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Redazione: Diego Piovani
Direttore responsabile: Marcello Storgato
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In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P.,
detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa
2013 GIUGNO/LUGLIO n. 6
L’assemblea generale
I delegati riuniti per il “consiglio di famiglia”
A
partire dal 15
giugno la casa di Tavernerio accoglie
il XVI capitolo generale
dei missionari saveriani, un
evento che ricorre ogni sei anni e che raccoglie i
rappresentanti di tutte le regioni saveriane nel mondo. Lo
scopo è fare il punto
sull’attuale situazione
del nostro istituto nella
chiesa e in riferimento
al mondo attuale e pro-
grammarne l’attività per il prossimo sessennio. Viene eletta anche la nuova direzione generale,
cioè il superiore e i quattro confratelli che con lui avranno la responsabilità di guidare l’istituto
saveriano.
Aperti alle grandi sfide
A nessuno sfugge l’importanza di questo evento, un «consiglio di famiglia» che è un tempo
di riflessione, discernimento e
progettazione, ma prima di tutto
di comunione e di ringraziamento a Dio per il dono che ci fa di
essere saveriani in questo tempo,
complesso ma stimolante.
Dando uno sguardo alla no-
stra storia, ormai più che centenaria, è possibile apprezzare
lo sviluppo e il lungo cammino
percorso da quando il giovane
Guido Conforti, cento otto anni fa, iniziò a realizzare il suo
“audace disegno” di offrire alla
chiesa una nuova famiglia missionaria.
Una famiglia ancora viva e
vitale, desiderosa di spendersi
nell’evangelizzazione: lo prova
il fatto che lo scorso anno i saveriani hanno aperto una nuova
missione in Thailandia. Una famiglia ancora giovane e aperta
alle grandi sfide del nostro tempo: secolarizzato, globalizzato e
multi culturale.
QUANTO VALE UNA CAMICIA ?
Due giovani coraggiose ci riscattano
p. MARCELLO STORGATO, sx
I
l miracolo di Rashmi: solo
una donna già abituata
agli stenti della fame e della
sete poteva sopravvivere per
tanto tempo in quelle condizioni estreme. Il 10 maggio la
giovane Rashmi - non conosciamo il suo nome di famiglia né
la sua età reale - è stata estratta viva dalle macerie di Rana
Plaza, dopo ben 17 giorni dal
crollo del palazzo di otto piani,
mercoledì 24 aprile.
Aveva trovato rifugio tra
una trave e una colonna, in un
buco con un po’ di aria e luce.
Si era nutrita - per così dire di acqua e pane secco, ma le
scorte erano esaurite da due
giorni. Con l’ultimo filo di voce
ha implorato coloro che, ormai
oltre ogni speranza, stavano
rimovendo le macerie: “Doya
kore, amake baciào!” - Abbiate
pietà, salvatemi!”.
Sotto il crollo sono morte almeno 1.041 persone, per lo più
adolescenti, identificate dalle targhette che portavano al
collo. Altre 2.437 persone sono
state estratte vive, di cui un migliaio gravemente ferite. E non
si è saputo più niente della loro
sorte. Molte erano sulle scale e
davanti al cancello del palazzo,
chiuso con vari lucchetti. Nessuno ha parlato dei bambini,
che generalmente le giovani
operaie portano con sé, e sono
confinati sul terrazzo durante
le ore lavorative.
Era un palazzo non autorizzato, su un terreno paludoso
a Savar, in periferia di Dhaka,
megalopoli del Bangladesh.
Proprietario era Sohel Rana,
il potente leader del gruppo
giovanile della “Lega Awami”,
il partito al governo. È stato
arrestato mentre fuggiva verso
l’India, attraverso il confine di
Benapole, una zona dove i saveriani lavorano tra i fuori casta.
Secondo esportatore al mondo di abbigliamento, il Bangladesh ha oltre 4.500 laboratori,
con un fatturato di 20 miliardi di dollari (nel 2012), pari
all’80% dell’esportazione totale. Il salario quotidiano si aggira
su 1 dollaro, per una media di 7
camicie al giorno per impiegato.
Ci sono imprenditori coscienziosi - anche italiani - che si preoccupano della sicurezza e della
dignità delle persone impiegate
nel tessile. Non così le “grandi
firme”. Tra le macerie di Rana
Plaza è emerso il logo dei Benetton (Italia), Primark (Gran
Bretagna), Mango (Spagna)
e altri. Sei compagnie locali
avevano il loro laboratorio nel
palazzo che non c’è più. Producevano camicie e jeans per noi
europei: a basso costo di salario, ad alto costo di vite umane.
Rashmi ha ringraziato Dio per
essere uscita viva dalle macerie;
ha detto che mai più andrà a la-
vorare in quelle condizioni disumane. C’è un modo per produrre senza dover morire, un modo
di vestire un abito solidale?
Martina Giangrande, 22 anni,
ha avuto l’immenso coraggio
di apparire in tv e manifestare
i suoi sentimenti e le sue decisioni, dopo il grave attentato
al papà Giuseppe, carabiniere
in servizio davanti a palazzo
Chigi, lo scorso 28 aprile. Con
gli occhioni pieni di lacrime e la
voce che usciva dal singhiozzo,
dal centro di riabilitazione di
Montecatone (Imola), ha dato
la sua testimonianza di una
concezione della vita, oggi tanto rara quanto preziosa.
“Io so già che questo posto
sarà per molto tempo la sua,
la nostra casa. Bisogna avere
la forza di attaccarsi alle cose
positive. E un fatto positivo
c’è: mio padre è vivo e questa
è la base su cui tutto può ricominciare”. Anche Martina ha
rinunciato al suo lavoro: “Resterò con papà. Non so se non
riuscirà a muoversi da solo o se
il Signore vorrà farlo camminare. Mi dico: è vivo, e questa è la
notizia più bella”.
Rashmi e Martina: due giovani così distanti, ma sorelle nella
voglia di vivere con dignità negli imprevisti della vita, riscattano la nostra povera umanità. ■
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p. GABRIELE FERRARI, sx
Di tante nazionalità
Nati in Italia e destinati alla
Cina, i saveriani sono presenti
oggi in venti nazioni dei quattro
continenti e provengono da nazionalità diverse, principalmente da quelle chiese che abbiamo
servito in questo secolo di vita missionaria. È un segno che
la congregazione, nonostante la
sua età, è una famiglia ancora in
crescita, a dispetto della crisi vocazionale che affligge le chiese
dell’occidente.
È una famiglia preparata alle sfide di una missione diversificata nei diversi contesti, chiamata a dialogare con le culture
e le religioni, oltre che a testimoniare e annunciare la “Parola della salvezza” a coloro che
attendono.
È chiaro che la nuova composizione dell’istituto comporta
anche qualche problema di reciproco aggiustamento per mantenere lo “spirito di famiglia”, tanto caro a mons. Guido Conforti.
Ma i vantaggi compensano abbondantemente gli inevitabili inconvenienti.
Importante è la qualità
Possiamo dire che i saveriani
arrivano a questo assemblea capitolare in buona forma e sono
quindi in grado di progettare un
altro tratto di strada da percorrere con coraggio. La cosa più importante e prioritaria non è anzitutto la pur necessaria crescita numerica, ma la qualità dei
membri dell’istituto. Decisivo
è quindi l’impegno nella forma-
zione di base dei giovani saveriani e nella formazione continua di tutti i saveriani.
Il mondo d’oggi, infatti, attende evangelizzatori che siano
anzitutto veri discepoli di Gesù,
che sentano la missione non come un dovere, ma come un bisogno del cuore, persone innamorate di Cristo, testimoni del
vangelo del Regno, dell’amore e
della misericordia che il Padre ci
ha mostrato in Gesù. Questo è il
messaggio decisivo per il mondo di oggi.
Un supplemento di grazia
Siamo tutti coscienti che la
missione non è finita né sospesa.
Anzi è “ancora agli inizi”, come
hanno detto e ripetuto Giovanni
Paolo II e Benedetto XVI, mentre la freschezza evangelica che
papa Francesco ha immesso nella chiesa con la sua elezione e la
sua maniera di fare, si sta proiettando anche sulla missione.
In un tempo di “nuova evangelizzazione”, i saveriani sono
pronti a continuare a dare il loro contributo perché “sia da tutti conosciuto e amato nostro Signore Gesù Cristo”, come amava
pregare san Guido Conforti.
Per questo l’assemblea capitolare ha bisogno di ricevere
un supplemento d’ispirazione e
d’intuizione che viene da Dio,
perché non poniamo ostacoli alla voce dello Spirito che ci invita a “prendere il largo”, per rispondere alle attese del mondo
di oggi. Abbiamo bisogno quindi, cari amici e amiche, anche
della vostra preghiera, che invochi da Dio la grazia e la forza
necessarie.
■
Nella foto in alto, il saveriano
bergamasco p. Rino Benzoni,
superiore generale per 12 anni.
2013 giugno/luglio n.
ANNO 66°
6
2
Mamma Lucia: cieca, con sei figli
3
Fratelli a servizio della famiglia
4/5
Il senso della dignità
6
Tempo di vacanze, in teoria...
La vocazione, guardando mio padre
Bangladesh: la vita della gente, un nulla
Il saluto di chi ha guidato la congregazione
Don Puglisi: “Se ognuno fa qualcosa...”
2013 GIUGNO/LUGLIO
mis sion e e spirito
missione FAMIGLIA
Estate: tempo di vacanze, in teoria
Il meglio sarebbe un bel viaggio in missione
P
er chi comunque ha i figli
in età scolare come i nostri, il mese di giugno è sempre
atteso con trepidazione per la sospirata fine della scuola. Ripenso con un sorriso all’anno scorso, quando in Brasile eravamo
nel bel mezzo dell’anno scolastico (che lì inizia a febbraio per
concludersi a dicembre) e i bambini si stavano preparando per le
“feste juninhe”, ossia le varie feste organizzate nel mese di giugno, e in particolare a quella della loro scuola.
Mi lascerei condurre volentieri dal filo dei ricordi, ma quello
di cui vorremmo parlare stavolta pensando alle vacanze è qualcos’altro: non tanto il valore del
riposo (per il solo fatto che con
i bambini piccoli il riposo è un
miraggio, soprattutto se le vacanze sono fatte in economia…), ma
quello del viaggio; e, scrivendo
su una rivista missionaria, del
viaggio in missione, inteso nel
senso classico del termine.
Un viaggio con l’occhio
di chi ha fede
Alessandro - L’estate di solito è tempo di vacanze, e magari
qualcuno più fortunato di altri ha
l’opportunità di regalarsi anche
qualche viaggio... Un viaggio in
sé è sempre un’occasione arric-
chente, ma ci sono viaggi che lo
sono in modo speciale.
Mi riferisco proprio ai cosiddetti “viaggi in missione”: esperienze anche brevi ma vissute
con uno spirito e un occhio particolare. L’occhio non del semplice turista curioso, ma piuttosto quello dell’uomo di fede. Lo
spirito di chi si lascia interrogare e mettere in discussione; lo
spirito di chi si fa prossimo per
conoscere e capire (magari solo iniziare a capire); lo spirito di
chi cerca di entrare nelle pieghe
di certe situazioni le cui conseguenze trovano riverbero anche
nelle nostre società, interpellando anche i nostri stili di vita e le
nostre scelte quotidiane.
Chi parte per questi viaggi in missione spesso lo fa con
la consapevolezza di non poter
cambiare il mondo e le situazioni che incontrerà, ma nonostante tutto l’esperienza anche breve in missione, accompagnati da
un missionario che da tanto tempo conosce la realtà e può “fare da filtro”, è un’esperienza che
costringe a fare un viaggio interiore, a mettersi in discussione e
nello stesso tempo è un’occasione che permette di conoscere veramente.
Oggi infatti (forse più che
mai, nell’era di internet), pen-
VOCAZIONI MISSIONARIE
LA VOCAZIONE, GUARDANDO
MIO PADRE
p. MARINO RIGON, sx
N
el 1958 in una scuola liceale di Bologna stavo facendo un incontro con gli studenti. Verso la fine, un giovane signore mi
domandò: “Vorrei sapere perché lei si è fatto missionario?”. Risposi: “Non lo so!”. Il giovane andò su tutte le furie. Reagì bruscamente: “Lei mi prende in giro! Da anni è sacerdote e missionario, e non
sa perché si è fatto missionario?”.
Replicai: “Lei deve sapere che io decisi
di farmi missionario a cinque anni. Mi sa
dire lei quali ragioni può avere un bambino per decidere di diventare missionario? Certamente le ragioni ci sono, e oggi posso darle mille ragioni, ma sono venute dopo anni di cammino nella via della preparazione e della vita missionaria”.
Su un cosa sono sicuro: non potevo e
non posso essere altro che missionario!
L’ispirazione è scesa dall’Alto su di me,
quand’ero ancora bambino. Fu come un
raggio di luce arrivato dentro di me, che
mi portò la vocazione missionaria. Nella
cultura bengalese il primo raggio di luce
è chiamato “il momento di Dio!”. Così anche per me: la “prima luce” della vocazione missionaria è stata “il momento di Dio”, una luce viva e chiara che mi indicava di diventare missionario.
La mia vocazione è nata proprio nel segno della passione di Cristo, vedendo mio padre con le mani sanguinanti, sulla croce. Papà
Riccardo faceva parte del gruppo teatrale della parrocchia di Villaverla (Vicenza). Il venerdì santo veniva rappresentato il dramma
della Passione e mio padre recitava il ruolo del Cristo (l’immagine è
di Soraya, rinomata pittrice musulmana del Bangladesh).
Il giorno che sono stato ordinato sacerdote nel duomo di Piacenza, il 10 marzo 1951, il primo ad arrivare fu mio fratello Giuseppe.
Prima ancora d’abbracciarmi, mi disse: “Dimmi che diventerai un
santo prete!”. Subito risposi: “Sì, diventerò un santo prete!”.
E mamma, mentre la accompagnavo alla stazione per tornare a
casa, si fermò all’ingresso e disse: “Ho pregato tanto! Possibile che
tu possa diventare un cattivo sacerdote?”. La rassicurai ripetendole
il proposito che avevo fatto al fratello Giuseppe. Su queste due tracce, ricevute da papà e mamma, ha camminato la mia vita missionaria.
2
Per aderire alla campagna di preghiera per le vocazioni missiona■
rie: inviate un messaggio a [email protected]
ALE & ALE ANDREOLI
siamo già di “sapere”, di conoscere tutto o quasi. Siamo immersi dalle informazioni fatte di
immagini che catturano la nostra
sensibilità, le distanze si accorciano, i tempi si accelerano, ma
in realtà, per conoscere davvero
bisogna proprio andare, toccare, respirare, guardarsi negli occhi e mangiare (o non mangiare) insieme.
“Può cambiar l’umanità”
Alessandra - È innegabile che
non sempre “le ciambelle riescano con il buco”. Non è scontato
che questi viaggi abbiano l’esito sperato, sia dal punto di vista
di chi parte sia da quello, altrettanto importante, di chi accoglie.
Sono davvero molte le variabili in gioco. Ma ripensando alla
nostra piccola esperienza di vita,
vale la pena investire tempo e risorse, anche economiche, e tentare di “uscire da sé”, dal nostro
piccolo mondo, per “andare incontro agli altri”.
È vero che non basta scendere
dall’aereo per avvicinarsi a culture tanto diverse dalla nostra.
Ed è anche vero che, come ci ricordava sempre p. Emilio Baldin (saveriano, ora missionario
in Colombia) citando la frase
Bisogna proprio andare, toccare, guardarsi negli occhi: Alessandra e Alessandro
con gli indio Lucas e Claudio, a Laranjeiras do Sul (Brasile)
di un canto, “partire non è tutto, c’è chi parte e non dà niente,
cerca solo libertà…”. Tuttavia,
come continua la canzone, “partire con la fede nel Signore, con
l’amore aperto a tutti, può cambiar l’umanità!”.
In primo luogo, se non altro
può cambiare noi stessi (e scusate se è poco!).
Vi auguriamo, quindi, un
buon viaggio: a chi potrà fare
una piccola esperienza in mis-
sione o anche a chi la sogna soltanto, augurandoci di poter realizzare questi desideri, sempre
nella docilità allo Spirito Santo.
E comunque, a tutti, buone vacanze!
■
PS - Si viaggia anche leggendo un buon libro su temi missionari; fatevi consigliare da padre
Gianni al numero 030 3772780,
interno 2 (Libreria dei popoli –
Brescia).
missione GIOVANI
C’è qualcosa che non torna...
L
e pagine dei giornali delle ultime settimane fanno
spavento. Non c’è una buona
notizia, nemmeno a cercarla
con la lente d’ingrandimento.
La cronaca nera fa da padrone
e i telegiornali ci “sguazzano”
per giorni e giorni, magari alla
ricerca di scoop e gossip, e meno
per riflettere su ciò che davvero
sta accadendo in mezzo e intorno a noi.
Si muore di lavoro, come a
Genova e in Bangladesh, dove una torretta e una fabbrica
sono venute giù come fossero
costruzioni di carta, e si muore
per disperazione per aver perso il lavoro. È incredibile che
nel 2013 l’uomo sia in grado di
conquistare l’universo, possa comunicare in ogni parte del globo
con un semplice tocco, ma non
riesca a evitare tragedie per noncuranza, guasti o calcoli sbagliati. C’è qualcosa che non torna.
Che possiamo raccontare
ai figli e alle famiglie di chi
deve sopravvivere a questi
eventi sciagurati? Come si fa
a infondere fiducia nelle nuove generazioni che già hanno
la difficile missione di trovarlo
un lavoro? Non c’è il rischio di
accontentarsi, di accettare ciò
che arriva per necessità, senza
calcolare rischi e pericoli? Va
bene la sobrietà, ma non la si
confonda con il basso profilo, il
piattume, il compromesso! C’è
DIEGO PIOVANI - [email protected]
qualcosa che non torna…
glienza reciproci.
Nel frattempo, ci risiamo.
Gli Stati Uniti, da molti guardati con rispetto e ammirazione,
hanno confermato un presidente
nero. A noi è bastato un ministro
italo-congolese per farci venire
la febbre. Non mi interessa sapere se sia meglio lo ius soli o
lo ius sanguinis; non mi interessa se i “buu” a Balotelli (e
ad altri come lui) siano dovuti
all’atteggiamento del personaggio o al colore della sua pelle.
Mi interessa che le partite non
siano interrotte per razzismo; mi
interessa che chi nasce in Italia e
vive e respira come un italiano,
sia rispettato come un italiano, al
di là della presenza di una legge; mi interessa che un ministro
possa esprimere idee e progetti
senza essere costretti a rafforzarne la scorta.
Possiamo aprire un dibattito,
possiamo non essere d’accordo,
ma giudizi “a pelle” in nome
di una difesa dall’assedio dei
nuovi barbari sono antistorici
e non contribuiscono a creare
un futuro di rispetto e di acco-
Non è un percorso facile.
Anzi, costa fatica, anche per l’atteggiamento di chi arriva. Ma la
guerra totale o l’arroccamento
sono un’alternativa? Come posso
avere un compagno di squadra o
di scuola figlio di immigrati, con
cui condivido tempo ed esperienze di vita, e poi insultarlo allo
stadio o inveire se un suo parente diventa assessore o ministro?
Posso io essere accogliente solo
se mi interessa, a fasi alterne?
C’è qualcosa che non torna…
Spesso, anche per tirarci su
il morale, ci diciamo che siamo
un grande Paese, che abbiamo
prodotto il meglio nel lavoro,
nell’arte, nella cultura… Ma è
ancora così? Un folle ghanese
fa una strage con un piccone, e
scatta la caccia e la raccolta di
firme... Fidanzati italiani respinti
usano l’acido per colpire le loro
“ex”; uomini sparano per colpire istituzioni e imprenditori, e
subito andiamo alla ricerca di
spiegazioni parzialmente assolutorie, come se ci fosse sempre un
“perché” per tutto. C’è qualcosa
che non torna…
Eppure, noi non smetteremo
di sostenere e credere in famiglie
e comunità, in educatori e sacerdoti e in tante persone che ogni
giorno vivono e lavorano per
avere case e scuole, quartieri e
città in cui qualcosa, finalmente,
■
torni.
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
Prevalga fra i popoli una
cultura di dialogo, di ascolto
e di rispetto reciproco.
La GMG in Brasile incoraggi tutti i giovani a farsi discepoli e missionari del vangelo.
Conforti: “Non si può avere
il cuore diviso tra vangelo e vizio”.
2013 GIUGNO/LUGLIO
VI TA S AV ERIA NA
Mamma Lucia: cieca, con sei figli
Una casetta con pareti di fango e tetto in zinco
Lucia (tutte le persone
M aiadulte
qui in Mozambico
sono chiamate mai o pai, cioè
mamma o papà, che sta per signora o signore, come segno di
rispetto) è venuta a cercare il
missionario all’inizio di febbraio per una necessità urgente. La
casa dove vive è in affitto e il padrone tra poco la sfratterà perché
ci verrà ad abitare suo figlio. Lei
non sa dove andare. Chiede una
“palhota”, una casetta tradizionale con le pareti di fango seccato: praticamente, una capanna.
Al “ponte dei ciechi”
Lucia viene da “luce”, ma lei
è cieca. La luce dei suoi occhi
è Paolino, il figlio maggiore di
quattordici anni, che le fa da
guida e l’accompagna sempre.
È diventata cieca durante l’adolescenza a causa di una malattia.
Ha altri cinque figli; il più piccolo ha pochi mesi e l’ha avuto
dal secondo uomo (non si può
chiamare marito, perché andava
a trovarla ogni tanto e quando è
rimasta incinta si è eclissato). Il
marito è morto cinque anni fa
nell’ospedale di Beira, durante un’operazione allo stomaco,
quando improvvisamente è mancata l’energia elettrica, complicando il seguito dell’operazione.
Mai Lucia da sola sostiene la
sua famiglia. Tre volte la setti-
mana va a Beira, capoluogo di
provincia che dista circa 30 chilometri da Dondo. Chiede l’elemosina al “ponte dei ciechi”,
un ponte che tutti conoscono
e frequentato da ciechi. Il trasporto pubblico in machibombo
(corriera) è gratuito per ciechi e
handicappati.
Rimasta senza casa
Dopo la sua visita, parlo con
pai Pocar, responsabile della Caritas parrocchiale, perché si informi bene della situazione sul
posto; coinvolgo anche pai João,
animatore della comunità “Santa
Terezinha” perché in quella zona
c’è il pastore di una chiesa protestante che ha offerto un pezzo
di terra (circa metri 10 x 6) dove
costruire la “palhota”. Mai Lucia
la vorrebbe con una saletta e due
stanze, perché Paolino ormai è
grande e non può più dormire
con la mamma.
Pochi giorni dopo, su invito della stessa mai Lucia, vado
anch’io a vedere il terreno e anche dove vive in affitto. È una
casa di blocchi di cemento, che
in Italia andrebbe bene come
pollaio, ma qui è abbastanza
normale. Il giorno dopo Pocar
mi informa che mai Lucia è stata sfrattata subito dopo la mia
visita.
Espulsa da casa, mai Lucia
p. FABIO D’AGOSTINA, sx
con i suoi figli trova rifugio
temporaneo in una palhota che
il pastore protestante mette a disposizione, in attesa che venga
costruita la nuova casa, proprio
a fianco della sua chiesa, una
specie di capannone coperto,
alto fino a 4 metri e circondato
da pareti alte circa un metro e
mezzo.
I giovani danno una mano
Organizziamo la costruzione
della casa con p. Andrea Facchetti, giovane saveriano mantovano arrivato in Mozambico
lo scorso settembre. Ne discute
alla riunione degli scout: “Si
può fare”, è la risposta unanime.
Pochi giorni prima era arrivata
un’offerta con la quale abbiamo
già aiutato due mamme vedove a
riparare il tetto.
Gli scout della parrocchia e
alcuni giovani della comunità
“Santa Terezinha” cominciano i
lavori con diversi giorni di ritardo per le piogge intense, come
non si vedevano da molti anni.
Si lavora mattino e pomeriggio e
alcune nonne preparano un sos-
Mai Lucia e i suoi sei figli, assieme a p. Andrea Facchetti e a Restelio, uno scout in
gamba, davanti alla nuova casa con il tetto appena ultimato, a Dondo, Mozambico
tanzioso pranzo di riso, fagioli e
foglie di manioca. La costruzione della struttura procede bene e
rapidamente; manca solo “maticare”, cioè impastare il fango e
spalmarlo sulla struttura per fare
le pareti.
Qui i lavori rallentano un po’
perché speravamo di trovare più
solidarietà sul luogo con i vicini,
cristiani e non cristiani: invece,
pochi sono coloro che hanno
aiutato. Comunque arriviamo
alla fine e proprio ieri è stata
montata la porta con il lucchetto,
per completare definitivamente
l’opera. Adesso manca solo la
benedizione per entrare in casa
e abitarla.
Una nuova casa è stata costruita insieme per mai Lucia e i
suoi sei figli. Questa è un’altra
bella pagina di Mozambico, di
Dondo e dei suoi abitanti: “una
chiesa povera per i poveri”, come vuole papa Francesco.
■
maggio si sono riuniti per la
loro assemblea annuale del
2013. Il tema principale di riflessione e approfondimento è
stato il dialogo tra le religioni
mondiali, alla luce del pensiero cattolico attuale: i rapporti
tra dialogo e annuncio e tra
dialogo ed evangelizzazione;
le varie forme del dialogo che
possono essere realizzate nelle
varie zone di missione.
Hanno anche parlato sui modi
per proporre ai giovani statunitensi la vocazione missionaria e
hanno riflettuto sui temi all’ordine del giorno per il capitolo generale, al quale partecipano p. Carl Chudy e p. Giuseppe
Matteucig. Nella foto di p. Rocco Puopolo, “i magnifici tredici”
in posa, attorno al più… consistente p. Aniello Salicone.
■
entrare progressivamente nel
loro mondo, creando rapporti
duraturi di amicizia.
Il missionario ha anche realizzato il suo sogno: allestire il
“Museo del Kivu” presso la casa dei saveriani a Bukavu, capoluogo della provincia congolese del Sud-Kivu. Il museo
è stato inaugurato il 19 marzo
2013 alla presenza di autorità
civili, accademiche e religiose.
Realizzato questo grande sogno di amicizia culturale, p.
Gianandrea ha fatto ritorno in
Italia lo scorso aprile, per sottoporsi a periodici controlli medici e per dare una mano nel rinnovato museo d’arte cinese ed
etnografico a Parma.
■
CAPITOLO DEI SAVERIANI / 4
LAICATO SAVERIANO
La vita della gente: un nulla!
MARIA CRISTINA PALUMBO
[email protected]
Ecco un altro scempio, un altro massacro, un’altra indifferenza verso un popolo già provato e già privato dei propri diritti come esseri umani. Mercoledì 24 aprile in Bangladesh c’è stato il crollo di un edificio, che qualche giorno prima era stato dichiarato inagibile. Ma per il potente dio denaro, nessuno ha rispettato questa regola ammazzando centinaia di persone.
Nell’edificio c’erano sei aziende di abbigliamento con circa 3.500 lavoratori. Sembra che le operaie e gli operai, saputo dell’inagibilità del palazzo, non volessero salire a lavorare, ma sono stati costretti ad occupare i loro posti di lavoro.
Dopo poco c’è stata la strage!
Dalle ultime notizie sembra che siano state arrestate quattro persone: si tratta del proprietario e del direttore amministrativo di due delle sei fabbriche ospitate nell’edificio e di
due funzionari municipali che il giorno precedente avevano
assicurato che non c’erano rischi! Certo: cosa vale la vita delle persone di fronte al denaro? Chiudere l’edificio significava
per ogni azienda perdere migliaia di euro!
Si dice che vorrebbero dare alle famiglie delle vittime 1.000
euro… Ecco quanto vale la vita di una persona povera: mille
euro! È vergognoso. Inoltre, ci sono testimonianze di superstiti che sono stati tratti in salvo dalle macerie, ma con qualche arto in meno. Ed è proprio qui che, oltre la sciagura c’è
il danno: in Bangladesh le persone con handicap di arti non
hanno alcuna possibilità di lavorare. Possono solo mendicare.
Solo qualche mese fa, in un’altra azienda hanno perso la
vita, arsi vivi, oltre 120 operai, a causa di un incendio non avvertito in tempo. In quella circostanza sono stati trovati i cancelli di ferro chiusi con i lucchetti, senza dare quindi la possibilità agli operai di poter scappare e salvarsi.
Continuo a pensare che chiunque prima di parlare, di criticare, di giudicare, dovrebbe almeno una
volta nella vita alzarsi
dalla propria poltrona
e venire in questi posti e capire cosa significa vivere o, per meglio dire, sopravvivere
in paesi come questi,
dove la vita delle persone vale nulla.
I 45 partecipanti al capitolo
generale dei saveriani devono
trovarsi tutti a Tavernerio (Como) per le 12 e 30 di sabato 15
giugno, per iniziare le “sedute” alle ore 16. Domenica 16
giugno, in corriera, si recano
a Parma per la Messa nel santuario “San Guido Conforti”.
All’offertorio vengono portati
oggetti simbolici, cari alla vita
di fede dei popoli presso i quali
i saveriani vivono e annunciano
il vangelo. Dopo il pranzo con
i confratelli della “casa madre”
e il saluto alle missionarie saveriane, il ritorno a Tavernerio.
Scrive p. Benzoni nel suo
“ultimo messaggio” (prima di
scadere da superiore generale):
“Abbiamo deciso di approfittare del capitolo per fare la nostra bella professione di fede
sulla tomba del fondatore: un
modo semplice e profondo per
chiedere a Dio, per intercessione di san Guido Conforti, quello «spirito di viva fede che ci
faccia vedere Dio, cercare Dio,
amare Dio in tutto, acuendo
in noi il desiderio di propagare ovunque il suo Regno»
(Testamento, 10). Su questo
programma, in fondo, sarà da
verificare anche la riuscita del
capitolo stesso”.
