) o via fax +41 22
906 85 99 entro e non oltre il 9 ottobre 2015.
Vi contatteremo in seguito per confermare il
luogo dell’incontro e l’orario.
Per ulteriori informazioni sulle modalità di
iscrizione e conoscere i profili delle imprese
Lysiane Bennato, Alessia Bellion
e-mail: [email protected]
Tel 022 906 85 95
FOOD & WINE...
MADE IN EMILIA ROMAGNA
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera organizza in collaborazione con Promec,
l’Azienda Speciale della Camera di Commercio
di Modena e in partnership con la Camera di
Commercio di Reggio Emilia, una delegazione
per operatori svizzeri a Reggio Emilia con incontri b2b e visite aziendali presso produttori di vino
e specialità culinarie regionali.
I prodotti proposti saranno: Aceto Balsamico,
Parmigiano Reggiano, Lambrusco e altri vini,
prosciutto e altri insaccati, salumi e liquori tipici.
Il viaggio è in programma dal 9 al 11 novembre
2015. I costi di viaggio e pernottamento sono a
carico della nostra Camera di Commercio.
Questo il programma di massima
Lunedì 9 novembre:
- Arrivo nel pomeriggio a Reggio Emilia
- Cena e pernottamento
Martedì 10 novembre:
- Incontri commerciali bilaterali tra aziende modenesi e reggiane e buyer tedeschi e svizzeri.
- Cena e pernottamento
SLOW FOOD MARKET 2015
Il prossimo Slow Food Market, il salone del buon
gusto dedicato a prodotti alimentari e specialità
artigianali, si terrà presso la Messe Zürich dal 13
al 15 novembre 2015.
Nel 2014 sono stati oltre 12.000 i buongustai
che hanno visitato la terza edizione dello Slow
Food Market. L’85% dei visitatori ha concretamente acquistato qualcosa; il 96% ha valutato la
manifestazione con un giudizio che va da molto
buono a buono, mentre tre quarti di questi visiteranno anche l’edizione 2015.
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
sarà partner esclusivo per il mercato italiano.
Per maggiori informazioni in merito all’affitto stand
per lo Slow Food Market 2015, potete contattare direttamente gli organizzatori in lingua italiana eventex di Zurigo, al numero +41 43 399 45 70 oppure
tramite e-mail: [email protected]
Anche sul sito web della fiera potete trovare ulteriori informazioni in lingua italiana:
www.slowfoodmarket.ch
Tutte le informazioni delle attività camerali le trovate anche sul sito www.ccis.ch
92 - La Rivista ottobre 2015
Mercoledì 11 novembre:
- Incontri commerciali bilaterali tra aziende modenesi e reggiane e buyer tedeschi e svizzeri ed
eventuali visite aziendali concordate a seguito
degli incontri.
- Partenza in serata
Gli incontri avranno luogo presso la sede camerale
di Palazzo Scaruffi: Via Crispi, 3 Reggio Emilia
Per informazioni e adesioni:
Camera di commercio italiana per la Svizzera
Bruno Indelicato
Tel.: +41 44 289 23 23
E-Mail: [email protected]
ottobre 2015 La Rivista - 93
CONTATTI
COMMERCIALI
Dal mercato italiano
OFFERTE DI MERCI E SERVIZI
Turbine a vapore
De Pretto Industrie SRL
Via A. Fogazzaro, 5
I – 36015 Schio
Tel: +39 0445 691511
Fax: +39 0445 511138
E-mail: [email protected]
www.deprettoindustrie.it
Vetro tecnico
VE-VA srl
Via Bixio Nino, 9
I – 21049 Tradate (VA)
Tel: +39-0331-810779
Fax: +39-0331-860308
E-mail: [email protected]
www.ve-va.eu
Prodotti cosmetici
Bioline S.r.l.
