LE FORME DI IMPRESA E IL BUSINESS PLAN
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LE FORME DI IMPRESA E IL BUSINESS PLAN
MINISTERO REGIONE SICILIANA DELL’ISTRUZIONE DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE “S. CANNIZZARO” CATANIA CORSO I.F.T.S. – POLO Ambiente “Tecnico Superiore per il monitoraggio e la gestione del territorio e dell’ambiente” MODULO CORSUALE: LE FORME DI IMPRESA E IL BUSINESS PLAN Docente: Dott. Gaetano Calì 1 INDICE DEGLI ARGOMENTI LE FORME DI IMPRESA ED IL BUSINESS PLAN_______ 1. Idea imprenditoriale ______________________ 4 2. Valutazione di fattibilità ___________________ 5 3. Intraprendere __________________________ 6 4. Business Plan ____________________________ 8 5. Gestione dell'impresa ______________________ 17 6. Valutare i tempi __________________________19 7. Finanziamento dell'iniziativa _________________ 19 8. La forma giuridica dell'impresa _______________ 23 APPROFONDIMENTI _________________________ 29 a. La ricerca di mercato ______________________ 29 b. La strategia di marketing ___________________ 29 c. Il marketing mix _________________________ 31 2 IL LAVORO AUTONOMO – LA CREAZIONE D’IMPRESA Il processo di creazione di impresa si evolve attraverso la definizione di una serie di tappe successive, ognuna delle quali presuppone scelte precise, in grado di definire sempre più l'idea progettuale e le sue fasi attuative. Poche idee imprenditoriali si trasformano in progetti di impresa: la maggior parte si dimostra non realizzabile a causa di ostacoli insormontabili, tra cui la limitata innovatività del prodotto, l'insufficiente dimensione del mercato, la presenza di una concorrenza agguerrita, la difficoltà tecnica di realizzare il prodotto, la dimensione non ottimale della struttura produttiva, la scarsa redditività ecc. Chi ha maturato un'idea imprenditoriale deve avere una visione complessiva e organica delle nozioni giuridiche e tecniche di base, e delle fasi da seguire per la stesura del progetto di impresa o "business plan". L'aspirante imprenditore dovrà infatti: analizzare il mercato e stimarne le potenzialità dimensionare l'azienda verificare la presenza delle competenze necessarie (tecniche, economiche, gestionali) e le motivazioni del gruppo definire le possibilità proprie finanziarie ed economiche definire i fabbisogni finanziari e le fonti di finanziamento Il reperimento delle risorse finanziarie costituisce uno dei fattori più critici nell'avvio di nuove imprese. L'incapacità di finanziare adeguatamente l'avvio e lo sviluppo dell'impresa può infatti trasformare in un insuccesso anche le idee più brillanti. La previsione accurata del fabbisogno finanziario e della sua 3 evoluzione nel tempo costituisce il primo passo per una gestione finanziaria oculata, tale da consentire all'azienda di superare i primi difficili anni di vita. Le fasi principali del processo di creazione di impresa possono riassumersi sinteticamente nei seguenti 8 punti: AVERE UNA PRECISA IDEA DEL PRODOTTO/SERVIZIO DA PROPORRE AL MERCATO VERIFICARE LA FATTIBILITÀ DEL PROGETTO VERIFICARE SE SI È PRONTI AD INTRAPRENDERE TRASFORMARE L'IDEA IN UN PROGETTO, TECNICA DI ANALISI S.W.O.T. E SUCCESSIVA TRASFORMAZIONE DEL PROGETTO IN BUSINESS PLAN ORGANIZZARE IL FINANZIAMENTO DELL'INIZIATIVA SCEGLIERE LA FORMA GIURIDICA DELL'IMPRESA GESTIRE L'IMPRESA ASSICURARE LO SVILUPPO NEL TEMPO 1. IDEA IMPRENDITORIALE E’ il punto di partenza dell’intero processo di creazione d’impresa: si tratta di individuare una possibilità di inserirsi nel mercato offrendo beni e/o servizi la cui domanda non è del tutto soddisfatta, proponendo l’innovazione di un prodotto esistente, oppure offrendo beni non ancora presenti sul mercato. Per la ricerca e la definizione dell'idea imprenditoriale si possono così individuare 3 possibilità: 4 iniziare con una attività nota, cioè produrre un bene o servizio già presente sul mercato (in questo modo si sfruttano idee già esistenti); utilizzare nuove tecnologie o nuove applicazioni di tecnologie in attività note (una iniziativa caratterizzata da un diverso approccio al mercato); puntare sulla innovazione di tecnologia e/o di prodotto (una scelta che presuppone la scoperta di nuove metodologie produttive ed applicazioni tecnologiche e la capacità di creare nuovi spazi di mercato per prodotti innovativi; una scelta che comporta quindi le maggiori difficoltà in fase di attuazione). Nella individuazione ed elaborazione dell'idea imprenditoriale può essere molto utile confrontarsi con amici ed esperti del settore nel quale si intende operare raccogliendo opinioni, rispondendo alle domande e spiegando come si potrebbe sviluppare l'idea che si ha in mente si può infatti avere una prima reazione da parte di potenziali utenti del bene/servizio che si vuole introdurre nel mercato (e di conseguenza capire i bisogni che si dovranno soddisfare) e si ha anche l'occasione di fare una prima valutazione di massima sulla fattibilità dell'idea. 2. VALUTAZIONE DI FATTIBILITÀ Per verificare la fattibilità di una idea progettuale bisognerà effettuare una prima valutazione delle sue effettive possibilità di realizzazione, rispondendo a criteri di efficienza economica. Si tratta innanzitutto di analizzare i risultati della ricerca di mercato per capire fino a che punto l'idea imprenditoriale può avere un successo commerciale. La valutazione di fattibilità ha per oggetto i seguenti aspetti di un business: Mercato (ricognizione del contesto territoriale esterno) 5 Tecnici (valutazione tecnologie ed impatto ambientale) Economici (convenienza economica) Patrimoniali (rischio finanziario) Liquidità (rischio finanziario) 3. INTRAPRENDERE La creazione d’impresa richiede di possedere od apprendere questi elementi: motivazione (decidere di intraprendere avrà ripercussioni nel modo di vivere e di lavorare: è indispensabile interrogarsi su quello che si vuole e che si è effettivamente in grado di fare); competenze (verificare se le proprie competenze, e quelle dei soci, sono tali da consentire di seguire e portare a termine il progetto e successivamente fare sviluppare l'impresa) Le competenze sono tecniche, gestionali ed amministrative. 