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Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari Burundi Camerun CIAD Congo R. D. Mozambico Sierra Leone Bangladesh Filippine Giappone Indonesia Taiwan THAILANDIA CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] amazzonia BRASILE COLOMBIA MESSICO Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Fruisce di contributi statali (legge 270/1990) In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2013 GIUGNO/LUGLIO n. 6 L’assemblea generale I delegati riuniti per il “consiglio di famiglia” A partire dal 15 giugno la casa di Tavernerio accoglie il XVI capitolo generale dei missionari saveriani, un evento che ricorre ogni sei anni e che raccoglie i rappresentanti di tutte le regioni saveriane nel mondo. Lo scopo è fare il punto sull’attuale situazione del nostro istituto nella chiesa e in riferimento al mondo attuale e pro- grammarne l’attività per il prossimo sessennio. Viene eletta anche la nuova direzione generale, cioè il superiore e i quattro confratelli che con lui avranno la responsabilità di guidare l’istituto saveriano. Aperti alle grandi sfide A nessuno sfugge l’importanza di questo evento, un «consiglio di famiglia» che è un tempo di riflessione, discernimento e progettazione, ma prima di tutto di comunione e di ringraziamento a Dio per il dono che ci fa di essere saveriani in questo tempo, complesso ma stimolante. Dando uno sguardo alla no- stra storia, ormai più che centenaria, è possibile apprezzare lo sviluppo e il lungo cammino percorso da quando il giovane Guido Conforti, cento otto anni fa, iniziò a realizzare il suo “audace disegno” di offrire alla chiesa una nuova famiglia missionaria. Una famiglia ancora viva e vitale, desiderosa di spendersi nell’evangelizzazione: lo prova il fatto che lo scorso anno i saveriani hanno aperto una nuova missione in Thailandia. Una famiglia ancora giovane e aperta alle grandi sfide del nostro tempo: secolarizzato, globalizzato e multi culturale. QUANTO VALE UNA CAMICIA ? Due giovani coraggiose ci riscattano p. MARCELLO STORGATO, sx I l miracolo di Rashmi: solo una donna già abituata agli stenti della fame e della sete poteva sopravvivere per tanto tempo in quelle condizioni estreme. Il 10 maggio la giovane Rashmi - non conosciamo il suo nome di famiglia né la sua età reale - è stata estratta viva dalle macerie di Rana Plaza, dopo ben 17 giorni dal crollo del palazzo di otto piani, mercoledì 24 aprile. Aveva trovato rifugio tra una trave e una colonna, in un buco con un po’ di aria e luce. Si era nutrita - per così dire di acqua e pane secco, ma le scorte erano esaurite da due giorni. Con l’ultimo filo di voce ha implorato coloro che, ormai oltre ogni speranza, stavano rimovendo le macerie: “Doya kore, amake baciào!” - Abbiate pietà, salvatemi!”. Sotto il crollo sono morte almeno 1.041 persone, per lo più adolescenti, identificate dalle targhette che portavano al collo. Altre 2.437 persone sono state estratte vive, di cui un migliaio gravemente ferite. E non si è saputo più niente della loro sorte. Molte erano sulle scale e davanti al cancello del palazzo, chiuso con vari lucchetti. Nessuno ha parlato dei bambini, che generalmente le giovani operaie portano con sé, e sono confinati sul terrazzo durante le ore lavorative. Era un palazzo non autorizzato, su un terreno paludoso a Savar, in periferia di Dhaka, megalopoli del Bangladesh. Proprietario era Sohel Rana, il potente leader del gruppo giovanile della “Lega Awami”, il partito al governo. È stato arrestato mentre fuggiva verso l’India, attraverso il confine di Benapole, una zona dove i saveriani lavorano tra i fuori casta. Secondo esportatore al mondo di abbigliamento, il Bangladesh ha oltre 4.500 laboratori, con un fatturato di 20 miliardi di dollari (nel 2012), pari all’80% dell’esportazione totale. Il salario quotidiano si aggira su 1 dollaro, per una media di 7 camicie al giorno per impiegato. Ci sono imprenditori coscienziosi - anche italiani - che si preoccupano della sicurezza e della dignità delle persone impiegate nel tessile. Non così le “grandi firme”. Tra le macerie di Rana Plaza è emerso il logo dei Benetton (Italia), Primark (Gran Bretagna), Mango (Spagna) e altri. Sei compagnie locali avevano il loro laboratorio nel palazzo che non c’è più. Producevano camicie e jeans per noi europei: a basso costo di salario, ad alto costo di vite umane. Rashmi ha ringraziato Dio per essere uscita viva dalle macerie; ha detto che mai più andrà a la- vorare in quelle condizioni disumane. C’è un modo per produrre senza dover morire, un modo di vestire un abito solidale? Martina Giangrande, 22 anni, ha avuto l’immenso coraggio di apparire in tv e manifestare i suoi sentimenti e le sue decisioni, dopo il grave attentato al papà Giuseppe, carabiniere in servizio davanti a palazzo Chigi, lo scorso 28 aprile. Con gli occhioni pieni di lacrime e la voce che usciva dal singhiozzo, dal centro di riabilitazione di Montecatone (Imola), ha dato la sua testimonianza di una concezione della vita, oggi tanto rara quanto preziosa. “Io so già che questo posto sarà per molto tempo la sua, la nostra casa. Bisogna avere la forza di attaccarsi alle cose positive. E un fatto positivo c’è: mio padre è vivo e questa è la base su cui tutto può ricominciare”. Anche Martina ha rinunciato al suo lavoro: “Resterò con papà. Non so se non riuscirà a muoversi da solo o se il Signore vorrà farlo camminare. Mi dico: è vivo, e questa è la notizia più bella”. Rashmi e Martina: due giovani così distanti, ma sorelle nella voglia di vivere con dignità negli imprevisti della vita, riscattano la nostra povera umanità. ■ Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia Abbonamento annuo € 10,00 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue p. GABRIELE FERRARI, sx Di tante nazionalità Nati in Italia e destinati alla Cina, i saveriani sono presenti oggi in venti nazioni dei quattro continenti e provengono da nazionalità diverse, principalmente da quelle chiese che abbiamo servito in questo secolo di vita missionaria. È un segno che la congregazione, nonostante la sua età, è una famiglia ancora in crescita, a dispetto della crisi vocazionale che affligge le chiese dell’occidente. È una famiglia preparata alle sfide di una missione diversificata nei diversi contesti, chiamata a dialogare con le culture e le religioni, oltre che a testimoniare e annunciare la “Parola della salvezza” a coloro che attendono. È chiaro che la nuova composizione dell’istituto comporta anche qualche problema di reciproco aggiustamento per mantenere lo “spirito di famiglia”, tanto caro a mons. Guido Conforti. Ma i vantaggi compensano abbondantemente gli inevitabili inconvenienti. Importante è la qualità Possiamo dire che i saveriani arrivano a questo assemblea capitolare in buona forma e sono quindi in grado di progettare un altro tratto di strada da percorrere con coraggio. La cosa più importante e prioritaria non è anzitutto la pur necessaria crescita numerica, ma la qualità dei membri dell’istituto. Decisivo è quindi l’impegno nella forma- zione di base dei giovani saveriani e nella formazione continua di tutti i saveriani. Il mondo d’oggi, infatti, attende evangelizzatori che siano anzitutto veri discepoli di Gesù, che sentano la missione non come un dovere, ma come un bisogno del cuore, persone innamorate di Cristo, testimoni del vangelo del Regno, dell’amore e della misericordia che il Padre ci ha mostrato in Gesù. Questo è il messaggio decisivo per il mondo di oggi. Un supplemento di grazia Siamo tutti coscienti che la missione non è finita né sospesa. Anzi è “ancora agli inizi”, come hanno detto e ripetuto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, mentre la freschezza evangelica che papa Francesco ha immesso nella chiesa con la sua elezione e la sua maniera di fare, si sta proiettando anche sulla missione. In un tempo di “nuova evangelizzazione”, i saveriani sono pronti a continuare a dare il loro contributo perché “sia da tutti conosciuto e amato nostro Signore Gesù Cristo”, come amava pregare san Guido Conforti. Per questo l’assemblea capitolare ha bisogno di ricevere un supplemento d’ispirazione e d’intuizione che viene da Dio, perché non poniamo ostacoli alla voce dello Spirito che ci invita a “prendere il largo”, per rispondere alle attese del mondo di oggi. Abbiamo bisogno quindi, cari amici e amiche, anche della vostra preghiera, che invochi da Dio la grazia e la forza necessarie. ■ Nella foto in alto, il saveriano bergamasco p. Rino Benzoni, superiore generale per 12 anni. 2013 giugno/luglio n. ANNO 66° 6 2 Mamma Lucia: cieca, con sei figli 3 Fratelli a servizio della famiglia 4/5 Il senso della dignità 6 Tempo di vacanze, in teoria... La vocazione, guardando mio padre Bangladesh: la vita della gente, un nulla Il saluto di chi ha guidato la congregazione Don Puglisi: “Se ognuno fa qualcosa...” 2013 GIUGNO/LUGLIO mis sion e e spirito missione FAMIGLIA Estate: tempo di vacanze, in teoria Il meglio sarebbe un bel viaggio in missione P er chi comunque ha i figli in età scolare come i nostri, il mese di giugno è sempre atteso con trepidazione per la sospirata fine della scuola. Ripenso con un sorriso all’anno scorso, quando in Brasile eravamo nel bel mezzo dell’anno scolastico (che lì inizia a febbraio per concludersi a dicembre) e i bambini si stavano preparando per le “feste juninhe”, ossia le varie feste organizzate nel mese di giugno, e in particolare a quella della loro scuola. Mi lascerei condurre volentieri dal filo dei ricordi, ma quello di cui vorremmo parlare stavolta pensando alle vacanze è qualcos’altro: non tanto il valore del riposo (per il solo fatto che con i bambini piccoli il riposo è un miraggio, soprattutto se le vacanze sono fatte in economia…), ma quello del viaggio; e, scrivendo su una rivista missionaria, del viaggio in missione, inteso nel senso classico del termine. Un viaggio con l’occhio di chi ha fede Alessandro - L’estate di solito è tempo di vacanze, e magari qualcuno più fortunato di altri ha l’opportunità di regalarsi anche qualche viaggio... Un viaggio in sé è sempre un’occasione arric- chente, ma ci sono viaggi che lo sono in modo speciale. Mi riferisco proprio ai cosiddetti “viaggi in missione”: esperienze anche brevi ma vissute con uno spirito e un occhio particolare. L’occhio non del semplice turista curioso, ma piuttosto quello dell’uomo di fede. Lo spirito di chi si lascia interrogare e mettere in discussione; lo spirito di chi si fa prossimo per conoscere e capire (magari solo iniziare a capire); lo spirito di chi cerca di entrare nelle pieghe di certe situazioni le cui conseguenze trovano riverbero anche nelle nostre società, interpellando anche i nostri stili di vita e le nostre scelte quotidiane. Chi parte per questi viaggi in missione spesso lo fa con la consapevolezza di non poter cambiare il mondo e le situazioni che incontrerà, ma nonostante tutto l’esperienza anche breve in missione, accompagnati da un missionario che da tanto tempo conosce la realtà e può “fare da filtro”, è un’esperienza che costringe a fare un viaggio interiore, a mettersi in discussione e nello stesso tempo è un’occasione che permette di conoscere veramente. Oggi infatti (forse più che mai, nell’era di internet), pen- VOCAZIONI MISSIONARIE LA VOCAZIONE, GUARDANDO MIO PADRE p. MARINO RIGON, sx N el 1958 in una scuola liceale di Bologna stavo facendo un incontro con gli studenti. Verso la fine, un giovane signore mi domandò: “Vorrei sapere perché lei si è fatto missionario?”. Risposi: “Non lo so!”. Il giovane andò su tutte le furie. Reagì bruscamente: “Lei mi prende in giro! Da anni è sacerdote e missionario, e non sa perché si è fatto missionario?”. Replicai: “Lei deve sapere che io decisi di farmi missionario a cinque anni. Mi sa dire lei quali ragioni può avere un bambino per decidere di diventare missionario? Certamente le ragioni ci sono, e oggi posso darle mille ragioni, ma sono venute dopo anni di cammino nella via della preparazione e della vita missionaria”. Su un cosa sono sicuro: non potevo e non posso essere altro che missionario! L’ispirazione è scesa dall’Alto su di me, quand’ero ancora bambino. Fu come un raggio di luce arrivato dentro di me, che mi portò la vocazione missionaria. Nella cultura bengalese il primo raggio di luce è chiamato “il momento di Dio!”. Così anche per me: la “prima luce” della vocazione missionaria è stata “il momento di Dio”, una luce viva e chiara che mi indicava di diventare missionario. La mia vocazione è nata proprio nel segno della passione di Cristo, vedendo mio padre con le mani sanguinanti, sulla croce. Papà Riccardo faceva parte del gruppo teatrale della parrocchia di Villaverla (Vicenza). Il venerdì santo veniva rappresentato il dramma della Passione e mio padre recitava il ruolo del Cristo (l’immagine è di Soraya, rinomata pittrice musulmana del Bangladesh). Il giorno che sono stato ordinato sacerdote nel duomo di Piacenza, il 10 marzo 1951, il primo ad arrivare fu mio fratello Giuseppe. Prima ancora d’abbracciarmi, mi disse: “Dimmi che diventerai un santo prete!”. Subito risposi: “Sì, diventerò un santo prete!”. E mamma, mentre la accompagnavo alla stazione per tornare a casa, si fermò all’ingresso e disse: “Ho pregato tanto! Possibile che tu possa diventare un cattivo sacerdote?”. La rassicurai ripetendole il proposito che avevo fatto al fratello Giuseppe. Su queste due tracce, ricevute da papà e mamma, ha camminato la mia vita missionaria. 2 Per aderire alla campagna di preghiera per le vocazioni missiona■ rie: inviate un messaggio a [email protected] ALE & ALE ANDREOLI siamo già di “sapere”, di conoscere tutto o quasi. Siamo immersi dalle informazioni fatte di immagini che catturano la nostra sensibilità, le distanze si accorciano, i tempi si accelerano, ma in realtà, per conoscere davvero bisogna proprio andare, toccare, respirare, guardarsi negli occhi e mangiare (o non mangiare) insieme. “Può cambiar l’umanità” Alessandra - È innegabile che non sempre “le ciambelle riescano con il buco”. Non è scontato che questi viaggi abbiano l’esito sperato, sia dal punto di vista di chi parte sia da quello, altrettanto importante, di chi accoglie. Sono davvero molte le variabili in gioco. Ma ripensando alla nostra piccola esperienza di vita, vale la pena investire tempo e risorse, anche economiche, e tentare di “uscire da sé”, dal nostro piccolo mondo, per “andare incontro agli altri”. È vero che non basta scendere dall’aereo per avvicinarsi a culture tanto diverse dalla nostra. Ed è anche vero che, come ci ricordava sempre p. Emilio Baldin (saveriano, ora missionario in Colombia) citando la frase Bisogna proprio andare, toccare, guardarsi negli occhi: Alessandra e Alessandro con gli indio Lucas e Claudio, a Laranjeiras do Sul (Brasile) di un canto, “partire non è tutto, c’è chi parte e non dà niente, cerca solo libertà…”. Tuttavia, come continua la canzone, “partire con la fede nel Signore, con l’amore aperto a tutti, può cambiar l’umanità!”. In primo luogo, se non altro può cambiare noi stessi (e scusate se è poco!). Vi auguriamo, quindi, un buon viaggio: a chi potrà fare una piccola esperienza in mis- sione o anche a chi la sogna soltanto, augurandoci di poter realizzare questi desideri, sempre nella docilità allo Spirito Santo. E comunque, a tutti, buone vacanze! ■ PS - Si viaggia anche leggendo un buon libro su temi missionari; fatevi consigliare da padre Gianni al numero 030 3772780, interno 2 (Libreria dei popoli – Brescia). missione GIOVANI C’è qualcosa che non torna... L e pagine dei giornali delle ultime settimane fanno spavento. Non c’è una buona notizia, nemmeno a cercarla con la lente d’ingrandimento. La cronaca nera fa da padrone e i telegiornali ci “sguazzano” per giorni e giorni, magari alla ricerca di scoop e gossip, e meno per riflettere su ciò che davvero sta accadendo in mezzo e intorno a noi. Si muore di lavoro, come a Genova e in Bangladesh, dove una torretta e una fabbrica sono venute giù come fossero costruzioni di carta, e si muore per disperazione per aver perso il lavoro. È incredibile che nel 2013 l’uomo sia in grado di conquistare l’universo, possa comunicare in ogni parte del globo con un semplice tocco, ma non riesca a evitare tragedie per noncuranza, guasti o calcoli sbagliati. C’è qualcosa che non torna. Che possiamo raccontare ai figli e alle famiglie di chi deve sopravvivere a questi eventi sciagurati? Come si fa a infondere fiducia nelle nuove generazioni che già hanno la difficile missione di trovarlo un lavoro? Non c’è il rischio di accontentarsi, di accettare ciò che arriva per necessità, senza calcolare rischi e pericoli? Va bene la sobrietà, ma non la si confonda con il basso profilo, il piattume, il compromesso! C’è DIEGO PIOVANI - [email protected] qualcosa che non torna… glienza reciproci. Nel frattempo, ci risiamo. Gli Stati Uniti, da molti guardati con rispetto e ammirazione, hanno confermato un presidente nero. A noi è bastato un ministro italo-congolese per farci venire la febbre. Non mi interessa sapere se sia meglio lo ius soli o lo ius sanguinis; non mi interessa se i “buu” a Balotelli (e ad altri come lui) siano dovuti all’atteggiamento del personaggio o al colore della sua pelle. Mi interessa che le partite non siano interrotte per razzismo; mi interessa che chi nasce in Italia e vive e respira come un italiano, sia rispettato come un italiano, al di là della presenza di una legge; mi interessa che un ministro possa esprimere idee e progetti senza essere costretti a rafforzarne la scorta. Possiamo aprire un dibattito, possiamo non essere d’accordo, ma giudizi “a pelle” in nome di una difesa dall’assedio dei nuovi barbari sono antistorici e non contribuiscono a creare un futuro di rispetto e di acco- Non è un percorso facile. Anzi, costa fatica, anche per l’atteggiamento di chi arriva. Ma la guerra totale o l’arroccamento sono un’alternativa? Come posso avere un compagno di squadra o di scuola figlio di immigrati, con cui condivido tempo ed esperienze di vita, e poi insultarlo allo stadio o inveire se un suo parente diventa assessore o ministro? Posso io essere accogliente solo se mi interessa, a fasi alterne? C’è qualcosa che non torna… Spesso, anche per tirarci su il morale, ci diciamo che siamo un grande Paese, che abbiamo prodotto il meglio nel lavoro, nell’arte, nella cultura… Ma è ancora così? Un folle ghanese fa una strage con un piccone, e scatta la caccia e la raccolta di firme... Fidanzati italiani respinti usano l’acido per colpire le loro “ex”; uomini sparano per colpire istituzioni e imprenditori, e subito andiamo alla ricerca di spiegazioni parzialmente assolutorie, come se ci fosse sempre un “perché” per tutto. C’è qualcosa che non torna… Eppure, noi non smetteremo di sostenere e credere in famiglie e comunità, in educatori e sacerdoti e in tante persone che ogni giorno vivono e lavorano per avere case e scuole, quartieri e città in cui qualcosa, finalmente, ■ torni. INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE Prevalga fra i popoli una cultura di dialogo, di ascolto e di rispetto reciproco. La GMG in Brasile incoraggi tutti i giovani a farsi discepoli e missionari del vangelo. Conforti: “Non si può avere il cuore diviso tra vangelo e vizio”. 2013 GIUGNO/LUGLIO VI TA S AV ERIA NA Mamma Lucia: cieca, con sei figli Una casetta con pareti di fango e tetto in zinco Lucia (tutte le persone M aiadulte qui in Mozambico sono chiamate mai o pai, cioè mamma o papà, che sta per signora o signore, come segno di rispetto) è venuta a cercare il missionario all’inizio di febbraio per una necessità urgente. La casa dove vive è in affitto e il padrone tra poco la sfratterà perché ci verrà ad abitare suo figlio. Lei non sa dove andare. Chiede una “palhota”, una casetta tradizionale con le pareti di fango seccato: praticamente, una capanna. Al “ponte dei ciechi” Lucia viene da “luce”, ma lei è cieca. La luce dei suoi occhi è Paolino, il figlio maggiore di quattordici anni, che le fa da guida e l’accompagna sempre. È diventata cieca durante l’adolescenza a causa di una malattia. Ha altri cinque figli; il più piccolo ha pochi mesi e l’ha avuto dal secondo uomo (non si può chiamare marito, perché andava a trovarla ogni tanto e quando è rimasta incinta si è eclissato). Il marito è morto cinque anni fa nell’ospedale di Beira, durante un’operazione allo stomaco, quando improvvisamente è mancata l’energia elettrica, complicando il seguito dell’operazione. Mai Lucia da sola sostiene la sua famiglia. Tre volte la setti- mana va a Beira, capoluogo di provincia che dista circa 30 chilometri da Dondo. Chiede l’elemosina al “ponte dei ciechi”, un ponte che tutti conoscono e frequentato da ciechi. Il trasporto pubblico in machibombo (corriera) è gratuito per ciechi e handicappati. Rimasta senza casa Dopo la sua visita, parlo con pai Pocar, responsabile della Caritas parrocchiale, perché si informi bene della situazione sul posto; coinvolgo anche pai João, animatore della comunità “Santa Terezinha” perché in quella zona c’è il pastore di una chiesa protestante che ha offerto un pezzo di terra (circa metri 10 x 6) dove costruire la “palhota”. Mai Lucia la vorrebbe con una saletta e due stanze, perché Paolino ormai è grande e non può più dormire con la mamma. Pochi giorni dopo, su invito della stessa mai Lucia, vado anch’io a vedere il terreno e anche dove vive in affitto. È una casa di blocchi di cemento, che in Italia andrebbe bene come pollaio, ma qui è abbastanza normale. Il giorno dopo Pocar mi informa che mai Lucia è stata sfrattata subito dopo la mia visita. Espulsa da casa, mai Lucia p. FABIO D’AGOSTINA, sx con i suoi figli trova rifugio temporaneo in una palhota che il pastore protestante mette a disposizione, in attesa che venga costruita la nuova casa, proprio a fianco della sua chiesa, una specie di capannone coperto, alto fino a 4 metri e circondato da pareti alte circa un metro e mezzo. I giovani danno una mano Organizziamo la costruzione della casa con p. Andrea Facchetti, giovane saveriano mantovano arrivato in Mozambico lo scorso settembre. Ne discute alla riunione degli scout: “Si può fare”, è la risposta unanime. Pochi giorni prima era arrivata un’offerta con la quale abbiamo già aiutato due mamme vedove a riparare il tetto. Gli scout della parrocchia e alcuni giovani della comunità “Santa Terezinha” cominciano i lavori con diversi giorni di ritardo per le piogge intense, come non si vedevano da molti anni. Si lavora mattino e pomeriggio e alcune nonne preparano un sos- Mai Lucia e i suoi sei figli, assieme a p. Andrea Facchetti e a Restelio, uno scout in gamba, davanti alla nuova casa con il tetto appena ultimato, a Dondo, Mozambico tanzioso pranzo di riso, fagioli e foglie di manioca. La costruzione della struttura procede bene e rapidamente; manca solo “maticare”, cioè impastare il fango e spalmarlo sulla struttura per fare le pareti. Qui i lavori rallentano un po’ perché speravamo di trovare più solidarietà sul luogo con i vicini, cristiani e non cristiani: invece, pochi sono coloro che hanno aiutato. Comunque arriviamo alla fine e proprio ieri è stata montata la porta con il lucchetto, per completare definitivamente l’opera. Adesso manca solo la benedizione per entrare in casa e abitarla. Una nuova casa è stata costruita insieme per mai Lucia e i suoi sei figli. Questa è un’altra bella pagina di Mozambico, di Dondo e dei suoi abitanti: “una chiesa povera per i poveri”, come vuole papa Francesco. ■ maggio si sono riuniti per la loro assemblea annuale del 2013. Il tema principale di riflessione e approfondimento è stato il dialogo tra le religioni mondiali, alla luce del pensiero cattolico attuale: i rapporti tra dialogo e annuncio e tra dialogo ed evangelizzazione; le varie forme del dialogo che possono essere realizzate nelle varie zone di missione. Hanno anche parlato sui modi per proporre ai giovani statunitensi la vocazione missionaria e hanno riflettuto sui temi all’ordine del giorno per il capitolo generale, al quale partecipano p. Carl Chudy e p. Giuseppe Matteucig. Nella foto di p. Rocco Puopolo, “i magnifici tredici” in posa, attorno al più… consistente p. Aniello Salicone. ■ entrare progressivamente nel loro mondo, creando rapporti duraturi di amicizia. Il missionario ha anche realizzato il suo sogno: allestire il “Museo del Kivu” presso la casa dei saveriani a Bukavu, capoluogo della provincia congolese del Sud-Kivu. Il museo è stato inaugurato il 19 marzo 2013 alla presenza di autorità civili, accademiche e religiose. Realizzato questo grande sogno di amicizia culturale, p. Gianandrea ha fatto ritorno in Italia lo scorso aprile, per sottoporsi a periodici controlli medici e per dare una mano nel rinnovato museo d’arte cinese ed etnografico a Parma. ■ CAPITOLO DEI SAVERIANI / 4 LAICATO SAVERIANO La vita della gente: un nulla! MARIA CRISTINA PALUMBO [email protected] Ecco un altro scempio, un altro massacro, un’altra indifferenza verso un popolo già provato e già privato dei propri diritti come esseri umani. Mercoledì 24 aprile in Bangladesh c’è stato il crollo di un edificio, che qualche giorno prima era stato dichiarato inagibile. Ma per il potente dio denaro, nessuno ha rispettato questa regola ammazzando centinaia di persone. Nell’edificio c’erano sei aziende di abbigliamento con circa 3.500 lavoratori. Sembra che le operaie e gli operai, saputo dell’inagibilità del palazzo, non volessero salire a lavorare, ma sono stati costretti ad occupare i loro posti di lavoro. Dopo poco c’è stata la strage! Dalle ultime notizie sembra che siano state arrestate quattro persone: si tratta del proprietario e del direttore amministrativo di due delle sei fabbriche ospitate nell’edificio e di due funzionari municipali che il giorno precedente avevano assicurato che non c’erano rischi! Certo: cosa vale la vita delle persone di fronte al denaro? Chiudere l’edificio significava per ogni azienda perdere migliaia di euro! Si dice che vorrebbero dare alle famiglie delle vittime 1.000 euro… Ecco quanto vale la vita di una persona povera: mille euro! È vergognoso. Inoltre, ci sono testimonianze di superstiti che sono stati tratti in salvo dalle macerie, ma con qualche arto in meno. Ed è proprio qui che, oltre la sciagura c’è il danno: in Bangladesh le persone con handicap di arti non hanno alcuna possibilità di lavorare. Possono solo mendicare. Solo qualche mese fa, in un’altra azienda hanno perso la vita, arsi vivi, oltre 120 operai, a causa di un incendio non avvertito in tempo. In quella circostanza sono stati trovati i cancelli di ferro chiusi con i lucchetti, senza dare quindi la possibilità agli operai di poter scappare e salvarsi. Continuo a pensare che chiunque prima di parlare, di criticare, di giudicare, dovrebbe almeno una volta nella vita alzarsi dalla propria poltrona e venire in questi posti e capire cosa significa vivere o, per meglio dire, sopravvivere in paesi come questi, dove la vita delle persone vale nulla. I 45 partecipanti al capitolo generale dei saveriani devono trovarsi tutti a Tavernerio (Como) per le 12 e 30 di sabato 15 giugno, per iniziare le “sedute” alle ore 16. Domenica 16 giugno, in corriera, si