Viale Bolognini, 78
I – 38122 Trento
Tel: + 39 0461 933209
Fax: + 39 0461 914663
E-mail: [email protected]
www.bioline-jato.com
Torneria di precisione
Guerrini SpA
Via delle Fisarmoniche 41/43
I – 60022 Castelfidardo AN
Tel. 0039/071 7808177
Fax 0039/0717820949
E-mail: [email protected]
www.guerrinispa.com
Motori Torque
Technai Team srl
Via Gelada 15
I – 21015 Lonate Pozzolo (VA)
Tel. 0039/0331 66162415
E-mail: [email protected]
www.technai.it
Stampaggi in plastica
Reca Plast srl
Via dell’Artigiano 15
I – 60027 Osimo AN
Tel. 0039 071 7231208
94 - La Rivista ottobre 2015
Fax 0039 071 716940
E-mail: [email protected]
www.recaplast.it
Automazione industriale
Proteo Engineering srl
Via S. Vito 693
I – 41057 Spilamberto MO
Tel. 0039/059 789611
Fax 0039/ 059 789666
E-mail: [email protected]
www.proteoeng.com
Calzature
Fausto Ripani
via Del Castello 3
I – 63812 Montegranaro FM
Tel. e Fax 0039 0734893065
E-mail: [email protected]
www.faustoripani.com
Stampi per pressofusione materie plastiche
SPM s.p.a.
Via Bargnani, 7
I - 25132 S.Eufemia BS
Tel: 0039/ 030 3363211
Fax: 0039/030 3363226
E-mail: [email protected]
www.spm-mould.com
Lamiere forate
SCHIAVETTI Lamerie forate srl
Viale della Vittoria 4
I – 15060 Stazzano AL
Tel. 0039/0143 607911
Fax 0039/0143 61297
E-mail: [email protected]
www.schiavetti.it
Pezzi forgiati in acciaio
ACSA Steel Forgings Spa
Via per Solbiate 43
I – 21040 Oggiona con Santo Stefano (VA)
Tel. 0039 0331712011
E-mail: [email protected]
www.acsa.it
Prodotti antiusura in metallo duro
Harditalia srl
Via genova 9
I – 21040 Oggiona con Santo Stefano (VA)
Tel. 0039 3403393639
Fax 0039/0331 215024
E-mail: [email protected]
www.harditalia.com
Complementi di arredo urbano
SMEC
Via Vivaldi 30
I – 41019 Soliera MO
Tel. 0039/059 566612
Fax 0039/059 566999
E-mail: [email protected]
www.smec-onweb.it
Arti grafiche
Leva Spa
Piazza Amendola 12
I – 20149 Milano
Tel. 0039/02 24127.1
Fax 0039/02 24127130
E-mail: [email protected]
www.leva.it
Specialità alimentari altoatesine
Knodus srl
Via San Giovanni 8
I – 39030 Valle Aurina BZ
Tel. 0039/0474 402096
Fax 0039/0474 401984
E-mail: [email protected]
www.knodus.it
Industria cartotecnica
Nuovo Scatolificio Valtenna srl
Contrada Girola Valtenna 43
I – 63900 Fermo FM
Tel. 0039/0734 64791
Fax 0039/0734 647990
E-mail: [email protected]
www.valtenna.it
LSR - Officina Pubblicitaria - Un nuovo
modo di fare pubblicità
Rocco De Vito è il fondatore de “Lo
Studio Rosso - Officina pubblicitaria”,
un progetto nato nel 2009. Un progetto in continua crescita grazie a nuove
partnership ma soprattutto grazie alla
dedizione e l’esperienza del team di lavoro. Le parole che contraddistinguono
la nostra agenzia sono: Professionalità,
Qualità e Serietà.
Siamo una Web Agency dinamica costituita da un team di professionisti giovani
sempre in grado di stare al passo con le
innumerevoli tecnologie sul mercato.
La nostra idea è quella di aiutare le piccole, medie e grandi imprese ad imporsi nel
vasto mondo della comunicazione offrendo servizi che vanno dalla grafica web al
marketing, dalla grafica tradizionale.
Per qualsiasi informazione sulla nostra attività, potete visitare il sito:
www.lostudiorosso.it
o scriverci per PREVENTIVI GRATUITI a
[email protected]
RICERCA AGENTI RAPPRESENTANTI SUL
TERRITORIO SVIZZERO
• Franchisor italiano attivo nel comparto
gastronomico/alimentare cerca imprenditori/partner locali svizzeri interessati ad
investire in questo progetto di sviluppo
commerciale.
• Torri S.p.A. con sede a Torri di Quartesolo
(VI) a pochi chilometri da Venezia, azienda
certificata ISO 9001:2008, produce da oltre
40 anni scaffalature industriali per soluzioni logistiche integrate. Il loro programma
offre: soluzioni innovative per lo stoccaggio
di qualsiasi prodotto, un’ampia gamma di
prodotti progettati secondo le norme FEM
e UNI TS attualmente in vigore, la consulenza professionale per la progettazione di
impianti logistici; l’impiego delle migliori
materie prime per garantire un prodotto di
qualità ed un ufficio ricerca e sviluppo dedicato alle esigenze specifiche del cliente.
