acta ordinis» fratrum minorum

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acta ordinis» fratrum minorum
SUMMARIUM FASCICULI
(An CXXIV SEPTEMBRIS – DECEMBRIS 2005 FASC. III)
EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS
1. Lettera al card. Walter Kasper in occasione
del IX Simposio intercristiano
(Assisi, 4-7 settembre 2005) . . . . . . . . . . . . . . . . 295
2. Lettera in occasione della Plenaria della
Congregazione per gli Istituti di vita
consacrata e le Società di vita apostolica. . . . . . . 296
3. Commento al Salmo 121 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 298
4. “Motu proprio” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 299
1. Litterae Apostolicae “Motu proprio” datae
de Basilicis Sancti Francisci et Sanctae Mariae
Angelorum novae normae decernuntur . . . . 299
2. Lettera Apostolica “Motu proprio”
contenente nuove disposizioni circa le
Basiliche di San Francesco e di Santa
Maria degli Angeli in Assisi . . . . . . . . . . . . . 300
3. Comunicato dell’Ordine dei Frati Minori. . . 301
4. Lettera del Ministro generale a Sua
Santità Benedetto XVI . . . . . . . . . . . . . . . . . . 301
5. Discorso ai Religiosi, alle Religiose e ai Membri di
Istituti secolari e di Società di vita apostolica della
diocesi di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 302
6. Messaggio per la Giornata Mondiale
della Pace del 1° gennaio 2006 . . . . . . . . . . . . . . 303
7. Decreto della CIVCSVA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 308
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
1. Discorso alla Piccola Famiglia Francescana
nel 75° di fondazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 309
2. Omelia in occasione della solennità
delle Stigmate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 314
3. Inizio della Peregrinatio del Crocifisso
di San Damiano ....................................................316
4. Lettera del Definitorio generale
per la Solennità di san Francesco..........................318
5. Carta con ocasión del inicio de las
celebraciones del VIII Centenario de la
fundación de la Orden...........................................321
6. Intervento al Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia ..324
7. Veglia di preghiera per l’inizio ufficiale
delle celebrazioni dell’VIII Centenario
della fondazione dell’Ordine ................................325
8. Eucaristia di apertura del cammino di
preparazione all’VIII centenario della
Copertina: 2a Priorità: Comunione Fraterna.
fondazione dell’Ordine .........................................327
9. Terzo Incontro dei Visitatori con il Ministro
e Definitorio generale ...........................................330
10. Intervento del Ministro generale alla
VII Assemblea dell’UFME...................................336
11. Incontro del Ministro e del Definitorio
generale con le Conferenze OFM slaviche ...........343
12. Aos Irmãos da Guiné-Bissau por ocasião
da erecção da Custódia .........................................349
13. Carta con ocasión de la solemnidad del
Nacimiento de nuestro Señor Jesucristo 2005 ......351
VERSUS CAPITULUM GENERALE
EXTRAORDINARIUM
1. In cammino verso il Capitolo
generale straordinario ...........................................355
2. Indizione del Capitolo generale straordinario.......365
3. Itinerario per la contemplazione orante
del Crocifisso di San Damiano .............................366
4. Preghiere per il Capitolo Straordinario 2006........367
E SECRETARIA GENERALI
1. Capitulum Prov. Immaculatae Conceptionis
BMV in Britannia Magna . . . . . . . . . . . . . . . . . . 369
2. Capitulum Prov. Ss. Petri et Pauli de
Michoacan in Mexico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 369
3. Capitulum Prov. S. Antonii in Bolivia . . . . . . . . . 369
4. Electio extra Capitulum
Prov. Ss. Redemptoris in Croatia. . . . . . . . . . . . . 370
6. Electio extra Capitulum Prov. S. Francisci
Assisiensis in Polonia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 370
7. Capitulum Prov. Hiberniae in Hibernia . . . . . . . . 370
9. Capitulum Intermedium Prov. S. Pauli
Apostoli in Melita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371
10. Capitulum Intermedium Prov. S. Evangelii
in México. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371
11. Capitulum Intermedium Prov. S. Michaëlis
in Argentina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371
12. Capitulum Intermedium Prov. Americae
Centralis et Panama . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371
13. Capitulum Prov. Ss. Cordis Iesu in USA . . . . . . . 372
14. Capitulum Prov. Ss. Trinitais in Chilia . . . . . . . . 372
15. Capitulum Cust. Nostrae Dominae Septem
Gaudiorum in Brasilia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 372
(Bronzo di Alfiero Nena - Sorrento)
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Fr. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO
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TOTIUS ORD. FR. MIN. MINISTRI GENERALIS
IN COMMODUM PRAESERTIM RELIGIOSORUM SIBI SUBDITORUM
IN LUCEM AEDITA
Veritatem facientes in caritate (Eph. 4,15).
Peculiari prorsus laude dignum putavimus,
dilecte Fili, consilium quo horum Actorum
collectio atque editio suscepta est.
(Ex Epist. L EONIS P P. XIII ad Min. Gen.)
ROMA
CURIA GENERALIS ORDINIS
Arti Grafiche Antica Porziuncola – Cannara (Perugia) – 2006
EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS
1. Lettera al card. Walter Kasper in occasione del IX Simposio intercristiano
(Assisi, 4-7 settembre 2005)
Dal 4 al 7 settembre si è tenuto ad Assisi
il IX Simposio Intercristiano, organizzato
dall’Istituto di Spiritualità della Pontificia
Università «Antonianum» e dal Dipartimento di Teologia dell’Università «Aristotile» di Tessalonica.
Il tema del Simposio di quest’anno,
«L’Eucaristia nella tradizione orientale ed
occidentale con speciale riferimento al dialogo ecumenico», è stato introdotto dall’Arcivescovo cattolico di Corfù, S.E.
Mons. Yannis Spiteris, ed illustrato da sei
studiosi ortodossi ed altrettanti cattolici. Per
il Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani ha preso parte al
Simposio Mons. Eleuterio F. Fortino, SottoSegretario del Dicastero.
Nella Sessione di apertura è stato letto il
Messaggio inviato da Sua Santità Benedetto XVI.
Al venerato Fratello
Walter Cardinale Kasper
Presidente del Pontificio Consiglio per
la Promozione dell’Unità dei Cristiani
Ho appreso con gioia che ad Assisi, oasi
e richiamo di pace, si tiene il IX Simposio
promosso dall’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum e dalla Facoltà Teologica dell’Università Aristotile di Tessalonica, città alla
cui prima comunità cristiana San Paolo ha
inviato due lettere.
Tale iniziativa costituisce una felice occasione per uno scambio fraterno, nel quale
fare oggetto di riflessione e di approfondimento temi importanti del patrimonio di fede comune, analizzando le implicazioni che
esso comporta nella vita cristiana. La ricerca della piena unità visibile tra tutti i disce-
poli di Cristo viene avvertita come particolarmente urgente nel nostro tempo e si sente per questo il bisogno di una più profonda
spiritualità e di un accresciuto amore reciproco.
Il tema che quest’anno viene affrontato,
«L’Eucaristia nella tradizione orientale e
occidentale con speciale riferimento al dialogo ecumenico», è molto significativo per
la vita dei cristiani e per la ricomposizione
della comunione piena fra tutti i discepoli di
Cristo. Il Concilio Vaticano II ha opportunamente ricordato «con quanto amore i cristiani orientali compiono le sacre azioni liturgiche, soprattutto la celebrazione eucaristica, fonte della vita della Chiesa e pegno
della gloria futura» (UR 15), ed ha ricordato che, in forza della successione apostolica, del sacerdozio e dell’Eucaristia essi «restano ancora uniti con noi da strettissimi
vincoli» (Ibid.).
Il dialogo e il confronto nella verità e
nella carità, che sarà sviluppato durante il
Simposio, farà certamente emergere la fede
comune insieme a quegli aspetti teologici e
liturgici peculiari dell’Oriente e dell’Occidente che sono complementari e dinamici
per l’edificazione del Popolo di Dio e che
costituiscono una ricchezza per la Chiesa.
L’assenza della piena comunione non permette purtroppo la concelebrazione che, per
gli uni e per gli altri, è il segno di quella piena unità alla quale tutti siamo chiamati.
Sarà in ogni caso un appello ad intensificare la preghiera, lo studio e il dialogo al fine
di risolvere le divergenze che tutt’ora permangono.
Realizzare la piena comunione dei cristiani deve essere un obiettivo per tutti coloro che professano la fede nella Chiesa
una, santa, cattolica ed apostolica, «sia i fedeli che i pastori e ognuno secondo le proprie capacità, tanto nella vita quotidiana
quanto negli studi teologici e storici» (UR
8). Il Simposio, che si pone sulla scia di
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
analoghe e fruttuose iniziative ecumeniche,
pone in luce l’impegno, la ricerca e lo studio comuni tesi a chiarire differenze e a superare incomprensioni. In questa linea, gli
Istituti di insegnamento teologico possono
svolgere un ruolo fondamentale per la formazione delle nuove generazioni e per offrire una rinnovata testimonianza cristiana
nel mondo di oggi.
Nell’invocare sui partecipanti la benedizione del Signore, affinché il Simposio sia
fecondo di apporti dottrinali, culturali e spirituali, a tutti invio con le parole dell’Apostolo il mio augurio cordiale: «La grazia di
Nostro Signore Gesù Cristo sia con voi» (1
Tess 5, 28).
Da Castel Gandolfo, 1 settembre 2005
BENEDICTUS PP XVI
[L’Osservatore Romano, 5-6 settembre 2005, p. 5]
2. Lettera in occasione della Plenaria
della Congregazione per gli Istituti di
vita consacrata e le Società di vita
apostolica
Venerato Fratello
Mons. Franc Rodé
Prefetto della Congregazione per gli
Istituti di vita consacrata
e le Società di vita apostolica
In occasione della Plenaria di codesta
Congregazione ben volentieri rivolgo a tutti
coloro che vi prendono parte il mio saluto
cordiale. Saluto in particolare Lei, il Segretario e quanti lavorano nel Dicastero che Ella
presiede. Unisco ai miei saluti l’espressione
della mia gratitudine e della mia gioia: la gratitudine, perché con me voi condividete l’attenzione e il servizio alle persone consacrate;
la gioia, perché attraverso di voi so di rivolgermi al mondo delle donne e degli uomini
consacrati che seguono Cristo sulla via dei
consigli evangelici e del rispettivo particolare carisma suggerito dallo Spirito.
La storia della Chiesa è segnata dagli interventi dello Spirito Santo, che non l’ha
soltanto arricchita con i doni della sapienza,
della profezia, della santità, ma l’ha dotata
di forme sempre nuove di vita evangelica
attraverso l’opera di fondatori e di fondatrici che hanno trasmesso ad una famiglia di
figli e figlie spirituali il loro carisma. Grazie a ciò, oggi, nei monasteri e nei centri di
spiritualità, monaci, religiosi e persone consacrate offrono ai fedeli oasi di contemplazione e scuole di preghiera, di educazione
alla fede e di accompagnamento spirituale.
Soprattutto, però, essi continuano la grande
opera di evangelizzazione e di testimonianza in tutti i continenti, fino agli avamposti
della fede, con generosità e spesso con sacrificio della vita fino al martirio. Molti di
loro si dedicano interamente alla catechesi,
all’educazione, all’insegnamento, alla promozione della cultura, al ministero della comunicazione. Sono accanto ai giovani e alle loro famiglie, ai poveri, agli anziani, agli
ammalati, alle persone sole. Non c’è ambito umano ed ecclesiale dove essi non siano
presenti in modo spesso silenzioso, ma
sempre fattivo e creativo, quasi una continuazione della presenza di Gesù che passò
facendo del bene a tutti (cfr At 10, 38). La
Chiesa è riconoscente per la testimonianza
di fedeltà e di santità data da tanti membri
degli Istituti di vita consacrata, per l’incessante preghiera di lode e di intercessione
che si innalza dalle loro comunità, per la loro vita spesa a servizio del Popolo di Dio.
Non mancano certamente prove e difficoltà nella vita consacrata di oggi, così come negli altri settori della vita della Chiesa.
«Il grande tesoro del dono di Dio - avete ricordato a conclusione della precedente Plenaria - è custodito in fragili vasi di creta (cfr
2Cor 4, 7) e il mistero del male insidia anche coloro che dedicano a Dio tutta la loro
vita» (CIVCSVA, Istruzione Ripartire da
Cristo n. 11). Piuttosto che enumerare le
difficoltà che incontra oggi la vita consacrata, vorrei piuttosto confermare a tutti i
consacrati e consacrate la vicinanza, la sollecitudine, l’amore della Chiesa intera. La
vita consacrata, all’inizio del nuovo millennio, ha davanti a sé sfide formidabili, che
può affrontare soltanto in comunione con
tutto il Popolo di Dio, con i suoi Pastori e
con il popolo dei fedeli. In questo contesto
EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS
si inserisce l’attenzione della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, nella vostra Plenaria che affronta tre tematiche ben precise.
La prima riguarda l’esercizio dell’autorità. Si tratta di un servizio necessario e prezioso, per assicurare una vita autenticamente fraterna, alla ricerca della volontà di Dio.
In realtà è lo stesso Signore risorto, nuovamente presente tra i fratelli e le sorelle riuniti nel suo nome (cfr Perfectae caritatis,
15), che addita il cammino da percorrere.
Soltanto se il Superiore da parte sua vive
nell’obbedienza a Cristo ed in sincera osservanza della regola, i membri della comunità possono chiaramente vedere che la loro
obbedienza al Superiore non solo non è
contraria alla libertà dei figli di Dio, ma la
fa maturare nella conformità con Cristo obbediente al Padre (cfr ibid., 14).
L’altro tema scelto per la Plenaria riguarda i criteri per il discernimento e l’approvazione di nuove forme di vita consacrata. «Il
giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato - ricorda la Costituzione dogmatica
Lumen gentium, parlando dei carismi in generale - appartiene a coloro che detengono
l’autorità nella Chiesa; ad essi spetta soprattutto di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono» (n.
12). È quanto cercate di fare anche voi in
questi giorni, non dimenticando che il vostro
lavoro prezioso e delicato deve svolgersi in
un contesto di gratitudine a Dio, il quale anche oggi continua ad arricchire di sempre
nuovi carismi la sua Chiesa con la creatività
e la generosità del suo Spirito.
Il terzo tema da voi affrontato riguarda la
vita monastica. Partendo da situazioni contingenti, che pure richiedono concreti interventi saggi ed incisivi, il vostro sguardo intende spaziare sul vasto orizzonte di questa
realtà, che tanto significato ha avuto e conserva nella storia della Chiesa. Voi cercate le
vie opportune per rilanciare nel nuovo millennio l’esperienza monastica, di cui la Chiesa ha anche oggi bisogno, perché riconosce
in essa la testimonianza eloquente del primato di Dio, costantemente lodato, adorato, servito, amato con tutta la mente, con tutta l’anima, con tutto il cuore (cfr Mt 22,37).
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Infine, mi è grato rilevare che la Plenaria
si colloca nella cornice della solenne celebrazione, che il Dicastero ha promosso nel
40° anniversario della promulgazione del
Decreto conciliare Perfectae caritatis sul
rinnovamento della vita religiosa. Auspico
che le fondamentali indicazioni offerte allora dai Padri conciliari per il cammino della
vita consacrata continuino ad essere anche
oggi fonte di ispirazione per quanti impegnano la loro esistenza al servizio del Regno di Dio. Mi riferisco innanzitutto a quella che il Decreto Perfectae caritatis qualifica come “vitae religiosae ultima norma”,
“norma suprema della vita religiosa”, e cioè
la “sequela di Cristo”. Un’autentica ripresa
della vita religiosa non si può avere se non
cercando di condurre una esistenza pienamente evangelica, senza nulla anteporre all’unico Amore, ma trovando in Cristo e nella sua parola l’essenza più profonda di ogni
carisma del Fondatore o della Fondatrice.
Un’altra indicazione di fondo che il
Concilio ha dato è quella del generoso e
creativo dono di sé ai fratelli, senza mai cedere alla tentazione del ripiegamento su se
stessi, senza mai adagiarsi sul già fatto, senza mai indulgere al pessimismo e alla stanchezza. Il fuoco dell’amore, che lo Spirito
infonde nei cuori, spinge a interrogarsi costantemente sui bisogni dell’umanità e su
come rispondervi, sapendo bene che solo
chi riconosce e vive il primato di Dio può
realmente rispondere ai veri bisogni dell’uomo, immagine di Dio.
Ancora un’indicazione vorrei raccogliere tra le molte significative consegnate
dai Padri conciliari nel Decreto Perfectae
caritatis: è l’impegno che la persona consacrata deve porre nel coltivare una sincera vita di comunione (cfr n. 15), non soltanto all’interno delle singole fraternità,
ma con tutta la Chiesa, perché i carismi
vanno custoditi, approfonditi e costantemente sviluppati «in sintonia con il Corpo
di Cristo in perenne crescita» (Mutuae relationes, n. 11).
Ecco i pensieri che mi preme affidare alla vostra riflessione sulle tematiche affrontate dai lavori della Plenaria. Io vi accompagno con la preghiera e, mentre su di voi e
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sulla vostra attività invoco l’aiuto di Dio e
la protezione della Vergine Santissima, quale pegno del mio affetto, a ciascuno invio la
mia Benedizione.
Da Castel Gandolfo, 27 settembre 2005,
memoria di S. Vincenzo de’ Paoli.
BENEDICTUS PP. XVI
3. Commento al Salmo 121
Udienza generale, Mercoledì, 12 ottobre 2005
SALUTO ALLA
CITTÀ SANTA DI GERUSALEMME
1. È uno dei più belli e appassionati Cantici delle ascensioni quello che ora abbiamo
ascoltato e gustato come preghiera. Si tratta
del Salmo 121, una celebrazione viva e partecipe in Gerusalemme, la città santa verso
la quale ascendono i pellegrini.
Infatti, subito in apertura, si fondono insieme due momenti vissuti dal fedele: quello del giorno in cui accolse l’invito ad «andare alla casa del Signore» (v. 1) e quello
dell’arrivo gioioso alle «porte» di Gerusalemme (cfr v. 2); ora i piedi calpestano finalmente quella terra santa e amata. Proprio
allora le labbra si aprono a un canto festoso
in onore di Sion, considerata nel suo
profondo significato spirituale.
2. «Città salda e compatta» (v. 3), simbolo di sicurezza e di stabilità, Gerusalemme è il cuore dell’unità delle dodici tribù di
Israele, che convergono verso di essa come
centro della loro fede e del loro culto. Là,
infatti, esse ascendono «per lodare il nome
del Signore» (v. 4), nel luogo che la «legge
di Israele» (Dt 12,13-14; 16,16) ha stabilito
quale unico santuario legittimo e perfetto.
A Gerusalemme c’è un’altra realtà rilevante, anch’essa segno della presenza di
Dio in Israele: sono «i seggi della casa di
Davide» (cfr Sal 121,5), governa, cioè, la
dinastia davidica, espressione dell’azione
divina nella storia, che sarebbe approdata al
Messia (2Sam 7,8-16).
3. I «seggi della casa di Davide» vengono chiamati nel contempo «seggi del giudizio» (cfr Sal 121,5), perché il re era anche il
giudice supremo. Così Gerusalemme, capitale politica, era anche la sede giudiziaria
più alta, ove si risolvevano in ultima istanza le controversie: in tal modo, uscendo da
Sion, i pellegrini ebrei ritornavano nei loro
villaggi più giusti e pacificati.
Il Salmo ha tracciato, così, un ritratto
ideale della città santa nella sua funzione religiosa e sociale, mostrando che la religione
biblica non è astratta né intimistica, ma è
fermento di giustizia e di solidarietà. Alla
comunione con Dio segue necessariamente
quella dei fratelli tra loro.
4. Giungiamo ora all’invocazione finale (cfr vv. 6-9). Essa è tutta ritmata sulla parola ebraica shalom, «pace», tradizionalmente considerata alla base del nome stesso
della città santa Jerushalajim, interpretata
come «città della pace».
Come è noto, shalom allude alla pace
messianica, che raccoglie in sé gioia, prosperità, bene, abbondanza. Anzi, nell’addio finale che il pellegrino rivolge al tempio, alla «casa del Signore nostro Dio», si aggiunge alla
pace il «bene»: «Chiederò per te il bene» (v.
9). Si ha, così, in forma anticipata il saluto
francescano: «Pace e bene!». Tutti abbiamo
un po’di anima francescana. È un auspicio di
benedizione sui fedeli che amano la città santa, sulla sua realtà fisica di mura e palazzi nei
quali pulsa la vita di un popolo, su tutti i fratelli e gli amici. In tal modo Gerusalemme diventerà un focolare di armonia e di pace.
5. Concludiamo la nostra meditazione
sul Salmo 121 con uno spunto di riflessione
suggerito dai Padri della Chiesa per i quali
la Gerusalemme antica era segno di un’altra
Gerusalemme, anch’essa, «costruita come
città salda e compatta». Questa città - ricorda san Gregorio Magno nelle Omelie su
Ezechiele - «ha già qui una sua grande costruzione nei costumi dei santi. In un edificio una pietra sostiene l’altra, perché si mette una pietra sopra l’altra, e chi sostiene un
altro è a sua volta sostenuto da un altro. Così, proprio così, nella santa Chiesa ciascuno
sostiene ed è sostenuto. I più vicini si sostengono a vicenda, e così per mezzo di essi si innalza l’edificio della carità. Ecco perché Paolo ammonisce, dicendo: “Portate i
pesi gli uni degli altri, così adempirete la
EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS
legge di Cristo” (Gal 6,2). Sottolineando la
forza di questa legge, dice: “Pieno compimento della legge è l’amore” (Rm 13,10).
Se io infatti non mi sforzo di accettare voi
così come siete, e voi non vi impegnate ad
accettare me così come sono, non può sorgere l’edificio della carità tra noi, che pure
siamo legati da amore reciproco e paziente». E, per completare l’immagine, non si
dimentichi che «c’è un fondamento che
sopporta l’intero peso della costruzione, ed
è il nostro Redentore, il quale da solo tollera nel loro insieme i costumi di noi tutti. Di
lui l’Apostolo dice: “Nessuno può porre un
fondamento diverso da quello che già vi si
trova, che è Gesù Cristo” (1Cor 3,11). Il
fondamento porta le pietre e non è portato
dalle pietre; cioè, il nostro Redentore porta
il peso di tutte le nostre colpe, ma in lui non
c’è stata alcuna colpa da tollerare» (2,1,5:
Opere di Gregorio Magno, III/2, Roma
1993, pp. 27.29).
E così il grande Papa san Gregorio ci dice cosa significa il Salmo in concreto per la
prassi della nostra vita. Ci dice che dobbiamo essere nella Chiesa di oggi una vera Gerusalemme, cioè un luogo di pace, “portandoci l’un l’altro” così come siamo; “portandoci insieme” nella gioiosa certezza che il
Signore ci “porta tutti”. E così cresce la
Chiesa come una vera Gerusalemme, un
luogo di pace. Ma vogliamo anche pregare
per la città di Gerusalemme che sia sempre
più un luogo di incontro tra le religioni e i
popoli; che sia realmente un luogo di pace.
BENEDETTO XVI
[L’Osservatore Romano, 13 ottobre 2005, p. 4]
4. “Motu proprio”
1. Litterae Apostolicae “Motu proprio”
datae de Basilicis Sancti Francisci et
Sanctae Mariae Angelorum novae normae decernuntur
Totius orbis homines peculiarem in modum Sancti Francisci Basilicam in urbe Assisio respiciunt, ubi servantur et custodiuntur mortales exuviae Seraphici Sancti, nec-
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non Basilicam Sanctae Mariae Angelorum,
quae insignem parvam Portiunculae ecclesiam concludit: prima Ordini Fratrum Minorum Conventualium demandatur, altera
Ordini Fratrum Minorum committitur.
Romani Pontifices, sua ex parte, singularia usque vincula et peculiarem sollicitudinem de Templis istis Maioribus Franciscalibus propter eorum praestantiam atque
dignitatem demonstrarunt eaque suae iurisdictioni recte obnoxia voluerunt. Saeculorum decursu Fratres Minores Conventuales
et Fratres Minores suam per sollicitam operam suasque testificationes Sancti Francisci
spiritum et charisma vivum servarunt, eius
evangelicum pacis, fraternitatis bonique
nuntium ubique terrarum effundentes.
Quo opera efficacius communiterque evolvantur, quae Assisii in Basilicis Sancti
Francisci (una cum Sacro Coenobio) et
Sanctae Mariae Angelorum (una cum Coenobio) explicantur, et pastorale Dioecesis
Assisiensis-Nucerinae-Tadinensis ministerium agendum, unaque simul cum pastorali
actione, quae per propriam Conferentiam
regionalem nationalemque Episcoporum
absolvitur, Nobis est visum commodum
praesentem iuris disciplinam commutare,
quam Decessor Noster Paulus VI, recolendae memoriae, Motu proprio “Inclita toto”,
die VIII mensis Augusti anno MCMLXIX
de Basilica Sancti Francisci (una cum Sacro
Coenobio) et per Deliberationem ex Audientia diei XII mensis Maii anno
MCMLXVI, Basilicam Sanctae Mariae Angelorum (una cum Coenobio) respicientem,
statuit, normas ad hodiernas necessitates
aptando.
Idcirco quae sequuntur decrevimus:
I. Basilicae Sancti Francisci coniunctoque Sacro Coenobio, atque etiam Basilicae
Sanctae Mariae Angelorum, veluti Legatum
Nostrum, S.R.E. Cardinalem destinamus,
cuius, licet iurisdictione haud fruatur, per
moralem auctoritatem munus erit arta communionis vincula inter sacra loca memoriae
Assisiensis Pauperculi perpetuandi et Apostolicam hanc Sedem. Papalem ipse Benedictionem impertire in celebrationibus poterit, quibus ipse in sollemnioribus ritibus
liturgicis praesidebit.
300
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
II. Episcopus Assisiensis-Nucerinus-Tadinensis iurisdictione posthac fruetur, quae
de ecclesiis religiosisque domibus iure statuitur, quod ad omnia pastoralia opera spectat, quae Fratres Minores Conventuales Basilicae Sancti Francisci itemque Fratres Minores Sanctae Mariae Angelorum praestant.
III. De omnibus inceptis, quae quandam
pastoralem implicationem secum ferunt,
memoratorum Ordinum Fratres consensum
poscere et obtinere debent Episcopi Assisiensis-Nucerini-Tadinensis. Is autem iudicium audiet Praesidis Conferentiae Episcoporum Umbriae, quod ad incepta Regionis
Umbriae pertinet vel Praesidis Officii Conferentiae Italiae Episcoporum, quod ad ampliora coepta attinet.
IV. De sacramentorum in memoratis
Basilicis celebratione Codicis iuris canonici vigent normae et eae quae exstant in
Dioecesi Assisiensi-Nucerina-Tadinensi.
Sancti Francisci demum filios cohortamur, quibus hae Basilicae committuntur, ut
normas servent has quae hoc motu proprio
ostenduntur, in sincerae communionis spiritu cum Episcopo Assisiensi-Nucerino-Tadinensi, et per eum, cum Episcoporum Conferentia regionali nationalique.
Haec auctoritate Nostra decernimus et
statuimus, contrariis rebus minime quibuslibet obsistentibus.
Datum Romae, apud S. Petrum, die IX
mensis Novembris, in dedicatione Basilicae
Lateranensis, anno Domini MMV, Pontificatus Nostri primo.
BENEDICTUS PP. XVI
2. Lettera Apostolica “Motu proprio” contenente nuove disposizioni circa le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria
degli Angeli in Assisi
Da tutto il mondo si guarda con speciale
considerazione alla Basilica di San Francesco
in Assisi che conserva e custodisce le spoglie
mortali del Serafico Santo e alla Basilica di
Santa Maria degli Angeli, che racchiude in sé
la insigne chiesetta della Porziuncola: la prima è affidata all’Ordine dei Frati Minori
Francescani Conventuali e la seconda all’Ordine Francescano dei Frati Minori.
Romani Pontefici, da parte loro, hanno
sempre avuto singolari vincoli e speciale sollecitudine per questi due Templi Maggiori
francescani propter eorum praestantiam atque dignitatem e li hanno voluti finora soggetti direttamente alla loro giurisdizione.
Lungo i secoli i Frati Conventuali ed i Frati
Minori con la loro sollecita opera e la loro testimonianza hanno tenuto vivo lo spirito ed
il carisma di San Francesco, diffondendo nel
mondo intero il suo messaggio evangelico di
pace, di fraternità e di bene.
Considerata l’esigenza di realizzare una
più efficace intesa tra le attività che si svolgono sia nella Basilica di San Francesco
(con annesso Sacro Convento), sia nella
Basilica di Santa Maria degli Angeli (ed
unito Convento) e la pastorale della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino,
e anche con la pastorale promossa a livello
regionale e nazionale dalle rispettive Conferenze episcopali, ci è parso utile modificare l’attuale disciplina giuridica, così come regolata dal nostro venerato Predecessore, Papa Paolo VI di f. m. mediante il M.
p. “Inclita toto”, dell’8 agosto 1969, per
quanto riguarda la Basilica di San Francesco (con annesso Sacro Convento), e mediante la Decisione ex Audientia, del 12
maggio 1966, per quanto attiene alla Basilica di Santa Maria degli Angeli (ed unito
Convento), aggiornandone le norme alle
odierne necessità.
Disponiamo e stabiliamo pertanto quanto segue:
I. Alla Basilica di San Francesco e all’annesso Sacro Convento, come anche alla
Basilica di Santa Maria degli Angeli, assegniamo come Nostro Legato un Cardinale
di S.R.C., il quale, pur non godendo di giurisdizione, avrà il compito di perpetuare con
la sua autorità morale gli stretti vincoli di
comunione tra i luoghi sacri alla memoria
del Poverello e questa Sede Apostolica.
Egli potrà impartire la Benedizione Papale
nelle celebrazioni che presiederà in occasione delle maggiori solennità liturgiche.
II. Il Vescovo di Assisi-Nocera UmbraGualdo Tadino d’ora innanzi avrà la giurisdizione prevista dal diritto sulle chiese e sulle case religiose per quanto riguarda tutte le
EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS
attività pastorali svolte dai Padri Conventuali della Basilica di San Francesco e dai Frati
Minori di Santa Maria degli Angeli.
III. I Padri Francescani, Conventuali e
Minori, per tutte le iniziative che hanno risvolti pastorali, dovranno pertanto chiedere
ed ottenere il consenso del Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Questi,
poi, sentirà il parere del Presidente della
Conferenza Episcopale Umbra per le iniziative che hanno riflessi sulla Regione umbra
o della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana per quelle a più ampio raggio.
IV. Quanto alla celebrazione dei sacramenti nelle Basiliche suddette valgono le
norme del Codice di diritto canonico e quelle vigenti nella Diocesi di Assisi-Nocera
Umbra-Gualdo Tadino.
Esorto quindi i Figli di San Francesco, cui
sono affidate le due menzionate Basiliche, ad
attenersi con generosa disponibilità alle norme esposte in questo Motu proprio in spirito
di sincera comunione con il Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e, per suo
tramite, con la Conferenza Episcopale regionale e con quella nazionale.
Nonostante qualunque cosa in contrario.
Dato a Roma, presso S. Pietro il 9 novembre 2005, anniversario della Dedicazione della Basilica Lateranense, primo anno
del Nostro Pontificato.
BENEDETTO XVI
(L’Osservatore Romano - 20 Novembre 2005)
3. Comunicato
dell’Ordine dei Frati Minori
Roma, 23 novembre 2005
Quali Responsabili e Custodi del Santuario della Porziuncola e della Basilica di
S. Maria degli Angeli in Assisi - affidata
dalla Chiesa al nostro servizio e animazione
pastorali - intendiamo comunicare ufficialmente la nostra posizione in merito al recente “Motu proprio” del Papa Benedetto
XVI, relativo alla riorganizzazione giuridica e pastorale del suddetto Santuario.
Come “Frati minori” abbiamo a cuore,
prima di tutto, l’annuncio del Vangelo all’uomo di oggi e l’accoglienza dei tanti pellegrini che frequentano la Basilica di S. Ma-
301
ria degli Angeli. Siamo certi che la Chiesa,
nella sua sapienza e con la sua opera, si propone di custodire e far conoscere la ricchezza del carisma di S. Francesco e di S. Chiara, testimoni autentici - ancora oggi - di una
vita rinnovata nell’amore, nella pace e nella riconciliazione tra tutti gli uomini.
L’esperienza degli anni recenti ci porta a
testimoniare la buona e fruttuosa collaborazione esistente tra i Responsabili della Patriarcale Basilica di S. Maria degli Angeli e
il Vescovo diocesano di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, Mons. Sergio Goretti.
Pertanto, la nuova configurazione giuridica con le peculiari modalità di collaborazione, prescritta dal “Motu proprio”, tra il
Santuario e i nostri Pastori, ci trova pienamente favorevoli e desiderosi di continuare
tale collaborazione. Siamo fiduciosi che il
provvedimento citato permetterà una ancor
più proficua cooperazione pastorale e una
efficace comunione ecclesiale, tra i frati
operanti nel Santuario e la Chiesa, diocesana e universale.
Desideriamo altresì ribadire la nostra filiale obbedienza e la nostra comunione con
il Santo Padre e con il nuovo Vescovo diocesano da lui designato - Mons. Domenico
Sorrentino - per il bene della stessa Chiesa e
del popolo di Dio.
FR. MASSIMO RESCHIGLIAN
Ministro provinciale OFM dell’Umbria
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO
Ministro generale OFM
4. Lettera del Ministro generale a Sua Santità Benedetto XVI
Roma, 25 novembre 2005
Beatissimo Padre,
il 19 novembre u. s., mentre ero a
Bruxelles per il conferimento del “mandato
missionario” a diversi Frati del nostro Ordine, ho appreso che la Santità Vostra aveva
emanato il Motu proprio “De Basilicis
Sancti Francisci et Sanctae Mariae Angelorum”, con il quale provvede alla riorganizzazione giuridica e pastorale delle due insigni Basiliche francescane di Assisi.
302
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Rientrato in sede, sento il dovere, innanzi
tutto, di esprimere alla Santità Vostra la
profonda e filiale gratitudine dell’intero Ordine dei Frati Minori e mia personale, per il
nuovo segno di paterna attenzione e sollecitudine che la Santità Vostra offre ai Frati Minori custodi della “insigne chiesetta della
Porziuncola” e testimoni, con la loro sollecita opera, dello spirito e del carisma di S. Francesco presso l’insigne Santuario mariano.
Rendendomi poi interprete dei sentimenti di “caritativa e gioiosa” obbedienza e
disponibilità del nostro Ordine alla Sua
apostolica sollecitudine, desidero confermarLe che le nuove disposizioni contenute
nel “Motu proprio” sono da noi tutti accolte con sincera adesione a quanto da Lei stabilito, e che intendiamo continuare, e nel
possibile potenziare, anche per il futuro una
proficua e leale collaborazione con la Chiesa, diocesana e universale, in uno spirito di
efficace comunione con la Santità Vostra e
il Pastore della Chiesa particolare di AssisiNocera Umbra-Gualdo Tadino.
Depongo intanto ai Suoi piedi il rinnovato impegno di testimoniare - ancora oggi - il
messaggio di pace, di fraternità e di bene che
ci hanno consegnato il Serafico Padre S.
Francesco e S. Chiara, mentre Le chiedo con
filiale confidenza di voler contare su noi tutti Frati Minori e di aiutarci con la Sua Apostolica Benedizione a restare, anche per il futuro, “sempre sudditi e soggetti” ai piedi della Chiesa nostra Madre, mentre mi professo
con sentimenti di vivissima gioia
Suo dev.mo ed obb.mo figlio
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro Generale
5. Discorso ai Religiosi, alle Religiose e ai
Membri di Istituti secolari e di Società
di vita apostolica della diocesi di Roma
Città del Vaticano, Aula Paolo VI,
10 dicembre 2005
Signor Cardinale,
venerati Fratelli nell’Episcopato
e nel Presbiterato,
cari fratelli e care sorelle!
È una grande gioia per me incontrarvi
quest’oggi nel clima spirituale dell’Avvento, mentre ci prepariamo al Santo Natale.
Saluto con affetto ciascuno di voi, religiosi
e religiose, membri di Istituti secolari e di
nuove forme di vita consacrata, presenti
nella Diocesi di Roma, dove svolgete un
servizio quanto mai apprezzato, ben inserendovi nelle varie realtà sociali e pastorali.
Un pensiero particolare rivolgo a quanti vivono nei monasteri di vita contemplativa e
che sono a noi spiritualmente uniti, come
pure alle persone di vita consacrata provenienti dall’Africa, dall’America Latina e
dell’Asia che studiano a Roma o qui trascorrono un tratto della loro esistenza, partecipando essi pure attivamente alla missione della Chiesa che è nella Città.
Un saluto fraterno rivolgo al Cardinale
Camillo Ruini, che ringrazio per le parole
rivoltemi a nome di tutti. Da sempre i consacrati e le consacrate costituiscono nella
Chiesa di Roma una preziosa presenza, anche perché offrono una peculiare testimonianza dell’unità e dell’universalità del Popolo di Dio. Vi ringrazio per il lavoro che
svolgete nella vigna del Signore, per l’impegno che ponete nell’affrontare le sfide
che l’odierna cultura pone all’evangelizzazione in una metropoli ormai cosmopolita
com’è la nostra.
Il complesso contesto sociale e culturale della nostra Città nel quale vi trovate ad
agire domanda da parte vostra, oltre una
costante attenzione alle problematiche locali, una coraggiosa fedeltà al carisma che
vi contraddistingue. Sin dalle origini, in
effetti, la vita consacrata si è caratterizzata
per la sua sete di Dio: quaerere Deum. Vostro primo e supremo anelito sia, pertanto,
testimoniare che Dio va ascoltato e amato
con tutto il cuore, con tutta l’anima, con
tutte le forze, prima di ogni altra persona e
cosa. Non abbiate paura di presentarvi, anche visibilmente, come persone consacrate, e cercate in ogni modo di manifestare la
vostra appartenenza a Cristo, il tesoro nascosto per il quale avete lasciato tutto. Fate vostro il ben noto motto programmatico
di San Benedetto: «Niente sia anteposto
all’amore di Cristo».
EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS
Certo, tante sono le sfide e le difficoltà
che voi oggi incontrate, impegnati come siete su vari fronti. Nelle vostre residenze e nelle opere apostoliche voi siete ben inseriti nei
programmi della Diocesi collaborando nei
vari rami dell’azione pastorale, grazie anche
al collegamento che svolgono gli organismi
di rappresentanza della vita consacrata come
la Conferenza Italiana Superiori Maggiori e
l’Unione delle Superiore Maggiori d’Italia, il
Gruppo Istituti Secolari e l’Ordo Virginum.
Proseguite su questo cammino rinsaldando
la vostra fedeltà agli impegni assunti, al carisma di ogni vostro Istituto e agli orientamenti della Chiesa locale. Tale fedeltà, lo sapete,
è possibile quando ci si mantiene fermi nelle
piccole, ma insostituibili fedeltà quotidiane:
anzitutto fedeltà alla preghiera e all’ascolto
della Parola di Dio; fedeltà al servizio degli
uomini e delle donne del nostro tempo, secondo il proprio carisma; fedeltà all’insegnamento della Chiesa, a partire da quello sulla
vita consacrata; fedeltà ai sacramenti della
Riconciliazione e dell’Eucaristia, che ci sostengono nelle situazioni difficili della vita.
Parte costitutiva della vostra missione è
poi la vita comunitaria. Impegnandovi a
realizzare comunità fraterne, voi mostrate
che grazie al Vangelo anche i rapporti umani possono cambiare, che l’amore non è
un’utopia, ma anzi il segreto per costruire
un mondo più fraterno. Il Libro degli Atti
degli Apostoli, dopo la descrizione della
fraternità realizzata nella comunità dei cristiani, rileva, quasi come logica conseguenza, che «la Parola si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli» (At 6,7). La diffusione della Parola è la
benedizione che il Padrone della messe dà
alla comunità che prende sul serio l’impegno di far crescere la carità nella fraternità.
Cari fratelli e sorelle, la Chiesa ha bisogno della vostra testimonianza, ha bisogno
di una vita consacrata che affronti con coraggio e creatività le sfide del tempo presente. Di fronte all’avanzata dell’edonismo,
a voi è richiesta la coraggiosa testimonianza della castità, come espressione di un cuore che conosce la bellezza e il prezzo dell’amore di Dio. Di fronte alla sete di denaro, la
vostra vita sobria e pronta al servizio dei più
303
bisognosi ricorda che Dio è la ricchezza vera che non perisce. Di fronte all’individualismo e al relativismo, che inducono le persone ad essere unica norma a se stesse, la
vostra vita fraterna, capace di lasciarsi coordinare e quindi capace di obbedienza, conferma che voi ponete in Dio la vostra realizzazione. Come non auspicare che la cultura
dei consigli evangelici, che è la cultura delle Beatitudini, possa crescere nella Chiesa,
per sostenere la vita e la testimonianza del
popolo cristiano?
Il Decreto conciliare Perfectae caritatis,
di cui commemoriamo quest’anno il quarantesimo anniversario di promulgazione,
afferma che le persone consacrate «davanti
a tutti i fedeli sono un richiamo di quella
mirabile unione operata da Dio e che si manifesterà nel secolo futuro, mediante la quale la Chiesa ha Cristo come unico suo Sposo» (n. 12). La persona consacrata vive nel
tempo, ma il suo cuore è proiettato oltre il
tempo e all’uomo contemporaneo spesso
assorbito dalle cose del mondo testimonia
che il suo vero destino è Dio stesso.
Grazie, cari fratelli e sorelle, per il servizio che rendete al Vangelo, per il vostro
amore ai poveri e ai sofferenti, per il vostro
sforzo nel campo dell’educazione e della
cultura, per l’incessante preghiera che si innalza dai monasteri, per la multiforme attività che voi svolgete. La Vergine Santa, modello di vita consacrata, vi accompagni e vi
sostenga perché possiate essere per tutti
“segno profetico” del regno dei cieli. Io vi
assicuro il mio ricordo nella preghiera e di
cuore tutti vi benedico.
BENEDETTO XVI
[© Copyright 2005 - Libreria Editrice Vaticana]
6. Messaggio per la Giornata Mondiale
della Pace del 1° gennaio 2006
NELLA VERITÀ, LA PACE
1. Con il tradizionale Messaggio per la
Giornata Mondiale della Pace, all’inizio del
nuovo anno, desidero far giungere un affettuoso augurio a tutti gli uomini e a tutte le
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
donne del mondo, particolarmente a coloro
che soffrono a causa della violenza e dei
conflitti armati. È un augurio carico di speranza per un mondo più sereno, dove cresca
il numero di quanti, individualmente o comunitariamente, si impegnano a percorrere
le strade della giustizia e della pace.
2. Vorrei subito rendere un sincero tributo di gratitudine ai miei Predecessori, i
grandi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo
II, illuminati operatori di pace. Animati dallo spirito delle Beatitudini, essi hanno saputo leggere nei numerosi eventi storici, che
hanno segnato i loro rispettivi Pontificati, il
provvidenziale intervento di Dio, mai dimentico delle sorti del genere umano. A più
riprese, quali infaticabili messaggeri del
Vangelo, essi hanno invitato ogni persona a
ripartire da Dio per poter promuovere una
pacifica convivenza in tutte le regioni della
terra. Nella scia di questo nobilissimo insegnamento si colloca il mio primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace:
con esso desidero ancora una volta confermare la ferma volontà della Santa Sede di
continuare a servire la causa della pace.
Il nome stesso di Benedetto, che ho scelto il giorno dell’elezione alla Cattedra di
Pietro, sta ad indicare il mio convinto impegno in favore della pace. Ho inteso, infatti,
riferirmi sia al Santo Patrono d’Europa,
ispiratore di una civilizzazione pacificatrice nell’intero Continente, sia al Papa Benedetto XV, che condannò la Prima Guerra
Mondiale come «inutile strage»1 e si adoperò perché da tutti venissero riconosciute
le superiori ragioni della pace.
3. Il tema di riflessione di quest’anno —
«Nella verità, la pace» — esprime la convinzione che, dove e quando l’uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità,
intraprende quasi naturalmente il cammino
della pace. La Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Ecumenico Vaticano II, chiusosi 40 anni or sono, afferma
che l’umanità non riuscirà a «costruire un
mondo veramente più umano per tutti gli
uomini su tutta la terra, se gli uomini non si
volgeranno con animo rinnovato alla verità
della pace»2. Ma quali significati intende richiamare l’espressione «verità della pace»?
Per rispondere in modo adeguato a tale interrogativo, occorre tener ben presente che
la pace non può essere ridotta a semplice assenza di conflitti armati, ma va compresa
come «il frutto dell’ordine impresso nella
società umana dal suo divino Fondatore»,
un ordine «che deve essere attuato dagli uomini assetati di una giustizia sempre più
perfetta»3. Quale risultato di un ordine disegnato e voluto dall’amore di Dio, la pace
possiede una sua intrinseca e invincibile verità e corrisponde «ad un anelito e ad una
speranza che vivono in noi indistruttibili»4.
4. Delineata in questo modo, la pace si
configura come dono celeste e grazia divina, che richiede, a tutti i livelli, l’esercizio
della responsabilità più grande, quella di
conformare — nella verità, nella giustizia,
nella libertà e nell’amore — la storia umana
all’ordine divino. Quando viene a mancare
l’adesione all’ordine trascendente delle cose, come pure il rispetto di quella «grammatica» del dialogo che è la legge morale
universale, scritta nel cuore dell’uomo5,
quando viene ostacolato e impedito lo sviluppo integrale della persona e la tutela dei
suoi diritti fondamentali, quando tanti popoli sono costretti a subire ingiustizie e disuguaglianze intollerabili, come si può sperare nella realizzazione del bene della pace?
Vengono infatti meno quegli elementi essenziali che danno forma alla verità di tale
bene. Sant’Agostino ha descritto la pace come «tranquillitas ordinis»6, la tranquillità
dell’ordine, vale a dire quella situazione che
permette, in definitiva, di rispettare e realizzare appieno la verità dell’uomo.
5. E allora, chi e che cosa può impedire
la realizzazione della pace? A questo proposito, la Sacra Scrittura mette in evidenza nel
suo primo Libro, la Genesi, la menzogna,
pronunciata all’inizio della storia dall’essere dalla lingua biforcuta, qualificato dall’evangelista Giovanni come «padre della
menzogna» (Gv 8,44). La menzogna è pure
uno dei peccati che ricorda la Bibbia nell’ultimo capitolo del suo ultimo Libro, l’Apocalisse, per segnalare l’esclusione dalla
Gerusalemme celeste dei menzogneri:
«Fuori... chiunque ama e pratica la menzogna!» (22,15). Alla menzogna è legato il
EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS
dramma del peccato con le sue conseguenze perverse, che hanno causato e continuano a causare effetti devastanti nella vita degli individui e delle nazioni. Basti pensare a
quanto è successo nel secolo scorso, quando aberranti sistemi ideologici e politici
hanno mistificato in modo programmato la
verità ed hanno condotto allo sfruttamento
ed alla soppressione di un numero impressionante di uomini e di donne, sterminando
addirittura intere famiglie e comunità. Come non restare seriamente preoccupati, dopo tali esperienze, di fronte alle menzogne
del nostro tempo, che fanno da cornice a
minacciosi scenari di morte in non poche
regioni del mondo? L’autentica ricerca della pace deve partire dalla consapevolezza
che il problema della verità e della menzogna riguarda ogni uomo e ogni donna, e risulta essere decisivo per un futuro pacifico
del nostro pianeta.
6. La pace è anelito insopprimibile presente nel cuore di ogni persona, al di là delle specifiche identità culturali. Proprio per
questo ciascuno deve sentirsi impegnato al
servizio di un bene tanto prezioso, lavorando perché non si insinui nessuna forma di
falsità ad inquinare i rapporti. Tutti gli uomini appartengono ad un’unica e medesima
famiglia. L’esaltazione esasperata delle
proprie differenze contrasta con questa verità di fondo. Occorre ricuperare la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, in ultima istanza trascendente,
per poter valorizzare al meglio le proprie
differenze storiche e culturali, senza contrapporsi ma coordinandosi con gli appartenenti alle altre culture. Sono queste semplici verità a rendere possibile la pace; esse diventano
facilmente
comprensibili
ascoltando il proprio cuore con purezza di
intenzioni. La pace appare allora in modo
nuovo: non come semplice assenza di guerra, ma come convivenza dei singoli cittadini in una società governata dalla giustizia,
nella quale si realizza in quanto possibile il
bene anche per ognuno di loro. La verità
della pace chiama tutti a coltivare relazioni
feconde e sincere, stimola a ricercare ed a
percorrere le strade del perdono e della riconciliazione, ad essere trasparenti nelle
305
trattative e fedeli alla parola data. In particolare, il discepolo di Cristo, che si sente insidiato dal male e per questo bisognoso dell’intervento liberante del Maestro divino, a
Lui si rivolge con fiducia ben sapendo che
«Egli non commise peccato e non si trovò
inganno sulla sua bocca» (1Pt 2,22; cfr Is
53,9). Gesù infatti si è definito la Verità in
persona e, parlando in visione al veggente
dell’Apocalisse, ha dichiarato totale avversione per «chiunque ama e pratica la menzogna» (22,15). È Lui a svelare la piena verità dell’uomo e della storia. Con la forza
della sua grazia è possibile essere nella verità e vivere di verità, perché solo Lui è totalmente sincero e fedele. Gesù è la verità
che ci dà la pace.
7. La verità della pace deve valere e far
valere il suo benefico riverbero di luce anche quando ci si trovi nella tragica situazione della guerra. I Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, sottolineano che non
diventa «tutto lecito tra le parti in conflitto
quando la guerra è ormai disgraziatamente
scoppiata»7. La Comunità Internazionale si
è dotata di un diritto internazionale umanitario per limitare al massimo, soprattutto per
le popolazioni civili, le conseguenze devastanti della guerra. In molteplici circostanze
e in diverse modalità, la Santa Sede ha
espresso il suo sostegno a tale diritto umanitario, incoraggiandone il rispetto e la pronta
attuazione, convinta che esiste, anche nella
guerra, la verità della pace. Il diritto internazionale umanitario è da annoverare tra le
espressioni più felici ed efficaci delle esigenze che promanano dalla verità della pace. Proprio per questo il rispetto di tale diritto si impone come un dovere per tutti i popoli. Ne va apprezzato il valore ed occorre
garantirne la corretta applicazione, aggiornandolo con norme puntuali, capaci di fronteggiare i mutevoli scenari degli odierni
conflitti armati, nonché l’utilizzo di sempre
nuovi e più sofisticati armamenti.
8. Il mio grato pensiero va alle Organizzazioni Internazionali e a quanti con diuturno sforzo operano per l’applicazione del diritto internazionale umanitario. Come potrei qui dimenticare i tanti soldati impegnati
306
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
in delicate operazioni di composizione dei
conflitti e di ripristino delle condizioni necessarie alla realizzazione della pace? Anche ad essi desidero ricordare le parole del
Concilio Vaticano II: «Coloro che, al servizio della patria, sono reclutati nell’esercito,
si considerino anch’essi ministri della sicurezza e della libertà dei popoli. Se adempiono rettamente a questo dovere, concorrono
anch’essi veramente a stabilire la pace»8.
Su tale esigente fronte si colloca l’azione
pastorale degli Ordinariati militari della
Chiesa Cattolica: tanto agli Ordinari militari quanto ai cappellani militari va il mio incoraggiamento a mantenersi, in ogni situazione e ambiente, fedeli evangelizzatori
della verità della pace.
9. Al giorno d’oggi, la verità della pace
continua ad essere compromessa e negata,
in modo drammatico, dal terrorismo che,
con le sue minacce ed i suoi atti criminali, è
in grado di tenere il mondo in stato di ansia
e di insicurezza. I miei Predecessori Paolo
VI e Giovanni Paolo II sono intervenuti più
volte per denunciare la tremenda responsabilità dei terroristi e per condannare l’insensatezza dei loro disegni di morte. Tali disegni, infatti, risultano ispirati da un nichilismo tragico e sconvolgente, che il Papa
Giovanni Paolo II descriveva con queste
parole: «Chi uccide con atti terroristici coltiva sentimenti di disprezzo verso l’umanità, manifestando disperazione nei confronti della vita e del futuro: tutto, in questa
prospettiva, può essere odiato e distrutto»9.
Non solo il nichilismo, ma anche il fanatismo religioso, oggi spesso denominato fondamentalismo, può ispirare e alimentare
propositi e gesti terroristici. Intuendo fin
dall’inizio il dirompente pericolo che il fondamentalismo fanatico rappresenta, Giovanni Paolo II lo stigmatizzò duramente,
mettendo in guardia dalla pretesa di imporre con la violenza, anziché di proporre alla
libera accettazione degli altri la propria
convinzione circa la verità. Scriveva: «Pretendere di imporre ad altri con la violenza
quella che si ritiene essere la verità, significa violare la dignità dell’essere umano e, in
definitiva, fare oltraggio a Dio, di cui egli è
immagine»10.
10. A ben vedere, il nichilismo e il fondamentalismo fanatico si rapportano in modo errato alla verità: i nichilisti negano l’esistenza di qualsiasi verità, i fondamentalisti accampano la pretesa di poterla imporre
con la forza. Pur avendo origini differenti e
pur essendo manifestazioni che si inscrivono in contesti culturali diversi, il nichilismo
e il fondamentalismo si trovano accomunati da un pericoloso disprezzo per l’uomo e
per la sua vita e, in ultima analisi, per Dio
stesso. Infatti, alla base di tale comune tragico esito sta, in definitiva, lo stravolgimento della piena verità di Dio: il nichilismo ne nega l’esistenza e la provvidente
presenza nella storia; il fondamentalismo
ne sfigura il volto amorevole e misericordioso, sostituendo a Lui idoli fatti a propria
immagine. Nell’analizzare le cause del fenomeno contemporaneo del terrorismo è
auspicabile che, oltre alle ragioni di carattere politico e sociale, si tengano presenti anche le più profonde motivazioni culturali,
religiose ed ideologiche.
11. Dinanzi ai rischi che l’umanità vive
in questa nostra epoca, è compito di tutti i
cattolici intensificare, in ogni parte del
mondo, l’annuncio e la testimonianza del
«Vangelo della pace», proclamando che il
riconoscimento della piena verità di Dio è
condizione previa e indispensabile per il
consolidamento della verità della pace. Dio
è Amore che salva, Padre amorevole che
desidera vedere i suoi figli riconoscersi tra
loro come fratelli, responsabilmente protesi
a mettere i differenti talenti a servizio del
bene comune della famiglia umana. Dio è
inesauribile sorgente della speranza che dà
senso alla vita personale e collettiva. Dio,
solo Dio, rende efficace ogni opera di bene
e di pace. La storia ha ampiamente dimostrato che fare guerra a Dio per estirparlo
dal cuore degli uomini porta l’umanità, impaurita e impoverita, verso scelte che non
hanno futuro. Ciò deve spronare i credenti
in Cristo a farsi testimoni convincenti del
Dio che è inseparabilmente verità e amore,
mettendosi al servizio della pace, in un’ampia collaborazione ecumenica e con le altre
religioni, come pure con tutti gli uomini di
buona volontà.
EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS
12. Guardando all’attuale contesto mondiale, possiamo registrare con piacere alcuni promettenti segnali nel cammino della
costruzione della pace. Penso, ad esempio,
al calo numerico dei conflitti armati. Si tratta di passi certamente ancora assai timidi
sul sentiero della pace, ma già in grado di
prospettare un futuro di maggiore serenità,
in particolare per le popolazioni martoriate
della Palestina, la Terra di Gesù, e per gli
abitanti di talune regioni dell’Africa e dell’Asia, che da anni attendono il positivo
concludersi degli avviati percorsi di pacificazione e di riconciliazione. Sono segnali
consolanti, che chiedono di essere confermati e consolidati attraverso una concorde
ed infaticabile azione, soprattutto da parte
della Comunità Internazionale e dei suoi
Organi, preposti a prevenire i conflitti e a
dare soluzione pacifica a quelli in atto.
13. Tutto ciò non deve indurre però ad un
ingenuo ottimismo. Non si può infatti dimenticare che, purtroppo, proseguono ancora sanguinosi conflitti fratricidi e guerre
devastanti che seminano in vaste zone della
terra lacrime e morte. Ci sono situazioni in
cui il conflitto, che cova come fuoco sotto
la cenere, può nuovamente divampare causando distruzioni di imprevedibile vastità.
Le autorità che, invece di porre in atto quanto è in loro potere per promuovere efficacemente la pace, fomentano nei cittadini sentimenti di ostilità verso altre nazioni, si caricano di una gravissima responsabilità:
mettono a repentaglio, in regioni particolarmente a rischio, i delicati equilibri raggiunti a prezzo di faticosi negoziati, contribuendo a rendere così più insicuro e nebuloso il
futuro dell’umanità. Che dire poi dei governi che contano sulle armi nucleari per garantire la sicurezza dei loro Paesi? Insieme
ad innumerevoli persone di buona volontà,
si può affermare che tale prospettiva, oltre
che essere funesta, è del tutto fallace. In una
guerra nucleare non vi sarebbero, infatti,
dei vincitori, ma solo delle vittime. La verità della pace richiede che tutti – sia i governi che in modo dichiarato o occulto possiedono armi nucleari, sia quelli che intendono procurarsele –, invertano congiuntamente la rotta con scelte chiare e ferme,
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orientandosi verso un progressivo e concordato disarmo nucleare. Le risorse in tal modo risparmiate potranno essere impiegate in
progetti di sviluppo a vantaggio di tutti gli
abitanti e, in primo luogo, dei più poveri.
14. A questo proposito, non si possono
non registrare con rammarico i dati di un
aumento preoccupante delle spese militari e
del sempre prospero commercio delle armi,
mentre ristagna nella palude di una quasi
generale indifferenza il processo politico e
giuridico messo in atto dalla Comunità Internazionale per rinsaldare il cammino del
disarmo. Quale avvenire di pace sarà mai
possibile, se si continua a investire nella
produzione di armi e nella ricerca applicata
a svilupparne di nuove? L’auspicio che sale
dal profondo del cuore è che la Comunità
Internazionale sappia ritrovare il coraggio e
la saggezza di rilanciare in maniera convinta e congiunta il disarmo, dando concreta
applicazione al diritto alla pace, che è di
ogni uomo e di ogni popolo. Impegnandosi
a salvaguardare il bene della pace, i vari Organismi della Comunità Internazionale potranno ritrovare quell’autorevolezza che è
indispensabile per rendere credibili ed incisive le loro iniziative.
15. I primi a trarre vantaggio da una decisa scelta per il disarmo saranno i Paesi poveri, che reclamano giustamente, dopo tante
promesse, l’attuazione concreta del diritto allo sviluppo. Un tale diritto è stato solennemente riaffermato anche nella recente Assemblea Generale dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite, che ha celebrato quest’anno il
60o anniversario della sua fondazione. La
Chiesa cattolica, nel confermare la propria
fiducia in questa Organizzazione internazionale, ne auspica un rinnovamento istituzionale ed operativo che la metta in grado di rispondere alle mutate esigenze dell’epoca
odierna, segnata dal vasto fenomeno della
globalizzazione. L’Organizzazione delle Nazioni Unite deve divenire uno strumento
sempre più efficiente nel promuovere nel
mondo i valori della giustizia, della solidarietà e della pace. Da parte sua la Chiesa, fedele alla missione ricevuta dal suo Fondatore, non si stanca di proclamare dappertutto il
« Vangelo della pace ». Animata com’è dalla
308
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
salda consapevolezza di rendere un indispensabile servizio a quanti si dedicano a
promuovere la pace, essa ricorda a tutti che,
per essere autentica e duratura, la pace deve
essere costruita sulla roccia della verità di
Dio e della verità dell’uomo. Solo questa verità può sensibilizzare gli animi alla giustizia,
aprirli all’amore e alla solidarietà, incoraggiare tutti ad operare per un’umanità realmente libera e solidale. Sì, solo sulla verità di
Dio e dell’uomo poggiano le fondamenta di
un’autentica pace.
16. A conclusione di questo messaggio,
vorrei ora rivolgermi particolarmente ai credenti in Cristo, per rinnovare loro l’invito a
farsi attenti e disponibili discepoli del Signore. Ascoltando il Vangelo, cari fratelli e
sorelle, impariamo a fondare la pace sulla
verità di un’esistenza quotidiana ispirata al
comandamento dell’amore. È necessario
che ogni comunità si impegni in un’intensa
e capillare opera di educazione e di testimonianza che faccia crescere in ciascuno la
consapevolezza dell’urgenza di scoprire
sempre più a fondo la verità della pace.
Chiedo al tempo stesso che si intensifichi la
preghiera, perché la pace è anzitutto dono di
Dio da implorare incessantemente. Grazie
all’aiuto divino, risulterà di certo più convincente e illuminante l’annuncio e la testimonianza della verità della pace. Volgiamo
con fiducia e filiale abbandono lo sguardo
verso Maria, la Madre del Principe della Pace. All’inizio di questo nuovo anno Le chiediamo di aiutare l’intero Popolo di Dio ad
essere in ogni situazione operatore di pace,
lasciandosi illuminare dalla Verità che rende
liberi (cfr Gv 8,32). Per sua intercessione
possa l’umanità crescere nell’apprezzamento di questo fondamentale bene ed impegnarsi a consolidarne la presenza nel mondo, per consegnare un avvenire più sereno e
più sicuro alle generazioni che verranno.
Dal Vaticano, 8 Dicembre 2005.
BENEDICTUS PP.XVI
1
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3
4
5
6
7
8
9
10
Appello ai Capi dei popoli belligeranti (1o agosto
1917): AAS 9 (1917) 423.
N. 77.
Ibid. 78.
Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2004, 9.
Cfr Giovanni Paolo II, Discorso alla 50a Assemblea
Generale delle Nazioni Unite (5 ottobre 1995), 3.
De civitate Dei, XIX, 13.
N. 79.
Ibid.
Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
2002
Ibid.
[© Copyright 2005 - Libreria Editrice Vaticana]
7. Decreto della CIVCSVA
Congregatio
pro Institutis Vitae consacratae
et Societatibus Vitae apostolicae
Prot. n. 39082/2005
Il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Francescani Minori ha chiesto la facoltà
di potere incardinare dei religiosi nelle nuove fondazioni di Russia-Kazakistan e Thailandia, da lui direttamente dipendenti, in
deroga al prescritto degli artt. 168 e 169,1
delle Costituzioni Generali.
Considerate le particolari circostanze e
le ragioni addotte a fondamento della suddetta petizione, questa Congregazione per
la Vita consacrata e le Società di Vita apostolica concede quanto richiesto, confidando che sia comunque garantita un’accurata
formazione religiosa, spirituale e teologica
delle nuove vocazioni.
Nonostante qualsiasi cosa in contrario.
Dato dal Vaticano, il 13 maggio 2005
+ PIERGIORGIO SILVANO NESTI
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
1. Discorso alla Piccola Famiglia Francescana nel 75° di fondazione
Assisi, 11 settembre 2005
IN CAMMINO... «IN MEZZO
AL MONDO CON I FRATELLI»
Saluto
Sono veramente contento di essere
con voi, care Sorelle della Piccola Famiglia Francescana (PFF), per esprimervi
la vicinanza, comunione e ammirazione
di tutto l’Ordine dei Frati Minori e mia
personale.
Vicinanza e comunione, poiché siamo
parte della stessa Famiglia. Con modalità
diverse, infatti, viviamo nella Chiesa, “in
mezzo al mondo con i fratelli”, lo stesso carisma francescano e continuamente rinnoviamo quel forte legame che la stessa vostra
Fondatrice riconosce quando scrive: «Il Padre celeste ha affidato la nostra chiamata in
mezzo al mondo ai nostri Padri; alla loro
opera sacerdotale animata dallo Spirito
Santo. Lodiamo e ringraziamo il Padre celeste perché dà ad essi vigilante e sollecita
cura per il compimento in noi della sua divina volontà»1. Ritrovandoci oggi insieme
vogliamo riaffermare il nostro essere una
famiglia che ha il fulcro della propria spiritualità in ciò che l’Altissimo rivelò a Francesco e Chiara2, ma desideriamo anche rinnovare l’impegno di una fraterna e rispettosa collaborazione3, continuando a
camminare insieme in reciproca stima e rispetto, come fecero Fr. Ireneo Mazzotti e
Vincenza Stroppa.
Ammirazione, perché nel silenzio, “in
mezzo al mondo” (piena secolarità), a volte
in circostanze molto difficili, vivendo “nella cella dell’anima” una intima unione con
Dio4, cercate di incarnare il Vangelo nel
cuore di questo mondo affamato di Vangelo, come fecero Francesco e Chiara, Fr. Ireneo e Vincenza.
Grazie, Sorelle della PFF, per la vostra
testimonianza, per quanto fate in seno alla
Famiglia francescana e, in suo nome, nella
Chiesa e nel mondo. Grazie anche a voi, carissimi Fratelli Assistenti, perché continuate la “vigilante e sollecita cura” di queste
Sorelle. Come fece Fr. Ireneo, abbiate un
grande amore per San Francesco e un grande desidero di aiutare le Sorelle della PFF a
vivere la spiritualità francescana. Come Fr.
Ireneo, amate profondamente l’Istituto, abbiate il forte desiderio di conoscere la finalità e natura della PFF, approfondite il significato della secolarità, della consacrazione e della missione, proprie delle Sorelle
della PFF.
Tornare all’essenziale
In questo clima di famiglia vorrei condividere con voi alcune riflessioni che mi
stanno a cuore e credo siano importanti per
voi, come per noi, per meglio rispondere alla nostra vocazione e missione oggi, tornando all’essenziale, e al programma di vita che ci ha proposto Giovanni Paolo II all’inizio di questo terzo millennio: guardare
il passato con gratitudine, preparare il futuro con speranza, vivendo il presente con
passione5.
Viviamo un momento storico caratterizzato, tra l’altro, da mutamenti veloci, anzi,
vertiginosi, che ci portano a parlare di cambiamento epocale. In questo contesto come
si situa la vita consacrata e quella degli Istituti come il vostro, che vogliono vivere la
loro consacrazione nel mondo e vivere nel
mondo in base ad essa?
Molti utilizzano tre parole per fare una
diagnosi della situazione. I pessimisti dicono che ci troviamo in una situazione di caos,
usando questo termine come sinonimo di
confusione e di disorientamento; altri parlano di “notte oscura”, nel senso di un periodo fatto di incertezze e di buio; altri ancora
di una situazione di tramonto, dove non c’è
310
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
posto per uno stile di vita simile al vostro.
Gli ottimisti utilizzano invece le stesse parole ma con significato opposto. Essi affermano che il caos è il segno di nuovo inizio;
la “notte oscura” è la condizione perché nasca qualcosa di nuovo; il tramonto è la fase
che lascia il posto all’aurora.
Non so chi avrà ragione, ma mi trovo
d’accordo con quanto diceva Papa Giovanni Paolo II, quando affermava che viviamo
un momento «delicato e faticoso»6, che deve essere caratterizzato da un rinnovato impulso. La situazione che stiamo attraversando esige da noi, infatti, di non addomesticare le parole profetiche del Vangelo per
adattarle ad un comodo stile di vita ma di
accogliere lo Spirito e di sentire l’intima urgenza evangelica del “nascere di nuovo” (cf
Gv 3, 3) a livello personale ed istituzionale.
Nel vostro caso questo “nascere di nuovo” comporta, tra le altre esigenze, quella di
vivere una piena consacrazione a Dio (attraverso i voti) nel mondo (piena secolarità), non solo vivendola in mezzo alle normali attività laicali, ma quasi derivandola
da esse.
Partendo dalle vostre “fonti” vorrei vedere insieme a voi le conseguenze e le sfide
di tutto ciò.
Voi sentite l’urgenza di andare, «senza
riserve, senza indugi»7, incontro al mondo
per «abbracciarlo tutto nella vostra carità»8
ed «essere nel mondo la bontà di Gesù, la
pazienza di Gesù, il piegarsi dolce di Gesù…»9. Voi volete, come voleva Vincenza,
«aprire le menti, educare le intelligenze, dare le conoscenze, il sapere e tutto per concorrere alla conquista, al possesso della verità», coscienti che «formare l’uomo è il più
alto lavoro umano ed il dono più grande»10,
ma anche che ciò implica, prima di tutto,
una adeguata formazione
• che vi porti ad «assimilare progressivamente gli stessi sentimenti di Cristo verso il Padre»11, «assimilare i suoi sentimenti e la sua forma di vita»12, guardando al Padre, il formatore che attraverso
lo Spirito infonde in noi i sentimenti del
Figlio, unica “forma”;
• che sia integrale e prenda in considerazione la persona nella sua totalità perché
sviluppi “armonicamente” le proprie doti fisiche, psichiche, morali e intellettuali; le varie dimensioni della persona
umana; che duri quanto la vita stessa13;
• che sia carismatica e approfondisca la
conoscenza di Francesco e di Chiara, di
Fr. Ireneo e di Vincenza, e che, sotto l’azione dello Spirito Santo, dia la possibilità alle Sorelle di assumere e interiorizzare tutti i valori propri della PFF. Per
questo è necessario siano radicati i valori umani, spirituali e carismatici che permettano a ciascuna di voi di vivere in
una «fedeltà creativa»14;
• culturale, cioè «al passo con i tempi e in
dialogo con le ricerche di senso dell’uomo d’oggi»15.
• esperienziale (attenta alla vita) e pratica,
così da trasformare in opere ciò che si
impara.
Voi siete chiamate a camminare «nella
celeste grazia della consacrazione», «per le
vie del mondo», con i vostri fratelli, «nello
studio, nel lavoro, nelle responsabilità della
vita umana»16, «in mezzo a tutto e lontano
da tutto»17, e a «vivere con il Signore per
portalo fuori, nel mondo, perché l’uomo lo
cerchi, lo trovi…»18. Questa alta missione
comporta, come diceva Vincenza, di sentire
l’urgenza «di crescere, di conoscere, di
amare Gesù, urgenza di unione con lui»19;
comporta di ripartire da Cristo. Tutto ciò
vuol dire:
• essere memoria vivente della forma di
vita di Gesù (testimonianza di vita) attraverso la consacrazione, mediante i tre
consigli evangelici assunti con i voti20, e
fare di ciò la prima forma di apostolato e
di evangelizzazione: «Qual è la meta del
tuo agire? Che cosa desideri, che cosa
vuoi – si domanda Vincenza –, se non di
rivelare nelle tue azioni, nel tuo operare,
il Signore e il suo amore?»21;
• alimentare una particolare comunione
d’amore con Lui, identificarsi con Lui,
farlo diventare il centro della vita e della
missione: «Non dimenticate mai che la
nostra vocazione, la vocazione della PFF
nel mondo – dice la Stroppa –, è il nostro
vivere con il Signore nell’intimo del nostro cuore…»22;
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
• ritrovare il primo amore, la scintilla ispiratrice da cui è iniziata la sequela, per
poter superare ogni difficoltà, per poter
osare, per poter vivere in fedeltà creativa23;
• fare della Parola di Dio l’alimento per la
vita, per la preghiera, per il cammino
giornaliero, il principio di unificazione
della propria vita, l’inspirazione per un
costante rinnovamento e per una vera
creatività apostolica24;
• una vita sacramentale intensa, particolarmente per quanto riguarda l’Eucaristia e il
sacramento della Riconciliazione;
• una vita «afferrata da Cristo»25, «toccata
dalla mano di Cristo, raggiunta dalla sua
voce, sorretta dalla sua grazia»26, alimentata dalla preghiera e dalla contemplazione intensa che apra la porta per entrare «nel paradiso della cella interna».
Nulla può giustificare che Gesù passi ad
occupare un secondo o terzo posto nella
nostra vita. Egli deve essere il primo:
«Sì, ci sono delle occupazioni che pur
sono buone, ma che però, con buona cortesia, possiamo lasciare ad altri, perché
ci resti il tempo per la preghiera: acqua
che disseta, pane che nutre, ristoro d’amore, intimità che vivifica, che riceve e
dà forza trasformante nello Spirito Santo. E come si perviene a questa preghiera? Proprio con il martirio del bisogno di
lui, la volontà di rivelarlo, di darlo alle
anime nelle nostre azioni»27. È Vincenza
a dirci ancora: «considerate, sorelle, la
necessità della preghiera; nulla può sostituire la preghiera. È un fatto d’amore,
il cuore esce dalla preghiera più mondo,
più puro. La grazia del Signore lo trasforma, lo unisce, per Gesù, a Dio-Amore… Pregate nell’intimo di voi stesse,
sole con il Signore del vostro cuore; pregate con la comunità dei fratelli; pregate
con la Chiesa, madre e maestra»28.
Questo progetto di vita che, è la comunione di vita con Gesù, esige da voi di assumere, sempre secondo l’indole secolare che
vi distingue, alcuni strumenti ascetici, particolarmente:
• il silenzio, per ascoltare e parlare con il
Signore;
311
• la mortificazione, per godere l’Amore;
• l’obbedienza assoluta, per correre sicure
e spedite (cf. Santa Chiara), senza inciampi, all’Amore;
• la povertà di spirito per essere completamente dell’Amore.
In questo cammino di comunione con
Lui per «rivelarlo» al mondo e di «speciale
grazia di intimità»29, avete un esempio molto concreto da seguire: Maria, la «vergine
fatta Chiesa»30. È sempre la vostra Fondatrice a dirci: «Fin dall’inizio fu questo il
fondamento della nostra PFF: vivere, come
la Madre nostra, la vita interiore con le tre
divine Persone nella cella segreta dell’anima nostra. È lei che con amore di Madre…
ci ha insegnato e ci insegna a entrare in intimità col Padre, col Figliolo, con lo Spirito
Santo. Il grande desiderio del suo cuore è
che le sue figlie le assomiglino»31. È Maria
che ci insegna il cammino. Maria diventa
non solo colei che è da pregare, ma colei
che è da imitare, perché, come ci ha ricordato molte volte Giovanni Paolo II, lei è il
vero discepolo.
Identità in cammino…
Tutto questo fa parte del vostro e nostro
carisma, che è una realtà storica, viva, dinamica, in cammino. La nostra è un’identità
sempre in movimento, che si apre a continui
sviluppi e che, partendo dall’ispirazione
fondante, si arricchisce costantemente nella misura in cui sappiamo leggere e interpretare i segni dei tempi alla luce del Vangelo. Per questo motivo è necessario rileggere il nostro carisma – francescano e della
PFF – e reinterpretarlo alla luce dei segni
dei tempi, tenendo cioè presenti gli avvenimenti che segnano una determinata epoca
della storia; attraverso di essi il cristiano si
sente interpellato da Dio e chiamato a dare
una risposta evangelica, lampi di luce nella
notte oscura dei popoli, lampi generatori di
speranza.
Senza questo sforzo di rilettura e di reinterpretazione finiremmo per fissarci, per ripeterci, per annullare i sogni più profondi e
per perdere, poco per volta, la gioia contagiosa della fede. Il Signore ci parla attraverso gli avvenimenti della storia. A noi spetta
312
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
di ascoltarlo in essi e di cogliere la sua presenza sempre all’opera, per diventare segni
di vita leggibili in un mondo assetato di un
cielo nuovo e di una terra nuova. Non possiamo accontentarci di magnificare le opere
dei nostri antenati; piuttosto, dobbiamo ispirarci ad esse per adempiere il compito che ci
è affidato nel nostro frammento di storia32. È
il momento «di riproporre con coraggio l’intraprendenza, l’inventiva e la santità»33 di
Francesco di Chiara, di Fr. Ireneo e di Vincenza. Non possiamo farne a meno, perché la
Chiesa, il mondo e le diverse forme di vita
consacrata ce lo chiedono.
Servendoci della parabola del «vino
nuovo in otri nuovi» (Mc 2,22) e applicandola alla nostra vita, credo si possa dire che
noi, Frati Minori, e voi, Sorelle della PFF,
abbiamo del buon vino. Il vino della fedeltà
di tanti Fratelli e Sorelle, che riempie di vigore quanti hanno la possibilità di gustarlo.
Il vino della generosità di giovani, adulti e
anziani che, nelle più diverse attività, si impegnano senza calcoli egoistici per la costruzione del Regno. Il vino della gioia di
tanti Fratelli e Sorelle che, con la loro vita,
manifestano la bellezza della sequela di
Cristo. Sì, nelle nostre “cantine” c’è vino
buono. Molti Fratelli e Sorelle hanno buona
volontà e fanno sforzi generosi alla ricerca
di nuove risposte ai nuovi interrogativi che
ci pone il mondo di oggi. In molti Fratelli e
Sorelle c’è la volontà ferma di vivere le
priorità della nostra vita per renderla più visibile e significativa.
Se il vino è buono, tuttavia qualcosa
manca, qualcosa non funziona. Penso che
con troppa frequenza ci manchi l’audacia
evangelica per passare all’altra riva, per
lanciare il giavellotto più in là, per prendere il largo (cf Lc 5,4). Penso che ci manchi il
coraggio di convertirci in profezia del futuro, per non limitarci ad essere memoria del
passato34. Penso che ci manchi la fede nella forza evangelica della nostra forma di vita35. Credo che ci manchi tutto questo e che
soffriamo invece di un eccesso di realismo,
timore e apatia. Abbiamo bisogno di più intensità nel vivere ciò che già stiamo vivendo, ma con una certa svogliatezza. Dobbiamo accettare come sfida veramente urgente
la conversione a livello individuale e a livello istituzionale; dobbiamo accettare che
non basta più rinnovare lo spirito (vino), ma
che è necessario creare strutture adeguate
che lo contengano (otri). Sorelle e Fratelli, è
l’ora della creatività, è l’ora della rifondazione.
La rifondazione
Abbiamo detto che la vita consacrata, la
nostra vita francescana e la vostra vita di sorelle della PFF forse si trovano in un tempo
di “letargo”, di stanchezza e priva di passione. In questo contesto la rifondazione
produce un effetto sveglia, chiamandoci ad
iniziare una nuova giornata, a inaugurare
una nuova primavera. Allo stesso tempo,
con “forza e dolcezza” insieme, è per noi
urgente camminare senza scosse, ma senza
pause. In questo senso possiamo dire che la
rifondazione sia:
• fedeltà creativa, cioè fedeltà che non
guardi solo al passato, ma che tenga conto del presente e anticipi il futuro;
• rilettura e “re-incarnazione” del carisma,
nella sua dimensione spirituale e missionaria, nella realtà culturale di oggi;
• chiamata alla radicalità, al ritorno alle
radici e alle fondamenta, per essere più
significativi, e insieme recupero di una
certa visibilità della nostra vita/missione, che parta dalla qualità della vita;
• revisione delle strutture, sia mentali che
materiali, in modo che siano al servizio
della vita e così che la vita animi le strutture.
Ciò a cui la rifondazione tende è, quindi,
di tornare alle fondamenta, all’essenziale
della nostra “forma vitae” – come direbbe
l’ultimo Capitolo generale OFM –, per incarnarla oggi in nuove forme e nuove strutture che, tenendo conto dei segni dei tempi,
rendano più visibili i valori evangelici del
nostro carisma e, con esso, più significativa
la nostra vita e missione. Dobbiamo avere il
coraggio di tornare all’essenziale, se vogliamo veramente costruire una grande storia. Non basta più parlare di rinnovamento,
rivitalizzazione, rilancio, ristrutturazione…, è necessaria una vera rifondazione, o
fedeltà creativa, che dia alla nostra vita una
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
nuova fisionomia. Non bastano più i rimedi
o le pezze, è necessario mettere il buon vino
della nostra “forma vitae” in otri nuovi. Per
saziare la nostra sete, non possiamo più
continuare a usare cisterne screpolate, che
non possono contenere l’acqua (cf Ger
12,13). È necessario “essere pellegrini” alla «Sorgente di acqua viva» (Ger 12,13),
che sazia definitivamente quella sete (cf Gv
4,10ss), che tante volte ci tormenta, di valori che danno senso alla nostra vita.
Con la rifondazione si pretende di costruire la casa – la nostra vita e missione –
sulla roccia (cf Mt 7,21-27) e di non limitarsi a riparare o a decorare la facciata.
Rifondare significa centrarsi su ciò che è essenziale e non su ciò che è secondario e che
è di moda, come dice anche un proverbio:
“Chi si sposa con la moda, resta subito vedovo”. Rifondare è tornare alle radici, senza dimenticare ciò che sta all’orizzonte.
Rifondare non significa fondare una nuova
“forma vitae”, ma creare nuovi modi di viverla oggi perché sia più radicale, vitale e
feconda. La rifondazione tende a rivitalizzare la vita e missione, dandole strutture
adeguate che non sfigurino la vita e non
rendano sterile la missione. In sintesi, si
tratta di fare noi oggi, ciò che farebbero
Francesco, Chiara, Ireneo e Vincenza.
D’altra parte la rifondazione è l’antidoto
alla stanchezza, all’apatia, alla routine e alla ripetitività. La rifondazione mette in moto la testa, i piedi e il cuore. Essa è poi strettamente legata alla formazione permanente
e, quindi, ad opzioni che si concretizzano in
strutture sempre leggere (niente può essere
pensato come definitivo) e a strategie che
abbiano implicazioni molto concrete a partire dalla cura pastorale delle vocazioni fino
alla formazione, all’evangelizzazione, alla
vita fraterna, alle forme di governo e alla
spiritualità stessa. Per noi della Famiglia
francescana la rifondazione ha molto a che
fare con l’“itineranza”, con il sentirsi in
cammino, in ricerca, senza fissa dimora, come “pellegrini” e “forestieri”, consapevoli
che la patria è altrove. La rifondazione ci
farà ritrovare la fiducia e la forza evangelica della nostra vita se l’abbiamo persa, o la
potenzierà se si è indebolita.
313
Da questa profonda convinzione invito
tutte le Sorelle della PFF a entrare in questo
processo, senza la pretesa di voler vedere
subito i risultati, perché, come dice un ritornello: “nessun seme arriva a vedere il proprio fiore”. In questo cammino non vi devono però nemmeno essere soste che bloccherebbero un processo ineludibile, se
desideriamo un futuro per la nostra “forma
vitae”. Ricordiamo l’ammonimento del Talmud: «Non siete tenuti a terminare la vostra
opera, ma non siete liberi di non incominciarla». È questa una responsabilità che
dobbiamo assumere con coraggio e creatività, sentendoci come “sentinelle del mattino” e lavorando per costruire un futuro pieno di speranza, avendo gli occhi sempre fissi nel Signore.
Movimenti della rifondazione
La rifondazione è un processo dinamico
che comporta tre movimenti essenziali:
centrarsi, concentrarsi, decentrarsi.
Centrarsi in ciò che per noi deve essere
tutto: «il bene, tutto il bene, il sommo bene», come diceva il nostro padre Francesco36. Per questo motivo «avere il cuore rivolto al Signore»37 deve essere la priorità
delle priorità. Abbandonare «ogni impedimento» o mettere da parte «ogni preoccupazione» per poter «servire, amare, adorare
il Signore Iddio, con cuore puro e con mente pura»38. Ecco la grande sfida di tutti i seguaci di Gesù sul modello di Francesco, di
Chiara, di Ireneo e di Vincenza.
Concentrarsi sull’essenziale per evitare
la frammentazione e la dispersione. Ecco
l’importanza di discernere quali sono le
priorità della vostra forma di vita, francescana e secolare.
Decentrarsi per uscire verso il mondo, il
vostro e nostro chiostro, e per testimoniare
e proclamare che solo Lui è l’onnipotente
(cf LOrd 9), coscienti di non essere chiamati a vivere per noi stessi, ma per gli altri, per
far conoscere il Regno di Dio.
Centrarsi, concentrarsi, decentrarsi: tre
movimenti essenziali per una vera rifondazione della vita francescana. Centrarsi, concentrarsi, decentrarsi: tre movimenti inseparabili. Centrarsi, concentrarsi, decentrar-
314
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
si: tre movimenti che interrogano la nostra
vita e missione e che ci chiamano a tornare
all’essenziale, senza dimenticare le chiamate che ci vengono dalla storia.
Concludendo
Care Sorelle, cari Fratelli, vorrei finire
queste mie riflessioni chiedendovi – sempre
tenendo presente la volontà della vostra
Fondatrice – la collaborazione con tutta la
Chiesa e particolarmente con l’Ordine dei
Frati Minori, “mediante la preghiera e il sacrificio”, nell’attività apostolica. Vorrei
chiedervi di fare tutto il possibile per far conoscere e amare, particolarmente tra i giovani, il Serafico Padre San Francesco. Vi
chiedo, inoltre, di “offrirvi come vittime al
Cuore di Gesù”, per la santificazione delle
anime e particolarmente per me e per i Frati Minori, in questa vigilia dell’VIII Centenario della Fondazione dell’Ordine francescano.
Penso di non tradire il pensiero di Francesco, di Chiara, di Ireneo e di Vincenza se
finisco chiedendovi di non cedere alla tentazione della stanchezza e della delusione,
così diffusa nella nostra società e nella vita
consacrata, ma di vivere con entusiasmo la
vostra vocazione francescana secolare che
richiede, come qualunque vocazione specifica, dei sacrifici, di seguire la croce, delle
rinunce… ma che è umanamente ricca, piena e appagante.
Come vi diceva il Fr. Ireneo, vi dico anche io: Vogliatevi bene, carità fraterna…
carità fraterna!
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
1
2
3
4
La vita dell’amore, II,127.
Fin dal primo Regolamento, in vigore dal 26
dicembre 1929, viene proposta una forma di vita
consacrata mediante i tre voti, in piena secolarità
(“in mezzo al mondo”) e secondo la spiritualità
francescana.
Come fece P. Ireneo rispettando la vostra decisione di consacrarvi al Signore con i voti (cf 50º
di fondazione, 26), cosi anche noi vogliamo
rispettare le vostre scelte e il vostro cammino di
consacrazione nel mondo.
Cf o.c. 223. L’unione con Dio attraverso una vi-
5
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8
9
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38
ta intensa di contemplazione, insieme ad un
apostolato attivo, sono le finalità della vostra
consacrazione.
Cf Novo millennio ineunte, 3.
Vita Consacrata (=VC) 13.
La vita dell’amore I,74.
o.c. I,61.
o.c. I, 49.
o.c. I,19.
VC 65.
VC 18.
Cf VC 69.
VC 37.
Ripartire da Cristo 18.
La vita dell’amore II,59.
o.c. II,7.
o.c. II,76.
o.c. II,115.
I voti nella nostra comune spiritualità sono visti,
soprattutto, nel loro contenuto positivo di libertà
interiore, di carità, di completa adesione a Cristo.
o.c. II,77.
o.c. II,76.
Cf Ripartire da Cristo 22.
Cf o.c. 24.
VC 25.
VC 40.
La vita dell’amore II, 77.
o.c. II,98-99.
VC 16¸Ripartire da Cristo 22.
San Francesco, Saluto alla Vergine Maria, 1.
La vita dell’amore II,37-38.
Cf San Francesco, Ammonizione 6.
VC 37.
Novo millennio ineunte, 3.
Cf VC 63.
San Francesco, Lodi di Dio altissimo, 4.
San Francesco, Regola non bollata 22,19.
San Francesco, o.c. 22,26.
2. Omelia in occasione della solennità
delle Stigmate
Santuario della Verna, 17.09.2005
ALLA SCUOLA DI SAN FRANCESCO
Gal 4, 14-18, Lc 9, 23-26
Carissimi fratelli e sorelle,
vi saluto con le parole di Paolo ai Galati
augurandovi «pace e misericordia» da parte di Dio, il «Padre delle misericordie».
Siamo saliti oggi sulla santa montagna
della Verna per lasciarci guidare dal “crocifisso della Verna”, Francesco d’Assisi; per
contemplare il suo e nostro Signore, Gesù
Cristo povero e crocifisso e per seguirlo fino alle ultime conseguenze.
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
Siamo saliti con il fiato sospeso, consapevoli che l’incontro con Francesco, nel cui
corpo sono impresse le stigmate del Signore, non ci può lasciare come prima. Il “Poverello di Assisi” ci rimanda sempre a Colui
che, abbracciando la croce, è morto per i
nostri peccati, e lui ci ricorda, come ha detto l’attuale Pontefice, Benedetto XVI, proprio alla Verna il 17 settembre 1988, che «la
vera carta d’identità del discepolo di Gesù è
la comunione con la croce». Non c’è sequela senza croce. È Gesù stesso a dircelo: «Se
qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi
se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e
mi segua».
Il Vangelo che abbiamo ascoltato è un
compendio della vita cristiana, lo specchio
su cui il discepolo deve far riflettere il proprio volto (cf Gc 1, 22-25). Per il discepolo,
pertanto, non c’è altra strada, altro cammino, se non quello seguito dal suo Maestro e
Signore, il cammino della passione e risurrezione. Se il discepolo può dire «per me il
vivere è Cristo» (Fil 1, 21), non può fare a
meno di vivere nella propria carne la stessa
passione del suo Signore
Ma che cosa significano le stigmate nella vita di Francesco? Perché questo dono
così straordinario?
Francesco, vero «amante e imitatore» di
Gesù, come dice di lui Santa Chiara (TestsCl 5), nella Verna si presenta a noi come
l’uomo appassionato, innamorato del suo
Signore. Dice San Bonaventura: «In lui
l’incendio indomabile dell’amore per il
buon Gesù si era sviluppato in vampe e
fiamme di carità così forte, che le molte acque non potevano estinguerlo» (LegM XIII,
2). Francesco ha posto la sua mente, la sua
anima e tutto il suo cuore nel Signore (cf
3LAg 14-15). Francesco si sente tutto del
Signore e sente che il Signore è tutto per lui,
fino al punto di potergli dire, nella preghiera che compose proprio qui, dopo aver ricevuto le stigmate: «…Tu sei il bene, il sommo bene… Tu sei bellezza… Tu sei gaudio
e letizia… Tu sei tutto, ricchezza nostra a
sufficienza…» (LodA 1-7).
Chi può dire questo in momenti di grande sofferenza, fisica e spirituale, come quelli che stava vivendo Francesco, se non un
315
vero innamorato? Sì, la sua vita è la storia
di un grande amore, folle e appassionato per
Gesù. È la forza dell’amore che lo ha unito
a Gesù, anche corporalmente e visibilmente. È l’amore che lo ha trasformato «tutto
nel ritratto visibile di Cristo crocifisso»
(LegM XIII, 3). È l’amore che lo ha portato
a identificarsi pienamente, attraverso le
Stigmate, con l’amato: «Il verace amore di
Cristo aveva trasformato l’amante – dice
san Bonaventura – nell’immagine stessa
dell’amato» (LegM XIII, 5). Adesso può
dire con san Paolo: «io porto le stigmate di
Gesù nel mio corpo» (Gal 6, 17). In questo
contesto le stigmate di Francesco sono come il sigillo, il “sì” di Dio, all’amore appassionato del Poverello. D’ora in poi potrà dire con l’Apostolo: «Sono stato crocifisso
con Cristo e non sono più io che vivo, ma
Cristo vive in me» (Gal 2, 20).
Le stigmate sono anche un segno chiaro
e tangibile di appartenenza di Francesco a
Gesù. Nell’antichità gli schiavi venivano
stigmatizzati come proprietà del loro padrone e come segno della protezione che il padrone esercitava su di loro. D’altra parte,
come afferma la Sacra Scrittura, chi sarà segnato con la croce sulla fronte, sarà salvato.
La croce è il sigillo di appartenenza a Dio in
Gesù (cf Ap 7, 2ss; Ez 9, 4). Come Paolo
che si vanta di portare nel suo corpo le stigmate di Gesù (cf Gal 6, 17) e quindi di essere «apostolo» (Gal 1, 12) e «servo di Gesù Cristo» (Rm 1, 1), così anche Francesco
si può vantare di appartenere a Gesù, di essere “amico di Gesù”, “servo del Signore”,
di essere tutto suo.
Non era forse quanto lui stesso cercava,
allorché rimase nudo davanti al vescovo di
Assisi? Iniziava così la lunga spoliazione di
tutte le cose per legarsi povero a Cristo povero e immedesimarsi in Lui. Da allora fino
alla cristofania della Verna, la vita di Francesco è stata toccata dalla mano di Gesù, fino a raggiungere una comunione d’amore
con Lui, così intima e forte da trasformare
l’amante nell’amato. L’amore per Cristo,
che per primo ha amato noi (1Gv 4, 10.19),
spinge il discepolo ad avere la stessa vita
dell’amato.
316
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Cari fratelli e sorelle, la festa delle Stigmate ci parla d’amore e ci parla di appartenenza. Amare vuol dire seguire, uscire dal
proprio io, decentrarsi, smettere di pensare
a se stessi e stare nell’amato. Ma questo
amore che conduce alla sequela è possibile
soltanto in chi ha conosciuto l’amore di Gesù per lui. Non si segue Gesù per amarlo, si
segue perché, avendo conosciuto l’amore di
Gesù per noi, uno è disposto ad amare fino
alle ultime conseguenze.
Cari fratelli e sorelle, nel 1224 san Francesco salì su questa santa montagna. Salì
per incontrarsi con il suo Signore, «teso –
come dice Bonaventura – alla ricerca del
volere di Dio, a cui bramava con sommo ardore di conformarsi in tutto e per tutto»
(LegM XIII, 4). Dopo circa 800 anni, l’ascesa di Francesco al monte rimane tuttora
immagine dell’itinerario che ogni cristiano
deve percorrere per incontrare il Signore,
per conoscere la sua «santa e vera volontà»
(PrC 5) e conformarsi in tutto al suo volere.
Il piccolo Francesco diventa così nostro
maestro spirituale. Seguiamolo per qualche
istante, guidati dal racconto che Bonaventura fa delle stigmate, e san Francesco, l’uomo dalla “debole voce” (Giovanni Paolo
II), ci insegnerà che per incontrarsi con Dio
è necessario, prima di tutto, salire.
Sì, come san Francesco, anche noi dobbiamo incamminarci verso il «monte eccelso», luogo dell’incontro con il Signore.
La vita cristiana è sempre una salita, una
purificazione del cuore, una morte a se
stessi, un rinnegare se stessi, un morire alle opere del peccato. Paolo parla di crocifissione della carne per vivere una vita secondo lo Spirito (cf Gal 5, 24s). Salire su
un «monte eccelso» esige, allora, una vera
morte al peccato, un orientamento nuovo
della propria esistenza, una vera conversione che tocchi il nostro essere nelle sue
profondità.
San Francesco ci insegna, inoltre, che
per incontrarsi con Cristo è necessario, anche, andare in disparte. Sì, come Francesco
anche noi dobbiamo lasciarci condurre “in
disparte dalla Providenza”, cercare la solitudine, per “dedicarsi più pienamente a
Dio”. In questa nostra società, dominata
dalla fretta e dal rumore, si fa urgente cercare la quiete. Soltanto chi è separato dal rumore delle cure terrene, soltanto chi ha un
cuore libero da tutto ciò che impedisce il
“salire”, potrà, come Francesco, «sentirsi
inondato con maggior abbondanza dalla
dolcezza della celeste contemplazione»
(LegM XIII, 1) e così vedere la gloria del
Crocifisso.
È necessario poi, come ci dice ancora
Francesco, discendere dal monte. Si deve
rifare la strada che ci ha portato alla cima
del «monte eccelso», per incontrarsi con gli
uomini e le donne nostri fratelli e sorelle.
Discendere, ma trasformati, trasfigurati,
portando in noi, come Francesco, «l’effigie
del Crocifisso, raffigurata non su tavole di
pietra o di legno dalla mano di un artefice,
ma disegnata nella [nostra] carne dal dito
del Dio vivente» (LegM XIII, 5). Chi si è incontrato con Gesù, chi si è lasciato trasformare da Lui e in Lui, non può tornare in
mezzo al mondo come prima, ma, come
Francesco, deve essere e manifestarsi come
“altro Cristo”.
Cari fratelli e sorelle, il Signore ci concede questo momento di grazia e di intimità
con Lui: lasciamo «che le piaghe del Signore siano impresse nel nostro cuore». Allora
saremo veramente suoi e Lui sarà tutto per
noi: il bene, ogni bene, il sommo bene,
gioia, amore, bellezza, ricchezza, mansuetudine, custode, difensore e rifugio. E con
san Francesco, lo “Stigmatizzato della Verna”, lo acclameremo dicendo: «… grande e
ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore».
«La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, Fratelli. Amen»
(Gal 6, 18).
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFMMinistro generale
3. Inizio della Peregrinatio del Crocifisso
di San Damiano
San Damiano, Assisi, 24 settembre 2005
PORTATE OVUNQUE IL SEGNO
DELL’AMORE DEL PADRE
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
Carissimi fratelli, carissime sorelle,
il Signore vi dia pace!
1. Otto secoli fa, un giovane di nome
Francesco, veniva di frequente a visitare
questa chiesa, sostava in preghiera silenziosa
davanti al grande crocifisso che pendeva
proprio sopra l’altare, guardava gli occhi
grandi e luminosi di questo Crocifisso e, dai
suoi occhi grandi e luminosi si lasciava guardare. Il giovane Francesco era inquieto, cercava qualcosa e non si accontentava di quel
che aveva trovato fino a quel momento. Aveva nutrito sogni grandi, di gloria, di successo,
di realizzazione personale, però quei sogni
grandi erano andati in frantumi. E allora aveva iniziato a percorrere una via diversa, nutrita di silenzio e di preghiera. Aveva cominciato a lasciarsi provocare dalle situazioni
che incontrava. I poveri e i lebbrosi vivevano
situazioni così diverse da quelle del mondo
agiato e potente al quale lui era appartenuto
fino a quel momento.
2. In quel contesto, la preghiera del giovane Francesco cominciava a diventare
umile e aderente alla propria realtà: «Altissimo, glorioso Dio, illumina le tenebre de lo
core mio». La presunzione di sapere già
quel che voleva dalla vita lasciava ora il posto alla preghiera del povero, del cercatore,
del mendicante di luce! Ed è proprio in questo clima di preghiera e di apertura del cuore, che – finalmente – il Crocifisso dagli occhi grandi e luminosi lo guarda, gli parla
con dolcezza e lo interpella aprendogli gli
occhi: «Francesco, non vedi che la mia casa
cade in rovina? Va’ e riparamela»! Francesco risponde con tutto l’entusiasmo della
giovinezza: «Lo farò volentieri»! E con la
disponibilità ingenua, sincera e concreta
che sempre lo caratterizzerà, comincerà a
restaurare materialmente questa piccola
chiesa in cui ci troviamo. Piccola chiesa
certo, ma che Francesco intuirà come il
cuore contemplativo del nostro carisma
francescano, il luogo dove Chiara e le sorelle continueranno ad attingere forza dalla
contemplazione amorosa del suo Crocifisso, specchio per contemplare la vita stessa
di Dio e via per accedervi.
3. Ora voi, carissimi fratelli e carissime
sorelle, partendo da qui con la peregrinatio
317
del Crocifisso per raggiungere tutte le province dell’Italia, vi inserite nel solco di
Francesco e di Chiara. Che la peregrinatio
del Crocifisso di san Damiano sia un portare ovunque il più grande segno dell’amore
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
per l’intera umanità e per ciascuno di noi.
Portare questa croce significhi portare il segno potente dell’amore di Dio «che ci ha
tanto amati da donare il suo Figlio per noi».
Portare questa croce sia portare l’annuncio
della Pasqua: in Gesù glorificato e innalzato sulla croce il male, il peccato, la morte
sono già state vinte e si apre per noi la possibilità della vita eterna, della vita piena ed
autentica. Portare questa croce sia portare
l’annuncio bello e gioioso che nessuno è
talmente lontano da Dio da non poter essere avvicinato da quel Dio che ha manifestato la sua vicinanza estrema a ciascuno di noi
proprio nel morire in croce della morte del
maledetto, del malfattore, dello schiavo.
4. L’iniziativa della peregrinatio sia,
perciò, anzitutto e soprattutto una iniziativa
di evangelizzazione del mondo giovanile. E
come questo Crocifisso ha saputo ascoltare
le domande, le inquietudini, i sogni che si
muovevano nel cuore del giovane Francesco, sappiate anche voi mettervi in ascolto
dei giovani che incontrerete! Prima di dare
le vostre risposte sappiate anche voi ascoltare le loro domande. E sappiate a vostra
volta suscitare domande che aprano gli occhi all’assunzione gioiosa della vita come
un dono da vivere responsabilmente e con
amore, perché possa trovare la sua pienezza di significato nel dono di sé per amore.
Che la peregrinatio sia perciò l’occasione
per avviare un movimento di evangelizzazione, di preghiera, di ricerca in cui i giovani si sentano accolti e guardati con amore
dal Crocifisso. Solo così potranno a loro
volta lasciarsi aprire gli occhi da Lui, lasciarsi illuminare il cuore, schiodare le mani e i piedi, sciogliere la lingua e diventare
testimoni dell’amore smisurato di Dio per
ognuno di noi.
5. Il Crocifisso di san Damiano ha dato
fiducia al giovane Francesco, affidandogli
una missione grande e impegnativa. Sappiate anche voi fare altrettanto! Coinvolge-
318
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
te i giovani il più possibile nelle varie iniziative che realizzerete. Non considerateli
destinatari passivi delle vostre proposte, ma
soggetti ai quali lo stesso Crocifisso si rivolge per affidare loro grandi responsabilità: «Non vedi che la mia casa cade? Coraggio va’ e riparamela»! Che grazie alla
peregrinatio molti giovani possano scoprire
di essere chiamati ad assumere un ruolo attivo e costruttivo nella Chiesa, nella società
civile, nel mondo! E che sentendosi coinvolti in prima persona possano essi stessi
trasformare la propria vita in un dono d’amore.
6. Nell’affidarvi questo mandato desidero esortare ognuno di voi a mettervi in
sintonia col Crocifisso, con la sua logica e
con il suo messaggio. La semplicità, la fiducia, la povertà di mezzi, perfino una certa ingenuità caratterizzino le vostre iniziative, perché la potenza di Dio si manifesta
proprio nella debolezza del Crocifisso e la
sua sapienza si manifesta nell’apparente
stoltezza della croce. Abbiate coraggio,
siate capaci di osare, impiegate tutta la
fantasia e la creatività che sono nel nostro
DNA francescano. Abbiate fiducia! Parafrasando quel che Francesco dirà in altra
occasione: «Se quest’opera viene da Dio,
ci penserà Lui a farla conoscere»! Fate vostro l’atteggiamento di Maria, la Vergine
fatta Chiesa, che proprio nella raffigurazione del crocifisso di san Damiano è ritratta con una mano al mento, nell’atteggiamento della contemplazione e con una
mano rivolta al crocifisso, nell’atteggiamento di chi indica la via; ed i suoi occhi
guardano il Figlio in croce, attingendo alla
sorgente del dono, e guardano il discepolo
amato, accogliendolo come proprio figlio.
Sappiate anche voi contemplare e additare
il Crocifisso, sappiate anche voi accogliere il dono della Sua vita e, per questo dono, sappiate accogliere tutti coloro che Lui
vi donerà come fratelli.
Il Signore vi manda e vi accompagna!
Portate ovunque la sua croce! Portate ovunque la sua vita!
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFMMinistro generale
4. Lettera del Definitorio generale per la
Solennità di san Francesco
Roma, 4 ottobre 2005
LA FRATERNITÀ SEGNO
PER IL MONDO D’OGGI
O dilectissimi fratres, audite me,
audite vocem patris vestris
Cari Fratelli,
il Signore vi dia pace!
Ringraziamo Dio Padre perché, anche in
occasione della Festa di san Francesco, si
rinnova l’opportunità per continuare il dialogo fraterno, cominciato con voi all’inizio
del nostro servizio come Definitorio generale, e per esprimervi il nostro augurio, perché su ciascuno di voi e sulla Fraternità universale siano sempre effuse con abbondanza le benedizioni del Signore.