recano a Parma per la Messa nel santuario “San Guido Conforti”. All’offertorio vengono portati oggetti simbolici, cari alla vita di fede dei popoli presso i quali i saveriani vivono e annunciano il vangelo. Dopo il pranzo con i confratelli della “casa madre” e il saluto alle missionarie saveriane, il ritorno a Tavernerio. Scrive p. Benzoni nel suo “ultimo messaggio” (prima di scadere da superiore generale): “Abbiamo deciso di approfittare del capitolo per fare la nostra bella professione di fede sulla tomba del fondatore: un modo semplice e profondo per chiedere a Dio, per intercessione di san Guido Conforti, quello «spirito di viva fede che ci faccia vedere Dio, cercare Dio, amare Dio in tutto, acuendo in noi il desiderio di propagare ovunque il suo Regno» (Testamento, 10). Su questo programma, in fondo, sarà da verificare anche la riuscita del capitolo stesso”. I nostri lettori potranno seguire gli aggiornamenti quotidiani sul capitolo generale, visitando il nostro sito www.sa■ veriani.com 13 saveriani in usa I tredici saveriani che vivono in tre comunità negli Stati Uniti d’America, all’inizio di MUSEO DEL KIVU A BUKAVU Da quando, nel 1975, il missionario saveriano p. Gianandrea Tam (originario di Chiavenna, Sondrio) ha cominciato a vivere nella regione dei balega, tribù dell’est della repubblica democratica del Congo, ha guardato con simpatia alla loro cultura e ha cercato di conoscerla. Il cammino è stato lungo, ma gli ha permesso di Padre Tam con una maschera del museo di Bukavu 3 2013 GIUGNO/LUGLIO FRatelli A SERVIZIO DELLA FAMIGLIA MISSIONARIA LA FRATERNITà DALLA CONOSCENZA ALL’AMORE “La famiglia che Dio mi ha regalato” forte il senso di appartenenza; sono convinto che l’amore e la pazienza, la tenerezza e la stima, il perdono e la gioia… mi arrivano attraverso la famiglia missionaria che Dio mi ha regalato. Grazie di cuore a tutti per la stima e l’affetto fraterno. ■ p. CHUY ROMERO, sx A luglio del 2010 mi trovavo con gli studenti di filosofia a Vamaro, in Congo, quando mi arrivò da Roma la chiamata per sostituire un consigliere, anche lui messicano, che aveva dovuto ritirarsi. Salire su un treno in marcia è una grossa sfida. Ma la fiducia che p. Rino e gli altri consiglieri mi hanno manifestato, mi ha incoraggiato ad accettare. Un secondo motivo per dire “sì” è l’amore per la famiglia missionaria di san Guido: un amore iniziato dalla scuola di San Juan del Río (Messico), e che si va sviluppando sempre più. Il servizio nella direzione generale è un’occasione unica per conoscere la famiglia dall’interno, perché abbiamo l’occasione di incontrarci e conoscerci, nei luoghi dove il Signore ci ha mandato a collaborare nella sua vigna. Un volto variopinto e fraterno La nostra famiglia ha un volto variopinto per la provenienza dei suoi membri. Perciò c’è una ricchezza da scoprire: ognuno di noi ha una storia e un cuore, una cultura e una lingua, che permettono di sentire e vivere diversamente gli stessi valori. Durante il capitolo del 2012 in Indonesia, è stato eletto il primo superiore indonesiano. Questo vuol dire che la famiglia matura e i frutti sono visibili anche per la gente che ci conosce. L’accoglienza dei giovani di tante nazioni diverse è ormai una realtà consolidata. La porta della nostra casa rimane aperta. Di cuore ci auguriamo che le vocazioni dalle nazioni in cui lavoriamo siano abbondanti e che, dovunque siamo, possiamo condividere con i giovani il carisma che abbiamo ricevuto. Ho ricevuto due doni meravigliosi Nel servizio di consigliere generale ho ricevuto tanti doni. Ne voglio ricordare almeno due. La fiducia, che tutti i confratelli mi hanno regalato, anche nel nostro primo incontro, in Italia, Spagna, Colombia, Messico, Burundi, Congo, Indonesia… Ed è una cosa meravigliosa! L’altro regalo prezioso è la fedeltà: in tutte le visite che ho fatto ai confratelli malati e anziani, anche nella sofferenza, ho sentito risuonare il “sì”. Una bella testimonianza di missione vissuta fino all’ultimo respiro. Oggi conosco la famiglia saveriana e l’amo di più; sento più Padre Chuy Romero, saveriano messicano, con alcuni bambini in Camerun, dove è stato missionario L’EVENTO L’UMANITà DEVE ESSERE SOLIDALE C’è bisogno di vangelo e missionari p. KATINDI RAMAZANI, sx S ono il primo saveriano congolese e sono stato missionario in Camerun. Servire la congregazione da Roma è stata una nuova esperienza; nuove anche le persone, ma non del tutto. Conoscevo già p. Carlo Girola per aver lavorato con lui in Africa; p. Rino Benzoni l’avevo incontrato quando era consigliere generale, e avevo visto p. Romero arrivare in Congo RD nel 1984, quando io ero in noviziato. Fiducia nei fratelli e in Dio È senza miei meriti che sono stato chiamato a dare il mio contributo alla vita della nostra famiglia missionaria. Ho accettato con fiducia nei confratelli e soprattutto in Dio, dicendo a me stesso: “accanto ai fratelli, Dio provvederà”. Questi sei anni passati a Roma mi hanno maggiormente aperto gli occhi sulla mia piccolezza, sulla fraternità confortiana e sulla necessaria solidarietà dell’umanità. Fin dai primi passi in missione, mi sono sempre sentito fratello tra fratelli. Gli alti e bassi sono avvenuti principalmente a causa delle differenze di carattere e di cultura. Il bene o il meno bene hanno sempre fatto la mia gioia o la mia sofferenza, qualunque ne siano l’origine e l’autore. Credo nello spirito di fraternità tramandataci da san Guido Conforti, anche come risposta alle varie possibili chiusure al prossimo. Amore e giustizia senza frontiere Durante le visite nelle nostre missioni, ho sempre gradito incontrare i confratelli e la gente. Ho potuto così sperimentare e percepire la fiamma dell’amore senza frontiere, anche nelle zone caratterizzate da qualche tendenza “separatista”. In Brasile ho visto una nazione emergente e aperta ai paesi più poveri, ad esempio il Congo, offrendo borse di studio agli studenti. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito c’è una grande sensibilità verso i problemi relativi allo sfruttamento dei minerali, componenti dei nuovi strumenti digitali. Ho notato una sensibilità simile anche nelle Ong laiche ed ecclesiali in Italia e in Spagna. Questa tendenza alla solidarietà universale, che sfida le esclusioni, deve diventare oggi un impegno da salvaguardare e approfondire. Infatti, la permanente crisi nel sud del mondo e l’attuale crisi al nord devono far pensare a soluzioni più globali e durature. C’è sempre bisogno del vangelo Dobbiamo essere protagonisti della giustizia, della riconciliazione e della pace universale. Il servizio alla congregazione mi ha convinto che in questo cammino di ricerca ci sarà sempre bisogno della luce del vangelo e quindi, degli annunciatori della Buona Notizia di Gesù. In effetti, “nel vangelo gli uomini hanno sempre trovato e troveranno la chiave e il segreto per la soluzione dei grandi problemi che hanno affaticato e affaticheranno, anche in seguito, l’umanità che aspira di continuo alla felicità e al suo miglioramento, ma che non potrà mai raggiungere andando a ritroso del p. LUIGI MENEGAZZO, sx vangelo di Cristo”, così affermava san Guido Conforti. ■ è COME IL “CONCLAVE” DEI SAVERIANI Cos’è un capitolo generale? Potremmo paragonarlo al conclave della congregazione. Cerco di spiegarmi: ogni sei anni, allo scadere del mandato affidato alla direzione generale, i rappresentanti eletti nelle varie missioni si radunano insieme e prendono in esame la situazione della congregazione: l’attività missionaria svolta, la formazione dei candidati alla vita saveriana, i rapporti con le diocesi, le nuove richieste che ci vengono fatte, le nuove esigenze che l’attività missionaria continuamente ci propone, la salute spirituale dei confratelli, i problemi che sono stati affrontati. Infine viene eletta la nuova direzione generale, che guiderà la congregazione nei successivi sei anni. Questo evento va preparato bene perché sia fruttuoso. A questo scopo nel settembre 2012 è stato costituito un comitato preparatorio al quale è stato affidato il compito di fornire a tutta la congregazione strumenti e suggerimenti adatti. Il comitato si è mosso su due direzioni complementari: schemi per la preghiera comunitaria, schede di riflessione su temi e aspetti importanti della nostra vita missionaria. Preghiera e attività, infatti, si illuminano a vicenda e permettono di realizzare efficaci programmi di lavoro. Vari confratelli si sono resi disponibili a tradurre questo materiale nelle lingue principali parlate in congregazione: italiano, inglese, spagnolo, portoghese, francese, indonesiano. In ogni regione del mondo, dove lavorano i saveriani, ci sono state assemblee e momenti speciali di riflessione sui temi proposti. Lavoro principale di ogni regione saveriana è la stesura della relazione che sarà letta e discussa durante il capitolo generale. Tramite queste relazioni si riesce ad avere un quadro completo del cammino fatto nelle varie missioni e nella congregazione e anche degli aspetti che richiedono maggiore intensità di programmazione e di impegno in futuro. 4 IL SALUTO DI CHI HA GUIDATO LA CONGREGAZIONE PER SEI ANNI a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx abbiamo già scritto più volte in questi mesi passati, N edandone brevi informazioni. Dal 15 giugno inizia il XVI capitolo generale della nostra famiglia missionaria. I 40 delegati, rappresentanti di tutte le regioni del mondo dove lavorano i saveriani, e i 5 confratelli della direzione generale “uscente”, si trovano nella casa di Tavernerio (CO) per questo appuntamento che si ripete ogni sei anni e che dura circa un mese. Ma il vero inizio è domenica 16 giugno, a Parma, con la celebrazione dell’Eucaristia nel santuario San Guido Conforti, chiedendo la sua intercessione e benedizione. Il superiore generale p. Rino Benzoni ha chiesto ai confratelli di tenere davanti agli occhi l’esempio di santità del nostro fondatore, così da essere capaci di programmare il nostro futuro non su fondamenti umani, ma sulla fede. La preghiera di tanti amici e amiche ci accompagni durante i giorni del XVI capitolo generale. Uno dei compiti di chi è alla guida dell’istituto è quello di viaggiare per visitare tutte le comunità e incontrare personalmente tutti i confratelli nel loro ambiente di vita e di attività. La foto qui riportata, oltre che bella, è significativa. Il ponte era crollato, e p. Rino ha dovuto procedere in piroga per arrivare alla missione di Kitutu, nella diocesi di Uvira in Congo, e incontrare i confratelli p. Giampaolo, p. Augustin e il fidei donum salernitano don Antonio. Ai cinque confratelli che hanno guidato la nostra famiglia negli ultimi sei anni ho chiesto di scrivere per tutti voi, amiche e amici dei saveriani, qualche loro sentimento al termine del loro “servizio”. Sono stati bravi e hanno subito risposto all’invito. Li ringrazio anche a nome vostro. ■ Foto archivio MS IL SALUTO “Grazie”, perchè tutto è “Grazia” Un grato saluto dopo 12 anni di servizio p. RINO BENZONI, sx C ari amici, lettrici e lettori di “Missionari Saveriani”, alla fine del mio secondo mandato come superiore generale, desidero rivolgervi ancora una volta un saluto, semplicemente per dirvi il mio e il nostro “grazie” per l’affetto che ci dimostrate in mille modi: con l’interessamento per ciò che facciamo, con la preghiera quotidiana (quanta gente mi assicura che prega tutti i giorni per i missionari!) e con il sostegno anche economico. Se questi dodici anni della vita della nostra congregazione sono stati sostanzialmente sereni, lo dobbiamo molto anche a voi. Tutto è dono di Dio La parola “grazie” richiama automaticamente la parola “grazia”, cioè la certezza che tutto ciò che avviene nella nostra vita è dono di Dio. Questa certezza è venuta crescendo in me in questi lunghi anni di servizio alla congregazione saveriana fondata da san Guido Conforti. “Tutto è grazia”: le opere che abbiamo potuto realizzare, l’annuncio del vangelo in tante parti del mondo, e anche le sofferenze che per questo abbiamo sopportato e le difficoltà che il tempo attuale ci presenta. Quando riteniamo di essere noi a fare qualcosa di bene e ce ne attribuiamo il merito, il Signore trova il modo di ricordarci, magari facendoci sbattere la testa, che “se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori” (Salmo 127); e di fronte alle difficoltà e alle delusioni, egli ci sostiene e incoraggia: Padre Rino Benzoni e il consigliere p. Katindi Ramazani in un viaggio in aereo (…da cargo) verso la regione del Kivu, in Congo, per visitare le comunità dei saveriani “Non temere, continua solo ad aver fede!” (Mc 5,36). Il nostro spirito di famiglia Mi sembra che sia rimasto buono lo spirito di famiglia che mons. Conforti ha voluto lasciare a noi, come caratteristica che dovrebbe contraddistinguerci, e che si allarga a tutti coloro che in vari modi fanno proprio l’ideale di mons. Conforti. Un legame basato non sulla carne e sul sangue, ma sul dono di Dio; e quindi è più forte della stessa morte. Ricordo con affetto i tanti confratelli, le sorelle saveriane, i famigliari, gli amici e i benefattori che in questi anni ci hanno lasciato per la casa del Padre, “con l’augurio che tutti un giorno possiamo ritrovarci in cielo nella stessa patria beata”, come concludeva mons. Conforti la sua “lettera testamento”. Grazie, quindi, a tutti e a ciascuno, e coraggio: continuiamo insieme il cammino della missione di Cristo nel mondo. ■ DALL’AFRICA A TUTTO IL MONDO Nuovi orizzonti sconosciuti e belli IL SERVIZIO I MOTIVI DELLA MIA LETIZIA Il dono di una nuova missione in Asia p. LUIGI MENEGAZZO, sx di Paolo, “siate sempre lieti nel Signore” (Fil 4,4), L’ invito è la migliore sintesi che io possa fare prima del XVI ca- pitolo generale, che segna anche la conclusione di questi anni di servizio alla nostra famiglia missionaria come vicario generale. Vorrei elencare i motivi principali della mia “letizia”. L’ottimismo missionario di san Guido La canonizzazione del nostro fondatore ha riversato sulla nostra famiglia missionaria la grazia della consapevolezza che il saveriano può essere davvero un buon missionario solo identificandosi quotidianamente con il Signore. La congregazione ha vissuto in modo splendido questo evento e l’ha trasformato in programma di vita. La visita alle nostre missioni e l’incontro con i confratelli, mi hanno fatto percepire il loro cammino di fede. Il loro esempio di fedeltà al Signore e alla vocazione ricevuta è commovente. Anche nella nostra congregazione non mancano difficoltà, momenti di stanchezza e di dubbio. Eppure mi ha sempre colpito l’ottimismo che guida il nostro lavoro. Ritengo questo un dono di Dio, una grazia che ci è donata tramite l’intercessione di san Guido Conforti, il quale mai si stancò di ripartire, di riprendere forza, di guardare avanti, anche quando tutto avrebbe spinto a rinunciare o a scoraggiarsi. L’ottimismo ha il suo fondamento nella fede e nella gioia della consacrazione alla vita missionaria. Mi diceva un giovane confratello: “Per prima cosa parliamo di Cristo. Qui c’è un gran bisogno di Cristo!”. La serenità, la costanza nel lavoro, la ricerca di nuove vie per annunciare Gesù a chi non lo conosce, non mancano ai saveriani: tutto ciò mi ha provocato una gioia difficile da esprimere a parole. Nella cappella della casa generalizia di Roma, il 24 maggio 2011, p. Benzoni e p. Menegazzo con mons. Pibul, vescovo di Nakhon Sawan in Thailandia, dove è stata aperta la nuova missione saveriana Il dono dell’ottimismo Anche gli ultimi eventi nella chiesa, con le dimissioni di papa Benedetto e l’elezione di papa Francesco, ce lo dicono con chiarezza: la chiesa non è nostra o il risultato della nostra capacità di organizzazione, ma è di Cristo e del suo Spirito. Tutto quello che capita è per il nostro bene e perché la chiesa si purifichi sempre più per essere fedele alla sua vocazione. È questo forse il dono più grande che questi anni di servizio mi hanno lasciato, aiutato anche dalla canonizzazione di mons. Conforti. Cioè, un certo ottimismo di fondo, una pace su di me, sulla congregazione e sulla chiesa, pur senza nascondermi le difficoltà e il momento particolarmente difficile e interessante che stiamo vivendo. Da tante nazioni e lingue In questi anni la nostra famiglia missionaria è diventata ancor più internazionale: è sempre più formata da giovani di “ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 6,9), immagine della chiesa secondo il progetto di Dio. Di questo ringraziamo il Signore, anche se continuiamo a pregarlo perché nello stesso tempo non si esaurisca lo slancio missionario dei giovani italiani. Per questo ho apprezzato molto la campagna di preghiera per le vocazioni lanciata su “Missionari Saveriani”. Nonostante il calo numerico che ha colpito anche la nostra congregazione, in questi anni con l’impegno di tutti, giovani e anziani, abbiamo continuato a portare nelle varie nazioni “il nostro modesto contributo all’edificazione del mistico Corpo di Cristo”, come diceva mons. Conforti. Anzi, abbiamo potuto aprire una nuova missione in Thailandia. Tocca a noi tutti sostenere i confratelli che già vivono in questa nuova frontiera missionaria. 2013 GIUGNO/LUGLIO Una nuova missione e l’impegno dei laici In occasione della sua canonizzazione, la nostra famiglia missionaria ha pensato di fare al fondatore un dono: l’apertura della nuova missione in Thailandia. Ho visto in questo evento il frutto della fiducia in Dio e della passione per la missione. I quattro pionieri della piccola comunità saveriana che hanno raggiunto la missione, mi sono di esempio per la disponibilità, intraprendenza e sobrietà. Ringrazio la congregazione per questa nuova apertura, che testimonia il suo profondo animo missionario. La collaborazione con i laici, specialmente con il laicato saveriano, apre a tante realizzazioni veramente evangeliche. Ho visto crescere la sensibilità per le situazioni di bisogno spirituale e materiale, che ovunque troviamo accanto a noi. Un grazie sincero a tutti i laici che, in varie parti del mondo e in modi diversi, condividono il carisma missionario di mons. Conforti. Il dialogo per l’evangelizzazione Essere missionari richiede apertura di mente e capacità di incontro con coloro che ci accolgono nelle loro nazioni e culture. Ho avuto esperienza diretta di tanto impegno su questo importante aspetto della vita missionaria. Ringrazio i confratelli che si sono immersi nel campo del dialogo interculturale e interreligioso, mettendosi a disposizione delle chiese locali, delle nostre comunità formative e dell’intera congregazione. È necessario che tutti noi saveriani favoriamo con ogni mezzo, anche specializzato, il dialogo tra le religioni, le culture, i sentimenti dei popoli. Ogni sforzo fatto in questo senso è un dono fatto alla conoscenza del vangelo ed è un sostegno reciproco nell’attività di evangelizzazione. ■ p. CARLO GIROLA, sx R icordo con piacere i primi giorni del nostro servizio come “consiglieri”, nel 2007 a fine luglio: p. Benzoni ci aiutò “a capire” (tre eravamo “nuovi”) quali fossero i nostri compiti. È stato un momento bello. Mi chiese di seguire da vicino le missioni del Brasile (nord e sud) e del Mozambico, e anche le comunità saveriane dedite ai servizi generali della congregazione. Altri compiti a me affidati hanno riguardato la vita economica, l’attività di animazione missionaria delle chiese e la collaborazione con il laicato saveriano. Per me tutti orizzonti nuovi, sconosciuti e belli! Ora, dopo sei anni da quei primi giorni, dico solo: quanti doni, quanta grazia, quanti esempi! Certo, con qualche problema trovato lungo il cammino, come l’inciampo sul sentiero, che aiuta a riflettere e riconduce alla saggezza della vita. Dovunque, quanto bel lavoro! L’aspetto più bello di questo servizio è stato conoscere i confratelli (purtroppo non tutti) nei vari luoghi dove essi la- P. Carlo Girola sistema l’acconciatura vorano. Quanto lavoro missio- di p. Mongardi, “danzatore di Dio”, pronto a esibirsi in onore della Vernario ho visto con i miei occhi! gine di Guadalupe in Messico Tutti i vescovi che ho incontrato hanno espresso la loro ammirazione per il lavoro svolto dai saveriani e la richiesta di tutti è stata: “Mandateci altri saveriani: abbiamo bisogno di missionari e di spirito missionario per le nostre chiese!”. Visitando le varie missioni ho potuto constatare l’impegno dei saveriani tra gli indio kayapò e kaingang, nelle immense periferie di San Paolo e Belém, nelle vaste missioni del Mozambico; ma anche la preziosa presenza dei saveriani in Asia (Bangladesh, Filippine, Indonesia), in Africa (Burundi, RD Congo, Sierra Leone), in America latina (Colombia, Messico): tutte missioni da me visitate. Che grande regalo! Tanti giovani che si preparano Dovunque ho ammirato i confratelli che si dedicano alla formazione dei futuri missionari; quelli che animano i giovani, facendo loro la proposta vocazionale; quelli che animano le chiese locali, per tenere vivo il senso della missione e dell’annuncio del vangelo. Tra gli incontri che non potrò dimenticare, quelli con i confratelli giovani che si preparano a lavorare nella vigna del Signore: gli studenti di teologia nelle quattro comunità internazionali, gli studenti di filosofia e i giovani nei noviziati e nelle altre case saveriane di formazione. Il Signore aggiunge alla nostra famiglia missionaria queste nuove generazioni, sempre più dal volto multi culturale, per continuare “l’audace progetto” di san Guido Conforti. Grazie, Signore! ■ L’INIZIO ELEZIONE INASPETTATA: “ECCOMI!” p. CARLO GIROLA, sx Era il giugno del 2007 e dovevo lasciare Bafoussam, la cittadina dove risiedevo con l’incarico di superiore dei 53 confratelli in Camerun e Ciad, per recarmi a Tavernerio (CO) e partecipare al capitolo generale. Avevo chiuso l’ufficio, dopo aver riordinato la scrivania dei tanti “lavori in corso”, dicendo a me stesso: “quando tornerò porterò a termine tutto”. Ero quindi arrivato a Tavernerio con il pensiero e il cuore immersi nel mio lavoro in Africa. Giunto il giorno delle elezioni, ho sentito echeggiare il mio nome: “Padre Carlo, accetti?”. Annuii e sentii un applauso, trovandomi eletto “consigliere generale”: un’altra tappa della mia vita missionaria. “Sarò capace? Come farò ad animare i confratelli di una famiglia missionaria di cui conosco solo una piccola parte?”. Mi venne in mente la frase del card. Pellegrino, arcivescovo di Torino: “Camminando, s’apre il cammino”. Ovvero, bisogna fare un atto di fede. Lo stesso che avevo fatto 33 anni prima lasciando il lavoro in fabbrica per diventare saveriano. Da allora, quanti “eccomi!”. E adesso un altro ancora, sulla scia dei precedenti, certamente il più difficile. Erano trascorsi 23 anni di vita missionaria in Camerun e Ciad e ora occorreva ricominciare. Quante volte san Guido Conforti ha dovuto ricominciare… ”Fu l’uomo delle ripartenze”, hanno detto di lui. 5 2013 GIUGNO/LUGLIO il mon do in casa SUD/NORD NOTIZIE Diritti calpestati ● Bangladesh: il crollo del Rana Plaza. Reshmi è il simbolo del crollo del Rana Plaza, edificio di otto piani nella zona industriale di Dhaka. È stata estratta viva a 17 giorni dalla tragedia, il cui bilancio ha superato le mille vittime. Secondo alcuni, all’interno del complesso che ospitava negozi, laboratori e banche, c’erano seimila persone. Mons. D’Rozario, arcivescovo di Dhaka, ha dichiarato: “la corruzione ha fatto sì che oltre il 90% degli edifici in Bangladesh non sia costruito rispettando le regole”. Un altro aspetto è la responsabilità dell’industria occidentale dell’abbigliamento che non si preoccupa dei diritti dei lavoratori, spesso costretti a lavorare senza le condizioni minime di sicurezza. Il forum dei popoli indigeni. Paul Kanyinke Sena, avvocato kenyano, è il nuovo presidente del Forum permanente dell’Onu sulle questioni indigene. Primo africano a presiedere il Forum, Sena ha denunciato gli abusi patiti dai nativi del suo continente, analoghi a quelli sofferti in altre regioni del mondo: allontanamen- ● Il senso della dignità pagina a cura di DIEGO PIOVANI ti forzati dai territori, perdita delle terre, invasione delle aziende attratte dallo sfruttamento delle risorse naturali. “È tempo - ha detto - che i principi della Dichiarazione dell’Onu sui diritti dei popoli indigeni si traducano in realtà”. Camerun: accusa di corruzione. Il ricorso a metodi “intimidatori” e alla “corruzione” per l’acquisto di terreni agricoli nel sud-ovest del paese da destinare alla cultura di olio di palma è l’accusa rivolta dal ministero delle Foreste del Camerun alla società americana ‘Herakles Farms’ e alla sua filiale camerunese. Migliaia di ettari di terre sono stati comprati senza che la popolazione locale sia stata informata sulle conseguenze delle attività della società agro-alimentare: spostamenti forzati e mancato accesso alle risorse della foresta. Il caso Herakles è emblematico del fenomeno sempre più diffuso dell’accaparramento delle terre, a scapito dello sviluppo sostenibile e della tutela dei diritti umani. ● li e soldati congolesi di crimini di guerra e contro l’umanità nell’est del Congo. Entrambe le parti hanno attaccato la popolazione sistematicamente e con violenza estrema che hanno colpito in particolare donne e ragazze. Accuse arrivano anche ai caschi blu dell’Onu che non sono stati in grado di gestire la situazione. Molti congolesi si stanno rifugiando in Uganda per evitare di essere reclutati dai ribelli, mentre alle porte di Goma si combatte ancora. ■ Sentenze discutibili ● Congo RD: crimini contro l’umanità. Un rapporto delle Nazioni Unite accusa ribel- ● Suor Dorothy: annullata condanna. Il Supremo tribunale federale (Stf) del Brasile ha annullato il giudizio a carico di Bida, ritenuto uno dei mandanti dell’uccisione di suor Dorothy Stang e condannato nel 2010 a 30 anni di carcere. Secondo la corte, la difesa non ebbe tempo sufficiente a garantire adeguata tutela legale a Bida. Per la Commissione pastorale della terra è “una manovra orchestrata dagli avvocati del latifondista per impedire lo svolgimento del processo; ciò aumenta solo la sfidu- IV e V secolo ed è dedicata alla Divina Sapienza. Trasformata in moschea nel 1453, dopo la caduta di Costantinopoli, nel 1935 fu dichiarata museo da Ataturk. Da anni si rincorrono i tentativi per far tornare l’ex basilica una moschea, così come già è accaduto con l’omonima ex basilica a Trebisonda, sul mar Nero. periore in Giappone. Come vicario è stato eletto padre Davide Sciocco, gli altri consiglieri sono p. Amal Gabriel Costa, fratel Marco Monti e p. Paolo Ballan. “Ormai siamo una comunità internazionale - ha detto p. Ferruccio - il mio primo impegno sarà avere cura dei confratelli, in particolare dei giovani”. Ecuador: prima santa colombiana. È stata festa ad Agato e Otavalo per la canonizzazione di “Madre Laura”, missionaria cattolica colombiana e prima santa della Colombia. “Sorella Laurita”, come viene chiamata da molti, era nata a Jerico nel 1874 ed è morta a Belencito nel 1949. “Las misioneras Lauritas”, presenti nei due piccoli centri sulle Ande, lavorano in diversi programmi di catechesi ed evangelizzazione. ● Mons. Romero: beatificazione sbloccata. Il 21 aprile, a Molfetta, durante l’omelia per il 20° anniversario della morte di don Tonino Bello, mons. Paglia ha dato un annuncio importante: “Si è sbloccata la causa di beatificazione di monsignor Romero, arcivescovo di San Salvador, e ora posso dire con più serenità che questi martiri ci aiutano a vivere, a credere che c’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Mons. Paglia è il postulatore della causa di beatificazione di monsignor Oscar Romero, aperta nel 1997. MISSIONI NOTIZIE Sotto tiro! Giordania: marcia silenziosa. Martedì 21 maggio i cristiani di Amman hanno dato vita a una marcia silenziosa per chiedere la liberazione dei due vescovi di Aleppo Mar Gregorios Yohanna Ibrahim (siro ortodosso) e Boulos al-Yazigi (greco ortoosso) a un mese dal loro rapimento per mano di sequestratori ignoti. In questo modo, anche i cristiani della Giordania vogliono unirsi alla preghiera di tutti i cristiani del mondo arabo, affinché vengano presto rilasciati i vescovi e le altre vittime dei rapimenti. Alla marcia hanno aderito tutte le chiese cristiane. ● Colombia: altro sacerdote ucciso. Padre José Antonio Bayona Valle, di 48 anni, sacerdote dell’arcidiocesi di Barranquilla è stato ucciso con 18 coltellate. La comunità cattolica è molto colpita dalla violenza dell’episodio, mentre le autorità sono al lavoro per chiarire il brutale omicidio. Nel 2013 sono già quattro i sacerdoti colombiani assassinati. ■ ● Notizie e iniziative ● Turchia: no alla moschea. Il premier turco Erdogan è intervenuto contro l’ipotesi di trasformazione in moschea dell’ex basilica Santa Sofia a Istanbul. “Ci sono già tante moschee - ha detto - prima si riempiano quelle!”