Untitled - Flessya
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Untitled - Flessya
2 Alessia Questa Sono Io feat Social Sono stato l’ultimo ad incontrarlo 3 4 Indice Prefazione 6 M’importa che fine hai fatto 8 5 Prefazione Alessia Questa Sono Io Un po’ comunicazione, un po’ marketing, un po’ social network. La chiamano “scienza della narrazione”. Perché le storie, anche attraverso la narrazione sul web, coinvolgono emotivamente gli interlocutori, gli consentono, ora come “c’era una volta”, di vivere un’esperienza per mano d’altri e di finire per sentirla propria. Facciamo tutti parte di una storia che racconta il nostro patrimonio, la memoria dei ricordi, la fuggevolezza dell’attimo presente, le aspettative per il futuro. Facciamo continuamente pratica di narrazione attraverso i social network, oggi piove, rigatoni al sugo per pranzo, tanti saluti dalle mie vacanze, scarpe nuove, ho incontrato questo e quello al supermercato, mi sento triste, mi sento felice, a cosa sto pensando, m’ami o non m’ami. Ogni giorno, sui nostri profili social, siamo impegnati, più o meno consapevolmente, a costruire e a rafforzare la nostra identità, ci rappresentiamo attraverso contenuti che ci assomigliano, nei quali ci identifichiamo, che ci rassicurano nell’idea che abbiamo di noi stessi. I profili social sono moderni biglietti da visita nei quali segnia6 mo i tratti distintivi della nostra personalità. Non può sorprenderci, dunque, che accanto a questa narrazione che potremmo definire antropologica e sociale, si sia sviluppata una narrazione “commerciale”, ovvero, la veicolazione di contenuti sul web attraverso i quali le aziende fanno conoscere la loro storia, i prodotti ed i servizi, agli interlocutori-clienti. Lo storytelling o l’arte di raccontare una storia è una modalità di comunicazione potente, perché quando ci sentiamo coinvolti da una narrazione, riceviamo pienamente il messaggio che quella narrazione vuole trasferirci e proviamo un’esperienza che riconosciamo come “vera”, perché il nostro cervello non fa differenza tra l’esperienza vissuta attraverso la narrazione e quella vissuta realmente, studi recenti hanno nei fatti dimostrato che le aree cerebrali interessate sono le stesse. Una potenza amplificata dal fatto che, oggi, i tempi di scrittura e lettura aumentano grazie a nuovi strumenti tecnologici che, usati nel migliore dei modi possibili, aumentano di fatto anche i nostri tempi di cultura. Proprio questa ambizione, sperimentare nuovi spazi di cultura, ha mosso il progetto di “M’importa che fine hai fatto”, un po’ comunicazione, un po’ marketing, un po’ social network. L’idea è stata quella di creare una storia, anzi un incipit di storia, che raccontasse l’esperienza artigianale e la modernità progettuale nella produzione di porte per interni di Flessya, che la connettesse con i lettori-utenti e che li coinvolgesse in modo attivo, così attivo che proprio agli utenti dei social network è spettato il compito di scriverne il finale. Questo volume raccoglie proprio le infinite possibilità di una storia che sono tutte nuovi spazi di cultura, certo è che ci sono storie e storie, e Flessya ci offriva l’opportunità di una buona storia perché la porta richiama una simbologia ricchissima di significati. Si apre e si chiude, mette in comunicazione e separa, segna il limite tra pubblico e privato, tra ciò che riconosciamo come familiare e certo e ciò che sentiamo come ignoto e pericoloso o come nel racconto del libro è il limite ad uno spazio di sospensione, in ogni caso, la metafora perfetta delle nostre esistenze che sono un continuo passaggio da una fase all’altra e dell’uomo che è di passaggio tra tutti i mondi possibili. 7 M’importa che fine hai fatto M’importa che fine hai fatto Alessia Questa Sono Io Ero stata l’ultima ad incontrarlo. Io che non so raccogliere indizi e che nei film non capisco mai chi è l’assassino, neppure quando l’assassino è il maggiordomo. Ero stata l’ultima ad incontrarlo e nell’ombra di quel tempo trascorso dalla sua scomparsa non avevo trovato riparo né consolazione. Dai ragazzina – niente lagna – e manda indietro il nastro. Avevamo preso una tazza di te con dei biscotti danesi al burro, uno non prende una tazza di te e non mangia dei biscotti danesi al burro da una latta di metallo con l’immagine da favola di un castello per poi sparire dietro ad una porta. Non funziona così. Neppure nella trama del peggior libro giallo. Non perderti ragazzina, manda indietro il nastro ed