TuttoStampacchia-Gennaio 2013
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TuttoStampacchia-Gennaio 2013
O A ST AM Periodico del Liceo Scientifico-Classico “G. Stampacchia” - Piazza Galilei, Tricase (Le) - Anno XVII - Numero 1 - A.S. 2012-2013 Cambio della Guardia di Gerardo Ricchiuto Presidente Consiglio d’Istituto on l’inizio del nuovo anno scolastico, alla guida del Liceo, al Dirigente uscente prof. Salvatore Piccinni è subentrato il prof. Mauro Polimeno proveniente dall’Istituto Commerciale di Maglie e di cui al momento conserva la dirigenza. Per un istituto scolastico, specialmente con l’autonomia, la figura del Dirigente è fondamentale sia sul piano strettamente formale, ma pure sostanziale. Su di lui ricadono responsabilità previste dalla legge, ma anche scelte di fondo, non necessariamente regolamentate, che possono condizionarne se non a volte determinarne il buon andamento. Nel Liceo “Stampacchia” nell’ultimo quinquennio si sono avvicendati quattro Dirigenti, questo dato, al di là delle capacità degli interessati, di per sé può essere un elemento di debolezza. Una certa continuità è necessaria per acquisire gli opportuni elementi conoscitivi e quindi per programmare e realizzare, rapportandosi nella maniera più efficace con le istituzioni e con il territorio. Il nuovo Dirigente, esperto in materie economiche, sin dai primi Consigli d’Istituto ha manifestato un approccio pratico e manageriale alle questioni più scottanti che vive lo Stampacchia: calo delle iscrizioni, persistente inagibilità della palestra e di altri ambienti. Riguardo quest’ultima problematica, è bene ricordarlo in questa sede, già la Dirigente prof. ssa Anna Luisa Saladino insieme al Consiglio d’Istituto, organizzò nel Liceo una apposita conferenza dei servizi con la partecipazione dei tecnici della Provincia e dei rappresentanti istituzionali dell’Amministrazione Provinciale e del Comune di Tricase, nel corso della quale furono presi precisi impegni di immediata realizzazione dei lavori stante anche il rischio per la incolumità dei discenti, degli insegnanti e degli operatori che fu fortemente evidenziata anche dal sottoscritto. Tale opera di insistente sollecitazione e vera e propria denuncia è stata continuata, purtroppo invano, dal Dirigente Scolastico prof. Salvatore Piccinni, condiviso e sostenuto dal Consiglio d’Istituto. Il nuovo Dirigente, continuando l’azione dei suoi predecessori, sin da subito ha interessato e sollecitato l’Amministrazione Provinciale a dare tempestiva esecuzione agli impegni a suo tempo assunti. L’ultima novità C PA SE “ G. - LE IC O LI CE N TIFIC O E CL SS IE SC C C H IA” - T RI CA anno nuovo, preside nuovo! Intervista al Dirigente Scolastico Dr. Mauro Vitale Polimeno P otrebbe mai iniziare il primo numero di “Tutto Stampacchia” senza un’intervista al nostro nuovo Dirigente Scolastico? Assolutamente no! Dunque carta e penna e iniziamo subito: - Lei preferisce condurre la scuola con autorità o autorevolezza? “Fuor di dubbio con autorevolezza, creando soprattutto un clima di tranquillità sempre nel rispetto delle regole.” - L’abbiamo vista portare due borse… le possiamo chiedere il perché? (Dopo averci mostrato il contenuto delle due borse…) “In una borsa, la borsa “Stampacchia” ho tutti i documenti del vostro istituto e nell’altra, la borsa “De Castro” c’è altro carteggio… Quindi le porto solo per necessità, altrimenti ne farei benissimo a meno… E non mi avete visto con tre borse!” - Che clima ha trovato quando è arrivato nella nostra scuola? “Un ambiente assolutamente positivo, ma ovviamente si inizia da ora un nuovo percorso virtuoso per tutti.” - Che cosa prova oggi se pensa di averci “scippato” l’indirizzo scienze applicate quando “governava” il Comi? “Non è assolutamente vero, perché le scienze applicate sono state assegnate dall’Ufficio Scolastico Regionale a scuole che possedevano già l’indirizzo scientifico-tecnologico.” - Una curiosità, ma è vero che lei è madrelingua cinese? “Anche, mi diletto con l’arabo, il giapponese e l’indù… Di fatti il mio inglese non lo capisce nessuno!” -Lei che allievo era? Ha mai marinato la scuola? “Non sono sempre stato un alunno modello, ma non sono mai stato impreparato e ho sempre rispettato le regole” -Il gioco della torre. Tra Perniola e Figini chi butterebbe giù dalla torre? “Tutt’e due fraternamente abbracciati!” Tra Frassanito e Valli? “In questo caso, poiché si tratta di donne, le inviterei a buttarsi con gentilezza.” Tra Mario Cassiano e Stasi? “Stasi, perché il rumore del tonfo sarebbe troppo forte e in questo modo potremmo farci sentire da lontano!” Tra Martella e Licchetta? “Assolutamente Licchetta, per evitare tante tante telefonate!” - Ci promette che preferirà la nostra scuola rispetto all’altra che sta dirigendo? “E chi vi dice che sarà un affare? Comunque rimarrò almeno per cinque anni.” Gloria Fiorentino e Mariella Carluccio IIIE Sc. Ilaria Vitali, tragicamente scomparsa il 29/12/2012 N PER ILARIA essuno di noi avrebbe mai potuto immaginare di essere qui a scrivere poche righe per ricordare un’amica, una compagna, un’alunna della nostra scuola che in un attimo ha dovuto mettere da parte tutto quello che poteva essere la sua vita. “Io non so di chi sono e mi spaventa scoprirlo”. Questo è il verso di una canzone del suo cantante preferito; Ilaria non c’è più e noi in un solo momento abbiamo scoperto la drammaticità della vita, ma anche la forza di continuare a vivere pure per lei. È vero: ogni giorno sentiamo la sua mancanza, ma lei è con noi, non c’è il suo sorriso contagioso, ma c’è il suo incoraggiamento a fare di più, non c’è la sua voce, ma c’è il suo richiamo ad essere migliori. Ci rimarrà d’esempio il piacere con cui veniva a scuola, la sua voglia di impegnarsi continuamente nonostante le tante difficoltà comuni a noi studenti. Voleva riuscire a completare il liceo, iscriversi a Giurisprudenza. Immaginava una vita sociale e familiare gratificante, tutto questo che suo non è stato sarà il nostro progetto, confidando nel fatto che Ilaria tifa per noi. Classe IVA Sc. 2 La Scuola FRANCESCA DE PAOLA: Zven... DA BENEVOLA PROFESSORESSA A TERRIFICANTE VICEPRESIDE C ’era una volta una cara e gentile professoressa, si aggirava per lo “Stampacchia” sempre sorridente e spensierata, alunni e professori incrociandola per i corridoi con un sorriso le mandavano un saluto carico d’affetto, entrata in classe subito i ragazzi respiravano un’aria di tranquillità e serenità che faceva partire con il piede giusto la lezione di matematica. Anche quando un alunno sbagliava, il suo rimprovero era come quello di una madre che, per il bene del proprio figlio, faceva capire l’errore e spronava il caro studente a fare meglio. Ecco… una volta era così! Tornando alla realtà dei nostri giorni c’è un’insegnante che si è trasformata da dolce professoressa a sergente militare con licenza di terrorizzare. E’ una classica mattinata di scuola, e per caso mi trovo a passare nell’atrio alle ore 08:25, da questo momento il nostro caro sergente entra in azione; dei poveri ragazzi sfortunati che hanno varcato il cancello d’ingresso 15 secondi dopo il suono della campanella vengono subito accolti da un’ adirata professoressa che li rapisce e li porta in segreteria (dove probabilmente infligge punizioni corporali ai poveri malcapitati) per poi farli uscire dopo 10 minuti con un foglietto in mano e l’aria affranta. Ho visto ragazzi tentare la fuga in modo disperato, ma dal sergente non si può scappare! Con un sorriso maligno chiama il povero ragazzo e lo invita ad entrare nella sala delle “torture”. Ora quando passa per i corridoi alunni e professori scappano in classe per non correre il rischio di essere fulminati dal suo sguardo indagatore, fa passare leggi sotto forma di circolari e se non obbedisci, beh… dovrai vedertela con lei in persona. Cara professoressa De Paola le lancio un appello matto e disperatissimo; abbandoni frusta e pistola e ritorni ad essere la dolce e gentile professoressa di un tempo, anche perché per noi lei rimane sempre la migliore!!! Giovanni Riso VE Sc. BIG... Prof P asso deciso, capelli al vento, cartella in mano e la terribile agenda pronta per il sorteggio che deciderà gli sfortunati interrogati. Così, con aria fiera e autoritaria, la nostra Prof si presenta in classe, sempre più grintosa, dopo che, a causa di uno spiacevole evento, è stata chiamata a sostituire il professore Rizzello nel ruolo di collaboratrice del preside, ruolo che riveste però senza trascurare i suoi alunni. Nonostante i molti impegni, infatti, riesce ad organizzare ogni piccolo dettaglio delle lezioni trasmettendo, attraverso le sue spiegazioni e il suo sapere, tutto l’amore e la chimica passione che nutre per la sua disciplina. “Prof scriveremo un articolo su di lei, è contenta?” Le abbiamo chiesto, ed è la sua risposta che ci spinge a scrivere le prossime righe: “State attenti ragassi, sono molto permalosha!”