. La basilica è stata costruita fra il 6 ● Pime: p. Brambillasca nuovo superiore. Padre Ferruccio Brambillasca (nella foto) è stato eletto superiore generale del Pime. Nato a Monza l’11 giugno 1964 e sacerdote dal 1989, p. Ferruccio è stato formatore in Italia e in India nel seminario di Pune. Prima dell’elezione era su- ● Visitate il nostro sito www.saverianibrescia.com per leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf. Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com ● Settimana di formazione. Dal 26 al 31 agosto, ad Assisi, presso la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, si terrà la settimana di formazione e spiritualità missionaria, promossa dall’ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le chiese. Il tema riprende lo slogan della prossima giornata missionaria mondiale: “Sulle strade del mondo - Con il vangelo nelle ricerche degli uomini”. Per iscri- cia della società nei confronti del potere giudiziario e rinforza lo scenario di impunità che prevale sui crimini contro i lavoratori rurali”. Guatemala: Ríos Montt assolto. La corte costituzionale ha annullato la storica condanna a 80 anni di carcere per genocidio e crimini contro l’umanità inflitta il 10 maggio all’ex dittatore José Efraín Ríos Montt. La decisione è basata su uno dei ricorsi presentati dalla difesa del generale a riposo. Il regime di Ríos Montt, 86 anni, è durato poco più di un anno (1982-1983) e fu tra i più sanguinosi della guerra. Secondo una Commissione della Verità, sostenuta dalle Nazioni Unite, furono commessi in media 800 omicidi al giorno. ■ ● Reshmi, la ragazza estratta viva a 17 giorni dalla tragedia del Rana Plaza, a Dhaka, in Bangladesh MESSAGGIO DALLE CHIESE SE OGNUNO FA QUALCOSA... don PINO PUGLISI Sabato 25 maggio è stato proclamato beato don Pino Puglisi, il prete del quartiere Brancaccio, a Palermo, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993. Pubblichiamo alcune sue frasi. Nessun uomo è lontano dal Signore. Il Signore ama la libertà, non impone il suo amore. Non forza il cuore di nessuno di noi. Ogni cuore ha i suoi tempi, che neppure noi riusciamo a comprendere. Lui bussa e sta alla porta. Quando il cuore è pronto, si aprirà. Ognuno di noi sente dentro di sé un’inclinazione, un carisma. Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile. Questa chiamata, questa vocazione è il segno dello Spirito Santo in noi. Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita. Bisogna cercare di seguire la nostra vocazione, il nostro progetto d’amore. Ma non possiamo mai considerarci seduti al capolinea, già arrivati. Si riparte ogni volta. Dobbiamo avere coscienza di avere accolto l’invito del Signore, camminare, poi presentare quanto è stato costruito per poter dire: “sì, ho fatto del mio meglio”. Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale. Ciascuno di noi come le tessere di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l’unico volto di Cristo È importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti. Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno. Questa è un’illusione che non possiamo permetterci. È soltanto un segno per fornire altri modelli, soprattutto ai giovani. Lo facciamo per poter dire: dato che non c’è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa. E se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto... Il discepolo di Cristo è un testimone. La testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è proprio il martirio che dà valore alla testimonianza. Ricordate S. Paolo: “Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo”. Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita. zioni (entro il 7 luglio) e informazioni: www.chiesacattolica. it/missioni; e-mail: missioni@ chiesacattolica.it ■ Una storia speciale ● Maurizio e la scelta degli ulti- mi. Mettere al servizio degli altri la propria vita e i propri trent’anni in una realtà difficile e piena di insidie è possibile. Maurizio Gino Morandini, originario di Bienno (BS), ha deciso di dedicare tempo ed energie a chi soffre. Da qualche mese è volontario in Tanzania e si occupa di sostenere don Tarcisio Moreschi e la volontaria Fausta Pina, entrambi camuni. “Ci prendiamo cura dei malati di aids, degli orfani, raccogliamo adozioni a distanza e aiutiamo i bambini nelle attività scolastiche”. L’idea di partire per l’Afri- ca era nella mente di Maurizio già dai 19 anni, quando ha partecipato a un corso di cooperazione internazionale a Brescia. “Spero di fermarmi in Tanzania ancora per molto, perché, nonostante le difficoltà, gli impegni e gli imprevisti di ogni giorno, i sorrisi dei bambini mi ripagano appieno”. Angela Ducoli ■ Maurizio Morandini ha deciso di lasciare tutto e partire per la Tanzania 2013 GIUGNO/LUGLIO D I A L O G O E SO LID A RIE TÀ I MISSIONARI SCRIVONO lettere al direttore p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale GRAZIE DI CUORE AI NUOVI ABBONATI Caro direttore, desidero abbonarmi alla vostra rivista “Missionari Saveriani”. Ecco il mio indirizzo… Vi ringrazio, Gabriele, Pavia ed Enrico, Giaveno (TO) Buongiorno. Prego di modificare l’anagrafica per l’invio del mensile “Missionari Saveriani” con il mio nuovo indirizzo… Ringrazio e porgo i più cordiali saluti, Nadia, Osimo Stazione (AN) Causa decesso della mamma Diva chiedo di non inviare più il giornale al suo recapito, e di avere il vostro numero per donare il 5 x mille nella denuncia dei redditi. Ringrazio, Pier Paolo (figlio), Forlì Tensione in Bangladesh dopo il crollo del palazzo tessile La tragedia del crollo del palazzo delle industrie tessili alla periferia di Dhaka, capitale del Bangladesh, ha scosso la nazione e ha riunito tutti gli “indignati”. Lo scontento crea situazioni di tensione che possono esplodere in ogni momento e creare disordini e violenze non solo nella sfera politica ma anche in quella religiosa e sociale. Gli impiegati nell’industria tessile protestano in coro (vedi foto) contro l’insicurezza sul lavoro e la paga miserabile con cui sono costretti a lavorare. Troppo spesso non c’è alcun rispetto per la dignità del lavoro e della vita stessa degli impiegati, che sono trattati come schiavi. Noi missionari ci adoperiamo per promuovere i valori umani e cristiani della dignità di ogni essere umano e dell’importanza della giustizia nel lavoro e nella vita. p. Silvano Garello, sx - Dhaka, Bangladesh In Giappone, l’idea di scrivere il “Credo” a mano Cari amici, buongiorno e grazie di cuore a tutti e tutte voi, che ci tenete informati, in modo da tenere costantemente aggiornato e preciso il nostro indirizzario. È una cortesia che ci facciamo a vicenda, per un migliore servizio. Un grazie speciale va ai nuovi amici, anche giovani, che chiedono di abbonarsi e di ricevere il nostro mensile: è un bel segnale di interesse per le missioni. Vi chiediamo il favore di proporre l’abbonamento a tanti vostri amici e amiche, per essere sempre di più. Per versare il 5 x mille alla nostra “Associazione Missionari Saveriani Onlus”, il codice fiscale è il seguente: 92166010345. Buona estate a tutti! p. Marcello, sx I cristiani della comunità parrocchiale di Minami Miyazaki in Giappone - guidata dai saveriani p. Silvano Da Roit e p. Felipe López -, per l’anno della fede hanno fatto una proposta: chi lo desidera, ogni settimana trascrivi il “Credo” di suo pugno; prima di ogni Messa domenicale ognuno è invitato a depositare il foglio davanti all’altare. L’idea è che trascrivendo il “Credo”, non solo lo si impari bene, ma lo si interiorizzi. L’idea mi è piaciuta e, nella Messa che ho celebrato con loro nella mia ultima visita ai confratelli in Giappone, nel breve saluto finale ho chiesto un regalo: avere uno di questi “Credo” scritto a mano in bella grafia con i caratteri giapponesi. Lo conservo sotto il vetro della mia scrivania. È uno stimolo a ricordarmi della fede in questo anno speciale. Allo stesso modo mi aiuta a ricordarmi di tutti i missionari e delle loro comunità cristiane sparse nel mondo. p. Rino Benzoni, sx - Roma C.S.A.M R.e.a. 33471 Albo cooperativa A 100377 Bilancio d’esercizio al 31.12.2012 in forma abbr. ex art. 2435 bis C.C. È arrivato puntualmente il mio settantesimo compleanno: 1943 - 2013 28 marzo, e il conto è subito fatto. L’ho compiuto a Bukavu, attorniato dai bambini e bambine del centro nutrizionale e assistenza “Tupendane” di Kadutu. Le maestre e assistenti ricordano sempre queste date e organizzano la festa con danze e canti, che commuovono nel profondo dell’anima. Questa volta ancora di più, perché la festa è coincisa con il Giovedì Santo. IL BILANCIO Stato Patrimoniale ATTIVO B) IMMOBILIZZAZIONI: I. immobilizzazioni immateriali meno fondi di ammortamento II. immobilizzazioni materiali meno fondi di ammortamento immobilizzaz. materiali nette III. immobilizzazioni finanziarie TOTALE B) 31.12.2012 31.12.2011 33.167 33.167 677.418 659.713 17.704 5.165 33.167 33.167 673.261 651.055 22.205 5.165 22.869 27.370 C) ATTIVO CIRCOLANTE: I. rimanenze II. crediti IV. disponibilità liquide 203.042 439.477 128.200 424.232 272.278 139.757 TOTALE C) 770.720 836.267 D) RATEI E RISCONTI ATTIVI TOTALE PATRIMONIALE ATTIVO 450 794.039 1.275 864.912 31.12.2012 31.12.2011 216.325 0 160.000 -191.421 216.325 51.320 130.000 -383.897 TOTALE A) 184.904 13.748 B) FONDI PER RISCHI ED ONERI C) TFR LAVORO SUBORDINATO D) DEBITI di cui esigibili oltre l'esercizio successivo E) RATEI E RISCONTI PASSIVI 31.585 161.529 405.891 224.018 10.130 31.585 142.650 667.088 426.595 9.842 PASSIVO A) PATRIMONIO NETTO: I. capitale sociale IV. riserva legale VII. altre riserve X: utile (perdita) dell'esercizio TOTALE PATRIMONIALE PASSIVO Conto Economico 794.039 864.912 31.12.2012 31.12.2011 977.177 125.822 952.748 142.650 1.102.999 1.095.398 B) COSTI DELLA PRODUZIONE: 6. MATERIE PRIME, CONSUMO, MERCI 98.432 7. PER SERVIZI 577.056 8. PER GODIMENTO BENI DI TERZI 17.541 9. PER IL PERSONALE 334.734 9a) stipendi 251.030 9b) oneri sociali 51.892 9c) trattamento di fine rapporto 18.880 9e) altri costi 8.658 10. AMMORTAMENTI E SVALUTAZIONI 12.502 10b) ammortam. immobilizz. materiali 8.658 11. VAR.. RIMAN. MAT. PRIME, SUSS., CONSUMO E MERCI 221.190 12. ACCANTONAMENTI PER RISCHI 0 14. ONERI DIVERSI DI GESTIONE 34.363 227.150 639.318 13.672 334.115 250.655 51.904 18.701 12.855 12.502 12.502 191.083 10.000 49.492 A) VALORE DELLA PRODUZIONE: 1. RICAVI VENDITE PRESTAZIONI 5. ALTRI RICAVI E PROVENTI TOTALE A) TOTALE B) DIFFER TRA VALORE E COSTI PRODUZ (A-B) C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI: 16. ALTRI PROVENTI FINANZIARI 16d) proventi finanz. diversi dai precedenti 17. INTERESSI PASSIVI E ALTRI ONERI FINANZ. TOTALE C) (15+16-17) RISULTATO PRIMA IMPOSTE (A-B+/-C+/-D+/-E) 22. IMPOSTE SUL REDDITO DELL'ESERCIZIO 23. UTILE (PERDITA) DELL'ESERCIZIO 1.291.975 1.477.332 -188.976 -381.934 295 295 2.031 331 331 2.293 Celebrare settant’anni con i bambini di Bukavu E c’è un’altra sorpresa! Sabato 8 giugno un gruppetto dei nostri bambini e bambine riceveranno il battesimo. Tre settimane prima dell’evento la signora Merida, responsabile del centro, ha cominciato a cercare nei pacchi ricevuti i vestitini bianchi che i bambini indosseranno in occasione del battesimo. Ho colto l’occasione per scattare qualche foto, che invio con piacere. p. Giovanni Querzani, sx - Kadutu, RD Congo solidarietÀ Abaetetuba: un orAtorio per i giovani piccoli progetti Cari amici di “Missionari Saveriani”, vedo che, grazie a Dio, non siete stanchi di fare il bene. Da due anni svolgo la mia attività missionaria in periferia di Abaetetuba, in Amazzonia, come parroco di 15 comunità con 25 mila abitanti. Ho una chiesa parrocchiale con capacità per 500 fedeli. Abaetetuba, grazie anche ai saveriani che hanno realizzato opere religiose, educative e sociali, è ora una città con 90mila abitanti. Ma anche i problemi sono cresciuti e c’è ancora molto spazio per fare il bene. Due cose soprattutto preoccupano il missionario: droga e religiosità. Troppi giovani si drogano e sono ammazzati; mentre le sette evangeliche gridano e fanno miracoli fino all’inflazione. Perciò ho iniziato la costruzione di un centro multi-uso (12 x 8 metri) in un quartiere carente di tutto. Con le offerte di alcuni amici ho iniziato i lavori, ma ora sono fermi perché non possiamo fare debiti. Ci occorrono 16.000 euro per terminare il progetto. Ho chiamato il salone “Oratorio San Guido”, in memoria di mons. Conforti, che tanto amava i giovani. Bisogna creare opportunità di vita degna per la gioventù. E gli occhi dei ragazzi felici ripagheranno di qualsiasi sacrificio. Ringrazio per l’attenzione che riserverete a questo mio appello. p. Arnaldo De Vidi, sx - Abaetetuba [email protected] 6/2013 - ABAETETUBA Un oratorio per i giovani In un quartiere periferico di Abaetetuba è iniziata la costruzione dell’Oratorio San Guido per dare ai giovani un futuro più degno. Per portare a termine i lavori interrotti occorre la somma di 16.000 euro, con il contributo di coloro che “non sono stanchi di fare il bene”. • Responsabile del progetto è il saveriano trevigiano p. Arnaldo De Vidi. 5/2013 - ALGERIA Un veicolo per le suore I saveriani del Giappone e qui in Italia chiedono un aiuto per l’acquisto di un veicolo per la comunità di suore che lavora a Kabylie, a cento km da Algeri, a favore delle donne e degli handicappati. Ne fa richiesta l’arcivescovo di Algeri mons. Bader, per un totale di 15.000 euro. • Responsabile del progetto è l’arcivescovo di Algeri, mons. Ghaleb Bader. -1.736 -1.963 Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta su C/c.p. o bonifico direttamente a: -190.712 709 -191.421 -383.897 “Associazione Missionari Saveriani Onlus” -383.897 Viale S. Martino 8 - 43123 PARMA C/c 1004361281 (Cod. fiscale 92166010345) IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281 Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto. Grazie. 2013 GIUGNO/LUGLIO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 La mia fede missionaria Alcune convinzioni per vivere la missione C ertamente la missione nasce dall’iniziativa di Dio. È lui che chiama e invia. Ma nell’esperienza di chi è chiamato, la missione inizia con una risposta di amore. “L’anima di tutta l’attività missionaria è l’amore che è e resta il movente della missione », ci ricorda l’enciclica Redemptoris missio (n. 60). Anche la chiamata stessa da parte del Signore è un atto di amore: Gesù “fissatolo lo amò” (Mc.10,21). Risposta all’amore di Dio Benedetto XVI, nel suo ultimo messaggio per la quaresima, afferma che la fede è risposta all’amore di Dio: “Siccome Dio ci ha amati per primo, l’amore adesso non è più solo un coman- damento, ma è la risposta al dono dell’amore, con il quale Dio ci viene incontro…”. E dalla risposta d’amore nasce la missione. Il cristiano è conquistato dall’amore di Cristo e perciò, mosso da questo amore, è aperto in modo profondo e concreto all’amore del prossimo. Tale atteggiamento nasce anzitutto dalla coscienza di essere amati, perdonati, addirittura serviti dal Signore, che si china a lavare i piedi degli apostoli e offre se stesso sulla croce per attirare l’umanità all’amore di Dio. “L’esistenza cristiana - continua Benedetto XVI nel suo messaggio - consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portan- p. MARIO GIAVARINI, sx do l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio. Non vi è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della parola, renderlo partecipe della buona notizia del vangelo… L’evangelizzazione è la massima opera di carità”. L’efficacia della missione Penso che per tutti noi la scelta della missione abbia preso inizio da un’esperienza di amore di Dio. Ed è questa esperienza che ci ha sostenuti in tutti gli anni della nostra vita missionaria. Anche se non sempre con la stessa carica. Dobbiamo riconoscere, infatti, che se ci sono stati dei periodi Trentadue anni in Bangladesh Felice di esprimere la mia gioia per la missione L eggo sempre con vivo interesse “Missionari Saveriani”, il periodico mensile che ogni mese, puntualmente arriva in tutte le nostre missioni e anche in Bangladesh. Alcuni giorni fa ho incontrato il direttore, p. Marcello Storgato, un missionario che ha trascorso tanti in Bangladesh. Mi sono congratulato con lui per la sua capacità di scrittore e giornalista e gli ho riferito che il giornale è letto con piacere da tutti per il suo stile semplice e ricco di notizie del mondo missionario. Dopo tanti anni… Da quasi due mesi sono in vacanza in Italia, dopo tre anni di attività in Bangladesh. Sono ospite nella casa saveriana di Alzano, accolto fraternamente dai quattro confratelli che vi risiedono. Oltre al riposo, ho l’occa- 8 sione di incontrare i medici per un accurato check-up; d’altronde, gli anni aumentano… Sono partito per la prima volta nel 1958 per il Pakistan Orientale, oggi Bangladesh, come fratello missionario con il compito di dirigere una scuola tipografica per orfani. Sono passati tanti anni, ma il desiderio di raccontare la missione è ancora forte. Sono contento di esprimere la gioia profonda che ho nel cuore e di continuare a spendere ancora la mia vita, annunciando a tutti la presenza di Colui che ci ha amato fino a dare la vita per noi. Madre Teresa e i martiri Veronesi e Cobbe In questi giorni ad Alzano ho ricevuto numerose telefonate ed e-mail da amici che mi hanno proposto di scrivere la mia lunga esperienza missionaria: Padre Arduino Rossi, in attesa di ripartire per il Bangladesh, è ospite dei saveriani di Alzano p. ARDUINO ROSSI, sx 32 anni in Bangladesh. Intanto, posso raccontare due eventi che mi hanno colpito particolarmente e fortemente emozionato nella mia vita di missionario. Il primo è l’incontro con madre Teresa di Calcutta, ora beata; il secondo è il periodo di sei anni vissuto con due confratelli che, con la loro morte, hanno saputo dare alla gente del Bangladesh la più bella prova d’amore. Sono p. Mario Veronesi, ucciso a Jessore il 4 aprile 1971, e p. Valeriano Cobbe, assassinato a Shimulia il 14 ottobre da alcuni briganti. Ambedue sono sepolti nella missione di Shimulia. Nel 2011, p. Mario Veronesi, assieme ad altre 60 persone, è stato riconosciuto come “eroe della liberazione” del Bangladesh. A Dhaka, tra ritiri e confessioni In Bangladesh vivo insieme ai confratelli p. Alfio Coni e p. Giovanni Gargano. Con noi ci sono anche due studenti di filosofia che studiano nel seminario maggiore e che speriamo di poter accogliere un giorno nella nostra famiglia saveriana. La mia presenza a Dhaka mi impegna nel guidare ritiri spirituali mensili a famiglie religiose maschili e femminili, ma soprattutto sono impegnato nel ministero delle confessioni. Vivendo vicino alla parrocchia più grande di Dhaka (18mila cristiani), offro la mia disponibilità come sacerdote e missionario alla comu■ nità cristiana. La missione e il nostro annuncio sono efficaci nella misura in cui partono da un cuore innamorato di Dio di stanchezza o di debolezza della nostra vita missionaria, questi coincidevano a periodi di “rallentamento spirituale” (una volta si chiamava “tiepidezza”). Questo accade quando non si dà il suo posto alla grazia e si fonda il nostro vivere e il nostro agire su noi stessi e sulle nostre forze, piuttosto che sul primato della grazia e dell’azione di Dio. Certamente la nostra missione e il nostro annuncio sono efficaci nella misura in cui partono da un cuore innamorato di Dio e del vangelo. La gente percepisce la profondità (o la leggerezza) della nostra unione con il Signore. “Non si può testimoniare Cristo senza riflettere la sua immagine, la quale è resa viva in noi dalla grazia e dall’opera dello Spirito” (Red. Missio, 87). Il card. Kasper ha pubblicato un libro dal titolo molto originale: “Chi prega non trema”. La preghiera ren- de efficace la nostra missione. Un volto gioioso Il nostro amore per il Signore è reso più visibile dalla gioia che emana dal nostro modo di essere e di relazionarci. È la presenza del Signore - una presenza accolta, avvertita, amata - che ci rende persone serene, che trasmettono pace e fiducia nella vita. La gente che ci incontra si chiede: “da dove gli viene questa marcia in più?”. Certamente la gioia che è in noi, anche nei momenti della prova, è possibile quando ci sentiamo amati senza misura e nella totale gratuità. Ce lo garantisce Gesù stesso: “Rimanete nel mio amore… Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena”. Missione per noi diventa anche diffondere modi gentili, attenzione, rispetto: insomma essere costruttori di un nuovo ■ umanesimo. SECONDO I MIEI GUSTI E DESIDERI In piazza, l’esplosione di gioia irrefrenabile p. EZIO MARANGONI, sx In piazza san Pietro c’ero anche io quella sera del 13 marzo e non mi sarei mai perdonato di non essere presente. Centomila persone, forse più. Ma quel che più conta, gente felice e gioiosa, tutta quanta contagiata dal sanissimo virus dell’ottimismo cristiano. Papa Jorge Bergoglio ha voluto chiamarsi “Francesco”, semplicemente: né primo né secondo. Prima ancora che iniziasse il conclave un’insegnante che ora lavora a Milano mi aveva chiesto un pronostico. Gli avevo risposto: “Non ne faccio, tanto ci pensano gli addetti ai lavori, gente a volte prezzolata, al servizio di questo o di quel movimento”. Avevo anche aggiunto che… “i miei gusti erano il card. Bergoglio, e i miei desideri pure”. Quando in piazza San Pietro ho sentito i primi due nomi - Mario Jorge - non ho voluto sentire neanche il terzo: sono esploso in una gioia irrefrenabile e ho urlato, in mezzo a tutti: “Bergoglio! Bergoglio!”. Chi mi era accanto diceva: “Ma chi è?”. Risposi: “Lo so io. Lo Spirito Santo sa quel che fa e lo fa bene!”. Guarda caso, poco prima della fumata bianca un gabbiano si era posato sopra la canna fumaria e da là sembrava volersi godere lo spettacolo. Forse non era un semplice spettatore, ma un “segno” inviato da Dio, per dirci che lui ancora agisce segretamente nel cuore degli uomini. Il cardinal Martini otto anni prima e non a caso, aveva fatto anche lui il nome di “Francesco Bergoglio”. Padre Ezio Marangoni, a Roma per l’anno sabatico, si augurava l’elezione del cardinal Bergoglio: lo Spirito Santo gli ha dato ragione! 2013 GIUGNO/LUGLIO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Erano quasi 200 i partecipanti al convegno di “Missione Oggi” sul tema “Siamo gli ultimi cristiani?” “Siamo gli ultimi cristiani?” Il convegno di “Missione Oggi” 2013 S i è svolto sabato 18 maggio nella chiesa di San Cristo l’annuale convegno di “Missione Oggi”. Quest’anno il tema era contenuto in una domanda provocatoria: “Siamo gli ultimi cristiani?”