I nostri lettori potranno seguire gli aggiornamenti quotidiani sul capitolo generale, visitando il nostro sito www.sa■
veriani.com
13 saveriani in usa
I tredici saveriani che vivono in tre comunità negli Stati
Uniti d’America, all’inizio di
MUSEO DEL KIVU A BUKAVU
Da quando, nel 1975, il missionario saveriano p. Gianandrea Tam (originario di Chiavenna, Sondrio) ha cominciato
a vivere nella regione dei balega, tribù dell’est della repubblica democratica del Congo,
ha guardato con simpatia alla
loro cultura e ha cercato di
conoscerla. Il cammino è stato
lungo, ma gli ha permesso di
Padre Tam con
una maschera
del museo
di Bukavu
3
2013 GIUGNO/LUGLIO
FRatelli A SERVIZIO DELLA FAMIGLIA MISSIONARIA
LA FRATERNITà
DALLA CONOSCENZA ALL’AMORE
“La famiglia che Dio mi ha regalato”
forte il senso di appartenenza; sono convinto che l’amore e la
pazienza, la tenerezza e la stima, il perdono e la gioia… mi arrivano attraverso la famiglia missionaria che Dio mi ha regalato. Grazie di cuore a tutti per la stima e l’affetto fraterno. ■
p. CHUY ROMERO, sx
A
luglio del 2010 mi trovavo con gli studenti di filosofia a Vamaro, in Congo, quando mi arrivò da Roma la
chiamata per sostituire un consigliere, anche lui messicano,
che aveva dovuto ritirarsi. Salire su un treno in marcia è una
grossa sfida. Ma la fiducia che p. Rino e gli altri consiglieri mi
hanno manifestato, mi ha incoraggiato ad accettare.
Un secondo motivo per dire “sì” è l’amore per la famiglia
missionaria di san Guido: un amore iniziato dalla scuola di
San Juan del Río (Messico), e che si va sviluppando sempre
più. Il servizio nella direzione generale è un’occasione unica
per conoscere la famiglia dall’interno, perché abbiamo l’occasione di incontrarci e conoscerci, nei luoghi dove il Signore
ci ha mandato a collaborare nella sua vigna.
Un volto variopinto e fraterno
La nostra famiglia ha un volto variopinto per la provenienza
dei suoi membri. Perciò c’è una ricchezza da scoprire: ognuno di noi ha una storia e un cuore, una cultura e una lingua,
che permettono di sentire e vivere diversamente gli stessi valori. Durante il capitolo del 2012 in Indonesia, è stato eletto il
primo superiore indonesiano. Questo vuol dire che la famiglia
matura e i frutti sono visibili anche per la gente che ci conosce.
L’accoglienza dei giovani di tante nazioni diverse è ormai
una realtà consolidata. La porta della nostra casa rimane aperta. Di cuore ci auguriamo che le vocazioni dalle nazioni in cui
lavoriamo siano abbondanti e che, dovunque siamo, possiamo condividere con i giovani il carisma che abbiamo ricevuto.
Ho ricevuto due doni meravigliosi
Nel servizio di consigliere generale ho ricevuto tanti doni.
Ne voglio ricordare almeno due. La fiducia, che tutti i confratelli mi hanno regalato, anche nel nostro primo incontro, in
Italia, Spagna, Colombia, Messico, Burundi, Congo, Indonesia… Ed è una cosa meravigliosa! L’altro regalo prezioso è la
fedeltà: in tutte le visite che ho fatto ai confratelli malati e anziani, anche nella sofferenza, ho sentito risuonare il “sì”. Una
bella testimonianza di missione vissuta fino all’ultimo respiro.
Oggi conosco la famiglia saveriana e l’amo di più; sento più
Padre Chuy Romero, saveriano messicano, con alcuni bambini in Camerun, dove è stato missionario
L’EVENTO
L’UMANITà DEVE ESSERE SOLIDALE
C’è bisogno di vangelo e missionari
p. KATINDI RAMAZANI, sx
S
ono il primo saveriano congolese e sono stato missionario in Camerun. Servire la congregazione da Roma è
stata una nuova esperienza; nuove anche le persone, ma non
del tutto. Conoscevo già p. Carlo Girola per aver lavorato con
lui in Africa; p. Rino Benzoni l’avevo incontrato quando era
consigliere generale, e avevo visto p. Romero arrivare in Congo RD nel 1984, quando io ero in noviziato.
Fiducia nei fratelli e in Dio
È senza miei meriti che sono stato chiamato a dare il mio
contributo alla vita della nostra famiglia missionaria. Ho accettato con fiducia nei confratelli e soprattutto in Dio, dicendo
a me stesso: “accanto ai fratelli, Dio provvederà”. Questi sei
anni passati a Roma mi hanno maggiormente aperto gli occhi
sulla mia piccolezza, sulla fraternità confortiana e sulla necessaria solidarietà dell’umanità.
Fin dai primi passi in missione, mi sono sempre sentito fratello tra fratelli. Gli alti e bassi sono avvenuti principalmente a
causa delle differenze di carattere e di cultura. Il bene o il meno bene hanno sempre fatto la mia gioia o la mia sofferenza,
qualunque ne siano l’origine e l’autore. Credo nello spirito di
fraternità tramandataci da san Guido Conforti, anche come risposta alle varie possibili chiusure al prossimo.
Amore e giustizia senza frontiere
Durante le visite nelle nostre missioni, ho sempre gradito incontrare i confratelli e la gente. Ho potuto così sperimentare
e percepire la fiamma dell’amore senza frontiere, anche nelle
zone caratterizzate da qualche tendenza “separatista”. In Brasile ho visto una nazione emergente e aperta ai paesi più poveri, ad esempio il Congo, offrendo borse di studio agli studenti.
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito c’è una grande sensibilità
verso i problemi relativi allo sfruttamento dei minerali, componenti dei nuovi strumenti digitali. Ho notato una sensibilità simile anche nelle Ong laiche ed ecclesiali in Italia e in Spagna.
Questa tendenza alla solidarietà universale, che sfida le
esclusioni, deve diventare oggi un impegno da salvaguardare
e approfondire. Infatti, la permanente crisi nel sud del mondo e l’attuale crisi al nord devono far pensare a soluzioni più
globali e durature.
C’è sempre bisogno del vangelo
Dobbiamo essere protagonisti della giustizia, della riconciliazione e della pace universale. Il servizio alla congregazione
mi ha convinto che in questo cammino di ricerca ci sarà sempre bisogno della luce del vangelo e quindi, degli annunciatori della Buona Notizia di Gesù.
In effetti, “nel vangelo gli uomini hanno sempre trovato e
troveranno la chiave e il segreto per la soluzione dei grandi
problemi che hanno affaticato e affaticheranno, anche in seguito, l’umanità
che aspira di continuo alla felicità e al
suo miglioramento, ma che non potrà
mai raggiungere andando a ritroso del
p. LUIGI MENEGAZZO, sx
vangelo di Cristo”, così affermava san
Guido Conforti.
■
è COME IL “CONCLAVE” DEI SAVERIANI
Cos’è un capitolo generale? Potremmo paragonarlo al conclave della congregazione.
Cerco di spiegarmi: ogni sei anni, allo scadere del mandato affidato alla direzione generale, i rappresentanti eletti nelle varie missioni si radunano insieme e prendono in esame
la situazione della congregazione: l’attività missionaria svolta, la formazione dei candidati alla vita saveriana, i rapporti con le diocesi, le nuove richieste che ci vengono fatte,
le nuove esigenze che l’attività missionaria continuamente ci propone, la salute spirituale dei confratelli, i problemi che sono stati affrontati. Infine viene eletta la nuova direzione generale, che guiderà la congregazione nei successivi sei anni.
Questo evento va preparato bene perché sia fruttuoso. A questo scopo nel settembre
2012 è stato costituito un comitato preparatorio al quale è stato affidato il compito di
fornire a tutta la congregazione strumenti e suggerimenti adatti. Il comitato si è mosso su due direzioni complementari: schemi per la preghiera comunitaria, schede di riflessione su temi e aspetti importanti della nostra vita missionaria. Preghiera e attività,
infatti, si illuminano a vicenda e permettono di realizzare efficaci programmi di lavoro.
Vari confratelli si sono resi disponibili a tradurre questo materiale nelle lingue principali parlate in congregazione: italiano, inglese, spagnolo, portoghese, francese, indonesiano. In ogni regione del mondo, dove lavorano i saveriani, ci sono state assemblee
e momenti speciali di riflessione sui temi proposti.
Lavoro principale di ogni regione saveriana è la stesura della relazione che sarà letta e discussa durante il capitolo generale. Tramite queste relazioni si riesce ad avere
un quadro completo del cammino fatto nelle varie missioni e nella congregazione e
anche degli aspetti che richiedono maggiore intensità di programmazione e di impegno in futuro.
4
IL SALUTO DI CHI HA GUIDATO LA CONGREGAZIONE PER SEI ANNI
a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx
abbiamo già scritto più volte in questi mesi passati,
N edandone
brevi informazioni. Dal 15 giugno inizia il
XVI capitolo generale della nostra famiglia missionaria. I
40 delegati, rappresentanti di tutte le regioni del mondo
dove lavorano i saveriani, e i 5 confratelli della direzione
generale “uscente”, si trovano nella casa di Tavernerio
(CO) per questo appuntamento che si ripete ogni sei anni
e che dura circa un mese.
Ma il vero inizio è domenica 16 giugno, a Parma, con
la celebrazione dell’Eucaristia nel santuario San Guido
Conforti, chiedendo la sua intercessione e benedizione. Il
superiore generale p. Rino Benzoni ha chiesto ai confratelli di tenere davanti agli occhi l’esempio di santità del
nostro fondatore, così da essere capaci di programmare il
nostro futuro non su fondamenti umani, ma sulla fede. La
preghiera di tanti amici e amiche ci accompagni durante i
giorni del XVI capitolo generale.
Uno dei compiti di chi è alla guida dell’istituto è quello di viaggiare per visitare tutte le comunità e incontrare
personalmente tutti i confratelli nel loro ambiente di vita e
di attività. La foto qui riportata, oltre che bella, è significativa. Il ponte era crollato, e p. Rino ha dovuto procedere in
piroga per arrivare alla missione di Kitutu, nella diocesi di
Uvira in Congo, e incontrare i confratelli p. Giampaolo, p.
Augustin e il fidei donum salernitano don Antonio.
Ai cinque confratelli che hanno guidato la nostra famiglia negli ultimi sei anni ho chiesto di scrivere per tutti voi,
amiche e amici dei saveriani, qualche loro sentimento al
termine del loro “servizio”. Sono stati bravi e hanno subito risposto all’invito. Li ringrazio anche a nome vostro. ■
Foto archivio MS
IL SALUTO
“Grazie”, perchè tutto è “Grazia”
Un grato saluto dopo 12 anni di servizio
p. RINO BENZONI, sx
C
ari amici, lettrici e lettori di “Missionari Saveriani”, alla fine del mio secondo mandato come superiore generale, desidero rivolgervi ancora una volta un saluto, semplicemente per dirvi il mio e il nostro “grazie” per l’affetto che
ci dimostrate in mille modi: con l’interessamento per ciò che
facciamo, con la preghiera quotidiana (quanta gente mi assicura che prega tutti i giorni per i missionari!) e con il sostegno
anche economico. Se questi dodici anni della vita della nostra
congregazione sono stati sostanzialmente sereni, lo dobbiamo
molto anche a voi.
Tutto è dono di Dio
La parola “grazie” richiama automaticamente la parola
“grazia”, cioè la certezza che tutto ciò che avviene nella nostra vita è dono di Dio. Questa certezza è venuta crescendo in
me in questi lunghi anni di servizio alla congregazione saveriana fondata da san Guido Conforti.
“Tutto è grazia”: le opere che abbiamo potuto realizzare,
l’annuncio del vangelo in tante parti del mondo, e anche le
sofferenze che per questo abbiamo sopportato e le difficoltà che il tempo attuale ci
presenta.
Quando riteniamo di
essere noi a fare qualcosa di bene e ce ne attribuiamo il merito, il Signore trova il modo di ricordarci, magari facendoci
sbattere la testa, che “se
il Signore non costruisce
la casa, invano faticano i
costruttori” (Salmo 127);
e di fronte alle difficoltà e alle delusioni, egli
ci sostiene e incoraggia:
Padre Rino Benzoni e il consigliere
p. Katindi Ramazani in un viaggio
in aereo (…da cargo) verso
la regione del Kivu, in Congo, per
visitare le comunità dei saveriani
“Non temere, continua solo ad aver fede!” (Mc 5,36).
Il nostro spirito di famiglia
Mi sembra che sia rimasto buono lo spirito di famiglia che
mons. Conforti ha voluto lasciare a noi, come caratteristica
che dovrebbe contraddistinguerci, e che si allarga a tutti coloro che in vari modi fanno proprio l’ideale di mons. Conforti.
Un legame basato non sulla carne e sul sangue, ma sul dono
di Dio; e quindi è più forte della stessa morte.
Ricordo con affetto i tanti confratelli, le sorelle saveriane, i
famigliari, gli amici e i benefattori che in questi anni ci hanno lasciato per la casa del Padre, “con l’augurio che tutti un
giorno possiamo ritrovarci in cielo nella stessa patria beata”,
come concludeva mons. Conforti la sua “lettera testamento”.
Grazie, quindi, a tutti e a ciascuno, e coraggio: continuiamo
insieme il cammino della missione di Cristo nel mondo. ■
DALL’AFRICA A TUTTO IL MONDO
Nuovi orizzonti sconosciuti e belli
IL SERVIZIO
I MOTIVI DELLA MIA LETIZIA
Il dono di una nuova missione in Asia
p. LUIGI MENEGAZZO, sx
di Paolo, “siate sempre lieti nel Signore” (Fil 4,4),
L’ invito
è la migliore sintesi che io possa fare prima del XVI ca-
pitolo generale, che segna anche la conclusione di questi anni
di servizio alla nostra famiglia missionaria come vicario generale. Vorrei elencare i motivi principali della mia “letizia”.
L’ottimismo missionario di san Guido
La canonizzazione del nostro fondatore ha riversato sulla nostra famiglia missionaria la grazia della consapevolezza
che il saveriano può essere davvero un buon missionario solo
identificandosi quotidianamente con il Signore.
La congregazione ha vissuto in modo splendido questo
evento e l’ha trasformato in programma di vita. La visita alle
nostre missioni e l’incontro con i confratelli, mi hanno fatto
percepire il loro cammino di fede. Il loro esempio di fedeltà al
Signore e alla vocazione ricevuta è commovente.
Anche nella nostra congregazione non mancano difficoltà,
momenti di stanchezza e di dubbio. Eppure mi ha sempre colpito l’ottimismo che guida il nostro lavoro. Ritengo questo un
dono di Dio, una grazia che ci è donata tramite l’intercessione
di san Guido Conforti, il quale mai si stancò di ripartire, di riprendere forza, di guardare avanti, anche quando tutto avrebbe spinto a rinunciare o a scoraggiarsi.
L’ottimismo ha il suo fondamento nella fede e nella gioia
della consacrazione alla vita missionaria. Mi diceva un giovane confratello: “Per prima cosa parliamo di Cristo. Qui c’è un
gran bisogno di Cristo!”. La serenità, la costanza nel lavoro,
la ricerca di nuove vie per annunciare Gesù a chi non lo conosce, non mancano ai saveriani: tutto ciò mi ha provocato una
gioia difficile da esprimere a parole.
Nella cappella della casa generalizia di Roma, il 24 maggio 2011,
p. Benzoni e p. Menegazzo con mons. Pibul, vescovo di Nakhon Sawan
in Thailandia, dove è stata aperta la nuova missione saveriana
Il dono dell’ottimismo
Anche gli ultimi eventi nella chiesa, con le dimissioni di
papa Benedetto e l’elezione di papa Francesco, ce lo dicono
con chiarezza: la chiesa non è nostra o il risultato della nostra
capacità di organizzazione, ma è di Cristo e del suo Spirito.
Tutto quello che capita è per il nostro bene e perché la chiesa
si purifichi sempre più per essere fedele alla sua vocazione.
È questo forse il dono più grande che questi anni di servizio mi hanno lasciato, aiutato anche dalla canonizzazione di
mons. Conforti. Cioè, un certo ottimismo di fondo, una pace su di me, sulla congregazione e sulla chiesa, pur senza nascondermi le difficoltà e il momento particolarmente difficile
e interessante che stiamo vivendo.
Da tante nazioni e lingue
In questi anni la nostra famiglia missionaria è diventata ancor più internazionale: è sempre più formata da giovani di
“ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 6,9), immagine
della chiesa secondo il progetto di Dio. Di questo ringraziamo il Signore, anche se continuiamo a pregarlo perché nello
stesso tempo non si esaurisca lo slancio missionario dei giovani italiani. Per questo ho apprezzato molto la campagna di
preghiera per le vocazioni lanciata su “Missionari Saveriani”.
Nonostante il calo numerico che ha colpito anche la nostra
congregazione, in questi anni con l’impegno di tutti, giovani
e anziani, abbiamo continuato a portare nelle varie nazioni “il
nostro modesto contributo all’edificazione del mistico Corpo
di Cristo”, come diceva mons. Conforti. Anzi, abbiamo potuto aprire una nuova missione in Thailandia. Tocca a noi tutti sostenere i confratelli che già vivono in questa nuova frontiera missionaria.
2013 GIUGNO/LUGLIO
Una nuova missione e l’impegno dei laici
In occasione della sua canonizzazione, la nostra famiglia
missionaria ha pensato di fare al fondatore un dono: l’apertura
della nuova missione in Thailandia. Ho visto in questo evento
il frutto della fiducia in Dio e della passione per la missione.
I quattro pionieri della piccola comunità saveriana che hanno raggiunto la missione, mi sono di esempio per la disponibilità, intraprendenza e sobrietà. Ringrazio la congregazione
per questa nuova apertura, che testimonia il suo profondo animo missionario.
La collaborazione con i laici, specialmente con il laicato
saveriano, apre a tante realizzazioni veramente evangeliche.
Ho visto crescere la sensibilità per le situazioni di bisogno
spirituale e materiale, che ovunque troviamo accanto a noi.
Un grazie sincero a tutti i laici che, in varie parti del mondo e in modi diversi, condividono il carisma missionario di
mons. Conforti.
Il dialogo per l’evangelizzazione
Essere missionari richiede apertura di mente e capacità di
incontro con coloro che ci accolgono nelle loro nazioni e culture. Ho avuto esperienza diretta di tanto impegno su questo
importante aspetto della vita missionaria. Ringrazio i confratelli che si sono immersi nel campo del dialogo interculturale
e interreligioso, mettendosi a disposizione delle chiese locali,
delle nostre comunità formative e dell’intera congregazione.
È necessario che tutti noi saveriani favoriamo con ogni mezzo, anche specializzato, il dialogo tra le religioni, le culture, i
sentimenti dei popoli. Ogni sforzo fatto in questo senso è un
dono fatto alla conoscenza del vangelo ed è un sostegno reciproco nell’attività di evangelizzazione.
■
p. CARLO GIROLA, sx
R
icordo con piacere i primi giorni del nostro servizio come
“consiglieri”, nel 2007 a fine luglio: p. Benzoni ci aiutò “a
capire” (tre eravamo “nuovi”) quali fossero i nostri compiti. È
stato un momento bello. Mi chiese di seguire da vicino le missioni del Brasile (nord e sud) e del Mozambico, e anche le comunità saveriane dedite ai servizi generali della congregazione.
Altri compiti a me affidati hanno riguardato la vita economica,
l’attività di animazione missionaria delle chiese e la collaborazione con il laicato saveriano.
Per me tutti orizzonti nuovi,
sconosciuti e belli! Ora, dopo
sei anni da quei primi giorni,
dico solo: quanti doni, quanta
grazia, quanti esempi! Certo,
con qualche problema trovato
lungo il cammino, come l’inciampo sul sentiero, che aiuta
a riflettere e riconduce alla saggezza della vita.
Dovunque,
quanto bel lavoro!
L’aspetto più bello di questo servizio è stato conoscere i
confratelli (purtroppo non tutti) nei vari luoghi dove essi la- P. Carlo Girola sistema l’acconciatura
vorano. Quanto lavoro missio- di p. Mongardi, “danzatore di Dio”,
pronto a esibirsi in onore della Vernario ho visto con i miei occhi!
gine di Guadalupe in Messico
Tutti i vescovi che ho incontrato hanno espresso la loro ammirazione per il lavoro svolto dai
saveriani e la richiesta di tutti è stata: “Mandateci altri saveriani: abbiamo bisogno di missionari e di spirito missionario
per le nostre chiese!”.
Visitando le varie missioni ho potuto constatare l’impegno
dei saveriani tra gli indio kayapò e kaingang, nelle immense
periferie di San Paolo e Belém, nelle vaste missioni del Mozambico; ma anche la preziosa presenza dei saveriani in Asia
(Bangladesh, Filippine, Indonesia), in Africa (Burundi, RD
Congo, Sierra Leone), in America latina (Colombia, Messico):
tutte missioni da me visitate. Che grande regalo!
Tanti giovani che si preparano
Dovunque ho ammirato i confratelli che si dedicano alla
formazione dei futuri missionari; quelli che animano i giovani, facendo loro la proposta vocazionale; quelli che animano le chiese locali, per tenere vivo il senso della missione e
dell’annuncio del vangelo.
Tra gli incontri che non potrò dimenticare, quelli con i confratelli giovani che si preparano a lavorare nella vigna del Signore: gli studenti di teologia nelle quattro comunità internazionali, gli studenti di filosofia e i giovani nei noviziati e nelle altre case saveriane di formazione. Il Signore aggiunge alla
nostra famiglia missionaria queste nuove generazioni, sempre
più dal volto multi culturale, per continuare “l’audace progetto” di san Guido Conforti. Grazie, Signore!
■
L’INIZIO
ELEZIONE INASPETTATA: “ECCOMI!”
p. CARLO GIROLA, sx
Era il giugno del 2007 e dovevo lasciare Bafoussam,
la cittadina dove risiedevo con l’incarico di superiore
dei 53 confratelli in Camerun e Ciad, per recarmi a Tavernerio (CO) e partecipare al capitolo generale.
Avevo chiuso l’ufficio, dopo aver riordinato la scrivania dei tanti “lavori in corso”, dicendo a me stesso:
“quando tornerò porterò a termine tutto”. Ero quindi
arrivato a Tavernerio con il pensiero e il cuore immersi
nel mio lavoro in Africa.
Giunto il giorno delle elezioni, ho sentito echeggiare
il mio nome: “Padre Carlo, accetti?”. Annuii e sentii un
applauso, trovandomi eletto “consigliere generale”:
un’altra tappa della mia vita missionaria. “Sarò capace? Come farò ad animare i confratelli di una famiglia
missionaria di cui conosco solo una piccola parte?”.
Mi venne in mente la frase del card. Pellegrino, arcivescovo di Torino: “Camminando, s’apre il cammino”. Ovvero, bisogna fare un atto di fede. Lo stesso
che avevo fatto 33 anni prima lasciando il lavoro in
fabbrica per diventare saveriano. Da allora, quanti “eccomi!”. E adesso un altro ancora, sulla scia dei precedenti, certamente il più difficile.
Erano trascorsi 23 anni di vita missionaria in Camerun e Ciad e ora occorreva ricominciare. Quante volte
san Guido Conforti ha dovuto ricominciare… ”Fu l’uomo delle ripartenze”, hanno detto di lui.
5
2013 GIUGNO/LUGLIO
il mon do in casa
SUD/NORD NOTIZIE
Diritti calpestati
● Bangladesh: il crollo del Rana Plaza. Reshmi è il simbolo
del crollo del Rana Plaza, edificio di otto piani nella zona industriale di Dhaka. È stata estratta
viva a 17 giorni dalla tragedia, il
cui bilancio ha superato le mille
vittime. Secondo alcuni, all’interno del complesso che ospitava negozi, laboratori e banche,
c’erano seimila persone.
Mons. D’Rozario, arcivescovo di Dhaka, ha dichiarato: “la
corruzione ha fatto sì che oltre
il 90% degli edifici in Bangladesh non sia costruito rispettando le regole”. Un altro aspetto è
la responsabilità dell’industria
occidentale dell’abbigliamento
che non si preoccupa dei diritti
dei lavoratori, spesso costretti a
lavorare senza le condizioni minime di sicurezza.
Il forum dei popoli indigeni. Paul Kanyinke Sena, avvocato kenyano, è il nuovo presidente
del Forum permanente dell’Onu
sulle questioni indigene. Primo
africano a presiedere il Forum,
Sena ha denunciato gli abusi patiti dai nativi del suo continente,
analoghi a quelli sofferti in altre
regioni del mondo: allontanamen-
●
Il senso della dignità
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
ti forzati dai territori, perdita delle
terre, invasione delle aziende attratte dallo sfruttamento delle risorse naturali. “È tempo - ha detto
- che i principi della Dichiarazione dell’Onu sui diritti dei popoli indigeni si traducano in realtà”.
Camerun: accusa di corruzione. Il ricorso a metodi “intimidatori” e alla “corruzione” per
l’acquisto di terreni agricoli nel
sud-ovest del paese da destinare alla cultura di olio di palma è
l’accusa rivolta dal ministero delle Foreste del Camerun alla società americana ‘Herakles Farms’ e
alla sua filiale camerunese.
Migliaia di ettari di terre sono
stati comprati senza che la popolazione locale sia stata informata sulle conseguenze delle attività della società agro-alimentare:
spostamenti forzati e mancato
accesso alle risorse della foresta.
Il caso Herakles è emblematico
del fenomeno sempre più diffuso
dell’accaparramento delle terre, a
scapito dello sviluppo sostenibile
e della tutela dei diritti umani.
●
li e soldati congolesi di crimini di guerra e contro l’umanità
nell’est del Congo. Entrambe le
parti hanno attaccato la popolazione sistematicamente e con
violenza estrema che hanno colpito in particolare donne e ragazze. Accuse arrivano anche ai caschi blu dell’Onu che non sono
stati in grado di gestire la situazione. Molti congolesi si stanno
rifugiando in Uganda per evitare di essere reclutati dai ribelli, mentre alle porte di Goma si
combatte ancora.
■
Sentenze discutibili
● Congo RD: crimini contro
l’umanità. Un rapporto delle Nazioni Unite accusa ribel-
● Suor Dorothy: annullata
condanna. Il Supremo tribunale federale (Stf) del Brasile ha
annullato il giudizio a carico di
Bida, ritenuto uno dei mandanti dell’uccisione di suor Dorothy
Stang e condannato nel 2010 a
30 anni di carcere. Secondo la
corte, la difesa non ebbe tempo
sufficiente a garantire adeguata
tutela legale a Bida. Per la Commissione pastorale della terra è
“una manovra orchestrata dagli
avvocati del latifondista per impedire lo svolgimento del processo; ciò aumenta solo la sfidu-
IV e V secolo ed è dedicata alla
Divina Sapienza. Trasformata in
moschea nel 1453, dopo la caduta di Costantinopoli, nel 1935 fu
dichiarata museo da Ataturk. Da
anni si rincorrono i tentativi per
far tornare l’ex basilica una moschea, così come già è accaduto
con l’omonima ex basilica a Trebisonda, sul mar Nero.
periore in Giappone. Come vicario è stato eletto padre Davide
Sciocco, gli altri consiglieri sono p. Amal Gabriel Costa, fratel
Marco Monti e p. Paolo Ballan.
“Ormai siamo una comunità internazionale - ha detto p. Ferruccio - il mio primo impegno sarà
avere cura dei confratelli, in particolare dei giovani”.
Ecuador: prima santa colombiana. È stata festa ad Agato e Otavalo per la canonizzazione di “Madre Laura”, missionaria cattolica colombiana e prima santa della Colombia. “Sorella Laurita”, come viene chiamata da molti, era nata a Jerico
nel 1874 ed è morta a Belencito
nel 1949. “Las misioneras Lauritas”, presenti nei due piccoli centri sulle Ande, lavorano in
diversi programmi di catechesi
ed evangelizzazione.
● Mons. Romero: beatificazione sbloccata. Il 21 aprile, a Molfetta, durante l’omelia per
il 20° anniversario
della morte
di don Tonino Bello,
mons. Paglia ha dato un annuncio importante: “Si è sbloccata la causa di beatificazione di
monsignor Romero, arcivescovo
di San Salvador, e ora posso dire
con più serenità che questi martiri ci aiutano a vivere, a credere
che c’è più gioia nel dare che nel
ricevere”. Mons. Paglia è il postulatore della causa di beatificazione di monsignor Oscar Romero, aperta nel 1997.
MISSIONI NOTIZIE
Sotto tiro!
Giordania: marcia silenziosa. Martedì 21 maggio i cristiani
di Amman hanno dato vita a una
marcia silenziosa per chiedere
la liberazione dei due vescovi di
Aleppo Mar Gregorios Yohanna
Ibrahim (siro ortodosso) e Boulos al-Yazigi (greco ortoosso) a
un mese dal loro rapimento per
mano di sequestratori ignoti. In
questo modo, anche i cristiani
della Giordania vogliono unirsi
alla preghiera di tutti i cristiani
del mondo arabo, affinché vengano presto rilasciati i vescovi
e le altre vittime dei rapimenti.
Alla marcia hanno aderito tutte
le chiese cristiane.
●
Colombia: altro sacerdote
ucciso. Padre José Antonio Bayona Valle, di 48 anni, sacerdote
dell’arcidiocesi di Barranquilla è
stato ucciso con 18 coltellate. La
comunità cattolica è molto colpita dalla violenza dell’episodio,
mentre le autorità sono al lavoro
per chiarire il brutale omicidio.