Disponendoci ad ascoltare la voce del nostro padre e fratello Francesco, che sopra ogni
altra cosa desiderava vivere da figlio di Dio e
fratello di tutti gli uomini, vogliamo condividere con voi il suo sogno più bello, che per
ogni Frate Minore è al tempo stesso vocazione e provocazione: manifestare la paternità
amorosa di Dio e, quindi, costruire una Fraternità universale. Il desiderio di fraternità è,
infatti, proprio dello spirito francescano e lo
stesso Francesco volle che tale termine comparisse nella denominazione del suo Ordine:
«Voglio che questa fraternità sia chiamata Ordine dei Frati Minori» (1Cel 38), per meglio
esprimere la novità che il Signore gli aveva
ispirato. Anche l’ultimo Capitolo generale ci
ha poi esortato a vivere la santità di Dio nella
nostra vita fraterna che, costituendo una Priorità del nostro progetto di vita, è insieme dono e compito, grazia e responsabilità verso i
nostri Fratelli, tutti gli uomini e tutte le creature. Vogliamo, dunque, condividere non tanto una riflessione teorica ma le nostre esperienze, dove abbiamo visto il manifestarsi
della fraternità nell’aiuto reciproco e generoso tra le Province e il Definitorio generale,
nell’animazione e nelle visite ai Fratelli, nell’accoglienza che ogni volta incontriamo. Per
tutto questo vi ringraziamo e diciamo: «Laudate e benedicite mi’ Signore, e rengraziate e
serviateli cum grande humilitate» (Cant).
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
1. In ascolto di frate Francesco
In questo giorno di festa vogliamo stringerci attorno al nostro padre san Francesco,
desiderosi di ascoltare le sue parole, che ci
parlano con amorosa semplicità e profonda
convinzione della sua vita, fattasi interamente dono per il Signore e sua eredità per noi.
Francesco sa che il Signore è stato buono
con lui e che la fraternità nasce dall’esperienza di un Dio che è relazione d’amore
nella Trinità. In questo amore Francesco
scopre la paternità di Dio e si sente figlio;
sperimenta di essere fratello di Gesù, il
Figlio amato dal Padre; vive questo amore
che unisce nello Spirito Santo. L’amore
trinitario è dunque il modello che ispira la
vita fraterna perché sia una vera famiglia (cf
Rnb 9,10-11; Rb 6, 8-9).
Per Francesco la fraternità è rivelazione
di Dio; la via attraverso cui il Signore mostrò la sua volontà come progetto per una
vita eminentemente evangelica. È il santo
Vangelo, infatti, che propone Gesù come
fratello dell’umanità nel mistero della sua
Incarnazione e Passione (cf 2Lf 56), nella
sua umiltà e povertà. Considerando così la
fraternità di Cristo tra noi, ci è rivelato il
fondamento della vita evangelica.
2. Imparando ad essere fratelli
Quando ogni giorno ci guardiamo in
questo specchio (cf 4LAg 15-16) per diventare fedeli a quel dono che il nostro padre san Francesco ci ha lasciato come rivelazione del Signore, la nostra condivisione
si fa supplica di intercessione: «Salve,
sancte Pater, patriae lux, forma Minorum,
virtutis speculum…». Alla scuola di Francesco impariamo che per sentirci fratelli di
tutti dobbiamo avere prima un atteggiamento filiale con Dio. La tenerezza e l’amore per i fratelli sono conseguenza della
felicità di avere Gesù per fratello e della
consapevolezza che il Signore si dona e si
fa presente nel fratello. Quindi, l’amore
fraterno è infuso dallo Spirito Santo nel
cuore per servire e per obbedire spiritualmente al fratello, e, come ci insegna san
Francesco, per vivere la fraternità c’è bisogno di possedere lo Spirito del Signore e
le sue sante opere (cf Rb 10,10). Se siamo
319
in grado di riconoscere con umiltà di aver
bisogno di imparare a vivere da fratelli,
condividendo la vita e testimoniando insieme i valori evangelici, allora la fraternità diventerà modello d’ogni famiglia
umana, anzi di più, si trasformerà in un
luogo di incontro con Dio ed in una benedizione (cf 1Lf 6). La fraternità, infatti, è il
frutto che germoglia e fiorisce nella terra
feconda dell’esperienza viva di un rapporto filiale col Padre e di un rapporto fraterno con Gesù Cristo.
Il singolare contributo di Francesco alla
Chiesa e alla storia è la sua ingenua e incredibile utopia di una fraternità evangelica ed
universale. È questa fraternità quella che
crea rapporti nuovi ed originali fra le persone e con tutto il creato e che diventa testimonianza provocante per il nostro mondo.
Lo sguardo fraterno ed innocente di Francesco può però nascere in noi soltanto se riusciremo a liberarci dalla tentazione così forte del potere e del possedere, che sono delle
vere sfide per la Fraternità. Si tratta di sfide
concrete che raccogliamo ogni giorno nell’esperienza delle nostre visite fraterne, dalle relazioni dei Visitatori generali o negli incontri con i Ministri provinciali, quando ci
accorgiamo che stiamo distruggendo la fraternità:
• cercando prestigio, onori e comando, più
che servire;
• anteponendo il nostro progetto e i nostri
interessi a quelli della Fraternità;
• preferendo le identità di gruppo e le affinità etniche e culturali alla famiglia spirituale;
• non condividendo tutto quello che siamo
e abbiamo;
• essendo incapaci di riconoscere che abbiamo fatto del male e di chiedere perdono o di offrirlo (cf Lmin 7-10).
Bisognerà chiedere ogni giorno al Signore che ci conceda l’umile fedeltà al dono di essere fratelli. Se, infatti, non si
guarda con occhi nuovi la realtà della persona, non potrà nascere e mantenersi viva
l’utopia della fraternità e la fede per cui
l’altro, al di là dei suoi sbagli e delle sue
debolezze, può essere realmente mio fratello.
320
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
3. Illuminare il mondo con il segno
della fraternità
Se la fraternità è parte fondamentale della nostra spiritualità dobbiamo vivere quello che il Capitolo generale ha chiamato “la
santità fraterna” e le sue conseguenze. Ci
spinge su questa strada anche la consapevolezza che la fraternità è un nostro contributo all’evangelizzazione, perché essa diventa per se stessa il modo migliore di evangelizzare: “la nostra forma di vita è il primo
modo di evangelizzare” (Sdp 42). Nella
Chiesa, che si riscopre come comunione, la
fraternità è un segno visibile che siamo
chiamati a custodire e manifestare.
Da tempo ormai usiamo l’espressione
fraternità-in-missione che ha anche questo
significato: nella misura in cui siamo fraternità, siamo già anche “in missione”. La fraternità non si costituisce prima della missione, ma proprio il nostro essere fraternità
è la prima modalità della nostra missione.
Ogni gesto di fraternità diventa così un gesto missionario e, d’altra parte, sappiamo di
non essere stati chiamati per noi stessi, ma a
diventare una fraternità per la salvezza del
mondo.
«Le nostre Fraternità e i nostri posti di
lavoro assumono la sfida etica di essere segni che suscitano il desiderio di un altro
cammino di convivenza e di relazione:
quello che conduce alla pienezza della vita
mediante la via del dialogo». Questo abbiamo dichiarato nel Capitolo Generale 2003
(Sdp 31), ma occorre esaminare i nostri
comportamenti e verificare se abbiamo veramente assunto questa sfida etica, facendo
entrare il dialogo nelle nostre Case e nei nostri posti di lavoro.
Nessuna opera, per quanto sia importante, può esimersi da questa responsabilità. Come siamo responsabili della continuazione di
quelle opere in cui molti Frati hanno speso le
loro migliori energie apostoliche, così, nei
confronti della Chiesa, siamo responsabili di
offrire sempre un segno della possibilità di
vivere in fraternità. Ad ogni forma di missione ed apostolato vogliamo perciò sempre associare il segno di una fraternità vissuta. Anche in questo ambito desideriamo richiamare l’attenzione su alcune sfide:
- privilegiare nelle scelte pastorali quelle
che sono più in consonanza con la nostra
forma di vita;
- lasciarsi «sedurre dai chiostri dimenticati, dai chiostri inumani dove la bellezza
e la dignità della persona sono continuamente offuscate» (Sdp 37), vivendoli all’interno di un progetto di vita fraterna
che sia luce per il mondo;
- essere vicini alla gente, condividendo la
nostra vita e missione con le sue gioie e
difficoltà;
- sottolineare il valore particolare della vita fraterna nei territori di missione ad
gentes, per annunciare al mondo l’amore
capace di superare le divisioni di razza,
colore, tribù;
- avere come criterio nella ristrutturazione
di presenze e opere quello di mantenere
viva un’autentica vita fraterna.
La crisi di fede e dell’etica del nostro
tempo ci interroga sulla reale possibilità
della comunione. All’inizio della storia della Chiesa lo Spirito di Dio ha costituito un
popolo nuovo prendendolo dalle genti e ha
così offerto a tutto il mondo la possibilità di
vivere la comunione con Gesù. Lo stesso
Spirito ci spinge oggi ad essere nel mondo
un segno della realtà di questa possibilità.
4. Conclusione
Nel maggio 1226 San Francesco scrive il
piccolo Testamento di Siena. In esso il suo
sentimento di unità fraterna varca i confini
dello spazio e del tempo: «benedico tutti i
miei frati che sono ora in questa Religione e
quelli che vi entreranno sino alla fine del
mondo», e la sua prima preoccupazione è che
i suoi frati vivano come fratelli: «sempre si
amino tra loro come io li ho amati e li amo».
Con l’avvicinarsi della morte vediamo
come a frate Francesco, che aveva rinunciato a tutto, rimanga un solo desiderio: essere
più vicino ai suoi fratelli. Per questo il suo
biografo ci racconta che, poco prima di
passare da questo mondo al Padre, si fece
leggere quel brano del Vangelo di Giovanni, di cui tanti passaggi aveva già inserito
nella Regola non Bollata. Le ultime parole
di Francesco, come quelle di Gesù nell’Ultima Cena, sono per l’unità dei suoi Frati:
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
«Padre santo, custodisci nel Nome tuo coloro che mi hai dato, affinché siano una cosa sola come noi» (Rnb 22,45). È con questo desiderio che vuole andare incontro a
sorella morte che, qualche mese prima,
aveva cantato nel Cantico della fraternità
universale: «Laudato si’, mi’ Signore, per
sora nostra Morte corporale» (Cant).
Quest’ultimo episodio della vita di Francesco – rimeditato quasi al termine dell’Anno dell’Eucaristia, mentre il Sinodo dei Vescovi è riunito a riflettere proprio su questo
grande mistero – ci ricorda che la fonte che
sostiene e anima la nostra fraternità è il mistero di Cristo, che ha dato la sua vita perché noi diventassimo fratelli e cercassimo
di costruire ogni giorno legami, visibili e invisibili, di fraternità.
Alla fine di questo mese di ottobre 2005
il Definitorio generale si riunirà con tutti i
Maestri di noviziato del nostro Ordine ai
piedi di Santa Maria degli Angeli per dire
con una parola forte e decisa la volontà di
andare con spirito rinnovato verso l’VIII
Centenario del nostro Ordine. Lì invocheremo lo Spirito di Dio perché ci renda ancora
più profondamente segno di fraternità per la
salvezza del mondo.
La benedizione del nostro Serafico Padre ci accompagni in questo cammino.
I vostri fratelli del Definitorio generale
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM (Min. Gen.)
FR. FRANCESCO BRAVI, OFM (Vic. Gen.)
FR. AMARAL BERNARDO AMARAL, OFM (Def. Gen.)
FR. AMBROGIO NGUYEN VAN SI, OFM (Def. Gen.)
FR. FINIAN MCGINN, OFM (Def. Gen.)
FR. JAKAB VÁRNAI, OFM (Def. Gen.)
FR. MIGUEL J. VALLECILLO MARTÍN, OFM (Def. Gen.)
FR. SIME SAMAC, OFM (Def. Gen.)
FR. MARIO FAVRETTO, OFM (Def. Gen.)
FR. LUIS G. CABRERA HERRERA, OFM (Def. Gen.)
FR. JUAN IGNACIO MURO ARÉCHIGA, OFM (Def. Gen.)
FR. SANDRO OVEREND RIGILLO, OFM (Seg. Gen.)
Prot. N. 096095
321
5. Carta con ocasión del inicio de las celebraciones del VIII Centenario de la
fundación de la Orden
ES EL MOMENTO DE DISCERNIR
Roma, 4 de octubre de 2005
Solemnidad de nuestro padre san Francisco
Queridos hermanos, queridas hermanas:
El Señor os dé la paz.
El 8 de diciembre pasado os escribí presentándoos el proyecto La gracia de los orígenes, aprobado por el Definitorio general
para conmemorar el VIII Centenario de la
fundación de la Orden. Hoy me acerco de
nuevo a vosotros para anunciaros que el inicio de la primera etapa de dicho proyecto y,
con él, el inicio de las celebraciones del
VIII Centenario será el día 29 de octubre de
2005.
Esta primera etapa durará todo el año
2006.El Definitorio general ha pensado en
esta fecha por coincidir con la clausura del
II Congreso Internacional de Maestros de
Novicios O.F.M., que se celebra durante este mes de octubre en Santa María de los Ángeles, la Porciúncula (Asís).
Los actos previstos para iniciar dicha
etapa son dos. El día 28, a última hora de la
tarde, haremos una peregrinación desde la
Basílica de Santa Clara (Asís), donde las
Hermanas Clarisas custodian desde hace siglos el Crucifijo de San Damián ante el cual
oró tantas veces san Francisco, hasta la
Iglesita de San Damián, donde terminaremos con una vigilia de oración. El día 29 a
las 11, 00, en la Basílica de Santa María de
los Ángeles (Asís), tendremos la solemne
celebración de la Eucaristía, al final de la
cual se hará entrega de una reproducción
del Crucifijo de San Damián a los hermanos
allí presentes, tal como se sugiere en el proyecto La gracia de los orígenes.
En ambas celebraciones participarán,
junto con los miembros del Definitorio general, todos los participantes al II Congreso
de Maestros de Novicios O.F.M. y los hermanos llegados a Asís para tal ocasión. Todos los hermanos y hermanas serán bienvenidos/as a dichas celebraciones, especial-
322
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
mente a la Eucaristía del 29. Soy consciente, sin embargo, que pocos podrán estar físicamente presentes en Asís ese día a causa
de las distancias. A todos y a todas, sin embargo, pido vuestra oración por el éxito del
Centenario. Por otra parte, ruego a todos los
Ministros y Custodios que programen en
sus respectivas Entidades una celebración
especial para iniciar esta primera etapa del
Centenario, tal como prevé el proyecto La
gracia de los orígenes.
Esta primera etapa del Centenario está
centrada, como bien sabéis, en el tema del
discernimiento. Siempre, pero especialmente durante el año 2006, todos los hermanos
estamos invitados a realizar un análisis profundo (sentido etimológico de discernimiento) de la situación en que nos encontramos,
tanto a nivel personal como institucional, para elegir lo que es bueno según el querer de
Dios, los criterios del Evangelio y la forma
vitae que prometimos observar fielmente el
día de nuestra profesión, y plasmarlo luego
en un proyecto coherente de vida personal y
fraterno, objetivo del año 2007, conscientes
que sólo así podremos celebrar con gozo el
don de nuestra vocación, objetivo previsto
para el 2008-2009.
Este análisis/discernimiento, para que
nos lleve a una renovación profunda de
nuestra vida y misión, objetivo final del
análisis/discernimiento ha de ser realizado
desde la fe y en actitud de escucha obediente a las inspiraciones del Señor. En este contexto os recuerdo algunos medios que se
han de privilegiar tanto en la vida personal
como fraterna durante este año.
La oración
Una oración prolongada, sin reloj, y
“afectiva”, como la de Francisco (cf 2Cel
95). Una oración “vinculante”, a través de
la cual podamos comprender que Dios bendice (decir bien) nuestras opciones (cf Gn
32, 27).
La escucha atenta de la Palabra de Dios
Una escucha sapiencial e interpelante,
que nos lleve a acoger la Palabra como alimento para la vida y para el camino diario.
Una escucha que nos lleve a la obediencia,
a la apertura incondicional y a la plena disponibilidad a las exigencias de la Palabra, y,
de este modo, podamos decir con Francisco: “Esto es lo que quiero, esto es lo que pido, esto es lo que deseo cumplir con todo mi
corazón” (1Cel 22).
La escucha de cuanto nos dice y pide la
Iglesia, en cuanto Hermanos Menores y
consagrados
La Iglesia, a la que deseamos amar como
la amó Francisco (cf 2Regla 12, 4; Testamento de Siena 5), es el espacio vital en el
que, como Hermanos menores, queremos
vivir el Evangelio (cf CCGG 1, 1). Es necesario, por tanto, escucharla desde una actitud de “obediencia caritativa” (cf Adm 3).
La escucha de cuanto nos dice y pide
Francisco
Hemos profesado “seguir incesantemente a Cristo en el mundo actual según la forma
de vida y la Regla de san Francisco” (CCGG
126). Esto nos exige una escucha reverente y
cordial de nuestro padre y hermano el Poverello de Asís, para poder ordenar nuestra vida según su “forma vitae” (cf CCGG 6, 2) y
“observar siempre la vida y Regla de los
Hermanos Menores” (CCGG 5, 2).
La escucha del Señor en los signos de
los tiempos (cf Lc 12, 56)
A través de los cuales nos sentimos interpelados por el Señor de la historia y
llamados a dar una respuesta en cuanto
Hermanos Menores. En este momento de
gracia que vamos a iniciar, el Señor nos
invita a escuchar su voz en los acontecimientos de la historia y a detectar su presencia siempre actuante. Como nos recuerda el documento final del Capítulo
general de 2003, por nuestra parte, los
signos de los tiempos “requieren reconocimiento, lectura, interpretación y juicio
a nivel personal y en el seno de la fraternidad” (Sdp 6).
Para nosotros Hermanos Menores el
discernimiento y la escucha han de hacerse
ciertamente a nivel personal pero también
en diálogo con los hermanos. Es por ello
que pido a cada hermano el que privilegie
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
en su propia vida momentos prolongados
de retiro y de encuentro consigo mismo
(moratorium), preguntándose una y otra
vez “Señor, ¿qué quieres que haga?”, como lo hizo Francisco hace ahora precisamente 800 años. Pido también a los Ministros, Custodios y Guardianes que programen y fomenten todo tipo de encuentros de
reflexión fraterna, tanto a nivel local como
provincial, en los que todos nos sintamos
motivados a preguntarnos: “¿Qué hemos
de hacer hermanos?” (Hch 2, 37) y en los
que, en clima de gran familiaridad (cf 2Regla 6, 7-8), sea posible una confrontación
serena y fraterna que nos acerque lo más
posible a la objetividad de las situaciones
que hemos de analizar y a asumir lo que
agrada al Señor y lo que es bueno para la
fraternidad.
El Capítulo de Pentecostés 2003 nos
recordaba la urgencia de “acoger el Espíritu”, de “nacer de nuevo” (Jn 3, 3) y de
“no domesticar las palabras proféticas del
Evangelio para adaptarlas a un estilo de
vida cómodo” (cf Sdp 2). El Señor nos
ofrece este tiempo de gracia, esta ocasión
propicia para convertirnos. Sepamos acogerla, tanto a nivel personal como fraterno.
Y para terminar os pido a todos/as que
oréis por el fruto de esta primera etapa del
Centenario con esta u otra oración:
Oh alto y glorioso Dios,
• al celebrar “la gracia de los orígenes”,
queremos mirar a Francisco, a Clara, a
los hermanos y hermanas que nos precedieron. Por ellos y por todo el bien que
has derramado sobre nuestra Orden y sobre nuestra Familia en estos 800 años de
historia y de gracia: todo honor y toda
gloria a ti que eres el bien, todo bien, sumo bien (cf AlD 3). Al mismo tiempo
queremos reproducir con audacia la creatividad y la santidad de Francisco (cf
VC 37); queremos recordar y contar la
gran historia de nuestra Fraternidad, pero sobre todo queremos escribir el tramo
de historia que nos corresponde (cf VC
110); queremos cantar las obras de nuestros antepasados, pero especialmente
queremos inspirarnos en ellas para hacer
323
la parte que nos corresponde en este momento de gracia que nos ha tocado vivir
(cf Adm 6); queremos ser memoria del
pasado, pero sobre todo profecía del futuro (NMI 3). Por ello te pedimos:
Ilumina las tinieblas de nuestro corazón:
• para que distingamos lo que viene del
Espíritu y lo que le es contrario (cf 1Ts 5,
21);
• para que sintamos la urgencia de la conversión, tanto a nivel personal como institucional;
• para que volvamos a lo esencial de nuestra experiencia de fe y de nuestra espiritualidad;
• para que podamos leer e interpretar a la
luz del Evangelio los signos de los tiempos (cf Lc 12, 56).
Danos fe recta, esperanza cierta y caridad perfecta:
• para no caer en la tentación de la resignación, de instalarnos, de repetirnos, de anular los sueños más profundos y de perder
poco apoco la alegría de nuestra fe;
• para no domesticar las palabras proféticas del Evangelio y adaptarlas a un estilo de vida cómodo;
• para que no desoigamos tu voz en los
acontecimientos de la historia: el grito
que nos viene del mundo de los excluidos, de la muerte de tantos inocentes y
de tantas personas golpeadas por la injusticia, manipuladas y marginadas.
•
•
•
•
Danos sentido y conocimiento Señor para cumplir tu santa y veraz voluntad, de
tal modo que podamos:
nutrir con la fuerza liberadora del Evangelio a nuestro mundo fragmentado y
hambriento de sentido, tal como hicieron
en su tiempo Francisco y Clara de Asís;
ser signos legibles de vida para un mundo sediento de un “cielo nuevo y una
tierra nueva” (Is 65, 17);
dar a luz una nueva época en la que todos
puedan acercarse hacia la paz y el bien ;
elaborar y llevar a cabo nuevos proyectos de evangelización para las situaciones actuales.
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Padre bueno:
Haz que a la escuela del Evangelio asimilemos los sentimientos de tu Hijo y
aprendamos a seguirlo fielmente. Señor
nuestra riqueza: Confírmanos en la fidelidad a tu Evangelio. Espíritu Santo consolador: Haz que nuestra Orden mantenga siempre vivo y operante el anuncio misionero
del Evangelio. “Virgen hecha Iglesia”: Alcánzanos de tu Hijo la gracia de volver a lo
esencial de nuestra forma de vida. Padre y
hermano Francisco: Vela constantemente
por estos hijos tuyos. Amén.
Fraternalmente
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro general
Prot. N. 096157
6. Intervento al Sinodo dei Vescovi
sull’Eucaristia
Città del Vaticano, 08.10.2005
IL PANE DELLA PAROLA E IL PANE
DELL’EUCARISTIA
Santo Padre, Eminenze
ed Eccellenze reverendissime,
Fratelli e Sorelle: il Signore vi dia Pace!
Il mio intervento fa riferimento ai numeri
46-48, e come corollario ai nn. 39.54.55-56,
dell’Instrumentum laboris, dove viene ribadita l’«unità delle due “mense”, quella della
Parola e quella del Pane» (Giovanni Paolo II,
Lett. Ap. Mane nobiscum Domine, 12; cf. IL
46), per sottolineare l’importanza della Parola non solo per la comprensione del mistero
dell’Eucaristia, ma anche per la vita e la spiritualità di ogni credente in Cristo.
La mia riflessione prende avvio da una frase di san Francesco d’Assisi. Scrive il Poverello: «niente possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le
parole mediante le quali siamo stati creati e redenti “da morte a vita” (Lettera ai chierici, 3).
Una lezione sapienziale
Sappiamo che il Poverello, da quando
udì la voce del Crocifisso di San Damiano,
visse per realizzare in pienezza il desiderio
più profondo del suo cuore: seguire Cristo
fino ad identificarsi in Lui sul monte della
Verna. Ma il Cristo che Francesco seguì, e
propose di seguire con la sua vita evangelica, non è un Gesù «immaginato» o «sognato», ma Colui che vede nel «corpo e sangue
del Signore» e «nelle sante parole del Signore» (cf Testamento, 8.13; Ammonizione,
I.XX; Lettera ai chierici, 3), dando così alla sua fede un punto di riferimento oggettivo e accogliendo il modo scelto dal Signore
per rivelarsi all’uomo.
E tanta e tale fu la fede di Francesco nel
«corpo e sangue» e «nelle sante parole» che
non solo le due «mense» alimentano la sua
vita e motivano le sue scelte, ma queste meritano ogni onore e venerazione, poiché per
il «santissimo corpo e sangue del Signore...
tutte le cose che sono in cielo e in terra sono state pacificate e riconciliate a Dio onnipotente» e «in virtù delle parole di Cristo si
compie il sacramento dell’altare» (Lettera
all’Ordine, 12; cf Test 11-12; IL 40.63-64).
Il pane di vita
L’azione dello Spirito e la «conoscenza
della Parola attraverso la Liturgia, colloca
l’intuizione sapienziale di Francesco nella
linea della tradizione della Chiesa, brillantemente sintetizzata dal Concilio Vaticano II:
«la Chiesa ha sempre venerato le divine
Scritture come ha fatto per il corpo stesso
del Signore, non tralasciando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di
vita prendendolo dalla mensa sia della parola di Dio e sia dal corpo di Cristo» (DV 21).
La «venerazione» per la mensa della Parola è essenziale per sedersi alla mensa del
«corpo di Cristo», poiché, dice sant’Ireneo:
«il vino mescolato nel calice e il pane confezionato ricevono la parola di Dio e diventano Eucaristia, cioè corpo e sangue di Cristo» (Contro le eresie) o, come scrive san
Francesco: «non ci può essere il corpo e
sangue di Cristo se prima non è santificato
dalla parola» (Lch 2).
La Parola di Dio, infatti, proclamata nell’Eucaristia annuncia ciò che il sacramento
realizza, rivelando alla comunità ecclesiale il
significato dell’azione sacramentale. È es-
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EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
senziale anche per un altro motivo: se è vero
che l’Eucaristia realizza, «per antonomasia»,
la presenza di Cristo in mezzo a noi, è altrettanto vero che si può vedere il Signore solo
se i nostri occhi vengono illuminati dalla Parola ascoltata nello Spirito, che è l’ispiratore
della Parola: «la sacra Scrittura deve essere
letta ed interpretata – dichiara la Dei Verbum
– con l’aiuto dello Spirito Santo mediante il
quale è stata scritta» (n. 12).
Alcune indicazioni
Per «fomentare l’intimo legame tra l’annuncio e l’ascolto della Parola di Dio e il
mistero eucaristico» (Paolo VI, Eucharisticum mysterium, 12), bisogna che la Parola
di Dio, proclamata nell’Eucaristia ed accolta nella fede dall’assemblea dei fedeli, sia la
prima, fondamentale e necessaria forma di
comunione con Gesù Cristo. Non si può fare comunione con il Signore, mangiando il
suo corpo, se prima non si è fatta comunione, accogliendolo nella sua Parola.
Nonostante, però, una maggiore sensibilità verso la «mensa» della Parola, questa
nella realtà quotidiana della Chiesa non ha
il posto centrale che le compete. Spesso i fedeli fanno ancora fatica a riconoscere la
presenza del Signore nella Parola di Dio che
viene proclamata, ancora di più a riconoscere il suo carattere profetico, di una Parola destinata a realizzarsi nella celebrazione.
C’è bisogno, allora, di un cambiamento
di mentalità e di prassi pastorale. Questo
esige, tra l’altro, che:
• i pastori abbiano una seria formazione
biblica e liturgica, perché siano in grado
di suscitare lo stupore per il mistero eucaristico e per il mistero della Parola;
• l’omelia ponga la Parola di Dio in riferimento anzitutto alla celebrazione sacramentale: sia, cioè, mistagogica e non si trasformi in catechesi che ha altri spazi nella
vita della comunità ecclesiale (cf IL 47);
• i documenti del Magistero, l’insegnamento teologico e l’esercizio del ministero pastorale sottolineino l’importanza
della Parola di Dio, invitino i fedeli ad
una sua lettura frequente e meditata, li
educhino a stimare e ad amare il pane
della Parola come hanno appreso per
grazia a stimare e ad amare il pane dell’Eucaristia;
• ogni progetto di evangelizzazione deve
essere animato dalla Parola, centrato sulla Parola ed orientato all’obbedienza alla Parola di Dio.
Anche con l’attuazione di queste indicazioni la Parola di Dio diverrà «alimento per
la vita, per la preghiera e per il cammino
quotidiano» (CIVCSVA, Ripartire da Cristo, 24), così che, in una società profondamente ferita dal relativismo, la Parola celebrata e vissuta possa essere un effettivo
punto di riferimento sul quale edificare la
vita della comunità e la vita personale di
ogni credente.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
7. Veglia di preghiera per l’inizio ufficiale delle celebrazioni dell’VIII Centenario della fondazione dell’Ordine
Assisi, Basilica S. Chiara, 28.10.2005
CAMMINIAMO INSIEME
Care Sorelle Clarisse: «Salute e pace»
(LErm 1). In voi saluto tutte le Sorelle Povere di Santa Chiara sparse nel mondo. Le
mie prime parole, in questa notte di grazia,
desiderano esprimere riconoscenza per ciò
che siete nella Chiesa e nella Famiglia Francescana; per il vostro amore di sorelle verso
di noi, vostri fratelli, Frati Minori. So quanto pregate e vi sacrificate per la Chiesa, per
i Frati Minori e, in particolare, per me. Grazie di tutto. La vostra preghiera è la migliore manifestazione del vostro grande amore.
Continuate ad essere fedeli alla vostra vocazione nella Chiesa e nella Famiglia francescana: rialzate le membra cadenti del
Corpo ineffabile di Cristo (cf 3LAg 8)!
Cari Fratelli: «Il Signore vi dia pace». Vi
saluto e abbraccio tutti, mentre vi ringrazio
per la vostra presenza in questa Basilica che
gelosamente custodisce due tesori: i venerati resti della «pianticella del beatissimo
padre Francesco» (RsC 1,3) e il Crocifisso
davanti al quale, all’inizio della sua conver-
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sione, era solito pregare san Francesco. In
voi, cari Ministri, saluto tutti i Ministri e
servi delle diverse Fraternità provinciali e
tutti i Frati che vi sono stati affidati. Saluto
in modo speciale i Maestri dei novizi e, in
loro, tutti i Formatori dell’Ordine, che ringrazio per il loro servizio, e tutti i formandi.
Oggi cominciamo il cammino che ci
condurrà alla celebrazione de la grazia delle origini, alla celebrazione, nel 2009, dell’VIII Centenario della Fondazione del nostro Ordine. In questo contesto sento il bisogno di chiedere a tutte le Sorelle Povere
di Santa Chiara e a tutti i Frati Minori: camminiamo insieme! Abbiamo bisogno gli uni
delle altre per essere fedeli alla nostra vocazione. Se Francesco e Chiara sono due nomi
che non possono essere separati, come a ragione ebbe a dire il venerato papa Giovanni
Paolo II, allo stesso modo noi e voi non possiamo camminare separati. Le nostre vocazioni e missioni sono complementari:
«complementarietà fra la predicazione del
Vangelo, svolta da Francesco e dai suoi frati, e la vita contemplativa nella povertà e
nella penitenza, abbracciata da Chiara e dalle sue sorelle» (Giovanni Paolo II). Solo
camminando insieme saremo fedeli alla volontà di Francesco e Chiara.
Come ben sappiamo nell’anno 2006 ci lasceremo guidare dalla domanda: «Signore,
che vuoi che io faccia?», ovvero dal tema del
discernimento. Credo che questa domanda e
questo atteggiamento debbano essere molto
presenti nella nostra vita di Frati Minori e di
Sorelle Povere di Santa Chiara. Nessuno – né
voi, né noi – deve sottrarsi alla fatica di riscoprire la «leggenda divina» di Francesco e
di Chiara (Giovanni Paolo II); di discernere
e cercare ciò che meglio corrisponde a quanto «ci mostrò e insegnò con la parola e con
l’esempio il beatissimo padre nostro Francesco, di lui [Cristo] vero amante e imitatore»
(TestsC 5); di prendere la decisione di avere
il cuore costantemente rivolto al Signore; di
porre la propria mente, il proprio cuore e la
propria anima nel Signore (cf 3LAg 12-13).
«Signore, che vuoi che io faccia?». Care
Sorelle, cari Fratelli, in questo anno di grazia, che inaugureremo ufficialmente domani, ricordiamo il nostro proposito (cf 2LAg
11), cosicché con «corsa veloce» e «passo
leggero» (2LAg 12) possiamo percorrere
con più sicurezza la via dei comandamenti
del Signore (cf 2LAg 15).
L’icona che i nostri occhi contemplano, il
famoso “Cristo di San Damiano”, è testimone della prolungata orazione di Francesco e
Chiara. Non abbiamo testimoni diretti dell’orazione di Chiara davanti all’immagine di
questo Crocifisso, ma certamente lo deve
aver contemplato molte volte, così come lei
stessa chiede ad Agnese di fare: «Alla fine
dello stesso specchio contempla l’ineffabile
carità, per la quale volle patire sull’albero
della croce e su di esso morire» (4LAg 23).
Da questa contemplazione nascerà la sua trasformazione in Lui, da essa trarrà la forza necessaria per mantenersi fedele al proposito di
seguire Cristo povero e grazie ad essa potrà
caricarsi della croce dell’infermità che porterà per molti anni. Di Francesco, invece,
non solo abbiamo notizia della sua frequente
preghiera davanti a questo crocifisso, ma ci è
giunto anche il testo usato dal Poverello nei
momenti di ricerca della volontà del Signore. Si era intorno all’anno 1206 e il giovane
Francesco stava passando una vera “notte
oscura dell’anima”. In questa situazione prega incessantemente:
«Altissimo, glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
E damme fede dritta,
speranza certa e caritade perfetta,
senno e cognoscemento, Signore,
che faccia lo tuo santo
e verace comandamento» (PCr).
In questo momento di buio la ricerca di
Francesco si trasforma in orazione perché il
Signore illumini la sua notte, gli manifesti
la sua volontà e gli dia la forza per compierla.
Cari Fratelli e care Sorelle, durante questo primo anno dell’itinerario giubilare anche noi siamo invitati a metterci davanti al
Crocifisso, in un clima di orazione e di
apertura del cuore; siamo invitati a lasciarci guardare dai suoi grandi e luminosi occhi, ad ascoltare la sua dolce ed interpellante voce, che oggi come ieri ci ripete: «Va’ e
ripara la mia Chiesa…». Permettiamo a
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
Cristo, come al cieco nato o al giovane
Francesco, di aprire gli occhi del nostro
cuore in questo anno di grazia, perché conosciamo, e con la sua grazia adempiamo,
in ogni momento il suo «santo e verace comandamento».
Mentre ci disponiamo a ciò, seguendo
l’esempio di Francesco, preghiamo:
«Altissimo, glorioso Dio», che i nostri
cuori siano sempre rivolti verso di te, per
camminare secondo i tuoi comandamenti e
compiere sempre la tua santa volontà.
«Onnipotente, santissimo, altissimo e
sommo Dio», concedici un cuore saggio e
intelligente per non deviare dal giusto cammino e distinguere il bene dal male.
«Signore solo Dio, che compi meraviglie», che il tuo alito soffi su di noi per renderci capaci di osare nel nome di Gesù;
stendi la tua destra e guidaci con forza e misericordia sulla via evangelica che rivelasti
a Francesco; sii nostra forza e salvezza, perché camminiamo in fedeltà, giustizia e rettitudine di cuore.
«Dio onnipotente, misericordioso Salvatore», aumenta la nostra fede, speranza e carità e, per conseguire le tue promesse, concedici di amare e compiere il tuo «santo e
verace comandamento».
«Altissimu, onnipotente, bon Signore»,
in questa notte di grazia ti presentiamo tutti
i Frati dell’Ordine: quelli che vivono con
gioia la loro vocazione francescana, perché
tu li confermi nel cammino iniziato; quelli
che sono tentati di volgere indietro lo sguardo, perché sentano la tua vicinanza; gli anziani, perché non diminuisca la loro fede;
gli adulti, perché non venga meno la loro
speranza e il loro amore per te e, attraverso
di te, per tutti gli uomini e le donne, nostri
fratelli e sorelle; i giovani, perché pongano
la loro mente, l’anima e il cuore in te, somma bellezza e ricchezza a sufficienza; i sani,
perché non dimentichino mai che la forza
viene da te; gli infermi, perché trovino in te
la loro consolazione.
Signore, resta con noi, ora e sempre.
Fiat. Fiat. Amen.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
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8. Eucaristia di apertura del cammino di
preparazione all’VIII centenario della
fondazione dell’Ordine
S. Maria degli Angeli-Assisi, 29.10.2005
SIGNORE,
CHE VUOI CHE IO FACCIA?
1Ts 5,12-24; Sal 115,12-19;
Lc 12,54-59; 3Comp 6
Carissimi Fratelli e Sorelle,
il Signore vi dia pace!
È stato il Capitolo generale del 2003 a
volere fortemente che si continuasse con gli
incontri formativi per i responsabili della
formazione (cf Sdp, Proposte 1), ribadendo
così la centralità che essa riveste per il presente e il futuro dell’Ordine. Il II Congresso Internazionale dei Maestri dei Novizi
OFM che oggi si chiude, sotto lo sguardo
materno di Santa Maria degli Angeli, in
questa suggestiva cornice della Porziuncola, va incontro a questa richiesta e sottolinea
l’importanza di questa tappa formativa.
L’anno di Noviziato, infatti, ha come principale obiettivo quello di accompagnare il
Novizio nell’esperienza della sequela radicale di Gesù Cristo secondo la forma di vita francescana (cf RFF 190-192).
Grazie, cari Maestri, per il vostro lavoro e
la generosa dedizione! Con l’insegnamento
della parola e, soprattutto, con l’esempio della vita voi mostrate ai Novizi «la bellezza
della sequela del Signore» (VC 66), in sintonia con le scelte evangeliche che ci trasmise
Francesco. Portate il nostro saluto ai Frati,
che sono con voi nelle Fraternità formative, e
ai Novizi che il Signore vi ha affidato.
Noi Frati minori iniziamo oggi il cammino che ci porterà in questi anni, mentre
facciamo grata memoria dell’VIII Centenario della nostra fondazione, a celebrare il
dono della nostra vocazione e ad accogliere la grazia delle origini. Ringrazio tutti voi
che oggi siete qui e quanti di voi vorranno
farsi nostri compagni di strada, perché è
proprio della storia di Francesco e del nostro Ordine di non essere viandanti solitari,
ma sempre accompagnati da donne e uomini con cui condividere la storia, per camminare insieme verso il Signore della gloria.
328
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Per questo, se le mie parole oggi sono rivolte in particolare ai Frati, esse sono però anche per tutti coloro che con noi intraprenderanno questo viaggio.
Il progetto La grazia delle origini, preparato dal Definitorio generale per la celebrazione degli 800 anni di approvazione della
protoregola, prevede che nell’anno 2006, anniversario della conversione di Francesco,
l’Ordine faccia una specie di anno sabbatico,
per discernere ciò che il Signore ci sta chiedendo, a livello individuale e istituzionale, in
questo periodo delicato e faticoso, ma anche
ricco di speranze (cf VC 13).
Questo primo momento del nostro cammino giubilare sarà incentrato sul discernimento. In questo contesto il Signore della
storia ci invita, ancora una volta, per mezzo dell’Apostolo, ad esaminare tutto, per
tenere ciò che è buono (cf 1Ts 5,21), e ci
chiede di riconoscere, leggere ed interpretare alla luce del Vangelo i segni dei tempi
(cf Lc 12,54-59) attraverso i quali ci interpella (cf Sdp 6).
Così durante quest’anno, guidati dall’esempio di Francesco, ci porremo ancora
una volta la domanda: «Signore, che vuoi
che io faccia?» (3Comp 6). Mentre ce la poniamo, come accadde a Francesco nel lontano 1206, sento il Signore che ci chiede,
come fece quel giorno a Spoleto con il Poverello: Frati Minori, dove state andando?
Chi può esservi più utile: il padrone o il servo? E a ciascuno di noi oggi ripete anche,
come allora a Francesco: Ritorna sui tuoi
passi (cf 3Comp 6).
Cari Frati, nel periodo della sua conversione Francesco diventò lui stesso domanda: «Signore, che vuoi che io faccia?». Egli
è il credente che cerca e che prega: «illumina le tenebre de lo core mio» (PCr 1). È il
povero che, come Maria, si mette in atteggiamento di totale disponibilità per compiere prontamente la volontà del Signore.
Davanti alla scelta se servire il servo o il
padrone 800 anni fa Francesco decise, in maniera radicale e definitiva, di seguire il Signore secondo la forma del santo Vangelo,
che lo stesso Altissimo gli aveva rivelato (cf
Test 14). In questa prima tappa del Centenario della nostra fondazione facciamo memo-
ria della conversione di Francesco, con il
proposito di ripercorrere il cammino interiore di conversione che fece il Poverello, per
vivere con nuovo entusiasmo quanto abbiamo promesso nella nostra professione.
Se siamo decisi a domandarci, in atteggiamento di obbedienza: «Signore, che vuoi
che io faccia?», anche noi sentiremo l’invito del Signore a scegliere tra il padrone e il
servo, a ritornare sui nostri passi, a ricominciare, a convertirsi, a credere al Vangelo (cf
Mc 1,15). Sì, ritornate, convertitevi: è l’invito che costantemente risuona nel nostro cuore. Ritornate, convertitevi: è l’appello che ci
lancia la Chiesa, quando ci invita alla «fedeltà creativa» (VC 37). Ritornate, convertitevi: è l’urgenza che in modo chiaro ci ha
manifestato il Capitolo di Pentecoste 2003;
l’urgenza di accogliere lo spirito, di nascere
di nuovo, di tornare all’essenziale, di
conformare la nostra vita alle esigenze radicali del Vangelo (Sdp 2), di convertirsi, così
da scegliere anche noi definitivamente il padrone, lasciando per sempre il servo.
Per poter ascoltare questa pressante chiamata alla conversione, è necessario ripercorrere l’itinerario di Francesco: appartarsi
un poco dal tumulto del mondo, rientrare in
sé stessi e cercare nell’intimità del cuore (cf
1Cel 6). Speriamo – attenti e vigilanti come
sentinelle (cf Is 21,11-12) – che il Signore ci
mostri la sua volontà. Come Francesco abbiamo bisogno di scoprire ciò che Dio ha
posto in noi: la sete di incontrarlo e, incontratolo, il desiderio di seguirlo. La luce viene da dentro, dal profondo. Come Francesco
abbiamo bisogno di rientrare nel nostro cuore e, guidati dal cuore di Dio, entrare nel suo
stesso cuore passando per il nostro.
«Signore, che vuoi che io faccia?». È
questo, cari Fratelli, il momento di entrare
nella grotta, fuori della città, e lì, come
Francesco 800 anni fa, lasciarci avvolgere
interiormente dal fuoco divino e riempirci
di nuovo fervore; è il momento di pregare
nel segreto il Padre, il Dio eterno e vero,
perché ci manifesti la sua vita e ci insegni a
compiere la sua volontà (cf 3Comp 16).
«Signore, che vuoi che io faccia?».
Spesso ci sentiamo legati, ingabbiati, prigionieri di noi stessi e della nostra storia.
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
Aneliamo alla libertà, ma non sappiamo come muoverci. Forse è giunto il momento
non tanto di fare, ma di lasciarsi fare; non
tanto di sforzarsi, ma di abbandonarsi; non
tanto di essere protagonisti ma di lasciare
che l’Altro lo sia.
«Signore, che vuoi che io faccia?». È la
grande domanda di Francesco e deve essere
anche la domanda della nostra vita in questo momento di grazia. Molte volte siamo
disorientati. Vorremmo vedere, sapere, conoscere il futuro, avere certezze e punti saldi di riferimento. Ma non sempre spunta la
luce e spesso alle domande si sovrappongono altre domande, a un’idea si sovrappongono altre idee. Così nella battaglia tra l’alba e il tramonto, tra il caos e un nuovo inizio, tra l’intuizione di qualcosa di nuovo
che sta germogliando e il disorientamento
… si insinua in noi il dubbio. La luce e le tenebre sembrano abbracciarsi e la pace fondersi con l’angoscia.
Avremo il coraggio di entrare nella grotta come Francesco? Avremo la forza di domandarci, con assoluta disponibilità, «Signore, che vuoi che io faccia?».
Cari Fratelli, abbiamo bisogno di liberarci delle maglie arrugginite dell’individualismo, della noia, della routine, della rassegnazione. Abbiamo bisogno di conversione, di nascere di nuovo, di discernere ciò che
il Signore ci chiede nel qui e ora della nostra
storia. Abbiamo bisogno di ascoltare di nuovo il grido di Dio e il grido degli uomini.
Ma per arrivare a questo abbiamo bisogno di fermarci, di fare una sosta nel cammino – moratorium – di entrare nella grotta,
per incontrarci con noi stessi e riprendere il
cammino in verità e autenticità, per nascere
di nuovo (cf Gv 3,8). Abbiamo bisogno di
fermarci per essere colpiti dalle esigenze
della forma vitae che abbiamo professato.
Abbiamo bisogno di fare una sosta nel cammino per lasciarci portare dal vento dello
Spirito, che soffia dove vuole: noi ne sentiamo la voce, ma non sappiamo di dove viene
e dove va (cf Gv 3,8). Abbiamo bisogno di
entrare nella grotta per poter essere casa,
tempio, sede e dimora dello Spirito che continua ad alitare sul nostro caos (cf Gn 1,2).
Così, animati dal suo soffio anche noi, come
329
Francesco, entreremo nella storia, mostrando, offrendo e suscitando la vita.
E anche dopo aver ascoltato una prima
risposta dal Signore e aver detto, come Maria, il nostro «avvenga di me quello che hai
detto» (Lc 1,38) o, come Francesco, «lo
farò volentieri, Signore» (3Comp 13), continueremo a chiedere: «Signore, che vuoi
che io faccia?», perché la vita non è un progetto chiuso, ma aperto. Allora il Signore
continuerà a domandarci: «Chi può esservi
più utile: il padrone o il servo?» e a dirci,
con pazienza ma con insistenza: ritornate,
convertitevi! La conversione, infatti, è un
processo di identificazione con Cristo che
non finisce mai. Così saremo capaci di iniziare sempre di nuovo, ma allora la nostra
vita sarà dinamica e avremo allontanato il
timore, la noia, la routine e tutto quello che
oggi ci lega e ci impedisce di «nutrire, mediante l’offerta liberatrice del Vangelo, il
nostro mondo diviso, disuguale e affamato
di senso, così come fecero nel loro tempo
Francesco e Chiara d’Assisi» (Sdp 2). Avremo allontanato tutto ciò che è contrario allo
Spirito (cf VC 73), saremo segni leggibili
per un mondo assetato di un cielo nuovo e
di una terra nuova (cf Sdp 7) e potremo contribuire a far sorgere una nuova epoca (cf
Sdp 2).
Iniziamo quest’anno di grazia che, come
abbiamo detto, vuole essere una chiamata al
discernimento e alla conversione. Mettiamoci in cammino, esortandoci gli uni gli altri, ammonendo quanti sono disorientati,
rianimando coloro che hanno perso il coraggio, sostenendo i deboli. Mettiamoci in
cammino con gioia – «siate sempre lieti», ci
diceva l’Apostolo – pregando incessantemente. Il cammino è lungo e non è privo di
difficoltà, ma non siamo soli: «Colui che vi
chiama è fedele e farà tutto questo» (1Ts
5,24). Mettiamoci in cammino con gli occhi
fissi sulla Vergine fatta Chiesa, la piena di
grazia, che con il suo fiat illumina il nostro
andare. Mettiamoci in cammino per poter
celebrare il dono della nostra vocazione e
accogliere la grazia delle origini.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO OFM
Ministro generale
330
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
9. Terzo Incontro dei Visitatori con il
Ministro e Definitorio generale
Roma, Curia generale, 14.11.2005
LA VISITA CANONICA
AL SERVIZIO DELLA CRESCITA
DELLE PERSONE E DELLE ENTITÀ
La Visita canonica è regolata dal Codice
di Diritto Canonico1, dalle nostre Costituzioni2 e dagli Statuti Generali3, dagli Statuti
per la Visita canonica e Presidenza del Capitolo provinciale4, e da altri documenti della Chiesa. Spetta al Ministro compiere la Visita canonica, personalmente o per mezzo di
Delegati (cfr. SSVC 1). Durante la Visita canonica, il Visitatore “rappresenta il Ministro
e agisce in suo nome” (SSVC 8 §1). Anche
quando abbia caratteristiche giuridiche particolari, senza dubbio, la Visita canonica deve essere compiuta in quello spirito che
Francesco indica per la visita ai fratelli.
1. La Visita canonica nella mente di san
Francesco
S. Francesco considerava la visita ai fratelli come uno dei suoi impegni primari e,
quando ormai non poteva più visitarli a causa «della malattia e debolezza» del suo corpo (2Lf 3), decise di scrivere lettere e di inviare «messaggeri» per continuare a servire
e ad amministrare «le fragranti parole» del
Signore (2Lf 2-3).
Cosciente dell’importanza di tali visite e
di tale servizio o ministero, nella Regola
non bollata egli scrive: «Tutti i Frati che sono costituiti ministri e servi degli altri Frati,
distribuiscano nelle Province e nei luoghi in
cui saranno i loro Frati e spesso li visitino e
spiritualmente li esortino e li confortino»
(Rnb 4,2). Questa stessa esortazione si trova
nella Regola bollata con alcune sfumature
che mi sembrano importanti: «I Frati, che
sono ministri e servi degli altri Frati, visitino e ammoniscano i loro Frati e li correggano con umiltà e carità» (Rb 10,1).
Dal contesto in cui si incontrano questi
testi possiamo ricavare alcune indicazioni
importanti riguardanti il tempo, gli obbiettivi ed il modo di realizzare la visita ai Frati, così come la intendeva san Francesco.
Relativamente al tempo, la visita ai Frati
deve avvenire il più spesso possibile. È importante notare come nel testo della Regola
non bollata si dice che i ministri e servi devono visitare «spesso» i Frati. Questa annotazione temporale scompare nella Regola
bollata, probabilmente perché il numero dei
Frati andava aumentando considerevolmente e l’Ordine si stava espandendo ogni giorno di più dal punto di vista geografico. Nonostante questa omissione, però, nulla ci autorizza a pensare che il pensiero di
Francesco fosse cambiato. Nella vita di
Francesco è chiara l’importanza data alla
persona, il che comporta, da parte dei ministri e servi, lo stare sempre vicini e visitare
spesso i fratelli.
Lo scopo della visita ai Frati è duplice:
uno lo potremmo definire positivo e l’altro
negativo. Questo duplice scopo Francesco
lo esprime attraverso i verbi e le espressioni «servire e amministrare le fragranti parole» del Signore, «ammonire», «correggere»
e «confortare».
È importante sottolineare che il primo
obiettivo della visita è quello di “evangelizzare” i Frati comunicando loro «le parole del
Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo
del Padre, e le parole dello Spirito Santo,
che sono spirito e vita (Gv 6,63)» (2Lf 3).
Tenendo presente il testo biblico di Paolo
(cfr. 2Cor 2,14-15), che è alla base del testo
di Francesco, il Ministro, o il Frate che visita gli altri Frati, è chiamato a rivelare la presenza di Cristo nel mondo, essendo lui stesso il profumo di Cristo, per ottenere altrettanto dagli altri. La visita ai Frati è così uno
strumento privilegiato per essere evangelizzati e, allo stesso tempo, per evangelizzare.
Questo medesimo aspetto, che abbiamo
chiamato positivo, appare anche nell’uso del
verbo «confortare», usato da Francesco in
questo stesso contesto. Nella visita i ministri
e servi devono «confortare», cioè, devono
comunicare un incoraggiamento, affinché i
Frati vivano secondo lo spirito (cfr. Rnb
5,7), in obbedienza alla volontà del Signore(cfr. SV 15). In altre parole, la visita deve
spingere i Frati a far crescere la vita dello
spirito e «stimolare tutti e tutto dal buono al
meglio (cfr. CCGG 213)» (SSVC 3).
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
Però dato che Francesco è perfettamente
cosciente della presenza del peccato all’interno della fraternità, non si può fare a meno di ricordare anche gli altri obiettivi della
visita, che mirano alla conversione del Frate: «ammonire» e «correggere». Né il Ministro né il suo «messaggero», il Visitatore,
possono rimanere indifferenti di fronte al
peccato del Frate, ma devono ammonire e
correggere i Frati che hanno peccato (cfr.
CCGG 213).
Infine, sul modo di realizzare il servizio di
visitare i Frati Francesco è molto chiaro. Il
Ministro e servo, o chi in suo nome compie
la visita ai Frati, deve usare con questi dolcezza e forza, carità e, al tempo stesso, chiarezza. Ciò è evidente dall’uso di espressioni
come le seguenti: quando debba «ammonire» e «correggere» (Rb 10,1), il Ministro, o il
Visitatore, deve farlo con umiltà, senza superbia e vanagloria (cfr. Rb 10,7), senza «turbarsi o adirarsi per il peccato o il male del
fratello» (cfr. Rnb 5,7), con familiarità e benignità (cfr. Rb 10,5) e sempre mosso dalla
familiarità e dall’amore verso il fratello (cfr.
Am 11,2; 25). Deve però farlo anche «diligentemente» (cfr. Rnb 5,5), perché dovremo
rendere conto se un fratello si perde a causa
di un nostro silenzio (Rnb 4,6)5.
2. Preparare e celebrare bene la Visita canonica
Affinché la Visita canonica dia i frutti sopra indicati, deve essere preparata e celebrata in modo adeguato. Solo così, la Visita canonica sarà un vero kairós per i Frati della
Provincia visitata e per lo stesso Visitatore.
Preparare e realizzare bene la Visita, da
parte del Visitatore, significa:
• Essere ben informato sull’ambiente religioso e sociale in cui vivono e lavorano i
Frati che deve visitare. Oltre ad indagare
sulle condizioni attuali della vita e della
missione dei Frati, è opportuno conoscere anche la storia della Provincia che si
deve visitare, poiché può accadere che
questa stia condizionando il presente
della vita e della missione dei Frati. Questo aspetto è stato recepito dalle nostre
Costituzioni generali quando chiedono
331
al Visitatore che abbia «cura di rendersi
conto delle condizioni dei Frati »
(CCGG 213; cfr. SSVC 3 §1).
• Essere disposto a dedicarle il tempo necessario: «Il Visitatore, nel compiere il
suo ufficio, impieghi la debita sollecitudine; non visiti i luoghi troppo velocemente…» (SSVC 14 §1). Prefissare un
tempo troppo breve per questo servizio
potrebbe portare i Frati a pensare che la
Visita sia una pura formalità da espletare. I Frati hanno bisogno di essere ascoltati e questo presuppone tempo6.
• Verificare la vita della Provincia e dei
Frati. Gli Statuti per la Visita Canonica
e la Presidenza del Capitolo provinciale
parlano di una «accurata verifica» del
governo della Provincia, così come della vita dei Frati (cfr. SSVC 1), che presuppone che le sia dato il tempo necessario.
• Conoscere bene la legislazione dell’Ordine (gli Statuti per la Visita, gli Statuti
generali e, ovviamente, le Costituzioni
generali) e la legislazione particolare
della Provincia (gli Statuti particolari).
• Conoscere il cammino che l’Ordine sta
compiendo, soprattutto le Priorità del
sessennio, e sentirsi in sintonia con esso.
Da parte della Provincia visitata, preparare e realizzare bene la Visita significa:
• Mettersi in una disposizione di ascolto e
di apertura verso ciò che lo Spirito dirà ai
Frati grazie a questa mediazione fraterna
e giuridica; questo comporta pregare, da
soli e in fraternità, per la riuscita della Visita.
• Lasciarsi interpellare dal Visitatore, o dal
Ministro, che accompagna la Visita con le
sue esortazioni.
• Entrare in un processo di crescita e, quindi, di conversione, per «non addomesticare le parole profetiche del Vangelo e adattarle ad un comodo stile di vita» (Sdp 2).
332
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
• Parlare con sincerità, «secondo verità nella carità» e «fiduciosamente» (cfr. SSVC
25 §1), tanto degli aspetti negativi come
di quelli positivi.
• Superare l’«io» per entrare nella dimensione del «noi», passare dal progetto individuale al progetto fraterno e dal progetto
provinciale al progetto dell’Ordine.
• Garantire un clima di libertà in cui ciascuno possa esprimere ciò che ritiene utile per la costruzione della fraternità (cfr.
SSVC 23).
• Tener pronti tutti i libri che sono oggetto di
Visita, le informazioni sulla Provincia che
possono aiutare il Visitatore nel suo compito (cfr. SSVC 18) e le relazioni dei diversi settori della Provincia (cfr. SSVC 19).
3. La Visita canonica: momento propizio
per la conversione
Stabiliti i presupposti per una buona preparazione e realizzazione della Visita, questa deve aver di mira, soprattutto, il rinnovamento della qualità della vita dei Frati
della Provincia da visitare, o, se si preferisce usare la terminologia della Costituzioni
generali: «incrementare e rafforzare lo spirito francescano» (CCGG 199) e «promuovere lo spirito di fraternità e l’osservanza
della Regola e delle Costituzioni generali»
(CCGG 213).
Chiamati a suscitare nei fedeli «un vero
anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale», è necessario da parte nostra «un rinnovato impegno di santità» (VC 39), sentendo «l’urgenza
evangelica del “nascere di nuovo” (Gv 3,3) a
livello personale ed istituzionale» (Sdp 2).
La qualità della vita coinvolge tutta la
persona in ogni sua dimensione: personale,
fraterna e missionaria.
Per quanto riguarda la dimensione personale, la qualità della vita esige di camminare con autenticità, nella trasparenza, nella verità con se stessi. La qualità della vita è
incompatibile con la “doppia vita” o con le
conseguenze che si hanno nella “cultura del
cellofan” e della superficialità. Essa esige
un lavoro a livello profondo, a livello dei
sentimenti, a livello degli atteggiamenti,
che poi si traducono in comportamenti. Il
Visitatore non può accontentarsi del “mero
adempimento” esteriore, ma ha il compito
di esaminare attentamente se questo adempimento è manifestazione o no degli atteggiamenti profondi.
Il Visitatore, partendo dalla situazione
concreta del Frate, cercherà di aiutarlo a
porsi in cammino per vivere fedelmente e
responsabilmente i suoi obblighi in quanto
Frate Minore, o a non volgersi altrove in
questo cammino già iniziato. Ciò significa
che il Visitatore cercherà di entrare, con tutto il rispetto certamente, ma senza passività,
nella vita del fratello, e non accontentarsi
solamente di ciò che fa. In questo modo la
visita sarà un momento forte dell’accompagnamento spirituale e vocazionale del fratello. In questo contesto è importante, anche, che il Visitatore discerna qual è il miglior posto per ciascun Frate. La
realizzazione vocazionale non ha motivi
per opporsi alla realizzazione umana, piuttosto, molte volte quella è aiutata da questa.
Guardare alla qualità di vita di ogni Frate, significa prestare particolare attenzione
alla sua formazione permanente e ai pericoli dell’individualismo e dell’attivismo, nei
quali con frequenza possono cadere i Frati.
Riguardo alla dimensione fraterna, la
qualità della vita suppone, per noi Frati Minori, una relazione interpersonale basata
sulla familiarità (cfr. Rb 6,7), sull’uguaglianza (cfr. CCGG 41), sul perdono reciproco (cfr. VFC 26), sul rispetto e l’accettazione della diversità (cfr. CCGG 40), sulla
comunicazione profonda (cfr. VFC 29-34) e
sullo sviluppo delle virtù umane che caratterizzano una relazione «sana» con gli altri
(cfr. CCGG 39, VFC 27).
Riguardo alla dimensione evangelizzatrice o missionaria, la qualità della vita fraterna
esige testimonianza e coerenza (cfr. CCGG
103); ricerca costante di nuove forme di
evangelizzazione e di nuove presenze (cfr.
VC 12); una formazione permanente e iniziale adeguata alle situazioni storiche che stiamo
vivendo (cfr. FP e RFF); una preparazione
solida intellettuale e pastorale (cfr. Ratio Stu-
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
diorum 28-30) e opzioni di vita e di missione
in consonanza con il nostro essere minori.
Come si può vedere la qualità di vita presuppone l’«uscire dal secolo», ovvero, uscire
dalla mentalità del mondo per impegnarsi
nella sequela di Cristo, per radicarci in Cristo,
vivendo le Priorità dell’Ordine, che altro non
sono se non le priorità contenute nella Regola e nelle Costituzioni generali. Detto altrimenti: presuppone necessariamente la fedeltà
a quanto abbiamo promesso nella Professione: «Osservare il santo Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo, vivendo in obbedienza,
senza nulla di proprio e in castità» (Rb 1,1),
per «seguire più da vicino le orme di Gesù
Cristo» (CCGG 5 §2). Ritengo necessario insistere su questa fedeltà. Il Visitatore non può
incrociare le braccia di fronte a gravi mancanze a quanto promesso nella Professione,
come possono essere le mancanze contro i
voti o contro la vita fraterna. Il Visitatore non
può rimanere a guardare in silenzio di fronte
ad atteggiamenti mediocri né, tanto meno,
giustificarli. Dobbiamo ricordarci di quanto
ci dice il documento finale del Capitolo di
Pentecoste 2003: «Vediamo la necessità di
non addomesticare [e qui diremmo di non
permettere che altri lo facciano a causa del
nostro silenzio] le parole profetiche del Vangelo per adattarle ad un comodo stile di vita»
(Sdp 2), a una vita mediocre. Dobbiamo piuttosto richiamare costantemente alla conversione e suscitare nei Frati l’urgenza evangelica di convertirsi e credere nel Vangelo (cfr.
Mc 1,15) che abbiamo professato, di camminare dietro a Cristo, cosa che, tra le altre esigenze, comporta di «ritrovare il primo amore, la scintilla ispiratrice da cui è iniziata la sequela» (Ripartire da Cristo 22c).
In questo contesto considero necessario
e urgente che la Visita costituisca un «riferimento rinnovato alla Regola» (VC 37),
poiché, come ha detto il papa Giovanni
Paolo II nel suo messaggio all’ultimo Capitolo: «nella Regola e nelle Costituzioni del
vostro Ordine “è racchiuso un itinerario di
sequela» (Giovanni Paolo II, MCap 3,2).
In questo senso la Visita può essere il
primo passo che ci porta alla «rifondazione» dell’Ordine, compito che considero urgente all’inizio di questo terzo millennio e
333
mentre ci stiamo avvicinando all’VIII Centenario della sua fondazione.
4. La Visita canonica: momento di grazia
per costruire una Fraternità locale e
provinciale
Con frequenza si sente dire che il nostro
Ordine è una federazione di Province e la
Provincia una federazione di Case. Non entro in questo momento in merito alla verità
o meno di questa affermazione. Ciò di cui
sono convinto è che l’individualismo è una
malattia abbastanza frequente nella vita religiosa, come nel nostro Ordine.
Uno degli obiettivi primari della Visita
canonica deve essere la costituzione di una
autentica fraternità locale e provinciale.
Non una fraternità che non rispetti la persona, né persone il cui progetto di vita non rispetti l’opzione, per noi fondamentale, della vita in fraternità.
Per giungere a una solida costruzione
della fraternità locale e provinciale le Priorità per questo sessennio sottolineano con
forza l’importanza del Progetto di vita fraterna e del Progetto di vita provinciale, come strumento per «gettare in avanti» (pro =
davanti e icere = gettare), per progredire
nella vita che abbiamo abbracciato, concentrandoci sugli elementi essenziali della nostra forma vitae (cfr. Sdp 2).
Perché il progetto raggiunga questo fine
deve rispondere alla identità carismatica
(nel nostro caso francescana) e alle «esigenze» della persona che vuole crescere in
questa identità. Deve rispondere a tre domande fondamentali: Chi sono/Chi siamo?
Di chi desidero/desideriamo essere e chi desidero/desideriamo essere? Cosa desidera
Dio da me/da noi in questo momento concreto che sto/stiamo vivendo come fraternità locale e come fraternità provinciale?
Nel cuore del Progetto sta la volontà di
«cominciare sempre di nuovo», di discernere per saper «distinguere ciò che viene dallo Spirito da ciò che gli è contrario (VC
73c)» (Sdp 7), la volontà di camminare e
cercare, scrutando i segni dei tempi e interpretandoli alla luce del Vangelo (cfr. Sdp 6),
per decidersi per nuovi cammini di fedeltà
creativa (cfr. Sdp 3). Una fraternità locale o
334
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
provinciale che non vive in questo atteggiamento corre il rischio di fermarsi, di ripetersi, di perdere a poco a poco la gioia contagiosa della fede.
Il Progetto di vita fraterno e il progetto
di vita provinciale devono, poi, garantire un
“minimo” al di sotto del quale non si può
parlare di vita francescana. Questo minimo
è costituito da:
• La qualità della vita di orazione (personale e di fraternità) e della celebrazione
della nostra fede, in particolare dell’Eucaristia e della Riconciliazione.
• La qualità della vita fraterna con tutto
quello che comporta, come abbiamo già
detto prima.
• La coerenza delle opzioni della fraternità
locale o provinciale con la nostra professione da «minori» e le necessità dell’uomo di oggi.
• La formazione permanente come cammino di conversione.
Il Visitatore deve fare un’«accurata verifica» di tutti questi elementi e presentare
proposte concrete che, in comunione con le
opzioni dell’Ordine, aiutino i Frati a crescere nell’identità carismatica e nella fedeltà
creativa. Un’entità, locale o provinciale,
che al termine della Visita è come quando
l’ha iniziata, è il miglior esempio di una Visita mal preparata e peggio realizzata, è un
ottimo esempio di mancanza di vita.
Certamente non tutto dipende dal Visitatore, ma questi può fare molto per mettere
in cammino le entità e i Frati in letargo e per
accelerare la marcia di quelli che già sono
in atteggiamento di ascolto dei segni dei
tempi e di risposta evangelica a un mondo
come il nostro, «affamato di senso, così come fecero nel loro tempo Francesco e Chiara d’Assisi» (Sdp 2).
5. La Visita canonica: un momento di grazia
per costruire la Fraternità universale
In forza della professione il Frate minore entra a far parte della fraternità universale. Sebbene la Provincia sia il luogo dove si
concretizza l’incardinazione giuridica del
Frate all’Ordine e dove la maggioranza di
essi vivranno e realizzeranno la propria
missione, tuttavia essa non può essere concepita come fine a se stessa, né come una
istituzione a fianco dell’Ordine.
La Visita canonica può essere un momento privilegiato per aiutare la Provincia
ad uscire da se stessa e ad aprirsi alla solidarietà con gli altri Frati ed entità dell’Ordine. In questa prospettiva vorrei sottolineare
quanto segue:
• È importante presentare alla Provincia i
Progetti e le necessità dell’Ordine, in particolare i Progetti missionari. Come Frati
dobbiamo crescere nel sentimento di appartenenza all’Ordine e le Province devono crescere nella solidarietà con l’Ordine
a tutti i livelli: con il personale, con gli
aiuti economici, con nuove idee per una
maggior fedeltà creativa. In questo senso
gli Statuti per la Visita canonica segnalano, tra gli obiettivi della stessa, quello di
«promuovere presso i Frati la coscienza
di essere partecipi della vita e dell’attività
di tutto l’Ordine» (SSVC 3 §1).
• Per crescere nel sentimento di appartenenza è poi fondamentale presentare il
cammino che l’Ordine ha percorso negli
ultimi anni. Vi sono entità che corrono il
rischio di compiere un cammino parallelo nell’ambito della formazione (permanente e iniziale) e in quello delle opzioni
di evangelizzazione. Se lo facessero, sarebbe molto pericoloso sia per l’Ordine
che per le entità in questione. Come vengono attuate nell’entità visitata le indicazioni dell’Ordine in rapporto allo stile di
vita, alla formazione e all’evangelizzazione? La Visita canonica, in questo senso, è un momento propizio per fare una
seria valutazione. A questo riguardo bisogna tener presente quanto affermano
gli Statuti per la Visita canonica: «far sì,
insomma, che ciascuno osservi meglio
ciò che nei documenti e nella legislazione della Chiesa e dell’Ordine è sancito»
(SSVC 3 §1).
• «La collaborazione interprovinciale –
nella formazione e negli studi, nella missione ad gentes e nelle missioni al popolo, nelle situazioni di frattura e nei pro-
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
getti comuni – è il futuro dell’Ordine»
(Sdp Proposte del Capitolo generale,
16). La Visita canonica deve aiutare i
Frati a prendere coscienza di questa esigenza, così che durante la celebrazione
del Capitolo si prendano le opportune
decisioni.
• Dato che nella formazione si gioca il
presente ed il futuro dell’Ordine, la Visita deve prestarvi una particolare attenzione. Non senza motivo uno degli
obiettivi proposti negli Statuti per la Visita canonica consiste nel «promuovere
la formazione sia continua che iniziale,
tanto scientifica e ministeriale che professionale» (SSVC 3 §1; cfr. 28).
• Posto che siamo stati chiamati per evangelizzare, la Visita deve essere un momento privilegiato per valutare come
viene attuata la missione dell’Ordine
dalla Provincia (cfr. SSVC 27).
• Non si può, infine, dimenticare che, per
poter compiere il suo ministero di animazione, l’Ordine, in questo caso il governo dell’Ordine, ha bisogno di conoscere la realtà in cui vivono i Frati e la
realtà delle specifiche Entità. Per questo
è molto importante che la relazione della Visita sia realista e contenga anche
proposte per il futuro. In questo contesto
intendo ricordare che il Visitatore «rappresenta la persona del Ministro e agisce
in suo nome» (cfr SSVC 8 §1), non è il
rappresentante del Ministro provinciale
presso la Curia generale. Comportatevi
di conseguenza. Il miglior servizio che
potete prestare alla Provincia visitata e
all’Ordine stesso è stilare una Relazione7
dettagliata, in cui sono chiaramente indicati gli aspetti positivi e gli aspetti negativi della vita e della missione dell’Entità
visitata (SSVC 21). In questo modo la
lettera che il Ministro generale scriverà
dopo la Visita non sarà una pia esortazione che lascia il tempo che trova, ma
risponderà alle necessità della vita della
Provincia. Non si tratta di fare «bella figura», ma di aiutare l’Entità visitata a
crescere e a camminare. E questo comporta «correggere», quando sarà necessario, e «stimolare» tutti e in ogni occa-
335
sione per passare dal bene al meglio (cfr
SSVC 3 §1). La Relazione può aiutare i
Frati della Provincia a crescere nella fedeltà.
Conclusione
Cari fratelli Visitatori, desidero terminare questo intervento ringraziandovi fin da
ora per aver accettato questo servizio che,
senza dubbio, è delicato e molto importante.
Nel nominarvi per questo ufficio il Ministro
generale e il suo Definitorio hanno riposto in
voi molta fiducia, così come i Frati dell’Entità che dovete visitare si aspettano molto
dal vostro servizio. Sono convinto che non
deluderete queste speranze.
Salutate da parte del Ministro e dei Definitori tutti i Frati che incontrerete. Contate
sulla mia preghiera, perché il Signore vi illumini e vi faccia il dono della sapienza nel
compimento del vostro servizio.
«Che il Signore vi benedica e vi protegga».
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
1
2
3
4
5
6
7
Il Codice di Diritto Canonico (=CIC) si occupa
della Visita canonica al canone 628.
Costituzioni Generali (=CCGG) 213.
Statuti Generali (=SSGG) 155.
Statuti per la Visita canonica e la Presidenza
del Capitolo provinciale (=SSVC), Roma, 1995.
Questi aspetti della Visita, il tempo, gli obiettivi
ed il modo di condurla, si trovano raccolti negli
attuali SSVC, particolarmente all’art. 3.
Oggi i Frati, con frequenza, soffrono di solitudine, anche vivendo con altri nella stessa casa. La
comunicazione non si può dare per scontata. La
visita è un momento adatto per l’ascolto tranquillo, attento e rispettoso del fratello, cercando
di “porsi nei panni” del fratello. Toccherà al Visitatore aiutare a discerne e, a volte, prendere decisioni, ma la prima cosa è l’ascolto.
Anche se gli Statuti della Visita parlano di una
sola Relazione alla fine della stessa, da qualche
tempo la prassi che si segue è che le Relazioni
siano tre: una alla fine della Visita, prima del Capitolo. Questa Relazione deve essere molto breve, con indicazioni sull’idoneità dei candidati al
ruolo di Ministro provinciale e con alcune indicazioni sulla vita e la missione dell’Entità visitata che aiutino il Ministro generale nella stesura
336
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
della lettera che invierà al Capitolo. Sui candidati ad essere Ministro è importante tenere presente quanto dicono gli SSVC al n. 44. Si tenga anche presente che i risultati dell’ultima votazione
per i candidati al compito di Ministro provinciale non si possono comunicare alla Provincia. La
seconda Relazione è al Capitolo. Deve essere
chiara e deve trattare gli aspetti positivi e negativi della vita della Provincia, offrendo ai Capitolari le piste adatte per migliorare la vita e la missione dei Frati. La terza è al Ministro generale alla fine del Congresso capitolare. Una prima parte
può coincidere con la relazione fatta al Capitolo,
ma si devono anche compilare i diversi formulari e informare delle decisioni capitolari e dell’andamento del Congresso capitolare. Qualora ci
fossero “casi riservati” si dovrà informare il Ministro generale con una relazione separata.
10. Intervento del Ministro generale alla
VII Assemblea dell’UFME
Kalwaria Zebrzydowska, Polonia,
23 novembre 2005
INSIEME PER SERVIRE
IL VANGELO DELLA SPERANZA
L’Assemblea dei Ministri provinciali
OFM d’Europa si tiene in un momento particolarmente significativo per la nostra Fraternità universale, per le Fraternità locali e
provinciali e per ogni Frate. Nei giorni 2829 ottobre 2005, infatti, abbiamo ufficialmente iniziato ad Assisi il cammino di preparazione che ci condurrà nel 2009 alla celebrazione dell’VIII centenario della
fondazione dell’Ordine. Le celebrazioni
inaugurali nella Basilica di Santa Chiara, a
San Damiano e in S. Maria degli Angeli sono state caratterizzate da un’icona, il Crocifisso di San Damiano, e da un avvenimento, la conclusione del Congresso Internazionale dei Maestri di Noviziato.
L’icona rimanda a ciò che sta all’inizio
della vocazione di Francesco; l’avvenimento ci ricorda gli inizi del nostro proposito di
seguire Cristo, secondo il carisma vissuto e
proposto dal Poverello di Assisi. Entrambi
ci sollecitano a “stare” di fronte al Crocifisso per conoscere la volontà del Signore su
di noi; ci invitano ad accogliere la sua grazia per realizzare oggi il «suo santo e vera-
ce comandamento» (PCr). E questo ogni
giorno della vita, soprattutto, in questa prima tappa del nostro itinerario giubilare che
ha come contenuto il discernimento e come
pro-vocazione il Crocifisso di San Damiano, «per scegliere ciò che è buono secondo
la volontà di Dio, per riassumere i criteri del
Vangelo e la nostra forma vitae che abbiamo promesso di osservare, per ripartire con
rinnovato impegno ad annunciare nel mondo il Vangelo di Cristo» (cf. Lettera per l’inizio delle celebrazioni e Indizione del Capitolo, 4 ottobre 2005).
Si tratta, detto diversamente, di un atteggiamento spirituale e di un itinerario che
hanno come scopo di celebrare con gratitudine la grazia delle origini, rivivendola alla
luce delle sfide che la Chiesa e gli uomini e
le donne del nostro tempo pongono alla vita francescana.
Per percepire, allora, la risposta del Crocifisso alla nostra domanda, «che cosa vuoi
che io faccia?», è necessario non solo riscoprire, personalmente e in Fraternità, la grazia
delle origini, ma anche rileggere il «nostro
essere Fraternità in missione, secondo lo specifico dei Frati Minori, accogliendo la chiamata ad andare “nel mondo intero”, ad annunciare “agli uomini la pace e la penitenza”
e a riscoprire il volto del lebbroso e di Gesù
Cristo, Signore povero e crocifisso» (La grazia delle origini, Anno 2006, p. 16).
L’Unione Europea
La riscoperta della nostra identità e la rilettura della nostra missione comportano
l’essere attenti non solo ai “segni dei tempi”, ma anche ai “segni dei luoghi” per
comprendere cosa viene chiesto a noi Frati
Minori per servire il Vangelo e l’uomo. E
noi, Frati Minori di questa Assemblea e Frati Minori di tutto il Continente, siamo anche
cittadini europei. Allora l’incontro dell’UFME 2005 è di grande rilevanza per i “segni”
rintracciabili nell’attuale storia e nei luoghi
del Continente europeo.
Dalla precedente riunione dell’UFME,
avvenuta a Lourdes nel novembre 2003,
nella quale ho parlato su «L’Europa ci chiama», per la costruzione della Casa europea
sono stati compiuti passi importanti, che
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
possono essere sintetizzati nelle seguenti
date: 1° maggio 2004, sono entrati a far parte dell’Unione Europea dieci nuovi Paesi
(anche alcuni Paesi dell’Est ed altri che ne
hanno fatto richiesta), passando da 15 a 25
Paesi; 10-13 giugno 2004, la maggioranza
della popolazione europea, 453 milioni su
700 milioni, è stata chiamata ad eleggere
732 membri del nuovo Parlamento di Strasburgo; 18 giugno 2004, i Capi di Stato e di
Governo dei 25 Paesi membri dell’Unione
Europea hanno approvato a Bruxelles il
“Trattato Costituzionale”.
Sono questi avvenimenti storici e, soprattutto, tappe importanti per la realizzazione del sogno concepito dai padri fondatori dell’Unione Europea – Adenaur, De
Gasperi, Monet, Schuman e Spaak – e coltivato fattivamente, negli ultimi cinquant’anni, da quanti hanno operato per fare degli Stati europei, dell’ovest e dell’est,
del nord e del sud, una grande “famiglia”,
capace di passare dalle reciproche diffidenze alla condivisione di un grande patrimonio di valori, attraverso organismi istituzionali idonei a guidare un numero crescente di
Stati, promovendo l’unità nella diversità.
Ai lavori sempre in corso per la costruzione della “famiglia” europea non possono
essere assenti gli operai della Vigna del Signore: per essere davvero una “famiglia”
questa «Europa ha bisogno di un salto qualitativo nella presa di coscienza della sua
eredità spirituale. Tale spinta non le può venire che da un rinnovato ascolto del Vangelo di Cristo. Tocca a tutti i cristiani impegnarsi per soddisfare questa fame e sete di
vita» (Giovanni Paolo II, Ecclesia in Europa, [EiE], 120, Esortazione Apostolica post-sinodale su Gesù Cristo, vivente nella sua
Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa,
28 giugno 2003).
Quale Europa sognare?
Questo impegno tocca tutti i cristiani, in
primo luogo per il numero consistente dei
membri della Chiesa: 280 milioni di cattolici (40% della popolazione), 144.000 sacerdoti diocesani, 10.000 diaconi, 62.000 religiosi e 350.000 religiose, 34 Conferenze
episcopali; ma soprattutto per la vocazione
337
originaria della comunità cristiana: essere
luce e lievito, in ogni momento storico,
presso ogni cultura e popolo «per contribuire dall’interno a modo di fermento alla santificazione del mondo» (LG 31). «L’interesse che la Chiesa nutre per l’Europa – dichiara l’Es. Ap. Ecclesia in Europa – nasce
dalla sua stessa natura e missione. Lungo i
secoli, infatti, la Chiesa ha avuto legami
molto stretti con il nostro Continente, così
che il volto spirituale dell’Europa si è andato formando grazie agli sforzi di grandi missionari, alla testimonianza di santi e di martiri, e all’opera assidua di monaci, religiosi
e pastori. Dalla concezione biblica dell’uomo, l’Europa ha tratto il meglio della sua
cultura umanistica, ha attinto ispirazione
per le sue creazioni intellettuali e artistiche,
ha elaborato norme di diritto e, non per ultimo, ha promosso la dignità della persona,
fonte di diritti inalienabili» (EiE, 25; cf anche Giovanni Paolo II, Discorso al corpo
diplomatico, 12 gennaio 2004).
Da qui la sfida per la Chiesa di «non disperdere questo prezioso patrimonio e di aiutare l’Europa a costruire se stessa rivitalizzando le radici cristiane che l’hanno originata» (EiE 25). Richiamo quanto mai
opportuno dal momento che il “Trattato Costituzionale”, sebbene sia “strumento” importante per il futuro dell’Europa, ignora
ogni riferimento a Dio e alle radici cristiane.
L’omissione non è stata una distrazione involontaria, le ragioni apportate sono talmente superficiali da coprire anziché indicare la
motivazione del silenzio (cf J. Ratzinger, Riflessione su culture che oggi si contrappongono, Subiaco, 1° aprile 2005). Tanto da fare gridare Giovanni Paolo II: «Non si tagliano le radici dalle quali si è nati!» (Angelus,
20 giugno 2004). In realtà il “Trattato” è lo
specchio dell’attuale spiritualità dell’Europa, che, originariamente cristiana, ha come
patrimonio comune il secolarismo.
Il grido di Giovanni Paolo II è indice
senz’altro di una grande sofferenza per una
verità storica ignorata, ma anche forte richiamo a mettere il Vangelo al centro della
vita dei popoli che stanno completando la
loro unificazione; consegna alle «future generazioni» di un sogno che ha coltivato
338
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
lungamente nel suo cuore e confidato in occasione del conferimento del premio “Carlo
Magno” della città di Aquisgrana il 24 marzo 2003. Dopo essersi domandato in quella
circostanza: «Qual è l’Europa che oggi si
dovrebbe sognare?», ha dichiarato: «Penso
a un’Europa nella quale le conquiste della
scienza, dell’economia e del benessere sociale non si orientano a un consumismo privo di senso, ma stanno al servizio di ogni
uomo in necessità e dell’aiuto solidale per
quei paesi che cercano di raggiungere la meta della sicurezza sociale. Possa l’Europa,
che ha sofferto nella sua storia tante guerre
sanguinose, divenire un fattore attivo della
pace nel mondo! Penso a un’Europa la cui
unità si fonda sulla vera libertà. La libertà di
religione e le libertà sociali sono maturate
come frutti preziosi sull’humus cristianesimo... Penso a un’Europa unita grazie all’impegno dei giovani. Con tanta facilità i giovani si capiscono tra di loro, al di là dei confini geografici! Come può nascere, però, una
generazione giovanile che sia aperta al vero,
al bello, al nobile e a ciò che è degno di sacrificio, se in Europa la famiglia non si presenta più come un’istituzione aperta alla vita e all’amore disinteressato? Una famiglia
della quale anche gli anziani sono parte integrante in vista di ciò che è più importante:
la mediazione attiva dei valori e del senso
della vita. L’Europa che ho in mente è un’unità politica, anzi spirituale, nella quale i politici cristiani di tutti i paesi agiscono nella
coscienza delle ricchezze umane che la fede
porta con sé: uomini e donne impegnati a far
diventare fecondi tali valori, ponendosi al
servizio di tutti per un’Europa dell’uomo,
sul quale splenda il volto di Dio. Questo è il
sogno che porto nel cuore e che vorrei affidare... alle generazioni future».
Il sogno di Giovanni Paolo II, vero Profeta di un’Europa nuova, è la sintesi di un
lungo ministero che si è andato maturando
in oltre 700 interventi dedicati per esteso o
in parte all’Europa, e che ha ispirato i due
Sinodi dei Vescovi per l’Europa (1991 e
1999) allo scopo di individuare cammini
concreti per «offrire nuovamente agli uomini e alle donne dell’Europa il messaggio liberante del Vangelo» (EiE 29).
Un nuovo annuncio del Vangelo
Il primo ad accogliere l’invito di Giovanni Paolo II a sognare un’Europa nuova è
stato il suo successore, Benedetto XVI.
Nella prima Udienza generale del 27 aprile
2005, infatti, ha spiegato che il nome scelto,
evocando la straordinaria figura di san Benedetto da Norcia, «costituisce un punto di
riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici della
sua cultura e della sua civiltà». La scelta,
però, va coniugata con l’invito a «prendere
il largo», cioè con l’urgente necessità di annunciare il Vangelo nel mondo di oggi (cf
Benedetto XVI, Omelia in S. Paolo fuori le
mura, 25 aprile 2005).
Siamo sulla linea della Dichiarazione finale del 1° Sinodo dei Vescovi per l’Europa: «L’Europa non deve semplicemente fare appello alla sua precedente eredità cristiana: occorre infatti che sia messa in grado
di decidere nuovamente del suo futuro nell’incontro con la persona e il messaggio di
Gesù Cristo» (n. 2).
È un compito di tutti i membri della
Chiesa che è in Europa. In questa opera un
ruolo specifico viene affidato alle persone
consacrate, che hanno nel loro DNA la tensione tra la memoria e la profezia. Pertanto,
come hanno avuto un ruolo fondamentale
«nell’evangelizzazione dell’Europa e nella
costruzione della sua identità cristiana», così devono averlo oggi, «in un momento nel
quale è urgente una “nuova evangelizzazione” del Continente» (EiE 37).
Tenendo presenti alcuni aspetti che caratterizzano l’attuale volto culturale e sociale dell’Europa – come l’offuscamento
della speranza, lo smarrimento della memoria e dell’eredità cristiana, la paura del futuro, la frammentazione dell’esistenza, l’affievolirsi della solidarietà e l’emergere di
un’antropologia senza Dio e senza Cristo
(cf EiE 7-9) – il contributo peculiare che
oggi le persone consacrate possono offrire
al Vangelo della speranza in Europa consiste nell’essere “annuncio” del primato di
Dio, come risposta al bisogno del trascendente; nella testimonianza della fraternità
evangelica, come via privilegiata per rendere possibili nuove relazioni tra le persone
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
e i popoli; nel prendersi cura dei più bisognosi, per rispondere alla sfida delle nuove
forme di povertà e di emarginazione; nell’essere disponibili a «prendere il largo»,
nonostante il calo numerico dei membri dei
vari Istituti, per offrire la Parola di vita ad
altri popoli e ad altre culture, allargando così i propri orizzonti (cf EiE 38).
I Frati Minori e l’Europa
Le nuove sfide che l’Unione Europea
lancia anche a noi Frati Minori sono una
sollecitazione provvidenziale dello Spirito
a «prendere il largo», ad andare “oltre” i nostri limiti e le nostre povertà, per osare nuovi cammini, per servire il Vangelo e servire
l’uomo in “questo luogo” in cui siamo ed
operiamo. Il sogno, infatti, di Giovanni
Paolo II è stato deposto anche nei nostri
cuori: non possiamo soffocarlo con i nostri
“problemi interni” o intrappolarlo con visioni di basso profilo, ma dobbiamo accoglierlo, custodirlo ed assecondarlo come
nuove possibilità per ridare vivacità, autenticità, fascino alla nostra vocazione e alla
nostra missione.
Come concretizzare, però, tale sogno?
Quale contributo offrire alla costruzione
della “Famiglia europea”, una famiglia
aperta ad altre famiglie del mondo? L’anno
di “discernimento”, che abbiamo appena
iniziato, è una vera grazia: un tempo favorevole per leggere i “segni dei tempi” per
comprendere quali sfide ed appelli aspettano da noi una risposta. Un’indicazione precisa, alla domanda «che cosa dobbiamo fare?», ci viene intanto dall’Esortazione Ap.
Ecclesia in Europa: partecipare alla missione della Chiesa sintetizzata in tre verbi: annunciare il Vangelo, celebrare il Vangelo e
servire il Vangelo.
Tre mandati che ci interpellano come
persone consacrate, ma anche come persone che hanno scelto di vivere «il Vangelo
nella Chiesa, secondo la forma osservata e
proposta da san Francesco» (CCGG 1,1).
Anche noi, infatti, abbiamo una storia da
raccontare: san Francesco e santa Chiara,
che subito hanno «preso il largo», e innumerevoli Fratelli e Sorelle che, lungo i secoli, hanno contributo in modo significati-
339
vo a formare il volto spirituale dell’Europa.
Abbiamo anche una storia da scrivere, anzi
desideriamo e vogliamo “narrare” agli uomini e alle donne dell’Europa di oggi, e di
domani, una nuova storia, affinché insieme
si possa lodare il Signore, che è «ogni bene,
tutto il bene».
Nella presentazione del documento La
grazia delle origini sintetizzavo così lo scopo del nostro itinerario verso la celebrazione dell’VIII centenario dell’Ordine: «tornare all’essenziale della nostra forma di vita,
rileggendola e reincarnandola nell’odierna
realtà culturale; rimanere fedeli al nostro
carisma e allo stesso tempo tener presenti le
esigenze del mondo attuale, anticipando il
futuro». Penso che sia un richiamo importante per non “bloccarci”, da una parte, a
causa delle oggettive difficoltà in cui si trova a vivere gran parte delle nostre Fraternità
in Europa, e, dall’altra, di fronte alle sfide
che sempre più numerose premono per entrare nella nostra “agenda” (cf L’Europa ci
chiama, Lourdes, 20 novembre 2003).
L’essenziale ci è stato riproposto dalle
cinque priorità dell’Ordine, che ci dicono
con chiarezza «ciò che oggi è veramente essenziale per vivere la sequela di Cristo e per
porre la nostra forma vitae a servizio della
Chiesa e del mondo» (Seguaci di Cristo per
un mondo fraterno, Presentazione). Altra
“guida” per discernere l’essenziale, l’abbiamo nell’itinerario proposto a ciascun Frate,
alle Fraternità locali e provinciali per la celebrazione del dono della nostra vocazione.
Tale itinerario è articolato in tre tappe e per
ciascuna tappa popone una parola chiave,
una meta, dei mezzi e dei gesti significativi,
ed è animato dalla tensione a «rifondare la
nostra vita e missione sugli elementi essenziali della nostra “forma vitae”» (La grazia
delle origini, p. 12).
È vero che Conferenze, Province e Frati
hanno già iniziato questo itinerario, anche
con percorsi concreti o con una programmazione triennale con scadenze precise,
sorretti dalla certezza che la vita francescana ha qualcosa da dire al mondo di oggi e di
domani. La ricerca dell’essenziale, tuttavia,
deve continuare per capire che cosa i Frati
Minori europei possono e devono fare nel e
340
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
per l’Unione Europea. I “segni” dei luoghi,
oltre che dei tempi, in questo caso sono decisivi. Mi permetto, allora, di indicare alcune piste di riflessione per individuare che
cosa possa fare l’UFME.
Insieme per l’Europa
L’Unione Europea è ancora un cantiere
aperto e ciascuno, secondo le proprie responsabilità e carismi, deve portare il proprio mattone per la costruzione dell’edificio
comune. Ma le problematiche e le sfide sono così ampie e complesse che nessuno “da
solo” può incidere negli orientamenti religiosi, culturali, sociali ed economici. Per
rendersene conto si pensi ai problemi collegati con la dignità della persona umana, la
famiglia, la libertà religiosa, le migrazioni e
i diritti umani; alle grandi scelte dell’Unione Europea che ricadranno non solo sui suoi
membri, ma avranno influenza anche in altre parti del mondo, come l’impegno per la
pace e per la difesa dell’ambiente, la lotta
contro la povertà...; alle sfide legate alla secolarizzazione, alla progressiva secolarizzazione del Continente, al relativismo morale, alla divisione dei cristiani, al pluralismo religioso e alla collaborazione tra le
varie religioni; alla crisi, infine, delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata,
proprio quando crescono bisogni e richieste. È indispensabile, allora, associarsi, partecipare attivamente a “strutture” di condivisione, collaborare se si vuole insieme capire che cosa e come offrire una risposta
significativa ed adeguata.
Se «il ruolo delle istituzioni internazionali, legate e operanti sul territorio europeo», è «per molti aspetti determinante nel
cammino per disegnare il volto nuovo del
Continente» (EiE 113), allo stesso modo in
campo ecclesiale “strutture” di comunione
e di collaborazione sono oggi indispensabili per annunciare, celebrare e servire il Vangelo della speranza in Europa. Infatti, scrive
Giovanni Paolo II nella Ecclesia in Europa,
le Chiese particolari non possono rispondere da sole alle sfide attuali: «c’è bisogno di
un’autentica collaborazione tra tutte le
Chiese particolari del Continente» (EiE 53).
Una “struttura” per promuovere la collabo-
razione è stata la convocazione e la celebrazione dei due Sinodi dei Vescovi per l’Europa. Le Assemblee sinodali sono state
«una preziosa opportunità di incontro, di
ascolto e di confronto»; un’occasione per
recepire l’appello che lo Spirito rivolge oggi alle Chiese che sono in Europa e per formulare «utili orientamenti per rendere più
visibile il volto di Cristo» (cf EiE 3). In questa prospettiva va visto anche il Consiglio
delle Conferenze Episcopali Europee
(CCEE): è uno strumento efficace per ricercare insieme “vie nuove”, per mettere in comune, attraverso lo «scambio dei doni»,
esperienze e riflessioni e per condividere
comuni orientamenti pastorali (cf EiE 53).
Sempre su questa linea è da menzionare la
collaborazione tra la CCEE e la KEK, la
Conferenza delle Chiese europee (organismo ecumenico di cui fanno parte 123
Chiese e 25 organizzazioni associate nel
Continente), per affrontare insieme alcune
sfide, come la riconciliazione tra popoli e
culture, la custodia del creato, l’approfondimento della comunione con gli Ebrei e la
cura dei rapporti con l’Islam.
E noi Frati Minori? Non possiamo essere dei “navigatori solitari”: non si arriva così all’altra riva! Sì, «non si può affrontare il
futuro in dispersione» (Ripartire da Cristo,
30) e il futuro della vita e della missione
dell’Ordine sta nella collaborazione tra le
Province, tra le Conferenze e tra queste e le
Province. Questo anche se siamo riusciti a
“selezionare” l’essenziale; anzi l’essenziale per noi Frati Minori europei è imboccare
decisamente la strada della collaborazione
– anche con gli altri Istituti della Vita consacrata e, in particolare, con gli altri membri
della grande Famiglia francescana –, se vogliamo vivere con rinnovato entusiasmo la
nostra vocazione e ridare significatività alla nostra missione.
Si è detto che è determinante per il futuro dell’Europa la “Carta Costituzionale” e
noi abbiamo già la nostra “Carta Costituzionale”, che definisce il nostro Ordine, di
cui fra poco celebriamo l’VIII centenario di
fondazione, come Fraternità (cf CCGG
1,1). Tale definizione esprime la nostra
identità, contiene un programma di vita, in-
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
dica un modo specifico di comprendere ed
esprimere le nostre relazioni con Dio, con
gli altri e con il creato, e di porsi a servizio
della Chiesa e del mondo. L’essere una Fraternità, pertanto, non solo esige relazionecollaborazione-solidarietà-condivisioneservizio reciproco, ma qualifica e determina il nostro essere presenti e il nostro
operare nella Chiesa e nel mondo (cf Consiglio Plenario 2001, Fraternità in missione
in un mondo che cambia, p. 5). L’operare
insieme scaturisce, in definitiva, dall’essere
una Fraternità, i cui membri condividono la
stessa avventura (cf CCGG 1,1-2).
Penso che sia stata proprio questa consapevolezza a far sorgere l’UFME, che, il nome stesso lo dice, vuol dire: Frati Minori insieme per l’Europa, tanto più che fanno parte dell’UFME Frati Minori dell’Europa
dell’ovest e dell’est, del nord e del sud. Si
tratta di una ricchezza incredibile di storia,
di tradizioni, di culture e di spiritualità – anche di una ricchezza “quantitativa”, nonostante il calo numerico i Frati Minori sono
7.956 –, e per questo di possibilità concrete
per cercare e percorre insieme alcune vie
per testimoniare ed annunciare, secondo il
nostro specifico carisma, il nome di Gesù
Cristo, fonte di speranza per tutti in Europa.
«Testimoni eloquenti del primato Dio»
«In un contesto contaminato dal secolarismo e assoggettato al consumismo»,
dall’«apostasia silenziosa», in cui si vive
«come se Dio non esistesse» (EiE 38.9), la
prima via da percorrere è quella di essere testimoni della dimensione trascendente dell’esistenza, del primato assoluto di Dio,
«costantemente lodato, adorato, servito,
amato con tutta la mente, con tutta l’anima,
con tutto il cuore» (Benedetto XVI, Lettera
in occasione della Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e
le Società di vita apostolica, del 27 settembre 2005). Poco prima di essere eletto Papa,
il Card. J. Ratzinger, parlando a Subiaco
dell’Europa il 1° aprile 2005, ha detto: «Abbiamo bisogno di uomini che tengono lo
sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la
vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini
il cui intelletto sia illuminato dalla luce di
341
Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il
loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore
degli altri. Soltanto attraverso uomini che
sono toccati da Dio, Dio può fare ritorno
presso gli uomini» (cf anche EiE 116). È
quanto vuole san Francesco: uomini che desiderano avere «sopra ogni cosa lo Spirito
del Signore e la sua santa operazione, di
pregarlo sempre con cuore puro» (Rb 10,89). Non è per caso che la prima priorità ci
ricorda: dallo «spirito di orazione e devozione» deriva la capacità di testimoniare
che Dio è l’unico assoluto, l’unico onnipotente, l’altissimo e buon Signore, l’unico
bene, ogni bene, tutto il bene, l’unica realtà
desiderabile e da desiderare» (Seguaci di
Cristo..., 1ª priorità, 7); che il primo mezzo
suggerito da me per compiere un vero discernimento, in questa prima tappa delle celebrazioni per l’VIII centenario di fondazione dell’Ordine, sia stato «un’orazione
prolungata, senza orologio e “affettiva”, come quella di Francesco. Una preghiera
“vincolante”, attraverso la quale poter comprendere che Dio benedice (dice bene) le
nostre scelte» (cf Lettera per l’inizio delle
celebrazioni, 4 ottobre 2005).
Ma nel contesto dell’Assemblea dell’UFME, però, il discernimento dovrebbe
portarci ad individuare dove e come realizzare insieme delle presenze (almeno qualche presenza) in cui sia visibile il primato
Dio e sia punto di riferimento, – «in ogni
ora e in ogni tempo, ogni giorno e interrottamente» – per lodare, adorare, magnificare, rendere grazie «all’altissimo e sommo
eterno Dio» (cf Rnb 23,11).
«Passione per l’umanità»
Dalla passione per il Cristo, che si concretizza nella volontà di seguire le orme di
Cristo e che continuamente si rinnova attraverso lo «spirito di orazione e devozione», scaturisce la nostra «passione per l’umanità», che costituisce la nostra ragion
d’essere: inviati da san Francesco «a due a
due per le diverse parti della terra, annunciando agli uomini la pace e la penitenza»
(1Cel 12,29) e dalla Chiesa: «andate con
Dio, fratelli, e come egli si degnerà di ispi-
342
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
rarvi, predicate a tutti la penitenza» (1Cel
13,33).
Giovanni Paolo II, aprendo le porte al
terzo millennio, e Benedetto XVI, all’inizio
del suo ministero petrino, ci hanno riproposto l’invito a «prendere il largo». La Chiesa
che è in Europa ci ha indicato il contenuto
dell’andare: annunciare il Vangelo della
speranza ad un’Europa che sembra averla
smarrita. Dobbiamo, allora, essere pronti ad
«ascoltare le nuove chiamate dello Spirito,
cercando di individuare... le urgenze spirituali e missionarie del momento presente»
(Giovanni Paolo II, Messaggio al Congresso Internazionale sulla vita consacrata, 26
novembre 2004).
Come individuare le nuove chiamate e,
soprattutto, come rispondere ad esse? Come
ho messo in evidenza nell’Assemblea di
Lourdes, l’assottigliamento delle forze e delle energie potrebbero scoraggiarci a «prendere il largo». Ma «se ripartissimo da Assisi
per ricostruire l’Europa?». Fu questa la provocazione che il mio predecessore, Fr. Giacomo Bini, lanciò all’UFME nel 1998, proprio qui in Polonia. E questo voleva dire: ripartire da Assisi verso il mondo (non solo
l’Europa!) per annunciare il Vangelo, «dimenticando il “regno” delle nostre Province,
che blocca ogni collaborazione...; rinnegando il “nostro regno” comodo e individualistico, che soffoca la nostra vitalità e tradisce la
nostra vocazione» (in Acta Ordinis,
III,1998,282). Accogliamo di nuovo quella
pro-vocazione, come stimolo a concretizzare
la nostra passione per il Vangelo in una o più
iniziative comuni dell’UFME, anche se poi
viene portata avanti da una Conferenza o attraverso la collaborazione di più Province.
Come aiuto per la riflessione e le decisioni voglio segnalare un’iniziativa di evangelizzazione, sorta nel 2000 ad opera di
quattro Cardinali europei – J.-M. Lustiger
(Parigi), C. Schönborn (Vienna), J. da Cruz
Policarpo (Lisbona) e G. Danneels (Bruxelles) –, per rispondere alla sfida: come annunciare la Parola nelle grandi città del
Continente? È nata così l’idea del “Congresso Internazionale per la nuova evangelizzazione (CINE) – con incontri, dibattiti,
concerti, esposizioni, laboratori, serate di
festa e momenti di preghiera –, che si è tenuto nel 2003 a Vienna, nel 2004 a Parigi,
nel 2005 a Lisbona nei primi giorni di novembre, e che si terrà a Bruxelles nel 2006
e a Budapest nel 2007.
Dal momento, però, che dall’essere
Frati e Minori deriva lo stile missionario
dell’Ordine, allora qualsiasi scelta venga
fatta per annunciare il Vangelo all’uomo
delle città, dei villaggi, delle campagne o
ai crocicchi delle strade, questa può arricchirsi mediante altre incarnazioni dell’unica passione per l’umanità: la promozione
del dialogo ecumenico, l’impegno per la
pace e la salvaguardia del creato, la solidarietà con i più poveri, la condivisione del
pensiero francescano sull’uomo e sul mondo, ecc.!
Responsabili del nostro futuro
«La cura delle vocazioni è un problema
vitale per il futuro della fede cristiana in
Europa e, di riflesso, per il progresso spirituale degli stessi popoli che l’abitano; è
passaggio obbligato per una Chiesa che
voglia annunciare, celebrare e servire il
Vangelo della speranza» (EiE 39). È anche
un problema vitale per il nostro Ordine,
particolarmente in Europa, come già ho
sottolineato nella precedente Assemblea
dell’UFME. Ed ora ribadisco l’urgenza
dell’impegno di tutti per un’adeguata pastorale delle vocazioni. Abbiamo a disposizione documenti, sussidi, esperienze;
sappiamo quali sono le cose importante da
fare: preghiera, testimonianza, invito
esplicito a condividere la nostra vocazione
e la nostra missione.
È giunto il momento di attuare quanto
sappiamo; soprattutto dobbiamo fare della
cura pastorale delle vocazioni una scelta
prioritaria di ogni Provincia e Conferenza,
cercando e ricercando collaborazione, promovendo incontri tra Province e tra Conferenze per scambiarsi le esperienze, i metodi, per incoraggiarsi vicendevolmente e, infine, per verificare come e dove possiamo
agire insieme. C’è spazio qui per investire
fantasia e creatività.
Ma ne vale la pena, perché «è ancora grande il fascino di Francesco e di Chiara di Assi-
343
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
si sui giovani» (Giovanni Paolo II, Messaggio al Capitolo 2003, 5); perché è bello condividere ciò che si ritiene sommamente prezioso, come la sequela di Cristo, povero e
crocifisso; perché «non è vero che la gioventù
pensa soprattutto ai consumi e al piacere... La
gioventù vuole cose grandi, vuole il bene... »
(Benedetto XVI, Discorso ai pellegrini tedeschi, 25 aprile 2005; cf anche EiE 39). La XX
Giornata Mondiale della Gioventù deve farci
riflettere: convocati da Giovanni Paolo II ed
animati da Benedetto XVI circa un milione di
giovani sono affluiti a Colonia alla ricerca di
Gesù per poterlo adorare!
Conclusione
Cari Fratelli Ministri, permettetemi una
parola conclusiva che consiste in una presa
di coscienza, in un augurio e in una preghiera.