. Non meno importante il sottotitolo, “Sulla soglia di un nuovo mondo”, che non offre risposte, ma indica una condizione, una prima direttrice lungo cui cercare. Infatti, la nostra crisi di civiltà, dei suoi valori e delle sue credenze porta con sé un passaggio fra un mondo antico e un mondo nuovo, di cui non vediamo ancora i contorni precisi, ma che dobbiamo saper impostare. Il teologo Jean Marie Tillard aveva già dato una prima risposta: “Siamo gli ultimi di tutto uno stile di cristianesimo, ma non siamo gli ultimi cristiani”. Lo ha confermato anche p. Mario Menin all’inizio del convegno, in una sala affollata, come raramente succede ai convegni che trattano temi così impegnativi. Cinque esperti per un mondo nuovo Per approfondire l’argomento sono intervenuti cinque relatori, personalità di alto profilo: il prof. Mauro Ceruti (Bergamo), il teologo Andrés Queiruga (Spagna), il saveriano p. Francesco Marini (Indonesia), il domenicano Carlos Alvarez (Messico), l’insegnante Antonella Fucecchi (Roma). A fare una sintesi, prima della chiusura, ha tentato la teologa Cristina Simonelli (Firenze). Il percorso del convegno, quindi, ci ha portato da un’analisi del tempo complesso in cui viviamo, specialmente in Europa, al valore del vangelo cristiano nel confronto con il plu- p. MARCELLO STORGATO, sx ralismo religioso, prevedendo una nuova identità della presenza dei cristiani nel mondo. Ma sono stati gli interventi del pomeriggio a offrire testimonianze del “nuovo” che già si esprime nelle chiese missionarie. Padre Francesco Marini ha raccontato come vivono i cristiani e i missionari nell’Asia delle molte religioni e soprattutto in Indonesia, la nazione con più musulmani al mondo. Padre Carlos Alvarez ha spiegato le scelte e gli stili di vita delle chiese dell’America latina con l’opzione per i poveri. L’insegnante Antonella Fucecchi ha presentato le metafore e i simboli adatti a educare le nuove generazioni nella scuola multi culturale in Italia. convegno, gli esperti hanno avuto l’opportunità di conoscersi e di scambiare i loro pensieri e le loro esperienze di vita su un tema molto impegnativo: “Dio in tutte le religioni?. Ripensare la rivelazione in tempo di pluralismo religioso”. Durante il seminario, organizzato dai saveriani di Brescia, una ventina di persone invitate a partecipare si sono confrontate sul tema proposto in modo schietto e aperto, sollecitati dal biblista bresciano don Flavio Della Vec- chia e dal teologo spagnolo p. Andrés Queiruga. Hanno partecipato anche i saveriani bresciani p. Savino Mombelli e p. Mauro Loda, reduci rispettivamente dall’Amazzonia e dalla Colombia, che resteranno con noi per un periodo di riposo. Gli Atti del convegno verranno pubblicati integralmente nel numero speciale di “Missione Oggi” di agosto/settembre 2013. È possibile prenotare una o più copie al n. 030 3772780. ■ Un seminario di studio Nei due giorni precedenti al Premiazioni per la mostra “Mexico” San Cristo gremita di studenti e insegnanti 17 maggio con l’eV enerdì sposizione e la premiazio- ne degli elaborati inviati dagli studenti si è conclusa la mostra “Mexico”, organizzata dai saveriani e dai magnifici volontari. Il chiostro e la chiesa di San Cristo si sono animati di ragazzi con i loro insegnanti, giunti da città e provincia per festeggiare la fine di un’entusiasmante avventura iniziata a novembre 2012. I risultati si vedono… Ogni volta per noi volontari si rinnova l’emozione di valutare la traccia che le mostre lasciano nel cuore e nella mente dei ragazzi, il grado di collaborazione, lo spirito creativo, le tecniche artistiche usate nella realizzazione dei lavori. Ogni volta tocchiamo con mano l’affetto, l’esperienza, la dedizione degli insegnanti che 8 approfondiscono in classe i temi presentati nelle visite guidate. Grazie a tutti gli insegnanti che seguono i loro allievi con professionalità e li “educano” nel vero senso della parola. Educare significa “trarre fuori” e i risultati si vedono. Tra tutte le classi che hanno inviato i loro lavori, quest’anno ne sono state scelte e premiate 15. Il premio consisteva in un buono libro da 30 euro fornito dalla Libreria dei Popoli, una maschera lignea, una scultura da dipingere, un dvd dell’evento folk tenuto a novembre e l’attestato di motivazione del premio. Il tutto era contenuto nella borsa ricamata artigianalmente. Lavori di calore e colore Quest’anno sono stati presentati i lavori più disparati, tutti Un momento della premiazione degli studenti che hanno visitato la mostra “Mexico” e hanno prodotto pregevoli elaborati insieme ai loro insegnanti GRAZIA DE GIULI all’insegna del “calore e colore” che costituiscono la peculiarità della cultura messicana. E allora, ecco i “murales” a forti tinte come quelli di Diego Rivera, le poesie italo-messicane con il ritmo delle antiche ballate, “sombreros” e “piñatas” che colorano le feste, i volumi con accurate vesti editoriali, i calendari su codici aztechi, maschere precolombiane in metallo sbalzato, strumenti musicali e abiti folk in seta e pizzo, le caravelle e i “castillos”, le case tridimensionali, le fotografie dei ragazzi truccati da “muertos” e “mariposas”. Sono state presentate anche elaborazioni multimediali di ottimo livello. In un CD con un taglio moderno sono stati documentati il metodo di lavoro, la tecnica usata, gli accorgimenti adottati. C’è poi un giornale, “Mexico ieri - Viaggi nel tempo”, redatto dai ragazzi che si sono improvvisati giornalisti e hanno incontrato i personaggi del passato in una serie di interviste impossibili. Il risultato è quanto mai gustoso, originale e commovente. Cari alunni e docenti, ancora una volta avete dimostrato quanta forza, bellezza e capacità regna nei vostri gruppi; quanta energia positiva scaturisce dal vostro lavoro comune. Grazie a tutti e arrivederci alla prossima ■ mostra. Il seminario di studio che ha fatto da apripista al convegno di “Missione Oggi” 2013 PELLEGRINAGGIO A PARMA E COLORNO p. FIORENZO RAFFAINI, sx Domenica 19 maggio la pioggia cadeva con ritmo battente, ma i partecipanti alla gita organizzata dai saveriani di Brescia non si sono scoraggiati… E sono stati premiati. A Parma, meta della gita edizione 2013, c’era il sole. In casa madre siamo stati accolti da p. Rosario e p. Ermanno Ferro che ha fatto da guida al museo Confortiano. Alle dieci abbiamo partecipato alla Messa solenne di Pentecoste. Presiedeva p. Renzo Larcher, rettore della comunità. Il santuario era gremito e i canti venivano eroicamente accompagnati da p. Ermanno, nonostante un raffreddore che aveva seriamente compromesso l’efficienza delle sue belle corde vocali. All’organo c’era il saveriano dottor Gildo, responsabile della gestione e assistenza dei confratelli anziani e malati. Alla fine dell’omelia tutti avevamo capito la questione dello Spirito Santo e abbiamo tirato un… sospiro di sollievo. Dopo Messa, abbiamo visitato il nuovo Museo Cinese ed Etnografico, apprezzato da tutti (vedi foto). C’era lo staff al gran completo: p. Alfredo Turco, p. Gianandrea Tam, p. Marco Campagnolo e p. Emilio Iurman. Presso l’associazione “Il Telaio” di Colorno, in una suggestiva location sull’argine del torrente Parma, abbiamo pranzato. “Il telaio” si occupa di “intrecciare i fili di solidarietà con il mondo e nel mondo”. Sostengono anche iniziative con p. Luigi Vitella, saveriano in Burundi. Dopo pranzo, ci siamo trasferiti al Palazzo Ducale, detto anche Reggia di Colorno. Una guida ci ha raccontato la storia di questo luogo, originariamente una fortezza, che subì vari rifacimenti... I savoia hanno trasferito suppellettili e quadri, spogliando di fatto il bel palazzo. Quindi, le belle stanze brillavano per la mancanza di arredi, con grande delusione delle signore del gruppo. 2013 GIUGNO/LUGLIO CAGLIARI 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Il laicato saveriano in Sardegna Coinvolti in un percorso bello e impegnativo anni la famiglia D adeldiversi laicato saveriano in Sardegna continua il suo cammino. Crescere come famiglia non è facile perché, anche se composta per ora da solo otto membri, ognuno ha il suo modo di procedere: c’è chi vorrebbe galoppare e chi a stento riesce ad andare al piccolo trotto. Avanti insieme, nonostante le difficoltà Eppure insieme si va avanti in un percorso il cui punto di riferimento sono Cristo e la sua missione nel mondo. Tutto ciò è bello, ma anche impegnativo, perfino dal punto di vista logistico. Infatti, non è facile incontrarci tutti insieme, vivendo un po’ sparsi per la Sardegna. Qualche volta, anche se cerchiamo di organizzarci per tempo, non sempre ci è possibile partecipare agli incontri per tanti motivi. Nonostante ciò, portiamo avanti il nostro cammino. Nel nostro piccolo e con i limiti di tempo che abbiamo, cerchiamo di dare una mano ai saveriani nell’animazione e nel portare avanti alcune attività con i giovani. Affiancati dal saveriano p. Tore Marongiu, dedichiamo un sabato al mese alla formazione e alla condivisione. Quest’anno gli incontri, in comunione con la famiglia dei laici saveriani presenti e attivi in Italia, si basano sulla Gaudium et Spes, il documento del concilio Vaticano II ricco di spunti e molto attuale, soprattutto per la figura e il ruolo dei laici nella chiesa e nel mondo. La storia nel nostro tempo Siamo partiti dal fatto che il cammino conciliare, dopo oltre 50 anni, non è ancora terminato, ma continua. Il concilio offre una precisa linea di metodo da continuare: costante attenzione alla storia umana, così come avviene, segnata però dal limite del contingente. La storia è e deve essere nel tempo, dentro questo nostro tempo, con le sue carat- VINCENZO CONTINI teristiche, con i suoi problemi e difficoltà. E le soluzioni che si propongono nel cammino non sono mai assolute, cioè non valgono una volta per sempre. Come qualcuno dice: “Occorre tornare al passato per ritrovare il meglio della chiesa”. Dobbiamo conoscere il passato: la storia è sempre maestra di vita, ma dobbiamo vivere dentro questo tempo, con questi uomini, con i loro modi di comunicare, di rapportarsi e di impegnarsi. Anche noi, come laici saveriani in Sardegna, vogliamo vivere l’ideale della missione a partire dal nostro quotidiano, per testimoniare l’amore di Dio là dove viviamo e agiamo. Nel nostro piccolo, cerchiamo di realizzare l’ideale che san Guido Conforti ci ha lasciato come testamento: “Fare del mondo una sola famiglia”, iniziando da qui e adesso. Qualche informazione I laici in Sardegna sono otto: due coppie di sposi, una vedo- Weekend e vita comunitaria Giovanissimi protagonisti anche in estate S abato e domenica 13 e 14 aprile, il weekend dei giovanissimi è stato arricchito della presenza di p. Enzo Tonini e di Pietro Rossini, che sono arrivati da Ancona. Attraverso interessanti animazioni ci hanno aiutato a scoprire il volto di Gesù presente in ciascuno di noi. Non eravamo in tanti, perché alcuni di noi erano in gita con la scuola, ma è stato bello lo stesso. Un campo per l’estate Padre Enzo ci ha anche parlato del campo di lavoro e formazione missionaria che si svolgerà ad Ancona ai primi di agosto (dal 1° al 6). Vi parteciperanno i giovanissimi provenienti da tutte le comunità saveriane in Italia. Conoscere altre persone aiuta a conoscere meglio noi stessi e lavorare “gomito a gomito” ci aiuta ad es- sere un po’ più tolleranti e capaci di capire che le differenze ci arricchiscono, invece di dividerci. Ci saranno attività sociali e caritative, preghiera e spiritualità, svago e fraternità. Il tutto sarà nell’ottica della missione. Speriamo di essere in tanti a condividere la missione unica che Gesù ha ricevuto dal Padre e ha affidato a ciascuno di noi perché, condividendo la nostra vita, possiamo essere sempre più entusiasti annunciatori del suo regno. Chi desidera partecipare deve comunicarlo a p. Virginio (0785 70120; [email protected]). Faremo il viaggio in aereo da Alghero ad Ancona. Una vera scuola di vita Domenica 21, abbiamo iniziato la settimana di vita comunitaria. Quindici giovanissimi di Allegria e riflessione hanno caratterizzato il weekend dei giovanissimi a Macomer, a metà aprile; da Ancona sono venuti p. Enzo Tonini e Pietro Rossini 8 Macomer e dintorni si sono ritrovati dai “save” - come diciamo noi - per continuare le bellissime settimane di “vita comune” degli anni scorsi. Con i missionari abbiamo condiviso la preghiera, il cibo quotidiano e nei limiti che concede la scuola anche i momenti di testimonianza missionaria. Abbiamo partecipato al rosario missionario del martedì, alla Messa missionaria del mercoledì e all’adorazione missionaria del giovedì. È un’esperienza bellissima che ci aiuta a condividere il cibo e la preghiera, ma soprattutto la vita. è una vera scuola di vita concreta, vissuta insieme. Questo ci fa sentire amati e allo stesso tempo ci sentiamo chiamati a dare davvero il meglio di noi stessi. Grazie “save”, e grazie a tutti coloro che possono dire “io c’ero”. ■ Saveriani e saveriane con il gruppo dei “magnifici otto” che fanno parte del laicato saveriano in Sardegna va e tre single (sei donne e solo due maschi). Cinque vivono a Macomer, una a Cagliari, una ad Ardauli e una a Tresnuraghes. Gli incontri formativi si tengono presso la casa dei saveriani di Macomer il primo sabato del mese. L’incontro introduttivo l’ha guidato p. Tore Marongiu; gli altri li guidiamo noi laici. Come gruppo, abbiamo dato il nostro contributo per preparare la quattro giorni in preparazione al Natale per i giovanissimi e abbia- mo organizzato con i giovani il mercato equo-solidale in occasione degli “Otto dies a sas animas” e dell’hobby shop a Macomer. Speriamo di crescere ancora. Perciò facciamo appello a tutti coloro che desiderano impegnarsi nella missione con il carisma saveriano di san Guido Conforti. La referente è Grazia Maria Ledda, che si può contattare mandando una e-mail all’indirizzo laicisaverianisardegna@ gmail.com ■ Padre Luigi Caria, saveriano di Guasila, per tanti anni missionario in Sierra Leone, ha tagliato il traguardo degli 81 anni! Con gli auguri, gli siamo grati per il suo bell’esempio e per il lavoro d’animazione missionaria che svolge nella sua amata Sardegna. SECONDO I MIEI GUSTI E DESIDERI In piazza, l’esplosione di gioia irrefrenabile p. EZIO MARANGONI, sx In piazza san Pietro c’ero anche io quella sera del 13 marzo e non mi sarei mai perdonato di non essere presente. Centomila persone, forse più. Ma quel che più conta, gente felice e gioiosa, tutta quanta contagiata dal sanissimo virus dell’ottimismo cristiano. Papa Jorge Bergoglio ha voluto chiamarsi “Francesco”, semplicemente: né primo né secondo. Prima ancora che iniziasse il conclave un’insegnante che ora lavora a Milano mi aveva chiesto un pronostico. Gli avevo risposto: “Non ne faccio, tanto ci pensano gli addetti ai lavori, gente a volte prezzolata, al servizio di questo o di quel movimento”. Avevo anche aggiunto che… “i miei gusti erano il card. Bergoglio, e i miei desideri pure”. Quando in piazza San Pietro ho sentito i primi due nomi - Mario Jorge - non ho voluto sentire neanche il terzo: sono esploso in una gioia irrefrenabile e ho urlato, in mezzo a tutti: “Bergoglio! Bergoglio!”. Chi mi era accanto diceva: “Ma chi è?”. Risposi: “Lo so io. Lo Spirito Santo sa quel che fa e lo fa bene!”. Guarda caso, poco prima della fumata bianca un gabbiano si era posato sopra la canna fumaria e da là sembrava volersi godere lo spettacolo. Forse non era un semplice spettatore, ma un “segno” inviato da Dio, per dirci che lui ancora agisce segretamente nel cuore degli uomini. Il cardinal Martini otto anni prima e non a caso, aveva fatto anche lui il nome di “Francesco Bergoglio”. Padre Ezio Marangoni, a Roma per l’anno sabatico, si augurava l’elezione del cardinal Bergoglio: lo Spirito Santo gli ha dato ragione! 2013 GIUGNO/LUGLIO CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 Il ricordo di Lina Ariberti Marinoni Una mamma dal curriculum “qualificato” A Pizzighettone il 13 maggio, giorno della salita al cielo di mamma Lina, mi è stato chiesto di scrivere alcune riflessioni da condividere con la famiglia saveriana. Ho accettato con piacere, ma raccontare i 90 anni di mamma non è semplice, perché la sua vita non è stata solo lunga, ma soprattutto intensa. Su facebook così ho scritto per comunicare agli amici la dipartita della mamma da questa terra: “Da stamattina mia mamma Lina è in paradiso. Grazie per la vita e l’amore che mi hai donato; grazie per i valori che mi hai insegnato; grazie per la fede cristiana che mi hai trasmesso; grazie perché sei stata la più speciale delle mamme!”. La vita e il grande amore La vita: mamma Lina non ha avuto paura di trasmettere questo grande dono divino e ha dato la vita a cinque figli, tra cui p. Claudio, missionario saveriano da trent’anni in Brasile. La mia nascita è giunta in tarda età, ma nonostante i giustificati timori, ha caparbiamente lottato perché io nascessi. Per questo le sarò eternamente grata. L’amore, incondizionato e gratuito, che ha avuto per papà Antonio e per tutti noi. Un amore disinteressato che non ha mai chiesto nulla in cambio, disposto a qualsiasi sacrificio. Da piccoli le abbiamo creato parecchi problemi con malattie varie… Non l’abbiamo mai sentita lamentarsi per le numerose notti passate accanto a noi, a casa o in ospedale. Saremo noi stati capaci di ricambiare tutto questo amore? Valori della vita e libertà I valori fondamentali della vita: la famiglia in cui credeva fermamente, la generosità e la disponibilità, la carità e l’umiltà, l’onestà. Mi ripeteva, convinta, PAOLA MARINONI che è meglio dare che ricevere. Ma una bambina fatica a capire questo concetto, soprattutto quando mamma, ricordandosi delle ricorrenze di tutti, faceva un pensiero per ognuno, anche quando questi non si ricordavano di noi! Tra i valori, insegnati e vissuti, la libertà: mamma che si limitava a darci dei consigli e a esprimere il suo punto di vista. Massima libertà anche nelle scelte di vita e, soprattutto, felicissima che il Signore avesse chiamato uno dei suoi figli a essere sacerdote missionario. Ricordo con che premura scrisse un biglietto di congratulazioni al figlio p. Claudio non appena seppe della sua destinazione in Brasile. Si sentiva una privilegiata, perché un figlio sacerdote era per lei una grande ricompensa. La fede profonda e convinta La fede semplice ma radicata, che vede nel ruolo di madre Chi trova un amico, trova un tesoro Luca Troiano e una storia di vera amicizia S ento di poter dire che sono un missionario ricchissimo, perché ho molti tesori, molti amici. Sono così numerosi che non saprei neppure contarli tutti. Ne ho trovati ovunque, perfino all’ospedale, tra medici, infermieri e pazienti di entrambi i sessi, e soprattutto tra i pellegrini dei santuari mariani e i loro parenti, i loro coniugi e figli. 8 Alla ricerca della “vera luce” È per questo che ho deciso di proporre a voi, care lettrici e cari lettori, la testimonianza di una bella amicizia tra un illustre ingegnere e il suo medico curante. Il primo si chiamava Luca Troiano ed è morto in un incidente stradale; l’altro è il dottor Adriano Tango che ha scritto a Loredana, moglie del defunto e mia cara amica, pellegrina con me a Medjugorje. Qui Loredana ha riscoperto la pace interiore e la gioia della fede e una vita nuova che lei sa comunicare a tutti coloro che cercano “la vera Luce”, di cui parla la meravigliosa testimonianza dei due illustri amici, e che in modi diversi stanno già contemplando: il primo vi è già “immerso”; l’altro la sogna nella speranza di raggiungerla, di rivederla e possederla per sempre! Non da solo, ma insieme all’amico… “per farne ancora delle belle”, per sem- pre, in cielo come in terra. Una promessa per l’aldilà «Luca, non potevo che pensare a te per la dedica di questa nuova storia, e non solo per affetto, ma perché tu sei nel cuore stesso della narrazione. Ricordi? Sono solo storie vissute - ti dicevo - bizzarre, un po’ fuori di testa, ma in fin dei conti non molto di più delle nostre comuni esistenze! Ma tu mi correggevi: “Questa è solo l’apparenza; ciò che dà spessore alle vicende è il travaglio che c’è sotto, la tensione alla luce vera”. Luce: quella di cui parlavamo io e te. Purtroppo tu eri spesso diste- L’ingegner Luca Troiano, salito al cielo nel 2011, è il protagonista di una bella testimonianza d’amicizia con il dottor Adriano Tango, e viceversa a cura di p. S. PARMIGGIANI, sx so, io in camice, e poi tu ancora disteso, e io in casacca verde... Eppure avevamo tanto tempo per parlare! Finalmente, dimesso dal reparto, hai continuato a leggere la mia posta, commentavi le mie bozze. Bontà tua, le approvavi! Ti scrivo dopo aver rivisto le foto del tuo incidente. Bell’affare esserti rimesso sulla moto! Una lacrima. “Ma perché proprio tu”, ingegnere nucleare di fama non solo italiana, pupillo di Rubbia, collaboratore infaticabile di autorità della NASA, del CNR e chi se li ricorda più di quanti altri... Ma che importa ormai. Tu sei sempre il mio Luca, quello che mi spiegava la struttura dell’universo e della luce (o Luce?). Adesso ci sei dentro, “fratellino”. Ma sei anche qui. E piantala di chiamarmi ancora “il professore”, io, sono stato per il tuo “occasionale” corpo, solo l’equivalente del meccanico per la moto che ti ha tradito. Ti aspetto, più in là, immersi nella Luce vera, dove comunque credo che sarai ben più ansioso di riabbracciare la tua sposa innamorata e la mamma, che me. Ma ne faremo ancora delle belle, anche di là, altro che protesi d’anca o turbo compressori e acceleratori dl particelle! È una promessa, amico mio!». ■ Adriano Tango di famiglia una vera e propria vocazione. Ha sempre affrontato cristianamente le numerose vicissitudini che la vita comporta offrendo le proprie sofferenze al Signore della vita, certa che l’avrebbe sostenuta nei momenti più difficili e bui. Finché le forze glielo hanno permesso, ha sempre partecipato alla santa Messa quotidiana e io mi chiedevo perché perdesse tempo in questo modo… Solo più tardi, seguendo il suo esempio, avrei capito che il tempo dedicato al Signore all’inizio della giornata rende tutto più semplice e gioioso. Anche nei lunghi anni della malattia, nella quale il buon Dio mi ha dato la forza di accompagnarla, è sempre stata docile e fiduciosa nella Provvidenza. Ho cercato di darle il massimo dell’assistenza e avrei voluto vedere dei risultati, che non arrivavano. Mi diceva: “Paola, cosa vuoi pretendere? Ho 90 anni e ho fatto la mia vita; sia fatta la volontà del Signore!”. Una mamma “testimone” La ringrazio perché nell’occuparmi di lei quasi a tempo pieno, la mia fede si è “concretizzata” in un servizio quotidiano alla sua persona e ora guardo ai malati con occhi diversi, come a La figlia Paola Marinoni e la mamma Lina in visita al santuario di Caravaggio coloro che devono avere sempre la precedenza. Mi rendo conto che, in fondo, basterebbe una sola parola per raccontare mamma Lina: “testimone”. È per questo che sulla foto ricordo ho deciso di scrivere: “Grazie, Signore, per averci donato mamma Lina: attraverso di lei ci hai fatto conoscere il tuo immenso amore per noi”. Con un curriculum vitae così qualificato, sono certa che mamma è stata subito assunta in paradiso! ■ iL SALUTO DEL FIGLIO MISSIONARIO Padre Claudio ha inviato il seguente messaggio al parroco di San Giuseppe (Pizzighettone), che lo ha letto durante la santa Messa. Dal lontano Brasile mi sento unito a tutti voi, riuniti in preghiera per l’ultimo saluto a mia mamma. Il Signore ha detto alla sorella di Lazzaro, “Tuo fratello risorgerà”. Sono queste le parole ricche di fede che ci aiutano a sentire un conforto sincero e fedele in questo momento di dolore. Siamo noi che viviamo ancora nell’incertezza; mamma già vive la certezza della vita. Siamo noi che piangiamo nel dolore; lei già vive nella gioia che ha sempre creduto e insegnato. In questo momento devo proprio ringraziare il Signore per la mamma che mi ha dato: sempre ha creduto e mi ha aiutato a crescere e, appoggiandomi nella mia vocazione missionaria fin dall’inizio del mio straordinario cammino missionario, ha amato, pregato e aiutato tanti nostri fratelli missionari, ora sparsi per tutti i continenti della terra. Penso che questa mamma abbia vissuto pienamente la sua missione di “mamma missionaria” in mezzo a noi. Non ci resta che dire solo: “Grazie, mamma, per quello che hai fatto e farai ancora dal paradiso per tutti noi, in particolare per la tua cara famiglia, e soprattutto la Paola che ti ha ben curato, per i missionari saveriani che tanto hai amato, per i nostri parenti e amici che tu sempre ben ricordavi e di cui mi mandavi notizie. Oggi le mie comunità in Brasile si stringeranno attorno a me in preghiera per te nel ringraziare il Signore e applaudendoti per il tuo coraggio ed esempio di aver donato per loro un figlio missionario. Sono sicuro che il Signore ti darà il giusto premio eterno. Grazie, mamma. Il Signore ti accolga e ti benedica, ciao! Tuo figlio, p. Claudio Padre Claudio Marinoni accompagna mamma Lina nel santuario Mariano di Caravaggio 2013 GIUGNO/LUGLIO DESIO 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Non c’è la crisi del settimo anno Incontri di dialogo tra cristiani e musulmani Jaweria Ashraf, autrice dell’articolo, è figlia del leader che coordina gli incontri dei pakistani nella casa dei saveriani a Desio ed è molto attiva nell’organizzazione della festa dei popoli. incontri dei giovani muG lisulmani e cristiani sono nati da un’esigenza e una volontà molto forti e intensamente sentite sul territorio desiano. Il primo incontro si è tenuto nel 2007, nella sala di preghiera di via Forlanini a Desio, durante il quale alcuni giovani cristiani che frequentavano le parrocchie della città hanno assistito alla chiamata per la preghiera islamica e allo svolgimento della preghiera stessa. Tanti temi, tante sensibilità Dopo la preghiera c’è stato un momento di scambio, in cui sono emerse molte curiosità da entrambe le parti, non solo nei confronti degli “altri”, ma anche riguardo a se stessi e alla propria fede. È stata proprio questa curiosità che ci ha spinto a non fermarci, a continuare il nostro cammino verso una maggiore conoscenza, libera dai pregiudizi. Il gruppo che organizza questi incontri è formato principalmente da giovani cristiani e musulmani che collaborano ormai da sette anni. È un gruppo per lo più di studenti ma anche di lavoratori, molto attivo e sempre pronto a sperimentare nuove cose. Ogni anno vengono scelti argomenti differenti da proporre ai partecipanti, che spaziano da temi strettamente legati alla religione a quelli culturali, come ad esempio il matrimonio o il JAWERIA ASHRAF modo di vestirsi, toccando anche aspetti particolari della vita di ognuno, come l’amore. Dal confronto su questi e altri temi è emerso che molti aspetti sono in bilico tra religione e cultura, alcuni non sono propriamente “religiosi” ma vengono tramandati come se lo fossero. Pensando ai più giovani Quest’anno, abbiamo spostato gli incontri di dialogo interreligioso, e per molti versi anche interculturale, dalla domenica pomeriggio al giovedì sera. Abbiamo deciso di dedicarli il più possibile ai giovani, per lo più tra i 17 e i 25 anni, in modo tale da costruire insieme un cammino costruttivo ed educativo per chi vi partecipa. Queste due caratteristiche hanno portato a una maggiore definizione del cammino e a un aumento dell’inte- Banco di solidarietà a Desio L’iniziativa di un gruppo di amici è Onlus del Banco di soL’ esperienza lidarietà di Desio (BdS) è iniziata nel 2004 con la consegna del primo pacco a una famiglia desiana da parte di due volontari ed è cresciuta sempre più. Oggi distribuisce pacchi di alimenti a 20 famiglie, coinvolgendo oltre 40 volontari e più di 30 famiglie solidali. Un semplice gruppo di amici, mossi dal desiderio di approfondire la propria esperienza cristiana, dedica gratuitamente parte del proprio tempo ed energie per aiutare famiglie bisognose dei nostri paesi (Desio, Nova Milanese, Muggiò). Questo nostro tentativo ha assunto oggi una forma giuridica definita e riconosciuta e con un nome preciso: “Banco di solidarietà santa Teresa di Lisieux Onlus”. Così, i sette soci fonda- 8 tori si sono trovati lunedì 8 aprile 2013 al cospetto di un notaio presso lo studio del commercialista Pirovano per sottoscrivere l’atto che sancisce la nascita di questa nuova realtà associativa. Un bene da condividere Il bisogno materiale e spirituale cresce continuamente ed emerge in modo evidente che, insieme al pane, ogni uomo desidera uno sguardo che lo abbracci. A noi è capitato di ricevere e incontrare l’abbraccio e la tenerezza di Cristo, uno sguardo così umano e vero che ci ha rimesso in moto e ci rende liberi e desiderosi di condividere un pezzo della nostra vita con tutti. Partecipare a un gesto di carità cristiana come il BdS svela la legge della vita, che è amare. I sette soci fondatori, tra cui Francesca, del Banco di solidarietà di Desio, oggi Onlus FRANCESCA COLOMBO LEONI Se quanto più amiamo tanto più siamo noi stessi, allora ogni istante diventa desiderio di condividere il bisogno degli altri, per condividere il senso della vita. Inoltre, costituirci come Onlus ci consente di rapportarci nei confronti di enti, istituzioni pubbliche e private in modo più efficace e adeguato. Confrontiamoci con Sorbara Abbiamo molto da imparare da tutti. Per questo siamo sempre alla ricerca di occasioni di confronto con altre associazioni che ci aiutano. Pur nelle differenze, possiamo capire meglio cosa sia l’accoglienza e la carità. Quest’anno ci è venuta un’idea. Spesso le famiglie che incontriamo sono schiacciate da situazioni di bisogno economico e da difficoltà di ogni genere. Oltre al bisogno alimentare, ciò che viene a mancare è la speranza, l’esperienza di qualcosa di positivo da cui ricominciare. Questa situazione ci ha messo in moto, così stiamo prendendo accordi con alcuni amici di Sorbara (MO), uno dei paesi colpiti dal terremoto in Emilia Romagna. Le domande che vorremmo porre loro è: “Da dove si può ripartire? Cosa ci sostiene, quando tutto intorno a noi crolla?”