DODICESIMO EPISODIO
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DODICESIMO EPISODIO
DODICESIMO EPISODIO Caterino friggeva d’impazienza, mentre, sotto l’attenta direzione della mamma, sistemava cinque enormi sacchetti pieni di provviste, dividendo e classificando i vari articoli acquistati. Infatti quel giorno la mamma era andata a fare provviste, anche in previsione delle feste di Natale che si stavano avvicinando. Tra le altre cose aveva comperato due panettoni e varie bottiglie di spumante, che Caterino dovette sistemare nel ripostiglio che si trovava di fianco a camera sua. Mentre passava, ne approfittò per buttare dentro un occhio e verificare che P2K e Pterry non stessero combinando guai. Ad una prima occhiata P2K sembrava essersi messo in standby mentre Pterry, con il lurido straccio arrotolato intorno al collo, saltellava sul letto spargendo gocce di liquido violaceo sul copripiumino (che per fortuna era di sua natura piuttosto variopinto). Caterino sibilò: “Pterry, smettila di saltare!!! Stai sporcando dappertutto!”. Dall’altra stanza si udì la voce della mamma che rispondeva: “Cosa hai detto, caro?”. “Niente, mamma. Stavo parlando tra me e me!”, rispose Caterino fulminando Pterry con un’ultima occhiataccia prima di ritornare in cucina. Una volta terminato di svuotare gli enormi cinque sacchetti, Caterino fu mandato in cantina a prendere le decorazioni per l’albero di Natale. Caterino in generale adorava andare in cantina: era un posto dove nessuno veniva a disturbarlo, e lui spesso ci si rifugiava con le scuse più varie… doveva aggiustare la sua bicicletta, voleva cercare un cacciavite a stella tra gli attrezzi di papà per sistemare una valvola del suo robot, aveva da sistemare le lamine dei suoi sci per la stagione invernale. Quel giorno però non voleva allontanarsi troppo da camera sua, e fece mille storie per scendere. Solo quando la mamma cominciò a guardarlo insospettita e a insinuare che forse aveva la febbre, si decise ad andare, ma entro tre minuti era di nuovo di ritorno con un’enorme scatola contenente palle e luci di Natale. “Che velocità!”, si complimentò la mamma, abituata a vederlo scomparire nella cantina per ore intere. “E’ perché hai voglia di cominciare ad addobbare l’albero di Natale?”. Dovete sapere che, in generale, a Caterino sarebbe molto piaciuto addobbare l’albero: quello che non poteva sopportare era farlo insieme ad Alicetta. Infatti Alicetta aveva delle idee tutte particolari sulla posizione di ogni singola pallina, il che rendeva l’addobbo dell’albero una operazione a dir poco estenuante. Ricordando la discussione di circa tre ore dello scorso anno relativa alla sistemazione della palla di vetro con le stelline dorate, Caterino aveva elaborato una teoria scientificamente basata e, a suo parere, inattaccabile. A scuola avevano appena studiato la successione dei numeri di Fibonacci, e il professore di scienze gli aveva spiegato che questi numeri si incontrano in una grande varietà di fenomeni: dalla riproduzione dei conigli, alle spirali delle conchiglie, dall’albero genealogico dei fuchi alla crescita delle foglie e dei pistilli delle corolle dei fiori. In particolare gli aveva mostrato come la disposizione delle foglie sui rami di numerose piante segua la successione di Fibonacci: e tutto perché le foglie non si coprano l’una con l’altra! Prendendo come punto di partenza la prima foglia di un ramo e passando di foglia in foglia in senso orario, il numero di giri che si devono compiere prima di trovare una foglia sopra quella di partenza corrisponde a un numero di Fibonacci. A Caterino era sembrata una vera magia, e per vari giorni se ne era andato in giro vedendo numeri di Fibonacci ovunque. Ma questo fatto della disposizione delle foglie sul ramo, gli aveva anche ricordato il dramma della disposizione delle palline sull’albero di Natale! Il problema era analogo: secondo Alicetta bisognava evitare che si coprissero una con l’altra, ma anche armonizzare gli spazi pieni con gli spazi vuoti. Proprio lo stesso problema che la natura aveva risolto con successo utilizzando la successione di Fibonacci! Ma Alicetta avrebbe accettato una soluzione così squisitamente razionale? Nel dubbio Caterino provò a chiedere alla mamma: “Posso cominciare a mettere le decorazioni?”