L’Europa dell’est e dell’ovest «va costruendosi sempre più come “unione”: questo deve spingere i cristiani verso l’unità»
(cf EiE 118). Ecco il senso della mia enfasi
sulla collaborazione. Del resto l’«Unione
dei Ministri provinciali d’Europa» non sta a
sottolineare proprio questo aspetto? Resta,
come è evidente, la grazia e il dovere per
ciascuno e per tutti di vivere i valori peculiari del carisma francescano «per offrire all’umanità disorientata, logorata e priva di
memoria, testimonianze credibili della speranza cristiana, “rendendo visibile l’amore
di Dio, che non abbandona nessuno” e offrendo “all’uomo smarrito ragioni vere per
continuare a sperare”» (Giovanni Paolo II,
Messaggio al Congresso..., 2); come resta
la necessità e l’esigenza della comunione
con tutti i membri del Popolo di Dio: «la vita consacrata, all’inizio del nuovo millennio, ha davanti a sé sfide formidabili, che
può affrontare soltanto in comunione con
tutto Popolo di Dio, con i suoi Pastori e con
il popolo dei fedeli» (Benedetto XVI, Lettera in occasione della Plenaria...).
Nel 2006 celebreremo il Capitolo generale straordinario ad Assisi. Nella Lettera di
indizione del 4 ottobre 2005 ho scritto: «abbiamo deciso di darci un tempo per fermarci e per riflettere insieme, per sostare in attento ascolto di ciò che il Signore ci chiede,
per confrontarci su come meglio assumere
quanto ciascuno ha promesso..., per ripartire con rinnovato impegno ad annunciare tra
i fratelli e le sorelle nel mondo il Vangelo di
Cristo». Mi auguro che i Ministri provinciali d’Europa, grazie anche a questa VII Assemblea, vi contribuiscano con riflessioni
arricchenti e con proposte capaci di dare per
davvero nuova linfa alla nostra forma vitae.
È tempo di discernimento! «Signore,
aiutaci a convertirci! Dona a tutti noi la grazia del vero rinnovamento! Non permettere
che la tua luce in mezzo a noi si spenga!
Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!» (Benedetto XVI, Omelia
per l’Apertura dell’XI Assemblea del Sinodo dei Vescovi, 2 ottobre 2005).
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
11. Incontro del Ministro e del Definitorio
generale con le Conferenze OFM slaviche
Assisi, 1 dicembre 2005
È IL MOMENTO
DI PREPARARE IL FUTURO
Questo incontro del Definitorio generale con le Conferenze Slaviche risponde ad
una decisione del Capitolo di Pentecoste
2003. Volendo promuovere un dialogo più
profondo tra il Ministro generale insieme al
Definitorio generale e le Conferenze, il Capitolo stabilì che il Ministro generale ed il
Definitorio generale si incontrassero con
ogni Conferenza o insieme di Conferenze
(cfr. Proposta del Capitolo generale, 2).
Già ci siamo riuniti con la COPEF e la
MEFRA, oggi unificate nella COTAF, con
la Subsahariana e la COMONA, oggi Conferenza Africana e Terra Santa, e con la
COMPI. Ora ci incontriamo con le vostre
due Conferenze e già abbiamo fissato le date dell’incontro con la CONFRES e le quattro Conferenze dell’America Latina. Personalmente mi sono incontrato anche con la
Conferenza Anglofona.
344
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Degli incontri tenuti precedentemente
tutti siamo rimasti molto contenti. Spero
che lo saremo anche in questa circostanza.
Approfittiamo di questa bella occasione
per ascoltarci e per parlarci gli uni agli altri con “familiarità”, come vorrebbe il nostro padre san Francesco. Tutti ne usciremo beneficati.
1. Contesto dell’incontro
Questo incontro del Ministro generale
insieme al Definitorio generale con le Conferenze Slaviche e di queste tra di loro, si
inserisce nel contesto della preparazione
dell’VIII Centenario della fondazione dell’Ordine e nel contesto liturgico dell’Avvento.
Personalmente credo che questo sia un
ambito molto appropriato. La preparazione
dell’VIII Centenario - che già abbiamo iniziato ufficialmente ad Assisi nei giorni 28 e
29 ottobre e che la Conferenza Sud Slavica
ha iniziato l’8 di ottobre in Croazia, insieme
a tutta la Famiglia Francescana -, ci invita a
porci in cammino per poter celebrare “La
grazia delle origini”. In questo primo anno
di preparazione siamo costantemente invitati alla conversione, al discernimento, per
poter tornare all’essenziale e, in questo modo, iniziare il processo di rifondazione dell’Ordine, all’inizio di questo III millennio.
L’Avvento, poi, iniziava invitandoci a svegliarci dal sonno, a spogliarci delle opere
delle tenebre e a rivestirci delle armi della
luce (cfr. Rm 13, 11-12). In definitiva, anche l’Avvento ci invita alla conversione, a
cambiar vita o, quanto meno, a progredire
dal buono al meglio.
Vegliate, ponetevi in cammino,
preparate il futuro
Accogliendo il doppio invito che ci viene dalla celebrazione dell’VIII Centenario
della fondazione dell’Ordine e del tempo di
Avvento nel quale ci troviamo, la mia prima
parola a voi, cari fratelli delle Conferenze
Slaviche, sia la stessa che disse a tutti domenica scorsa il Signore: «State attenti, vigilate…vigilate» (Mc 13,33-37).
Lo scorso Capitolo generale ci ha ricordato quello che lo Spirito chiese a tutta la
Chiesa durante il Concilio Vaticano II (cfr.
GS 4): che riconosciamo, leggiamo, interpretiamo e giudichiamo, alla luce del Vangelo, i segni dei tempi, perché siano «fari
generatori di speranza» (Sdp 6) in un mondo come il nostro in cui non c’è alcun motivo di speranza e, in questo modo, essere noi
stessi «segni leggibili di vita per un mondo
assetato di “nuovi cieli e nuova terra” (Is
65,17; cfr. Ap 21,1)» (Sdp 7). Per questo,
però, ci ammonì, facendo sue le parole di
Giovanni Paolo II, che non è sufficiente
leggere i segni, ma che è necessario contribuire ad «elaborare e attuare nuovi progetti
di evangelizzazione per le odierne situazioni» (Sdp 8).
Per leggere i segni dei tempi, però, e attuare nuovi progetti di evangelizzazione, è
necessario essere desti, vigilare per cogliere il passaggio di Dio nella nostra vita e scoprire, così, questi «lampi di luce presenti
nella notte oscura della nostra vita e dei nostri popoli» (Sdp 6). Ci è chiesto di essere
«sentinelle del mattino» (Is 21,11-12) che
annunciano l’arrivo del nuovo giorno e
mettono in guardia contro atteggiamenti di
sicurezza che possono condurci a dimenticarci di tenere l’olio nelle nostre lampade
(cfr. Mt 25,1ss). Ci viene chiesto valore, audacia e coraggio evangelici e creatività, come quella che ebbero in altri tempi Francesco e Chiara (cfr. Sdp 8) e tanti altri fratelli
lungo la nostra storia otto volte centenaria.
Ci è chiesto discernimento per «tornare all’essenziale della nostra esperienza di fede»
(Sdp 2).
Questo discernimento deve essere fatto
in una doppia prospettiva: prendere coscienza delle situazioni personali ed istituzionali che si oppongono alla nostra forma
vitae per denunciarli e contribuire al loro
superamento, e scoprire, in mezzo alle crisi,
l’opera che il Signore realizza in noi e nei
nostri fratelli, l’opera che il Signore realizza anche attraverso di noi e nonostante i nostri limiti (cfr. Sdp 7).
Vorrei, cari fratelli, che ci interrogassimo
su entrambi gli aspetti. Questo incontro può
essere una buona occasione per farlo. Però
non basta. Dovete mettere le vostre Province in questo atteggiamento di discernimen-
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
to, per distinguere «ciò che viene dallo Spirito da ciò che gli è contrario» (VC 73), e
così tenerci «ciò che è buono» (1Ts 5,21).
È il momento di preparare il futuro. Non
possiamo accontentarci di essere memoria
del passato. Dobbiamo essere profezia del
futuro (cfr. NMI 3). Non possiamo aspettare che il futuro ci raggiunga, dobbiamo anticiparlo, «prendendo il largo» (NMI 1). E
di fronte alle difficoltà che questo comporta non si può dire, e nemmeno pensare: lo
farà chi verrà dopo! Ciascuno deve assumersi la propria responsabilità. Non assumerla sarebbe un grave peccato di omissione. Dico grave perché se oggi perdiamo sei
o più anni, questo tempo non è più recuperabile. E la storia ci giudicherà.
Cosa siete disposti a fare perché le vostre
Entità entrino in questo atteggiamento di discernimento che ci è chiesto dall’attuale
momento che stiamo vivendo nell’Ordine e
nella nostra società?
Accogliete ciò che lo Spirito ci chiede
Lo Spirito ci parla attraverso tante mediazioni. Tra queste ci sono i segni dei tempi, dei luoghi e delle persone. Tocca a noi
ascoltare il sussurro dello Spirito e rispondergli con audacia e coraggio, come fece
Francesco 800 anni fa.
Migliorate la qualità della vita
e della missione dei fratelli
che vi sono stati affidati
Una delle esigenze del momento è, senza dubbio, dare qualità alla nostra vita e
missione. A questo guarda, precisamente, la
rifondazione di cui abbiamo bisogno e che
desideriamo nel nostro Ordine e, di conseguenza, nelle nostre Province e Custodie.
Se per rifondazione intendiamo il ritorno alla grazia delle origini per rispondere meglio
alle sfide che ci lancia l’odierna situazione,
è certo anche che vogliamo continuare ad
essere significativi per l’uomo di oggi e, per
quanto è possibile, potenziare questa significatività.
Se prima la nostra visibilità e la nostra significatività erano assicurate da alcune delle nostre strutture e dei nostri servizi, già
ora, ma soprattutto nei tempi che si avvici-
345
nano, la vita consacrata, e con essa la vita
dei Frati Minori, sarà visibile e significativa nella misura della sua qualità. E questo
vale anche per i vostri paesi.
È vero che, contrariamente a quanto succede nelle altre Province d’Europa, nelle
vostre non è ancora chiara la diminuzione
numerica. So che le vostre Entità godono di
buona salute, almeno numericamente parlando. Per questo, con voi, rendo continuamente grazie al Signore, il “grande elemosiniere”. Però per l’amore che provo per
voi, non vi posso nascondere la paura che
ho che vi possa sorprendere il giorno della
crisi senza essere preparati. Una crisi che
colpisce soprattutto la vita e la missione.
Guardate che cosa è successo in alcuni
Stati della vecchia Europa che erano molto
clericali, avevano abbondanza di vocazioni,
dove la Chiesa aveva molto potere e nei
quali aspetti politici, religiosi e nazionalisti
erano strettamente uniti. Dopo che entrarono a contatto con il mondo secolarizzato, le
Chiese locali andarono immediatamente in
crisi – mancanza di vocazioni, negazione di
qualsiasi potere alla Chiesa …–, una crisi di
purificazione e di rinnovamento, certamente, ma non per questo meno dolorosa.
Che succederà nei vostri paesi entro 10
anni? “Non sono profeta, né figlio di profeta”, ma credo che sia facile indovinarlo: la
secolarizzazione ed il laicismo scuoteranno
fortemente la vita e la missione dei fratelli a
voi affidati, con un forte svantaggio per voi
e cioè che tutto questo succederà rapidamente, senza l’evoluzione lenta e logica che
abbiamo vissuto nei Paesi dell’Europa occidentale. Però c’è qualcosa di più su cui voglio richiamare la vostra attenzione: se
guardate attentamente alla vita e missione
dei fratelli che vi sono stati affidati, non vi
rendete conto che la secolarizzazione nei
suoi aspetti più negativi quali sono il consumismo, il materialismo, l’imborghesimento e l’assenza di Dio è già ben visibile?
Il maggior rischio che esiste oggi per la
vita consacrata e la vita francescana non sta
nella diminuzione numerica (il numero dipende da Dio che chiama e da molti fattori
storici e umani), ma nella qualità della nostra vita. «Accanto allo slancio vitale, capa-
346
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
ce di testimonianza e di donazione fino al
martirio», che è evidente anche nel passato
e nel presente delle vostre Entità, dobbiamo
riconoscere che la vera spada di Damocle è
«l’insidia della mediocrità nella vita spirituale, dell’imborghesimento progressivo e
della mentalità consumistica» (RdC 12).
Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a certe evidenze. Per questo, in nome del
padre san Francesco, vi chiedo: migliorate
la qualità della vita e della missione dei fratelli che vi sono stati affidati. Non siate meri amministratori. Siate veri animatori. Non
risparmiate sforzi in questo. Non vi chiedo
di portare a conclusione questo lavoro, perché, tra le altre cose, è qualcosa di permanente, però non posso risparmiarvi la fatica
e lo sforzo di cominciarlo.
Migliorare la qualità della vita e della
missione dei frati significa, tra le altre cose:
• Insistere sul primato di Dio. Senza questo tutti gli altri sforzi saranno sterili. Il
primato di Dio, la ricerca appassionata
dell’Assoluto, è la giusta risposta al secolarismo, alla comoda indifferenza, allo scetticismo e alla superficialità nella
quale molte volte vive la nostra società e
anche noi. Qualche volta qualcuno potrebbe pensare che questo si dà per supposto. La mia esperienza, però, mi dice
che niente, nemmeno la fede stessa, si
deve dare per scontato. Di fatto l’imborghesimento, la necessità di una posizione sociale, la passione per l’efficacia e
l’ossessione per l’autonomia e l’autorealizzazione, hanno minato profondamente la vita di fede ed il primato di Dio nella nostra esistenza. Senza il primato di
Dio la nostra esistenza come Frati Minori viene a mancare della sua ragione
d’essere. Se dobbiamo dare ragione della nostra esistenza dobbiamo lavorare instancabilmente per arrivare ad essere uomini di fede, uomini di Dio.
• Insistere sulla vita fraterna in comunità.
Per definizione il nostro Ordine è una
Fraternità e noi siamo fratelli, e la nostra
prima forma di evangelizzazione è la vita fraterna. Non si può pensare né parlare dei Frati Minori senza una vita fraterna che sia anche visibile. Dobbiamo ri-
conoscere che in questo abbiamo ancora
molto da camminare. Come presentare
ai nostri giovani l’ideale di vita fraterna
se un numero considerevole di Frati vive
da solo e altri, anche se vivono in comunità, conducono una vita al margine della Fraternità? Vi chiedo, cari Ministri, di
pensare seriamente a queste due realtà
che contraddicono, apertamente, il nostro essere fraternità. La vita in fraternità
si alimenta di una intensa vita di preghiera personale e comunitaria (quanto
tempo dedichiamo alla preghiera sia personale che in Fraternità?); di una comunicazione profonda (di ciò che si fa, che
si pensa e si sente); della comune osservanza della Regola e delle Costituzioni
(non si possono giustificare certi “privilegi”, che possono arrivare ad essere vere ingiustizie); di una missione condivisa (ciò che uno realizza deve essere pensato, portato a termine e visto dagli altri
come un lavoro della comunità e fatto in
suo nome). Di tutto questo si alimenta la
vita fraterna e tutto ciò la manifesta. La
vita in comunione fraterna è la sola risposta valida all’individualismo e all’egoismo, alla violenza e all’ingiustizia.
• Insistere sulla semplicità, la frugalità e
la libertà interiore. Il consumismo ci
sta invadendo da tutte le parti e ho l’impressione che sia più forte e distruttivo
nei vostri paesi, fino a poco tempo fa
dominati da sistemi totalitari. Potremmo mettere sul tavolo molte delle sue
manifestazioni. Vi invito a farlo da voi.
È certo che come risposta a questa invasione consumistica dobbiamo optare
per una vita semplice, frugale. Non possiamo essere schiavi delle cose. Solo il
povero è veramente libero. Che cosa ci
viene chiesto in questo campo? Come
aiutare i fratelli a capire che oltre ad essere Frati siamo anche Minori? Quanto
stiamo dicendo ha a che fare anche con
lo spirito di servizio che deve regnare
tra noi tutti, incominciando da noi Ministri, come risposta alla sete di potere
e di dominio sugli altri e alla “politica”
che in molte occasioni si presenta per
ottenere questo potere. Solo chi è di-
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
sposto a servire, può ritenere con “diritto” di essere il primo.
• Insistere sulla gratitudine della vita e del
servizio. Viviamo immersi in una cultura
utilitaristica e tecnocratica. Viviamo in
un mondo dove tutto si vende e tutto si
pretende di comperare. È la legge del
commercio. In questo contesto, le persone facilmente sono apprezzate in rapporto «alla loro immediata funzionalità»
(VC 104) sopravvalutando colui che porta contributi ed emarginando chi non ne
porta. Questo criterio, spesso condiziona
le stesse scelte apostoliche. Si scelgono
quelle che “rendono” di più, dal punto di
vista economico e si lasciano altre che
non rendono tanto. Senza gratuità la vita
consacrata e la nostra vita di Frati Minori non è compresa. Senza gratuità non si
può parlare di amore.
Viviamo in un momento nel quale solo
coloro che hanno optato decisamente per
un’autentica qualità della vita potranno
mantenersi. Ciò vale anche per voi, cari fratelli delle Conferenze slaviche: solo la qualità della vita potrà mantenervi sul cammino
iniziato. Solo qualità della vita potrà assicurarvi la visibilità e la significatività nella società mutevole nella quale anche voi vivete.
Per questo vi ripeto: migliorate la qualità
della vita e missione dei fratelli che vi sono
stati affidati.
Promuovete la collaborazione interprovinciale e delle vostre Province con l’Ordine
Il futuro della vita consacrata e della nostra stessa vita risiede nella collaborazione
interprovinciale (all’interno della medesima
Conferenza), delle Conferenze tra di loro e
di tutte le Entità con i Progetti dell’Ordine.
Sono tante e di tale importanza le sfide che
ci sono proposte oggi, che non possiamo andare ciascuno per conto proprio. Vi ripeto
qui ciò che si è detto nella recente assemblea
dell’UFME: «non possiamo essere navigatori solitari: non si arriva così all’altra sponda!». «Non possiamo affrontare il futuro
nella dispersione» (RdC 30).
Nella situazione attuale, siamo chiamati a
collaborare, se vogliamo offrire una risposta
significativa e adatta alle sfide che ci si pre-
347
sentano. Non possiamo continuare a vivere
chiusi dentro le mura delle nostre Province,
per “belle” che ci sembrino, preoccupati solo di risolvere i nostri problemi. Chiudersi
oggi, significa optare per la morte.
In questo contesto desidero, una volta di
più, ringraziarvi per la collaborazione nei
progetti dell’Ordine, particolarmente nei
progetti missionari, ma desidero, anche, incoraggiarvi a potenziare questa collaborazione. Per questo considero come presupposti essenziali quanto segue:
• Recuperare il nostro essere Fraternità.
Anche se suona come una ripetizione, e
suona male, sento la necessità di dirlo
ancora una volta: non siamo una federazione di Province, siamo una Fraternità
che ha nella Provincia una delle sue
strutture fondamentali. Siamo una Fraternità. Questa è la nostra “carta costituzionale”, una carta che oltre ad esprimere la nostra identità, esprime anche un
modo di lavorare nella Chiesa e nel mondo: gli uni a fianco degli altri, gli uni
“volti” verso gli altri.
• Avere chiaro il senso di appartenenza all’Ordine. Crescere nel senso di appartenenza all’Ordine. Finché continuiamo a
pensare che fondamentalmente apparteniamo ad una Provincia e solo in casi
straordinari siamo chiamati a dimostrare
la nostra appartenenza all’Ordine, non c’è
molto da fare nel campo della collaborazione. All’inizio non era così e nemmeno
ora, io penso, dovrebbe essere così. Il Frate entra a far parte della Fraternità universale e, ordinariamente, vive e realizza la
sua vocazione in una Provincia.
• Discernere l’essenziale. Finché una Provincia non entra in questa dinamica, troverà sempre ragioni (o non-ragioni) per
non collaborare, soprattutto quando questa collaborazione esige il “lasciare”
qualcosa di proprio.
Però, in quali ambiti siamo chiamati a
collaborare? Distinguo tra collaborazione
fra le vostre Province e la collaborazione
con l’Ordine. Per non dilungarmi troppo mi
limito a elencarli.
Fra le vostre Province. Vi chiedo che
prestiate attenzione alle Province “bisogno-
348
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
se” di personale nella vostra zona. Penso alla Provincia della Repubblica Ceca, il cui territorio è uno dei più secolarizzati d’Europa,
e questo si ripercuote sul numero delle vocazioni. Penso alla Fondazione di San Francesco in Russia/Kazakistan, che sta lavorando
nella implantatio Ordinis e in un vasto campo di attività apostoliche, con uno scarso numero di Frati. Penso alla “presenza” bizantina in Ucraina, bisognosa di personale e in
modo particolare di formatori. Penso alla
stessa Provincia di Zara che ha penuria di vocazioni, ma un gran numero di presenze.
C’è un altro tipo di collaborazione che
credo, prima o poi, si imporrà ed è nella formazione intellettuale. Per quanto tempo la
Polonia potrà mantenere cinque Centri di
studi? Perché in Croazia non si può pensare
ad una facoltà francescana? Personalmente
sono convinto che ne guadagnerebbe il
francescanesimo slavo e ciascuna delle Province che lo formano. Vi invito a riflettere
seriamente e serenamente su questo.
Credo anche che sarebbe buona cosa una
collaborazione interprovinciale nell’ambito
della formazione, in modo particolare di
quella permanente. Esercizi spirituali per
diverse Province, corsi di formazione per
Guardiani, formatori, economi…
La collaborazione delle vostre Province
con l’Ordine la vedo, soprattutto, nei seguenti campi: personale per le case dipendenti dal Ministro generale, personale per i
progetti missionari dell’Ordine (abbiamo
urgente bisogno di personale per la Terra
Santa ed il Marocco) e personale per i Centri di Studio e ricerca (abbiamo bisogno di
personale per la PUA, per la Commissione
Scotista e per il Collegio di San Bonaventura a Grottaferrata). Parlando di questi Centri penso specialmente alla Conferenza Sud
Slavica che ha scritto pagine veramente
gloriose nella Commissione Scotista e nella Pontificia Accademia Mariana. Rinuncerete a continuare a scrivere questa stessa
gloriosa storia? Si tratta di fare determinate
scelte. A volte dobbiamo rinunciare a qualcosa… Una volta di più si tratta di una gerarchia nelle nostre scelte.
Già da ora grazie per l’attenzione che
presterete a queste chiamate.
Alcune attenzioni particolari
Guardando alla vostra realtà, che certamente non mi è sconosciuta, credo che dovete prestare attenzione ad alcuni aspetti
importanti per la crescita nella fedeltà creativa, così come ci è richiesto dalla Chiesa
oggi (cfr. VC 37).
La formazione permanente. Lo abbiamo
detto molte volte, ma è necessario continuare a ripeterlo: senza formazione permanente non si può parlare di formazione iniziale. Senza formazione permanente formeremo, a volte, i frati all’osservanza, ma essa
salterà appena essi si sentiranno “sicuri”.
Nelle vostre zone ho sentito questa frase
che tanto mi ha fatto riflettere: “oggi facciamo ciò che ci dicono, domani faremo ciò
che fanno”. Abbiamo una grossa responsabilità di fronte al presente e al futuro della
nostra vita e missione e della vita e missione di coloro che verranno dopo. Che cosa
stiamo facendo a livello di formazione permanente, in modo che questa sia un vero
processo di conversione e motore della
“rifondazione”?
La formazione iniziale. Il Signore, dentro la crisi generale che stiamo vivendo,
continua a benedire la maggior parte delle
vostre Entità con un buon numero di vocazioni. Questa è una grazia, ma anche una responsabilità. È un dono che bisogna saper
accogliere, accompagnare, formare correttamente. Sento la necessità di insistere sull’accompagnamento personalizzato. L’accompagnamento non garantisce tutto, ma
senza di esso il terreno è abbandonato a
qualche sorpresa. D’altra parte l’accompagnamento è fondamentale se vogliamo formare alla fedeltà e non solo all’osservanza e
alla disciplina. In questo contesto vi chiedo
che prestiate molta attenzione alla formazione di formatori, accompagnatori e testimoni, e non solo di maestri.
L’evangelizzazione. Siamo stati chiamati per andare e testimoniare che solo Lui
è l’Onnipotente. Nel campo dell’evangelizzazione quello che fate è molto e buono.
Così mi hanno detto molti dei Vescovi che
ho incontrato durante le mie visite fraterne
alle vostre Province. Però, anche qui non
basta continuare a fare ciò che facciamo.
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
Dobbiamo essere creativi. Dobbiamo
aprirci a nuove forme di evangelizzazione
che possano anche corrispondere meglio
alla nostra forma di vita in fraternità. Perché non ci chiediamo con serietà e serenità, in atteggiamento di vero discernimento, che cosa ci stanno chiedendo la
Chiesa e la società attuale, per prendere le
decisione opportune? Nel campo dell’Evangelizzazione dovete prestare particolare attenzione al dialogo ecumenico e interreligioso. È questa una esigenza del nostro
essere Frati Minori. È una esigenza soprattutto per chi vive, come alcuni di voi, in un
paese caratterizzato da altre confessioni
cristiane e altre religioni.
L’economia. È questo un aspetto che ha
molto a che vedere con la nostra vita giacché, come sappiamo per esperienza, molti
dei problemi, anche vocazionali, incominciano dall’economia. Questa è francescana
solo se è trasparente, solidale e austera. Come stiamo in questo ambito? Non credete
che se ci fosse più trasparenza, più solidarietà e più austerità avremmo il necessario,
e più, per la nostra vita e missione?
Conclusione
Cari fratelli Ministri di queste Conferenze Slaviche. Sono cosciente che la vostra
missione in questi momenti non sia per
niente facile. Conosco alcune delle situazioni nelle quali vi trovate che sono certamente difficili. D’altra parte so che se cercherete di portare a termine tutto quello che
vi ho detto e a cui ho accennato, molti vi rifiuteranno. Questa è una situazione che, anche se nessuno lo desidera, senza dubbio
dobbiamo essere pronti ad affrontare. Ed è
meglio il rifiuto perché si è cercato di fare
qualcosa nella giusta direzione, che l’applauso perché si è detto di sì a tutti.
Nella vostra missione contate sulla vicinanza del Definitorio e mia personale.
Per il vostro lavoro in favore dei fratelli
contate, anche, sulla nostra gratitudine. E
che in tutto vi accompagni la benedizione
del Signore.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
349
12. Aos Irmãos da Guiné-Bissau por
ocasião da erecção da Custódia
Bissau, Guiné-Bissau, 07.12.2005
Muito amados Irmãos
da Custódia da Guiné-Bissau,
Vim de Roma até a Guiné-Bissau no
exercício do serviço de animação fraterna
que me foi confiado pelo Capítulo Geral e
para testemunhar e reconhecer publicamente, em nome da Fraternidade Universal da
Ordem, o estado actual de crescimento e
maturidade da vossa Entidade que, de Fundação passa à Custodia. Com grande afecto
e carinho, com o coração transbordante de
alegria e de esperança, dirijo a todos vós e a
cada um dos Irmãos que aqui vive e testemunha a nossa vocação e missão franciscana, a minha saudação fraterna: O Senhor
vos dê a Paz!
A Erecção da Custódia Franciscana em
terras da Guiné-Bissau é para todos nós um
momento de graça e de grande júbilo, mas
também uma grande responsabilidade e desafio. Ela assinala um importante ponto de
chegada mas também um significativo ponto de partida no processo histórico de crescimento e maturidade da vossa jovem Entidade.
Com a celebração deste acto, assinalamos oficialmente a feliz conclusão de uma
etapa importantíssima no longo e trabalhoso processo histórico da implantação da Ordem e do Carisma Franciscano na GuinéBissau. Esta fase durou 70 anos e nela se reconhecem três momentos significativos de
evolução e maturidade.
O primeiro momento foi iniciado há precisamente 70 anos com a chegada do primeiro grupo de missionários franciscanos
vindos da Província Portuguesa dos Santos
Mártires de Marrocos para fundar a Missão
da Guiné. Deste grupo pioneiro recordamos
de modo muito especial a figura dinâmica e
incansável de Frei Pedro do Araújo que, à
frente dos seus Irmãos, desbravou o mato,
transpôs rios e lançou-se na evangelização
deste Povo, chegando às suas aldeias, aos
seus arrozais e navegando nas suas pirogas.
O segundo momento inaugurado, há
precisamente 50 anos, viu chegar uma
350
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Equipe dinâmica de Irmãos missionários enviados da Província de Santo Antônio de Veneza para a Fundação Franciscana da Guiné.
Deste grupo distingue-se a energia carismática e o génio organizador de Frei Settimio
Ferrazzetta, depois justamente nomeado primeiro Bispo da Igreja da Guiné-Bissau. Foi
a fase do lançamento de fundamentos e da
estruturação material e espiritual da Igreja e
da Ordem na Guiné-Bissau.
Durante muito tempo as duas torrentes
da única Missão franciscana correram, paralelamente, como realidades separadas e
dependentes das suas Províncias de origem. Não faltaram, certamente, entre as
duas partes, importantes momentos de frutuosa colaboração, sobretudo no campo de
formação dos jovens candidatos locais à
Ordem. Também não terão faltado momentos de uma certa rivalidade e compreensível concorrência entre vós no campo do
trabalho. O Senhor, porém, serviu-se também desta mediação humana para oferecer
à Igreja e à Sociedade Guineense serviços
de qualidade na ordem da formação, da
educação escolar, da saúde, da assistência
social, etc.
O terceiro momento desta fase começou
quando o Senhor se dignou dar-nos a graça
dos Irmãos locais, filhos desta terra da Guiné-Bissau. O mesmo Senhor ensinou-vos
como devíeis viver e testemunhar o Santo
Evangelho em estreita colaboração fraterna
entre as duas realidades missionárias. Com
efeito, a chegada dos jovens Irmãos nativos
da Guiné-Bissau introduziu mudanças profundas na consciência e no modo de presença e testemunho franciscano na Guiné,
obrigando as duas partes a uma colaboração
mais estreita. Os frutos disso não se fizeram
esperar. Hoje já temos um bom grupo de
Irmãos guineenses e numerosas vocações,
que justificam o paço que estamos a dar,
pois são a garantia da continuidade e do
crescimento da Ordem no futuro deste País.
A Erecção da Custódia, hoje, inicia uma
fase completamente nova na história da presença e testemunho franciscano nesta Igreja e nesta Sociedade. As diferentes torrentes
unem-se para formar uma única Entidade, a
Custódia da Guiné-Bissau, que integra har-
moniosamente Irmãos de diferentes origens
e culturas, numa fraternidade inter provincial, inter cultural e internacional.
A nova situação coloca-vos sérios desafios a que tereis de responder com coragem
e determinação se quereis ser testemunhas
fiéis do Evangelho e do Carisma Franciscano na Sociedade guineense. Recordamos
apenas alguns de entre os muitos desafios
que tentes em frente:
1. Ser sinal de unidade e colaboração fraterna que ultrapasse as vossas diferenças
de origem nacional, provincial, cultural,
linguística e étnica. Pois a sociedade guineense confrontada com rivalidades étnicas, regionais e partidárias, por vezes,
politicamente manipuladas, necessita de
ver nos Irmãos de São Francisco o sinal
profético da fraternidade universal reconciliada e pacificada. Esta unidade,
inspirada num projecto comum da Custódia, deve tornar-se visível em todos os
aspectos da vida e actividade dos frades
e das fraternidades. Deve traduzir-se em
um projecto comum de vida fraterna;
uma economia unificada de comunhão
de bens, partilha e solidariedade fraterna
e respeito recíproco, evitando tudo o que
pode favorecer complexos de superioridade e de inferioridade entre os irmãos.
2. Construir uma Fraternidade Custodial
aberta à comunhão e colaboração com a
Ordem, quer a nível universal quer a nível regional ou da Conferência. Deveis
resistir à tentação de fechar-vos em vós
mesmos e ficar isolados do resto da Ordem, devido à língua e às distâncias. Encorajamo-vos a participar nos programas
e encontros tanto da Ordem como da
Conferência. De outra parte, deveis trabalhar no sentido de construir uma verdadeira fraternidade entre os Irmãos provenientes da Europa e os Irmãos nativos
da Guiné Bissau. No nosso mundo dividido, este é um testemunho que eu não
duvidaria em chamar profética.
3. Trabalhar para uma sólida formação humana, intelectual, espiritual e franciscana dos Irmãos para garantir boa qualidade de vida e de testemunho evangélico
segundo o carisma de São Francisco e
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
prepará-los a serem capazes de encontrar
repostas novas para os novos desafios
que a sociedade e a Igreja da Guiné vos
colocam hoje. A vossa presença na Guiné Bissau será aquilo que for a formação.
4. Dar prioridade à formação Permanente
que é o “húmus” e a condição necessária
para uma formação inicial credível e frutuosa. Encorajamos a continuar com o
programa que tendes de dar formação
adequada aos jovens Irmãos que poderão
ser chamados a assumir a formação na
Custódia.
5. Trabalhar no sentido de prever o futuro
da Entidade quanto à sua subsistência
econômica. Pois a maturidade de uma
Entidade é também medida pela sua capacidade de responder economicamente
às suas necessidades mais ordinárias.
6. Preparar as condições para acolher e cuidar com dignidade os irmãos idosos e
enfermos. Hoje os irmãos locais são jovens e robustos, mas amanhã, alguns
serão cansados, velhos e enfermos, terão
necessidades de encontrar acolhimento e
cuidados condignos.
7. Realizar a tradução fiel do carisma e dos
valores franciscanos segundo a índole e
os valores autênticos da cultura e das sãs
tradições guineenses.
8. Penso que seja chegado o tempo de parar, ao menos por um certo tempo a construção de novas estruturas de modo a fazer-se todo o possível para reforçar as estruturas pessoais. Desta depende
verdadeiramente o futuro desta nossa
Custódia na Guiné Bissau.
O nascimento da vossa Entidade tem lugar neste ano que iniciamos as celebrações
do VIII Centenário da Fundação da Ordem
e do carisma Franciscano. Tendes diante
dos olhos o modelo do jovem Francisco no
início da sua caminhada espiritual. Este
tempo favorável da celebração da graça das
origens há de ser uma fonte de inspiração,
um forte apelo à conversão e à renovação
espiritual a nível pessoal, comunitário e estrutural na vossa jovem Entidade. Durante
este período da refundação da Ordem, todos
nós somos chamados:
351
• a voltar às origens e a alicerçar a nossa
vida, vocação e missão no essencial do
nosso carisma e espiritualidade franciscana;
• a confrontar o nosso modo de ser e de viver, bem como a nossa maneira de realizar a missão hoje, com o espírito de São
Francisco e com as exigências do seu
projecto de vida evangélica expresso na
Regra e nas Constituições que prometemos observar fielmente no dia da nossa
profissão;
• a operar o processo da refundação da Ordem apoiados nas prioridades definidas
pelo Capítulo Geral 2003.
Caríssimos Irmãos, concluo minhas palavras, reiterando a minha mais sincera e
cordial felicitação ao novo Governo da
Custódia e a todos vós. Tanto eu, Ministro,
como o Definitório Geral estaremos muito
próximos de vós para vos ajudar em tudo o
que pudermos e em tudo o que necessitais.
Coragem, esta é a vossa hora de fazer grata
memória do passado, para viver com paixão
o presente e abrir-vos com confiança ao futuro.
Novamente agradeço às Províncias de
Portugal e de Veneza por tudo o que têm feito na Guiné e tudo o que continuarão a fazer por esta jovem Entidade.
Confio-vos à protecção da Bem-aventurada Virgem Maria, Mãe da Igreja e Mãe da
Ordem Franciscana.
Sobre todos invoco a bênção do Seráfico
Pai São Francisco.
FR. JOSÉ RIDRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro geral
13. Carta con ocasión de la solemnidad
del Nacimiento de nuestro Señor Jesucristo 2005
HOY OS HA NACIDO UN SALVADOR
“Sapientia Altissimi, fortiter suaviterque disponens omnia: veni ad docendum nos viam prudentiae” (Alleluia pro feriis Adventus, die 17
mensis decembris)
352
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
A todos los Hermanos y Hermanas:
Paz y Bien!
En la noche santa del nacimiento de Jesús, el ángel del Señor nos trajo un evangelio, que era una gran alegría para todo el
pueblo: “hoy os ha nacido un Salvador, el
Mesías, el Señor” (cf Lc 2, 11).
Hoy la Historia –la del hombre con Dios,
la de Dios con el hombre- ha llegado a plenitud, porque la Palabra de Dios, la Palabra
que todo lo ilumina, se hizo carne y plantó
su tienda entre nosotros (cf Jn 1, 24), y amaneció para todos la Luz sin ocaso, el Sol de
justicia, el Día de la salvación.
Hoy, con Cristo, apareció la benignidad
de Dios (cf Tit 2, 11), la misericordia salió
al encuentro de los míseros, la pureza se
ofreció a los manchados, la gracia amaneció para los pecadores.
Hoy, en Cristo, la lealtad y la fidelidad se
han encontrado, la justicia y la paz se han
besado, la fidelidad ha brotado de la tierra y
la justicia ha bajado a nosotros desde el cielo (cf Sal 85).
En verdad, nace Jesús y reina nuestro
Dios, nace para nosotros un niño y nos llega con él la alegría, se nos da un hijo y él es
nuestra paz, nuestro bien, nuestra salvación
(cf Is 52, 7).
Hoy, en Cristo, se ha revelado la victoria
de nuestro Dios y la pueden contemplar todos los confines de la tierra (cf Sal 98, 3).
Hoy también nosotros contemplamos el
misterio de la Palabra hecha carne, Palabra
eterna del Padre, que estaba junto a Dios y
que puso su tienda entre nosotros; hoy hemos
visto su gloria, gloria de Hijo único del Padre,
lleno de gracia y de verdad (cf Jn 8, 14).
Todo lo que el hombre en su finitud había podido pedir con su oración, todo lo que
Dios en su magnificencia le hubiese podido
dar, todo se halló cumplido por la encarnación del Hijo de Dios, pues la salvación que
hasta entonces la fe esperaba, porque le había sido prometida, es ahora salvación que
la fe abraza, porque ha sido ya realizada.
Navidad, un misterio para discernir
la verdad del rostro de Dios
Una tentación constante para el hombre,
tentación nacida de la soberbia espiritual,
ha sido la de fabricar ídolos de Dios, en los
que proyectamos las fantasías de nuestro
deseo de grandeza. Ese dios ídolo, obra de
nuestras manos, que sabe todo lo que nosotros pretendemos saber, y puede todo lo que
nosotros deseamos poder, es necesariamente nuestro rival, pues él solo ocupa enteramente el lugar que todos queremos ocupar.
Y al mismo tiempo que nos postramos ante
ese rival y nos hacemos sus adoradores,
descubrimos que somos también sus naturales imitadores, pues en realidad lo hemos
fabricado a nuestra imagen y semejanza. De
ahí que, desde el principio mismo de nuestras idolatrías, experimentamos que somos
rivales, no sólo de un remedo de divinidad,
sino también unos de otros, todos de todos,
pues todos queremos ocupar el lugar del
ídolo que hemos fabricado.
Pero viene en ayuda de nuestra debilidad
la gracia del Señor. En efecto, el misterio
que contemplamos en la celebración litúrgica de la santa Navidad, permite que nos
acerquemos con discernimiento a la verdad
del rostro de Dios.
Delante de nuestros ojos está sólo un niño, la debilidad de un niño, la verdad de un
niño, algo tan cercano y tan pequeño que
podemos envolverlo en la ternura de una
mirada, y, sin embargo, ese niño es también
para nosotros la verdad de Dios, ese niño es
para nuestra fe «el esplendor de la gloria
eterna [...] y espejo sin mancha» (4CtaCl
14), ese niño es «aquel cuya belleza admiran sin cesar todos los bienaventurados
ejércitos celestiales, cuyo amor [...], cuya
visión gloriosa hará dichosos a todos los
ciudadanos de la Jerusalén celestial» (cf
4CtaCl 10-13).
En la noche santa, el ángel del Señor dijo
a los pastores: «Encontraréis un niño envuelto en pañales y acostado en un pesebre»
(cf Lc 2, 12). Y nosotros, como aquellos pastores, encontramos un niño, un hombre hijo
de hombre, un verbo humano, que es casi
siempre silencio y por veces llanto. Y, sin
embargo, delante de los ojos de nuestra fe está «el Verbo de Dios, Dios Hijo de Dios» (cf
León Magno, Tratado XXI, 2).
Delante de nuestros ojos está la humildad del hombre, y nuestra fe contempla la
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
majestad de Dios. Vemos sólo la debilidad
de un niño y en la fe adoramos la fuerza de
Dios. En este niño el amor ha unido el tiempo con la eternidad, la naturaleza impasible
de Dios con la naturaleza pasible del hombre (cf León Magno Tratado XXI, 2).
Dios, nuestro Dios, no se presenta como
el rival a quien hemos de temer, sino como
el pequeño a quien hemos de cuidar y el
hermano a quien hemos de amar.
Navidad, un misterio para discernir
la verdad del rostro del hombre
Tentación seductora ha sido para el hombre, desde el principio, la de ser como Dios,
y no precisamente como el Dios creador,
que es siempre amor fuente de vida, sino
como el ídolo de Dios, criatura del hombre,
sujeto de un poder caprichoso que es sólo
fuente de muerte. Desde el principio pretendemos levantar torres que lleguen hasta
el cielo. Desde el principio huimos de nosotros mismos.
Ahora, el misterio de la santa Navidad
pone delante de nuestros ojos el rostro de un
hombre nuevo para una nueva creación.
Obedeciendo el mandato del ángel del
Señor, fuimos con los pastores a Belén, y encontramos a María y a José, y al niño acostado en el pesebre (Lc 2, 16). Y allí aprendimos
los sentimientos de Cristo: allí se anula toda
vanidad y desaparece toda rivalidad; allí se
recrea en la pobreza la humildad, en la humildad la alegría, en la alegría la alabanza;
allí se hacen huéspedes de nuestra casa el
consuelo del amor, la compasión entrañable,
la comunión en el Espíritu.
A toda prisa fuimos a Belén y hallamos a
nuestro Salvador, al Mesías, al Señor, y sentimos sobre la faz de la tierra el vuelo de la
paz que se nos ofrecía desde el cielo. ¡Misterio inefable de la divina sabiduría!: el Señor ha venido para servir; el Mesías ha sido
ungido por el Espíritu para sanar y liberar;
el Salvador ha nacido niño para atraernos a
sí y reconciliarnos con nuestra pequeñez; la
Palabra de Dios se hizo hombre para que los
hombres volvamos a nuestro hacedor y reconozcamos al que nos ha dado la vida, para que seamos libres los que éramos escla-
353
vos, y nos veamos enaltecidos a la condición de hijos de Dios los que, por nuestra
desobediencia, nos habíamos alejado como
extraños de su casa (Cf. Leon Magno, Tratado XXV, 5).
En la noche santa fuimos a Belén, y la
gracia nos abrió los ojos de la mente para
que conociésemos el misterio de un nuevo
nacimiento: la humanidad de la que el hombre se había ausentado envidioso de Dios,
Dios, en Cristo Jesús, la había abrazado
enamorado del hombre (cf Fil 2, 6-7).
En la noche santa de Navidad, contemplando a Dios pequeño y pobre, aprendimos
a reconocerle en todos los pequeños y en todos los pobres de la humanidad, y la ternura de nuestro afecto por el Niño de Belén, se
nos hizo en las manos pan para los hambrientos, vestido para el desnudo, cercanía
para el enfermo, compasión para el encarcelado, ayuda para el necesitado.
Navidad, un misterio para discernir
la verdad de nuestra forma de vida
Quienes por la profesión hicimos entrega de nuestra vida a Dios sumamente amado, y nos pusimos en camino, bajo la acción
del Espíritu Santo, para seguir más de cerca
a Jesucristo nuestro Señor, necesitamos vivir atentos a las diversas mediaciones en las
que se nos manifiesta la voluntad de Dios,
si es que queremos responder con fidelidad
a la llamada que de Dios hemos recibido.
Así, en discernimiento, vivió desde su
conversión el hermano Francisco de Asís;
así, en discernimiento, nos sentimos llamados a vivir nosotros, especialmente en este
primer año de preparación al VIII Centenario de la fundación de nuestra Orden, pues,
como el hermano y padre Francisco, también nosotros queremos llevar una vida radicalmente evangélica.
Mediación luminosa para el conocimiento de la divina voluntad fue para Francisco,
y está llamada a serlo también para nosotros,
la Palabra de Dios, muy particularmente la
que es proclamada en las celebraciones litúrgicas de la comunidad eclesial.
A todos vosotros, mis hermanos, quiero
hacer llegar unas palabras de nuestro seráfico padre, en las que ha quedado reflejado su
354
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
amor a la Palabra del Señor: «Y porque el
que es de Dios escucha las palabras de
Dios (cf. Jn 8, 47), nosotros [...], debemos,
no sólo escuchar y hacer lo que dice Dios,
sino también custodiar [...] y los libros litúrgicos que contienen las santas palabras,
para que en nosotros vaya calando la celsitud de nuestro Creador y él vaya percibiendo nuestra sumisión. Por eso, amonesto a
todos mis hermanos y les animo en Cristo a
que, dondequiera que encuentren las palabras de Dios escritas, las veneren como mejor puedan [...], honrando al Señor en las
palabras que él pronunció (cf. 1 Re 2, 4).
Pues son muchas las cosas que se santifican por medio de la palabra de Dios (cf. 1
Tim 4, 5) y en virtud de las palabras de
Cristo se realiza el sacramento del altar.»
(Carta a la Orden 34-37).
La palabra de Dios, proclamada en la
Eucaristía –en toda celebración litúrgica- y
acogida en la fe, es la primera, fundamental
y necesaria forma de nuestra comunión con
Cristo el Señor. No podremos comulgar, comiendo el cuerpo del Señor, si antes no hemos comulgado creyendo la palabra del Señor: No desearemos su cuerpo, si no deseamos su palabra; no recibiremos su cuerpo,
si no escuchamos su palabra. ¡Palabra de
Dios acogida, palabra que llena de gozo el
corazón, palabra que suscita el canto, palabra que se nos vuelve en lo más íntimo de
nosotros mismos diálogo de amor con el
Amor, palabra que busca la plenitud de su
verdad en nosotros por la comunión sacramental al cuerpo del Señor!
Esa Palabra, en la que Dios se nos entrega, también lleva en su entraña noticia del
Ungido de Dios, del Mesías Jesús, pues él
nos habla en toda la Escritura, de él habla la
Escritura, y él es la Palabra que estaba junto a Dios y que se hizo carne y habitó entre
nosotros.
De ahí que no sólo nos sentimos interpelados por la Palabra que se proclama, sino que también contemplamos, para
aprender y discernir, los misterios de la Palabra encarnada. Y así, en este tiempo de
gracia de la santa Navidad, fijamos los
ojos de la fe en este niño que ha nacido para nosotros, en este hijo que se nos ha dado Y, siguiendo en esto nosotros el ejemplo de la bienaventura Virgen María, «la
madre de toda bondad» (cf Tomás de Celano, Vida primera, 21), queremos guardar
todas estas cosas, meditándolas en nuestro
corazón (Lc 2, 19).
Conclusión
Que todos y cada uno de los hermanos
llevemos en el corazón la oración de la Iglesia que vive en actitud permanente de adviento: «Oh Sabiduría, ven y muéstranos el
camino de la salvación».
Que a todos os ilumine la luz de Cristo.
Que a todos os alcance la bendición que es
Cristo. ¡FELIZ NAVIDAD!
Roma, 8 de Diciembre de 2005,
solemnidad de la Inmaculada Concepción
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO OFM
Ministro general
VERSUS CAPITULUM GENERALE
EXTRAORDINARIUM
1. In cammino verso il Capitolo generale straordinario
“La vocazione dell’Ordine oggi”
Un testo di ieri per l’oggi
Lettera del Ministro generale
Carissimi Ministri, Custodi
e Fratelli tutti:
il Signore vi dia Pace!
Come ho scritto recentemente, nella presentazione de «La grazia delle origini»,
avremo l’opportunità di celebrare l’ottavo
centenario della fondazione del nostro Ordine. Per prepararci a questo grande evento,
nel 2006 si svolgerà ad Assisi il Capitolo
generale straordinario, in cui inizieremo un
cammino di discernimento e di rinnovamento dell’Ordine, che è uno degli scopi di
questa celebrazione.
Il Definitorio generale ha nominato una
Commissione per la preparazione del Capitolo generale straordinario, i cui membri sono: Fr. Francesco Bravi, Vicario generale,
Fr. Ambrogio Van Si Nguyen, Definitore
generale, Fr. Thaddée Matura, Fr. Hermann
Schalück, Fr. Giacomo Bini e Fr. José M.
Arregui. Questa ha proposto che tutte le
Fraternità dell’Ordine leggano e approfondiscano la Dichiarazione del Capitolo generale di Madrid (1973): La vocazione dell’Ordine oggi. Pertanto ve la inviamo come
guida di lavoro in modo da lasciarci coinvolgere nella preparazione alla celebrazione del Capitolo generale.
Poiché è importante il lavoro e il coinvolgimento di tutte le Entità e di tutti i Frati dell’Ordine, chiedo ai Ministri e ai Custodi di:
• far pervenire una copia di questo testo
ad ogni Frate della rispettiva Entità;
• stimolare i Frati a leggere e ad approfondire il testo personalmente e in Fraternità;
• esortare i Frati a rispondere in modo comunitario alle domande che vengono offerte come aiuto ulteriore;
• chiedere che le risposte delle Fraternità
siano inviate alla Curia provinciale/custodiale, perché questa le sintetizzi, in
non più di tre cartelle, e le faccia pervenire alla Segreteria del Capitolo generale, presso la Curia generale, entro il mese di agosto 2005.
Tanto la Commissione per la preparazione del Capitolo generale come il Definitorio generale sono convinti che il testo proposto per lo studio e l’approfondimento,
sebbene sia del 1973, conservi tuttora vigore e attualità. Personalmente penso che la
lettura, l’approfondimento e la meditazione
della Dichiarazione del Capitolo generale
di Madrid, La Vocazione dell’Ordine oggi,
possa esserci di grande aiuto per il rinnovamento che ci attendiamo con il Capitolo generale e con la celebrazione dell’ottavo centenario dell’approvazione dell’Ordine.
Ringrazio ancora una volta i Ministri e i
Custodi per il loro servizio di animazione
dei Frati. Ringrazio anche tutti i Frati dell’Ordine per l’impegno nel cercare di «dare
sempre più qualità» alla loro vocazione di
Frati Minori.
Roma, 1 gennaio 2005
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
Presentazione della Dichiarazione«La vocazione dell’Ordine oggi»
Chiamati ad attualizzare continuamente
la nostra forma di vita, riproponiamo oggi
356
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
ai Frati la Dichiarazione del Capitolo generale del 1973, «La Vocazione dell’Ordine
oggi».
L’Ordine dei Frati Minori, accogliendo
l’invito del Concilio Vaticano II, che auspicava per tutti i religiosi il «continuo ritorno
alle fonti... e l’adattamento alle mutate condizioni dei tempi» (Perfectae Caritatis 2),
diede inizio a questo processo di rinnovamento. Venne quindi intrapreso quel lungo
ed impegnativo cammino di riflessione, sostenuto da numerose ricerche storiche, teologiche e spirituali sulle origini, e da esperienze concrete di rinnovamento, che portò
anche a decisioni legislative. Fu così che,
due anni dopo il Concilio, nel Capitolo del
1967, si lavorò a lungo sulle Costituzioni
generali per adattarle alle prospettive aperte dal Concilio stesso, mentre sei anni più
tardi, nel 1973, il Capitolo generale di Madrid volle presentare, sotto forma di Dichiarazione, redatta in forma moderna, semplice e accessibile, una visione dell’identità
francescana nel cuore del mondo contemporaneo. Ne risultò, in linea con i documenti conciliari, una sintesi entusiasta di scoperte, proposte, interrogativi ed esperienze,
venute dal passato e situate nel presente.
L’accoglienza riservata dall’Ordine a questa dichiarazione fu molto positiva: fu un’ispirazione per molti Frati e il documento
base per la formazione dei giovani.
I temi fondamentali che la Dichiarazione affronta furono ripresi in seguito da diversi Capitoli, documenti dei Ministri generali e dalle Commissioni che si sono succedute nel corso degli anni. Redatta nel
fervore conciliare, essa mantiene un tono di
speranza, invita tutti a un serio esame di coscienza e resta un documento incoraggiante
e ottimista.
Per preparare l’ottavo centenario (12092009) dell’approvazione della Forma vitae,
ci è sembrato che rivisitare questo testo potesse stimolare la riflessione di tutti i Frati
sulla rifondazione – la riattualizzazione –
del progetto evangelico, che la Regola propose e che la Dichiarazione, su invito del
Concilio, ha adattato ai tempi presenti. Il riprenderne la lettura trent’anni dopo, personalmente e in Fraternità, non sarà quindi un
gesto nostalgico, ma un confronto con l’oggi.
• Che fine hanno fatto le prospettive aperte da questo testo?
• Di ciò che è stato proposto che cosa è ancora attuale per ciascuno di noi?
• Come rispondere oggi alle provocazioni
della Dichiarazione? Come passare dalla
teoria alla prassi? Con quali decisioni,
gesti, passi nuovi e inediti?
• Si trovano nel testo dei punti o delle sottolineature oggi superati?
• Ci troviamo di fronte a situazioni e sfide
nuove sulle quali la Dichiarazione tace?
• In un momento di grandi trasformazioni
e di crisi delle nostre Entità, quale speranza custodiamo e quale speranza proponiamo al popolo cristiano?
Roma, 11.12.2004
La Commissione «Forma Vitae»
LA VOCAZIONE DELL’ORDINE OGGI
Dichiarazione del Capitolo generale
di Madrid/1973
Presentazione
1. Uomini del nostro tempo e consacrati
a Dio, anche noi frati minori, ci sentiamo da
più parti interpellati sul senso della nostra
scelta di vita e sul carattere specifico della
vocazione del nostro Ordine oggi.
Innanzitutto è Cristo che ci chiama a vivere il Vangelo oggi, nella trama di questo
nostro tempo.
È la Chiesa, che con la lettera inviata dal
Papa Paolo VI al nostro Capitolo generale,
ci rivolge questa domanda: «qual è il vostro
compito nella Chiesa, qual è la vostra vocazione specifica nel mondo di oggi?».
È il mondo stesso nel quale viviamo,
che, agitato da varie tensioni, e insieme pieno di simpatia per san Francesco, si rivolge
a noi, ci domanda chi siamo e in che modo
possiamo aiutarlo.
Ma, in fondo, siamo noi stessi, radunati
in Capitolo per sottoporre a verifica le nostre Costituzioni generali, che, come del resto altre volte è stato fatto nella storia della
nostra famiglia, ricerchiamo la nostra iden-
VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM
tità e il carattere specifico della nostra vocazione oggi.
2. A queste domande noi vorremmo dare
una risposta sincera con questa dichiarazione. Essa non vuole essere né una esposizione di tutti gli elementi costitutivi della vita
francescana, né un documento spirituale, e
ancora meno un trattato teologico. Piuttosto
essa si propone di riprendere alcuni elementi essenziali di ciò che è stato detto sulla vocazione francescana, di esprimerli in
una maniera sintetica e incisiva e, in tal modo, presentarli come una affermazione di alcuni valori, propri della vocazione dell’Ordine, che a noi sembrano oggi particolarmente significativi. Tale dichiarazione
vuole, nello stesso tempo, tenere conto dei
nuovi problemi che sono sorti in questi ultimi tempi e alla loro luce precisare certe
scelte già fatte. Essa è un invito pressante a
incarnare nella nostra vita concreta, con degli impegni precisi, i temi sui quali si è già
realizzato nell’Ordine un consenso generale. Questa dichiarazione non vuole restare
lettera morta. Ogni provincia, tenendo conto anche della relazione del Ministro generale «sullo stato dell’Ordine», si dovrà sforzare di sottoporla alla riflessione dei fratelli, onde arrivare a concretizzare qualcuno
dei punti che in essa sono particolarmente
sottolineati.
Introduzione
3. Frati minori, noi esprimiamo innanzitutto la nostra fiducia nel carisma un tempo
dato a Francesco d’Assisi e riconosciuto
dalla Chiesa: carisma che a tutt’oggi è vivo
e attuale come ne fanno fede tante voci dentro e fuori il cristianesimo. Docili a questo
carisma di Francesco, che ha saputo cogliere le aspirazioni profonde del suo tempo,
anche noi siamo spinti a guardare con attenzione il mondo nel quale viviamo e ad
ascoltare le richieste e le contestazioni che
ci vengono rivolte dai nostri fratelli. Noi
dobbiamo la nostra esistenza come fraternità all’esperienza storica di Francesco e
del suo Ordine e intendiamo restare a lui fedeli. Accogliendo nella fede il Vangelo del
Signore, Francesco ha avuto coscienza di
essere inviato al mondo con i suoi fratelli,
357
per testimoniare con la sua scelta di vita e
per proclamare con la parola la conversione
al Vangelo, la venuta del Regno di Dio e la
manifestazione del suo amore in mezzo agli
uomini. La coscienza di questa missione
dava a lui dinamismo spirituale, mobilità,
audacia nell’inventiva, e lo spingeva in
mezzo agli uomini, cristiani o no, per condividere con essi, nella loro situazione concreta, la sempre giovane e gioiosa Buona
Novella. L’invito, rivolto un tempo a questo
uomo, ci riguarda e ci interpella anche oggi: tocca a noi coglierlo e viverlo, nella certezza di rispondere così alle attese e ai bisogni degli uomini del nostro tempo.
4. Noi riconosciamo la differenza che
esiste tra la figura di Francesco e noi che a
lui ci richiamiamo, tra ciò che noi proponiamo come progetto e la realtà concreta del
nostro Ordine. La crisi del mondo e della
Chiesa che ci coinvolge, la realtà attuale
dell’Ordine (numerose defezioni di fratelli,
invecchiamento della nostra fraternità, crisi
di fiducia nella nostra vocazione, come ha
sottolineato anche il Ministro generale nella sua relazione «sullo stato dell’Ordine»),
ma soprattutto la nostra volontà di voler essere fedeli al Vangelo, ci spingono oggi a ricominciare da capo, anzi esigono da noi una
più profonda conversione di cuore. La situazione richiede da noi rinnovamento nella fede, inventiva, coraggio, accettazione di
rischi e nuove e pronte decisioni. Nonostante la nostra fragilità, noi vogliamo impegnarci in questa via, e per questo indichiamo i punti che a noi sembrano imporsi
con maggiore forza.
1. Vangelo e la fede
5. Al centro della vita francescana, come
appare evidente dagli scritti di Francesco e
da altri testi, c’è un’esperienza di fede in
Dio, realizzata nell’incontro personale con
Gesù Cristo. Tutto il progetto evangelico,
sotto qualunque aspetto lo si consideri (preghiera, fraternità, povertà, presenza in mezzo agli uomini), rinvia costantemente alla
fede. Le esortazioni continue della Regola
sulla ricerca di Dio, sul suo primato assoluto ed unico nella vita dei frati, sulla adora-
358
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
zione e l’amore che a Lui sono dovuti, sul
cammino nella sequela di Cristo e la vita secondo il Vangelo, sull’apertura al soffio sovranamente libero dello Spirito, sul primato
e la perseveranza nella preghiera; le motivazioni evangeliche proposte ad ogni comportamento dei frati (contemplazione, digiuno, preghiera, modo di vestire, povertà,
lavoro, mendicità, cibo) mostrano che alla
radice di tale scelta di vita c’è un’esperienza originale di fede in un Dio che è Amore.
6. Questa esperienza è stata vissuta da
Francesco in un contesto culturale e religioso molto diverso dal nostro: ma ciò nonostante essa resta un fatto esemplare anche
per la nostra situazione. Noi viviamo in un
momento in cui molte sicurezze, facilitazioni ed anche illusioni sulla fede crollano,
e noi siamo spinti, al di là dei punti periferici, al cuore stesso della nostra opzione cristiana: la nostra fede in Dio e Padre di Gesù
Cristo. Questa fede non è pura conoscenza
razionale o riflessione teologica, non è semplice ripetizione di formule, sistema ideologico o cieca adesione volontaristica, ma è
scoperta graduale e vitale accoglienza della
realtà di Dio e dell’uomo alla luce di Gesù
Cristo. Dono gratuito dello spirito di Gesù
«senza del quale noi non possiamo far nulla» (Gv 15,5), questa fede accettata liberamente è il solo fondamento solido sul quale
si possa costruire una vita di preghiera, di
celibato, di fraternità, di povertà e di servizio.
7. Noi sappiamo che non è facile vivere
una simile esigenza, difficile da esprimersi
in formule precise, mai completata, sempre
da rinnovare e che ci spinge costantemente
a nuovi inizi. Non possiamo perciò accontentarci di parole, né pretendere di avere
una risposta a tutto; dobbiamo piuttosto, all’interno della fede del popolo di Dio, assumere umilmente e onestamente l’onere di
una ricerca difficile e le relative incertezze
comuni a tanti uomini.
8. Un tale cammino nella fede dà una dimensione profonda alla nostra ricerca spirituale fatta individualmente o in comune; e
soltanto essa sosterrà la nostra preghiera.
Difatti, tutto ciò che si può dire sulla preghiera intensa, sulla solitudine, sulla neces-
sità di scambi spirituali profondi, si fonda
su questa affermazione fondamentale della
fede. Senza aver timore delle questioni critiche che la vita e il mondo ci pongono, noi
dobbiamo costantemente verificare questa
fede: e questo potrà rendere più stabile ancora il fondamento ultimo del nostro progetto. Se ci sforzeremo di vivere così, noi,
anche attraverso la ricerca, potremo testimoniare che Dio è vivo, che Gesù è il Signore, che lo Spirito è la forza che ci anima.
Allora le nostre fraternità potranno divenire
dei luoghi di risveglio della fede, dei luoghi
di preghiera e di riferimento evangelico per
noi e per gli altri nostri fratelli che cercano
un senso alla loro vita.
2. Vita nella Chiesa
9. Questo approfondimento della fede, al
quale ci richiamano la nostra vocazione e la
situazione attuale, non può essere affrontato e portato avanti fedelmente se non in comunione con la Chiesa. «II senso e il servizio della Chiesa fanno parte integrante della nostra vocazione».
Nei secoli XII e XIII sorsero numerosi
movimenti evangelici per affrontare i problemi, e spesso gli scandali, della Chiesa.
Molti presero posizione contro la Chiesa,
perché la giudicavano infedele a quel Vangelo che essi volevano vivere. Francesco,
invece, pur soffrendo per le manifeste debolezze della Chiesa del suo tempo, ha voluto restare in piena comunione con essa. E
così fece non per una tattica opportunistica,
ma per un amore profondo e una obbedienza sincera al volere di Cristo, che ha affidato la sua Chiesa a Pietro e ai suoi successori. Questa Chiesa, strutturata nei vari ministeri, era per Francesco il luogo privilegiato
che Dio si è scelto per fare udire la sua autentica parola ed in cui Gesù si rende presente e vivo nei suoi sacramenti. Francesco,
pur conoscendo debolezze che esistevano
nella Chiesa, mai cessò di amarla e di considerare i chierici come suoi maestri e signori, cosciente di essere lui stesso un peccatore.
10. Anche oggi le strutture della Chiesa
sono frequentemente oggetto di critica, poiché sono, secondo il parere di molti, come
VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM
un ostacolo alla fede e al Vangelo. Le critiche e la contestazione alla «istituzione» acquistano toni violenti e duri, e molti, anche
tra noi, l’abbandonano, sia pure soltanto interiormente.
11 - Noi, invece, vogliamo amare questa
Chiesa con tutto il cuore e vogliamo restare
in comunione con essa, anche se riconosciamo che il suo volto, così come noi cristiani lo riproduciamo, appare talvolta
deformato. Noi sappiamo che è nella Chiesa che possiamo accogliere e sviluppare il
nostro carisma, perché essa è inviata per
mantenere nel mondo la fede in Dio, la presenza viva di Gesù e del suo Spirito, e per
lavorare per la realizzazione del Regno (cfr.
Lc 17, 20-21). Senza dubbio, la nostra forma di vita, nella misura in cui sarà vissuta
con fedeltà al Vangelo, contesta con forza la
mediocrità e la fragilità delle persone e delle strutture. Nello stesso tempo però, sull’esempio di Francesco, vogliamo essere nella
Chiesa uomini di pace e di riconciliazione,
amando tutti i nostri fratelli cristiani e testimoniando obbedienza e rispetto ai vescovi
e soprattutto «al signor Papa».
3. Fratelli fra gli uomini
12. Il Signore ci ha chiamati a vivere secondo il Vangelo, non da soli, ma in una comunità di fratelli. È in essa e per mezzo di
esso che si realizza la nostra vocazione, poiché la comunità è il luogo privilegiato del
nostro incontro con Dio. Noi vogliamo vivere non soltanto l’uno accanto all’altro, tesi verso il medesimo fine e aiutandoci a raggiungerlo, ma piuttosto volgendoci gli uni
verso gli altri, per amarci vicendevolmente
come il Signore ci ha dato l’esempio e il comando. Noi dobbiamo considerarci tutti
fratelli, dimostrarci rispetto, manifestarci
con semplicità tutte le nostre necessità, renderci i più umili servizi, evitare le dispute,
le mormorazioni, la collera, i giudizi negativi; in breve, dobbiamo amarci con le opere e non solo a parole; e questo con la tenerezza di una madre con i suoi bambini.
13. Un tal genere di vita fraterna, significata e nutrita dall’Eucaristia, sacramento di
unità e di carità, implica la condivisione
materiale e spirituale, la ricerca di Dio e di
359
Gesù nella preghiera comune, gli scambi e
le interpellanze fraterne, la verifica dei nostri rispettivi impegni, e abitualmente la vita vissuta insieme. La scelta di questa forma
di vita, fatta dopo matura riflessione, sottoposta alla prova del tempo ed espressa pubblicamente davanti a Dio e alla Chiesa, ci
lega in modo permanente alla comunità dei
nostri fratelli. Essa comporta altresì la scelta del celibato per il Regno (cfr. Mt 19, 12),
che, fondato sulla promessa e la chiamata di
Gesù, favorisce la realizzazione di questo
tipo di vita.
14. La nostra fraternità vuole essere un
incontro di uomini chiamati, sotto la forza
dello Spirito, da differenti ambienti sociali
e culturali, che si sforzano di creare tra di
loro veri legami di amicizia, di rispetto, di
mutua accettazione; essa non è semplicemente un gruppo di lavoro sia pure apostolico. Nella fraternità tutti sono fratelli, uomini eguali benché differenti, liberi e corresponsabili. Anche se essa esclude strutture
pesanti e minuziose, comporta però il necessario servizio di unità e coesione esercitato dai «ministri e servi» della fraternità, ai
quali i frati debbono obbedire. In questo
modo, ricercando insieme ciò che piace al
Signore, accettandosi vicendevolmente, limitando la propria libertà per quella degli
altri, sottomettendosi alle esigenze della vita comunitaria e alle strutture indispensabili della fraternità, i frati vivono la vera obbedienza di nostro Signore Gesù Cristo.
15. La fraternità non è una realtà chiusa
in se stessa: essa, per il suo intrinseco dinamismo, si apre a tutti gli uomini che sono
per noi una manifestazione del Cristo. Noi
dobbiamo amare ed accogliere con benevolenza amici e nemici, sia che essi vengano a
noi, sia che noi andiamo verso di loro. Con
coloro che lo desiderano, noi potremo cercare delle nuove forme di relazione con la
famiglia francescana.
Quantunque costatiamo che il nostro
mondo è diviso in classi sociali e in categorie ideologiche, noi ci rifiutiamo di giudicare gli uomini sulla base di queste classificazioni. Consapevoli che è nostro dovere essere in ogni luogo i testimoni del Vangelo,
noi, nei nostri contatti, non dobbiamo met-
360
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
terci in dispute, fare del proselitismo, anche
religioso. Senza alcuna pretesa, vogliamo
essere operatori di pace, cortesi, gioiosi,
sottomessi a tutti, praticando, se è necessario, la non-resistenza (cfr. Mt 5,39) e convinti che non siamo altro che servitori di
una Parola più grande di noi. Con il nostro
amore limpido e benevolo noi vogliamo testimoniare a tutti quelli che incontriamo il
valore insostituibile di ogni persona.
16. Situati in un mondo, dove le strutture economiche, sociali, politiche influiscono sull’uomo e, attraverso forme sottili di
manipolazione, gli impediscono di essere
veramente libero, noi non possiamo rimanere indifferenti di fronte a tale stato di cose, né accettare situazioni in cui l’uomo non
può vivere da uomo, a causa del sottosviluppo o dello sfruttamento. Per questo, in
nome della carità e della giustizia, e, proprio per essere fedeli alla nostra vocazione
di «araldi della pace», noi siamo chiamati a
combattere questi mali e a lavorare per la liberazione degli oppressi e degli oppressori,
annunciando loro la conversione e la fede al
Vangelo (cfr. Mc 1,15).
17. Se noi sapremo vivere, «non a parole ma a fatti», la vera fraternità fra noi; se
invece di chiuderci in noi stessi, ci apriremo
a tutti gli uomini con i quali ci sarà dato di
entrare in contatto, noi risponderemo all’attesa del mondo che, minacciato dalla spersonalizzazione e dall’anonimato, aspira
profondamente alla comunità. Allora, noi
potremo, insieme ad altri uomini, cristiani e
no, svolgere un ruolo di fermento nella costruzione di una umanità, che non sia una
massa di individui solitari e spersonalizzati,
ma una comunione fraterna in Cristo.
4. Servi di tutti
18. Il nome di «Frati Minori» che noi
portiamo esprime non soltanto un’esigenza
di fraternità, ma anche quella di un umile
servizio («minorità»). Già all’interno del
nostro gruppo noi siamo invitati a obbedire
gli uni a gli altri e, quando un incarico ci
conferisce una certa autorità, dobbiamo cercare di escludere ogni volontà di dominio e
di potere, e compiere invece i servizi più
umili.
19. Di fronte a tutti, poi, sottomessi ad
ogni creatura per amore di Dio, dobbiamo
presentarci, in quanto comunità e in quanto
individui, come piccoli, come servi, che
nessuno teme, perché essi cercano di servire, non di dominare, né di imporsi sia pure
per fini spirituali. Un tale atteggiamento richiede lo spirito di infanzia, la piccolezza,
la semplicità e un ottimismo risoluto di
fronte agli uomini e agli avvenimenti. Dobbiamo accettare l’insicurezza a livello delle
istituzioni e delle idee, l’incertezza di fronte all’avvenire; dobbiamo riconoscere di essere deboli e vulnerabili, «servi inutili» (Lc
17,10), e che solo Dio è forte. Contribuiremo così, da parte nostra, a ridare alla comunità cristiana il volto del suo Signore, che è
«venuto per servire e non per essere servito» (cfr. Mt 20, 28).
5. Discepoli del Cristo povero
20. La nostra Regola e la nostra vita consistono nel seguire in tutto le orme di Gesù
Cristo. E poiché egli si è fatto povero per
noi, noi pure siamo chiamati a servire il Signore nella povertà, nell’umiltà come stranieri e pellegrini in questo mondo. La povertà vissuta nella sua duplice dimensione,
spirituale e sociale, si propone a noi come
un impegno particolare e duraturo.
21. La povertà di Francesco aveva radici
essenzialmente evangeliche e presupponeva anzitutto un atteggiamento interiore di
totale spogliamento per il Regno e di assoluta dipendenza nei confronti di Dio, fonte
unica di ogni bene e di ogni ricchezza. Ma
essa si è manifestata in una maniera tutta
particolare, rendendo così credibile la predicazione evangelica agli uomini del suo
tempo. Mentre il mondo monastico medievale sfruttava con il proprio lavoro le sue
proprietà fondiarie, che gli assicuravano la
sussistenza, Francesco non ha voluto per sé
e per i suoi frati alcuna proprietà. Egli e i
suoi compagni, a imitazione di Cristo e degli Apostoli, totalmente liberi per annunciare il Vangelo, hanno cominciato a vivere da
itineranti. La loro sussistenza era garantita
dal lavoro presso terzi e, eventualmente, come ultima risorsa, dal ricorso alla elemosina cercata di porta in porta. Anche se l’evo-
VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM
luzione del primitivo movimento ha portato
a necessari adattamenti (accettazione di
«luoghi», di case, di chiese per l’uso dei frati), resta fermo il rifiuto di Francesco di essere inserito in certe strutture della società;
lo stesso si deve dire per il rifiuto del denaro e l’esigenza di una vita povera.
22. In una situazione socio-economica
differente, c’è bisogno di vedere come oggi
possiamo mantenere l’essenziale della nostra scelta di povertà. Nel passato l’Ordine,
attratto dalla scelta di povertà di Francesco,
ha sempre reagito, con più o meno vigore,
contro la naturale tendenza agli accomodamenti. Oggi siamo sollecitati ad esprimere
la stessa esigenza. La carenza della proprietà fondiaria, la penuria dell’alloggio, la
sussistenza assicurata dal proprio lavoro, la
precarietà dell’impiego, sono ai nostri giorni la condizione normale della maggior parte degli uomini del nostro; e ancora più importante è la moltitudine di coloro che vivono in condizioni disumane. Tenendo conto
delle situazioni locali, bisogna pertanto portare avanti la ricerca per vivere come “i piccoli” di oggi. Condividendo questa situazione, ma senza accettare le strutture che
mantengono tanti dei nostri fratelli nella
miseria, noi cercheremo di essere insieme
con loro, il lievito di una società nuova
chiamata a partecipare in modo pieno alla
salvezza operata da Cristo (Rm 11,12).
23. Se riusciremo a vivere così, potremo
svolgere un ruolo di contestazione nei confronti della società di produzione e di consumo. Non avere proprietà, vivere con il
proprio lavoro, in modo semplice, modesto
ma decoroso, rifiutare di soccombere alla
pubblicità che mira solo al consumo, ci darà
il vero senso dei beni materiali, ci riavvicinerà di più ai poveri, agli emarginati, ma anche a tutti coloro che, non trovando senso
nella società dell’abbondanza, cercano una
vita più spoglia e più libera.
24. La nostra povertà evangelica implica
la condivisione di ciò che noi abbiamo, non
solo tra noi, ma anche con coloro che sono
nel bisogno materiale e spirituale.
Liberati da ogni timore per la povertà
cha abbiamo scelto, vivendo gioiosamente
di speranza basata sulla Promessa, noi po-
361
tremo testimoniare agli uomini del nostro
tempo che questo mondo ha un senso che lo
trascende e lo spinge verso un futuro che
noi chiamiamo: Gesù Cristo.
25. Ponendoci nella linea del «Cantico di
frate sole», noi estendiamo la nostra simpatia e attenzione fraterna alla natura, che oggi è minacciata dalla condotta irresponsabile e avida della società industriale e di consumo. La terra che noi abbiamo ricevuto
gratuitamente dall’amore di Dio, vogliamo
umanizzarla attraverso un dominio che la
renda totalmente fraterna e al servizio di
tutti. Così noi daremo soddisfazione all’inquietudine del nostro tempo e insieme mostreremo quale è la ragione del nostro atteggiamento: questa creazione ha un’origine di
Amore, che le dà un senso: l’emergere di
una umanità fraterna, radunata nel Cristo,
attraverso il quale e per il quale il mondo è
stato creato.
6. Il lavoro dei frati
26. II lavoro è una necessità legata alla
nostra professione di povertà. Francesco e i
suoi compagni esercitavano lavori molto
diversi (cura dei lebbrosi, lavoro presso la
gente, predicazione). In rapporto all’insieme della vita religiosa medievale, Francesco introduce una concezione e una pratica
nuova: il lavoro presso terzi come mezzo di
sussistenza. Questo lavoro non era clericale
nel senso attuale della parola, perché in origine il piccolo gruppo era formato dalle persone più diverse, delle quali solo alcuni erano sacerdoti. I frati esercitavano, quando
era possibile, quel mestiere o quella professione che conoscevano, oppure ne imparavano uno. Questo lavoro era un’occasione
di incontro con il popolo e un mezzo di
evangelizzazione. Tale novità non è sopravvissuta allo sviluppo dell’Ordine e al suo
graduale inserimento negli schemi della vita clericale e monastica. In seguito, l’Ordine si è impegnato soprattutto nel lavoro ministeriale (ministeri sacerdotali, predicazione, studio), nell’assistenza sociale (cura dei
malati, assistenza ai poveri, promozione
delle classi abbandonate) e nel lavoro domestico all’interno dei conventi compiuto
da coloro che non erano chierici.
362
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
27. In questi ultimi tempi, prendendo
parte allo sviluppo generale della vita religiosa, influenzati anche da alcune esperienze di altre comunità, noi stiamo riscoprendo un aspetto del lavoro quale Francesco lo
aveva intravisto. Nelle nostre fraternità il
lavoro e le occupazioni cominciano a diversificarsi. Se il lavoro ministeriale, il servizio delle nostre opere, come pure i lavori
domestici interni impegnano legittimamente la maggior parte dei frati, è possibile però
sempre più frequentemente vedere frati che
esercitano differenti lavori e professioni retribuite all’interno di imprese e di istituzioni che non appartengono né all’Ordine né
alla Chiesa. Tale orientamento ci sembra
pienamente conforme alla nostra vocazione, perché ci inserisce in modo speciale nella società, ci fa lavorare alla sua costruzione e ci avvicina a coloro che vivono del loro lavoro. Pur essendo questo orientamento
un cammino del futuro, esso ci ricollega ad
una delle intuizioni delle nostre origini.
28. Crediamo, perciò, che i frati possono
esercitare ogni lavoro e ogni professione
compatibili con la vita cristiana e francescana. Pur riaffermando la necessità di lavorare per le nostre opere o a servizio delle
istituzioni organizzate dalla Chiesa, riconosciamo l’importanza del lavoro presso terzi, come forma di servizio e di testimonianza che in modo tutto particolare ci fa vicini
ai nostri fratelli.
29. Un tale impegno comporta, senza
dubbio, anche dei limiti. Limiti umani, poiché dobbiamo stare attenti a non essere
schiavi del lavoro o del guadagno e a conservare la nostra libertà di uomini nei confronti di un mondo con strutture disumanizzanti. Limiti propri al nostro genere di vita:
ciò che per noi deve avere la precedenza assoluta è la ricerca di Dio (interiorità, solitudine, preghiera), la vita fraterna, la disponibilità agli altri, la povertà e il rifiuto del potere. Un lavoro che abitualmente ci
impedisse di condurre tale vita, che è il nostro compito essenziale, non può essere accettato.
30. Riconoscendo nel lavoro il perfezionamento della creazione, il completamento
dell’uomo e la sua partecipazione al destino
dell’umanità, noi, compiendolo con competenza e fedeltà, dobbiamo sapere però che
non ha senso se non per il riferimento al Padre che lavora senza sosta nel mondo (cfr.
Gv 5,17) per frane la terra dei viventi.
7. Araldi della pace nel nostro mondo
31. La missione essenziale della nostra
fraternità, la sua vocazione nella Chiesa e
nel mondo, consiste nella realizzazione
vissuta del nostro progetto di vita. Noi crediamo che, sforzandoci di vivere l’esperienza della fede nella comunità cristiana,
creando una fraternità di amore e di servizio aperta a tutti, vivendo nella povertà,
partecipando alle speranze dei poveri, possiamo essere un « segno » della nuova
umanità riunita intorno a Gesù Risorto per
la potenza del suo Spirito. Il nostro contributo alla costruzione della Chiesa e dell’umanità è principalmente di questo genere:
noi vogliamo dare testimonianza soprattutto con la nostra vita.
32. Da ciò consegue che la parola che
annuncia e spiega quello che Dio ha compiuto in Gesù Cristo e che continuamente
compie in noi e nel mondo, fa inscindibilmente parte della nostra missione, percepita da Francesco nel Vangelo della missione
e confermata dal mandato della Chiesa.
Tutti dobbiamo avere il coraggio di «rendere conto della speranza che è in noi» (1Pt
3,15). Quelli che hanno ricevuto il ministero sacerdotale annuncino la parola secondo
le esigenze proprie di tale ministero; ma tutti i frati devono testimoniare, anche con le
parole, il Signore Gesù. Particolare attenzione dovremo prestare ai cristiani che oggi
si sentono disorientati, agli uomini e alle
donne che sono in cammino verso la fede o
ai gruppi di cristiani che in forme e modi
vari sono desiderosi di costituire delle comunità di vita.
33. La nostra volontà di creare nel cuore
stesso di un quartiere di città una comunità
fraterna, in cui gli uomini più diversi condividono la vita, i beni, il lavoro; una fraternità che rifiuta il potere per essere serva, e
che sceglie uno stile di vita che la riavvicina ai poveri e la rende sensibile alla sorte di
tutti gli oppressi, comporta senza dubbio, lo
VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM
si voglia o no, delle ripercussioni sociali e
politiche. Ci si guarderà bene dall’identificare questa nostra volontà con qualche corrente politica, qualunque essa sia, o dal lasciarla strumentalizzare dall’una o dall’altra tendenza. Piuttosto ci si preoccuperà di
spingere le esigenze delle Beatitudini fino
alle estreme conseguenze. Così noi potremo
dimostrare la possibilità – sempre relativa,
però, poiché nessun successo può essere
identificato con il Regno di Dio – di una comunità in cui l’uomo è libero, è accettato
come un fratello, rispettato nella sua dignità.
34. A partire da qui e tenendo presente la
nostra vocazione di pace, ci sarà possibile
partecipare davvero ai problemi, alle lotte
sociali e politiche di oggi. Ma ciò esige una
informazione molto seria, che ci faccia evitare infatuazioni sentimentali, giudizi sommari ingiusti, dichiarazioni irresponsabili e
che ci permetta un’analisi obiettiva delle situazioni. Inoltre se ci sforzeremo di vivere
tra noi la giustizia e la condivisione, se
prenderemo parte, secondo le nostre possibilità e i nostri carismi, alla sorte e al lavoro dei poveri, degli emarginati del nostro
tempo, allora noi avremo il diritto e il dovere di unire la nostra voce a quella degli oppressi. Ma questo lo faremo per amore della persona che riconosceremo in ogni uomo, qualunque sia il gruppo sociale al quale
esso appartiene. Così, lavorando per la pace, noi faremo progredire la realizzazione
del Regno di Dio, nel quale non devono più
esistere muri fra gli uomini, né dominazione: «non più schiavo né libero... poiché tutti siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 26-28).
35. Quello che è stato detto nei confronti della società, vale, in parte, anche per la
nostra missione nella Chiesa. Se vivremo
realmente secondo il Vangelo, la fede, l’amore vicendevole, la povertà, l’esercizio
dell’autorità come servizio, potremo essere
in seno alla Chiesa un fermento di inquietudine e di contestazione evangelica. Ma proprio qui si nasconde una tremenda esigenza,
poiché il male e lo squilibrio sono innanzitutto dentro di noi; accontentarci di una
contestazione puramente verbale nei confronti degli altri, sarebbe solo una ipocrisia.
363
8. Il senso delle strutture
nella nostra fraternità
36. La descrizione del nostro progetto
mostra chiaramente che noi non siamo una
organizzazione strutturata in vista di uno o
più compiti precisi da attuare. Noi siamo
una comunità di fratelli che, all’interno della comunione della Chiesa e insieme a tutti
coloro che sono animati dallo spirito di
Francesco, vogliono semplicemente vivere
un tipo di vita evangelica, convinti che proprio questo costituisce un contributo speciale alla globale testimonianza dei cristiani.
37. Tutto ciò che è necessario come
struttura e che fa di noi un «Ordine» (Ordo
Fratrum Minorum) ha lo scopo di garantire
la comunione fraterna tra noi e con la Chiesa, affinché la nostra testimonianza sia sempre e sempre di più evangelica. Questo è il
senso fondamentale dell’autorità nella nostra fraternità, sia a livello locale e provinciale, che a livello di tutto l’Ordine. I frati
che sono investiti di autorità garantiscono il
legame e l’unità tra i fratelli, li stimolano
nella loro responsabilità cristiana, li confermano nella loro vocazione evangelica e
francescana, li aiutano ad uscire dal loro
isolamento, per inserirli in una comunione
più vasta. È questo soprattutto il compito
del Ministro generale della fraternità, il
quale, mediante scambi frequenti e contatti
personali, mantiene l’unità dei frati sparsi
nel mondo e li rappresenta al centro dell’unità della Chiesa.
38. Garantiti e assicurati questi legami
fondamentali – c’è ancora molto da fare in
questa direzione – sono state lasciate autonomia e libertà molte ampie, ancora non
sufficientemente esercitate, alle fraternità,
alle Province, ai raggruppamenti culturali o
regionali. Le leggi necessarie mirano a garantire la sussidiarietà ed eventualmente a
proteggerla contro la negligenza o l’irresponsabilità. In ogni modo, dobbiamo insistere di più sul dialogo e sul contatto personale tra i frati e i loro ministri che non sulla
molteplicità e la precisione delle leggi.
39. All’interno dei gruppi (fraternità, province, Ordine) sarà fatto largo spazio alla
partecipazione di tutti alle varie responsabi-
364
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
lità. Dobbiamo tuttavia vigilare perché la
pluriformità, che è un bene, non conduca all’isolamento dei singoli gruppi, ma che siano previsti contatti e scambi a livello sia dei
responsabili, sia dei frati dei diversi gruppi.
40. Nella elaborazione delle proprie leggi l’Ordine sceglierà una propria strada:
eviterà l’anarchia e il frazionamento, conserverà l’agilità e l’adattabilità, in modo
che, periodicamente, in ogni Capitolo generale, siano realizzati possibili rinnovamenti
e revisioni.
È così che noi potremo vivere secondo le
parole di Francesco: coscienti di aver fatto
ben poco finora, essere sempre pronti a ricominciare la conversione evangelica alla
quale siamo chiamati.
[Acta Capituli Generalis Ordinarii Ordinis
Fratrum Minorum, Madrid 1973, Curia Generalis Ordinis, Roma 1973, pp. 491-502]
PER LA RIFLESSIONE
A
• Lettura e approfondimento personale.
• Impressioni e risonanze nella condivisione fraterna.
B
• Domande.
“La Vocazione dell’Ordine oggi” nn. 1-11
1. «La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del
Signore nostro Gesù Cristo…» (Rb
1,1).
Per ritrovare la fede vera nel vissuto
quotidiano si richiede contemporaneamente
la passione per la ricerca del volto di Dio e
il distacco radicale da ogni cosa.
Quali ostacoli concreti rimuovere e quali mediazioni (strutture) personali e fraterne
proporre per la riattualizzazione della nostra vocazione e missione?
2. «Qual è il vostro compito nella Chiesa,
qual è la vostra vocazione specifica nel
mondo di oggi?» (Paolo VI).
Francesco e la primitiva Fraternità hanno dato una risposta a questi interrogativi
avvicinando la Chiesa al mondo del loro
tempo.
Come ci rapportiamo alla nostra Chiesa
e come possiamo farci più presenti in mezzo alla gente per migliorare il dialogo tra
Chiesa e mondo?
“La Vocazione dell’Ordine oggi” nn. 12-30
3. «Se la madre nutre e ama il suo figlio
carnale, quanto più premurosamente
uno deve amare e nutrire il suo fratello
spirituale?» (Rb 6,8).
La paura, la mancanza di fede e l’individualismo vanno spesso insieme, paralizzando il nostro cammino ed erigendo muri di
chiusura e di divisioni…
Come continuare ad approfondire le nostre relazioni personali in vista di una Fraternità più autentica, più contemplativa, più
missionaria?
4. «I frati non si approprino di nulla…»
(Rb 6,1). «Io lavoravo con le mie mani… Voglio fermamente che tutti i frati
lavorino… Imparino ... per dare l’esempio e tener lontano l’ozio…» (2Test
20-21).
Come vivere oggi queste prescrizioni
della Regola e del Testamento con le rispettive attualizzazioni delle nostre CCGG (Art.
72-82)?
Che tipo di sobrietà e solidarietà possiamo praticare personalmente e in Fraternità?
“La Vocazione dell’Ordine oggi” nn. 31-40
5. «Beati i pacifici … Sono veramente pacifici coloro che … conservano la pace
nell’anima e nel corpo» (Am 15).
Riconciliati con noi stessi e con i fratelli, condividendo nella nostra carne le stesse
lacerazioni del nostro mondo (cf SdP 20),
come possiamo concretamente portare la
pace al nostro mondo e quali difficoltà incontriamo?
6. «Perseverate nella disciplina e nella
santa obbedienza, e adempite con proposito buono e fermo quelle cose che gli
avete promesso…» (LOrd 10).
Quali mediazioni, quale ambiente fraterno-religioso, quali strutture significative (personali, relazionali, dell’habitat) riteniamo
importante valorizzare per riqualificare la no-
VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM
stra vocazione e missione? Quali invece riteniamo di impedimento a un cammino evangelico, personale e fraterno, più spedito?
2. Indizione del Capitolo generale straordinario
Prot. 096130
Carissimi Fratelli,
il Signore vi dia Pace!
Stiamo per iniziare ufficialmente il cammino di preparazione che ci porterà nel
2009 alla celebrazione dell’VIII Centenario
di fondazione del nostro Ordine. Inizieremo
il 29 ottobre 2005 alla Porziuncola, presso
Santa Maria degli Angeli (Assisi), e per tutto l’anno 2006 ci metteremo in attento
ascolto della Parola, per riscoprire, alla luce
dello Spirito, la volontà di Dio Padre per la
nostra Fraternità e per ciascuno di noi. Ci
faremo guidare dalla domanda che sta all’inizio della vocazione di Francesco: «Signore, che cosa vuoi che io faccia?», perché
siamo convinti che se, come il nostro Fondatore, permetteremo al Crocifisso di parlare al nostro cuore, allora anche noi saremo
travolti dalla dirompente novità del Vangelo, ci lasceremo coinvolgere e affascinare
totalmente da esso e saremo nuovamente
pronti a spogliarci di quanto ci è di ostacolo nel seguire le orme del Signore nostro
Gesù Cristo (cf Rnb 22,2), perché solo Lui
sia la meta della nostra vita.
Vogliamo in questo modo riscoprire la
grazia delle origini, per ritornare alle fonti
della nostra storia, della nostra vocazione,
non per ricordare nostalgicamente le meraviglie di un grande passato, ma per abbeverarci alla freschezza di quelle acque e, rinvigoriti, riprendere con forza e fedeltà il nostro cammino nella Chiesa e tra gli uomini e
le donne del nostro tempo.
Rispondiamo a questo invito al rinnovamento e alla ri-fondazione del nostro Ordine, accogliendo di nuovo le provocazioni
che già ci venivano dalla Dichiarazione del
Capitolo generale del 1973. Facciamo ancora oggi nostre queste sfide ma, come è
stato fin dagli inizi della nostra storia, camminando insieme, come una sola Fraternità
che, pur dispersa nel mondo, vive di un so-
365
lo Spirito. Per questo abbiamo deciso di
darci un tempo per fermarci e riflettere insieme, per sostare in attento ascolto di ciò
che Signore ci chiede, per confrontarci su
come meglio osservare quanto ciascuno di
noi ha promesso nel giorno della sua professione, per ripartire con rinnovato impegno ad annunciare tra i fratelli e le sorelle
nel mondo il Vangelo di Cristo (cf 3Comp
57).
Con questi sentimenti nel cuore, osservato quanto stabilito, con l’autorità della
Regola (Cap. VIII), confermata dalle Costituzioni generali (190,2), con questa mia lettera
CONVOCO UFFICIALMENTE IL CAPITOLO GENERALE STRAORDINARIO
Il Capitolo si svolgerà sotto il motto la
grazie degli origini e sarà una verifica della
nostra vita di Frati Minori alla luce della
Regola bollata e delle sfide che ci vengono
dal momento storico che stiamo vivendo.
Nei lavori ci si avvarrà dell’Instrumentum
laboris che sta preparando la Commissione
Forma Vitae e che sarà inviato in anticipo a
tutti i capitolari. Secondo le nostre leggi,
«tutti i frati possono far pervenire al Capitolo generale, per mezzo del Ministro provinciale o Custode, oppure direttamente, le
proprie opinioni o le proposte che interessino il bene dell’Ordine». Per essere discusse
in Capitolo, queste questioni devono avere
l’approvazione del Capitolo, a norma del
Regolamento capitolare (cf SSGG 135,2;
CCGG 189,3).
Indizione del Capitolo
Sede del Capitolo, che si svolgerà dal 15
settembre al 1 ottobre 2006, sarà la DOMUS PACIS, presso il CONVENTO DELLA PORZIUNCOLA in S. MARIA DEGLI
ANGELI (ASSISI). Sono convocati a Capitolo tutti i frati che secondo la nostra legislazione hanno diritto e dovere di partecipare, e cioè: Il Ministro generale, il Vicario
generale, i Definitori generali e il Segretario generale (cf CCGG 192,1); l’ultimo ex
Ministro generale (cf SSGG 136,1); tutti i
Ministri provinciali e il Custode di Terra
366
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Santa (cf CCGG 192,2); il Segretario generale per l’Evangelizzazione e il Segretario
generale per la Formazione e gli Studi, il
Procuratore generale (cf SSGG 136,2.1), i
Custodi delle Custodie autonome e quelle
che dipendono dal Ministro generale (cf
SSGG 136,2.2) e i Presidenti delle Federazioni (cf SSGG 136,2.3).
Inoltre, ogni Ministro provinciale, la cui
Provincia abbia una Custodia dipendente,
provveda affinché dette Custodie eleggano
un delegato, «a norma degli Statuti particolari, come legittimo vocale nel Capitolo generale» (cf SSGG 136,3). Ogni Conferenza
dei Ministri provinciali elegga, «a norma
degli Statuti della stessa Conferenza, un frate laico professo solenne tra i fratelli che dimorano nel territorio, quale legittimo vocale nel Capitolo generale» (SSGG 136,4).
Inoltre, con il beneplacito del Definitorio generale, convoco a Capitolo Fr. John
Vaughn, ofm, e Fr. Hermann Schalück,
ofm, ex Ministri generali; Fr. Thaddée Matura, ofm, membro della Commissione Forma Vitae.
Ciascun Vocale è convocato personalmente ed è tenuto a partecipare per tutta la
durata del Capitolo; tutti sono tenuti ad essere presenti nel pomeriggio del 14 settembre 2006, nella Sede del Capitolo.
Ulteriori decisioni, informazioni e materiale per la preparazione saranno inviate a
tempo debito dal Segretario del Capitolo.
Preghiere per il Capitolo
Poiché, inoltre, bisogna sempre rendere
grazie «al donatore della grazia, dal quale,
come crediamo, scaturisce ogni bene sommo e ogni dono perfetto» (2LAg 2,5), stabilisco che in tutto l’Ordine a partire dall’1
maggio 2006 si invochi il dono dello Spirito, perché guidi con la sua luce e la sua forza il Capitolo.
Ai Ministri provinciali e Custodi verranno inviate le invocazioni da inserire nel breviario; essi poi curino di farle pervenire ad
ogni frate. Verranno inviate anche schemi di
celebrazioni tematiche in sintonia con i
punti fondamentali del prossimo Capitolo. I
Ministri e Custodi curino di farli pervenire
alle Fraternità locali. I vari testi saranno ri-
portati anche sul sito web dell’Ordine
(http://www.ofm.org). Naturalmente è bene
adattarli con creatività alla situazione delle
singole Entità e Fraternità.
Prego ciascun Frate di offrire il suo impegno per preparare questo momento con il
contributo della sua riflessione e della sua
preghiera, perché la celebrazione di questo
avvenimento possa diventare un momento
importante per la vita di ciascuno.
All’intercessione del nostro padre e fratello san Francesco, di santa Chiara, sua
umile pianticella, di tutti i santi e di Maria,
Vergine fatta Chiesa e regina dell’Ordine,
affido, infine, i lavori e la riuscita di questo
Capitolo generale straordinario, perché il
nostro Ordine possa progredire nella santità
di vita per il bene della Chiesa e la salvezza
di tutti gli uomini.
Vostro fratello e servo
Roma, 4 ottobre 2005
Solennità del serafico padre san Francesco
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
FR. SANDRO OVEREND RIGILLO , OFM
________
Segretario generale
A tutti i Membri
del Capitolo generale straordinario 2006
LORO SEDE
3. Itinerario per la contemplazione
orante del Crocifisso di San Damiano
Un giorno Francesco passò accanto alla
chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti. Condotto dallo Spirito,
entra a pregare, si prostra supplice e devoto
davanti al Crocifisso… L’immagine di Cristo
crocifisso, dal dipinto, gli parla movendo le
labbra: «Francesco, – gli dice chiamandolo
per nome – va’, ripara la mia casa che, come
vedi, è tutta in rovina» (2Cel 10).
Celebrando gli 800 anni della fondazione dell’Ordine dei Frati Minori, vogliamo
riflettere sull’esperienza che segnò l’inizio
della conversione di Francesco e guardare
insieme a lui al Crocifisso di San Damiano.
VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM
Consegnandoti questo Crocifisso, desideriamo offrirti un aiuto per la preghiera.
Come Chiara e Francesco, tante sorelle e
fratelli, di fronte ad esso si sono sentiti accolti e chiamati a seguirlo, così anche oggi
si rivolge a te, perché tu possa ascoltare la
sua voce.
Mettiti ai suoi piedi, guardalo con i tuoi
occhi, contemplalo col cuore, aderisci a Lui
con la volontà, assecondalo nei tuoi sogni,
imitalo con la tua vita.
Rimani dove Lui si fa incontrare, ascoltalo, «guardalo, consideralo, contemplalo,
desiderando di imitarlo»; metti nelle Sue
mani tutto quello che ti suggerisce e ti fa intuire; collabora con Lui.
La domanda di Francesco sia anche la
tua: «Signore, cosa vuoi che io faccia?».
Il “metodo” qui suggerito non deve imprigionare la tua contemplazione: sarà il Signore a guidare il tuo cammino e a suscitare in te novità di vita!
Itinerario
Il breve itinerario proposto può essere
utilizzato nella preghiera personale, in fraternità o in gruppo e si suggerisce di usarlo
in modo creativo, tenendo conto delle diverse culture.
Inoltre, per dare frutto, questo “metodo”
ha bisogno di essere applicato con apertura
di cuore, pazienza e perseveranza.
Ogni momento di questo itinerario spirituale richiede di saper sostare senza fretta né
preoccupazioni, vivendo questo tempo nella
gratuità della comunione con l’Amato.
1. Disponiti alla contemplazione
• Disponiti alla contemplazione attraverso
il silenzio, il raccoglimento interiore e la
pacificazione del cuore.
• Invoca l’aiuto dello Spirito perché «ti
purifichi, ti illumini e ti accenda interiormente».
2. Prega con san Francesco
• «Altissimo, glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio…».
3. Contempla il Crocifisso
• Contemplalo per un tempo prolungato.
367
• Permetti allo sguardo del Crocifisso di
raggiungere il tuo cuore.
• Immedesimati in uno dei personaggi.
4. «Illumina le tenebre de lo core mio»
Lasciati interrogare dal Signore:
• Quali sono le tue «tenebre»?
• Chi è al centro dei tuoi desideri?
• Vivi «una fede retta, una speranza certa
e una carità perfetta»?
• Quale obbedienza presti al “santo e verace comandamento” ?
5. Restituisci al Signore
• Concludi questo tempo di comunione riprendendo e personalizzando la preghiera davanti al Crocifisso.
• Assumi un impegno per tradurre e incarnare la preghiera nella vita quotidiana.
Preghiera davanti al Crocifisso
Altissimo, glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
E damme fede dritta,
speranza certa
e caritade perfetta,
senno e cognoscemento, Signore,
che faccia lo tuo santo
e verace comandamento. Amen.
4. Preghiere per il Capitolo Straordinario 2006
Invocazioni per le Lodi
(cfr. LOrd VII, 50-51)
(nelle formule rivolte al Padre)
Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Dio, infondi il dono del tuo Spirito sul
nostro Capitolo generale:
• concedi a noi miseri di fare, per la forza
del tuo amore, ciò che sappiamo che tu
vuoi e di volere sempre ciò che a te piace.
(nelle formule rivolte a Cristo)
Signore Gesù Cristo, che hai promesso
di essere presente dove due o tre sono radunati nel tuo nome,
• effondi sul Capitolo generale il tuo Santo Spirito, perché riscoprendo la grazia
368
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
delle origini della nostra Fraternità, possiamo seguire le tue orme.
Intercessioni per i Vespri
(cfr. Rb XII,4; 2Cel VI, 10)
(nelle formule rivolte al Padre)
Padre fedele nell’amore, assisti la nostra
Fraternità che si prepara a vivere il Capitolo generale:
• fa’ che stabili nella fede cattolica, osserviamo la povertà, l’umiltà e il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, che
abbiamo fermamente promesso.
(nelle formule rivolte a Cristo)
Signore Gesù Cristo che hai chiamato il
tuo servo Francesco per riparare la tua
Chiesa,
• illumina le tenebre del nostro cuore, donaci fede diritta, speranza certa, carità
perfetta, sapienza semplice perché possiamo fare la tua volontà
Preghiera per la Fraternità
(Ispirate a Rnb V e XVI e LOrd)
•
•
•
•
•
•
Ti preghiamo, Signore,
per la nostra Fraternità.
Perché amiamo e custodiamo le nostre
anime e quelle dei nostri fratelli.
Perché ovunque e sempre ci mostriamo
tra noi familiari, manifestandoci l’un
l’altro con fiducia le nostre necessità.
Perché camminiamo insieme, non secondo la carne ma secondo lo Spirito,
nella rettitudine della nostra vita e ci sosteniamo e ci correggiamo l’un l’altro
con umiltà e discrezione.
Perché ci guardiamo dal turbarci e adirarci per il peccato o il male di un fratello, ma ci aiutiamo spiritualmente come
meglio possiamo.
Perché non abbiamo alcun potere o dominio soprattutto fra di noi e ci comportiamo come ha detto e fatto il Signore.
Perché non diciamo e non facciamo del
male al fratello e, anzi, per carità di spi-
•
•
•
•
rito, volentieri ci serviamo e ubbidiamo
a vicenda.
Perché non ci allontaniamo dai comandamenti del Signore, vagando fuori dell’obbedienza, ma perseveriamo nei comandamenti del Signore che abbiamo
promesso, per seguire il Santo Vangelo e
la nostra forma di vita.
Perché con le parole e con le opere possiamo annunciare al mondo intero che
nessuno è onnipotente se non Dio solo.
Perché sappiamo evangelizzare evitando
liti e dispute, mettendoci a servizio di
tutti e confessando di essere cristiani, e,
quando vedremo che piacerà al Signore,
riusciamo ad annunciare esplicitamente
la sua Parola.
Maria Immacolata, avvocata dei poveri e
Regina dell’Ordine dei Minori, intercedi
per noi presso il tuo santissimo Figlio,
Signore e Maestro nostro. Amen.
Preghiera
Altissimo, onnipotente, bon Signore, ci
presentiamo davanti a Te noi tutti, Frati Minori. Quelli che vivono con gioia la loro vocazione francescana, perché tu li confermi
nel cammino iniziato; quelli che sono tentati di volgere indietro lo sguardo, perché sentano la tua vicinanza.
Gli anziani, perché non venga meno la
loro fede, la loro speranza e il loro amore
per te; i giovani, perché pongano la loro
mente, l’anima e il cuore in te, somma bellezza e ricchezza a sufficienza.
I sani, perché non dimentichino mai che
la forza viene da te;gli infermi, perché trovino in te la loro consolazione.
Signore, illumina il cammino del nostro
Ordine: fa’ che, attraverso il Capitolo generale, tutti riscopriamo la bellezza della nostra vocazione, e possiamo cantare, con
cuore libero e puro, le tue meraviglie.
Signore, resta con noi ora e sempre. Fiat.
Fiat. Amen!
dalla preghiera del Ministro generale
al Crocifisso di S. Damiano - nov. 2005
E SECRETARIA GENERALI
1. Capitulum Prov. Immaculatae Conceptionis BMV in Britannia Magna
In the Provincial Chapter of the Province
of the “Immaculate Conception of the
B.V.M” in Great Britain, canonically celebrated at the New Hall School, Chelmsford,
under the presidency of the General Visitator, HARRINGTON BR. JEREMY, the following
friars were elected on the 18th July 2005:
Minister Provincial:
COPPS FR. MICHAEL
Vicar Provincial:
MCGRATH FR. BRIAN
Provincial Definitors:
BARRALET FR. ROGER
GRAY FR. REGINALD
HIGHTON FR. EDMUND
MULHOLLAND FR. SEAMUS
YATES FR. PHILIPPE.