• Maser Group srl è una realtà affermata
nel settore edile in grado di offrire “Soluzioni Chiavi In Mano” oltre alle lavorazioni in
cartongesso, termico ed acustico, dipinture interne ed esterne, nonché finiture,
decorazioni particolari, ristrutturazioni e
isolamento a cappotto. L’azienda rappresenta una delle realtà più significative della
propria categoria realizzando sia in ambito
nazionale che internazionale: ambientazioni per catene di negozi, lavori di risanamento edile, edifici ex-novo e ristrutturazioni.
Per le richieste di cui sopra rivolgersi a:
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
e-mail: [email protected]
www.ccis.ch
Gewerbestrasse 1
CH – 6030 Honau
Tel.: +41 41 455 41 10
Fax: +41 41 455 41 15
E-mail: [email protected]
www.bne.ch
Il magazzino è di 7000 m2 di cui 1200 m2
sarebbero liberi per la gestione della logistica
conto terzi.
BENVENUTO AI NUOVI SOCI
AGILENTIA AG
RATZENBERGER ANDREA
JOSEFSTRASSE 225
CH-8005 ZÜRICH
TEL. +41 (0)44 515 89 50
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BLÖCHLINGER, FRISCH- UND
KÜHLLOGISTIK GMBH
BLÖCHLINGER PATRICK
INDUSTRIESTRASSE 52
CH-8112 OTELFINGEN
TEL. +41 (0)43 931 03 03
FAX +41 (0)43 931 02 29
[email protected]
WWW.FRISCHLOGISTIK.CH
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JOHANNES-HIRT STR. 18B
CH-8804 AU ZH
TEL. +41 (0)78 629 76 52
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COSTA ALBERTO
LANGMAUERSTRASSE 35
CH-8006 ZÜRICH
TEL. +41 (0)79 194 29 34
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OFFERTE DI MERCI E SERVIZI
DELLI GATTI CARLO
GLATTALSTRASSE 213
CH-8153 RÜMLANG
TEL. +41 (0)79 281 87 66
[email protected]
Spazi magazzino
BNE AG
ESSETI SRL
GRASSILLI ELENA
Dal mercato svizzero
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
e-mail: [email protected]
www.ccis.ch
VIA DEL LAVORO 90
IT-40050 ARGELATO (BO)
TEL. +39 051 892 362
FAX +39 051 893 972
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CH-5610 WOHLEN
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CH-8702 ZOLLIKON
TEL. +41 (0)79 918 92 24
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CH-8305 DIETLIKON
TEL. +41 (0)78 746 67 48
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ottobre 2015 La Rivista - 95
ATTIVITÀ E SERVIZI
PUBBLICAZIONI
RECUPERO IVA ITALIANA E SVIZZERA
Con i suoi circa 700 Soci la Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero.
Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del
Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi,
certificati ISO 9001, è molto variegata e
comprende tra l‘altro:
• La Rivista periodico ufficiale
mensile (11 edizioni all‘anno)
• Annuario Soci
• Indicatori utili Italia-Svizzera
• Analisi settoriale – Abbigliamento
• Analisi settoriale – Arredamento
• Analisi settoriale – Energie
Rinnovabili
• Analisi settoriale – Vino
• Guida per i lavoratori distaccanti in
Svizzera
• La realizzazione di lavori in Svizzera
– Focus Edilizia
Il servizio, offerto a condizioni molto
vantaggiose, è rivolto sia ad imprese svizzere
che recuperano l’IVA pagata in Italia, sia alle
imprese italiane che desiderano recuperare
l’IVA pagata in Svizzera.
• Incontri BtoB massimizzando
il ritorno commerciale derivante
dall’incontro tra la domanda svizzera e
l’offerta italiana
• Organizzazione di incontri e
workshop tra operatori, con l‘ausilio di
servizi di interpretariato e segretariato
• Colloqui di consulenza individuale
• Recupero dell‘IVA svizzera in favore
di operatori italiani, nonché dell‘IVA
italiana e tedesca per imprese elvetiche
• Ricerche e consegne semplici di
contatti italiani e svizzeri (produttori,
importatori, grossisti, commercianti, agenti/
rappresentanti)
• Ricerca e mediazione di partners
commerciali italiani e svizzeri
• Ricerca di prodotti, marchi di
fabbricazione e reperimento di brevetti
• Recupero di crediti commerciali
• Investire in Svizzera: servizio
dedicato all’accompagnamento di
investimenti in svizzera
• Azioni promozionali e di direct
marketing
• Assistenza e consulenza in materia
doganale e commerciale
• Informazioni statistiche ed import/
export
• Informazioni relative
all‘interscambio, normative riguardanti gli
insediamenti in Svizzera ed in Italia
• Informazioni riservate su aziende
italiane: visure, bilanci, assetti societari,
protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc.