. Noi che siamo per la libera espressione di pensiero, per quanto intimoriti, descriveremo la nostra amata professoressa, raccontando dei momenti in cui ci fa ridere, più spesso involontariamente che con battute ben pensate, non cogliendo la sua frecciatina e sperando che non se la prenda molto. Dallo spiccato senso dell’umorismo, risponde a tono alle battute, molto spesso di cattivo gusto di diversi alunni; ma dà il meglio di sè quando si innervosisce, e precisiamo si innervosisce, perché quando si arrabbia ed urla veramente fa rizzare i capelli. Tono della voce che si alza, frasi che si riempiono di “cioè”, ritmo e cadenza romagnola che aumentano e, inevitabilmente, le fanno mischiare o saltare del tutto delle parole, rendendo ostici i suoi discorsi, frasi lunghissime dette tutte d’un fiato che fanno si che la sua voce vada via via affievolendosi fino a sfumare, quasi sempre, le ultime lettere:”Cioècioè, senonvieniall’interrogazionepermeètre! Cioèsenonstudiatesonofattivostri (respiro) cioèamecheimporta!”. Nonostante tutto ciò sia una ramanzina, non puoi fare a meno di sorridere, ad ogni suo rimprovero non puoi fare a meno di sorridere. La cosa fantastica, comunque, è la sua risata, tanto contagiosa quanto divertente, purtroppo rara da sentire, ma quelle poche volte che la nostra Armanda ci concede questa fortuna, un’ilarità dilagante si scatena nell’aula. Ti vogliamo bene Proffi Gabriele Maggio ed Emanuele Marzo IIIE Sc. un uomo un perché D avide Russo, nato il 6 Gennaio 1994, è una squisita presenza del nostro panorama scolastico! Bello, atletico, tonico, muscoloso e affascinante (il sogno di tutte le ragazze). La sua spiccata intelligenza lo ha portato a essere un membro di rilievo della consulta, bassista del famoso gruppo “wedding project”, fino a essere presidente….. questa è l’introduzione dell’articolo che il signor Russo ci ha ordinato di scrivere; ma noi,cari compagni, abbiamo deciso di onorarlo da un punto di vista più oggettivo. Il 9 ottobre 2012 è stato eletto il nuovo comitato studentesco dalla nuova assemblea dei rappresentanti. Era un giorno che in molti attendevano, dopo varie voci di corridoio: dalla consulta, all’istituto, dal parlamento regionale alla vice presidenza, lui, Davide Russo (detto anche Davide Zven Brutto) ha finalmente deciso di candidarsi a presidente del comitato. Per poterlo fare ha scelto di smettere di suonare il basso… ah no, lo ha generosamente prestato per sempre a sua insaputa a ignoti. Ha trionfato vittorioso forte di una maggioranza schiacciante, perché ragazzi diciamocelo organizzare la giornata dell’arte è una cosa seria. Ma la scuola non è più al sicuro, secondo le ultime indiscrezioni il nostro Presidente Davide Russo rassegnerebbe le dimissioni intorno al 24 febbraio perché a quanto pare ha ricevuto un altro incarico dall’alto, voci che ci preoccupano perché ancora non è arrivata la smentita. Ma come fa il nostro presidente a reggere un compito così importante? Come ha fatto a organizzare da solo la Giornata dell’Arte 2011? Il segreto risiede nei sofficini (tutti tranne quelli agli spinaci) e nei bastoncini del capitano, la sua dieta infatti esclude categoricamente ogni alimento proveniente dalla terra, quindi via le verdure, la frutta neanche a guardarla! Il tutto accompagnato da, testuali parole, “dai 66 ai 99 cl di coca al giorno”. Il sole non è degno di sfiorare la sua candida pelle per questo ha sempre un sano colorito che varia dal bianco pecora al giallo metano, una pelle talmente pulita che ha deciso di marchiare a vita con una frase intensa, carica di significato: “in nomine dei” tatuato in stile gotico sul braccio sinistro. Vogliamo finire il nostro articolo con un appello ai professori, la scuola ha bisogno ancora di Davide Russo e Davide Russo ha ancora bisogno della scuola, fate in modo che quest’anno non sia l’ultimo! Perché, per altro, organizzare la giornata dell’arte è una cosa seria! Oreste Montinaro VF, Giovanni Riso VE, MariellaCarluccio IIIE, Gloria Fiorentino IIIE Sc. La Scuola Q 3 ual è il futuro dei nostri laboratori? Ne parliamo insieme ad una determinata Maria Rita Grasso, docente di laboratorio di chimica. Professoressa, ci può illustrare la situazione dei docenti di laboratorio nelle scuole italiane ed in particolar modo nel nostro liceo? Fino a qualche anno fa i licei dipendevano completamente dalla provincia che “forniva”, quindi, il personale tecnico-amministrativo. In quel periodo si era compresa l’importanza di assumere docenti di laboratorio e nel lontano ’76 vinsi il concorso di assistente tecnico alla cattedra di chimica, che non è l’attuale assistente di laboratorio, ma corrisponde all’insegnante tecnico pratico dello Stato. Nel 2000 ci fu il passaggio obbligatorio di questo personale allo Stato, non avevamo alternative! Il problema è che lo Stato non prevede nei licei i docenti di laboratorio. Con l’ultima “Spending review” si sono sognati questo: chi ha altre qualifiche va a insegnare alle scuole medie o tecniche; alcuni vanno sul sostegno, tutti gli altri se hanno raggiunto la pensione sono “spediti” a casa, oppure saranno mandati a scelta a stare seduti nel comune di residenza a non fare niente. Chiudono i laboratori. Perché questa scelta? È una decisione che il governo Berlusconi ha preso qualche giorno prima di andar via, ma anche Fioroni si era mosso in questa direzione; sono tutti concordi a risparmiare sul necessario. In questo modo la scuola è obbligata a rivolgersi ai privati; la scuola pubblica, sappiamo, versa nel fango, quindi i privati hanno la possibilità di pagare i laboratori mentre il pubblico resta senza ed è una vergogna per un liceo scientifico in cui c’è ancora un PNI, che prevede che un terzo delle ore di fisica siano fatte in laboratorio, tralasciando chimica e biologia che pure sono fondamentali. Questo lo dice la legge. Con la riforma Gelmini poi non si capisce più niente. Cosa è successo per il laboratorio di fisica? La professoressa Alfarano è andata in pensione due anni fa; praticamente il laboratorio di fisica si è chiuso. Grazie al nuovo preside, l’utilizzo del laboratorio è ancora possibile in funzione della disponibilità della prof.ssa Alfarano, che ha accettato di stipulare un contratto con la scuola secondo l’ordinamento in vigore. Quindi la professoressa Alfarano non è pagata dallo Stato? È pagata con i progetti della scuola, lo Stato se ne frega! Lo scandalo per me è questo: tre anni fa abbiamo avuto dalla comunità europea un investimento in materiali per il liceo scientifico di ben 70.000€ e per il classico 35.000€, e questo è il massimo, e vi dico ancora una cosa più grave che lì non è previsto l’aiutante tecnico, cioè quello che deve occuparsi a mettere in funzione gli strumenti. Quasi 105.000€ della comunità europea…… abbiamo strumentazione per fior di quattrini (ad es. quattro stereo microscopi di altissimo livello arrivati tre anni fa); ho anche scritto sul sito del governo e mi hanno risposto che cercheranno di fare di tutto. La professoressa ci porta all’interno del laboratorio e ci fa vedere nuovi costosi strumenti che molto probabilmente non verranno utilizzati… Come si possono spendere tutti questi soldi e mandare in mobilità il personale? Mi utilizzano altrove, sul sostegno? Ma io so insegnare solo chimica. Cosa ancora più grave: ci hanno proposto di essere “riconvertiti” in personale ATA, a cui, tra l’altro, sono richieste oggi competenze molto tecniche rispetto a quelle di una volta. Almeno che ci lasciassero fino “ad esaurimento”. E comunque bisognerebbe provvedere a preparare altro personale; questa è una situazione ver-go-gno-sa. Siamo rimasti in 500-600 in tutta Italia. Tutto questo per non assumere nuovo personale? Bravissimi, per non assumere i precari ATA ca stannu pareddi in attesa, di… Ci sarà l’anno prossimo? Adesso sto aspettando, però la dignità viene prima di tutto; ad essere umiliata, a stare ferma, a non fare niente al comune di Diso non ci