. Loro hanno vissuto questa esperienza, per cui ci sembra una bella occasione di confronto e di aiuto. ■ Alcuni rappresentanti del gruppo che da sette anni organizza gli incontri tra giovani cristiani e musulmani presso i saveriani di Desio resse e del coinvolgimento da parte dei partecipanti. Oggi, dopo quasi sette anni, il gruppo è sempre più grande e aperto al confronto e al dialogo. Pian piano i muri dei pregiudizi, della paura e dell’intolleranza per chi ci sembra diverso da noi cadono e si riscopre la bellezza della diversità, non solo nell’altro ma anche in noi stessi. Conoscersi è possibile Tutto questo è stato possibile grazie all’aiuto dei saveriani, che ci hanno sempre accolto in modo fraterno e caloroso, e dell’associazione culturale Minhaj ul Quran, sempre pronta a cercare e creare occasioni e momenti di dialogo interreligioso e interculturale. Un’altra associa- zione che ha collaborato attivamente nel cammino del dialogo è “Desio Città Aperta”, che si batte per una maggiore integrazione tra la comunità locale e le varie comunità straniere presenti sul territorio desiano. Gli organizzatori degli incontri tra giovani musulmani e cristiani ringraziano i saveriani, Minahj ul Quran e “Desio Città Aperta” per il sostegno alla preparazione e all’organizzazione degli incontri durante questi sette anni. Infine, grazie a tutti i giovani che hanno partecipato e hanno dimostrato che, nonostante le difficoltà, è possibile incontrarsi e conoscersi, parlare e scoprire cose nuove e riscoprire anche se stessi, mettendosi in discussione e confrontandosi con gli altri. ■ IL CORSO DI CUCINA ETNICA PAOLA FARINA Donne di diversi paesi e tradizioni s’incontrano per abbattere il muro del pregiudizio e dell’indifferenza. Succede dai missionari saveriani, per iniziativa del coordinamento “Desio Città Aperta” e dell’associazione culturale pakistana Minhaji Ul Quran. Una domenica al mese si tiene il “corso di cucina etnica” per donne italiane e straniere che a turno diventano “cuoche insegnanti” per un giorno e mostrano dal vivo una ricetta tipica del proprio paese d’origine. Così, nel corso dell’anno, sono state presentate le samosa pakistane, le papas huancaina del Perù, i dolcetti al cocco del Brasile, l’insalata russa, i ravioloni della Polonia. Le donne si incontrano, si confrontano, lavorano insieme, tutte allo stesso tavolo! E nascono nuove amicizie. Dalla ricetta, si passa pian piano ai grandi temi della vita: l’educazione dei figli, i rapporti in famiglia, l’immigrazione e l’integrazione, le difficoltà dei figli nati in Italia… L’obiettivo degli incontri è proprio quello di promuovere il dialogo tra donne che appartengono a culture diverse, ma che scoprono anche di avere tanti punti in comune. Perciò possono aiutarsi l’una con l’altra. Uscire dall’isolamento è importante, perché permette di comprendere che i problemi e le difficoltà, se vengono condivisi, diventano più leggeri. Il coordinamento “Desio Città Aperta” organizza ogni anno la marcia della pace, per il dialogo tra cristiani e musulmani, con la collaborazione di insegnanti e genitori dei bambini delle scuole di Desio e le associazioni, con il sostegno del comune. Solo con il contributo di tutti, giorno dopo giorno, si costruisce la pace. Grembiuli, pentoloni, pentole e cucchiai in mano… così le donne di diversi paesi s’incontrano dai saveriani una domenica al mese, per iniziativa del coordinamento “Desio Città Aperta” 2013 GIUGNO/LUGLIO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Il pellegrinaggio a Parma Al santuario di mons. Conforti I l 25 aprile 115 pellegrini tra genitori, parenti e amici dei saveriani friulani hanno fatto un pellegrinaggio a Parma per visitare il santuario “San Guido Conforti”, le memorie Confortiane e il museo d’arte cinese ed etnografico, recentemente aperto in casa madre dei saveriani. Ci sono voluti due pullman per ospitare così tanti pellegrini. Alle 5 del mattino tutti erano pronti per passare insieme una giornata di famiglia, avendo come meta quel “nido degli aquilotti” del vescovo Conforti, da dove hanno spiccato il volo tanti saveriani per andare nel mondo a portare il lieto annuncio di p. ANTONIO GUIOTTO, sx Cristo a popoli di lingue e tradizioni diverse. A Parma siamo stati accolti con gioia dai saveriani friulani, Con l’aiuto dall’alto… p. Ermanno Ferro, p. Il viaggio è stato un’occasione Domenico Meneguzpreziosa per conoscerci meglio, zi, p. Emilio Iurman e più di cento i pellegrini friulani che il 25 aprile hanno raggiunto Parma e la casa madre per rinsaldare il nostro spirito di p. Alfredo Turco, con deiErano saveriani; nel santuario “San Guido Conforti” hanno partecipato alla celebrazione della Messa; famiglia, per pregare, cantare e altri confratelli della con loro, a sorpresa, anche il friulano p. Ernesto Tomé, appena rientrato dalla missione ascoltare la parola di Dio, lampacomunità. La Messa da sui nostri passi e luce sulla via. solenne nel santuario “San Guimazione missionaria in Italia. Viaggio Abbiamo sperimentato la prodo Conforti” è stata al centro del nella storia missionaria tezione di Dio e del nostro sannostro pellegrinaggio quando p. Il saluto di p. Ernesto Tomè Per il pranzo siamo andati a un to fondatore, quando a circa metà Ferro prima, durante e dopo la Il saluto finale è avvenuto anagriturismo appena fuori Parma, viaggio abbiamo rischiato di perMessa ci ha illustrato la figura cora nel santuario, alla tomba del gestito da nipoti di p. Dante Maidere una ruota di un pullman. Ma del fondatore, il suo spirito misConforti, dove in preghiera ci nini, missionario in Amazzonia con l’aiuto dall’alto e l’intervensionario volto a fare del mondo siamo raccomandati alla sua inalla bella età di 95 anni. È stato della polizia, abbiamo risolto una sola famiglia, e ci ha parlato tercessione. Poi abbiamo espresto un momento di convivialità e facilmente, senza compromettere delle Memorie, conservate come so il nostro grazie ai confratelli di calda familiarità tra la bellezza la buona riuscita del nostro viagtesoro prezioso nella casa madre che ci hanno ospitato e accomdella natura e gli antichi ricordi gio nonostante un po’ di ritardo. dei saveriani. pagnato durante tutta la giornadi quella che un tempo era stata ta. All’ultimo è sbucato fuori p. una fattoria con strumenti e utenErnesto Tomè, appena tornato da sili agricoli dei tempi passati. Bujumbura, capitale del BurunNel pomeriggio, abbiamo di. Ci ha rallegrati con la sua pavisitato il museo etnografico, rola ancora piena di tanto buon guidati dai nostri due esperti umore, nonostante gli acciacchi friulani p. Emilio e p. Alfredo. p. A. GUIOTTO, sx di un giovane di 84 anni. È stato un viaggio nella storia e Il ritorno si è svolto tra cannelle tradizioni di vita missioPadre Rosario e i saveriani di Udine sono saliti fino a Sella di Razzo a quasi ti friulani, la preghiera del rosanaria, illustrata da tanti pezzi 1.800 metri d’altitudine, accompagnati da p. Bruno Roia, parroco a Pesaris rio, divertenti battute raccontate originali e antichi, provenienti dai pellegrini e comunicazioni dalle varie missioni dove i savarie per i prossimi mesi. Dopo veriani hanno lavorato e contiuna fermata all’uscita dell’autonuano a lavorare, coniugando strada a Porpetto, siamo arrivaassieme “fede e civiltà”, che è ti a Udine verso le 23 e 30, felistato anche il titolo dell’attuale ci della bella e prolungata esperivista saveriana “Missione Ogrienza vissuta insieme. ■ gi”, prezioso strumento di ani- Su e giù per la nostra bella terra Padre Rosario ha visitato i saveriani di Udine P adre Rosario, superiore dei saveriani in Italia, a metà aprile ci ha fatto visita per vivere alcuni giorni con la nostra comunità e per uno scambio di informazioni sulle attività di ministero sacerdotale e di animazione missionaria a Udine e dintorni. È stata l’occasione per conoscere realtà e persone legate, in modi diversi, ai saveriani in Friuli. Con i nostri famigliari Come prima cosa, abbiamo fatto visita a Palmanova alla signora Teresa, mamma di p. Enzo Tonini, che ci ha intrattenuto con tante notizie di Enzo e dell’altro figlio, missionario del Pime. La nostra visita le ha fatto sentire la vicinanza dei saveriani e di p. Rosario, che ha condiviso alcuni anni di vita missionaria con p. Enzo in Colombia. Il giorno dopo, ci siamo spostati in una parrocchia dove spesso svolgiamo il nostro ministero: la parrocchia di Gesù Buon Pastore, dove è parroco coadiutore l’ex saveriano don Beppe Marano, con il quale esiste una proficua 8 LA PREGHIERA PER I BENEFATTORI collaborazione sia in parrocchia sia per alcune attività di animazione missionaria in diocesi. Nel pomeriggio p. Rosario ha potuto incontrare e celebrare la Messa con alcuni genitori e parenti dei missionari friulani che ogni seconda domenica del mese si incontrano in casa nostra per alcune ore di preghiera e di fraternità ricordando i loro missionari sparsi nel mondo. Bruno Roia, attualmente parroco a Pesaris sulle colline della valle Pesarina nella Carnia. Abbiamo trascorso alcune ore con lui che ci ha accompagnati ancora più in altro sulle nevi tra il Friuli e il Cadore, fino alla Sella di Razzo a 1.760 slm. Durante il pranzo, in un rifugio tra le montagne imbiancate, abbiamo condiviso non solo il cibo ma anche le esperienze di vita in comunità. Abbiamo contemplato assieCime innevate e incontri me la bellezza delle cime delle Il lunedì, insieme a tutta la comontagne coperte di neve e abmunità, siamo andati a trovare p. biamo alzato il nostro sguardo e i nostri cuori verso chi le ha create così belle, sempre puntate al cielo. Nel ritorno abbiamo fatto visita alla signora Nives, mamma di p. Pier Agostinis, occupata con tanti nipotini che ci hanno fatto festa e che aspettano lo zio che tornerà dalla missione in Padre Rosario Giannattasio, superiore dei saveriani in Italia, ha visitato la comunità di Udine Congo. ■ e ha incontrato alcuni famigliari dei saveriani friulani p. LORENZO MATTIUSSI, sx San Guido Conforti, che fin da piccolo con l’esperienza del Crocifisso nell’oratorio della pace ha incentrato la sua vita in Gesù Eucaristico, ha voluto che l’adorazione marcasse un momento importante nella nostra settimana. Perciò ogni giovedì ci ha invitati a passare un’ora davanti all’Eucaristia, per presentare a Gesù il nostro totale affidamento e le richieste di nuove vocazioni alla vita missionaria, per chiedergli la perseveranza e la forza necessarie per annunciare il vangelo. Nelle costituzioni egli ha scritto: “Ogni giovedì in tutte le case dell’istituto abbia luogo un’ora di adorazione dinnanzi a Gesù esposto nell’Eucaristia, per ottenere da lui il dono di nuovi operai per la sua vigna, la grazia di faticare per diffondere il suo vangelo, il dono della perseveranza nella nostra vocazione, la benedizione sull’umile nostra società missionaria”. Durante l’appuntamento Eucaristico, con viva riconoscenza per la preghiera e il sostegno materiale, portiamo nel cuore tutti voi, cari parenti e amici benefattori, presentando a Gesù le vostre gioie e sofferenze, i vostri desideri e le vostre speranze, coscienti delle vostre fatiche quotidiane e della grande fedeltà al Signore, al quale ogni giorno affidate le vostre esistenze. Cari amici, parenti e benefattori, grazie: noi missionari contiamo molto su voi tutti! Ogni giovedì i saveriani si radunano in adorazione Eucaristica e affidano al Signore famigliari, amici e benefattori 2013 GIUGNO/LUGLIO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Il laicato saveriano in Sardegna Coinvolti in un percorso bello e impegnativo anni la famiglia D adeldiversi laicato saveriano in Sardegna continua il suo cammino. Crescere come famiglia non è facile perché, anche se composta per ora da solo otto membri, ognuno ha il suo modo di procedere: c’è chi vorrebbe galoppare e chi a stento riesce ad andare al piccolo trotto. Avanti insieme, nonostante le difficoltà Eppure insieme si va avanti in un percorso il cui punto di riferimento sono Cristo e la sua missione nel mondo. Tutto ciò è bello, ma anche impegnativo, perfino dal punto di vista logistico. Infatti, non è facile incontrarci tutti insieme, vivendo un po’ sparsi per la Sardegna. Qualche volta, anche se cerchiamo di organizzarci per tempo, non sempre ci è possibile partecipare agli incontri per tanti motivi. Nonostante ciò, portiamo avanti il nostro cammino. Nel nostro piccolo e con i limiti di tempo che abbiamo, cerchiamo di dare una mano ai saveriani nell’animazione e nel portare avanti alcune attività con i giovani. Affiancati dal saveriano p. Tore Marongiu, dedichiamo un sabato al mese alla formazione e alla condivisione. Quest’anno gli incontri, in comunione con la famiglia dei laici saveriani presenti e attivi in Italia, si basano sulla Gaudium et Spes, il documento del concilio Vaticano II ricco di spunti e molto attuale, soprattutto per la figura e il ruolo dei laici nella chiesa e nel mondo. La storia nel nostro tempo Siamo partiti dal fatto che il cammino conciliare, dopo oltre 50 anni, non è ancora terminato, ma continua. Il concilio offre una precisa linea di metodo da continuare: costante attenzione alla storia umana, così come avviene, segnata però dal limite del contingente. La storia è e deve essere nel tempo, dentro questo nostro tempo, con le sue carat- VINCENZO CONTINI teristiche, con i suoi problemi e difficoltà. E le soluzioni che si propongono nel cammino non sono mai assolute, cioè non valgono una volta per sempre. Come qualcuno dice: “Occorre tornare al passato per ritrovare il meglio della chiesa”. Dobbiamo conoscere il passato: la storia è sempre maestra di vita, ma dobbiamo vivere dentro questo tempo, con questi uomini, con i loro modi di comunicare, di rapportarsi e di impegnarsi. Anche noi, come laici saveriani in Sardegna, vogliamo vivere l’ideale della missione a partire dal nostro quotidiano, per testimoniare l’amore di Dio là dove viviamo e agiamo. Nel nostro piccolo, cerchiamo di realizzare l’ideale che san Guido Conforti ci ha lasciato come testamento: “Fare del mondo una sola famiglia”, iniziando da qui e adesso. Qualche informazione I laici in Sardegna sono otto: due coppie di sposi, una vedo- Weekend e vita comunitaria Giovanissimi protagonisti anche in estate S abato e domenica 13 e 14 aprile, il weekend dei giovanissimi è stato arricchito della presenza di p. Enzo Tonini e di Pietro Rossini, che sono arrivati da Ancona. Attraverso interessanti animazioni ci hanno aiutato a scoprire il volto di Gesù presente in ciascuno di noi. Non eravamo in tanti, perché alcuni di noi erano in gita con la scuola, ma è stato bello lo stesso. Un campo per l’estate Padre Enzo ci ha anche parlato del campo di lavoro e formazione missionaria che si svolgerà ad Ancona ai primi di agosto (dal 1° al 6). Vi parteciperanno i giovanissimi provenienti da tutte le comunità saveriane in Italia. Conoscere altre persone aiuta a conoscere meglio noi stessi e lavorare “gomito a gomito” ci aiuta ad es- sere un po’ più tolleranti e capaci di capire che le differenze ci arricchiscono, invece di dividerci. Ci saranno attività sociali e caritative, preghiera e spiritualità, svago e fraternità. Il tutto sarà nell’ottica della missione. Speriamo di essere in tanti a condividere la missione unica che Gesù ha ricevuto dal Padre e ha affidato a ciascuno di noi perché, condividendo la nostra vita, possiamo essere sempre più entusiasti annunciatori del suo regno. Chi desidera partecipare deve comunicarlo a p. Virginio (0785 70120; [email protected]). Faremo il viaggio in aereo da Alghero ad Ancona. Una vera scuola di vita Domenica 21, abbiamo iniziato la settimana di vita comunitaria. Quindici giovanissimi di Allegria e riflessione hanno caratterizzato il weekend dei giovanissimi a Macomer, a metà aprile; da Ancona sono venuti p. Enzo Tonini e Pietro Rossini 8 Macomer e dintorni si sono ritrovati dai “save” - come diciamo noi - per continuare le bellissime settimane di “vita comune” degli anni scorsi. Con i missionari abbiamo condiviso la preghiera, il cibo quotidiano e nei limiti che concede la scuola anche i momenti di testimonianza missionaria. Abbiamo partecipato al rosario missionario del martedì, alla Messa missionaria del mercoledì e all’adorazione missionaria del giovedì. È un’esperienza bellissima che ci aiuta a condividere il cibo e la preghiera, ma soprattutto la vita. è una vera scuola di vita concreta, vissuta insieme. Questo ci fa sentire amati e allo stesso tempo ci sentiamo chiamati a dare davvero il meglio di noi stessi. Grazie “save”, e grazie a tutti coloro che possono dire “io c’ero”. ■ Saveriani e saveriane con il gruppo dei “magnifici otto” che fanno parte del laicato saveriano in Sardegna va e tre single (sei donne e solo due maschi). Cinque vivono a Macomer, una a Cagliari, una ad Ardauli e una a Tresnuraghes. Gli incontri formativi si tengono presso la casa dei saveriani di Macomer il primo sabato del mese. L’incontro introduttivo l’ha guidato p. Tore Marongiu; gli altri li guidiamo noi laici. Come gruppo, abbiamo dato il nostro contributo per preparare la quattro giorni in preparazione al Natale per i giovanissimi e abbia- mo organizzato con i giovani il mercato equo-solidale in occasione degli “Otto dies a sas animas” e dell’hobby shop a Macomer. Speriamo di crescere ancora. Perciò facciamo appello a tutti coloro che desiderano impegnarsi nella missione con il carisma saveriano di san Guido Conforti. La referente è Grazia Maria Ledda, che si può contattare mandando una e-mail all’indirizzo laicisaverianisardegna@ gmail.com ■ Padre Luigi Caria, saveriano di Guasila, per tanti anni missionario in Sierra Leone, ha tagliato il traguardo degli 81 anni! Con gli auguri, gli siamo grati per il suo bell’esempio e per il lavoro d’animazione missionaria che svolge nella sua amata Sardegna. SECONDO I MIEI GUSTI E DESIDERI In piazza, l’esplosione di gioia irrefrenabile p. EZIO MARANGONI, sx In piazza san Pietro c’ero anche io quella sera del 13 marzo e non mi sarei mai perdonato di non essere presente. Centomila persone, forse più. Ma quel che più conta, gente felice e gioiosa, tutta quanta contagiata dal sanissimo virus dell’ottimismo cristiano. Papa Jorge Bergoglio ha voluto chiamarsi “Francesco”, semplicemente: né primo né secondo. Prima ancora che iniziasse il conclave un’insegnante che ora lavora a Milano mi aveva chiesto un pronostico. Gli avevo risposto: “Non ne faccio, tanto ci pensano gli addetti ai lavori, gente a volte prezzolata, al servizio di questo o di quel movimento”. Avevo anche aggiunto che… “i miei gusti erano il card. Bergoglio, e i miei desideri pure”. Quando in piazza San Pietro ho sentito i primi due nomi - Mario Jorge - non ho voluto sentire neanche il terzo: sono esploso in una gioia irrefrenabile e ho urlato, in mezzo a tutti: “Bergoglio! Bergoglio!”. Chi mi era accanto diceva: “Ma chi è?”. Risposi: “Lo so io. Lo Spirito Santo sa quel che fa e lo fa bene!”. Guarda caso, poco prima della fumata bianca un gabbiano si era posato sopra la canna fumaria e da là sembrava volersi godere lo spettacolo. Forse non era un semplice spettatore, ma un “segno” inviato da Dio, per dirci che lui ancora agisce segretamente nel cuore degli uomini. Il cardinal Martini otto anni prima e non a caso, aveva fatto anche lui il nome di “Francesco Bergoglio”. Padre Ezio Marangoni, a Roma per l’anno sabatico, si augurava l’elezione del cardinal Bergoglio: lo Spirito Santo gli ha dato ragione! 2013 GIUGNO/LUGLIO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 DIARIO DELLA COMUNITà è successo dai saveriani di Ancona Il premio “Collevario” di Macerata I l 18 aprile sono stato premiato per l’anno della fede dalle ACLI e dalla parrocchia Buon Pastore di Collevario di Macerata. Questo quartiere, quando è stato costruito trent’anni fa, era un po’ discriminato per essere alla periferia: era considerato il classico quartiere-dormitorio. Come forma di riscatto, è nato questo premio per persone rappresentative della provincia di Macerata. A nome dei saveriani è toccato a me, maceratese doc, ricevere il premio per i 28 anni di missione in Brasile e per l’attuale impegno missionario nelle Marche. Statuetta e pergamena Erano presenti un centinaio di persone, tra cui l’anziano sacerdote don Elio e l’attuale parroco don Gennaro. All’inizio, hanno parlato alcuni rappresentanti, compreso un assessore al comune, mentre la bella musica classica al pianoforte ha accompagnato tutta la cerimonia. Poi c’è stata la con- p. ALBERTO PANICHELLA, sx segna del premio: una statuetta dorata del Buon Pastore a imitazione di quella di San Giovanni in Laterano, antichissima, dell’epoca dei primi cristiani. La pergamena consegnata dice, tra l’altro: “...Sorretto da uno straordinario slancio missionario e dotato di un forte spirito di iniziativa, oltre ad annunciare la Buona Novella, ha dedicato tutte le sue energie alla realizzazione di opere e attività per i giovani e i diseredati, contribuendo al loro riscatto sociale...”. Padre Alberto Panichella ha ricevuto il premio “Collevario” di Macerata per il suo impegno missionario, al servizio del vangelo in Brasile e nelle Marche Fede e opere buone Intervenendo, ho parlato a lungo della fede che dev’essere testimoniata dalle opere di promozione umana per la liberazione degli oppressi, in una chiesa SAVERIANI MARCHE Le sorprese della missione Ospite del convegno di “Missione Oggi” Il saveriano marchigiano p. Francesco Marini è stato uno dei relatori del convegno di “Missione Oggi” che si è svolto a Brescia e che aveva come tema la domanda provocatoria “Siamo gli ultimi cristiani?”. I miei ultimi dieci anni d’Indonesia sono stati caratterizzati da due periodi. Il primo è trascorso in una parrocchia e il secondo (quattro anni) in un centro di formazione che si distingue per l’apertura al dialogo. Ogni mese, infatti, teniamo un incontro di dialogo con esponenti delle altre religioni. È stato un periodo con due sorprese per me. Se Dio è strumentalizzato Nel primo periodo, tornato in missione dopo vari anni pieno Padre Francesco Marini interviene sui temi del dialogo in Indonesia al convegno di “Missione Oggi” 2013 (foto A. Poma) 8 di entusiasmo, ho pensato fosse il momento della semina del vangelo. Però, mi accorgevo che c’era una certa strumentalizzazione della religione, cioè la religione veniva usata per raggiungere alcuni fini, un po’ sul retaggio della mentalità animista. Insomma, c’era una riduzione di Dio a strumento. Insieme a p. Cambielli per tanti anni abbiamo profuso molti sforzi per far capire che Dio è una ricchezza senza condizioni, che non deve essere addomesticato o reso benevolo con mezzi vari. Questa ambiguità della religione mi ha messo in difficoltà, anche psicologica. Veniva la gente a portare un oggetto da benedire, a chiedere di benedire la casa o una preghiera speciale per qualcosa o qualcuno, ma non era sempre una espressione di fede, povera e dei poveri - come ha recentemente affermato papa Francesco - nella linea della chiesa brasiliana e latinoamericana. Sono seguite musica lirica, facezie, poesie e ringraziamen- ti. Le ACLI hanno anche dato un’offerta simbolica per le missioni. È stata una bella serata, che ha riconosciuto il contributo dei saveriani nel mondo e i frutti della vera fede. ■ L’incontro di “giustizia e pace” I l 14 e 15 aprile, presso la casa dei saveriani di Ancona, si è riunita la commissione “giustizia e pace” degli istituti missionari italiani. Eravamo otto persone, arrivate da vari istituti missionari - maschili e femminili - e da varie parti dell’Italia, tutti in treno. Il forum sociale a Tunisi Oltre a pregare Gesù, missionario del Padre per il mondo, abbiamo riflettuto su fatti e situazioni di ingiustizia e di violenza nei vari paesi del mondo, compresa l’Italia. La commissione, infatti, non si occupa solo dei drammi e delle vittorie dell’emisfero sud, ma anche del nord del mondo e del nostro Paese. Al centro delle relazioni c’è stato il Forum sociale mondiale, tenutosi a Tunisi nei giorni di Pasqua, dove la partecipazione più massiccia è stata araba e africana, ma con buone presenze da tutti i continenti. C’erano rappresentate anche molte congregazioni religiose, che hanno difeso i diritti umani e sociali del- le masse impoverite, delle donne, dell’ambiente... Spiegare e denunciare Sono state tante a Tunisi le denunce: la violenza sulle donne e le violazioni di libertà e di diritti umani nei paesi arabi; l’uso delle armi e le guerre; il furto di materie prime e la produzione agricola finalizzata a fornire carburanti “verdi”; l’acquisto di immensi territori e latifondi; lo strangolamento con i debiti esteri impagabili e già pagati; grandi risorse per chi spende e spreca... Abbiamo deciso pertanto di scrivere una lettera alla CIMI (Consiglio degli istituti missionari italiani) su tutti gli argomenti trattati, perché siano spiegate e denunciate queste situazioni anche durante la predicazione missionaria, e perché siano incoraggiate campagne pacifiche in favore della giustizia e dei diritti negati. Noi saveriani ci siamo sentiti onorati di ospitare quest’evento piccolo, ma importante, e di ■ parteciparvi attivamente. p. FRANCESCO MARINI, sx piuttosto il frutto di una mentalità mercantilistica. Rifiutare non potevo e spiegare che non era un comportamento così corretto non era facile. Allora anch’io finivo per adeguarmi e facevo quello che mi chiedevano. Rafforzare rapporti e solidarietà La seconda sorpresa l’ho avuta nel dialogo. Che ci siano gruppi fondamentalisti tra i musulmani non mi sorprende, ci sono anche tra i cristiani. Ma aver trovato delle persone, delle sensibilità, delle esperienze evangeliche tra loro mi ha sorpreso. Vedere come queste esperienze si diffondono, si moltiplicano, si rafforzano e si creano legami è bello. Non è un dialogo teologico. è un’occasione per intrecciare rapporti, per rafforzare solidarietà, per rafforzare loro stessi nel rispetto con l’altro, verso la donna, contro la poligamia, nello sforzo di una nuova lettura dell’islam… Il nostro apporto è un rafforzamento di queste novità che stanno nei loro cuori, nelle loro vite. C’è bisogno di purificazione, discernimento e accrescimento ■ che non ha mai una fine. SPAZIO GIOVANI APPUNTAMENTI PER I GIOVANI Giovani per la missione Il 26 maggio s’è tenuto un incontro con i giovani dai 17 ai 35 anni che desiderano vivere un’esperienza nelle missioni dei saveriani nei prossimi anni. Sono previsti incontri di preparazione ogni due o tre mesi e c’è ancora tempo e posto per iscriversi. Campo giovanile itinerante Dal 20 al 28 luglio è in programma un campo missionario itinerante, aperto a tutti i giovani marchigiani dai 16 ai 30 anni. È in concomitanza con la giornata mondiale della gioventù a Rio de Janeiro. Si partirà da Loreto, presso il centro Giovanni Paolo II (20 - 21 luglio), per poi proseguire verso Pesaro (22 luglio), Ascoli Piceno (24 luglio), Porto Recanati (25 luglio), Civitanova Marche (26 luglio). La chiusura è ancora a Loreto (27 - 28 luglio) con una grande veglia. Lo slogan è “Lascia un’impronta…”. Campo missionario giovanile Dal 1° al 6 agosto, presso i saveriani di Ancona, si tiene il campo di lavoro missionario a livello nazionale per i giovani che seguono durante l’anno le nostre attività. Sarà un’esperienza di attività sociali e caritative, di preghiera e spiritualità, di svago e fraternità tutta giovanile. Per informazioni: p. Serge Tchatché (347 2653421, tchatches@ yahoo.fr, oppure su FB cerca SergeATchatche); p. Enzo Tonini (347 5889413, [email protected]); vedi anche www.facebook.com/ CampoRegionale2013 2013 GIUGNO/LUGLIO PARMA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Da Berceto alla Cina con gioia Commemorando mons. Calza e il suo ospedale H o avuto la gioia, insieme a Paola Curti e a Gina Massimo, di rappresentare il Gams (Gruppo amici missionari saveriani) alla solenne celebrazione che il comune di Berceto e la comunità saveriana di Parma hanno dedicato il 20 aprile alla memoria di mons. Luigi Calza, nel centenario della sua consacrazione a vescovo di Zhengzhou, città della regione Henan Occidentale, in Cina. zate insieme agli eroici confratelli in quella regione, andate poi distrutte negli anni delle rivolte e delle guerre, resta tuttora operante l’ospedale fondato dal vescovo Calza nel 1912, dove l’attività infermieristica di alto livello era svolta dalle suore Giuseppine, congregazione cinese fondata dallo stesso mons. Calza. Sulle rovine della struttura originaria, è stato realizzato un imponente moderno ospedale, frequentato per scambi formativi e culturali anche da medici EMILIA BONFANTI italiani, sorpresi e ammirati per aver assistito all’omaggio riconoscente, tributato dai giovani allievi sanitari alla tomba del vescovo Calza, in occasione del centenario dell’ospedale che è tuttora a lui dedicato. Il ricordo è ancora vivo Mi ha commosso sapere che, nonostante le tante tribolazioni subite dai missionari saveriani, fino all’espulsione dalla Cina, il ricordo del grande vescovo L’ospedale “Mons. Calza” di Zhengzhou rimane vivo proTra le molteplici opere realizprio nella Cina che il fondatore san Guido Conforti aveva scelto come terra di missione per i suoi figli. Condividendo la gioia per questo ricordo, preghiamo san Guido e i suoi missionari, che dal paradiso facciano fiorire i piccoli semi che essi I saveriani di Parma, le autorità cittadine e la famiglia Calza a Berceto hanno commemorato i cento anni hanno piantato in terra cinese. ■ dalla fondazione dell’ospedale di Zenghzhou, in Cina; primo a sinistra il professor Franco Naccarella Il saluto al diacono Cesar Cronaca di un pomeriggio del Gams I l 2 maggio ci siamo trovati in santuario Conforti per l’incontro mensile del nostro “Gruppo amici missionari saveriani” e la celebrazione della Messa. Erano con noi tutti gli studenti della teologia, un bel numero di saveriani e il nostro assistente spirituale p. Ulisse, che ha presieduto la Messa. C’era anche un motivo in più per incontrarci: salutare il giovane Cesar, che torna in Brasile per l’ordinazione presbiterale e poi partire per la missione. I simboli del missionario In santuario, ai piedi dell’altare, abbiamo posto alcuni segni per sottolineare lo stile che dovrebbe 8 a una società A ppartengo non-profit che si occupa della formazione di medici cinesi alla medicina occidentale. Dal 1999, un gruppo di noi, cardiologi e oncologi di Milano e Bologna, lavoriamo in Cina. Lì ho conosciuto la grande storia dei missionari. I missionari della concretezza I saveriani in Cina sono stati di una concretezza incredibile. Anche i non credenti riconoscono che la presenza dei missionari non è stata proselitismo, ma testimonianza. Non hanno fatto chiacchiere, ma hanno costruito case per abitare e chiese per pregare, perché dalla preghiera essi ricevono il coraggio di amare. Soprattutto hanno curato la gente che aveva fame, era malata e abbandonata per strada. Una loro intuizione fondamentale fu la formazione di un clero locale. La presenza di suore e preti cinesi diventava la migliore testimonianza che il cristianesimo non era una religione dell’occidente, estranea al popolo. Anzi, era rispettoso delle differenze culturali, economiche e politiche della realtà cinese… dr. FRANCO NACCARELLA Qualcosa è rimasto e cresciuto Mons. Calza capì l’importanza e la necessità di avere un ospedale a Zhengzhou, dove c’era la fame, ma anche tifo, colera e tubercolosi intestinale. Le malattie infettive in certe zone della Cina non sono state sradicate neppure oggi. Dopo averlo faticosamente messo in piedi, mons. Calza assistette alla fine del suo ospedale, bombardato dai giapponesi. Lo vide completamente distrutto, dopo averlo costruito da zero, pietra su pietra. Anche le cinque splendide chiese che aveva costruito con tanti sacrifici, tutte distrutte. In quel momento egli intuì che tutto ciò che era stato costruito - non solamente in pietra, ma di impatto cristiano e umano - rischiava di perdersi. Solo un uomo di grande fede e determinazione, nato fra queste montagne parmensi, poteva vivere nella Cina del 1912. Se oggi c’è l’ospedale di Zhengzhou, lo si deve a mons. Luigi Calza, suo fondatore nel 1912 e primo presidente. Questo è un dato riconosciuto dai cinesi ancor oggi, a cento anni dal■ la sua fondazione. IL GAMS AL MUSEO E A FONTANELLATO PAOLA CURTI caratterizzare tutta la vita del missionario: una valigia consumata dal tempo, un paio di sandali e un bastone, insieme a calice, pisside, stola e bibbia, strumenti indispensabili per portare Cristo Signore nel mondo e nella vita di tutti. Le luci e un drappo creavano un’atmosfera di colori e di festa. Le belle parole di Cesar all’omelia ci hanno riempito di gioia: abbiamo sentito che era “pronto” davvero per partire. I canti, le preghiere, i gesti che hanno accompagnato la liturgia hanno favorito la nostra partecipazione all’incontro con il Cristo. non può mancare la preghiera e l’impegno per le vocazioni. In questo incontro abbiamo fatto più del solito: a tutta l’assemblea è stato proposto di aderire alla campagna di preghiera che i missionari di san Guido hanno lanciato per invocare dal Signore le vocazioni missionarie. La risposta è stata incoraggiante; sarà compito delle responsabili del Gams continuare a diffondere questa bella proposta che non impegna molto, se non il cuore di coloro che credono all’urgenza dell’evangelizzazione per la salvezza e la pace nel mondo. Preghiamo per le vocazioni In una Messa missionaria, Il ticchettio dell’orologio Al termine della Messa la nostra presidente ha raccontato le “ultime notizie” sugli avvenimenti e i progetti che riguardano il nostro gruppo e poi, come da tradizione, c’è stato il saluto ufficiale al partente con la consegna di una busta e di una sveglietta targata “Gams”. Perché proprio un orologio? Perché non è soltanto l’invito fraterno a restare svegli e sempre pronti, ma ad ogni risveglio ricordarsi che ci sono dei cuori che a Parma battono per ogni missionario. Cosa meglio del ticchettio di ■ un orologio può farlo? La presidente del Gams di Parma, Emilia Bonfanti, a nome di tutto il gruppo consegna l’orologio al giovane studente Cesar, che torna in Brasile per l’ordinazione sacerdotale e poi partire per la missione Tra le molte sofferenze una grande speranza PAOLA CURTI Accompagnate da p. Alfredo Turco, il 18 aprile abbiamo visitato il Museo cinese ed etnografico di Parma che si presenta nella sua nuova stupenda veste: in modo sobrio ed elegante presenta i suoi preziosi oggetti d’arte cinese assieme a quelli delle varie nazioni in cui lavorano i saveriani. Siamo state introdotte in un mondo palpitante di vita con l’aiuto di musiche e immagini, scelte con grande competenza. Rimane la voglia di tornare. A maggio siamo stati a Fontanellato con i saveriani anziani e malati (e tanti volontari), ricordando che san Guido ha celebrato qui la sua prima Messa. Abbiamo affidato alla Madonna tutti i saveriani, quelli in attività e quelli in riposo forzato, e abbiamo chiesto la sua intercessione per le vocazioni. Abbiamo concluso la mattinata piena di sole con una sosta al bar in un clima di gioiosa fraternità. 2013 GIUGNO/LUGLIO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Da Berceto alla Cina con gioia Commemorando mons. Calza e il suo ospedale H o avuto la gioia, insieme a Paola Curti e a Gina Massimo, di rappresentare il Gams (Gruppo amici missionari saveriani) alla solenne celebrazione che il comune di Berceto e la comunità saveriana di Parma hanno dedicato il 20 aprile alla memoria di mons. Luigi Calza, nel centenario della sua consacrazione a vescovo di Zhengzhou, città della regione Henan Occidentale, in Cina. zate insieme agli eroici confratelli in quella regione, andate poi distrutte negli anni delle rivolte e delle guerre, resta tuttora operante l’ospedale fondato dal vescovo Calza nel 1912, dove l’attività infermieristica di alto livello era svolta dalle suore Giuseppine, congregazione cinese fondata dallo stesso mons. Calza. Sulle rovine della struttura originaria, è stato realizzato un imponente moderno ospedale, frequentato per scambi formativi e culturali anche da medici EMILIA BONFANTI italiani, sorpresi e ammirati per aver assistito all’omaggio riconoscente, tributato dai giovani allievi sanitari alla tomba del vescovo Calza, in occasione del centenario dell’ospedale che è tuttora a lui dedicato. Il ricordo è ancora vivo Mi ha commosso sapere che, nonostante le tante tribolazioni subite dai missionari saveriani, fino all’espulsione dalla Cina, il ricordo del grande vescovo L’ospedale “Mons. Calza” di Zhengzhou rimane vivo proTra le molteplici opere realizprio nella Cina che il fondatore san Guido Conforti aveva scelto come terra di missione per i suoi figli. Condividendo la gioia per questo ricordo, preghiamo san Guido e i suoi missionari, che dal paradiso facciano fiorire i piccoli semi che essi I saveriani di Parma, le autorità cittadine e la famiglia Calza a Berceto hanno commemorato i cento anni hanno piantato in terra cinese. ■ dalla fondazione dell’ospedale di Zenghzhou, in Cina; primo a sinistra il professor Franco Naccarella Il saluto al diacono Cesar Cronaca di un pomeriggio del Gams I l 2 maggio ci siamo trovati in santuario Conforti per l’incontro mensile del nostro “Gruppo amici missionari saveriani” e la celebrazione della Messa. Erano con noi tutti gli studenti della teologia, un bel numero di saveriani e il nostro assistente spirituale p. Ulisse, che ha presieduto la Messa. C’era anche un motivo in più per incontrarci: salutare il giovane Cesar, che torna in Brasile per l’ordinazione presbiterale e poi partire per la missione. I simboli del missionario In santuario, ai piedi dell’altare, abbiamo posto alcuni segni per sottolineare lo stile che dovrebbe 8 a una società A ppartengo non-profit che si occupa della formazione di medici cinesi alla medicina occidentale. Dal 1999, un gruppo di noi, cardiologi e oncologi di Milano e Bologna, lavoriamo in Cina. Lì ho conosciuto la grande storia dei missionari. I missionari della concretezza I saveriani in Cina sono stati di una concretezza incredibile. Anche i non credenti riconoscono che la presenza dei missionari non è stata proselitismo, ma testimonianza. Non hanno fatto chiacchiere, ma hanno costruito case per abitare e chiese per pregare, perché dalla preghiera essi ricevono il coraggio di amare. Soprattutto hanno curato la gente che aveva fame, era malata e abbandonata per strada. Una loro intuizione fondamentale fu la formazione di un clero locale. La presenza di suore e preti cinesi diventava la migliore testimonianza che il cristianesimo non era una religione dell’occidente, estranea al popolo. Anzi, era rispettoso delle differenze culturali, economiche e politiche della realtà cinese… dr. FRANCO NACCARELLA Qualcosa è rimasto e cresciuto Mons. Calza capì l’importanza e la necessità di avere un ospedale a Zhengzhou, dove c’era la fame, ma anche tifo, colera e tubercolosi intestinale. Le malattie infettive in certe zone della Cina non sono state sradicate neppure oggi. Dopo averlo faticosamente messo in piedi, mons. Calza assistette alla fine del suo ospedale, bombardato dai giapponesi. Lo vide completamente distrutto, dopo averlo costruito da zero, pietra su pietra. Anche le cinque splendide chiese che aveva costruito con tanti sacrifici, tutte distrutte. In quel momento egli intuì che tutto ciò che era stato costruito - non solamente in pietra, ma di impatto cristiano e umano - rischiava di perdersi. Solo un uomo di grande fede e determinazione, nato fra queste montagne parmensi, poteva vivere nella Cina del 1912. Se oggi c’è l’ospedale di Zhengzhou, lo si deve a mons. Luigi Calza, suo fondatore nel 1912 e primo presidente. Questo è un dato riconosciuto dai cinesi ancor oggi, a cento anni dal■ la sua fondazione. IL GAMS AL MUSEO E A FONTANELLATO PAOLA CURTI caratterizzare tutta la vita del missionario: una valigia consumata dal tempo, un paio di sandali e un bastone, insieme a calice, pisside, stola e bibbia, strumenti indispensabili per portare Cristo Signore nel mondo e nella vita di tutti. Le luci e un drappo creavano un’atmosfera di colori e di festa. Le belle parole di Cesar all’omelia ci hanno riempito di gioia: abbiamo sentito che era “pronto” davvero per partire. I canti, le preghiere, i gesti che hanno accompagnato la liturgia hanno favorito la nostra partecipazione all’incontro con il Cristo. non può mancare la preghiera e l’impegno per le vocazioni. In questo incontro abbiamo fatto più del solito: a tutta l’assemblea è stato proposto di aderire alla campagna di preghiera che i missionari di san Guido hanno lanciato per invocare dal Signore le vocazioni missionarie. La risposta è stata incoraggiante; sarà compito delle responsabili del Gams continuare a diffondere questa bella proposta che non impegna molto, se non il cuore di coloro che credono all’urgenza dell’evangelizzazione per la salvezza e la pace nel mondo. Preghiamo per le vocazioni In una Messa missionaria, Il ticchettio dell’orologio Al termine della Messa la nostra presidente ha raccontato le “ultime notizie” sugli avvenimenti e i progetti che riguardano il nostro gruppo e poi, come da tradizione, c’è stato il saluto ufficiale al partente con la consegna di una busta e di una sveglietta targata “Gams”. Perché proprio un orologio? Perché non è soltanto l’invito fraterno a restare svegli e sempre pronti, ma ad ogni risveglio ricordarsi che ci sono dei cuori che a Parma battono per ogni missionario. Cosa meglio del ticchettio di ■ un orologio può farlo? La presidente del Gams di Parma, Emilia Bonfanti, a nome di tutto il gruppo consegna l’orologio al giovane studente Cesar, che torna in Brasile per l’ordinazione sacerdotale e poi partire per la missione Tra le molte sofferenze una grande speranza PAOLA CURTI Accompagnate da p. Alfredo Turco, il 18 aprile abbiamo visitato il Museo cinese ed etnografico di Parma che si presenta nella sua nuova stupenda veste: in modo sobrio ed elegante presenta i suoi preziosi oggetti d’arte cinese assieme a quelli delle varie nazioni in cui lavorano i saveriani. Siamo state introdotte in un mondo palpitante di vita con l’aiuto di musiche e immagini, scelte con grande competenza. Rimane la voglia di tornare. A maggio siamo stati a Fontanellato con i saveriani anziani e malati (e tanti volontari), ricordando che san Guido ha celebrato qui la sua prima Messa. Abbiamo affidato alla Madonna tutti i saveriani, quelli in attività e quelli in riposo forzato, e abbiamo chiesto la sua intercessione per le vocazioni. Abbiamo concluso la mattinata piena di sole con una sosta al bar in un clima di gioiosa fraternità. 2013 GIUGNO/LUGLIO PIEMONTE e liguria 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 è il momento di volar via Dal golfo di Salerno alla città dei due mari P er dire quattro parole, dopo cinque anni di vita a Salerno, bisogna avere la quinta di riserva. Volevo cercarla nel dizionario, ma non sapevo dove cominciare. Così l’ho chiuso e ho cominciato a sfogliare i ricordi. Ne venivano in continuazione e ci voleva qualcuno che me li mettesse in ordine… Apro e lui atterra sul davanzale. Tolgo delicatamente quel piccolo tubo e lo lascio andare. Se ne va, facendo un lungo giro e mi lancia un richiamo, quasi a dirmi di cominciare a leggere, perché ci sono cose importanti. Lo apro con impazienza e qualcosa di speciale esce da quella pergamena. L’aiuto di un gabbiano… Quando vedo un piccolo gabbiano che volteggia davanti alla mia finestra. Non capisco perché era voluto venire fin quassù. Era più bello volare su e giù per il castello Arechi fino al porto, e poi riposarsi sulle mura. Ma era venuto qui da me. Anzi, vedo che sotto al collo ha una specie di contenitore. Si avvicina alla finestra e mi fa capire che devo prendere quello che lui mi sta portando. Cinque anni a Salerno Canti, grida, volti che si accavallano gioiosamente. Faccio fatica a riconoscerli tutti, ma mi ricordano le tante attività vissute qui a Salerno: gli scout, gli incontri di animazione, le riunioni con i religiosi, le interviste a “Radio Stella”, gli articoli missionari per il settimanale diocesano… Quanti incontri, quanti luoghi visitati, quante avventure, quante parole… È difficile ricordare tutto. Mi siedo e comincio a scrive- p. OLIVIERO FERRO, sx re, ricordando che nel settembre 2008 sono arrivato a Salerno e ho cominciato l’avventura, con la voglia di essere sempre pronto, di cercare di rendere il mondo migliore di come l’ho trovato. Come il piccolo gabbiano anch’io ho cercato di volare, di andare incontro a tanti nuovi amici che mi hanno accolto e ci siamo aiutati a crescere insieme. “Quannocchiù uno campa…” Ora è il momento di fare un lungo volo. Avrei voluto farlo ancora più lungo, ma le mie ali sono ancora un po’ intorpidite. Devono riabituarsi pian piano, ma ce la farò, ne sono sicuro. Prima di dare l’arrivederci, vorrei dire in tutta semplicità che mi sono sentito bene con voi, fratelli e sorelle di Salerno. Spero di aver fatto del mio meglio. Almeno ci ho provato. MISSIONE E PREGHIERA / 36 La novità della vita cristiana “Ama i nemici perché diventino fratelli” M. ANNA MARIA CàNOPI, osb [email protected] è mese delle messi G iugno mature, dei campi bion- deggianti, della mietitura… E qual è la spiga matura del tempo di Pasqua se non la nostra rinnovata fede, la nostra vita di figli e figlie di Dio, il nostro slancio d’amore a Dio e ai fratelli? 8 L’importanza del “qui e ora” La fede non è questione di idee, ma è adesione d’amore a Colui che è fonte della nostra vita. La Parola di Dio ci ricorda continuamente questa verità: in base a come la ascoltiamo e accogliamo, essa agisce in noi, ci trasforma e ci rende capaci almeno di intuire le vie del Signore che, per quanto ardue a noi possano apparire, sono tutte vie di verità e di grazia. E la Parola si riassume tutta nel “comandamento nuovo”, il comandamento dell’amore che Dio ha dato fin dall’inizio, ma che mediante la morte e risurrezione di Gesù diventa nuovo perché ora può essere vissuto non soltanto con le nostre poche capacità umane, ma con la forza dello Spirito Santo. Infatti, “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5). San Giovanni nella sua prima lettera ci dice: “Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio” (1Gv 2,7-8), e che tuttavia ora deve essere portato a perfezione con la grazia che oggi ci è data. Notiamo l’importanza del tempo: oggi, ora! La prova dell’amore vero C’è una prova che rivela se viviamo in novità di vita, oppure se ancora ci attardiamo nelle consuetudini dell’uomo vecchio. Questa prova è l’amore al fratello, a partire da colui che ci vive accanto ogni giorno. L’amore è una forza di coesione, una forza unitiva. Se faccia- mo discriminazioni di persona, se nutriamo antipatie, se giudichiamo gli altri, se siamo sempre portati al confronto, se facciamo le nostre scelte in base a vantaggi o svantaggi personali…: ecco, tutto questo non è amore fraterno. E se non c’è l’amore per il fratello, non c’è neppure l’amore per Dio. Senza condizionamenti In una sua stupenda pagina, sant’Agostino scrive: “Qual è la perfezione della carità? Amare anche i nemici e amarli perché diventino fratelli. Ama i tuoi nemici, perché diventino tuoi fratelli; ama i tuoi nemici perché entrino in comunione con te”. Così ci ama il Signore. Nel suo amore dobbiamo amare tutti e sempre, senza condizionamenti, senza l’alternanza di “sì” e di “no”, di attrazione e di repulsione. Facciamo un continuo discernimento sui nostri sentimenti e chiediamoci sempre: “Se faccio questo, se penso così…, sono nell’amore?”. E, in questo mese di giugno, non dimentichiamo di invocare Gesù con le litanie del suo Sacro Cuore: “Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, abbi pietà di noi: di me, così povero nell’amore, e di tutti i miei fratelli, per i quali desidero es■ sere sostegno e conforto”. Padre Oliviero Ferro saluta gli amici di Salerno: la sua missione continua sul mare di Taranto… Dice un proverbio campano: “Quannocchiù uno campa, chiù se ‘mpara - più si vive e più s’impara”. Bisogna essere pronti a volare anche da altre parti. A giugno lascerò il golfo e mare di Salerno per andare nella città dei due mari, a Taranto. Voglio ringra- Una delle cento torte con “grazie – arrivederci – auguri” ziare tutti coloro per p. Oliviero che parte da Salerno alla volta di Taranto; qui, l’omaggio degli scout con cui ho condiviso questi cinque anni a Salerno. Non voglio diche a Taranto potrò continuare. menticare nessuno. Ho imparato Vi chiedo un ricordo nella premolto da ciascuno di voi e credo ghiera. ■ SECONDO I MIEI GUSTI E DESIDERI In piazza, l’esplosione di gioia irrefrenabile p. EZIO MARANGONI, sx In piazza san Pietro c’ero anche io quella sera del 13 marzo e non mi sarei mai perdonato di non essere presente. Centomila persone, forse più. Ma quel che più conta, gente felice e gioiosa, tutta quanta contagiata dal sanissimo virus dell’ottimismo cristiano. Papa Jorge Bergoglio ha voluto chiamarsi “Francesco”, semplicemente: né primo né secondo. Prima ancora che iniziasse il conclave un’insegnante che ora lavora a Milano mi aveva chiesto un pronostico. Gli avevo risposto: “Non ne faccio, tanto ci pensano gli addetti ai lavori, gente a volte prezzolata, al servizio di questo o di quel movimento”. Avevo anche aggiunto che… “i miei gusti erano il card. Bergoglio, e i miei desideri pure”. Quando in piazza San Pietro ho sentito i primi due nomi - Mario Jorge - non ho voluto sentire neanche il terzo: sono esploso in una gioia irrefrenabile e ho urlato, in mezzo a tutti: “Bergoglio! Bergoglio!”. Chi mi era accanto diceva: “Ma chi è?”. Risposi: “Lo so io. Lo Spirito Santo sa quel che fa e lo fa bene!”. Guarda caso, poco prima della fumata bianca un gabbiano si era posato sopra la canna fumaria e da là sembrava volersi godere lo spettacolo. Forse non era un semplice spettatore, ma un “segno” inviato da Dio, per dirci che lui ancora agisce segretamente nel cuore degli uomini. Il cardinal Martini otto anni prima e non a caso, aveva fatto anche lui il nome di “Francesco Bergoglio”. Padre Ezio Marangoni, a Roma per l’anno sabatico, si augurava l’elezione del cardinal Bergoglio: lo Spirito Santo gli ha dato ragione! 2013 GIUGNO/LUGLIO PUGLIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 Festa con i famigliari dei missionari L’incontro con il superiore padre Rosario domenica di aprile L’ ultima abbiamo avuto la gioia di accogliere nella nostra casa, a Taranto, i famigliari dei saveriani e delle saveriane per il tradizionale appuntamento annuale, che ci riunisce insieme per celebrare la missione, grazie a fratelli, sorelle, parenti che sono missionari nel mondo. Tutti sotto il gazebo! Ogni anno il gruppo si assottiglia un po’. Le distanze e qualche problema di salute dell’ultimo momento non facilitano la partecipazione. Però appena ci s’incontra, subito esplode quel clima di fraternità e di famiglia tanto caro al nostro santo fondatore mons. Guido Conforti. Verso le 10,30 i primi arrivati si sono ritrovati nel nostro refettorio per un caffè; un po’ alla volta si sono aggiunti tutti gli altri. Così, verso le 11, dagli scambi informali siamo passati all’incontro “ufficiale”. Sotto il grande gazebo nel nostro giardino c’è stato l’incontro con il superiore dei saveriani in Italia, p. Rosario Giannattasio. L’avevamo invitato per incontrare i famigliari e per presentare loro le problematiche e le prospettive della nostra famiglia missionaria in questi tempi di grandi cambiamenti. Onestà, chiarezza, coraggio Partendo dalla riflessione preparata dal nostro vicario generale, padre Rosario ci ha invitati a leggere i due grandi eventi che abbiamo vissuto con la chiesa e p. PIERO PIEROBON, sx con il mondo: la rinuncia di papa Benedetto e l’elezione di papa Francesco. In questi eventi sono stati rilevati tre aspetti: l’onestà, la chiarezza di intenti e il coraggio. L’onestà di Benedetto XVI che, davanti a Dio, riconosce di non avere più le forze necessarie per il servizio che gli era stato affidato e passa il testimone a papa Francesco che, coerente con se stesso, assume questo servizio e lo porta avanti con lo stile semplice e il linguaggio di quand’era vescovo di Buenos Aires. La chiarezza di intenti di entrambi che, ciascuno con il proprio stile, cerca la volontà di Dio: uno con la testimonianza coraggiosa della fede, l’altro testimoniando la fede con la misericordia e la tenerezza. Con il Festa con i famigliari / 2 Immagini di una bella giornata insieme la conversazione con D opo p. Rosario abbiamo ce- lebrato l’Eucaristia. Il vangelo della quinta domenica di Pasqua ci ha ricondotti al cuore della nostra fede in Gesù Cristo: “amare come lui ci ha amati”. Ogni tanto è importante ricordarci che parametro della nostra vita non siamo noi con la nostra buona volontà, le nostre capacità o i nostri limiti, ma piuttosto la qualità e lo stile stesso con cui Gesù ci ha amati. La fraternità è poi continuata con il pranzo, preparato dalla nostra cuoca e da alcuni amici. Come vuole la tradizione, tutti i partecipanti hanno contribuito: chi ha portato i dolci tipici locali, chi del buon vino primitivo, chi l’ottimo olio di oliva. Abbiamo ascoltato anche qualche poesia a tema mis- p. P. PIEROBON, sx sionario che qualcuno dei famigliari ha composto per l’occasione. Prima di fare ritorno a casa, tutti i partecipanti hanno ricevuto, in ricordo della giornata, un libretto con la vita e la storia di papa Francesco. Un segno per ricordare che tutti, in luoghi e con modi diversi, siamo chiamati a essere testimoni gioiosi del Signore Gesù. ■ La celebrazione Eucaristica con i famigliari sotto il grande gazebo. I famigliari dei saveriani pugliesi con p. Rosario e il vescovo mons. Filippo Santoro, arrivato per un saluto ai partecipanti. Padre Rosario con don Ezio Succa e i saveriani p. Claudio Mantovani e p. Angelo Berton. 