1. tecniche competenze specifiche soggettive inerenti il settore di appartenenza 2. gestionali risorse umane project management (è importante chiarire la durata di ogni fase dal progetto, per stabilire le scadenze nell'approvvigionamento di materie prime, nella produzione e consegna della merce, nella distribuzione, nei pagamenti ecc.) gestione finanziaria (verificare se le risorse dei soci coinvolti nell'iniziativa sono tali da rispondere, senza eccessiva assunzione di rischi, alle necessità del progetto; oltre al fabbisogno di 6 capitale di avvio dell'impresa si deve tener conto del fabbisogno finanziario necessario ad assicurare un suo stabile sviluppo, attraverso una corretta pianificazione finanziaria che consideri tutti gli investimenti cui bisognerà far fronte nel corso dei primi anni di vita dell'impresa, nonché degli sfasamenti temporali tra entrate ed uscite. Ad esempio bisogna tener conto delle dilazioni di pagamento che si concedono ai clienti e di quelle che si riescono ad ottenere dai fornitori) 3. amministrative conoscenze fiscali, amministrativo contabili, legislative Cosa comporta essere socio/ amministratore/ prestatore d’opera Partecipare alla costituzione e gestione di un’impresa presuppone in linea generale un certo impegno, in primo luogo in termini di tempo. In fase di costituzione è necessaria la partecipazione alla creazione del business plan aziendale, che richiede di appropriarsi dei meccanismi di previsione economica e gestionale, oltre a quelli di pianificazione della parte relativa alla ricerca. Inoltre occorre seguire lo svolgimento di tutte le fasi sino alla costituzione, che spaziano dalla gestione della proprietà intellettuale alle divisioni dei compiti tra i soci all’interno dell’azienda, alla creazione dello statuto e degli eventuali patti parasociali. E’ importante distinguere i diversi ruoli e gradi di impegno, partecipativo e patrimoniale, a seconda che il soggetto interessato ad intraprendere diventi semplice socio, amministratore o prestatore d’opera (naturalmente è possibile che nella stessa persona coincidano tutte e tre le figure). Il socio possiede parte delle quote in cui è suddiviso il capitale sociale (che, nelle S.p.a., si chiamano azioni), deve far fronte personalmente all’impegno 7 finanziario commisurato alle sue quote societarie e percepirà degli utili in proporzione. L’impegno finanziario corrisponde al versamento delle quote di capitale sociale e alla partecipazione alla copertura delle perdite, qualora sia necessario. Può rimanere estraneo alla gestione della società, ed è chiamato a partecipare unicamente alle assemblee dei soci (ordinarie o straordinarie che siano, potendo anche talvolta delegare per la partecipazione un terzo, tramite un documento di delega da lui firmato). Prestatore d’opera. E’ quel particolare socio che, oltre a ricoprire incarichi nelle assemblea dei soci, partecipa attivamente all’attività lavorativa dell’impresa come collaboratore o dipendente della società. E’ coinvolto nella gestione ed amministrazione delle diverse funzioni e attività aziendali: dalle attività tecniche e di produzione alle attività commerciali, dalla pianificazione e gestione economico-finanziaria alla definizione e attuazione di strategie di marketing. L’impegno e la ripartizione degli incarichi vengono definiti dalle competenze dei diversi soci imprenditori coinvolti, dall’opportunità di acquisizione di personale e dalla specifica struttura ed esigenze dell’azienda e del suo business. Nel progettare la propria impresa è bene considerare le proprie aspirazioni, la propria disponibilità di tempo e le proprie competenze per scegliere con criterio dove posizionarsi all’interno dell’organigramma aziendale. 4. BUSINESS PLAN Per passare dall'idea al progetto occorre definire le caratteristiche del bene o servizio da offrire al mercato, così come le condizioni che regoleranno la sua produzione e commercializzazione. 8 A tal fine la tecnica di analisi strategica che sicuramente mette in risalto le eventuali deficienze progettuali è l’analisi S.W.O.T.. Questa analisi ci permette di cogliere: Strengths, punti di forza Weaknesses, punti di debolezza Opportunities, opportunità, Threats, minacce e vincoli di qualsiasi progetto, piano, programma, iniziativa, impresa vogliamo elaborare, migliorare, sviluppare e valutare. Per un buon uso di tale analisi si suggerisce la seguente tecnica, basata sull'intuizione, sulla capacità di sintesi e sulla creatività per delineare percorsi di azioni concrete ed innovatrici. Si procede attraverso otto passaggi interconnessi. 1. Sintesi dei punti di forza (Strengths) Prendiamo un foglio di carta e scriviamoci tutti gli elementi o fattori che sembrano essere i punti forti del tema o del caso che stiamo valutando. Diamoci un tempo sufficiente a cogliere in modo intuitivo tali elementi, senza perdere mai di vista la globalità del tema o del caso in esame. Ad esempio, sono sufficienti cinque minuti di tempo per riflettere e scrivere. Scaduto il tempo, copriamo tale foglio in modo tale da non poterlo leggere (o sbirciare...). 9 2. Sintesi dei punti di debolezza (Weaknesses) Prendiamo un secondo foglio e, con eguale tecnica e minuti di tempo, scriviamo tutti gli elementi o fattori che ci sembrano essere, invece, i punti deboli del tema o del caso che stiamo valutando. Scaduto il tempo, copriamo tale foglio in modo tale da non poterlo leggere (o sbirciare...). 