sto. Preferisco starmene a casa e perdere quei cento euro sulla pensione. Al 99,9 % andrò in pensione, anche se sono costretta al metodo retributivo più dannoso. Il preside mi ha chiesto la disponibilità per l’anno prossimo a venire, come fa adesso la collega di fisica. Si, ma perché la scuola deve spendere se io ancora potrei garantire qualche anno altro; finché sono in salute, qualche lezione posso farla. Se non c’è qualcuno che capisce che servono i laboratori, quei materiali devono essere smaltiti; finchè io vengo li tengo sotto controllo uno per uno, l’anno scorso trovai al classico, che stava in abbandono, l’idrossido di sodio tutto di fuori (disgraziati). Voi avete a portata di mano un potenziale che può distruggere tutto il circondario per diversi chilometri; c’è un potenziale di reagenti in quella stanzetta che, se dovessi andare in pensione, deve essere smaltito. Quando vennero i cani poliziotto la finanza mi disse: “Signora, cos’ha qua dentro?”, il pastore tedesco si agitava come un pazzo sugli scaffali, e io risposi: “Guardi che qua non c’è droga, ma ci sono sostanze da taglio”: in laboratorio si può preparare LSD, che è una droga di sintesi chimica. Ci vuole un docente di laboratorio che ne capisca. Quindi i laboratori sono forniti adeguatamente per funzionare? Sia questo che quello di fisica al 100%, garantito, con tutto il materiale che è arrivato; se me ne andassi e venisse assunta un’ altra persona, ci sarebbe da lavorare per anni. Oreste Montinaro VF e Marcella Piccinni VE Sc. LA PALESTRA FANTASMA S ono ormai passati cinque anni da quando il liceo Classico ha una propria sede e risulta agli occhi di molti un edificio solido ed accogliente. Classi spaziose e ben attrezzate (video proiettori, librerie, ecc..) consentono agli alunni uno svolgimento delle lezioni piacevole ed alternativo. Ma nulla è perfetto e l’imperfezione di questa scuola è proprio la palestra... una palestra fantasma! Quest’ultima ,infatti, è stata sempre un luogo essenziale nella struttura di una scuola, ma anche nella formazione accademica di ogni alunno, proprio come accadeva nell’antica Grecia in quello che dovrebbe essere il “Gymnasium moderno”. Essa consente la pratica di sport individuali e di squadra, importanti per la socializzazione. Sfortunatamente, i lavori della palestra del liceo Classico non sono stati portati a termine per mancanza di fondi. Dunque, durante i mesi caldi ad accogliere l’esuberante scolaresca è il cortile retrostante, mentre con il calare delle temperature i ragazzi sono costretti a svolgere attività sportiva nel piccolo atrio del secondo piano, le cui caratteristiche dimensionali non sono compatibili con tale attività. La situazione è disagevole non solo per gli alunni ma anche per i docenti, impossibilitati a svolgere le proprie lezioni in un luogo a norma. Tutto ciò porta all’ulteriore conseguenza che le attività scolastiche sono penalizzate dall’inevitabile rumore prodotto durante l’ora di educazione fisica. La speranza è che l’edificio scolastico venga ultimato quanto prima in tutte le sue parti, per consentire il normale svolgimento di tutte le attività. Chiediamo troppo? Benedetta Di Lollo, Marta Errico e Roberta Sodero IA Cl. 4 I nostri traguardi Lo Stampacchia La festa delle … sbar-nca anche a Londra eccellenze dello “Stampacchia” È giunta durante l’estate a noi ragazzi del triennio dell’anno scolastico 2011/2012 una lettera: avevamo la possibilità di prender parte a una straordinaria esperienza, tre settimane di soggiorno in Inghilterra finanziate dall’Unione Europea per un gruppo di alunni, i più meritevoli, che non avevano già conseguito la certificazione P.E.T. Eravamo in trenta il 6 settembre scorso a partire alla volta di Londra, precisamente a Reading. Lì avremmo vissuto un periodo di studio e divertimento con lezioni guidate da insegnanti madrelingua, e varie attività che avrebbero favorito l’apprendimento e migliorato il nostro inglese. Tra le tante esperienze ricordiamo “Makingfriendshipbracelets” in cui ci siamo adoperati a creare “braccialetti dell’amicizia”, “Murder Mistery”, una sorta di caccia all’assassino che ha coinvolto l’intero college e le varie attività sportive: calcio, rugby, pallavolo, tennis e persino yoga, che hanno permesso a noi di divertirci confrontandoci con ragazzi appartenenti a realtà diverse dalla nostra. E anche qui, nell’Ardmore Language School (scuola che ci ha ospitati), noi ragazzi dello Stampacchia siamo riusciti a farci valere diventando i veri protagonisti delle varie attività. Il nostro punto di forza? Il gruppo! Prima della partenza eravamo in pochi a conoscerci perché provenienti da classi diverse, ma non abbiamo incontrato alcuna difficoltà a relazionarci e, nel giro di poco tempo, abbiamo costruito un gruppo coeso e compatto. Forse proprio grazie alla nostra complicità siamo riusciti ad ottenere ottimi risultati classificandoci primi ad un torneo di pallavolo, che coinvolgeva l’intero college, e ad una gara di “sculture” che ha visto come vincitrice una nostra marionetta, Phil, presentata a tutta la scuola con un discorso filosofico circa il suo significato simbolico. Il nostro soggiorno presso Reading prevedeva tre uscite settimanali durante le quali abbiamo visitato la città di Londra, in particolare ricordiamo la National Gallery, Buckingam Palace e il Museo delle Scienze Naturali. Abbiamo inoltre avuto la possibilità di visitare la residenza estiva della regina, il castello di Windsor, l’università di Oxford e le terme di Bath. Un caloroso ringraziamento alla nostra scuola e alle persone che si sono adoperate per la riuscita del nostro viaggio e alle nostre prof.sse accompagnatrici (prof. sse Caruso, Citto, De Matteis e Zaccaro), augurandoci che per l’anno corrente venga portata avanti la stessa iniziativa, la quale ha costituito per ognuno di noi un momento di crescita soprattutto umana, e ovviamente di ampliamento delle conoscenze. Sara Quaranta e Alberto Chiffi VE Sc. I l 2 gennaio del 2013 il liceo “Stampacchia” ha organizzato presso la “Sala del trono” del palazzo Gallone di Tricase una serata dedicata alla premiazione dei ragazzi che nello scorso anno scolastico si sono distinti per vari meriti: il conferimento del 100 e lode agli esami di stato; il conseguimento delle borse di studio messe a disposizione dagli eredi in ricordo di Giuseppe Stampacchia, brillante chimico ricercatore morto prematuramente alla memoria del quale è intitolata la scuola; la partecipazione a gare e manifestazioni a livello nazionale. Sono stati invitati alla serata, voluta fortemente dal nuovo preside, prof. Mauro Polimeno, e dal collegio dei docenti, il preside Salvatore Piccinni, ex dirigente del liceo “Stampacchia”, la dott. ssa Assunta Panico, vicesindaco del comune di Tricase, il prof. Antonio Del Vino, assessore provinciale della pubblica istruzione e delle politiche educative, il dott. Gerardo Ricchiuto, presidente del Consiglio d’Istituto; non è riuscito ad essere presente il prof. Pierluigi Grassi, rappresentante degli eredi Stampacchia. Prima di avviare la serata il preside Mauro Polimeno ha ritenuto opportuno dedicare un minuto di silenzio e di raccoglimento all’alunna Ilaria Vitale, studentessa della IV A del liceo scientifico, morta prematuramente qualche giorno fa a causa di un incidente stradale. Il preside Polimeno nel suo intervento iniziale ha focalizzato l’attenzione sulle qualità del nostro liceo che nel tempo è riuscito a tracciare percorsi di eccellenza per garantire agli studenti di raggiungere ottimi risultati sia nel corso degli anni scolastici trascorsi al liceo, sia dopo nel percorso individuale di studi, riuscendo ad accedere ai primi posti di prestigiose università italiane. Ha poi invitato i ragazzi presenti in sala a compilare un questionario anonimo per evidenziare i problemi che hanno incontrato nel sostenere i test d’ingresso alle università, problemi che diventeranno le criticità sulle quali punterà il curriculo scolastico futuro. A tal proposito il preside ha accennato che la scuola si sta già adoperando in tal senso, prevedendo per il prossimo anno scolastico diverse opzioni a livello curriculare, tenuto conto delle due facoltà più gettonate dai nostri alunni: ingegneria e medicina. Per il liceo scientifico saranno previsti, supportati da esperti esterni, un percorso opzionale in scienze mediche e in scienze ingegneristiche, per il liceo classico un percorso opzionale in scienze