UNDICESIMO EPISODIO
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UNDICESIMO EPISODIO
UNDICESIMO EPISODIO Dopo pochi minuti di cammino i tre amici arrivarono a casa di Caterino. Suonarono il citofono, ma nessuno rispose. Probabilmente la mamma non era ancora rientrata dal lavoro e, ora che ci pensava, a Caterino sembrava di ricordare che Alicetta fosse stata invitata a casa di un’amica a giocare. “Tutto sommato è una fortuna – pensò Caterino gettando uno sguardo alla pterovalvola e allo straccio che teneva attaccato al tappo – Così faccio in tempo a dare una ripulita a Pterry prima di presentarla ad Alicetta!”. Quindi tirò fuori le sue chiavi e aprì la porta. I tre amici entrarono e Caterino fece gli onori di casa: mostrò prima di tutto camera sua, dove si trovavano allineati in bella vista vari modellini di robot. P2K si incantò a guardarli: “Ma quanti amici robot hai?”, chiese affascinato, inserendo il salvaschermo per nascondere un’ombra di tristezza. Quei modellini assomigliavano ad alcuni dei suoi amici su Aidnaltobor, e in quel momento P2K si ricordò che si trovava lontano anni luce da casa sua. Chissà che cosa stavano facendo i suoi amici in quel momento, chissà se pensavano a lui, chissà se la sua mamma e il suo papà stavano mettendo a punto un piano per venire a salvarlo. Ma come avrebbero fatto a trovarlo sulla Terra, se neppure sapevano dell’esistenza di quel pianeta? Mentre P2K seguiva il filo di questi tristi pensieri, Pterry si era messa a suo agio accomodandosi nel letto di Caterino e stendendo il suo straccio putrido sul cuscino. “Ma che stai facendo?”, gli chiese seccato Caterino. “Quello straccio è tutto sporco e io lì ci appoggio la testa quando dormo!”. Ma da Pterry non giunse nessuna risposta: la pterovalvola, accoccolata sopra il caldo piumone, si era di nuovo addormentata. Allora Caterino provò a riscuotere P2K dai suoi pensieri: “Senti, ma secondo te, la possiamo lavare Pterry?”. “Io non ci ho mai provato… della sua pulizia si è sempre occupato papà. Però mi sembra di ricordare che non fosse una cosa semplice, e in ogni caso ti sconsiglio assolutamente di farlo mentre dorme, perché è molto sensibile ai bruschi risvegli!”, rispose P2K. I due amici decisero quindi di continuare l’esplorazione della casa lasciando dormire Pterry e lo straccio nel letto. Caterino mostrò a P2K la cucina, il bagno, la camera di Alicetta, la camera dei suoi genitori, e infine il soggiorno. Qui l’attenzione di P2K fu richiamata da un grande schermo nel quale si vedevano correre e saltellare delle buffe figurine. “Sono quelli i tuoi genitori? E’ lì che vanno a lavorare?”, chiese P2K guardando lo schermo e cercando di indovinare che strano tipo di lavoro potessero fare correndo in quel modo con una racchetta in mano. “Ma no! – rispose Caterino – quella è la televisione e qualcuno si è dimenticato di spegnere la Wii! Ieri sera stavamo facendo una partita di tennis io e il papà, e probabilmente ce la siamo dimenticata accesa… strano però. Il papà è uno preciso su queste cose…”. P2K, guardando con attenzione le due figure nello schermo, vide che in effetti una delle due assomigliava abbastanza a Caterino, mentre l’altra, che era più alta e aveva la barba, doveva essere il papà. “Quindi quando accendi quell’aggeggio puoi entrarci dentro e correre tutto il giorno?”, chiese P2K preoccupato. “E cosa succede quando lo spegni? Tuo papà finirà la partita e sarà libero di tornare a casa? Certo che se lo dimentichi acceso tuo papà sarà stanchissimo per aver corso dietro a una pallina tutto il giorno! E perché tu sei doppio, cioè sei fuori e dentro insieme?”. Caterino non sapeva da che parte cominciare a rispondere a tutte quelle domande, ma pazientemente si mise a spiegare a P2K che si trattava di un videogioco, che le figure che lui vedeva erano semplicemente dei Mii che ognuno si costruiva per cominciare a giocare, e che i Mii correvano dietro alla pallina, anche se nessuno stava giocando in quel momento perché la televisione stava mostrando il replay dell’ultima partita. Inoltre i Mii non facevano nessuna fatica a correre dietro alla pallina perché erano solo delle immagini e quindi non si stancavano! Quando ebbe edotto P2K su tutte le questioni preliminari, Caterino gli propose di fare con lui una partita. P2K accettò con piacere e, non essendo previsto dal gioco un Mii a forma di robot, se ne costruì uno femmina con i capelli biondi e uno sguardo sorridente. Caterino cercò di spiegargli che, essendo lui un robot maschio, avrebbe dovuto avere un Mii maschio, ma P2K fu irremovibile. Aveva scelto la gonna viola e i capelli lunghi e biondi, e non avrebbe cambiato idea per fumose ragioni relative al sesso dei robot! Così i due amici cominciarono la partita. Caterino di solito era molto bravo a tennis, e nelle partite con il papà vinceva quasi sempre. Ma, mentre lui si agitava e saltellava con il telecomando in mano, P2K stava comodamente seduto sul divano e comandava la sua racchetta con un raggio a infrarossi senza mai sbagliare un colpo. Alla fine della partita non solo Caterino aveva subito una clamorosa sconfitta, ma era sudato fradicio e stravolto, mentre P2K chiedeva incuriosito: “Ma si può sapere perché ti muovi tanto? Basta calcolare la traiettoria e l’energia cinetica della pallina e poi, utilizzando sia la teoria dell’urto elastico che quella dell’urto anelastico e tenendo conto degli effetti, si risolve una semplice equazione differenziale per calcolare rapidamente la forza (vettoriale) che la tua racchetta deve utilizzare per rispondere al colpo. Caterino lo guardò seccato: “Forse non hai capito, ma stavamo giocando a TENNIS!!! Se non lo sapessi, il tennis è quel gioco che si fa mandando una pallina dall’altra parte della rete utilizzando una racchetta! Di solito per prendere la pallina è necessario muoversi per il campo, e…”. “Ma no! - lo interruppe P2K - Non avevamo né pallina né racchetta: era solo un videogioco fatto su questo strano predecessore di computer! E poi di che campo stiamo parlando? A me sembra che qui sulla Terra tutti abbiate le idee confuse sui campi! Prima il Campus Point, con quella bizzarra coltivazione di punti nel cielo, poi il campo da tennis, che dalle informazioni che ho raccolto sarebbe meglio identificato dalla parola salotto… a meno che tu non mi venga a dire che quello che sembra un tavolino è invece una mietitrebbia!!!”. Caterino rinunciò a replicare, anche perché in quel momento si udì il rumore delle chiavi nella porta e la voce della mamma che chiamava: “Caterino?! Sei in casa? Per favore, mi aiuti a portare dentro le borse della spesa?”. Caterino si precipitò in camera sua, nascose Pterry e lo straccio sotto le coperte e intimò a P2K di mettersi accanto agli altri modellini di robot e di stare zitto e fermo. Poi andò ad aiutare la mamma. ...segue...