The General Definitorium, in its session of the 6th September 2005, carefully
examined these elections and approved
them.
Prot. 096057
2. Capitulum Prov. Ss. Petri et Pauli de
Michoacan in Mexico
El día 18 de julio de 2005, en el Capítulo de nuestra Provincia SS. Pedro y Pablo
de Michoacán en México, celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho en la casa “S. María de Gracia” de la
Ciudad de Acámbaro, Guanajuato, bajo la
presidencia del Visitador General, COVILI
LINFATI FR. ISAURO, miembro de la Provincia de la Santísima Trinidad de Chile, resultaron elegidos:
Ministro Provincial:
GÓMEZ MARTÍNEZ FR. EULALIO
Vicario Provincial:
DURÁN FUERTE FR. SERGIO
Definidores Provinciales:
CHÁVEZ GARCÍA FR. FLAVIO
HERNÁNDEZ MARTÍNEZ FR. RAÚL
LUNA ALVAREZ FR. OCTAVIO
MUÑOZ GUTIÉRREZ FR. ENRIQUE
PÉREZ CASTILLO FR. J. SANTOS
RANGEL MENDOZA FR. SALVADOR.
El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 6 de septiembre de
2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección.
Prot. 096003
3. Capitulum Prov. S. Antonii in Bolivia
El día 18 de julio de 2005, en el Capítulo de nuestra Provincia Misionera San Antonio en Bolivia, celebrado regularmente
según las disposiciones del Derecho en la
casa “Beato Juan XXIII” de la “Ciudad de
la Alegría”, bajo la presidencia del Visitador General, CARVAJAL FR. RODRIGO DE JESÚS, resultaron elegidos:
Ministro Provincial:
SAPPI FR. MARTÍN
Vicario Provincial:
PESOA FR. AURELIO
Definidores Provinciales:
CABAO FR. VICTOR
CARTAGENA FR. WILLIAM
ECKERSTORFER FR. ROBERTO
HERBAS FR. JORGE
ROCHA FR. JUSTO.
El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 6 de septiembre de
2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección.
Prot. 096037
370
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
4. Electio extra Capitulum Prov. Ss. Redemptoris in Croatia
Nel Congresso Definitoriale della nostra
Minoritica Provincia “SS. Redemptoris” in
Croazia, regolarmente celebrato il 21 giugno 2005 nella Casa di Split, sotto la presidenza di TOLIC FR. ZELJKO, Ministro provinciale, secondo le disposizioni del Diritto, è stato eletto extra-capitolo:
come Definitore provinciale:
GRBAVAC FR. JOSIP
ufficio vacante per la rinuncia del suo predecessore Simunivic Fr. Ljubomir.
Questa elezione è stata ratificata dal Definitorio generale, il 6 settembre 2005.
Prot. 096033
5. Electio extra Capitulum Prov. Catalauniae S. Salvatoris ab Horta in Hispania
El día 18 de junio de 2005, en la sesión
del Definitorio de nuestra Provincia de S.
Salvador de Horta en Cataluña-España, celebrado regularmente de acuerdo con las
disposiciones del Derecho en la Curia provincial, bajo la presidencia de VILÀ I VIRGILI FR. FRANCESC, Ministro Provincial, fue
elegido extra- capitularmente:
para el oficio de Definidor provincial:
MASANA I MOLA FR. JORSEP M.
oficio vacante por la renuncia de su predecesor, Utrillo i Oriol Fr. Marc.
El Definitorio General, en su sesión del
día 6 de septiembre de 2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha
Elección.
Prot.095992
6. Electio extra Capitulum Prov. S.
Francisci Assisiensis in Polonia
Nel Congresso Definitoriale della nostra
Minoritica Provincia S. Francisci Assisiensis in Polonia regolarmente celebrato nella
casa di Poznan, sotto la presidenza di BU-
CHCIK FR. ADRIAN A., Ministro provinciale,
secondo le disposizioni del Diritto, il giorno 15 luglio 2005, è stato eletto extra-capitolo:
come Vicario provinciale
PIECHOTA FR. BENIGNY Z.
perché il suo predecessore, Fr. Ernest K.
Siekierka, è stato chiamato alla Curia Generale di Roma per prestare il suo servizio
nella Segreteria generale con l’incarico di
Vice-Segretario Generale del nostro Ordine.
Questa elezione è stata ratificata dal Definitorio generale il 6 settembre 2005.
Prot. 096023/384
7. Capitulum Prov. Hiberniae in Hibernia
In the Provincial Chapter of the Franciscan Province of Ireland, canonically celebrated at the Franciscan College, Gormanston, Co. Meath, under the presidency
of the General Visitator, DOYLE BR. MATHIAS, the following friars were elected on the
7th July 2005:
to the office of Minister Provincial
O LAOIDE BR. CAOIMHÍN
to the office of Vicar Provincial
COLLINS BR. SEÁN
to the office of Provincial Definitors:
CONDREN BR. JOSEPH
JONES BR. BERNARD
MCGRATH BR. BRENDAN
MCKENNA BR. HUGH
O’LEARY BR. RORY.
The General Definitorium, in its session
of the 13th September 2005, carefully examined these elections and approved them.
Prot. 096100/440/S05
8. Electiones Cust. S. Francisci Solano in
Hispania
El día 30 de marzo de 2005, en el Capítulo Custodial de nuestra Custodia de S.
Francisco Solano en España, Dependiente
E SECRETARIA GENERALI
371
de la Provincia de S. Francisco Solano del
Perú, celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho en la casa de Logroño en España, bajo la presidencia del
Ministro provincial, GARCÍA FR. JOSÉ DEL
CARMEN, resultaron elegidos:
Custodio:
FERNÁNDEZ FR. DIONISIO
Vicario custodial:
RUBIO FR. JUAN JOSÉ
Consejeros de la Custodia:
DIEZ FR. ADOLFO
LOMBRAÑA FR. FELIPE
PALACIOS FR. JESÚS.
El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 13 de septiembre de
2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección.
en la casa “San Juan Bautista”, Coyoacán,
México D.F. bajo la presidencia de ANAUT
ESPINOZA FR. MANUEL, Ministro provincial,
resultaron elegidos
como Definidores Provinciales:
DE LA VEGA GRANADOS FR. JESÚS
EDUARDO
DOMÍNGUEZ ROJO FR. JORGE
MEDINA PALMA FR. JUAN
MURILLO HERNÁNDEZ FR. JUAN PEDRO
SANTILLÁN PÉREZ FR. GONZALO.
El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 1 de octubre de 2005,
tras un minucioso examen de las Actas
aprobó dicha Elección.
9. Capitulum Intermedium Prov. S.
Pauli Apostoli in Melita
In the Provincial Chapter of the Franciscan Province of the “ST. PAUL” in Malta, canonically celebrated at the House of
Valletta, under the presidency of the
Provincial Minister, GALEA BR. PAUL, the
following friars were elected on the 6th
June 2005:
Provincial Definitors:
COLEIRO FR. MARTIN
GHIRLANDO FR. MARCELLO
MAGRO FR. STEPHEN
MICALLEF FR. MARCELLINO
The General Definitorium, in its session
of the 1st October 2005, carefully examined
these elections and approved them.
El día 27 de agosto de 2005, en el Capítulo intermedio de nuestra Provincia Franciscana de San Miguel en Argentina, celebrado regularmente según las disposiciones
del Derecho en el santuario “Nuestra Señora de la Merced”, en la ciudad de Corrientes, República Argentina, bajo la presidencia de SCOZZINA FR. LUIS ANTONIO, Ministro provincial, resultaron elegidos:
como Definidores Provinciales:
DANIELLI FR. RAÚL OSVALDO
FERREIRA FR. PABLO
GAYTE FR. ÁNGEL GABRIEL
RODRÍGUEZ FR. JORGE GUSTAVO.
El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 1 de octubre de 2005,
tras un minucioso examen de las Actas
aprobó dicha Elección.
10. Capitulum Intermedium Prov. S.
Evangelii in México
12. Capitulum Intermedium Prov. Americae Centralis et Panama
Prot. 096098
Prot. 096019
El día 8 de julio de 2005, en el Capítulo
intermedio de nuestra Provincia del Santo
Evangelio en México, celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho
Prot. 096111
11. Capitulum Intermedium Prov. S. Michaëlis in Argentina
Prot. 096135
El día 13 de octubre de 2005, en el Capítulo intermedio de nuestra Provincia de
Centroamérica y Panamá, celebrado regularmente según las disposiciones del Dere-
372
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
cho en la Casa de Retiro “Monte San Francisco” en Puerta Parada, Guatemala, bajo la
presidencia del Ministro provincial, PALMA
HENRÍQUEZ FR. ERNESTO, resultaron elegidos:
para el oficio de Definidores Provinciales:
GONZÁLEZ FR. ARMANDO
LENIHAN FR. MIGUEL
LÓPEZ FR. ATILIO
PASTRÁN FR. FRANCISCO
RAMÍREZ FR. OSVALDO
VELASCO FR. NELSON.
El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el día 20 de octubre de
2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección.
Prot. 096195
13. Capitulum Prov. Ss. Cordis Iesu in
USA
In the Provincial Chapter of our
province of the “Sacred Heart” in the
USA, regularly celebrated according to the
norms of Canon Law and held on the 15th
June 2005 in the Double Tree Inn in
Chesterfield, Missouri, presided by the
Visitator General, MCLELLAN FR. DANIEL,
a member of our Franciscan Province of
the “Holy Name”, in the USA, the following friars were elected:
for the office of Minister Provincial:
DOCTOR BR. JOHN
for the office of Provincial Vicar:
CAPALBO BR. KENNETH
for the office of Provincial Definitors:
JENNRICH BR. MICHAEL
LAUSE BR. JAMES
PARÉ BR. PAUL
PERRY BR. MICHAEL
POSADAS BR. J. ANTONIO
SPENCER BR. WILLIAM.
The General Definitorium, in its session
of the 20th October 2005, carefully examined the acts of these elections and approved them.
Prot. 096203
14. Capitulum Prov. Ss. Trinitais in Chilia
Los días 24 y 25 de octubre de 2005, en
el Capítulo de nuestra Provincia de la Santísima Trinidad en Chile, celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho
en la casa “Alvernia” en San Francisco de
Mostazal, bajo la presidencia del Visitador
General, HUERTA MURO FR. JUAN MARÍA,
miembro de la Provincia del Beato Junípero Serra, resultaron elegidos:
Ministro Provincial:
WOUTERS FR. ROGELIO
Vicario Provincial:
CONCHA FR. JORGE
Definidores Provinciales:
ANDRADE FR. SANTIAGO
CASTILLO FR. PEDRO
HERNÁNDEZ FR. JUAN DE DIOS
MC-MAHÓN FR. FRANCISCO JAVIER
MORALES FR. BOLDY.
El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 9 de noviembre de
2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección.
Prot. 096232
15. Capitulum Cust. Nostrae Dominae
Septem Gaudiorum in Brasilia
El día 20 de octubre de 2005, en el Capítulo de nuestra Custodia de las Siete Alegrías de Nuestra Señora en Brasil, celebrado
regularmente según las disposiciones del
Derecho en la convento “S. Francisco” de
Campo Grande, bajo la presidencia del Visitador General, BAHLMANN FR. JOHANNES,
miembro de la Provincia de la Inmaculada
Concepción de la B.V.M., resultaron elegidos:
Custodio:
DA SILVA FR. ERIVAN MESSIAS
Vicario de la Custodia:
CARRARO FR. LEODIR
Consejeros de la Custodia:
ALVES PEREIRA JÚNIOR FR. ALUÍSIO
CARRARO FR. ANACLÉCIO
DO NASCIMENTO FR. ROBERTO MIGUEL
GOMES DE FIGUEIREDO FR. WANDERLEY.
El Definitorio General, en la Sesión or-
373
E SECRETARIA GENERALI
dinaria celebrada el 1 de diciembre de 2005,
tras un minucioso examen de las Actas
aprobó dicha Elección.
Prot. 096270
16. Electiones extra Capitulum Prov. Bavariae S. Antonii Patavini in Germania
Nel Congresso Definitoriale della nostra
Minoritica Provincia di “S. Antonio di Padova” in Baviera, Germania, riunito nella
Casa di Norimberga, regolarmente celebrato sotto la presidenza di WAGNER FR. MAXIMILIAN, Ministro provinciale, secondo le disposizioni del Diritto, il giorno 2 novembre
2005, sono stati eletti extra-capitolo:
come Vicario Provinciale:
FR. NATHANAEL HAUSNER
ufficio vacante per la rinuncia del suo predecessore, Thum Fr. Johannes;
come Definitore Provinciale:
RIEGER FR. RAFAEL
ufficio vacante per la elezione del suo predecessore Hausner Fr. Nathanael a Vicario
Provinciale.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio generale il 1° dicembre 2005.
Prot. 096261
17. Custodiae S. Francisci Assisiensis in
Guinea-Bissau erectio
DECRETO
O Definitório Geral na sessão de 20 de
outubro de 2005, regularmente celebrada na
Cúria Geral de “Santa Maria Mediatrice”
em Roma, sob a presidência do Ministro
Geral, Rodríguez Carballo Fr. José,
segundo a norma do direito comum e
próprio da nossa Ordem, procedeu à ereção
da Custódia dependente da Província
Vêneta de “S. Antonio de Pádua” em Itália,
com denominação oficial
CUSTÓDIA “S. FRANCISCO DE ASSIS”
DA GUINÉ-BISSAU
com todos os direitos e os deveres previstos
na nossa legislação. O presente decreto
entra em vigor no dia 6 de dezembro de
2005.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro Geral
FR. SANDRO OVEREND RIGILLO, OFM
Secretário Geral
Cúria Geral da Ordem dos Frades Menores
Roma, 1 de dezembro de 2005.
Prot. 096102/ 116 – M05
18. Electiones Cust. S. Francisci Assisensis in Guinea-Bissau
O Definitório provincial da Província
Vêneta de S. Antônio de Pádua, reunido sob
a presidência do Ministro Provincial MIELE
FR. BRUNO, na casa “Madonna di Rosa” em
S. Vito al Tagliamento, no dia 17 de
novembro de 2005, examinou os resultados
da votação consultiva dos frades de
profissão solene, inscritos nas duas
Fundações operantes em Guiné Bissau, e
elegeu os Superiores da Custódia “S.
Francisco de Assis” dependente da
Província acima citada. Foram eleitos:
para a Função de Custódio:
DIAS VICENTE FR. JOÃO
para a Função de Conselheiros:
DALLA BARBA FR. GIORGIO
DJATA FR. AUGUSTO
FALCÃO FR. JORGE
UGLIELMON FR. MARIANO G.
O Definitório Geral, na Sessão
definitorial do dia 2 de dezembro de 2005,
examinou as Atas enviadas à Cúria (Prot.
332/05; 332 a/05) para a necessária
ratificação, segundo a norma do art. 189 dos
EEGG, e aprovou estas Eleições.
Prot. 096314/ 157/ M 05
19. Visitatores generales
– Ottenbreit Fr. Stefano, Prov. Immaculatae Conceptionis BMV, Brasile, Vis.
374
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Gen. Assistens pro Fratribus Prov. S. Antonii Patvini, Brasile, in Germania degentibus: 22.05.2005; prot. n. 095643.
– Locatelli Fr. Fiorenzo, Prov. Tusciae S,
Francisci Stigmatizati, Italia, pro Prov.
Bononiensis Christi Regis, Italia:
20.09.2005; prot. n. 096042.
– Gerritsma Fr. Franciscus, Prov. Ss.
Martyrum Gorcomiensium, Olanda, pro
Prov. Saxoniae S. Crucis, Germania:
20.09.2005; prot. n. 096117.
– Ortíz Fr. Eugenio Horacio, Prov. S. Michaëlis, Argentina, Vis. Gen. Assistens
pro Cust. “Fray Luis Bolaños”, Paraguay: 20.09.2005 ; prot. n. 095632.
– Zahner Fr. Paul, Cust. Aut. Helvetiae
Christi Regis, Svizzera, pro Prov. Thuringiae S. Elisabeth, Germania:
05.10.2005; prot. n. 095782/360-S05.
– Williams Fr. Peter, Prv. Immaculatae
Conceptionis BMV, Gran Bretagna, pro
Fratern. Inter-Prov. in Lusaka, Zambia:
09.12.2005; prot. n. 096281/313/05.
20. Domus suppressae
– Casa religiosa “Residencia dos Franciscanos”, São Cristovão, Sergipe, Brasile: 06.09.2005; prot. n. 096064.
– Carrick-on-Suir, Carrick-on-Suir, Co.
Tipperary, Irlanda: 10.11.2005; prot. n.
096229.
– Terenure, 103 Terenure Road West in
Dublin, Irlanda: 10.11.2005; prot. n.
096229.
– Casa Religiosa, Ingolstadt, Germania:
09.12.2005; prot. n. 096299.
E SECRETARIATU
PRO FORMATIONE ET STUDIIS
1. Pontificia Università Antonianum
1. Inizio del nuovo Anno Accademico
Roma, 14.10.2005
TENDERE VERSO
LA LUCE E LA VERITÀ
Carissimi Fratelli e Sorelle che prestate
servizio alla Pontificia Università Antonianum, autorità accademiche e officiali, chiarissimi professori e studenti, il Signore vi
doni la sua Pace! All’inizio di questo nuovo
Anno Accademico vi giunga il mio saluto,
unito all’augurio di pace di san Francesco.
Come sapete il 29 ottobre 2005, alla Porziuncola, l’Ordine dei Frati Minori inizierà
ufficialmente la preparazione alla celebrazione degli 800 anni della sua fondazione.
Nel prossimo triennio, dunque, l’Ordine
sarà impegnato in un processo che ho voluto chiamare di “rifondazione”. Con esso ho
inteso esprimere l’esigenza di ritornare all’essenziale del nostro carisma, per viverlo
con fedeltà creativa, in un tempo caratterizzato dalla complessità e dalla multiculturalità. Le celebrazioni dunque saranno il segno visibile di questa volontà di ritrovare il
fondamento. È evidente che per giungere a
tale scopo, indispensabile sarà, da parte di
tutti, una profonda e coraggiosa riflessione,
che ci aiuti a recuperare i cardini della nostra vita e a distinguere ciò che, nel corso
dei secoli, ci ha appesantito da ciò che ci ha
arricchito, così da poter trovare le strade
che oggi siamo chiamati a percorrere.
Mi auguro e mi aspetto, in questo senso,
che la Pontificia Università Antonianum sia
uno dei luoghi privilegiati in cui attuare
questa riflessione, aiutandoci a rispondere
alla domanda che abbiamo posto all’inizio
del cammino di preparazione alla celebrazione del nostro centenario: «Signore, che
cosa vuoi che io faccia?». È questa la do-
manda che sta all’inizio dell’itinerario di
conversione di Francesco d’Assisi, e che ci
guiderà per tutto il 2006, ma vorrei che fosse anche l’interrogativo alla base del cammino e della ricerca della nostra Università.
Esso, infatti, esprime il profondo desiderio
di luce e di verità, che era radicato nel cuore di Francesco d’Assisi e che vorrei animasse il cuore di tutti noi.
Dopo l’episodio nella chiesetta di San
Damiano Francesco si mette, infatti, in un
atteggiamento di ricerca autentica e di conversione. Lascia progressivamente le sue
certezze, le sue sicurezze e la tranquillità di
una vita comoda e inizia una peregrinazione
che è soprattutto interiore. Così egli attua
subito ciò che crede di aver capito, ma non
esita di volta in volta ad abbandonare ciò
che ha compreso per una verità più piena
che progressivamente gli si fa incontro. Vediamo allora Francesco che prima fa il muratore e restaura le chiese in rovina di Assisi, poi veste l’abito dell’eremita, poi accoglie i fratelli, in un continuo evolversi di
quella forma di vita che lo porterà, sul monte della Verna, alla piena conformazione
con Colui che per tutta la vita l’aveva chiamato a sé, facendolo sempre più uscire da se
stesso. Questa estasi permanente del santo
di Assisi non mi pare distante dall’esperienza di ogni uomo che ha fatto della sua vita
una ricerca della verità. «Chi cerca la verità
va oltre le sue idee preconcette, i suoi interessi personali, per sottomettersi a ciò che
s’impone come vero all’intelligenza, impegnandosi nella ricerca e accettando di esserne trasformato» (Il sapore della parola
3.1.b).
Abbiamo bisogno di uomini e donne che
abbiano il coraggio di affrontare questo
viaggio faticoso, che, oltre ad una grande libertà interiore, richiede un altrettanto impegnativo senso di responsabilità. Come sempre ripeto, anche a voi mi sento di dover di-
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
re: «Non possiamo accontentarci di magnificare le opere dei nostri antenati; piuttosto,
dobbiamo ispirarci ad esse per adempiere il
compito che ci è affidato nel nostro frammento di storia» (Sdp 3). La gloriosa tradizione del pensiero francescano, infatti, avrà
tanto più valore quanto più vi si saprà attingere per annunciare oggi il Vangelo di sempre, ma con una freschezza e una forza rinnovate.
Questa è la missione che vi attende e per
la quale questa Università dovrà impegnare
tutte le sue forze. È in questa direzione che
si muove anche il Progetto Accademico,
che lo scorso maggio abbiamo presentato e
alla cui realizzazione continueremo ad impegnarci insieme, cosicché l’Antonianum
possa continuare a crescere come un Centro
Universitario Francescano sempre più qualificato. In quell’occasione affermavo che
una delle esigenze fondamentali per il raggiungimento di questa meta è quella di
mantenere un dialogo costante con il carisma, la tradizione e il cammino dell’Ordine
e, allo stesso tempo, di farsi interpellare dai
pressanti interrogativi che vengono dal
mondo, per cercare delle risposte insieme
agli uomini e alle donne del nostro tempo.
Accanto ad una ricerca appassionata,
profonda e qualificata sarà, perciò, importante mantenere vivo anche l’atteggiamento
dell’ascolto. La ricerca di Francesco nasce,
infatti, dall’ascolto. Il santo di Assisi fin
dall’inizio è stato un attento ascoltatore:
dall’ascolto ha imparato a guardare e ad affrontare la realtà. Francesco ascolta la Parola di Dio, è sempre in ascolto della voce della Chiesa, ascolta il grido dei lebbrosi del
suo tempo e il suo ascoltare diventa servizio
all’altro. Francesco è servo della Parola,
della Chiesa, di ogni uomo nel bisogno, ma
in modo nuovo, efficace, perché parte da
ciò che l’altro chiede e non da ciò che lui
pensa che l’altro abbia bisogno. Come dicevo nella lettera Il sapore della parola, «L’ascolto di una parola veritiera genera un nuovo modo di vedere e opera sempre una
profonda trasformazione.… Lo Studio è
una delle strade verso questo ascolto nuovo
dell’uomo e del mondo. Esso, infatti, ci libera dalla paura della nobile fatica del pen-
sare, mentre noi ci accontentiamo spesso di
ripetere formule e idee altrui. Ci libera ancora dalla paura del silenzio, per prendere
una certa distanza dalla realtà. Da qui nascono parole nuove per dare alla luce una
nuova vita, oltre le parole usurate dall’abitudine e dall’ovvietà. Un simile percorso
porta con sé la sofferenza di ogni nuova nascita, insieme alla gioia della scoperta»
(3.2.a). Consapevole che si tratta di un cammino faticoso, fatto di espropriazione e di
grande povertà, non esito a chiedere prima
di tutto a voi, e a tutti quei Frati a cui il Signore ha dato la grazia di approfondire i
suoi misteri e quelli dell’uomo attraverso lo
studio, di dirci parole nuove, non consumate dall’uso, per ri-conoscere nel mondo di
oggi, nell’uomo di oggi, le impronte lasciate da Cristo e seguirle come al suo tempo fece Francesco.
L’Università diventa così, nella sua più
genuina tradizione, luogo di incontro e di
confronto, di riflessione e di comunicazione e già per se stessa segno profetico in una
società che ha sempre più paura di ciò che
non conosce e gli è estraneo. L’accoglienza,
la stima e la fiducia nell’altro sono invece
sempre stati uno dei punti di forza della tradizione francescana, come ci testimonia
con grande delicatezza anche la fine del Sacrum Commercium, quando i frati conducono su un alto colle Madonna Povertà e, come dice il testo, «le mostrarono tutt’intorno
la terra fin dove giungeva lo sguardo, dicendo: “Questo, signora, è il nostro chiostro”». Non è dunque così strano se pochi
anni dopo ritroviamo i Frati Minori perfettamente inseriti nelle più grandi Università
europee. Parigi, Oxford, Bologna diventano
i nuovi chiostri dei francescani. Il chiostro
non è più un luogo riservato ai monaci, ma
è il luogo in cui gli uomini e le donne si incontrano, si conoscono, camminano insieme e l’Università è per eccellenza uno di
questi luoghi. Non possiamo permetterci di
perdere questo stile che da sempre ci ha caratterizzato. Servendomi ancora di immagini, amo pensare alla nostra Università più
come ad un’agorà che come ad un tempio
del sapere; a una piazza dove uomini e donne possono incontrarsi, trovarsi, sentirsi a
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casa; ad un luogo aperto a tutti, in cui tutti
si sentono accolti e a cui a ciascuno è data
voce.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale e
Gran Cancelliere della PUA
2. Autorità Accademiche
– Prefetto Congregazione Educazione
Cattolica:
Em. Rev.ma Card. Zenon Grocholewski
– Segretario Congregazione Educazione
Cattolica:
Ec. Rev.ma Mons. J. Michael Miller
– Gran Cancelliere:
Rev.mo Fr. José Rodriguez Carballo
Ministro Generale OFM
– Vice Gran Cancelliere:
M.R. Fr. Francesco Bravi
Vicario Generale OFM
– Rettore Magnifico:
Fr. Johannes B. Freyer
– Vice-Rettore:
Fr. Manuel Blanco
– Decani:
Fr. Vincenzo Battaglia
Facoltà di Teologia
Fr. Priamo Etzi
Facoltà di Diritto Canonico
Fr. Stéphane Oppes
Facoltà di Filosofia
Fr. Giovanni Claudio Bottini,
Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia
– Presidi:
Fr. Paolo Martinelli
Istituto Francescano di Spiritualità
Fr. Roberto Giraldo
Istituto di Studi Ecumenici
Fr. Pietro Messa
Scuola Superiore di Studi Medievali
e Francescani
Sr. Mary D. Melone
Istituto Superiore di Scienze Religiose
– Officiali Maggiori:
Segretario Generale:
Fr. Marek Wach
377
Direttore della Biblioteca:
Fr. Marcello Sardelli
Economo:
Fr. Augusto Micangeli
– Consiglio del Rettore:
Fr. Johannes B. Freyer
Rettore
Fr. Manuel Blanco
Vicerettore
Fr. Vincenzo Battaglia
Decano della Facoltà di Teologia
Fr. Priamo Etzi
Decano della Facoltà di Diritto Canonico
Fr. Giovanni Claudio Bottini
Decano della Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia
Fr. Stéphane Oppes
Decano della Facoltà di Filosofia
Fr. Marek Wach
Segretario Generale
– Commissione di Disciplina:
Fr. Czeslaw Teklak,
Facoltà di Teologia
Fr. Heinz-Meinolf Stamm
Facoltà di Diritto Canonico
Fr. José Merino
Facoltà di Filosofia
– Uffici e Officiali
• Segreteria
Segretario Generale: Fr. Marek Wach
Vicesegretario Generale e Direttore della Segreteria: Fr. Giulio Barocco
Addetto Segreteria: Dott. Valeriano Fiori
• Biblioteca
Direttore: P. Marcello Sardelli
Addetti alla Biblioteca: Fr. Trinidad
Huertas, Sig.ra Francesca Lagana, Sig.ra
Angela Umukoro, Dott.ssa Maria Grazia
Presti
Consiglio della Biblioteca: Fr. Marcello
Sardelli, Fr. Vincenzo Battaglia, Fr. Priamo Etzi, Fr. Stéphane Oppes
• Economato
Economo: Fr. Augusto Micangeli
• Commissione Economica
Fr. Manuel Blanco, Fr. Marek Wach, Fr.
Martín Carbajo Núñez
• Ufficio Editoriale
Direttore Ufficio Editoriale: Fr. Augusto
Micangeli
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Consiglio Editoriale: Fr. Augusto Micangeli, Fr. Vincenzo Battaglia, Fr. Priamo Etzi, Fr. Stéphane Oppes, Fr. David
Jaeger, Fr. David Volgger
• Rivista “Antonianum”
Direttore della rivista Antonianum: Fr.
David Jaeger
Segretario della rivista: Fr. Moacyr Malaquias Junior
• Ufficio Informatico
Direttore: Fr. Martín Carbajo Núñez
• Uffici Vari
Portineria-Fotocopie: Fr. José Luis
Orozco Guerrero
3. Apertura ufficiale dell’Anno accademico 2005-2006
PUA, Roma, 8 novembre 2005
ALLA SCUOLA DEL
BEATO GIOVANNI DUNS SCOTO
Carissimi Fratelli e Sorelle che prestate
servizio alla Pontificia Università Antonianum, autorità accademiche e officiali, chiarissimi professori e studenti, carissimi “socii” della Commissione Scotista, il Signore
vi doni la sua Pace!
Ringrazio il professor Antiseri che, con
la sua lezione magistrale, ci ha guidati sulla
via di una positiva riscoperta della contingenza. Questa segna, infatti, variamente ma
ampiamente la cultura, il sentire e la società
del nostro tempo. Vediamo, però, che esiste
una via positiva per percorrerla e che, come
abbiamo appena ascoltato, già san Bonaventura ne aveva tracciata una. L’Itinerarium mentis in Deum, è alla lettera una
“via”, un itinerario, un cammino attraverso
la contingenza del cosmo e dell’uomo, il limite fuori e dentro di noi, che si fa, positivamente, accesso all’Assoluto, a Dio. Siamo di fronte della traduzione bonaventuriana della vicenda umana e spirituale di frate
Francesco che sapeva scoprire, ascoltare e
contemplare l’altissimo, onnipotente, bon
Signore nelle creature e attraverso le creature, anche là dove, agli occhi dei più, sembrava essere negato. Chiamando fratello e
sorella ogni creatura e le cose più umili, le
realtà in cui la limitatezza è più evidente,
san Francesco afferma il manifestarsi della
sovrana e amorevole paternità di Dio in esse. Egli, così, riconosce e loda l’Assoluto
nel contingente: nella “creatura mondo”, la
«sora nostra matre Terra», nell’erba che «al
mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e dissecca» (Sal 90,6), in tutti gli animali, anche i più piccoli od insignificanti,
come le api e i vermi (cf 1Cel 80ss), in sorella cenere, simbolo eloquente della caducità e transitorietà della nostra realtà. Ma
anche il limite dell’uomo si fa motivo di lode: nella estrema fragilità di fratello corpo,
nei «fratelli cristiani lebbrosi», in «sora nostra morte corporale», nelle sorelle sofferenze e infermità. Nemmeno la povertà morale, infine, si sottrae a questa logica, perché Francesco la sa trasformare in lode: per
i fratelli briganti, per frate lupo, per i «sacerdoti poverelli di questo mondo» e anche
per i ricchi che vivono nel lusso.
Così, sulle orme di san Francesco, il beato Giovanni Duns Scoto, nella cui memoria
liturgica, oggi abbiamo voluto far tenere la
Prolusione per l’apertura del nuovo anno
accademico della nostra Università, si rivela molto attento al valore intrinseco della
contingenza e del finito. Egli, nella sua famosa dottrina dei trascendentali disgiuntivi,
affermando che ogni essere esistente deve
considerarsi, per necessità ontologica, finito o infinito, eleva di fatto la finitezza dell’uomo viatore alla dignità di predicato trascendentale e poiché, come Scoto dimostra
nel De Primo Principio, Dio è l’unico essere infinito, allora il finito, il possibile e il
contingente, altro non sono, in un certo senso, che l’aspetto più proprio di tutto ciò che
non è Dio, del mondo e dell’uomo. A differenza dell’itinerario di san Bonaventura,
che si basa sull’immagine e somiglianza del
mondo e dell’uomo con Dio, la via di Scoto
a Dio si fonda, dunque, proprio sulla radicale diversità e alterità del mondo e dell’uomo, contingenti, da Dio, che è infinito e necessario.
Da Bonaventura a Scoto è passata solo
una generazione, ma anche allora i tempi
correvano e, nell’arco di quella generazione, cambiò radicalmente il modo di pensare
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e di affrontare la realtà. Tramontato Agostino, si era ormai imposto Aristotele, ma i
Frati Minori, con Francesco, hanno continuato ad affermare che il mondo e l’uomo,
comunque li si concepisca, de te, o Altissimo, portano significazione. Per arrivare a
Dio non si devono cercare, sembra dirci
Scoto, i tratti comuni tra l’Assoluto ed il
contingente, quanto invece la essenziale ed
ineliminabile differenza ed alterità esistente tra Infinito e finito. È questa la via “nuova” di Scoto, che aprendosi alla visione
“laicizzante” e “secolarizzante” di Aristotele, la sa iscrivere in una visione cristiana del
mondo, dell’uomo e della storia, come è la
visione francescana.
Il beato Giovanni Duns Scoto ci ricorda,
così, che anche nel campo della conoscenza, della cultura e dello studio, il possibile
ed il contingente possono costituire la condizione di apertura al Necessario e all’Assoluto. Piuttosto di un “pensiero forte”, che
corre il rischio di voler garantire l’esistenza
dell’Assoluto – quasi fosse la potenza del
pensare umano ad assicurare l’esserci di
Dio e non, invece, la sua infinità ed assolutezza – Scoto propone un pensiero umile,
povero, “francescano”, che si fa invocazione e vocazione, preghiera e pellegrinaggio,
verso l’Assoluto. Comprendiamo in questa
cornice la tradizionale particolare attenzione che nella tradizione francescana sono
sempre state riservate alla libertà ed alla
storicità dell’uomo, alle sue verità, povere e
pur sempre verità.
Il secolo che ci siamo appena gettati alle
spalle, il ventesimo dell’era cristiana, legato a doppia mandata col razionalismo e con
una fede smisurata nelle capacità della ragione, è stato il secolo dei sedicenti pensieri “forti”, delle ideologie, di visioni del
mondo ambiziosamente omnicomprensive
e, perciò, tendenzialmente violente, di due
grandi guerre mondiali e di altri numerosi
conflitti. L’insegnamento del beato Duns
Scoto ci presenta, invece, una ragione conscia dei propri limiti e della sua essenziale
adesione alla contingenza, e che è, pertanto,
attenta alle verità degli altri. Un tale insegnamento indica oggi, per l’uomo di buona
volontà intento a costruire un mondo mi-
379
gliore, una via privilegiata su cui incamminarsi con sapienza e amore. La venerata
memoria di Paolo VI presentava in tale luce, già nel 1966, la dottrina scotiana: «Contro poi il razionalismo – scriveva il Papa –
[Giovanni Duns Scoto] ha rilevato i limiti
della ragione nella conoscenza delle verità
rivelate e la necessità di queste ultime per il
raggiungimento del fine ultimo, al quale
l’uomo è stato destinato» (PAOLO VI, Alma
parens, n. 18).
«In processu generationis humanae
semper crevit notitia veritatis», «La conoscenza della verità è sempre cresciuta nel
progredire del genere umano» (Ordinatio
IV, d. 1, q. 3, n. 8): Scoto manifesta una
profonda sensibilità ermeneutica che lo rende uomo per i nostri tempi, più che medievale. Quasi facendo eco al Dottore Serafico,
che insegnava come «nulla in questa vita
può essere conosciuto in maniera piena»
(«nihil in hac vita scitur plenarie», Quaestiones disputatae de scientia Christi, q. IV,
ad 22), Scoto ci invita ad una attenzione e
ad un ascolto dell’altro, del diverso da me.
Nella via del progresso dell’uomo sembra
invitarci ad una pacifica accoglienza intellettuale di chi non la pensa come me, ma
che con me condivide il limite, la contingenza, la storicità, forse la mia stessa sete di
Assoluto. Nella mia lettera Il Sapore della
Parola su la vocazione intellettuale del
Frate Minore oggi, scritta in occasione della elevazione del nostro Antonianum a Pontificia Università, esortavo i Frati, e soprattutto quelli impegnati nello studio e nel
dialogo con le culture, ad assumere atteggiamenti di rispettoso ascolto ed attenta ermeneutica, atteggiamenti così necessari per
poter accogliere gli altri ed il totalmente Altro: «La ricerca della Vita, della Verità e del
Bene, sconfinato oceano di luce, richiede
un’intelligenza appassionata e insieme attenta e rispettosa perché, dato che il manifestarsi della verità non è mai immediato, la
ricerca non può essere che insonne ermeneutica» (Il Sapore della Parola, 3.1).
Mi auguro che la passione per la ricerca
della “Via, Verità e Vita” possa accendere le
menti, oltre che i cuori, di tutti coloro che si
accostano al pensiero francescano in gene-
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
re e, in particolare, a quello del beato Giovanni Duns Scoto. Vorrei qui ricordare specialmente i Frati che lavorano in maniera
umile, nascosta, ma con grande amore, nella Commissione Internazionale Scotista. A
loro il grazie di tutto l’Ordine per quanto
hanno fatto finora e perché ci stanno riconsegnando l’opera di un Frate, che con il suo
pensiero ha segnato profondamente anche il
nostro modo di essere Frati. Il mio ricordo
va anche a Fr. César Saco, che per tanti anni ha lavorato con competenza e amore nella Commissione Scotista. Al Signore della
vita innalziamo la nostra preghiera per lui e
per tutti quanti hanno lavorato nella Commissione Scotista. A tutti l’augurio che,
mentre ci prepariamo a celebrare l’VIII
Centenario della nascita del nostro carisma,
impariamo dal beato Giovanni Duns Scoto
a viverlo nella fedeltà, ma sapendo, con
creatività, renderlo significativo per il nostro tempo.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale e Gran Cancelliere
2. Incipiamus Fratres! II Congresso Internazionale dei Maestri di Noviziato
dei Frati Minori
Verna-Assisi, 08-29.10.2005
1. Cronaca
Dall’8 al 29 ottobre 2005 è stato celebrato il II Congresso Internazionale dei Maestri di Noviziato dell’Ordine dei Frati Minori. Il Capitolo Generale del 2003 ha incoraggiato ad avere molta fiducia nelle
possibilità di questi incontri internazionali.
Il precedente Congresso dei Maestri di Noviziato è stato celebrato nel 1988.
Le Case di Noviziato nell’Ordine sono
attualmente 80 e secondo le statistiche date
dai Maestri nel Congresso, in questo anno
circa 550 Novizi hanno cominciato l’anno
della prova. Almeno una quindicina di questi Noviziati sono Interprovinciali, la comunità formativa è composta cioè da frati di
diverse Entità che collaborano per garantire
una formazione più adeguata. Diversi Noviziati ospitano Novizi di altre Province.
Ormai la ricerca di collaborazione in questo
campo è in netta crescita.
I Maestri presenti al Congresso sono 73
e provengono da 73 Entità e da 43 Paesi diversi. Una vera scommessa di internazionalità!
Il Congresso è organizzato dalla Segreteria Generale per la Formazione e gli Studi, che ha promosso quasi due anni fa una
consultazione previa di tutti i Maestri di
Noviziato nel mondo per una verifica di alcuni ambiti (criteri di ammissione e di discernimento; i Noviziati Interprovinciali;
rapporto con il Postulato, maturità umana e
educazione alla preghiera ecc.) e sulle loro
attese riguardo ai temi del Congresso.
Il Congresso è stato anzitutto un momento di formazione permanente per i Maestri stessi, partendo dalla figura del formatore, per poi passare ai novizi nel processo
di accompagnamento, fino a riflettere verso
quale Vita religiosa francescana formiamo
oggi.
La prima settimana del Congresso,
dall’8 al 16 ottobre, è stata vissuta al Santuario della Verna, come un tempo di sosta e
di riflessione più intensa per i Maestri. Nella Celebrazione Eucaristica di apertura il
Ministro generale ha invitato i Maestri ad
essere riconoscenti per il servizio che svolgono. Inoltre, il Ministro ha condiviso con
loro la sua esperienza di Padre Sinodale a
Roma. Nel corso della prima settimana i
partecipanti si sono conosciuti e hanno condiviso le rispettive situazioni di formatori.
Si è riflettuto quindi sul formatore tra “grazia e prova” nel suo ministero. Ci hanno
aiutato Fr. Seamus Mullholland, da Canterbury (Inghilterra) e P. Amedeo Cencini, religioso canossiano. L’accoglienza della Fraternità del Santuario è stata ottima e ci ha
aiutato nella conoscenza reciproca.
Dal 16 al 29 ottobre il Congresso è continuato a S. Maria degli Angeli (PG), presso la
Casa “Aristide Leonori” della COMPI. Anche qui ci siamo sentiti veramente in famiglia grazie all’accoglienza discreta ed efficiente dei fratelli. Nella seconda settimana ci
siamo fermati sul noviziato tra “grazia e prova”, approfondendo soprattutto le aree del
discernimento e dell’accompagnamento,
E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS
grazie alla competenza di Fr. Massimo Reschiglian, ofm, Ministro provinciale dell’Umbria. Fr. Ferdinando Uribe (Colombia),
ha presentato una lettura attualizzante della
Regola. Fr. Nestor Schwerz, Segretario generale per l’Evangelizzazione ha presentato
la formazione per l’evangelizzazione, mentre Fr. Joe Rozansky, vice Animatore generale GPIC, ha parlato della formazione per
Giustizia, Pace, Integrità del Creato.
Fr. Johannes Freyer (Germania) Rettore
della Pontificia Università Antonianum ha
animato due giornate di ritiro dedicate alla
pedagogia francescana della preghiera.
Nel corso della terza settimana ci siamo
interrogati per quale Vita religiosa francescana stiamo formando, per quale futuro della
nostra stessa fraternità. Ci hanno accompagnati nell’ordine Fr. Giacomo Bini, ex Ministro generale dell’Ordine e l’attuale Ministro
generale, Fr. José R. Carballo. Fr. Juan M.
Ilarduia (Spagna) ha presentato la mediazione formativa del progetto personale.
Frutto del lavoro del Congresso è la Lettera ai Ministri e Custodi, che è riportato in
questo stesso numero.
Il Congresso è stato ritmato da momenti
di preghiera comune che ne hanno segnato
profondamente lo stile e la qualità. I luoghi
francescani, dalla Verna ad Assisi alla Valle
reatina, hanno fatto il resto con il loro intatto fascino.
I momenti di fraternità sono stati arricchiti dalle diverse espressioni culturali e
linguistiche, rendendo colorata e animata la
nostra convivenza.
Il Ministro generale ha condiviso con i
partecipanti tutta l’ultima settimana, rendendosi disponibile anche all’ascolto personale dei frati. Il Definitorio generale al
completo è rimasto con noi negli ultimi due
giorni, incontrando i Maestri delle rispettive Conferenze.
Il Congresso è stato l’occasione preziosa per fare il punto su questa tappa della formazione iniziale, verificarne l’andamento e
la graduale trasformazione e cercare di
proiettarci verso il futuro. Lo scambio internazionale ha aperto gli orizzonti di tutti,
rivelando anche la sostanziale tenuta e fedeltà alla tradizione di questa tappa. Si è
381
messo a fuoco con forza il nucleo del cammino proprio del Noviziato, che è quello di
favorire l’incontro personale con il Signore
e di iniziare alla vita francescana. La sfida è
quella di accompagnare la maturità umana
dei candidati per disporre della necessaria
libertà interiore per entrare in un’esperienza
profonda e trasformante.
Il Congresso è stato veramente l’occasione per riflettere sulle attuali sfide della
formazione e un’esperienza di autentica comunione e di crescita nel senso di appartenenza a una Famiglia internazionale come
quella dell’Ordine dei Frati Minori.
FR. MASSIMO FUSARELLI, OFM
2. Omelia del Ministro generale
Santuario della Verna, 09.10.2005
CON FRANCESCO
PER SEGUIRE IL CRISTO
Is 25, 6-10; Fil 4, 12-14. 19-20; Mt 22, 1-14
Cari Fratelli partecipanti al II Congresso
Internazionale dei Maestri dei Novizi
OFM: Il Signore vi dia pace!
1. È con gioia che vi do il benvenuto su
questo monte santo, sul quale ormai da 800
anni «la mano del Signore continua a posarsi» (cf. Is 25, 0). Benvenuti sul monte delle
Stimmate, dove il Signore tolse definitivamente il velo che copriva la mente di Francesco (cf. Is 25,7) e da dove il Poverello di
Assisi, nostro padre e fratello Francesco, si
trasformò in “icona” vivente e visibile del
Crocifisso. Benvenuti al “calvario francescano”, dove l’ “amante si trasformò nell’amato” (LegM XIII, 5). La grazia del luogo e
l’intercessione dello “stimmatizzato della
Verna”, ci aiuti a porre la «nostra mente, la
nostra anima e il nostro cuore» (cf. 3LAg
12-13) in Colui “la contemplazione del quale ristora” (4LAg 11), per trasformarci, interiormente ed esteriormente, per la contemplazione, «nell’immagine della sua divinità» (3LAg 13).
2. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II durante la sua visita al Monte della Verna affermò: «Qui è nato il francescanesimo».
L’espressione, in un primo momento, po-
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
trebbe sembrarci strana e tuttavia, riflettendoci sopra profondamente, scopriremo facilmente la gran verità che vi si nasconde.
Di fatto, se l’obiettivo ultimo della nostra
vocazione è l’identificazione con Cristo per
essere «memoria vivente del modo di vivere e di mettere in pratica di Gesù» (VC 22),
assumendo «i suoi sentimenti e la sua forma
di vita» (VC 18), fino ad «una particolare
comunione di amore con Lui» (CdC 22),
non c’è dubbio che è qui alla Verna che la
vocazione di Francesco si fa chiara definitivamente e giunge alla sua pienezza. L’incontro con il Crocifisso è il punto di partenza del cammino vocazionale di Francesco.
L’incontro con il Crocifisso della Verna è il
culmine della sua conformazione a Cristo
(cf RFF 36). Da questo momento, infatti,
Francesco potrà dire con Paolo: «Per me vivere è Cristo» (Fil 1,21), per questo, «non
sono più io che vivo, ma Cristo vive in me»
(Gal 2,19-20). Qui Cristo “nasce” e si “incarna” definitivamente in Francesco, qui
Francesco si “cristifica” e “nasce” definitivamente per Cristo, qui nasce il francescanesimo. Quello che nacque ad Assisi, giunge al suo compimento alla Verna.
3. A distanza di 800 anni Francesco ci si
presenta come «vero amante e imitatore» di
Cristo (cf. TestsC 5). «Il Figlio di Dio si è fatto nostra via» (cf. Gv 14,6) e il beato padre
Francesco ce lo mostra, «con la parola e con
l’esempio» (TestsC 5). Il piccolo e indotto
Francesco, in tutta la sua vita, però specialmente qui alla Verna, si presenta a noi come
un vero padre spirituale, e il suo magistero,
fatto di parola e di esempio, continua ad essere, per tutti noi suoi figli, lampada che illumina l’oscurità del nostro cammino.
4. In questo giorno di grazia, cari fratelli, lasciamoci guidare da questo maestro di
spirito. Che il nostro cuore arda nell’ascoltare la sua lezione magistrale dalla cattedra
della Verna, così come ce la trasmette san
Bonaventura nella sua Leggenda maggiore.
5. Tenendo presente il racconto della trasfigurazione del Signore, il Dottore Serafico scrive: «sotto la guida della divina Providenza», Francesco «sale su un monte elevato e solitario chiamato la Verna». Egli,
che si era proposto di salire costantemente
verso Dio (cf LegM XIII, 1), sale verso il
Tabor francescano, la Verna, per incontrarsi con «il Signore santo, Dio unico», con
colui che Francesco canta, proprio in questo
luogo, dopo l’impressione delle Piaghe, come il «bene, tutto il bene, il sommo bene»
(LodAl 1.3). Francesco, cercatore instancabile del «grande e ammirabile Signore, Dio
onnipotente e misericordioso Salvatore»
(LodAl 6), desidera incontrare il Dio che per
lui è tutto – Deus meus et omnia – ed è per
lui che sale al monte, luogo tradizionale
dell’abitazione del Signore. Sale, quale
nuovo Mosè, non mosso dalla curiosità,
quanto con l’unica aspirazione «investigare
il beneplacito divino, al quale desiderava
conformarsi in tutto» (LegM XIII, 1).
6. Francesco ci insegna che per conoscere la volontà del Signore è necessario “salire” e “ricercare”. La salita, nel vocabolario
evangelico e paolino, esige la rinunzia a se
stessi, il morire alle opere del peccato esige
la crocifissione della carne per vivere una
vita secondo lo Spirito (cf Gal 5,24). Salire,
nel vocabolario francescano, comporta la liberazione da tutto ciò che è superfluo, esige
la purificazione e l’itineranza del cuore,
comporta dare un nuovo orientamento alla
propria esistenza. Salire, in definitiva, esige
la conversione, lasciare che la nostra vita
sia «toccata dalla mano di Cristo, guidata
dalla sua voce e sostenuta dalla sua grazia»
(VC 40), perché altrimenti verremmo meno
al nostro proposito. Dall’altra parte “ricercare” comporta impegno, dedicazione, abnegazione di se stesso, austerità. In tal modo “salire” e “ricercare” si integrano a vicenda. Non è possibile conoscere la volontà
del Signore, e meno ancora seguirla (cf.
PCr 5), senza le esigenze che comportano
ambedue le attitudini – salire e ricercare –
che sono profondamente attive.
7. Francesco sale per stare. Il Poverello
sente la necessità di ritirarsi «nel punto più
recondito della solitudine, in un posto tranquillo, abbandonando il frastuono delle folle» e in tal modo «affidarsi più liberamente
al Signore». Non è la solitudine per la solitudine, che Francesco cerca. È la solitudine
del cuore abitato, del cuore innamorato, la
solitudine come condizione per stare con la
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persona che si ama. Imitando Gesù che si ritirava di frequente in “un luogo appartato”
per entrare in comunione piena con il Padre, anche Francesco ama la solitudine, la
cerca, pratica l’appartarsi. Nella solitudine,
assorbito completamente nella contemplazione e nell’orazione, Francesco incontra
ciò che resta, trova ciò che è vero, scopre
l’ amarezza inevitabile di ciò che pare dolce
e la dolcezza sorprendente di ciò che appare amaro, scopre a chi dire, senza che l’inganno divori le parole: «tu sei tutto per
me»: la sapienza, la bellezza, la sicurezza,
la gioia, la giustizia, tutta la ricchezza a sufficienza, la dolcezza... (cf LodAl).
8. Francesco sale per stare e sta per discendere. La sosta sul monte l’aveva trasformato, trasfigurato. D’ora in poi non potrà star solo: «Scende dal monte l’uomo angelico Francesco, portando con sé l’effige
del Crocifisso..., impressa dal dito del Dio
vivente nelle membra della sua carne»
(LegM XIII, 5). Chi si è incontrato con Colui che è tutto non può tacere più. “Attenzione al silenzio della lingua”, però parla la
stessa carne. Francesco si sforza di guardare “il segreto reale” del quale è depositario,
però è lo stesso Signore che “parla” attraverso il suo corpo, nel quale aveva impresso “quei segni” (cf LegM XIII, 5). D’ora in
avanti il “maestro” Francesco parlerà più
con l’esempio che con la parola.
9. Cari Fratelli Maestri, il Signore ci invita al banchetto che ha preparato per noi
(cf Mt 22,1-14). Ci nutre con il suo corpo e
il suo sangue, vero banchetto per tutti coloro che credono in lui e mangiano la sua carne e devono il suo sangue (Gv 6,22ss); ci
nutre con la sua parola, “alimento per la vita, per la preghiera e per il cammino di ogni
giorno” (CdC 24); ci nutre e si mostra a noi
come il nostro cammino con le parole e con
l’esempio del padre san Francesco (cf TestsC 5), particolarmente in questa circostanza
che riunisce alla Verna tutti i Maestri dei
Novizi dell’Ordine. Nutriamoci del suo corpo e del suo sangue, mossi dalla fede – attenzione a non accostarsi al banchetto senza
essere vestiti dell’ “abito nuziale” (cf Mt
21,11-14) –; alimentiamoci con la sua parola, attraverso la quale mostrerà a noi come a
383
Francesco quello che sarà “più gradito a
Dio” (cf LegM XIII,5) e contemplando l’itinerario di Francesco sul monte della Verna,
diventiamone l’immagine fedele, visto che
questo itinerario continua ad essere esemplare «per la vita e la formazione dei frati
del nostro tempo» (RFF 39).
10. Sì, anche come formatori e Maestri
abbiamo bisogno di salire, abbiamo bisogno di convertirci; abbiamo bisogno di fermarci e di rimanere per ampi spazi di tempo
in preghiera prolungata e fervorosa, abbiamo bisogno di scendere per mostrare Cristo
ai fratelli che ci sono stati affidati, attraverso la nostra parola e l’esempio. Non c’è un
altro modo per formare. Il Maestro dei novizi non forma solo né principalmente trasmettendo concetti, per quanto necessari
siano. Il Maestro forma solo se ha l’esperienza dell’incontro personale e profondo
con Cristo. In caso contrario sarà un semplice insegnante, o, ciò che è peggio, un
semplice ciarlatano. Come potremo indicare il cammino se noi stessi non lo conosciamo? Come potremo far vedere le difficoltà
del cammino e anche le sue bellezze se non
le abbiamo sperimentate prima? Come potremo insegnare con le parole se nello stesso tempo non siamo eloquenti con la vita?
11. La nostra missione in quanto Maestri
e formatori dei fratelli che ci sono stati affidati, consiste principalmente nell’accompagnarli verso la conoscenza, «più profonda e
viva di Gesù Cristo» (RFF 191), verso la
configurazione a Lui. Se l’obiettivo ultimo
della formazione è «la assimilazione progressiva dei sentimenti di Cristo verso il Padre» (VC 65), fino a giungere alla «piena
maturità di Cristo» (Ef 4,13), è necessario
che noi Maestri e formatori mostriamo ai
nostri fratelli «la bellezza della sequela del
Signore». Per fare questo a noi è richiesto
come primo requisito quello di essere «persone esperte nelle vie che conducono a
Dio», perché solo così saremo capaci di
«accompagnare gli altri in questo percorso»
(VC 66).
12. Cari Fratelli Maestri, so per esperienza personale – dal momento che ho avuto la grazia di accompagnare i novizi per 12
anni – che la vostra missione non è facile.
384
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
No, non è facile per noi salire, stare e scendere. E non è facile accompagnare gli altri
in questi tre movimenti di uno stesso cammino, quello della conversione e per questo
della formazione. La croce si fa presente
più volte di quelle che vorremmo nella nostra vita e nella vita dei fratelli che accompagniamo. Non possiamo comunque dimenticare quanto ha detto in questo luogo il
17 settembre 1988, colui che oggi è il Papa
Benedetto XVI: «La vera carta di identità
del discepolo di Gesù, è la comunione con
la croce». Non c’è sequela senza croce.
Dobbiamo tenerlo fortemente presente e
dobbiamo fare tutto il possibile perché i nostri fratelli lo comprendano.
13. Con forza e con profonda convinzione vi dico: “Non abbiate paura”. Come Paolo potremo dire: «tutto posso in colui che mi
da forza» (Fil 4,13). Attraverso di lui nulla
è impossibile (cf. Lc 1,37). E neanche c’è
qualcosa di impossibile per colui che crede
e che ama. Mettiamoci in cammino!
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
3. Telegramma di Benedetto XVI
Città del Vaticano, 20.10.2005
Grato per devoto messaggio, inviato unitamente ai Maestri Noviziato riuniti in Congresso presso la Verna, Sommo Pontefice
ricambia premuroso pensiero, auspicando
che provvido incontro susciti rinnovati propositi autentica fraternità sull’esempio di
san Francesco d’Assisi e generoso impegno
nell’opera nuova evangelizzazione; mentre
invoca copiosi doni e lumi celesti per buon
esito lavori di cuore invia implorata benedizione apostolica.
CARD. ANGELO SODANO
Segretario di Stato
4. Lettera ai Ministri e ai Custodi
S. Maria degli Angeli, 28 ottobre 2005
Cari Fratelli,
il Signore vi dia pace!
Noi, Maestri di Noviziato di tutto l’Ordine, siamo convenuti al Monte della Verna e
ad Assisi dall’8 al 29 ottobre di questo anno
di grazia 2005, rispondendo all’invito del
Ministro Generale, dopo le indicazioni del
Capitolo Generale e il lavoro di preparazione della Segreteria Generale per la Formazione e gli Studi. E’ stata per noi, provenienti da 73 Entità e da 43 Paesi, un’opportunità unica di pregare, riflettere e
condividere le nostre distinte realtà, la bellezza della nostra vocazione ed il servizio
che svolgiamo nelle Case di Noviziato dell’Ordine. Abbiamo vissuto il Congresso all’inizio della preparazione all’ottavo centenario di fondazione dell’Ordine. In questi
giorni siamo cresciuti nella coscienza di essere una fraternità internazionale e plurale,
con la ricchezza e le difficoltà che questo
comporta.
Abbiamo gustato l’attualità del nostro
carisma, guardando a S. Francesco, “uomo
del futuro” e a tutta la nostra tradizione carismatica: il carisma è vivo ed è sempre da
realizzare di nuovo, per noi, per i fratelli
che verranno e per tutti gli uomini di buona
volontà. Con passione, audacia e creatività
vogliamo guardare al futuro. Abbiamo anche preso atto della grande fragilità personale, fraterna e istituzionale delle nostre
realtà, che a volte rallenta il cambiamento e
altre volte ci chiede misericordia e accompagnamento. Siamo stati confermati allora
nella speranza che il Signore continua a realizzare in mezzo a noi la sua opera, per il bene della Chiesa e del mondo intero in questo
tempo di grandi e rapidi cambiamenti.
Abbiamo riflettuto sulla figura del formatore e sul cammino formativo dei novizi.
Abbiamo riconosciuto la grazia e il dono
d’essere formatori. È un servizio a volte difficile, eppure sappiamo che costituisce per
noi oggi la risposta personale alla nostra
stessa vocazione. Siamo consapevoli che
possiamo accompagnare efficacemente i
novizi solo se accettiamo di crescere con loro. Abbiamo reso grazie a Dio per i circa
cinquecentocinquanta novizi presenti oggi
in tutto l’Ordine, realtà che ci incoraggia
nel nostro impegno.
Abbiamo riflettuto sulle difficoltà che si
incontrano in questo servizio e che di frequente diventano “prove” per noi formato-
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ri; prove che, affrontate con docilità allo
Spirito del Signore, possono diventare occasione di crescita per noi stessi e per la fraternità intera.
Riconosciamo il noviziato come una tappa di iniziazione molto importante perché
prepara al dono di sé con la professione. Il
candidato «continua il discernimento e
l’approfondimento della propria decisione
di seguire Gesù Cristo nella Chiesa e nel
mondo secondo lo spirito di San Francesco» (RFF 190), per arrivare a proclamare
col suo stesso entusiasmo: «Questo è ciò
che voglio, questo è ciò che bramo, questo è
ciò che desidero con tutto il cuore»» (1Cel
22)
Proponiamo a voi, nostri Ministri e Custodi, tre punti di riflessione e di proposta
che ci sembrano particolarmente importanti ed urgenti per rilanciare non solo la tappa
del noviziato, ma la nostra stessa vocazione
evangelica in ascolto dei segni dei tempi:
– La nostra consapevolezza come formatori.
– Il Noviziato tra CPV, Postulato, Professione Temporanea e Formazione Permanente.
– Il formatore nella Fraternità formativa.
1. La nostra consapevolezza come formatori
1. Siamo consapevoli che il Noviziato è
un processo di profonda conversione. Attraverso la preghiera, la vita fraterna e la missione, il lavoro e lo studio nello spirito della minorità, si può acquisire e approfondire
l’identità francescana, in modo tale che i
novizi imparino ad assumere loro stessi la
responsabilità di custodire la propria vocazione di frati minori.
2. Siamo consapevoli dell’importanza di
riscoprire oggi la Regola quale fonte d’ispirazione carismatica. Auspichiamo che la celebrazione della “Grazia delle origini” ispiri noi tutti a vivere con fedeltà più intensa la
vita evangelica che abbiamo professato.
3. Siamo consapevoli della bellezza di
formare i novizi all’incontro personale con
Gesù Cristo: a questo fine occorre offrire
una vera e propria pedagogia della preghiera nel solco della nostra tradizione carisma-
385
tica e spirituale, attraverso esperienze concrete di contemplazione e di missione.
4. Siamo consapevoli della necessità di
rafforzare il processo di crescita della maturità umana dei novizi, attraverso un’attenzione più profonda all’area affettivo-sessuale e relazionale-vocazionale, per assumere come una grazia la donazione totale di
sé per il Regno.
2. Il Noviziato tra CPV, Postulato, Professione Temporanea e Formazione
Permanente
1. È necessario porre maggiore attenzione nel periodo precedente il Noviziato –
Cura pastorale per le vocazioni, accoglienza vocazionale e Postulato – alla maturità
umana e cristiana ed all’accompagnamento
personale, condizione perché il candidato
abbia la libertà interiore per accogliere la
proposta della vita francescana.
2. Assicurare la continuità tra il Noviziato e il tempo della professione temporanea,
attraverso un itinerario formativo che permetta al candidato di identificarsi con la vocazione dei frati minori, specie attraverso
l’accompagnamento personale e la formazione specificamente francescana. Per questo raccomandiamo che ogni Entità sviluppi un progetto concreto e integrato di formazione che abbracci le tappe della CPV,
del Postulato, Noviziato, Professione Temporanea e della Formazione Permanente, in
sintonia con il progetto provinciale e con le
altre indicazioni dell’Ordine. Questo progetto richiede il sostegno e la collaborazione dei Ministri/Custodi e dei loro Consigli.
3. Garantire la continuità formativa dopo la professione solenne, in modo che tutta la Fraternità provinciale/custodiale diventi realmente corresponsabile nella formazione, attraverso un’opzione più chiara e
incisiva per la Formazione permanente, sostenendo così l’inserimento dei nostri candidati nelle fraternità locali.
4. Occorre lavorare per superare quella
contraddizione tra ideale francescano e vita
concreta dei frati nelle fraternità locali, che
spesso diventa non tollerabile, in situazioni
gravi e manifeste, che possono diventare
motivo di disorientamento e persino di
386
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
scandalo per i candidati. La conseguenza
può essere l’abbandono dell’Ordine o l’adattamento passivo a quelle stesse contraddizioni. Siamo consapevoli che la qualità spesso così bassa della vita e della testimonianza
dei frati e delle nostre Fraternità non può farci rinunciare a presentare in modo oggettivo
e realistico la nostra forma di vita. Avvertiamo dunque l’urgenza di centrarci sull’essenziale della nostra vita, che consiste nel ripartire dal Vangelo, così come lo abbiamo abbracciato nella nostra Professione.
3. Il formatore nella Fraternità formativa
1. Proponiamo che nelle Entità si curi la
formazione adeguata dei futuri formatori,
prima del loro impegno diretto, in modo
particolare nell’area della formazione umana e del carisma francescano.
2. Proponiamo che i Ministri e Custodi
ricordino e garantiscano ai formatori la propria formazione permanente e aggiornamento insieme alla priorità del loro servizio
e dell’accompagnamento dei candidati su
altri eventuali ministeri, anche per evitare
assenze eccessive dal Noviziato.
3. Proponiamo che nelle Entità si favorisca maggiormente la fraternità formativa, in
modo che il lavoro del maestro sia coadiuvato nell’accompagnamento di tutto il processo formativo. Questo richiede un clima
di dialogo e di collaborazione e la definizione chiara e condivisa del ruolo di ciascun
fratello nell’équipe. Anche la fraternità stabile è corresponsabile insieme all’équipe
formativa nella crescita dei novizi all’interno della vita di una fraternità tutta formativa ed evangelizzatrice (cfr. RFF 125).
4. I Noviziati Interprovinciali siano sostenuti e incoraggiati. In essi maturi sempre
più la collaborazione fattiva tra le Entità interessate, a partire dalla condivisione dei
criteri formativi nelle tappe precedenti.
Consegniamo queste nostre riflessioni a
voi, Fratelli Ministri e Custodi e attraverso di
voi a tutti i nostri Fratelli sparsi nel mondo,
perché possiamo crescere insieme nel comune servizio alla formazione permanente e iniziale, rafforzando la speranza e la fiducia in
quel futuro che già inizia e cresce tra noi per
l’azione dello Spirito del Signore.
Come formatori siamo consapevoli della
responsabilità che ci è affidata e anche dei
nostri limiti. Vogliamo continuare a camminare insieme ai novizi per rinnovare e vivere
oggi con più slancio e audacia la bellezza
della nostra vocazione di Frati Minori.
Tutto questo affidiamo all’intercessione di
Maria, Vergine fatta Chiesa, di S. Francesco,
il Poverello, e della pianticella S. Chiara.
I MAESTRI DI NOVIZIATO OFM
Prot. 096236
Visto dal Definitorio generale il 9 novembre 2005
5. Relación del Ministro general al II° Congreso Internacional de Maestros de Novicios
Asís, 27 de octubre de 2005
LA FORMACIÓN FRANCISCANA
EN TIEMPOS DE REFUNDACIÓN
Punto de partida
Nuestra Orden, particularmente después
del Capítulo de Pentecostés 2003 y en plena
sintonía con tantos otros Institutos de vida
consagrada, habla de la necesidad de “volver a los esencial”, de la “urgencia de acoger el Espíritu y renacer de nuevo”, de volver a los fundamentos, sin olvidar los retos
que nos vienen de la Iglesia y de la sociedad
actual. El programa es ciertamente exigente, pues no afecta sólo a la superficie o fachada de nuestra vida y misión, sino a lo nuclear de la vivencia de la “forma vitae”
franciscana hoy.
En este contexto deseo tratar el tema “La
formación franciscana en tiempos de refundación”. Lo hago con mucho gusto, aunque
también con temor. Gusto porque la formación ha sido y sigue siendo mi pasión. Miedo y temor porque se trata de un tema clave
en nuestro proceso de renovación profundo.
La Orden es y será según la formación que
damos y recibimos. No dudo pues en decir
que la formación entendida como “un proceso de continua conversión del corazón”1
que nos permite “abrir el corazón al Evangelio en la vida diaria”2, el conocimiento de
uno mismo y la búsqueda de la voluntad de
E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS
Dios3, es la columna vertebral, la piedra angular, de todo este proceso de refundación.
En mi exposición partiré fundamentalmente de mi experiencia, acumulada en los
muchos años dedicados directamente a la
formación. También partiré de los documentos de la Iglesia4 y de la Orden5, sin olvidar las últimas reflexiones llevadas a cabo
por la vida consagrada6. Con ello deseo que
nos mantengamos en los surcos ya trazados
por la tradición carismática y formativa de
nuestra Orden, permaneciendo abiertos a la
necesidad de abrir nuevas sendas y de repensar nuestros modelos y procesos formativos
constantemente, para adaptarlos a las situaciones cambiantes de la sociedad y, como
consecuencia, del sujeto de la formación.
Algunos principios básicos de la formación
Teniendo en cuenta esta doble necesidad partir de la experiencia acumulada, dentro y
fuera de la Orden, durante estos años postconciliares y mantener viva la necesidad de
continuar, sin desfallecer, la búsqueda de
nuevos itinerarios formativos, que nos lleven
a una renovada fidelidad vocacional y a una
presencia más significativa en la Iglesia y en
la sociedad-, pienso que a estas alturas en
nuestra Orden ya podemos hablar de algunas
“certezas” adquiridas respecto de la formación. He aquí las que me parecen mayormente aceptadas, al menos a nivel teórico.
La formación ha de ser integral
Ante todo es necesario recordar, para sacar las consecuencias oportunas, que la formación ha de ser integral7, es decir, ha de tener en cuenta a la persona en su totalidad
para que pueda desarrollar, de un modo armónico, sus dotes físicas, psíquicas, morales e intelectuales y todas sus dimensiones;
humana, espiritual y carismática8. A su vez,
para que la formación sea integral ha de
abarcar todos los ámbitos de la vida franciscana, tal como aparecen en la Regla, las
Constituciones Generales y las Prioridades
de la Orden, “poniendo sumo cuidado en facilitar la integración armónica de los diferentes aspectos”9.
Uno de los errores del método formativo
387
en el pasado fue el de formar fragmentariamente a la persona y, en consecuencia, también al Hermano Menor. En muchos casos
se insistía demasiado en una dimensión, olvidando otras también fundamentales; o se
favorecía el desarrollo de unas dotes, dejando de lado otras igualmente importantes.
Como consecuencia, con frecuencia, se ha
dado un desarrollo parcial y no integral de
la persona.
Si no queremos formar “personalidades
fragmentadas”, hemos de impulsar y favorecer la formación integral de la persona de
tal modo que, en todo momento, ésta se presente “toda entera”, siempre en camino en
el seguimiento de Jesús, identificándose no
tanto con lo que hace, sino sobretodo con lo
que es.
La formación ha de ser personalizada10
Cada uno de nosotros somos seres irrepetibles, “ejemplares únicos”. Y cada uno
de nosotros responde a la llamada del Señor
desde su situación única y original. Esto
comporta que la formación ha de ser “apropiada” al proceso de cada uno, debe adecuarse al ritmo real de crecimiento de cada
sujeto, para que los valores que la formación a la vida consagrada intenta trasmitir
puedan ser asimilados, “a través de un síntesis sapiencial y personal”11, por cada uno.
Esto comporta, entre otras mediaciones,
un acompañamiento personalizado que,
partiendo de la realidad concreta de cada
formando estimule a cada uno de ellos a la
meta de toda vida consagrada: “la conformación con el Señor Jesús y con su total
oblación”12. Este acompañamiento posibilitará el verificar el estado de interiorización
de los valores, interiorización que comporta que los valores sean escogidos libremente, sean auténticamente estimados y que se
dé un comportamiento armónico con ellos.
En este contexto compartimos plenamente
la afirmación de Vita Consecrata: “El principal instrumento de formación es el coloquio personal, que ha de tenerse con regularidad y cierta frecuencia, y que constituye
una práctica de comprobada e insustituible
eficacia”13.
388
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Si en el pasado, dada la homogeneidad de
los llamados, tal vez era suficiente prestar
atención a la formación del grupo, hoy, dado
el carácter único de cada uno -sea por las diferencias de edad y de experiencias individuales, sea por el diverso grado de cultura
humana y cristiana que traen-, sin descuidar
al grupo, se ha de dar mucha importancia a
cada persona, afinque se encuentre “un justo
equilibrio entre la formación del grupo y de
cada persona, entre el respeto a los tiempos
previstos para cada fase de la formación y su
adaptación al ritmo de cada uno”14.
Al hablar de la formación personalizada
hemos de tener en cuenta el factor tiempo. El
tiempo no lo soluciona todo, pero en una sociedad como la nuestra y dada la situación
que viven hoy los jóvenes, tomarse un tiempo
adecuado es indispensable: “A la formación
inicial, entendida como un proceso evolutivo
que pasa por los diversos grados de la maduración personal -desde el psicológico y espiritual al teológico y pastoral-, se debe reservar un amplio espacio de tiempo”15.
La formación ha de ser experiencial.
Puesto que el seguimiento de Jesús es
una vida, y no una simple ideología, la formación a la vida consagrada ha de ser experiencial16, es decir, debe favorecer la experiencia concreta del estilo de vida y de los
valores propios de nuestra “forma vitae”.
También aquí hemos de señalar que en el
pasado la formación pecó de ser demasiado
teórica, de mirar sobre todo a la asimilación
de contenidos, de ser demasiado magisterial. La formación hoy, sin olvidar los contenidos, ha de mirar sobre todo a la asimilación de los valores propios del carisma, a la
“progresiva asimilación de los sentimientos
de Cristo hacia el Padre”17. Y para ello la
formación ha de tocar los cuatro centros vitales de la persona: La inteligencia con los
contenidos; el corazón, en cuanto sede de
los sentimientos; las manos, es decir, ha de
ser práctica; y los pies, es decir, debe ayudarnos a andar por la vida.
La formación ha de ser permanente
Es más, la formación es por su propia naturaleza permanente. Los consagrados no
somos llamados ni consagrados de una vez
para siempre. La plenitud a la que somos
llamados se alcanzará sólo por gracia después de la muerte. De este modo, si nadie
puede decir en verdad que se ha conformado completamente con Cristo, objetivo último de la formación, esto quiere decir que la
formación es tarea de toda la vida y que por
tanto es un proceso que “no acaba nunca”18.
Si nadie “podrá jamás suponer que ha completado la gestación de aquel hombre nuevo
que experimenta dentro de sí, ni de poseer
en cada circunstancia de la vida los mismos
sentimientos de Cristo..., ninguno puede estar exento de aplicarse al propio crecimiento humano y religioso”19. Limitar la formación a una determinada “estación” de la vida sería renunciar a la posibilidad de crecer
en la conformación con Cristo y en la adhesión al carisma y a la misión del propio Instituto. También aquí se pueden aplicar las
palabras de San Bernardo: “no progresar
equivale a regresar”. La vida o progresa hacia la madurez o emprende el camino de la
regresión y de la autodestrucción. De ahí
que hemos de estar siempre dispuestos “a
comenzar de nuevo”20.
Pero hay algo más, la formación permanente, considerada como un proceso de
continua conversión del corazón, es una
“exigencia intrínseca de la consagración religiosa”21, exigencia de la fidelidad creativa
a nuestra vocación y misión y “es el humus
de la formación inicial”22.
Todo esto comporta que la formación
inicial se engarce con la formación permanente, “creando en el sujeto la disponibilidad para dejarse formar cada uno de los días de su vida”23, y que en cada Entidad haya un Proyecto de formación permanente
que contemple cada ciclo vital, en modo tal
que la fidelidad creativa venga potenciada y
cada persona encuentre un cometido diverso que realizar, un modo específico de ser,
de servir y de amar.
La formación ha de ser progresiva y
gradual24
Según la ley de la progresividad, la formación se efectúa gracias a un proceso evolutivo lento -evolución progresiva”-, por lo
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que necesita de “un amplio espacio de tiempo”25 para la asimilación de los valores y la
transformación de los sentimientos y de los
comportamientos. La gradualidad de la formación es por tanto una exigencia, como ya
hemos indicado hablando de la personalización, de adaptarla al grado de evolución del
sujeto y a su capacidad de asimilación de
los valores.
Aun cuando se tenga siempre en cuenta
el conjunto de los contenidos que se han de
trasmitir y de los valores que se han de “internalizar”, en cada una de las etapas se han
de acentuar algunos de ellos, por considerarlos más apropiados para esa fase y como
base para otros. Esto evitará que el crecimiento de la persona sufra interrupciones,
regresiones o contradicciones y asegurará
la unidad del camino formativo. Por otra
parte, el proceso evolutivo comporta que
cada etapa formativa sea considerada como
una continuación de la precedente y como
preparación para la siguiente.
La formación ha de ser acompañada
Puesto que en el proceso formativo de lo
que se trata en último término es de transmitir una “forma de vida” según el carisma
del propio Instituto más que transmitir un
doctrina, la formación más que de maestros
necesita de testigos, de trasmisores que autentifiquen la palabra con su vida.
Aun siendo Dios Padre, que mediante el
Espíritu infunde en el corazón de los llamados los sentimientos del Hijo, el formador
por excelencia, sin embargo se sirve de mediaciones humanas, “poniendo al lado de
los que Él llama algunos hermanos y hermanas mayores”. Éstos tienen la responsabilidad de mostrar la belleza del seguimiento de Jesús, de acompañar a los llamados en
las vías del Señor y de alimentar sus vidas
con doctrina sólida y con la vida de oración,
de tal modo que a lo largo de toda su vida
los consagrados puedan vivir con plenitud
la entrega de su amor y su entusiasmo por
Cristo26.
Este acompañamiento, que se manifiesta
particularmente necesario y eficaz durante
la formación inicial, se ha de considerar
también necesario para el resto de la vida,
389
particularmente en “los primeros años de
plena inserción en la actividad apostólica”27, a fin de conseguir el “verdadero crecimiento en Cristo”28 para el resto de toda la
vida.
Todo esto hace que sea urgente formar
“acompañantes” y formadores, que a una
formación humana adecuada unan una profunda experiencia de Dios y una clara experiencia de los caminos que llevan a Dios
“para poder ser así capaces de acompañar a
otros en este recorrido”29. En esta formación nos jugamos mucho. La experiencia
nos dice que muchas veces la crisis de la
formación se deben a la falta y a la crisis de
formadores. Por ello “dedicar [a la formación, permanente e inicial], personal cualificado y adecuada preparación es tarea prioritaria. Debemos ser sumamente generosos
en dedicar tiempo y las mejores energías a
la formación”. Sin esto, “todos los planes
formativos y apostólicos se quedan en teoría, en deseos inútiles”30.
Retos principales de la formación hoy
Teniendo en cuenta estas “verdades adquiridas” sobre la formación nos preguntamos ahora: ¿cuáles son los retos principales
a los que se enfrenta hoy la formación en
nuestra Orden? Entre los muchos que se podrían señalar, me limito a algunos que me
parecen los más urgentes en estos momentos.
Formar en y a la fidelidad
La fidelidad viene del término latino fidelis, que significa fe. Y más que un acto
aislado o una serie de actos, la fe es una actitud vital, que afecta, compromete y “expresa” a la persona entera. Se trata, por tanto, de una disposición interior, habitual y
permanente que mueve desde dentro a toda
la persona y la impulsa a comportarse en
coherencia consigo misma y con sus opciones, hechas en libertad y responsabilidad.
La fe, además, tiene siempre un sentido
y una estructura esencialmente personal.
Brota de una persona y se dirige a una persona. Por eso se es fiel -o infiel- a alguien.
Propiamente hablando, no creemos cosas o
noticias, sino en y a alguien, que a su vez
390
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
nos ofrece noticias que nosotros aceptamos
porque nos fiamos de él.
Aquí reside la diferencia fundamental entre fidelidad y observancia. La fidelidad, al
igual que la fe, hace referencia a una persona;
mientras que la observancia hace referencia a
una ley y consiste en su cumplimiento.
Cierto que sería erróneo contraponerlas,
pero sería igualmente peligroso no distinguirlas. La fidelidad verdadera incluye la
observancia, pero no se identifica con ella,
sino que la supera. Por otra parte, la observancia es sólo parte de la fidelidad. Se puede ser observante y no ser fiel. El ejemplo
más claro nos lo ofrecen los fariseos o el hijo mayor de la parábola evangélica (cf Lc
15, 11-32). Son observantes, pero no son
fieles.
La observancia no exige amor, sino
cumplimiento. En la observancia lo que importa es dar una respuesta siempre igual,
siempre la misma. “Hoy lo mismo que ayer.
Y mañana lo mismo que hoy”. De este modo fácilmente se cae en la rutina, en la costumbre, el cansancio, el aburrimiento, el desencanto y la decepción, y de ahí, a la abierta decepción y a la ruptura definitiva sólo
hay un paso.
La fidelidad, en cambio, se entiende, sobre todo, como alianza de amor, como verdadera amistad. Y la lógica propia y la actitud fundamental de una alianza y de una
amistad no es la simple observancia, ni el
mero cumplimiento de unos compromisos,
sino que es una fidelidad creativa31, siempre
en crecimiento, siempre viva y dinámica,
siempre ascendente y progresiva: “Hoy,
más que ayer, pero menos que mañana”.
Una fidelidad así ahuyenta la rutina y la mediocridad y, por consiguiente, el cansancio,
el aburrimiento, la decepción y la ruptura.
La primera exigencia de la formación es
pues la de formar en y para la fidelidad, a
una persona: la persona de Jesús. Jesús debe situarse en el centro mismo de todo el
proceso formativo. Es por ello que el gran
servicio que puede y debe hacer la formación es la de ayudar -nunca suplir-, al hermano en formación a descubrir a Jesús como lo que es, una persona, para luego a
amarlo como amigo.
Esto no se puede dar por descontado.
Uno puede hacer la profesión solemne sin
haberse encontrado con la persona de Jesús.
En este caso la ideología tomará el lugar de
Jesús, con todo lo que una simple ideología
puede llevar consigo: fundamentalismo, divorcio entre vida y “doctrina”, frustración.... Por otra parte, no basta descubrir a
Jesús como persona. Es necesario descubrirlo como amigo. Y tampoco esto puede
darse por descontado. Podemos formar,
porque tal vez así nos han formado, en una
concepción de Jesús sólo como la persona
que exige y no como el amigo que “habiendo amado a los suyos que estaban en el
mundo, los amó hasta el extremo” (Jn 13, 1)
y se entregó por nuestra salvación. Sólo así
uno podrá darlo todo por él. Sólo así las exigencias más radicales del seguimiento de
Jesús podrán ser fuente de gozo. Jesús no
puede aparecer nunca como el rival de la
autorrealización, sino como el amigo que lo
pide todo, porque antes lo dio todo.
Sólo quien haya hecho este doble descubrimiento, Jesús como persona y como amigo, podrá hacer suya la confesión de fe de
Tomás: “Señor mío y Dios mío” (Jn 20, 28).
Sólo quien crea en Jesús como persona y
como amigo podrá decir con Francisco:
“Deus meus et omnia”. Sólo una persona
que haya encontrado a Jesús en su vida y
haya gustado de su amistad, por la alegría
de tal encuentro, podrá venderlo todo y seguirlo con la radicalidad que tal seguimiento comporta (cf Lc 18, 28).
Formar en y para la perpetuidad
La fidelidad de la que hemos hablado
implica perpetuidad. A su vez la perpetuidad es una dimensión esencial de la totalidad. “La perpetuidad es la totalidad en el
tiempo”32. Un don, si es total, es perpetuo y
definitivo, al menos en su intencionalidad.
Por su semejanza con la de Cristo, la donación en la vida consagrada y, en consecuencia también en la vida franciscana, es, en
palabras de Pablo VI, “don absoluto e irrevocable”33.
Esto plantea un problema, y no secundario. Si el ser humano está condicionado y
medido por la temporalidad, los jóvenes de
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hoy lo están todavía más. La palabra “definitivo” parece haber sido borrada de su vocabulario. Su lugar parece haber sido ocupado por “part time”34. Por otro lado, la
cultura del “zapping” parece haberles condicionado más de lo deseado35.
Surgen entonces las preguntas: En la sociedad de hoy, con los jóvenes que nos llegan, ¿es posible exigirles que den una palabra definitiva? Y si lo es, como siempre ha
afirmado la Iglesia, con qué fuerzas contamos? Y todavía: ¿cómo formarles para
mantener definitivamente la palabra dada,
el compromiso adquirido, superando su
condición temporal?
Personalmente no veo otra salida que no
sea contemplar la vida consagrada desde la
perspectiva de Dios, es decir, como una vocación o llamada de Dios a seguir “más de
cerca” a Jesús. “No me habéis elegido vosotros a mi, yo os elegí a vosotros” (Jn 15,
16), dirá Jesús. No somos religiosos o franciscanos, ni lo serán nuestros formandos,
por propia iniciativa. Es Dios quien nos ha
llamado, quien nos ha “tomado detrás del
ganado” (cf. Am 7, 15), o tal vez pasó a
nuestro lado cuando estábamos “echando
las redes” y entonces nos dijo, como a los
primeros discípulos, “venid en pos de mi”
(Mt 4, 19). Es él quien, como a Mateo, nos
ha “visto” sentados al telonio” y nos dijo
“sígueme” (Lc 5, 25), o quien entró en nuestra vida y nos pidió, como a María, nuestro
consentimiento (cf. Lc 1, 26-38). Es Dios
quien nos ha llamado, y es él quien nos capacita para responder, día a día, año tras
año, toda la vida: “Sé de quien me he fiado...”.
En Dios llamar es dar, y puesto que la
vocación es don, éste es definitivo: “Los
dones de Dios son irrevocables” (Rm 11,
29). Dándonos el don de la vocación, nos
da también una permanente capacidad de
respuesta, porque “fiel es Dios” (1Co 1, 9).
Nuestra fidelidad no se apoya, por tanto, en
los “carros y caballos” o en nuestra “sabiduría” y en nuestra fuerza. Dios escogió a
los débiles para confundir a los fuertes...,
“para que nadie pueda gloriarse ante Dios”
(1Co 1, 29). “Todo lo puedo en aquel que
me conforta” (Flp 4, 13), dirá Pablo. Nues-
391
tra fidelidad no se apoya en nuestras propias
fuerzas, sino en la fidelidad inquebrantable
de Dios.
Pero los dones de Dios no son cerrados,
sino germinales, y por ello toca a quien los
recibe cultivarlos y hacerlos crecer. Los dones de Dios no son estáticos, son siempre
dinámicos, llamados a desarrollarse y dar
fruto abundante. Es aquí donde entra de lleno la llamada a la fidelidad creativa. Mientras la custodia de un don material consiste
en guardarlo y conservarlo, la fidelidad a un
don dinámico, como la vocación, consiste
en hacerlo crecer (cf. Mt 25, 14-30). La verdadera fidelidad es siempre creativa y creadora. No basta, por tanto, con enterrar el talento en la tierra para entregarlo cuando llegue el amo. No basta resistir, perseverar. Es
necesario caminar hacia delante, crecer
constantemente, “reavivando” el don de la
vocación que hemos recibido (cf. 2Tm 1, 6).
Es necesario, como Francisco, comenzar
siempre de nuevo, sentirse siempre al inicio36, y proponerse, cada día, “realizar
obras todavía más grandes”37. Sólo así se
puede perseverar hasta el final38, en el firme
propósito de “llevar una vida radicalmente
evangélica”39. Sólo así la llamada se convierte en respuesta y el don se transforma en
tarea y conquista.
Todo el proceso formativo -desde el cuidado pastoral de las vocaciones hasta la formación permanente en las distintas “estaciones de la vida”-, ha de inscribirse en este
proceso evolutivo de desarrollo, de cultivo,
y que lleve a madurez la vocación, así como
a una respuesta definitiva al Señor.
Esto presenta algunos desafíos a la formación, tanto inicial como permanente. Me
limito a señalar los principales. Durante la
“etapa” del cuidado pastoral de las vocaciones, el anuncio de la vocación, la propuesta
y el discernimiento han de ser muy honestos y exigentes40. Durante las etapas de formación inicial y las distintas “estaciones”
de la vida a las que ha de acompañar la formación permanente41, los muchos desafíos
que cada una de las etapas presenta pienso
que se podrían sintetizar en uno: formar en
lo esencial. Dicha formación exige: formar
para la decisión, en un mundo de indecisos;
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
formar para una apasionada responsabilidad, en una sociedad donde todos hablan de
derechos y privilegios y pocos quieren asumir las correspondientes responsabilidades
y deberes; formar para el riesgo, en un tiempo donde todo se quiere asegurar; formar
para la fraternidad y la comunión, en un
mundo de solitarios; formar para vivir con
lo suficiente, en estos días donde a unos falta lo necesario y otros no saben qué hacer
con lo que les sobra; formar para la austeridad, en una sociedad de opulencia; formar
para la búsqueda constante de Dios como la
única razón absoluta para abrazar la vida religiosa, en un momento en el que parece
que la cuestión de cuántos somos y qué hacemos atormenta nuestros corazones y reseca nuestras almas, y cuando la mayor parte
de nuestras fuerzas se centran y se gastan en
buscar soluciones para conservar o potenciar, no necesariamente para recrear, nuestra “diakonia”42; formar para la soledad en
un mundo de solitarios llenos de miedo y en
el que estamos llamados a dar testimonio de
verdadera comunión con todos a través del
voto de castidad.
Por otra parte, no podemos hablar de formación inicial sin hablar de la formación
permanente. Ésta es condición para aquella.
De ahí que “la formación inicial debe engarzarse, por tanto, con la formación permanente, creando en el sujeto la disponibilidad para dejarse formar cada uno de los
días de su vida”43. Nuestros candidatos y
hermanos en formación inicial deben tomar
clara conciencia de que el seguimiento de
Cristo según la forma de san Francisco que
iniciaron en las primeras etapas de su formación44 no termina con la profesión solemne. Deben igualmente tomar conciencia
de que la formación permanente es un “proceso de continua conversión del corazón” y
por tanto una “exigencia de la fidelidad creativa”45. Es por ello que “la formación no
acaba nunca”46. Sólo así la formación podrá
“inspirar constantemente el camino de crecimiento y de fidelidad”47.
Formar en la responsabilidad y la libertad
La vocación es una llamada estrictamente personal, una llamada que hace a la per-
sona responsable en cuanto que la hace capaz de responder y la urge a responder. La
gracia se hace compromiso y el don se convierte en quehacer.
El término responsabilidad proviene del
latín respondere que expresa la acción recíproca de spondere: empeñarse, obligarse,
comprometerse. La responsabilidad es pues
la capacidad de responder de algo que uno
ha aceptado, o mejor, la capacidad de responder a alguien, o ante alguien, al cual uno
se vinculó por un compromiso.
Pero uno sólo es realmente responsable
de aquello que acepta libremente. La verdadera libertad no consiste en hacer lo que
uno quiere, sino en hacer lo que uno debe.
Por otra parte: uno es verdaderamente libre
sólo si asume la responsabilidad de llevar
adelante su proyecto vocacional como persona y, en nuestro caso, como cristiano y
franciscano. Responsabilidad y libertad
van, por tanto, de la mano.
El proyecto formativo debe tener presente esta doble exigencia. Debe ayudar a
crecer en una libertad que lleve a asumir
con seriedad y responsabilidad la opción
vocacional, y como consecuencia, a vivir
“con coherencia y en plenitud los compromisos libremente asumidos”48, y “la exigencia del don total de sí mismo en la profesión de los consejos evangélicos”49. La
formación debe, al mismo tiempo, dar responsabilidad y exigirla, siendo conscientes
que “decir ‘sí’ a la llamada del Señor, asumiendo en primera persona el dinamismo
del crecimiento vocacional, es responsabilidad inalienable de cada llamado”50. En este contexto se entiende que la formación ha
de ser exigente; exigencia que no tiene nada
que ver con la rigidez. La formación ha de
intentar lograr una “progresiva integración
entre la exigencia evangélica de radicalidad
y el respeto de la libertad y originalidad de
la persona”51.
No es el permisivismo el que crea responsabilidad y lleva a la verdadera libertad.
La exigencia forma parte del crecimiento
de las personas, las cuales para alcanzar la
madurez requerida, necesitan ser provocadas para dar lo mejor de sí misma, de acuerdo a las posibilidades52.
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A este punto creo necesario hacer dos
aclaraciones. La primera es que la exigencia de la que estamos hablando no se logra
a través de “imposiciones autoritarias”, sino “mediante el diálogo paciente y confiado, la comprensión de las necesidades de
cada uno, el nutrimento espiritual y la comprobación constante de las motivaciones
personales a la luz de las motivaciones
evangélico-espirituales”53. La segunda
aclaración es que esta exigencia no nace de
la necesidad de observar una norma, impuesta desde el exterior, sino que nace del
carácter mismo de la consagración religiosa
que comporta, entre otras cosas, “una profunda exigencia de conversión y de santidad”54, que se manifiesta en una “pertenencia más estrecha al Señor”55 y una configuración con Cristo, hasta el punto de
identificarse con Él y asumir “sus sentimientos y su forma de vida”56. Comporta
también una vivencia “radical” de las exigencias del bautismo57. Esta vivencia radical lleva consigo seguir a Cristo “más de
cerca”, hacer de Jesús “el todo” de la propia
existencia58, viviendo cada día “el radicalismo del don de sí mismo”59, con un “corazón
indiviso”60. En definitiva, quien “se deja seducir por él”, lo arriesga todo por él61, pues
entiende que el “dejarlo todo” (cf. Lc 18,
28) para seguirlo, sigue siendo un programa
de vida válido “para todas las personas llamadas y para todos los tiempos”62. Los consagrados y, si cabe, más todavía los Hermanos Menores, estamos llamados a hablar en
el mundo el lenguaje del evangelio en su
lengua materna: el radicalismo. Nuestra vida está tan estrechamente unida al radicalismo evangélico, que éste no puede ser desvirtuado63. Esto exigirá, entre otras cosas, la
formación de “una conciencia evangélicamente crítica respecto a los valores y antivalores de la cultura” actual64.
La exigencia pues, es una dimensión intrínseca al seguimiento de Cristo en la vida
consagrada y en la vida franciscana. Contamos, ciertamente, con la debilidad que es
propia de todo ser humano, pero al mismo
tiempo somos conscientes y no podemos renunciar al “primer objetivo de la vida consagrada” que “es el de hacer visibles las ma-
393
ravillas que Dios realiza en la frágil humanidad de las personas llamadas”65.
Respecto de la responsabilidad hay otro
aspecto que me parece fundamental subrayar. Aun cuando la vocación tenga siempre
una dimensión personal, como justamente
hemos señalado anteriormente, sin embargo dicha vocación nunca aísla a la persona
que ha recibido la llamada, sino que la congrega y la une a otras personas, particularmente a quienes han sido llamados a vivir la
misma forma de vida.
Para el llamado la vocación/llamada se
hace convocación y en consecuencia la responsabilidad se hace corresponsabilidad.
Nadie está llamado a responder en solitario,
sin ninguna relación con otros. Para nosotros, la llamada personal tiene necesariamente una dimensión comunitaria y fraterna que nos lleva a vivir en la fraternidad los
unos “vueltos” hacia los otros, en reciprocidad.
La corresponsabilidad tiene muchas manifestaciones. Entre ellas, tal vez la más importante y difícil, está la corrección fraterna. Importante porque debe partir del amor
hacia el hermano. Difícil porque no es fácil
hacerla sin herir ni humillar, y no es fácil recibirla.
A pesar de esta dificultad, los hermanos
no podemos renunciar a ejercerla, pues se
trata de un derecho fundamental y un deber
ineludible. Cada uno tiene el derecho a ser
ayudado por los hermanos, de manera que
pueda responder mejor a la vocación que ha
recibido. Al mismo tiempo, cada uno tiene
el deber de ayudar a sus hermanos en esa
misma respuesta. Y el mejor modo para
ayudar a alguien a vivir su propia vocación
es amar y ser amado, lo cual significa dar
primacía a la persona frente a las estructuras y a las obras.
Llevado a la formación esto quiere decir
que una de las exigencias formativas es la
de formar para esta corresponsabilidad en la
“animación” vocacional de los demás. Desde un principio el hermano ha de tomar conciencia de haber sido llamado a vivir en fraternidad, lo que, entre otras cosas, comporta que cada uno es responsable, no sólo del
don que él ha recibido, sino también de la
394
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
vocación de los hermanos66 que el Señor ha
puesto a su lado para vivir la misma “forma
de vida”67. Es necesario también formar de
tal modo que al mismo tiempo que se acepta con humildad la corrección que nos viene
de los hermanos, la hagamos movidos por
el amor al hermano que “peca”.
Formar la persona para vivir la pasión
por Cristo
El Congreso Internacional de la vida
consagrada utilizó dos iconos. El primero
fue el de la samaritana (cf. Jn 4, 5-42). Este
icono nos coloca delante de una realidad
que “persigue” a todo hombre: La sed de
plenitud: “Nos hiciste Señor para ti y nuestro corazón está inquieto hasta que descanse en ti”, será la confesión del “buscador de
pozos” y del creyente Agustín.
La cultura post-moderna no favorece
ciertamente el que podamos saciar la sed
que nos atormenta en la “fuente de agua que
brota para la vida eterna” (Jn 4, 13). Lejos
de orientarnos hacia el “manantial de aguas
vivas” nos estimula constantemente para ir
a “sacar agua” de “cisternas agrietadas que
el agua no retienen” (Jr 2, 13). La ideología
neoliberal, sustentada por la cultura mediática, propaga valores que nos apartan de ese
manantial, y la misma religiosidad y espiritualidad típica de la post-modernidad, cuya
expresión máxima es la llamada New Age,
empuja, particularmente a los más jóvenes,
a pasar del “hard” de la fe al “soft” de un
sincretismo y subjetivismo religioso que,
lejos de llevar a un encuentro personal con
el Dios revelado en Jesús, lleva al misticismo esotérico, al holismo sagrado y al ecologismo profundo, sin excluir, antes o después, la misma muerte de Dios68.
Frente a este impacto, los consagrados
seguimos afirmando que “la vida consagrada sólo conseguirá nacer de las cenizas del
incendio post-moderno si recupera la experiencia fundante de Dios”69; seguimos confesando que “la persona de Jesús, el Cristo,
es el centro de nuestra vida”70; seguimos
afirmando que “la profundidad y totalidad
de esta pasión por Cristo vendrá casi espontáneamente a ser participación total e
incondicional en su pasión por la humani-
dad”71; y seguimos afirmando con el Concilio Vaticano II que “la norma última de la
vida consagrada es el seguimiento de Cristo, tal como se propone en el Evangelio” y
que por tanto esa norma “ha de tenerse por
todos los institutos como regla suprema”72.
Todo ello quiere decir que la vida consagrada, teológicamente hablando, encuentra su
fundamento en Cristo, hasta tal punto que
los consagrados tratamos de hacer contemporáneo el modo de vivir de Jesús y las opciones que lo caracterizaban: “Gracias al
Espíritu que nos fue concedido, quienes
pertenecemos a la vida consagrada intentamos ser memoria del estilo de vida y de liminalidad de Jesús de Nazaret”73.
Todo esto está exigiendo que desde
las primeras etapas de formación nos propongamos y propongamos a nuestros jóvenes “un proyecto contracultural fundado en
una profunda y sólida experiencia de Dios y
en una radicalidad en el seguimiento de
Cristo”74. También exige que desde la formación inicial se preparen hombres y mujeres de oración, para los que la oración sea
una necesidad para toda la vida; hombres y
mujeres cuyas etapas de la vida sean acompañadas por una vida intensa de oración75,
seguros que es desde ahí, desde un encuentro personal, íntimo y profundo con Cristo
en la oración, desde donde nacerá el propósito o proyecto de una vida informada toda
ella por la presencia de Cristo, de una existencia polarizada por Él, aprendiendo a cultivar los mismos sentimientos de Cristo
(Flp 2, 5)”76. Sólo así podremos desarrollar
una función terapéutica para la humanidad
sedienta de Dios.
¿Como nos preparamos y preparamos a
nuestros hermanos más jóvenes para esta
tarea tan compleja, delicada y fascinante?
¿Qué exigencias comporta?
La formación para este encuentro con
Cristo entraña:
• Formarnos y formar en la experiencia de
fe. Esto comporta, en primer lugar, asumir la fe como raíz, corazón y fundamento de nuestra vida y misión. Supone,
también, educarnos y educar en un fe
que no es un simple conocimiento racional, una simple reflexión teológica, una
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simple repetición de fórmulas o un simple sistema ideológico o ciega adhesión
voluntarística, sino encuentro personal
con Jesucristo, descubrimiento gradual y
acogida existencial de la realidad de
Dios y del hombre a la luz de Jesucristo.
Supone, finalmente, formarnos y formar
para asumir que la fe es un camino nunca acabado, experiencia nunca completa.
• Formarnos y formar en la interioridad
frente a la supervaloración de las apariencias. En el pasado hemos asistido a
un desplazamiento del ser al tener. Hoy
asistimos, a veces sin capacidad de reaccionar, a un desplazamiento del ser y del
tener hacia el aparentar. Nuestra sociedad es una sociedad del marketing. La
apariencia dirige la vida de las personas.
En este contexto hemos de decir que,
hoy tal vez más que nunca, es necesario
un encuentro con la propia interioridad
que nos lleve más allá de las apariencias,
al hondón de la vida, y que evite una
fuerte crisis de verdad.
• Percibir los momentos personales de soledad y de contemplación como una exigencia para el encuentro con la propia
interioridad, como un don y una exigencia también para crecer en la experiencia
del encuentro vivo con el Señor, y para
poder leer la propia vida con los ojos de
la fe. En este sentido no dudo en afirmar
la gran importancia que tiene el silencio
y la soledad, siempre que no se reduzcan
a simple aislamiento o sean manifestación de la incapacidad de comunicarse.
• Profundizar la propia vocación y misión
mediante la familiaridad con la Sagrada
Escritura, de tal modo que podamos fundamentar el camino personal y fraterno discernimiento personal y comunitario-,
sobre la Palabra de Dios. Para ello es necesario liberar la Palabra de Dios de una
interpretación demasiado académica y
poco sapiencial, demasiado moralista y
poco existencial. Se hace también urgente una formación bíblica adecuada y una
práctica comunitaria frecuente de la Lectura orante de la Palabra. La Palabra de
Dios debe ser la compañera de camino,
el libro de texto fundamental, en todo el
395
proceso de formación.
• Experimentar la vida sacramental -particularmente el sacramento de la reconciliación y de la Eucaristía- como momentos fuertes del encuentro con el
Señor, con nosotros mismos y con los
demás77.
Formar a la persona para liberar la pasión por la humanidad
El segundo icono utilizado en el Congreso internacional de Vida Consagrada fue el
del samaritano (cf Lc 10, 29-37), que nos
empuja al encuentro con el otro, por diverso que sea. Del encuentro con el Otro pasamos al otro. De este modo el icono del samaritano se nos presenta como complemento del icono de la samaritana, y a su vez nos
lleva a afirmar que no es posible la pasión
por Cristo sin la pasión por la humanidad.
En una sociedad crucificada como es la
nuestra, también nosotros, como el samaritano, estamos llamados a aproximarnos al
que yace “medio muerto” a la vera del camino, a hacer nuestro prójimo al que está
“lejos” de nuestros intereses, de nuestros
gustos, de nuestra vida. Como el samaritano, estamos llamados a posponer los proyectos personales e interrumpir nuestro camino para sentirnos afectados por la situación del “otro” y responsables de su suerte.
Es bueno recordar aquí lo que decía el Instrumento de trabajo del Congreso: “La vida
consagrada que quiera tener garantía de fecundidad se debe leer en clave de servicio,
compañía y solidaridad con las personas
que están en el dolor o la miseria; debe encontrar los caminos para... atender rostros
heridos sin olvidar de luchar contra los sistemas violentos e injustos”78.
Esto sólo será posible si pasamos de la
preocupación por uno mismo al don de uno
mismo. Y aquí está precisamente la dificultad. La post-modernidad no ayuda a entrar
en esta lógica. La cultura actual, de hecho,
pone en el centro el ¡yo! Éste se alimenta
del placer, de la experiencia subjetivista y
emocional, uniendo la “sed de amor con el
desorden amoroso”79, hasta el punto de buscar en el otro la propia realización, y no la
realización personal por medio del otro. Vi-
396
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
vimos en una sociedad “crucificada” y en
una cultura que tiene miedo a la diversidad.
Ante esta tendencia es necesario formarnos y formar para “liberar” nuestra pasión
por los demás, tantas veces aprisionada por
el “yo”. Esta formación, entre otras cosas,
exige:
• Formarnos y formar para el diálogo, no
como un acto episódico o como estrategia, sino como modo permanente de
pensar y de actuar, lo cual, además de
una preparación adecuada en la formación permanente e inicial, en el estudio y
en la investigación80, comporta:
– clarificar la propia identidad. No
puede haber diálogo auténtico sin saber de donde se parte, sin saber cada
uno quien es y ante quien está, sin ser
fieles a la propia identidad. Esta fidelidad a la propia identidad, ha de ser
vivida en permanente actitud de escucha y de respeto, de cordialidad y de
sinceridad81. Sólo estas actitudes nos
llevarán a crecer en el diálogo hecho
de escucha y de anuncio. La formación para el diálogo debería ser un
capítulo del desarrollo integral, que
es el objetivo de la formación en su
acompañar a la persona hacia el descubrimiento, la re-apropiación y el
crecimiento de la propia identidad.
– Educarse para afrontar los conflictos
y la confrontación crítica con posiciones diversas, a partir de la pasión por
el hombre y su ineludible dignidad.
El conflicto, como bien sabemos, no
es por si mismo malo. Todo depende
como se lo gestiona. Creo muy importante educar y educarnos para
afrontar adecuadamente los conflictos.