Nel 2013 sono già quattro i sacerdoti colombiani assassinati. ■
●
Notizie e iniziative
● Turchia: no alla moschea. Il
premier turco Erdogan è intervenuto contro l’ipotesi di trasformazione in moschea dell’ex basilica Santa Sofia a Istanbul. “Ci
sono già tante moschee - ha detto - prima si riempiano quelle!”.
La basilica è stata costruita fra il
6
●
Pime: p. Brambillasca nuovo superiore. Padre Ferruccio
Brambillasca (nella foto) è stato eletto superiore generale del
Pime. Nato a Monza l’11 giugno 1964
e sacerdote dal 1989,
p. Ferruccio è stato formatore in Italia
e in India
nel seminario di Pune. Prima
dell’elezione era su-
●
Visitate il nostro sito www.saverianibrescia.com per leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni
locali e la versione in formato pdf.
Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com
● Settimana di formazione. Dal
26 al 31 agosto, ad Assisi, presso la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, si terrà la settimana di formazione e spiritualità missionaria, promossa dall’ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le chiese.
Il tema riprende lo slogan della prossima giornata missionaria mondiale: “Sulle strade del
mondo - Con il vangelo nelle ricerche degli uomini”. Per iscri-
cia della società nei confronti del
potere giudiziario e rinforza lo
scenario di impunità che prevale sui crimini contro i lavoratori rurali”.
Guatemala: Ríos Montt assolto. La corte costituzionale ha
annullato la storica condanna a
80 anni di carcere per genocidio
e crimini contro l’umanità inflitta il 10 maggio all’ex dittatore
José Efraín Ríos Montt. La decisione è basata su uno dei ricorsi presentati dalla difesa del generale a riposo. Il regime di Ríos
Montt, 86 anni, è durato poco
più di un anno (1982-1983) e fu
tra i più sanguinosi della guerra.
Secondo una Commissione della Verità, sostenuta dalle Nazioni
Unite, furono commessi in media 800 omicidi al giorno.
■
●
Reshmi, la ragazza estratta viva a 17
giorni dalla tragedia del Rana Plaza,
a Dhaka, in Bangladesh
MESSAGGIO DALLE CHIESE
SE OGNUNO FA QUALCOSA...
don PINO PUGLISI
Sabato 25 maggio è stato proclamato beato don Pino Puglisi, il prete
del quartiere Brancaccio, a Palermo, ucciso dalla mafia il 15 settembre
1993. Pubblichiamo alcune sue frasi.
Nessun uomo è lontano dal Signore. Il Signore ama la libertà, non
impone il suo amore. Non forza il cuore di nessuno di noi. Ogni cuore
ha i suoi tempi, che neppure noi riusciamo a comprendere. Lui bussa e
sta alla porta. Quando il cuore è pronto, si aprirà.
Ognuno di noi sente dentro di sé un’inclinazione, un carisma. Un
progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile. Questa chiamata,
questa vocazione è il segno dello Spirito Santo in noi. Solo ascoltare
questa voce può dare senso alla nostra vita. Bisogna cercare di seguire
la nostra vocazione, il nostro progetto d’amore. Ma non possiamo mai
considerarci seduti al capolinea, già arrivati. Si riparte ogni volta. Dobbiamo avere coscienza di avere accolto l’invito del Signore, camminare,
poi presentare quanto è stato costruito per poter dire: “sì, ho fatto del
mio meglio”. Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo
di Monreale. Ciascuno di noi come le tessere di questo grande mosaico.
Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare
gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l’unico volto di Cristo
È importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per
combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia
disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi. Non ci si fermi però
ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti. Le nostre iniziative e quelle dei
volontari devono essere un segno. Questa è un’illusione che non possiamo permetterci. È soltanto un segno per fornire altri modelli, soprattutto ai giovani. Lo facciamo per poter dire: dato che non c’è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa. E se
ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto...
Il discepolo di Cristo è un testimone. La testimonianza cristiana va
incontro a difficoltà, può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è
proprio il martirio che dà valore alla testimonianza. Ricordate S. Paolo: “Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo”.
Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende
persino la vita.
zioni (entro il 7 luglio) e informazioni: www.chiesacattolica.
it/missioni; e-mail: missioni@
chiesacattolica.it
■
Una storia speciale
● Maurizio e la scelta degli ulti-
mi. Mettere al servizio degli altri
la propria vita e i propri trent’anni in una realtà difficile e piena
di insidie è possibile. Maurizio
Gino Morandini, originario di
Bienno (BS), ha deciso di dedicare tempo ed energie a chi soffre.
Da qualche mese è volontario in
Tanzania e si occupa di sostenere don Tarcisio Moreschi e la volontaria Fausta Pina, entrambi
camuni. “Ci prendiamo cura dei
malati di aids, degli orfani, raccogliamo adozioni a distanza e
aiutiamo i bambini nelle attività
scolastiche”.
L’idea di partire per l’Afri-
ca era nella mente di Maurizio
già dai 19 anni, quando ha partecipato a un corso di cooperazione internazionale a Brescia.
“Spero di fermarmi in Tanzania
ancora per molto, perché, nonostante le difficoltà, gli impegni
e gli imprevisti di ogni giorno, i
sorrisi dei bambini mi ripagano
appieno”. Angela Ducoli ■
Maurizio Morandini ha deciso di lasciare tutto e partire per la Tanzania
2013 GIUGNO/LUGLIO
D I A L O G O E SO LID A RIE TÀ
I MISSIONARI SCRIVONO
lettere al direttore
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
GRAZIE DI CUORE AI NUOVI ABBONATI
Caro direttore,
desidero abbonarmi alla vostra rivista “Missionari Saveriani”. Ecco il
mio indirizzo… Vi ringrazio, Gabriele, Pavia ed Enrico, Giaveno (TO)
Buongiorno. Prego di modificare l’anagrafica per l’invio del mensile “Missionari Saveriani” con il mio nuovo indirizzo… Ringrazio e
porgo i più cordiali saluti,
Nadia, Osimo Stazione (AN)
Causa decesso della mamma Diva chiedo di non inviare più il giornale al suo recapito, e di avere il vostro numero per donare il 5 x mille nella denuncia dei redditi. Ringrazio,
Pier Paolo (figlio), Forlì
Tensione in Bangladesh dopo il crollo del palazzo tessile
La tragedia del crollo del palazzo delle industrie tessili alla
periferia di Dhaka, capitale del Bangladesh, ha scosso la nazione e ha riunito tutti gli “indignati”. Lo scontento crea situazioni di tensione che possono esplodere in ogni momento e creare
disordini e violenze non solo nella sfera politica ma anche in
quella religiosa e sociale.
Gli impiegati nell’industria tessile protestano in coro (vedi
foto) contro l’insicurezza sul lavoro e la paga miserabile con
cui sono costretti a lavorare. Troppo spesso non c’è alcun rispetto per la dignità del lavoro e della vita stessa degli impiegati, che sono trattati come schiavi.
Noi missionari ci adoperiamo per promuovere i valori umani
e cristiani della dignità di ogni essere umano e dell’importanza della giustizia nel lavoro e nella vita.
p. Silvano Garello, sx - Dhaka, Bangladesh
In Giappone, l’idea di scrivere il “Credo” a mano
Cari amici,
buongiorno e grazie di cuore a tutti e tutte voi, che ci tenete informati,
in modo da tenere costantemente aggiornato e preciso il nostro indirizzario. È una cortesia che ci facciamo a vicenda, per un migliore servizio. Un grazie speciale va ai nuovi amici, anche giovani, che chiedono
di abbonarsi e di ricevere il nostro mensile: è un bel segnale di interesse per le missioni. Vi chiediamo il favore di proporre l’abbonamento
a tanti vostri amici e amiche, per essere sempre di più.
Per versare il 5 x mille alla nostra “Associazione Missionari Saveriani Onlus”, il codice fiscale è il seguente:
92166010345. Buona estate a tutti!
p. Marcello, sx
I cristiani della comunità parrocchiale di Minami Miyazaki in Giappone - guidata dai saveriani p. Silvano Da Roit e p. Felipe López -, per l’anno della fede hanno fatto una proposta: chi lo
desidera, ogni settimana trascrivi il “Credo” di suo pugno; prima di ogni Messa domenicale
ognuno è invitato a depositare il foglio davanti all’altare. L’idea è che trascrivendo il “Credo”, non solo lo si impari bene, ma lo si interiorizzi.
L’idea mi è piaciuta e, nella Messa che ho celebrato con loro nella mia ultima visita ai
confratelli in Giappone, nel breve saluto finale ho chiesto un regalo: avere uno di questi “Credo” scritto a
mano in bella grafia con i caratteri giapponesi. Lo conservo sotto il vetro della mia scrivania. È uno stimolo
a ricordarmi della fede in questo anno speciale. Allo stesso modo mi aiuta a ricordarmi di tutti i missionari e
delle loro comunità cristiane sparse nel mondo.
p. Rino Benzoni, sx - Roma
C.S.A.M R.e.a. 33471 Albo cooperativa A
100377 Bilancio d’esercizio al 31.12.2012
in forma abbr. ex art. 2435 bis C.C.
È arrivato puntualmente il mio settantesimo compleanno: 1943 - 2013 28 marzo, e il conto è subito
fatto. L’ho compiuto a Bukavu, attorniato
dai bambini e bambine del centro nutrizionale e assistenza “Tupendane” di Kadutu.
Le maestre e assistenti ricordano sempre
queste date e organizzano la festa con danze e canti, che commuovono nel profondo
dell’anima. Questa volta ancora di più, perché la festa è coincisa con il Giovedì Santo.
IL BILANCIO
Stato Patrimoniale
ATTIVO
B) IMMOBILIZZAZIONI:
I. immobilizzazioni immateriali
meno fondi di ammortamento
II. immobilizzazioni materiali
meno fondi di ammortamento
immobilizzaz. materiali nette
III. immobilizzazioni finanziarie
TOTALE B)
31.12.2012
31.12.2011
33.167
33.167
677.418
659.713
17.704
5.165
33.167
33.167
673.261
651.055
22.205
5.165
22.869
27.370
C) ATTIVO CIRCOLANTE:
I. rimanenze
II. crediti
IV. disponibilità liquide
203.042
439.477
128.200
424.232
272.278
139.757
TOTALE C)
770.720
836.267
D) RATEI E RISCONTI ATTIVI
TOTALE
PATRIMONIALE ATTIVO
450
794.039
1.275
864.912
31.12.2012
31.12.2011
216.325
0
160.000
-191.421
216.325
51.320
130.000
-383.897
TOTALE A)
184.904
13.748
B) FONDI PER RISCHI ED ONERI
C) TFR LAVORO SUBORDINATO
D) DEBITI
di cui esigibili oltre l'esercizio successivo
E) RATEI E RISCONTI PASSIVI
31.585
161.529
405.891
224.018
10.130
31.585
142.650
667.088
426.595
9.842
PASSIVO
A) PATRIMONIO NETTO:
I. capitale sociale
IV. riserva legale
VII. altre riserve
X: utile (perdita) dell'esercizio
TOTALE
PATRIMONIALE PASSIVO
Conto Economico
794.039
864.912
31.12.2012
31.12.2011
977.177
125.822
952.748
142.650
1.102.999
1.095.398
B) COSTI DELLA PRODUZIONE:
6. MATERIE PRIME, CONSUMO, MERCI
98.432
7. PER SERVIZI
577.056
8. PER GODIMENTO BENI DI TERZI
17.541
9. PER IL PERSONALE
334.734
9a) stipendi
251.030
9b) oneri sociali
51.892
9c) trattamento di fine rapporto
18.880
9e) altri costi
8.658
10. AMMORTAMENTI E SVALUTAZIONI
12.502
10b) ammortam. immobilizz. materiali
8.658
11. VAR.. RIMAN. MAT. PRIME, SUSS., CONSUMO E MERCI 221.190
12. ACCANTONAMENTI PER RISCHI
0
14. ONERI DIVERSI DI GESTIONE
34.363
227.150
639.318
13.672
334.115
250.655
51.904
18.701
12.855
12.502
12.502
191.083
10.000
49.492
A) VALORE DELLA PRODUZIONE:
1. RICAVI VENDITE PRESTAZIONI
5. ALTRI RICAVI E PROVENTI
TOTALE A)
TOTALE B)
DIFFER TRA VALORE E COSTI PRODUZ (A-B)
C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI:
16. ALTRI PROVENTI FINANZIARI
16d) proventi finanz. diversi dai precedenti
17. INTERESSI PASSIVI E ALTRI ONERI FINANZ.
TOTALE C) (15+16-17)
RISULTATO PRIMA IMPOSTE (A-B+/-C+/-D+/-E)
22. IMPOSTE SUL REDDITO DELL'ESERCIZIO
23. UTILE (PERDITA) DELL'ESERCIZIO
1.291.975
1.477.332
-188.976
-381.934
295
295
2.031
331
331
2.293
Celebrare settant’anni con i bambini di Bukavu
E c’è un’altra sorpresa! Sabato 8 giugno un gruppetto dei
nostri bambini e bambine riceveranno il battesimo. Tre settimane prima dell’evento la signora Merida, responsabile del
centro, ha cominciato a cercare nei pacchi ricevuti i vestitini
bianchi che i bambini indosseranno in occasione del battesimo. Ho colto l’occasione per scattare qualche foto,
che invio con piacere.
p. Giovanni Querzani, sx - Kadutu, RD Congo
solidarietÀ
Abaetetuba: un orAtorio per i giovani
piccoli progetti
Cari amici di “Missionari Saveriani”, vedo che, grazie a
Dio, non siete stanchi di fare il bene. Da due anni svolgo la
mia attività missionaria in periferia di Abaetetuba, in Amazzonia, come parroco di 15 comunità con 25 mila abitanti. Ho una chiesa parrocchiale con capacità per 500 fedeli.
Abaetetuba, grazie anche ai saveriani che hanno realizzato opere religiose, educative e sociali, è ora una città
con 90mila abitanti. Ma anche i problemi sono cresciuti e
c’è ancora molto spazio per fare il bene. Due cose soprattutto preoccupano il missionario: droga e religiosità. Troppi giovani si drogano e sono ammazzati; mentre le sette
evangeliche gridano e fanno miracoli fino all’inflazione.
Perciò ho iniziato la costruzione di un centro multi-uso
(12 x 8 metri) in un quartiere carente di tutto. Con le offerte di alcuni amici ho iniziato i lavori, ma ora sono fermi perché non possiamo fare debiti. Ci occorrono 16.000
euro per terminare il progetto.
Ho chiamato il salone “Oratorio San Guido”, in memoria di mons. Conforti, che tanto amava i giovani. Bisogna creare opportunità di vita degna per la gioventù.
E gli occhi dei ragazzi felici ripagheranno di qualsiasi sacrificio. Ringrazio per l’attenzione che riserverete a questo mio appello.
p. Arnaldo De Vidi, sx - Abaetetuba
[email protected]
6/2013 - ABAETETUBA
Un oratorio per i giovani
In un quartiere periferico di Abaetetuba è
iniziata la costruzione dell’Oratorio San Guido per dare ai giovani un futuro più degno.
Per portare a termine i lavori interrotti occorre la somma di 16.000 euro, con il contributo di coloro che “non sono stanchi di fare il bene”.
• Responsabile del progetto è il saveriano
trevigiano p. Arnaldo De Vidi.
5/2013 - ALGERIA
Un veicolo per le suore
I saveriani del Giappone e qui in Italia chiedono un aiuto per l’acquisto di un veicolo per
la comunità di suore che lavora a Kabylie, a
cento km da Algeri, a favore delle donne e
degli handicappati. Ne fa richiesta l’arcivescovo di Algeri mons. Bader, per un totale di
15.000 euro.
• Responsabile del progetto è l’arcivescovo
di Algeri, mons. Ghaleb Bader.
-1.736
-1.963
Chi desidera partecipare alla realizzazione di
questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta su C/c.p.
o bonifico direttamente a:
-190.712
709
-191.421
-383.897
“Associazione Missionari Saveriani Onlus”
-383.897
Viale S. Martino 8 - 43123 PARMA
C/c 1004361281 (Cod. fiscale 92166010345)
IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281
Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto. Grazie.
2013 GIUGNO/LUGLIO
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
La mia fede missionaria
Alcune convinzioni per vivere la missione
C
ertamente la missione nasce dall’iniziativa di Dio. È
lui che chiama e invia. Ma nell’esperienza di chi è chiamato, la
missione inizia con una risposta
di amore. “L’anima di tutta l’attività missionaria è l’amore che è e
resta il movente della missione »,
ci ricorda l’enciclica Redemptoris missio (n. 60). Anche la chiamata stessa da parte del Signore è
un atto di amore: Gesù “fissatolo
lo amò” (Mc.10,21).
Risposta all’amore di Dio
Benedetto XVI, nel suo ultimo messaggio per la quaresima,
afferma che la fede è risposta
all’amore di Dio: “Siccome Dio
ci ha amati per primo, l’amore
adesso non è più solo un coman-
damento, ma è la risposta al dono dell’amore, con il quale Dio
ci viene incontro…”.
E dalla risposta d’amore nasce la missione. Il cristiano è
conquistato dall’amore di Cristo
e perciò, mosso da questo amore, è aperto in modo profondo e
concreto all’amore del prossimo.
Tale atteggiamento nasce anzitutto dalla coscienza di essere
amati, perdonati, addirittura serviti dal Signore, che si china a
lavare i piedi degli apostoli e offre se stesso sulla croce per attirare l’umanità all’amore di Dio.
“L’esistenza cristiana - continua Benedetto XVI nel suo messaggio - consiste in un continuo
salire il monte dell’incontro con
Dio per poi ridiscendere, portan-
p. MARIO GIAVARINI, sx
do l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso
amore di Dio. Non vi è azione
più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della parola, renderlo
partecipe della buona notizia del
vangelo… L’evangelizzazione è
la massima opera di carità”.
L’efficacia della missione
Penso che per tutti noi la scelta
della missione abbia preso inizio
da un’esperienza di amore di Dio.
Ed è questa esperienza che ci ha
sostenuti in tutti gli anni della
nostra vita missionaria. Anche se
non sempre con la stessa carica.
Dobbiamo riconoscere, infatti,
che se ci sono stati dei periodi
Trentadue anni in Bangladesh
Felice di esprimere la mia gioia per la missione
L
eggo sempre con vivo interesse “Missionari Saveriani”, il periodico mensile che
ogni mese, puntualmente arriva
in tutte le nostre missioni e anche in Bangladesh. Alcuni giorni fa ho incontrato il direttore,
p. Marcello Storgato, un missionario che ha trascorso tanti
in Bangladesh. Mi sono congratulato con lui per la sua capacità di scrittore e giornalista e gli
ho riferito che il giornale è letto
con piacere da tutti per il suo stile semplice e ricco di notizie del
mondo missionario.
Dopo tanti anni…
Da quasi due mesi sono in
vacanza in Italia, dopo tre anni
di attività in Bangladesh. Sono
ospite nella casa saveriana di Alzano, accolto fraternamente dai
quattro confratelli che vi risiedono. Oltre al riposo, ho l’occa-
8
sione di incontrare i medici per
un accurato check-up; d’altronde, gli anni aumentano…
Sono partito per la prima volta
nel 1958 per il Pakistan Orientale, oggi Bangladesh, come fratello missionario con il compito
di dirigere una scuola tipografica per orfani. Sono passati tanti
anni, ma il desiderio di raccontare la missione è ancora forte. Sono contento di esprimere la gioia profonda che ho nel cuore e di
continuare a spendere ancora la
mia vita, annunciando a tutti la
presenza di Colui che ci ha amato fino a dare la vita per noi.
Madre Teresa e i martiri
Veronesi e Cobbe
In questi giorni ad Alzano ho
ricevuto numerose telefonate
ed e-mail da amici che mi hanno proposto di scrivere la mia
lunga esperienza missionaria:
Padre Arduino Rossi, in attesa di ripartire per il Bangladesh,
è ospite dei saveriani di Alzano
p. ARDUINO ROSSI, sx
32 anni in Bangladesh. Intanto,
posso raccontare due eventi che
mi hanno colpito particolarmente e fortemente emozionato nella
mia vita di missionario.
Il primo è l’incontro con madre Teresa di Calcutta, ora beata; il secondo è il periodo di sei
anni vissuto con due confratelli
che, con la loro morte, hanno saputo dare alla gente del Bangladesh la più bella prova d’amore. Sono p. Mario Veronesi, ucciso a Jessore il 4 aprile 1971,
e p. Valeriano Cobbe, assassinato a Shimulia il 14 ottobre da alcuni briganti. Ambedue sono sepolti nella missione di Shimulia.
Nel 2011, p. Mario Veronesi, assieme ad altre 60 persone, è stato riconosciuto come “eroe della liberazione” del Bangladesh.
A Dhaka, tra ritiri
e confessioni
In Bangladesh vivo insieme
ai confratelli p. Alfio Coni e p.
Giovanni Gargano. Con noi ci
sono anche due studenti di filosofia che studiano nel seminario maggiore e che speriamo di
poter accogliere un giorno nella
nostra famiglia saveriana.
La mia presenza a Dhaka mi
impegna nel guidare ritiri spirituali mensili a famiglie religiose
maschili e femminili, ma soprattutto sono impegnato nel ministero delle confessioni. Vivendo
vicino alla parrocchia più grande
di Dhaka (18mila cristiani), offro la mia disponibilità come sacerdote e missionario alla comu■
nità cristiana.
La missione e il nostro annuncio sono efficaci nella misura in cui
partono da un cuore innamorato di Dio
di stanchezza o di debolezza
della nostra vita missionaria,
questi coincidevano a periodi di
“rallentamento spirituale” (una
volta si chiamava “tiepidezza”).
Questo accade quando non si dà
il suo posto alla grazia e si fonda
il nostro vivere e il nostro agire
su noi stessi e sulle nostre forze,
piuttosto che sul primato della
grazia e dell’azione di Dio.
Certamente la nostra missione
e il nostro annuncio sono efficaci nella misura in cui partono da
un cuore innamorato di Dio e del
vangelo. La gente percepisce la
profondità (o la leggerezza) della nostra unione con il Signore.
“Non si può testimoniare Cristo
senza riflettere la sua immagine,
la quale è resa viva in noi dalla
grazia e dall’opera dello Spirito”
(Red. Missio, 87). Il card. Kasper ha pubblicato un libro dal
titolo molto originale: “Chi prega non trema”. La preghiera ren-
de efficace la nostra missione.
Un volto gioioso
Il nostro amore per il Signore
è reso più visibile dalla gioia che
emana dal nostro modo di essere
e di relazionarci. È la presenza
del Signore - una presenza accolta, avvertita, amata - che ci rende
persone serene, che trasmettono
pace e fiducia nella vita. La gente
che ci incontra si chiede: “da dove
gli viene questa marcia in più?”.
Certamente la gioia che è in noi,
anche nei momenti della prova, è
possibile quando ci sentiamo amati
senza misura e nella totale gratuità.
Ce lo garantisce Gesù stesso: “Rimanete nel mio amore… Questo
vi ho detto perché la mia gioia sia
in voi, e la vostra gioia sia piena”.
Missione per noi diventa anche diffondere modi gentili, attenzione, rispetto: insomma essere costruttori di un nuovo
■
umanesimo.
SECONDO I MIEI GUSTI E DESIDERI
In piazza, l’esplosione di gioia irrefrenabile
p. EZIO MARANGONI, sx
In piazza san Pietro c’ero anche io quella sera del 13 marzo e non
mi sarei mai perdonato di non essere presente. Centomila persone,
forse più. Ma quel che più conta, gente felice e gioiosa, tutta quanta
contagiata dal sanissimo virus dell’ottimismo cristiano.
Papa Jorge Bergoglio ha voluto chiamarsi “Francesco”, semplicemente: né primo né secondo. Prima ancora che iniziasse il conclave
un’insegnante che ora lavora a Milano mi aveva chiesto un pronostico. Gli avevo risposto: “Non ne faccio, tanto ci pensano gli addetti ai
lavori, gente a volte prezzolata, al servizio di questo o di quel movimento”. Avevo anche aggiunto che… “i miei gusti erano il card.
Bergoglio, e i miei desideri pure”.
Quando in piazza San Pietro ho sentito i primi due nomi - Mario Jorge - non ho voluto sentire neanche il terzo: sono esploso in una gioia
irrefrenabile e ho urlato, in mezzo a tutti: “Bergoglio! Bergoglio!”. Chi
mi era accanto diceva: “Ma chi è?”. Risposi:
“Lo so io. Lo Spirito Santo sa quel che fa e
lo fa bene!”.
Guarda caso, poco prima della fumata
bianca un gabbiano si era posato sopra
la canna fumaria e da là sembrava volersi godere lo spettacolo. Forse non era un
semplice spettatore, ma un “segno” inviato da Dio, per dirci che lui ancora agisce segretamente nel cuore degli uomini.
Il cardinal Martini otto anni prima e non
a caso, aveva fatto anche lui il nome di
“Francesco Bergoglio”.
Padre Ezio Marangoni, a Roma per l’anno sabatico,
si augurava l’elezione del cardinal Bergoglio:
lo Spirito Santo gli ha dato ragione!
2013 GIUGNO/LUGLIO
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Erano quasi 200 i partecipanti al convegno
di “Missione Oggi” sul tema “Siamo gli ultimi cristiani?”
“Siamo gli ultimi cristiani?”
Il convegno di “Missione Oggi” 2013
S
i è svolto sabato 18 maggio nella chiesa di San Cristo l’annuale convegno di “Missione Oggi”. Quest’anno il tema
era contenuto in una domanda
provocatoria: “Siamo gli ultimi
cristiani?”. Non meno importante il sottotitolo, “Sulla soglia di
un nuovo mondo”, che non offre
risposte, ma indica una condizione, una prima direttrice lungo
cui cercare. Infatti, la nostra crisi
di civiltà, dei suoi valori e delle
sue credenze porta con sé un passaggio fra un mondo antico e un
mondo nuovo, di cui non vediamo ancora i contorni precisi, ma
che dobbiamo saper impostare.
Il teologo Jean Marie Tillard
aveva già dato una prima risposta: “Siamo gli ultimi di tutto uno
stile di cristianesimo, ma non siamo gli ultimi cristiani”. Lo ha
confermato anche p. Mario Menin all’inizio del convegno, in
una sala affollata, come raramente succede ai convegni che trattano temi così impegnativi.
Cinque esperti
per un mondo nuovo
Per approfondire l’argomento sono intervenuti cinque relatori, personalità di alto profilo: il prof. Mauro Ceruti (Bergamo), il teologo Andrés Queiruga
(Spagna), il saveriano p. Francesco Marini (Indonesia), il domenicano Carlos Alvarez (Messico), l’insegnante Antonella Fucecchi (Roma). A fare una sintesi, prima della chiusura, ha tentato la teologa Cristina Simonelli (Firenze).
Il percorso del convegno,
quindi, ci ha portato da un’analisi del tempo complesso in cui
viviamo, specialmente in Europa, al valore del vangelo cristiano nel confronto con il plu-
p. MARCELLO STORGATO, sx
ralismo religioso, prevedendo una nuova identità
della presenza dei cristiani nel mondo. Ma sono
stati gli interventi del pomeriggio a offrire testimonianze
del “nuovo” che già si esprime
nelle chiese missionarie.
Padre Francesco Marini ha
raccontato come vivono i cristiani e i missionari nell’Asia delle molte religioni e soprattutto
in Indonesia, la nazione con più
musulmani al mondo. Padre Carlos Alvarez ha spiegato le scelte e gli stili di vita delle chiese
dell’America latina con l’opzione per i poveri. L’insegnante Antonella Fucecchi ha presentato le
metafore e i simboli adatti a educare le nuove generazioni nella
scuola multi culturale in Italia.
convegno, gli esperti hanno avuto l’opportunità di conoscersi e
di scambiare i loro pensieri e le
loro esperienze di vita su un tema molto impegnativo: “Dio in
tutte le religioni?. Ripensare la
rivelazione in tempo di pluralismo religioso”.
Durante il seminario, organizzato dai saveriani di Brescia, una
ventina di persone invitate a partecipare si sono confrontate sul
tema proposto in modo schietto
e aperto, sollecitati dal biblista
bresciano don Flavio Della Vec-
chia e dal teologo spagnolo p.
Andrés Queiruga. Hanno partecipato anche i saveriani bresciani p. Savino Mombelli e p. Mauro Loda, reduci rispettivamente
dall’Amazzonia e dalla Colombia, che resteranno con noi per
un periodo di riposo.
Gli Atti del convegno verranno pubblicati integralmente nel
numero speciale di “Missione
Oggi” di agosto/settembre 2013.
È possibile prenotare una o più
copie al n. 030 3772780.
■
Un seminario di studio
Nei due giorni precedenti al
Premiazioni per la mostra “Mexico”
San Cristo gremita di studenti e insegnanti
17 maggio con l’eV enerdì
sposizione e la premiazio-
ne degli elaborati inviati dagli
studenti si è conclusa la mostra
“Mexico”, organizzata dai saveriani e dai magnifici volontari.
Il chiostro e la chiesa di San
Cristo si sono animati di ragazzi
con i loro insegnanti, giunti da
città e provincia per festeggiare la
fine di un’entusiasmante avventura iniziata a novembre 2012.
I risultati si vedono…
Ogni volta per noi volontari si
rinnova l’emozione di valutare
la traccia che le mostre lasciano
nel cuore e nella mente dei ragazzi, il grado di collaborazione,
lo spirito creativo, le tecniche artistiche usate nella realizzazione
dei lavori. Ogni volta tocchiamo
con mano l’affetto, l’esperienza,
la dedizione degli insegnanti che
8
approfondiscono in classe i temi
presentati nelle visite guidate.