8 Tutti in cerchio ad ascoltare la riflessione del superiore dei saveriani in Italia, p. Rosario, venuto in Puglia per la festa dei famigliari coraggio di entrambi nel condurre la chiesa là dove il Signore la vuole, resistendo a tanti venti contrari. Gesù e di rendere le comunità sempre più accoglienti, aperte all’incontro e al dialogo, in uno stile di vita sobrio. Anche per noi missionari Questi tre aspetti sono essenziali anche per i missionari saveriani che si preparano a celebrare il XVI capitolo generale. In linea con gli avvenimenti vissuti dalla chiesa, anche i saveriani sono chiamati a fare con onestà una buona valutazione del cammino fatto in questi anni, per orientare le scelte future. La chiarezza di intenti ci vuole per realizzare lo scopo specifico per cui ci ha voluti il fondatore: l’annuncio del vangelo a chi non lo conosce. Per raggiungere questo scopo è necessario il coraggio di rinnovare l’entusiasmo al seguito di In un tempo difficile Tutto questo dobbiamo farlo nella situazione concreta attuale in cui viviamo: la diminuzione delle vocazioni, l’aumento dell’età, l’esigenza di ridimensionare le strutture e ripensare le presenze dei saveriani in Italia. Abbiamo la certezza che è lo Spirito del Signore a guidare la chiesa, per cui, anche in momenti che sembrano di grande difficoltà, siamo chiamati a camminare con speranza, senza diminuire o lasciar cadere il nostro impegno per il servizio del vangelo e del regno di Dio. ■ (continua a lato) ECCOMI CON VOI, IN PUGLIA L’ultima tappa del... giro del mondo p. OLIVIERO FERRO, sx Sono piemontese di nascita e cittadino del mondo. Dal lontano 1951, ho cominciato a lasciare il mio paese tra le vallate del Monte Rosa; poi a dieci anni sulle sponde del lago d’Orta, al lago Maggiore e infine alle risaie di Novara. Nel 1970, sono stato “reclutato” dai saveriani: dal Monferrato, passando per Vicenza, arrivo fino a Parma. A ottobre del 1976 divento sacerdote e dal giugno 1977 comincio il giro del mondo saveriano: Macomer (Sardegna), poi Congo-Zaire, Cagliari e Reggio Calabria, Salerno e infine, da giugno di quest’anno, qui a Taranto. Una vita piena di tante cose belle e di qualche tristezza, come capita a tutti. I miei genitori sono in paradiso, ma hanno fatto in tempo a essere anche loro missionari per un mese con me in Congo. È stata una bellissima esperienza, per me e per loro. Ho conosciuto tante culture e tante persone splendide, in Italia e in Africa. Ho visto dovunque tanta voglia di costruire un mondo nuovo. L’incontro con gli scout e la voglia di scrivere (articoli e favole) sono stati il valore aggiunto di questi anni di vita. Ma l’Africa è sempre nel cuore e chissà se un giorno - Mungu akipenda, se Dio vuole - potrò tornarci. Intanto sono a Taranto, in Puglia, con tanta voglia di camminare con ciascuno di voi. Grazie per tutto il bene che condivideremo e per l’entusiasmo nel voler far conoscere a tutti quel Gesù che ogni giorno non si stanca di dirci: “Coraggio, ti sono vicino, non avere paura; se sei un po’ stanco, appoggiati alla mia spalla e tornerai a camminare felice”. Padre Oliviero Ferro, tra le altre attività, ha tenuto un programma a Radio Stella di Salerno; qui con una scolaresca del “Manzetti” 2013 GIUGNO/LUGLIO REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 Pellegrini di Frazzanò a Gallico Sulle orme di san Lorenzo confessore A ccompagnati dal parroco don Lollo e dal sindaco Carcione, domenica 14 aprile cento pellegrini di Frazzanò (Messina) sono venuti a Gallico per visitare i ruderi dell’antico monastero basiliano di Santa Domenica, dove dimorò per dieci anni san Lorenzo confessore. Il pellegrinaggio era a completamento dell’anno giubilare Laurenziano, a ricordo degli 850 anni della morte del santo (1162-2012), patrono e protettore della cittadina siciliana di Frazzanò. Accogliendo i pellegrini, a nome della comunità parrocchiale di S. Biagio, ho dato il benvenuto agli ospiti e al diacono bizantino Mario Casile. standolo ai tanti santi bizantini reggini tra cui il vescovo di Bova san Leo, che tanto si prodigò per l’ecumenismo tra i cristiani latini e ortodossi. Poi, ha guidato la preghiera dei salmi e ha letto alcuni brani in lingua greca, com’era in uso nell’antico rito. I pellegrini di Frazzanò hanno poi cantato la canzone “Evviva Lorenzo”, che ha strofe con chiaro riferimento alla sua permanenza in Calabria: “…a Reggio sbarcò il gran predicatore; sua voce è sentita per terra e per mar. Allor la Calabria era piena di mali; gli spiriti infernali facevano orror…”. La visita ai ruderi del monastero si è conclusa con la benedizione dei pellegrini. La venerazione del santo Il diacono ha raccolto i fedeli davanti al presepio dei popoli; poi in pellegrinaggio, lungo la Via Crucis in silenzio, il corteo si è recato verso la valle dello Spirito Santo, dove dimorano i ruderi dell’antico monastero di Santa Domenica. Posta l’immagine di san Lorenzo ai piedi della Pentecoste, il diacono ha raccontato brevemente la storia del santo, acco- Quei doni reciproci… Ma la giornata era appena cominciata. A San Biagio, don Galatti e i fedeli della parrocchia di Gallico aspettavano davanti alla chiesa gli ospiti di Frazzanò per ricambiare loro la cortesia del novembre scorso, quando i fedeli della comunità gallicese si erano recati in pellegrinaggio a Tindari, a Frazzanò e al monastero di Fragalà. Dopo il saluto ai pellegrini, don Galatti e don ORESTE ARCONTE Lollo hanno dato inizio alla celebrazione della santa Messa. Al termine della celebrazione, il sindaco Carcione ha consegnato a don Galatti l’icona di san Lorenzo, il poster del monastero basiliano di Fragalà e il calendario del 2013 dedicato ai pellegrinaggi nei luoghi del santo. Il sacerdote ha ricambiato donando a tutti i pellegrini presenti le candele incrociate, simbolo del miracolo di san Biagio. Continua il cammino Consumato il pasto al parco della mondialità, nel primo pomeriggio, dopo aver salutato p. Felotti, rettore del santuario e superiore della comunità dei saveriani di Gallico, i pellegrini frazzanesi, accompagnati da don Galatti, hanno visitato la chiesa di San Nicola di Bari nel rione Santa Domenica – Prioli. Poi, a palazzo “Campanella” di Reggio, la visita ai bronzi di Riace e la passeggiata sul lungomare “Italo Falcomatà” per gustare un buon gelato. La giornata si è conclusa nel rione Trabocchetto con la visita della chiesa intitolata alla Madonna dei poveri, detta “I Pipi”, ricostruita sui ruderi dell’antica chiesa bizantina del SS. Salvatore, eretta da san Lorenzo dopo aver liberato i reggini dalla peste. Tre comunità, un santo È stata una giornata intensa, piena di fede e di storia. Tre comunità - Frazzanò, Gallico e Reg- gio - legate da un unico santo, che dopo 850 anni è stato rievocato anche nelle terre di Calabria dove egli dimorò dal 1152 al 1162, presso il monastero di Santa Domenica a Gallico. San Lorenzo spirò a Frazzanò, suo paese di nascita, la sera del 30 dicembre del 1162, all’età di 42 anni. ■ Lo scambio dei doni: i pellegrini di Frazzanò, con il sindaco Carcione (2° a sinistra), il parroco don Lollo e il diacono Casile, davanti ai ruderi del monastero di Santa Domenica, all’interno del parco della mondialità Amare come Gesù ci ha amati L’adorazione Eucaristica Mariana “Madonna delN ella santuario Grazia” è consuetudine che ci si riunisca ogni 15 giorni per l’dorazione Eucaristica o per la lectio divina. Giovedì 2 maggio alle 19 ci siamo trovati per l’apertura del mese mariano e per una solenne adorazione Eucaristica Mariana. L’adorazione inizia con l’esposizione del Santissimo Sacramento, il segno più grande che rivela l’amore di Dio per noi, che coincide con la sua stessa presenza e realizza la sua promessa di restare sempre con noi. 8 Il comandamento dell’amore Il tema di riflessione durante l’adorazione è il comandamento dell’amore, datoci da Gesù. Non è possibile stare davanti all’Eucarestia se non in adorazione, con il cuore libero anche se ferito dal peccato. Perciò abbiamo chiesto aiuto a Maria, Consolatrice degli afflitti. Davanti all’Eucarestia si deve solo adorare e accogliere Gesù in noi, senza aver paura di essere trasformati da lui, cominciando dalla famiglia. Assieme a Maria abbiamo pregato per alimentare la vita C. GANGEMI, p. FELOTTI, sx e l’amore per la famiglia, che è il cardine della crescita di ogni persona. Con intensità abbiamo chiesto il dono della fratellanza e di saper amare come lui ci ha amati. La litania mariana dei fiori durante l’adorazione Eucaristica al santuario “Madonna della Grazia” di Gallico Una litania… fiorita! Momento particolarmente suggestivo dell’adorazione è stato l’omaggio floreale, tratto dalla “litania mariana dei fiori” (di suor Chiara, clarissa del monastero di Biancavilla CT). A ogni invocazione, ciascuno dei presenti ha portato all’altare un fiore. Dal cuore di tutti è sgorgata questa preghiera: “Ti sia gradita, o Signore, questa fiorita litania dedicata alla Madre del tuo Figlio e per sua intercessione conservaci nella fedeltà, rafforzaci nella perseveranza, sostienici nelle difficoltà, perché possiamo giungere alla meta che tu hai stabilito ■ per noi”. In testa al corteo il diacono Francesco Casile e don Salvatore Lollo ANCORA SPETTA Pensiamo sia gradita a tutti i nostri lettori la poesia di Franchina Romano, in pura lingua Calabra. Mi haiu a fari u cori forti, pirchì pi forza haiu a partiri sintta sta terra non pozzu stari pirchì a famigghia haiu a campari. Mancu rarreru mi pozzu vutari. Tegnu nu pugnu i chiova intra u mè cori pirchì lassu a mè terra nira e bruciata, acca nascia e criscia undi a me vita fu lavurata. Rassu l’amici, rassu i mè frati, rassu lu megghiu pezzu ru me cori chi è me mamma, ma idda mi rissi: figghiu meu non disperari pirchì ieu sugnu sempri a la finistra cu la lumera ddhuciuta ti staiu a spittari. Mè mamma muriu ma a la finestra la lumera ddhuciu, ddhuciu mi mi rici: chi n’c’è cu prea pi mia e mi teni ddhuciuta a via chidda e mè mamma chi non si stanca mai i spittari nti ddà via comu allu iornu chi partia. Franchina Romano 2013 GIUGNO/LUGLIO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 Un parco nel nome di p. Mario Celli Monte Porzio Catone ricorda il missionario L a storia ricorda sempre donne e uomini speciali, legati alle proprie terre di origine dal vincolo del sangue, per essere stati dei ponti d’incontro tra i popoli. Tra questi, ci sono certamente i missionari che, per la loro vocazione particolare, hanno fatto conoscere e amare le proprie radici culturali e religiose anche a comunità lontane, dal punto di vista sia geografico sia sociologico. Memoria, segno di riconoscenza Il 4 maggio, in modo particolare, la comunità di Monte Porzio Catone ha fatto memoria di un suo figlio e concittadino, p. Mario Celli, nel primo anniversario della sua morte, avvenuta in Brasile. Padre Mario qui era nato il 7 dicembre 1943, per poi spendere buona parte della sua vita missionaria in due continenti: l’Africa e l’America Latina. Il suo paese natale ha voluto ricordarlo dedicando alla sua memoria un nuovo parco, uno spazio ricreativo, attrezzato per i giochi dei bambini. Lo scopo è perpetuarne la memoria, ma anche lasciare un segno di riconoscenza per il bene da lui fatto anche a nome di questa sua comunità, che l’ha inviato nel mondo come messaggero della Buona Notizia di Cristo a tanti fratelli e sorelle in terre d’oltremare. Doti artistiche e convinzione Sappiamo quanta sofferenza è costata a p. Mario la speciale vocazione per la quale era stato scelto, quanti momenti difficili ha vissuto e quanti sacrifici hanno comportato per lui e per i suoi confratelli. Il Burundi, il Congo e infine il Brasile, dove è morto, sono state le nazioni del suo lavoro missionario, della sua voglia di costruire uomini e donne per la novità cristiana. In queste terre ha effuso il suo impegno per la crescita e lo sviluppo di coloro che la Provvidenza aveva posto sul suo cammino. Le doti naturali che il Signore gli aveva fornito, il suo senso artistico, l’abilità nel canto e nel disegno sono stati gli strumenti p. GERARDO CAGLIONI, sx di cui egli ha fatto buon uso per incontrare gli altri e concretizzare l’annuncio di Cristo. Con questi strumenti e con la convinzione personale, ha costruito meravigliosi ponti tra popoli e culture diverse, che hanno caratterizzato la sua vita di uomo e di missionario. Ponti tra gli uomini e con Dio La celebrazione dell’Eucarestia fatta in quel parco ci ha collegato a Cristo, il costruttore dei rapporti tra Dio e gli uomini e modello a cui tutti noi ci ispiriamo. La presenza del superiore generale dei saveriani, p. Rino Benzoni, e di altri confratelli di p. Mario, ha rappresentato l’altro ponte che i missionari stabiliscono tra la loro missione nel mondo e la loro gente di origine. La targa, collocata nel parco ricorderà a tutti, e in particolare alle nuove generazioni, l’impegno a continuare la speciale missione di p. Mario presso i popoli della terra. La sua memoria ispiri altri suoi conterranei a calcare le sue impronte nel servizio missionario alla chiesa. La comunità di Monte Porzio Catone ha dedicato un parco giochi al concittadino p. Mario Celli, missionario saveriano, scomparso nel 2012 in Brasile Corale in memoria di p. Celli Sabato 11 maggio, la comunità di Monte Porzio Catone si è incontrata nel duomo cittadino per celebrare ancora una volta, con la musica, la memoria di p. Mario Celli. La “Corale Tuscolana” di Frascati ha eseguito una decina di pezzi con musiche classiche e con ritmi africani e brasiliani. Un modo originale per ricordare i luoghi dove ha lavorato il missionario. La Corale è stata diretta dall’amico maestro Giovanni Molinari, che ha voluto caratterizzare l’evento musicale con la vita e l’esperienza spirituale del missionario. È intervenuto anche il sacerdote amico mons. Orlando Reggi, parroco di S. Pio X a Grottaferrata, che ha raccontato alcune esperienze di sofferenza che p. Mario aveva condiviso con lui dopo il rientro traumatico dalla missione in Burundi. ■ Nel parco giochi “Padre Mario Celli” a Monte Porzio Catone, è stata celebrata una Messa, presenti il sindaco Luciano Gori, il parroco don Pierguido Peruzzi, tre saveriani e tanti parenti e amici, con la “Corale S. Gregorio Magno” Pellegrinaggio in Terrasanta In quei luoghi la fede cristiana si rinnova... Padre Gianni è un saveriano bresciano che si sta preparando a Roma per il ruolo di “maestro dei novizi” saveriani in Africa. I l pellegrinaggio in Terrasanta è un momento unico nella vita di chi ha la grazia di compierlo. Si frequentano i luoghi più alti della nostra fede, si cammina sui passi di Gesù, si respira il profumo della pre- 8 senza di Dio e del suo mistero. Personalmente, è diventata l’occasione per un nuovo incontro profondo con Gesù e ha mobilitato in me nuove energie. A tu per tu con Gesù Il ricordo di Gesù, di ciò che ha detto e fatto, ha trasformato la Terrasanta in un immenso santuario. Da Nazareth a Betlemme, dal lago di Tiberiade a Gerico, fino a Gerusalemme, tutti questi luoghi fanno memoria del passaggio del Dio-con-noi, una memoria da salvare e tramandare. Nel pellegrinaggio in Terrasanta, si percepisce forte non solo il ricordo del Gesù storico e della sua missione, ma anche l’invito urgente di raccontarlo di nuovo oggi, sulle strade del mondo. La passione, morte e risurrezione di Gesù è l’evento principale che attira ancora oggi molta gente da tutte le parti del mondo. Che Dio parli in modo speciale in questa terra, lo si vede anche dai molteplici modi di pregarlo e di rivolgersi a lui, anche da parte di ebrei e Il saveriano bresciano p. Gianni Brentegani (a sinistra) con p. Luca Torsani, saveriano riminese, musulmani, che sentono il bicercano di… orientarsi per le vie di Roma sogno di cercarlo e adorarlo. p. GIANNI BRENTEGANI, sx La gioia dell’annuncio Questo pellegrinaggio mi ha rafforzato. Ho approfondito la conoscenza di Gesù e ho acquistato una nuova consapevolezza dell’importanza di annunciare il suo vangelo con entusiasmo. La gioia dell’annuncio del vangelo e il bisogno della Buona Notizia motivano la nostra esistenza di missionari, consacrati a prolungare la missione di Gesù là dove siamo. Attualmente sono a Roma, per seguire un corso adatto a chi si occupa della formazione dei giovani aspiranti missionari. Infatti, i superiori mi hanno affidato il ruolo di “maestro” nel noviziato di Kinshasa, in Congo, dove giungono i giovani dalle regioni africane in cui lavorano i saveriani: Camerun, Burundi e lo stesso Congo. Si tratta di seguire tutti l’unico “Maestro”, il Signore Gesù, e di incoraggiare i giovani aspiranti a continuare a farlo per il resto della vita. Anche per questo chiedo allo Spirito Santo la grazia di poter trasmettere il vangelo di Gesù secondo i bisogni e i linguaggi del mondo di oggi, anche con l’aiuto e la preghiera di tutti voi. ■ SECONDO I MIEI GUSTI E DESIDERI In piazza, l’esplosione di gioia irrefrenabile p. EZIO MARANGONI, sx In piazza san Pietro c’ero anche io quella sera del 13 marzo e non mi sarei mai perdonato di non essere presente. Centomila persone, forse più. Ma quel che più conta, gente felice e gioiosa, tutta quanta contagiata dal sanissimo virus dell’ottimismo cristiano. Papa Jorge Bergoglio ha voluto chiamarsi “Francesco”, semplicemente: né primo né secondo. Prima ancora che iniziasse il conclave un’insegnante che ora lavora a Milano mi aveva chiesto un pronostico. Gli avevo risposto: “Non ne faccio, tanto ci pensano gli addetti ai lavori, gente a volte prezzolata, al servizio di questo o di quel movimento”. Avevo anche aggiunto che… “i miei gusti erano il card. Bergoglio, e i miei desideri pure”. Quando in piazza San Pietro ho sentito i primi due nomi - Mario Jorge - non ho voluto sentire neanche il terzo: sono esploso in una gioia irrefrenabile e ho urlato, in mezzo a tutti: “Bergoglio! Bergoglio!”. Chi mi era accanto diceva: “Ma chi è?”. Risposi: “Lo so io. Lo Spirito Santo sa quel che fa e lo fa bene!”. Guarda caso, poco prima della fumata bianca un gabbiano si era posato sopra la canna fumaria e da là sembrava volersi godere lo spettacolo. Forse non era un semplice spettatore, ma un “segno” inviato da Dio, per dirci che lui ancora agisce segretamente nel cuore degli uomini. Il cardinal Martini otto anni prima e non a caso, aveva fatto anche lui il nome di “Francesco Bergoglio”. Padre Ezio Marangoni, a Roma per l’anno sabatico, si augurava l’elezione del cardinal Bergoglio: lo Spirito Santo gli ha dato ragione! 2013 GIUGNO/LUGLIO ROMAGNA 48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Riconciliazione come stile di vita Incontro dei centri missionari della Romagna 28 aprile i saveD omenica riani di S. Pietro in Vinco- li hanno ospitato l’incontro dei centri missionari della Romagna con Francesco Graselli da Bologna, Elisabetta Angelucci della rete “Nuovi stili di vita” di Reggio e p. Efrem Tresoldi, direttore della rivista “Nigrizia”. Il tema era “Riconciliazione con le persone e con il creato”. Erano presenti una ventina di persone dalle diocesi di Rimini e Forlì, insieme agli organizzatori della diocesi di Bologna. “La via sudafricana” Padre Efrem ha parlato del cammino di riconciliazione del Sudafrica dopo la fine della segregazione razziale e la liberazione di Mandela, che aveva suggerito all’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, rappresentante delle chiese, di guidare il processo “Verità e Riconciliazione” per uscire dalle violenze dell’apartheid. La riconciliazione politicosociale è avvenuta con la confessione dei crimini, che porta generalmente al dolore condiviso. Padre Efrem l’ha definita “la via sudafricana”: un modello per tutte le riconciliazioni sociopolitiche africane. Ora il Sudafrica deve realizzare ancora l’integrazione razziale, perché c’è un visibile contrasto tra la classe povera dei neri e quella ricca dei bianchi. “Nuovi stili di vita” Elisabetta, del centro missionario di Reggio, ha trattato il tema della riconciliazione con la natura attraverso i nuovi stili di vita. Si tratta di un cammino di educazione ambientale allo sviluppo sostenibile. Si percorrono le vie p. DINO MARCONI, sx del consumo critico, delle scienze umane, delle responsabilità sociali con le energie sostenibili, della felicità nelle relazioni umane, del commercio equo solidale… Il movimento “nuovi stili di vita” è sorto in Europa negli anni ‘80 per dire che un mondo diverso è possibile. Si tratta di compiere un cammino che porta all’equità e al rispetto, per liberarci dal consumismo pubblicitario, che crea falsi bisogni, e preferire la scoperta delle cose necessarie nella vita. L’ospedale di Zhengzhou in Cina ha cento anni l 6 aprile è venuto a trovarci il cardiologo Francesco Naccarella dell’Euro-China Health Care Research Center, una società non-profit che si occupa della formazione di medici cinesi alla medicina occidentale. Ci ha portato il video sul centenario dell’ospedale di Zhengzhou, in Cina, fondato nel 1912 dal vescovo saveriano mons. Luigi Calza. 8 ha commentato: “La fede di quest’uomo non è stata scalfita da nessuna tragedia, da nessuna ideologia, da nessuna espulsione. Era il missionario disegnato nel cuore di san Guido Conforti!”. Un convegno per ricordare Il 20 aprile nel duomo di Berceto (PR), il professor Naccarella ha parlato con p. Augusto Luca di mons. Luigi Calza, nel centenario della sua consacrazione episcopale e della fondazione dell’ospedale di Zhengzhou. Alla fine del convegno commemorativo è stato distribuito il Il 29 settembre a Modena A pranzo, a mons. Lino Pizzi, vescovo di Forlì e incaricato per i centri missionari dell’Emilia Romagna, si sono aggiunti l’ex responsabile del centro missionario don Luigi e il parroco don Domenico della Cava, da cui è venuto il gruppo missionario forlivese. Francesco Grasselli ha dato l’appuntamento al prossimo 29 settembre a Modena, presso la parrocchia del Redentore, per il meeting missionario regionale dei centri missionari dell’Emilia Romagna. Lo slogan è “Ma la notte no…”, per diventare sentinelle di una nuova umanità. Il meeting è la festa della missione di giovani e adulti che accetta■ no la sfida del futuro. “Ora tocca a noi!” Nel dibattito è stato criticato l’acquisto degli aerei F-35, considerati un’offesa nei confronti delle persone bisognose, ed è stata sottolineata la necessità di un’informazione alternativa, libera e coraggiosa. Un altro punto importante è la solidarietà nell’u- Il sogno di san Guido continua I so dei beni naturali: l’acqua è dono di Dio e un bene comune, ma non è accessibile a tutti; dobbiamo perciò imparare a usarla con parsimonia, privilegiando l’uso dell’acqua del rubinetto che non richiede involucri di plastica che inquinano l’ambiente. Il convegno si è concluso con lo slogan del poster, “Ora tocca a noi”, perché dev’esserci l’impegno di tutti nel costruire un mondo nuovo con il rispetto dell’ambiente e delle persone, come un movimento di gocce di giustizia. Da sinistra, Francesco Grasselli, Elisabetta Angelucci e p. Efrem Tresoldi, relatori all’incontro dei centri missionari della Romagna che si è tenuto dai saveriani di San Pietro in Vincoli il 28 aprile p. D. MARCONI, sx volume della serie “Parma nei secoli” su Luigi Calza vescovo di Zhengzhou e le suore Giuseppine cinesi, scritto dai saveriani p. Augusto Luca e p. Ermanno Ferro, per far conoscere la storia dei saveriani nella missione nell’Henan occidentale cinese. Con la pistola alla testa “Se avessi avuto paura di morire, non sarei venuto missionario in Cina”, aveva risposto Cento anni di storia mons. Luigi Calza a un soldato Il professor Naccarella ha che gli aveva puntato la pistola raccontato che da ragazzo era alla testa, durante i terribili mogià venuto a San Pietro in Vinmenti della guerra interna del coli con i ragazzi della sua par1925-1926. La testimonianza di rocchia e si ricordava questo primo vescovo ancora di p. Ildo Chiari. saveriano, morto e seNel 2012 l’ospedale ha polto in Cina nel 1944, compiuto 100 anni e la è ancora viva tramite televisione cinese ha tral’ospedale che egli smesso un servizio sulla aveva costruito. sua storia. Era stato diII nome cinese di strutto dai giapponesi, mons. Luigi Calza ma la città lo ha ricostru(Jia Shiyi) mi ha fatito e sviluppato tanto da to ricordare quello di essere ora un’enorme e p. Angelo Lampis, che moderna struttura. in cinese era stato traIl governo locale ha dotto con “Luminocelebrato il centenario so” (Loei ming leang) con spot televisivi che, e del romagnolo p. Altra l’altro, mostrano una feo Emaldi che chiacroce che scende sul mavano “Padre buomondo e lo staff dell’ono” (Gen mantè) e che spedale in visita alla si era tagliato la lingua alla statua di san Guido Conforti, p. Lino Sgarbossa, tomba di mons. Calza. p. Davanti per non rivelare i nomi Ildo Chiari e il cardiologo Francesco Naccarella che a San Pietro Nella veglia missionadegli iscritti alla Legio in Vincoli ha raccontato la storia dell’ospedale Zhengzhou, ■ ria p. Luigi Menegazzo Mariae. fondato dal vescovo saveriano mons. Luigi Calza Padre Ildo Chiari con le delegate del centro missionario di Forlì, sotto lo sguardo di san Guido Conforti 23 GIUGNO: FESTA CON I BENEFATTORI Il pomeriggio di domenica 23 giugno, nella casa saveriana di San Pietro in Vincoli, si terrà la tradizionale festa con i benefattori e amici. Inizieremo alle 15,30 con la santa Messa missionaria. Seguirà, nel parco, un’agape fraterna con tutti i presenti alla festa. Invitiamo a fare il passaparola della festa tra le amiche e gli amici simpatizzanti dei missionari e tra i lettori del nostro mensile “Missionari Saveriani”. La festa, infatti, non si fa da soli, ma in compagnia. Perciò vi attendiamo puntuali e numerosi! Per ulteriori informazioni, rivolgersi a p. Giuseppe Nardo - 0544 551009 2013 GIUGNO/LUGLIO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 I campi missionari dell’estate Da Salerno ad Ancona, fino in Spagna C ome ogni anno, con l’avvicinarsi della fine della scuola, i saveriani di Salerno organizzano alcuni campi di lavoro e formazione per giovani e giovanissimi, in collaborazione con il centro missionario diocesano e le parrocchie. L’obiettivo è animare in modo missionario le nuove generazione e gli adulti delle parrocchie, facendoli incontrare tra loro, attraverso la formazione, il lavoro e la fraternità. Lavoro e formazione Il tema principale quest’anno è: “Missione: cammina e canta”. Facciamo riferimento al libro dei salmi, per conoscere e imparare a pregarli con il cuore di Gesù che li ha pregati. La missione è anche camminare cantando e pregando. Le riflessioni convergono sull’importanza di camminare insieme e sulla necessità di unire le forze per “fare insieme”. Varie persone che hanno vissuto la missione in modi diversi daranno la loro testimonianza: una coppia, un prete e un missionario, una suora e un giovane… p. FRANÇOIS NOAH, sx Dopo la preghiera e una breve introduzione al tema del giorno, l’attività principale del mattino prevede la raccolta di indumenti usati. È importante diffondere la notizia della raccolta indumenti con anticipo, attraverso il volantinaggio in parrocchia. Animazione e spiritualità Attraverso i campi missionari, sono coinvolti i quartieri, le parrocchie e le famiglie. Uno strumento efficace sono le serate di animazione, alle quali i giovani invitano le famiglie e le perso- è il momento di volar via Dal golfo di Salerno alla città dei due mari P er dire quattro parole, dopo cinque anni di vita a Salerno, bisogna avere la quinta di riserva. Volevo cercarla nel dizionario, ma non sapevo dove cominciare. Così l’ho chiuso e ho cominciato a sfogliare i ricordi. Ne venivano in continuazione e ci voleva qualcuno che me li mettesse in ordine… L’aiuto di un gabbiano… Quando vedo un piccolo gabbiano che volteggia davanti alla mia finestra. Non capisco perché era voluto venire fin quassù. Era più bello volare su e giù per il castello Arechi fino al porto, e poi riposarsi sulle mura. Ma era venuto qui da me. Anzi, vedo che sotto al collo ha una specie di contenitore. Si