• Formarnos y formar en una cultura de
acogida y de hospitalidad, que encuentre sus raíces en la comprensión del otro
como ineludible para poder decir uno
mismo. Esto supone:
– Impulsar e inducir a salir del propio
entorno social, a dejar las seguridades
de la propia tradición cultural, nosotros designaríamos este éxodo cultural y social con el término itinerancia,
para poder encontrar con fe y en la fe
al diverso de sí.
– Formarnos y formar para encontrar
palabras capaces de crear comunión
con las personas que son diferentes.
Formarnos y formar para el respeto
por el “diferente”, en la capacidad de
escuchar y de tomar en cuenta los
puntos de vista de los que son distintos. Formarnos y formar para “abrazar” y no sólo “soportar” las diferencias étnicas, culturales y teológicas,
también en nuestras fraternidades82.
– En la era de la “relación virtual”, es
fundamental el formar y formarnos
para vivir en una relación que sea a la
vez profunda, libre y liberadora. Sólo
en este tipo de relación se podrá escuchar al otro en su “alteridad”, sin caer
en la tentación de reducirlo a nuestros
esquemas, hasta llegar, incluso, a eliminarlo.
• Formarnos y formar en una espiritualidad encarnada y práctica83. La cultura
post-moderna propicia la pérdida de la
dimensión social. En este contexto veo
necesario formar y formarnos en una
espiritualidad arraigada en la vida, con
toda su densidad de injusticia y conflicto, de esperanza y proyecto. Esto comporta:
– Desarrollar una actitud contemplativa capaz de escuchar a Dios en la vida concreta; una actitud contemplativa capaz de descubrir a Dios en el
mundo y particularmente en los pobres. Es necesario prestar mucha
atención para no caer ni permitir que
se caiga en una espiritualidad intimista, huidiza, quietista e interiorista. Es
necesario unir fuertemente la espiritualidad y la praxis vital e histórica.
– Hacer experiencias concretas de vida
cercana a los más pobres y con los
más pequeños, en condición de menores -bien programadas, adecuadamente acompañadas y periódicamente evaluadas-, que lleven a encontrar
el camino de los pobres, y a asumir un
estilo personal y comunitario de solidaridad con ellos. En este sentido se
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debería inserir entre los criterios de
discernimiento vocacional el sentido
de la justicia, de la paz y del respeto a
la creación
– Familiarizarnos con los diversos rostros del Crucificado. Para ello es necesario pasar de una formación
“aburguesada” a una formación “inculturada”; pasar de una formación
“permisiva”, donde lo importante es
que el sujeto en formación se encuentre bien, a una formación “exigente”
en la que se presente el seguimiento
de Jesucristo en toda su radicalidad
evangélica, lo contrario exactamente
de lo que hace la llamada “pedagogía
del consuelo”84. Es necesario superar,
a través de una formación experiencial, el llamado “cisma blanco”, con
el que se crea un lenguaje en contradicción con lo que uno realmente
siente y, tantas veces, vive.
– Formarnos y formar para plantar
nuestra tienda con los desposeídos,
derrotados y excluidos, dejándonos
seducir por los claustros olvidados,
los claustros inhumanos donde la belleza y la dignidad de las personas son
constantemente mancilladas. De este
modo nuestra opción por los pobres
irá más allá de proclamas, más allá de
palabras, y nos llevará a ser pobres
como ellos, a ejercer una defensa profética de los derechos humanos, y a
ser agentes activos de la paz y de la
justicia85.
Formar la persona para ser amante de
la vida
La pasión por Dios y la pasión por la humanidad nos lleva a una visión diferente de
nosotros mismos que nada tiene que ver con
la “visión” antropológica que se inculcaba
en una formación ya superada, demasiado
espiritualista; ni tampoco con la “visión”
que hoy se nos presenta desde la cultura
post-moderna que nos invita constantemente a formar parte del reino del físico y del
marketing.
Teniendo en cuenta el contexto de ayer y
el de hoy, es urgente formarnos y formar en:
397
• Una visión positiva del cuerpo, dándole
el espesor de “sacramento” que, según la
revelación bíblica, tiene en cuanto “imagen” y “semejanza” del Creador, sin idolatrizarlo.
• La libertad afectiva, “gracias a la cual el
consagrado ama su vocación y ama según su vocación”86. En estos momentos
en que la vida consagrada es un proyecto “contracultural”, es importante formarnos y formar para “acoger la consagración como una realidad verdadera,
bella y buena, que comunica verdad, belleza y bondad a la propia existencia”87.
Para alcanzar esta meta es necesaria una
formación específica de la afectividad
que, lejos de una actitud narcisísticoadolescente, rigorista o laxista, nos lleve
y lleve a nuestros candidatos a sentir la
llamada a la vida consagrada como una
razón válida y hermosa para vivir.
Algunas notas pedagógicas
La Ratio Formationis Franciscanae dedica todo un capítulo a la “Pedagogía franciscana”88. Pienso que es fundamental el
que todos los formadores tengan muy presente el camino allí indicado. Por mi parte
deseo subrayar sólo tres aspectos que me
parecen muy importantes.
Trabajar desde las carencias
Volvamos, por un momento, al icono de
la samaritana. Se trata de una mujer pecadora que, gracias a la ayuda de Jesús, cual
experto formador, trabaja desde las carencias, pasa de una actitud defensiva y hostil
hacia Jesús, a una actitud de entusiasta colaboración con él, hasta el punto de ser “discípula” y “apóstol” del “judío” Jesús ante
los de su pueblo. En ella ha habido un verdadero proceso pascual. Se da un tránsito de
una manera de pensar y juzgar a otra, de
unas estructuras y convicciones a otras. En
el caso de la samaritana se da un verdadero
“proceso pascual”, y lo que parecía definitivo resulta ser provisorio89.
Los sujetos de formación hoy en día son
en su mayor parte “samaritanas”. Los jóvenes que nos llegan, generalmente, ya no vienen de lugares protegidos, sino de “lugares
398
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
profanos” y de “intemperie”. Muchos de
ellos han tenido muchos “maridos” y el que
ahora tienen no es “su marido”. Lo más frecuente es que en la labor formativa sea necesario comenzar de cero o casi. Pero no sólo en lo que se refiere a la formación inicial,
sino también en la formación permanente
hemos de trabajar desde nuestras carencias,
desde nuestro “no tener”, desde nuestro “no
poder”. “La propia pobreza reconocida y
puesta en relación con Jesús, no es un obstáculo para recibir el don del agua viva, sino la mejor ocasión para acogerla y dejarla
saltar hasta la vida eterna”90. En todo proceso formativo es importante, por no decir
fundamental, reconocer la sed que habita en
quien llama por primera vez a una casa religiosa, y en quienes la habitamos desde hace
tiempo. Ni unos ni otros estamos exentos de
la precariedad y la vulnerabilidad. Reconocer esto es el primer paso para que el Otro
pueda llevarnos a conocer el don de Dios y
saciar definitivamente nuestra sed.
Buscando juntos pozos y caminos
Cuando uno hace experiencia de la propia precariedad, de su realidad débil, siempre frágil y nunca acabada, de su “mitad
medio muerta”, como en el caso de la samaritana, y al mismo tiempo hace la experiencia de haber sido “cuidado” por el gran
Samaritano que es Jesús y que está siendo
curado él, uno no dudará en sentirse alcanzado por el “herido”, sea hermano en formación inicial o hermano en formación permanente, y en sentirse corresponsable de su
suerte.
En todo proceso de formación, inicial o
permanente, es fundamental cambiar nuestra actitud de perpetuos “donantes” para
sentirnos caminantes con los que caminan,
buscadores con los que buscan. En el diálogo con la samaritana ¿no se presentó Jesús
mismo en situación de desamparo y vulnerabilidad?91. Y puesto que todos somos vulnerables es necesario “convencernos de la
importancia de acompañarnos y sostenernos en la fe unos a otros, aprendiendo a releer la vida juntos y a posibilitar que cada
uno pueda compartir el agua de su experiencia”92. En este camino no hay maestros,
todos somos discípulos y todos estamos en
camino.
En el encuentro con la samaritana hay
otro aspecto pedagógico importante: Jesús
da el primer paso para entablar conversación con la mujer de Samaria. De este modo
supera las “barreras” religiosas, culturales y
“étnicas” que separaban a la “samaritana”
del “judío” Jesús. En la formación, tanto
inicial como permanente, también toca al
formador/acompañante dar el primer paso
hacia el otro y aceptarlo en su situación de
carencia. La aceptación de la propia realidad y de la realidad del otro es la primera y
fundamental actitud que ha de adoptar
quien esté llamado a ser formador/acompañante.
Por este motivo entre las características
que deberán distinguir a un formador/
acompañante es la de dedicar mucho tiempo y tener mucha paciencia con la persona
que tiene delante, como Dios la tiene con
todos nosotros “samaritanos medio muertos”.
Una pedagogía provocativa/interpretativa
Teniendo siempre en cuenta el texto de
la samaritana vemos que Jesús, cual hábil
formador/acompañante, primero provoca:
“Dame de beber”, “vete, llama a tu marido
y vuelve acá”y luego interpreta: “Si conocieras el don de Dios...”, “todo el que beba
de esta agua volverá a tener sed”, “llega la
hora en que ni en este monte, ni en Jerusalén...”. Es la misma pedagogía que utilizará
con los dos de Emaús (cf. Lc 24, 13ss):
“¿De qué discutís entre vosotros mientras
vais de camino?”, y “empezando por Moisés y continuando por todos los profetas, les
explicó lo que había sobre él en las Escrituras”.
Esta es la “pedagogía” de Jesús: la pedagogía provocativa/interpretativa que está
muy lejos de la “pedagogía objetiva”, que
pretende tener respuestas para todo, y de la
“pedagogía subjetiva” preocupada casi exclusivamente de que el sujeto en formación
“se encuentre bien”. Jesús, partiendo de la
propia realidad de su interlocutor y acompañándole muy de cerca hasta crear relaciones interpersonales de amistad, le “provo-
E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS
ca”, le saca fuera de las aguas engañosas de
la trivialidad y del deseo de autojustificación y le pone ante una decisión que libremente deben tomar: la Samaritana va a
evangelizar a los suyos, los dos de Emaús
regresan al calor de la comunidad de Jerusalén. Jesús no impone, ofrece o, mejor aún,
se ofrece.
Este “método” formativo de Jesús es el
“método” que debería seguir todo formador/acompañante: Aprender a escuchar y,
en vez de dirigir, hacerse expertos en preguntar, dialogar y compartir con otros la pobreza que nos iguala a todos, sin dejar nunca de provocar e interpretar.
Conclusión
Soy consciente que los retos con los que
se enfrenta la formación hoy son muchos
más. Soy igualmente consciente que las indicaciones que he ofrecido para alcanzar la
meta que nos proponemos con la formación
-“asimilación progresiva de los sentimientos de Cristo”-, no son mágicas. Hay más
desafíos y las mediaciones no son mágicas.
Hemos de seguir buscando
La formación en la Orden pasa por un
momento difícil y, al mismo tiempo, lleno
de oportunidades. Hasta hace poco, se ceñía
a modelos de estabilidad y fijeza, lejos de
los paradigmas dinámicos que exige una realidad en continua y rápida evolución. Hoy
sentimos la necesidad de mantenernos en
los surcos ya trazados de la tradición carismática y formativa de nuestra Orden, pero
sentimos también la necesidad de abrir nuevas sendas y de repensar nuestros modelos
y procesos formativos, conscientes de que
en el ámbito de la formación nada hay definitivo. Cuando aprendemos la respuesta nos
cambian la pregunta.
La fidelidad creativa, a la que se nos invita desde todas partes, nos coloca en una
situación de búsqueda constante, en la que
no hay lugar para recetas infalibles. El trabajo que nos espera es grande. Hemos de
enfrentarnos a ciertos “dogmas” que propaga la cultura actual: El hedonismo, el consumismo inmediato, la opción preferencial
por el placer, la “dictadura del relativismo”
(Benedicto XVI)... Por otra parte asistimos
399
al nacimiento del “tercer hombre” que conoce las normas, no protesta, pero las cumple según le conviene. Parece que es la hora del “cisma blanco” caracterizado por un
doble lenguaje: Uno para el gran público,
otro el existencial, el real. Estos lenguajes
frecuentemente están en conflicto entre
ellos. Es un juego que no siempre es consciente...
En este contexto la formación está llamada a osar más, y situarse en el terreno,
“movedizo” sí, pero también hermoso, de la
profecía. No queremos, porque no es justo,
hacer experimentos, pero al mismo tiempo
no podemos renunciar a nuestra misión de
dejar entrever rayos de luz presente en la
noche; abrir intuiciones, puertas y ventanas
a la novedad del Evangelio; sostener nuestra vida en un respuesta siempre nueva al
carisma; ofrecer a nuestros hermanos y hermanas, y a nosotros mismos, chispas de
profecía para no sentarnos y pararnos, para
no replegarnos en nuestros cansancios y desilusiones, sino para levantarnos e ir hacia
la novedad que el Reino abre frente a nosotros.
Nuestra propuesta y acción formativa no
puede continuar a ofrecer un “producto” ya
“cocinado” y, aparentemente, pronto para
cada estación. Formar y formarnos tiene
sentido si la formación se mantiene al ritmo
de la vida que pide incesantes y -reconozcámoslo- incómodos pasos hacia adelante.
Formar y formarnos nos obliga a estar en
camino. Sólo así podremos no sólo preparar
el futuro con esperanza, sino anticiparnos a
él. Sólo así dejaremos de ser sólo memoria
para convertirnos en profecía93.
Hace unos días participaba en la bendición que hizo el Papa de una estatua en la
Basílica Vaticana. El artista explicando el
proceso de ejecución de la obra decía que lo
importante son tres cosas: Tener ideas claras, buena técnica y dedicar mucho tiempo.
Y añadía: Delante de una masa de mármol
de 60 toneladas al artista corresponde liberar el personaje que ya se encuentra en el interior pero que todavía no se ve. Esto es lo
que os pido a vosotros, queridos formadores: Tener claros los objetivos, utilizar una
pedagogía adecuada y dedicar mucho, mu-
400
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
cho tiempo. Al final, de una masa informe,
saldrá, con la gracia del Señor que es el primer formador, la persona del Hermano Menor. ¡Manos a la obra!
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro general
Ratio Formationis Franciscanae (=RFF), 108.
RFF 41.
Cf. RFF 42.
Entre los documentos de la Iglesia tendré presente sobre todo Vita Consecrata (=VC), Exhortación postsinodal de Juan Pablo II.
5 La Orden ha hecho un largo camino en lo que a la
formación se refiere. Este camino aparece sintetizado y legislado en la última redacción de la
Ratio Formationis Francescanae (Roma 2003),
que considero punto obligado de partida para la
formación en la Orden hoy.
6 Me refiero principalmente al Congreso Internacional de Vida Consagrada, celebrado en Roma
del 23 al 27 de noviembre 2004, bajo del título
“Pasión por Cristo, pasión por la humanidad”.
Los textos los citaré según la versión española de
las Ediciones Claretianas.
7 Cf. RFF 45.
8 “El método para prepararse a ella [vida consagrada] deberá contener y expresar la característica de la totalidad. Deberá ser formación de toda la persona, en cada aspecto de su individualidad...” (VC 65; cf VC 71; RFF 45).
9 VC 65.
10 Cf. RFF 42.
11 RFF 56.
12 VC 65. Hablando del acompañamiento personalizado hemos de recordar que el “coloquio personal”, válido tanto para formación inicial como
permanente, es una mediación indispensable en
la verificación del camino que se está recorriendo y el discernimiento en el proceso vocacional.
13 VC 66; cf RFF 98-104.
14 Potissimum Institutioni 29.
15 VC 65.
16 Cf. RFF 47; 56. En este contexto considero necesario hacer una distinción entre experiencia y
experimentos. Para que una actividad formativa
sea experiencia y no se reduzca a mero experimento ha de ser bien preparada, bien acompañada y periódicamente evaluada.
17 VC 65.
18 VC 65.
19 VC 69.
20 Tomás de Celano, Vida Primera de San Francisco de Asís, 103.
21 VC 69.
22 RFF 108.
23 VC 65.
1
2
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4
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45
46
47
48
49
50
Cf. RFF 51 y 52.
VC 65.
Cf. VC 66 y 70; CIVCSVA, La vida fraterna en
comunidad (= VFC) Roma 1994, 36.
VC 70.
Cf. VFC 36. Sobre el acompañamiento cf. Pontificia Opera para las Vocaciones Eclesiásticas,
In verbo tuo..., 1998, 34ss..
VC 66.
CIVCSVA, Caminar desde Cristo, 18.
VC 37.
Severino-María Alonso, Consideraciones sobre
la fidelidad, en Vida Religiosa, mayo-junio
2005, 16.
ET 7.
Nuestra cultura propicia el miedo ante una decisión que pueda comprometer toda la vida. De ahí
nace el deseo de la entrega “part-time”, que es
fruto de la llamada “cultura del escepticismo”,
“credo” dominante en la cultura postmoderna, en
la que hay poco o ningún lugar para la utopía.
Zappiing, en sentido propio, significa pasar de
un canal de televisión a otro sirviéndonos del
mando a distancia. Simbólicamente, zapping significa no asumir compromisos de larga duración,
pasar de una experiencia a otra, sin ahondar en
ninguna de ellas.
Cf. 1C 159.
1C 103.
Cf. UltVol 1.
CCGG 1 §2
Aun cuanto el problema de las vocaciones nos
preocupe y con razón, no podemos dejarnos llevar del complejo del número ni, tampoco, por el
complejo de la prisa. La vida consagrada del futuro, también la franciscana, se medirán por la
calidad. Hemos de apostar, por tanto, a un discernimiento sereno (cf. Caminar desde Cristo
19), que nada tiene que ver con el “desánimo o
un fácil reclutamiento” (cf. VC 64)
Cf. VC 70.
Lo que hace que unos hombres o mujeres sean
religiosos no es «lo que hacen» sino el «porqué
lo hacen» y, en consecuencia, el «cómo lo hacen». Sólo Dios puede explicar y justificar la opción por la vida religiosa o consagrada, de lo
contrario ésta no sería más que una institución
meramente social a la que sucederán otras instituciones con las mismas características (Cf. J.
CHITTISTER, El fuego en estas cenizas… p. 7072).
VC 69.
RFF 173.
RFF 108.
VC 65.
VC 71.
VC 103.
VC 16.
VC 65.
51
52
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56
57
58
59
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61
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67
68
69
70
71
E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS
RFF 55.
“La lógica del dar el paso según la pierna termina, a menudo, por impedir la misma autorrealización, que de por sí es ya un objetivo modesto
para el hombre que ha sido llamado a trascenderse” (A. Cencini, I sentimenti del Figlio. Il cammino formativo nella vita consacrata, EDB, Bologna 1998, 101).
RFF 55.
VC 35.
VC 30.
VC 18.
VC 6.
Cf VC 72.
VC 3.
Cf. VC 1.
VC 40.
VC 18. El llamado todo lo considera “basura” y
“pérdida ante la sublimidad del conocimiento
de Cristo” (Flp 3, 8)
Hago mías las palabras de J. CHITTISTER sobre
la vida consagrada en general: “Para ser válida, la
vida religiosa no requiere masas. Para probar su
valor, no depende de las multitudes. Nunca se pretendió que fuera un ejército de gentes sin rostro,
un mundo cerrado en sí mismo, una cadena de
montaje de piezas anónimas, invisibles e intercambiables. La vida religiosa, en el mejor de los
casos, quizá no sea más que un centinela en la muralla, un corneta al amanecer, un vigilante en la
noche, un faro en la distancia… Lo que la vida religiosa necesita, pues, en el momento actual es una
espiritualidad del empequeñecimiento; necesita
caer en la cuenta de que su función es ser voz y llamada, presencia y profecía para el mundo, no mano de obra. Ni siquiera para la Iglesia”: El fuego
en estas cenizas. Espiritualidad de la vida religiosa hoy. Sal Terrae (Santander, 1998) 99.
VC 67.
VC 20.
Cf. San Francisco, Primera Regla, 4, 6.
Cf Test 14.
Cf. Joao Batista Libánio, Impactos de la realidad
sociocultural y religiosa sobre la Vida Consagrada desde América Latina, en Pasión por
Cristo, pasión por la humanidad. Congreso Internacional de la Vida Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005, 171.
Idem, 175.
Grupo de trabajo 9, La búsqueda de Dios y la
búsqueda de sentido, en Pasión por Cristo, pasión por la humanidad. Congreso Internacional
de la Vida Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005, 329- 330.
Franc Rodé, La vida consagrada en la escuela de
la Eucaristía, en Pasión por Cristo, pasión por
la humanidad. Congreso Internacional de la Vida
Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005,
293.
72
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
401
Perfectae Caritatis, 2.
Pasión por Cristo, pasión por la humanidad.
Instrumento de trabajo n. 106, en Publicaciones
Claretianas, 2005, 64.
Idem 78.
Grupo de trabajo 9, La búsqueda de Dios y la
búsqueda de sentido, en Franc Rodé, La vida
consagrada en la escuela de la Eucaristía, en
Pasión por Cristo, pasión por la humanidad.
Congreso Internacional de la Vida Consagrada,
Publicaciones Claretianas 2005, 293, 328.
Franc Rodé, La vida consagrada en la escuela de
la Eucaristía, en Pasión por Cristo, pasión por
la humanidad. Congreso Internacional de la Vida
Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005,
292.
Juan Pablo II en la jornada de la vida consagrada
del 2 de febrero de 2001 se dirigía a los consagrados en estos términos: “Encontradlo y contempladlo de modo especial en la Eucaristía, celebrada y adorada cada día, como fuente y culmen de la existencia y de la acción apostólica”
(Juan Pablo II, Homilía 2 de febrero de 2001, en
L’Osservatore Romano, 4 de febrero de 2001).
Sobre lo mismo puede verse VC 95; Caminar
desde Cristo, 26. CIVCSVA, Dimensión contemplativa de la vida religiosa, Roma 1981, 9-10.
Pasión por Cristo, pasión por la humanidad.
Instrumento de trabajo, n.° 106, en Publicaciones Claretianas, 2005, 68.
Idem, 168.
VC 102.
VC 102.
Cf. Timothy Radcliffe, La Vida Religiosa después del 11 de Septiembre, en Pasión por Cristo,
pasión por la humanidad. Congreso Internacional de la Vida Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005, 203-205.
Cf. José Rodríguez Carballo, La Justicia, Paz y
Salvaguardia de la creación en la formación
inicial y permanente, en Instrumentos de la
Paz, guiados por el Espíritu Santo, Roma 2000,
145-147.
La “pedagogía del consuelo” intenta, por todos
los medios, evitar que la persona sufra. Dicha pedagogía forma personas incapaces de cualquier
sacrificio, renuncia y sufrimiento y lleva a una
relativización de los valores dando importancia
sólo a lo momentáneo, a lo “carpe diem”.
Sobre la opción por los pobres, entre otros documentos, cf. CIVCSVA, Religiosos y promoción humana, I, 1.
VFC, 37.
Idem.
Cf. RFF 55-106.
Cf. Dolores Aleixandre, Buscadores de pozos y caminos, en Pasión por Cristo, pasión por la humanidad. Congreso Internacional de la Vida Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005, 116-117.
402
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Notitiae particulares
1. Assembly of the Formators of COTAF
Mödling, Austria, 29.08-02.09.2005
The First Assembly of Formators from
the 14 Entities which make up the new
Franciscan
Transalpine
Conference
(COTAF) was held in Mödling near Vienna
(Austria) from the 29th August to the 2nd
September 2005.
The 30 or so participants were very motivated to get to know each other and to
have reciprocal exchanges. Br. Jakab Varnai, Definitor General of the area, and Br.
Massimo Fusarelli, Secretary General for
Formation and Studies, were present for the
whole period. Br. Albert Schmucki, of the
Swiss Custody, the outgoing Secretary for
Formation and Studies of the Conference,
animated the week. The pleasant place and
the welcome received from the Friars of the
Province of St. Bernadine of Siena in Austria, facilitated the work.
The topic, “When God is known: the experience of God and Formation” was demanding. The methodology provided for
two presentations, to illustrate the topic,
one by the new Rector of the Diocesan
Seminary of St. Pölten in Austria and the
other by Br. Massimo Fusarelli. The formators worked a lot in groups and spent a
morning together with three experts in three
workshops.
The community prayer was prepared
each day by Friars from the different countries, favouring simple, participative and
profound celebrations.
The fraternal exchanges and sharing of
present experiences, of fears and hopes,
was very intense.
The meeting with the Poor Clare Sisters,
the visit to Vienna and to the Provincial
House, allowed us to know something of
the Franciscan reality of that land.
The process of communion and collaboration between the formators of this new,
vast and complex Conference was initiated,
marked by a truly good spirit.
BR. MASSIMO FUSARELLI, OFM
2. Incontro di Formazione Permanente per
i Frati della Provincia dell’Annunciazione
in Albania
Dal 14 al 18 novembre Fr. Alojzy Warot
e Fr. Stefano Recchia si sono recati a Perast
(Montenegro) per un incontro di Formazione Permanente con i Frati della Provincia
dell’Annunciazione in Albania. La settimana precedente un altro gruppo era stato guidato da fr. Nestor Schwerz. I Frati che hanno partecipato sono stati in tutto quindici.
La tematica trattata riguardava “la Fraternità evangelizzatrice” ed è stata affrontata a
partire dall’analisi degli ultimi documenti
dell’Ordine e da una lettura degli Scritti di
san Francesco. Ogni giorno prevedeva due
momenti di riflessione, seguiti dal dialogo
fraterno e nelle serate è stata proposta la visione del DVD “Misit vos in universo mundo” del Segretariato per l’Evangelizzazione. La liturgia della giornata era scandita
dalla celebrazione dell’Eucaristia e delle
Ore. L’ospitalità è stata eccellente e ottimo
il clima fraterno che si è instaurato.
Tutti hanno rilevato la positività di essersi trovati insieme per un tempo così lungo. Era la prima volta che questo accadeva
per i Frati di quella Provincia e tutti hanno
partecipato in modo attivo alla settimana.
Nel particolare contesto di questa Chiesa
locale si stanno ora cercando strade per una
evangelizzazione che tenga presente la difficile storia di questo Paese.
3. Visita alle Case di Formazione della Provincia “S. Benedetto L’Africano” Nella
RDC (Africa)
Dal 22 novembre al 2 dicembre 2005 Fr.
Massimo Fusarelli, Segretario generale per
la Formazione e gli Studi, si è recato nella
Provincia “S. Benedetto l’Africano” nella
Repubblica Democratica del Congo, per conoscere da vicino i Frati e le Case di formazione del Noviziato a Lubumbashi, del Post Noviziato a Kolwesi e dei Frati studenti a
Kinshasa.
La prima impressione è l’estrema precarietà e l’indescrivibile miseria di questo immenso e ricchissimo paese, la cui situazione
E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS
sociale ed economica versa in condizioni
molto gravi. Questa situazione influenza
molto anche la vita della Chiesa e della nostra
Provincia, in particolare a causa dell’insufficienza dei mezzi economici, dell’assenza di
un sistema stradale che rende estremamente
difficoltose e costose le comunicazioni, del
pericolo costante in cui si trovano le popolazioni e anche le chiese e missioni.
È in questa realtà che vive la nostra Provincia, composta da 128 professi solenni,
circa 70 professi temporanei, 18 postulanti
e tre novizi del Congo-Brazaville.
Il viaggio è iniziato a Kinshasa nella Fraternità dove vivono 8 Frati studenti presso
la Università locale della Capitale. La Casa
si occupa anche dell’ospitalità per i Frati di
passaggio e della cura dei Frati malati ricoverati nell’ospedale della città
A Lubumbashi, nel sud del Paese, si trovano la Curia provinciale, il Noviziato e la
Casa per l’anno francescano, situata in una
parte poverissima della città. Il Noviziato si
trova in una casa inaugurata nel 2000, molto adatta al fine formativo proprio dell’anno della prova. Quest’anno vi compiono il
noviziato i tre novizi della Fondazione “N.
S. d’Africa” del Congo-Brazaville.
L’anno francescano è situato dopo il
triennio di filosofia ed è partito nel 2001 come frutto del Capitolo provinciale. I professi temporanei si dedicano all’approfondimento della spiritualità francescana e a vari
servizi sociali con le persone più povere, tra
cui i malati mentali, una scuola per ragazzi
più poveri ecc. Attualmente i Frati sono tre,
ma l’anno prossimo saranno ben 18!
La visita è culminata nello Scolasticato
“B. Giovanni XXIII” di Kolwesi, dove attualmente studiano 81 Frati e in più 60 studenti di altre Congregazioni. È una realtà
bella e promettente. Il programma di studi è
arricchito dall’approfondimento di materie
legate alla cultura africana e congolese. Vari i servizi pastorali e sociali svolti dai professi temporanei.
Questa Provincia costituisce una speranza
per il paese e anche per la crescita e il consolidamento della presenza francescana in Africa.
FR. MASSIMO FUSARELLI, OFM
403
4. Il Comitato Esecutivo Internazionale
per la Formazione e gli Studi
Dall’11 al 14 dicembre 2005 si è radunato presso la Curia generale il Comitato
Esecutivo Internazionale per la Formazione e gli Studi, che affianca il servizio della
Segreteria generale. I suoi lavori si sono
concentrati sulla programmazione dei
prossimi corsi per i Formatori dell’Ordine,
riflettendo su come capacitarli a fornire
precise competenze per il servizio della
formazione. Si è discussa l’area del discernimento e dell’accompagnamento personalizzato, sul quale continuare a lavorare,
oltre che sulle lingue e i luoghi nei quali tenere i corsi. Il prossimo corso è fissato
dall’8 al 28 ottobre 2006 presso il Centro
per la Formazione dei Cappuccini a Frascati nei pressi di Roma.
Fatta la verifica del II Congresso Internazionale dei Maestri di Noviziato, il Comitato ha iniziato a lavorare sulla preparazione remota e prossima del II Congresso
Internazionale dei Moderatori della Formazione Permanente, previsto per il 13-28
ottobre 2007 a S. Maria degli Angeli. È
stata elaborata una traccia di preparazione
che coinvolga, attraverso un questionario,
i Segretari per la Formazione e Studi delle
Conferenze e, per loro tramite, i Moderatori delle Entità. Il prossimo Comitato e il
Consiglio Internazionale per la formazione e gli studi del 2007 lavoreranno ancora
su questo tema, per predisporre insieme a
due periti la metodologia, i contenuti e il
programma del Congresso, oltre all’Instrumentum laboris.
Il Comitato ha inoltre lavorato sui tempi sabbatici in Terra Santa preparati dalla
Segreteria per il 2006 (in lingua inglese e
italiana) e ha verificato la recezione del
Consiglio Internazionale celebrato a Seoul
(Corea) in febbraio, considerando alcune
modalità per tenere desto nell’Ordine il discorso sulla relazione tra formazione e dialogo.
FR. MASSIMO FUSARELLI, OFM
SGFS
404
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
5. Documenti e nomine
1. Prot. 95969: 2 agosto 2005: Conferma
dei nuovi Statuti Peculiari del Noviziato
Interprovinciale di Fontecolombo (Rieti,
Italia).
2. Prot. 095995: 12 settembre 2005: Conferma della Ratio Formationis et Studiorum della Prov. di S. Giovanni Battista
(Concinnati, Ohio, USA).
3. Prot. 96044: 14 settembre 2005: Conferma della Ratio Formationis et Studiorum
della Prov. dei SS. Martiri Coreani (Corea).
4. Prot. 96077: Conferma dell’elezione di
Fr. Antonio Ridolfi, ofm, della Prov. Salernitano-Lucana dell’Immacolata Concezione, a Maestro dei Novizi, nella Casa Interprovinciale di Noviziato di Piedimonte Matese (Caserta, Italia).
6. Dispense
1. Prot. 095970: el 2 de agosto 2005 se concede la dispensa del art. 93&1 de los
EEGG., para que en la Casa de Noviciado Común de la CONFRES en Santo
Espíritu del Monte (Gilet-Valencia), se
pueda comenzar el año formativo de noviciado 2005/2006 con dos novicios.
2. Prot. 096073: 20st September 2005, Province of St. Joseph in Canada: dispensation from art. 93 &1 of the GG.SS. was
granted, so that the formative year of the
Noviciate can begin with one novice
only from 1st November 2005. This decision is valid only for one year only.
3. Prot. 96217: 11st November 2005, Province of Holy Spirit in Australia: dispensation from art. 93 &1 of the GG.SS. was
granted, so that the formative year of the
Noviciate can begin with two novices.
This decision is valid only for one year
only.
7. Domus Novitiati Translatio
Accepta petitione Ministri provincialis
Provinciae S. Antonii in Brasilia, die 1 mensis Augusti anni 2005 ad Curiam transmis-
sa, praehabito consensu Definitorii generalis in sessione diei 13 mensis Septembris
anni 2005 nobis rite manifestato, vi praesentis decreti ad normam can. 647 §1 CIC
et art. 92 §2 SS.GG. translationem Domus
Novitiatus approbamus a Domo Nostrae
Dominae de Guadalupe ad Domum S. Antonium sitam in urbe v.d. Ipojuca.
Datum Romae, ex Aedibus Curiae generalis Ordinis, die 26 mensis Septembris anni 2005.
FR. IOSEPHUS RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Minister generalis
FR. MAXIMUS FUSARELLI, OFM
Secretarius generalis pro Formatione et Studiis
8. Pontificia Università Antonianum
– Ottenuto il “Nihil obstat” della Congregazione per l’Educazione Cattolica
(Prot. 1862/2001), con Decreto del 9
settembre 2005 (Prot. 095387), il Ministro generale ha nominato Etzi Fr. Priamo, della Provincia di “S. Maria delle
Grazie” in Sardegna (Italia), Professore
Ordinario nella Facoltà di Diritto Canonico.
– Con lettera dell’11 agosto 2005 (Prot.
1006/2004) il Cardinale Prefetto e il Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, hanno comunicato al
Ministro generale e Gran Cancelliere
della PUA che nella medesima data quel
Dicastero ha concesso per un quinquennio l’Affiliazione dello “Studio Interfrancescano Campano-Lucano S. Angelo in Palco” di Nola alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università
Antonianum.
– Con lettera del 17 novembre 2005 (Prot.
751/2005), la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha comunicato al Ministro generale e Gran Cancelliere della
PUA di aver proceduto all’affiliazione
alla Facoltà di Teologia della Pontificia
Università Antonianum dell’Instituto
Franciscano de Teología, di Monterrey
(Messico), appartenente alla Provincia
dei SS. Francesco e Giacomo di Jalisco
[Prot. 095806 (198/05].
E SECRETARIATU PRO
EVANGELIZZAZIONE ET MISSIONE
1. Conferência dos Frades Menores do
Brasil (CFMB) - Secretaria Interprovincial de Evangelização e Missões
(SIFEM)
Assembléia em Roraima, 1 a 6 agosto de 2005
Os Ministros e a Secretaria Interprovincial de Evangelização e Missões (SIFEM),
da Conferência dos Frades Menores do Brasil (CFMB), com suas onze Entidades, realizaram sua assembléia em Boa Vista de
Roraima, extremo norte do Brasil, nos dias
1 a 6 de agosto de 2005. Estiveram reunidos
conjuntamente os Ministros da Conferência
e os membros do SIFEM, com a presença e
participação de Frei Juan Ignácio Muro,
Definidor geral da Ordem pela América Latina, e Frei Nestor Inácio Schwerz, Secretário geral de Evangelização.
O primeiro assunto em pauta foi a avaliação do projeto missionário da Conferência na região amazônica. Já passou mais de
uma década em que a Conferência Brasileira assumiu conjuntamente uma presença
missionária na Amazônia brasileira, mais
concretamente em Roraima. Ministros e Secretários de Evangelização da Conferência,
mais os frades missionários envolvidos no
projeto, fizeram juntos essa avaliação, fazendo memória das intenções e dos objetivos iniciais, constatando uma série de limites e falhas, mas reconhecendo sobretudo as
marcas positivas e a validade dessa presença e dessa missão assumida em colaboração. Considerou-se o apreço que a Igreja
local e o povo tem para com os frades que
aí se dedicaram durante todo esse tempo,
inclusive com a própria vida. O bispo da
Igreja local e seu vigário geral vieram à reunião para agradecer pela presença OFM na
região, destacar os aspectos positivos do
testemunho e do serviço prestados ao povo
e à evangelização, reforçando o pedido de
que esta presença continue e aumente em
número e qualidade. Também se levou em
conta os muitos desafios e necessidades da
região, bem como o valor de uma tal missão
realizada em colaboração interprovincial.
Diante disso foi elaborado por escrito um
novo projeto para melhorar e qualificar os
vários aspectos dessa presença, inclusive
com a proposta de criar uma nova Fraternidade na região. Tal documento será posteriormente apreciado em outra reunião dos
Ministros da Conferência. Houve igualmente celebração numa das comunidades
eclesiais criadas e acompanhadas pelos Frades missionários, onde os agentes de pastoral fizeram homenagens e agradecimentos
pelo trabalho realizado por parte dos diversos Frades missionários.
Outro assunto abordado conjuntamente
foi a possibilidade de um Centro de Formação para Frades missionários em âmbito
de América Latina e que poderia ter sua sede na Província N. Sra. da Assunção, em
Bacabal, a qual ofereceu dependências físicas para tal finalidade. Frei Nestor, em nome da Secretaria geral, apresentou as várias
exigências e os critérios a serem considerados para tal projeto: necessidade de uma
Fraternidade internacional, com Frades que
já tenham alguma experiência missionária e
de formação, definição dos destinatários,
garantia do sustento econômico, espaço
adequado na casa para vários meses de convivência e formação, interação com a realidade eclesial e social. O aprofundamento
desse assunto e a tomada de posição por
parte da Conferência, prevendo também colaboração com as outras Conferências latino-americanas, ficaram para uma próxima
reunião dos Ministros.
Frei Juan Ignácio Muro partilhou notícias da Ordem, especialmente o projeto de
celebração do Oitavo Centenário. Abordou
também a questão da reforma na Cúria e a
necessidade de solidariedade por parte de
406
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
todas as Entidades. Comentou-se ainda sobre a proposta da UCLAF de realizar o Congresso missionário-evangelizador latinoamericano. Comunicou-se também a realização do Seminário Franciscano sobre o
Diálogo Ecumênico e Interreligioso em Porto Alegre no mês de fevereiro de 2006, por
iniciativa da Comissão para o Diálogo da Ordem e em parceria com Institutos Teológicos
locais e Família Franciscana. Pede-se a participação de ao menos um representante de
cada Entidade OFM da América Latina.
Seguiu-se reunião específica dos Ministros e dos Secretários de Evangelização. Os
Ministros, entre outros itens, fizeram
eleição de novo Presidente e vice-presidente da Conferência, sendo eleitos Frei Irineu
Gassen e Frei Valmir Ramos, respectivamente.
O SIFEM, coordenado pelo seu Secretário Frei Wanderley Gomes de Figueiredo,
abriu amplo espaço para partilha dos Secretários de cada Entidade, oferecendo alguns
dados estatísticos sobre número de frades e
formandos, sobre as diversas formas de
evangelização, descrevendo brevemente as
novas formas, partilhando alegrias e desafios na evangelização, informando sobre o
engajamento na missão ad gentes. Abordou-se a exigência de rever a estrutura de
animação em âmbito de Conferência a partir dos novos Estatutos Gerais da Ordem,
garantindo a consideração dos dois setores
da evangelização: a missionária e a ordinária. Foi feita uma reflexão sobre isso para a
devida tomada de consciência, seja nas Entidades, seja na Conferência. Reconheceuse que a dimensão missionária, a missio Ad
Gentes, estava um tanto descuidada na formação e na animação. Diante disso, foram
re-elaborados os Estatutos peculiares para o
SIFEM. Frei Nestor ofereceu também um
subsídio sobre a elaboração do projeto provincial de evangelização, explicitando o
sentido e o valor de tal exercício em cada
Entidade. Constatou-se que várias Entidades da Conferência já possuem o tal projeto
ou estão em fase de sua revisão ou elaboração. Houve espaço para preparar o Relatório do Delegado da Conferência em vista
da sua participação no Conselho Francisca-
no Internacional para a Evangelização e as
Missões em Santo Domingo, no mês de fevereiro de 2006.
Debateu-se ainda sobre a conveniência e
as possibilidades de os vários serviços na
Conferência desenvolverem formas de colaboração entre si, sobretudo no que se refere ao serviço de Evangelização e Missões,
de Justiça/Paz/Integridade da Criação e de
Formação e Estudos.
A Assembléia foi considerada de grande
valor pela riqueza da convivência fraterna,
pelo interesse em relação ao projeto missionário, pelos contatos com a Igreja local e o
povo, pela programação de reflexão e de
encaminhamentos práticos. Os Ministros
estavam em número mais reduzido, considerando a ausência de alguns, o que obrigou
a adiar algumas decisões e abordagens mais
profundas para uma próxima reunião. Foi
mais um momento de crescimento na comunhão interna entre as Entidades da Conferência e com a Ordem toda.
FREI NESTOR INÁCIO SCHWERZ OFM
2. Assemblea del Segretariato interprovinciale per l’Evangelizzazione e Missione della Conferenza africana
Nairobi, Kenya, 26-30 settembre 2005
Il Segretariato interprovinciale per l’Evangelizzazione e Missione della Conferenza africana si è riunito a Nairobi, Kenia,
nella Casa delle Suore Francescane Dimesse, dal 26 al 30 settembre del 2005, per organizzare la struttura di animazione e preparare gli Statuti peculiari.
La realizzazione di questa assemblea era
stata decisa dai Ministri della Conferenza
africana in risposta alle proposte dell’incontro di Lusaka, nel 2004, e nel contesto
del cambiamento della configurazione della Conferenza stessa. Coordinatore dell’Assemblea è stato Fr. Raphael Segieth, Delegato della Conferenza per il Consiglio Internazionale di Evangelizzazione.
All’incontro hanno partecipato sette Entità. Erano presenti anche il Definitore per
l’Africa, Fr. Amaral Bernardo Amaral, il
E SECRETARIATU PRO EVANGELIZZAZIONE ET MISSIONE
Moderatore generale per l’Evangelizzazione missionaria, Fr. Vincenzo Brocanelli, ed
il Segretario generale per l’Evangelizzazione, Fr. Nestor Inacio Schwerz.
Si è iniziato con uno scambio molto interessante sulle esperienze di evangelizzazione e sulle difficoltà e sfide presenti nelle
diverse Entità. In seguito, si è fatta una riflessione sulla necessità di osare la missione e l’evangelizzazione in Africa. Riguardo
all’evangelizzazione missionaria, si è insistito sulla necessità di sviluppare una coscienza missionaria che ci apra all’«altro»,
che incontriamo nella Fraternità, nella comunità ecclesiale, in chi appartiene ad
un’altra cultura o regione, nel povero, nell’ammalato...; sull’esigenza di diventare
soggetto della missione, nel senso che le
Entità locali, nella misura in cui crescono
con le vocazioni locali, si assumono la responsabilità della vita e della missione francescana in Africa. Ogni Frate ed ogni Fraternità devono diventare missionari nelle attività ordinarie e là dove Cristo non è
conosciuto. È necessario dare dinamismo
missionario alla vita e alle attività, uscire
dalla routine e dal tradizionale, trasformare
la pastorale in evangelizzazione missionaria, aprirsi alla “missio ad gentes”.
Si è preso coscienza, inoltre, che è una
grande sfida quella di dare all’evangelizzazione una prospettiva africana, soprattutto a
livello di incontro con la Parola e di inculturazione dei valori del Regno. Per quanto
concerne l’evangelizzazione in genere, si è
sottolineato l’importanza fondamentale di
realizzarla secondo il nostro stile francescano. Concretamente in Africa la tendenza è
di evangelizzare attraverso la pastorale parrocchiale. Questa forma di evangelizzazione ha le sue potenzialità, ma anche i suoi limiti e le sue tentazioni. È possibile, tuttavia,
creare una Fraternità evangelizzatrice nella
Parrocchia, costruire una comunità parrocchiale missionaria che sa investire nella formazione dei laici; trasmettere la spiritualità
francescana; curare i giovani; optare per i
poveri e gli esclusi; assumere i valori del
dialogo, della pace, della riconciliazione,
della giustizia, dell’integrità del creato e le
esigenze dell’inculturazione del Vangelo.
407
Oltre alle forme tradizionali, però, la realtà
africana, con tutta la sua diversità e la grande ricchezza, offre al carisma francescano
la possibilità di creare nuove forme di evangelizzazione, soprattutto valorizzando le
iniziative che già sono in atto da parte di
singoli Frati.
È stato anche discusso il tema dell’organizzazione e dell’animazione dei Frati nelle loro attività pastorali e nella loro vocazione missionaria all’interno delle singole
Entità, pur tenendo conto della varietà delle
situazioni e culture. In ogni modo è importante che ci sia un minimo di struttura per
l’animazione. Il primo responsabile è il Ministro provinciale, ma è bene che ci sia almeno un piccolo Segretariato per aiutarlo
nel coordinamento e nell’animazione. Si è
parlato anche della richiesta dell’Ordine ad
ogni Entità perché abbia un proprio progetto/piano di evangelizzazione. Si è spiegato
il senso di tale richiesta e si è consegnato
uno schema essenziale come aiuto per l’elaborazione di questo piano.
Un punto centrale dell’ordine del giorno
era la stesura degli Statuti peculiari per il
Segretariato interprovinciale di Evangelizzazione della Conferenza africana. Il testo
elaborato comprende cinque capitoli: 1.
identità e obiettivi; 2. composizione; 3.
compiti del segretario; 4. compiti del Segretariato; 5. mezzi economici.
Come obiettivo principale il Segretariato
deve animare e stimolare la collaborazione,
la formazione e lo scambio di esperienze
nel campo dell’evangelizzazione; promuovere lo spirito, la coscienza e le attività missionarie della Conferenza, la partecipazione alle iniziative dell’Ordine; curare il rapporto tra i diversi Segretariati provinciali e
di questi con il Segretariato generale per
l’Evangelizzazione e Missione.
Questi Statuti, dopo essere stati esaminati dai Ministri provinciali della Conferenza per l’approvazione, verranno inseriti negli Statuti peculiari della Conferenza stessa
e quindi inviati al Definitorio generale per
l’approvazione finale.
Terminata la stesura degli Statuti, si è deciso di nominare un Segretario assistente. È
stato eletto Fr. Oscar Girardi. Poiché tutte le
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
comunicazioni dovranno essere inviate in
tre lingue (inglese, francese e portoghese),
si è chiesta la collaborazione di Fr. Manuel
Fernandez (Marocco) e di Fr. Jorge Falcão
(Guinea Bissau) per le traduzioni dei testi.
Al termine dell’Assemblea di Nairobi ci
sono state varie comunicazioni ed è stato
presentato il DVD sull’evangelizzazione
missionaria; Fr. Raphael Segiethil ha presentato, a grandi linee, la relazione che la
Conferenza africana invierà in occasione
del Consiglio internazionale di Evangelizzazione di Santo Domingo (febbraio 2006)
ed è stata formulata una proposta per la
prossima Assemblea.
FR. NESTOR INACIO SCHWERZ, OFM
3. Belgio: Formazione Interfamiliare dei
Missionari
Dopo quattro anni di esperienza nella
preparazione dei nuovi missionari, la fraternità “Notre Dame des Nations” a Bruxelles
ha accolto per la prima volta un gruppo di
13 missionari appartenenti ai tre Ordini dei
Frati Minori, Conventuali e Cappuccini. La
sessione è iniziata il 1° settembre e terminata il 25 novembre 2005, con una celebrazione solenne e fraterna e con la partecipazione dei Segretari generali per le missioni
dei tre Ordini.
La formazione in comune dei missionari
è stata voluta dai Ministri generali dei quattro Ordini francescani (OFM, OFMConv,
OFMCap, TOR), i quali hanno chiesto ai rispettivi Segretari per le missioni di preparare un progetto, tenendo conto della esperienza già fatta a Bruxelles. L’obiettivo generale
è di offrire ai nuovi missionari una formazione missionaria specificamente francescana
di base. Tale preparazione persegue gli obiettivi particolari di approfondire il discernimento sulle motivazioni missionarie di ciascuno, di aiutare i missionari a vivere la Fraternità internazionale e interculturale, di
offrire la visione francescana della missione,
di introdurre i missionari nelle dimensioni
più importanti della missione, come l’inculturazione, il dialogo, le religioni non cristia-
ne, l’incontro con le culture, l’impegno per la
giustizia e per la pace.
Tale formazione ha la durata di tre mesi e
si svolge in due gruppi distinti, uno di lingua
inglese (da settembre a novembre) e l’altro di
lingua francese (da gennaio a marzo).
La formazione è seguita da un’équipe
formata da un accompagnatore di ogni Ordine e da un coordinatore generale, e si avvale della partecipazione di diverse persone
francescane. La comunità dei formatori è
poi sostenuta dalla Fraternità locale “Notre
Dame des Nations” che accoglie tutto il
gruppo e favorisce l’integrazione e lo spirito fraterno.
Dopo i tre mesi trascorsi insieme a
Bruxelles, i missionari di ciascun Ordine aggiungono un breve periodo a parte per completare la formazione nella linea del proprio
Ordine e per le destinazioni particolari.
Alla prima esperienza di formazione interfamiliare hanno partecipato anche il Ministro generale dei Cappuccini, che ha dato
una riflessione su la minorità e la missione,
e il nostro Ministro generale, Fr. José R.
Carballo, che ha celebrato l’invio in missione per i nostri Frati che si sono preparati per
la Tailandia e per l’Estremo Oriente. Durante la celebrazione, che ha visto la partecipazione della comunità parrocchiale di
Chant d’Oiseau e della famiglia francescana, Fr. José Carballo ha ricordato ai missionari che essi vanno in un’altra cultura per
vivere la Fraternità-in-missione in mezzo
ad un popolo di un’altra religione, che vanno per condividere la vita quotidiana della
gente e la vita nuova in Cristo Gesù. Soprattutto in Asia, molto importante è il dialogo e la costruzione di buone relazioni attraverso il rispetto e l’accettazione dei valori dell’altro. «Attraverso questa forma
dialogante – ha affermato il Ministro – voi
potete vivere con particolare profondità e
trasmettere i valori che sono propri del nostro carisma francescano, come l’ospitalità,
l’apertura, la tolleranza, l’atteggiamento
umile e cortese».
Al termine del periodo di preparazione
sono state fatte valutazioni a livelli diversi
(individualmente, per gruppi di Ordini, tutti insieme con la Fraternità locale perma-
E SECRETARIATU PRO EVANGELIZZAZIONE ET MISSIONE
nente) e poi tutte le riflessioni sono state
riassunte e condivise con i Segretari generali per le missioni.
Tutti hanno affermato che l’esperienza è
stata positiva e fruttuosa, che il clima fraterno è stato molto buono e arricchente, che
il progetto fondamentale è valido, in particolare la formazione francescana alla missione e l’accompagnamento personale dei
missionari. Apprezzati pure sono stati il
contenuto della formazione e il coinvolgimento di tutti nella realizzazione pratica. E
tutti ugualmente hanno espresso il desiderio
e l’augurio di continuare su questa via della
collaborazione interfamiliare, che è unica
nei tre Ordini e che rappresenta anche un
piccolo segno profetico per il futuro.
Evidentemente non tutto è stato perfetto,
tenendo anche conto che si è agli inizi di
un’esperienza completamente nuova. Per
questo sono stati riconosciuti alcuni limiti,
soprattutto a livello strutturale e organizzativo, e sono stati dati dei suggerimenti per
migliorare le sessioni successive.
Di fatto, alla valutazione è seguita subito la programmazione del prossimo gruppo
interfamiliare dei missionari di lingua fran-
409
cese, che saranno dieci e che si troveranno
ancora a Bruxelles dai primi di gennaio alla
fine di marzo 2006. Il programma sarà fondamentalmente lo stesso, con alcuni adattamenti dovuti alle diverse destinazioni dei
missionari, mentre si cercherà di migliorare
la metodologia e l’organizzazione pratica.
A questa formazione si sono mostrate interessate anche le Suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) le quali hanno inviato una consigliera generale alla valutazione finale per rendersi conto da vicino di
come si è svolta questa prima esperienza.
Inoltre si stanno affacciando altre proposte di sviluppo, come un periodo di quattro
mesi, con una prima parte di formazione generale alla missione e una seconda specificamente francescana, oppure l’ipotesi di un
accompagnamento dei missionari su una
durata di tre anni, con un mese di approfondimento nella regione della missione dopo
il primo anno di esperienza missionaria e
una settimana dopo il terzo anno con gli
stessi missionari che si sono preparati a
Bruxelles.
FR. VINCENZO BROCANELLI
E PROCURA GENERALI
1. Lettera della Congregazione circa la
dispensa sacerdotale e diaconale
CONGREGATIO DE CULTU DIVINO
ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM
Prot. n. 1080/05
L’occasione mi è gradita per porgere all’Eminenza / Eccellenza / Paternità Vostra i
sensi del religioso ossequio.
Dev.mo in Cristo,
FRANCIS CARD. ARINZE
Prefetto
Città del Vaticano, 13 luglio 2005
Eminenza / Eccellenza /
Reverendissimo Padre,
Vogliamo informarLa con la presente
che, per disposizione del Santo Padre Benedetto XVI, le competenze in materia di dispense sacerdotali e diaconali, finora di pertinenza di questo Dicastero, a partire dal 1
agosto 2005 sono trasferite alla Congregazione del Clero, alla quale pertanto i Vescovi, gli Ordinari e Superiori Religiosi sono
invitati d’ora in poi a rivolgersi per presentare tali cause.
Le cause sacerdotali e diaconali, finora
giunte a questo Dicastero, continueranno ad
essere qui trattate, fino alla loro completa
definizione.
Il Santo Padre ha inoltre disposto, con
una lettera del 7 luglio u. s. diretta a questa Congregazione che, a partire dal 1 gennaio 2006, i diaconi che – rimasti vedovi
– intendono celebrare nuove nozze con dispensa dall’impedimentum ordinis e rimanere così nel ministero, potranno deferire
le loro richieste a questo Dicastero, che rimarrà competente a riguardo. Esse saranno però prese in considerazione solo allorquando ricorreranno congiuntamente le
seguenti due condizioni: grande utilità
pastorale del ministero del diacono, attestata dal Vescovo, e la cura di figli minorenni.
+ DOMENICO SORRENTINO
Arcivescovo Segretario
2. Comunicazione della Procura generale
ORDO FRATRUM MINORUM
PRUCURA GENERALIS
Prot. n. 096022
Roma, 14 settembre 2005
Carissimi Fratelli Ministri,
il Signore vi dia Pace!
Vi inviamo in allegato la lettera circolare del 13 luglio 2005 (Prot. N° 1080/05)
pervenutaci dal Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti riguardante il cambiamento di
competenza in materia di dispensa sacerdotale e diaconale. Dal 1 agosto 2005 suddette pratiche che perverranno al Dicastero fino ad ora competente verranno inviate alla
Congregazione per il Clero.
Informiamo pertanto gli Ordinari religiosi ed i Segretari provinciali di prendere
atto di tale cambiamento di prassi e di aggiornare le norme del Prontuario del Segretario provinciale per gli affari da trattare
presso la Procura Generale dell’Ordine, ricordandosi di sostituire il cambiamento di
indirizzo della pratica di dispensa dal celibato presbiterale e diaconale e dagli oneri
412
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
inerenti alla stesso sacramento dell’Ordine
e di rivolgerle al Prefetto della Congregazione per il Clero.
L’occasione ci è gradita per ricordare a
tutti i Ministri che, come stabiliscono i nostri Statuti generali, è necessario inviare al
Procuratore generale tutte le pratiche da
svolgersi presso la Santa Sede (art. 150 § 2);
rinnoviamo infine la nostra disponibilità
personale a rispondere direttamente, anche
attraverso fax o posta elettronica, ad eventuali quesiti sulla prassi da applicarsi in
ogni singolo caso, in modo che i documenti pervengano in modo corretto, completo e
chiaro, con riferimento al Prontuario del
2000.
Mentre vi esprimiamo sentimenti di viva
gratitudine per la Vostra collaborazione di
cui ogni giorno siamo testimoni, vi salutiamo fraternamente.
FR. FRANCESCO BRAVI, OFM
Vicario e Procuratore Generale
FR. VALENTINO MENEGATTI, OFM
Segretario
______________
A tutti i Ministri Provinciali,
Custodi e Presidenti
LL.SS.
E POSTULATIONE GENERALI
1. Beatificazione della Venerabile Serva
di Dio Eurosia Fabris Vedova Barban
Vicenza, Italia, 6 novembre 2005
1. Note di cronaca
Il solenne rito della beatificazione della
Venerabile Serva di Dio Eurosia Fabris Vedova Barban, chiamata comunemente ed affettuosamente da tutti “Mamma Rosa”, celebrato nella cattedrale di Vicenza, in Italia,
la domenica 6 novembre 2005, ha segnato
un primato assoluto nella storia recente delle beatificazioni. È stata, infatti, la prima
volta che la beatificazione di un Servo di
Dio, non presieduta dal Sommo Pontefice,
si celebrava nella diocesi di appartenenza
del candidato agli onori degli altari, e che a
presiederla fosse il Vescovo diocesano con
la presenza di un Rappresentante del Santo
Padre al quale era demandato il compito di
dare pubblica lettura del Breve pontificio
della beatificazione.
La pur vasta cattedrale vicentina non
poté accogliere la folla convenuta dai vari
centri del Veneto, desiderosa di partecipare
ad un evento lungamente atteso e che esaltava un’umile mamma di famiglia nonché
esemplare terziaria francescana. All’Arcivescovo-Vescovo di Vicenza, Mons. Cesare
Nosiglia, facevano corona, per la esemplare concelebrazione eucaristica, numerosi
presbiteri diocesani e religiosi, con la partecipazione del Seminario diocesano, di numerose Suore e di Terziari francescani veneti guidati dalla Ministra regionale e dai
loro Assistenti.
Splendido l’addobbo della cattedrale,
quasi sposa adornata ad accogliere lo Sposo
divino per le nozze che consacravano, all’insegna della santità, la fedeltà di una
Chiesa all’amore del suo Signore. Millecinquecento rose bianche ornavano il presbiterio e l’altare, nonché l’immagine giovanile
della novella Beata (opera dell’artista trane-
se Tonino Lomuscio) che sarebbe stata svelata subito dopo la lettura del documento
pontificio. Gioiosi i canti dell’assemblea,
guidata da una saggia “schola cantorum” e
da un accurato libretto predisposto dall’efficiente Ufficio liturgico diocesano.
Dopo i riti di inizio della celebrazione
eucaristica e cantate le invocazioni a Cristo
Signore, il Postulatore della Causa, accompagnato dal Vice-Postulatore della Provincia veneta OFM, Fr. Fabio Longo, si appressava alla sede del Cardinale José Saraiva Martins, Rappresentante del Papa, e gli
rivolgeva la richiesta di promulgare il Breve Apostolico con il quale Benedetto XVI
conferiva ad Eurosia Fabris Barban il titolo
e gli onori dei Beati, mentre Fr. Fabio leggeva un breve profilo di “Mamma Rosa”.
Accolta la istanza e mentre tutti si levavano
in piedi, il Cardinale Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi dava lettura
del solenne documento pontificio che l’assemblea accoglieva con tripudio, al suono
dell’organo e delle campane della Città.
Svelata poi l’immagine della novella
Beata, veniva recata in processione la reliquia “ex corpore” dell’umile francescana,
che il Vescovo incensava, con il plauso festoso dell’assemblea. La preziosa Reliquia
era recata dalla Signora Anita Casonato guarita miracolosamente, nel 1944, per intercessione di Eurosia Fabris, e la cui guarigione è
stata definita scientificamente inspiegabile e
valida ai fini della beatificazione.
La celebrazione proseguì secondo il ritmo abituale, con la attenta partecipazione
dei presenti restati in docile ascolto della
Parola di Dio e della intensa omelia dell’Arcivescovo diocesano.
Anche il Cardinale Prefetto parlò al popolo al termine della celebrazione, ammirandone il fervore ed esaltando i tanti volti
della santità vicentina, che rendono viva la
Chiesa che annovera tra i suoi Santi testimoni coraggiosi del Vangelo di tutte le epo-
414
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
che storiche, affermando poi con vigore che
la Chiesa, esaltando l’umile terziaria di Marola e Mamma di numerosi figli, intendeva
onorare tutte le Mamme e la “maternità”
stessa quale fonte e custode della vita.
La solenne celebrazione ha avuto una
sua conclusione ideale il 19 novembre
2005, allorché la salma venerata di “Mamma Rosa” prelevata dal cimitero comunale
di Marola, dove riposava dal 1932 circondata dai resti mortali del suo sposo Carlo
Barban e dei suoi figli (tra i quali il nostro
P. Bernardino), fu solennemente trasferita
nella chiesa parrocchiale della stessa Marola, e collocata nella cappella del Sacro Cuore di Gesù, con la partecipazione del Clero
e dei Frati Minori.
FR. LUCA M. DE ROSA
2. Omelia dell’Arcivescovo di Vicenza
Permettete anzitutto che ringrazi e saluti
con gioia il Prefetto della Congregazione
delle Cause dei Santi, Sua Eminenza il Signor Cardinale José Saraiva Martins, che
rappresenta il Santo Padre Benedetto XVI.
Ringrazio della loro partecipazione Sua
Eccellenza mons. Bernardo Cazzaro Bertollo, i sacerdoti e diaconi, i religiosi e le religiose, i tanti fedeli convenuti per onorare e
pregare la nuova Beata. Mons. Nonis Vescovo emerito è indisposto e invia il suo saluto unendosi a noi con la preghiera.
Un vivo grazie al Postulatore, il rev.do
padre Luca De Rosa, e ai frati e i terziari
francescani presenti. Un deferente saluto
infine lo rivolgo anche a tutte le Autorità civili e militari che ci onorano della loro
partecipazione.
“Ha sete di te, Signore, l’anima mia” La
preghiera del salmo di questa domenica
XXXII del tempo ordinario esprime il desiderio di chi cammina verso il Signore e
vuole incontrarlo, abbeverarsi alle fonti della sua grazia, esultare di gioia all’ombra
delle sue ali. Il salmo 62 è uno di quelli che
gli israeliti cantavano nel pellegrinaggio
verso Gerusalemme, un salmo ascensionale che accompagnava il cammino verso la
Città santa, scandito dai canti e dal crescen-
te desiderio di raggiungere la città dove c’era il grande tempio del Signore, la sua dimora in terra.
La beatificazione di Eurosia Fabris Barban, che il Santo Padre benevolmente ha
concesso di celebrare nella Cattedrale di Vicenza, Diocesi dove la nuova Beata è nata,
vissuta ed è sepolta, rappresenta una tappa
significativa e da ricordare perennemente
nel pellegrinaggio di fede che la Chiesa vicentina ha compiuto nella sua storia e sta
compiendo verso il suo Signore. Tanti sono
i testimoni di questa fede, che, nata dal sangue dei martiri e confessori dei primi secoli
dell’era cristiana, si è via via consolidata
grazie ad una schiera di cristiani santi, vescovi, sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose e laici, che sono ancora oggi onorati e
venerati dal popolo di Dio di questa nostra
terra e che rappresentano una luce luminosa
nel cammino ecclesiale della comunità diocesana.
Come le vergini sagge della parabola
evangelica, i nostri Beati e Santi, dai martiri Felice e Fortunato al diacono san Vincenzo, da santa Bertilla e santa Bakhita alla
beata Gaetana Sterni, dal beato fr. Claudio
Granzotto al beato Giovanni Antonio Farina, hanno atteso la venuta dello Sposo divino con le lampade accese ripiene dell’olio
della loro carità verso Cristo e gli uomini e
sono entrati nella nozze eterne per gustare
la festa senza fine del suo Regno.
Accanto a loro una schiera innumerevole di uomini e donne ne hanno seguito l’esempio, e anche se la Chiesa non li propone
come modelli riconosciuti di santità, sono
stati ritenuti, senza dubbio, degni di partecipare al banchetto eterno, perché fedeli e
saggi sono andati incontro allo sposo vivendo il Vangelo nelle proprie famiglie e comunità e nelle varie vocazioni che il Signore ha loro donato.
Oggi una di queste persone semplici e
popolari, espressione di una famiglia come
tante delle nostre famiglie, viene beatificata dalla Chiesa per insegnare che è lì, nel
vissuto concreto di ogni giorno, nella ferialità della propria esistenza, che ci si può
santificare secondo la vocazione propria di
ciascuno.
E POSTULATIONE GENERALI
La Chiesa è viva, ha proclamato con forza Papa Benedetto XVI nell’omelia che ha
segnato l’inizio del suo pontificato. Lo ha
ripetuto ai giovani nella Giornata mondiale
della gioventù a Colonia.
Anch’io affermo che la Chiesa di Vicenza è viva e lo manifesta con questa beatificazione. Dai frutti, infatti, si riconosce se un
albero è buono e fecondo. E il frutto più bello e ricco, dono dello Spirito Santo alla
Chiesa, è la santità.
Questo evento deve dunque infondere in
tutti noi pastori, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose e fedeli della Diocesi motivi di
grande fiducia e impegno per rinnovare la
fede in Cristo, testimoniarla con gioia nell’esistenza di ogni giorno mediante la carità, vincere ogni timore e scoraggiamento
e camminare insieme nella certezza che il
Signore è con noi e ci sorprende con segni e
testimonianze meravigliose.
Dobbiamo essere tutti più convinti che
non sono principalmente la quantità del lavoro e l’affannato attivismo pastorale che
fanno crescere la comunità cristiana, ma la
qualità della sua fede e della carità. Una
Chiesa non la si organizza, ma la si genera
con la fecondità dei carismi. E tra tutti i carismi il più necessario è la santità. Al vigore del linguaggio, alla forza degli argomenti, all’efficienza delle strutture, la sensibilità
dell’uomo contemporaneo può anche opporre resistenza, ma si arrende facilmente
davanti ai segni della santità.
Mamma Rosa viene indicata come modello di una santità possibile a tutti, perché,
da sposa e madre, è vissuta nella semplicità
evangelica del dono di sé e del sacrificio per
amore, nel quotidiano di una vita di famiglia accettata con le sue pene e sofferenze,
gioie e speranze, nella continua ricerca della volontà di Dio da accogliere e fedelmente servire, non solo dentro la propria casa
ma nella comunità, ossia verso tutti coloro
che sono nel bisogno.
Da qualche anno l’attenzione forte della
nostra Diocesi è rivolta alla famiglia considerata nella sua centralità educativa e cristiana.
Il tema “Cristiani si diventa in famiglia” trova nella vita della Beata un luminoso esempio per ogni madre e per ogni famiglia.
415
Oggi possiamo annunciare con gioia che
non solo cristiani, ma anche santi si diventa in famiglia.
Mamma Rosa, di fronte alle prove dure
che la sua comunità familiare dovette superare, amava ripetere: “Coraggio sempre.
Facciamo la volontà di Dio e vedrete che
Egli ci aiuterà. Il Signore ci ama tanto ed è
morto per noi. Perché diffidare della sua
Provvidenza?”. È la fede in Dio il motore
della santità della Beata, una fede che si impasta con i problemi esistenziali che vengono vissuti come eventi di grazia anche
quando esigono di essere portati, come la
croce di Cristo, con spirito di obbedienza e
di sacrificio. Così la famiglia diviene una
continua scuola di vita cristiana dove genitori e figli si aiutano a camminare verso il
Signore con la lampada della fede accesa,
alimentata dall’olio dell’amore.
La carità di mamma Rosa stupiva tutti
perché, oltre a seguire la sua numerosa famiglia, riusciva a trovare il tempo di visitare le persone ammalate e sofferenti del paese. Si conferma così che più uno vive dell’amore di Dio e più trova vie e tempo per
amare gli altri.
L’apertura generosa alla vita, il coraggio
di affrontare le prove con serenità e fiducia
in Dio,la cura dei figli perché crescano nella fede, in umanità e amore tra loro,la generosità verso chi è nel bisogno anche se fuori della propria famiglia sono solo alcuni dei
tratti caratteristici della personalità dolce e
forte di mamma Rosa e che possono essere
additati come modello per le famiglie cristiane .
Ma c’è anche un altro aspetto importante che merita di essere ricordato in questa
solenne celebrazione: le vocazioni religiose
di cui è stata arricchita la casa di mamma
Rosa. Ben tre figli sacerdoti, due preti diocesani ed un religioso frate minore, una figlia suora, un altro figlio morto da seminarista e un figlio adottivo frate minore. Altri
figli si sono sposati e hanno vissuto il loro
Matrimonio ricevendone forza dall’esempio dei genitori. Le vocazioni dei figli sono
state il frutto più bello e fecondo della fede
e dell’amore che univa nel Matrimonio i
due sposi e la loro famiglia.
416
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Oggi per molte famiglie la vocazione sacerdotale o religiosa di un figlio o di una figlia rappresenta un problema ed una preoccupazione non una gioia ed un invito ad
aprirsi con generosità al disegno di Dio.
Questo deriva certamente dal fatto che la
gratuità del dono di sé ed il sacrificio che la
scelta vocazionale comporta spaventano chi
pensa al futuro, avendo davanti modelli alternativi, cha appaiono più facili e produttivi per la vita. Viene a mancare la fiducia in
Dio e la gioia di accogliere la sua chiamata
come grazia e dono grande per la stessa famiglia.
Per mamma Rosa la gioia di vedere i figli incamminati sulla via della vita consacrata per aderire con tutto il cuore a Cristo
era motivo di consolazione come lo era il
vedere gli altri figli percorrere la vocazione
matrimoniale formando buone e sane famiglie cristiane. Anche per questo aspetto vogliamo rendere grazie al Signore e chiedere
l’intercessione della Beata, affinché le famiglie della nostra terra ritrovino il coraggio e l’orgoglio di donare un figlio o una figlia alla Chiesa. Di questa nuova stagione
di vocazioni ha bisogno la nostra Diocesi e
ne hanno bisogno i giovani e le ragazze, che
cercano un senso alla vita e sentono nascere dentro di sé il desiderio di trovare la vera
gioia interiore nel servizio di Dio e degli altri. I loro genitori e le nostre comunità siano
attente e disponibili ad incoraggiare, accompagnare e sostenere con la preghiera e
l’amicizia la ricerca vocazionale di questi
giovani.
Come mamma Rosa insegna, vale di più
l’esempio e l’ambiente di vita che tanti discorsi. La testimonianza dei genitori, dei sacerdoti ed educatori e l’ambiente ricco di
spiritualità e di fraternità della propria casa
e parrocchia favoriscono lo sbocciare di autentiche vocazioni al sacerdozio, alla vita
consacrata e al matrimonio cristiano.
“Vegliate dunque perché non sapete né il
giorno, né l’ora”. La parola di Gesù sprona
a metterci nel giusto atteggiamento di preghiera e di attesa propri di questo tempo finale dell’anno liturgico. La vigilanza
cristiana non è passività, ma impegno operoso su un piano diverso da quello che il
mondo propone continuamente. Mamma
Rosa vede riconosciute anche dalla Chiesa
la fede e la carità che l’hanno guidata nella
vita e gioisce in cielo della gloria che il Signore le ha riservato, perché ha sempre desiderato, come terziaria francescana, la
semplicità e la povertà di spirito e ha camminato sulla via dell’umiltà e della docilità
al volere di Dio. Questa è la via che permette di stare svegli e desti per accogliere la
chiamata definitiva del Signore, che viene
ad aprire la porta per partecipare alla gioia
del banchetto di quelle nozze eterne preparate nel suo Regno, per coloro che lo aspettano con perseveranza. Siamo vigilanti,
dunque, nella preghiera e nella carità per
raccogliere subito l’invito del Signore e
senza tentennamenti aderirvi con tutto il
cuore.
Mamma Rosa ci aiuti a camminare con
questa tensione positiva e ricca di speranza,
svolgendo il nostro dovere come ha fatto
lei, con umile accettazione della vita e di
tutte le sue realtà positive e problematiche,
senza mai scoraggiarci ed allentare lo slancio del cuore nella ricerca del Signore, che
si lascia trovare da chi lo desidera e lo accoglie ogni giorno con amore. Così sia.
MONS. CESARE NOSIGLIA
3. Saluto del Prefetto della Congregazione
delle Cause dei Santi
Eccellenze Reverendissime,
distinte Autorità,
Fratelli e sorelle carissimi,
prima che questa solenne Liturgia volga
al termine e mentre rendo grazie al Signore
per il dono fatto alla Chiesa di una nuova testimone della sua santità, desidero dirVi la
mia gioia sincera per essere qui, a Vicenza,
in questa circostanza storica, a condividere
la vostra esultanza e a trasmettervi, con il
suo saluto, la paterna ed apostolica benedizione del nostro amato Santo Padre Benedetto XVI.
Vi sono poi cordialmente grato per la festosa accoglienza che mi è stata riservata e
per la vostra esemplare partecipazione al rito di beatificazione della Venerabile Euro-
E POSTULATIONE GENERALI
sia Fabris Barban. Sono grato, in modo particolare a Sua Eccellenza Monsignor Cesare Nosiglia, vostro carissimo ArcivescovoVescovo, per la sua squisita e fraterna ospitalità, e a quanti hanno concorso a rendere
solenne questo incontro di preghiera.
Dopo la beatificazione del vescovo vicentino Giovanni Antonio Farina e della
Fondatrice delle Suore della Divina Volontà
Gaetana Sterni (4 novembre 2001), e mentre altre Cause vicentine si avvicinano al desiderato traguardo, oggi questa Chiesa particolare esulta per la glorificazione di un’umile Terziaria Francescana, che fu insieme
sposa e madre esemplare, nonché generosa
educatrice di una schiera di figli da lei generati o adottati.
La Beata Eurosia ci ripete oggi, con il
Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, che
“le vie della santità sono molteplici e adatte alla vocazione di ciascuno” (NMI, 31 ) e
che la santità è “misura alta della vita cristiana ordinaria” (ivi).
La novella Beata, con l’eloquente testimonianza della sua vita umile e nascosta, ci
conferma che la santità non è preclusa ad alcuno e che non è riservata solo a pochi privilegiati, ma che resta una vocazione per
tutti i battezzati, come ci ha ricordato il
Concilio Ecumenico Vaticano II.
Alla santità, che è la prima e fondamentale vocazione che il Padre in Gesù Cristo
per mezzo dello Spirito Santo rivolge ad
ogni membro della Chiesa, sono chiamati
anche i laici, a pieno titolo e senza alcuna
differenza dagli altri battezzati.
Il Servo di Dio Giovanni Paolo II era lieto di affermare che ringraziava il Signore
per avergli “concesso di beatificare e canonizzare...tanti cristiani, e tra loro molti laici che si sono santificati nelle condizioni
più ordinarie della vita” (NMI, 31).
“Mamma Rosa”, come voi chiamate
con affetto la novella Beata, ne è una prova confortante. Essa, perciò, vi invita con
la dolcezza della sua maternità, ad accogliere con gioia e con risolutezza l’invito
alla santità che ci viene da lei, figlia di
questa terra benedetta, che ha percorso le
vostre strade ed ha sperimentato le vostre
stesse difficoltà.
417
La beata Eurosia ci precede nell’accoglienza delle beatitudini del Vangelo, nella
attiva e consapevole partecipazione alla vita liturgica e sacramentale della Chiesa, nell’ascolto e nell’accoglienza della Parola di
Dio, nella pratica del comandamento dell’amore cristiano, nel servizio ai più piccoli dei fratelli, specialmente ai poveri e ai dimenticati, per essere, come lei, costruttori
del Regno di Dio nella storia dell’uomo.
E’ il mio augurio orante ed è l’auspicio
che depongo nel cuore della novella Beata,
perché, insieme con la Vergine di Monteberico e con i Santi patroni di questa diocesi,
interceda per voi e continui a mostrarci il
volto di Colui che è la gloria e la letizia dei
Santi!
CARD. JOSÉ SARAIVA MARTINS
4. Profilo della Beata
Eurosia Fabris nacque a Quinto Vicentino, un comune agricolo a pochi chilometri
da Vicenza in Italia, il 27 settembre 1866 da
Luigi e Maria Fabris, contadini.
Nel 1870, a 4 anni, Eurosia si trasferì con
la famiglia a Marola, frazione del comune
di Torri di Quartesolo (Vicenza) dove rimarrà per tutta la vita. Frequentò solo le prime due classi elementari tra il 1872 e il
1874, dovendo aiutare i genitori nei lavori
dei campi e la mamma nel disbrigo delle
faccende domestiche. Le bastò, tuttavia, per
imparare a scrivere e a leggere i testi sacri o
di argomento religioso come il catechismo,
la storia sacra, la Filotea, le Massime eterne
di S. Alfonso dei Liguori.
Oltre che nelle faccende domestiche,
aiutava la mamma anche nel mestiere di
sarta, nel quale Eurosia diventerà poi maestra. Ricca di doti umane e religiose, Eurosia sarà sempre attenta alle esigenze della
sua famiglia.
A dodici anni ricevette la prima Comunione. Da quel giorno si accostò al sacramento eucaristico in ogni festa religiosa, non
essendo ancora in quel tempo praticata la
comunione quotidiana. Bisognerà attendere
il famoso Decreto di san Pio X nel 1905.
Iscritta alla Associazione delle Figlie di
Maria nella parrocchia di Marola, fu assi-
418
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
dua alle riunioni periodiche del gruppo, ne
osservava lo statuto con diligenza. A infervorare la sua pietà mariana contribuì anche
il vicino santuario della Madonna di Monte
Berico, punto di riferimento per la sua devozione, poiché il santuario era visibile, alto sul colle, da Marola.
Oggetto delle sue devozioni furono lo
Spirito Santo, il Presepio, il Crocifisso, il
Tabernacolo, la Vergine Santissima, le anime del Purgatorio. Fu apostola in famiglia,
tra le amiche e in parrocchia, dove insegnava il catechismo alle fanciulle nonché alle
giovani che frequentavano la sua casa, per
apprendere l’arte del taglio e del cucito.
A 18 anni Eurosia è una giovane seria,
pia e laboriosa. Queste virtù e la sua avvenenza fisica non passano inosservate, procurandole diverse proposte di matrimonio,
che lei mai prese in considerazione.
Nel 1885 Rosina (così era anche chiamata in famiglia) fu colpita da un evento
straziante: una giovane sposa, vicina di casa, morì, lasciando tre figlie in tenerissima
età, la prima delle quali morirà dopo breve
tempo. Le altre due, Chiara Angela e Italia,
contavano rispettivamente 20 e 4 mesi. Col
padre delle due orfanelle convivevano uno
zio e il nonno, ammalato cronico: tre uomini di carattere diverso e spesso in diverbio
tra loro. Rosina ne fu profondamente commossa. Per sei mesi, ogni mattina, si recava
a curare quelle bimbe e a riordinare quella
casa. Poi seguendo il consiglio dei parenti e
dello stesso parroco, dopo di aver pregato
intensamente, accettò di sposare Carlo, ben
consapevole dei sacrifici che avrebbe incontrato. Lei considerò la cosa come volontà di Dio che la chiamava a una nuova
missione. Il Parroco poi dirà: “Questo fu
davvero un atto eroico di carità verso il
prossimo”. Il matrimonio fu celebrato il 5
maggio 1886, e allietato da nove figli, ai
quali vanno aggiunte le due bambine orfane e altri accolti in casa, tra i quali Mansueto Mazzucco, entrato poi nell’Ordine dei
Frati Minori con il nome di fr. Giorgio. A
tutte queste creature “Mamma Rosa”, come
fu chiamata dopo il matrimonio, donò affetto, premure, sacrifici e solida formazione
cristiana. Nel triennio 1918-1921, tre dei
suoi figli furono ordinati sacerdoti: due diocesani e uno francescano (P. Bernardino)
che sarà poi il suo primo biografo.
Una volta sposata, realizza, con massima
fedeltà, i suoi programmi di vita coniugale:
profonda comunione con il marito, del quale diviene consigliera e consolatrice; tenero
amore per tutti i figli; capacità lavorativa al
di fuori della norma; attenzione a farsi carico di ogni esigenza altrui; intensa vita di
preghiera, amore a Dio, devozione all’Eucaristia e alla Vergine Maria.
Eurosia diviene per la famiglia un vero
tesoro, la donna forte di cui parla la S. Scrittura. Seppe far quadrare il bilancio familiare, molto magro, pur esercitando una intensa carità verso i poveri con i quali condivideva il pane quotidiano; carità e cura verso
gli ammalati con assistenza continua e prolungata; fortezza eroica nel corso della malattia che condusse alla morte suo marito
Carlo Barban nel 1930.
Entrò a far parte del Terz’Ordine Francescano oggi OFS, frequentandone le riunioni
ma soprattutto vivendone lo spirito in povertà e letizia, nel lavoro e nella preghiera,
nella delicata attenzione verso tutti, nella
lode a Dio Creatore, fonte di ogni bene e di
ogni nostra speranza.
La famiglia di mamma Rosa fu davvero
una piccola chiesa domestica dove ella seppe educare i figli alla preghiera, all’obbedienza, al timore di Dio, al sacrificio, alla
laboriosità e a tutte le virtù cristiane.
In questa missione di madre cristiana,
Mamma Rosa si è sacrificata e consumata con
un lento continuo logorio, giorno per giorno,
come una lampada sull’altare della carità.
Morì l’8 gennaio 1932. E’sepolta nella chiesa
di Marola, in attesa della Risurrezione.
Il processo canonico per la beatificazione
e canonizzazione fu iniziato solo il 3 febbraio
1975 presso la curia vescovile di Padova, dopo aver superato le incomprensioni e le difficoltà insorte tra le diverse persone giuridiche
che dovevano promuoverne la Causa.
Fulgido modello di una santità vissuta nel
quotidiano familiare nonché mamma di figli
sacerdoti e religiosi animati dal suo esempio
di cristiana autentica le è stato attribuito, il 7
luglio 2003, da Giovanni Paolo II il titolo di
E POSTULATIONE GENERALI
“Venerabile” con il riconoscimento dell’eroicità delle singole virtù da lei praticate.
Con la sua Beatificazione si realizza
l’auspicio di Pio XII: “Bisogna far conoscere quest’anima bella, ad esempio delle famiglie di oggi!”.
5. Il nuovo ritratto della Beata
Il nuovo ritratto della Beata Eurosia Fabris Barban, che è stato esposto in venerazione per la prima volta nel giorno della sua
beatificazione, è opera del maestro Giuseppe Antonio Lomuscio, su commissione della Postulazione Generale dei Frati Minori.
Il pittore, che vive ed opera a Trani (BA), è
uno dei più apprezzati autori delle immagini di Servi e Serve di Dio, utilizzate in occasione delle numerose cerimonie di Beatificazione e Canonizzazione, che hanno contraddistinto il pontificato di Giovanni Paolo
II. In particolare ricordiamo, per la Diocesi
di Vicenza, il ritratto del Beato Vescovo
Giovanni Antonio Farina.
La nuova immagine della Beata Eurosia
è una rielaborazione del ritratto finora noto
del pittore Ermilio Lazzaro di Roma, diffuso quando la Causa muoveva i primi passi.
Di esso conserva la medesima foggia dell’abito, semplice e austero, di cui ci parlano
le testimonianze processuali, lo stesso atteggiamento orante, simboleggiato dalla
corona del rosario e dalla croce. Tuttavia, riprendendo i tratti somatici della famosa
“foto ricordo” scattata in occasione del suo
40° di matrimonio, l’unica apprezzabile tra
le poche di lei pervenuteci, è riproposta in
età volutamente più giovanile quando, sposa laboriosa e virtuosa di Carlo Barban, accudiva la numerosa famiglia.
FR. GIANNI CALIFANO, OFM
2. Nominatio Ponentis in Causa SD Mariae Rosae Flesch
CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM
Prot. N. 1207-16/05
TREVIREN. Beatificationis et Canonizationis Servae Dei MARIAE ROSAE (In sae-
419
culo: Margaritae Flesch) Fundatricis Congregationis Sororum Franciscalium Beatae
Mariae Virginis Angelorum.
Cum Causa Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Mariae Rosae (in saeculo:
Margaritae Flesch), Fundatricis Congregationis Sororum Franciscalium Beatae Mariae
Virginis Angelorum, suo indigeat Ponente,
Rev.mus P. Lucas De Rosa, Postulator Generalis Ordinis Fratrum Minorum, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum petit ut, ex
Patribus eidem Congregationi praepositis,
Ponentem eiusdem Servae Dei Causae eligere ac deputare benigne dignetur.
Haec Congregatio, attentis expositis,
precibus annuit, et Exc.mum ac Rev.mum
Dominum D. Linum Fumagalli, Episcopum
Sabinensem-Mandelensem, Ponentem Causae Beatificationis et Canonizationis eiusdem Servae Dei Mariae Rosae (in saeculo:
Margaritae Flesch), omnibus cum iuribus et
facultatibus necessariis et opportunis, elegit
et nominavit. Contrariis non obstantibus
quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem
Congregationis, die 9 mensis Novembris
A.D. 2005.
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
+EDUARDUS NOWAK
Archiepiscopus tit. Lunensis
a Secretis
Praefectus
3. Nominatio Ponentis in Causa SD Spei
Gonzalez Puig
CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM
Prot. N. 1706-13/05
ILLERDEN. Beatificationis et Canonizationis Servae Dei SPEI GONZALEZ PUIG Fundatricis Congregationis Missionariarum
Servarum ab Immaculato Corde Mariae.
Cum Causa Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Spei Gonzalez Puig, Fundatricis Congregationis Missionariarum
Servarum ab Immaculato Corde Mariae,
420
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
suo indigeat Ponente, Rev.mus P. Lucas De
Rosa, O.F.M., Postulator legitime constitutus in eiusdem Servae Dei Causa, ab hac
Congregatione de Causis Sanctorum petit
ut, ex Patribus eidem Congregationi praepositis, Ponentem eiusdem Servae Dei Causae eligere ac deputare benigne dignetur.
Haec Congregatio, attentis expositis,
precibus annuit, et Exc.mum ac Rev.mum
Dominum D. Andream Mariam Erba, B.,
Episcopum Veliternum-Signinum, Ponentem Causae Beatificationis et Canonizationis eiusdem Servae Dei Spei Gonzalez
Puig, omnibus cum iuribus et facultatibus
necessariis et opportunis, elegit et nominavit. Contrariis non obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem
Congregationis, die 12 mensis Novembris
A.D. 2005.
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
+EDUARDUS NOWAK
Praefectus
Archiepiscopus tit. Lunensis
a Secretis
4. Postulator generalis gratias agit Summo Pontifici pro Beatificatione Ven.
SD Eurosiae Barban
POSTULAZIONE GENERALE
DEI FRATI MINORI
Roma, S. Maria Mediatrice, 14 novembre 2005
Beatissimo Padre,
con sentimenti di filiale devozione, ho la
gioia di esprimere alla Santità Vostra la
profonda gratitudine degli Attori della Causa (Frati Minori della Provincia Veneta di S.
Antonio) e mia, per aver decretato gli onori
dei Beati alla Serva di Dio Eurosia Fabris
Barban, madre di famiglia e Terziaria francescana, e per averne autorizzata la solenne
beatificazione nella cattedrale di Vicenza,
lo scorso 6 novembre, con la autorevole
presenza del Sig. Cardinale José Saraiva
Martins, Prefetto della Congregazione delle
Cause dei Santi.
La decisione della Santità Vostra costituisce un nuovo, significativo gesto di paterna benevolenza verso la Famiglia Francescana che nella Beata Eurosia ha ora un
nuovo testimone delle virtù tipicamente
francescane della semplicità e dell’umile
servizio, oltre a quello di una maternità custode e promotrice del dono della vita e di
“modello di vita cristiana nello stato laicale” come Lei l’ha definita all’Angelus di domenica 13 novembre 2005.
Con l’umile ringraziamento di quanti
hanno partecipato alla Liturgia di beatificazione, La prego di accogliere l’unito esemplare della speciale medaglia coniata a ricordo dell’avvenuta beatificazione, e di benedire, con il sottoscritto, i devoti della
novella Beata e l’intera Famiglia Serafica,
lieto di professarmi della
Santità Vostra
devotissimo ed obbedientissimo figlio
FR. LUCA M. DE ROSA, OFM
Postulatore generale
5. Epistula Secretariae Status ad Postulatorem generalem missa
SEGRETERIA DI STATO
PRIMA SEZIONE - AFFARI GENERALI
Dal Vaticano, 22 novembre 2005
Reverendo Padre,
con devoto pensiero, Ella, anche a nome
dei Frati Minori della Provincia Veneta, ha
fatto pervenire al Sommo Pontefice fervide
espressioni di ossequio e di gratitudine, in
occasione della recente Beatificazione della Serva di Dio Eurosia Fabris Barban,
unendo il dono di una pregevole medaglia
coniata a ricordo del felice evento.
Il Santo Padre, riconoscente per il segno
di spirituale vicinanza alla Sua persona ed
al Suo ministero, ricambia di cuore invocando, per l’intercessione del Serafico Padre San Francesco d’Assisi e della Beata
Eurosia l’abbondanza dei celesti favori e
volentieri invia a Lei, ai Confratelli e a
quanti Le stanno a cuore l’implorata Bene-
E POSTULATIONE GENERALI
dizione Apostolica, pegno di pace e di letizia nel Signore.
Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinta stima
dev.mo nel Signore
+ LEONARDO SANDRI
Sostituto
6. Validitas iuridica Inquisitionis declaratur in Causa SS.DD. Richardi Pelufo et sociorum
CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM
Prot. N. 2183-3/02
VALENTINA. Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servorum Dei RICHARDI
PELUFO ESTEVE et XXXV SOCIORUM ex Ordine Fratrum Minorum in odium Fidei, uti
fertur, interfectorum.
In Ordinario Congressu, die 25 mensis
Novembris huius anni 2005 celebrato, haec
Congregatio de Causis Sanctorum sequens
dubium disceptavit, nimirum: “An constet
de validitate Inquisitionum Dioecesanarum
Principalis et Suppletivae, apud Curiam ecclesiasticam Valentinam peractarum, super
vita et martyrio necnon fama martyrii Servorum Dei Richardi Pelufo Esteve et
XXXV Sociorum, ex Ordine Fratrum Minorum, in odium Fidei, uti fertur, interfectorum: testes sint rite recteque examinati et
iura producta legitime compulsata in casu et
ad effectum de quo agitur”.
Haec Congregatio, attento voto ex officio
redacto reque diligenter perpensa, rescripsit:
Affirmative, seu constare de validitate earundem Inquisitionum Dioecesanarum in casu
et ad effectum de quo agitur, sanatis de iure
sanandis, et ad mentem. Mens autem est ut
“Positio super Martyrio” praefatorum Servorum Dei methodologia historica parari et
examini Consultorum Historicorum eiusdem
Congregationis subici debeat. Contrariis non
obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 25 mensis Novembris A.D.
2005.
421
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
+EDUARDUS NOWAK
Archiepiscopus tit. Lunensis
a Secretis
Praefectus
7. Facultas viam virtutum aggrediendi
in Causa SD Antonii Seghezzi
CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM
Prot. N. 1768-11/05
BERGOMEN. Beatificationis et Canonizationis Servi Dei ANTONII SEGHEZZI Sacerdotis Dioecesani.
Rev.mus P. Lucas De Rosa, O.F.M., Postulator legitime constitutus in Causa Servi
Dei Antonii Seghezzi, Sacerdotis Dioecesani, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum petit ut Causa eiusdem Servi Dei per
viam virtutum procedi possit, licet praefatam Causam per viam martyrii peragi posse
olim statutum esset.
Haec Congregatio, attentis peculiaribus
in supplici libello expositis adiunctis necnon voto Rev.mi P. Hieronymi Fokcinski,
S.I., Relatoris eiusdem Servi Dei Causae,
pro gratia iuxta preces benigne annuit: servatis de cetero omnibus de iure servandis.
Contrariis non obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 2 mensis Decembris A.D.
2005.
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
+EDUARDUS NOWAK
Archiepiscopus tit. Lunensis
a Secretis
Praefectus
8. Facultas Transumptum Inquisitionis
dioecesae aperiendi in Causa Ven. SD
Seraphinae Gregoris
CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM
Prot. N. 1529-13/05
VENETIARUM. Beatificationis et Cano-
422
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
nizationis Venerabilis Servae Dei SERAPHINAE (In saeculo: Victoriae Gregoris) Religiosae professae Instituti Sororum Franciscalium a Christo Rege.
Rev.mus P. Lucas De Rosa, O.F.M., Postulator Generalis Ordinis Fratrum Minorum, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum petit ut Transumptum Inquisitionis
Dioecesanae, apud Curiam ecclesiasticam
Victoriensem Venetorum peractae, super
adserta mira sanatione Sororis Salomes Iosephae Ferraro, per intercessionem Venerabilis Servae Dei Seraphinae (in saeculo:
Victoriae Gregoris), Religiosae professae
Instituti Sororum Franciscalium a Christo
Rege, obtenta, clausum sigillisque munitum
in actis eiusdem Congregationis asservatum, aperiri possit.
Haec Congregatio, attentis expositis, pro
gratia iuxta preces benigne annuit: servatis
de cetero omnibus de iure servandis. Contrariis non obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 17 mensis Decembris A.D.
2005.
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
+EDUARDUS NOWAK
Archiepiscopus tit. Lunensis
a Secretis
9. Notitiae particulares
Praefectus
1. Promulgatio Decretorum
Il 19 dicembre 2005, nel corso dell’udienza accordata dal Santo Padre Benedetto XVI al Cardinale José Saraiva Martins,
Prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi, il Sommo Pontefice autorizzò la
promulgazione dei seguenti Decreti relativi
ad alcune Cause curate dalla nostra Postulazione e attestanti:
• il miracolo attribuito alla intercessione
del Venerabile Servo di Dio Agostino
Thevarparampil, sacerdote della Eparchia di Palai in India, nato nel 1891 e
morto il 16 ottobre 1973;
• il martirio dei Servi di Dio Vittorio Chu-
millas Fernandez e XXI Soci, dell’Ordine dei Frati Minori (Provincia di Castiglia in Spagna), uccisi in odium Fidei nel
1936;
• le virtù eroiche dei Beati Simone da Lipnica, sacerdote OFM della Provincia
dell’Immacolata Concezione in Polonia,
nato nel 1435 c. e morto a Cracovia il 18
luglio 1482, il cui culto fu confermato il
24 febbraio 1685, e Camilla Battista Varano, dell’Ordine di S. Chiara, nata a Camerino in Italia nel 1458 ed ivi morta il
31 maggio 1524, il cui culto fu confermato il 7 aprile 1843, nonché del Ven.
Servo di Dio Massimo Rinaldi, vescovo
di Rieti, della Congregazione dei Missionari di S. Carlo (Scalabriniani), nato
nel 1869 e morto a Roma il 31 maggio
1941.
2. Congregationes Ordinariae super virtutibus
Il 6 e il 13 dicembre 2005, in due distinte sessioni, i Padri Cardinali e Vescovi
membri della Congregazione delle Cause
dei Santi, riuniti in Congregazione Ordinaria, premessa una dettagliata relazione da
parte dei rispettivi Ponenti delle due Cause,
espressero il loro unanime giudizio affermativo in ordine all’eroicità delle virtù praticate dalle Serve di Dio Maria Rosa Flesch,
Fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane di S. Maria degli Angeli, nata a Wied in Germania nel 1826 e morta a
Waldbreitbach il 25 marzo 1906, e Speranza Gonzalez Puig, Fondatrice della Congregazione delle Missionarie Serve del Cuore
Immacolato di Maria, nata a Lleida in Spagna nel 1823 e morta a Mahon il 5 agosto
1885.
3. Congressus peculiares super virtutibus
Nella duplice sessione del 27 settembre
e del 28 ottobre 2005, i Consultori Teologi
della Congregazione delle Cause dei Santi,
riuniti in Congresso Peculiare sotto la presidenza del Promotore generale della Fede,
espressero il loro unanime voto favorevole
(9/9) in merito all’esercizio eroico delle
virtù da parte delle Serve di Dio Cleonilde
(Nilde) Guerra, giovane laica, nata a S. Po-
E POSTULATIONE GENERALI
tito di Lugo in Italia nel 1922 e morta a Bologna il 19 maggio 1949, e Maria Fidelis
Weiss, religiosa professa del Terz’Ordine di
S. Francesco, nata a Kempten in Germania
nel 1882 e morta a Reutberg l’11 febbraio
1923.
4. Introductio novae Causae
Il 9 novembre 2005, presso il Centro culturale “Paolo VI” di Brescia, l’Ordinario
diocesano Mons. Giulio Sanguineti dava
avvio solenne all’Inchiesta diocesana sulla
vita, le virtù e la fama di santità del Servo di
Dio Fausto Gei, religioso professo dell’Associazione dei Silenziosi Operai della Croce, nato a Brescia nel 1927 ed ivi morto il
27 marzo 1968.
5. Conclusio Inquisitionis dioecesanae super miro
A Vittorio Veneto (Treviso) il 3 dicembre
2005 il Vescovo Mons. Giuseppe Zenti ha
423
dichiarato conclusa la Inchiesta diocesana
sulla presunta guarigione miracolosa della
Reverenda Sr. Salome Giuseppina Ferraro,
attribuita alla intercessione della Venerabile Serva di Dio Serafina degli Angeli Gregoris (1873-1935), religiosa professa della
Congregazione delle Suore Francescane di
Cristo Re di Venezia.
6. Conclusio Inquisitionis historicae
Il 5 dicembre 2005 fu consegnata alla
Cancelleria della Congregazione delle Cause dei Santi la documentazione storica relativa alla Causa del Servo di Dio Luigi Sodo,
vescovo di Telese o Cerreto Sannita, nato a
Napoli nel 1811 e morto a Cerreto Sannita
in Italia il 30 luglio 1895, non ancora acquisita agli Atti dei vari Processi celebrati nella diocesi di Cerreto Sannita-Telese-S. Agata dei Goti.
FR. LUCA M. DE ROSA
EX OFFICIO OFS
1. Francia: Forum per la Gioventù francescana
Presso la casa Clarté Dieu d’Orsay, vicino a Parigi, nei giorni 17-18 settembre si è
svolto l’incontro dei Responsabili per la pastorale giovanile della Famiglia francescana di Francia, per riflettere sul tema della
Gioventù francescana. Erano presenti circa
30 persone tra Religiosi e Religiose francescani e Membri dell’OFS, incaricati della
pastorale giovanile. Su invito di Fr. Eric
Moisdon, OFM, membro della Commissione preparatoria, hanno partecipato Xavi Ramos, Consigliere della Presidenza CIOFS
per la GiFra, e Fr. Ivan Matic, OFM, Assistente generale dell’OFS-GiFra.
Xavi e Fr. Ivan hanno tenuto, all’inizio
dell’incontro, una Relazione sulla della
Gioventù francescana. I lavori sono poi
proseguiti nei gruppi di studio e in Assemblea plenaria. Dall’insieme è emersa la necessità di organizzare la GiFra a livello nazionale, proponendo ai giovani questo cammino come una risposta concreta alle loro
ricerche e al loro desiderio di vivere più
profondamente la spiritualità francescana.
Alla prima giornata ha partecipato anche il
Ministro provinciale di Parigi, Fr. Henri
Namur, OFM.
Le decisioni e le proposte che sono scaturite durante i lavori del 1° giorno verranno portate a conoscenza della Conferenza
della Famiglia francescana di Francia e, in
modo particolare, di coloro che dovranno
essere i primi responsabili per la GiFra: il
Consiglio nazionale dell’OFS, per quanto
riguarda l’animazione fraterna, e la Conferenza dei Superiori Maggiori del Primo Ordine, per quanto riguarda la cura spirituale
e pastorale. Il 19 settembre Xavi e Fr. Ivan
hanno avuto anche un incontro informativo
con i due Assistenti nazionali dell’OFS: Fr.
José Konler, OFM, e Fr. Gilés Riviére,
OFMCap.
2. Portogallo: Capitolo Nazionale dell’OFS
Nei giorni 18-20 novembre a Fatima,
nella casa di accoglienza dei Frati Cappuccini, si è celebrato il Capitolo Nazionale
elettivo dell’OFS del Portogallo. Il Capitolo è stato presieduto da Encarnación del Pozo, Ministra generale dell’OFS, accompagnata da Fr. Ivan Matic, Assistente generale. Sono state tenute le seguenti relazioni:
Vivere con allegria e speranza la nostra missione, (Fr. Severino Centomo, OFMConv,
Assistente nazionale); L’OFS: un cammino
di santità laicale (Fr. Ivan Matic); Situazione attuale dell’OFS e della GiFra; Assistenza spirituale.
Al Capitolo hanno partecipato oltre a Fr.
Severino anche altri due Assistenti nazionali: Fr. Cesar Pedrosa Pereira Pinto, OFMCap e Fr. Daniel Antonio Silveira Teixeira,
OFM. Come Ministro nazionale è stato rieletto José Carlos Gorgulho Santos e come
Consigliere internazionale Pedro Nuno
Coelho.
Il Capitolo si è concluso con la benedizione della sede del Centro nazionale dell’OFS del Portogallo e la celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo di LeiriaFatima, Mons. Serafim de Sousa Ferreira e
Silva, a cui era presente anche Fr. Isidro Pereira Lameles, OFM, Ministro provinciale
di Portogallo, oltre a un grande numero di
Francescani Secolari provenienti dalle varie
Fraternità locali.
3. Portogallo: Tempo forte della Conferenza degli Assistenti generali
La Conferenza degli Assistenti spirituali
generali (CAS), che ordinariamente si incontra una volta al mese, verso la fine di
ogni anno ha un “tempo forte” per verificare il lavoro svolto e per programmare il
426
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
nuovo anno. Il “tempo forte” del 2005 è stato celebrato a Fatima (Portogallo), nei giorni 21-27 novembre, presso la casa dei Frati
Cappuccini, dopo la conclusione del Capitolo nazionale elettivo dell’OFS.
Erano presenti Fr. Samy Irudaya, OFMCap; Fr. Martin Bitter, OFMConv; Fr. Ivan
Matic, OFM, mentre Fr. Michael Higgins,
TOR, non ha potuto partecipare a causa
della morte della mamma. Gli Assistenti
hanno riflettuto sulle seguenti tematiche:
Capitolo generale dell’OFS (5-12 novembre 2005), in particolare sulle conclusioni;
Approvazione del calendario delle attività
per l’anno 2006; Presenze ai Capitoli e Visite pastorali; Partecipazione ai Congressi
OFS-GiFra; Preparazione dei Corsi per la
formazione sia per i Francescani secolari
che per gli Assistenti; Pubblicazione di
Koinonia; Preparazione e pubblicazione
del Manuale per l’assistenza all’OFS e alla GiFra.
Nei giorni del “tempo forte” gli Assistenti hanno potuto visitare il Santuario e il
Villaggio di Sr. Lucia e dei beati Francesco
e Giacinta.
4. XI Capitolo generale dell’Ordine
Francescano Secolare
Assisi, 05-12.11.2005
I rappresentanti dei Francescani secolari di tutto il mondo si sono ritrovati ad Assisi dal 5 al 12 novembre 2005 per celebrare l’XI Capitolo generale. Oltre ai Capitolari, 57 provenienti da 46 Paesi diversi,
erano presenti la Presidenza del Consiglio
Internazionale (CIOFS), i Rappresentanti
di Fraternità di nazioni emergenti, Relatori, Osservatori, e gli Incaricati per l’organizzazione. Tema del capitolo era: «La
“novitas franciscana”: missione e testimonianza».
Molti gli argomenti affrontati nelle giornate capitolari: missione e testimonianza
dei laici alla luce del carisma francescano
nei Continenti e nelle culture; rilancio della
componente giovanile, chiamata a maggiore corresponsabilità nel vivere il carisma
nell’OFS. Il Capitolo ha celebrato anche i
40 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, e l’VIII centenario di fondazione
del carisma francescano.
All’inizio dei lavori sono state presentate le Relazioni della Presidenza CIOFS da
Encarnación del Pozo, Ministra generale,
da Fr. Ivan Matic, per la Conferenza degli
Assistenti generali e la relazione economica
del Tesoriere generale, Carlo Cerù.