Grazie a tutti gli insegnanti che
seguono i loro allievi con professionalità e li “educano” nel
vero senso della parola. Educare
significa “trarre fuori” e i risultati si vedono.
Tra tutte le classi che hanno
inviato i loro lavori, quest’anno
ne sono state scelte e premiate
15. Il premio consisteva in un
buono libro da 30 euro fornito
dalla Libreria dei Popoli, una
maschera lignea, una scultura
da dipingere, un dvd dell’evento
folk tenuto a novembre e l’attestato di motivazione del premio.
Il tutto era contenuto nella borsa
ricamata artigianalmente.
Lavori di calore e colore
Quest’anno sono stati presentati i lavori più disparati, tutti
Un momento della premiazione degli studenti che hanno visitato la mostra “Mexico” e hanno prodotto pregevoli elaborati insieme ai loro insegnanti
GRAZIA DE GIULI
all’insegna del “calore e colore”
che costituiscono la peculiarità
della cultura messicana. E allora, ecco i “murales” a forti tinte
come quelli di Diego Rivera, le
poesie italo-messicane con il ritmo delle antiche ballate, “sombreros” e “piñatas” che colorano
le feste, i volumi con accurate
vesti editoriali, i calendari su
codici aztechi, maschere precolombiane in metallo sbalzato,
strumenti musicali e abiti folk in
seta e pizzo, le caravelle e i “castillos”, le case tridimensionali,
le fotografie dei ragazzi truccati
da “muertos” e “mariposas”.
Sono state presentate anche
elaborazioni multimediali di
ottimo livello. In un CD con un
taglio moderno sono stati documentati il metodo di lavoro, la
tecnica usata, gli accorgimenti
adottati. C’è poi un giornale,
“Mexico ieri - Viaggi nel tempo”, redatto dai ragazzi che si
sono improvvisati giornalisti e
hanno incontrato i personaggi
del passato in una serie di interviste impossibili. Il risultato è
quanto mai gustoso, originale e
commovente.
Cari alunni e docenti, ancora una volta avete dimostrato
quanta forza, bellezza e capacità regna nei vostri gruppi; quanta energia positiva scaturisce dal
vostro lavoro comune. Grazie a
tutti e arrivederci alla prossima
■
mostra.
Il seminario di studio che ha fatto da apripista al convegno di “Missione Oggi” 2013
PELLEGRINAGGIO A PARMA E COLORNO
p. FIORENZO RAFFAINI, sx
Domenica 19 maggio la pioggia cadeva con ritmo battente, ma i
partecipanti alla gita organizzata dai saveriani di Brescia non si sono
scoraggiati… E sono stati premiati. A Parma, meta della gita edizione
2013, c’era il sole. In casa madre siamo stati accolti da p. Rosario e p.
Ermanno Ferro che ha fatto da guida al museo Confortiano.
Alle dieci abbiamo partecipato alla Messa solenne di Pentecoste.
Presiedeva p. Renzo Larcher, rettore della comunità. Il santuario era
gremito e i canti venivano eroicamente accompagnati da p. Ermanno,
nonostante un raffreddore che aveva seriamente compromesso l’efficienza delle sue belle corde vocali. All’organo c’era il saveriano dottor
Gildo, responsabile della gestione e assistenza dei confratelli anziani
e malati. Alla fine dell’omelia tutti avevamo capito la questione dello
Spirito Santo e abbiamo tirato un… sospiro di sollievo.
Dopo Messa, abbiamo visitato il nuovo Museo Cinese ed Etnografico,
apprezzato da tutti (vedi foto). C’era lo staff al gran completo: p. Alfredo Turco, p. Gianandrea Tam, p. Marco Campagnolo e p. Emilio Iurman.
Presso l’associazione “Il Telaio” di Colorno, in una suggestiva location sull’argine del torrente Parma, abbiamo pranzato. “Il telaio” si
occupa di “intrecciare i fili di solidarietà con il mondo e nel mondo”.
Sostengono anche iniziative con p. Luigi Vitella, saveriano in Burundi.
Dopo pranzo, ci siamo trasferiti al Palazzo Ducale, detto anche Reggia di Colorno. Una guida ci ha raccontato la storia di questo luogo,
originariamente una fortezza, che subì vari rifacimenti... I savoia hanno trasferito suppellettili e quadri, spogliando di fatto il bel palazzo.
Quindi, le belle stanze brillavano per la mancanza di arredi, con grande delusione delle signore del gruppo.
2013 GIUGNO/LUGLIO
CAGLIARI
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Il laicato saveriano in Sardegna
Coinvolti in un percorso bello e impegnativo
anni la famiglia
D adeldiversi
laicato saveriano in
Sardegna continua il suo cammino. Crescere come famiglia non
è facile perché, anche se composta per ora da solo otto membri,
ognuno ha il suo modo di procedere: c’è chi vorrebbe galoppare
e chi a stento riesce ad andare al
piccolo trotto.
Avanti insieme,
nonostante le difficoltà
Eppure insieme si va avanti
in un percorso il cui punto di
riferimento sono Cristo e la sua
missione nel mondo. Tutto ciò
è bello, ma anche impegnativo,
perfino dal punto di vista logistico. Infatti, non è facile incontrarci tutti insieme, vivendo un po’
sparsi per la Sardegna. Qualche
volta, anche se cerchiamo di organizzarci per tempo, non sempre ci è possibile partecipare agli
incontri per tanti motivi.
Nonostante ciò, portiamo avanti il nostro cammino. Nel nostro
piccolo e con i limiti di tempo che
abbiamo, cerchiamo di dare una
mano ai saveriani nell’animazione e nel portare avanti alcune
attività con i giovani. Affiancati
dal saveriano p. Tore Marongiu,
dedichiamo un sabato al mese alla
formazione e alla condivisione.
Quest’anno gli incontri, in
comunione con la famiglia dei
laici saveriani presenti e attivi in
Italia, si basano sulla Gaudium
et Spes, il documento del concilio Vaticano II ricco di spunti e
molto attuale, soprattutto per la
figura e il ruolo dei laici nella
chiesa e nel mondo.
La storia nel nostro tempo
Siamo partiti dal fatto che il
cammino conciliare, dopo oltre
50 anni, non è ancora terminato, ma continua. Il concilio offre
una precisa linea di metodo da
continuare: costante attenzione
alla storia umana, così come avviene, segnata però dal limite del
contingente. La storia è e deve
essere nel tempo, dentro questo
nostro tempo, con le sue carat-
VINCENZO CONTINI
teristiche, con i suoi problemi e
difficoltà. E le soluzioni che si
propongono nel cammino non
sono mai assolute, cioè non valgono una volta per sempre.
Come qualcuno dice: “Occorre tornare al passato per ritrovare
il meglio della chiesa”. Dobbiamo conoscere il passato: la storia è sempre maestra di vita, ma
dobbiamo vivere dentro questo
tempo, con questi uomini, con i
loro modi di comunicare, di rapportarsi e di impegnarsi.
Anche noi, come laici saveriani in Sardegna, vogliamo vivere
l’ideale della missione a partire
dal nostro quotidiano, per testimoniare l’amore di Dio là dove
viviamo e agiamo. Nel nostro
piccolo, cerchiamo di realizzare
l’ideale che san Guido Conforti
ci ha lasciato come testamento:
“Fare del mondo una sola famiglia”, iniziando da qui e adesso.
Qualche informazione
I laici in Sardegna sono otto:
due coppie di sposi, una vedo-
Weekend e vita comunitaria
Giovanissimi protagonisti anche in estate
S
abato e domenica 13 e 14
aprile, il weekend dei giovanissimi è stato arricchito della
presenza di p. Enzo Tonini e di
Pietro Rossini, che sono arrivati da Ancona. Attraverso interessanti animazioni ci hanno aiutato a scoprire il volto di Gesù
presente in ciascuno di noi. Non
eravamo in tanti, perché alcuni
di noi erano in gita con la scuola,
ma è stato bello lo stesso.
Un campo per l’estate
Padre Enzo ci ha anche parlato
del campo di lavoro e formazione missionaria che si svolgerà ad
Ancona ai primi di agosto (dal 1°
al 6). Vi parteciperanno i giovanissimi provenienti da tutte le comunità saveriane in Italia. Conoscere altre persone aiuta a conoscere meglio noi stessi e lavorare
“gomito a gomito” ci aiuta ad es-
sere un po’ più tolleranti e capaci
di capire che le differenze ci arricchiscono, invece di dividerci.
Ci saranno attività sociali e caritative, preghiera e spiritualità,
svago e fraternità. Il tutto sarà
nell’ottica della missione. Speriamo di essere in tanti a condividere la missione unica che Gesù ha ricevuto dal Padre e ha affidato a ciascuno di noi perché,
condividendo la nostra vita, possiamo essere sempre più entusiasti annunciatori del suo regno.
Chi desidera partecipare deve
comunicarlo a p. Virginio (0785
70120; [email protected]).
Faremo il viaggio in aereo da
Alghero ad Ancona.
Una vera scuola di vita
Domenica 21, abbiamo iniziato la settimana di vita comunitaria. Quindici giovanissimi di
Allegria e riflessione hanno caratterizzato il weekend
dei giovanissimi a Macomer, a metà aprile; da Ancona sono venuti p. Enzo Tonini e Pietro Rossini
8
Macomer e dintorni si sono ritrovati dai “save” - come diciamo noi - per continuare le bellissime settimane di “vita comune” degli anni scorsi. Con i
missionari abbiamo condiviso la
preghiera, il cibo quotidiano e nei limiti che concede la scuola anche i momenti di testimonianza missionaria. Abbiamo partecipato al rosario missionario del
martedì, alla Messa missionaria
del mercoledì e all’adorazione
missionaria del giovedì.
È un’esperienza bellissima che
ci aiuta a condividere il cibo e la
preghiera, ma soprattutto la vita.
è una vera scuola di vita concreta, vissuta insieme. Questo ci fa
sentire amati e allo stesso tempo
ci sentiamo chiamati a dare davvero il meglio di noi stessi. Grazie “save”, e grazie a tutti coloro
che possono dire “io c’ero”. ■
Saveriani e saveriane con il gruppo dei “magnifici otto”
che fanno parte del laicato saveriano in Sardegna
va e tre single (sei donne e solo
due maschi). Cinque vivono a
Macomer, una a Cagliari, una ad
Ardauli e una a Tresnuraghes.
Gli incontri formativi si tengono presso la casa dei saveriani
di Macomer il primo sabato del
mese. L’incontro introduttivo
l’ha guidato p. Tore Marongiu;
gli altri li guidiamo noi laici.
Come gruppo, abbiamo dato il
nostro contributo per preparare la
quattro giorni in preparazione al
Natale per i giovanissimi e abbia-
mo organizzato con i giovani il
mercato equo-solidale in occasione degli “Otto dies a sas animas”
e dell’hobby shop a Macomer.
Speriamo di crescere ancora.
Perciò facciamo appello a tutti coloro che desiderano impegnarsi nella missione con il carisma saveriano di san Guido
Conforti. La referente è Grazia
Maria Ledda, che si può contattare mandando una e-mail all’indirizzo laicisaverianisardegna@
gmail.com
■
Padre Luigi Caria,
saveriano di Guasila,
per tanti anni missionario in Sierra Leone,
ha tagliato il traguardo degli 81 anni!
Con gli auguri, gli
siamo grati per il suo
bell’esempio e per
il lavoro d’animazione missionaria che
svolge nella sua
amata Sardegna.
SECONDO I MIEI GUSTI E DESIDERI
In piazza, l’esplosione di gioia irrefrenabile
p. EZIO MARANGONI, sx
In piazza san Pietro c’ero anche io quella sera del 13 marzo e non
mi sarei mai perdonato di non essere presente. Centomila persone,
forse più. Ma quel che più conta, gente felice e gioiosa, tutta quanta
contagiata dal sanissimo virus dell’ottimismo cristiano.
Papa Jorge Bergoglio ha voluto chiamarsi “Francesco”, semplicemente: né primo né secondo. Prima ancora che iniziasse il conclave
un’insegnante che ora lavora a Milano mi aveva chiesto un pronostico. Gli avevo risposto: “Non ne faccio, tanto ci pensano gli addetti ai
lavori, gente a volte prezzolata, al servizio di questo o di quel movimento”. Avevo anche aggiunto che… “i miei gusti erano il card.
Bergoglio, e i miei desideri pure”.
Quando in piazza San Pietro ho sentito i primi due nomi - Mario Jorge - non ho voluto sentire neanche il terzo: sono esploso in una gioia
irrefrenabile e ho urlato, in mezzo a tutti: “Bergoglio! Bergoglio!”.
Chi mi era accanto diceva: “Ma chi è?”. Risposi: “Lo so io. Lo Spirito Santo sa quel che
fa e lo fa bene!”.
Guarda caso, poco prima della fumata
bianca un gabbiano si era posato sopra la
canna fumaria e da là sembrava volersi godere lo spettacolo. Forse non era un semplice spettatore, ma un “segno” inviato da Dio,
per dirci che lui ancora agisce segretamente nel cuore degli uomini. Il cardinal Martini otto anni prima e non a caso, aveva fatto
anche lui il nome di “Francesco Bergoglio”.
Padre Ezio Marangoni, a Roma per l’anno sabatico,
si augurava l’elezione del cardinal Bergoglio:
lo Spirito Santo gli ha dato ragione!
2013 GIUGNO/LUGLIO
CREMONA
26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81
Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260
Il ricordo di Lina Ariberti Marinoni
Una mamma dal curriculum “qualificato”
A
Pizzighettone il 13 maggio, giorno della salita
al cielo di mamma Lina, mi è
stato chiesto di scrivere alcune
riflessioni da condividere con la
famiglia saveriana. Ho accettato
con piacere, ma raccontare i 90
anni di mamma non è semplice,
perché la sua vita non è stata solo lunga, ma soprattutto intensa.
Su facebook così ho scritto
per comunicare agli amici la dipartita della mamma da questa
terra: “Da stamattina mia mamma Lina è in paradiso. Grazie
per la vita e l’amore che mi hai
donato; grazie per i valori che
mi hai insegnato; grazie per la
fede cristiana che mi hai trasmesso; grazie perché sei stata
la più speciale delle mamme!”.
La vita e il grande amore
La vita: mamma Lina non ha
avuto paura di trasmettere questo grande dono divino e ha dato
la vita a cinque figli, tra cui p.
Claudio, missionario saveriano
da trent’anni in Brasile. La mia
nascita è giunta in tarda età, ma
nonostante i giustificati timori,
ha caparbiamente lottato perché
io nascessi. Per questo le sarò
eternamente grata.
L’amore, incondizionato e
gratuito, che ha avuto per papà
Antonio e per tutti noi. Un amore disinteressato che non ha mai
chiesto nulla in cambio, disposto
a qualsiasi sacrificio. Da piccoli
le abbiamo creato parecchi problemi con malattie varie… Non
l’abbiamo mai sentita lamentarsi
per le numerose notti passate accanto a noi, a casa o in ospedale.
Saremo noi stati capaci di ricambiare tutto questo amore?
Valori della vita e libertà
I valori fondamentali della
vita: la famiglia in cui credeva
fermamente, la generosità e la
disponibilità, la carità e l’umiltà,
l’onestà. Mi ripeteva, convinta,
PAOLA MARINONI
che è meglio dare che ricevere.
Ma una bambina fatica a capire
questo concetto, soprattutto quando mamma, ricordandosi delle
ricorrenze di tutti, faceva un pensiero per ognuno, anche quando
questi non si ricordavano di noi!
Tra i valori, insegnati e vissuti,
la libertà: mamma che si limitava a darci dei consigli e a esprimere il suo punto di vista. Massima libertà anche nelle scelte
di vita e, soprattutto, felicissima
che il Signore avesse chiamato
uno dei suoi figli a essere sacerdote missionario. Ricordo con
che premura scrisse un biglietto
di congratulazioni al figlio p.
Claudio non appena seppe della
sua destinazione in Brasile. Si
sentiva una privilegiata, perché
un figlio sacerdote era per lei
una grande ricompensa.
La fede profonda e convinta
La fede semplice ma radicata, che vede nel ruolo di madre
Chi trova un amico, trova un tesoro
Luca Troiano e una storia di vera amicizia
S
ento di poter dire che sono
un missionario ricchissimo, perché ho molti tesori,
molti amici. Sono così numerosi
che non saprei neppure contarli tutti. Ne ho trovati ovunque,
perfino all’ospedale, tra medici,
infermieri e pazienti di entrambi
i sessi, e soprattutto tra i pellegrini dei santuari mariani e i loro
parenti, i loro coniugi e figli.
8
Alla ricerca della “vera luce”
È per questo che ho deciso di
proporre a voi, care lettrici e cari lettori, la testimonianza di una
bella amicizia tra un illustre ingegnere e il suo medico curante. Il
primo si chiamava Luca Troiano
ed è morto in un incidente stradale; l’altro è il dottor Adriano Tango che ha scritto a Loredana, moglie del defunto e mia cara amica,
pellegrina con me a Medjugorje.
Qui Loredana ha riscoperto la
pace interiore e la gioia della fede e una vita nuova che lei sa comunicare a tutti coloro che cercano “la vera Luce”, di cui parla la
meravigliosa testimonianza dei
due illustri amici, e che in modi
diversi stanno già contemplando: il primo vi è già “immerso”;
l’altro la sogna nella speranza di
raggiungerla, di rivederla e possederla per sempre! Non da solo,
ma insieme all’amico… “per farne ancora delle belle”, per sem-
pre, in cielo come in terra.
Una promessa per l’aldilà
«Luca, non potevo che pensare a te per la dedica di questa
nuova storia, e non solo per affetto, ma perché tu sei nel cuore
stesso della narrazione. Ricordi?
Sono solo storie vissute - ti dicevo - bizzarre, un po’ fuori di
testa, ma in fin dei conti non
molto di più delle nostre comuni
esistenze! Ma tu mi correggevi:
“Questa è solo l’apparenza; ciò
che dà spessore alle vicende è il
travaglio che c’è sotto, la tensione alla luce vera”. Luce: quella
di cui parlavamo io e te.
Purtroppo tu eri spesso diste-
L’ingegner Luca Troiano, salito al cielo
nel 2011, è il protagonista di una bella
testimonianza d’amicizia con il dottor
Adriano Tango, e viceversa
a cura di p. S. PARMIGGIANI, sx
so, io in camice, e poi tu ancora
disteso, e io in casacca verde...
Eppure avevamo tanto tempo per
parlare! Finalmente, dimesso dal
reparto, hai continuato a leggere
la mia posta, commentavi le mie
bozze. Bontà tua, le approvavi!
Ti scrivo dopo aver rivisto le
foto del tuo incidente. Bell’affare
esserti rimesso sulla moto! Una
lacrima. “Ma perché proprio tu”,
ingegnere nucleare di fama non
solo italiana, pupillo di Rubbia,
collaboratore infaticabile di autorità della NASA, del CNR e chi
se li ricorda più di quanti altri...
Ma che importa ormai. Tu sei
sempre il mio Luca, quello che
mi spiegava la struttura dell’universo e della luce (o Luce?).
Adesso ci sei dentro, “fratellino”. Ma sei anche qui. E
piantala di chiamarmi ancora “il
professore”, io, sono stato per
il tuo “occasionale” corpo, solo l’equivalente del meccanico
per la moto che ti ha tradito. Ti
aspetto, più in là, immersi nella
Luce vera, dove comunque credo che sarai ben più ansioso di
riabbracciare la tua sposa innamorata e la mamma, che me.
Ma ne faremo ancora delle
belle, anche di là, altro che protesi d’anca o turbo compressori e acceleratori dl particelle!
È una promessa, amico mio!».
■
Adriano Tango
di famiglia una vera e propria vocazione. Ha sempre
affrontato cristianamente le
numerose vicissitudini che
la vita comporta offrendo le
proprie sofferenze al Signore
della vita, certa che l’avrebbe sostenuta nei momenti più
difficili e bui.
Finché le forze glielo
hanno permesso, ha sempre
partecipato alla santa Messa
quotidiana e io mi chiedevo perché perdesse tempo
in questo modo… Solo più
tardi, seguendo il suo esempio, avrei capito che il tempo
dedicato al Signore all’inizio
della giornata rende tutto più
semplice e gioioso.
Anche nei lunghi anni
della malattia, nella quale il
buon Dio mi ha dato la forza
di accompagnarla, è sempre
stata docile e fiduciosa nella
Provvidenza. Ho cercato di
darle il massimo dell’assistenza
e avrei voluto vedere dei risultati, che non arrivavano. Mi diceva: “Paola, cosa vuoi pretendere?
Ho 90 anni e ho fatto la mia vita;
sia fatta la volontà del Signore!”.
Una mamma “testimone”
La ringrazio perché nell’occuparmi di lei quasi a tempo pieno,
la mia fede si è “concretizzata”
in un servizio quotidiano alla
sua persona e ora guardo ai malati con occhi diversi, come a
La figlia Paola Marinoni e la mamma Lina
in visita al santuario
di Caravaggio
coloro che devono avere sempre
la precedenza.
Mi rendo conto che, in fondo,
basterebbe una sola parola per
raccontare mamma Lina: “testimone”. È per questo che sulla foto ricordo ho deciso di scrivere:
“Grazie, Signore, per averci donato mamma Lina: attraverso di
lei ci hai fatto conoscere il tuo
immenso amore per noi”. Con un
curriculum vitae così qualificato, sono certa che mamma è stata subito assunta in paradiso! ■
iL SALUTO DEL FIGLIO MISSIONARIO
Padre Claudio ha inviato il seguente messaggio al parroco di San
Giuseppe (Pizzighettone), che lo ha letto durante la santa Messa.
Dal lontano Brasile mi sento unito a tutti voi, riuniti in preghiera
per l’ultimo saluto a mia mamma. Il Signore ha detto alla sorella di
Lazzaro, “Tuo fratello risorgerà”. Sono queste le parole ricche di fede che ci aiutano a sentire un conforto sincero e fedele in questo momento di dolore. Siamo noi che viviamo ancora nell’incertezza; mamma già vive la certezza della vita. Siamo noi che piangiamo nel dolore;
lei già vive nella gioia che ha sempre creduto e insegnato.
In questo momento devo proprio ringraziare il Signore per la mamma che mi ha dato: sempre ha creduto e mi ha aiutato a crescere e,
appoggiandomi nella mia vocazione missionaria fin dall’inizio del mio
straordinario cammino missionario, ha amato, pregato e aiutato tanti nostri fratelli missionari, ora sparsi per tutti i continenti della terra.
Penso che questa mamma abbia vissuto pienamente la sua missione di “mamma missionaria” in mezzo a noi. Non ci resta che dire solo:
“Grazie, mamma, per quello che hai fatto e farai ancora dal paradiso
per tutti noi, in particolare per la tua cara famiglia, e soprattutto la
Paola che ti ha ben curato, per
i missionari saveriani che tanto
hai amato, per i nostri parenti
e amici che tu sempre ben ricordavi e di cui mi mandavi notizie.
Oggi le mie comunità in Brasile si stringeranno attorno a me
in preghiera per te nel ringraziare il Signore e applaudendoti per il tuo coraggio ed esempio di aver donato per loro un
figlio missionario. Sono sicuro
che il Signore ti darà il giusto
premio eterno. Grazie, mamma.
Il Signore ti accolga e ti benedica, ciao! Tuo figlio,
p. Claudio
Padre Claudio Marinoni accompagna
mamma Lina nel santuario
Mariano di Caravaggio
2013 GIUGNO/LUGLIO
DESIO
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Non c’è la crisi del settimo anno
Incontri di dialogo tra cristiani e musulmani
Jaweria Ashraf, autrice
dell’articolo, è figlia del leader
che coordina gli incontri dei pakistani nella casa dei saveriani a
Desio ed è molto attiva nell’organizzazione della festa dei popoli.
incontri dei giovani muG lisulmani
e cristiani sono
nati da un’esigenza e una volontà molto forti e intensamente
sentite sul territorio desiano. Il
primo incontro si è tenuto nel
2007, nella sala di preghiera di
via Forlanini a Desio, durante il
quale alcuni giovani cristiani che
frequentavano le parrocchie della città hanno assistito alla chiamata per la preghiera islamica e
allo svolgimento della preghiera
stessa.
Tanti temi, tante sensibilità
Dopo la preghiera c’è stato
un momento di scambio, in cui
sono emerse molte curiosità da
entrambe le parti, non solo nei
confronti degli “altri”, ma anche
riguardo a se stessi e alla propria fede. È stata proprio questa
curiosità che ci ha spinto a non
fermarci, a continuare il nostro
cammino verso una maggiore
conoscenza, libera dai pregiudizi.
Il gruppo che organizza questi
incontri è formato principalmente da giovani cristiani e musulmani che collaborano ormai da
sette anni. È un gruppo per lo
più di studenti ma anche di lavoratori, molto attivo e sempre
pronto a sperimentare nuove
cose.
Ogni anno vengono scelti argomenti differenti da proporre
ai partecipanti, che spaziano da
temi strettamente legati alla religione a quelli culturali, come
ad esempio il matrimonio o il
JAWERIA ASHRAF
modo di vestirsi, toccando anche aspetti particolari della vita
di ognuno, come l’amore. Dal
confronto su questi e altri temi
è emerso che molti aspetti sono
in bilico tra religione e cultura,
alcuni non sono propriamente
“religiosi” ma vengono tramandati come se lo fossero.
Pensando ai più giovani
Quest’anno, abbiamo spostato
gli incontri di dialogo interreligioso, e per molti versi anche
interculturale, dalla domenica
pomeriggio al giovedì sera. Abbiamo deciso di dedicarli il più
possibile ai giovani, per lo più
tra i 17 e i 25 anni, in modo tale
da costruire insieme un cammino costruttivo ed educativo per
chi vi partecipa. Queste due caratteristiche hanno portato a una
maggiore definizione del cammino e a un aumento dell’inte-
Banco di solidarietà a Desio
L’iniziativa di un gruppo di amici è Onlus
del Banco di soL’ esperienza
lidarietà di Desio (BdS) è
iniziata nel 2004 con la consegna
del primo pacco a una famiglia
desiana da parte di due volontari
ed è cresciuta sempre più. Oggi
distribuisce pacchi di alimenti a
20 famiglie, coinvolgendo oltre
40 volontari e più di 30 famiglie
solidali. Un semplice gruppo di
amici, mossi dal desiderio di approfondire la propria esperienza
cristiana, dedica gratuitamente
parte del proprio tempo ed energie per aiutare famiglie bisognose dei nostri paesi (Desio, Nova
Milanese, Muggiò).
Questo nostro tentativo ha assunto oggi una forma giuridica
definita e riconosciuta e con un
nome preciso: “Banco di solidarietà santa Teresa di Lisieux Onlus”. Così, i sette soci fonda-
8
tori si sono trovati lunedì 8 aprile 2013 al cospetto di un notaio
presso lo studio del commercialista Pirovano per sottoscrivere
l’atto che sancisce la nascita di
questa nuova realtà associativa.
Un bene da condividere
Il bisogno materiale e spirituale cresce continuamente ed
emerge in modo evidente che,
insieme al pane, ogni uomo desidera uno sguardo che lo abbracci. A noi è capitato di ricevere e incontrare l’abbraccio e la
tenerezza di Cristo, uno sguardo
così umano e vero che ci ha rimesso in moto e ci rende liberi
e desiderosi di condividere un
pezzo della nostra vita con tutti.
Partecipare a un gesto di carità
cristiana come il BdS svela la
legge della vita, che è amare.
I sette soci fondatori, tra cui Francesca, del Banco di solidarietà di Desio, oggi Onlus
FRANCESCA COLOMBO LEONI
Se quanto più amiamo tanto
più siamo noi stessi, allora ogni
istante diventa desiderio di condividere il bisogno degli altri,
per condividere il senso della
vita. Inoltre, costituirci come
Onlus ci consente di rapportarci
nei confronti di enti, istituzioni
pubbliche e private in modo più
efficace e adeguato.
Confrontiamoci con Sorbara
Abbiamo molto da imparare
da tutti. Per questo siamo sempre alla ricerca di occasioni di
confronto con altre associazioni
che ci aiutano. Pur nelle differenze, possiamo capire meglio
cosa sia l’accoglienza e la carità.
Quest’anno ci è venuta un’idea. Spesso le famiglie che incontriamo sono schiacciate da
situazioni di bisogno economico
e da difficoltà di ogni genere.
Oltre al bisogno alimentare, ciò
che viene a mancare è la speranza, l’esperienza di qualcosa di
positivo da cui ricominciare.
Questa situazione ci ha messo
in moto, così stiamo prendendo
accordi con alcuni amici di Sorbara (MO), uno dei paesi colpiti dal terremoto in Emilia Romagna. Le domande che vorremmo
porre loro è: “Da dove si può ripartire? Cosa ci sostiene, quando
tutto intorno a noi crolla?”. Loro
hanno vissuto questa esperienza,
per cui ci sembra una bella occasione di confronto e di aiuto. ■
Alcuni rappresentanti del gruppo che da sette anni organizza gli incontri
tra giovani cristiani e musulmani presso i saveriani di Desio
resse e del coinvolgimento da
parte dei partecipanti.
Oggi, dopo quasi sette anni,
il gruppo è sempre più grande e
aperto al confronto e al dialogo.
Pian piano i muri dei pregiudizi,
della paura e dell’intolleranza
per chi ci sembra diverso da noi
cadono e si riscopre la bellezza
della diversità, non solo nell’altro ma anche in noi stessi.