• Informazioni riservate su aziende
svizzere: estratto dal registro di commercio,
statuto legalizzato, atto di costituzione,
rapporto commerciale (informazioni sulla
solvibilità)
• Traduzioni ed interpretariato
• La CCIS fornisce informazioni
su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza
ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere
96 - La Rivista ottobre 2015
Seestrasse 123,
Casella postale, 8027 Zurigo
Tel.: +41 44 289 23 23
Fax: +41 44 201 53 57
E-mail: [email protected]
www.ccis.ch
CHE-107.821.234 IVA
Rue du Cendrier 12-14,
Casella postale, 1211 Ginevra 1
Tel.: +41 22 906 85 95,
Fax: +41 22 906 85 99
E-mail: [email protected]
CHE-107.821.234 IVA
Via Nassa 5
6900 Lugano
Tel.: +41 91 924 02 32
Fax: +41 924 02 33
E-mail: [email protected]
CHE-107.821.234 IVA
RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI
Grazie alla propria rete di contatti
e alla conoscenza delle esigenze
e dei bisogni del mercato elvetico
e di quello italiano, la Camera di
Commercio offre ad imprese sia
svizzere che italiane intenzionate ad esportare i propri servizi e
prodotti all’estero un’accurata
ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed
identificati i partner commerciali
Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e
la Svizzera, è consentito ai soggetti titolari
di partita iva di ottenere il rimborso dell’IVA
pagata nello Stato estero. La CCIS:
• fornisce la necessaria documentazione;
• esamina la documentazione compilata;
• recapita l’istanza di rimborso
all’ Autorità fiscale competente;
• avvia e controlla l’iter della Vostra pratica;
• fornisce assistenza legale.
Siamo a vostra completa disposizione per ottenere maggiori informazioni e richiedere la
documentazione sul servizio per il rimborso
dell’IVA italiana, tedesca e/o di quella svizzera.
(Tel. +41 44 289 23 23)
RAPPRESENTANZA FISCALE IN
SVIZZERA PER IMPRESE ITALIANE
Le imprese che realizzano su territorio svizzero
operazioni imponibili all’iva svizzera per un
valore superiore a CHF 100’000 sono obbligate
a registrarsi ai fini iva in Svizzera. La Camera di
Commercio supporta in questo caso le imprese
italiane divenendo il loro rappresentante fiscale
occupandosi di aprire partita iva in Svizzera,
registrare le fatture in entrate ed uscita e
predisporre il rendiconto iva trimestrale.
Inoltre ogni assistenza fiscale legata alla
fatturazione di operazioni commerciali in
Svizzera è compresa nel servizio.
ritenuti più idonei per le imprese
a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene
organizzato un incontro presso le
aziende target così selezionate
permettendo alle imprese italiane
o svizzere un rapido ed efficace
ingresso sui rispettivi mercati di
riferimento.
Per ulteriori informazioni ed un
preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail
[email protected]
LA SOLUZIONE GIUSTA
PER OGNI EVENIENZA.
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Da l r o b u s to DA I LY, il Va n of t h e Ye a r 2015 , a l p e s o m a s s i m o S T R A L I S :
l ’a t t u a lis s i m a g a m m a d i ve i co li I ve co u n is ce e co l o g ia e d e co n o m ia i n
m o d o i d e a l e e , g r a z i e a s u o i i n n u m e r e vo li m o d e lli , of f r e s o l u z i o n i s p e ci f i ch e
p e r o g n i i n c a r i co d i t r a s p o r to.
Gustala come gli italiani:
un filo d‘olio d‘oliva, sale e pepe e... buon appetito!
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Consumo di carburante ciclo misto 6,8 l/100 km, emissioni di CO2 157 g/km, categoria d’efficienza energetica G. Il valore medio (CO2) di tutti i veicoli nuovi
immatricolati in Svizzera è pari a 144 g/km.