3. Sintesi delle opportunità (Opportunities) Prendiamo un terzo foglio ancora. Scriviamoci sopra tutte quelle che, secondo noi, sono le opportunità che possono sostenere e fare sviluppare positivamente il tema od il caso che stiamo valutando. Scaduto il tempo, copriamo tale foglio in modo tale da non poterlo leggere (o sbirciare...). 4. Sintesi delle minacce e dei vincoli (Threats) Prendiamo un quarto foglio: l’ultimo che serve! Scriviamoci tutte quelle che riteniamo essere le minacce e gli ostacoli che possono indebolire o bloccare il tema od il caso che stiamo valutando. 5. Combiniamo S (forze) e T (minacce / vincoli), per individuare cosa occorre fare perché le S non diventino W (debolezze). Cerchiamo di determinare orientamenti, direzioni ed azioni in grado di anticipare e bloccare l’effetto negativo che le minacce esercitano sui punti forti, trascinandoli 10 inevitabilmente verso la loro regressione, il loro depotenziamento ed il loro indebolimento. S T Azioni per impedire che le forze si tramutino in debolezze per effetto delle minacce e dei vincoli W NO 6. Per contro, combiniamo W (debolezze) ed O (opportunità), per individuare cosa bisogna fare perché le W diventino S (forze). Cerchiamo di determinare orientamenti, direzioni ed azioni che consentono di trascinare i punti deboli, tramite le opportunità, verso una loro positiva evoluzione. W O Azioni per tramutare le debolezze in forze usando le opportunità individuate S SI 7. Adesso confrontiamo i risultati ottenuti nelle le due colonne ed abbiamo il seguente quadro d'insieme. 11 8. Fondiamo le due aree di azioni, unendo quelle simili ed aggregando quelle similari. Si ottiene così un unico nucleo di azioni rivolto al miglioramento degli interventi ipotizzati per la soluzione del problema. Combiniamo poi i risultati ottenuti nell’una e nell’altra direzione. Avremo così un quadro complessivo di quello che è possibile fare per migliorare il tema od il caso in esame, tramite un appropriato progetto. 12 In sintesi l’analisi s.w.o.t. permette a quanti la realizzano di individuare i propri punti di forza per utilizzarli e spenderli, superare le proprie debolezze, cogliere le opportunità e difendersi dalle minacce. L’analisi s.w.o.t. serve, dunque, a porsi quelle domande che vi aiuteranno a decidere se la vostra impresa ed il vostro prodotto/servizio saranno in grado di corrispondere ai vostri piani e quali saranno i vincoli. L’analisi s.w.o.t. si applica a tutte le situazioni: un impresa, un prodotto, la concorrenza, etcc. etcc.. In particolare, una volta messa a fuoco l'idea da trasformare in prodotto, si dovrà: definire la compagine societaria valutando i conferimenti oltre al capitale sociale (brevetti, competenze tecniche, conoscenza del mercato, …) e le relazioni tra i soci; analizzare il mercato per individuare il settore in cui si vuole operare, studiare la concorrenza e conoscere le caratteristiche e le preferenze dei consumatori/utenti; valutare le possibilità di successo ed i vincoli imposti dal mercato nella produzione e commercializzazione del nuovo prodotto/servizio; definire in maniera più dettagliata le caratteristiche del prodotto/servizio (prezzo, qualità, ecc.) che lo possono rendere interessante per il mercato di riferimento; analizzare gli eventuali aspetti di difesa della proprietà intellettuale per proteggere gli aspetti più innovativi del bene/servizio o del processo di produzione; valutare la redditività dell’idea imprenditoriale; considerare gli approvvigionamenti di materie prime, semilavorati, 13 servizi e il reperimento di risorse umane; esaminare gli step e le soluzioni tecniche del processo produttivo; definire i canali di distribuzione e le modalità di vendita; ipotizzare partnership e network futuri; verifica del business plan e determinazione del break even point. È questo il momento della verità assoluta: il break even point ci dirà se il piano ha realmente funzionato. Infatti il break even point è il punto di pareggio fra l’investimento sostenuto ed il ricavo ottenuto dall’attuazione del medesimo piano. Da quel punto in poi quello che il piano produrrà sarà il tanto atteso guadagno. 14 15 Il "business plan", o progetto d'impresa, è una valutazione organica ed efficace di tutte le scelte operative effettuate per trasformare un’idea in un’impresa, che rappresenta uno strumento operativo per la gestione della società. Il business plan e analisi s.w.o.t. schematizzano l’attività concettuale e strategica di pianificazione e organizzazione dell’impresa: in tal senso non rimane un progetto iniziale, bensì è il primo esercizio di un’attività stabile di direzione aziendale. Il "business plan" è inoltre uno strumento di presentazione economico/finanziaria tale da permettere ad altri potenziali soci o finanziatori la valutazione dei rischi che si assumono con la partecipazione all'iniziativa. Per i potenziali investitori (banche, merchant banks, enti pubblici, fondi mutualistici) rappresenta il documento principale sul quale basare la propria decisione di investimento. Il "business plan" deve quindi offrire una serie di garanzie: 1. evidenziare la capacità del neo imprenditore e del suo team di riuscire ad avviare, gestire e sviluppare l'impresa (devono essere presenti motivazioni personali ed adeguate capacità tecniche e manageriali); 2. documentare la validità tecnica e commerciale dei prodotti o dei servizi attraverso la descrizione delle loro caratteristiche principali e dei bisogni che si intendono soddisfare; 3. rendere conto dell'esistenza di una clientela potenziale in grado di assicurare un volume di domanda adeguato; 4. dettagliare