Conoscersi è possibile
Tutto questo è stato possibile
grazie all’aiuto dei saveriani,
che ci hanno sempre accolto
in modo fraterno e caloroso, e
dell’associazione culturale Minhaj ul Quran, sempre pronta a
cercare e creare occasioni e momenti di dialogo interreligioso e
interculturale. Un’altra associa-
zione che ha collaborato attivamente nel cammino del dialogo
è “Desio Città Aperta”, che si
batte per una maggiore integrazione tra la comunità locale e le
varie comunità straniere presenti
sul territorio desiano.
Gli organizzatori degli incontri
tra giovani musulmani e cristiani
ringraziano i saveriani, Minahj
ul Quran e “Desio Città Aperta” per il sostegno alla preparazione e all’organizzazione degli
incontri durante questi sette anni. Infine, grazie a tutti i giovani che hanno partecipato e hanno dimostrato che, nonostante le
difficoltà, è possibile incontrarsi
e conoscersi, parlare e scoprire
cose nuove e riscoprire anche se
stessi, mettendosi in discussione
e confrontandosi con gli altri. ■
IL CORSO DI CUCINA ETNICA
PAOLA FARINA
Donne di diversi paesi e tradizioni s’incontrano per abbattere il
muro del pregiudizio e dell’indifferenza. Succede dai missionari saveriani, per iniziativa del coordinamento “Desio Città Aperta” e dell’associazione culturale pakistana Minhaji Ul Quran.
Una domenica al mese si tiene il “corso di cucina etnica” per donne
italiane e straniere che a turno diventano “cuoche insegnanti” per
un giorno e mostrano dal vivo una ricetta tipica del proprio paese
d’origine. Così, nel corso dell’anno, sono state presentate le samosa
pakistane, le papas huancaina del Perù, i dolcetti al cocco del Brasile,
l’insalata russa, i ravioloni della Polonia.
Le donne si incontrano, si confrontano, lavorano insieme, tutte allo
stesso tavolo! E nascono nuove amicizie. Dalla ricetta, si passa pian piano ai grandi temi della vita: l’educazione dei figli, i rapporti in famiglia,
l’immigrazione e l’integrazione, le difficoltà dei figli nati in Italia…
L’obiettivo degli incontri è proprio quello di promuovere il dialogo tra donne che appartengono a culture diverse, ma che scoprono
anche di avere tanti punti in comune. Perciò possono aiutarsi l’una
con l’altra. Uscire dall’isolamento è importante, perché permette di
comprendere che i problemi e le difficoltà, se vengono condivisi, diventano più leggeri.
Il coordinamento “Desio Città Aperta” organizza ogni anno la marcia della pace, per il dialogo tra cristiani e musulmani, con la collaborazione di insegnanti e genitori dei bambini delle scuole di Desio e
le associazioni, con
il sostegno del comune. Solo con il
contributo di tutti,
giorno dopo giorno, si costruisce la
pace.
Grembiuli, pentoloni,
pentole e cucchiai in
mano… così le donne di
diversi paesi s’incontrano
dai saveriani una domenica al mese, per iniziativa
del coordinamento
“Desio Città Aperta”
2013 GIUGNO/LUGLIO
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected]
- C/c. postale 210336
Il pellegrinaggio a Parma
Al santuario di mons. Conforti
I
l 25 aprile 115 pellegrini tra genitori, parenti e
amici dei saveriani friulani hanno fatto un pellegrinaggio a Parma per visitare il santuario “San
Guido Conforti”, le memorie
Confortiane e il museo d’arte
cinese ed etnografico, recentemente aperto in casa madre dei
saveriani.
Ci sono voluti due pullman
per ospitare così tanti pellegrini. Alle 5 del mattino tutti erano
pronti per passare insieme una
giornata di famiglia, avendo come meta quel “nido degli aquilotti” del vescovo Conforti, da
dove hanno spiccato il volo tanti saveriani per andare nel mondo a portare il lieto annuncio di
p. ANTONIO GUIOTTO, sx
Cristo a popoli di lingue e tradizioni diverse.
A Parma siamo stati accolti con gioia
dai saveriani friulani,
Con l’aiuto dall’alto…
p. Ermanno Ferro, p.
Il viaggio è stato un’occasione
Domenico Meneguzpreziosa per conoscerci meglio,
zi, p. Emilio Iurman e
più di cento i pellegrini friulani che il 25 aprile hanno raggiunto Parma e la casa madre
per rinsaldare il nostro spirito di
p. Alfredo Turco, con deiErano
saveriani; nel santuario “San Guido Conforti” hanno partecipato alla celebrazione della Messa;
famiglia, per pregare, cantare e
altri confratelli della
con loro, a sorpresa, anche il friulano p. Ernesto Tomé, appena rientrato dalla missione
ascoltare la parola di Dio, lampacomunità. La Messa
da sui nostri passi e luce sulla via.
solenne nel santuario “San Guimazione missionaria in Italia.
Viaggio
Abbiamo sperimentato la prodo Conforti” è stata al centro del
nella storia missionaria
tezione di Dio e del nostro sannostro pellegrinaggio quando p.
Il saluto di p. Ernesto Tomè
Per il pranzo siamo andati a un
to fondatore, quando a circa metà
Ferro prima, durante e dopo la
Il saluto finale è avvenuto anagriturismo appena fuori Parma,
viaggio abbiamo rischiato di perMessa ci ha illustrato la figura
cora nel santuario, alla tomba del
gestito da nipoti di p. Dante Maidere una ruota di un pullman. Ma
del fondatore, il suo spirito misConforti, dove in preghiera ci
nini, missionario in Amazzonia
con l’aiuto dall’alto e l’intervensionario volto a fare del mondo
siamo raccomandati alla sua inalla bella età di 95 anni. È stato della polizia, abbiamo risolto
una sola famiglia, e ci ha parlato
tercessione. Poi abbiamo espresto un momento di convivialità e
facilmente, senza compromettere
delle Memorie, conservate come
so il nostro grazie ai confratelli
di calda familiarità tra la bellezza
la buona riuscita del nostro viagtesoro prezioso nella casa madre
che ci hanno ospitato e accomdella natura e gli antichi ricordi
gio nonostante un po’ di ritardo.
dei saveriani.
pagnato durante tutta la giornadi quella che un tempo era stata
ta. All’ultimo è sbucato fuori p.
una fattoria con strumenti e utenErnesto Tomè, appena tornato da
sili agricoli dei tempi passati.
Bujumbura, capitale del BurunNel pomeriggio, abbiamo
di. Ci ha rallegrati con la sua pavisitato il museo etnografico,
rola ancora piena di tanto buon
guidati dai nostri due esperti
umore, nonostante gli acciacchi
friulani
p.
Emilio
e
p.
Alfredo.
p. A. GUIOTTO, sx
di un giovane di 84 anni.
È stato un viaggio nella storia e
Il ritorno si è svolto tra cannelle tradizioni di vita missioPadre Rosario e i saveriani di Udine sono saliti fino a Sella di Razzo a quasi
ti friulani, la preghiera del rosanaria, illustrata da tanti pezzi
1.800 metri d’altitudine, accompagnati da p. Bruno Roia, parroco a Pesaris
rio, divertenti battute raccontate
originali e antichi, provenienti
dai pellegrini e comunicazioni
dalle varie missioni dove i savarie per i prossimi mesi. Dopo
veriani hanno lavorato e contiuna fermata all’uscita dell’autonuano a lavorare, coniugando
strada a Porpetto, siamo arrivaassieme “fede e civiltà”, che è
ti a Udine verso le 23 e 30, felistato anche il titolo dell’attuale
ci della bella e prolungata esperivista saveriana “Missione Ogrienza vissuta insieme.
■
gi”, prezioso strumento di ani-
Su e giù per la nostra bella terra
Padre Rosario ha visitato i saveriani di Udine
P
adre Rosario, superiore dei
saveriani in Italia, a metà
aprile ci ha fatto visita per vivere
alcuni giorni con la nostra comunità e per uno scambio di informazioni sulle attività di ministero sacerdotale e di animazione
missionaria a Udine e dintorni. È
stata l’occasione per conoscere
realtà e persone legate, in modi
diversi, ai saveriani in Friuli.
Con i nostri famigliari
Come prima cosa, abbiamo
fatto visita a Palmanova alla signora Teresa, mamma di p. Enzo
Tonini, che ci ha intrattenuto con
tante notizie di Enzo e dell’altro
figlio, missionario del Pime. La
nostra visita le ha fatto sentire la
vicinanza dei saveriani e di p.
Rosario, che ha condiviso alcuni
anni di vita missionaria con p.
Enzo in Colombia.
Il giorno dopo, ci siamo spostati in una parrocchia dove spesso
svolgiamo il nostro ministero: la
parrocchia di Gesù Buon Pastore, dove è parroco coadiutore l’ex
saveriano don Beppe Marano,
con il quale esiste una proficua
8
LA PREGHIERA PER I BENEFATTORI
collaborazione sia in parrocchia
sia per alcune attività di animazione missionaria in diocesi.
Nel pomeriggio p. Rosario ha
potuto incontrare e celebrare la
Messa con alcuni genitori e parenti dei missionari friulani che
ogni seconda domenica del mese
si incontrano in casa nostra per
alcune ore di preghiera e di fraternità ricordando i loro missionari sparsi nel mondo.
Bruno Roia, attualmente parroco
a Pesaris sulle colline della valle
Pesarina nella Carnia. Abbiamo
trascorso alcune ore con lui che
ci ha accompagnati ancora più in
altro sulle nevi tra il Friuli e il
Cadore, fino alla Sella di Razzo
a 1.760 slm. Durante il pranzo,
in un rifugio tra le montagne
imbiancate, abbiamo condiviso non solo il cibo ma anche le
esperienze di vita in comunità.
Abbiamo contemplato assieCime innevate e incontri
me la bellezza delle cime delle
Il lunedì, insieme a tutta la comontagne coperte di neve e abmunità, siamo andati a trovare p.
biamo alzato il nostro sguardo e
i nostri cuori verso
chi le ha create così
belle, sempre puntate al cielo. Nel ritorno abbiamo fatto visita alla signora Nives, mamma di p.
Pier Agostinis, occupata con tanti nipotini che ci hanno fatto festa e che aspettano lo zio che tornerà dalla missione in
Padre Rosario Giannattasio, superiore dei saveriani in Italia, ha visitato la comunità di Udine
Congo.
■
e ha incontrato alcuni famigliari dei saveriani friulani
p. LORENZO MATTIUSSI, sx
San Guido Conforti, che fin da piccolo con l’esperienza del Crocifisso nell’oratorio della pace ha incentrato la sua vita in Gesù Eucaristico, ha voluto che l’adorazione marcasse un momento importante nella nostra settimana. Perciò ogni giovedì ci ha invitati a passare un’ora davanti all’Eucaristia, per presentare a Gesù il nostro totale affidamento e le richieste di nuove vocazioni alla vita missionaria, per chiedergli la perseveranza e la forza necessarie per annunciare il vangelo.
Nelle costituzioni egli ha scritto: “Ogni giovedì in tutte le case dell’istituto abbia luogo un’ora di adorazione dinnanzi a Gesù esposto
nell’Eucaristia, per ottenere da lui il dono di nuovi operai per la sua
vigna, la grazia di faticare per diffondere il suo vangelo, il dono della
perseveranza nella nostra vocazione, la benedizione sull’umile nostra
società missionaria”.
Durante l’appuntamento Eucaristico, con viva riconoscenza per
la preghiera e il sostegno
materiale, portiamo nel
cuore tutti voi, cari parenti
e amici benefattori, presentando a Gesù le vostre
gioie e sofferenze, i vostri
desideri e le vostre speranze, coscienti delle vostre
fatiche quotidiane e della
grande fedeltà al Signore,
al quale ogni giorno affidate le vostre esistenze.
Cari amici, parenti e benefattori, grazie: noi missionari contiamo molto su
voi tutti!
Ogni giovedì i saveriani si
radunano in adorazione Eucaristica e affidano al Signore
famigliari, amici e benefattori
2013 GIUGNO/LUGLIO
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Il laicato saveriano in Sardegna
Coinvolti in un percorso bello e impegnativo
anni la famiglia
D adeldiversi
laicato saveriano in
Sardegna continua il suo cammino. Crescere come famiglia non
è facile perché, anche se composta per ora da solo otto membri,
ognuno ha il suo modo di procedere: c’è chi vorrebbe galoppare
e chi a stento riesce ad andare al
piccolo trotto.
Avanti insieme,
nonostante le difficoltà
Eppure insieme si va avanti
in un percorso il cui punto di
riferimento sono Cristo e la sua
missione nel mondo. Tutto ciò
è bello, ma anche impegnativo,
perfino dal punto di vista logistico. Infatti, non è facile incontrarci tutti insieme, vivendo un po’
sparsi per la Sardegna. Qualche
volta, anche se cerchiamo di organizzarci per tempo, non sempre ci è possibile partecipare agli
incontri per tanti motivi.
Nonostante ciò, portiamo avanti il nostro cammino. Nel nostro
piccolo e con i limiti di tempo che
abbiamo, cerchiamo di dare una
mano ai saveriani nell’animazione e nel portare avanti alcune
attività con i giovani. Affiancati
dal saveriano p. Tore Marongiu,
dedichiamo un sabato al mese alla
formazione e alla condivisione.
Quest’anno gli incontri, in
comunione con la famiglia dei
laici saveriani presenti e attivi in
Italia, si basano sulla Gaudium
et Spes, il documento del concilio Vaticano II ricco di spunti e
molto attuale, soprattutto per la
figura e il ruolo dei laici nella
chiesa e nel mondo.
La storia nel nostro tempo
Siamo partiti dal fatto che il
cammino conciliare, dopo oltre
50 anni, non è ancora terminato, ma continua. Il concilio offre
una precisa linea di metodo da
continuare: costante attenzione
alla storia umana, così come avviene, segnata però dal limite del
contingente. La storia è e deve
essere nel tempo, dentro questo
nostro tempo, con le sue carat-
VINCENZO CONTINI
teristiche, con i suoi problemi e
difficoltà. E le soluzioni che si
propongono nel cammino non
sono mai assolute, cioè non valgono una volta per sempre.
Come qualcuno dice: “Occorre tornare al passato per ritrovare
il meglio della chiesa”. Dobbiamo conoscere il passato: la storia è sempre maestra di vita, ma
dobbiamo vivere dentro questo
tempo, con questi uomini, con i
loro modi di comunicare, di rapportarsi e di impegnarsi.
Anche noi, come laici saveriani in Sardegna, vogliamo vivere
l’ideale della missione a partire
dal nostro quotidiano, per testimoniare l’amore di Dio là dove
viviamo e agiamo. Nel nostro
piccolo, cerchiamo di realizzare
l’ideale che san Guido Conforti
ci ha lasciato come testamento:
“Fare del mondo una sola famiglia”, iniziando da qui e adesso.
Qualche informazione
I laici in Sardegna sono otto:
due coppie di sposi, una vedo-
Weekend e vita comunitaria
Giovanissimi protagonisti anche in estate
S
abato e domenica 13 e 14
aprile, il weekend dei giovanissimi è stato arricchito della
presenza di p. Enzo Tonini e di
Pietro Rossini, che sono arrivati da Ancona. Attraverso interessanti animazioni ci hanno aiutato a scoprire il volto di Gesù
presente in ciascuno di noi. Non
eravamo in tanti, perché alcuni
di noi erano in gita con la scuola,
ma è stato bello lo stesso.
Un campo per l’estate
Padre Enzo ci ha anche parlato
del campo di lavoro e formazione missionaria che si svolgerà ad
Ancona ai primi di agosto (dal 1°
al 6). Vi parteciperanno i giovanissimi provenienti da tutte le comunità saveriane in Italia. Conoscere altre persone aiuta a conoscere meglio noi stessi e lavorare
“gomito a gomito” ci aiuta ad es-
sere un po’ più tolleranti e capaci
di capire che le differenze ci arricchiscono, invece di dividerci.
Ci saranno attività sociali e caritative, preghiera e spiritualità,
svago e fraternità. Il tutto sarà
nell’ottica della missione. Speriamo di essere in tanti a condividere la missione unica che Gesù ha ricevuto dal Padre e ha affidato a ciascuno di noi perché,
condividendo la nostra vita, possiamo essere sempre più entusiasti annunciatori del suo regno.
Chi desidera partecipare deve
comunicarlo a p. Virginio (0785
70120; [email protected]).
Faremo il viaggio in aereo da
Alghero ad Ancona.
Una vera scuola di vita
Domenica 21, abbiamo iniziato la settimana di vita comunitaria. Quindici giovanissimi di
Allegria e riflessione hanno caratterizzato il weekend
dei giovanissimi a Macomer, a metà aprile; da Ancona sono venuti p. Enzo Tonini e Pietro Rossini
8
Macomer e dintorni si sono ritrovati dai “save” - come diciamo noi - per continuare le bellissime settimane di “vita comune” degli anni scorsi. Con i
missionari abbiamo condiviso la
preghiera, il cibo quotidiano e nei limiti che concede la scuola anche i momenti di testimonianza missionaria. Abbiamo partecipato al rosario missionario del
martedì, alla Messa missionaria
del mercoledì e all’adorazione
missionaria del giovedì.
È un’esperienza bellissima che
ci aiuta a condividere il cibo e la
preghiera, ma soprattutto la vita.
è una vera scuola di vita concreta, vissuta insieme. Questo ci fa
sentire amati e allo stesso tempo
ci sentiamo chiamati a dare davvero il meglio di noi stessi. Grazie “save”, e grazie a tutti coloro
che possono dire “io c’ero”. ■
Saveriani e saveriane con il gruppo dei “magnifici otto”
che fanno parte del laicato saveriano in Sardegna
va e tre single (sei donne e solo
due maschi). Cinque vivono a
Macomer, una a Cagliari, una ad
Ardauli e una a Tresnuraghes.
Gli incontri formativi si tengono presso la casa dei saveriani
di Macomer il primo sabato del
mese. L’incontro introduttivo
l’ha guidato p. Tore Marongiu;
gli altri li guidiamo noi laici.
Come gruppo, abbiamo dato il
nostro contributo per preparare la
quattro giorni in preparazione al
Natale per i giovanissimi e abbia-
mo organizzato con i giovani il
mercato equo-solidale in occasione degli “Otto dies a sas animas”
e dell’hobby shop a Macomer.
Speriamo di crescere ancora.
Perciò facciamo appello a tutti coloro che desiderano impegnarsi nella missione con il carisma saveriano di san Guido
Conforti. La referente è Grazia
Maria Ledda, che si può contattare mandando una e-mail all’indirizzo laicisaverianisardegna@
gmail.com
■
Padre Luigi Caria,
saveriano di Guasila,
per tanti anni missionario in Sierra Leone,
ha tagliato il traguardo degli 81 anni!
Con gli auguri, gli
siamo grati per il suo
bell’esempio e per
il lavoro d’animazione missionaria che
svolge nella sua
amata Sardegna.
SECONDO I MIEI GUSTI E DESIDERI
In piazza, l’esplosione di gioia irrefrenabile
p. EZIO MARANGONI, sx
In piazza san Pietro c’ero anche io quella sera del 13 marzo e non
mi sarei mai perdonato di non essere presente. Centomila persone,
forse più. Ma quel che più conta, gente felice e gioiosa, tutta quanta
contagiata dal sanissimo virus dell’ottimismo cristiano.
Papa Jorge Bergoglio ha voluto chiamarsi “Francesco”, semplicemente: né primo né secondo. Prima ancora che iniziasse il conclave
un’insegnante che ora lavora a Milano mi aveva chiesto un pronostico. Gli avevo risposto: “Non ne faccio, tanto ci pensano gli addetti ai
lavori, gente a volte prezzolata, al servizio di questo o di quel movimento”. Avevo anche aggiunto che… “i miei gusti erano il card.
Bergoglio, e i miei desideri pure”.
Quando in piazza San Pietro ho sentito i primi due nomi - Mario Jorge - non ho voluto sentire neanche il terzo: sono esploso in una gioia
irrefrenabile e ho urlato, in mezzo a tutti: “Bergoglio! Bergoglio!”.
Chi mi era accanto diceva: “Ma chi è?”. Risposi: “Lo so io. Lo Spirito Santo sa quel che
fa e lo fa bene!”.
Guarda caso, poco prima della fumata
bianca un gabbiano si era posato sopra la
canna fumaria e da là sembrava volersi godere lo spettacolo. Forse non era un semplice spettatore, ma un “segno” inviato da Dio,
per dirci che lui ancora agisce segretamente nel cuore degli uomini. Il cardinal Martini otto anni prima e non a caso, aveva fatto
anche lui il nome di “Francesco Bergoglio”.
Padre Ezio Marangoni, a Roma per l’anno sabatico,
si augurava l’elezione del cardinal Bergoglio: lo
Spirito Santo gli ha dato ragione!
2013 GIUGNO/LUGLIO
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
DIARIO DELLA COMUNITà
è successo dai saveriani di Ancona
Il premio “Collevario” di Macerata
I
l 18 aprile sono stato premiato per l’anno della
fede dalle ACLI e dalla parrocchia Buon Pastore di Collevario di Macerata. Questo quartiere, quando è stato costruito
trent’anni fa, era un po’ discriminato per essere alla periferia:
era considerato il classico quartiere-dormitorio. Come forma di riscatto,
è nato questo premio
per persone rappresentative della provincia
di Macerata. A nome
dei saveriani è toccato
a me, maceratese doc,
ricevere il premio per i
28 anni di missione in
Brasile e per l’attuale
impegno missionario
nelle Marche.
Statuetta
e pergamena
Erano presenti un
centinaio di persone, tra cui
l’anziano sacerdote don Elio e
l’attuale parroco don Gennaro.
All’inizio, hanno parlato alcuni rappresentanti, compreso un
assessore al comune, mentre la
bella musica classica al pianoforte ha accompagnato tutta la
cerimonia. Poi c’è stata la con-
p. ALBERTO PANICHELLA, sx
segna del premio: una statuetta
dorata del Buon Pastore a imitazione di quella di San Giovanni
in Laterano, antichissima, dell’epoca dei primi cristiani.
La pergamena consegnata dice, tra l’altro: “...Sorretto da uno
straordinario slancio missionario
e dotato di un forte spirito di iniziativa, oltre ad annunciare la Buona Novella,
ha dedicato tutte le sue
energie alla realizzazione di opere e attività
per i giovani e i diseredati, contribuendo al
loro riscatto sociale...”.
Padre Alberto Panichella ha ricevuto il premio “Collevario”
di Macerata per il suo impegno missionario, al servizio
del vangelo in Brasile e nelle Marche
Fede e opere buone
Intervenendo, ho
parlato a lungo della
fede che dev’essere testimoniata dalle opere
di promozione umana
per la liberazione degli
oppressi, in una chiesa
SAVERIANI MARCHE
Le sorprese della missione
Ospite del convegno di “Missione Oggi”
Il saveriano marchigiano p.
Francesco Marini è stato uno
dei relatori del convegno di
“Missione Oggi” che si è svolto
a Brescia e che aveva come tema
la domanda provocatoria “Siamo gli ultimi cristiani?”.
I
miei ultimi dieci anni
d’Indonesia sono stati caratterizzati da due periodi. Il primo è trascorso in una parrocchia
e il secondo (quattro anni) in un
centro di formazione che si distingue per l’apertura al dialogo. Ogni mese, infatti, teniamo
un incontro di dialogo con esponenti delle altre religioni. È stato un periodo con due sorprese
per me.
Se Dio è strumentalizzato
Nel primo periodo, tornato in
missione dopo vari anni pieno
Padre Francesco Marini interviene
sui temi del dialogo in Indonesia
al convegno di “Missione Oggi” 2013
(foto A. Poma)
8
di entusiasmo, ho pensato fosse il momento della semina del
vangelo. Però, mi accorgevo che
c’era una certa strumentalizzazione della religione, cioè la religione veniva usata per raggiungere alcuni fini, un po’ sul retaggio della mentalità animista. Insomma, c’era una riduzione di
Dio a strumento.
Insieme a p. Cambielli per
tanti anni abbiamo profuso molti sforzi per far capire che Dio è
una ricchezza senza condizioni,
che non deve essere addomesticato o reso benevolo con mezzi
vari. Questa ambiguità della religione mi ha messo in difficoltà, anche psicologica. Veniva la
gente a portare un oggetto da benedire, a chiedere di benedire la
casa o una preghiera speciale per
qualcosa o qualcuno, ma non era
sempre una espressione di fede,
povera e dei poveri - come ha recentemente affermato papa Francesco - nella linea della chiesa
brasiliana e latinoamericana.
Sono seguite musica lirica,
facezie, poesie e ringraziamen-
ti. Le ACLI hanno anche dato
un’offerta simbolica per le missioni. È stata una bella serata,
che ha riconosciuto il contributo
dei saveriani nel mondo e i frutti
della vera fede.
■
L’incontro di “giustizia e pace”
I
l 14 e 15 aprile, presso la
casa dei saveriani di Ancona, si è riunita la commissione “giustizia e pace” degli istituti missionari italiani. Eravamo
otto persone, arrivate da vari istituti missionari - maschili e femminili - e da varie parti dell’Italia, tutti in treno.
Il forum sociale a Tunisi
Oltre a pregare Gesù, missionario del Padre per il mondo, abbiamo riflettuto su fatti e situazioni di ingiustizia e di violenza
nei vari paesi del mondo, compresa l’Italia. La commissione,
infatti, non si occupa solo dei
drammi e delle vittorie dell’emisfero sud, ma anche del nord del
mondo e del nostro Paese.
Al centro delle relazioni c’è
stato il Forum sociale mondiale, tenutosi a Tunisi nei giorni
di Pasqua, dove la partecipazione più massiccia è stata araba e
africana, ma con buone presenze
da tutti i continenti. C’erano rappresentate anche molte congregazioni religiose, che hanno difeso i diritti umani e sociali del-
le masse impoverite, delle donne, dell’ambiente...
Spiegare e denunciare
Sono state tante a Tunisi le denunce: la violenza sulle donne e
le violazioni di libertà e di diritti umani nei paesi arabi; l’uso delle armi e le guerre; il furto
di materie prime e la produzione agricola finalizzata a fornire
carburanti “verdi”; l’acquisto di
immensi territori e latifondi; lo
strangolamento con i debiti esteri impagabili e già pagati; grandi
risorse per chi spende e spreca...
Abbiamo deciso pertanto di
scrivere una lettera alla CIMI
(Consiglio degli istituti missionari italiani) su tutti gli argomenti trattati, perché siano spiegate e denunciate queste situazioni anche durante la predicazione missionaria, e perché siano incoraggiate campagne pacifiche in favore della giustizia e
dei diritti negati.
Noi saveriani ci siamo sentiti onorati di ospitare quest’evento piccolo, ma importante, e di
■
parteciparvi attivamente.
p. FRANCESCO MARINI, sx
piuttosto il frutto di una mentalità mercantilistica.
Rifiutare non potevo e spiegare che non era un comportamento così corretto non era facile. Allora anch’io finivo per adeguarmi e facevo quello che mi
chiedevano.
Rafforzare rapporti
e solidarietà
La seconda sorpresa l’ho avuta nel dialogo. Che ci siano
gruppi fondamentalisti tra i musulmani non mi sorprende, ci sono anche tra i cristiani. Ma aver
trovato delle persone, delle sensibilità, delle esperienze evangeliche tra loro mi ha sorpreso.
Vedere come queste esperienze
si diffondono, si moltiplicano,
si rafforzano e si creano legami
è bello. Non è un dialogo teologico. è un’occasione per intrecciare rapporti, per rafforzare solidarietà, per rafforzare loro stessi nel rispetto con l’altro, verso
la donna, contro la poligamia,
nello sforzo di una nuova lettura
dell’islam… Il nostro apporto è
un rafforzamento di queste novità che stanno nei loro cuori, nelle loro vite.
C’è bisogno di purificazione,
discernimento e accrescimento
■
che non ha mai una fine.
SPAZIO GIOVANI
APPUNTAMENTI PER I GIOVANI
Giovani per la missione
Il 26 maggio s’è tenuto un incontro con i giovani dai 17 ai 35 anni
che desiderano vivere un’esperienza nelle missioni dei saveriani nei
prossimi anni. Sono previsti incontri di preparazione ogni due o tre
mesi e c’è ancora tempo e posto per iscriversi.
Campo giovanile itinerante
Dal 20 al 28 luglio è in programma un
campo missionario itinerante, aperto a tutti i giovani marchigiani dai 16 ai 30 anni. È
in concomitanza con la giornata mondiale
della gioventù a Rio de Janeiro. Si partirà
da Loreto, presso il centro Giovanni Paolo
II (20 - 21 luglio), per poi proseguire verso
Pesaro (22 luglio), Ascoli Piceno (24 luglio), Porto Recanati (25 luglio),
Civitanova Marche (26 luglio). La chiusura è ancora a Loreto (27 - 28
luglio) con una grande veglia. Lo slogan è “Lascia un’impronta…”.
Campo missionario giovanile
Dal 1° al 6 agosto, presso i saveriani di Ancona, si tiene il campo di
lavoro missionario a livello nazionale per i giovani che seguono durante l’anno le nostre attività. Sarà un’esperienza di attività sociali e caritative, di preghiera e spiritualità, di svago e fraternità tutta giovanile.
Per informazioni: p. Serge Tchatché (347 2653421, tchatches@
yahoo.fr, oppure su FB cerca SergeATchatche); p. Enzo Tonini (347
5889413, [email protected]); vedi anche www.facebook.com/
CampoRegionale2013
2013 GIUGNO/LUGLIO
PARMA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Da Berceto alla Cina con gioia
Commemorando mons. Calza e il suo ospedale
H
o avuto la gioia, insieme a
Paola Curti e a Gina Massimo, di rappresentare il Gams
(Gruppo amici missionari saveriani) alla solenne celebrazione che il
comune di Berceto e la comunità
saveriana di Parma hanno dedicato il 20 aprile alla memoria di
mons. Luigi Calza, nel centenario
della sua consacrazione a vescovo
di Zhengzhou, città della regione
Henan Occidentale, in Cina.
zate insieme agli eroici confratelli in quella regione, andate poi
distrutte negli anni delle rivolte e
delle guerre, resta tuttora operante l’ospedale fondato dal vescovo Calza nel 1912, dove l’attività
infermieristica di alto livello era
svolta dalle suore Giuseppine,
congregazione cinese fondata
dallo stesso mons. Calza.