analizza i fatti con lucidità. Avevamo preso una tazza di te con dei biscotti danesi al burro, come ogni domenica alle 18.00, nel soggiorno di casa mia. 8 M’importa che fine hai fatto Lo facevamo dai tempi dell’Università, quando ci eravamo conosciuti, a parte me, lui era l’unico a non far finta di essere interessato alle lezioni del primo mattino. Gli assonnati dell’ultima fila, la fila dei somari e dei presuntuosi, quelli come noi, convinti che ce l’avrebbero fatta a superare l’esame anche senza riempire un quaderno di appunti. Non perderti ragazzina, questo non è un diario dei tuoi anni di gioventù, analizza i fatti con lucidità e traccia un profilo dello scomparso. Analizzo i fatti con lucidità e traccio un profilo dello scomparso. Lo scomparso è un uomo, sì un uomo, età?, intorno ai 40 anni, non puoi essere più precisa?, 39 anni e 306 giorni per essere più precisa, capelli?, ricci neri tanti e di media lunghezza, altezza?, una volta ci baciammo e la prima volta che ci baciammo non ci piacque per niente così decidemmo che non l’avremmo mai più fatto, non perderti ragazzina questo non è neppure un diario delle tue avventure sentimentali, stai zitta e lasciami finire!, quella volta che ci baciammo eravamo ancora molto giovani e di certo lui avrà continuato a crescere in altezza, poi la seconda volta eravamo mezzi ubriachi ma la terza volta, quella me la ricordo bene, lui era in piedi ed io pure e per baciarlo ho dovuto salire sulle punte dei piedi, quindi, se sommo alla mia altezza, 165 cm, la lunghezza del piede, 25 cm, ne consegue che è alto circa 185-190 cm, occhi?, 9 M’importa che fine hai fatto belli e grandi e color castagna, aspetto?, boh, che significa boh? Di bell’aspetto, carino, così e così, brutto, bruttissimo, un tipo?, di medio aspetto, né bello né brutto, però più di carino, sì un tipo, direi un tipo interessante, e poi pulito, molto pulito, pulito?, sì pulito, quando ci avviciniamo per salutarci lui profuma sempre di ammorbidente per il bucato, come era vestito al momento della scomparsa?, ah questo me lo ricordo bene perché quando prendevamo il te con i biscotti danesi al burro, lui si è alzato ed è andato in cucina a prendere delle zollette di zucchero - dimentico sempre che preferisce il te con due zollette di zucchero - ed ho notato che indossava dei pantaloni blu che gli cadevano a pennello sul sedere, sai quel tipo di sedere che ti viene quando fai sport, perché lui fa sport, nuota, e sopra questi pantaloni blu con le tasche a filo aveva un maglioncino di cachemire color fango, color fango?, sì color fango, un po’ marrone ed un po’ verde, però più verde e meno marrone, scarponcini color sabbia ed un cappotto blu lungo appena sopra al ginocchio. Riepiloghiamo. Un uomo di quasi 40 anni, capelli neri ricci, occhi grandi color castagna, alto, fisico sportivo, pulito e profumato di ammorbidente, vestito in perfetto stile radical chic, dopo aver preso una tazza di te e mangiato dei biscotti danesi al burro, scompare dietro ad una porta. Esatto. Ora, con altrettanta lucidità parlami di lui. Lo scomparso è responsabile del settore narrativa per bambini e ragazzi in una libreria del centro città, è molto ordinato, io non riuscirei mai ad impilare tutti quei volumi in uno spazio 10 M’importa che fine hai fatto così ridotto, gentile e paziente, immagina avere a che fare tutto il giorno con dei mocciosetti semianalfabeti, ben educato, eccellente padronanza della lingua italiana, dialettica brillante, serio e preciso negli impegni, ottime competenze informatiche, automunito, non è mica un curriculum!, hai ragione, lucidità! Lu-ci-di-tà! Ha un ottimo rapporto con la sua famiglia e nessun trauma infantile, a parte quando il fratello gli ha fatto trovare il suo peluche preferito impiccato alla catenella dello sciacquone del water ma lui lo racconta sempre sorridendo quindi deve averlo superato da un pezzo. Insomma, niente di niente, niente che giustifichi il fatto che dopo aver preso una tazza di te e mangiato dei biscotti danesi al burro nel soggiorno di casa mia, si sia chiuso la porta alle spalle e sia scomparso, inghiottito da quella porta, glugluglugluglu come l’acqua nel buco del lavello quando togli il tappo. Sei stata l’ultima ad incontrarlo, deve pur esserci qualcosa di significativo nel vostro incontro! Cerca di ricordare gli argomenti della vostra conversazione. Abbiamo parlato del più e del meno, conversazioni matematiche?, ma quali conversazioni matematiche, abbiamo fatto il