e motivare le scelte effettuate per la definizione dei prezzi, dei sistemi della rete di vendita, dei canali di distribuzione e della comunicazione, in termini di investimenti e di mezzi (marketing mix); 16 5. garantire la fattibilità tecnica del prodotto e del processo di produzione (dovranno risultare chiaramente l'importanza del ruolo della tecnologia per il successo dell'attività, il livello tecnologico del settore in cui si opererà e le conoscenze tecnologiche richieste dall'idea d'impresa); 6. definire un'adeguata struttura produttiva; 7. definire l'organico dell'impresa (quantitativi e professionalità delle risorse umane impiegate); 8. evidenziare la redditività dell'impresa determinata attraverso il break even point, ossia il punto di pareggio fra l’investimento sostenuto ed il ricavo ottenuto dall’attuazione del medesimo piano. L'analisi costi/ricavi dovrà dimostrare la fattibilità del progetto e la convenienza economica alla sua realizzazione (è a tal fine utile presentare i conti economici dei primi 3-5 anni di attività, nei quali si dovranno specificare costi e ricavi previsti, i tempi per il conseguimento del punto di pareggio, ed infine la redditività degli investimenti); 9. definire i fabbisogni finanziari relativi ai primi 3-5 anni di attività (per il 1° anno sarà utile definirli mensilmente); 10. presentare l’analisi dei punti di debolezza per evidenziare di possedere una consapevolezza delle proprie carenze. 5. GESTIONE DELL’IMPRESA Individuato il bene/servizio da produrre e deciso come venderlo, bisogna definire un adeguato dimensionamento dell'impresa ed un'accorta organizzazione dei beni aziendali, dedicando grande attenzione al piano di produzione. Produzione 17 L'obiettivo è quello di ottenere il miglior rapporto costo-prestazione, e le variabili che condizionano la scelta del processo produttivo sono: la qualità e la quantità del prodotto, le materie prime o i semilavorati che si intende utilizzare, la tecnologia da utilizzare, la localizzazione dell'azienda. Gestione Definito il processo produttivo in base alla qualità/quantità del prodotto, l'imprenditore dovrà definire le variabili della gestione: le risorse umane - va quantificato il numero degli addetti necessari ed il loro costo, definendo chiaramente ruoli, mansioni e responsabilità. Il tutto andrà tradotto in un organigramma, strumento nel quale viene definita in maniera schematica l’organizzazione che dovrà realizzare gli obiettivi dell'impresa; le materie prime, semilavorati, prodotti finiti e servizi. Nella si tratta di definire il fabbisogno di materie prime, semilavorati e prodotti finiti, nonché i servizi che dovranno essere acquistati per la realizzazione del processo produttivo a regime. Messa a regime Una volta lanciata l'attività dell'impresa, bisognerà assicurare la sua messa a regime. Durante questo periodo (variabile da 1 a 3 anni) l'impresa mette alla prova le proprie capacità di produzione e di vendita verificando costantemente la presenza di scostamenti dai valori di previsione, ed eventualmente correggere la gestione dell'attività. Per far questo sarà necessario disporre di un sistema 18 di informazione efficace e dar luogo a processi decisionali rapidi ed efficienti. 6. VALUTARE I TEMPI Per poter valutare correttamente le risorse necessarie bisogna definire il modo in cui si intende impostare lo sviluppo dell'iniziativa, gli obiettivi che ci si pone per gli anni successivi e ciò che si deve fare per mantenere il dinamismo dell'impresa. Tutte le possibili soluzioni dovranno tenere conto dello sviluppo dell'impresa nel medio periodo. Terminata la fase di avvio e decollo dell'impresa sarà infatti necessario un sistema di previsioni ed una gestione più elaborati: ad intervalli di tempo da stabilire, si dovrà quindi verificare l'idoneità delle strategie seguite per il perseguimento degli obiettivi che ci si è prefissati, in modo da poter eventualmente correggere le linee guida della gestione dell'impresa. 7. FINANZIAMENTO DELL’INIZIATIVA Determinata l’idea di produzione/servizio ed i mezzi necessari per avviare la società, bisogna tradurre in termini finanziari tutte le esigenze che tale attività comporta. La definizione del fabbisogno finanziario deve tenere conto della situazione finanziaria del neoimprenditore e dei soci, e degli investimenti richiesti, per essere sicuri di disporre non solo dei mezzi finanziari minimi indispensabili all'avviamento dell'iniziativa, ma anche di quelli necessari per la gestione ordinaria e lo sviluppo dell'impresa. Le varie risorse finanziarie necessarie si differenziano per origine e tipologia: - tipologia capitale di rischio: sono immissioni di capitale corrispondente all’acquisto di quote (nelle S.r.l.) o di azioni (nelle S.p.a.) e destinato alla patrimonializzazione della società; in tale 19 modo il soggetto che versa il capitale partecipa al rischio aziendale, beneficiando della redistribuzione degli utili nel caso in cui la società ne produca o alla rifondazione delle perdite, se queste superano un tetto fissato dalla normativa vigente. Esistono attualmente diversi soggetti che conferiscono capitale di rischio, con finalità diverse. I principali sono i venture capital, che solitamente investe nella società acquistando quote o azioni di nuova emissione, con l’obiettivo a lungo termine di realizzare un guadagno in conto capitale (capital gain) in seguito allo smobilizzo della partecipazione, dato dalla differenza tra il prezzo di acquisto ed il prezzo di vendita della partecipazione; i business angel, grandi imprese o investitori privati in possesso di notevoli patrimoni ed interessati industrialmente alla partecipazione gestionale nella società in cui decidono di investire; se il business angel è una persona fisica, data la sua natura, privilegia il rapporto personale con l’imprenditore che finanzia. Joint venture definizione Il contratto di joint venture consiste in un accordo fra le parti per gestire una iniziativa comune per poi dividerne successivamente gli utili. Associazione in partecipazione Con il contratto di associazione in partecipazione, l’associante (imprenditore) attribuisce all’associato una quota degli utili verso il corrispettivo di un determinato apporto che pur potendo essere di lavoro o capitale nella fattispecie è di capitale. 