Sulle rovine della struttura
originaria, è stato realizzato un
imponente moderno ospedale,
frequentato per scambi formativi e culturali anche da medici
EMILIA BONFANTI
italiani, sorpresi e ammirati per
aver assistito all’omaggio riconoscente, tributato dai giovani
allievi sanitari alla tomba del
vescovo Calza, in occasione del
centenario dell’ospedale che è
tuttora a lui dedicato.
Il ricordo è ancora vivo
Mi ha commosso sapere che,
nonostante le tante tribolazioni
subite dai missionari saveriani,
fino all’espulsione dalla Cina,
il ricordo del grande vescovo
L’ospedale “Mons. Calza”
di Zhengzhou rimane vivo proTra le molteplici opere realizprio nella Cina che il
fondatore san Guido
Conforti aveva scelto
come terra di missione per i suoi figli.
Condividendo la
gioia per questo ricordo, preghiamo san
Guido e i suoi missionari, che dal paradiso facciano fiorire i
piccoli semi che essi
I saveriani di Parma, le autorità cittadine e la famiglia Calza a Berceto hanno commemorato i cento anni hanno piantato in terra cinese.
■
dalla fondazione dell’ospedale di Zenghzhou, in Cina; primo a sinistra il professor Franco Naccarella
Il saluto al diacono Cesar
Cronaca di un pomeriggio del Gams I
l 2 maggio ci siamo trovati in santuario Conforti per
l’incontro mensile del nostro
“Gruppo amici missionari saveriani” e la celebrazione della
Messa. Erano con noi tutti gli
studenti della teologia, un bel
numero di saveriani e il nostro
assistente spirituale p. Ulisse,
che ha presieduto la Messa.
C’era anche un motivo in più
per incontrarci: salutare il giovane Cesar, che torna in Brasile per
l’ordinazione presbiterale e poi
partire per la missione.
I simboli del missionario
In santuario, ai piedi dell’altare, abbiamo posto alcuni segni per
sottolineare lo stile che dovrebbe
8
a una società
A ppartengo
non-profit che si occupa
della formazione di medici cinesi alla medicina occidentale. Dal
1999, un gruppo di noi, cardiologi e oncologi di Milano e Bologna, lavoriamo in Cina. Lì ho
conosciuto la grande storia dei
missionari.
I missionari della concretezza
I saveriani in Cina sono stati
di una concretezza incredibile.
Anche i non credenti riconoscono che la presenza dei missionari non è stata proselitismo, ma
testimonianza. Non hanno fatto
chiacchiere, ma hanno costruito
case per abitare e chiese per pregare, perché dalla preghiera essi ricevono il coraggio di amare.
Soprattutto hanno curato la gente che aveva fame, era malata e
abbandonata per strada.
Una loro intuizione fondamentale fu la formazione di un
clero locale. La presenza di suore e preti cinesi diventava la migliore testimonianza che il cristianesimo non era una religione
dell’occidente, estranea al popolo. Anzi, era rispettoso delle differenze culturali, economiche e
politiche della realtà cinese…
dr. FRANCO NACCARELLA
Qualcosa è rimasto
e cresciuto
Mons. Calza capì l’importanza
e la necessità di avere un ospedale a Zhengzhou, dove c’era la
fame, ma anche tifo, colera e tubercolosi intestinale. Le malattie
infettive in certe zone della Cina
non sono state sradicate neppure
oggi. Dopo averlo faticosamente
messo in piedi, mons. Calza assistette alla fine del suo ospedale,
bombardato dai giapponesi. Lo
vide completamente distrutto, dopo averlo costruito da zero, pietra
su pietra. Anche le cinque splendide chiese che aveva costruito
con tanti sacrifici, tutte distrutte.
In quel momento egli intuì che
tutto ciò che era stato costruito
- non solamente in pietra, ma di
impatto cristiano e umano - rischiava di perdersi. Solo un uomo di grande fede e determinazione, nato fra queste montagne
parmensi, poteva vivere nella
Cina del 1912.
Se oggi c’è l’ospedale di
Zhengzhou, lo si deve a mons.
Luigi Calza, suo fondatore nel
1912 e primo presidente. Questo è un dato riconosciuto dai cinesi ancor oggi, a cento anni dal■
la sua fondazione.
IL GAMS AL MUSEO E A FONTANELLATO
PAOLA CURTI
caratterizzare tutta la vita del missionario: una valigia consumata
dal tempo, un paio di sandali e un
bastone, insieme a calice, pisside,
stola e bibbia, strumenti indispensabili per portare Cristo Signore
nel mondo e nella vita di tutti. Le
luci e un drappo creavano un’atmosfera di colori e di festa.
Le belle parole di Cesar all’omelia ci hanno riempito di gioia:
abbiamo sentito che era “pronto” davvero per partire. I canti,
le preghiere, i gesti che hanno
accompagnato la liturgia hanno
favorito la nostra partecipazione
all’incontro con il Cristo.
non può mancare la preghiera e
l’impegno per le vocazioni. In
questo incontro abbiamo fatto
più del solito: a tutta l’assemblea è stato proposto di aderire
alla campagna di preghiera che
i missionari di san Guido hanno
lanciato per invocare dal Signore le vocazioni missionarie.
La risposta è stata incoraggiante; sarà compito delle responsabili
del Gams continuare a diffondere
questa bella proposta che non
impegna molto, se non il cuore di
coloro che credono all’urgenza
dell’evangelizzazione per la salvezza e la pace nel mondo.
Preghiamo per le vocazioni
In una Messa missionaria,
Il ticchettio dell’orologio
Al termine della Messa la nostra presidente ha raccontato le
“ultime notizie” sugli avvenimenti e i progetti che riguardano il nostro gruppo e poi, come
da tradizione, c’è stato il saluto
ufficiale al partente con la consegna di una busta e di una sveglietta targata “Gams”.
Perché proprio un orologio?
Perché non è soltanto l’invito
fraterno a restare svegli e sempre
pronti, ma ad ogni risveglio ricordarsi che ci sono dei cuori che a
Parma battono per ogni missionario. Cosa meglio del ticchettio di
■
un orologio può farlo?
La presidente del Gams di Parma, Emilia Bonfanti, a nome di tutto il gruppo consegna l’orologio al giovane studente Cesar, che torna in Brasile per l’ordinazione
sacerdotale e poi partire per la missione
Tra le molte sofferenze
una grande speranza
PAOLA CURTI
Accompagnate da p. Alfredo Turco, il 18 aprile abbiamo visitato il
Museo cinese ed etnografico di Parma che si presenta nella sua nuova stupenda veste: in modo sobrio ed elegante presenta i suoi preziosi oggetti d’arte cinese assieme a quelli delle varie nazioni in cui lavorano i saveriani. Siamo state introdotte in un mondo palpitante di vita con l’aiuto di musiche e immagini, scelte con grande competenza.
Rimane la voglia di tornare.
A maggio siamo stati a Fontanellato con i saveriani anziani e malati (e tanti volontari), ricordando che san Guido ha celebrato qui la sua
prima Messa. Abbiamo affidato alla Madonna tutti i saveriani, quelli
in attività e quelli in riposo forzato, e abbiamo chiesto la sua intercessione per le vocazioni. Abbiamo concluso la mattinata piena di sole
con una sosta al bar in un clima di gioiosa fraternità.
2013 GIUGNO/LUGLIO
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Da Berceto alla Cina con gioia
Commemorando mons. Calza e il suo ospedale
H
o avuto la gioia, insieme a
Paola Curti e a Gina Massimo, di rappresentare il Gams
(Gruppo amici missionari saveriani) alla solenne celebrazione che il
comune di Berceto e la comunità
saveriana di Parma hanno dedicato il 20 aprile alla memoria di
mons. Luigi Calza, nel centenario
della sua consacrazione a vescovo
di Zhengzhou, città della regione
Henan Occidentale, in Cina.
zate insieme agli eroici confratelli in quella regione, andate poi
distrutte negli anni delle rivolte e
delle guerre, resta tuttora operante l’ospedale fondato dal vescovo Calza nel 1912, dove l’attività
infermieristica di alto livello era
svolta dalle suore Giuseppine,
congregazione cinese fondata
dallo stesso mons. Calza.
Sulle rovine della struttura
originaria, è stato realizzato un
imponente moderno ospedale,
frequentato per scambi formativi e culturali anche da medici
EMILIA BONFANTI
italiani, sorpresi e ammirati per
aver assistito all’omaggio riconoscente, tributato dai giovani
allievi sanitari alla tomba del
vescovo Calza, in occasione del
centenario dell’ospedale che è
tuttora a lui dedicato.
Il ricordo è ancora vivo
Mi ha commosso sapere che,
nonostante le tante tribolazioni
subite dai missionari saveriani,
fino all’espulsione dalla Cina,
il ricordo del grande vescovo
L’ospedale “Mons. Calza”
di Zhengzhou rimane vivo proTra le molteplici opere realizprio nella Cina che il
fondatore san Guido
Conforti aveva scelto
come terra di missione per i suoi figli.
Condividendo la
gioia per questo ricordo, preghiamo san
Guido e i suoi missionari, che dal paradiso facciano fiorire i
piccoli semi che essi
I saveriani di Parma, le autorità cittadine e la famiglia Calza a Berceto hanno commemorato i cento anni hanno piantato in terra cinese.
■
dalla fondazione dell’ospedale di Zenghzhou, in Cina; primo a sinistra il professor Franco Naccarella
Il saluto al diacono Cesar
Cronaca di un pomeriggio del Gams I
l 2 maggio ci siamo trovati in santuario Conforti per
l’incontro mensile del nostro
“Gruppo amici missionari saveriani” e la celebrazione della
Messa. Erano con noi tutti gli
studenti della teologia, un bel
numero di saveriani e il nostro
assistente spirituale p. Ulisse,
che ha presieduto la Messa.
C’era anche un motivo in più
per incontrarci: salutare il giovane Cesar, che torna in Brasile per
l’ordinazione presbiterale e poi
partire per la missione.
I simboli del missionario
In santuario, ai piedi dell’altare, abbiamo posto alcuni segni per
sottolineare lo stile che dovrebbe
8
a una società
A ppartengo
non-profit che si occupa
della formazione di medici cinesi alla medicina occidentale. Dal
1999, un gruppo di noi, cardiologi e oncologi di Milano e Bologna, lavoriamo in Cina. Lì ho
conosciuto la grande storia dei
missionari.
I missionari della concretezza
I saveriani in Cina sono stati
di una concretezza incredibile.
Anche i non credenti riconoscono che la presenza dei missionari non è stata proselitismo, ma
testimonianza. Non hanno fatto
chiacchiere, ma hanno costruito
case per abitare e chiese per pregare, perché dalla preghiera essi ricevono il coraggio di amare.
Soprattutto hanno curato la gente che aveva fame, era malata e
abbandonata per strada.
Una loro intuizione fondamentale fu la formazione di un
clero locale. La presenza di suore e preti cinesi diventava la migliore testimonianza che il cristianesimo non era una religione
dell’occidente, estranea al popolo. Anzi, era rispettoso delle differenze culturali, economiche e
politiche della realtà cinese…
dr. FRANCO NACCARELLA
Qualcosa è rimasto
e cresciuto
Mons. Calza capì l’importanza
e la necessità di avere un ospedale a Zhengzhou, dove c’era la
fame, ma anche tifo, colera e tubercolosi intestinale. Le malattie
infettive in certe zone della Cina
non sono state sradicate neppure
oggi. Dopo averlo faticosamente
messo in piedi, mons. Calza assistette alla fine del suo ospedale,
bombardato dai giapponesi. Lo
vide completamente distrutto, dopo averlo costruito da zero, pietra
su pietra. Anche le cinque splendide chiese che aveva costruito
con tanti sacrifici, tutte distrutte.
In quel momento egli intuì che
tutto ciò che era stato costruito
- non solamente in pietra, ma di
impatto cristiano e umano - rischiava di perdersi. Solo un uomo di grande fede e determinazione, nato fra queste montagne
parmensi, poteva vivere nella
Cina del 1912.
Se oggi c’è l’ospedale di
Zhengzhou, lo si deve a mons.
Luigi Calza, suo fondatore nel
1912 e primo presidente. Questo è un dato riconosciuto dai cinesi ancor oggi, a cento anni dal■
la sua fondazione.
IL GAMS AL MUSEO E A FONTANELLATO
PAOLA CURTI
caratterizzare tutta la vita del missionario: una valigia consumata
dal tempo, un paio di sandali e un
bastone, insieme a calice, pisside,
stola e bibbia, strumenti indispensabili per portare Cristo Signore
nel mondo e nella vita di tutti. Le
luci e un drappo creavano un’atmosfera di colori e di festa.
Le belle parole di Cesar all’omelia ci hanno riempito di gioia:
abbiamo sentito che era “pronto” davvero per partire. I canti,
le preghiere, i gesti che hanno
accompagnato la liturgia hanno
favorito la nostra partecipazione
all’incontro con il Cristo.
non può mancare la preghiera e
l’impegno per le vocazioni. In
questo incontro abbiamo fatto
più del solito: a tutta l’assemblea è stato proposto di aderire
alla campagna di preghiera che
i missionari di san Guido hanno
lanciato per invocare dal Signore le vocazioni missionarie.
La risposta è stata incoraggiante; sarà compito delle responsabili
del Gams continuare a diffondere
questa bella proposta che non
impegna molto, se non il cuore di
coloro che credono all’urgenza
dell’evangelizzazione per la salvezza e la pace nel mondo.
Preghiamo per le vocazioni
In una Messa missionaria,
Il ticchettio dell’orologio
Al termine della Messa la nostra presidente ha raccontato le
“ultime notizie” sugli avvenimenti e i progetti che riguardano il nostro gruppo e poi, come
da tradizione, c’è stato il saluto
ufficiale al partente con la consegna di una busta e di una sveglietta targata “Gams”.
Perché proprio un orologio?
Perché non è soltanto l’invito
fraterno a restare svegli e sempre
pronti, ma ad ogni risveglio ricordarsi che ci sono dei cuori che a
Parma battono per ogni missionario. Cosa meglio del ticchettio di
■
un orologio può farlo?
La presidente del Gams di Parma, Emilia Bonfanti, a nome di tutto il gruppo consegna l’orologio al giovane studente Cesar, che torna in Brasile per l’ordinazione
sacerdotale e poi partire per la missione
Tra le molte sofferenze
una grande speranza
PAOLA CURTI
Accompagnate da p. Alfredo Turco, il 18 aprile abbiamo visitato il
Museo cinese ed etnografico di Parma che si presenta nella sua nuova stupenda veste: in modo sobrio ed elegante presenta i suoi preziosi oggetti d’arte cinese assieme a quelli delle varie nazioni in cui lavorano i saveriani. Siamo state introdotte in un mondo palpitante di vita con l’aiuto di musiche e immagini, scelte con grande competenza.
Rimane la voglia di tornare.
A maggio siamo stati a Fontanellato con i saveriani anziani e malati (e tanti volontari), ricordando che san Guido ha celebrato qui la sua
prima Messa. Abbiamo affidato alla Madonna tutti i saveriani, quelli
in attività e quelli in riposo forzato, e abbiamo chiesto la sua intercessione per le vocazioni. Abbiamo concluso la mattinata piena di sole
con una sosta al bar in un clima di gioiosa fraternità.
2013 GIUGNO/LUGLIO
PIEMONTE
e liguria
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
è il momento di volar via
Dal golfo di Salerno alla città dei due mari
P
er dire quattro parole, dopo cinque anni di vita a
Salerno, bisogna avere la quinta
di riserva. Volevo cercarla nel
dizionario, ma non sapevo dove
cominciare. Così l’ho chiuso e
ho cominciato a sfogliare i ricordi. Ne venivano in continuazione e ci voleva qualcuno che me
li mettesse in ordine…
Apro e lui atterra sul davanzale. Tolgo delicatamente quel
piccolo tubo e lo lascio andare.
Se ne va, facendo un lungo giro
e mi lancia un richiamo, quasi a
dirmi di cominciare a leggere,
perché ci sono cose importanti.
Lo apro con impazienza e qualcosa di speciale esce da quella
pergamena.
L’aiuto di un gabbiano…
Quando vedo un piccolo gabbiano che volteggia davanti alla
mia finestra. Non capisco perché
era voluto venire fin quassù. Era
più bello volare su e giù per il
castello Arechi fino al porto, e
poi riposarsi sulle mura. Ma era
venuto qui da me. Anzi, vedo
che sotto al collo ha una specie
di contenitore. Si avvicina alla
finestra e mi fa capire che devo
prendere quello che lui mi sta
portando.
Cinque anni a Salerno
Canti, grida, volti che si accavallano gioiosamente. Faccio
fatica a riconoscerli tutti, ma mi
ricordano le tante attività vissute
qui a Salerno: gli scout, gli incontri di animazione, le riunioni con
i religiosi, le interviste a “Radio
Stella”, gli articoli missionari per
il settimanale diocesano… Quanti incontri, quanti luoghi visitati,
quante avventure, quante parole… È difficile ricordare tutto.
Mi siedo e comincio a scrive-
p. OLIVIERO FERRO, sx
re, ricordando che nel settembre
2008 sono arrivato a Salerno
e ho cominciato l’avventura,
con la voglia di essere sempre
pronto, di cercare di rendere il
mondo migliore di come l’ho
trovato. Come il piccolo gabbiano anch’io ho cercato di volare,
di andare incontro a tanti nuovi
amici che mi hanno accolto e ci
siamo aiutati a crescere insieme.
“Quannocchiù uno campa…”
Ora è il momento di fare un
lungo volo. Avrei voluto farlo
ancora più lungo, ma le mie ali
sono ancora un po’ intorpidite.
Devono riabituarsi pian piano,
ma ce la farò, ne sono sicuro.
Prima di dare l’arrivederci, vorrei dire in tutta semplicità che
mi sono sentito bene con voi,
fratelli e sorelle di Salerno. Spero di aver fatto del mio meglio.
Almeno ci ho provato.
MISSIONE E PREGHIERA / 36
La novità della vita cristiana
“Ama i nemici perché diventino fratelli”
M. ANNA MARIA CàNOPI, osb
[email protected]
è mese delle messi
G iugno
mature, dei campi bion-
deggianti, della mietitura… E
qual è la spiga matura del tempo
di Pasqua se non la nostra rinnovata fede, la nostra vita di figli
e figlie di Dio, il nostro slancio
d’amore a Dio e ai fratelli?
8
L’importanza del “qui e ora”
La fede non è questione di
idee, ma è adesione d’amore a
Colui che è fonte della nostra
vita. La Parola di Dio ci ricorda continuamente questa verità:
in base a come la ascoltiamo e
accogliamo, essa agisce in noi,
ci trasforma e ci rende capaci
almeno di intuire le vie del Signore che, per quanto ardue a
noi possano apparire, sono tutte
vie di verità e di grazia.
E la Parola si riassume tutta
nel “comandamento nuovo”, il
comandamento dell’amore che
Dio ha dato fin dall’inizio, ma
che mediante la morte e risurrezione di Gesù diventa nuovo
perché ora può essere vissuto
non soltanto con le nostre poche
capacità umane, ma con la forza
dello Spirito Santo.
Infatti, “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per
mezzo dello Spirito Santo che ci
è stato dato” (Rm 5,5). San Giovanni nella sua prima lettera ci
dice: “Carissimi, non vi scrivo
un nuovo comandamento, ma
un comandamento antico, che
avete ricevuto fin da principio”
(1Gv 2,7-8), e che tuttavia ora
deve essere portato a perfezione
con la grazia che oggi ci è data.
Notiamo l’importanza del tempo: oggi, ora!
La prova dell’amore vero
C’è una prova che rivela se
viviamo in novità di vita, oppure se ancora ci attardiamo nelle
consuetudini dell’uomo vecchio.
Questa prova è l’amore al fratello, a partire da colui che ci vive
accanto ogni giorno.
L’amore è una forza di coesione, una forza unitiva. Se faccia-
mo discriminazioni di persona,
se nutriamo antipatie, se giudichiamo gli altri, se siamo sempre
portati al confronto, se facciamo
le nostre scelte in base a vantaggi o svantaggi personali…: ecco,
tutto questo non è amore fraterno. E se non c’è l’amore per il
fratello, non c’è neppure l’amore
per Dio.
Senza condizionamenti
In una sua stupenda pagina,
sant’Agostino scrive: “Qual è la
perfezione della carità? Amare
anche i nemici e amarli perché
diventino fratelli. Ama i tuoi nemici, perché diventino tuoi fratelli; ama i tuoi nemici perché entrino in comunione con te”. Così
ci ama il Signore. Nel suo amore
dobbiamo amare tutti e sempre,
senza condizionamenti, senza
l’alternanza di “sì” e di “no”, di
attrazione e di repulsione.
Facciamo un continuo discernimento sui nostri sentimenti e
chiediamoci sempre: “Se faccio
questo, se penso così…, sono
nell’amore?”. E, in questo mese
di giugno, non dimentichiamo di
invocare Gesù con le litanie del
suo Sacro Cuore: “Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, abbi pietà di noi: di me, così povero nell’amore, e di tutti i miei
fratelli, per i quali desidero es■
sere sostegno e conforto”.
Padre Oliviero Ferro saluta gli amici di Salerno: la sua missione
continua sul mare di Taranto…
Dice un proverbio campano:
“Quannocchiù
uno campa, chiù
se ‘mpara - più si
vive e più s’impara”. Bisogna
essere pronti a volare anche da altre
parti. A giugno
lascerò il golfo e
mare di Salerno
per andare nella
città dei due mari,
a Taranto.
Voglio ringra- Una delle cento torte con “grazie – arrivederci – auguri”
ziare tutti coloro per p. Oliviero che parte da Salerno alla volta di Taranto;
qui, l’omaggio degli scout
con cui ho condiviso questi cinque
anni a Salerno. Non voglio diche a Taranto potrò continuare.
menticare nessuno. Ho imparato
Vi chiedo un ricordo nella premolto da ciascuno di voi e credo
ghiera.
■
SECONDO I MIEI GUSTI E DESIDERI
In piazza, l’esplosione di gioia irrefrenabile
p. EZIO MARANGONI, sx
In piazza san Pietro c’ero anche io quella sera del 13 marzo e non
mi sarei mai perdonato di non essere presente. Centomila persone,
forse più. Ma quel che più conta, gente felice e gioiosa, tutta quanta
contagiata dal sanissimo virus dell’ottimismo cristiano.
Papa Jorge Bergoglio ha voluto chiamarsi “Francesco”, semplicemente: né primo né secondo. Prima ancora che iniziasse il conclave
un’insegnante che ora lavora a Milano mi aveva chiesto un pronostico. Gli avevo risposto: “Non ne faccio, tanto ci pensano gli addetti ai
lavori, gente a volte prezzolata, al servizio di questo o di quel movimento”. Avevo anche aggiunto che… “i miei gusti erano il card.
Bergoglio, e i miei desideri pure”.
Quando in piazza San Pietro ho sentito i primi due nomi - Mario Jorge - non ho voluto sentire neanche il terzo: sono esploso in una gioia
irrefrenabile e ho urlato, in mezzo a tutti: “Bergoglio! Bergoglio!”. Chi
mi era accanto diceva: “Ma chi è?”. Risposi:
“Lo so io. Lo Spirito Santo sa quel che fa e
lo fa bene!”.
Guarda caso, poco prima della fumata
bianca un gabbiano si era posato sopra
la canna fumaria e da là sembrava volersi godere lo spettacolo. Forse non era un
semplice spettatore, ma un “segno” inviato da Dio, per dirci che lui ancora agisce segretamente nel cuore degli uomini.
Il cardinal Martini otto anni prima e non
a caso, aveva fatto anche lui il nome di
“Francesco Bergoglio”.
Padre Ezio Marangoni, a Roma per l’anno sabatico,
si augurava l’elezione del cardinal Bergoglio:
lo Spirito Santo gli ha dato ragione!
2013 GIUGNO/LUGLIO
PUGLIA
74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
Festa con i famigliari dei missionari
L’incontro con il superiore padre Rosario
domenica di aprile
L’ ultima
abbiamo avuto la gioia di
accogliere nella nostra casa, a
Taranto, i famigliari dei saveriani e delle saveriane per il tradizionale appuntamento annuale, che ci riunisce insieme per
celebrare la missione, grazie a
fratelli, sorelle, parenti che sono
missionari nel mondo.
Tutti sotto il gazebo!
Ogni anno il gruppo si assottiglia un po’. Le distanze e qualche problema di salute dell’ultimo momento non facilitano la
partecipazione. Però appena ci
s’incontra, subito esplode quel
clima di fraternità e di famiglia
tanto caro al nostro santo fondatore mons. Guido Conforti.
Verso le 10,30 i primi arrivati
si sono ritrovati nel nostro refettorio per un caffè; un po’ alla volta si sono aggiunti tutti gli altri.
Così, verso le 11, dagli scambi
informali siamo passati all’incontro “ufficiale”. Sotto il grande gazebo nel nostro giardino c’è
stato l’incontro con il superiore
dei saveriani in Italia, p. Rosario
Giannattasio. L’avevamo invitato
per incontrare i famigliari e per
presentare loro le problematiche
e le prospettive della nostra famiglia missionaria in questi tempi di
grandi cambiamenti.
Onestà, chiarezza, coraggio
Partendo dalla riflessione preparata dal nostro vicario generale, padre Rosario ci ha invitati a
leggere i due grandi eventi che
abbiamo vissuto con la chiesa e
p. PIERO PIEROBON, sx
con il mondo: la rinuncia di papa Benedetto e l’elezione di papa
Francesco. In questi eventi sono
stati rilevati tre aspetti: l’onestà, la
chiarezza di intenti e il coraggio.
L’onestà di Benedetto XVI
che, davanti a Dio, riconosce di
non avere più le forze necessarie
per il servizio che gli era stato affidato e passa il testimone a papa
Francesco che, coerente con se
stesso, assume questo servizio e
lo porta avanti con lo stile semplice e il linguaggio di quand’era
vescovo di Buenos Aires.
La chiarezza di intenti di entrambi che, ciascuno con il proprio stile, cerca la volontà di
Dio: uno con la testimonianza
coraggiosa della fede, l’altro testimoniando la fede con la misericordia e la tenerezza. Con il
Festa con i famigliari / 2
Immagini di una bella giornata insieme
la conversazione con
D opo
p. Rosario abbiamo ce-
lebrato l’Eucaristia. Il vangelo
della quinta domenica di Pasqua
ci ha ricondotti al cuore della nostra fede in Gesù Cristo: “amare
come lui ci ha amati”. Ogni tanto
è importante ricordarci che parametro della nostra vita non siamo
noi con la nostra buona volontà,
le nostre capacità o i nostri limiti,
ma piuttosto la qualità e lo stile
stesso con cui Gesù ci ha amati.
La fraternità è poi continuata
con il pranzo, preparato dalla nostra cuoca e da alcuni amici. Come vuole la tradizione, tutti i partecipanti hanno contribuito: chi ha
portato i dolci tipici locali, chi del
buon vino primitivo, chi l’ottimo
olio di oliva. Abbiamo ascoltato
anche qualche poesia a tema mis-
p. P. PIEROBON, sx
sionario che qualcuno dei famigliari ha composto per l’occasione.
Prima di fare ritorno a casa,
tutti i partecipanti hanno ricevuto, in ricordo della giornata, un
libretto con la vita e la storia di
papa Francesco. Un segno per ricordare che tutti, in luoghi e con
modi diversi, siamo chiamati a
essere testimoni gioiosi del Signore Gesù.
■
La celebrazione Eucaristica
con i famigliari
sotto il grande
gazebo.
I famigliari dei saveriani pugliesi
con p. Rosario e il vescovo mons.
Filippo Santoro, arrivato per un
saluto ai partecipanti.
Padre Rosario con don Ezio
Succa e i saveriani p. Claudio
Mantovani e p. Angelo Berton.
8
Tutti in cerchio ad ascoltare la riflessione del superiore dei saveriani in Italia,
p. Rosario, venuto in Puglia per la festa dei famigliari
coraggio di entrambi nel condurre la chiesa là dove il Signore la
vuole, resistendo a tanti venti
contrari.
Gesù e di rendere le comunità
sempre più accoglienti, aperte
all’incontro e al dialogo, in uno
stile di vita sobrio.
Anche per noi missionari
Questi tre aspetti sono essenziali anche per i missionari saveriani che si preparano a celebrare
il XVI capitolo generale. In linea
con gli avvenimenti vissuti dalla chiesa, anche i saveriani sono
chiamati a fare con onestà una
buona valutazione del cammino
fatto in questi anni, per orientare
le scelte future. La chiarezza di
intenti ci vuole per realizzare lo
scopo specifico per cui ci ha voluti il fondatore: l’annuncio del
vangelo a chi non lo conosce.
Per raggiungere questo scopo è
necessario il coraggio di rinnovare l’entusiasmo al seguito di
In un tempo difficile
Tutto questo dobbiamo farlo
nella situazione concreta attuale
in cui viviamo: la diminuzione delle vocazioni, l’aumento
dell’età, l’esigenza di ridimensionare le strutture e ripensare le
presenze dei saveriani in Italia.