mediche. Significativo l’intervento del prof. Del Vino che ha sottolineato il valore di questa manifestazione, segno di non spenta vitalità del liceo “Stampacchia”, il lavoro svolto dal corpo docente della scuola fondamentale per garantire ai ragazzi il conseguimento di risultati eccellenti, e l’impegno di ristrutturare la palestra da anni inattiva, per cui sono stati stanziati 400.000 mila euro, con l’augurio concreto che già per la fine di quest’anno la struttura tornerà ad essere agibile come prima. Un’importante notizia ha concluso l’intervento delle autorità: il nostro preside accompagnerà la ripresa già in atto del liceo, di quello classico e di quello scientifico, due anime di una stessa realtà, anche negli anni futuri. Hanno ricevuto la borsa di studio “Stampacchia” in ordine di merito (la media brillante di tutti e cinque gli anni liceali e il conseguimento del 100 e lode) gli alunni Giovanni Bellisario, Mario Angelelli e Ricchiuto Alfredo, con un assegno rispettivamente di 500, 300 e 200 euro; dal Ministero della Pubblica Istruzione sono stati premiati per mano del prof. Del Vino con una borsa di studio di 650 euro per essersi maturati con 100 e lode gli alunni Alfredo Ricchiuto, Mario Angelelli, Diletta Vantaggiato, Giovanni Bellisario, Rocco Simone Donato, Francesco Pellegrino, Luca Marsiglio, Federica De Blasi, Luca De Giorgi, Martella Davide, Giovanni Michele Fersini. Tanti gli attestati di merito che la scuola ha voluto consegnare ad alunni che si sono stati distinti in gare nazionali, come le Olimpiadi di fisica o il concorso “Fabiana D’Arpa”: Mario Angelelli, Cazzato Francesca, Luca Ferramosca, Davide Martella. Sono stati poi consegnati i diplomi di maturità agli alunni presenti in sala, dal preside Piccinni. La serata, che ha escluso i festeggiamenti previsti in segno di cordoglio per la scomparsa della cara Ilaria, si è conclusa nella soddisfazione di tutti i presenti e gli intervenuti, con la promessa di istituzionalizzare l’evento per gli anni futuri. La redazione di “Tuttostampacchia” Feste e giochi LO STAMPACCHIA. . . 5 UN “CLASSICO” NATALE “Il denaro strisciava come il serpente nelle città d’Occidente: così si celebrava, ma da qualche parte un uomo nuovo nasceva.” Q UN TUNNEL TUTTO DA SCOPRIRE! I n un anno di cambiamenti e di modifiche all’interno del nostro amato “Stampacchia”, non poteva mancare un’iniezione di creatività, divertimento e genialità riscontrata nella festa di Halloween. La serata ha avuto un gran successo, soprattutto grazie alla volontà e alla disponibilità degli studenti che hanno partecipato alle diverse assemblee organizzative, riproponendo ciò che si era svolto tredici anni prima e apportando varie modifiche, smentendo i pregiudizi delle persone che non credevano che si potesse realizzare tale festa. La giornata di Mercoledì 31 ottobre ha avuto inizio con la visita delle classi terze di alcune scuole primarie di secondo grado, guidata da studenti e studentesse del nostro liceo. I ragazzi hanno potuto vedere la nostra scuola allestita - a partire dal secondo piano fino al piano meno due - con zucche fatte di cartapesta, ragnatele che decoravano il soffitto dei corridoi e diverse aule che erano state utilizzate per la realizzazione di scene tratte da film horror. Mentre l’aula magna era travolta da forte musica e balli tipici di Halloween, il piano meno-due era diventato un tunnel con viscido sangue e lamenti e suoni raccapriccianti, che facevano sembrare il tutto spettrale e pauroso. Se da una parte avevamo un macellaio con il suo affilato coltello, dall’altra avevamo la rappresentazione dei cosiddetti “chianci morti”: essi piangevano il defunto che si “risvegliava dalla morte” e incuteva terrore al pubblico cogliendolo di sorpresa. Tutto quello che si è svolto durante la mattinata è stato riproposto la sera e amplificato con effetti scenici. C’era chi era addetto ad immortalare quei momenti, chi si cimentava nella musica con la propria band e chi, con balletti, dava spettacolo all’intera scuola. La biblioteca intanto assumeva l’aspetto di un punto di ristoro con il buffet preparato dagli alunni e dai genitori con cibi che prendevano le sembianze di dentiere, ragni, zucche, pipistrelli, dita mozzate, meringhe e altri oggetti paurosi. La festa serale è riuscita splendidamente grazie anche al Servizio d’Ordine capitanato dai proff. Giuseppe Iacobelli e Vito Turco. Venerdì 2 novembre ultima riunione per pulire la scuola, duro lavoro affiancato al puro divertimento. Infine un grazie speciale al preside che ha autorizzato questa serata fuori dalle righe, sperando che diventi una tradizione consolidata all’interno dello “Stampacchia”. Simona Ferraro, Martina Rizzo e Luca Vigneri IIIE Sc. uesta frase di Franco Battiato ben esprime l’evoluzione concettualistica del Natale nella vita di un individuo: cos’è che anima ancora il nostro Natale? Proprio su questa riflessione abbiamo improntato la nostra rappresentazione natalizia,tenutasi il 18 dicembre presso la sede del liceo Classico,per cercare di ritrovare e ridare un senso autentico a questa festività in un tempo ormai incerto che ci prospetta il tutto o il niente. Ogni classe ha contribuito all’organizzazione dando voce alle proprio idee sotto ogni forma di arte: dal ballo al canto, dalla poesia alla recitazione. Non è mancata la calda partecipazione dei nostri docenti e di due ex-alunne del Liceo Classico, Elisa Cazzato e Bernadetta Maggio, che hanno contribuito alla buona riuscita della serata che si prospettava non solo come un semplice momento di riflessione tra alunni, docenti e famiglie ma anche come una buona occasione per aprire le porte della nostra scuola ai ragazzi delle scuole medie per far toccare con mano la bellissima ma soprattutto acculturante realtà del Liceo Stampacchia. Abbiamo voluto trasmettere un messaggio di speranza affinchè nascesse una nuova società basata su valori etici e spirituali che potesse superare il gretto materialismo e la pura logica del profitto attraverso la solidarietà e il recupero di un senso morale delle azioni e dei rapporti umani. L’uomo moderno ha compiuto notevoli progressi per conquistare e godere il mondo in cui si trova a vivere, ma ha smarrito le ragioni reali e profonde che danno alla vita la sua virtù, la sua efficacia e la sua felicità; perciò abbattiamo il preconcetto secondo cui bisogna aspettare il Natale per essere più buoni, per porgere la mano al più bisognoso, per donare sorrisi sinceri che irradino luce e calore, parole che nutrono gli animi di nuova e rinnovata speranza. Con questi buoni propositi abbiamo chiuso il 2012 per aprire un nuovo anno all’insegna dell’eticità e della moralità. Porteremo avanti questa tradizione sperando che molte altre generazioni ne prenderanno parte nel migliore dei modi. “Il denaro striscia come il serpente nelle città d’Occidente: così si celebra, ma da qualche parte un uomo nuovo sta nascendo.” Nicoletta Aretano e Marina Orlando IIIB Cl. CoNCORSO S COSA PENSA IL “PENSATORE”? i aggira per la scuola un pensatore, che apparentemente pensa sempre, ma pensando (ammesso che pensi) cosa pensa il pensatore? Il suo pensiero è depositato in presidenza. Indovinate, cosa sta pensando? Inviate le risposte a www.tuttostampacchia.blogspot.com entro il 15 maggio 2013; una giuria formata da esperti altamente qualificati valuterà quanto pervenuto. Chi indovina, vince un bellissimo premio: una cena al chiaro di luna con il “famoso” Figini, oppure in alternativa, un orsacchiotto, uno splendido mappamondo o un poster a grandezza naturale di Davide Zven Russo on the beach. La redazione di “Tuttostampacchia” Intrattenimento COME SFUGGIRE ALLE GRINFIE COME CONQUISTARE DI UN ASSILLANTE SPASIMANTE UNA RAGAZZA 6 P robabilmente molti di voi, cari lettori, si sono chiesti nella loro breve vita quale fosse il modo migliore per conquistare una ragazza (se non ve lo siete mai chiesto, buon per voi). Beh, non esiste una “regola generale” di comportamento valida per ogni donna, quindi la questione diventa più complicata del previsto. In effetti le ragazze, detto tra noi, … sono strane! Creature fantastiche, ma estremamente lunatiche, disturbatrici, assolutamente gelose e ossessive! Ma allora cos’è che ce le fa desiderare e sopportare così tanto? Certamente un mondo di soli uomini sarebbe fantastico, dove poter fare tutto ciò che si vuole senza dover sentire una stridula vocina di sottofondo che ci vieta qualsiasi cosa