20 Patrimoni dedicati: figura introdotta di recente dalla riforma del diritto societario. Se nel reperimento di risorse finanziarie ci si rivolge al venture capital (letteralmente capitale di ventura: il nome ne spiega la natura, si tratta di investimenti ad altissimo rischio che proprio perché tali si possono rivelare molto remunerativi), sono previste alcune operazioni: contatto iniziale: per l’imprenditore è importante selezionare il venture capital che più si confà all’attività che intende intraprendere, in termini di esperienza sul tipo di prodotto/mercato, di quota preferita di investimento, e così via; presentazione: è opportuno un business plan in cui siano messe in risalto in modo credibile il potenziale dell’idea nonché le capacità manageriali; istruttoria: mediamente trascorrono 3/6 mesi dal primo contatto al termine dell’istruttoria; negoziazione: in questa fase inizia la relazione vera e propria tra imprenditore ed investitore, in cui è opportuno discutere di ogni aspetto in modo chiaro ed approfondito, ricordandosi che il ritorno atteso dal venture capital è dalle 5 alle 10 volte di quanto stanziato. Una volta conferito il capitale, il venture capital segue l’imprenditore anche nella sua attività gestionale. - tipologia capitale di debito: sono le immissioni di capitale destinato a fronteggiare le necessità di liquidità, concesso a fronte del pagamento di interessi periodici, da restituire alla fine del periodo pattuito. Viene tipicamente erogato a breve, medio e lungo termine da banche ed istituzioni (credito agevolato), solitamente quando la società è già avviata ed è in grado di fornire adeguate garanzie. - tipologia finanziamento istituzionale a fondo perduto: 21 sono le immissioni di capitale per cui non è richiesta né corresponsione di interessi, né restituzione del capitale stesso, in base a specifici programmi di sostegno alla creazione o sviluppo di impresa ed agli investimenti orientati all’innovazione ed alla ricerca industriale. Offrono finanziamenti a fondo perduto soggetti quali Stato, regione, provincia, comune, università, fondazioni, ecc. Anche se negli ultimi anni vi è stata un considerevole diminuzione delle risorse messe a disposizione. I finanziamenti istituzionali La disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato alla ricerca e sviluppo definisce due tipologie diverse di attività di ricerca, differenti per "prossimità" ai risultati industriali della ricerca ed al mercato: 1. ricerca industriale - attività miranti ad acquisire nuove conoscenze per la messa a punto o per lo sviluppo di prodotti o processi produttivi, ovvero le fasi di studio delle componenti del prodotto/processo che si intende realizzare. 2. sviluppo precompetitivo - attività miranti alla concretizzazione dei risultati della ricerca industriale in un piano, un progetto o un disegno per la realizzazione di prodotti, processi produttivi o servizi innovativi, ivi compresa la realizzazione di prototipi, impianti pilota o dimostratori non idonei a fini commerciali. Destinatarie degli aiuti istituzionali sono tipicamente le piccole e medie imprese (vedi appendice). Nell’erogazione dei finanziamenti si opera col regime “de minimis”, la disciplina adottata dalla Comunità Europea per regolare gli aiuti di Stato di piccola entità. Il “de minimis” prevede che le imprese possano ricevere a questo titolo 22 aiuti fino ad un massimo di 200.000 euro nell'arco di tre anni. Tali aiuti possono essere ricevuti da un’impresa per attività di ricerca e sviluppo così come per altre iniziative. Questo limite nasce dal fatto che aiuti di ridotta entità non sono in grado di alterare la libera concorrenza. Fondi strutturali Sono interventi finalizzati a rafforzare la coesione economica e sociale all’interno dell’Unione Europea e assicurare lo sviluppo armonioso, riducendo le disparità fra le differenti regioni attraverso il sostegno dei Fondi a finalità strutturale, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e gli altri strumenti finanziari esistenti. I fondi strutturali sono suddivisi nei seguenti quattro: il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), per ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni più svantaggiate dell’UE e per promuovere uno sviluppo sostenibile e creare posti di lavoro durevoli; il Fondo Sociale Europeo (FSE) per lo sviluppo delle risorse umane e dell’integrazione sociale nel mercato del lavoro al fine di promuovere un elevato livello di occupazione; il Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia (FEAOG); lo Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP). 