Abbiamo la certezza che è lo
Spirito del Signore a guidare la
chiesa, per cui, anche in momenti che sembrano di grande difficoltà, siamo chiamati a
camminare con speranza, senza
diminuire o lasciar cadere il nostro impegno per il servizio del
vangelo e del regno di Dio. ■
(continua a lato)
ECCOMI CON VOI, IN PUGLIA
L’ultima tappa del... giro del mondo
p. OLIVIERO FERRO, sx
Sono piemontese di nascita e cittadino del mondo. Dal lontano
1951, ho cominciato a lasciare il mio paese tra le vallate del Monte
Rosa; poi a dieci anni sulle sponde del lago d’Orta, al lago Maggiore
e infine alle risaie di Novara.
Nel 1970, sono stato “reclutato” dai saveriani: dal Monferrato, passando per Vicenza, arrivo fino a Parma. A ottobre del 1976 divento sacerdote e dal giugno 1977 comincio il giro del mondo saveriano: Macomer (Sardegna), poi Congo-Zaire, Cagliari e Reggio Calabria, Salerno e infine, da giugno di quest’anno, qui a Taranto.
Una vita piena di tante cose belle e di qualche tristezza, come capita a tutti. I miei genitori sono in paradiso, ma hanno fatto in tempo
a essere anche loro missionari per un mese con me in Congo. È stata
una bellissima esperienza, per me e per loro.
Ho conosciuto tante culture e tante persone splendide, in Italia e
in Africa. Ho visto dovunque tanta voglia di costruire un mondo nuovo. L’incontro con gli scout e la voglia di scrivere (articoli e favole) sono stati il valore aggiunto di questi anni di vita. Ma l’Africa è sempre
nel cuore e chissà se un giorno - Mungu akipenda, se Dio vuole - potrò tornarci.
Intanto sono a Taranto, in Puglia, con tanta voglia di camminare con ciascuno di voi.
Grazie per tutto il bene che condivideremo e per l’entusiasmo
nel voler far conoscere a tutti quel Gesù
che ogni giorno non si
stanca di dirci: “Coraggio, ti sono vicino, non
avere paura; se sei un
po’ stanco, appoggiati alla mia spalla e tornerai a camminare felice”.
Padre Oliviero Ferro,
tra le altre attività, ha tenuto
un programma a Radio Stella
di Salerno; qui con una
scolaresca del “Manzetti”
2013 GIUGNO/LUGLIO
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
Pellegrini di Frazzanò a Gallico
Sulle orme di san Lorenzo confessore
A
ccompagnati dal parroco
don Lollo e dal sindaco
Carcione, domenica 14 aprile cento pellegrini di Frazzanò
(Messina) sono venuti a Gallico
per visitare i ruderi dell’antico
monastero basiliano di Santa
Domenica, dove dimorò per dieci anni san Lorenzo confessore.
Il pellegrinaggio era a completamento dell’anno giubilare
Laurenziano, a ricordo degli
850 anni della morte del santo
(1162-2012), patrono e protettore della cittadina siciliana di
Frazzanò. Accogliendo i pellegrini, a nome della comunità
parrocchiale di S. Biagio, ho
dato il benvenuto agli ospiti e al
diacono bizantino Mario Casile.
standolo ai tanti santi bizantini
reggini tra cui il vescovo di Bova san Leo, che tanto si prodigò
per l’ecumenismo tra i cristiani
latini e ortodossi. Poi, ha guidato
la preghiera dei salmi e ha letto alcuni brani in lingua greca,
com’era in uso nell’antico rito.
I pellegrini di Frazzanò hanno
poi cantato la canzone “Evviva Lorenzo”, che ha strofe con
chiaro riferimento alla sua permanenza in Calabria: “…a Reggio sbarcò il gran predicatore;
sua voce è sentita per terra e per
mar. Allor la Calabria era piena
di mali; gli spiriti infernali facevano orror…”. La visita ai ruderi del monastero si è conclusa
con la benedizione dei pellegrini.
La venerazione del santo
Il diacono ha raccolto i fedeli
davanti al presepio dei popoli;
poi in pellegrinaggio, lungo la
Via Crucis in silenzio, il corteo
si è recato verso la valle dello
Spirito Santo, dove dimorano i
ruderi dell’antico monastero di
Santa Domenica.
Posta l’immagine di san Lorenzo ai piedi della Pentecoste,
il diacono ha raccontato brevemente la storia del santo, acco-
Quei doni reciproci…
Ma la giornata era appena cominciata. A San Biagio, don Galatti e i fedeli della parrocchia di
Gallico aspettavano davanti alla
chiesa gli ospiti di Frazzanò per
ricambiare loro la cortesia del
novembre scorso, quando i fedeli della comunità gallicese si
erano recati in pellegrinaggio a
Tindari, a Frazzanò e al monastero di Fragalà. Dopo il saluto
ai pellegrini, don Galatti e don
ORESTE ARCONTE
Lollo hanno dato inizio alla celebrazione della santa Messa.
Al termine della celebrazione, il sindaco Carcione ha consegnato a don Galatti l’icona di
san Lorenzo, il poster del monastero basiliano di Fragalà e il
calendario del 2013 dedicato ai
pellegrinaggi nei luoghi del santo. Il sacerdote ha ricambiato donando a tutti i pellegrini presenti
le candele incrociate, simbolo
del miracolo di san Biagio.
Continua il cammino
Consumato il pasto al parco della mondialità, nel primo
pomeriggio, dopo aver salutato
p. Felotti, rettore del santuario
e superiore della comunità dei
saveriani di Gallico, i pellegrini
frazzanesi, accompagnati da don
Galatti, hanno visitato la chiesa
di San Nicola di Bari nel rione
Santa Domenica – Prioli. Poi, a
palazzo “Campanella” di Reggio, la visita ai bronzi di Riace
e la passeggiata sul lungomare
“Italo Falcomatà” per gustare
un buon gelato.
La giornata si è conclusa nel
rione Trabocchetto con la visita
della chiesa intitolata alla Madonna dei poveri, detta “I Pipi”,
ricostruita sui ruderi dell’antica
chiesa bizantina del SS. Salvatore, eretta da san Lorenzo dopo
aver liberato i reggini dalla peste.
Tre comunità, un santo
È stata una giornata intensa,
piena di fede e di storia. Tre comunità - Frazzanò, Gallico e Reg-
gio - legate da un unico santo, che
dopo 850 anni è stato rievocato
anche nelle terre di Calabria dove egli dimorò dal 1152 al 1162,
presso il monastero di Santa Domenica a Gallico. San Lorenzo
spirò a Frazzanò, suo paese di nascita, la sera del 30 dicembre del
1162, all’età di 42 anni.
■
Lo scambio dei doni: i pellegrini di Frazzanò, con il sindaco Carcione (2° a sinistra),
il parroco don Lollo e il diacono Casile, davanti ai ruderi del monastero
di Santa Domenica, all’interno del parco della mondialità
Amare come Gesù ci ha amati
L’adorazione Eucaristica Mariana
“Madonna delN ella santuario
Grazia” è consuetudine
che ci si riunisca ogni 15 giorni
per l’dorazione Eucaristica o per
la lectio divina. Giovedì 2 maggio alle 19 ci siamo trovati per
l’apertura del mese mariano e per
una solenne adorazione
Eucaristica Mariana.
L’adorazione inizia
con l’esposizione del
Santissimo Sacramento,
il segno più grande che
rivela l’amore di Dio per
noi, che coincide con la
sua stessa presenza e realizza la sua promessa di
restare sempre con noi.
8
Il comandamento
dell’amore
Il tema di riflessione
durante l’adorazione è
il comandamento dell’amore, datoci da Gesù.
Non è possibile stare
davanti all’Eucarestia se
non in adorazione, con
il cuore libero anche se
ferito dal peccato. Perciò
abbiamo chiesto aiuto a
Maria, Consolatrice degli afflitti.
Davanti all’Eucarestia si deve
solo adorare e accogliere Gesù in
noi, senza aver paura di essere trasformati da lui, cominciando dalla
famiglia. Assieme a Maria abbiamo pregato per alimentare la vita
C. GANGEMI, p. FELOTTI, sx
e l’amore per la famiglia, che è il
cardine della crescita di ogni persona. Con intensità abbiamo chiesto il dono della fratellanza e di
saper amare come lui ci ha amati.
La litania mariana dei fiori durante l’adorazione Eucaristica
al santuario “Madonna della Grazia” di Gallico
Una litania… fiorita!
Momento particolarmente suggestivo
dell’adorazione è stato
l’omaggio floreale, tratto dalla “litania mariana
dei fiori” (di suor Chiara,
clarissa del monastero di
Biancavilla CT). A ogni
invocazione, ciascuno
dei presenti ha portato
all’altare un fiore. Dal
cuore di tutti è sgorgata
questa preghiera:
“Ti sia gradita, o Signore, questa fiorita litania
dedicata alla Madre del
tuo Figlio e per sua intercessione conservaci nella
fedeltà, rafforzaci nella
perseveranza, sostienici
nelle difficoltà, perché
possiamo giungere alla
meta che tu hai stabilito
■
per noi”.
In testa al corteo il diacono Francesco Casile e don Salvatore Lollo
ANCORA SPETTA
Pensiamo sia gradita a tutti i nostri lettori la poesia di Franchina Romano, in pura lingua Calabra.
Mi haiu a fari u cori forti,
pirchì pi forza haiu a partiri
sintta sta terra non pozzu stari
pirchì a famigghia haiu a campari.
Mancu rarreru mi pozzu vutari.
Tegnu nu pugnu i chiova intra u mè cori
pirchì lassu a mè terra nira e bruciata,
acca nascia e criscia undi a me vita fu lavurata.
Rassu l’amici, rassu i mè frati,
rassu lu megghiu pezzu ru me cori
chi è me mamma,
ma idda mi rissi:
figghiu meu non disperari
pirchì ieu sugnu sempri a la finistra
cu la lumera ddhuciuta ti staiu a spittari.
Mè mamma muriu
ma a la finestra la lumera ddhuciu,
ddhuciu mi mi rici:
chi n’c’è cu prea pi mia e mi teni ddhuciuta a via
chidda e mè mamma
chi non si stanca mai i spittari nti ddà via
comu allu iornu chi partia.
Franchina Romano
2013 GIUGNO/LUGLIO
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
Un parco nel nome di p. Mario Celli
Monte Porzio Catone ricorda il missionario
L
a storia ricorda sempre
donne e uomini speciali,
legati alle proprie terre di origine dal vincolo del sangue, per
essere stati dei ponti d’incontro
tra i popoli. Tra questi, ci sono
certamente i missionari che, per
la loro vocazione particolare,
hanno fatto conoscere e amare
le proprie radici culturali e religiose anche a comunità lontane,
dal punto di vista sia geografico
sia sociologico.
Memoria, segno
di riconoscenza
Il 4 maggio, in modo particolare, la comunità di Monte Porzio
Catone ha fatto memoria di un
suo figlio e concittadino, p. Mario Celli, nel primo anniversario
della sua morte, avvenuta in Brasile. Padre Mario qui era nato il 7
dicembre 1943, per poi spendere
buona parte della sua vita missionaria in due continenti: l’Africa
e l’America Latina. Il suo paese
natale ha voluto ricordarlo dedicando alla sua memoria un nuovo
parco, uno spazio ricreativo, attrezzato per i giochi dei bambini.
Lo scopo è perpetuarne la
memoria, ma anche lasciare un
segno di riconoscenza per il bene da lui fatto anche a nome di
questa sua comunità, che l’ha
inviato nel mondo come messaggero della Buona Notizia di
Cristo a tanti fratelli e sorelle in
terre d’oltremare.
Doti artistiche e convinzione
Sappiamo quanta sofferenza
è costata a p. Mario la speciale
vocazione per la quale era stato
scelto, quanti momenti difficili ha vissuto e quanti sacrifici
hanno comportato per lui e per
i suoi confratelli. Il Burundi, il
Congo e infine il Brasile, dove
è morto, sono state le nazioni
del suo lavoro missionario, della
sua voglia di costruire uomini e
donne per la novità cristiana. In
queste terre ha effuso il suo impegno per la crescita e lo sviluppo di coloro che la Provvidenza
aveva posto sul suo cammino.
Le doti naturali che il Signore gli aveva fornito, il suo senso
artistico, l’abilità nel canto e nel
disegno sono stati gli strumenti
p. GERARDO CAGLIONI, sx
di cui egli ha fatto buon uso per
incontrare gli altri e concretizzare
l’annuncio di Cristo. Con questi
strumenti e con la convinzione
personale, ha costruito meravigliosi ponti tra popoli e culture diverse, che hanno caratterizzato la
sua vita di uomo e di missionario.
Ponti tra gli uomini e con Dio
La celebrazione dell’Eucarestia fatta in quel parco ci ha
collegato a Cristo, il costruttore
dei rapporti tra Dio e gli uomini
e modello a cui tutti noi ci ispiriamo. La presenza del superiore
generale dei saveriani, p. Rino
Benzoni, e di altri confratelli di
p. Mario, ha rappresentato l’altro ponte che i missionari stabiliscono tra la loro missione nel
mondo e la loro gente di origine.
La targa, collocata nel parco
ricorderà a tutti, e in particolare
alle nuove generazioni, l’impegno a continuare la speciale missione di p. Mario presso i popoli
della terra. La sua memoria ispiri altri suoi conterranei a calcare
le sue impronte nel servizio missionario alla chiesa.
La comunità di Monte Porzio Catone ha dedicato un parco giochi al concittadino
p. Mario Celli, missionario saveriano, scomparso nel 2012 in Brasile
Corale in memoria di p. Celli
Sabato 11 maggio, la comunità di Monte Porzio Catone si è
incontrata nel duomo cittadino
per celebrare ancora una volta,
con la musica, la memoria di p.
Mario Celli.
La “Corale Tuscolana” di Frascati ha eseguito una decina di
pezzi con musiche classiche e
con ritmi africani e brasiliani.
Un modo originale per ricordare i luoghi dove ha lavorato il
missionario. La Corale è stata
diretta dall’amico maestro Giovanni Molinari, che ha voluto
caratterizzare l’evento musicale
con la vita e l’esperienza spirituale del missionario.
È intervenuto anche il sacerdote amico mons. Orlando Reggi, parroco di S. Pio X
a Grottaferrata, che ha raccontato alcune esperienze di sofferenza che p. Mario aveva condiviso con lui dopo il rientro
traumatico dalla missione in
Burundi.
■
Nel parco giochi “Padre Mario Celli” a Monte Porzio Catone, è stata celebrata
una Messa, presenti il sindaco Luciano Gori, il parroco don Pierguido Peruzzi,
tre saveriani e tanti parenti e amici, con la “Corale S. Gregorio Magno”
Pellegrinaggio in Terrasanta
In quei luoghi la fede cristiana si rinnova...
Padre Gianni è un saveriano
bresciano che si sta preparando
a Roma per il ruolo di “maestro
dei novizi” saveriani in Africa.
I
l pellegrinaggio in Terrasanta è un momento unico nella vita di chi ha la grazia
di compierlo. Si frequentano i
luoghi più alti della nostra fede,
si cammina sui passi di Gesù,
si respira il profumo della pre-
8
senza di Dio e del suo mistero.
Personalmente, è diventata l’occasione per un nuovo incontro
profondo con Gesù e ha mobilitato in me nuove energie.
A tu per tu con Gesù
Il ricordo di Gesù, di ciò che
ha detto e fatto, ha trasformato
la Terrasanta in un immenso santuario. Da Nazareth a Betlemme,
dal lago di Tiberiade a Gerico,
fino a Gerusalemme, tutti questi luoghi fanno memoria del
passaggio del Dio-con-noi,
una memoria da salvare e tramandare. Nel pellegrinaggio
in Terrasanta, si percepisce
forte non solo il ricordo del
Gesù storico e della sua missione, ma anche l’invito urgente di raccontarlo di nuovo
oggi, sulle strade del mondo.
La passione, morte e risurrezione di Gesù è l’evento principale che attira ancora oggi
molta gente da tutte le parti
del mondo. Che Dio parli in
modo speciale in questa terra,
lo si vede anche dai molteplici
modi di pregarlo e di rivolgersi
a lui, anche da parte di ebrei e
Il saveriano bresciano p. Gianni Brentegani (a
sinistra) con p. Luca Torsani, saveriano riminese, musulmani, che sentono il bicercano di… orientarsi per le vie di Roma
sogno di cercarlo e adorarlo.
p. GIANNI BRENTEGANI, sx
La gioia dell’annuncio
Questo pellegrinaggio mi ha
rafforzato. Ho approfondito la
conoscenza di Gesù e ho acquistato una nuova consapevolezza
dell’importanza di annunciare il
suo vangelo con entusiasmo. La
gioia dell’annuncio del vangelo
e il bisogno della Buona Notizia
motivano la nostra esistenza di
missionari, consacrati a prolungare la missione di Gesù là dove
siamo.
Attualmente sono a Roma, per
seguire un corso adatto a chi si
occupa della formazione dei giovani aspiranti missionari. Infatti,
i superiori mi hanno affidato il
ruolo di “maestro” nel noviziato
di Kinshasa, in Congo, dove giungono i giovani dalle regioni africane in cui lavorano i saveriani: Camerun, Burundi e lo stesso Congo.
Si tratta di seguire tutti l’unico
“Maestro”, il Signore Gesù, e di
incoraggiare i giovani aspiranti a continuare a farlo per il resto della vita. Anche per questo
chiedo allo Spirito Santo la grazia di poter trasmettere il vangelo di Gesù secondo i bisogni e i
linguaggi del mondo di oggi, anche con l’aiuto e la preghiera di
tutti voi.
■
SECONDO I MIEI GUSTI E DESIDERI
In piazza, l’esplosione di gioia irrefrenabile
p. EZIO MARANGONI, sx
In piazza san Pietro c’ero anche io quella sera del 13 marzo e non
mi sarei mai perdonato di non essere presente. Centomila persone,
forse più. Ma quel che più conta, gente felice e gioiosa, tutta quanta
contagiata dal sanissimo virus dell’ottimismo cristiano.
Papa Jorge Bergoglio ha voluto chiamarsi “Francesco”, semplicemente: né primo né secondo. Prima ancora che iniziasse il conclave
un’insegnante che ora lavora a Milano mi aveva chiesto un pronostico. Gli avevo risposto: “Non ne faccio, tanto ci pensano gli addetti ai
lavori, gente a volte prezzolata, al servizio di questo o di quel movimento”. Avevo anche aggiunto che… “i miei gusti erano il card.
Bergoglio, e i miei desideri pure”.
Quando in piazza San Pietro ho sentito i primi due nomi - Mario Jorge - non ho voluto sentire neanche il terzo: sono esploso in una gioia
irrefrenabile e ho urlato, in mezzo a tutti: “Bergoglio! Bergoglio!”. Chi
mi era accanto diceva: “Ma chi è?”. Risposi: “Lo so io. Lo Spirito Santo sa quel che fa
e lo fa bene!”.
Guarda caso, poco prima della fumata
bianca un gabbiano si era posato sopra
la canna fumaria e da là sembrava volersi godere lo spettacolo. Forse non era un
semplice spettatore, ma un “segno” inviato da Dio, per dirci che lui ancora agisce segretamente nel cuore degli uomini.
Il cardinal Martini otto anni prima e non
a caso, aveva fatto anche lui il nome di
“Francesco Bergoglio”.
Padre Ezio Marangoni, a Roma per l’anno sabatico,
si augurava l’elezione del cardinal Bergoglio:
lo Spirito Santo gli ha dato ragione!
2013 GIUGNO/LUGLIO
ROMAGNA
48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Riconciliazione come stile di vita
Incontro dei centri missionari della Romagna
28 aprile i saveD omenica
riani di S. Pietro in Vinco-
li hanno ospitato l’incontro dei
centri missionari della Romagna con Francesco Graselli da
Bologna, Elisabetta Angelucci
della rete “Nuovi stili di vita” di
Reggio e p. Efrem Tresoldi, direttore della rivista “Nigrizia”. Il
tema era “Riconciliazione con le
persone e con il creato”. Erano
presenti una ventina di persone
dalle diocesi di Rimini e Forlì,
insieme agli organizzatori della
diocesi di Bologna.
“La via sudafricana”
Padre Efrem ha parlato del
cammino di riconciliazione del
Sudafrica dopo la fine della
segregazione razziale e la liberazione di Mandela, che aveva
suggerito all’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, rappresentante delle chiese, di guidare il
processo “Verità e Riconciliazione” per uscire dalle violenze
dell’apartheid.
La riconciliazione politicosociale è avvenuta con la confessione dei crimini, che porta
generalmente al dolore condiviso. Padre Efrem l’ha definita
“la via sudafricana”: un modello
per tutte le riconciliazioni sociopolitiche africane. Ora il Sudafrica deve realizzare ancora l’integrazione razziale, perché c’è
un visibile contrasto tra la classe
povera dei neri e quella ricca dei
bianchi.
“Nuovi stili di vita”
Elisabetta, del centro missionario di Reggio, ha trattato il tema
della riconciliazione con la natura
attraverso i nuovi stili di vita. Si
tratta di un cammino di educazione ambientale allo sviluppo
sostenibile. Si percorrono le vie
p. DINO MARCONI, sx
del consumo critico, delle scienze
umane, delle responsabilità sociali con le energie sostenibili, della
felicità nelle relazioni umane, del
commercio equo solidale…
Il movimento “nuovi stili di
vita” è sorto in Europa negli
anni ‘80 per dire che un mondo
diverso è possibile. Si tratta di
compiere un cammino che porta
all’equità e al rispetto, per liberarci dal consumismo pubblicitario, che crea falsi bisogni, e
preferire la scoperta delle cose
necessarie nella vita.
L’ospedale di Zhengzhou in Cina ha cento anni
l 6 aprile è venuto a trovarci il cardiologo Francesco
Naccarella dell’Euro-China Health Care Research Center, una
società non-profit che si occupa
della formazione di medici cinesi alla medicina occidentale. Ci
ha portato il video sul centenario dell’ospedale di Zhengzhou,
in Cina, fondato nel 1912 dal
vescovo saveriano mons. Luigi
Calza.
8
ha commentato: “La fede di
quest’uomo non è stata scalfita
da nessuna tragedia, da nessuna
ideologia, da nessuna espulsione. Era il missionario disegnato
nel cuore di san Guido Conforti!”.
Un convegno per ricordare
Il 20 aprile nel duomo di Berceto (PR), il professor Naccarella ha parlato con p. Augusto Luca di mons. Luigi Calza, nel centenario della sua consacrazione
episcopale e della fondazione
dell’ospedale di Zhengzhou.
Alla fine del convegno commemorativo è stato distribuito il
Il 29 settembre a Modena
A pranzo, a mons. Lino Pizzi,
vescovo di Forlì e incaricato per
i centri missionari dell’Emilia
Romagna, si sono aggiunti l’ex
responsabile del centro missionario don Luigi e il parroco don
Domenico della Cava, da cui è
venuto il gruppo missionario
forlivese.
Francesco Grasselli ha dato l’appuntamento al prossimo
29 settembre a Modena, presso
la parrocchia del Redentore, per
il meeting missionario regionale
dei centri missionari dell’Emilia
Romagna. Lo slogan è “Ma la
notte no…”, per diventare sentinelle di una nuova umanità. Il
meeting è la festa della missione
di giovani e adulti che accetta■
no la sfida del futuro.
“Ora tocca a noi!”
Nel dibattito è stato criticato
l’acquisto degli aerei F-35, considerati un’offesa nei confronti
delle persone bisognose, ed è
stata sottolineata la necessità di
un’informazione alternativa, libera e coraggiosa. Un altro punto
importante è la solidarietà nell’u-
Il sogno di san Guido continua
I
so dei beni naturali: l’acqua è dono di Dio e un bene comune, ma
non è accessibile a tutti; dobbiamo perciò imparare a usarla con
parsimonia, privilegiando l’uso
dell’acqua del rubinetto che non
richiede involucri di plastica che
inquinano l’ambiente.
Il convegno si è concluso con
lo slogan del poster, “Ora tocca a
noi”, perché dev’esserci l’impegno di tutti nel costruire un mondo nuovo con il rispetto dell’ambiente e delle persone, come un
movimento di gocce di giustizia.
Da sinistra, Francesco Grasselli, Elisabetta Angelucci e p. Efrem Tresoldi,
relatori all’incontro dei centri missionari della Romagna che si è tenuto
dai saveriani di San Pietro in Vincoli il 28 aprile
p. D. MARCONI, sx
volume della serie “Parma nei
secoli” su Luigi Calza vescovo
di Zhengzhou e le suore Giuseppine cinesi, scritto dai saveriani
p. Augusto Luca e p. Ermanno
Ferro, per far conoscere la storia dei saveriani nella missione
nell’Henan occidentale cinese.
Con la pistola alla testa
“Se avessi avuto paura di morire, non sarei venuto missionario in Cina”, aveva risposto
Cento anni di storia
mons. Luigi Calza a un soldato
Il professor Naccarella ha
che gli aveva puntato la pistola
raccontato che da ragazzo era
alla testa, durante i terribili mogià venuto a San Pietro in Vinmenti della guerra interna del
coli con i ragazzi della sua par1925-1926. La testimonianza di
rocchia e si ricordava
questo primo vescovo
ancora di p. Ildo Chiari.
saveriano, morto e seNel 2012 l’ospedale ha
polto in Cina nel 1944,
compiuto 100 anni e la
è ancora viva tramite
televisione cinese ha tral’ospedale che egli
smesso un servizio sulla
aveva costruito.
sua storia. Era stato diII nome cinese di
strutto dai giapponesi,
mons. Luigi Calza
ma la città lo ha ricostru(Jia Shiyi) mi ha fatito e sviluppato tanto da
to ricordare quello di
essere ora un’enorme e
p. Angelo Lampis, che
moderna struttura.
in cinese era stato traIl governo locale ha
dotto con “Luminocelebrato il centenario
so” (Loei ming leang)
con spot televisivi che,
e del romagnolo p. Altra l’altro, mostrano una
feo Emaldi che chiacroce che scende sul
mavano “Padre buomondo e lo staff dell’ono” (Gen mantè) e che
spedale in visita alla
si era tagliato la lingua
alla statua di san Guido Conforti, p. Lino Sgarbossa,
tomba di mons. Calza. p. Davanti
per non rivelare i nomi
Ildo Chiari e il cardiologo Francesco Naccarella che a San Pietro
Nella veglia missionadegli iscritti alla Legio
in Vincoli ha raccontato la storia dell’ospedale Zhengzhou,
■
ria p. Luigi Menegazzo
Mariae.
fondato dal vescovo saveriano mons. Luigi Calza
Padre Ildo Chiari con le delegate del centro missionario di Forlì,
sotto lo sguardo di san Guido Conforti
23 GIUGNO: FESTA CON I BENEFATTORI
Il pomeriggio di domenica 23 giugno, nella casa saveriana di San
Pietro in Vincoli, si terrà la tradizionale festa con i benefattori e amici.
Inizieremo alle 15,30 con la santa Messa missionaria. Seguirà, nel
parco, un’agape fraterna con tutti i presenti alla festa.
Invitiamo a fare il passaparola della festa tra le amiche e gli amici
simpatizzanti dei missionari e tra i lettori del nostro mensile “Missionari Saveriani”. La festa, infatti, non si fa da soli, ma in compagnia.
Perciò vi attendiamo puntuali e numerosi!
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a p. Giuseppe Nardo - 0544
551009
2013 GIUGNO/LUGLIO
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
I campi missionari dell’estate
Da Salerno ad Ancona, fino in Spagna
C
ome ogni anno, con l’avvicinarsi della fine della
scuola, i saveriani di Salerno organizzano alcuni campi di lavoro
e formazione per giovani e giovanissimi, in collaborazione con il
centro missionario diocesano e le
parrocchie. L’obiettivo è animare in modo missionario le nuove
generazione e gli adulti delle parrocchie, facendoli incontrare tra
loro, attraverso la formazione, il
lavoro e la fraternità.
Lavoro e formazione
Il tema principale quest’anno
è: “Missione: cammina e canta”.
Facciamo riferimento al libro
dei salmi, per conoscere e imparare a pregarli con il cuore di
Gesù che li ha pregati. La missione è anche camminare cantando e pregando.
Le riflessioni convergono
sull’importanza di camminare
insieme e sulla necessità di unire le forze per “fare insieme”.
Varie persone che hanno vissuto
la missione in modi diversi daranno la loro testimonianza: una
coppia, un prete e un missionario, una suora e un giovane…
p. FRANÇOIS NOAH, sx
Dopo la preghiera e una breve
introduzione al tema del giorno,
l’attività principale del mattino
prevede la raccolta di indumenti
usati. È importante diffondere la
notizia della raccolta indumenti
con anticipo, attraverso il volantinaggio in parrocchia.
Animazione e spiritualità
Attraverso i campi missionari,
sono coinvolti i quartieri, le parrocchie e le famiglie. Uno strumento efficace sono le serate di
animazione, alle quali i giovani
invitano le famiglie e le perso-
è il momento di volar via
Dal golfo di Salerno alla città dei due mari
P
er dire quattro parole, dopo cinque anni di vita a
Salerno, bisogna avere la quinta
di riserva. Volevo cercarla nel
dizionario, ma non sapevo dove
cominciare. Così l’ho chiuso e
ho cominciato a sfogliare i ricordi. Ne venivano in continuazione e ci voleva qualcuno che me
li mettesse in ordine…
L’aiuto di un gabbiano…
Quando vedo un piccolo gabbiano che volteggia davanti alla
mia finestra. Non capisco perché
era voluto venire fin quassù. Era
più bello volare su e giù per il
castello Arechi fino al porto, e
poi riposarsi sulle mura. Ma era
venuto qui da me. Anzi, vedo
che sotto al collo ha una specie
di contenitore. Si avvicina alla
finestra e mi fa capire che devo
prendere quello che lui mi sta
portando.