Le relazioni hanno fatto il punto del
cammino compiuto dalla Fraternità Internazionale OFS, nei primi tre anni dell’attuale
Presidenza CIOFS. Sono stati rilevati, in
particolare, il miglioramento della formazione e della presenza nel mondo dei Francescani secolari. È stata sottolineata la necessità di trasmettere il carisma francescano secolare alla Gioventù Francescana,
invitando i Consiglieri Internazionali presenti ad essere un vero canale di comunicazione tra le Fraternità nazionali, che rappresentano, e il CIOFS.
Mercoledì 9 novembre i Capitolari hanno partecipato all’udienza generale di Papa
Benedetto XVI in Piazza S. Pietro a Roma.
Il Papa, rivolgendosi ai rappresentanti dell’Ordine Francescano Secolare, li ha salutati augurando che il Capitolo generale sia
«occasione di un rinnovato slancio apostolico nel diffondere dappertutto il Vangelo,
sull’esempio di san Francesco d’Assisi».
1. Relazione della Conferenza degli Assistenti generali al Capitolo generale dell’OFS
Assisi, 5 -12 novembre 2005
Carissime sorelle e fratelli, il Signore vi
dia pace!
Vi saluto cordialmente a nome della
Conferenza degli Assistenti Spirituali Generali (CAS) e dei Ministri Generali del Primo Ordine e del TOR, dei quali siamo delegati per questo fraterno servizio all’OFS e
alla GiFra a livello internazionale. Desidero
anche, attraverso voi, salutare i Fratelli e le
Sorelle dell’OFS e della GiFra di tutto il
mondo.
In questa relazione cercherò di condividere con voi quello che la Conferenza ha
EX OFFICIO OFS
vissuto e ha fatto in questi ultimi tre anni, a
partire dall’ultimo Capitolo generale del
novembre 2002.
È tuttora viva nel mio cuore e nella mia
mente, e credo anche in coloro che erano
presenti nell’ultimo Capitolo, la gioia per
l’esperienza della fraternità che abbiamo
vissuto, per l’indimenticabile incontro del
22 novembre con il Santo Padre Giovanni
Paolo II e per il messaggio che ci ha donato. Di questo voglio citare, in questa circostanza, alcune frasi, come memoria e come
stimolo per il futuro. Anzitutto la frase in
cui vengono sintetizzate le attese della
Chiesa nei confronti dell’OFS:
«La Chiesa attende dall’Ordine Francescano Secolare, uno e unico, un grande servizio alla causa del Regno di Dio nel mondo di oggi. Essa desidera che il vostro Ordine sia un modello di unione organica,
strutturale e carismatica, a tutti i livelli, così da presentarsi al mondo quale “comunità
di amore” (Regola OFS 26). La Chiesa
aspetta da voi, Francescani Secolari, una testimonianza coraggiosa e coerente di vita
cristiana e francescana, protesa alla costruzione di un mondo più fraterno ed evangelico per la realizzazione del Regno di Dio».
E poi le parole che si riferiscono alla Regola e alle Costituzioni generali:
«Studiate, amate, vivete la Regola dell’Ordine Francescano Secolare, approvata
per voi dal mio predecessore Paolo VI. Essa è un autentico tesoro nelle vostre mani …
studiate, amate, vivete anche le vostre Costituzioni Generali!».
Dopo questi brevi richiami, che vogliono essere anche ringraziamento e riconoscenza a Giovanni Paolo II per il bene fatto
ai Francescani secolari e alla Famiglia francescana, vi presento la relazione sul lavoro
svolto dalla Conferenza degli Assistenti generali, suddivisa in tre punti: Conferenza
degli Assistenti generale, Valutazione dell’ultimo triennio e Progetti per il futuro.
1. Conferenza degli Assistenti Spirituali
Generali (CAS)
Durante l’ultimo Capitolo generale la
Conferenza era composta da Fr. Valentin
Redondo (Presidente), OFMConv, Spagna;
427
Fr. Ben Brevoort, OFMCap, Indonesia; Fr.
Michael Higgins, TOR, USA; Fr. Ivan Matiç (Segretario), OFM, Croazia. Proprio durante il Capitolo generale, dopo la elezione
della nuova Presidenza, Fr. Ben Brevoort è
stato sostituito, dopo 12 anni di instancabile servizio, dal nuovo Assistente generale
Fr. Samy Irudaya dell’India. Nel luglio
2004 c’è stato un altro cambiamento nella
Conferenza: Fr. Martin Bitzer, OFMConv,
Argentina, è stato nominato Assistente generale in sostituzione di Fr. Valentin Redondo, eletto Ministro provinciale in Spagna nel maggio 2004.
Attualmente la Conferenza è formata da
Fr. Michael Higgins, TOR; Fr. Martin Bitzer, OFMConv; Fr. Samy Irudaya, OFMCap, Segretario; Fr. Ivan Matic, OFM, Presidente.
Il servizio di assistenza collegiale che offriamo all’OFS e alla GiFra, a livello internazionale, permette anche a noi di vivere la
vocazione in spirito fraterno di famiglia,
collaborando in tutto nel servizio e nelle nostre responsabilità, come Conferenza, nei
confronti della Presidenza CIOFS, di cui
siamo membri di diritto, e dell’OFS e della
GiFra.
Siamo consapevoli che questo nostro
servizio è un segno forte per tutta la Famiglia francescana e in modo particolare per
voi Francescani secolari. Infatti, in qualità
di Delegati dei nostri Ministri generali e come testimoni della spiritualità francescana e
dell’affetto fraterno dei Frati verso di voi,
abbiamo cercato di essere, in spirito di condivisione vitale, segno della comunione che
esiste tra i nostri Ordini e l’OFS (cfr.
CC.GG. art. 89).
a. Incontri della Conferenza
La Conferenza si è radunata ordinariamente una volta al mese in una delle nostre
Curie generali; una seconda volta, tempo ed
impegni permettendo, presso il Segretariato del CIOFS per un momento di preghiera
e condivisione.
In questo triennio ci siamo riuniti circa
25 volte; tra queste 3 volte per un incontro
annuale che chiamiamo “Tempo forte”. È
un incontro di fine anno, della durata di al-
428
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
meno quattro o cinque giorni, per vivere e
lavorare insieme, per verificare il lavoro
svolto durante l’anno e per programmare
insieme il calendario del nuovo anno. Abbiamo avuto in questo triennio tre incontri
di questo tipo: 2 - 6 dicembre 2002, convento dei SS. Ansano e Antonio di Spoleto;
10 - 13 dicembre 2003, convento di S. Francesco di Cori; 23 - 30 novembre 2004, convento di S. Bonaventura di Madrid.
I temi che la Conferenza ha trattato nei
suoi incontri sono stati i seguenti:
• Relazioni sulle visite pastorali e partecipazione ai Capitoli nazionali elettivi. Si è
trattato di occasioni di grande importanza
per noi, poiché ci ha permesso di seguire
più da vicino la vita e le varie attività delle varie Fraternità sparse nel mondo.
• Attività diverse. In comunicazione stretta
con la Ministra generale, con i membri
della Presidenza e in modo particolare con
il Segretariato generale, la Conferenza ha
seguito sempre con grande interesse tutta
la vita e l’attività dell’OFS.
• Programmazione. Negli incontri della
Conferenza abbiamo studiato e discusso
sulle varie richieste che sono pervenute
dalla Presidenza CIOFS, dai Consigli
nazionali dell’OFS, dalle Conferenze
degli Assistenti nazionali o da altre parti; si è deciso come partecipare alle Visite pastorali, ai Capitoli, Congressi o ai
vari Corsi di formazione.
• Bollettino “Koinonia”. È una pubblicazione trimestrale, nelle quattro lingue ufficiali dell’OFS, con un articolo di fondo, e con altre informazioni importanti
per l’assistenza spirituale e per la vita
stessa dell’OFS. Il Bollettino è stato redatto dalla Conferenza e spedito a più di
1000 indirizzi postali e a tanti altri per
via e-mail.
Dal 2002 al 2005, sono state affrontate
varie tematiche, tenendo presente che nel
2003 e nel 2004 sono stati privilegiati quelle inerenti al 25° anniversario della Regola
dell’OFS e alle priorità del Capitolo generale. Questo il prospetto dei temi:
• Anno 2002: L’OFS che vogliamo per il
terzo millennio (n. 1); L’OFS: casa e
scuola della comunione (n. 2); L’OFS,
una vocazione propriamente laicale:
identità e appartenenza (n. 3); X Capitolo generale dell’OFS (n. 4).
• Anno 2003: Presenza attiva dei Francescani Secolari nel mondo (n. 1); Formazione dei Francescani secolari (n. 2); Comunione vitale reciproca nella Famiglia
Francescana (n. 3); Regola dell’OFS,
Documento d’ispirazione per la GiFra
(n. 4).
• Anno 2004: L’Ordine Francescano Secolare all’interno della Famiglia Francescana (n. 1); Gioventù Francescana e pastorale vocazionale (n. 2); I Consigli
evangelici nella professione dell’OFS
(n. 3); L’assistenza spirituale: servizio a
una vocazione specifica.
• Anno 2005: La Fraternità vive dell’Eucaristia (n. 1); L’Eucaristia la fonte della
luce che offriamo al mondo (n. 2); L’Eucaristia, sorgente di fraternità e manifestazione dell’unità (n.3); L’Eucaristia
nella vita e nella missione dei Francescani (n. 4).
b. CAS nella Presidenza CIOFS
Come membri della Presidenza CIOFS
gli Assistenti generali hanno partecipato a
tutte le riunioni della Presidenza, in tutto 6
nel triennio, e sono stati coinvolti sia nella
preparazione che nell’attuazione delle decisioni della Presidenza. Una responsabilità
particolare per gli Assistenti è stata la preparazione, con l’aiuto dei Consiglieri, della
liturgia per i giorni della riunione della Presidenza.
c. Incontri con Ministri provinciali, Custodi e Visitatori generali
Durante gli incontri dei Ministri provinciali, avvenuti in alcune nostre Curie generali, gli Assistenti generali hanno avuto
l’opportunità di tenere una relazione sulla
vita dell’OFS e sull’assistenza. Questi incontri si sono rivelati molto importanti, perché ci hanno dato la possibilità di metterci
in contato diretto con coloro che sono i primi responsabili dell’assistenza spirituale e
pastorale dell’OFS-GiFra nei vari paesi.
La stessa opportunità l’abbiamo avuta
durante gli incontri dei Visitatori generali,
EX OFFICIO OFS
che a nome del Ministro generale, visitano
le varie Entità e hanno così la possibilità di
incontrare i Francescani secolari che sono
assistiti dal proprio Ordine.
2. Valutazione dell’ultimo triennio
Subito dopo l’ultimo Capitolo generale
del 2002 abbiamo cominciato a studiare le
priorità del Capitolo per aiutare la Presidenza nella formulazione definitiva del testo e
per offrire suggerimenti e proposte. A questo scopo, nella prima riunione della nuova
Presidenza, sono state nominate varie Commissioni per meglio rispondere alle necessità dell’OFS e per l’attuazione delle priorità. Tutto il lavoro delle Commissioni è stato seguito attivamente dagli Assistenti
generali.
Con i membri della Presidenza del
CIOFS abbiamo organizzato alcuni seminari di formazione per gli Assistenti e i Responsabili dell’OFS. Tra questi vanno segnalati il seminario per gli Assistenti dell’OFS/GiFra dell’Asia e Oceania, che si è
svolto a Manila nei giorni 8-15 novembre
2003, e quello per l’OFS di Bielorussia, che
si è tenuto a Varsavia, dal 4 al 6 febbraio
2005, e che è stato organizzato con l’aiuto
del Consiglio nazionale dell’OFS di Polonia. Ci sono poi stati tanti altri piccoli incontri formativi che ogni Assistente generale ha tenuto, approfittando dei Capitoli, delle Visite o di altre circostanze.
Nel campo dell’assistenza spirituale si è
notato un approfondimento del significato
dell’assistenza spirituale e pastorale, in modo particolare attraverso i Corsi di formazione organizzati a livello delle varie Fraternità Nazionali (Polonia, Spagna, Croazia, Slovenia, Venezuela, Messico, Viet
Nam, Asia ed Oceania, ecc.), con l’aiuto dei
membri della Presidenza e di alcuni esperti,
religiosi e secolari, invitati a partecipare ai
Corsi di formazione.
Gli Assistenti generali hanno lavorato
nelle Commissioni della Presidenza
CIOFS: nella Commissione per la formazione, Fr. Samy Irudaya, OFMCap, e Fr.
Martin Bitzer, OFMConv; nella Commissione per la presenza nel mondo, Fr. Michael Higgins, TOR; nella Commissione
429
GiFra, Fr. Ivan Matic, OFM. Per la Commissione giuridica abbiamo chiesto il contributo di Fr. Valentin Redondo, OFMConv.
È da notare che tale collaborazione ha occupato una parte sempre più consistente del
tempo dei singoli Assistenti. Una altro servizio non indifferente è stato prestato dagli
Assistenti per la revisione degli Statuti nazionali che devono essere poi approvati dalla Presidenza.
Sono stati rivisti e inviati a tutte le Fraternità nazionali, nelle quattro lingue ufficiali, il documento GiFra: Cammino di vocazione francescana; il Modello di Statuto
nazionale; e il programma di formazione
per la GiFra. Inoltre la Commissione GiFra,
con l’aiuto del Consiglio nazionale dell’OFS della Germania, ha organizzato l’Incontro internazionale della GiFra, che si è
svolto dal 12 al 15 agosto 2005 a Vossenack
in Germania, in occasione della XX° Giornata Mondiale della Gioventù che si è celebrata a Colonia, in Germania, nei giorni 1621 agosto 2005.
Ai membri della Presidenza gli Assistenti generali hanno offerto la loro collaborazione, con grande interesse ed entusiasmo,
nel servizio di animazione e guida di tutte le
Fraternità dell’OFS-GiFra nel mondo, con
speciale attenzione e amore verso le Fraternità emergenti e quelle in difficoltà.
Con una particolare cura ci siamo dedicati all’accompagnamento della Fraternità
dell’OFS d’Italia nel loro cammino verso
l’unità, in stretta comunione con la Conferenza degli Assistenti nazionali, con frequenti contatti e collaborazione con i Ministri provinciali e, soprattutto, con il Consiglio nazionale dell’OFS. Inoltre diverse
volte in questo ultimo anno, sempre per la
questione dell’OFS d’Italia, ci siamo recati
presso la Congregazione IVCSVA cercando
di trovare insieme soluzioni opportune per
raggiungere l’unità strutturale e organica
anche in Italia, come è previsto dalla Regola e dalle Costituzioni generali dell’OFS.
a. Presenze nei Capitoli, Visite, Congressi
Durante questo triennio gli Assistenti generali hanno partecipato a diversi Capitoli
430
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
nazionali e Congressi, e hanno effettuato
varie Visite pastorali. Riguardo alle presenze della CAS nei Capitoli, nelle Visite pastorali e nei vari Congressi diamo qui alcune brevi informazioni.
• Capitoli. Nel triennio sono stati celebrati
circa 59 Capitoli elettivi.
• Visite pastorali. La Conferenza ha effettuato circa 21 visite pastorali. Abbiamo
cercato sempre di collegare la visita pastorale con quella fraterna per dare un
segno anche visibile del nostro servire
assieme ai membri della Presidenza
CIOFS.
• Congressi. Si sono svolti diversi Congressi dell’OFS-GiFra, a cui abbiamo
partecipato anche noi Assistenti generali: Congresso dell’OFS di Asia ed Oceania, Congresso della GiFra Europea,
Congresso dell’OFS/GiFra dell’America Latina e Congresso dell’OFS africano
di lingua inglese.
Quando non è stato possibile agli Assistenti generali partecipare a qualche Capitolo, la Conferenza ha delegato alcuni Assistenti nazionali o altri Frati ad essere presenti nei Capitoli a nome della CAS. Per
questo vogliamo ringraziare, in questa occasione, coloro che ci hanno dato un mano
in questo servizio, soprattutto per lo spirito
di collaborazione e di comunione fraterna
tra la Conferenza degli Assistenti generali e
le varie Conferenze degli Assistenti nazionali, i Ministri provinciali e gli altri.
Vogliamo sottolineare qui un’altra cosa.
Anche se sta crescendo sempre di più la
sensibilità delle Fraternità verso la nostra
partecipazione ai Capitoli o le nostre Visite,
tuttavia si deve dire che più della metà delle spese fatte per svolgere questo servizio è
ancora a carico degli uffici degli Assistenti
generali. La stessa cosa si deve dire per le
spese dei nostri Delegati.
b. Manuale per l’assistenza e aggiornamenti dei documenti
Nel triennio la Conferenza ha anche lavorato, e continua a lavorare, sul Manuale
per l’assistenza spirituale, con l’aiuto di
Emanuela de Nunzio e Fr. Valentin Redondo. Non siamo riusciti a portare a termine il
nostro progetto per questo Capitolo generale. Fra poco, però, sarà pronto in lingua italiana. Appena completato cercheremo di
tradurre il testo nelle altre tre lingue ufficiali, così che il Manuale possa essere messo a
disposizione, al più presto, degli Assistenti
e dei Responsabili dell’OFS-GiFra.
Inoltre la Conferenza sta per aggiornare
il documento “Le indicazioni sulla formazione dei frati sull’assistenza all’OFS-GiFra”. Una volta aggiornato, il documento
sarà inviato alle Case di formazione di tutte
le Entità del Primo Ordine e del TOR, come
sussidio per una approfondita conoscenza
dell’OFS, così da poter offrire poi una migliore assistenza spirituale e pastorale all’OFS.
La Conferenza ha ricevuto da varie Conferenze degli Assistenti e da singoli Assistenti richieste ed anche proposte concrete per la
revisione dello Statuto per l’assistenza.
3. Progetti per il futuro
La Conferenza degli Assistenti generali
si propone per il prossimo triennio di continuare gli incontri regolari della Conferenza
per riflettere ed approfondire le priorità dell’OFS e le tematiche che riguardano l’assistenza spirituale e pastorale. Tra l’altro ci
proponiamo di:
• Provvedere alle traduzioni, alla stampa e
alla spedizione del Manuale per gli Assistenti in quattro lingue ufficiali.
• Aggiornare, tradurre ed inviare a tutte le
Entità del Primo Ordine e TOR Le indicazioni sulla formazione dei Frati sull’assistenza all’OFS-GiFra.
• Studiare le questioni e le proposte in vista di una prossima revisione dello Statuto per l’assistenza.
• Continuare con i Corsi e Seminari per la
formazione dei Frati, dei Francescani secolari e di quanti sono interessati al servizio dell’assistenza.
• Promuovere degli incontri formativi per
i Ministri provinciali e per gli Assistenti
nazionali per una assistenza più qualificata all’OFS.
• Stimolare la creazione della GiFra nei
paesi dove ancora non esiste e avere contatti più frequenti con le Fraternità na-
EX OFFICIO OFS
•
•
•
•
•
•
•
•
zionali per poter dare informazioni aggiornate sulla GiFra.
Sostenere la GiFra tramite una più articolata assistenza spirituale a tutti i livelli.
Favorire la collaborazione fra gli Assistenti e i Responsabili dell’OFS nella
formazione e crescita della GiFra.
Continuare ad accompagnare le Fraternità emergenti attraverso le visite e i vari incontri di formazione.
Continuare con i progetti per la formazione in Africa, Asia e Europa dell’Est.
Organizzare incontri, in occasione delle
visite pastorali, con i Ministri provinciali, i Custodi, gli Assistenti nazionali, regionali e locali presenti nella nazione.
Invitare il Primo Ordine e il TOR ad aggiornare i testi delle rispettive legislazioni non in armonia con la legislazione
dell’OFS.
Continuare a favorire i settori degli adolescenti e dei bambini per iniziare anche
i piccoli alla conoscenza di Francesco e
della Famiglia francescana.
Promuovere una cultura della collaborazione, della cooperazione e della corresponsabilità fra francescani secolari e religiosi, in modo speciale, nell’evangelizzazione e nelle iniziative apostoliche e
sociali.
Conclusione
A conclusione di questa relazione della
Conferenza degli Assistenti generali desidero ringraziare, a nome della stessa Conferenza, tutti voi, carissimi sorelle e fratelli,
per il vostro servizio e la dedizione con la
quale servite le vostre Fraternità; per il vostro essere per noi segno meraviglioso di
ciò che lo Spirito Santo suscita ed opera anche oggi tramite persone che sono disponibili a vivere il Vangelo in modo francescano
nella Chiesa e nel mondo.
Inoltre il nostro più sincero ringraziamento va ai nostri Ministri generali per il
loro sostegno ed incoraggiamento, e in modo particolare alla Ministra generale dell’OFS, Encarnación del Pozo, e a tutti gli altri membri della Presidenza CIOFS.
Il Signore, che ci ha chiamati e ci ha donato questa bellissima vocazione, ci aiuti ad
431
essere suoi autentici seguaci per testimoniare la Sua presenza tra noi, passando dal
Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo.
FR. IVAN MATIÇ, OFM
Assistente generale dell’OFS
Presidente della CAS
2. Messaggio del Capitolo Generale a tutto
l’Ordine
Assisi, 12 novembre 2005
Noi, membri del Consiglio Internazionale dell’Ordine Francescano Secolare, riuniti nell’XI Capitolo Generale ad Assisi, nella città di San Francesco, salutiamo i fratelli e le sorelle di tutto il mondo e inviamo
loro questo messaggio, desiderando condividere l’esperienza della comunione fraterna e le idee principali di questo Capitolo.
Esso si è svolto nell’anno in cui celebriamo
due importanti anniversari: 40 anni dalla
conclusione del Concilio Vaticano II e 800
anni dalla rivelazione del Crocifisso di San
Damiano a san Francesco.
Il tema del Capitolo La “Novitas Franciscana”: Missione e Testimonianza ha
messo davanti a noi la figura del nostro fondatore san Francesco d’Assisi in tutta la sua
originalità e credibilità. Abbiamo sentito il
dovere di rinnovare l’impegno a vivere pienamente la missione affidataci da Dio e di
testimoniare il suo Amore verso gli uomini
e verso tutte le creature. Il Capitolo ci ha
fortemente interpellati sui seguenti temi.
1. L’identità francescana e secolare dell’OFS
L’identità francescana dell’Ordine trova
il suo punto di forza nella novitas francescana. Che cosa di nuovo san Francesco ha
portato al suo tempo e che cosa di nuovo
può portare l’OFS e l’intera Famiglia francescana al mondo di oggi? Il ritorno al Vangelo e ad una vita ad esso pienamente
conforme, la fraternità tra tutti gli uomini e
con tutte le creature, il servizio nell’amore.
L’identità secolare dell’OFS è un punto
fondamentale della nostra vocazione e si riconosce nella missione e nella testimonian-
432
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
za di ciascuno dei suoi membri e delle sue
fraternità. Siamo chiamati a costruire un
mondo nuovo, giusto e fraterno, contribuendo alla edificazione del Regno di Dio
(Cost OFS 3,2), con iniziative e azioni coraggiose nelle situazioni concrete in cui viviamo, non dimenticando mai l’importanza di una preghiera confidente e perseverante.
2. L’appartenenza all’Ordine e la corresponsabilità per la situazione economica dell’Ordine
Noi tutti abbiamo il dovere di adempiere
a quanto chiede la nostra Regola e di essere
segno luminoso per tutta la Chiesa e per la
società del ventunesimo secolo. Il senso
dell’appartenenza all’Ordine non si può limitare ad una vaga sensazione, ma deve
concretizzarsi visibilmente in forme tangibili ed efficaci.
Un segno di consapevole partecipazione
ai beni e agli obblighi delle Fraternità deve
essere anche una accresciuta e responsabile
sensibilità per la situazione economica della nostra famiglia dell’OFS. La crisi economica attuale della Fraternità Internazionale
deve essere sentita e deve essere oggetto di
attenzione in ogni Fraternità nazionale, regionale e locale.
3. La corresponsabilità e compartecipazione della Gioventù Francescana nella
missione comune dell’OFS
La GIFRA è corresponsabile e compartecipe della missione comune dell’OFS.
Questi giovani fratelli e sorelle francescani
rappresentano un grande dono di Dio per il
nostro Ordine e per tutta la Famiglia francescana. Essi vivono la loro chiamata in modo
proprio e noi siamo invitati ad accoglierli
con generosità e apertura di mente e di cuore, ad accompagnarli e ad aiutarli con la nostra testimonianza dell’amore reciproco e
della coerenza nella vita francescana.
Il senso dell’identità dell’OFS, dell’appartenenza all’OFS e della corresponsabilità per l’OFS cresce, se sostenuto dalla attenta e coerente formazione iniziale e permanente e si sviluppa nell’ambiente
privilegiato delle Fraternità locali.
Se ci impegniamo a vivere ogni giorno
in spirito di autentica fraternità, daremo una
testimonianza di vita secondo il Vangelo.
Solo così, potremo contribuire a rinnovare
la nostra società e la Chiesa nei nostri giorni, come san Francesco e santa Chiara già
fecero nel proprio tempo.
Carissimi fratelli e sorelle, andiamo
avanti con coraggio e fedeltà per ricostruire
il nostro Ordine, la Chiesa e il mondo!
In nome di tutti i fratelli e sorelle,
ENCARNACIÓN DEL POZO
Ministro Generale
ANNA MARIA CRESCENTI e
FRANCESCO CRESCENTI
Segretari Generali
3. Omelia del Ministro generale OFM al
Capitolo generale OFS
Assisi, 12 novembre 2005
Cari fratelli e sorelle, il Signore vi dia
pace.
È con grande gioia che saluto tutti voi,
partecipanti al XI Capitolo generale dell’OFS. Saluto particolarmente la vostra Ministra generale, Encarnita del Pozo, i membri del Consiglio Internazionale, i rappresentanti della GIFRA e gli Assistenti
generali. Con la stessa gioia vi accolgo qui
alla Porziuncola, luogo particolarmente caro a san Francesco dato il suo singolare
amore verso la “Vergine fatta Chiesa” e Regina degli Angeli.
Sotto lo sguardo materno di santa Maria
degli Angeli, carissimi fratelli e sorelle dell’OFS state per concludere il vostro XI Capitolo generale. Un Capitolo generale è
sempre un momento di grazia: nell’incontrare i fratelli e le sorelle provenienti da tutto il mondo; nell’ascolto reciproco, che ci fa
crescere nella vera fraternità; nell’ascolto
dello Spirito, che ci spinge e accompagna
verso il futuro; nel porsi insieme la domanda, Signore che vuoi che io faccia?; nel cercare insieme delle risposte alle sfide che ci
vengono dalla società, dalla Chiesa e dal
mondo. Sì, quanto è buono e bello che fratelli e sorelle stiano insieme!
EX OFFICIO OFS
Questo stare insieme, in fraternità, è ciò
che ci dà la forza per camminare sulle strade del mondo, vivendo la nostra vocazione
francescana e annunciando, come Francesco, il Vangelo del Signore a tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Il nostro primo sentimento alla fine di
questo Capitolo generale, sia, allora, di lode al Signore che compie meraviglie, a Colui che è tutto il bene, sommo bene… Lode
per il dono della vocazione, alla quale siamo stati chiamati senza merito alcuno da
parte nostra. Lode per il dono dei fratelli e
delle sorelle. Lode per i frutti evangelici
che, attraverso la testimonianza di tanti fratelli e sorelle, si diffondono per il mondo intero. Si apra, fratelli e sorelle, il nostro cuore alla lode e in atteggiamento contemplativo facciamo memoria di tutto quanto il
Signore sta operando in noi a attraverso di
noi.
Il tema che avete scelto e sul quale avete
riflettuto durante il Capitolo, “La Novitas
Franciscana: missione e testimonianza”,
ha una grande importanza per la vostra vocazione specifica, cioè di Francescani secolari, chiamati ed inviati nel mondo per testimoniare la bellezza del Vangelo secondo lo
“stile” francescano.
Questo significa, prima di tutto, come
abbiamo ascoltato nella prima lettura, accogliere la Sapienza di Dio e renderla presente nelle realtà della nostra vita quotidiana, lì
dove siamo chiamati a vivere e testimoniare quello che siamo. Ma significa, anche,
prendere coscienza di quello che siamo,
della vocazione e missione alla quale siamo
chiamati, così come è descritta dalla vostra
Regola e dalle vostre Costituzioni generali.
Proprio basandomi su questi documenti
vorrei, in questo momento, sottolineare tre
elementi che mi sembrano fondamentali:
chiamati alla sequela di Cristo, come secolari, in quanto parte della Famiglia francescana.
Cari fratelli e sorelle, chiamati alla sequela di Cristo, sulle orme di S. Francesco
d’Assisi” (Reg. 1), “ricercate [costantemente] la persona vivente e operante di Cristo”
(Reg. 4) nella vostra vita e in tutto quello
che fate, e “spinti dalla dinamica del Van-
433
gelo”, conformate il vostro “modo di pensare e di agire a quello di Cristo mediante
un radicale mutamento interiore” di conversione, “attuata ogni giorno” (Reg. 7), “nello
spirito delle Beatitudini” (Reg. 11). Sia questo il vostro primo desiderio, la vostra prima preoccupazione. Sull’esempio di Gesù
stesso e del padre san Francesco, fate “della preghiera e della contemplazione l’anima
del proprio essere e del proprio operare”
(Reg. 8). Sia la preghiera liturgica e personale la fonte della vostra missione in mezzo
agli uomini e alle donne del nostro tempo.
Soltanto una vita intensa di preghiera e
un’attiva partecipazione “alla vita sacramentale della Chiesa, soprattutto all’Eucaristia” (Reg. 8) vi darà la forza per adoperarvi “a purificare il cuore da ogni tendenza
e cupidigia di possesso e di dominio” (Reg.
11), vi renderà liberi all’amore di Dio e dei
fratelli (cf Reg. 12), particolarmente dei più
poveri (cf Reg. 13), vi porterà a “esercitare
con competenza le proprie responsabilità
nella spirito cristiano di servizio” (Reg. 14),
e vi renderà coraggiosi “nella promozione
della giustizia” e nelle scelte “concrete e
coerenti” alla vostra fede, “nel campo della
vita pubblica” (Reg. 15).
In quanto secolari contribuite, “nelle comuni condizioni del secolo” (CCGG 17, 2),
“alla edificazione del Regno di Dio con la
presenza nelle realtà e nelle attività temporali” (CCGG 2), aperti sempre “alle istanze
che vengono dalla società e dalle realtà ecclesiali” (CCGG 8, 2). Amate la Chiesa e
vivete in piena comunione con “il Papa e
con i Vescovi” (CCGG 99; cf. CCGG 100101). Agite sempre “come lievito nell’ambiente” in cui vivete (CCGG 14) e nel
“campo della vita pubblica” (CCGG 22, 1)
per una società più giusta e fraterna, essendo sempre messaggeri di gioia e di speranza (cf CCGG 26-27). Vivete sempre come
realtà inseparabile la vostra “appartenenza
alla chiesa e alla società” (CCGG 20, 1). La
vostra secolarità vi chiama, soprattutto, a
“rendere testimonianza della fede nella vita
di famiglia; nel lavoro; nella gioia e nella
sofferenza; nell’incontro con gli uomini,
tutti fratelli nello stesso Padre; nella presenza e partecipazione alla vita sociale, nel rap-
434
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
porto fraterno con tutte le creature” (CCGG
12). Questo esige, tra gli altri atteggiamenti, l’ascolto della voce del Signore negli avvenimenti della storia, nonché il riconoscimento, la lettura e l’interpretazione dei segni dei tempi alla luce del Vangelo.
In quanto, poi, membri della Famiglia
francescana, vivete “in comunione vitale
reciproca” (Reg. 1) con tutti gli altri membri della Famiglia. Tutti noi siamo chiamati, in modi e forme diverse, ma in comunione vitale, a rendere presente il carisma del
comune serafico padre san Francesco, nella
vita e nella missione della Chiesa. In questo
modo, camminando insieme, nel rispetto
della diversità, offriremmo così, voi e noi,
una bella testimonianza di fraternità e di comunione. La Famiglia ha bisogno di tutti i
suoi membri. Nessuno può considerarsi così ricco da non avere bisogno degli altri, e
nessuno può considerarsi o essere considerato così povero da non poter dare qualcosa. La comunione, prima di tutto, e poi la
collaborazione ci arricchisce tutti. Dobbiamo camminare insieme, quindi, sulle vie
del Signore. Soltanto così potremo testimoniare in pienezza il nostro comune carisma.
Rispondere a questa vocazione e missione richiede da parte di tutti voi, cari fratelli
e sorelle, un impegno rinnovato per la formazione permanente, l’humus della formazione iniziale. L’OFS sarà quello che sarà la
formazione dei suoi membri. Senza un’adeguata formazione ai tempi e alle esigenze di
oggi, non ci sarà futuro per l’OFS, perché
non c’è presente.
Un particolare invito rivolgo a voi, giovani francescani, ad essere missionari e testimoni presso i vostri coetanei, i quali hanno bisogno della vostra testimonianza giovanile e fedele per ricominciare di nuovo, o
talvolta iniziare, il cammino con il Signore.
Carissimi fratelli e sorelle, la missione
che ci attende non è facile, ma con forza vi
dico: non temete, perché anche voi avete
trovato grazia presso Dio; non temete, perché non siete soli, siamo insieme in questo
cammino; non temete, perché il Signore è
sempre con voi.
Da questo luogo santo il Poverello di Assisi, come già fece con i suoi primi compa-
gni, vi rivolge il suo invito: andate in tutto
il mondo e riempitelo con lo Spirito e la Sapienza del Signore; andate e servite con la
forza del Suo amore i malati, gli emarginati e gli abbandonati; andate e siate i missionari e testimoni dell’amore del Signore nella vita di famiglia, nel lavoro, nella gioia e
nelle sofferenze, nell’incontro con tutti gli
uomini, nella presenza e partecipazione alla vita sociale e nel rapporto fraterno con
tutte le creature; andate e annunciate a tutto
il mondo la Pace e il Bene!
Per finire voglio, ancora una volta, manifestarvi la mia vicinanza e la mia fraterna
stima, anche a nome di tutto l’Ordine dei
Frati Minori che vi assicurerà, nel rispetto
della vostra legislazione, l’assistenza spirituale.
Che la Vergine Maria, “umile serva del
Signore, disponibile alla sua parola e ai suoi
appelli” (Reg. 9), interceda davanti al suo
dilettissimo Figlio affinché siate sempre disponibili a compiere la volontà del Signore.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
4. Extracto de la Alocución de Fr. José Rodríguez Carballo, Ministro General de la
Orden de Frailes Menores, al Capítulo general
Asís, 12 de noviembre de 2005
Me siento muy complacido de poder dirigirme a vosotros con ocasión de vuestro
Capítulo General, como Delegado de la
Conferencia de los Ministros Generales.
Voy a hablaros claro y duro: claro porque os
conozco y duro porque os quiero.
Si los árboles pudieran hablar, cuanto
tendrían que decir de los momentos de la
poda: ¡Cuánto deben sufrir, cuánto llanto!
Sin embargo, sin la poda, no hay fruto. Estamos pues nosotros también en tiempo de
poda. ¡Pidamos al Señor que podamos gozar de suculentos frutos de renovación y revitalización!
Acepté este encargo en nombre de los
demás Ministros Generales, con gusto porque siempre he colaborado mucho con la
Orden Franciscana Seglar, incluso como
EX OFFICIO OFS
Asistente espiritual; sin embargo, debo decir, también con temor, porque estamos viviendo momentos difíciles con la Ofs en
una parte de Italia, por lo que pensé que no
era el adecuado para hacer la Visita Pastoral. Me respondieron, que precisamente por
eso, era la persona indicada. Y he venido
para serviros con la verdad y con mucho
amor.
Estoy para serviros, porque según el Art.
92 de vuestras CCGG “la finalidad de la Visita, fraterna o pastoral, es reavivar el espíritu franciscano, asegurar la fidelidad al
carisma y a la Regla, ofrecer ayuda a la vida de fraternidad, consolidar el vínculo de
unidad de la Orden y promover su más eficaz inserción en la Familia Franciscana y
en la Iglesia”. Así que yo no vengo como
inspector, sino como hermano para ayudaros como muy bien expresa vuestra legislación.
Para alcanzar lo que se nos propone,
quiero decir una palabra sobre formación:
La OFS será en su presente y en su futuro lo
que sea su formación. Sin formación, ni la
OFS ni mi Orden, tendrá futuro.
Formación, para dar razón de nuestras
opciones vocacionales. No basta ser bueno,
hay que estar bien formado. Si no, seremos
un ejército derrotado antes de empezar la
batalla.
Creer, hoy, es muy difícil, porque supone
ponerse en camino, con una opción vocacional que “va contracorriente” y en el que
aparece constantemente el aviso: “detente”.
Detente, porque vas contra corriente y expuesto al rechazo siempre. Si esto se puede
decir de nuestra fe, también se puede afirmar de nuestra vocación. Tenéis que estar
solidamente fundamentados en vuestras opciones vocacionales, porque la crisis de perseverancia se debe a la debilidad en la formación; entonces se comienza a dudar y al
final el abandono está asegurado.
No se puede ser franciscano, sin ser cristianos sólidos en la fe.
1. La formación debe comprender la persona en su totalidad. Debéis tener una formación humana y cristiana sólida, después
vendrá la dimensión carismática propia.
Los Ministros generales no queremos faná-
435
ticos de San Francisco, sin raíces cristianas
y evangélicas.
2. La formación debe implicar toda
vuestra vida. Francisco solo una vez dijo
que tenía hermanos menores, y fue cuando
tuvo noticias de la muerte de los primeros
cinco frailes en Marruecos. Celano nos recuerda cómo Francisco consideraba un retroceso cuando no se avanzaba. Y no se
puede considerar la formación como parte
de unas etapas. Tenemos que crecer hasta el
día de nuestra muerte. En este sentido, todos somos formandos: unos iniciales y
otros permanentes. Y especialmente vosotros necesitáis una formación práctica que
abarque toda la vida.
3. La formación tiene que ser práctica y
debe tocar cuatro puntos vitales:
El primero, la cabeza, para
– Aprender cosas,
– Desarrollar la inteligencia,
– Asumir conceptos.
El segundo, el corazón,
– Juan Pablo II en Vida Consagrada, habla
de “la asimilación progresiva de los sentimientos de Cristo”.
– Para asimilar y entender lo que vivió
Cristo, sino todo es verborrea. Las ideologías no nos salvarán, más bien matan
la vida. Son los valores en los que tenemos que poner el acento, para ser testigos.
– Para interiorizar, es más para ser capaces
de una “internalización” personal. De
modo que lo que hablemos tiene que hacerse carne, identificarse con mi vida.
El tercero, las manos,
– Para la vida práctica.
– Para vivir lo que siento y he aprendido.
Y aquí los franciscanos tenemos que
cambiar mucho. ¿Dónde está nuestro
testimonio si lo vivimos muy adentro?
Quiero franciscanos que salgan sin esperar a que otros vengan a ofrecernos lo
que nosotros intentamos vivir.
El cuarto, los pies
– Para caminar.
– Para ir al encuentro
– Para ser franciscanos realistas. Realistas
con la propia situación. Es inútil hacer
grandes proyectos.
436
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
A veces hacemos conclusiones convencidos que nunca las vamos a llevar a la práctica. Es inútil que yo haga un proyecto de
Orden, hoy, sin considerar nuestra edad, y
cuanto somos actualmente.
Os pido que dediquéis vuestras mejores
energías a la formación con “iniciativas valientes” (CCG 22 ) y ¿cómo las vais a tomar
si no estáis formados?.
Coherentes con vuestra secularidad, porque no os queremos frailes, o monjas. El
Señor os ha llamado a ser seculares y a estar metidos de lleno en las realidades temporales. Porque si no vais al mundo y sois
para el mundo no tenéis razón de ser. La
OFS tiene una gran misión en la Iglesia, una
razón para vivir y ofrecer su vocación, asumiendo un compromiso concreto y acorde
con su secularidad.
No intentéis copiar las estructuras, ni los
esquemas de gobierno de la Primera Orden.
Vuestra misma forma de vida no os lo posibilita. Tenéis que poner el acento en crear
una estructura para la vida. Que sea la vida
la que os da vuestro sentido de pertenencia
a la Orden, y no la estructura la que os de la
vida.
Tenéis que darle mucha más importancia
a las fraternidades locales, que son la célula
básica de toda la Orden, como afirma vuestra Regla. Un poco menos a las fraternidades regionales, menos a las nacionales y un
poco menos a la internacional. Vosotros
nunca podréis dedicaros a la OFS como yo
me dedico a mi Orden. Por lo que tenemos
que trabajar desde la base hacia arriba.
Al contestar algunas preguntas que le
hicieron los capitulares, Fr. José dijo:
– No hay compromisos serios, porque nos
queremos lavar las manos en vez de lavarnos los pies. Y Evangélicamente, tenemos que hacer lo contrario: lavarnos
los pies los unos a los otros.
–Tenemos que decir las cosas con valentía
asumiendo el tesoro que tenemos. Yo solo pido que ahí donde estéis, más que
vuestras palabras, la gente pueda ver que
hay quienes son distintos. Es necesario
que os impliquéis más con vuestra presencia, incluso en la vida política. Es una
–
–
–
–
–
–
–
–
urgencia absoluta tomar un nuevo rumbo. Y de ese tiempo solo saldréis fortificados con una solidez en la formación.
Hay estructuras de formación que hay
que respetar. No se puede hablar de formación sin hablar de procesos. Pero
nuestra formación se realiza más que todo en nuestras fraternidades locales.
Os recomiendo vivamente tres actitudes:
asumir el pasado con gratitud, vivir el
presente con pasión, preparar el futuro
con mucha esperanza.
Un franciscano, sin pasión, es mejor que
se vaya. Hay que vivir con pasión el presente. Hay que preparar el futuro siendo
“centinelas de la mañana. Estando muy
atentos y muy despiertos, para ser profetas hoy.
El día que hablé en el Sínodo, el Santo
Padre recibió a mi grupo lingüístico.
Cuando me acerqué a saludarle, me dijo,
“gracias, padre, por la pasión que puso
sobre la Palabra de Dios (tema de mi intervención)” Yo le respondí que si un
franciscano no es apasionado, que se borre de las listas. Y que si Francisco no
hubiera vivido con pasión, no hubiera
servido para nada.
Y hablando del tiempo, y como debéis
invertirlo, insisto en que debéis tener
claras las prioridades: La familia. Si no
vives en tu familia los valores franciscanos, pues será pura verborrea, porque si
se pierde vuestra familia, no tenéis nada.
En la familia tenemos un gran campo de
evangelización. Trabajando con los niños, se llega a los padres.
Los periodos de formación deben ser largos y completos. Es necesario invertir en
la formación de formadores, que sean
trasmisores a las fraternidades locales.
Sobre la actitud de nuestras colaboraciones y trabajos en la Iglesia. No hay oposición en trabajar en distintos campos.
Solo que si soy párroco, debo serlo franciscano; si catequista: franciscano. Tenemos que trabajar nuestra identidad. Está
clara en nuestra legislación ¿y en nuestra
vida?.
Sobre proyectos comunes, como Familia. Los proyectos sociales los debemos
EX OFFICIO OFS
tener, también como Familia franciscana, con un sentido claro de pertenencia
de todos. Somos franciscanos, no de
otras organizaciones o instituciones
eclesiales. Solo que a la hora de concretar nos encontramos con serias dificultades en relación con la agilidad. Una Orden o congregación actúa más rápida-
437
mente si no tiene que esperar a ponerse
de acuerdo con las otras... Pero tenemos
que mejorar mucho en ésto.
Fr. José Rodríguez Carballo, finalizó su
intervención diciendo que como Familia estamos “condenados” a caminar juntos. Por
tanto hagamos de esa “condena” una vocación gozosa.
AD CHRONICAM ORDINIS
1. De itineribus Ministri Generalis
1.1. Minister General’s visit to Malta
September 21 to 23, 2005
José Rodriguez Carballo, OFM, Minister General, left Rome and arrived at the airport in Malta the morning of the Wednesday
the 21st of September. He was accompanied
by the English Speaking General Definitor,
Finian McGinn, OFM. We were met by the
Provincial, Paul Galea, the Vicar Provincial, Julian Sammut, and the Secretary of
the Province, Marcellino Micallef. The welcome to Malta was even more special because arriving on the same plane with us
from Rome was Bishop Roberto Camilleri,
OFM, of Honduras. Marcellino and Anton
Farrugia drove us to the Porziuncola Retreat House were we would be residing during the entire visit. At four in the afternoon,
the province of St. Paul scheduled a Mass
for all the friars of the island at the Church
of St. Mary of the Angels where we met Eddie Pace, OFM, the Guardian. Paul Galea,
Minister Provincial, welcomed the General
and explained to the friars how the General’s visit to the province of St. Paul, the
Apostle, was linked to the Province’s
preparation for the 800th anniversary of the
founding of the Order. After Mass, the friars went to the Retreat house, where the
Minister General spoke to a very large turnout of friars. His themes were religious life
and re-founding; Finian spoke on the preparation for the 800th anniversary. There was
good participation in the dialogue period after the talks. We then went to the refectory
where we were treated to a festive meal.
Thursday morning, September 22nd, the
General visited the convent of the Poor
Clares and was welcomed by Mother Rose
Therese Ellis, the abbess. The community is
quite large – with sisters both young and old
– the group was quite happy to meet the
Minister General and thanked him for his
writings on Clare and his genuine concern
for the sisters throughout the world. The
General, then celebrated Mass and Finian
preached. After Mass, we had a delicious
breakfast with the sisters. We went to a larger room where the General spoke to the sisters on the theme of contemplation. The sisters had a chance to ask him many questions. It was wonderful to witness the
spontaneity, creativity, joy and humor of the
gathering.
We returned to the Retreat house where
the Minister General spoke with the
Guardians and the Definitors of the
Province. The General spoke on the service
of authority in the Order. Martin Coleiro,
Marcello Ghirlando, Stephen Magro, Julian
Sammut and Marcellino Micallef attended
and participated in a very lively discussion
with the Minister General.
The Provincial of the Dominicans, Paul
Gatt, OP and the Provincial of the Capuchins, Joe Alessandro, OFM Cap. had
lunch with the Minister General of the Order and the Provincial of Malta and his
Definitorium.
In the afternoon, the Minister General
celebrated Vespers with three different
Provinces of Franciscan Sisters of Malta:
the Franciscan Missionaries of Mary, the
Franciscan Missionaries of the Immaculate
Heart of Mary (Egypt), and the Franciscans
of the Heart of Jesus. The Church was
packed. After Vespers, the General spoke
with them about re-founding and the 800th
anniversary celebrations.
After supper of the same day, the General met with the members of the SFO and
You.Fra. The National Director, Mr. Vella
Clarke, — in the name of the SFO and
You.Fra — formally welcomed the Minister General to Malta.
On the last day in Malta, the Provincial
took us to visit the friars in the infirmary.
440
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Three friars have rooms in the Diocesan
House of Clergy, “Christus Sacerdos”: Guido Schembri, the former Provincial, Henry
Cassar and Arthur Azzopardi. The Minister
General was quite impressed with the hospitality of the place and the joyful, prayerful and hopeful spirit of the infirm friars.
The Provincial then took us to visit the
famous archeological site of Malta, the Hypoguem. We then toured more of the island,
visited the Church of the Assumption and
had lunch. After lunch we left for the airport. This was a very enjoyable visit; it was
nice for the Minister General to visit and
converse with the friars of Malta and meet
the larger Franciscan family.
FINIAN MCGINN, OFM
1.2. “Peregrinatio” del Crocifisso di San
Damiano
Assisi, 24.09.2005
Suggestiva e coinvolgente è stata la celebrazione di sabato mattina, nello spazio
antistante il santuario di San Damiano in
Assisi, per la consegna del Crocifisso e
l’avvio della “peregrinatio”. Sono convenuti per questo appuntamento gli Animatori
vocazionali delle Province italiane, alcuni
Ministri provinciali, il Definitore generale
italiano, i Segretari provinciali della Formazione, giovani e persone varie. Presiedeva il Ministro generale.
Di fronte ai partecipanti: la semplice e
familiare facciata di S. Damiano, la porta
aperta della chiesa riparata da Francesco,
il Crocifisso che tutti conosciamo. Una copia di quella santa icona del Cristo, che
parlò a Francesco, è stata benedetta dal
Ministro generale e consegnata agli Animatori vocazionali di ogni Provincia. È
iniziata così una missione impegnativa di
preghiera, di annuncio e di animazione,
che porterà quel Cristo in ogni Fraternità e
in numerose altre realtà del territorio delle
Province italiane.
La celebrazione, strutturata in gran parte
con le preghiere di Francesco e di Chiara, è
stata molto sentita e apprezzata. Particolar-
mente rilevante è stato il momento in cui si
è pregato facendo parlare i personaggi del
Crocifisso: alle loro espressioni l’assemblea orante rispondeva con le parole di
Chiara.
Il Ministro generale ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa e, nell’omelia,
ha ricordato che la “peregrinatio” avrebbe
portato tra i giovani e la gente il segno più
grande dell’amore di Dio. Ha proposto alla
riflessione l’intensità dello sguardo nell’incontro con il Crocifisso: Francesco guardava quegli occhi grandi e luminosi ma da
quella croce in San Damiano, da quegli occhi egli, pure si lasciava guardare. Il Ministro generale ha così chiesto agli animatori
di far diventare la “peregrinatio” un’occasione per avviare un movimento di evangelizzazione, di preghiera, di ricerca in cui i
giovani si sentano accolti e guardati con
amore dal Crocifisso.
FR. MARIO FAVRETTO, OFM
1.3. Visita alla Provincia S. Vigilio
Trento, 24-27.09.2005
Il Ministro generale è giunto a Trento
nella sera di sabato 24 settembre, proveniente da Assisi, ed è stato accolto dal Ministro provinciale, Fr. Germano Pellegrini,
che, dopo avergli mostrato la Curia provinciale e il complesso S. Bernardino, lo introduce alla locale Fraternità. Il mattino seguente è domenica e ad attendere Fr. José
per la celebrazione eucaristica festiva sono
i Frati dell’Infermeria. L’Infermeria provinciale è un edificio vicino al Convento e alla
Curia provinciale; è modernamente ristrutturata e si presenta curatissima in tutti i particolari. Accompagnato dal Ministro provinciale e dal Direttore, Fr. Pio, il Ministro
generale ha incontrato personalmente i Frati anziani o malati e ha visitato i locali e le
strutture dell’Infermeria. Tutto in questa
Casa particolare esprime molto bene la cura dei Frati infermi che il Padre San Francesco chiede nella Regola e il Ministro non ha
esitato a compiacersi e a rilevare questo
tratto tipico della nostra Fraternità.
AD CHRONICAM ORDINIS
All’Eucaristia, nella cappella dell’Infermeria, Fr. José ripetutamente esprime la riconoscenza della Fraternità e dell’Ordine
per coloro che, dopo aver donato la propria
vita nell’apostolato, nelle missioni, nella fedeltà quotidiana del servizio fraterno, ora
testimoniano la totalità del dono offrendo
anche la vecchiaia e l’infermità per l’Ordine. Il Ministro generale personalmente – dice – ha sempre contato molto su questa efficace intercessione. Alla messa ha fatto seguito un momento ricreativo con i presenti,
qualche parente e un gruppetto di francescani secolari, abituali frequentatori dell’Infermeria.
Nella stessa sede il Ministro generale ha
incontrato una rappresentanza dell’OFS locale con l’Assistente provinciale. Ha ascoltato la presentazione dell’OFS trentino, che
conta oltre 200 Fraternità, ha preso conoscenza diretta del cammino intrapreso circa
la realtà unificata e si è compiaciuto perché
si sta proseguendo serenamente e con la
collaborazione di tutti. Il Comitato di coordinamento è attivo dal febbraio scorso e il
Capitolo unitario è programmato per il
prossimo 13 novembre 2005. La situazione
e le prospettive, a dire del Ministro provinciale, dell’Assistente e dei fratelli dell’OFS,
sono soddisfacenti.
Nello stesso giorno, domenica pomeriggio, il Ministro generale ha raggiunto Borgo
Valsugana per incontrare le Sorelle Clarisse
del Monastero S. Damiano. Dopo una breve
sosta per salutare la nostra Fraternità, i Frati
e le Sorelle si sono radunati in chiesa col Ministro generale per celebrare l’ora media. Fr.
José, quindi, ha rivolto alle Clarisse un pensiero di saluto e una riflessione sulla significatività della vita e della presenza del secondo Ordine nel territorio. Ha esortato le Sorelle Povere ad aiutare la Chiesa a capire e a
recuperare l’identità della Vita Consacrata.
Dopo la celebrazione si è condiviso un
momento fraterno di saluti e qualche canto,
quindi il Ministro ha incontrato separatamente le Clarisse per un approfondimento
della visita e della presenza del 2° Ordine in
questa terra. Le Sorelle di questo monastero sono 9, inoltre va computata un’altra sorella che si trova momentaneamente come
441
Abbadessa a Trevi. Il Ministro ha trattato
con loro il tema dell’autorità e dell’attuale
crisi del servizio dell’autorità nelle nostre
Fraternità. Ha insistito sul ruolo determinante della Parola di Dio e della “lectio”
condivisa. Ha ribadito la necessità della formazione per la “visibilità” delle nostre presenze e per dare risposte adeguate al mondo
che ne è in continua ricerca.
La serata di domenica per il Ministro generale si è conclusa con la cena assieme ai
dieci Frati dell’accogliente Fraternità di
Pergine Valsugana.
Il giorno dopo, lunedì 26, è in programma l’incontro con la Fraternità provinciale.
I Frati sono giunti a Trento, nel convento
san Bernardino, provenendo dalle varie Case della Provincia. L’affluenza è stata molto buona, la giornata bella, il clima gioviale
e fraterno.
Si è iniziato con un saluto e una celebrazione in chiesa, attorno al Crocifisso di S.
Damiano, copia molto bella dipinta da Fr.
Ivan e benedetta qualche giorno avanti ad
Assisi. Poi si è passati in sala per l’incontro
della Fraternità provinciale con il Ministro
generale.
Fr. Germano, Ministro provinciale, presenta ufficialmente la Provincia che è formata da 95 Frati e da altri 18 iscritti in altre
Entità, tra cui 16 in Bolivia. La visita del
Ministro generale avviene in un momento
importante e quanto mai opportuno per la
Provincia, cioè alla ripresa del cammino
dopo aver celebrato il Capitolo provinciale
intermedio.
Fr. José ha esordito salutando i presenti
e ringraziando i fratelli che hanno offerto e
stanno donando un servizio all’Ordine in
Curia generale e nelle case di Roma e Grottaferrata. Elogia la Provincia per l’abbondante e perdurante presenza missionaria,
soprattutto in Terra Santa. Si compiace per
il fattivo coinvolgimento in progetti interprovinciali.
Considerando la situazione della Provincia e dell’Ordine, il Ministro si è soffermato su alcuni aspetti preoccupanti per la nostra vita e per il futuro: stanchezza, rassegnazione, abbandoni, l’invecchiamento…;
ha sottolineato l’urgenza di tornare all’es-
442
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
senziale, per vivere il presente con passione
ed anticipare il futuro.
Nell’incontro con la Fraternità è stato
anche presentato l’ottavo centenario dell’Ordine, da parte di Fr. Mario Favretto, Definitore generale che ha accompagnato il
Ministro nella visita.
Dopo l’intervento del Ministro e del Definitore generale, l’Assemblea si è divisa in
gruppi per formulare delle domande e su
queste si è poi sviluppato nel pomeriggio un
proficuo dialogo tra il Ministro e i Frati.
L’Eucaristia solennemente celebrata in
chiesa, ha concluso una giornata intensa per
partecipazione, condivisione e mutua ricerca di come sostenere il cammino di questa
generosa Provincia.
Martedì 27, dopo l’Eucaristia in S. Bernardino, il Ministro generale ha incontrato il
Definitorio provinciale, i Guardiani e i Formatori. Dopo aver espresso apprezzamento
per varie realtà provinciali, tra cui l’Infermeria, egli si è soffermato a considerare le sfide
che attendono in futuro questa entità. Ha
esortato a investire il più possibile nella animazione e nella cura pastorale delle vocazioni, nonostante il terreno “arido” del trentino!
Ha raccomandato di investire nello studio e
nella formazione e di non temere di programmare il futuro della Provincia servendosi anche delle realistiche proiezioni di numeri e possibilità. Circa la formazione ha ricordato la gradualità, spiegando che spesso
si chiede troppo a chi entra, e poco a chi è da
tempo nell’Ordine, proponendo così ai nuovi Frati una vita mediocre o scadente.
La giornata e la visita alla Provincia si è
conclusa con il trasferimento ad Arco per incontrare la locale Fraternità che accoglie il
Postulato interprovinciale. Piacevole la sosta
e il pranzo con la comunità e il Ministro provinciale. Grazioso il convento recentemente
restaurato. Accogliente il santuario che, oltre
alla cinquecentesca Madonna delle Grazie,
conserva varie opere dello scultore affermato Fr. Silvio Bottes. E così, sotto lo sguardo
della Vergine qui venerata, e con il fraterno
abbraccio dei Frati, il Ministro generale si si
è congedato dalla Provincia di S. Vigilio.
FR. MARIO FAVRETTO OFM
1.4. Inizio delle Celebrazioni per l’VIII
centenario della fondazione dell’Ordine
I Maestri di Noviziato partecipanti al
Congresso internazionale, unitamente ai
Ministri provinciali d’Italia già convenuti in
Assisi per l’apertura dell’ottavo centenario
della nascita dell’Ordine, si sono ritrovati
nella basilica di Santa Chiara la sera del 28
Ottobre, per una veglia di preghiera itinerante svoltasi in tre momenti.
Come a significare che il Congresso dei
Maestri si apriva all’orizzonte di un nuovo
cammino per tutti i partecipanti, si è voluto
vivere un momento di preghiera e di riflessione accogliendo l’invito di Chiara a contemplare il Cristo povero e crocifisso, per
essere da Lui trasformati.
Anche la coincidenza con l’avvio delle
celebrazioni per l’ottavo centenario dell’Ordine, invitava a volgere lo sguardo al Cristo
crocifisso per ritrovare le nostre radici, per
riscoprire quella grazia delle origini che può
ridare slancio e significatività alla nostra forma di vita, in questo nostro tempo.
Davanti al Crocifisso
Il primo momento si è dunque svolto
nella basilica davanti al Crocifisso di San
Damiano che, come ha sottolineato Fr. José
R. Carballo, Ministro generale, è stato oggetto dello sguardo amorevole e affascinato di Francesco e di Chiara.
In tale atteggiamento sono stati invitati a
porsi anche i partecipanti, facendo propria
la preghiera Alto e glorioso Dio. Sotto le
volte della basilica è poi risuonato il Salmo
50 proclamato dai Frati in varie lingue, nelle diverse strofe. Infine la parola evangelica (Mc 8, 34-38) ha richiamato tutti all’esigenza di rinnegare se stessi per prendere la
croce della sequela del Signore.
Le sorelle Clarisse, presenti in coro e
partecipi della nostra preghiera, hanno fatto eco con il canto dell’Adoramus te, introducendo l’intervento del Ministro generale che, dopo aver salutato e ringraziato
tutte le Sorelle e i Fratelli radunati, ha sottolineato l’importanza del momento per
l’inizio di un centenario da vivere in un
cammino condiviso: “Solo camminando
AD CHRONICAM ORDINIS
insieme saremo fedeli alla volontà di
Francesco e Chiara”.
Fr. José ha poi sottolineato come l’anno
2006 dovrà essere vissuto come un tempo
di discernimento, in un sincero atteggiamento di preghiera e di apertura del cuore.
In cammino sotto le stelle
Diradatasi la foschia che aveva caratterizzato gran parte della giornata, la lunga
processione dei Frati, illuminata dalle fiaccole a mano e preceduta da una grande croce portata a turno dai partecipanti, ha lasciato alle spalle la basilica avviandosi verso San Damiano, sotto un cielo stellato e in
un suggestivo silenzio rotto solo dal rumore dei passi.
In una Assisi pressoché deserta si è così
vissuto un cammino breve ma intenso, intervallato da due soste di preghiera e canti
in varie lingue fino a giungere al santuario
di San Damiano, incapace di contenere tutti i partecipanti, diversi dei quali sono rimasti necessariamente sul piazzale antistante.
Per lodare Dio e chiedere perdono
La grande croce è stata appoggiata all’altare del piccolo santuario e i Frati sono
stati invitati a elevare spontaneamente preghiere di lode e richieste di perdono. Il Ministro generale ha aperto la serie di interventi chiedendo perdono per tutte le inadempienze dell’Ordine in rapporto
all’ideale di vita evangelica professato e
chiedendo al Signore il dono di poter accogliere la grazia delle origini, per una nuova
e rinnovata stagione della nostra storia, a
servizio del Regno di Dio, nella Chiesa e a
favore degli uomini.
Ancora una volta la diversità delle lingue
ha dato spazio ad una sintonia dei cuori,
lungo un tempo di intensa partecipazione.
Al termine della veglia, dopo la benedizione e il canto conclusivo, tutti i partecipanti
sono stati invitati ad un rinfresco fraterno
nel refettorio di San Damiano.
Celebrazione eucaristica a Santa Maria degli Angeli
Sabato 29 ottobre, almeno seicento Frati
hanno partecipato all’Eucaristia di apertura
443
dell’Ottavio centenario della nascita dell’Ordine, presieduta dal Ministro generale
Fr. José R. Carballo e concelebrata dal Vicario Fr. Francesco Bravi e dai Definitori
generali.
Con tanti Frati provenienti da varie parti, erano presenti anche i Ministri provinciali d’Italia, i Maestri di Noviziato partecipanti al Congresso internazionale e i Novizi di San Damiano, della Verna, di
Fontecolombo e di Pedimonte Matese.
Alle ore 11 il lungo corteo di Frati e di
Concelebranti ha attraversato il vasto piazzale antistante la chiesa di Santa Maria degli Angeli per portarsi, passando attraverso
la chiesetta della Porziuncola, attorno all’altare papale, accolto dal gioioso canto del
coro della basilica.
In un clima di intensa partecipazione, momenti particolarmente significativi della celebrazione sono stati l’offertorio, con l’offerta di quattro lampade rappresentati le quattro
priorità qualificanti il carisma dei Frati Minori (spirito di orazione e devozione, fraternità, minorità e povertà, missionarietà) destinate ad ardere in luoghi significativi del nostro Ordine (Curia generale, Santa Maria
degli Angeli, Verna, Fonte Colombo) e la
preghiera a Maria con la consegna dei crocifissi da parte del Ministro generale a tutti i
Frati, tenuta all’interno della Porziuncola a
conclusione della celebrazione.
Nel corso dell’omelia tenuta dallo stesso
Ministro, oltre al saluto e al ringraziamento
rivolto a tutti e, in particolare, ai Maestri di
Noviziato giunti al termine del loro Convegno, è stata ripetutamente sottolineata l’esigenza di fare nostra la domanda di Francesco: “Signore, che vuoi che io faccia?”.
Secondo le parole di Fr. José questa “è la
grande domanda di Francesco che deve essere anche la domanda della nostra vita in
questo momento di grazia”. Su questa domanda si apre dunque il nostro centenario,
perché non sia un evento puramente celebrativo, ma un’opportunità di vera conversione a partire da una sincera e profonda ricerca della volontà del Signore sulla nostra
vita personale e di fraternità.
FR. ENZO MAGGIONI, OFM
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
1.5. Visita alle Prov. S. Giuseppe (Belgio)
e S. Croce (Germania)
30.10-05.11.2005
Il Ministro generale, Fr. José R. Carballo e due definitori, Fr. Mario Favretto e Fr.
Jakab Várnai, sono arrivati a Bruxelles domenica 30 ottobre 2005 in serata e, accolti
da Fr. Bob van Laer, Ministro della Provincia di S. Giuseppe in Belgio (Fiandre), sono
stati condotti nel Convento di Vaalbeek. La
mattina seguente si è svolto un incontro
aperto a tutti i Frati delle Fiandre, durante il
quale il Ministro generale li ha incoraggiati
a cercare di costruire sempre il futuro e di
mantenere viva la presenza francescana nonostante l’avanzata età media della Provincia. Nell’Eucaristia il Ministro ha pronunciato parole di grande apprezzamento per la
ricca storia missionaria della Provincia e,
dopo il pranzo fraterno, la giornata è proseguita con un incontro con il Definitorio provinciale. Sempre a Vaalbeek, il Ministro e i
due Definitori hanno avuto l’opportunità di
visitare la Fondazione “Pro Arte Christiana”, dove due nostri Frati, lo scultore Rik
Van Schil e il pittore Geroen De Bruycker,
hanno creato un laboratorio artistico molto
apprezzato in Belgio e all’estero. La giornata si è conclusa con la cena presso la Fraternità di Leuven e con una passeggiata per
le strade della bella cittadina.
Il 1° novembre ad Hasselt si è celebrata
la solenne Eucaristia in onore di tutti i Santi, a cui ha fatto seguito una visita alla tomba del Beato Valentin Paquay, beatificato a
Roma il 9 novembre 2003. La venerazione
di questo Frate sacerdote – dalla vita molto
semplice e grande esempio di fedeltà al suo
servizio sacerdotale – continua anche oggi.
Dopo il pranzo ci si è recati a Sint-Truiden,
dove la presenza francescana è ininterrotta
sin dal 1224. I Frati presenti all’incontro
rappresentavano, in un certo senso, i 250
anni di servizio missionario (Congo, Cina,
Cile) e nelle case centrali dell’Ordine (Curia, Quaracchi). Qui un museo francescano
è stato allestito per far conoscere la storia e
la tradizione francescana a tanti gruppi di
visitatori. L’ex-definitore generale, Fr. Joseph Baetens, ha poi presentato alcuni teso-
ri conservati negli archivi e nella biblioteca
provinciale.
Il 2 novembre il Ministro e i Definitori si
sono recati in treno nella Provincia di S.
Croce in Germania (Sassonia), dove sono
stati accolti a Dortmund dal Definitorio della Provincia, che li ha accompagnati per i
due giorni della loro permanenza in Sassonia. La visita è cominciata nel pomeriggio
con un momento di preghiera sulla tomba di
Ven. Giordano Mai. Quindi il Definitorio
provinciale ha presentato brevemente la vita e la missione dei Frati in Sassonia. Il
viaggio è continuato fino a Werl, dove nel
santuario si è celebrata un’Eucaristia in memoria di tutti defunti. La giornata si è chiusa con una visita al Museo Missionario ed
Etnografico “Forum der Völker”, frequentato non soltanto da turisti ma anche da studiosi e gruppi di studenti.
Il giorno seguente il Ministro e i Definitori sono stati accompagnati a Wiedenbrück
per visitare la Casa, che è centro della pastorale giovanile e vocazionale. Qui si è
svolto un altro incontro con il Definitorio
provinciale e, dopo il pranzo, ci si è trasferiti a Warendorf, Casa di cura per i Frati anziani della Sassonia, dove sono convenuti i
Frati di tutti i Conventi della Provincia per
un incontro con il Ministro generale. La
giornata si è conclusa con la celebrazione
dell’Eucaristia, con la quale si è chiuso
l’anno giubilare dei 775 anni di fondazione
della Provincia e si è dato inizio alla preparazione all’8° Centenario dell’Ordine.
Il 4 novembre, dopo aver pernottato
presso la Curia provinciale di Hannover, il
Ministro e i Definitori sono stati accompagnati a Berlino in pulmino. Una sosta al
memoriale dove sorgeva il confine tra Germania Est e Ovest, è stata una prima occasione per cogliere quanto sia ancora viva
l’eredità del sistema totalitario. La Sassonia
ha assunto, infatti, la presenza nell’Est della Germania come un vero e proprio impegno missionario, se si pensa che l’80 % della
popolazione di quella regione non è battezzata. Alloggiati nel Convento di St. Ludwig
a Berlino, nel pomeriggio gli ospiti hanno
visitato il primo luogo dove risiedettero i
Frati in città, poi il memoriale del Muro che
AD CHRONICAM ORDINIS
ha separato la città tra 1961 e 1989. Dopo
aver celebrato l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale vi è stato un momento di fraternità
a cui hanno partecipato i Frati delle due Fraternità di Berlino.
Il Ministro e i Definitori hanno, quindi,
visitato l’altra fraternità a Berlin-Pankow,
prima sede di una Vicaria e poi ViceProvincia nella Germania dell’Est. Qui,
dopo il crollo del regime comunista, nuove
povertà si sono sviluppate e i Frati hanno
risposto con l’iniziativa di una mensa dei
poveri, posta in un edificio costruito nel
2002 con l’aiuto del comune di Berlino e
che oggi arriva ad ospitare fino a 500 persone. La distribuzione del cibo è accompagnata dalla possibilità di usufruire di servizi
igienici, di lavanderia e di un aiuto medico
e sociale. Nello stesso edificio è attivo anche un ufficio dipendente da Missionszentrale der Franziskaner, che ha la sua sede a
Bonn, per la formazione allo spirito missionario e per le attività a favore dei Paesi
più poveri.
FR. JAKAB VÁRNAI
1.6. Incontro dei Visitatori con il Ministro
e il Definitorio generale
Roma, Curia generale 14-18.11.2005
Il 3° Incontro del Ministro e il Definitorio generale con i Visitatori eletti nel 2005 è
avvenuto nei giorni 14-18 novembre 2005,
presso la Curia generale OFM. All’Incontro
hanno partecipato 23 Visitatori generali,
provenienti da 15 Nazioni.
Partecipanti
Definitorio generale
Rodríguez Carballo Fr. José, Ministro
generale; Bravi Fr. Francesco, Vicario generale; Amaral Fr. Bernardo Amaral, Definitore generale; Cabrera Herrera Fr. Luis
Gerardo, Definitore generale; McGinn Fr.
Finian, Definitore generale; Muro Aréchiga
Fr. Juan Ignacio, Definitore generale; Samac Fr. Sime, Definitore generale; Nguyen
Van Si Fr. Ambrogio, Definitore generale;
Vallecillo Martín Fr. Miguel J., Definitore
445
generale; Várnai Fr. Jakab, Definitore generale; Favretto Fr. Mario, Definitore generale; Overend Rigillo Fr. Sandro, Segretario generale.
Visitatori generali
Di Fatta Fr. Giuseppe M., Prov. Siciliae
SS. Nominis Iesu (Italia), pro Prov. Apuliae
S. Archangeli (Italia); Böjte Fr. Mihály,
Prov. Transylvaniae S. Stephani Regis (Romania), pro Prov. S. Ioannis a Capistrano et
Prov. S. Mariae (Hungaria); Udovicic Fr.
Ivica, Prov. Dalmatiae SS. Redemptoris
(Croatia), pro Prov. Bosniae Argentinae S.
Crucis (Bosnia/Herzegovina); Colomer Fr.
Joaquín Rafael Barber, Prov. Valentiae et
Aragoniae S. Ioseph (Hispania), pro Prov.
B. Iuniperi Serra (Mexicum); Müller Fr.
João Inácio, Prov. S. Francisci Assisiensis
(Brasília), pro Prov. S. Antonii Patavini
(Brasilia); Williams Fr. Peter, Prov. Immac.
Conc. BMV (Britannia Magna), pro Prov.
S. Francisci Assisiensis (Africa, Kenia et
Madagascaria); Ferrario Fr. Paolo, Prov.
Mediolanensis S. Caroli Borromaei (Italia),
pro Prov. Liguriae Ss. Cordis Mariae (Italia); Rocha da Silva Fr. Edilson, Cust. Aut.
S. Benedicti in Amazonia (Brasilia), pro
Prov. S. Crucis (Brasilia); Costa Fr. Marcio
Luis, Cust. Aut. N. D. Septem Gaudiorum
(Brasilia), pro Prov. Assumptionis BMV
(Brasilia); González González Fr. José,
Prov. S. Iacobi a Compostela (Hispania),
pro Prov. Castellanae S. Gregorii Magni
(Hispania); Domínguez Ferrer Fr. Raimundo, Prov. Valentiae et Aragoniae S. Ioseph
(Hispania), pro Prov. Franciscana de Arantzazu (Hispania); Moore Fr. Gerard, Prov.
N.D. de Guadalupe (America Centralis),
pro Cust. Franciscanae (Caribe) dep. a Prov.
Franciscana de Arantzazu (Hispania); Bahcic Fr. Robert, Prov. S. Crucis (Slovenia),
pro Prov. Dalmatiae S. Hieronymi (Croatia); Bankovic Fr. Stefan, Prov. S. Salvatoris (Slovakia), pro Prov. Bohemiae et Moraviae S. Venceslai (Ceca Respublica); Orosz
Fr Lóránt, Prov. S. Ioannis a Capistrano
(Hungaria), pro Prov. Transylvaniae S.
Stephani Regis (Romania); Scheidt Fr. Guido Moacir, Prov Imm. Conc. BMV (Brasilia), pro Prov. SS. Nominis Iesu (Brasilia);
446
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Colombotti Fr. Tarcisio, Prov. Mediolanensis S. Caroli Borromaei (Italia), pro Prov.
Tusciae S. Francisci Stigmatizati (Italia);
Miller Fr. Bertin, Prov. SS. Cordis Iesu
(USA), pro Prov. Nostrae Dominae de Guadalupe (USA); Gerritsma Fr. Frans, Prov.
SS. Martyrum Gorcomiensium (Nederlandia), pro Prov. Saxoniae S. Crucis (Germania); Mascarenhas Fr. Louis, Cust. Aut. S.
Ioannis Baptistae (Pakistania), pro Prov. S.
Petri Baptistae (Philippinae); Ottavi Fr.
Bruno, Prov. Seraphicae S. Francisci Assisiensis (Italia), pro Prov. S. Benedicti Africani (Congis Respublica); Locatelli Fr. Fiorenzo, Prov. Tusciae S. Francisci Stigmatizati (Italia), pro Prov. Bononiensis Christi
Regis (Italia); Hopfgartner Fr. Willibald,
Prov. B. Engelberti Kolland (Austria/Italia),
pro Cust. Aut. Christi Regis (Helvetia).
Interpreti/Assistenti
Hudson Fr. Patrick (Inglese), Orduña Fr.
Cesar (Spagnolo), Lovato Fr. Stefano (Italiano), Schillings Fr. Philippe (più lingue),
Pinto Ostuni Fr. Gianfranco (Verbalista),
Lopata Fr. Simone (Assistente Aula), Portka Fr. Samuele (Assistente Aula); Segreteria: Overend Rigillo Fr. Sandro, Siekierka
Fr. Ernest e Fernández Cubillos Fr. Héctor.
Agenda
Dopo la Celebrazione eucaristica delle
ore 7, presieduta dal Vicario generale, Fr.
Francesco Bravi, alle ore 9 nell’Aula “Duns
Scoto” sono iniziate le sessioni della prima
giornata, moderate dal Definitore generale
Fr. Mario Favretto. Fr. José Rodríguez Carballo, Ministro generale, ha rivolto il saluto
ai presenti esortandoli a “sentirsi a casa propria” nonostante i disagi causati dai lavori
di ristrutturazione in corso nella Curia generale. La prima sessione è stata dedicata
all’autopresentazione dei Visitatori, che
hanno così potuto descrivere ampiamente il
proprio lavoro, la Provincia che dovranno
visitare, timori e aspettative. Subito dopo il
Ministro generale ha tenuto la sua relazione
su «La visita canonica a servizio della crescita della persona e delle Entità», toccando, in modo particolare, i seguenti punti: la
visita canonica nella mente di Francesco,
preparazione e celebrazione della Visita,
momento propizio per la conversione, momento di grazia per costruire la Fraternità
locale, provinciale ed universale. Ha concluso il suo intervento ringraziando i Visitatori per aver accettato questo servizio delicato, ma molto importante per la vita e la
missione delle nostre Entità. La relazione è
stata oggetto di approfondimento in gruppi
linguistici (inglese, italiano, spagnolo e tedesco).
Nel pomeriggio i partecipanti hanno
condiviso in Assemblea le riflessioni emerse nei gruppi di studio ed hanno rivolto domande di chiarimento al Ministro generale
su alcuni aspetti della Visita canonica. Alle
ore 18.20, esauriti gli argomenti di discussione, Fr. Mario Favretto ha chiuso i lavori
della prima giornata. Alle 19.00 i Visitatori
generali hanno partecipato alla liturgia dei
Vespri della Fraternità della Curia generale.
Il 15 novembre è iniziata la seconda
giornata con la Celebrazione eucaristica,
presieduta dal Definitore generale, Fr. Finian McGinn. Nella mattinata il Definitore
generale, Fr. Luis Cabrera, ha presentato la
prima parte degli Statuti, che regolano lo
svolgimento della Visita canonica, descrivendo i compiti affidati al Visitatore: animare la vita dei Frati e della Fraternità locale e provinciale, valutare la vita dei Frati e
della Provincia ed infine informare il Ministro generale sullo stato della Provincia. I
lavori sono proseguiti nei gruppi linguistici
e poi in Assemblea per uno scambio delle
riflessioni e per chiarimenti.
Nel primo pomeriggio il Definitore generale, Fr. Jakab Várnai, ha commentato la
seconda parte degli Statuti che affronta il tema del Capitolo e del Congresso capitolare
per permettere un approfondimento nel lavoro di gruppo. Alle ore 17.30 in Assemblea sono stati poste al Relatore domande e
chiarimenti sul tema affrontato. Tra le varie
questioni pratiche e giuridiche è emersa la
necessità di una adeguata preparazione del
Capitolo sia a livello organizzativo che spirituale. Su richiesta dei Visitatori il Segretario generale ha fornito i formulari per la
professione di fede che vengono utilizzati al
momento dell’elezione del Ministro, Vica-
AD CHRONICAM ORDINIS
rio e dei Definitori provinciali nel Capitolo.
Alle ore 18.25, terminati gli interventi,
Fr. Ignazio Muro, Moderatore di turno, ha
chiuso i lavori della seconda giornata. I Visitatori hanno partecipato alla liturgia dei
Vespri, animata dalla Commissione Liturgica della Curia.
Dopo cena, nell’aula multimediale S.
Chiara, è stato proiettato un video sull’apertura dell’VIII centenario in Assisi, realizzato da Fr. Peter Michael dell’Ufficio comunicazioni.
La terza giornata dell’Incontro è cominciata con la Celebrazione eucaristica, presieduta dal Definitore Fr. Ignazio Muro. La
mattinata è stata lasciata libera per favorire
gli incontri dei singoli Visitatori con il Ministro generale o con il Definitore di zona.
Nel pomeriggio sono ripresi lavori in
Aula. Fr. Miguel Vallecillo, Definitore generale, ha illustrato il “Progetto provinciale
di vita”, situando il discorso nel momento
speciale che stiamo vivendo: la preparazione alla celebrazione dell’VIII centenario
della fondazione dell’Ordine dei Frati Minori. Dopo una breve pausa, Fr. John Abela
ha presentato le attività dell’Ufficio Comunicazioni (Sito internet, Acta Ordinis, Fraternitas, grafica ed impaginazione dei Documenti o sussidi, multimedia e rapporti
con la stampa) ed ha sottolineato l’importanza attribuita a questo settore per quanto
l’Ordine vi ha investito sia dal punto di vista economico che di personale. Subito dopo è intervenuto l’Economo generale Fr.
Giancarlo Lati che ha presentato aspetti e
tematiche che i Visitatori generale dovranno affrontare nel corso della visita, sottolineando che le scelte economiche evidenziano lo stile di vita professato. Alle due comunicazioni sono seguiti interventi di
chiarimento. Alle ore 18.45, nella chiesa di
S. Maria Mediatrice, sono stati celebrati i
Vespri con l’adorazione eucaristica insieme
alla Fraternità della Curia. In serata è stata
offerta ai Visitatori la visione della seconda
parte del video sull’apertura del Centenario
di fondazione dell’Ordine realizzata da Fr.
Peter Michael.
La celebrazione della festa della Patrona
dell’OFS, S. Elisabetta d’Ungheria, ha
447
aperto la quarta giornata dell’Incontro. La
messa mattutina è stata presieduta dal Definitore generale, Fr. Amaral Bernardo Amaral. Alle ore 9.30 il Moderatore di turno, Fr.
Ambrogio Van Si, Definitore generale, ha
dato il via ai lavori di una intensa giornata
dedicata alle comunicazioni dei Segretariati e degli Uffici.
Il primo intervento è stato quello del Segretario generale per la Formazione e gli
Studi, Fr. Massimo Fusarelli. Questi ha affrontato le seguente tematiche: Formazione
permanente, Formazione iniziale, Visita alle Fraternità formative, promozione degli
studi e apprendimento delle lingue, la figura e il ruolo del Segretario provinciale per la
Formazione e Studi. Fr. Nestor Schwerz e
Fr. Vincenzo Brocanelli, del Segretariato
generale per l’Evangelizzazione e missione, hanno fortemente insistito sulla necessità che si recuperi nelle Province l’ardore
missionario e la solidarietà (di personale ed
economica) nei confronti delle missioni
dell’Ordine. Fr. Luis Cabrera e Fr. Joe Rozansky hanno presentato l’Ufficio di Giustizia e Pace evidenziando l’importanza di
questo aspetto del carisma che va sempre
più integrato nella vita dell’Ordine. Fr. Enrique González ha presentato l’Ufficio Pro
Monialibus, fondato nel 1968 con il compito di animare e accompagnare la vita claustrale francescana (Clarisse e Concezioniste). Infine Fr. Ivan Matic ha descritto il servizio di Assistente generale dell’OFS e
della GiFra, servizio che condivide con gli
Assistenti delle altre Famiglie francescane.
L’OFS è presente nel mondo con 90 Fraternità nazionali ed oltre 400.000 Francescani
secolari professi.
Terminate le comunicazioni i Visitatori
hanno approfondito le comunicazioni nei
gruppi linguistici. Nel pomeriggio i responsabili degli Uffici, coadiuvati dal Ministro e
dai Definitori generali, hanno risposto alle
domande emerse nei lavori di gruppo della
tarda mattinata. I Visitatori hanno preso
parte alla preghiera dei Vespri e poi hanno
condiviso un’agape festosa con la Fraternità della Curia.
La quinta ed ultima giornata si è aperta
con la celebrazione delle Lodi, è proseguita,
448
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
in Aula, con la presentazione dell’attività
dell’Ufficio giuridico (Fr. Francesco Antonelli), della Segreteria generale (Fr. S. Overend Rigillo) e della Procura generale (Fr.
Valentino Menegatti). Nel pomeriggio si è
tenuta l’ultima Assemblea plenaria per verificare le giornate trascorse a Roma e per
dialogare con il Ministro generale. Alle 18
c’è stata la Celebrazione eucaristica conclusiva, presieduta dal Ministro generale. Al
termine Fr. José R. Carballo ha donato una
pergamena ad ogni Visitatore con la Benedizione di san Francesco, come “viatico”
per visitare Frati ed Entità, a nome del Ministro generale, con gli stessi sentimenti del
nostro serafico Padre.
FR. LUIGI PERUGINI
1.7. Incontro delle Conferenze Sud e West
Slavica con il Definitorio generale
Assisi, 1-2.12.2005
Proseguono gli incontri del Definitorio
generale con le Conferenze dell’Ordine secondo le indicazioni del Capitolo generale
e degli Statuti generali. Nei giorni 1 e 2 Dicembre 2005, ad Assisi presso la casa A.
Leonori, sede della COMPI, si è tenuto l’incontro con i Ministri provinciali delle Conferenze Sud e West Slavica. La riunione ha
preso avvio già alla sera del 30 Novembre
con l’arrivo dei partecipanti e la celebrazione del Vespro.
Il primo giorno dell’incontro si inizia la
giornata con la celebrazione delle Lodi e
dell’Eucaristia nella cappella della Casa,
presiedute dal Vicario generale. Alle 9.30,
dopo il saluto di Fr. Massimo Reschiglian,
Ministro provinciale di Assisi, Fr. Sime Samac, Definitore generale, introduce i lavori
ricordando il senso di questo incontro e cedendo subito la parola ai Presidenti delle
Conferenze che presentano le due rispettive
realtà.
Fr. Adrian Buchik presenta la Conferenza West Slavica e tutte le attività delle Entità che la compongono insieme alle diverse
iniziative di comune collaborazione. La
Conferenza è composta dalle cinque Pro-
vince polacche, dalla Provincia dell’Ucraina, da quella Slovacca e quella della Repubblica Ceca, dalla Fondazione Russia/
Kazakistan. Nel territorio della Conferenza
ci sono anche le presenze dei Frati di rito bizantino in Ucraina e quella di Bielorussia.
Più di 1500 sono attualmente i Frati che
compongono questa Conferenza.
Fr. Bernardin Skunca presenta la Conferenza Sud Slavica, che è composta dalla
Provincia Slovena, dalle tre Province in
Croazia (Split, Zadar, Zagabria ) e dalle due
Province in Bosnia/Erzegovina ( Mostar e
Sarajevo ) con più di 1300 Frati. Le comuni
attività e le diverse iniziative delle singole
Province nei vari settori sono brevemente
riassunte dallo stesso Presidente.
La mattinata si conclude con la relazione del Ministro generale. Collocando questo incontro nel contesto dell’ottavo centenario della fondazione dell’Ordine e del
tempo liturgico di Avvento, il Ministro generale invita tutti ad assumere un atteggiamento di vigile attesa che deve portare ogni
Ministro provinciale ed ogni Entità a vivere
il discernimento come attitudine costante
per individuare ciò che non corrisponde
pienamente alla nostra vocazione, cercando
di individuare anche i segni di vitalità che
possono sostenere il cammino verso una fedeltà creativa. Per fare questo il Ministro
generale ha invitato i presenti a porre una
attenzione critica al secolarismo e al materialismo che mostra segni di attiva presenza
anche nelle regioni delle due Conferenze.
“Occorre poi migliorare la qualità della vita e della missione dei fratelli affidati alle
vostre cure per superare l’insidia della mediocrità”. Per questo è necessario insistere
sul primato di Dio, sulla vita fraterna in comunità, su uno stile di vita semplice e frugale e sulla gratuità della vita e del servizio.
Il futuro della nostra vita e missione passa
anche attraverso la promozione della collaborazione interprovinciale e con tutto l’Ordine. Occorre ricuperare il nostro essere una
Fraternità universale, aver chiaro il senso di
appartenere all’Ordine e discernere ciò che
è essenziale per ogni Entità. Dallo stesso
Ministro generale sono poi state suggerite,
come esempio, alcuni ambiti di comune
AD CHRONICAM ORDINIS
collaborazione che nel territorio delle due
Conferenze potrebbero essere maggiormente sviluppati.
Il pomeriggio inizia con la presentazione del Vicario e Procuratore generale, Fr.
Francesco Bravi, dei dati relativi agli abbandoni dei professi solenni di queste due
Conferenze dal 1989 al 2004 a cui fa seguito una breve riflessione comune sulle cause
e sugli aiuti da offrire per sostenere la fedeltà dei fratelli.
Fr. Jim Edminton, Presidente della Fondazione “S. Francesco d’Assisi”, presenta
la realtà della nostra presenza in Russia/Kazakistan, dove attualmente vivono 21 Frati
professi solenni (di diverse nazionalità),
due Professi semplici e 5 Postulanti in 5
Fraternità (3 in Russia e 2 in Kazakistan).
Ricordando il cammino compiuto e le sfide
per il futuro, il Presidente conferma la validità degli scopi della nostra presenza: la implantatio ordinis, il servizio pastorale ai
cattolici, il servizio della carità e il dialogo
tra le religioni ed ecumenico.
Si prosegue la giornata con i lavori di
gruppo sulla relazione del Ministro generale. La celebrazione dei Vespri, la cena e la
ricreazione comune concludono la giornata.
Il 2 dicembre inizia alla Porziuncola con
la celebrazione delle Lodi e dell’Eucaristia
presiedute dal Ministro generale e con la
colazione offerta dalla Fraternità di S. Maria degli Angeli. Buona parte della mattina
trascorre poi nel dialogo con il Ministro e
con il Definitorio generale a partire dalle riflessioni e dalle domande nate nei gruppi. Il
dialogo sincero e aperto affronta diversi temi tra cui: la formazione permanente e iniziale e le strutture formative, gli studi teologici, l’evangelizzazione nelle sue forme tradizionali e nuove, il dialogo con la cultura e
la stampa dei testi francescani nelle diverse
lingue, la formazione dei Frati laici, il servizio pastorale nelle Parrocchie e i Frati che
vivono da soli, la collaborazione ai progetti
dell’Ordine.
La mattinata si conclude con una breve
esposizione di Fr. M. Dzolan sulle diverse
attività circa il dialogo interreligioso ed
ecumenico che i Frati della Provincia di Sarajevo promuovono in Bosnia/Erzegovina e
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i suggerimenti e le indicazioni per meglio
vivere il cammino di preparazione alla celebrazione dell’ottavo centenario dell’Ordine, perché sia una vera occasione di rinnovamento spirituale e di conversione per
ogni Frate ed ogni Entità.
Con il pranzo e con il ringraziamento alla Fraternità di Casa Leonori per l’accoglienza, grazie ricambiato con il dono di un
piccolo presepe a tutti i partecipanti, si conclude l’incontro da tutti ritenuto fraterno e
fruttuoso.
FR. FRANCESCO BRAVI, OFM
1.8. Visita in occasione dell’erezione della
Custodia “S. Francesco d’Assisi” in Guinea-Bissau
Bissau, 5 – 9.12.2005
Una calda notte africana e un magico
cielo stellato, reso ancora più brillante dall’assenza di elettricità, accolgono il Ministro generale in Guinea-Bissau. All’aeroporto della Capitale un vivace gruppo di
Frati Minori e i Ministri provinciali di Venezia e di Lisbona salutano il Ministro,
giunto col Definitore generale Fr. Mario Favretto, e lo accompagnano alla Casa in Bissau. Sono quasi le ore 3 della notte.
Il giorno seguente, martedì 6 dicembre,
un programma impegnativo attende Fr. José
R. Carballo: trasferimento a Cumura per la
celebrazione del 50° dell’arrivo dei primi
missionari veneti e per la cerimonia di erezione della nuova Custodia “S. Francesco
d’Assisi” in Guinea-Bissau. Cumura è il
villaggio della prima missione della Provincia Veneta, dove nel 1955 giunsero i primi
Frati per offrire la loro assistenza ai numerosi malati del Lebbrosario. Un’altra nostra
presenza, che risale al secolo XVII, soppressa nel 1834 e ripresa nel 1932, è quella
dei Frati della Provincia portoghese.
In questo giorno le due Fondazioni missionarie si uniscono per dare vita a una nuova Custodia, dipendente dalla Provincia Veneta, e per attuare così un passo importante
verso la costituzione di una Entità autonoma in questa terra d’Africa. I Frati Minori
presenti in Guinea- Bissau sono 35 di cui 17
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
guineani, 14 veneti, 4 portoghesi; vi sono
inoltre 4 novizi.
La celebrazione dell’Eucaristia, presieduta dal Ministro generale, avviene nel piazzale antistante la chiesa di Cumura. Vi partecipano tutti i Frati, le Suore francescane dei
due Istituti che operano in Guinea, Missionarie del Cuore Immacolato di Maria e di
Cristo Re, numerosi fedeli, il coro della parrocchia, gruppi di danzatori e suonatori. I
presenti apprezzano la parola del Ministro
generale che si rivolge all’assemblea con
chiarezza, calore, e in lingua portoghese.
Dopo la Messa e una breve esibizione
dei ragazzi appartenenti a un movimento locale, i “Valentes”, ci si raduna nel salone
parrocchiale per la proclamazione del Decreto di erezione della Custodia. I due Ministri provinciali, di Lisbona e di Venezia,
ricordano la storia e i passi compiuti nel
passato per giungere a questo evento. Il Ministro generale rivolge il suo messaggio per
la straordinaria circostanza, indica il percorso futuro della Custodia, esorta a privilegiare l’evangelizzazione camminando in
sintonia con l’Ordine, annovera le sfide che
incontrerà la nuova Custodia, tra cui quella
impegnativa delle strutture esistenti.
Viene annunciato anche il nuovo Consiglio della Custodia e il Custode nella persona di Fr. João Dias Vicente.
Fa seguito un incontro storico-culturale
in cui vengono offerte all’assemblea tre relazioni riguardanti la vita della missione in
Guinea Bissau: l’aspetto storico, l’evangelizzazione, la giovane chiesa guineese.
Al momento celebrativo segue il momento conviviale, naturalmente all’aperto,
dove tutti i Frati, aiutati dalle Sorelle, possono condividere la gioia di trovarsi assieme e anche il pranzo.
Nel pomeriggio una affollata e animata
manifestazione artistica coinvolge tutti fino
a tardi; naturalmente le danze locali occupano buona parte dell’esibizione.
Il giorno seguente a Blom il Ministro generale visita la casa di Noviziato e tiene un
incontro con i Novizi. Altra tappa della visita è Quinhamel dove Fr. José è atteso per
l’inaugurazione e la benedizione della nuova ristrutturata maternità. L’opera sorge ac-
canto alla casa dei Frati, è gestita dalle Suore, accoglie quotidianamente un numero
impressionante di mamme e bambini, fa
fronte a tanti mali tra cui quello frequente
dei bambini denutriti.
Anche a Quinhamel è stata avviata una
scuola che, da anni ormai, sta funzionando
molto bene. Ragazzi e ragazze della scuola
non si risparmiano nell’eseguire alla presenza del Ministro le loro danze migliori.
Nel pomeriggio altri due momenti prevedono la presenza del Ministro generale:
l’inaugurazione del centro medico costruito da volontari italiani e consegnato alla
cooperativa di medici locali, Madrugada, e
l’incontro a Bra con tutte le componenti
della Famiglia francescana presenti in Guinea-Bissau. Per questi ultimi il Ministro
presiede una solenne Eucaristia preparata e
animata dai Frati, dalle Sorelle francescane
e dalle giovani Fraternità dell’Ordine francescano secolare. Dopo l’Eucaristia ancora
danze sfrenate e una cena festosa che vede
riuniti tutti i francescani.
Giovedì 8 dicembre, solennità dell’Immacolata, è una giornata assai impegnativa
per il Ministro. Anzitutto c’è l’incontro con
i due Vescovi della Guinea B. Con essi si
tratta dei rapporti con i Frati Minori, con le
nostre presenze e con le prospettive future,
alla luce del cammino della nuova Custodia. Poi un evento straordinario che segna
pubblicamente la visita del Ministro generale dei Frati Minori. Su invito del Presidente dell’Assemblea do Povu, una rappresentanza del Parlamento guineense riceve
in udienza il Ministro Generale accompagnato dai Ministri provinciali, dal nuovo
Custode e dal Definitore generale. Scopo
del ricevimento è per esprimere ufficialmente la riconoscenza del Parlamento e della Nazione per l’opera svolta dai Frati Minori a beneficio della popolazione. Va detto
che la rappresentanza parlamentare, composta da Presidente, Vice presidente e tre
Ministri, è espressione di varie religioni e
confessioni.
Nel pomeriggio: visita a Nhoma, incontro a Bra con i Professi temporanei e formatori, messa nel Collegio animata dai nostri
aspiranti.
AD CHRONICAM ORDINIS
L’ultima mattinata della visita è dedicata
al grande complesso di Cumura. Al lebbrosario il Ministro incontra i malati di lebbra.
Qualcuno dei medici e del personale espone
a Fr. José le situazioni e le cure di questi fratelli. Viene spiegata l’importanza di questo
ospedale specializzato in un vasto territorio
che non ha strutture simili e nel contesto
odierno di aumento di questa malattia.
Dopo il lebbrosario il Ministro fa sosta
nel villaggio degli ex lebbrosi dove accoglie le espressioni di riconoscenza e di affetto da parte dei fratelli che, pur guariti,
portano le conseguenze devastanti della
malattia tra cui il rifiuto dei famigliari.
Ancora una tappa, in questo pellegrinaggio tra la gioia e la sofferenza, porta il Ministro tra bimbi e le mamme della maternità
e della pediatria, quest’ultima nuovissima e
preziosissima. Pure qui ci sono i neonati, i
bimbi malati e una fila di mamme con bimbi denutriti. Poco oltre un’altra grande
scuola: pure questa voluta e costruita dai
nostri Frati; anch’essa espressione della volontà e della fiducia di un futuro migliore
per questa terra.
Con il pranzo in fraterna compagnia di
fratelli e sorelle termina la visita del Ministro
generale in Guinea-Bissau. Nel viaggio di ritorno, assieme ai Ministri provinciali della
nuova Custodia e ai Definitori di Venezia, Fr.
José manifesta le sue prime sensazioni circa
la visita: tanta ammirazione per l’opera e la
missione dei Frati, profondo e affettuoso legame tra la popolazione e i francescani, tanta speranza per il futuro della Chiesa e dell’Ordine in questa porzione di mondo, povera di tutto ma ricca di vita.
FR. MARIO FAVRETTO, OFM
2. Inizio delle celebrazioni per l’VIII
centenario dell’Ordine in Croazia
Nel santuario mariano di Trsat a Rijeka,
in Croazia, sabato 8 ottobre 2005 si sono radunati circa 3000 francescani – Frati, suore
e laici – per dare inizio alle celebrazioni in
vista dell’VIII centenario della fondazione
dell’Ordine dei Frati Minori e dell’inizio
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del carisma francescano. I Francescani, che
provenivano dalla Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Slovenia, Serbia e Montenegro,
hanno voluto affidare questo “inizio” alla
B. V. Maria, venerata in questo santuario
come Madre delle grazie, ringraziando Dio
per la grazia delle origini e per i benefici
che la Chiesa e il mondo hanno ricevuto, attraverso il carisma francescano.
La celebrazione, promossa dai Ministri
provinciali della Conferenza Sudslavica e
dal Consiglio della Famiglia francescana
della Croazia, è stata curata da Fr. Nikola
Vukoja, Segretario della Conferenza Sudslavica. All’incontro hanno partecipato Fr.
Sime Samac, Definitore generale e Fr.
Ivan Matic, Assistente generale dell’OFS.
Cuore dell’evento è stata la celebrazione
presieduta da Mons. Ivan Devcic, Arcivescovo di Rijeka che, nell’omelia, ha ricordato il valore e l’importanza storica della
presenza e della missione dei Frati Minori
in queste terre.
Fr. Zeljko Zeleznjak, Ministro provinciale di Zagabria per la Conferenza Sudslavica e Sr. Franciska Molnar, Presidente
della Famiglia francescana, hanno salutato i partecipanti. Poi il Definitore generale
ha letto il Messaggio del Ministro generale, Fr. José R. Carballo. Nel pomeriggio il
Ministro Provinciale di Spalato Fr. Zeljko
Tolic ha ricordato le origini del francescanesimo nei Balcani, a cominciare dallo
storico sbarco di san Francesco in terra
croata avvenuto nel 1212, fino alla fondazione del primo convento a Trogir nel
1214. Dopo il suo intervento sono state
presentati gli oltre 20 Istituti e Congregazioni originate dal carisma francescano;
gli appartenenti all’Ordine Francescano
Secolare e alla Gioventù Francescana, la
realtà più numerosa nell’incontro. La celebrazione si è chiusa con la preghiera di ringraziamento presieduta dal Presidente della Conferenza Sudslavica, Fr. Bernardin
Skunca che, insieme ai Ministri provinciali presenti, ha impartito alla Famiglia francescana la benedizione del Serafico Padre
san Francesco.
FR. NIKOLA VUKOJA
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
3. Rencontre COTAF-COMPI
Strasbourg, 09-14.10.2005
À l’invitation de la Conférence Transalpine franciscaine (COTAF), les Provinciaux de la COMPI (Conférence des provinciaux d’Italie) se sont rendus à Strasbourg pour une rencontre bilatérale
fraternelle. Elle a eu lieu du 9 au 14 octobre
au Centre culturel Saint Thomas à deux pas
des institutions européennes. Frère Roger
Marchal accueillait les Frères dans la capitale de l’Europe. Les Provinciaux italiens
étaient accompagnés par le Délégué du Provincial d’Albanie. Les Définiteurs généraux chargés de la COTAF, Frère Jakab Varnai, et de la COMPI, Frère Mario Favretto,
participaient à la rencontre.
Le 10 octobre, une célébration eucharistique présidée par le Frère Jan Van den Ejnden, Ministre Provincial de la Province des
Martyrs de Gorkum aux Pays-Bas, Président de la COTAF, ouvrait officiellement la
rencontre.
Les deux Présidents introduisaient ensuite leurs Conférences. Frère Jan décrivait
la grande diversité linguistique, sociale,
culturelle et religieuse d’une Conférence
qui s’étend de la Mer du Nord à la Mer Noire, de la Baltique aux Alpes et à la Méditerranée. 13 Provinces et la Custodie de Suisse en font partie aujourd’hui. Ce nombre diminuera bientôt suite à des réunifications.
Les Provinces francophones ont déjà accompli leur fusion depuis plusieurs années.
La diversité linguistique se présente comme
une richesse car elle ouvre toute réunion de
la Conférence sur l’internationalité de
l’Ordre. Frère Jan abordait les problèmes
qui touchent toute l’Europe comme la sécularisation et l’abandon des Églises officielles, sur fond de société de consommation. Les Pays-Bas sont les plus avancés
dans ce processus, moins sensible dans les
Provinces alpines et hongroises. Les vocations se font rares, sont plus mûres et méritent une attention particulière. Le phénomène du vieillissement se manifeste surtout
dans les Provinces du nord de la COTAF.
Jan résumait aussi les tentatives de créer un
Noviciat international, confronté au problè-
me du plurilinguisme, mais porteur d’un espoir européen pour les jeunes en formation.
On rappelait aussi l’apport à l’Ordre de la
Missionszentrale de Bonn et de sa filiale, la
FMO de Vienne, qui dépendent de la COTAF.
Frère Luigi Ortaglio, Provincial de la
Province du Sacré Cœur de Jésus de Naples
et Président de la COMPI présentait alors la
situation des 19 Provinces d’Italie. Il décrivait l’évolution de la structure de la COMPI jusqu’à l’établissement du Secrétariat
général à Assise. La COMPI offre une
structure solide qui se subdivise en divers
secteurs de pastorale et d’activités religieuse ou sociale confiés à divers Provinciaux.
Elle jouit d’un statut d’utilité publique devant l’État italien ce qui lui permet d’assurer des fonctions de coordination avec les
organismes officiels. Parmi ses activités
communes, on peut citer le Cenacolo francescano, l’hôtel pour pèlerins à Assise, la
Villa Leonori, siège résidentiel du Secrétariat à Sainte Marie des Anges et la Fondation Notre Dame d’Afrique au Congo-Brazzaville, une mission commune de toute la
COMPI. Frère Luigi reconnaissait que cette structure n’empêchait pas de penser aux
problèmes de sécularisation, matérialisme
et néo-paganisme bien présents aussi dans
la société italienne. Ces thèmes devaient
s’approfondir dans les jours suivants.
Une conférence du Professeur Hochschild, professeur de Sciences politiques à
la Sorbonne de Paris, nous invitait à réfléchir aux perspectives d’un futur franciscain,
dans un monde post-sécularisé plus disposé
que jamais à accueillir les valeurs franciscaines. Le Professeur insistait sur trois éléments de l’identité franciscaine. Les Franciscains sont des «virtuoses du religieux»,
ce sont des «grimpeurs du divin» et des
«rayons solaires» qui rayonnent sur toute
vie humaine grâce à l’exemple de François
d’Assise.
Une après-midi permit aux frères de
connaître le Parlement européen et le
Conseil de l’Europe. Une lumineuse soirée
d’automne les conduisit à admirer la belle
Cathédrale de Strasbourg dans toute sa
splendeur gothique. Mgr Jean-Pierre Gral-
AD CHRONICAM ORDINIS
let, OFM, évêque auxiliaire concélébrait
ensuite au provincialat avec les participants
à la rencontre.
La rencontre amena quelques conclusions communes aux deux Conférences. Il
faudrait approfondir les thèmes de la sécularisation et de la post-sécularisation dans
nos milieux respectifs, en reprenant les intuitions du professeur Hochschild. Certaines propositions de collaboration pour la
pastorale des jeunes et des vocations. Les
Provinciaux des lieux saints franciscains
s’offraient généreusement à accueillir des
jeunes d’Europe lors de pèlerinages ou de
marches internationales. Des suggestions
concrètes furent bien accueillies par l’ensemble des Frères. La rencontre se termina
par un souhait unanime de se rencontrer
prochainement pour poursuivre la réflexion
sur les thèmes abordés pendant la rencontre.
