22 ottobre per amor vostro 29 ottobre taxy teheran

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22 ottobre per amor vostro 29 ottobre taxy teheran
22 OTTOBRE
PER AMOR VOSTRO
29 OTTOBRE
TAXY TEHERAN
GENERE: drammatico
DURATA:110’
Officine Ubu, Italia 2015
GENERE:commedia, drammatico
DURATA: 82’
Cinema, Iran 2015
regia di Giuseppe M. Gaudino
con Valeria Golino,
Massimiliano Gallo,
Adriano Giannini,
Elisabetta Mirra,
Edoardo Crò
Valeria Golino Coppa Volpi Miglior attrice Festival di Venezia
“È questo film la vera sorpresa della 72° Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia. Per amor vostro di Giuseppe
M. Gaudino non somiglia a nient’altro nel panorama del cinema
italiano. È un inedito melodramma magico, tra musica e inserti speciali visivi e pittorici, tutto basato sulla dolce figura di Anna, interpretata da Valeria Golino in stato di grazia…” (Pedro Armocida, Il
Giornale). E infatti, puntuale, è arrivata la consacrazione: e Valeria
Golino ha strappato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione
femminile al Festival di Venezia di quest’anno. A Napoli la rassegnata Anna, suggeritrice in uno studio televisivo, vive malinconica
con il marito malavitoso e i tre figli adolescenti. Da tempo la sua
vita è così grigia che non vede più i colori. Solo nello studio tv,
dove scrive i cartelli con le battute, ritrova il sorriso. Pur essendo
una donna tenerissima e capace di aiutare gli altri, Anna non riesce
ad aiutare se stessa: da vent’anni ha infatti smesso di vedere quel
che davvero accade nella sua famiglia, preferendo non prendere
posizione, non dare un nome alle cose. Per amore dei tre figli e
della famiglia, ha lasciato che la sua vita si spegnesse, lentamente. La colonna sonora (si va dal Quartetto Cetra ad Handel, passando per affabulazioni ritmate in un napoletano tipico dei vecchi
cantastorie); l’alternarsi del bianco e nero con l’azzurro intenso del
mare; la cupezza malinconica e magica -tutto rende questo film
l’opera di un artista: ”Dopo aver visto “Per amor vostro” si può
serenamente affermare che il regista Giuseppe Gaudino è un vero
artista, per come riesce a raccontare una storia attraverso una narrazione a strati, tra il reale e l’onirico (Alessandro Savoia, Il Roma).
(Titolo originale: Taksojuht)
Regia di Jafar Panahi
Con Jafar Panahi
Orso d’Oro Festival di Berlino 2015
Condannato dalla ‘giustizia’ iraniana a venti anni di proibizione di:
girare film, scrivere sceneggiature e rilasciare interviste (pena la
detenzione per sei anni), il regista Jafar Panahi aggira ogni volta
quel divieto con idee sempre nuove, mettendo a rischio la propria
incolumità. Questa volta ha scelto di farsi conducente di taxi, per
mostrare la quotidianità del vivere in un paese, l’Iran, che ha una
cinematografia nobile e magnifica, ma in cui le contraddizioni si
fanno sempre più stridenti e la modernità sociale appare ancora
lontana. I passeggeri che salgono sul taxi esprimono opinioni diverse sulla società in cui vivono. Si va da chi vorrebbe applicare pene
capitali ‘esemplari’ a chi invece difende giovani donne, ‘colpevoli’
di essersi fatte trovare nei pressi di uno stadio (il cui accesso è consentito unicamente agli uomini). Ci sono anziane signore e bambine vivaci. C’è un uomo che, sentendosi male, vuole fare testamento
per impedire che a sua moglie venga sottratta la casa in cui vivono (e le cui ultime volontà vengono documentate con un telefonino;
quasi a dire: “attenzione, grazie alle più recenti tecnologie è sempre più difficile per i regimi impedire agli individui di testimoniare
quanto accade”). Poco importa, quindi, scoprire che i passeggeri
sono attori: mai la finzione è stata così reale; mai lo sguardo critico su un regime che cerca di impedire la creatività e la libertà di espressione è stato così leggero e acuto nello stesso tempo.
“Sono un cineasta. Non posso fare altro che realizzare dei film.