8. LA FORMA GIURIDICA DELL’IMPRESA La scelta della forma giuridica dell'impresa è molto più di una scelta formale. Essa comporta infatti delle differenze sostanziali a livello di gestione e di potere decisionale, condiziona le scelte relative ai finanziamenti dell'impresa, 23 definisce i rapporti fra i soci, implica un diverso trattamento fiscale con diverse conseguenze sui costi dell'impresa. Tra le principali forme giuridiche alternative da scegliere per una neo-impresa vi sono: Società di persone: SOCIETÀ SEMPLICE SOCIETÀ IN NOME COLLETTIVO - S.n.c. SOCIETÀ IN ACCOMANDITA SEMPLICE - S.a.s. Società di capitali: SOCIETÀ A RESPONSABILITA' LIMITATA - S.r.l. SOCIETÀ PER AZIONI - S.p.a. SOCIETÀ CONSORTILE (S.p.a. o S.r.l. di diritto speciale) SOCIETÀ IN ACCOMANDITA PER AZIONI - S.a.p.a. Inoltre, differente dalle due tipologie precedenti, troviamo la SOCIETÀ COOPERATIVA, società senza scopo lucrativo. Nella scelta della forma societaria è utile tenere conto dei seguenti parametri principali: la responsabilità patrimoniale a livello personale dei soci per le obbligazioni sociali verso terzi: le differenti forme giuridiche prevedono diversi tipi di responsabilità verso i soggetti esterni (clienti, fornitori, dipendenti, finanziatori, ecc.). La distinzione fondamentale riguarda il diritto di rivalsa dei creditori nei confronti del patrimonio personale degli imprenditori (come avviene nelle ditte individuali e familiari e nelle società di persone tranne il caso del socio accomandante nelle società di 24 accomandita semplice) oppure solo nei confronti del capitale conferito nell’impresa (come nel caso delle società di capitali e nelle cooperative); il trattamento fiscale: ogni forma giuridica comporta diversi regimi fiscali, diverse aliquote, diversi modalità di corresponsione delle imposte; la responsabilità fra i soci e l’organizzazione interna all’impresa: ogni forma giuridica implica una serie di regole e di relazioni tra i soci (organismi dirigenti e loro potere, procedure di nomina e controllo, ecc) che, al momento della costituzione dell’impresa, dovrebbero essere previste per essere conformi alle esigenze e alle caratteristiche dei titolari e allo sviluppo aziendale; le procedure burocratiche e amministrative: diverse procedure di costituzione, funzionamento, liquidazione, trasformazione a seconda della forma giuridica prescelta comportano diversi costi fissi, sia che queste procedure siano svolte con personale interno sia che vengano delegate all’esterno. La contabilità aziendale può essere di tre tipi: supersemplificata e dei contribuenti minimi (entrambe solo per imprese individuali), semplificata e ordinaria; l’accesso a licenze, permessi, agevolazioni, contributi, ecc.: alcune attività, come l’artigianato o il commercio ambulante, sono precluse a certi tipi di società. Per quanto riguarda incentivi, contributi, agevolazioni alle imprese talvolta sono condizionati all’esistenza di una determinata forma giuridica. La forma giuridica più utilizzata dalle start up tecnologiche è la società a responsabilità limitata. 25 Trattamento tributario: L’imposta sul reddito delle società (I.RE.S.) è al 27,50% del reddito dichiarato (fino al 31.12.2007 era nella misura del 33%), percentuale che si è ridotta dagli anni scorsi (nel 2002, allora denominata IRPEG, l’aliquota era del 36%); l’imposta regionale sulle attività produttive (I.R.A.P.) è attualmente in Sicilia del 4,82% su un imponibile che comprende costo del lavoro (di ogni tipo) ed oneri finanziari; la tassa di concessione governativa annuale (la cosiddetta tassa libri) è di 309,87 euro (circa 500 euro se il capitale sociale è maggiore di 500.000 euro). Vantaggi rispetto ad altre forme societarie: 1. limitazione della responsabilità al capitale; 2. snellezza procedurale rispetto alle S.p.a. Svantaggi rispetto ad altre forme sociali: 1. rispetto alle società personali, regole di funzionamento, contabili, fiscali, giuridiche più complesse, ed organi sociali obbligatori, con relativi costi; 2. minore facilità di circolazione delle quote rispetto alle S.p.a. S.r.l. unipersonali: è concessa la facoltà di intraprendere un'attività di impresa utilizzando la S.r.l. unipersonale e quindi beneficiando della responsabilità limitata per il solo capitale conferito. Affinché ciò sia possibile è però necessario adempiere alle seguenti formalità: gli amministratori, o il socio unico, devono effettuare una dichiarazione presso la CCIAA contenente tutti i dati dell'unico socio; occorre fare menzione in tutti gli atti e la corrispondenza della società che si tratta di S.r.l. unipersonale. S.r.l. artigiane: è possibile iscrivere le S.r.l. presso l'albo imprese artigiane; non cambia il regime giuridico e tributario. 26 La nuova normativa che riguarda il diritto societario entrata in vigore il 1° gennaio 2004 prevede le seguenti principali riforme: semplifica la fase di costituzione delle società per azioni limitando la rilevanza dei vizi, introduce una disciplina specifica dei patti parasociali (che hanno per oggetto l’esercizio del diritto di voto nelle società per azioni o nelle società che le controllano, pongono limiti al trasferimento delle relative azioni o delle partecipazioni in società che le controllano ed hanno per oggetto o per effetto l’esercizio anche congiunto di un’influenza dominante su tali società), innova la disciplina dei conferimenti (con particolare riguardo alla nuova filosofia del rapporto fra questi e le azioni assegnate al socio e quindi della tutela del capitale sociale), innova le discipline del valore, dell'emissione e del trasferimento delle azioni e delle obbligazioni, razionalizza i poteri dell'assemblea (anche con riferimento a convocazione, quorum, diritti di intervento, rappresentanza dei soci), prevede nuovi sistemi di governance disegnando diversi tipi di gestione societaria alternativa, amplia le cause del recesso, introduce il nuovo istituto dei patrimoni destinati ad uno specifico affare, riforma integralmente la fisionomia delle società a responsabilità 27 limitata, accelera, semplifica e chiarisce le fasi dello scioglimento e della liquidazione delle s.r.l., introduce regole trasparenti per la direzione ed il coordinamento di società (anche con riferimento alla tutela dei soci di minoranza), facilita la trasformazione, la fusione e la scissione di società, per le società cooperative la riforma si muove sulle direttrici di favorirne la competitività anche attraverso: il loro accesso ai mercati, valorizzarne il carattere imprenditoriale, semplificarne la disciplina, ampliare gli ambiti dell'autonomia statutaria, introduce la nuova collocazione sistematica delle cooperative a mutualità prevalente, definisce i rapporti fra le cooperative a mutualità prevalente e le altre cooperative. Un cenno va anche fatto alle società a responsabilità limitata semplificata (Srls) istituite nel 2011 e modificate con il provvedimento entrato in vigore il 26 giugno 2012 (decreto sviluppo). 