FR. PHILIPPE SCHILLINGS
4. Congresso latinoamericano dos Centros de Estudos OFM-UCLAF
1. Crônica
Petrópolis, 10-13.10.2005
“O edifício da Ordem deve ser construído
sobre dois pilares, isto é, sobre a santidade de vida e sobre a ciência”
De 10 a 13 de outubro de 2005, no Instituto Teológico Franciscano (ITF) de Petrópolis, Brasil, estiveram reunidos Irmãos de
diferentes Institutos Superiores de Filosofia
e Teologia e de Universidades das Entidades dos Frades Menores da América Latina.
Por parte da Cúria geral, estiveram presentes o Vigário Geral, Frei Francesco Bravi, o
Definidor geral pela América Latina, Frei
Luís Cabrera, o Secretário Geral de Evangelização, Frei Nestor Inácio Schwerz, e o
Animador Geral da Pastoral Educacional,
Frei Joaquin Arturo Echeverry.
Tal iniciativa fora proposta pela última
assembléia da UCLAF, realizada em Salvador, Bahia, no ano de 2004, sendo encarre-
453
gados Frei Augusto Koenig, Ministro provincial da Província Imaculada Conceição,
S. Paulo, e Frei Ivo Müller, diretor do ITF
de Petrópolis, para organizar o seu encaminhamento e sua realização. Houve boa
acolhida e um ambiente favorável para tal
evento.
O Vigário geral, Frei Francesco Bravi,
na presença dos participantes do Congresso
e do Corpo docente e discente do ITF de Petrópolis, apresentou inicialmente uma reflexão sobre o tema “Estudo e anúncio do
Evangelho na vida e na tradição da Ordem
dos Frades Menores”. Explicitou a posição
da Ordem nestes últimos decênios a respeito dos Estudos e sua relação com a Evangelização. Começou lembrando “nossos grandes mestres, Antônio, Boaventura, Scotus
que nos ajudam a entender que os estudos
não são um obstáculo às opções evangélicas, mas uma ajuda”. Fez referência a vários Capítulos gerais (1971, 1976, 1991),
Conselhos plenários (1981) e a Cartas de
Ministros Gerais (Frei John Vaughn, Frei
Hermann Schalück, Frei Giacomo Bini,
Frei José Carballo Rodriguez) que se ocuparam da importância dos estudos, da formação intelectual, científica, relacionandoos com a missão de pregar, de evangelizar
em um contexto histórico particularmente
exigente. Os estudos são considerados uma
exigência fundamental para a nossa missão
de evangelização, porém não desligados da
nossa “forma vitae” e da nossa missão própria. A evangelização é a nossa “professio
vitae”, a nossa vocação e missão como frades menores. A Ratio Studiorum, de 2001, e
a Ratio Formationis, de 2003, orientam para a seriedade da formação franciscana
através de adequada e sólida preparação geral, teológica, profissional, ministerial, em
vista da missão de sermos testemunhas e
anunciadores eficazes da Palavra e Deus,
sendo capazes de perceber as perguntas presentes no coração do homem contemporâneo e na vida das pessoas. Frei Francesco
fez uma referência mais demorada à recente carta do atual Ministro geral, Frei José
Carballo Rodriguez, sobre “O sabor da Palavra, a vocação intelectual dos Frades
Menores hoje”. Ali se adverte que “hoje
454
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
mais do que nunca é necessário promover
na nossa Ordem a formação intelectual”.
Nesta carta, o Ministro geral afirma que não
se trata só de estudar em vista dos desafios
da evangelização, mas de adquirir o hábito
de refletir, a arte do pensar como arte sapiencial de vida, de fé e de caridade. Nesse
sentido, se pode falar de “uma vocação intelectual dos Frades Menores, sempre na
unidade da nossa forma vitae”, buscando a
Vida, a Verdade e o Bem, em nós e nos outros. Dirigindo-se explicitamente aos Centros de Estudos, o Vigário, fazendo referência ao pensamento do Ministro geral e do
Papa João Paulo II, afirma: “as nossas Universidades e Centros de Estudos e de Pesquisa tem a importante tarefa de criar
pontes entre as culturas e o Evangelho, (...)
realizar um encontro fecundo entre o Evangelho e as diversas expressões culturais de
nosso tempo para ir ao encontro do homem
de hoje... Segundo o exemplo e a grande
tradição cultural da Ordem franciscana,
tende o cuidado de colocar o Evangelho no
coração da cultura e da história contemporânea”.
Os Irmãos participantes do Congresso
partilharam, através de recursos técnicos de
multimídia, o histórico, as propostas pedagógicas e educativas, as atividades, a vida e uma série de aspectos das suas instituições.
Após uma reflexão conjunta em torno
das luzes, das provocações e dos desafios
que o encontro despertara em cada participante, chegou-se ao seguinte sumário de
propostas e desafios:
1. Há necessidade e possibilidade de investir em Pesquisa, na Reflexão a partir de
uma perspectiva teológica-franciscanapastoral em torno dos Projetos, de Temáticas (inclusão/exclusão, pedagogia...),
de Novos Paradigmas (ecologia e
questões ambientais, paz, novas tecnologias...).
2. Podemos somar forças, realizar intercâmbios e entre-ajuda nas Publicações de pesquisas, de artigos e estudos
em Revista(s), nas traduções de obras,
na criação de uma Rede de Bibliotecas e
de Arquivos Históricos via Internet. Po-
demos publicar este nosso encontro em
“Fraternitas” e em outros periódicos.
3. Podemos favorecer o intercâmbio de
Professores em termos de Seminários e
Simpósios ou Cursos intensivos, de Formandos/Estudantes (o que já vem acontecendo e pode ser incrementado).
4. Precisamos organizar formas de Coordenação e Animação a partir deste encontro. Foi decidido escolher o nome de
dois Irmãos, um a nível de Universidades e outro a nível de Institutos Filosófico-teológicos, mantendo a distinção e a
integração. Foram escolhidos: Frei Áureo Patrício Bonilla e Frei Fernando
Garzon. O próximo Congresso ficou
marcado para 16 a 18 de outubro de
2006, no México. Os coordenadores organizarão a proposta de tema, conteúdo
e dinâmica.
5. As Instituições devem deixar-se mover
pelos Desafios Evangelizadores em suas
realidades concretas (o que é evangelizar
concretamente neste contexto em que a
Instituição atua?): formação de
leigos/as, formação de professores/administradores, Meios de Comunicação
Social e suas influências, Missão franciscana...
6. Em vista do 8o Centenário da fundação
da Ordem, dar a conhecer o nosso patrimônio histórico espiritual, cultural e
de missão/evangelização através da internet e outros meios de comunicação.
7. Foi apresentado o projeto de pós-graduação em Teologia, com especialização
em Evangelização, por parte do ITF de
Petrópolis. Já existe um esboço, mas poderá ser aperfeiçoado e enriquecido no
diálogo entre nós e com a Faculdade de
Teologia da Pontifícia Universidade Antoniana.
Foi apresentada ainda a iniciativa de Frei
José Antônio Merino, de uma Associação
Cultural Ibero-americana de Franciscanismo, em vista da pesquisa, do estudo e da difusão do franciscanismo nas suas diversas
vertentes.
O ITF de Petrópolis, através do Frei Fábio Panini, mostrou e comunicou o projeto
de publicação e divulgação da obra inédita
AD CHRONICAM ORDINIS
do ex-Ministro geral Frei Constantino Koser, e que conta com um espaço próprio nas
suas dependências. Os participantes assinaram uma carta de apoio, com finalidade de
captação de recursos.
Cada Instituição levou consigo a tarefa
de ver em sua realidade o que já realiza destas propostas e o que pode implementar. O
próximo Congresso dará continuidade a este conjunto de compromissos.
Participaram desse primeiro Congresso
dos Centros de Estudos em âmbito de América Latina sete Irmãos da Colômbia, dois
Irmãos da Argentina, quatro Irmãos e dois
professores leigos do Brasil, um do Equador, um do Peru, um do México, quatro
Irmãos da Cúria Geral OFM. Houve Centros de Estudos Superiores não representados. Pela avaliação final, transpareceu um
clima de satisfação e animação, um sentimento de esperança e de boas perspectivas
para o futuro no sentido de vislumbrar uma
série de possibilidades de intercâmbio, de
conexão em rede, de reflexão e pesquisa, de
qualificação na missão evangelizadora no
contexto latinoamericano e em comunhão
com a Ordem toda.
FREI NESTOR INÁCIO SCHWERZ OFM
2. Relazione di Fr. Francesco Bravi
Petrópolis, 10.10.2005
STUDIO E ANNUNCIO DEL VANGELO
NELLA VITA E NELLA TRADIZIONE
DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI
I nostri grandi maestri, Antonio, Bonaventura, Scoto…, ci fanno capire che gli
studi non sono un ostacolo alle scelte evangeliche, ma un aiuto a queste. È necessario,
allora, per “evangelizzare” un impegno serio e continuo negli studi, facendo di questo
servizio intellettuale un cammino di contemplazione e di conversione, come voleva
Francesco e come ci insegna San Bonaventura: «Non credere che basti la lettura senza
amore, la speculazione senza devozione, la
ricerca senza capacità di meravigliarsi, la
prudenza senza gioia, l’abilità senza pietà,
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la scienza senza carità, l’intelligenza senza
umiltà, lo studio senza grazia divina, lo
specchio senza sapienza divinamente ispirata» (Itin., Prologo 4). Non bisogna mai
separare la scienza dalla santità di vita, le
due colonne sulle quali si deve costruire l’edificio dell’Ordine (cf. Tommaso da Eccleston, De adventu Fratrum Minorum in Angliam, 90). Infine, è importante che lo studio conduca a «raggiungere la sapienza
dello Spirito, a lasciarsi possedere dalla Verità e dal Bene, per amare a lodare il Signore… e per servire i fratelli nella carità del
Cristo» (Ratio Studiorum OFM, Introduzione 4).
Penso che non sia necessario in questa
sede ricordare altro sulla centralità degli
studi nella vita e nella coscienza dell’Ordine fin dalle sue origini. Una centralità spesso sottolineata anche attraverso polemiche
aspre, che tendevano a contrapporre la vita
secondo il Vangelo, rivelata dal Signore a
Francesco, e la via della dottrina, della sapienza acquisita attraverso lo studio serio e
l’utilizzo degli strumenti necessari. Vorrei
solo richiamare il cammino e le riflessioni
che l’Ordine ha compiuto in questi ultimi
anni sul tema e soprattutto sul profondo legame esistente tra studio ed evangelizzazione.
Solida preparazione culturale
Già nel Capitolo generale straordinario
di Medellín, nel 1971, era avvertita la necessità di una solida preparazione culturale
per tutti. «La continua e rapida evoluzione
della società manifesta chiaramente che deve ritenersi necessaria una sufficiente e solida preparazione intellettuale per tutti, pur
volendo tener conto delle diversità di condizioni culturali vigenti presso ciascun popolo e ciascuna nazione» (n. 62). Viene poi
ricordato il legame profondo tra apostolato
e formazione: «affinché l’apostolato poi
possa avere una piena efficacia, ha bisogno
di una multiforme e profonda formazione,
quale è richiesta dalla diversità delle cose,
delle persone e dei compiti ai quali è rivolta l’attività del Frate Minore» (57).
Una vera educazione poi deve promuovere la formazione dei candidati nei loro
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
rapporti col mondo, di cui fanno parte e nel
quale debbono operare: «la vita francescana non è fuga dal mondo, ma, sull’esempio
del Verbo Incarnato, è vita nel mondo per
testimoniare la certezza di una realtà trascendente, e per scoprirvi i valori che Dio vi
ha immesso ed assumerli in ogni espressione vitale e ordinarli a Dio, con piena aderenza ai segni dei tempi» (52).
L’attenzione ai rapidi mutamenti sociali
e culturali motiva il rinnovato richiamo del
Capitolo generale straordinario del 1976: lo
studio è visto come un mezzo necessario
per non trovarsi impreparati di fronte alla
formidabile evoluzione dei tempi.
Il Ministro generale John Vaughn, nel
1981 nella lettera Studi e missione dell’Ordine dei Frati Minori oggi, fa risaltare un
dato che emerge dalla storia: nel nostro Ordine, sin dall’inizio, lo studio è stato visto in
funzione del mandato di evangelizzare ricevuto dalla Chiesa. Il mandato de poenitentia praedicanda esige una preparazione teologica e scritturistica non superficiale. «Un
dato chiaro emerge dalla storia: dagli inizi
ad oggi l’Ordine ha sempre visto gli studi in
funzione del mandato di predicare che ha ricevuto dalla Chiesa. Suscitati dalla grazia
dello Spirito Santo per illuminare molti uomini nella scienza della verità e per infiammare il loro cuore al fervore della carità, i
Frati Minori sono apparsi agli occhi dei loro contemporanei come “uomini apostolici”
e il loro Ordine come un “Ordine di predicatori”, i cui membri, forti del mandato del
Papa Innocenzo III vanno per il mondo ad
annunziare a tutti il Regno, la conversione e
la pace. Il mandato “de poenitentia praedicanda”, chiesto da San Francesco e a lui
concesso dal Papa Innocenzo III, postula
una preparazione teologica e scritturistica,
come si può dedurre da alcuni scritti dello
stesso Pontefice, anteriori a san Francesco,
ma anche una adeguata conoscenza dei destinatari della missione che è stata affidata
dalla Chiesa all’Ordine».
Il Consiglio Plenario dell’Ordine del
1981, parlando dei Centri di studi nel Capitolo V del Documento finale La formazione
nell’Ordine dei Frati Minori, affida allo
studio la seguente funzione: «preminente e
insostituibile va riconosciuta alla ricerca
scientifica e allo studio». Questo Documento, impegnato a dare orientamenti pratici, è
meno esplicito nel collegare lo studio alla
missione dell’Ordine. Piuttosto lo orienta
genericamente al nostro carisma. Del resto
il Documento avverte la necessità della formazione dei Professori e dei Formatori (cf
Cap. IV) e inserisce lo studio sempre nel
contesto della formazione francescana.
Sempre John Vaughn, nel 1987, nella lettera La formazione francescana e scientifica dei Frati, esorta alla formazione di Frati
che sappiano leggere, accogliere e vivere
con serenità e intelligenza i valori cristiani
della cultura contemporanea: «l’impegno
per una buona formazione è un dovere di
tutti, sia a livello personale che comunitario. Se ben radicata sugli autentici valori
francescani, essa assicura un itinerario di
maturazione e di perfezione della vita di
frate minore e aiuta a consolidare le fondamenta della propria fede (cf Cap. Gen. Medellin, La Formazione nell’Ordine dei Frati Minori, 65b). Se aperta concretamente alla sua dimensione intellettuale, essa
risponderà davvero alle esigenze di testimonianza evangelica e di evangelizzazione
avvertibili negli uomini del nostro tempo,
contribuendo a formare frati per l’oggi, capaci di leggere, cogliere e vivere con serenità e intelligenza i valori cristiani della cultura contemporanea. La Chiesa e il mondo
si attendono che l’Ordine dei Frati Minori
sappia vivere e testimoniare quei suoi tipici
valori, riferimento e strumento indispensabili per ogni uomo che voglia difendere e
sviluppare la propria dignità di figlio di Dio
e dedicarsi con successo alla costruzione di
un mondo finalmente fraterno».
La formazione intellettuale un’esigenza
per l’evangelizzazione
Il Capitolo generale del 1991, a partire
dalla lettera del Santo Padre allo stesso Capitolo, inserì nel documento finale L’Ordine e l’evangelizzazione oggi la constatazione della necessità di promuovere nel nostro
Ordine la formazione intellettuale, vista come esigenza fondamentale per l’evangelizzazione. «In questo Capitolo abbiamo rice-
AD CHRONICAM ORDINIS
vuto una nuova chiamata a fondare la nostra
evangelizzazione nella santità e nella sapienza. Per rispondere convenientemente a
questa chiamata, oggi è più che mai necessario promuovere nel nostro Ordine la
formazione intellettuale. Accogliamo l’esortazione che ci ha rivolto il Papa Giovanni Paolo II di porre, fedeli alla tradizione del
nostro Ordine, una speciale attenzione alla
formazione intellettuale come esigenza dell’evangelizzazione (cf Messaggio del Papa
al Capitolo, 1991, n. 6). Questo sforzo di
promozione è necessario tanto per le scienze teologiche, quanto per quelle filosofiche
ed umane, che ci aiutano a scoprire le parole del Signore, che sono spirito e vita (cf Test 13) e ci permettono di comprendere la
problematica dell’uomo contemporaneo (cf
CCGG 110.166.167)» (10).
Fra Hermann Schalück, Ministro generale, nell’intervento al Convegno dei rappresentanti dei Centri di Studio nel 1994 sul tema La promozione degli studi nel nostro Ordine, ha scritto: «Senza dubbio è valida
l’affermazione che gli studi sono una esigenza fondamentale della nostra missione di
evangelizzazione. Ma questa necessita di ulteriore analisi. Infatti, esiste il rischio di “vedere” tanto lo studio come l’Evangelizzazione sganciati dalla nostra forma vitae e
dalla nostra missione propria. L’evangelizzazione non finisce con l’attività pastorale o la predicazione. Essa è il modo di vivere
la nostra forma vitae; è il nostro modo di seguire Gesù Cristo povero e umile e di testimoniare il Vangelo. L’evangelizzazione è,
pertanto, la nostra professio vitae, la nostra
vocazione e missione come Frati Minori.
Non è semplicemente un mestiere, un lavoro
sradicato dalla Fraternità e dalla testimonianza di vita evangelica. Lo studio nel nostro Ordine, lo studio per il frate minore, è
impegno e applicazione (studium) per servire la causa del Vangelo».
Aggiunge, poi, nello stesso testo: «la
presunzione, la superficialità, l’indifferenza
per le scienze umane e sacre sono da considerarsi un’offesa al dono della vita, all’uomo e alla Verità. Con tali disposizioni, non
esiste qualità di servizio, neanche qualità di
testimonianza e di vita. Considero un abuso
457
e una mancanza di rispetto il presentarsi per
servire una causa nobile, come il Vangelo e
l’uomo, senza la debita preparazione o senza la capacità di dialogo o di lettura dei segni dei tempi. È da reputare, perciò, un dovere fondamentale per ogni Frate, ognuno
secondo i suoi doni, il dedicarsi allo studio.
Poiché lo studio, se ben fondato sui valori
francescani, può davvero aiutarci nella maturazione umana, intellettuale e spirituale e
nel renderci capaci di cogliere, con intelligenza evangelica, i valori cristiani e francescani della cultura contemporanea».
Nel documento Riempire la terra del
Vangelo di Cristo lo stesso Ministro generale sostiene che tutta la formazione e gli studi hanno come principio orientatore e senso
ultimo la vita e la formazione del Frate Minore in Fraternità, che ha la sua ragion d’essere in quanto Fraternità evangelizzatrice.
Tale ragione orienta la formazione e gli studi, dando loro unità, coerenza e gradualità.
I contenuti essenziali del carisma francescano e la sua incarnazione nel nostro tempo devono pertanto segnare profondamente
tutto l’iter formativo nel nostro Ordine (cf
127). È opportuno poi tenere presente che
«la formazione francescana avviene nella
Fraternità e nel mondo reale, dove il Frate
Minore sperimenta il potere della grazia, si
rinnova nella mente, e nel cuore e sviluppa
la sua vocazione evangelizzatrice. Gli studi, a loro volta, si costituiscono come supporto necessario per questa formazione
francescana, poiché sono una esigenza fondamentale dell’evangelizzazione» (129).
Fr. Giacomo Bini al Congresso Internazionale dei rettori dei nostri Centri di studio
nel 2001, approfondendo la riflessione sul
tema, ha detto: «Mi sembra necessario, a
questo proposito, superare un pregiudizio
molto diffuso: pensare che per vivere il
Vangelo non ci sia bisogno dello studio, che
l’aspetto “intellettuale” dell’esperienza cristiana sia una aggiunta in qualche modo superflua o perlomeno facoltativa. Chi pensa
in questo modo finisce per cogliere la fede
come alternativa alla ragione. “Credere”,
allora, significa rendere inutile ogni “pensare”, e lo sforzo intellettuale esclude a
priori ogni intervento della fede. Considero
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AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
inutile dire che questo malinteso è mortale
sia per la fede che per la ragione. Solo una
fede “intelligente”, (la “fides quaerens intellectum”), consapevole di se stessa e delle sue ragioni, può fondare adeguatamente
la scelta di vivere secondo il Vangelo, mostrando che in esso ci viene donata una verità che supera tutte le nostre aspettative e
dà compimento a tutti i nostri desideri».
La Ratio Studiorum del 2001 afferma
che lo studio, come «espressione del mai
appagato desiderio di conoscere sempre più
a fondo Dio, abisso di luce e fonte di ogni
umana verità» (VC 98), «è fondamentale
nella vita e nella formazione, sia permanente che iniziale, di ogni frate minore» (3). Lo
studio poi «unito alla santità di vita (cf Eccleston 90), è un’esigenza fondamentale
dell’evangelizzazione (cf MCapG 6), in
quanto contribuisce all’edificazione del Regno di Dio, forma a evangelizzare le culture (cf OEv 11; EN 20 e ReM IV), e rende
sensibili alla promozione della giustizia e
alla difesa dei diritti umani (cf GS 4)» ( 28
). Infine mette in guardia i frati minori che
«la disaffezione allo studio – dovuta, tra
tante cause, anche a una forte corrente antirazionalista di certi circoli culturali, anche
religiosi – può avere gravi conseguenze per
lo svolgimento adeguato della loro missione evangelizzatrice (cf VC 98)» (29).
Nella Ratio Formationis del 2003 troviamo scritto: «Riguardo ai contenuti dell’annuncio ogni Frate sia messo in grado di provvedere alla propria formazione teologica, catechetica e tecnica, ma anche a cogliere le
domande presenti nel cuore dell’uomo contemporaneo e nella vita delle persone a lui affidate, anche attraverso lo studio delle scienze
umane, storiche e filosofiche. L’aggiornamento e la formazione culturale in genere
vengano abitualmente inseriti nei progetti personali e comunitari» (90). Per essere testimoni e annunciatori efficaci della Parola di Dio e
per collaborare al servizio della Chiesa e alla
costruzione del Regno, la Ratio Formationis
indica ai Frati minori, che la loro formazione
francescana, iniziale e permanente, si deve
realizzare e perfezionare attraverso un’adeguata e solida preparazione generale, teologica, professionale, ministeriale ( cf. 217 ).
Il valore degli studi e della ricerca nella
nostra vocazione e missione
Il nostro attuale Ministro generale, Fr.
José Rodríguez Carballo, in concomitanza
con l’elevazione ad Università Pontificia
dell’Antonianum, ha scritto a tutto l’Ordine
la lettera dal significativo titolo Il sapore
della Parola. La vocazione intellettuale dei
frati Minori oggi per proseguire ed approfondire la riflessione sul valore e il luogo proprio degli studi e della ricerca scientifica nell’Ordine, in continuità con i documenti degli ultimi quarant’anni. «In quei
testi – afferma il Ministro – risalta in modo
netto il nesso tra gli studi e l’evangelizzazione, che è una delle essenziali ragion
d’essere dell’Ordine... Avverto con forza
che questo cammino è coerente con quello
del nostro Ordine verso l’VIII Centenario
della sua fondazione. Anche oggi “l’edificio dell’Ordine deve essere costruito su due
pareti, cioè sulla santità di vita e sulla scienza”. Ci proponiamo di rispondere al dono
della nostra vocazione coltivando una maggiore qualità della nostra vita - è il cammino della santità - e avvertiamo nello stesso
tempo che oggi è più che mai necessario
promuovere nel nostro Ordine la formazione intellettuale» (Premessa).
La riflessione del Ministro si svolge in
tre capitoli. Nel primo capitolo viene sottolineato come fin dall’inizio della Fraternità
troviamo «all’interno della vocazione a vivere e a testimoniare il Vangelo come fratelli, quella di annunziare la Parola di Dio
nell’ascolto e nel dialogo, in comunione
con la Chiesa». In questo il percorso di san
Francesco resta esemplare. Nel secondo capitolo si passa poi a vedere come questo impegno «ha accompagnato la storia della nostra Famiglia, esprimendosi soprattutto nell’urgenza
missionaria,
caratterizzata
dall’incontro con le culture, cioè dall’ascolto, e dalla preparazione severa richiesta agli
annunciatori della Parola che salva, in vista
del dialogo». Nella terza ed ultima parte si
affronta il tema, che il Ministro ritiene nuovo e da approfondire oggi, «Mi sembra che
ci resti ancora molta strada da fare per l’incontro della Parola con le parole molteplici
dell’uomo».
AD CHRONICAM ORDINIS
Il testo del Ministro generale apre il confronto verso nuove riflessione e nuove scelte. «Non si tratta di studiare solo in vista
delle sfide dell’evangelizzazione. È in gioco qualcosa di più e di più esigente. Si tratta di acquisire l’habitus del cogitare, l’arte
del pensare come arte sapienziale di vita, di
fede e di carità. È dunque possibile parlare
di una vocazione intellettuale dei Frati Minori? Sì, sempre nell’unità della nostra forma vitae, per cui lo studio, come tutte le altre cose della nostra vita in fraternità, deve
essere innestato sul vigore spirituale di san
Francesco, in modo tale da diventare una
base necessaria per la formazione francescana. Si tratta cioè di diventare sempre più
capaci di un dialogo vero con la cultura di
oggi, anzi con le culture divenendo artigiani umili e coraggiosi di ascolto e di dialogo,
discepoli prima che maestri».
Nella seconda parte del terzo capitolo, il
Ministro generale ci offre la sua riflessione
sul tema della Parola nell’incontro con la
cultura. Ci ricorda innanzitutto che «L’ascolto e il vedere sono dunque un atto di vera e propria interpretazione della realtà, che
non va aggredita, posseduta e dominata, ma
al contrario va accolta, riconosciuta e promossa. Lo studio è una delle strade verso
questo ascolto nuovo dell’uomo e del mondo. Esso, infatti, ci libera dalla paura della
nobile fatica del pensare, mentre noi ci accontentiamo spesso di ripetere formule e
idee altrui. Ci libera ancora dalla paura del
silenzio, per prendere una certa distanza
dalla realtà. Da qui nascono parole nuove
per dare alla luce una nuova vita, oltre le parole usurate dall’abitudine e dall’ovvietà.
Un simile percorso porta con sé la sofferenza di ogni nuova nascita, insieme alla gioia
della scoperta».
Si tratta allora di diventare sempre più
consapevoli della necessità di educarci all’ascolto e al dialogo per apprendere l’arte
dell’incontro con le culture. Nei diversi
continenti e paesi nei quali siamo presenti
queste sfide ci provocano in tanti modi. È
certamente urgente incarnare il nostro carisma nelle diverse culture in cui siamo presenti e scoprire in esse i germi dell’intuizione evangelica di san Francesco, che è in
459
grado di rivelarne anche nuove profondità.
Per questo abbiamo bisogno di consolidare
sia l’opzione vocazionale che la nostra preparazione.
In questo contesto il Ministro indica alcune sfide importanti per ogni continente
dove siamo presenti. Tra le altre dice «Penso all’America centrale e del sud, aree a forte maggioranza cristiana con la loro creatività pastorale e teologica. In esse la crescita
del confronto con altre comunità cristiane e
con le sette ci sfida a rinnovare la nostra
presenza e il nostro annuncio. In questo
subcontinente la situazione di povertà e di
ingiustizia costituisce ancora una enorme
provocazione a pensare i fondamenti della
pace, della giustizia e dell’integrità del
creato. Ciò ci provoca a conoscere meglio i
meccanismi che permettono oggi tanta
scandalosa miseria e a pensare nel tempo
della globalizzazione a partire dalla cattedra
degli esclusi e dei più poveri».
Annunciare il Vangelo in questi contesti
tanto differenti richiede un serio e rigoroso
lavoro dell’intelligenza. La Parola di Dio va
proclamata in parole comprensibili per
l’uomo di oggi e per fare questo dobbiamo
imparare dai nostri grandi maestri della
scuola francescana, essi «non hanno forse
sempre amato il confronto con sistemi di
pensiero diversi ma pur sempre ricchi dei
semi di Colui che è il Bene? Non sono forse questi semi diffusi ovunque?».
È questo il modo concreto per vivere,
anche in questa dimensione, la nostra vocazione di minori nell’ascolto obbediente e
nell’ospitalità dell’altro come quella tipica
dei poveri. «l’itinerario che lo studio inaugura è proprio di chi si scopre povero perché mendicante di senso, appassionato ricercatore della verità in ogni manifestazione dell’uomo e del mondo, insieme a tante
persone di buona volontà». Si tratta di vivere quell’umile sottomissione alla realtà storica e umana che si studia, per amarla, per
accoglierla con rispetto e per restituirla come dono di Dio (per amore di Dio). «La minorità non permette di rivendicare alcun diritto sugli altri, che siamo chiamati a servire anche con la nostra ricerca intellettuale.
Ciò che si è appreso va condiviso come una
460
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
ricchezza comune che viene dall’Altissimo».
Ma l’ascolto dell’uomo e della realtà è
nutrito da un ascolto più profondo: l’ascolto dello Spirito del Signore e della sua santa operazione. «Come ben diceva il nostro
fratello Giacomo Bini “la lunga storia delle
diverse espressioni in cui si è incarnato il
carisma francescano mostra con evidenza la
fecondità della relazione tra impegno intellettuale e serietà dell’esperienza spirituale:
a partire dall’esperienza di Dio, l’intelligenza riceve nuova forza per la ricerca della verità; e la verità trovata esige di essere
condivisa, annunciata. Non esiste autentica
esperienza di Dio che non si trasformi in
nuova luce per l’intelligenza e in nuovo
slancio per l’annuncio”».
La missione dei nostri Centri di Studio
Tutti i documenti e le riflessioni di questi anni affrontano poi il tema dei nostri
Centri di Studio come mediazioni concrete
e luoghi dove vivere una seria preparazione
allo studio per un annuncio del Vangelo all’uomo di oggi.
Già nel 1994 il Ministro generale Fra
Hermann Schalück affermava: «I nostri Centri di studi non possono essere come una specie di “supermercato” anonimo e impersonale, dove chi può o chi vuole viene per acquisire delle scienze. Bensì dei Centri a servizio
del Vangelo, dell’uomo, della vita e della Verità. Solo così i nostri Centri saranno luoghi
di evangelizzazione, poiché in essi professori, ricercatori, investigatori, editori e alunni,
in cordialità e disponibilità evangelica, si dedicano totalmente a conoscere la Verità e a
testimoniarla con la vita fraterna, le pubblicazioni, l’insegnamento, la solidarietà
verso i poveri e i bisognosi. Lo studio per il
Frate Minore, cioè l’acquisizione delle
scienze a servizio della Verità e di una autentica professionalità, deve essere animato dallo spirito evangelico di vivere ed esplicitare
la vocazione dei Frati Minori».
Nella lettera Il Sapore della Parola, i
Centri di Studio vengono definiti luoghi di
Studio e di Ricerca; luoghi speciali di elaborazione e di promozione per vivere l’ascolto
e il dialogo con l’altro. Centri per lo studio,
la ricerca e l’insegnamento di tutte le discipline e dove si vivono essenzialmente esperienza di vita. «L’obiettivo ultimo dello studio, della ricerca e dell’insegnamento nelle
nostre Università e Centri di Studio, e dei
Frati Minori che si dedicano a ciò, non è
quindi quello di acquisire e offrire informazioni, meno ancora quello di avere un titolo.
Ma di stimolare la ricerca della Vita, della
Verità e del Bene, in noi e negli altri. Non è
certo sufficiente essere ben informati. Solo la
trasformazione della mente e del cuore, porterà ad uno studio, una ricerca, un insegnamento veramente fecondi».
Le nostre Università e Centri di Studio e
di Ricerca sono chiamati ad offrire il proprio contributo all’elaborazione di una cultura al servizio integrale dell’uomo, capace
di andare oltre i criteri della praticità, del
rendimento e della concorrenza, non estranei alle stesse Università. Per questo è importante che tutti i Centri di Studio e Ricerca francescani trasmettano in modo attualizzato il patrimonio culturale, filosofico e
teologico della Scuola Francescana. «Questo esige, senza dubbio, uno studio critico e
approfondito della tradizione culturale francescana. Studiarla per curiosità è sterile,
studiarla in modo apologetico è trionfalismo dannoso. È necessario approfondirla
criticamente, per illuminare con un vero e
proprio atto di speranza le grandi questioni
che il nostro tempo ci pone».
Infine, le nostre Università e Centri di
Studio e di Ricerca, hanno l’importante
compito di creare ponti tra le culture e il
Vangelo. «Giovanni Paolo II ci ha detto:
“Compito delle vostre Università e Centri
di Ricerca è di operare un incontro fecondo
tra il Vangelo e diverse espressioni culturali del nostro tempo, per andare verso l’uomo d’oggi… Secondo l’esempio di San
Francesco e la grande tradizione culturale
dell’Ordine francescano, sia vostra cura
porre il Vangelo nel cuore della cultura e
della storia contemporanea”».
Conclusione
Al termine di queste riflessioni vorrei
augurare a ciascuno di voi, professori, studenti e tutti quanti siete impegnati a diverso
AD CHRONICAM ORDINIS
titolo nei numerosi centri di studio, di vivere il vostro impegno nello studio per un annuncio evangelico fedele e liberante, con
quegli atteggiamenti che il Ministro generale indica nella terza parte della sua lettera,
quando cerca di individuare le caratteristiche di un modello francescano di vita intellettuale.
«Se non siamo noi ad andare alla verità
ma è la verità che viene a noi in modi diversi, l’atteggiamento preliminare e preminente per accoglierla è l’apertura all’ascolto, a
cui seguirà l’inquieto interrogare». Dunque
il primo e fondamentale atteggiamento da
assumere è quello di vivere la nostra vocazione di minori non appropriandoci di nulla
e restando umili. Lo studio e la ricerca sono
espropriazione permanente del sapere. «Un
vero cammino di studio e di ricerca trasforma questa presunzione in desiderio e spogliamento: è una forte esperienza esistenziale di povertà che ci fa mendicanti».
La costante ricerca della Vita, della Verità e del Bene ci rende itineranti, senza nulla di proprio. «La ricerca scientifica cerca di
stabilire i risultati ottenuti, mentre ne mette
in evidenza il carattere relativo e spinge ad
andare sempre più lontano. Non ci si può
fermare in ciò che si conosce già. Colui che
cerca non ha dove posare il capo. Alla fine
chi ricerca è preso per mano dall’oggetto
che studia e condotto verso nuovi orizzonti
della vita e della verità. Il Beato Giovanni
Duns Scoto ci dice: “Nel cammino del genere umano la conoscenza della verità è
sempre in crescita”». È proprio questo cammino che ci rende liberi.
Un altro aspetto importante nella nostra
tradizione è il gusto e la gratuità del cammino verso la verità che non tolgono allo studio
la serietà e la fatica scientifica, ma donano
soddisfazione e gioia, perché per mezzo dello studio si ritrova la vera fonte della vita. «È
il gaudium de veritate tipico della tradizione
agostiniana, della quale siamo tanto debitori.
È bello addentrarsi nello studio come un luogo nel quale sperimentare una gioia particolare, quella che viene dalla ricerca e dalla
scoperta della Vita, della Verità e del Bene,
capace di donare una più profonda unità interiore tra vita e pensiero».
461
Il tornare alla grazia delle origini non ci
può rendere appagati o nostalgici del nostro
passato. Vogliamo realmente vivere la grazia delle origini «non solo come memoria
del passato, ma come profezia dell’avvenire». «Una filosofia e teologia critica impedirà che lo sguardo retrospettivo cada in un
puro tradizionalismo o in una nostalgia sentimentale verso le nostre origini. Al tempo
stesso, l’accuratezza del pensiero, aiuterà a
superare ogni ideologia futuristica ed utopistica. Il pensiero francescano è stato capace
di discernere i segni dei tempi e di trovare
sempre di nuovo la coraggiosa forza di una
parola profetica verso il mondo, la società e,
se necessario, anche all’interno della stessa
Chiesa».
Lo studio infine non è solo un’occupazione privata e solitaria. La ricerca della verità ci tocca come Fraternità in forza del nostro stesso carisma. «Nel contesto della vita
fraterna possiamo essere educati ed educare progressivamente al gusto della ricerca e
del pensiero, al confronto e al dialogo tra
posizioni diverse. In tal modo “gli studi
contribuiscono alla costruzione della Fraternità” e la aprono alla Fraternità più ampia della comunità ecclesiale e degli uomini di buona volontà».
Che questo nostro incontro serva anche
ad operare quella riconciliazione di cui parla il Ministro nella sua lettera: «Molti Frati
dediti all’evangelizzazione si sono considerati dispensati dallo studio e molti tra gli
studiosi hanno creduto di essere sollevati
dall’evangelizzazione. È l’ora della riconciliazione. Se i Frati sembrano lasciarsi assorbire completamente dai ministeri e servizi, è necessario ricordare loro la necessità
dello studio: un’adeguata preparazione intellettuale è fondamentale per qualunque attività apostolica. Allo stesso tempo a quanti si dedicano allo studio, alla ricerca e all’insegnamento in modo prioritario, sento la
necessità di ricordare che queste attività
non possono essere separate dal dono e dall’impegno di vivere con letizia le esigenze
della nostra forma vitae».
FR. FRANCESCO BRAVI, OFM
Vicario generale
462
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
5. VII Assemblea dei Ministri provinciali OFM d’Europa
Kalwaria Zebrzydowska, Polonia, 21-26.11.2005
La VII Assemblea dei Ministri provinciali OFM d’Europa (UFME) si è tenuta a
Kalwaria, Polonia, dal 21 al 26 novembre
2005. Erano presenti più di 70 Frati, tra Ministri, Delegati ed Invitati, in rappresentanza
di quasi 8.000 Frati, circa metà dell’Ordine.
Dalla Curia generale hanno partecipato il
Ministro generale, alcuni Definitori ed il Segretario generale per l’Evangelizzazione.
Il tema dell’Assembela, «I Francescani e
l’Evangelizzazione nell’Europa di oggi», è
stato approfindito anche con il contributo dei
seguenti Relatori: Fr. Giacomo Bini, Fr. Hermann Schalück, Fr. José R. Carballo, Ministro generale, Fr. Ulrich Zankanella e Paul
Zulehner, teologo pastoralista di Vienna.
Nel considerare la realtà europea bisogna tenere presente la sua ricca diversità dal
punto di vista storico, culturale, religioso,
ecclesiale ecc: fanno parte dell’Unione Europea i Paesi occidentali e vari Paesi dell’Est
(ed altri hanno già chiesto di entrare), per
molti anni quest’ultimi, sotto il regime socialista-comunista. Inoltre bisogna anche
considerare “l’atmosfera” che oggi si respira in Europa: laicismo, le radici cristiane sono state abbandonate; i valori economici sono al primo posto; sensibilità per la giustizia, la libertà; il bisogno di una spiritualità...
Di fronte a questa situazione, che cosa significa per la Chiesa annunciare oggi il
Vangelo? Vuol dire partecipare attivamente
alla costruzione della casa comune europea,
secondo la missione propria della Chiesa
che è quella di «annunciare, celebrare, servire il Vangelo».
E noi Francescani che cosa possiamo offrire? Il carisma francescano, grazie a san
Francesco, mantiene ancora oggi tutta la
sua forza evangelica, tutta la sua attualità e
la sua attrattiva anche in Europa. Tocca a
noi ri-esprimerlo in forme storiche più significative, capaci di venire incontro alle
aspirazioni profonde dell’uomo del nostro
tempo. È giunto il tempo dei segni: la testimonianza di una vita fraterna autentica e
sincera, di una fraternità interculturale, in-
ternazionale e interprovinciale diventa immediatamente un segno profetico. Altri segni: vivere la spiritualità del dialogo e della comunione, anche all’interno della Famiglia francescana, superando le tendenze
“esclusive” nei rapporti tra fratelli laici e
fratelli sacerdoti, tra uomini e donne, tra
“primo Ordine” ed OFS; lasciarci interpellare dalle sfide della crescita della popolazione, dell’ingiustizia strutturale, della violenza e non-violenza, del rispetto dei diritti umani, dell’ecologia e della necessità del
dialogo interreligioso; accettare e ricordare le motivazioni profonde e gli obiettivi
del progetto Europa come condizione per
capire meglio il Vangelo e S. Francesco.
Siamo chiamati a vivere il passaggio da un
atteggiamento di attesa alla mobilità missionaria; da una presenza passiva, rassegnata ad una presenza attiva che va incontro all’altro per condividere e dialogare;
dalla pesantezza di strutture alla leggerezza
di mediazioni più vicine alla gente, più
aperte.
Il Ministro generale nella sua Relazione ha invitato i Frati Minori ad offrire il
proprio contributo sia attuando quanto l’Esortazione apostolica chiede alle persone
consacrate (cf Ecclesia in Europa, n. 38) e
sia rispondendo ad alcune sfide: la collaborazione tra le Province e tra le Conferenze e anche con altri membri della grande Famiglia francescana ed altri Istituti di
Vita consacrata; essere testimoni eloquenti del primato di Dio; testimoniare la passione per l’umanità; riservare particolare
attenzione alla gioventù ed alla pastorale
vocazionale.
L’Assemblea ha accolto la proposta di
scrivere una “Lettera Ecumenica Francescana”; ha appoggiato alcuni progetti che
offrono l’accompagnamento ai pellegrini
nel cammino di Santiago o intraprendono
nuovi cammini nei luoghi francescani in
Italia; ha eletto il nuovo Consiglio dell’UFME: Presidente, Fr. Waclaw Stanilaw Ckomik (Wroclaw, Polonia); Vice Presidente,
Fr. Gabriele Trivellin (Torino, Italia); Consiglieri: Fr. Rupert Schwarzl (Innsbruck,
Austria), Fr. Zeljko Tolic (Split, Croazia),
Fr. Pedro Ruano (Madrid, Spagna).
AD CHRONICAM ORDINIS
6. Incontro CFF e Conferenza dei Ministri generali dei Primo Ordine e del
TOR
Roma, 18.12.2005
Domenica 18 dicembre, alle ore 15.30, si
è riunita presso la Curia generalizia dei Frati Minori la Conferenza della Famiglia
Francescana. Erano presenti i tre Ministri
generali del Primo ordine, quello del TOR,
la Ministra generale OFS e il Vice-Presidente CIF-TOR.
L’incontro straordinario prevedeva, in
primo luogo, la nomina del nuovo Board di
Franciscans International. Sono stati riconfermati i membri del vecchio Board, che avevano dato la loro disponibilità a continuare il
servizio e che in questi anni hanno svolto un
grande lavoro di coordinamento e collegamento nelle varie attività organizzate da FI:
Margaret Mary Kimmins, OSF (USA) CIFTOR; Denise Boyle, FMDM Irlanda) CIFTOR; Ana Maria Olmedo Ramos, OFS
(Guatemala); Attilio Galimberti, OFS (Italia); João Benedito, OFMConv (Brasile);
Markus Heinze, OFM (Germania). La CFF
ha poi espresso il suo grazie a Tewelde Beyene, OFMCap, David Couturier, OFMCap,
Lucy Almiranez, OFS, e Fr. Goran Dabic,
TOR, che per motivi diversi non hanno potuto rinnovare il loro impegno e al loro posto
sono stati nominati: Odilon Tiankavana,
OFMCap; John Celichowski, OFMCap;
John Pacelli, OFS; John Doctor, OFM.
La riunione è stata anche l’occasione per
chiarire alcuni aspetti delle possibili iniziative da programmare insieme in vista dell’VIII Centenario della nascita del carisma
francescano che si celebrerà nel 2009, mentre il Ministro generale del TOR ha brevemente illustrato il programma delle celebrazioni per l’VIII Centenario della nascita di
S. Elisabetta d’Ungheria che si concluderà
il 17 novembre 2007.
Il Vice-Presidente CIF-TOR, Fr. James
Puglisi, SA, ha poi informato sul programma del Convegno ecumenico di tutti i Francescani che si svolgerà dal 28 agosto al 3
settembre 2006 presso il Franciscan International Study Center di Canterbury e che
avrà per tema “Dalla Regola alla vita”. Il
463
Simposio si inserisce all’interno delle iniziative nate in seguito all’incontro avvenuto a Roma nel 2002 tra i Francescani cattolici e quelli appartenenti ad altre Chiese, durante il quale si era deciso di iniziare un
percorso di verifica comune e di confronto
delle diverse esperienze.
Al termine della riunione il Ministro generale OFMCap ha illustrato alla CFF l’attività del Capuchin Franciscan Centre for
Conflict Transformation (The Damietta Iniziative), che ha lo scopo di animare i laici
delle comunità cristiane africane, perché si
impegnino a crescere nel dialogo e nella
cultura della non-violenza all’interno delle
numerose situazioni di conflitto (etnico, sociale, religioso, ecc.) presenti in quel Continente. Il Centro ha la sua sede a Pretoria,
ma prevedendo di aprire delle sedi anche in
altri Stati africani e di allargare la collaborazione con tutti i membri della Famiglia
francescana, ha chiesto il patrocinio della
CFF che all’unanimità lo ha concesso, riconoscendo l’iniziativa pienamente in sintonia con lo spirito di Francesco d’Assisi.
Da ultimo è stata nominata Presidente di
turno della CFF la Ministra generale OFS,
Encarnación Del Pozo, alla quale sono stati
fatti gli auguri per un proficuo servizio ed è
stata fissata la data del prossimo incontro
per la mattina di lunedì 10 aprile 2006 presso la Curia generale TOR.
Terminata la riunione della CFF alle
17.30, dopo una breve pausa, i Ministri generali del Primo Ordine e del TOR si sono
ritrovati per valutare insieme il risultato del
primo Corso Interfamiliare di Formazione
per i Frati missionari, svoltosi a Bruxelles.
L’esperienza è stata decisamente positiva e
sono state apprezzate, soprattutto, la validità del programma offerto e l’esperienza
dell’interfamiliarità. Si tratta ora di risolvere alcuni piccoli problemi di tipo logistico
ed organizzativo che non intaccano la sostanza dell’iniziativa che si è deciso di continuare anche per il prossimo anno.
Essendo poi arrivata dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti l’approvazione del testo lusitano
del Rituale Romano-Serafico della Professione Religiosa, si è deciso di inviarne co-
464
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
pia a ciascuna Entità di lingua portoghese,
perché possa utilizzarlo.
Al termine dell’incontro c’è stato uno
scambio fraterno e Fr. Joachim Giermek,
Ministro generale OFMConv, è stato eletto
Presidente di turno della Conferenza. Facendosi gli auguri per le prossime feste natalizie, i Ministri si sono dati appuntamento
per il pomeriggio del prossimo 10 aprile
2006.
FR. STEFANO RECCHIA, OFM
7. Notitiae particulares
Segretario
– MONS. ANTÓNIO MONTES MOREIRA,
OFM, Vescovo di Bragança-Miranda, è
stato eletto il 4 aprile 2005 Vice-Presidente della Conferenza episcopale portoghese.
– MONS. JOSÉ BELISÁRIO DA SILVA, OFM, è
stato nominato da Benedetto XVI Arcivescovo Metropolita di São Luís do Miranhão (Brasile), finora Vescovo di Bacabal.
(L’Osservatore Romano, 22.09.2005)
– FRATI MINORI AL SINODO
Dal 3 al 23 ottobre 2005 si è tenuta, presso la Città del Vaticano, l’XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul
tema: «Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa».
Al Sinodo vi hanno partecipato 256 padri sinodali da 118 Paesi (il numero più alto
dei partecipanti a una assise sinodale). Di
essi 177 sono stati eletti, 39 vi hanno partecipato ex officio, 40 sono stati nominati dal
Santo Padre. Tra essi c’erano 55 Cardinali,
8 Patriarchi, 82 Arcivescovi, 123 Vescovi,
36 Presidenti delle Conferenze Episcopali,
12 Religiosi. Erano anche presenti 32
Esperti e 27 Uditori.
Dell’Ordine dei Frati Minori vi hanno
partecipato:
• come Padri sinodali: FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, Ministro generale
OFM, eletto dall’Unione dei Superiori
Generali; CARD. CLÁUDIO HUMMES,
OFM, Arcivescovo di São Paulo, eletto
dalla Conferenza episcopale del Brasile;
MONS. LUIS SÁINZ HINOJOSA, OFM, Ausiliare di Cochabamba, eletto dalla Conferenza episcopale di Bolivia; Mons.
Roberto Camilleri Azzopardi, OFM, Vescovo di Comayagua, eletto dalla Conferenza episcopale di Honduras; MONS.
LEO LABA LADJAR, OFM, Vescovo di
Jayapura, eletto dalla Conferenza episcopale di Indonesia; MONS. HIL KABASHI, OFM, Amministratore Apostolico
dell’Albania Meridionale, eletto dalla
Conferenza episcopale albanese; MONS.
BASIL MYRON SCHOTT, OFM, Arcivescovo metropolita di Pittsburg dei Bizantini, Presidente del Consiglio della
Chiesa Rutena (USA) appartenente alle
Chiese Orientali.
• come Esperto: FR. DAVID MARIA A. JAEGER, OFM, Professore di Diritto Canonico della Pontificia Università “Antonianum” in Roma.
1. Libri
BIBLIOGRAFIA
– AAVV, Liber Annus, LIII, 2003, Studium
Biblicum Franciscanum, Franciscan
Printing Press, Jerusalem 2005, pp.
521+52.
– BARTOLINI RINO (a cura di), Nella tua
Tenda, per sempre (sl 61,5). Storia delle
Clarisse. Un’avventura di ottocento anni, Edizioni Porziuncola, S. Maria degli
Angeli 2005, pp. 1197.
– BERTOLINI GIORGIO-CALUFETTI ABELEROVIDA EDOARDO, Il Venerabile Fratello
Francesco di Sant’Antonio, Arco (TN)
2005, pp. 63.
– BOADAS LLAVAT AGUSTÍN-DEL MAR
GRAÑA CID MARÍA (Edición de), El
Franciscanismo en la Península Ibérica.
Bilance y perspectivas. I Congreso Internacional, Madrid 22-27 de septiembre
de 2003, Asociación Hispánica Estudios
Franciscanos, Editora G.B.G., Barcelona 2005, 1024 pp.
– CALUFETTI ABELE, Padre Efrem Bettoni
O.F.M., Grafica 5, Arco (TN) 2005, pp. 40.
riano, Vigodarzene 2005, pp. 304.
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– LAURIOLA GIOVANNI (a cura di), Da Cristo
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– MIRI FRANCO, Corresponsabilità in una
democrazia sostanziale. Pensiero relazionale di Pierpaolo Donati e Teologia
morale a confronto, Estratto della tesi
per il Dottorato in Teologia, Pontificia
Università Gregoriana, Facoltà di Teologia, Roma 2005, pp. 136.
– NICACCI ALVIERO-PAZZINI MASSIMO-TADIELLO ROBERTO, Il Libro di Giona. Analisi del testo ebraico e del racconto,
Franciscan Printing Press. Jerusalem
2005, pp. 131.
– PROVINCIA DEL SS. CUORE DI GESÙ DEI
FARTI MINORI DI NAPOLI (a cura di), Le
grandi voci nascono dai grandi silenzi.
Giovanni Giuseppe della Croce (16541734) Frate e Santo. Con 40 tavole fuori testo. Nel 350° anniversario della nascita, Edizioni Intra Moena, Napoli 2005,
pp. 327.
– CONFERENCIA DE MINISTROS PROVINCIALES DE ESPAÑA (a cura di), La gracia de
los Orígenes. Refundación y Misión, 32a
Semana Interprovincial, Madrid, 3-8 de
abril de 2005, Imprenta Fareso S.A.,
Madrid 2005, pp. 167.
– RATZINGER JOSEPH (BENEDETTO XVI), Il
Perdono di Assisi, Edizioni Porziuncola,
S. Maria degli Angeli 2005, pp. 48.
– GOLDMANN GEREON, Ombre mortali.
Luce consolante, Traduzione dal tedesco
di Pietro Mauro, Progetto Editoriale Ma-
– STENICO REMO, I Frati Minori a Cles,
Nuove Arti Grafiche, Trento 4004, pp.
477.
– FEBBRARO ANTONIO, Santa Caterina in
Galatina. Assisi Salentina, Italiano-Inglese, Editrice Salentina, Galatina 2005,
pp. 71.
– SIMONETTI NANDO, Principi di Teologia
della Pace nel magistero di Benedetto
XV, Editrice Porziuncola, S. Maria degli
Angeli 2005, pp 375.
466
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
– STENICO REMO, I Frati Minori a San
Rocco di Rovereto, Nuove Arti Grafiche,
Trento 4004, pp. 473.
– SCHALÜCK HERMANN, The Gospel from
Age to Age, Institute for Consecrated Life in Asia (ICLA), Quezon City 2005,
pp. 182.
– SCHALÜCK HERMANN, Was dem Leben
dient. Missionarische Spiritualität heute, Edtition Coelde-Missio, Aachen
2005, pp. 158.
2. Extracta
– AROSIO MARCO, Cesare Cenci OFM e il
supplementum al Bullarium Francisca-
num (1378-1484), da «Miscellania Francescana», 2004 Tomo 104, Fasc. III-IV,
667-670.
– BROCANELLI VINCENZO, Il “Progetto
Africa” dell’Ordine dei Frati Minori.
Dalle intuizioni degli inizi all’evoluzione storica e istituzionale, in «Frate Francesco. Rivista di cultura francescana»,
Anno 71, Nuova Serie-Novembre 2005,
n. 2, pagg. 433-469.
– SANCHEZ GILL VICTOR, El “Calendarium Romanun del Capítulo General
OFM de Burgos de 1523. Notas y Edición, Extractum ex Periodico «Archivum Franciscanum Historicum», An, 98
(2005), Grottaferrata 2005, pp. 717-767.
1. Fr. Angelo Redaelli
NECROLOGIA
Tradate (VA), Italia, 19.05.1965
Owando Congo/Brazzaville, 12.09.2005
1. Curriculum vitae
Fr. Angelo Redaelli nasce a Tradate (VA)
(Diocesi di Milano) il 19 Maggio 1965 da
Vittorio e Miranda Levis, e viene battezzato nella Parrocchia di SS. Pietro e Paolo a
Turate (CO) il 30 Maggio 1965 con il nome
di Angelo Giovanni.
Dopo la maturità scientifica, frequenta la
Facoltà di Ingegneria nucleare presso il Politecnico di Milano (1984-89); nel frattempo entra in Convento a Cermenate (CO) ed
è ammesso all’Ordine dei Frati Minori nella Provincia di S. Carlo Borromeo l’8 Settembre 1987 da Fr. Pierantonio Norcini,
Ministro provinciale.
Nelle sue mani emette la Professione temporanea il 4 Settembre 1988 a Baccanello di
Calusco d’Adda (BG). Dal 1988 al 1992 è a
Rezzato come professo temporaneo e inizia
lo studio della Teologia, dapprima a Brescia,
presso il Seminario Diocesano, poi a Verona,
presso lo Studio Teologico “S. Bernardino”
dei Frati Minori. Il 10 Ottobre 1992 emette la
Professione solenne a Milano, nella Parrocchia “Regina Pacis”, nelle mani di Fr. Arcangelo Zucchi, Ministro provinciale.
Dal 1992 al 1994 è a Brescia, S. Gaetano, dove insegna religione presso il nostro
Liceo “Luzzago”. Nel giugno 1994 consegue il Baccalaureato in S. Teologia. Viene
ordinato sacerdote il 17 Giugno 1995 presso il Convento di Baccanello di Calusco
d’Adda (BG) da S. Ecc. Mons. Angelo Paravisi, Vescovo ausiliare di Bergamo.
Dal 1994 al 1999 risiede a Roma, presso
il Collegio S. Antonio, in qualità di studente del corso di licenza (che consegue il 20
Giugno 1996) e di laurea in Teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana.
Rientrato in Provincia, presta il suo servizio come Cappellano agli Spedali Civili
di Brescia nell’anno 1999-2000. Dal 2000
al 2003 è S. Antonio in Milano come Guardiano (2000-2003), Economo (2002-2003)
e incaricato per la formazione (2002-2003).
Nei medesimi anni svolge anche il ruolo di
Vice Assistente regionale dell’Ordine Francescano Secolare e di Vice Assistente del
Gruppo di Milano dell’Istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo e della Piccola Famiglia Francescana.
Avendo da tempo manifestato il desiderio di recarsi in missione, nel Giugno 2003,
viene ascritto alla Fraternità di S. Giovanni
Battista alla Creta in Milano per i mesi estivi, in modo da prepararsi a partire per l’Africa, inserendosi nel progetto della COMPI in Congo Brazzaville.
Rientrato in Italia dopo il primo anno di
missione, si reca con l’obbedienza dei superiori a Bruxelles per partecipare ad un apposito Corso di formazione missionaria nell’ottobre 2004. Il 16 Marzo 2005, insieme a
Fr. Italo Bono, anch’egli missionario in
Congo Brazzaville, riparte per la missione
e, dopo un tempo di permanenza a DjiriBrazzaville, svolge la sua attività ministeriale nelle comunità di base dei villaggi e in
assistenza alle varie attività missionarie locali. Il 5 Settembre comunica il suo trasferimento nella parrocchia di Makuoa, in aiuto
alla Fraternità locale. Una settimana dopo,
il 12 Settembre, in un villaggio presso
Owando, Fr. Angelo, alla guida di un fuoristrada con a bordo alcune suore clarisse e
nostri Frati locali, pur procedendo a bassa
velocità, non riesce a schivare una bambina
che d’improvviso gli attraversa la strada,
causandone la morte. Sceso nel tentativo di
soccorrerla, viene brutalmente aggredito
dagli abitanti del luogo, fino a provocarne
la morte. Dotato dal Signore di numerosi talenti umani e di spiritualità, Fr. Angelo è
tragicamente deceduto mentre svolgeva con
sempre più entusiasmo la sua opera di assistenza proprio ai bambini di strada, ai pove-
468
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
ri dei villaggi, alla tanta gente bisognosa di
cure mediche, di istruzione, di assistenza
spirituale. I numerosi attestati di cordoglio
delle autorità civili e religiose congolesi e
italiane, nonché la corale partecipazione a
questo momento di lutto da parte dei confratelli tutti, delle Suore in missione, dei
tanti volontari e amici che Fr. Angelo aveva
incontrato in questi anni in Congo non fanno che ribadire quanto fosse stimato, amato
e apprezzato per la sua fraterna presenza e
per il suo competente aiuto e ministero. Al
Dio della speranza, che ci riempie di ogni
consolazione nel momento della prova, affidiamo questo nostro carissimo fratello, sapendo che se il chicco di grano, caduto in
terra, muore, porta molto frutto.
2. Homélie du Nonce Apostolique à la
Celebration eucharistique en suffrage
Cathédrale de Brazzaville, le 13 septembre 2005
Excellences, Messeigneurs les Évêques,
Excellences, Messieurs les Ministres
et les Ambassadeurs,
Distinguées autorités
civiles et militaires,
Chers frères dans le sacerdoce, religieux
et religieuses, spécialement les Frères Franciscains et les Sœurs Clarisses,
Frères et sœurs dans le Christ,
Dimanche 4 septembre, la Communauté
de l’Ordre des Frères Mineurs qui est au
Congo vivait un moment de grande intensité,
de joie profonde et d’action de grâces à Dieu
pour l’Ordination presbytérale de deux de
ses membres, les Frères Pascal et Constant,
auxquels j’imposais les mains. Le Père Angelo était très actif à suivre les différentes aspects de la préparation et de la Célébration.
Quelques Frères, avec trois Sœurs de la
Communauté des Moniales Clarisses, se
sont rendues à Makoua et à Boundji pour
les Premières Messes des nouveaux prêtres
dans la Paroisse et la Communauté où se
trouvent les Franciscains.
On a tous eu l’occasion de connaître les
tristes circonstances de l’accident qui a coûté la vie au P. Angelo et ce n’est pas le lieu
ni le moment d’y revenir dans les détails.
La chose la plus importante est que Dieu
Tout-puissant, le Seigneur de la vie, a ac-
cueilli notre Frère, le P. Angelo. Il lui donne
la vraie vie, la vie éternelle. Le P. Angelo a
donné sa vie pour ce peuple qu’il a tant aimé et qu’il avait un si grand désir de servir.
Aujourd’hui, cette célébration est l’occasion de renouveler notre profession de foi
et de redire, comme la Préface de la Messe
des défunts: «Pour tous ceux qui croient en
toi, Seigneur, la vie n’est pas détruite, elle
est transformée; et lorsque prend fin leur séjour sur la terre, ils ont déjà une demeure
éternelle dans les cieux».
Religieux d’une grande simplicité, qui
vivait avec joie la vocation franciscaine de
suivre «Dame Pauvreté» - comme St François l’appelait -, le P. Angelo était très sensible, il ne supportait pas la violence et était
préoccupé d’aider ce peuple congolais à
sortir de l’ignorance.
Tout cela rend encore plus paradoxal le
dessein de Dieu au moment de sa mort. Son
grand cœur l’a amené à vouloir s’arrêter
pour secourir la petite fille qui s’était cognée la tête contre la voiture qu’il conduisait lundi matin et qui était encore vivante.
Le Seigneur ne lui a pas épargné la croix de
l’épreuve, et il a donné sa vie par amour.
Au-delà des circonstances tragiques, audelà des commentaires que chacun pourra
faire sur l’événement, je vous dis que pour
nous, les chrétiens, la chose la plus importante est de découvrir le dessein profond
que l’Amour de Dieu veut nous faire comprendre: le Père Angelo, qui avait un sens
aigu de sa vocation, avait été appelé à suivre
le Christ et il avait accepté de le faire en
choisissant de venir au Congo pour servir
ses frères de Djiri, les enfants de la rue de la
maison de Brazzaville et la communauté de
Makoua où il venait d’être affecté.
Par amour de Dieu et des hommes, il
avait tout quitté, il était parti de l’Italie, où il
avait sans doute une vie beaucoup plus facile du point de vue humain, pour être missionnaire en terre congolaise. C’est aussi
par vrai amour qu’il a décidé de s’arrêter
pour chercher à secourir l’enfant, par amour
il a donné sa vie.
On est tenté de dire que dans des circonstances pareilles il ne faut pas s’arrêter
sur la route. On dit que si en Italie le fait de
NECROLOGIA
ne pas s’arrêter est considéré un délit de fuite et non assistance à personne en danger,
ici la tradition est différente. Mais je suis
convaincu qu’on ne doit pas se rendre, que
ce peuple congolais est appelé comme tous
les autres à faire du chemin pour arriver à
considérer qu’un accident est un accident,
qu’on ne peut pas réagir de cette manière
inhumaine. La mort du P. Angelo, un prêtre,
un missionnaire italien, nous a réunis aujourd’hui, mais il faut penser à toutes les
fois où cela arrive partout dans le pays et
personne n’en parle.
La justice devra faire son chemin et la loi
son action éducatrice, mais, en fin de
comptes, on a un énorme besoin d’éducation
et de formation dans les valeurs humaines et
spiritueles qui découlent de l’évangile.
Plus profondément, comme aux temps
de Saint Paul, qui a entendu un Macédonien
lui dire: «Viens à notre secours» (Act 16, 9),
cette mort tragique semble être un cri qui
monte silencieusement de cette population
vers nous tous, pour dire: «Nous avons besoin d’être évangélisés». Dans un message
envoyé lundi soir par Mgr Kombo, Évêque
d’Owando, qui avait invités les Franciscains il y a presque quinze ans à venir au
Congo, après avoir loué l’action de ces missionnaires dans l’évangélisation des villages, dans le domaine de la santé, dans le
service aux enfants de la rue et dans la catéchèse, il écrit: «Une chapelle sera construite dans ce village pour demander pardon à
Dieu, aux Franciscains, à l’Italie». Et je suis
très content de cet engagement du Diocèse
d’Owando. Mgr Kombo avait écrit encore:
«Si vous ne voyez aucun inconvénient, que
sa dépouille repose à Owando ou à Makoua». Toutefois, la famille du P. Angelo, à
laquelle va notre gratitude pour avoir donné leur fils au Congo, a exprimé le désir de
l’enterrer en Italie, désir qu’il faut respecter.
Je le dis surtout aux Frères Franciscains
mais aussi à toute l’Église qui est au Congo:
nous avons une grande mission à accomplir
au service du peuple congolais par l’annonce de l’Évangile et de ses valeurs, mais il
faudra toujours être prêts à donner sa vie,
soit dans le martyre dans des circonstances
exceptionnelles, soit dans la donation quo-
469
tidienne que seul le Cœur de Dieu connaît.
Je le rappelais au Frères Pascal et Constant
le jour de leur Ordination presbytérale
quand je leur disait de «conformer leur vie à
la croix de Jésus Christ».
Les franciscains, mais aussi l’Église entière, ne peuvent oublier que St François n’a
pas seulement chanté dans le Cantique des
créatures: «Loué sois-tu, Seigneur, pour
frère Soleil et pour soeur Lune et les
Etoiles», mais il a aussi dit: «Loué sois-tu,
Seigneur pour notre sœur la Mort corporelle, à qui nul homme vivant ne peut échapper, malheur à ceux qui meurent en péché
mortel, heureux ceux qu’elle surprendra
faisant ta volonté car la seconde mort ne
pourra leur nuire».
Et surtout, dans ces circonstances où on
pourrait être tenté de se révolter et d’avoir
des pensées de vengeance, il faut se rappeler que St François a continué son Cantique
par dire: «Loué sois-tu, Seigneur, pour ceux
qui pardonnent par amour pour toi, qui supportent épreuves et maladies, heureux s’ils
conservent la paix car par toi, le Très Haut,
ils seront couronnés».
Comme le Seigneur Jésus au moment de
sa mort, le Père Angelo - j’en suis sûr - dit aujourd’hui au Père Éternel: «Père, pardonneleur: ils ne savent ce qu’ils font» (Lc 23, 34).
Dans l’Évangile qu’on a lu à la Messe de dimanche dernier, le Seigneur insistait sur le
besoin d’être toujours ouverts au pardon. Et
quand nous prions le Notre Père nous disons:
«Pardonne-nous nos offenses comme nous
pardonnons aussi à ceux qui nous ont offensés». J’ai été fier d’écouter dans ces jours des
paroles de pardon de la bouche des confrères
du P. Angelo. Le pardon est quelque chose de
divin, et seulement avec la force qui vient de
Dieu on arrive à pardonner.
Aujourd’hui l’Église Catholique célèbre
la Fête de la Croix Glorieuse. Le Christ
s’est offert sur la croix en sacrifice afin que
par lui le monde soit sauvé. La croix est
pour le peuple chrétien le signe de l’espérance du Royaume de Dieu. Objet de mépris pour les païens, la croix est devenue
«notre fierté ».
Il y a des moments dans la vie où l’on
s’interroge: «Pourquoi Dieu permet-il une
470
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
chose comme ça? Pourquoi Dieu n`arrêtet’il pas un tel mal?». Apparemment, Dieu
ne fait rien, comme apparemment Dieu
n`intervient pas devant la souffrance, la
douleur des innocents. Pourquoi? La clé de
ce mystère est la Croix de Jésus, mystère
déconcertant. Nous attendons une victoire
divine évidente, claire, triomphante, superbe, au fond des choses, et Dieu nous montre
une victoire humble: Dieu permet que le
mal s’acharne sur lui, Dieu l’assume pour
vaincre le mal et la mort. Vaincre la mort à
travers sa propre mort, vaincre la douleur à
travers sa propre douleur: «Dieu a tant aimé
le monde qu’il a donné son Fils unique: ainsi, tout homme qui croit en lui ne périra pas,
mais il obtiendra la vie éternelle» (Jn 3, 15).
C’est la logique de Dieu !
Il y en a qui posent la question: «Où était
Dieu quand le P. Angelo a été tué?». A cet
égard, la réponse qu’un célèbre écrivain a
placée dans la bouche du Christ, auquel un
pauvre voyageur s’était adressé, après être
tombé dans la boue, est éloquente: «Où estu, ô mon Dieu?» s’était écrié le pèlerin effondré dans la boue. Mais, immédiatement,
il entendit une voix mystérieuse qui, d’en
haut, lui répondait: « Je suis avec toi, dans la
boue! ». Dieu était sur la croix de Jésus, il a
expérimenté le même mal, la même souffrance, la même douleur, pour que personne
ne puisse dire que Dieu ne comprend pas sa
douleur, sa souffrance, pour que personne ne
se sente tout seul au moment de l’épreuve.
C’est pour cela que nous fêtons la Croix
glorieuse ! La vie est née de la mort de Jésus
! Et notre vie et notre mort, unies à la mort de
Jésus, ont un avenir en Dieu! «Si nous vivons, nous vivons pour le Seigneur, et si nous
mourons, nous mourons pour le Seigneur.
Donc, dans la vie comme dans la mort, nous
appartenons au Seigneur» (Rom 14, 8).
Le Seigneur Jésus nous a dit: «Si le grain
de blé tombé en terre ne meurt pas, il demeure seul ; mais s’il meurt, il porte beaucoup de fruit» (Jn 12, 24). La mission des
franciscains italiens «Notre Dame
d’Afrique», qui a commencé en 1991, a
donné beaucoup de fruit, soit en œuvres et
activités d’evangelization et de service à la
société congolaise, soit en termes de voca-
tions. Il y a déjà trois prêtres et un bon
nombre de frères congolais qui se préparent
au sacerdoce. Voilà les fruits. On ne peut
pas oublier qu’il y a eu du grain de blé tombé en terre qui a accepté de mourir: le P.
Francesco Piccinni, du groupe fondateur, et
maintenant le P. Angelo Redaelli. On est
dans la logique de l’évangile!
Je pense que dans ces circonstances nous
ne pouvons pas penser seulement à nousmêmes et à notre douleur. Il faut penser aussi au P. Angelo et je suis convaincu qu’il est
aujourd’hui dans la joie après la rencontre
face à face avec le Seigneur à qui il a consacré sa vie et qui lui aura dit au moment de sa
mort, trouvée dans un acte d’amour: «C’est
à moi que tu l’as fait! Viens, béni de mon
Père, entre dans la joie de ton Seigneur». La
mission franciscaine au Congo a alors gagné un intercesseur très spécial dans le ciel.
Qu’il me soit permis ici d’exprimer les
remerciements les plus sincères, de la part
de toute l’Église catholique qui est au
Congo, aux autorités de l’État congolais, du
Premier Ministre au Ministre de l’Administration du Territoire, du Secrétaire Général
du Ministère des Affaires Étrangères au
Chef de la Police pour l’assistance qu’il ont
immédiatement offert quand nous les avons
appelés. Le même remerciement je voudrais exprimer aux Ambassadeurs d’Italie
et de France, avec lesquels j’ai travaillé personnellement en étroite collaboration.
Merci de votre attention. Que Dieu vous
bénisse! Amen!
MGR ANDRÉS CARRASCOSA COSO
Nonce Apostolique au Congo
3. Omelia del card. Dionigi Tettamanzi
alla messa esequiale
Turate, Italia, 16 settembre 2005
“Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra”. Così l’evangelista Matteo nel racconto della Passione.
“Si fece buio”.
Carissimi, questo buio ci rimanda in maniera spontanea al dolore, sì, al dolore che
ha invaso ed ha travolto il nostro cuore alla
notizia che improvvisamente ci ha raggiunto: l’uccisione di fra Angelo.
NECROLOGIA
Un dolore che ha continuato a riempire il
nostro cuore, anzi, è venuto crescendo man
mano che abbiamo saputo il motivo e le
modalità di questa uccisione.
Un dolore che si fa più forte ora, alla presenza del corpo martoriato di fra Angelo, ormai consegnato alla terra, mentre la sua anima viene, dalla Chiesa che prega, affidata all’immensa e misericordiosa bontà di Dio.
Penso, in particolare, al dolore della
mamma, del papà e del fratello. Penso al
dolore dei confratelli Francescani della Provincia di Lomabardia e del Congo Brazzaville. Penso al dolore delle Comunità parrocchiali e delle realtà di Chiesa che fra Angelo ha servito. Penso al dolore di questa
amata Comunità di Turate. Penso al dolore
dell’intera Chiesa Ambrosiana. Penso al dolore che sta nel cuore dei fratelli e delle sorelle dell’amata Africa, in particolare al dolore dei vescovi qui presenti, soprattutto di
mons. Ernest Kombo.
Ma il buio di questo nostro dolore pare
farsi più tenebroso che inquietante, di fronte ad una uccisione che davvero ci sconcerta tutti: ha colpito un missionario impegnato a soccorrere una bimba dopo un incidente del tutto involontario, nel contesto di una
vita spesa per il bene degli altri.
E così la nostra stessa fede in Dio viene
profondamente sfidata!
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Così grida Gesù sulla Croce.
Non so se questo grido l’abbia fatto proprio anche fra Angelo in quei terribili momenti che hanno preceduto la sua fine.
Amo pensare che le abbia pronunciate,
fra Angelo, nel suo cuore, ma con lo stesso
significato con cui Gesù ha gridato sulla
Croce. Non un grido di disperazione, ma un
grido di pieno, totale, filiale abbandono a
Dio, al Padre, al suo Amore misterioso sì,
ma infinitamente dolce.
Questo, carissimi, ci spinge a presentare
anche noi a Dio il nostro dolore.
Solo così il buio che ci rattrista e ci impaurisce, può ricevere una luce che rischiara la nostra mente e che rasserena il nostro
cuore.
Presentato a Dio questo nostro dolore,
diventa preghiera. Preghiera di adorazione
471
della imperscrutabile volontà del Signore.
Preghiera di richiesta di misericordia e perdono per quanti hanno ucciso fra Angelo.
Sì, anche queste parole Gesù ha pronunciato sulla Croce: “Padre, perdona loro”. E infine, una preghiera di affidamento di padre
Angelo all’amore di Dio, alla sua pace infinita, alla sua gioia senza fine.
Continuiamo a lasciarci illuminare dalla
luce che ci viene da Cristo Signore, in particolare dalla sua Pasqua di morte e di risurrezione.
Luca ci ha parlato del desiderio ardente
di Gesù di mangiare la Pasqua con gli Apostoli prima della sua Passione.
In realtà, nell’Ultima Cena, Gesù anticipa la vera e definitiva Pasqua donando nel
pane e nel vino il suo stesso Corpo e il suo
stesso Sangue, dunque tutto se stesso e rendendolo ormai sempre presente nella storia
questo suo dono, nella celebrazione dell’Eucaristia.
E così Gesù porta a compimento la sua
vita, ricolma ormai di amore, di dono totale
di sé, di servizio, nel segno della massima
gratuità e generosità.
Per questo Gesù tronca in modo immediato, forte e categorico, la discussione dei
Discepoli su chi tra loro fosse il più grande.
La tronca, questa discussione, non con le
sue parole, ma col suo esempio. Dice infatti: “Ecco, io sto in mezzo a voi come colui
che serve”.
Queste parole ci fanno pensare al senso
profondo della vita e della morte di fra Angelo.
Questo nostro fratello è stato chiamato a
portare a compimento il suo ministero di
prete, la sua passione missionaria, la sua vocazione francescana. E questo con un servizio di amore, di un servizio giunto fino al
dono della propria vita.
Servire il popolo di Dio. Servire la gente. Servire la gente così com’è, con i suoi
problemi e le sue fatiche, anzi, i suoi stessi
drammi, con le sue attese e le sue speranze.
Servire la gente del Congo, non soltanto
perché avesse una vita umana degna della
dignità della persona, quindi una vita liberata dalle diverse forme di povertà, di ingiustizia e di violenza, ma soprattutto per-
472
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
ché potesse conoscere il Vangelo che salva
e ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo come fonte di vita nuova, di riconciliazione, di
comunione, di pace.
Fra Angelo ha sigillato, sì, ha sigillato in
modo splendido con il suo stesso sangue,
unendosi così a tanti missionari martiri che
hanno dato la loro vita per il Vangelo.
Ha sigillato con il suo stesso sangue, il
suo servizio a Cristo e all’uomo.
E siamo così alla luce della risurrezione.
La morte di Gesù non è la fine. È l’inizio. L’inizio di cose nuove e straordinarie.
Come scrive l’evangelista: “Ed ecco il velo
del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,
i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi
morti risuscitarono”.
Sì, tutto questo. Ma la novità più sorprendente è la risurrezione di Gesù da morte.
La sua morte si fa principio di vita, di vita per sé e per tutti. L’aveva detto un giorno:
“Se il chicco di grano che cade per terra
muore produce molto frutto”.
Lui, Gesù in persona, è questo chicco di
grano. La sua morte diventa sorgente, sorgente inesauribile di vita.
Così è di Cristo. Ma così è anche del discepolo che muore con Cristo e in Cristo. Il
Padre lo fa risorgere e gli dona la vita eterna, la vita che non muore.
Carissimi, preghiamo perché fra Angelo
condivida nella forma più intensa e per
sempre l’esperienza degli Apostoli nella sera di Pasqua.
Scrive Giovanni che i discepoli gioirono nel vedere il Signore. È la stessa gioia
alla quale è stata chiamata la bimba investita e soccorsa da padre Angelo, che involontariamente è diventata causa di violenza e di morte.
Preghiamo perché la morte di fra Angelo possa essere principio di vita, di vita
nuova, di vita ricolma di amore, per noi
che l’abbiamo conosciuto ed amato e che
ora lo piangiamo; per le Comunità e le
realtà di Chiesa che ha servito con il cuore
di Cristo; per i fratelli e le sorelle tutte dell’Africa, per il loro avvenire sempre più
evangelico e, proprio per questo, sempre
più umano.
Preghiamo, infine, con fiducia, con fiducia illimitata, il Signore perché il posto occupato da fra Angelo in Africa non vada deserto, ma altri, molti altri lo raggiungano e
così si continui ad annunciare il Vangelo e a
portare la salvezza di Gesù al mondo e ad
ogni creatura.
Lo sia anche per la nostra preghiera personale e comunitaria.
E così, carissimi, il nostro cuore addolorato trovi nella fede e nella preghiera quella
consolazione e quel coraggio di cui tutti abbiamo bisogno.
DIONIGI CARD. TETTAMANZI
4. Messaggio del Ministro generale
Roma, 16 settembre 2005
Carissimi,
il Signore ci doni la sua pace!
In questo giorno di lutto e di dolore voglio unirmi a voi per implorare a gran voce
la pace che è dono del Risorto, perché solo
Lui potrà consolare il nostro cuore ferito.
Di fronte ad una tragedia che ci ha lasciati impietriti e senza parole, ci sentiamo chiamati ora a far risuonare la Parola di Dio che
è parola di vita. Lasciamo che scenda nel
profondo delle nostre viscere e ci trasformi,
riconciliandoci con Dio e con i fratelli, divenendo nuovamente offerta di amore e perdono, aprendoci ancora alla speranza.
Con questa supplica desidero esprimere
tutta la mia vicinanza ai familiari di fr. Angelo, ai parenti, agli amici, alla sua gente, ai suoi
confratelli della Provincia di Milano, a quelli
della Fondazione “Notre Dame d’Afrique” e
a tutti coloro che oggi sono qui per testimoniare il loro affetto e la loro stima. Ma desidero in questo momento affidare al Signore
anche i parenti e quanti piangono la scomparsa della bambina, la cui morte accidentale è
stata all’origine di questa tragedia. Possa anche a loro il Signore donare la sua pace.
Nella certezza che il sacrificio di fr. Angelo, unito al sacrificio di Cristo, porterà
molto frutto e che, come dice il Vangelo,
sarà un frutto duraturo (cf Gv 15,15), ringrazio il Signore che ci ha donato questo
Fratello, che con il dono della sua vita ha testimoniato l’amore di Gesù per i più piccoli del Regno: quei piccoli di cui era stato
NECROLOGIA
chiamato a prendersi cura in Congo e che
ora per mano lo accompagnano nella casa
del Padre delle misericordie. Certamente
anche di lui san Francesco oggi direbbe:
“Ecco un vero Frate Minore”!
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
2. Fr. Angelo Stellini
Santa Fiora, Italia, 15.07.1926
Firenze, Italia, 07.10.2005
Nel pomeriggio di sabato 8 ottobre, nella Chiesa di San Salvatore a Monte alle
Croci, in Firenze, si sono svolte le solenni
esequie di padre Angelo Stellini dei Frati
Minori di Toscana.
Era un uomo dall’animo grande, pronto
ad abbracciare quanto di bello, di nuovo, di
impegnativo accadeva nella Chiesa e nel
mondo. Nato alla Selva, sul monte Amiata,
nel 1926, era entrato giovanissimo nell’Ordine dove subito si era distinto per le doti
umane davvero fuori del comune. Studente
all’Ateneo Antoniano di Roma e poi allo
Studium Biblicum di Gerusalemme, dopo
un breve periodo di insegnamento e un incarico a Napoli, approdò definitivamente
nella Capitale. Qui, dal 1961 al 1978, fu Direttore delle Opere Antoniane e si dedicò
con tutto se stesso agli ultimi attraverso un
molteplice servizio di carità. Dal 1970 fu
anche Presidente del Collegio Internazionale S. Antonio, la Casa di studio centrale dell’Ordine minoritico. Negli ambienti romani, allora in fermento per il Concilio, fu fortemente segnato dalle spinte di novità e
dalle sfide che venivano alla vita religiosa
dal mondo contemporaneo.
Queste esperienze lo preparavano alla
seconda fase della sua vita che iniziò il 2
agosto 1979, quando fu richiamato in Toscana per essere Ministro provinciale. Dopo sei anni diventò Definitore generale e, finito il prestigioso incarico, fu nuovamente
eletto dai suoi Frati Ministro provinciale
della Toscana per altri nove anni. Non è
possibile stringere in poche parole ciò che
quest’uomo intelligente, gentile e dignitoso
ha fatto per il suo Ordine e per la vita con-
473
sacrata in Italia. La Conferenza dei Ministri
provinciali d’Europa (UFME), la Conferenza dei Ministri provinciali italiani (COMPI), il Movimento delle Religiose Francescane, gli Istituti Secolari, il Terz’Ordine
Secolare, le Claustrali lo hanno conosciuto
animatore trascinante di iniziative di vasto
respiro ed hanno apprezzato la sua capacità
di tessere dialoghi di profonda comunione e
di sincera fraternità.
Dopo la fine dell’ultimo mandato, si era
dedicato con giovanile entusiasmo al mondo missionario, da lui sempre amato, facendo del suo convento di Monte alle Croci in
Firenze un centro di irradiazione dell’ideale apostolico.
Ha servito la Chiesa, ha amato il suo Ordine, ha annunciato il Vangelo.
La sua vita è stata un cantico di lode all’Altissimo, Onnipotente, Buon Signore.
3. Fr. Attilio Mellone
Montesano sulla Marcellana, Italia, 19.07.1917
Cava dei Tirreni, Italia, 14.11.2005
Nato a Montesano sulla Marcellana il 19
luglio 1917, da Luigi e Luisa Grassìa, vestì
l’abito francescano a Tramonti il 28 settembre 1933 ed emise la prima professione il 7
ottobre 1934; a Nocera, professò solennemente il 18 febbraio 1940 e fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1941.
In pieno conflitto mondiale, la Provincia
Salernitano-lucana dell’Immacolata Concezione, da pochi mesi istituita, guarda al futuro e prepara, presso il Pontificio Ateneo
Antonianum, un solido corpo docente che
formerà, culturalmente e spiritualmente, le
generazioni successive. P. Attilio, parte il
12.10.1942 per gli studi; lo seguono, dopo
qualche anno, P. Marco Adinolfi (Sacra
Scrittura), P. Pacifico Bimonte (Morale), P.
Ambrogio Apostolico e P. Marino Camera
(Diritto), P. Arcangelo Pergamo (Storia).
P. Attilio termina gli studi di dogmatica
presso il Pontificio Ateneo Antoniano (summa cum laude), l’11.07.1947, difendendo la
tesi La dottrina di Dante Alighieri sulla
creazione in genere e, pubblicandola, consegue il dottorato l’11.11.1949 avendo co-
474
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
me censori i PP. Carlo Balic, Liberato Di
Stolfi e Antonio Lisandrini. Il suo brillante
curriculum di studi attira l’attenzione dei
Superiori dell’Ordine che lo nominano
membro della commissione scotista internazionale per la quale lavora nell’anno sociale 1947/48.
In Provincia ricopre i ruoli di Maestro
dei chierici, docente di teologia dogmatica
a Nocera e a Cava e Prefetto degli studi. Prima è eletto Definitore provinciale e, nel primo vero capitolo della neo provincia Salernitano-lucana dell’Immacolata Concezione, il 23 luglio 1956, è eletto Ministro
provinciale, con l’unanimità dei voti.
Dai Ministri provinciali OFM d’Italia è
nominato, nel settembre 1956, Presidente
della commissione per l’ordinamento del
corso liceale-filosofico quadriennale e, nel
novembre 1957, Segretario della commissione per il riassetto dell’Istituto Superiore di
Scienze e Lettere di Santa Chiara in Napoli.
Il 25.05.1961 la Congregazione dei Religiosi lo nomina Assistente Religioso delle
Figlie della SS. Vergine Immacolata di
Lourdes di Massa Lubrense, incarico mantenuto fino all’agosto 1966.
Terminato il mandato di Ministro, il
19.07.1962, il Vicario generale dell’Ordine,
fr. Angelico Lazzeri, trasmettendo al Visitatore generale, fr. Egidio Di Tommaso, il documento di elezione del nuovo governo della Provincia, scrive a nome del Definitorio
generale: “…mentre ringrazia il M.R.P. Attilio Mellone per l’opera coscienziosamente svolta nel corso del suo Provincialato,
prega il Ven.do Definitorio provinciale che
voglia lasciar libero da impegni il prelodato
M.R.P. Mellone, nella prospettiva che gli
possa essere affidato eventuale incarico in
qualche casa dipendente direttamente dal
Ministro generale” (13.07.1962).
Dopo il Capitolo, P. Attilio riprende l’insegnamento di teologia dogmatica, ma per
poco: il 25.01.1964 è nominato Visitatore generale della Provincia San Carlo Borromeo di
Milano e delle missioni francescane in Libia
(Vicariato Apostolico di Tripoli e Prefettura
Apostolica di Misurata, dipendenti dalla Provincia milanese; Vicariato Apostolico di Bengazi, affidato a quella ligure).
Il 17.07.1964 è Vicario, Maestro e Lettore presso l’Istituto Pedagogico Internazionale Francescano di Grottaferrata; dal
21.07.1967 al gennaio 1971 è nominato
Presidente dello stesso Istituto. Rientrato in
Provincia, il 12.01.1971, è assegnato alla
Fraternità di Cava dei Tirreni, ove è rimasto
fino alla morte.
Nel 1974 fonda la Lectura Dantis Metelliana, ancora oggi attiva, che richiama a Cava i maggiori dantisti, italiani e stranieri;
per questa opera di divulgazione dantesca si
fa apprezzare in tutta Italia ed è invitato a
tenere lezioni nelle più prestigiose analoghe
società dantesche (Ravenna, Firenze, Roma, Milano, Mantova, Vicenza, Schio ecc.).
L’opera di promozione culturale ha avuto un riscontro notevole e le annuali letture
dantesche sono un evento culturale atteso
da studiosi, professori e intere scolaresche.
La città di Cava ne ha preso atto e, il 7 agosto 2004, nell’Aula Consiliare del Palazzo
di Città, lo ha insignito della cittadinanza
onoraria conferita a “coloro che con attività
ed opere abbiano dato e danno lustro e giovamento alla nostra Città”.
FR. GIACINTO D’ANGELO, OFM
5. Fr. Zachaeus Zweerman
Rotterdam, Olanda, 18.09.1931
Megen, Olanda, 17.10.2005
Fr. Sigismund Verheij
Didam, Olanda, 11.12.1927
Utrecht, Olanda, 18.12.2005
The Dutch Province of the Martyrs of
Gorcum lost, in the last few months, two
brothers who have greatly contributed to
the study and the life of Franciscan spirituality in the Netherlands and far beyond.
Brother Theo Zweerman died at the age of
74 in the friary of Megen on October 17th
2005, after a long illness. After his priestly ordination in 1960 he studied at the philosophical Faculty of Louvain, Belgium and graduated with a study on Spinoza. For a few years
he taught philosophy at our own house of
studies and was subsequently appointed professor of philosophy at the Catholic University of Utrecht in the Netherlands in 1967. He
NECROLOGIA
dedicated his talents to the study of the Writings of St. Francis of Assisi for the remaining
twenty-five years of his life. He gave countless lectures, courses and spiritual exercises
on this subject to all members of the Franciscan Family in the Netherlands and the world
over. In the last four years of his life, increasingly hampered by his illness, he still published some three books on the same subject
in close collaboration with Sr. Edith van den
Goorbergh, OCR. His principal publications
have been or are being translated into German and English. The Friars of the Province
will remember him for his strong and fervent
faith, which he continued to share with them
until the very day he expired.
Brother Sigismund Verheij of the Dutch
province of the Martyrs of Gorcum expired
in Utrecht on December 18th, 2005, after a
protracted battle with cancer, which made
him ultimately bedridden for several months.
He reached the age of 78. After his priestly
ordination he studied advanced theology at
the University of Munich, Germany. At the
suggestion of the well-known Confrere Kajetan Esser, Brother Sigismund specialized
in Franciscan theology and wrote his doctoral dissertation on: ‘Der Mensch unter der
Herrschaft Gotes. Versuch einer Theology
des Menschen nach dem hl. Franziskus von
Assisi’ (Man under the Supremacy of God.
Attempt at a Theology of Man according to
Francis of Assisi). From that time on Sigismund served the fraternity with his knowledge of and insights on Franciscan spirituality. Over an extended number of years he
taught the brothers in formation. He also
widened his field of activities outside The
Netherlands. Besides, he served the fraternity as Guardian, Definitor, chaplain to the
Poor Clares and International Assistant to the
Secular Franciscans. As a member of the
commission, Sigismund was directly involved in drafting the 1967 General Constitutions.
In the final decade of his life, Sigismund
Verheij no longer directed his principal energy to the study of Franciscan Spirituality,
but focussed almost exclusively on values
such as mercifulness in human life, authenticity and reconciliation. And even in these
475
values he did not primarily emphasize
achievements, but rather the effort and attempt, - mercifully, - leaving room for what
remained lacking in another person, including in the person’s own life. He cherished
looking at people without demands and reproaches. He assisted, from his angle,
countless people, religious and lay,
Catholics and non-Catholics, in the search
to find their way in life. May the Lord now
have mercy on Sigismund himself.
BR. MARTIEN VAN HEMERT OFM
6. Anno 2005 mortui sunt
* 3 febbraio 2005: CARVALHO FR. EUGÉNIO
DA CRUZ, nato a Vila Seca, della Prov.
Ss. Martyrum Marociensium, Portogallo. È morto all’età di anni 73, di vita
francescana 54 e di sacerdozio 47.
* 12 febbraio 2005: PEREIRA FR. ADELINO,
nato a Caranguejeira, della Prov. Ss.
Martyrum Marociensium, Portogallo. È
morto all’età di anni 74, di vita francescana 56 e di sacerdozio 49.
* 5 maggio 2005: SOUSA FR. JOÃO SARDINHA, nato a Santa Luzia, della Prov. Ss.
Martyrum Marociensium, Portogallo. È
morto all’età di anni 90 e di vita francescana 67.
* 3 luglio 2005: CALOVI FR. DONATO, GIUSEPPE, nato a Mezzocorona, della Prov.
Tridentinae S. Vigilii, Italia. Fr. Donato,
dopo gli studi nelle nostre Case, fu in
molti conventi della Provincia come Frate Minore di grande sensibilità per la vita francescana, di cultura profonda e apprezzato oratore. Svolse più volte il servizio fraterno di Guardiano ed
Economo. Gli ultimi vent’anni li passò
nella Custodia del cimitero civico di
Trento incontrando con semplicità e sensibilità francescana quanti si affacciavano all’ufficio e gli chiedevano notizie,
conforto o aiuto. È morto presso l’Ospedale di Trento all’età di anni 81, di vita
francescana 62 e di sacerdozio 58.
476
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
* 3 agosto 2005: REYES BUCIO FR. MOISÉS,
nato a Ciudad Hidalgo, della Prov. Ss.
Petri et Pauli, Messico. È morto presso la
Casa “Purísima Concepción” di Lelaya
all’età di anni 54, di vita francescana 30
e di sacerdozio 26.
* 8 agosto 2005: PACHECO FR. ARMANDO DE
SÃO JOSÉ, nato a Sendim da Serra, della
Prov. Ss. Martyrum Marochiensium, Portogallo. È morto all’età di anni 89, di vita
francescana 71 e di sacerdozio 65.
* 22 agosto 2005: OLIVARES SUAREZ FR.
HECTOR ALEJANDRO, nato a Rancagua,
della Prov. Ss. Trinitatis, Cile. È morto a
Santiago all’età di anni 73, di vita francescana 50 e di sacerdozio 48.
* 24 agosto 2005: LECLEF FR. ANDRÉ, nato
a Solre sur Sambre, Belgio, della Prov.
Trium Sociorum/Gallia orientalis, Francia/Belgio. Di salute cagionevole, ha
vissuto con intensità la vita religiosa ed
ha esercitato il ministero pastorale soprattutto nella benedizione alle case e
nella visita agli ammalati. Ha vissuto la
sua vita francescana a Liége e soprattutto a Montignies sur Sambre, dove ha lasciato un buon ricordo. È morto a Marcinelle all’età di anni 80, di vita francescna 47 e di sacerdozio 40.
* 1 settembre 2005: VERNIER FR. LOUISFRANÇOIS, ANTOINE, nato a Roubaix,
Francia, della Prov. Trium Sociorum/Gallia orientalis, Francia/Belgio. Ha vissuto
la maggior parte della sua vita in Marocco, dove si è messo a servizio di tutti: dei
fratelli cristiani a Rabat, Marrakech,
Ouarzazate...; dei fratelli musulmani di
Haut-Atlas nel dispensario e in un centro
di formazione. È stato sempre molto accogliente, profondamente fiducioso nell’avvenire del Marocco, sacerdote consacrato al servizio. È morto a Rabat, Marocco, all’età di anni 83, di vita
francescana 61 e di sacerdozio 57.
* 1 settembre 2005: SIMIS FR. LUDOVICUS,
HENRICUS, nato ad Amsterdam, della
Prov. Ss. Martyrum Gorcomiemsium,
Olanda. È morto a Weert all’età di anni
96 e di vita francescana 78.
* 2 settembre 2005: DATTINI FR. ALESSANDRO, nato a S. Vitale/Assisi, della Prov.
Seraphicae S. Francisci Assisiensis, Italia. Insegnante di S. Scrittura e di Letteratura greca, più volte Definitore provinciale, Custode della Porziuncola, dal
1951 al 1964 fu Commissario generale
delle Suore Francescane di Gesù Bambino, dal 1966 al 1981 fu Commissario
provinciale, prima, ed Assistente regionale, poi, del Terz’Ordine Francescano.
Si distinse particolarmente per l’attività
di predicazione. È morto nell’Infermeria
provinciale in S. Maria degli Angeli all’età di anni 95, di vita francescana 79 e
di sacerdozio 72.
* 2 settembre 2005: ACERO PARDO FR.
EFRÉN, nato a Quintanadueñas, della
Prov. Granatensis Nostrae Dominae a
Regula, Spagna. Dotato di una memoria
prodigiosa, fu un appassionato lettore,
soprattutto della storia dell’Ordine e della Provincia. Svolse il lavoro pastorale
con zelo e dedicazione in vari Conventi
della Provincia e nella missione in Marocco. È morto nell’Infermeria provinciale “Santuario de Regla” in Chipiona
all’età di anni 92, di vita francescana 76
e di sacerdozio 68.
* 3 settembre 2005: PASQUI FR. FEDELE,
ALFREDO, nato a S. Benedetto Val di
Sambro (BO), della Prov. Bononiensis
Christi Regis, Italia. Nei primi anni della sua vita religiosa si dedica alla questua a Modena e all’infermeria a Imola
oltre che al servizio di sagrestano a Piacenza per 7 anni. Nel 1955 è trasferito a
Bologna S. Antonio dove ha vissuto 30
anni di attività e di apostolato fondando
e animando il gruppo dei “chierichetti”.
Dal 1985 al 1988 è trasferito a Villa Verucchio e dal 1988 per 5 anni è responsabile dell’Infermeria provinciale, dedicandosi alla cura dei Frati infermi con
prontezza e discrezione. È morto a Bo-
NECROLOGIA
logna all’età di anni 81 e di vita francescana 62.
* 3 settembre 2005: MOUS FR. ODULF,
HERMANNUS, nato a Bolsward, della
Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium,
Olanda. È stato missionario in Indonesia
dal 1947 al 1993. È morto in
Alverna/Wijchen all’età di anni 88, di vita francescana 65 e di sacerdozio 60.
* 6 settembre 2005: MURPHY FR. JOHN, JOSEPH, nato a Buffalo, NY, della Prov. Ss.
Nominis Iesu, USA. Istruttore presso il
Siena College, Loudonville, NY dal
1955 al 1959; dal 1959 al 1965, ha continuato i suoi studi superiori all’University of Notre Dame e al Siena College,
conseguendo il M.S.M. (Master of Medieval Studies) e il M.S.M. (Doctor of
Medieval Studies); dal 1989 al 1993, fu
Parroco e Guardiano del St. Stephen of
Hungary Parish in NYC; e dal 7 giugno
1993 fu Vicario parrocchiale al Saints
Patrick and Anthony in Hartford, CT. È
morto presso Hebrew Home and Hospital, Hartford, CT, all’età di anni 77, di vita francescana 56 e di sacerdozio 51.
* 7 settembre 2005: CIVIDINI FR. STEFANO,
ANGELO, nato a Coderno di Sedegliano
(UD), della Prov. Venetae S. Antonii Patavini, Italia. Animato da appassionato
spirito missionario trascorse 16 anni in
Cina nella missione di Sanyuan. Conobbe l’esperienza della prigione con la conseguente espulsione a causa del regime
comunista. Quindi per 45 anni fu missionario in Giappone. Il 29 aprile del 1986,
fu insignito della onorificenza «di quinto grado dell’ordine del sacro tesoro
giapponese» con la motivazione: «per la
squisita accoglienza verso i bambini e le
famiglie». È morto nel Convento S.
Cuore in Saccolongo all’età di anni 94 e
di vita francescana 75.
* 7 settembre 2005: FREIGHTMAN FR.
LOYOLA, ELMORE, nato a Chicago, della
Prov. Ss. Cordis Iesu, USA. Ha speso alcuni anni impegnato nei servizi fraterni
477
come cuoco, sarto e portinaio. In seguito
si è dedicato ai servizi sociali e pastorali
come Membro di un’équipe ministeriale
di Memphis, fu molto attivo nel ministero dell’evangelizzazione presso il St.
Anthony’s a St. Louis fino alla sua morte. È morto all’età di anni 69 e di vita
francescana 47.
* 9 settembre 2005: HARZÉE FR. RAYNIER,
ROGER-AIMÉ, nato a Barvaux-en-Condroz, Belgio, della Prov. Trium Sociorum/Gallia orientalis, Francia/Belgio. Si
è distinto per una particolare creatività
nell’attuazione del Concilio Vaticano II
nell’ambito della Liturgia e della Parola
di Dio. Sempre preoccupato d’essere a
servizio della giustizia e della pace, fu un
uomo di pace, costruttore di fraternità là
dove visse. Come Ministro provinciale
(1985-1993) e Presidente dell’UFME, fu
aperto ai segni dei tempi e rispettoso dei
carismi di ciascuno. È morto a Bruxelles, Belgio, all’età di anni 81, di vita
francescana 62 e di sacerdozio 55.
* 10 settembre 2005: FARAONE FR. EMMANUEL, nato a Long Island City, NY, della
Prov. Immaculatae Conceptionis BMV,
USA. È morto presso “Carmel Richmond Nursing Home” in Staen Island,
NY, all’età di anni 92, di vita francescana 68 e di sacerdozio 62.
* 11 settembre 2005: GOLDIN FR. ARMANDO, MIRCO, nato a Monselice (PD), della
Prov. Venetae S. Antonii Patavini, Italia.
Per 17 anni prestò un lungo e prezioso
servizio alla Provincia, in qualità di addetto alla Segreteria provinciale. Dal
1966 visse a Verona SS. Redentore, impegnato in modo particolare nella pubblicazione delle Lettere pastorali dei Vescovi e delle Conferenze episcopali, edite nella Collana “Magistero Episcopale”.
È morto nel Convento S. Cuore in Saccolongo all’età di anni 79 e di vita francescana 64 anni.
* 12 settembre 2005, REDAELLI FR. ANGELO, ANGELO GIOVANNI, nato a Tradate
478
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
(VA), della Prov. Mediolanensis S. Caroli Borromaei, Italia. È morto in un villaggio presso Owando, Congo/Brazzavile, all’età di anni 40, di vita francescana
17 e di sacerdozio 10.
* 12 settembre 2005: RIEFFEL FR. CHARLES, ANDRÉ, nato a Sélestat, Francia, della Prov. Trium Sociorum/Gallia orientalis, Francia/Belgio. Messa la sua vita a
servizio dei piccoli e dei poveri, ha vissuto numerosi anni un quartiere popolare ed è stato per molto tempo cappellano
del carcere; ha lavorato in questo settore
a livello regionale. In seguito, come responsabile della pastorale dei Migranti,
ha accolto e aiutato persone in difficoltà,
in particolare i richiedenti di asilo. È
morto a Dole, Francia, all’età di anni 74,
di vita francescana 55 e di sacerdozio 47.
* 16 settembre 2005: HOOPER FR. JOHN,
nato a Stratford, della Prov. Immaculatae
Conceptionis BMV, Inghilterra. È morto
a Woodford all’età di anni 76, di vita
francescana 56 e di sacerdozio 51.
* 19 settembre 2005: BACHUS FR. VICTORIN, nato a Oldenburg, della Prov. Nostrae Dominae de Guadalupe, USA. È
morto presso il Regional Medical Center
di Albuquerque all’età di anni 77, di vita
francescana 57 e di sacerdozio 49.
* 22 settembre 2005: BRKIC FR. AUGUSTIN,
FRANJIO, nato a Varvara, Rama-Scit, della Prov. S. Curcis, Bosnia-Erzegovina. È
stato Cooperatore parrocchiale a RamaScit, Fojnica, Tuzla, Beograd; Parroco a
Podhum, Vares, Jajce, Brajkovici, Bihac,
Busovaci, Beograd; Guardiano a Beograd e Sarajevo. È morto a Rama-Scit all’età di anni 86, di vita francescana 67 e
di sacerdozio 60.
* 24 settembre 2005: ROTIGLIO FR. LUIGI,
nato a Ostuni, della Prov. Aprutiorum S.
Bernardini Senensis, Italia. È morto
presso l’Ospedale Ss. Salvatore de L’Aquila all’età di anni 53, di vita francescana 20 e di sacerdozio 16.
* 26 settembre 2005: SCARDERA FR. VITTORIO, ANTONIO, nato a Casacalenda della Prov. Apuliae S. Miachaëlis Archangeli, Italia. È morto nel Convento Ss.
Trinità in Sepino all’età di anni 77, di vita religiosa 62 e di sacerdozio 54.
* 27 settembre 2005: COURNOYER FR. DONAT, Romulus, nato a Saint-Marcel, Québec, della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV,
Canada. Missionario in Perù dal 1947 al
1999, soprattutto nella Missione SaintJoseph dell’Amazzonia, ha fondato Radio «La voz de la Amazonia», per la catechesi e l’alfabetizzazione della popolazione. Sottoposto a cure per la lebbra a
Tracadie (Nouveau-Brunswick, Canada), dal 1956 al 1960, è rientrato in
Amazzonia, dove vi ha lavorato fino al
1978. Custode della Custodia Saint-Joseph dell’Amazzonia dal 1972 al 1981,
ha anche esercitato il suo ministero a Lima e a Tingo María, dove ha fondato, nel
1991, un centro di assistenza sociale e un
poliambulatorio per i poveri. È morto
nell’Infermeria provinciale in Montréal
all’età di anni 89, di vita francescana 69
e di sacerdozio 61.