avvicina alla finestra e mi fa capire che devo prendere quello che lui mi sta portando. Apro e lui atterra sul davanzale. Tolgo delicatamente quel piccolo tubo e lo lascio andare. Se ne va, facendo un lungo giro e mi lancia un richiamo, quasi a 8 dirmi di cominciare a leggere, perché ci sono cose importanti. Lo apro con impazienza e qualcosa di speciale esce da quella pergamena. Cinque anni a Salerno Canti, grida, volti che si accavallano gioiosamente. Faccio fatica a riconoscerli tutti, ma mi ricordano le tante attività vissute qui a Salerno: gli scout, gli incontri di animazione, le riunioni con i religiosi, le interviste a “Radio Stella”, gli articoli missionari per il settimanale diocesano… Quanti incontri, quanti luoghi visitati, quante avventure, quante parole… È difficile ricordare tutto. Mi siedo e comincio a scrivere, ricordando che nel settembre 2008 sono arrivato a Salerno e ho cominciato l’avventura, con la voglia di essere sempre pronto, di cercare di rendere il mondo migliore di come l’ho trovato. Come il piccolo gabbiano anch’io ho cercato di volare, di andare incontro a tanti nuovi Padre Oliviero Ferro saluta gli amici di Salerno: la sua missione continua sul mare di Taranto; nella foto con una scolaresca del “Manzetti” a Radio Stella p. OLIVIERO FERRO, sx amici che mi hanno accolto e ci siamo aiutati a crescere insieme. “Quannocchiù uno campa…” Ora è il momento di fare un lungo volo. Avrei voluto farlo ancora più lungo, ma le mie ali sono ancora un po’ intorpidite. Devono riabituarsi pian piano, ma ce la farò, ne sono sicuro. Prima di dare l’arrivederci, vorrei dire in tutta semplicità che mi sono sentito bene con voi, fratelli e sorelle di Salerno. Spero di aver fatto del mio meglio. Almeno ci ho provato. Dice un proverbio campano: “Quannocchiù uno campa, chiù se ‘mpara - più si vive e più s’impara”. Bisogna essere pronti a volare anche da altre parti. A giugno lascerò il golfo e mare di Salerno per andare nella città dei due mari, a Taranto. Voglio ringraziare tutti coloro con cui ho condiviso questi cinque anni a Salerno. Non voglio dimenticare nessuno. Ho imparato molto da ciascuno di voi e credo che a Taranto potrò continuare. Vi chiedo un ricordo nel■ la preghiera. Una delle cento torte con “grazie – arrivederci – auguri” per p. Oliviero che parte da Salerno alla volta di Taranto; qui, l’omaggio degli scout ne che incontrano durante la raccolta degli indumenti. La parrocchia procura il cibo per i ragazzi che, con l’aiuto degli animatori, organizzano la serata con karaoke e balli, corride e giochi, teatrini e testimonianze... La spiritualità è certamente il fondamento di tutto ciò che si fa. Si inizia la mattina con la preghiera e la sera in parrocchia viene proposta una celebrazione, come la veglia, l’adorazione, la confessione. Il campo si conclude l’ultimo giorno con la celebrazione Eucaristica, quando viene consegnato anche il mandato ai partecipanti. I campi nelle parrocchie I giovanissimi sono impegnati dalle 9 del mattino alle 23 di sera. Per il pranzo si può tornare a casa o farlo al sacco. La parrocchia ospitante provvede a preparare qualcosa per la cena. Il campo inizia il martedì pomeriggio o mercoledì mattina, per concludere in mattinata di domenica con la celebrazione della Messa. Ecco i luoghi e le date. • Da 11 a 15 giugno, per le parrocchie di Olevano, Battipaglia, Monticelli, Salitto • Da 18 a 22 giugno, per la forania di Baronissi - Campo base a Bolano • Da 25 a 29 giugno, per le parrocchie di Salerno città • Da 2 a 6 luglio, per le parroc- chie di Campigliano, San Cipriano, Filetta, Castiglione • Da 16 a 20 luglio, per Cava de’ Tirreni, con le missionarie saveriane • Da 26 a 28 luglio, Giornata regionale giovanile della Campania, a Salerno I campi presso i saveriani • Campo “Missione nel cuore”: da 12 a 14 luglio, dai saveriani di Salerno, per giovanissimi da 12 a 17 anni; partecipano coloro che fanno già parte del gruppo e coloro che, partecipando agli altri campi, desiderano approfondire ancora di più l’ideale missionario e aprire gli orizzonti a un mondo più vasto. • Campo nazionale: da 1 a 6 agosto, dai saveriani di Ancona, per i giovani da 15 a 18 anni, che vogliono approfondire la conoscenza della missione e vivere un’esperienza di servizio e di comunione. • Campo itinerante: da 19 a 26 agosto: pellegrinaggio di spiritualità missionaria sul percorso da Loyola (città di sant’Ignazio) a Xavier (città di san Saverio), in Spagna, per giovani da 18 a 30 anni. Per maggiori informazioni e adesioni, contattare p. Simone (349 1314499), p. François (347 8596272), sr. Olivia (333 92927 ■ 29). LIBERA... L’ AMBIENTE CON L’ ESEMPIO p. O. FERRO, sx Nel contesto dell’ottava mostra interculturale, “Un mondo nuovo, una risorsa per tutti”, ha trovato posto una tavola rotonda, animata da “Legambiente” e “Libera”, nella casa dei saveriani di Salerno. Dopo la presentazione di padre Oliviero, la parola è stata data a Michele Buonomo di “Legambiente”. Ha spiegato che il vero problema dell’educazione non sono i bambini, ma gli adulti che hanno risorse intellettive, ma che non fanno abbastanza per cambiare. Hanno perso la capacità di meravigliarsi dei bambini e diventano ostili tra loro. Occuparsi di ambiente significa occuparsi di problemi che noi stessi creiamo. Perciò si insegna “dando l’esempio”. Sui problemi ambientali dobbiamo sentirci parte di un progetto, sporcandoci le mani tutti insieme. Gli amici di “Libera”, Anna e Salvatore, ci hanno ricordato che la legalità non si insegna, ma si consegna: con coerenza, continuità e corresponsabilità. La terra confiscata alle mafie piange sangue, perché è costata vite umane. La sensibilità crescente sul tema della legalità ha portato nel 1996 alla legge sulla “utilizzazione dei beni confiscati”. Quindi è possibile ridare speranza, assumendoci le responsabilità e facendo le scelte giuste. L’incontro è stato un esempio di come si può lavorare nelle varie realtà di Salerno. Noi saveriani siamo fieri, attraverso la mostra, di aver riunito tante persone di buona volontà per un mondo migliore, per essere, come dice papa Francesco “custodi di noi stessi, degli altri e del creato”. Anna e Salvatore di “Libera” durante la tavola rotonda organizzata il 5 aprile dai saveriani di Salerno, all’interno della mostra interculturale “Un mondo nuovo, una risorsa per tutti” 2013 GIUGNO/LUGLIO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO Lettera ai delegati capitolari Da metà giugno i saveriani riuniti a Tavernerio C ari amici in Italia e in Svizzera, da metà giugno la nostra casa di Tavernerio diverrà sede del capitolo generale dei saveriani. I rappresentanti delle comunità saveriane nel mondo verificheranno le risposte di fede che offriamo alle popolazioni di cui ci sentiamo custodi. Desidero far partecipi anche voi di una lettera ideale, indirizzata ai confratelli che partecipano al capitolo. La scelta della povertà Cari confratelli, noi saveriani ci sentiamo solidali con tutti coloro che provano sgomento al pensiero di diventare poveri. Siamo solidali con le famiglie che reagiscono al rapido passaggio dal consumismo all’indigenza, perché oggi la fede cristiana si sta spostando dove nel mondo c’è più povertà. La nostra congregazione ha sempre inteso la povertà, non come privazione di cose materiali bensì come fermento evangelico di speranza. Il nostro fondatore aveva solo 28 anni quando ottenne il “sì” per dare inizio a un’ispirazione più grande di lui. Iniziò senza un soldo in tasca. La povertà crebbe con lui e, alla fine, divenne causa del suo martirio incruento. La missione: storia d’amore Ai suoi figli san Guido raccomandava di accontentarsi del necessario; al resto, avrebbe provveduto Dio. Ai missionari che partivano dava in dote il respiro di Cristo in croce, il bene più grande della sua famiglia. E quanti genitori hanno ricevuto il dono di mettere i loro figli a disposizione del Signore, nella famiglia di san Guido! La povertà evangelica di san Guido ha ispirato anche migliaia p. LINO MAGGIONI, sx di persone a pregare; altre a offrire la loro sofferenza; e ancora, tanti amici sono pronti a sostenere il contributo che i saveriani offrono per la riconciliazione tra gruppi umani in lotta tra loro e alle popolazioni in via di sviluppo. Perché la missione non è una favola di altri tempi, ma è storia d’amore tra Dio e gli uomini. A sinistra, il Crocifisso del Conforti, a destra il Crocifisso di San Damiano Capire i segnali dal cielo Noi saveriani non possiamo trascurare neppure le folle dell’occidente, che vivono ormai come se Dio non esistesse. Perché abbiamo ricevuto il compito di aiutare anche loro ad alzare lo sguardo, a vedere strumenti e segnali che vengono dal cielo. Primo fra tutti, il numero crescente di cristiani che, in tanti paesi, preferiscono sacrificare la vita piuttosto che rinunciare alla fede. E poi c’è anche la sorpresa lasciata da due eventi recenti... La formazione dei preti africani I miei tre mesi a servizio del Burundi C ome tutti gli anni, ho passato i primi mesi del 2013 in Burundi, per dirigere un corso di teologia nel seminario maggiore di Gitega. Per me è un’opportunità straordinaria per rimanere in contatto con la realtà della chiesa in Burundi, che è il mio primo amore missionario. Il lavoro in seminario mi lascia del tempo libero che occupo - o meglio - che altri occupano con richieste di vario genere: ministero nelle parrocchie o sessioni di studio e di vita cristiana. Quest’anno il vescovo di Rutana, mons. Bonaventura Nahimana, mi ha chiesto di parlare al suo clero, una trentina di preti quasi tutti giovani, sul tema della formazione umana e maturità affettiva. 8 Affettività e umanità Rutana è una diocesi fondata solo quattro anni fa e si sta organizzando poco a poco. La preoccupazione del vescovo è la formazione del suo clero. È significativo che la richiesta sia giunta da alcuni suoi sacerdoti. Quasi tutti i preti sono stati miei alunni in seminario e hanno sentito da me l’importanza che i preti siano persone affettivamente mature e umanamente ricche per poter svolgere il loro lavoro, e soprattutto capaci di buone relazioni tra loro. In tre giorni ho parlato dell’urgenza per la chiesa di avere dei pastori che siano uomini adulti e affettivamente maturi per guidare bene il popolo di Dio. Poi siamo entrati in un tema più tecnico ma anche molto spirituale, quel- Padre Gabriele Ferrari in ritiro con i sacerdoti della diocesi di Rutana, in Burundi p. GABRIELE FERRARI, sx lo della formazione dei sentimenti. E infine ho parlato di Gesù, che nel suo volto umano rivela il volto di Dio. Per mostrare Dio, anche il prete deve essere un uomo non solo spirituale, ma anche profondamente umano. Un piccolo prodigio L’attenzione dei partecipanti dimostrava che i temi erano attuali e sentiti, perché su di essi non si parla molto anzi, per pudore e rispetto, spesso si sorvola, tanto più in una cultura sessuofoba come quelle dell’Africa. Il fatto che siano stati proprio i preti a sollevare il tema, mostra che in quel presbiterio il vescovo Bonaventura ha saputo creare un ambiente di fiducia per cui i suoi preti osano affrontare anche argomenti spinosi, che hanno riflessi importanti nella pastorale e nell’annuncio. I discorsi del prete sono certo importanti, ma ancora più lo sono gli atteggiamenti personali, che a loro volta dipendono dalla qualità dei rapporti tra i preti. Dallo scambio di pareri è emerso che i preti erano molto interessati e che c’era una buona relazione fra loro: un aspetto importante e delicato in un paese come il Burundi, dove la tensione tra etnie è arrivata sulla soglia del genocidio. Il clima di Rutana mi è parso quasi un piccolo prodigio, di cui ringraziare Dio. ■ A febbraio, il segnale è stato lanciato dal papa che porta il nome di “Benedetto”, il padre dei monaci che «cercavano Dio» salvando il patrimonio del pensiero antico, che ha formato la cultura occidentale. Benedetto XVI ha preso atto della propria debolezza e ha deciso di percorrere l’ultima tappa della vita continuando ad aiutare la chiesa, nascosto al mondo, tra preghiera e studio. A marzo, la sorpresa del conclave da cui è uscito il primo papa con il nome di “Francesco”. In un tempo lontano, chiamato medioevo, il Crocifisso della chiesa di san Damiano aveva parlato personalmente a quell’umile fraticello, donandogli l’energia necessaria per «ricostru- ire» la sua chiesa. Nuova primavera di fede La fugacità dell’informazione odierna non può esimersi dal segnalare il numero crescente delle persone che si chiedono a vicenda: “Tu, cosa pensi di papa Francesco?”. Altri scrivono che, con il suo linguaggio, fa venire ai cristiani la voglia di saper dire “sì” e “no”… Cari capitolari, a Tavernerio troverete anche un giardino che trasmette tranquillità sufficiente per conoscere significati nuovi della nostra dedizione alla missione, e lascia passare il respiro dello Spirito Santo, che prepara una nuova primavera della fede. ■ FESTA DEI FAMIGLIARI SAVERIANI p. L. MAGGIONI, sx Mercoledì 1° maggio si è tenuto a Tavernerio l’incontro annuale dei famigliari dei saveriani. Sono accorsi numerosi come sempre, incoraggiati anche da una giornata di bel tempo. Animatore principale della festa è stato ancora una volta p. Franco Bertazza, con la sua mitica fisarmonica. La nostra festa è stata rallegrata dal 50° anniversario di matrimonio di Marinella Alini ed Eugenio Carretta, cognata e fratello del nostro p. Giuseppe. Eugenio è il penultimo di 12 fratelli e sorelle, ritratti con la nipotina Elena. Molto gradita è stata la presenza dei nipoti del defunto fratel Angelo Dalla Valle, morto nel 1996. Bruno, Clara e Natalino ci hanno ricordato la dolcezza e umiltà di fr. Angelo, missionario in Brasile e sacrestano in casa madre a Parma. Due sorelle della numerosa famiglia (nove figli) del compianto p. Giovanni Abbiati, deceduto nel 2009 in Bangladesh: Renata, insegnante di materie umanistiche; Chiara, sposata con una guida alpina e maestro di sci. 2013 GIUGNO/LUGLIO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 Alcuni protagonisti dell’esperienza Chi va per la prima volta e chi ci ritorna... Alen: “ho vinto la solitudine” len ci scrive prima di partire per l’Amazzonia. “Ho 32 anni e fino a qualche mese fa non avevo preso in considerazione l’idea di fare un’esperienza missionaria. Tuttavia, seppur circondato da amici, percepivo dentro di me un senso di solitudine. Così mi sono messo alla ricerca di risposte e ho capito che non è mai troppo tardi per partire. Il senso di solitudine ha lasciato il posto al calore e a una gioia che prima non provavo. Questa presa di coscienza mi ha portato al desiderio di partire. Durante il corso di preparazione ho scoperto la volontà di ascoltare le persone e tutto ciò che accade attorno a me. Se vo- A glio migliorare la società, devo iniziare a cambiare me stesso; solo così potrò influenzare anche la vita delle persone che mi sono vicine, innescando una meravigliosa reazione a catena”. Giacomo: “ho aperto il cuore” Ed ecco cosa dice Giacomo. “Tra poco si parte. Il corso di preparazione è terminato. Ringrazio tutti coloro che vi hanno partecipato impegnandosi a fondo e ringrazio anche tutti gli animatori che ci hanno guidato. Grazie a questo corso, non solo si stacca il biglietto di partenza, ma si aprono gli occhi, il cuore e l’anima per vivere un’esperienza missionaria al 100%. Ho la consapevolezza che tutto quello che noi porteremo là non basterà mai a compensare quello che porteremo a casa. Vi saluterò l’Amazzonia”. Davide: “dopo 7 anni torno” Ed ecco il racconto di Davide Tosin. “Torno in Congo - Brazzaville, dove ero stato sette anni fa, nella missione di padre Rufin. Avevo poco più che vent’anni ed ero partito nell’ambito dell’esperienza di Insieme per la missione, per andare alla scoperta dell’Africa. Da allora la casa dei saveriani di Vicenza è rimasta per me un punto di riferimento e mi ha sempre accolto. La mia visita in Congo anche questa volta durerà solo un mese. È un desiderio nuovo, che non avevo mai provato dopo esserci Davide Tosin si è scoperto missionario e torna in Congo-Brazzaville dopo sette anni stato la prima volta: avevo semplicemente scelto che potevo essere missionario anche qui a casa mia. I contatti con la missione del Congo li ho sempre mantenuti e, insieme ad altre persone, ci siamo spesso impegnati per finanziare questa piccola realtà in mezzo alla foresta africana. Sono convinto che la fede chieda non tanto di fare dei passi avanti, ma di lasciarci condurre. Tornerò ancora una volta non per fare, ma per vivere la missione, per confrontarmi con padre Rufin sulla missione. E a tutti auguro: “Scopritevi missionari!”. ■ Venticinque giovani in missione Dopo aver ricevuto il mandato dal vescovo I l 15 giugno venticinque giovani vicentini hanno ricevuto dal vescovo il “mandato” di partenza per la missione. Questo dimostra che nei nostri giovani esiste ancora generosità e altruismo. Il viaggio in missione non è solo una voglia personale, ma è frutto di una chiesa che invia. È il vescovo che manda questi giovani nei diversi paesi di missione e i saveriani collaborano, anzi sono promotori di questa iniziativa che dà entusiasmo alla chiesa Vicentina. Il “mandato” è un incarico Già la parola “mandato” nasconde un significato preciso: è un “incarico di svolgere una determinata azione per conto di altri”. È evidente che questo processo è importante per chi riceve l’incarico e anche per chi lo affida. Non importa quanto durerà o dove si svolgerà l’esperienza della missione, il “mandato” rappresenta un passaggio di “consegne”; è il segno che Dio accompagnerà ognuno di loro a svolgere la propria missione. Ogni giovane che parte è espressione della chiesa Vicentina e del lavoro portato avanti dai saveriani. In questo scambio reciproco tra incaricato e affidante, il “mandato” sottolinea non solo l’importanza della collaborazione con i laici, ma anche la collaborazione tra le diocesi: quella di Vicenza che invia e le diocesi in varie parti del mondo che ricevono. Questa esperienza, quindi, non è fatta per navigatori solitari, che partono senza alcuna preparazione, ma è uno scambio tra chiese sorelle dove ognuna offre all’altra i propri doni preziosi. ELENA SCATTOLA Il “credo” dei giovani Il vescovo di Vicenza mons. Pizziol, durante una veglia, ha invitato i gruppi giovanili a scrivere una preghiera che condensi il cammino percorso. I giovani di “Insieme per la missione” hanno scritto il loro “credo”. Crediamo in Dio, che è Padre e Madre, e noi siamo nelle sue mani. Crediamo di essere chiamati a un impegno concreto nella semplicità, nell’importanza dell’ascolto e del non predominare, nella fratellanza universale. Crediamo che il cambiamento sia possibile, ma nel coraggio di cambiare noi stessi prima di cambiare gli altri. Crediamo in una chiesa missionaria vicina alla gente, dove laici e religiosi operino insieme per la missione; in una chiesa umile, capace di riscoprire il vangelo e di viverlo nell’incon■ tro con gli altri. I 25 giovani vicentini in partenza per un mese di esperienza missionaria in vari paesi del mondo, nell’estate 2013, qui in ritiro spirituale nella casa saveriana di Asiago 8 Alen e Giacomo partono per l’esperienza missionaria in Amazzonia IL FESTIVAL BIBLICO, EDIZIONE 2013 Dai saveriani di Vicenza anche una mostra p. LUCIANO BICEGO, sx Ormai è noto che l’iniziativa del festival biblico, che si tiene a Vicenza, ha un seguito nazionale. La stampa e le televisioni ne parlano e ne trasmettono i vari avvenimenti che accompagnano il festival. È una bella iniziativa che risuona ben oltre i confini della provincia Vicentina e della regione Veneta. Anche i saveriani presenti a Vicenza hanno voluto partecipare a questa manifestazione perché tutti insieme formiamo la chiesa. La chiesa, infatti, non è solo la diocesi, ma l’insieme di tutte le forze cristiane. Non si tratta che ognuno coltivi il proprio orticello, si prodighi per le proprie attività e il proprio carisma. Perché la chiesa è soprattutto comunione di doni e aiuto reciproco. Ecco perché noi saveriani abbiamo sentito il bisogno di entrare in questa manifestazione, che si è svolta dal 31 maggio al 9 giugno, e di esserne agenti attivi. E devo dire che ogni volta siamo stati ben accolti e considerati benvenuti da parte degli organizzatori del festival. Il tema di quest’anno è stato “Fede e libertà”. Abbiamo organizzato in viale Trento una mostra sui martiri missionari moderni, che hanno dato la vita per il vangelo. Si è tenuta anche una conferenza con p. Guglielmo Camera che ha parlato su “Gli ultimi saveriani martiri in Burundi”. 2013 GIUGNO/LUGLIO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 La festa per le missioni 2013 Carrozze, giochi, bambini e un bel sole! prime luci dell’alba di A lledomenica 12 maggio, Ma- rieto, ancora in pigiama, ha fatto un veloce e affettuoso segno di croce, ha aperto la finestra della camera e tirato un profondo sospiro di gratitudine: “Grasie, Signor, te ne ga scoltà”. Di pioggia ce n’era stata tanta nelle settimane precedenti. Tra un acquazzone e l’altro Marieto aveva preparato tutto per la festa all’aperto: bandierine, cartelloni, vino, prato tagliato: con l’aiuto di altri preziosi collaboratori, tutto a favore delle missioni. Ora guardava commosso quelle ultime stelle che, nel cielo terso, pareva gli ammiccassero una buona giornata e un arrivederci a ‘sta notte. C’è anche il clown ‘Alleluia’ Finito di sistemare il piccolo zoo di anatroccoli, pony, caprette e altro, alle 8,30 con la santa Messa si fa il pieno per una giornata che deve essere per il Signore e per la missione. Alle 10 iniziano i giri delle carrozze con i bambini che si divertono un mondo, tanto che arrivano al pranzo con un buon margine di ritardo, ma con le scuse accettate. Il pranzo, buono e abbondante, è allietato dai giochi a premio e dalla fisarmonica di p. Mario, mentre nel salone continua la bancarella della Tergola, premi favolosi e acquisti sorpresa al guadagno. Continuano i giochi della fortuna e le corse in p. FRANCO LIZZIT, sx carrozza, quando ecco apparire il clown ‘Alleluia’. Così l’hanno battezzato alcuni studenti delle elementari a Genova, quando ha restituito con un salto il pallone che aveva saltato il recinto di gioco. I bambini, dapprima timidi, diventano incuriositi e s’intesse un discorso. Anche gli adulti se la ridono divertiti. È interessante il discorso tra ‘Alleluia’ e i bambini: - Quanto hai speso? - Un euro, dice un bambino. - E cos’hai fatto con un euro? - Un giro in carrozza! - Così poco?... Hai fatto molto di più; hai aiutato i bambini di un paese dell’Africa ad andare a scuola e a curarsi, perché i tuoi soldini andranno ai missionari e alle suore per aiutare i bambini. Sei contento? Così quella moneta per te vale molto di più… - Che ne diresti se ai soldini aggiungiamo una preghiera, un’Ave Maria?, aggiunge il clown ‘Alleluia’. - Mm, eh, sì! - Bravo! Così il valore dell’euro aumenta tanto di più! La preghiera di Marieto Verso le sei i cavalli sono stanchi e il piccolo zoo deve tornare a riposo. Per loro non si possono fare straordinari. Marieto ora è occupato e sistemare tutto; anche il cielo si permette di far cadere gocce sempre più fitte. Quando tutto è a posto, si riaffaccia il sereno e anche le prime stelle sembrano sorridere più splendenti. Già, Gesù è lassù e gli fanno festa. Ma Gesù è rimasto anche con noi fino alla fine del mondo, e oggi Marieto e tanti altri amici hanno cercato di fare qualcosa, perché tutti sentano e apprezzino la sua presenza in mezzo a noi. “Grasie Signor, te gavemo da una man, ma ti se ti che te ne iuti”. ■ Marieto, vera e propria anima della festa all’aperto per le missioni, sulla quale quest’anno ha brillato anche un bel sole. La festa per le missioni / 2 Il diario della piccola Anna Lazari di Mestre L a piccola Anna ha appreso il piacere della musica da papà Carlo, violinista, e da mamma Paola, violista, sempre assieme nei concerti internazionali. Da mamma Paola, battezzata nella chiesa dei missionari di Zelarino, e dal nonno Mario Carraro, già professore nell’istituto di Zelarino e ora grande amico e collaboratore, Anna ha appreso l’amore per le missioni e per i missionari. Un giorno ha detto: “Nonno, siediti e scrivi”. E nonno Mario l’ha subito accontentata. “Sono stata alla festa all’aperto dei saveriani di Zelarino e mi sono divertita molto. Ho visto: le anatre e i coniglietti, e ho dato loro da mangiare; un asinello e gli ho dato un po’ di fieno; un pony e l’ho accarezzato; un puledrino attaccato alla mamma e tre cavalli; due carrozzine, una di ferro e una di legno liscio. Ho fatto due giri nella carrozza di legno, coperta; era trainata da due cavalline: una si chiama Sky (cielo) e l’altra Tonella. Ho preso un gelato, ma quello che mi ha divertito di più è stato un clown. Non si trattava di un clown normale, era p. Franco, vestito da pagliaccio, con una pallina rossa sul naso e tanti segni attorno agli occhi e in testa; a cura di p. F. LIZZIT, sx a noi bambini è piaciuto molto e ci ha divertiti. Sono contenta anche perché, con i soldini raccolti alla festa, i missionari potranno far conoscere Gesù a tanti bambini in Africa, farli studiare e guarirli quando sono malati. Il prossimo anno voglio tornare alla festa con tanti miei amici”. Questa pagina di diario è stata letta, commentata e discussa per due giorni da tutta la classe nella scuola materna ‘Margotti’ con la partecipazione attiva della stessa Anna che, fuori testo, concludeva: “Nonno, quando mi riporti dai missionari?”. ■ La carrozza con i cavalli è un appuntamento imperdibile per ogni festa per le missioni, mentre i pony per i più piccoli sono una grande attrazione… ed è subito amicizia. 8 Clown ‘Alleluia’, alias p. Franco Lizzit, con tre piccole amiche alla festa per le missioni 2013. IL GRAZIE DI LUVUNGI “IN DIRETTA” p. FRANCO LIZZIT, sx All’incontro mensile di preghiera per le vocazioni e le missioni, nella chiesa dei saveriani di Zelarino, giovedì 17 maggio ha presieduto la Messa p. Faustino Turco, appena rientrato dal Congo per un po’ di riposo e per partecipare al capitolo generale dei saveriani. Assieme a lui è venuta anche la saveriana Giovanna Rocchi, che ha così ringraziato per l’offerta al suo ospedale di Luvungi. “Carissimi, sono la responsabile della struttura sanitaria di Luvungi, in Congo RD, cui avete destinato il ricavato della giornata saveriana festa all’aperto di domenica 12 maggio. Sono appena rientrata dalla missione e mi trovo qui con voi per dirvi grazie. Grazie a nome delle persone che beneficeranno del vostro aiuto: malati di aids, tubercolosi, febbri malariche e altro. I sordomuti che ogni giorno recitano il rosario, a modo loro e con tanta fede, pregano per i benefattori, per voi, perché il Signore vi sia vicino e vi aiuti nelle vostre difficoltà. Di nuovo, grazie di cuore”. sr. Giovanna Rocchi, mM Anna Lazari, con un bel gelato, ha raccontato la festa per le missioni di domenica 12 maggio; nonno Mario è stato invitato dalla nipote a mettere nero su bianco… Compito eseguito! Suor Giovanna Rocchi, al centro, con Marieto e signora; a sinistra, p. Faustino Turco, a destra p. Silvano Benedetti, p. Sisto Da Rold insieme ad altri organizzatori della festa per le missioni