che infastidisce i loro delicati sensi. “Non fare questo”, “che schifo”, “ma come ti sei vestito”, “ma come fai a mangiare quella cosa!” e chi più ne ha più ne metta. È anche vero, però, che in un mondo così, nel giro di pochi decenni, l’intera popolazione mondiale si estinguerebbe. L’aspetto riproduttivo diventa quindi l’unico vero motivo per cui, care donne, fate ancora parte del “sistema Terra”. È fondamentale a tale scopo uno studiato corteggiamento. L’aspetto più complicato di tale processo è certamente la presentazione alla ragazza in questione. “Cosa le dico? E se poi non le piaccio? E se le puzza l’alito? E se mi metto a balbettare? E se scappa via urlando?... E se … e se le piaccio?” Prima regola: TENTAR NON NUOCE. Male che vada, si sarà sempre fatto esperienza per una successiva potenziale nuova partner. Se il primo approccio va a buon fine, la strada sarà tutta in discesa. Seconda regola: SII TE STESSO. Non cercare di essere un altro, imitare qualcuno o cambiare i tuoi gusti. Sii sincero prima di tutto con te stesso. Terza regola: SII DOLCE … Alle donne piace! Quarta regola: NON TROPPO DOLCE, si stancano in fretta! Quinta regola: SORPRENDILA! D a mesi la vostra vita è tormentata da un corteggiatore ossessivo, con l’arduo obbiettivo di farvi sue, per l’eternità? Che vi pedina, e che quando vi accorgete di lui, sfodera la sua arma letale: espressione (ammiccante) da pesce lesso e due cuori palpitanti al posto degli occhi? Eccovi allora una guida rapida, con semplici regole da seguire per liberarvi, per sempre, di codesto stalker. - Controllatelo! È uno degli stereotipi più odiati, è quello della ragazza ossessiva, che toglie il fiato al proprio partner, impedendogli di vivere la propria vita. Non c’è uomo sano di mente che non abbia il sacro terrore di questo tipo di donna, che lo tiene stretto in una morsa agghiacciante (e inutile) di richieste e di domande. Rivolgetevi a lui chiedendogli cose del tipo: Perché avevi il cellulare spento? Chi era quella ragazza? Che cosa hai fatto ieri sera? - Diventate assillanti con lui! Riempite il suo telefono e la sua chat di frasi sdolcinate e romantiche, almeno cinque al giorno, una per ogni pasto. Ve ne suggeriamo una: “le rose sono rosse, le viole sono blu, e io t’amo sempre più”. E non dimenticatevi di chiamarlo per il buongiorno e la buonanotte, trattenendolo almeno un’ora. - Trovate dei nomignoli inventati apposta per lui, che mettano in evidenza i suoi difetti (Dumbo, nasone) o che facciano venire alla luce il vostro lato più infantile e smielato (trottolino, pucci pucci, ciccino, amoricciolo, coccolino, gattino, pesciolino, pucciosetto, cucciolotto, farfallino, pussi pussi). - In ricorrenza di compleanni o festività, alla fatidica domanda “cosa ti piacerebbe ricevere?” Incominciate ad elencare una serie di cose impossibili, improponibili, e soprattutto che non si possano comprare: la Luna, il Sole e l’altre stelle, la pace nel mondo, un nido d’amore su Marte, una nave fantasma con pirati in dotazione, o Buckingham Palace. - Lamentatevi per ogni cosa! Per il suo ritardo, per il brutto posto che ha scelto per incontrarvi, o semplicemente per la temperatura: “Mi si è rotta un’unghiaaaaaa!”, “In questo parco dove mi hai portata, mi si stanno sporcando le scarpe nuove di terra”, “Con questo scirocco mi si stanno increspando i capelli”. Se nonostante questi tentativi, vi rimarrà ancora incollato addosso, non temete, c’è sempre una soluzione: prendetelo e baciatelo appassionatamente, dopo aver mangiato un sostanzioso spicchio d’aglio. E se nonostante ciò, non si sarà arreso, arrendetevi voi! L’assillante spasimante è davvero cotto! Sesta regola: SOPPORTA I SUOI SBALZI D’UMORE … ne avrà tanti (soprattutto una settimana al mese … ) Gloria Roselli e Veronica Marzo IA Cl. Zafoniamoci… con L’ombra del vento A SE SON FIORI FIORIRANNO, SE SON ROSE … ROSERANNO Stefano Ventruto e Alessandro Perrone IIIE Sc. Barcellona nella libreria “Sempere e Figli” lavorano Daniel e suo padre. La vita del giovane protagonista cambia quando scopre “il cimitero dei libri dimenticati”, luogo a molti sconosciuto. Tra tutti i libri, quello che più lo colpisce è “L’ombra del vento” di Julian Carax. Questo gli darà la possibilità di conoscere Clara Barcelò di cui egli si innamora e che inconsapevolmente lo porterà a conoscere un nuovo amico il quale lo aiuterà in libreria e lo accompagnerà nelle sue avventure. Il protagonista, armato di curiosità, andrà alla ricerca del passato dello scrittore Julian, che è un po’ lo specchio del suo. Il racconto può essere definito un giallo nel quale una serie di avvenimenti e incontri suscitano nel protagonista la voglia di conoscere la verità sul libro da lui scelto. Ciò lo porterà ad affrontare situazioni difficili e personaggi pericolosi come l’ispettore capo della polizia, Fumero. Intrecci ed amori danno vita ad una storia appassionante e coinvolgente; il linguaggio semplice ma sublime travolge il lettore, così come le meticolose descrizioni, suscitando in lui la voglia di risolvere l’enigmatico puzzle della storia, assieme ai personaggi e proiettandolo in una Barcellona misteriosa. Per gli amanti del giallo le sorprese non avranno fine e, sia grandi che piccoli, resteranno estasiati. Giorgia Piceci, Federica Felline IB Cl. La musica N LA MUSICA: risorsa universale ell’ antichità con il termine musica ci si riferiva a tutte le arti note con il nome di tecnè, e a ognuna di queste corrispondeva una Musa, nove in tutto, le quali secondo la cultura greca e latina, erano invocate dagli stessi poeti per l’approvazione divina: la musica era quindi lo strumento per raggiungere la perfezione! Infatti nonostante questa possa essere intesa come diletto, Pitagora, che aveva individuato l’essenza del mondo nei numeri, afferma che la musica è la perfezione, poiché originata da numeri e intervalli misurabili. In tutte le civiltà antiche e tradizionali il suono e la musica erano considerati sacri, infatti ancora oggi la musica viene chiamata “arte divina”. Il dio greco della musica e della guarigione, Apollo, produceva armonie nei cieli con i suoi movimenti ritmici, il figlio Orfeo curava il corpo e l’anima con la poesia e la musica e con il suo canto riportò in vita l’amata Euridice. Nella mitologia induista la musica, in origine, era riservata alle divinità che ebbero poi pietà degli sforzi umani e portarono tra loro la musica per alleviarne le sofferenze terrene. Aristotele invece sosteneva che: “La musica non va praticata per un unico tipo di beneficio che da essa può derivare, ma per usi molteplici poiché può servire per l’educazione, per procurare LA CATARSI e in terzo luogo per la ricreazione, il sollievo e il riposo dallo sforzo “. Nonostante Aristotele sia vissuto in tempi lontani, leggendo il suo messaggio possiamo ritrovarci pienamente perché è proprio la musica ad attuare in noi questa catarsi, inducendoci a provare una determinata sensazione che porta al raggiungimento dell’estasi (una sorta di proiezione in un mondo diverso da quello attuale). Ma cos’è per noi la musica? La musica riempie la nostra vita fin da bambini, la musica agisce sui nostri stati d’animo più profondi e sulle nostre emozioni; la musica ci permette di interagire con gli altri e con l’ambiente: insomma la musica svolge un ruolo importantissimo nello sviluppo globale dell’individuo. Non a caso la ritroviamo ovunque: in TV, nei teatri, nelle feste anche in chiesa...in fondo chi non ha mai canticchiato la canzoncina di uno spot pubblicitario, la colonna sonora di un film? Insomma la musica svolge un ruolo importantissimo nello sviluppo globale dell’individuo, ma soprattutto la musica è VITA, la nostra e non importa di che genere sia, c’è un tipo di musica per ognuno di noi! La musica è la sola identificazione di noi stessi; alcuni gruppi s’identificano con la musica che ascoltano, la musica può essere il punto di incontro di più persone. La musica, quindi, ci fa stare bene, ed anche la medicina insegna questo: pensiamo alla musicoterapia; inoltre è oramai noto che un bambino che cresce in un ambiente musicale sano incontrerà meno difficoltà nell’affrontare il mondo. In questo modo la musica segna il nostro passato, le nostre conoscenze e anche le nostre tradizioni: pensiamo ai nostri nonni che mentre raccoglievano il tabacco intonavano canzoni in dialetto salentino; pensiamo alle tabacchine che, sfruttate e sottopagate dai datori di lavoro, per