Apro e lui atterra sul davanzale. Tolgo delicatamente quel
piccolo tubo e lo lascio andare.
Se ne va, facendo un lungo giro
e mi lancia un richiamo, quasi a
8
dirmi di cominciare a leggere,
perché ci sono cose importanti.
Lo apro con impazienza e qualcosa di speciale esce da quella
pergamena.
Cinque anni a Salerno
Canti, grida, volti che si accavallano gioiosamente. Faccio
fatica a riconoscerli tutti, ma mi
ricordano le tante attività vissute
qui a Salerno: gli scout, gli incontri di animazione, le riunioni con i religiosi, le interviste a
“Radio Stella”, gli articoli missionari per il settimanale diocesano… Quanti incontri, quanti
luoghi visitati, quante avventure,
quante parole… È difficile ricordare tutto.
Mi siedo e comincio a scrivere, ricordando che nel settembre
2008 sono arrivato a Salerno
e ho cominciato l’avventura,
con la voglia di essere sempre
pronto, di cercare di rendere il
mondo migliore di come l’ho
trovato. Come il piccolo gabbiano anch’io ho cercato di volare,
di andare incontro a tanti nuovi
Padre Oliviero Ferro saluta gli amici di Salerno: la sua missione continua sul
mare di Taranto; nella foto con una scolaresca del “Manzetti” a Radio Stella
p. OLIVIERO FERRO, sx
amici che mi hanno accolto e ci
siamo aiutati a crescere insieme.
“Quannocchiù uno campa…”
Ora è il momento di fare un
lungo volo. Avrei voluto farlo
ancora più lungo, ma le mie ali
sono ancora un po’ intorpidite.
Devono riabituarsi pian piano,
ma ce la farò, ne sono sicuro.
Prima di dare l’arrivederci, vorrei dire in tutta semplicità che
mi sono sentito bene con voi,
fratelli e sorelle di Salerno. Spero di aver fatto del mio meglio.
Almeno ci ho provato.
Dice un proverbio campano:
“Quannocchiù uno campa, chiù
se ‘mpara - più si vive e più
s’impara”. Bisogna essere pronti a volare anche da altre parti. A
giugno lascerò il golfo e mare di
Salerno per andare nella città dei
due mari, a Taranto.
Voglio ringraziare tutti coloro
con cui ho condiviso questi cinque anni a Salerno. Non voglio
dimenticare nessuno. Ho imparato molto da ciascuno di voi e
credo che a Taranto potrò continuare. Vi chiedo un ricordo nel■
la preghiera.
Una delle cento torte con “grazie – arrivederci –
auguri” per p. Oliviero che parte da Salerno alla
volta di Taranto; qui, l’omaggio degli scout
ne che incontrano durante la raccolta degli indumenti. La parrocchia procura il cibo per i ragazzi
che, con l’aiuto degli animatori,
organizzano la serata con karaoke e balli, corride e giochi, teatrini e testimonianze...
La spiritualità è certamente il
fondamento di tutto ciò che si fa.
Si inizia la mattina con la preghiera e la sera in parrocchia
viene proposta una celebrazione, come la veglia, l’adorazione,
la confessione. Il campo si conclude l’ultimo giorno con la celebrazione Eucaristica, quando
viene consegnato anche il mandato ai partecipanti.
I campi nelle parrocchie
I giovanissimi sono impegnati
dalle 9 del mattino alle 23 di sera. Per il pranzo si può tornare a
casa o farlo al sacco. La parrocchia ospitante provvede a preparare qualcosa per la cena. Il campo inizia il martedì pomeriggio
o mercoledì mattina, per concludere in mattinata di domenica
con la celebrazione della Messa.
Ecco i luoghi e le date.
• Da 11 a 15 giugno, per le parrocchie di Olevano, Battipaglia, Monticelli, Salitto
• Da 18 a 22 giugno, per la forania di Baronissi - Campo base
a Bolano
• Da 25 a 29 giugno, per le parrocchie di Salerno città
• Da 2 a 6 luglio, per le parroc-
chie di Campigliano, San Cipriano, Filetta, Castiglione
• Da 16 a 20 luglio, per Cava de’
Tirreni, con le missionarie saveriane
• Da 26 a 28 luglio, Giornata regionale giovanile della Campania, a Salerno
I campi presso i saveriani
• Campo “Missione nel cuore”: da 12 a 14 luglio, dai saveriani di Salerno, per giovanissimi da 12 a 17 anni; partecipano
coloro che fanno già parte del
gruppo e coloro che, partecipando agli altri campi, desiderano approfondire ancora di più
l’ideale missionario e aprire gli
orizzonti a un mondo più vasto.
• Campo nazionale: da 1 a 6
agosto, dai saveriani di Ancona, per i giovani da 15 a 18 anni, che vogliono approfondire la
conoscenza della missione e vivere un’esperienza di servizio e
di comunione.
• Campo itinerante: da 19 a
26 agosto: pellegrinaggio di spiritualità missionaria sul percorso
da Loyola (città di sant’Ignazio)
a Xavier (città di san Saverio),
in Spagna, per giovani da 18 a
30 anni.
Per maggiori informazioni e
adesioni, contattare p. Simone
(349 1314499), p. François (347
8596272), sr. Olivia (333 92927
■
29).
LIBERA... L’ AMBIENTE CON L’ ESEMPIO
p. O. FERRO, sx
Nel contesto dell’ottava mostra interculturale, “Un mondo nuovo,
una risorsa per tutti”, ha trovato posto una tavola rotonda, animata
da “Legambiente” e “Libera”, nella casa dei saveriani di Salerno. Dopo la presentazione di padre Oliviero, la parola è stata data a Michele Buonomo di “Legambiente”.
Ha spiegato che il vero problema dell’educazione non sono i bambini, ma gli adulti che hanno risorse intellettive, ma che non fanno abbastanza per cambiare. Hanno perso la capacità di meravigliarsi dei
bambini e diventano ostili tra loro. Occuparsi di ambiente significa
occuparsi di problemi che noi stessi creiamo. Perciò si insegna “dando l’esempio”. Sui problemi ambientali dobbiamo sentirci parte di un
progetto, sporcandoci le mani tutti insieme.
Gli amici di “Libera”, Anna e Salvatore, ci hanno ricordato che la legalità non si insegna, ma si consegna: con coerenza, continuità e corresponsabilità. La terra confiscata alle mafie piange sangue, perché
è costata vite umane. La sensibilità crescente sul tema della legalità
ha portato nel 1996 alla legge sulla “utilizzazione dei beni confiscati”. Quindi è possibile ridare speranza, assumendoci le responsabilità
e facendo le scelte giuste.
L’incontro è stato un
esempio di come si può
lavorare nelle varie realtà di Salerno. Noi saveriani siamo fieri, attraverso
la mostra, di aver riunito tante persone di buona volontà per un mondo migliore, per essere,
come dice papa Francesco “custodi di noi stessi,
degli altri e del creato”.
Anna e Salvatore di “Libera”
durante la tavola rotonda organizzata il 5 aprile dai saveriani
di Salerno, all’interno della mostra interculturale “Un mondo
nuovo, una risorsa per tutti”
2013 GIUGNO/LUGLIO
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
Lettera ai delegati capitolari
Da metà giugno i saveriani riuniti a Tavernerio
C
ari amici in Italia e in
Svizzera, da metà giugno
la nostra casa di Tavernerio diverrà sede del capitolo generale
dei saveriani. I rappresentanti
delle comunità saveriane nel
mondo verificheranno le risposte
di fede che offriamo alle popolazioni di cui ci sentiamo custodi.
Desidero far partecipi anche voi
di una lettera ideale, indirizzata
ai confratelli che partecipano al
capitolo.
La scelta della povertà
Cari confratelli, noi saveriani ci sentiamo solidali con tutti
coloro che provano sgomento
al pensiero di diventare poveri.
Siamo solidali con le famiglie
che reagiscono al rapido passaggio dal consumismo all’indigenza, perché oggi la fede cristiana
si sta spostando dove nel mondo
c’è più povertà.
La nostra congregazione ha
sempre inteso la povertà, non
come privazione di cose materiali bensì come fermento
evangelico di speranza. Il nostro
fondatore aveva solo 28 anni
quando ottenne il “sì” per dare
inizio a un’ispirazione più grande di lui. Iniziò senza un soldo
in tasca. La povertà crebbe con
lui e, alla fine, divenne causa del
suo martirio incruento.
La missione: storia d’amore
Ai suoi figli san Guido raccomandava di accontentarsi del
necessario; al resto, avrebbe
provveduto Dio. Ai missionari
che partivano dava in dote il respiro di Cristo in croce, il bene
più grande della sua famiglia. E
quanti genitori hanno ricevuto
il dono di mettere i loro figli a
disposizione del Signore, nella
famiglia di san Guido!
La povertà evangelica di san
Guido ha ispirato anche migliaia
p. LINO MAGGIONI, sx
di persone a pregare; altre a offrire la loro sofferenza; e ancora,
tanti amici sono pronti a sostenere il contributo che i saveriani
offrono per la riconciliazione tra
gruppi umani in lotta tra loro e
alle popolazioni in via di sviluppo. Perché la missione non è una
favola di altri tempi, ma è storia
d’amore tra Dio e gli uomini.
A sinistra, il Crocifisso del Conforti, a destra il Crocifisso di San Damiano
Capire i segnali dal cielo
Noi saveriani non possiamo trascurare neppure le folle
dell’occidente, che vivono ormai
come se Dio non esistesse. Perché abbiamo ricevuto il compito
di aiutare anche loro ad alzare
lo sguardo, a vedere strumenti
e segnali che vengono dal cielo.
Primo fra tutti, il numero crescente di cristiani che, in tanti
paesi, preferiscono sacrificare la
vita piuttosto che rinunciare alla
fede. E poi c’è anche la sorpresa
lasciata da due eventi recenti...
La formazione dei preti africani
I miei tre mesi a servizio del Burundi
C
ome tutti gli anni, ho passato i primi mesi del 2013
in Burundi, per dirigere un corso
di teologia nel seminario maggiore di Gitega. Per me è un’opportunità straordinaria per rimanere in contatto con la realtà della chiesa in Burundi, che è il mio
primo amore missionario.
Il lavoro in seminario mi lascia del tempo libero che occupo - o meglio - che altri occupano con richieste di vario genere: ministero nelle parrocchie
o sessioni di studio e di vita cristiana. Quest’anno il vescovo di
Rutana, mons. Bonaventura Nahimana, mi ha chiesto di parlare
al suo clero, una trentina di preti
quasi tutti giovani, sul tema della formazione umana e maturità affettiva.
8
Affettività e umanità
Rutana è una diocesi fondata
solo quattro anni fa e si sta organizzando poco a poco. La preoccupazione del vescovo è la formazione del suo clero. È significativo
che la richiesta sia giunta da alcuni suoi sacerdoti. Quasi tutti i preti
sono stati miei alunni in seminario
e hanno sentito da me l’importanza che i preti siano persone affettivamente mature e umanamente
ricche per poter svolgere il loro lavoro, e soprattutto capaci di buone
relazioni tra loro.
In tre giorni ho parlato dell’urgenza per la chiesa di avere dei
pastori che siano uomini adulti e
affettivamente maturi per guidare bene il popolo di Dio. Poi siamo entrati in un tema più tecnico
ma anche molto spirituale, quel-
Padre Gabriele Ferrari in ritiro con i sacerdoti della diocesi di Rutana, in Burundi
p. GABRIELE FERRARI, sx
lo della formazione dei sentimenti. E infine ho parlato di Gesù, che nel suo volto umano rivela il volto di Dio. Per mostrare Dio, anche il prete deve essere
un uomo non solo spirituale, ma
anche profondamente umano.
Un piccolo prodigio
L’attenzione dei partecipanti dimostrava che i temi erano attuali e sentiti, perché su di essi non
si parla molto anzi, per pudore e
rispetto, spesso si sorvola, tanto
più in una cultura sessuofoba come quelle dell’Africa. Il fatto che
siano stati proprio i preti a sollevare il tema, mostra che in quel
presbiterio il vescovo Bonaventura ha saputo creare un ambiente di
fiducia per cui i suoi preti osano
affrontare anche argomenti spinosi, che hanno riflessi importanti nella pastorale e nell’annuncio.
I discorsi del prete sono certo importanti, ma ancora più lo
sono gli atteggiamenti personali, che a loro volta dipendono dalla qualità dei rapporti tra
i preti. Dallo scambio di pareri
è emerso che i preti erano molto
interessati e che c’era una buona relazione fra loro: un aspetto
importante e delicato in un paese
come il Burundi, dove la tensione tra etnie è arrivata sulla soglia
del genocidio. Il clima di Rutana
mi è parso quasi un piccolo prodigio, di cui ringraziare Dio. ■
A febbraio, il segnale è stato
lanciato dal papa che porta il nome di “Benedetto”, il padre dei
monaci che «cercavano Dio» salvando il patrimonio del pensiero
antico, che ha formato la cultura
occidentale. Benedetto XVI ha
preso atto della propria debolezza e ha deciso di percorrere l’ultima tappa della vita continuando
ad aiutare la chiesa, nascosto al
mondo, tra preghiera e studio.
A marzo, la sorpresa del conclave da cui è uscito il primo papa con il nome di “Francesco”.
In un tempo lontano, chiamato
medioevo, il Crocifisso della
chiesa di san Damiano aveva
parlato personalmente a quell’umile fraticello, donandogli l’energia necessaria per «ricostru-
ire» la sua chiesa.
Nuova primavera di fede
La fugacità dell’informazione odierna non può esimersi dal
segnalare il numero crescente
delle persone che si chiedono a
vicenda: “Tu, cosa pensi di papa
Francesco?”. Altri scrivono che,
con il suo linguaggio, fa venire
ai cristiani la voglia di saper dire
“sì” e “no”…
Cari capitolari, a Tavernerio
troverete anche un giardino che
trasmette tranquillità sufficiente
per conoscere significati nuovi
della nostra dedizione alla missione, e lascia passare il respiro dello Spirito Santo, che prepara una nuova primavera della
fede.
■
FESTA DEI FAMIGLIARI SAVERIANI
p. L. MAGGIONI, sx
Mercoledì 1° maggio si è tenuto a Tavernerio l’incontro annuale dei famigliari dei saveriani. Sono accorsi numerosi come sempre, incoraggiati anche da una giornata di bel tempo. Animatore principale della festa è
stato ancora una volta p. Franco Bertazza, con la
sua mitica fisarmonica.
La nostra festa è
stata rallegrata dal
50° anniversario di
matrimonio di Marinella Alini ed Eugenio Carretta, cognata e fratello del nostro p. Giuseppe. Eugenio è il penultimo di 12 fratelli e sorelle, ritratti con la nipotina Elena.
Molto gradita è
stata la presenza
dei nipoti del defunto fratel Angelo Dalla Valle, morto nel 1996. Bruno,
Clara e Natalino ci
hanno ricordato la
dolcezza e umiltà di
fr. Angelo, missionario in Brasile e sacrestano in casa madre a Parma.
Due sorelle della numerosa famiglia (nove figli)
del compianto p. Giovanni Abbiati, deceduto nel
2009 in Bangladesh: Renata, insegnante di materie umanistiche; Chiara, sposata con una guida alpina e maestro di sci.
2013 GIUGNO/LUGLIO
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362
Alcuni protagonisti dell’esperienza
Chi va per la prima volta e chi ci ritorna...
Alen: “ho vinto
la solitudine”
len ci scrive prima di partire per l’Amazzonia. “Ho
32 anni e fino a qualche mese fa
non avevo preso in considerazione l’idea di fare un’esperienza missionaria. Tuttavia, seppur
circondato da amici, percepivo
dentro di me un senso di solitudine. Così mi sono messo alla
ricerca di risposte e ho capito
che non è mai troppo tardi per
partire. Il senso di solitudine ha
lasciato il posto al calore e a una
gioia che prima non provavo.
Questa presa di coscienza mi ha
portato al desiderio di partire.
Durante il corso di preparazione ho scoperto la volontà di
ascoltare le persone e tutto ciò
che accade attorno a me. Se vo-
A
glio migliorare la società, devo
iniziare a cambiare me stesso;
solo così potrò influenzare anche la vita delle persone che mi
sono vicine, innescando una meravigliosa reazione a catena”.
Giacomo:
“ho aperto il cuore”
Ed ecco cosa dice Giacomo.
“Tra poco si parte. Il corso di
preparazione è terminato. Ringrazio tutti coloro che vi hanno partecipato impegnandosi a
fondo e ringrazio anche tutti gli
animatori che ci hanno guidato.
Grazie a questo corso, non
solo si stacca il biglietto di partenza, ma si aprono gli occhi, il
cuore e l’anima per vivere un’esperienza missionaria al 100%.
Ho la consapevolezza che tutto
quello che noi porteremo là non
basterà mai a compensare quello
che porteremo a casa. Vi saluterò l’Amazzonia”.
Davide: “dopo 7 anni torno”
Ed ecco il racconto di Davide
Tosin. “Torno in Congo - Brazzaville, dove ero stato sette
anni fa, nella missione di padre Rufin. Avevo poco più che
vent’anni ed ero partito nell’ambito dell’esperienza di Insieme
per la missione, per andare alla
scoperta dell’Africa. Da allora la
casa dei saveriani di Vicenza è
rimasta per me un punto di riferimento e mi ha sempre accolto.
La mia visita in Congo anche
questa volta durerà solo un mese.
È un desiderio nuovo, che non
avevo mai provato dopo esserci
Davide Tosin si è scoperto missionario e torna in Congo-Brazzaville dopo sette anni
stato la prima volta: avevo semplicemente scelto che potevo essere missionario anche qui a casa
mia. I contatti con la missione
del Congo li ho sempre mantenuti e, insieme ad altre persone,
ci siamo spesso impegnati per finanziare questa piccola realtà in
mezzo alla foresta africana.
Sono convinto che la fede
chieda non tanto di fare dei passi avanti, ma di lasciarci condurre. Tornerò ancora una volta non per fare, ma per vivere la
missione, per confrontarmi con
padre Rufin sulla missione. E a
tutti auguro: “Scopritevi missionari!”.
■
Venticinque giovani in missione
Dopo aver ricevuto il mandato dal vescovo
I
l 15 giugno venticinque
giovani vicentini hanno
ricevuto dal vescovo il “mandato” di partenza per la missione.
Questo dimostra che nei nostri
giovani esiste ancora generosità
e altruismo. Il viaggio in missione non è solo una voglia personale, ma è frutto di una chiesa
che invia.
È il vescovo che manda questi
giovani nei diversi paesi di missione e i saveriani collaborano,
anzi sono promotori di questa
iniziativa che dà entusiasmo alla
chiesa Vicentina.
Il “mandato” è un incarico
Già la parola “mandato” nasconde un significato preciso:
è un “incarico di svolgere una
determinata azione per conto
di altri”. È evidente che questo
processo è importante per chi
riceve l’incarico e anche per chi
lo affida.
Non importa quanto durerà
o dove si svolgerà l’esperienza
della missione, il “mandato”
rappresenta un passaggio di
“consegne”; è il segno che Dio
accompagnerà ognuno di loro
a svolgere la propria missione. Ogni giovane che parte è
espressione della chiesa Vicentina e del lavoro portato avanti
dai saveriani.
In questo scambio reciproco tra incaricato e affidante, il
“mandato” sottolinea non solo
l’importanza della collaborazione con i laici, ma anche la
collaborazione tra le diocesi:
quella di Vicenza che invia e le
diocesi in varie parti del mondo
che ricevono. Questa esperienza, quindi, non è fatta per navigatori solitari, che partono senza
alcuna preparazione, ma è uno
scambio tra chiese sorelle dove
ognuna offre all’altra i propri
doni preziosi.
ELENA SCATTOLA
Il “credo” dei giovani
Il vescovo di Vicenza mons.
Pizziol, durante una veglia, ha
invitato i gruppi giovanili a scrivere una preghiera che condensi
il cammino percorso. I giovani
di “Insieme per la missione”
hanno scritto il loro “credo”.
Crediamo in Dio, che è Padre e Madre, e noi siamo nelle
sue mani. Crediamo di essere
chiamati a un impegno concreto
nella semplicità, nell’importanza
dell’ascolto e del non predominare, nella fratellanza universale.
Crediamo che il cambiamento
sia possibile, ma nel coraggio
di cambiare noi stessi prima di
cambiare gli altri.
Crediamo in una chiesa missionaria vicina alla gente, dove
laici e religiosi operino insieme per la missione; in una chiesa umile, capace di riscoprire il
vangelo e di viverlo nell’incon■
tro con gli altri.
I 25 giovani vicentini in partenza per un mese
di esperienza missionaria in vari paesi
del mondo, nell’estate 2013, qui in ritiro
spirituale nella casa saveriana di Asiago
8
Alen e Giacomo partono per l’esperienza missionaria in Amazzonia
IL FESTIVAL BIBLICO, EDIZIONE 2013
Dai saveriani di Vicenza anche una mostra
p. LUCIANO BICEGO, sx
Ormai è noto che l’iniziativa del festival biblico, che si tiene a Vicenza, ha un seguito nazionale. La stampa e le televisioni ne parlano
e ne trasmettono i vari avvenimenti che accompagnano il festival. È
una bella iniziativa che risuona ben oltre i confini della provincia Vicentina e della regione Veneta.
Anche i saveriani presenti a Vicenza hanno voluto partecipare a
questa manifestazione perché tutti insieme formiamo la chiesa. La
chiesa, infatti, non è solo la diocesi, ma l’insieme di tutte le forze cristiane. Non si tratta che ognuno coltivi il proprio orticello, si prodighi
per le proprie attività e il proprio carisma. Perché la chiesa è soprattutto comunione di doni e aiuto reciproco.
Ecco perché noi saveriani abbiamo sentito il bisogno di entrare in
questa manifestazione, che si è svolta dal 31 maggio al 9 giugno, e
di esserne agenti attivi. E devo dire che ogni volta siamo stati ben accolti e considerati benvenuti da parte degli organizzatori del festival.
Il tema di quest’anno è stato “Fede e libertà”. Abbiamo organizzato in viale Trento una mostra sui martiri missionari moderni, che hanno dato la vita per il vangelo. Si è tenuta anche una conferenza con
p. Guglielmo Camera che ha parlato su “Gli ultimi saveriani martiri
in Burundi”.
2013 GIUGNO/LUGLIO
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
La festa per le missioni 2013
Carrozze, giochi, bambini e un bel sole!
prime luci dell’alba di
A lledomenica
12 maggio, Ma-
rieto, ancora in pigiama, ha fatto
un veloce e affettuoso segno di
croce, ha aperto la finestra della
camera e tirato un profondo sospiro di gratitudine: “Grasie, Signor, te ne ga scoltà”.
Di pioggia ce n’era stata tanta
nelle settimane precedenti. Tra
un acquazzone e l’altro Marieto
aveva preparato tutto per la festa all’aperto: bandierine, cartelloni, vino, prato tagliato: con l’aiuto di altri preziosi collaboratori, tutto a favore delle missioni.
Ora guardava commosso quelle
ultime stelle che, nel cielo terso, pareva gli ammiccassero una
buona giornata e un arrivederci
a ‘sta notte.
C’è anche il clown ‘Alleluia’
Finito di sistemare il piccolo
zoo di anatroccoli, pony, caprette e altro, alle 8,30 con la santa Messa si fa il pieno per una
giornata che deve essere per il
Signore e per la missione. Alle
10 iniziano i giri delle carrozze con i bambini che si divertono un mondo, tanto che arrivano al pranzo con un buon margine di ritardo, ma con le scuse
accettate.
Il pranzo, buono e abbondante, è allietato dai giochi a premio e dalla fisarmonica di p.
Mario, mentre nel salone continua la bancarella della Tergola, premi favolosi e acquisti sorpresa al guadagno. Continuano i
giochi della fortuna e le corse in
p. FRANCO LIZZIT, sx
carrozza, quando ecco apparire
il clown ‘Alleluia’. Così l’hanno battezzato alcuni studenti delle elementari a Genova, quando
ha restituito con un salto il pallone che aveva saltato il recinto
di gioco.
I bambini, dapprima timidi,
diventano incuriositi e s’intesse un discorso. Anche gli adulti se la ridono divertiti. È interessante il discorso tra ‘Alleluia’
e i bambini:
- Quanto hai speso?
- Un euro, dice un bambino.
- E cos’hai fatto con un euro?
- Un giro in carrozza!
- Così poco?... Hai fatto molto
di più; hai aiutato i bambini di
un paese dell’Africa ad andare a
scuola e a curarsi, perché i tuoi
soldini andranno ai missionari e
alle suore per aiutare i bambini.
Sei contento? Così quella moneta per te vale molto di più…
- Che ne diresti se ai soldini aggiungiamo una preghiera, un’Ave Maria?, aggiunge il clown
‘Alleluia’.
- Mm, eh, sì!
- Bravo! Così il valore dell’euro
aumenta tanto di più!
La preghiera di Marieto
Verso le sei i cavalli sono stanchi e il piccolo zoo deve tornare a riposo. Per loro non si possono fare straordinari. Marieto
ora è occupato e sistemare tutto; anche il cielo si permette di
far cadere gocce sempre più fitte. Quando tutto è a posto, si riaffaccia il sereno e anche le prime stelle sembrano sorridere più
splendenti.
Già, Gesù è lassù e gli fanno
festa. Ma Gesù è rimasto anche
con noi fino alla fine del mondo,
e oggi Marieto e tanti altri amici hanno cercato di fare qualcosa, perché tutti sentano e apprezzino la sua presenza in mezzo a
noi. “Grasie Signor, te gavemo
da una man, ma ti se ti che te ne
iuti”.
■
Marieto, vera
e propria anima della festa
all’aperto per le
missioni, sulla
quale quest’anno
ha brillato
anche un bel sole.
La festa per le missioni / 2
Il diario della piccola Anna Lazari di Mestre
L
a piccola Anna ha appreso il piacere della musica
da papà Carlo, violinista, e da
mamma Paola, violista, sempre
assieme nei concerti internazionali. Da mamma Paola, battezzata nella chiesa dei missionari
di Zelarino, e dal nonno Mario
Carraro, già professore nell’istituto di Zelarino e ora grande
amico e collaboratore, Anna ha
appreso l’amore per le missioni
e per i missionari.
Un giorno ha detto: “Nonno,
siediti e scrivi”. E nonno Mario
l’ha subito accontentata.
“Sono stata alla festa all’aperto dei saveriani di Zelarino e mi
sono divertita molto. Ho visto:
le anatre e i coniglietti, e ho dato loro da mangiare; un asinello e gli ho dato un po’ di fieno;
un pony e l’ho accarezzato; un
puledrino attaccato alla mamma e tre cavalli; due carrozzine,
una di ferro e una di legno liscio.
Ho fatto due giri nella carrozza di legno, coperta; era trainata da due cavalline: una si chiama Sky (cielo) e l’altra Tonella.
Ho preso un gelato, ma quello
che mi ha divertito di più è stato un clown. Non si trattava di
un clown normale, era p. Franco,
vestito da pagliaccio, con una
pallina rossa sul naso e tanti segni attorno agli occhi e in testa;
a cura di p. F. LIZZIT, sx
a noi bambini è piaciuto molto e
ci ha divertiti.
Sono contenta anche perché,
con i soldini raccolti alla festa, i
missionari potranno far conoscere Gesù a tanti bambini in Africa, farli studiare e guarirli quando sono malati. Il prossimo anno
voglio tornare alla festa con tanti
miei amici”.
Questa pagina di diario è stata letta, commentata e discussa
per due giorni da tutta la classe nella scuola materna ‘Margotti’ con la partecipazione attiva della
stessa Anna che, fuori testo, concludeva: “Nonno, quando mi riporti dai missionari?”.
■
La carrozza con i
cavalli è un appuntamento imperdibile
per ogni festa per
le missioni, mentre i
pony per i più piccoli
sono una grande attrazione… ed è subito amicizia.
8
Clown ‘Alleluia’, alias p.
Franco Lizzit,
con tre piccole
amiche alla
festa per le
missioni 2013.
IL GRAZIE DI LUVUNGI “IN DIRETTA”
p. FRANCO LIZZIT, sx
All’incontro mensile di preghiera per le vocazioni e le missioni, nella
chiesa dei saveriani di Zelarino, giovedì 17 maggio ha presieduto la
Messa p. Faustino Turco, appena rientrato dal Congo per un po’ di riposo e per partecipare al capitolo generale dei saveriani. Assieme a lui
è venuta anche la saveriana Giovanna Rocchi, che ha così ringraziato
per l’offerta al suo ospedale di Luvungi.
“Carissimi, sono la responsabile della struttura sanitaria di Luvungi,
in Congo RD, cui avete destinato il ricavato della giornata saveriana festa all’aperto di domenica 12 maggio. Sono appena rientrata dalla
missione e mi trovo qui con voi per dirvi grazie.
Grazie a nome delle persone che beneficeranno del vostro aiuto:
malati di aids, tubercolosi, febbri malariche e altro. I sordomuti che
ogni giorno recitano il rosario, a modo loro e con tanta fede, pregano
per i benefattori, per voi, perché il Signore vi sia vicino e vi aiuti nelle
vostre difficoltà. Di nuovo, grazie di cuore”.
sr. Giovanna Rocchi, mM
Anna Lazari, con un bel gelato, ha raccontato la festa per le
missioni di domenica 12 maggio;
nonno Mario è stato invitato dalla nipote a mettere nero su bianco… Compito eseguito!
Suor Giovanna Rocchi, al centro, con Marieto e signora; a sinistra, p. Faustino Turco,
a destra p. Silvano Benedetti, p. Sisto Da Rold insieme ad altri organizzatori
della festa per le missioni