Il cinema è il mio modo di esprimermi ed è ciò che dà un senso alla mia
vita” (Jafar Panahi)
05 NOVEMBRE
LIFE
regia di Anton Corbijn
con Robert Pattinson,
Dane DeHaan, Joel Edgerton,
Alessandra Mastronardi,
Stella Schnabel
GENERE: biografico, drammatico
DURATA:111’
Bim - Canada, Germania,
Australia 2015
Presentato al Festival di Berlino 2015
Jimmy e Dennis sono due giovani che si stanno affermando: il primo nel mondo del cinema, il secondo in quello della fotografia.
Diviso tra New York e Los Angeles, un figlio e un’ex moglie, Dennis è un fotografo dell’agenzia Magnum che sogna la copertina su
“Life” mentre sopravvive paparazzando divi. Invitato ad un party incontra James Dean, reduce dal successo di Gioventù bruciata.
Affascinato dalla fotogenia di Jimmy fa di tutto per convincerlo a
posare per un servizio fotografico.
Ma Jimmy è schivo e sfuggente, e si farà rincorrere fin nell’Indiana prima di concedersi all’obiettivo del testardo fotografo. Insieme
realizzeranno alcune delle fotografie più celebri che ancora oggi
ricordano il divo tormentato e irriverente, flemmatico, narciso e dolce che è stato James Dean.
“Corbijn ricrea il set, il sentimento e il punto di ripresa dei celebri
scatti di “Life”: l’incedere di Dean sul marciapiede di Times Square,
i gesti quotidiani nella fattoria dell’Indiana, lo sguardo concentrato
su una poltrona dell’Actors Studio. Opera metalinguistica, il lavoro
di Anton Corbijn, fotografo e regista olandese, afferra la luce postuma del divo e del processo di costruzione divistica, lavorando
dentro una camera oscura e su un corpo sempre a fuoco, sempre in
campo. Il corpo di un gigante fragile che legge le poesie di James
Whitcomb Riley e interpreta lo spirito dell’innocenza americana”
(Marzia Gandolfi, Mymovies).
12 NOVEMBRE
NON ESSERE
CATTIVO
regia di Claudio Caligari
con Luca Marinelli,
Alessandro Borghi,
Silvia D’Amico, Roberta Mattei,
Alessandro Bernardini
GENERE: drammatico
DURATA: 100’
Good FIlm, Italia 2015
Canditato per L’italia agli Oscar 2016
Claudio Caligari è morto pochi mesi fa, a 67 anni, prima di finire
il montaggio del film, e l’opera è stata portata a termine grazie
all’impegno di amici e colleghi, tra i quali Valerio Mastandrea. Non
essere cattivo è il terzo lungomerraggio che Caligari è riuscito a
fare in oltre trent’anni (dopo “Amore tossico”, 1983 e “L’odore della
notte”, 1998). E con i due precedenti costituisce un’ideale trilogia
sulla Roma periferica e “pasoliniana” degli ultimi decenni. Amici da
una vita, Vittorio e Cesare sono cresciuti in un quartiere degradato
e campano di espedienti, si drogano, bevono. Si muovono tra Ostia
e Centocelle, tra cocaina e pasticche. Finché…
Un excursus nei luoghi oscuri dell’hinterland romano, ma anche
dell’animo umano e della società contemporanea, raccontato attraverso due figure diverse ed inconsuete: uno dei due infatti cercherà
in tutti i modi di tirarsi fuori dalla propria condizione, l’altro non
potrà che constatare l’incapacità di farlo. “In certi luoghi e certe
circostanze non essere cattivo non è una scelta, perché per sopravvivere alla violenza e alla prevaricazione che ti circonda devi tirare
fuori la tua natura peggiore... Ciò che più colpisce è l’energia vitale
di cui il film è imbevuto: la fame di rivalsa, la voracità con cui Vittorio e Cesare azzannano la vita. Luca Marinelli nei panni di Cesare
è irriconoscibile rispetto alle sue interpretazioni cinematografiche
precedenti e rivela una cifra comica tutta sua, mentre Alessandro
Borghi è una rivelazione nel suo ruolo, passando dalle allucinazioni
cocainomani alla tenerezza del buon padre di famiglia senza mai
perdere credibilità” (Paola Casella, Mymovies).