allietare le lunghe ore di lavoro cantavano... “fimmane fimmane ca sciati allu tabbaccu”, con il ritornello a ritmo di pizzica. La nostra cultura, quindi, va amata e rispettata soprattutto dai giovani. Quindi possiamo concludere con questa citazione: “La musica non privilegio di pochi ma patrimonio di tutti” Serena Esposito IC Cl., Chiara Parisi IIA Cl. e Valentina Morciano IVC Sc. 7 LA PROSTITUZIONE DELLA MUSICA L a musica è cambiata, questo è un dato di fatto e cambierà ancora, grazie o a causa del progresso. Lo sviluppo di nuovi metodi di diffusione (mp3, ipod, ecc ) ha portato la musica a una continua evoluzione. E così tutti ormai hanno la musica a portata di mano, come fosse un oggetto che ha valore solo per la sua momentanea funzione per poi venire cestinato. In questo modo si svalorizza non solo il lavoro di un artista ma anche il suo risultato: la musica stessa. La situazione era molto differente tempo fa quando il disco (cd o vinile) era cosa preziosa non tanto per il valore economico quanto per il valore affettivo. Ma per la musica cosa è veramente cambiato? Il cambiamento sta nel messaggio; molti cantanti affrontavano tematiche differenti rispetto a quelle odierne, interpretando il contesto socio-politico che li circondava. Ora invece se un artista si permette di riproporre quei temi ha poca notorietà e cade nel dimenticatoio. A tal proposito in Italia si potrebbe far l’esempio di Simone Cristicchi o Povia che trattano temi come l’eutanasia, l’omosessualità o situazioni di amori in un manicomio; altro esempio sono i Baustelle, ma dopo un sondaggio nella mia classe, solo 2 ragazzi su 28 (circa il 7%) li conoscono. Questo perché la musica ora è vissuta come una moda transitoria che segue i gusti della gente: un cantante attraverso la televisione ottiene subito fama e successo per poi nel giro di un anno scomparire dallo scenario e così si preferisce più il “GANGNAM STYLE” di turno che una canzone che fa riflettere o quanto meno sia seria come poteva essere una ballata di De Andrè o Celentano. Oggi un cantante scrive per soddisfare i bisogni delle case discografiche, quasi ad appagare continuamente il dio denaro; ecco perché si può parlare di prostituzione della musica perché la musica vende la sua dignità per scopi meno nobili: da questo deriva che la musica viene prodotta in serie e il risultato ottenuto è un agglomerato di note prive di originalità. Per restare in Italia, vediamo come l’esempio più eclatante della decadenza musicale in Italia sia il festival di Sanremo, a cui prima partecipava gente come Modugno, Mia Martini; ora invece sono presenti giovani che provengono da talent show. Paolo Sergi IIIE Sc. 8 N LE “VITTIME DIMENTICATE” DEL REGIME NAZISTA. Attualità on c’è progresso senza memoria. Non c’è civiltà per i Paesi che cancellano il passato. È straordinario che da molto tempo l’umanità abbia scelto un giorno per ricordare tutti insieme gli orrori del Nazismo. Per non tornare indietro...MAI più! Per non dimenticare! Molti tra scrittori, registi, poeti, cantautori hanno parlato diffusamente delle sofferenze del popolo ebreo, Ma non ho potuto fare a meno di notare che anche molte minoranze hanno subito indicibili sofferenze, di cui si parla poco. Spero di essere utile in questo senso mettendo in luce gli orrori subiti anche da altre minoranze, naturalmente senza togliere nulla alla sofferenza del popolo ebreo. Quale occasione migliore se non parlare nel giorno della memoria di TUTTI coloro che hanno sofferto a causa della pazzia nazista? Penso alle persone con handicap che sono finite nel calderone di questa pazzia; penso agli omosessuali che, a causa della loro scelta di vita, sono stati trattati come bestie; penso agli zingari che si erano trasferiti in Germania con la speranza di trovare una vita migliore; penso ai Polacchi, reclusi… solo perché erano Polacchi; penso agli Studenti Biblici (attualmente chiamati Testimoni di Geova) che, per aver continuato a credere nella loro fede, sono stati perseguitati. Ed è proprio su questo ultimo gruppo che mi soffermerò in questo articolo. Nel discorso pronunciato in occasione di una mostra tenutasi a Sachsenhausen il 27 gennaio 1998, il ministro della cultura e della scienza del Brandeburgo Steffen Reiche dichiarò: ‘Il comportamento dei Testimoni di Geova nei campi e nelle prigioni dà forma a virtù che, oggi come nel passato, sono essenziali affinché uno Stato democratico fondato sul diritto continui a esistere: vale a dire la loro salda presa di posizione contro le SS e la loro sollecitudine verso i compagni di prigionia.’ L’astensione dei testimoni di Geova dal voto, il rifiuto di fare il saluto nazista e le attività religiose svolte nonostante i divieti governativi diedero luogo già nel 1933 alle prime misure repressive e anche alla deportazione nei campi di concentramento. Per protestare contro la persecuzione il 7 ottobre 1934 i Testimoni di Geova della Germania e di altri 50 Paesi inviarono circa 20.000 lettere e telegrammi contro il governo tedesco. Nonostante la loro fede fu messa al bando, centinaia di loro continuarono a produrre e distribuire clandestinamente letteratura religiosa (riviste, libri) con la quale protestavano contro la persecuzione. Si calcola che prima dell’inizio della guerra dal 5 al 10 per cento dei detenuti nei campi di concentramento fossero testimoni di Geova. I Bibelforsher (testimoni di Geova) erano contrassegnati con un triangolo viola e formavano una categoria di prigionieri a parte. Una delle numerose punizioni riservate ai prigionieri consisteva nel legare l’internato e colpirlo sulle natiche nude con una verga di ferro. Con qualsiasi condizione atmosferica spesso i prigionieri dovevano stare in piedi per ore nei piazzali: chi non ce la faceva veniva ucciso. Venivano puniti per trasgressioni insignificanti con un supplizio estremamente doloroso nel quale la vittima veniva appeso ad un palo. A causa della scarsa alimentazione molti detenuti soffrirono o morirono di denutrizione e di malattie come il tifo. Per sbarazzarsi degli innumerevoli cadaveri venivano usati speciali forni crematori. I bambini venivano crudelmente strappati alle proprie famiglie e portati nei riformatori. Anche i bambini avevano il loro piccolo ruolo nella protesta: leggiamo di bambini che si sono rifiutati di fare il saluto alla bandiera e che non hanno partecipato all’alzabandiera. Questo è costato loro o l’espulsione o l’emarginazione anche nell’ambito scolastico. La prima cosa che veniva tolta loro nei conservatori erano le scarpe. I più grandicelli erano costretti a compiere pesanti lavori domestici e di giardinaggio. Non si giocava mai e c’era il divieto di parlare. Simone Arnold, uno dei sopravvissuti ricorda: ‘Se un allievo era colto in fallo, veniva punito a colpi di bacchetta sulle dita’. Nei campi di concentramento, solo agli Studenti Biblici veniva offerta un’opzione: con una semplice firma e ripudiando la loro fede, i Testimoni avrebbero potuto ottenere la libertà; la quasi totalità di loro ha preferito soffrire e morire nei campi di concentramento piuttosto che abiurare alla loro fede. Questo li rende particolarmente degni di essere ricordati, come una minoranza sì, ma anche come uomini che hanno avuto il coraggio, con la loro fermezza, di sfidare la cieca cattiveria dei nazisti. Serena De Santis IVA Cl. 15 Dicembre 2012: l’America sotto shock prega per la strage degli innocenti H. 9.30 a.m.: ”Sandy Hook School. Caller is indicating she thinks there’s someone shooting in the building”. Q uesta è una delle prime drammatiche conversazioni fra un agente della Polizia e una donna che si trovava in una scuola elementare al momento dell’irruzione del Killer Adam Lanza. Il ragazzo, affetto da autismo, armato di un fucile e tre pistole, ha dato avvio ad una sparatoria uccidendo 28 persone, tra cui 20 bambini. Si pensa, però, che la vera ‘’vittima designata’’ fosse la madre, insegnante di quell’istituto; difatti secondo la CNN il corpo della donna è stato ritrovato nella sua stessa abitazione. Questa terrificante vicenda ha sconvolto la vita di una parte degli abitanti di Newtown, una cittadella del Connecticut, USA. Non sono ancora chiare né le motivazioni del folle gesto, tantomeno se il killer si sia suicidato o sia stato ucciso in seguito alla strage. Mentre come sempre in questi casi sorge un’incontrollabile polemica sulla diffusione delle armi da fuoco, Obama ha messo da parte la politica e