* 29 settembre 2005: GRUNLOH FR. DONATUS, nato a Green Creek, della Prov. Ss.
Cordis Iesu, USA. Ha servito la Provincia come Assistente o Parroco in Ashland (WI), St. Louis (MO), Mukejeon
(MI), Indianapoli (IN) e West Monroe
(LA); come Cappellano a Cleveland
(OH), Little Falls (MN) e Chicago; come
Segretario per le missioni al popolo in
Indianapolis; come Direttore provinciale del Franciscan Missionary Union in
Chicago. Si ritirò nel 2004 presso la Fraternità St. Francis of Assisi in Teutopolis
(IL). È morto presso St. Francis Hospital
in Effingham, Illinois, all’età di anni 82,
di vita francescana 62 e di sacerdozio 56.
* 30 settembre 2005: BENANCHI FR. GILBERTO, GIOVANNI, nato a Piancastagnaio
(SI), della Prov. Tusciae S. Francisci
Stigmatizati, Italia. Dopo essere stato inserito nella formazione dei giovani Frati
NECROLOGIA
in Provincia, ha svolto dapprima l’ufficio di Vicario parrocchiale e di Parroco e
poi, per molti anni, si è impegnato nel
servizio ai malati svolgendo l’ufficio di
Cappellano all’Ospedale di Montepulciano. È morto a Sinalunga all’età di anni 81, di vita francescana 65 e di sacerdozio 57.
* 3 ottobre 2005: ARAR FR. BONO,
ZDRAVKO, nato a Lasva, Visoko, della
Prov. S. Crucis, Bosnia-Erzegovina. È
stato Cooperatore parrocchiale a Kresevo, Breske, Kraljeva Sutjeska; Parroco a
Breske, Vares, Zenica, Vitez. È morto nell’Ospedale di Zenica all’età di anni 73, di
vita francescana 48 e di sacerdozio 46.
* 5 ottobre 2005: RECIO VEGANZONES FR.
ALEJANDRO, nato a Pesquera de Duero,
Valladolid, della Prov. Granatensis Nostrae Dominae a Regula, Spagna. Fu un
religioso molto gioviale e di piacevole
compagnia. Instancabile lavoratore, si
dedicò allo studio, alla ricerca e all’insegnamento, particolarmente dell’archeologia in Roma. Molto affezionato a questa disciplina ha fondato un museo archeologico a Montes. È morto nel
Collegio San Antonio in Montes all’età
di anni 82, di vita francescana 65 e di sacerdozio 57.
*
7 ottobre 2005: STELLINI FR. ANGELO,
nato a Santa Fiora, della Prov. Tusciae S.
Francisci Stigmatizati, Italia. È morto
presso l’Ospedale di Careggi in Firenze
all’età di anni 79, di vita francescana 63
e di sacerdozio 55.
* 8 ottobre 2005: DOHERTY FR. RONALD,
nato a Moville Co Donegal, della Prov.
Immaculatae Conceptionis BMV, Inghilterra. È morto presso Bay View Nursing
Home in Clevedon all’età di anni 80, di
vita francescana 59 e di sacerdozio 53.
* 8 ottobre 2005: LASIC FR. MIRON, PASKO, nato a Uzarici, della Prov. Assumptionis BMV, Bosnia-Erzegovina. Nel
1946 si è trasferito negli Stati Uniti, do-
479
ve ha svolto il ministero di Cappellano e
Parroco in diverse Parrocchie in Pennsylvania e Illinois. Nella Parrocchia del
Sacro Cuore di Chicago, dove fu Parroco
dal 1958 al 1968, costruì una bella chiesa ed una scuola parrocchiale. È morto
presso Mercy Hospital in Chicago all’età
di anni 89, di vita francescana 71 e di sacerdozio 65.
* 11 ottobre 2005: BAGGAN FR. FRANCIS J.,
nato a New York City, della Prov. Ss.
Nominis Iesu, USA. Dal 1973 al 1975 fu
Counselor al Washington Detor Center e
Assistente sanitario presso il Providence
Hospital a Washington; dal 1975 al 1976
fu Economo e Procuratore al Christ the
King Seminary a East Aurora (NY) ed
anche Counselor al New Hope Manor a
Garrison (NY); dal 1976 al 2002 ha lavorato al St. Anthony Shrine di Boston,
e svolse il suo ministero dal 1976 al 1977
presso il Pine Street e l’Acute Psychiatric Service Unit del Massachusetts General Hospital. Nel 2002 si è ritirato
presso St. Anthony Residence in Boston.
È morto a Ringwood all’età di anni 87 e
di vita francescana 32.
* 12 ottobre 2005: HASENFRATZ FR. FREDOLINO, nato a Unadingen, Germania,
della Prov. Thuringiae S. Elisabeth, Germania. Nel 1950 si è recato missionario
nel Mato Grosso, Brasile, dove ha annunciato in molti modi il Vangelo. È stato costretto per molti anni all’immobilità, edificando i Frati e i Fedeli con la
sua pazienza e con il suo spirito di fede.
È morto a Campo Grande, Brasile, all’età di anni 90, di vita francescana 68 e
di sacerdozio 58.
* 17 ottobre 2005: ZWEERMAN FR. ZACHAEUS, THEO, nato a Rotterdam, della
Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium,
Olanda. È morto a Megen all’età di anni
74, di vita francescana 51 e di sacerdozio 45.
* 17 ottobre 2005: BAILLARGEON FR. CONSTANTIN-M., MAURICE, nato a St-André
480
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
(Québec), della Prov. Ioseph Sponsi
BMV, Canada. Si distinse per le sue
grandi capacità intellettuali e per la saggezza tutta francescana, fu Professore di
filosofia per oltre 20 anni. Eletto Definitore per tre volte, è stato anche Guardiano e Maestro degli studenti. È morto nell’Infermeria provinciale in Montréal all’età di anni 86, di vita francescana 68 e
di sacerdozio 60.
* 18 ottobre 2005: MCEVOY FR. GILBERT,
STEPHEN, nato a New York, NY, della
Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Svolse diversi servizi come cuoco, domestico, refettoriere, incaricato degli ospiti in diverse Case della Provincia. Dal 1935 al 1936
presso St. Francis in New York City; dal
1936 al 1937 presso la Fraternità St. Bonaventure in Paterson, NJ; dal 1937 al
1938 presso la Fraternità Holy Cross nel
Bronx, NY; nel 1938 presso il St. Joseph’s
Seminary, Callicoon, NY; dal 1938 al
1939 presso la Fraternità St. Stephen’s in
NYC; dal 1939 al 1941 presso la Fraternità di St. Stephen’s, Croghan, NY; dal
1942 al 1950 presso la St. Francis Friary
in Beach Haven, NJ; dal 1950 al 1956 al
St. Joseph’s in Winsted, CT; dal 1956 al
1959 al St. Patrick’s in Buffalo, NY; dal
1959 al 1961 presso il St. Francis, Rye
Beach, NH; dal 1961 al 1963 presso la St.
Bonaventure Friary, Paterson, NJ; dal
1963 al 1966 presso il Christ the King Seminary, East Aurora, NY; dal 1966 al
1994 presso il St. Anthony Shrine, Boston, MA; dal 1994 al 2005 presso la
Holy Name Friary, Ringwood, NJ. È
morto a Ringwood, NJ, all’età di anni 91
e di vita francescana 68.
* 19 ottobre 2005: PARONETTO FR. LUCA,
PIETRO, nato a Favaro Veneto (VE), della Prov. Venetae S. Antonii Patavini, Italia. Visse con entusiasmo il compito di
annunciatore di pace e del regno di Dio,
preferendo le persone semplici e il contatto diretto con la gente che sapeva capire, consolare e illuminare. Era richiesto, stimato e amato. Aveva particolare
cura per gli ammalati; si recava nelle lo-
ro case per confortarli e portare loro il
Signore nell’Eucaristia. È morto nel
Convento S. Cuore di Saccolongo all’età
di anni 83 e di vita francescana 65.
* 19 ottobre 2005: MERINO BARTOLOMÉ
FR. DIOSDADO, nato a Canillas de Esgueva, della Prov. Granatensis Nostrae Dominae a Regula, Spagna. Fu un Religioso retto nel parlare e nell’operare, rispettoso, attento, con qualità umane e
religiose per la vita fraterna e con il “carisma” del servizio dell’autorità. Fu per
nove anni Ministro provinciale e per dodici anni Segretario della CONFRES.
Dedicò gran parte della sua vita all’insegnamento. È morto nell’Infermeria provinciale in Chipiona, Cádiz, all’età di anni 91, di vita francescana 75 e di sacerdozio 68.
* 21 ottobre 2005: BLOM FR. AUXILIUS,
JOANNES, nato a Hekendorp, della Prov.
Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda.
È morto in Amsterdam all’età di anni 80,
di vita francescana 60 e di sacerdozio 53.
* 21 ottobre 2005: DAL BOSCO FR. FILIBERTO, FRANCESCO, nato a Piovene Rocchette (VI), della Prov. Venetae S. Antonii Patavini, Italia. Fu missionario in El
Salvador e Guatemala per 45 anni. Ammirato per il suo parlare ed operare, alla
missione della Parola e dei Sacramenti,
unì una grande attività edilizia. Anche
quando fu costretto a fermarsi in Provincia per vari disturbi fisici, la nostalgia
per l’apostolato missionario rimase sempre forte. È morto nel Convento S. Cuore di Saccolongo all’età di anni 82 e di
vita francescana 66.
* 21 ottobre 2005: TROMBA FR. GIACINTO,
ANTONIO, nato a Toro (CB), della Prov.
Apuliae S. Michaëlis Archangeli. Italia.
È morto nel Convento S. Maria di Loreto in Toro all’età di anni 61, di vita francescana 44 e di sacerdozio 36.
* 21 ottobre 2005: MULHERN FR. JAMES,
nato a Philadelphia, della Prov. Ss. No-
NECROLOGIA
minis Iesu, USA. Il suo promo incarico
fu come Vicario parrocchiale dal 1945
al 1949 presso il St. Stephen del Hungary Parish sulla East 82nd Street in
New York City; dal 1949 al 1952 fu Vicario parrocchiale a St. Francis of Assisi Church sulla West 31st Street in New
York City; dal 1952 al 1956 fu Vicario
presso la Holy Cross Parish nel Bronx,
e poi Parroco dal 1957 al 1961; dal
1961 al 1967 fu Parroco a Our Lady
Queen of Peace Parish in Greenwood
Lake (NJ); dal 1967 al 1971 fu Vicario
parrocchiale a St. Francis of Assisi Parish in Wanaque (NJ); dal 1971 al 1976
fu Cappellano al Convalescent Center
di Tampa (FL), e quindi si è ritirato
presso la St. Anthony Friary di St. Petersburg. È morto presso St. Anthony
Hospital, St. Petersburg, all’età di anni
95, di vita francescana 66 e di sacerdozio 61.
* 22 ottobre 2005: DEPPENWIESE FR.
MARKUS, BERNHARD, nato a Harswinkel,
della Prov. Saxoniae S. Crucis, Germania. Ha insegnato Latino e Greco nel
Collegio della Provincia e, poi, si è dedicato a varie attività pastorali. È morto a
Warendorf all’età di anni 88, di vita francescana 67 e di sacerdozio 56.
* 24 ottobre 2005: PEREZ MONROY FR. NICOLÁS, CALISTO LABERTO, nato a Villa de
Élvarez, Colima, della Prov. Ss. Francisci et Iacobi, Messico. È morto a Guadalajara all’età di anni 79, di vita francescana 62 e di sacerdozio 56.
* 25 ottobre 2005: BOOTSMA FR. BERTWIN,
WYBREN, nato a Bolsward, della Prov.
Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda.
È morto in Egmond aan Zee all’età di
anni 82, di vita francescana 62 e di sacerdozio 55.
* 25 ottobre 2005: TAMBURELLO FR. SERAFINO, GASPARE, nato ad Alcamo, Italia,
della Cust. Terrae Sanctae, Israele. È
morto a Palermo, Italia, all’età di anni 77
e di vita francescana 46.
481
* 26 ottobre 2005: GEPP FR. JOÃO JOSÉ,
HEINRICH, nato a Münster, Germania,
della Prov. Immaculatae Concptionis
BMV, Brasile. Ha lavorato per molti anni come calzolaio, sarto, portinaio e, per
41 anni, nella libreria e tipografia nella
città di São Lourenço-MG. Religioso affabile, riservato, ma molto fraterno con
tutti. È morto a São Paulo all’età di anni
95 e di vita francescana 76.
* 26 ottobre 2005: TOBIN FR. JOHN FRANCIS, nato a Medicine Hat, della Prov. Christi Regis, Canada. Si distinse per il suo
animo gentile e il senso dell’umorismo.
Ha lavorato per 23 anni in Ilo, Perù, ed è
stato a servizio di varie Fraternità della
Provincia. È morto a Regina, Saskatchenwan, all’età dia anni 84 e di vita
francescana 62.
* 29 ottobre 2005: CERVERA BAÑULS FR.
DAVID, JUAN ANTONIO, della Prov. Valentiae et Aragoniae S. Ioseph, Spagna. Dopo aver studiato a Madrid giornalismo, è
stato Direttore della Rivista “Verdad y
Vita”. Ha pubblicato una decina Libri e
numerosi articoli. A questa attività ha abbinato l’apostolato tra i membri dell’OFS, fino ad essere Assistente nazionale. È morto a Sagunto, Valencia, all’età di anni 78, di vita francescana 61 e
di sacerdozio 55.
* 30 ottobre 2005: CAVALLOTTO FR. DONATO, PIETRO, nato a Somano, della Prov.
Pedemontana S. Bonaventurae, Italia.
Aspirante missionario fu per alcuni anni
addetto alla Procura per le Missioni.
Svolse il ministero sacerdotale nei conventi di Torino, Trino, Canale, Biella,
Monte Mesma, Mortara, Melllea e Novara ricoprendo gli incarichi di Economo, Vicario, Guardiano. È morto nell’Infermeria provinciale S. Bernardino
da Siena in Torino all’età di anni 85, di
vita francescana 63 e di sacerdozio 57.
* 1 novembre 2005: RUPPI FR. FELICE,
MARIO, nato a Vogogna (Novara), della
Prov. Pedemontanae S. Bonaventurae,
482
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Italia. L’Obbedienza gli affidava l’ufficio di Predicatore e poi di economo nei
Conventi di Varallo, Ornavasso, Voghera, Monte Mesma, Intra ed infine di
Guardiano a Ornavasso. Dal 1976 era al
Sacro Monte di Orta, accogliente e gioviale con i pellegrini. È morto nel Convento Sacro Monte di Orta, Orta San
Giulio, all’età di anni 93, di vita francescana 76 e di sacerdozio 61.
* 1 novembre 2005: O’CONNOR FR. SAMUEL, ROBERT, nato a Brooklyn, NY,
della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Dal
1957 al 1958 ha proseguito gli studi di
Matematica presso il Siena College,
Loudonville, NY, e dal 1958 al 1962 ha
insegnato al Archbishop Walsh High
School, Olean, NY. Per un anno è stato
Istruttore presso St. Raphael Friary in
Lafayette, NJ. Ha svolto il ministero parrocchiale dal 1962 agli anni ’70 presso
St. Joseph’s, Winsted, CT, St. Leo’s, East Paterson, NJ, Holy Name in Garfield,
NJ, e St. Elizabeth’s in Wyckoff, NJ. Nel
1976 ha ottenuto il Master in Pedagogia
(Pastoral Counseling) presso Iona College. Negli anni ’80 ha proseguito i suoi
studi di teologia e di spiritualità presso il
Boston Theological Institute. È morto a
Butler, NJ, all’età di anni 79, di vita francescana 54 e di sacerdozio 49.
* 6 novembre 2005: PADDEN FR. NEIL, nato
a Wilkes-Barre, PA, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Assistente presso St.
Anthony Shrine, Boston (1956); Assistente presso St. Francis Chapel, Providence,
RI (1956-1957); Vicario parrocchiale
presso Sacred Heart Church, Rochelle
Park, NJ (1957-1958); Assistente presso
Our Lady’s Chapel, New Bedford, MA
(1958-1960); Vicario parrocchiale di St.
Francis of Assisi Church, West 31st Street
in New York City (1961-1967); Guardiano e Parroco di St. Joseph Church,
Wilkes-Barre, PA (1967-1976); Vicario
parrocchiale dell’Assumption Church,
Wood-Ridge, NJ (1976-1977); insegnante presso il Holy Cross Brothers’ Center,
Notre Dame, IN (1977); Vicario parroc-
chiale dell’Assumption Parish, WoodRidge, NJ (1977-1979); Guardiano e Parroco dell’Assumption Parish, Wood-Ridge, NJ (1979-1985); Guardiano di St.
Anthony Friary, St. Petersburg, FL (19851994); Parroco di St. Francis Church, Narrowsburg, NY (1994-1996); primo Assistente senior presso St. Anthony Friary, St.
Petersburg, FL (1996-2000); Aiutante
presso St. Bonaventure Church, Paterson,
NJ, mentre dimorava presso St. Anthony
Friary, Butler, NJ, (January 14, 2000 to
November 6, 2005). È morto a Butler, NJ,
all’età di anni 82, di vita francescana 53 e
di sacerdozio 50.
* 7 novembre 2005: KOWARZ FR. CRISTOFORO, GIOVANNI, nato a Uciszków,
della Prov. S. Hedvigis, Polonia. È morto a Klodzko all’età di anni 74, di vita
francescana 55 e di sacerdozio 48.
* 9 novembre 2005: HERBE FR. DONNAN,
nato a Cincinnati, OH, della Prov. Nostrae Dominae de Guadalupe, USA. È
morto presso Laurel Heigts Hospice Care in Albuquerque all’età di anni 89, di
vita francescana 68 e di sacerdozio 60.
* 11 novembre 2005: Vital Fr. Francisco
Luiz, Francisco, nato a Igreja Nova, della
Prov. S. Antonii Patavini, Brasile. Entrò
nell’Ordine a 46 anni, ma ciò non gli impedì di realizzare un buon inserimento, soprattutto tra i Frati più giovani. Conservò
le caratteristiche delle sue radici rurali, soprattutto fu un uomo di ascolto. È morto a
Igreja Nova all’età di anni 68, di vita francescana 22 e di sacerdozio 15.
* 14 novembre 2005: PRANDO FR. TEOFILO, RINO STEFANO, nato ad Agugliaro
(VI), della Prov. Venetae S. Antonii Patavini, Italia. Mise a disposizione i suoi
talenti nel servizio della questua. Andava per l’elemosina con semplicità, cosciente che il passare di casa in casa a
chieder un aiuto per amore di Dio, era
un’occasione preziosa di incontro, di
apostolato diretto, di dialogo. La parola
di pace e di bene offerta con semplicità
NECROLOGIA
diventava benedizione con la quale ricambiava i beni ricevuti. È morto nel
Convento S. Cuore di Saccolongo all’età
di anni 82 e di vita francescana 64.
* 14 novembre 2005: PERIC FR. MATO, nato a Kresevo, della Prov. S. Crucis, Bosnia-Erzegovina. È stato Guardiano, Vicario parrocchiale e Parroco. È morto a
Kresevo all’età di anni 68, di vita francescana 43 e di sacerdozio 41.
* 15 novembre 2005: THEVISSEN FR. EGMUNDUS, ANDRÉ, nato a Dilsen, della
Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Belgio. Uomo di profonde convinzioni, è stato un
Fratello amabile, devoto e responsabile. È
stato Guardiano in più Fraternità e Parroco in due Parrocchie, meritandosi la stima
dei confratelli e dei parrocchiani. È morto a Hasselt all’età di anni 82, di vita francescana 63 e di sacerdozio 56.
* 15 novembre 2005: GAVIN FR. VALERIAN, MICHAEL, nato a Ballinahown, della Prov. Hiberniae, Irlanda. Ha studiato
filosofia a Leuven (Belgio) e teologia a
Galway (Irlanda). Dopo alcuni anni vissuti in Irlanda, è andato in Sud Africa,
dove vi è rimasto per 40 anni. Ritornato
in Irlanda nel 1989 ha fatto parte della
Fraternità di Cork fino alla morte. È
morto a Cork all’età di anni 89, di vita
francescana 68 e di sacerdozio 63.
* 16 novembre 2005: ARACIC FR. SILVESTAR, MARIJAN, nato a Vinjani Gornji,
della Prov. Ss. Redemptoris, Croazia. È
morto a Zagreb all’età di anni 89, di vita
francescana 60 e di sacerdozio 54.
* 16 novembre 2005: ANAYA PRADA FR.
JUAN DE JESÚS, nato a San Andrés, della
Prov. S. Fidei, Colombia. È morto nella
Casa S. María de los Ángeles de la Porciúncula in Bogotá all’età di anni 83, di
vita francescana 65 e di sacerdozio 57.
* 16 novembre 2005: O’FRIEL FR. ZACHARY, nato in Altoona (PA), della Prov.
Ss. Nominis Iesu, USA. Nel 1949 conse-
483
guì il Baccalaureato in Fisica presso il
Siena College, Loudonville, NY. Dal
1949 al 1950 fu insegante al St. Joseph
Seminary, Callicoon. Continuò gli studi
superiori in Fisica per un anno alla University of California di Berkeley. Dal
1951 al 1975 ottenne il Dottorato presso
la University of St. Louis. Fu Professore
Assistente dal 1955 al 1974 alla St. Bonaventure University. Dopo 19 anni all’Università richiese ed ottenne un cambiamento di servizio presso la Fraternità di
St. Anthony Shrine in Boston. Fu un brillante fisico nucleare, un vero accademico
che amò la sfida del mondo delle idee.
Continuò la sua collaborazione scientifica con l’Air Force Research Laboratories
in Bedford e MIT e con i Centri di ricerca
di ingegneria industriale del settore. Dal
1982 al 1983 si dedicò al ministero parrocchiale al St. Bonaventure Parish di Paterson (NJ). Fu collaboratore della Our
Lady’s Chapel, New Bedford, MA, dal
1983 al 1992. Dopo la chiusura di questa,
tornò al St. Anthony Shrine in Boston per
sette anni. Dal 1999 era all’Holy Name
Friary in Ringwood. È morto a Ringwood
all’età di anni 84, di vita francescana 63 e
di sacerdozio 58.
* 20 novembre 2005: MILAS FR. KAMILO,
NIKOLA, nato a Tihaljina, della Prov. Ss.
Assumptionis BMV, Bosnia-Erzegovina. È stato Guardiano, Vicario, Cooperatore parrocchiale, Parroco ed Assistente
dell’OFS. È morto ad Humac all’età di
anni 94, di vita francescana 72 e di sacerdozio 67.
* 22 novembre 2005: LEBON FR. GILBERT,
nato a Droup-Saint-Basle, Francia, della
Prov. Trium Sociorum, Francia/Belgio.
Un grande lavoratore, ha curato il giardino di molte Fraternità. Sempre disponibili alle necessità della Provincia e molto attento ai Fratelli, soprattutto nelle loro difficoltà o nella malattia. Uomo di
preghiera, sapeva istaurare rapporti di
amicizia con quelli che incontrava. È
morto nella Clinica di Libramont, Belgio,
all’età di anni 87 e di vita francescana 60.
484
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
* 24 novembre 2005: PÍSAR FR. RAFAEL,
KAREL, nato a Jindrichuv Hradec, della
Prov. S. Venceslai, Rep. Ceca. Dopo la
soppressione degli Ordini religiosi maschili (1950) e due anni di carcere, è vissuto e ha lavorato in una Casa di Cura
per minorati a Velehrad. È morto a Uherské Hradiste all’età di anni 85 e di vita
francescana 64.
* 29 novembre 2005: CIARAMELLA FR.
GIOVANNI, GIUSEPPE, nato a Luzzano di
Moiano (BN), della Prov. Amnito-Hirpinia S. Mariae Gratiarum, Italia. Assegnato dall’obbedienza alle Fraternità di
Airola, Arpaia, Avella, Castelbaronia e
San Giorgio del Sannio, si prodigò,
ovunque, nei servizi più umili di cuoco,
questuante e portinaio. Nel corso degli
anni e in diverse occasioni manifestò ai
Superiori il desiderio di partire missionario: per l’Argentina (1957), per la Corea (1962) e il Brasile (1981). Dal settembre 1978 fu sacrista della Basilica
“S. Maria delle Grazie” in Benevento. È
morto a Benevento all’età di anni 85 e di
vita francescana 60.
* 2 dicembre 2005: CONCARI FR. CAMILLO, GIUSEPPE, nato a Fiorenzuola, della
Prov. Bononiensis Christi Regis, Italia.
Nel 1943 è trasferito presso l’Ospedale
S. Orsola, come Cappellano ospedaliero,
e dal 1945 al 1947 presta servizio come
sacerdote prima a S. Bernardino e poi alle Grazie di Rimini. Nel 1947 parte per
la Cina come missionario. Nel 1950, a
causa della rivoluzione comunista, Fr.
Camillo fu espulso dalla Cina e desideroso di evangelizzare l’Oriente si diresse alla volta del Giappone, dove rimase
fino al 2001. Fr. Camillo rientra in Provincia e trascorre gli ultimi anni della
sua vita in Infermeria provinciale ormai
stanco e debilitato nelle forze. È morto a
Bologna all’età di anni 86, di vita francescana 70 e di sacerdozio 62.
* 2 dicembre 2005: PRAET FR. VIATOR, MICHEL, nato a Kalken, della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Belgio. Fu per 50 an-
ni un grande missionario in Congo (Katanga). Un vero Frate francescano, al
servizio dei più bisognosi: i prigionieri a
Kamina, ai quali portava il cibo ogni
giorno, i bambini denutriti, i rifugiati.
Un pastore che ha dato la sua vita per la
sua gente. È morto a Sint-Niklaas all’età
di anni 79, di vita francescana 59 e di sacerdozio 53.
* 2 dicembre 2005: KAMMERER FR. TITUS,
SCHELTO, nato a Dordrecht, della Prov.
Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda.
È stato missionario in Pakistan dal 1949
al 1989. È morto a Leiden all’età di anni
83, di vita francescana 64 e di sacerdozio
57.
* 2 dicembre 2005: DE RADZITZKY FR.
SERGE, nato ad Aachen, Germania, della
della
Prov.
Trium
Sociorum,
Francia/Belgio. Ha insegnato Filosofia e
Storia per tutta la vita nel Collegio francescano di Marche in Famenne, poi a Arlon. È stato un maestro eccezionale, rispettato da tutti. Una volta in pensione, è
stato Cappellano delle FMM a Chanly.
Ha trascorso gli ultimi anni a Bruxelles.
È morto a Bruxelles all’età di anni 80, di
vita francescana 60 e di sacerdozio 55.
* 3 dicembre 2005: CAMPS MEZQUIDA FR.
RUBÉN, nato a Benasau, della Prov. Valentiae et Aragoniae S. Ioseph Sponsi
BMV, Spagna. Dal 1993 al 2004 ha lavorato in Curia generale come Traduttore per la lingua spagnola, svolgendo il
servizio all’Ordine con dedizione, competenza, discrezione, assiduità e scrupolo. È morto all’età di anni 63, di vita
francescana 45 e di sacerdozio 38.
* 7 dicembre 2005: HICKEY FR. MELDON,
nato a Cincinnati (OH), della Prov. Nostrae Dominae de Guadalupe, USA. È
morto presso University Hospital in Albuquerque all’età di anni 82, di vita francescana 62 e di sacerdozio 54.
* 8 dicembre 2005: DUFFY FR. EMMANUEL,
DANIEL, nato a New York City, della
NECROLOGIA
Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Nel 1931
fu assegnato alla Missione in Mountain
View, NJ e nel 1933 alla “Provincial
Mission Band”, risiedendo in diverse
Fraternità della Provincia (Paterson, NJ,
NYC, East Rutherford, NJ, and Butler,
NJ). Fu nominato Guardiano e Parroco
della St. Joseph Church in East
Rutherford dal 1952 al 1955; dal 1955 al
1958 fu Guardiano e Parroco della St.
Francis of Assisi sulla West 31st Street in
NYC. Fece ritorno nella “Provincial
Mission Band” dal 1958 al 1961, risiedendo nella Fraternità di Boston e
Brookline, MA. Nel 1961 fu nominato
Guardiano della St. Francis Friary in
Brookline. Nel 1963 entrò a far parte
della Fraternità St. Anthony in Butler,
dove lavorò alla pubblicazione del Friar
Magazine, mentre aiutava nella St.
Anthony Church. Nel 1975 si è ritirato e
il 5 dicembre 1975 è stato trasferito alla
Holy Name Friary in Ringwood, NJ. È
morto a Ringwood, NJ, all’età di anni
98, di vita francescana 81 e di sacerdozio
75.
* 10 dicembre 2005: ELEWAUT FR. BERARD, HUBERT, nato a Leuven, della
Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Belgio. È
stato missionario in Congo (1957-1982),
poi Guardiano delle Fraternità di Tielt,
Sint-Truiden e Gent. Fu un uomo pio e
devoto, apprezzato Direttore spirituale
di molte persone. È morto a Roeselare
all’età di anni 80, di vita francescana 61
e di sacerdozio 54.
* 11 dicembre 2005: TOMIC FR. EUGEN,
ANTE, nato a Radisici, della Prov. Assumptionis BMV, Bosnia/Erzegovina. È
stato Parroco e Guardiano. È morto a
Humac all’età di anni 86, di vita francescana 67 e di sacerdozio 62.
* 12 dicembre 2005: TREVISANI FR. SALVATORE, TOMMASO, nato a Savignano sul
Rubicone (FC), della Prov. Bononiensis
Christi Regis, Italia. Nel 1947 parte per
la Cina come missionario e nel 1948
viene trasferito nella regione dell’Hu-
485
nan. Nel 1950, a causa della rivoluzione
comunista, fu espulso dalla Cina e si
diresse alla volta del Giappone. Con l’istituzione da parte della Sacra Congregazione di Propaganda Fide di una
nuova missione a Niigata, affidata alla
nostra Provincia, è nominato Direttore,
nel 1957, del Distretto missionario e della locale scuola materna. Dal 1964, per
15 anni, presta servizio a Takada. Nel
1984 è cappellano delle Suore Francescane Missionarie di Maria di Totsuka. È
morto a Bologna all’età di anni 89, di vita francescna 73 e di sacerdozio 64.
* 15 dicembre 2005: KOMMER FR. JASON,
nato a Chicago, della Prov. Ss. Cordis Iesu, USA. Ha servito la Provincia soprattutto attraverso il ministero della predicazione: dal 1955 al 1962 fece parte dell’équipe provinciale per le missioni al
popolo. È stato anche Promotore vocazionale, Direttore dei Ritiri in Indianapolis e Oak Brook per circa 10 anni; per
tre anni ha insegnato, soprattutto eloquenza, nel seminario minore di Westmont (Oak Brook); per 4 anni Cappellano delle Suore francescane in Mokena.
Gli ultimi 9 anni del ministero li ha dedicati alle Parrocchie della Diocesi di Joliet. È morto presso Hospice Section of
St. John’s North all’età di anni 88, di vita francescana 68 e di sacerdozio 62.
* 16 dicembre 2005: CALDERONI FR. ALESSIO, LUIGI, nato a Cannero Riviera (Novara), della Prov. Pedemontanae S. Bonaventurae, Italia. Fu Guardiano, Parroco, Cappellano delle Carceri. La sua
profonda sensibilità lo ha sempre spinto
verso i più poveri e dimenticati: detenuti, zingari, sbandati. Nel 1997 gli era stato assegnato dal Giornale “La Sesia” di
Vercelli il premio di Bontà. È morto nella Casa di Cura Cottolengo, Torino, all’età di anni 73, di vita francescana 50 e
di sacerdozio 42.
* 17 dicembre 2005: DE PAZ TORRES FR.
JUAN MANUEL, nato a Rosinos de Vidriales della Prov. Baeticae, Spagna. Ha
486
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
molto lavorato nella pastorale dell’educazione, realizzando con dedizione e accuratezza ogni impegno che gli veniva
affidato. Nonostante la lunga malattia
continuò a “predicare” con l’esempio
della sua vita francescana. È morto nel
Convento Ntra. Sra. de Loreto, Espartinas, all’età di anni 74. di vita francescana 56 e di sacerdozio 48.
* 18 dicembre 2005: VERHEIJ FR. SIGISMUND, nato a Didam, della Prov. Ss.
Martyrum Gorcomiensium, Olanda. Era
un esperto in Spiritualità francescana: è
stato discepolo di Kajetam Esser. È stato
Membro della “Commission peritorum
ad accomodatam renovationen Ordinis” e
della “Commissio centralis” del Capitolo
generale 1967. È morto ad Utrecht all’età
di anni 78 e di vita francescana 60.
* 19 dicembre 2005: ALBANO FR. BONAVENTURA, GIUSEPPE ANTONIO, nato a Volturino (FG), della Prov. Apuliae S. Michaëlis Archangeli, Italia. È morto nel
Convento Gesù e Maria in Foggia all’età
di anni 89, di vita francescana 73 e di sacerdozio 65.
* 22 dicembre 2005: HAYES FR. CHARLES,
JOHN, nato a Great Barrington, MA, della
Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. È stato allenatore e poi Assistente al Professore/Direttore di atletica nel Siena College, Loudonville, NY (1946-1963); Collaboratore
nella Our Lady’s Chapel, New Bedford,
MA (1963-1964); missionario con residenza a Holy Cross Friary, Bronx, NY
(1964-1973); membro dell’équipe delle
missioni al popolo con residenza al Siena
College, Loudonville (1973-1981); membro dell’équipe delle missioni al popolo
con residenza presso St. Anthony Friary,
Butler, NJ (1981-2005); membro del
Holy Name Friary, Ringwood, NJ. È
morto a Ringwood, NJ, all’età di anni 88,
di vita francescana 63 e di sacerdozio 59.
* 22 dicembre 2005: BELLAVISTA FR. TEODORO, UMBERTO, nato a Rimini, della
Prov. Bononiensis Christi Regis, Italia.
Presta il suo servizio presso i seguenti
Conventi: Brisighella; Guastalla, Rocca
S. Casciano, Le Grazie di Rimini, Predappio, Forlì, Carpi e Cotignola, Villa
Verucchio (dove è maestro dei novizi per
6 anni), Fanano (come Capellano delle
Clarisse), Forlì, Milano Marittima e S.
Piero in Bagno. È morto a S. Pietro in
Bagno (FC) all’età di anni 80, di vita
francescana 65 e di sacerdozio 54.
* 22 dicembre 2005: DE BLIECK FR.
EWALD, CAMIEL, nato a Koewacht (PaysBas), della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV,
Belgio. A 101 anni è morto il decano della Provincia. Animo da artista, grande
predicatore delle missioni popolari nelle
Fiandre. Fu un vero pastore che amò la
sua gente secondo l’esempio del grande
pastore, Gesù. È morto a Antwerpen all’età di anni 101, di vita francescana 81 e
di sacerdozio 72.
* 24 dicembre 2005: FELLER FR. BONAVENTURA, ERARDO, nato a Besenello
(Trento), della Prov. Tridentinae S. Vigilii, Italia. Completa la sua formazione
per la vita e missione francescana con gli
studi superiori a Napoli, per poi insegnare lettere nei nostri studentati. Finito il
periodo delle scuole interne, sarà a servizio della pastorale dei Conventi e soprattutto nella Custodia del cimitero civico
di Trento. Gli ultimi anni li trascorse a
Campo Lomaso fino a pochi giorni dalla
morte. Lo si ricorda come servo umile e
fedele, accogliente e di compagnia, disponibile sempre all’ascolto e al ministero della riconciliazione. È morto nell’Infermeria provinciale in Trento all’età
di anni 76, di vita francescana 58 e di sacerdozio 51.
* 25 dicembre 2005: KERSCHBAUMER FR.
DOMINIKUS, ROBERT, nato a Gröden, della Prov. B. Engelberti Kolland, Austria/Italia. Ha operato come Collaboratore, Catechista e nella pastorale sanitaria nel Conventi di Bolzano e di
Bressanone. Per trent’anni ha avuto la
responsabilità del Santuario “Madonna
NECROLOGIA
della Difesa”. Ha vissuto gli ultimi due
decenni nel Convento di Bressanone,
dove è stato Vicario, Economo Assistente dell’OFS, Procuratore delle Missioni.
Molto ricercato per il ministero delle
Confessioni, è stato un cultore della Musica sacra ed un grande promotore delle
Missioni. È significativo che, amante del
Presepio, sia morto proprio nel giorno di
Natale. È morto a Bolzano all’età di anni 88, di vita francescana 70 e di sacerdozio 63.
* 28 dicembre 2005: BASCIANI FR. GRAZIANO, ATTILIO, nato a San Vincenzo Valle Roveto (AQ), della Prov. Aprutiorum
S. Bernardini Senensis, Italia. Cultore
degli studi letterari e di storia dell’arte,
ha insegnato Lettere, Storia ed Arte a numerosi Frati presso il Liceo classico del
Convento di San Giuliano; in seguito ha
insegnato Religione presso l’Istituto
d’Arte di L’Aquila. È stato Guardiano,
Definitore e, per molti anni, Bibliotecario provinciale. La Biblioteca di San
Giuliano rimane il monumento della sua
grande competenza e della sua passione
per la cultura. Religioso di squisita cortesia ed umanità, stimatissimo nella
Città aquilana e nella Provincia. È morto
nel Convento S. Giuliano in L’Aquila all’età di anni 92, di vita francescana 77 e
di sacerdozio 68.
487
* 29 dicembre 2005: QUAGGIA FR. MARINO, SANTE, nato a Piove di Sacco (PD),
della Prov. Venetae S. Antonii Patavini,
Italia. La sua lunga vita è stata legata in
particolare al servizio dei confratelli ammalati, svolto per circa 45 anni, attraverso l’opera di infermiere caritatevole e
competente, prima a Verona S. Bernardino e poi nell’infermeria provinciale di
Saccolongo, fin dalla sua apertura. Anni
di servizio molteplice e laborioso, vissuti nello stile del frate minore con speciale attenzione e preferenza ai frati infermi
e ammalati. È morto nel Convento S.
Cuore in Saccolongo all’età di anni 97 e
di vita francescana 76.
* 31 dicembre 2005: PACCHIOTTI FR. ROSARIO, IGNAZIO, nato a Torino, della
Prov. Pedemontanae S. Bonaventurae,
Italia. Fu prima a Saluzzo, Torino, Novara e Mortara; poi Missionario in Bolivia dal 1958 al 1974; per tre anni a servizio della Diocesi di Lugano, dove tornò
ancora, dopo un’ulteriore parentesi boliviana, dal 1980 al 1984. Rientrato in
Provincia dalla Svizzera nel 1997 fu prima Parroco e poi Guardiano della Madonna degli Angeli in Torino. È morto
nella Casa di Cura Cottolengo in Torino
all’età di anni 77, di vita francescana 56
e di sacerdozio 50.
INDEX NOMINUM
PRO ANNO 2005 (CXXIV)
A
Abela John 89, 116
Acciai Vittorio 283
Acero Pardo Efrén 476
Acosta Escalante Lorenzo 285
Adinolfi Marco 281, 292
Agostinelli Antonio 284
Aguirre García Jesús 115
Aguirre Jesús 137
Ahearn John 162
Albano Bonaventura 486
Alberoni Aldo 60, 120
Alegre Andrés 262
Alessandro VI 25
Allegra Gabriele 43, 198
Almirañez Lucy 140, 252, 253, 463
Aluisi Luigi 228
Alves Pereira Júnior Aluísio 372
Amaral Bernardo Amaral 115, 137, 270-272, 277, 321,
406, 445, 447
Amato Angelo 43
Amin Joseph 115,137
Anaut Espinoza Manuel 371
Anaut Manuel 121
Anaya Prada Juan de Jesús 483
Andelovic Petar 251
Andrade Santiago 372
Angelini Giuseppe 149
Angelini Vitaliano 150
Angelisanti Alessandro 60
Antonelli Francesco 116
Aracic Silvestar 483
Arar Bono 479
Arens Heribert 60
Arias Alex Antonio 115,117
Arinze Francis 411
Arnel Tanyen Percival 225
Arosio Marco 466
Arredondo Jesús 122
Arregi Guiridi José 117,130, 254
Ashir Iftikhar 59, 223
Asuero Ronnie 139
Atzei Arcangelo 228
Ávila Vega Victor Manuel 290
Awe Tarcisius 223
Azzopardi Arthur 440
B
Babar Yousuf 59, 223
Bachus Victorin 476
Baggan Francis J. 479
Bahang Konstantinus 223
Bahcic Robert 229, 445
Bahlmann Johannes 372
Baij Maria Cecilia 149
Bailey Declan 160
Baillargeon Constantin-M. 479
Balázs Barsi 227
Baldi Giusti Heriberto 291
Baldini Giuseppe 162
Balestrini Pablo César 251
Balleño Efrén 121
Bankovic Stefan 229, 445
Baranquel Amado 139
Barba Leonard 157
Barbaric Slavko 269
Barden Franz Leo 115
Barocco Giulio 377
Barralet Roger 369
Bartolini Bruno 228
Bartolini Rino 465
Bartolo Bernard 152,156
Basciani Graziano 487
Báscones Lezcano Enrique 224
Basurto Guillermo 126
Battaglia Vincenzo 55, 377, 378
Bautista Díaz Aurelio 163
Bavaresco Mariano 160
Bázcones Enrique 260
Beatriz de Silva (Santa) 219, 221, 265
Bedoya Gallego Marco Julio 156
Begic Marijan 251
Belisário da Silva José 464
Bellavista Teodoro 486
Bellemare Gustave 156
Bellet Maurice 49
Benanchi Gilberto 478
Benassi Paolo 288
Benassi Salvatore 279, 285
Benedetto XVI 6-11, 36, 142, 211, 299, 301, 303, 384,
414, 465
Benedict Hippolitus 225
Benedito João 463
Berjera Ignacio 251
Berna Francis 226
Bernardino di Sahagún 197
Berrocali Miguel 123
Bertello Giuseppe 123
Bertizzolo Umberto 163
Bertolini Giorgio 465
Beyene Tewelde 140, 463
Bézsenyi Rafael 227
Bezzegh Kelemen 227
Biasi Saverio 228
Bielokorytov Vadim 116
Bihit Abdul Malek Gabrail Annulla 139
Bini Giacomo 43,57, 80, 149, 206, 272, 277, 342, 355,
381, 453, 457, 460, 462
Bitter Martin 426
Bitzer Martin 427, 429
Blanco Manuel 55, 377
Bliss Stephen 255
Blom Auxilius 480
Bo Charles 236
490
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Boadas Llavat Agustín 465
Bobber Raymar 155
Böjte Mihaly 61, 227, 445
Bok James 226
Bolaños Luis 197
Bonfer Pietro 235
Boni Andrea 277
Bootsma Bertwin 481
Bórquez Bórquez José Luis 287
Bottini Giovanni Claudio 54,55, 232, 377
Boyer Michel 225
Boyle Denise 140, 463
Bradbury Bernardine 285
Brady Mel 153,163
Bratti Claudio 277
Bravi Francesco 38, 115,119,138, 255, 268, 321, 355, 377,
412, 443, 445, 446, 449, 453, 455
Brennan Louis 260
Bressan Vanni 139
Brevoort Ben 253, 427
Brionne Didier 229
Brkan Jure 277
Brkic Augustin 478
Brocanelli Vicenzo 116,118,138, 237, 407, 409, 447, 466
Brod Luciano 260
Brollo Basilio 198
Bruccoleri Vincenzo 60
Bruck Anton 60
Brunette Pierre 225
Bruno Paskalis 223
Bucaione Alfredo 226
Buccoliero Agostino 228
Buccolini Marco 60
Bucher Raymond 227
Buchik Adrian 448
Budi Hernawan Yohanes 223
Buffon Giuseppe 149
Builes Uribe Miguel Ángel 227
Bunader Julio César 115
Bustamante Arturo 122
Buvala Medard 155
C
Cabao Victor 369
Cabrera Herrera Luis 115,117,120,126, 255, 256, 261,
263, 321, 445-447, 453
Calderoni Alessio 485
Califano Gianni 419
Calovi Donato 475
Calufetti Abele 465
Cambell Sylvester 283
Camilleri Azzopardi Roberto 464
Campana Ferdinando 60, 118,129
Camps Mezquida Rubén 484
Canali Paolo 230
Capalbo Kenneth 372
Capelari Bressan Pasqual 291
Capriotti Silvio 120
Caputo Guido 161
Carbajo Núñez Martín 153, 377-378
Cardona Velásquez Luis Evelio 159
Carraro Anaclécio 372
Carraro Leodir 372
Carrascosa Coso Andrés 470
Carriero Michele 229, 272
Carta Giuseppe 228
Cartagena William 369
Carvajal Rodrigo de Jesús 466
Carvalho Eugénio da Cruz 475
Casonato Anita 413
Caspoli Alessandro 82, 115, 230
Cassar Henry 440
Castelli Enrique Ernesto 290
Castelli Katia 56
Castillo Alejandro 116
Castillo Pedro 372
Castrillo Agustino 85
Castro Barranco Roberto 287
Castro Estrada Álvaro 123
Castro Martínez Miguel Gilberto 285
Catani Francesco 290
Cau Damiano 283
Cavallotto Donato 481
Cavellec Gilles 229
Cecchin Stefano 277
Ceja Jiménez Ignacio 223
Celichowski John 463
Celina della Presentazione 87
Cella John 226
Celli Paolino 162
Cenci Cesare 233, 466
Cencini Amedeo 116, 380, 401
Centomo Severino 425
Cervera Bañuls David 481
Cesaroni Gianluca 60
Charland Pierre 225
Chávez García Flavio 369
Chelkowski Marie 257
Chinchay Isidro 261
Chiti Roberto 162
Chumilla Fernandez Vittorio 86,87, 422
Ciamician Pascal 159
Ciaramella Giovanni 484
Cicchello Armando 60
Ciceroni Fabio 129
Cividini Stefano 477
Ckomik Waclaw Stanilaw 462
Clark Gordon Denis 284
Clasen Severino 275
Clemens Josef 113
Cocci Massimo 228
Coccia Br. Christopher A. 227
Coelho Nuno Pedro 425
Coenen Marianus 290
Cogoni Alberto 288
Coleiro Martin 371, 439
Collins Patricia 252
Collins Seán 230, 370
Colombotti Tarcisio 229, 446
Colomer Barber J. Rafael 60
Colomer Joaquín Rafael Barber 445
Comastri Angelo 120
Commonara Giuseppe 291
Concari Camillo 484
Concha Jorge 372
Condori Chuchi Benigno 261
Condren Joseph 370
Coppi Ubaldo 287
Copps Michael 226, 369
Córdova Ibarra Daniel 223
Coronelli Vincenzo 197
Corriveau John 43, 56, 171, 177
Corsano Rossano 229
Cortese Tarcisio 56
Costa Marcio Luis 229, 445
Coughlin F. Edward 227
Cournoyer Donat 478
Couturier David 463
Covili Linfati Isauro 369
Crescenti Anna Maria 432
Crescenti Francesco 432
Cueto López Alfonso 158
Cugusi Antonio 228
Curcic Sretan 251
D
491
INDEX NOMINUM
D’Angelo Giacinto 283, 474
Da Costa José Maciel 224, 260
DA COSTA PEDRO JOSÉ ANTONIO 224, 260
Da Cruz Massinga Hilario 260
Da Porto Maurizio Leonardo 198
Da Portogruaro Bernardino 198
Da Silva Edilson Rocha 229
Da Silva Erivan Messias 372
Dabic Goran 140, 463
Dal Bosco Filiberto 480
Dalla Barba Giorgio 373
Danielli Raúl Osvaldo 371
Dattini Alessandro 476
Davino Louis 155
Davis Gerard 283
De Angelis Roberto 115
De Aparicio Sebastián 25
De Blieck Ewald 586
De Bruycker Geroen 444
De Castro Alfonso 27
De Cisneros Ximenes Francisco 197
De Gante Pedro 26
De Giusti Luciano 228
De Herrera Juan 26
De La Mata M. Miguel 230
De La Piñuela Pedro 198
De La Serna Ramiro 255
De la Vega Granados Jesús E. 371
De Lazzari Francesco 226, 277
De Meirsman Winfried 160
De Molina Alonso 26
De Olmos Andrés 26, 197
De Paz Torres Juan Manuel 486
De Pietro Giuseppe 163
De Radzitzky Serge 484
De Rosa Luca 84-87 passim, 242, 244, 245, 414, 419423 passim
De Sousa Ferreira e Silva Serafim 425
De Torquemada Juan 197
De Ubernatis Girolamo 199
De Vega Andrés 27
De Veracruz Alonso 27
De Vitoria Francisco 27
Del Mar Graña Cid María 465
Del Pozo Encarnación 171, 177, 251, 425-426, 431-432,
463
Deppenwiese Markus 481
Di Fatta Giuseppe M. 229, 445
Di Franco Manlio 115, 272
Di Liberto Domenico 60
Di Loyola Martin Ignacio 197
Di Pasquale Ralph 156
Di Ruberto Michele 243
Di Santo Joseph 289
Di Spigno Francis 227
Di Stefano Damiano 119
Di Virgilio Virgilio 115
Dias Vicente João 373, 450
Díaz Rodríguez Anselmo 261
Diez Adolfo 371
Dinko Perisa 251
Djata Augusto 373
Do Nascimento Roberto Miguel 372
Dô Van Thông Aimé 225
Doctor John 372, 463
Doherty Michael 226
Doherty Ronald 479
Domínguez Ferrer Raimundo 229, 445
Domínguez Rojo Jorge 371
Donneschi Augusto 161
Donnini Ambrogio 277
Dorfner Dominik 233
Dos Santos Alexandre José M. 260
Doyle Mathias 370
Dudel Markward 285
Duffy Emmanuel 484
Dunham Larry 255
Duns Scoto Giovanni (Beato) 201, 378, 446, 455, 461, 465
Duran Fuerte Sergio 369
Durán Roberto 123
Dwyer Daniel 227
Dzierzenga Richard 115
Dzolan Mijo 251
E
Echeverry Joaquin Arturo 453
Eckerstorfer Roberto 369
Edminton Jim 449
Edmiston James 59
Egiguren Iraola José Ángel 226
Eguía Raúl 122
Elewaut Berard 485
Ellis Rose Therese 439
Enriquez Teresa 243
Errasti Mariano 136
Escalona Omar 251
Escribano Miguel 226
Escrivá Moreno Joaquín 288
Éthier Henri 225
Etzi Priamo 55, 149, 377-378, 404
Eustace Alexander 290
F
Fabris Barban Eurosia 241, 244, 277, 413-420 passim
Faggioni Maurizio 273
Falcão Jorge 373, 408
Falcón Alled Bernardo M. 289
Fallon Jarlath 291
Fantozzi Pietro 272
Farabollini Luigi 162
Faraone Emmanuel 477
Farina Giovanni Antonio 414, 417, 419
Farris Williams 226
Farrugia Daniel 139
492
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Fattiroso Paolino 161
Favretto Mario 61, 226, 229, 256, 267, 268, 272, 273, 274,
321, 440-452 passim
Fayez Samuele 137
Febbraro Antonio 465
Feeney Michael 289
Fele Benigno 155
Felice John 257, 258
Feller Bonaventura 486
Fennessy Richard 155
Fernandes Paul 154
Fernández Anselmo 122
Fernández Cubillos Héctor 115, 446
Fernández Dionisio 371
Fernandez Manuel 408
Ferraldeschi Matteo 230
Ferrario Paolo 229, 445
Ferrazzetta Settimio 350
Ferreira de Araujo João Benedito 140
Ferreira Pablo 371
Festa Patrizia 119
Figier Jan 154
Fila Sidival 228
Finocchiaro Carmelo 60, 272
Fiori Valeriano 377
Fleming David 284
Flesch Maria Rosa 87, 419, 422
Fois Silverio 163
Forster Wilhelm 289
Freightman Loyola 477
Freyer Johannes B. 42, 43, 47, 52, 55, 56, 58, 233, 273,
274, 377, 381
Friedman Gregory 226
Fusarelli Massimo 55, 66, 76, 116, 209, 231, 273, 381,
402, 404, 447
G
Gabban Valeria 120
Galea Paul 151, 371, 439
Galimberti Attilio 140, 463
Galindo Vázquez Juan 158
Gálszécs Pedro 289
Gamus Norma 252
García José 261
García José del Carmen 371
Gashi Ndue 115
Gassen Irineu 406
Gavin Valerian 483
Gayte Angel Gabriel 371
Gdyk Nikodem 224
Gei Fausto 423
Gepp João José 481
Gerritsma Frans 374, 446
Gestori Gervasio 119
Ghiglia Valentino 274
Ghirlando Marcello 371, 439
Giacometti Fermino 43,56
Giacometti Luigi 226
Giannini Valentino 160
Giardina Salvatore 229
Giermek Joachim 140, 171, 177, 464
Ginesi Armando 129
Giovanni da Capistrano (San) 196
Giovanni da Marignolli 197
Giovanni da Montecorvino 197
Giovanni da Pian del Carpine 197
Giovanni Paolo II 3-6, 29, 33-34, 45, 49, 130, 207, 210,
211, 308, 333
Giraldo Roberto 377
Girardi Oscar 407
Girotti Giovanni Francesco 37
Giuliani Matteo 228
Gizdon Terentius 60
Gniecki Czeslaw 225
Gobbo Giampiero 273
Goldin Armando 477
Goldmann Gereon 465
Gololombe Lucas Francisco 137, 224, 259, 260
Gomes de Figueiredo Wanderley 372, 406
Gómez Canedo Lino 25
Gomez Javier 254
Goméz Jesús 121
Gómez Martínez Eulalio 223, 369
Gómez Vergez F. Leonardo 227
Gonzales Donald 285
González Armando 372
González Enrique 115, 447
González González Amado 118
González González José 229, 445
González Porres Antonio 223
Gonzalez Puig Speranza 87, 419, 420, 422
Gorgulho Santos José Carlos
Gori Teofilo 284
Gorostiaga Felice 243, 245
Górski Elizeusz 224
Gottardi Gottardo 163
Gournay Thierry 229
Grallet Jean-Pierre 452
Grannell Fergal 157
Gray Reginald 369
Grbavac Josip 370
Greco Francesco 245
Gregoris Serafina 421-423
Gregoris Vittoria 83
Grocholewski Zenon 39-58 passim, 377
Grübler Huber 60
Grunloh Donatus 478
Guerra Cleonilde 422
Guerra Francisco 124
H
Ha Joseph 252
Hajzler Henryk 225
Hanesse Roger 228
Harrington Jeremy 369
Harzée Raynier 477
Hasenfratz Fredolino 479
Haskamp Reinhold 160
Hausner Nathanael 373
Hayes Charles486
Heinze Markus 140, 463
Heras Julián 140
Heras Walter 254
Herbas Jorge 369
Herbe Donnan 482
Hernández Alberto 122
Hernández Ellie 252
Hernández Isabel 264
Hernández Juan de Dios 372
Hernández Luz 252
Hernández Martín Jesús 226
Hernández Martínez Raúl 369
Hernández Raul 230
Hernández Sergio 251
Herrera Betty 114
Herrera Gutíerrez Enrique 274
Hess Azariasz 225
Hickey Meldon 484
Higgins Michael 252, 426-427, 429
Highton Edmund 369
Holly Walter 286
Hooper John 478
Hopfgartner Willibald 60, 446
Horta E. Jorge 55
Hudson Patrick 115, 230, 446
Huenupi Carlos 252
Huerta Muro Juan María 372
Huertas Trinidad 377
Huesca Rosendo 126
Hummes Cláudio 464
I
Iannone Ciro 284
Ibarra Miguel 124
Iglesias Enrique 230
Igras Dydak 154
Ilarduia Juan 381
Invernizzi Stefano 117
Iorio Paul 230
Iozzelli Fortunato 232
Irudaya Samy 426-427, 429
Irurralde Urtaza Ceferino 161
Ivankovic Leopold 161
J
Jacquemin Agnello 228
Jaeger David 378, 464
Jakobovic Zdravko 225
Janas Lucjan 224
Javed Sadiq 59, 223
Jelic Gojko 251
Jennrich Michael 372
Jeusset Gwenole 66
Jiménez Francisco 26
João Evodio 224, 260
Johnscher Gregório 161
Joly Dominique 228
Jones Bernard 370
Jong Yeul Hwang 65
Jordá Tomás José Antonio 115
Joung Dennet 227
Juma Manuel José 224, 260
Jurik Stanislav 284
Jurisic Hervatin Gabrijel 149, 150
Jusiak Oktawian 225
Kaaij Bernardus 157
Kabashi Hil 464
Kadasani Marianus 154
Kammerer Titus 484
Kanevcev Nives 251
Kasper Walter 295
K
INDEX NOMINUM
Katavic Karlo 288
Katoski Eugene 288
Kennedy Bernard 226
Kerschbaumer Dominikus 486
Kierbiedz Tadeusz 139
Kim Dominik 59, 117
Kimmins Margaret Mary 140 , 463
Kleinhans Miguel 231
Klimko Florid 158
Klug Bertino 283
Klug Osmund 284
Knapczyk Teodor 224
Koenig Augusto 453
Koman Jacek 224
Kommer Jason 485
Konler José 425
Koren Matija 225
Korosak Bruno 277
Kotrys Bonifacy 224
Kowarz Cristoforo 482
Kremer Sebastiano 231
Kristo Milan 251
Kual Amet 139
Kungys Astijus 117
Kurowski Blazer 224
Kwoczolaha Pietro 141
L
La Rocca Salvatore 60
Laba Ladjar Leo 464
Lagana Francesca 377
Laita Aurelio 56, 140
Laloux Michel 225, 228
Lamelas Isidro 260
Lancaster-Jones Campero Guillermo 223
Landini Lawrence 158
Langa Adriano 260
Lanuza Yvonne 252
Lapolla Tobia 465
Larracas Celso 139
Lasic Miron 479
Lati Giancarlo 116,137, 255
Latteri Carmelo 60
Lauriola Giovanni 149, 465
Lause James 372
Lavoie Gaétan 287
Lazzaro Emilio 419
Le Goanvec Marc 225
Le Maou Yannick 229
Lebon Gilbert 483
Leclef André 476
Lehman Karl 29, 48, 113
Lelli Massimo 226
Lenihan Miguel 372
Leone XIII 45,57
Ley Montijo Francisco Javier 223
Liczner John 287
Link Fred 226
Lino Benedetto 113
Lisandrini Antonio 150
Litigio Andrew 225
Locatelli Fiorenzo 374, 446
Lombraña Felipe 371, 466
Lomuscio Giuseppe Antonio 413
Longo Fabio 277, 413, 419
493
494
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Lopata Simone 446
López Atilio 372
López Casar Jesús 162
López Francisco 226
Lorente Argente Generoso 292
Lovato Stefano 372
Lugans Georges 292
Lullo Raimondo 197
Luna Alvarez Octavio 369
Lustig Nora 24, 124
Luther Michaela 253
M
Macciò Bonaventura 159
Maciejowski Antoni Boleslaw 139
Mackin Kevin 258, 259
Madden Locelyn 236
Magazzini Stefano 233
Maghirang Anthony 252
Magro Silvestro 139
Magro Stephen 371, 439
Mai Giordano 444
Maiello Paolo 228
Maier Matthias 60
Maiolo Giuseppe 228
Malatesta Lorenzo 60
Malczuk Erkulan 115
Mancini Ottavio 160
Mandolini Giancarlo 130, 149,150
Manfredi Giampiero 291
Marchal Roger 228, 452
Marcucci Francesco 245
Marfil Albert 251
Margil Antonio di Gesù 245
Mariani Nazareno 232
Marín Mario 126
Martinelli Giovanni 139
Martinelli Paolo 377
Martínez Reyna Félix 287
Martínez Rosalba 252
Martins Parreira Valguimir 163
Masana i Mola Jorsep M. 370
Mascarenhas Louis 230, 446
Matabaro Pierre 137
Matic Ivan 113,114, 116, 251-253, 269, 425-429, 431,
441, 447
Mayer Gene 154
Mazzotti Ireneo 309
McCarthy Liam 137
McEvoy Gilbert 480
McGinn Finian 115, 255, 256, 258, 259, 266, 321, 439440, 445-446
McGrath Brendan 370
McGrath Brian 369
McKenna Hugh 370
McLellan Daniel 372
Mc-Mahón Francisco Javier 372
McVean John 258
Medina Juan 123
Medina Palma Juan 371
Meisner Joachim 113
Melián Bernardino Romero 163
Mellone Attilio 473
Melnik Jan Kanty 156
Melnik Kazimierz 154
Melone Mary D. 377
Mendieta Jerónimo 197
Menegatti Valentino 38, 116, 412, 448
Merino Bartolomé Diosdado 480
Merino José 377, 454
Messa Pietro 377
Mészáros György 162
Meyer Gilles 286
Meza Juan 262
Micale Giovanni 155
Micallef Marcellino 439
Micangeli Augusto 55, 377, 378
Middendorf Raymar 286
Miele Bruno 115, 373
Migliasso Fabrizio 226
Miklenic Ivan 225
Milán Madrid José María 156
Milas Kamilo 483
Miles Cassian 258
Milhaly Juraj 115
Miller Bertin 230, 446
Miller J. Michael 40-43, 232, 377
Miri Franco 465
Miscamble Phillip 223
Moacyr Malaquias Junior 378
Mocarski Albert 225
Mohar Victor 59, 223
Moisdon Eric 425
Molloy Robert 155
Monroy Ballesteros Benjamín 223
Montemurro Francesco 154
Montes Miguélez Jesús 163
Montes Moreira António 464
Montes Urbina Fr. Juan Alberto 227
Monti Dominic V. 227
Montijo Ley 127
Moore Gerard 229, 445
Moore Michael 229
Morales Boldi 251
Morales Boldy 372
Mota Rosalvo 251
Motolinía Toribio 197
Mottola Marco Aurelio 157
Mous Odulf 477
Moussa Daud I Ignace 56
Movatillia Rubén 121
Moya Oscar 252
Muccioli Maurizio 291
Mugarza Natividad Mecolalde 252
Mulhern James 480
Mulholland Seamus 369
Mullen J. Kevin 227
Müller Ivo 453
Müller João Inacio 61, 74, 445
Muñoz Guerrero Lucio 223
Muñoz Gutiérrez Enrique 369
Murakami Paulus Miki 60
Murillo Hernández Juan Pedro 371
Muro Aréchiga Juan Ignacio 115,117,120,126, 255, 321,
405, 445, 447
Murphy John 477
Musata Emmanuel 137
Mustac Vlado 225
Muzar Marko 286
N
INDEX NOMINUM
Namur Henri 229, 425
Nanni Giuseppe 158
Natalini Valentino 60
Nault Jean-Charles 149
Navarro Navarro Miguel 286
Ndondji Ghislan 61
Nesti Silvano Piergiorgio 56, 308
Nguyen Van Si Ambrogio 115, 230, 237, 255, 321, 355,
445
Nicacci Alviero 465
Niccacci Angelo 288
Niehaus Anne 140
Nitto Raffaele 154
Nnga Gabriel 223
Nobile Marco 43,47,53,56
Nogemane Vumile 136, 260
Nosiglia Cesare 413, 416-417
Nowak Edoardo 84-86 passim, 241-144 passim, 417-422
passim
Núñez Consuelo 114
O
O Laoide Caoimhín 370
O Murchù Livin 155
O’Brien Celsus 154
O’Connor John F. 227
O’Connor Samuel 482
O’Friel Zachary 483
O’Leary Rory 370
Obico Baltazar 224
Obliato Fulgenzio 157
Odorico da Pordenone 197
Oh Paolo 65
Olivares Suarez Hector Alejandro 476
Olmedo Ramos Ana Maria 140, 463
Op’t Eyndt Barthélemy 156
Oppes Stéphane 55, 149, 377-378
Orduña César 115, 231, 446
Orosz Lórant 229, 445
Orozco Guerrero José Luis 378
Ortaglio Luigi 266, 272, 255, 452
Ortíz Eugenio Horacio 374
Ortiz Felipe 125
Ottavi Bruno 137, 230, 446
Ottenbreit Stefano 253, 269, 373
Overend Rigillo Sandro 38, 59, 115, 224, 255, 284, 322,
366, 373, 445-446, 448
P
Pabin Andrezej 225
Pacchiotti Rosario 487
Pacella Donato 155
Pacelli John 463
Pacheco Armando de São José 476
Padden Neil 482
Palacios Alejandro 265
Palacios Jesús 371
Palma Henríquez Ernesto 372
Paludetti Carmelo 160
Paolazzi Carlo 210, 232
Paolo VI 204, 300, 302, 325, 379, 423
Papez Viktor 115
Paquay Valentin 239, 240, 444
Parada José 226
Paré Paul 372
Park Lucia 252
Paronetto Luca 480
Paskert Leonard 159
Pasqui Fedele 476
Pastorino Giustino 164
Pastrán Francisco 372
Paszkiewicz Krzysztof 229
Patton Francesco 230, 268, 273
Patton Giovanni 273
Patulski Virgilio 139
Paventi Cristoforo 289
Pazzini Massimo 465
Pazzini Sebastiano 159
Pecchia Luigi 228
Peixoto de Castro Fernando Inacio 255
Pellegrini Germano 228, 440
Pelufo Riccardo 242, 421
Pepe Franco 272
Pereira Adelino 475
Pereira Lamelas Isidro 115, 425
Pereira Pinto Cesar Pedrosa 425
Péret Rodrigo 116
Pérez Bedolla Enrique 123
Pérez Cano Nelson Antonio 227
Pérez Castillo J. Santos 369
Pérez de Guereñu Gregorio 261
Perez Monroy Nicolás 481
Pérez Morale J. Faustino 126
Peric Mato 483
Perisic Robert 225
Perretta Luigi 162
Perry Michael 372
Perugini Luigi 89, 116, 149, 256, 448
Pervaz Daniel 59, 223
Pesoa Aurelio 369
Petrone Alfonso 140
Pichierri Daniele 228
Piechota Benigny Z. 370
Pili Dario 228
Pinili Melito 139
Pinto Ostuni Gianfranco 446
Pio XI 45,57
Piotrowski Gracjan 59
Písar Rafael 484
Piuzs Rácz 227
Pivatelli Andrea 228
Pizzaballa Pierbattista 115
Podziunas John 226
Ponsella Narciso 290
Porcelli Marino 228
Porrati Tranquillo 290
Portka Samuele 115, 446
Posadas J. Antonio 372
Postawa Dawid 225
Potrykus Ewaryst 155
Praet Viator 484
Prando Teofilo 482
Presta Teodoro 155
Presti Maria Grazia 377
Priore Ottaviano 158
Puglisi James 463
Pusma Salomón 115, 261
495
496
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
Quaggia Marino 487
Quaranta Paolo 229
Quesada Juan 227
Quigley John 140
Quiroós Moya David 159
Q
R
Radice Ludovico 157
Raeizs Pál 227
Raes Firmin 287
Ramírez Osvaldo 372
Ramos Valmir 406
Ramos Xavi 113, 253, 425
Rangel Mendoza Salvador 369
Rasolofoarimanana Jean Desiré 233
Ratzinger Joseph 148, 337, 341, 465
Raulf Godofredo 158
Recchia Stefano 140, 402, 464
Recio Veganzones Alejandro 479
Redaelli Angelo 467, 477
Redondo Valentin 427, 429-430
Reitz J. Andrew 227
Remaggi Giancarlo 160
Remane Antonio Josefa 259
Renkens Pascal 161
Reschiglian Massimo 226, 301, 381, 448
Restrepo Giraldo Carlos Arturo 227
Reyes Bucio Moisés 291, 476
Richter Stephan 163
Rieffel Charles 478
Rieger Rafael 373
Righetti Francesco 157
Righi Claudio 228
Rinaldi Massimo 86,87, 422
Riquelme Pedro 226
Riquelme Rafael 252
Rispo Martino 155
Risso Paolo 150
Riviére Gilés 425
Rocha da Silva Edilson 445
Rocha Justo 369
Rochefort Jean 292
Rockenbauer Barnabás 227
Rodé Franc 296, 401
Rodríguez Carballo José 13-38 passim, 39-58 passim, 59,
65, 81, 115-132 passim, 171-221 passim, 232, 248,
270, 301-302, 309-354 passim, 355, 366, 373, 389,
384, 400, 404, 434, 439-451 passim, 473
Rodríguez Guillermo 126
Rodríguez Jorge Gustavo 371
Rodríguez Tena Fernando 150
Rojas Felipe 252
Rosati Giancarlo 226
Rosetti Gabriel 157
Rossi Giovanni 228
Rotiglio Luigi 478
Rovegno Luis 251
Rovida Edoardo 465
Rozansky Joe 381, 447
Ruano Pedro 462
Rubio Juan José 371
Ruffini Nazzareno 159
Ruini Camillo 302
Ruiz Marcelo 122
Ruppi Felice 481
Russo Renato 60
Ruzic Dragan 269
Rylko Stanislaw 113
S
Saco Alarcón César 151,159, 380
Sagaú de León Segura Juan 223
Sahandun Ferdinand 223
Saint Yves Jacques 138
Sáinz Hinojosa Luis 464
Salcedo Alfonso 252
Saldía Victor 252
Salgado Anunciación 252
Salvídar Jorge 122
Samac Sime 115,116,132,140, 255, 258, 259, 269, 321,
445, 448, 451
Sammut Julian 439
Sánchez Covarrubias Pastor Fernando 157
Sánchez Everardo 122
Sánchez Gil Víctor 150, 466
Sandri Leonardo 244, 421
Santa María Félix 261
Santillán Gonzalo 122
Santillán Pérez Gonzalo 371
Sappi Martín 369
Saraiva Martins Giuseppe 84-86 passim, 241-144 passim,
417-422 passim
Sardella Donato 272
Sardelli Marcello 55, 377
Sartini Giorgio 120
Sato Francesco 156
Savelli Augusto 60
Savic Ivan 288
Scardera Vittorio 478
Schalück Hermann 43, 204, 253, 355, 366, 453, 457, 460,
462, 466
Scharf Aloisio 158
Scheeler Jeffrey 226
Scheidt Guido Moacir 230, 445
Scheiwe Friedhelm 287
Schembri Guido 440
Schiavina Guglielmo 285
Schillings Philippe 446, 453
Schipani Giuseppe 56
Schlegel Helmut 115
Schmucki Albert 74, 402
Schöch Nikolaus 116
Scholles Georg 113, 253
Schott Basil Myron 464
Schreck John 284
Schwarzl Rupert 462
Schwerz Nestor Inácio 81, 116,137, 381, 402, 405-408,
447, 453, 455
Schwierz Pacifico 292
Scocca Ferdinando 139
Scozzina Luis Antonio 371
Seghezzi Antonio 421
Segiethil Raphael 408
Segovia Marín Enrique 261
Sella Pacifico 233, 277
Senatore Angela 150
Sepe Crescenzio 79
Sestili Tarcisio 288
Shim Sylvester 65
Shin Nichoals 65
Short Bill 230
Shukardin Samson 59, 223
Siano Ilario 285
Siekierka Ernest 142, 370, 446
Siess Andreas 60
Silva Acosta Fernando 158
Silva Manuel 252
Silván Silván Antonio 158
Silveira Bernard 154
Silveira Teixeira Daniel Antonio 425
Silvestrini Mario 60
Simis Ludovicus 476
Simone da Lipnica 84,87, 422
Simonetti Nando 465
Simunivic Ljubomir 370
Sin Augustin 251
Sisto Gianfrancesco 230
Skunca Bernardin 448, 451
Slokar Aleksandra 251
Smolinski Arcadius 286
Snelling Denis 289
Snjezana Miklausici 150
Sodano Angelo 240, 384
Sodo Luigi 423
Sokolovski Walerian 113
Soldo Slavo 251
Solinas Mario 227
Soltés Elias 157
Sorrentino Domenico 301, 411
Sousa João Sardinha 475
Spencer William 372
Stafford Giacomo Francesco 37
Stamm Heinz-Meinolf 377
Stefani Ugo 228
Steiner Leonardo Ulrich 142
Stekic Marko 287
Stella Quirino 162
Stellini Angelo 473, 478
Steneker Esdras 160
Stenico Remo 465
Sterni Gaetana 414, 417
Stewart Robert 137
Stillhard Salvador 160
Stroppa Vincenza 309
Strozzieri Leo 129
Suhardi Alfons 66
Suriano Giuseppa 240, 241
Suta Angela 251
Svaldi Mattevi Mario 156
Syed Farid Alatas 66
T
Tadiello Roberto 465
Takeda Fumihiko Francis 252
Tamburello Serafino 481
Tan John Paul 67,74
Tedeschini Claudio 283
Tejada Maritza 114
Teklak Czeslaw 377
Tettamanzi Dionigi 470
Thevarparampil Agostino 86, 422
Thevissen Egmundus 483
Thomann Carola M. 140, 171, 177
Thranberend Sturmius 156
INDEX NOMINUM
Thum Johannes 373
Tiankavana Odilon 463
Tierrablanca Rubén 67, 230
Tobin John Francis 481
Tokarz Jerry 226
Tolic Zeljko 255, 269, 370, 451, 462
Tomassetti Gino 284
Tomatis Cristoforo 161
Tomic Eugen 485
Toro Valencia Luis Alberto 227, 229
Torrassa Candido 156
Tourné Leonardus 158
Trabold Alphonsus 162
Trevisan Placido 161
Trevisani Salvatore 485
Trezzani Guido 59, 117
Trivellin Gabriele 462
Trojani Stefano 150
Tromba Giacinto 480
Troy Ulic 266
Udovicic Ivica 229, 445
Uglielmon Mariano G. 373
Umukoro Angela 377
Unsner Sebastian 136
Unzurrunzaga Eusebio 117
Uribe Ferdinando 381
Utrillo i Oriol Marc 370
497
U
V
Vaiani Cesare 150
Valdivia Covarrubias Lorenzo 115
Valencia Roberto 122
Valenzuela Catalina 252
Vallecillo Martín Miguel 115, 130, 230, 255, 321, 445,
447
Van den Eijden Jan 115, 255, 452
Van Hemert Martien 475
Van Laer Bob 444
Van Laer Robert 115
Van Lierde Everard 291
Van Schil Rik 444
Varano Camilla Battista 85, 87, 422
Varela Macías José Guadalupe 289
Várnai Jakab 115, 230, 255, 270, 321, 444-446
Vasilij Jozo 225
Vaughn John 196, 66, 453, 456
Velasco Nelson 372
Ventura Gerardo 129
Ventura Querino 122
Verheij Sigismund 474, 486
Vernier Louis-François 476
Vetrali Tecle 55
Vianelli Marco 226
Vidal Abellán Saturnino 226
Vieth Bertino 283
Vignolo Roberto 149
Vilà i Virgili Francesc 370
Viseo Jan Bautista 197
Vítores Artemio 137, 255
Vogt Hubert 286
Volgge David 378
Vrdoljak Ilija 225
Vukoja Nikola 225, 451
498
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
W
Wach Marek 232, 377, 378
Wadding Luca 199
Wagner Max 115
Wagner Maximilian 373
Wallschlag Humberto 286
Warat Bungan Willem 223
Warnke Walter 288
Warot Alojzy 74, 232, 402
Wasseige Max 137
Wegleitner Gottfried 60
Weil Humberto 159
Weiss M. Fedele 423
West Maurice 279, 286
Wild Giovanni 198
Wilking Craig 226
Williams Peter 60, 137, 374, 445
Windolph George 290
Woo Henry252
Wouters Rogelio 372
Wright John 74
Yakit Jaime 230, 237
Yates Philippe 230
Y
Z
Zahner Paul 374
Zambetti Nadiamaria 149
Zamorano Saúl 252
Zankanella Ulrich 462
Zeglin Dymitr 225
Zeleznjak Zeljko 225, 451
Zinghtung Grawng Paul 236
Zivkovic Ilija 43, 56, 139, 171, 177
Zulehner Paul 462
Zúñiga Reveles José Santos 285
Zweerman Zachaeus 474, 479
TABULA MATERIARUM
PERIODICI «ACTA ORDINIS» FRATRUM MINORUM
(An. CXXIV, IANUARII - DECEMBRIS 2005 – Fasc. I-III)
EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS
Fasc. I
1. Messaggio di Giovanni Paolo II per i sessant'anni
dalla liberazione dei prigionieri del campo di
sterminio di Auschwitz-Birkenau. ............................3
2. Messaggio in occasione della giornata
della vita consacrata .................................................4
3. Messaggio Urbi et Orbi ............................................6
4. Omelia per l’inizio del ministero petrino
del Vescovo di Roma.................................................6
5. Omelia in occasione della visita alla
Basilica di San Paolo fuori le mura .........................10
Fasc. III
1. Lettera al card. Walter Kasper in occasione
del IX Simposio intercristiano . . . . . . . . . . . . . . . 295
2. Lettera in occasione della Plenaria della
Congregazione per gli Istituti di vita
consacrata e le Società di vita apostolica . . . . . . . 296
3. Commento al Salmo 121 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 298
4. “Motu proprio” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 299
5. Discorso ai Religiosi, alle Religiose e ai Membri di
Istituti secolari e di Società di vita apostolica della diocesi di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 302
6. Messaggio per la Giornata Mondiale
della Pace del 1° gennaio 2006 . . . . . . . . . . . . . . 303
7. Decreto della CIVCSVA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 308
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
Fasc. I
1. Incontro con i Ministri provinciali ..........................13
2. Lettera alla Fraternità itinerante..............................22
3. Discurso en ocasión del Doctorado Honoris
Causa por la Universidad de las Américas ..............24
4. Inaugurazione della Pinacoteca Francescana
Internazionale .........................................................29
5. Carta con ocasión de la solemnidad de la
Pascua de nuestro Señor Jesucristo .........................30
6. Lettera all’Ordine in occasione della morte
di Giovanni Paolo II................................................33
7. Omelia nella Messa di suffragio per
Giovanni Paolo II....................................................34
8. Omelia in occasione dell’elezione
di Benedetto XVI ....................................................36
9. Lettera all’Ordine in occasione dell’elezione
di Benedetto XVI ...................................................36
10. Prorogatur ad quinquennium indultum
Paenitentiariae Apostolicae.....................................37
Fasc. II
1. Letter of the Conference of the Franciscan
Family . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171
2. Lettera della Conferenza della Famiglia
francescana in occasione della Pentecoste 2005 . 172
3. “Unione Superiori Generali” Meeting . . . . . . . . . 177
4. Letter to all the Ministers and Custodes on the
Financial Funds at the Curia . . . . . . . . . . . . . . . . 190
5. Lettera del Ministro generale sugli Studi . . . . . . . 193
6. Messaggio a Sua Santità Benedetto XVI in
occasione della sua festa onomastica . . . . . . . . . . 211
7. Omelia per l’apertura del “perdono di Assisi” . . . 211
10. Discorso in occasione della XX GMG . . . . . . . . 217
Fasc. III
1. Discorso alla Piccola Famiglia Francescana
nel 75° di fondazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 309
2. Omelia in occasione della solennità
delle Stigmate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 314
3. Inizio della Peregrinatio del Crocifisso
di San Damiano.....................................................316
4. Lettera del Definitorio generale
per la Solennità di san Francesco..........................318
5. Carta con ocasión del inicio de las
celebraciones del VIII Centenario de la
fundación de la Orden...........................................321
6. Intervento al Sinodo dei Vescovi ..........................324
7. Veglia di preghiera per l’inizio ufficiale
delle celebrazioni dell’VIII Centenario
della fondazione dell’Ordine ................................325
8. Eucaristia di apertura del cammino di
preparazione all’VIII centenario della
fondazione dell’Ordine .........................................327
9. Terzo Incontro dei Visitatori con il Ministro
e Definitorio generale ...........................................330
10. Intervento del Ministro generale alla
VII Assemblea dell’UFME ...................................336
11. Incontro del Ministro e del Definitorio
generale con le Conferenze OFM slaviche ...........343
12. Aos Irmãos da Guiné-Bissau por ocasião
da erecção da Custódia .........................................349
13. Carta con ocasión de la solemnidad del
Nacimiento de nuestro Señor Jesucristo 2005 ......351
VERSUS CAPITULUM GENERALE
EXTRAORDINARIUM
Fasc. III
1. In cammino verso il Capitolo
generale straordinario ...........................................355
2. Indizione del Capitolo generale straordinario.......365
3. Itinerario per la contemplazione orante
del Crocifisso di San Damiano .............................366
4. Preghiere per il Capitolo Straordinario 2006 ........367
E SECRETARIA GENERALI
Fasc. I
1. Unio seu fusio Provinciarum...................................59
2. Consilii Fund. “S. Francisci Assisien- ....................59
500
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
sis” in Russia et Kazakistania electio......................59
3. Capitulum Custodiae S. Ioannis Baptistae
in Pakistania............................................................59
4. Capitulum Prov. S. Bernardini Senensis
in Austria.................................................................59
5. Capitulum Prov. Picenae S. Iacobi de Marchia
in Italia ....................................................................60
6. Capitulum Prov. Siciliae Ss. Nominis Iesu
in Italia ....................................................................60
7. Visitatores generales ...............................................60
8. Domus suppressae...................................................61
9. Notitae particulares .................................................61
Fasc. II
1. Capitulum Custodiae S. Ioannis Baptistae
in Pakistania . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223
2. Consiliarii Cust. “S. Francisci” in West
Papua (Irian Jaya) electio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223
3. Capitulum Prov. Ss. Francisci et Iacobi
Jalisco in Mexico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223
4. Custodiae Aut. “S. Clarae” in Mozambico
erectio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223
5. Custodiae Aut. “S. Clarae” in Mozambico
electiones . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 224
6. Capitulum Prov. S. Mariae Angelorum
in Polonia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 224
8. Capitulum Prov. Ss. Cyrilli et Methodii
in Croatia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 225
9. Capitulum Prov. Assumptionis BMV
in S.F.A.S. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 225
10. Capitulum Prov. Carthaginensis in Hispania . . . . 225
11. Capitulum Prov. Seraphicae
S. Francisci Assisiensis in Italia . . . . . . . . . . . . . . 225
12 Capitulum Prov. S. Ioannis Baptistae
in S.F.A.S. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 226
13. Capitulum Prov. Ss. Nominis Iesu in S.F.A.S. . . . 226
14. Capitulum Intermedium Prov. S. Fidei
in Columbia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 226
15. Capitulum Prov. S. Mariae in Hungaria . . . . . . . . 227
Fasc. III
1. Capitulum Prov. Immaculatae Conceptionis
BMV in Britannia Magna . . . . . . . . . . . . . . . . . . 369
2. Capitulum Prov. Ss. Petri et Pauli de
Michoacan in Mexico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 369
3. Capitulum Prov. S. Antonii in Bolivia . . . . . . . . . 369
4. Electio extra Capitulum
Prov. Ss. Redemptoris in Croatia . . . . . . . . . . . . . 370
6. Electio extra Capitulum Prov. S. Francisci
Assisiensis in Polonia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 370
7. Capitulum Prov. Hiberniae in Hibernia . . . . . . . . 370
9. Capitulum Intermedium Prov. S. Pauli
Apostoli in Melita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371
10. Capitulum Intermedium Prov. S. Evangelii
in México. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371
11. Capitulum Intermedium Prov. S. Michaëlis
in Argentina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371
12. Capitulum Intermedium Prov. Americae
Centralis et Panama . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371
13. Capitulum Prov. Ss. Cordis Iesu in USA . . . . . . . 372
14. Capitulum Prov. Ss. Trinitais in Chilia . . . . . . . . 372
15. Capitulum Cust. Nostrae Dominae Septem
Gaudiorum in Brasilia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 372
16. Electiones extra Capitulum Prov. Bavariae
S. Antonii Patavini in Germania . . . . . . . . . . . . . 373
17. Custodiae S. Francisci Assisiensis in
Guinea-Bissau erectio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373
18. Electiones Cust. S. Francisci Assisensis in
Guinea-Bissau . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373
19. Visitatores generales . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373
20. Domus suppressae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 374
E SECRETARIATU
PRO FORMATIONE ET STUDIIS
Fasc. I
1. X International Council for Formation
and Studies .............................................................65
1. Chronicle .........................................................65
2. Report of the Secretary General for
Formation and Studies ......................................67
3. Letter to the Brother Ministers, Custodes
and Formators OFM .........................................76
2. Notitiae particulares ..................................................78
Fasc. II
1. VII Assemblea del SERFE . . . . . . . . . . . . . . . . . . 229
2. Il Ministro generale ha confermato
le seguenti Ratio delle Province . . . . . . . . . . . . . 229
3 Erezione della Casa di Noviziato . . . . . . . . . . . . . 230
4. Notitiae particulares . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 230
1. Pontificia Università Antonianum . . . . . . . . . . 230
2. Collegio “S. Bonaventura” di Grottaferrata . . . 230
Fasc. III
1. Pontificia Università Antonianum . . . . . . . . . . . . 375
2. Incipiamus Fratres! II Congresso
Internazionale dei Maestri di Noviziato
dei Frati Minori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 380
3. Notitiae particulares. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 402
PONTIFICIA UNIVERSITAS
ANTONIANUM
Fasc. I
1. Richiesta della dichiarazione a Università ..............39
2. Approvazione definitiva della Facoltà
di Scienze Bibliche e d’Archeologia ......................39
1. Comunicazione .................................................39
2. Decreto .............................................................40
3. Approvazione degli Statuti ...............................40
3. Il PAA diventa Università Pontificia.......................41
4. Letter to the Brother Ministers and Custodes..........41
5. Rectoris Pontificiæ Universitatis Antonianæ
in Urbe nominatio ...................................................42
1. Decretum ............................................................42
2. Curriculum vitae .................................................42
6. Celebrazione per il titolo di Pontificia Università
Antonianum ............................................................43
1. Curia generale. Omelia durante i Vespri .............43
2. Pontificia Università Antonianum.......................45
7. Vice-Rectoris Pontificiæ Universitatis
“Antonianum” nominatio........................................55
9. Cronaca ...................................................................55
501
TABULA MATERIARUM
10. Storia del Pontificio Ateneo Antonianum:
da Collegio a Università..........................................57
E SECRETARIATU PRO
EVANGELIZZAZIONE ET MISSIONE
Fasc. I
1. Eucaristia nella Basilica di San Pietro.....................79
2. Incontro del Comitato Esecutivo del COFIEM.......79
Fasc. II
1. Centri educativi dei Frati Minori . . . . . . . . . . . . . 233
2. Myanmar: una nuova presenza francescana
in un Paese buddista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 233
Fasc. III
1. Conferencia dos Frades Menores do Brasil
(CFMB) - Secretaria Interprovincial de
Evangelização e Missões (SIFEM) . . . . . . . . . . . 405
2. Assemblea del Segretariato interprovinciale
per l’Evangelizzazione e Missione della
Conferenza africana. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 406
3. Belgio: Formazione Interfamiliare
dei Missionari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 408
E PROCURA GENERALI
Fasc. III
1. Lettera della Congregazione circa la dispensa
sacerdotale e diaconale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 411
2. Comunicazione della Procura generale . . . . . . . . 411
E POSTULATIONE GENERALI
Fasc. I
1. Decretum super virtutibus S. D. Seraphinae
ab Angelis ...............................................................83
2. Electio Ponentis in Causa Beati Simonis
de Lipnica ...............................................................84
3. Facultas exuvias S. D. Augustini Castrillo
recognoscendi atque transferendi............................85
4. Electio Ponentis in Causa Beatae Baptistae
Varano .....................................................................85
5. Electio Ponentis in Causa Servorum Dei
Victoris Chumillas et Sociorum ..............................86
6. Electio Ponentis in Causa SD Maximi Rinaldi .......86
7. Notitiae particulares................................................86
Fasc. II
1. Venerabili Dei Servo Valentino Paquay
caelitum Beatorum tribuitur dignitas . . . . . . . . . . 237
2. Decretum super miraculo S.D. Iosephae
Suriano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 238
3. Decretum super miraculo S.D. Eurosiae
Fabris . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 239
4. Facultas Transumptum Inquisitionis suppletivae
aperiendi in Cuasa S.D. Richardi Pelufo
et Sociorum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 240
5. Iuridica validitas declaratur Inquisitionis
in Causa S.D. Teresiae Enriquez . . . . . . . . . . . . . 241
6. Nominatio Ponentis in Causa S.D. Felicis
Echevarria Gorostiaga et Sociorum . . . . . . . . . . . 241
7. Facultas Transumptum Inquisitionis super
miro aperiendi in Causa S.D. Francisci
A. Marcucci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 242
8. Nuntium Secretariae Status de die
Beatificationis Ven. S.D. Eurosiae Fabris . . . . . . 242
9. Notitiae particulares . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 242
Fasc. III
1. Beatificazione della Venerabile Serva di Dio
Eurosia Fabris Vedova Barban. . . . . . . . . . . . . . . 413
2. Nominatio Ponentis in Causa SD Mariae
Rosae Flesch . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 419
3. Nominatio Ponentis in Causa SD Spei
Gonzalez Puig . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 419
4. Postulator generalis gratias agit Summo
Pontifici pro Beatificatione Ven. SD Eurosiae
Barban . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 420
5. Epistula Secretariae Status ad Postulatorem
generalem missa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 420
6. Validitas iuridica Inquisitionis declaratur
in Causa SS.DD. Richardi Pelufo et sociorum. . . 421
7. Facultas viam virtutum aggrediendi in
Causa SD Antonii Seghezzi . . . . . . . . . . . . . . . . . 421
8. Facultas Transumptum Inquisitionis dioecesae
aperiendi in Causa Ven. SD
Seraphinae Gregoris . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 421
9. Notitiae particulares . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 421
STATISTICA
ORDINIS FRATRUM MINORUM
Fasc. I
I. Relatio de statu personali et locali Ordinis.............89
II. Fratres omnes unicuique Provinciae vel
Cust. Aut. adscripti ...............................................93
III. Fratres et domus secundum regiones .....................97
IV. Status domum et presentia fratrum in
singulis nationibus ...............................................100
V. Provinciae vel Cust. Aut. juxta
numerum fratrum et novitiorum...........................103
VI. Incrementum vel decrementum numeri fratrum ..106
VII. Inter 2002 et 2003 comparatio .............................110
EX OFFICIO PRO “JUSTITIA, PACE
ATQUE INTEGRITATE CREATI”
Fasc. II
1. Convocación del Congreso Internacional
de JPIC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 245
2. Líneas orientativas del Congreso
Internacional de JPIC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 246
EX OFFICIO OFS
Fasc. I
1. Germania – Incontro preparatorio per la
GMG 2005 a Colonia ............................................113
2. Polonia - Corso di formazione per l’OFS
della Bielorussia....................................................113
3. Perù – Capitolo nazionale dell’OFS .....................114
Fasc. II
1. Bosnia-Erzegovina: è sorta la Fraternità
nazionale dell’OFS. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 249
2 Cile – Capitolo nazionale elettivo . . . . . . . . . . . . 249
3. Filippine – Capitolo nazionale elettivo . . . . . . . . 250
4. Cina (Hong Kong) - Capitolo elettivo dell’OFS . 250
502
AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III
5. Germania - Incontro Internazionale della
Gioventù Francescana e celebrazione della
XX° Giornata Mondiale della Gioventù . . . . . . . 250
Fasc. III
1. Francia: Forum per la Gioventù francescana . . . . 425
2. Portogallo: Capitolo Nazionale dell’OFS . . . . . . 425
3. Portogallo: Tempo forte della Conferenza
degli Assistenti generali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 425
4. XI Capitolo generale dell’Ordine Francescano
Secolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 426
AD CHRONICAM ORDINIS
Fasc. I
1 De itineraribus Ministri generalis..........................115
1.1.
2° Incontro del Definitorio generale con
i nuovi Ministri provinciali e Custodi.......115
1.2.
Capitolo della Fondazione “San Francesco
d’Assisi” in Russia-Kazakistan ................116
1.3.
Quinto centenario de la Fundación de
la Provincia de Santa Cruz de las Indias ...117
1.4.
Visita alla Provincia OFM delle Marche ..118
1.5.
Visita a la Provincia del Santo
Evangelio, Mexico ...................................120
1.6.
Visita a la Provincia de los Santos
Francisco y Santiago, México ..................126
1.7.
Inaugurazione della Pinacoteca
Francescana d'Arte contemporanea..........129
1.8.
CONFRES: XXXIII semana
interprovincial ..........................................130
1.9.
Esercizi spirituali del Definitorio
generale ....................................................132
2. Quinto centenario de la Fundación de la
Provincia de Santa Cruz de las Indias ...................132
3. Riunione delle Conferenze Sub-Sahariana
e Comona ..............................................................136
4. I Frati Minori in Libia ...........................................138
5. Incontro della Conferenza dei Ministri generali
del Primo Ordine Francescano e del TOR.............139
6. Incontro della Conferenza della Famiglia
Francescana con Franciscans International...........140
7. Incontro della Conferenza West-Slavica ...............140
8. Una rivista di cultura francescana .........................141
9. Notitiae particulares..............................................142
Fasc. II
1. De itineribus Ministri Generalis . . . . . . . . . . . . . . . 253
1.1. Incontro del Definitorio generale con
i Presidenti delle Conferenze dei Ministri
provinciali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 253
1.2. Visita alla Provincia S. Francesco
Stimmatizzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 254
1.3. Minister General attends the Chapter
of the Province of the Holy Name . . . . . . . . . 255
1.4. Visita alla Prov. Ss. Salvatoris
in Slovachia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 256
1.5. Visita alla Prov. Assumptionis BVM
in Polonia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 256
1.6. Visita alla Custodia “Santa Chiara
d’Assisi” in Mozambico . . . . . . . . . . . . . . . . 257
1.7. Visita fraterna al Perú . . . . . . . . . . . . . . . . . . 259
1.8. Festa della Provincia di Napoli . . . . . . . . . . . 263
1.9. Minister General attends opening
of the Chapter of the Province of Ireland. . . . 264
1.10. Visita alla Provincia S. Bonaventura . . . . . . 264
1.11. XXV marcia francescana a piedi
verso Assisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 266
1.12. Visita alla Fraternità di Medjugorje. . . . . . . 266
1.13. The Minister General at the 20th
World Youth Day in Cologne. . . . . . . . . . . . . 267
1.14. Visita alla Provincia del Verbo Incarnato . . 268
2. Riunioni dei Definitori OFM d’Italia . . . . . . . . . . . 269
1. Assemblea dei Definitori dell’Italia
meridionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 269
2. Assemblea dei Definitori dell’Italia
del Nord . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 270
3. Assemblea dei Definitori dell’Italia centrale . 271
3. Notitiae particulares . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 272
Fasc. III
1. De itineribus Ministri Generalis. . . . . . . . . . . . . . . 439
1.1. Minister General’s visit to Malta . . . . . . . . . 439
1.2. “Peregrinatio” del Crocifisso di San
Damiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 440
1.3. Visita alla Provincia S. Vigilio . . . . . . . . . . . 440
1.4. Inizio delle Celebrazioni per l’VIII
centenario della fondazione dell’Ordine. . . . 442
1.5. Visita alle Prov. S. Giuseppe (Belgio) e
S. Croce (Germania). . . . . . . . . . . . . . . . . . . 444
1.6. Incontro dei Visitatori con il Ministro
e il Definitorio generale . . . . . . . . . . . . . . . . 445
1.7. Incontro delle Conferenze Sud e
West Slavica con il Definitorio generale . . . 448
1.8. Visita in occasione dell’erezione della
Custodia “S. Francesco d’Assisi”
in Guinea-Bissau . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 449
2. Inizio delle celebrazioni per l’VIII centenario
dell’Ordine in Croazia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 451
3. Rencontre COTAF-COMPI . . . . . . . . . . . . . . . . . 452
4. Congresso latinoamericano dos Centros
de Estudos OFM-UCLAF . . . . . . . . . . . . . . . . . . 453
5. VII Assemblea dei Ministri provinciali OFM
d’Europa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 462
6. Incontro CFF e Conferenza dei Ministri
generali dei Primo Ordine e del TOR. . . . . . . . . . 463
7. Notitiae particulares. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 464
BIBLIOGRAFIA
Fasc. I
1. Libri ......................................................................149
2. Extracta .................................................................150
Fasc. II
1. Libri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 275
Fasc. III
1. Libri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 465
2. Extracta .................................................................466
NECROLOGIA
Fasc. I
1. Br. Bernard Bartolo...............................................151
2. Fr. César Saco Alarcón..........................................151
503
TABULA MATERIARUM
3. Fr. Mel Brady ........................................................153
4. Anno 2004 mortui sunt .........................................154
5. Anno 2005 mortui sunt .........................................156
Fasc. II
1. Fr. Salvatore Benassi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 277
2. Fr. Marco Adinolfi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 277
3. Anno 2003 mortui sunt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 279
4. Anno 2004 mortui sunt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 280
5. Anno 2005 mortui sunt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 280
Fasc. III
1. Fr. Angelo Redaelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 467
2. Fr. Angelo Stellini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 473
3. Fr. Attilio Mellone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 473
5. Fr. Zachaeus Zweerman. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 474
Fr. Sigismund Verheij . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 474
6. Anno 2005 mortui sunt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 475
CUM APPROBATIONE ECCLESIASTICA
FR. JOSÉ R. CARBALLO, ofm, Min. Gen.
Fr. LUIGI PERUGINI
Director
Fr. GINO CONCETTI
Director responsabilis
Autoriz. N. 10240 del Trib. di Roma, 8-3-1965
Impaginato dall’Ufficio Comunicazioni OFM
Stampato da
ARTI GRAFICHE ANTICA PORZIUNCOLA
in Cannara - (PG)
nel mese di gennaio dell’anno 2006
16. Electiones extra Capitulum Prov. Bavariae
S. Antonii Patavini in Germania . . . . . . . . . . . . . 373
17. Custodiae S. Francisci Assisiensis in
Guinea-Bissau erectio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373
18. Electiones Cust. S. Francisci Assisensis in
Guinea-Bissau . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373
19. Visitatores generales . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373
20. Domus suppressae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 374
E SECRETARIATU
PRO FORMATIONE ET STUDIIS
1. Pontificia Università Antonianum . . . . . . . . . . . . . 375
2. Incipiamus Fratres! II Congresso
Internazionale dei Maestri di Noviziato
dei Frati Minori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 380
3. Notitiae particulares. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 402
E SECRETARIATU PRO
EVANGELIZZAZIONE ET MISSIONE
1. Conferencia dos Frades Menores do Brasil
(CFMB) - Secretaria Interprovincial de
Evangelização e Missões (SIFEM) . . . . . . . . . . . 405
2. Assemblea del Segretariato interprovinciale
per l’Evangelizzazione e Missione della
Conferenza africana. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 406
3. Belgio: Formazione Interfamiliare
dei Missionari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 408
E PROCURA GENERALI
1. Lettera della Congregazione circa la dispensa
sacerdotale e diaconale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 411
2. Comunicazione della Procura generale . . . . . . . . 411
E POSTULATIONE GENERALI
1. Beatificazione della Venerabile Serva di Dio
Eurosia Fabris Vedova Barban. . . . . . . . . . . . . . . 413
2. Nominatio Ponentis in Causa SD Mariae
Rosae Flesch . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 419
3. Nominatio Ponentis in Causa SD Spei
Gonzalez Puig . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 419
4. Postulator generalis gratias agit Summo
Pontifici pro Beatificatione Ven. SD Eurosiae
Barban . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 420
5. Epistula Secretariae Status ad Postulatorem
generalem missa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 420
6. Validitas iuridica Inquisitionis declaratur
in Causa SS.DD. Richardi Pelufo et sociorum . . 421
7. Facultas viam virtutum aggrediendi in
Causa SD Antonii Seghezzi . . . . . . . . . . . . . . . . . 421
8. Facultas Transumptum Inquisitionis dioecesae
aperiendi in Causa Ven. SD
Seraphinae Gregoris . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 421
9. Notitiae particulares . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 421
EX OFFICIO OFS
1. Francia: Forum per la Gioventù francescana. . . . 425
2. Portogallo: Capitolo Nazionale dell’OFS . . . . . . 425
3. Portogallo: Tempo forte della Conferenza
degli Assistenti generali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 425
4. XI Capitolo generale dell’Ordine Francescano
Secolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 426
AD CHRONICAM ORDINIS
1. De itineribus Ministri Generalis. . . . . . . . . . . . . . . 439
1.1. Minister General’s visit to Malta . . . . . . . . . 439
1.2. “Peregrinatio” del Crocifisso di San
Damiano. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 440
1.3. Visita alla Provincia S. Vigilio . . . . . . . . . . . 440
1.4. Inizio delle Celebrazioni per l’VIII
centenario della fondazione dell’Ordine . . . 442
1.5. Visita alle Prov. S. Giuseppe (Belgio) e
S. Croce (Germania) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 444
1.6. Incontro dei Visitatori con il Ministro
e il Definitorio generale . . . . . . . . . . . . . . . . 445
1.7. Incontro delle Conferenze Sud e
West Slavica con il Definitorio generale . . . 448
1.8. Visita in occasione dell’erezione della
Custodia “S. Francesco d’Assisi”
in Guinea-Bissau . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 449
2. Inizio delle celebrazioni per l’VIII centenario
dell’Ordine in Croazia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 451
3. Rencontre COTAF-COMPI . . . . . . . . . . . . . . . . . 452
4. Congresso latinoamericano dos Centros
de Estudos OFM-UCLAF . . . . . . . . . . . . . . . . . . 453
5. VII Assemblea dei Ministri provinciali OFM
d’Europa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 462
6. Incontro CFF e Conferenza dei Ministri
generali dei Primo Ordine e del TOR . . . . . . . . . 463
7. Notitiae particulares. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 464
BIBLIOGRAFIA
1. Libri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 465
2. Extracta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 466
1.
2.
3.
5.
NECROLOGIA
Fr. Angelo Redaelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 467
Fr. Angelo Stellini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 473
Fr. Attilio Mellone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 473
Fr. Zachaeus Zweerman. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 474
Fr. Sigismund Verheij . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 474
6. Anno 2005 mortui sunt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 475
INDICES
1. Index nominum pro anno 2005 . . . . . . . . . . . . . . 489
2. Index anni 2005 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 499
FEDERAZIONE S. CHIARA DI ASSISI DELLE CLARISSE DI UMBRIA-SARDEGNA
(a cura di)
Chiara di Assisi. Una Vita Prende Forma. Iter storico,
Vol. II, Collana “Secundum perfectionem Sancti Evangelii-La forma di vita dell’Ordine
delle Sorelle Povere”, Edizioni Messaggero, Padova 2005, pp. 221, € 28,00.
Un gruppo di Clarisse costituite in commissione di ricerca e di studio leggono insieme,
nelle loro comunità, un testo di vita: la Regola di santa Chiara d’Assisi.
Dopo la Sinossi cromatica delle fonti legislative, questo secondo volume ne illumina il
processo di formazione. Dall’incontro con Francesco all’esperienza con le sorelle a san Damiano, dall’interesse delle comunità femminili coeve alle impegnate relazioni con l’Ordine
dei Frati, con i Papi e la Curia, fino all’approvazione ufficiale che fa della Regola un documento ecclesiale, una traccia dello Spirito, la forma di una vita.
Un’opera vasta, serrata e convincente, frutto di un minuzioso e paziente compulsare di documenti e di testi, di riflessione e confronto, di vivaci intuizioni e di familiarità con la Regola e con Chiara: le sue stesse figlie conducono il lettore in un percorso storico rigoroso e appassionante.
BARTOLINI RINO
(a cura di)
Nella tua Tenda, per sempre (sl 61,5).
Storia delle Clarisse. Un’avventura di ottocento anni.
Edizioni Porziuncola, S. Maria degli Angeli 2005, pp. 1197.
Il volume prende in esame gli otto secoli di vita dell’Ordine delle Clarisse. Il testo comprende undici parti corrispondenti ai periodi storici più significativi. A ciascuna delle parti è
premessa un’introduzione per facilitare la comprensione del periodo stesso in cui si svolge la
Storia delle Clarisse. Tutta la materia del volume è divisa in 42 capitoli.
In ognuna delle undici parti vengono descritte alcune figure di Clarisse degne di particolare memoria. La scelta delle figure è parziale e funzionale all’illustrazione della situazione
delle Clarisse in un determinato periodo storico.
In fondo al volume si trovano la Bibliografia, gli Indici e diverse Tavole a colori per illustrare le tappe della storia delle Clarisse.