19 NOVEMBRE
LA VITA E’ FACILE
26 NOVEMBRE
THE PROGRAM
GENERE: Commedia
DURATA:104’
Exitmedia, Spagna 2014
GENERE:biografico, drammatico
DURATA: 103’
VIdea, Gran Bretagna 2015
AD OCCHI CHIUSI
(Tit.originale: Vivir es facil
con los ojos cerrados)
Regia di David Trueba
Con Javier Cámara, Natalia
de Molina, Francesc Colomer,
Ramon Fontserè
Vincitori di 6 premi Goya Spagnoli
“David Trueba è il re Mida del cinema spagnolo. Tocca un film e
lo trasforma in oro (al botteghino) e in Goya (i principali premi
cinematografici di Spagna). Non troppo frequentata dalla nostra
distribuzione, la cinematografia spagnola vive un momento di notevole fermento” (Mauro Gervasini). Spagna, 1966. Antonio insegna
inglese e utilizza i testi dei Beatles per accattivare i suoi studenti.
Nel momento in cui scopre che Lennon è ad Almeria per girare un
film, Antonio parte per incontrarlo e sottoporgli delle perplessità su
alcuni versi delle canzoni. Sulla strada incontra Belen e Juanjo, due
ragazzi che hanno deciso di fuggire per diversi, ma ugualmente
dolorosi, motivi. Tra i tre nascerà un’amicizia indimenticabile. Per
questo film- che ha effettivamente collezionato ben 6 Premi Goya
(che costituiscono l’equivalente iberico dei David di Donatello),
David Trueba si è ispirato ad una storia vera e ha scelto di narrarla facendone un film di formazione on the road, scegliendo
come ambientazione la suggestiva, brulla e assolata Andalusia.
Trueba, grazie anche alle ottime prestazioni dei suoi interpreti, mostra con grande tenerezza tre diverse solitudini, alla ricerca
di John Lennon ma anche e soprattutto del senso della loro esistenza. Un’esistenza che è costretta a sopravvivere sotto la cappa
soffocante del franchismo. Perché il verso che apre “Strawberry
Fields Forever” (‘Life is easy with eyes closed’- La vita è facile ad
occhi chiusi) rappresenta perfettamente la condizione esistenziale
in cui la dittatura aveva costretto gli spagnoli. Era molto meglio
non vedere le cariche della polizia al minimo tentativo di manifestazione popolare, e fare cioè quello che avevano dovuto fare
anche i Beatles quando avevano suonato dinanzi a Francisco Franco.
Regia di Stephen Frears
con Ben Foster,
Chris O’Dowd,
Dustin Hoffman,
Lee Pace, Jesse Plemons
In concorso al Toronto International Film Festival
Scritto da John Hedge (candidato Oscar per Trainspotting) e basato sul best seller del giornalista del Sunday Times, David Walsh,
The Program è un thriller intrigante e spietato. Perché Stephen
Frears (di cui ricordiamo per limiti di spazio solo Philomena e The
Queen) sapendo benissimo che tutto il mondo è a conoscenza della truffa di Armstrong, sceglie di darla per scontata e si concentra su quanto, invece, non è mai stato sotto gli occhi di nessuno.
La storia di Lance Armstrong, acclamato vincitore di sette Tour de
France consecutivi (1999-2005) che nel 2012 si ritrovò accusato
(giustamente) di doping e venne squalificato da ogni competizione, diventa nelle mani di Frears “un biopic insolito e appassionante”
(Fabio Ferzetti, Il Messaggero). Dove l’uomo che si presentava al pubblico con queste affermazioni: “Mi chiamo Lance Armstrong, sono sopravvissuto al cancro, ho cinque figli. E, naturalmente, ho vinto sette Tour
de France” viene seguito dietro la porta del camper di Michele Ferrari
per entrare nel suo “programma” di allenamento alterato, fatto di
trasfusioni di sangue (degne del più incallito eroinomane) e medicinali
dopanti. D’ora in poi la menzogna sarà il suo cavallo di battaglia. Ma
anche la sua dipendenza, dall’Epo -e dalle bugie costruite- aumenterà in modo costante. Una crescente dipendenza e dunque anche un’
aumentata fragilità, che è però accompagnata da un crescendo di
successi e vittorie. Finché un giornalista cocciuto quanto lui gli mette
un bastone tra le ruote.. “Godibile e coinvolgente fino alla fine, The
program si avvale dell’eccellente prova attoriale di Ben Foster, le cui
espressioni somatiche rappresentano in maniera esaustiva l’eccentricità
e la vastità dell’ego di Armstrong. Ad impreziosire ulteriormente l’opera di Frears ci pensa Dustin Hoffman, qui nelle vesti di Bob Hamman,
uno dei più grandi giocatori di bridge di tutti i tempi” (Flavio Frontini)