ha parlato di quei ‘’Piccoli bei bambini’’ e ha ricordato che “tra i caduti ci sono anche insegnanti che hanno dedicato la loro vita ad aiutare i bambini a realizzare il loro sogno. Questa sera io e Michelle faremo quello che i genitori in America faranno, abbracciare i nostri figli un po’ più strettamente e dire loro che li amiamo. Ma ci sono famiglie in Connecticut che non potranno più farlo”. È d’obbligo, quindi, tener vivo il ricordo di questi piccoli angeli, la cui vita è stata bruscamente interrotta a causa di una società troppo permissiva. Non dobbiamo soffermarci solo sul ricordo, ma è necessario che questa esperienza sia non un punto di arrivo ma un punto di partenza per una civiltà più affidabile. M. Virginia Petracca e Silvia Greco IB Cl Familiaricidio: non ci si può davvero fidare di nessuno? I n questi ultimi giorni ha davvero sconvolto la tragica vicenda di due donne, Elisabetta Grande e sua figlia Maria Belmonte, scomparse nel 2004 e ritrovate solo dopo otto anni all’interno di un’intercapedine, in una villetta di Castelvolturno, dove vivevano insieme al marito e padre, Domenico Belmonte, unico indagato per la morte delle due donne. Questo familiaricidio è una delle tante notizie che ogni giorno funestano i nostri giornali e telegiornali. Secondo il Rapporto Italia 2011, pubblicato circa un mese fa dall›Eurispes, in Italia si sono consumati, tra il 2009 e il 2010, circa 10 omicidi in famiglia al mese ma la vera notizia sconcertante è che il 91,6% degli omicidi o suicidi avviene nella sfera familiare, precedendo soltanto le vittime di mafia e della criminalità comune. Ma perché tutto questo? Secondo ciò che è emerso durante il corso degli anni, le cause più comuni sono soprattutto le liti coniugali, la gelosia ossessiva che finisce quasi sempre in tragedia. L’aspetto più raccapricciante di tutto ciò è che, a volte, le vittime di queste menti malate sono bambini o ragazzi. Nessuno infatti ha dimenticato la tragica storia di Sarah Scazzi, scomparsa il 26 Agosto 2010 da Avetrana (BR) e ritrovata all’interno di un pozzo nella campagna della zio. Sono passati due anni e ancora non si sa chi si sia st ato; le uniche persone indagate sono Cosima e Sabrina Misseri, zia e cugina della povera ragazza. Ma allora davvero non ci si può fidare di nessuno? Com’è possibile che il disprezzo umano arrivi a toccare anche le persone più care? La famiglia? I ragazzi? Lascio a voi lettori libero arbitrio. M. Virginia Petracca IB Cl. Attualità 9 DIAGNOSI PER UNA Autori e testi del ‘900 nel Salento, DEMOCRAZIA MALATA N ei miei studi ho appreso il significato di politica, ovvero l’arte di cambiare le cose, del dialogare insieme, l’arte di trovare un’intesa fra Stato e cittadino, del promuovere il bene comune. Guardando alla realtà politica degli ultimi anni, mi sono chiesta come mai i principi della politica siano stati così sacrificati dagli atteggiamenti di buona parte di coloro che sono stati chiamati ad assumere cariche elettive. Le cronache di questi giorni abbondano di notizie che fanno riferimento a casi di corruzione, concussione, uso disinvolto del denaro pubblico, di contaminazione fra politica e organizzazioni criminali. Ma la storia che stiamo vivendo in questi giorni ha radici consolidate. Ho trovato un documento risalente al 1982, allorché mio padre, insieme ad un gruppo di giovani riuniti in associazione, scrivevano a proposito dell’amministrazione comunale del loro paese, quanto segue: “è ora di farla finita con i giochi a nascondino, la vita politica deve essere vissuta alla luce del sole. Da parte nostra c’è il rifiuto di considerare il Comune un’occasione per crearsi un centro di potere personale, un feudo di voti. La scelta di amministrare è una scelta di servizio, non uno strumento che serve ai fini personali di chi amministra”. Questo documento è come se fosse stato scritto nel 2012, per i suoi contenuti attuali, ma forse oggi ci sono meno giovani pronti ad interessarsi ai temi politico-sociali. Facendo un paragone con l’antichità, potremmo identificare il giovane italiano nel poeta Catullo: il disinteressato, il distaccato dalla vita politica, l’apatico nei confronti della vita pubblica. Il giovane, vivendo nel suo minimalismo sta sottovalutando l’odierna situazione. Come scrive Francesco de Gregori un giovane che pensa: “tutti sono uguali, tutti rubano nella stessa maniera” , non sapendo che quello è un modo “per restare chiusi dentro casa quando viene la sera”. In altri termini si è diffusa, non solo fra i giovani, una mentalità molto pericolosa, in base alla quale si pensa che tutti coloro che aspirano a fare politica o già la fanno, sono animati da propositi personalistici, e intenti a compiere “reati” che, essendo diffusi in modo capillare, vengono “assolti” già a monte dall’opinione pubblica, come se si fosse creata un’assuefazione alla cattiva politica. Circa un paio di mesi fa su La7 , nella trasmissione “Servizio Pubblico”, Santoro ha illustrato la situazione politica in Italia. Nella copertina del programma sono stati intervistati una decina di parlamentari indagati o condannati, per corruzione, concussione, abuso d’ufficio, associazione a delinquere. Il giornalista chiedeva se fossero intenzionati a ricandidarsi alle prossime elezioni politiche. Su 10 intervistati solo 3 hanno risposto no. Questo dato mi sconforta, mi fa pensare che in Parlamento non ci sono valide rappresentanze e soprattutto che c’è una grande insensibilità e superficialità da parte di chi ci rappresenta. Diceva tempo fa un politico locale che la corruzione è tante volte la risposta alle richieste del cittadino elettore, ovvero cercare di deviare dalle regole è un atteggiamento diffuso fra la gente, a cui i politici non riescono ad opporre resistenza. Quindi per rigenerare la politica, orientandola al bene comune, non c’è bisogno soltanto di cambiare i politici, ma bisogna lavorare in profondità per cambiare la mentalità della gente verso la politica. L’atteggiamento non può essere normalmente disinteressato, apatico e qualunquista, e nel contempo partecipato solo quando ci sono di mezzo (forti) interessi personali, perché questa è proprio l’anticamera della corruzione e delle deviazioni che osserviamo quotidianamente nella gestione della cosa pubblica. I cittadini, invece, devono imparare che, di fronte a certe situazioni, non solo bisogna indignarsi, ma anche vigilare e, quando occorre, denunciare anche coloro che fanno parte della propria cordata politica. In sostanza, i fenomeni degenerativi della politica, si combattono facendo più politica, recuperando il concetto di democrazia, intesa come PARTECIPAZIONE. Chiara Parisi IIA Cl. un’antologia delle nostre radici N el mondo di oggi, sempre più frenetico, sempre più pragmatico e asettico, sempre meno incline a tutto ciò che non sia progresso e dinamismo, risulta davvero difficile riuscire a far apprezzare a noi giovani studenti il fascino di una letteratura che parla di emozioni vivide, l’estatica bellezza di una poesia che esprime chi siamo, il calore di un racconto che trasmette esperienze di vita vissuta. Sfida ancora più ardua, poi, il confrontarsi con una letteratura, quella territoriale, che per mancanza di tempo e mezzi spesso viene tagliata fuori dal panorama scolastico tradizionale. Ma perché sarebbe auspicabile che noi giovani iniziassimo ad approcciarci a questa sfera letteraria che, se pur così vicina territorialmente, percepiamo come lontana e guardiamo con un certo disinteresse? Una risposta, forse la più bella, viene da una lettera di Don Tonino Bello in cui scriveva: “Se vuoi essere universale parlami del tuo villaggio”. Essere “universali” è sinonimo di essere pronti a costruire un dialogo con le alterità culturali e per riuscirci è necessaria una consapevolezza profonda e sincera delle proprie radici antropologiche. Questa sfida è stata raccolta dal progetto Salento culturale che ha proposto, fra altri sussidi di grande valore, un’antologia di autori e testi del ‘900 nel Salento, a cura di Maria Occhinegro e alla cui stesura hanno collaborato docenti ed ex docenti del nostro liceo, quali le professoresse Antonella Giuliese, Lara De Marco, Anna Rita Nichil e Carla Longo. Questo testo nasce con uno scopo prevalentemente didattico e si rivolge al pubblico dei più giovani, spingendoli a confrontarsi in prima persona con i testi dei vari autori trattati, ma aiutandoli nell’interpretazione con ampi commenti. Poesie