blablabla, come è andata la settimana, il gatto fa ancora pipì fuori dalla lettiera, nel ripieno dei tortellini per la cena della vigilia di Natale ci mettiamo anche la mortadella oltre al prosciutto, robe così. Insomma, niente di niente. E per favore smettila di torturarmi! La mia coscienza tacque. Mi avvicinai alla finestra, lungo la strada, davanti al portone d’ingresso del palazzo, s’era schierato l’esercito dei corrispondenti dal luogo della misteriosa scomparsa, in attesa che io, l’ultima ad incontrarlo, scendessi con uno straccio di dichiarazione da 11 M’importa che fine hai fatto dare in pasto agli appassionati pomeridiani della disgrazia settimanale. Chiusi la tenda con un gesto d’ira e fissai a lungo la porta di casa, scomparso, inghiottito da quella porta, glugluglugluglu come l’acqua nel buco del lavello quando togli il tappo, scomparso da me, scomparso dalla sua famiglia, scomparso da casa sua, scomparso dal suo luogo di lavoro, scomparso dal suo gatto che ora si faceva le unghie sul mio divano di pelle. Presi un foglio di carta e cominciai a fare quello che sapevo fare meglio, che l’analisi lucida dei fatti s’andasse pure a far benedire, l’incosciente mi prese di mano e scrisse così scomparso dopo aver preso una tazza di te e mangiato dei biscotti danesi al burro - neppure nella trama del peggior libro giallo - scomparso da me - questo pesa- e scomparso dal tuo gatto che ha appena fatto pipì sul mio tappeto turco – anche questo pesa – quando torni ti farò avere il conto della lavanderia glugluglugluglu era domenica - la nostra domenica – avresti dovuto scomparire di lunedì che il lunedì è un giorno che fa schifo e scomparire di lunedì mi sembra più ragionevole ma m’importa che fine hai fatto e forse anche scomparire di domenica è ragionevole e scomparire dopo aver preso una tazza di te con dei biscotti danesi al burro è ragionevole pure quello perché anche la domenica può far schifo e quella domenica era una di quelle domeniche di novembre d’autunno di nebbia e di lastricato umido – questo sì che è nella trama del miglior libro giallo – che ti parlano i morti che si lamentano le ossa e che si sta rappresi nelle solitudini che si mette una distanza tra sé ed il resto e si trova conforto in un’abitudine una goccia di pioggia suona la ringhiera del balcone – la senti? il giornale di oggi ti ha dedicato due pagine – che vuoi non succede mai niente in questa città – tutti parlano di te dicono 12 M’importa che fine hai fatto che sei un uomo ordinario con una vita ordinaria – casa lavoro piscina e te della domenica - niente aperitivi nei locali di moda niente via vai di donne dal tuo letto non fumi non bevi non ti droghi non dici parolacce non hai un dramma – vergognati! - la tua famiglia è una famiglia perbene e nel tuo profilo Facebook non c’è niente di pruriginoso neppure un paio di tette così per sbaglio – una cronologia ineccepibile ed il cestino del tuo pc era svuotato – sei il solito odioso precisino – un uomo ordinario con una vita ordinaria il Signor Nessuno si è chiuso la porta alle spalle ed è scomparso – glugluglugluglu - peccato che tu fossi già invisibile agli occhi di queste iene appostate qua sotto al portone d’ingresso del mio palazzo che rovistano nella tua esistenza come fosse il cesto della biancheria sporca alla ricerca di una macchia che ti faccia campione d’ascolti mi chiedo – amico mio - come e quando è successo che la vita – una come la tua – è diventata noiosa? E tu invisibile? e dove finiscono quelli che come te scompaiono dietro ad una porta? c’è un posto tutto per voi? e si dorme in questo posto? si mangia? si prende il te con i biscotti danesi al burro? fisso la porta di casa – che fine hai fatto? – più la guardo e più mi sembra che sorrida così penso solo a cose belle magari sei scappato via con la contorsionista del circo russo parcheggiato nel tuo quartiere magari hai fatto quella cosa che si vede nei film hai raggiunto l’aeroporto hai comprato il biglietto per il primo volo in partenza ed ora sei in sella ad un elefante in corsa nella savana africana oppure ti hanno rapito gli alieni ed ora sei su una navicella spaziale e mi stai salutando dal finestrino della cabina di pilotaggio ma io non riesco a vederti perché sei troppo lontano – hei laggiù ! - oppure sei caduto dentro ad uno quei libri di storie per ragazzi che vendi e sei a pagina 31 quando il cavaliere libera la spada ed uccide il drago oppure aiutami tu che leggi a trovare un finale a questa storia… 13