28 APPROFONDIMENTI a. LA RICERCA DI MERCATO La ricerca di mercato consiste nella raccolta ed organizzazione dei dati relativi all’analisi del settore in cui si intende operare, per delimitare il campo di azione e definire l'area strategica d'affari. Questo sarà possibile grazie alla individuazione delle combinazioni "prodotto/bisogni/clienti" che l'imprenditore intende servire. In questa fase è indispensabile analizzare i benefici apportati dal proprio prodotto e i bisogni che soddisfa, per identificare il mercato di riferimento, quindi la clientela, e di conseguenza pianificare una serie di strategie operative. In particolare, tale analisi dovrà: identificare i bisogni del cliente; pensare al prodotto/servizio adatto a soddisfarli; capire come, al momento attuale, questi bisogni vengono soddisfatti e da chi. Per conoscere i clienti, invece, bisognerà individuare: le loro caratteristiche culturali, sociali e demografiche; la frequenza con cui consumano o consumerebbero il prodotto che si vuole offrire; in quale occasione; chi decide l'acquisto del bene/servizio (il consumatore o qualcun altro per lui, e chi); a quale tipo di servizio accessorio sono sensibili. Questo tipo di studio delle variabili del mercato viene approfondito nella analisi della domanda (cioè la richiesta dei consumatori) e nella analisi dell'offerta (ciò che la concorrenza già offre o intende in futuro offrire al mercato), attraverso lo strumento costituito dall’indagine di mercato. L’analisi porta alla segmentazione del mercato, ovvero alla sua suddivisione in base alle variabili che consideriamo strategiche per il nostro business. b. LA STRATEGIA DI MARKETING Nella formulazione della strategia di marketing l'imprenditore deve quindi decidere quale prodotto offrire ed in quale segmento del mercato posizionare la propria offerta (collocare la propria strategia nei confronti di quelle dei concorrenti già presenti sul mercato), ma 29 anche quali sono gli obiettivi dell'impresa (dare priorità alla conquista di una quota di mercato prestabilita, oppure ottenere un certo ricavo, attuare determinati investimenti o garantire un dato livello di redditività), e quali vantaggi competitivi si vogliono conseguire e mantenere. L'attuazione della strategia di marketing consiste nella identificazione delle modalità attraverso le quali l'azienda intende raggiungere gli obiettivi che si è prefissata e le risorse necessarie per realizzarli. La scelta delle modalità di realizzazione di questa strategia, e la loro conseguente combinazione, comporta la definizione di una politica di ‘marketing mix’ ossia l'adozione di precise scelte in merito ai seguenti elementi: politica di prodotto; politica di prezzo; politica di distribuzione; politica di comunicazione. Rispetto alla segmentazione del mercato la strategia di marketing adottata può suggerire, ad esempio, di non fare alcuna distinzione tra i vari segmenti di mercato (strategia indifferenziata), oppure di proporre prodotti diversi per ciascuno dei segmenti individuati (strategia differenziata), o ancora di dirigere l'offerta verso un unico segmento (strategia concentrata). Un'altra strategia riguarda la scelta di rivolgersi alla parte più ricca del mercato (scrematura del mercato) oppure alla parte più numerosa (strategia di massa). Nel primo caso l'offerta deve presentare prodotti con prestazioni elevate, prezzi sostenuti, distribuzione selettiva e comunicazione ristretta ma di prestigio. Nel secondo caso, invece, l'offerta è caratterizzata da prodotti più semplici, prezzi contenuti, distribuzione intensiva, comunicazione estesa e persuasiva. Le scelte strategiche richiedono, inoltre, continui adeguamenti sia in relazione alla turbolenza del mercato che al ciclo di vita del prodotto, che attraversa le fasi di nascita, sviluppo, maturità, declino e uscita dal mercato o rilancio. Adeguamenti alle strategie di marketing sono infine richiesti in relazione alla situazione 30 economica complessiva: le strategie di offerta dovranno cioè tenere conto del fatto che ci si trovi in periodi di crescita economica, di stagnazione o di recessione. c. IL MARKETING MIX Una prima classificazione di queste attività è rappresentata dalle 4 leve fondamentali del marketing mix: Prodotto, Prezzo, Promozione e Punto vendita. Ciascuna leva è composta da una serie di attività che esprimono in dettaglio le azioni da compiere per arrivare ad influenzare il consumatore. Il "marketing mix" rappresenta un particolare dosaggio - o "mix" - di elementi operativi strategici che riguardano sia la fase di produzione che la vendita e la comunicazione, attraverso l'adozione di precise politiche che possono essere così suddivise: politica di prodotto; La determinazione della politica di prodotto che si intende seguire comporta: la definizione delle caratteristiche dell’offerta in termini di linea (cioè dell'insieme dei prodotti che presentano caratteristiche merceologiche e funzionali omogenee), e di gamma (cioè dell'assortimento di linee di prodotti) del prodotto/servizio; il posizionamento del prodotto rispetto