e testi in prosa sono abilmente combinati per ottenere un mosaico grandioso e variopinto in cui ogni autore, da quelli più noti, quali Girolamo Comi o Vittorio Bodini, a quelli meno conosciuti, aggiunge un tassello fondamentale raccontando la nostra terra dal proprio punto di vista. Il lettore, quindi, può agevolmente ricostruire un quadro esauriente della realtà salentina, incredibilmente ricca di sfaccettature, la cui identità profonda trova voce proprio nella poesia e nella narrativa del Novecento. Attraverso le pagine di quest’antologia si ricostruisce la conoscenza di una memoria, di una cultura, di una storia e di una letteratura che fa da sfondo al nostro essere hic et nunc e che ci fa guardare al futuro arricchito dalla consapevolezza delle nostre radici. Mario Corciulo IIB Cl. 10 Cambio della Guardia di Gerardo Ricchiuto al proposito, l’immediato inizio dei lavori, peraltro anticipata in Consiglio d’Istituto dal Dirigente, è stata pubblicamente dichiarata nel corso della cerimonia di consegna dei diplomi e della premiazione delle eccellenze da parte del Consigliere Provinciale con Delega alla Pubblica Istruzione prof. Antonio Del Vino. Stanti i precedenti, non ci resta che dire: se son rose fioriranno.. Riguardo al sensibile calo delle iscrizioni serve veramente uno sforzo corale di tutte le componenti: dirigenza, docenti, alunni e famiglie per capirne i motivi con l’obiettivo di riconquistare l’adeguata fiducia che uno istituto come lo Stampacchia a mio avviso merita e che nel corso della sua storia gli è stata accordata. Ogni realtà, anche la scuola, essenzialmente si giudica dai risultati raggiunti. Questo Liceo, stante il livello di preparazione di tanti suoi maturati confermato dalle brillanti prestazioni sostenute da anni oramai su tutto il territorio nazionale ed in alcuni casi anche all’estero (test d’ingresso nelle più diverse università e facoltà, curricula universitari, prove per l’inserimento lavorativo) se ben documentate e divulgate, dovrebbero sortire apprezzamento e sostegno a vari livelli: istituzionali, dei singoli e comunitari in tutto il Capo di Leuca. In tale direzione va sicuramente ascritta l’iniziativa del Dirigente di organizzare la festa di Halloween nel Liceo, coinvolgendo le scuole medie del territorio, che ha visto la partecipazione entusiasta di numerosi alunni del terzo anno e che hanno potuto, per così dire, prendere confidenza ed avere un primo approccio con l’Istituto. Un’ultima, recente occasione di apertura con il coinvolgimento delle famiglie e di attenzione al territorio è stata la cerimonia di consegna dei diplomi e la premiazione delle eccellenze con l’assegnazione delle borse di studio Stampacchia svoltosi, per la prima volta, in una gremita Sala del Trono di Palazzo Gallone, accogliente sede ricca di storia, sicuramente emblematica e rappresentativa per Tricase e l’intera zona. Le mele marce, le esperienze negative che pure possono esistere a vari livelli, come in ogni realtà, sono sicuramente minoritarie e se anche provocano il legittimo e comprensibile risentimento dei malcapitati, vanno innanzitutto opportunamente affrontate e possibilmente rimosse. Al contrario, le lamentele inutili, magari perché il proprio figlio non ha raggiunto i risultati sperati ma non meritati, le insinuazioni, i pettegolezzi, a volte sussurrati, a volte pubblicamente manifestati senza l’adduzione delle relative prove, non sono segno di maturità e non giovano a nessuno, ma servono solo a sollevare inopportuni polveroni, compromettendo il positivo risultato globale e comportando sicuramente immeritato discredito all’intera istituzione scolastica. “Piazza G. Galilei”: una “grande” piazza in degrado Un tempo oasi di Tricase, ora solo un cumulo di rifiuti U n vecchio ricordo di splendore è l’unica cosa che rimane della nostra cara piazza Galileo Galilei. Situata in una zona molto affollata, vicino al nostro liceo scientifico, è ormai da tempo abbandonata a se stessa: alberi che con le loro radici sollevano tutto il terreno circostante, rifiuti abbandonati in ogni angolo del foro, veri e propri “fiumi” che si formano durante i giorni di pioggia e che circondano la piazza e fanno diventare una corsa a ostacoli il passaggio da una parte all’altra della strada (fatto spesso denunciato dagli studenti), sono i sintomi di una zona che sta morendo. Ogni mattina un lungo corteo di macchine ronza intorno alla piazza e, muovendosi lentamente, crea un ingorgo che si nota ancora di più nei giorni di pioggia quando troppe macchine, in una strada troppo piccola, mal gestita, con l’asfalto sollevato dalle radici degli alberi e con il problema “fiume” creano molto disagio a tutte quelle persone che “popolano” la piazza. Quando tutto questo tran tran mattutino finisce rimangono solo il liceo e la piazza. E se da una parte della strada c’è una vecchia scuola, ma ancora con un edificio imponente, ricca di prestigio storia e bellezza (nonostante la sua età lo “Stampacchia” ha classe) e orgoglio di Tricase, dall’altra c’è una piazza dalle scale e dalle panchine rotte, con una vecchia fontana ormai piena soltanto di fango, erbacce e cocci di bottiglia dove solo quel poco verde che è rimasto dà un barlume di vita a un povero luogo ormai distrutto. In una città come Tricase, dove non esistono parchi e gli spazi verdi sono pochissimi, rivitalizzare un luogo come piazza Galileo Galilei porterebbe un giovamento ai tantissimi abitanti del circondario e alle centinaia di studenti che ogni giorno passano da questa piazza e, inoltre, abbellirebbe una zona ormai da troppo tempo trascurata. Ma per fortuna un po’ di iniziative sono state prese: due estati addietro la nostra piazza si è trasformata in un ritrovo di artisti di strada che, con la loro arte, hanno regalato innanzitutto una serata di vita al circondario e inoltre hanno dipinto dei bellissimi murales; dove prima c’era soltanto una parete ingiallita dalla muffa e cadente ora ci sono dei coloratissimi disegni che in qualche modo portano un po’ di allegria e di felicità ad un luogo che ne ha davvero bisogno. Ma non fermiamoci qui, impegniamoci a ricostruire un’oasi a Tricase; con il lavoro di tutti forse un giorno la nostra cara piazza Galileo Galilei tornerà al suo antico splendore. Giovanni Riso VE Sc. Servizio Nazionale di Valutazione 2012 Risultati complessivi conseguiti dalle classi seconde lic. scientifico Media del Differenza nei Punteggio Punteggio Punteggio e quinte ginnasio punteggio risultati rispetto Sud Italia Cheating in Liceo “G. Stampacchia” al netto a classi/scuole Puglia percentuale con background (69.1) del di Tricase (68.0) (70.2) cheating familiare simile Istituzione scolastica nel suo complesso Classi/ Istituto LEIS01400L Liceo Scientifico “G. Stampacchia 83,0 +10,1 0,0% Istituzione scolastica nel suo complesso Classi/ Istituto LEIS01400L Liceo Scientifico “G. Stampacchia Media del punteggio al netto del cheating 63,6 Differenza nei risultati rispetto Punteggio Punteggio Punteggio Sud Italia Cheating in a classi/scuole Puglia percentuale con background (69.1) (68.0) (70.2) familiare simile +13,3 0,0% C on grande soddisfazione si comunicano i risultati conseguiti dalle classi del nostro Liceo sottoposte alle Prove INVALSI nel Maggio del 2012. Tali risultati sono molto positivi per i nostri alunni che si sono attestati mediamente su livelli nettamente superiori rispetto alla media sia della Puglia che dell’Italia, come si evince dalle seguenti tabelle riassuntive dei risultati complessivi. Dirigente scolastico: Dr. Mauro Vitale Polimeno Responsabili: Prof. Carmelo Anastasio - Prof.ssa Lucia Valli Prof.ssa Anna Elisa Frassanito - Prof. Fabrizio Perniola Collaboratori: Vella Giorgio, Dell’Acqua Francesca, Stendardo Alice, Morciano Alessandra, Marzo Veronica, Roselli Gloria, Petracca M. Virginia, Sodero Roberta, Greco Silvia, Errico Marta, Piceci Giorgia, Felline Federica, Peluso Francesca, Cassiano Alessia, Esposito Serena, Parisi Chiara, Chiarello Francesco, Rizzo Beatrice, Perrone Alessandro, Fiorentino gloria, Carluccio Mariella, Ventruto Stefano, Nicolardi Alfredo, Maggio Gabriele, Sergi Paolo, Pizzolante Alberto, Ferraro Simona, Vigneri luca, Marzo Emanuele, D’Amico Sara, Ponzo Giulia, Morciano Valentina, Galati Giorgia, Piccinni Marcella, Riso Giovanni, Montinaro Oreste, Di Lollo Benedetta, Ponzo, Luigi, Morciano Pierpaolo. Stampa: SERAFINO ARTI GRAFICHE - TRICASE - 0833 541866 - [email protected]