. La risposta giunse scontata: “ Certo che no! Aspetta che torni tua sorella, così lo fate insieme!”. “Uffa!” - sbuffò Caterino, e si diresse in camera sua. Appena entrato, cercò immediatamente di individuare la posizione attuale della pterovalvola, ma venne interrotto quasi subito da uno squillo di campanello e dal richiamo della mamma: “Caterino, per favore, vai ad aprire ad Alicetta!”. Di malavoglia Caterino andò ad aprire: “Ciao Ali!” disse, e si infilò rapidamente in camera sua chiudendosi la porta alle spalle. Alicetta si tolse la giacca e andò a salutare la mamma. “Che ha Caterino?”, chiese. “Non so, anche a me è sembrato un po’ strano. Pensa che l’ho mandato in cantina a prendere le decorazioni di Natale e ci ha impiegato tre minuti di orologio!”, rispose la mamma. “Le decorazioni di Natale? WOWWW… allora stasera facciamo l’albero! Vado a chiedergli se cominciamo subito!”, disse Alicetta correndo a bussare alla porta della camera del fratello. Nel frattempo Caterino stava perlustrando la camera da cima a fondo: P2K continuava a sonnecchiare in standby, ma di Pterry non c’era nessuna traccia… o meglio, qualche traccia c’era! Si trattava di sputacchi violacei che erano un po’ ovunque: sui suoi robot preferiti, sui libri di scuola, sullo zaino, sul computer, sulla federa del suo letto, sulle pareti… Il problema era che la proprietaria di quelle tracce sembrava sparita nel nulla. Caterino aveva controllato sotto le coperte, dentro l’armadio, nei cassetti della scrivania, sulle mensole, ma di Pterry neppure l’ombra. Mentre stava pensando di risvegliare P2K per coinvolgerlo nelle ricerche si sentì bussare alla porta. Era Alicetta: “Ehi… Sono io! Fammi entrare!”. Caterino, preso alla sprovvista e non trovando nessuna scusa valida per lasciare la sorella fuori dalla porta, le aprì. “La mamma mi ha detto che dobbiamo decorare l’albero di Natale… cominciamo subito?”, chiese Alicetta. “Adesso ho da fare, non posso!” – rispose secco Caterino. “OK – disse serafica Alicetta – Allora comincio da sola!”. “Ehi, ma non vale! La mamma ha detto che dobbiamo farlo insieme!”, replicò Caterino. “E poi quest’anno ho una idea bellissima per sistemare le palline! Seguiremo la successione di Fibonacci!”. “E chi è questo Fibonacci? Un aiutante di Babbo Natale?”, rispose scettica Alicetta. Così Caterino si mise a spiegare la storia dei numeri di Fibonacci e di tutte le loro magnifiche applicazioni ai fenomeni naturali. Alicetta lo guardava interessata, e a un certo punto gli chiese: “OK, ho capito l’idea, ma quali sono questi numeri?”. “Bisogna calcolarli! – rispose Caterino – La regola è così: il primo è 0, il secondo è 1, e tutti gli altri si ottengono facendo la somma dei due che li precedono!”. “Quindi il terzo è 0+1=1, il quarto è 1+1=2 , il quinto è 1+2=3, il sesto è 2+3=5, il settimo è 3+5=8 …”, continuò tutta concentrata Alicetta. “E il quarantesimo è 102334155!”, intervenne soddisfatto P2K. Alicetta si voltò esterrefatta: “Chi ha parlato?”, chiese guardandosi intorno. Poi, rivolgendosi severa a suo fratello: “Ehi, ma come hai fatto a far parlare quel coso?!?”. “Veramente io non sono un coso! – precisò P2K seccato – Sono un robot e vengo dal pianeta Aidnaltobor. Io e Caterino ci siamo conosciuti su un semaforo, e lui mi ha invitato a casa sua! Tu devi essere Alicetta, sua sorella, vero?”. Alicetta rimase a bocca aperta. Guardò P2K, poi Caterino, poi ancora P2K… ma proprio mentre si stava riprendendo abbastanza per poter articolare una domanda, venne interrotta dalla voce della mamma che chiamava: “Ragazzi!!! Venite qui, che montiamo l’albero prima che arrivi papà!”. ...segue...