a quello dei concorrenti (differenziazione); politica di prezzo; Rappresenta l’insieme delle decisioni che l’impresa deve prendere per fissare i prezzi dei prodotti/servizi offerti. La determinazione del prezzo di vendita di un bene dovrà permettere all'impresa di coprire i costi fissi, i costi variabili e gli ammortamenti degli investimenti, e di trarre un'adeguata remunerazione dallo svolgimento della propria attività. Nella fissazione del prezzo l’imprenditore dovrà considerare: la sua posizione nel mercato; la domanda (cioè la reattività del pubblico al prezzo); la concorrenza (e quindi il prezzo medio dei beni dei concorrenti). Per la determinazione del prezzo minimo (sotto il quale non è più conveniente vendere) l'imprenditore potrà utilizzare il criterio del "punto di pareggio". Tale criterio presuppone 31 l'uguaglianza tra i costi totali di produzione (costi fissi + costi variabili) e il totale dei ricavi di vendita in termini di quantità prodotte. politica di distribuzione; La politica di distribuzione riguarda l'insieme delle decisioni da adottare per fare arrivare il prodotto al consumatore, attraverso la scelta del canale distributivo più adatto. politica di comunicazione; Riguarda la scelta delle forme di comunicazione da impiegare per informare il mercato delle caratteristiche dei beni/servizi dell'impresa e convincerlo della opportunità di acquistare tali prodotti. Sono forme di comunicazione la pubblicità, le pubbliche relazioni, la promozione. La determinazione della politica di comunicazione da seguire comporta: l'identificazione del pubblico da raggiungere; l'individuazione dei contenuti della comunicazione; la determinazione dei mezzi di comunicazione da impiegare. politica del servizio. E' diretta ad individuare tutte le strategie accessorie che possano in qualche modo aumentare il livello di soddisfazione dei bisogni da parte dei clienti serviti (ad es. l'assistenza post-vendita). Gli interventi considerati dalla politica del servizio riguardano sia i consumatori finali che i canali di distribuzione utilizzati. Definizione di micro -piccola e media impresa: Per la corretta definizione di micro, piccola e media impresa si rimanda alla pubblicazione della Direzione Generale per l’impresa e l’industria che si allega a parte. Eventuale non predisposizione alla creazione di impresa Il colloquio di lavoro E', semplicemente, incredibile vedere tanti candidati fallire miseramente ai colloqui di lavoro: come se non fossero li per farsi assumere, ma per farsi scartare subito. Ed è ancora più incredibile rendersi conto degli errori, spesso pacchiani, che commettono da quando arrivano a quando salutano (se salutano) per andarsene. 32 Cominciamo dalla puntualità: chi arriva in ritardo è già scartato prima ancora di aprire bocca. E', dunque, buona norma arrivare quindici minuti prima (per compensare eventuali imprevisti) ma, per nessun motivo al mondo, dovrete presentarvi all'appuntamento con più di zero minuti di ritardo. Ho fatto più di cento colloqui di lavoro e non sono mai arrivato un minuto dopo il previsto; se l'ho fatto io chiunque può (e deve) farlo. Chi accampa scuse in tal senso (tipo: "un contrattempo può sempre succedere") è uno che ama prendersi da solo per il sedere e non ha (ancora) capito come funziona il mondo del lavoro; lo capirà a sue spese dopo essere stato scartato decine di volte e quando si accorgerà di riuscire a trovare solo lavori sfigati, quelli che i "ganzi" rifiutano. Altra questione importante: l'abbigliamento. Ad un colloquio di lavoro si va vestiti in maniera seria: giacca e cravatta per gli uomini e (preferibilmente) tailleur lunghi al ginocchio (niente minigonne) per le donne. Uno che si presenta con la Lacoste è fuori gioco prima di iniziare la partita; parimenti, una donna in abiti appariscenti (e, magari, anche scollacciati) potrà candidarsi a fare l'amante del capo, ma non ad un posto di responsabilità. E veniamo alla postura sulla sedia (durante il colloquio): per nessun motivo bisogna creare distrazioni all'intervistatore. Significa: posizione eretta, niente movimenti rotatori (se è una sedia girevole), sguardo diritto e postura rilassata. In sostanza: l'intervistato deve trasmettere fiducia e non mettere in agitazione chi lo intervista. Infine il tono della voce ed il modo con cui si risponde alle domande, devono dare l'impressione di una persona sicura di se (ma non arrogante), affidabile (ma non passiva), brillante (ma non troppo originale). Insomma: l'intervistato deve mettersi nei panni dell'intervistatore e chiedersi come reagirebbe al suo posto. Durante il colloquio si è tentati di "inventarsi" meriti che non si hanno ed a mentire su di se: è un errore clamoroso. Nessuno è così bravo da riuscire a non farsi "sgamare" da un intervistatore esperto (che, magari, ha già fatto centinaia di colloqui) e, inoltre, ogni bugia detta in questa fase 33 (quand'anche "passasse" e il candidato fosse assunto) sarebbe una cambiale a scadenza: prima o poi qualcuno gli chiederà: "ma lei non aveva detto di essere esperto di....?" Cercare di "migliorare" il quadro d'insieme è normale, inventarsi di sana pianta delle qualità inesistenti, è la maniera più sicura per ficcarsi nei guai da soli. Finito il colloquio, si aspetterà che l'intervistatore si alzi per condurre l'intervistato alla porta, si saluterà (senza esagerazioni alla Fantozzi) e si lascerà dietro di se una buona impressione. Riuscire a lasciare dietro di se una buona impressione significa avere delle buonissime probabilità d'essere richiamato per il colloquio successivo (in genere, un'assunzione seria, avviene dopo almeno due colloqui; spesso dopo tre o quattro incontri. Le assunzioni "a primo colpo" sono sempre "sospette"). 34