Leggi - Centro Studi e Ricerche Aleph

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Numero 3 - Marzo 2007 - Anno I. Copia gratuita
the student's free-press
meltin‘pot
pagina 3
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Voglia di
rilancio cercasi
l
DI NICOLA LIGUORI
L'Italia, nel panorama europeo, si configura non
come una nazione trainante ma seduta su sé stessa.
Pur avendo elevate doti e capacità in campo artistico, tecnico ed intellettuale, non riusciamo a competere con gli altri Stati europei.
Quali sono i motivi di tutto ciò e da dove hanno origine?
Esperti tendono a collegare a queste cause l'andamento economico della nostra nazione. Ma dietro questo andamento economico c'è qualcosa di più rilevante e che non viene preso in
considerazione: la questione giovanile.
La mancanza di unione, dialogo, chiusura, i cosiddetti "muri",
paraocchi fanno oramai parte della nostra generazione e si
propagano poi nel tempo fino a quando arriveremo ad occupare posizioni di vertice.
Continuando però su questa strada abbiamo forse dei benefici
provati per noi futuri lavoratori ?
Vogliamo ancora farci prendere in giro dalla classe politica ?
Dai finti duelli che oramai si susseguono da decenni ? Dalle
finte cadute di governo e dai finti programmi elettorali ?
D'altronde fin quando noi giovani continueremo a manifestare in maniera disunita, facendoci strumentalizzare dai movimenti politici, non abbiamo credibilità dinnanzi qualsiasi
Governo in carica. Prendiamo ad esempio la discussa legge
Biagi. Perché invece di fare una riflessione a priori sul perché
si è innescata, sul momento storico travagliato a livello economico della nostra nazione, ci siamo fatti prendere in giro dai
movimenti politici andando subito a manifestare ?
Il vero problema è trovare strategie. Giusta o sbagliata che sia,
si è cercata di proporla. Noi giovani italiani, al contrario dei
nostri amici francesi (vedi il CPE, con conseguenti manifestazioni di studenti in qualità di studenti per 3 mesi) abbiamo
perso la nostra grande opportunità: di avere una voce comune.
I cambiamenti non si ottengono in un solo giorno.
E poi, quanti di noi giovani studenti hanno sentenziato, una
volta entrata in vigore la tanto discussa legge, senza conoscere
nemmeno un articolo di questa? Chi di noi ha letto il testo originale della Gazzetta Ufficiale?
Certo è che quando ci troveremo a fare i conti con la ricerca del
lavoro o il prolungamento del contratto non avremo etichette
inerenti a simboli politici sulla nostra giacca. Tale legge
riguarderà tutti noi senza distinzioni. Sia chi è a favore chi
contro.
Iniziamo a pensarci su, la prova della finta caduta del Governo
Prodi ne è un esempio. Il suo programma, come già si sapeva,
non è stato rispettato: anzi, sono caduti i punti fondamentali.
E la guerra ora in Afghanistan è giusta perché appoggiata
dall'ONU…..
Pensiamoci.
all’interno
J-DILLA
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GIULIO PISANO
Gli effetti nefasti della legge elettorale
DI DARIO PASQUINI
La legge elettorale approvata in fretta e furia dal governo sì, qui si parla addirittura la lingua di Goethe cari lettori...). Solo che la
Berlusconi non ha partorito un governo stabile. Scoppiata la Fenice rinasce ogni mille anni mentre Prodi non è tecnicamente neanche
crisi l’opposizione esulta, le azioni Mediaset sono andate alle morto: con grande rimpianto di Berlusconi che ci tiene a conservare il
stelle ma a rimetterci è il Paese.
record di governo più lungo, l’esecutivo rimane lo stesso. Nessun nuovo
La rinascita dell’Araba Fenice, così uno dei più autorevoli quotidiani tede- incarico quindi, nessun Prodi II. La questione legata alla durata del goverschi ha commentato la risalita in sella al Governo di un Prodi redivivo (eh no è l’ultima delle [...]
continua a pagina 2
Il dramma di Haiti
DI
S
CRISTINA PETRACHI
Sono circa una trentina le guerre attualmente in corso
nel mondo, ma solo quelle in cui sono in gioco soldi e
potere sono note. Le altre è come se non esistessero e
Haiti è una di queste. Il piccolo Stato insulare che si
estende sulla costa occidentale dell'isola caraibica (l'altra metà è
costituita dalla Repubblica Domenicana) è attualmente la nazione più povera del continente americano, con tassi di disoccupazione elevatissimi, che sfiorano il 70%, e una violenza generalizzata che rende impossibile qualsiasi sviluppo.
Sotto la dittatura di Duvalier fino al 1968, l'isola ha poi subito
una serie interminabile di colpi di stato che non hanno fatto altro
che rendere la popolazione sempre più povera e la violenza sempre più cruenta. Dopo la cacciata di Jean Bertrand Aristide nel
febbraio del 2004, accusato di essere andato al potere nel 2000
con brogli, ribaditi anche dalla comunità internazionale, e dopo
un governo ad interim guidato dal presidente della Corte
Costituzionale, Alexandre Boniface, costituzionalmente designato a tale incarico, nel febbraio del 2006 Haiti è andata a votare
eleggendo l'attuale Presidente Preval, ex-membro del governo di
Aristide da cui, però, si era dissociato negli ultimi cinque anni.
Nonostante Preval goda di un sostegno abbastanza diffuso, grazie anche alla sua politica di coinvolgimento degli altri partiti,
l'opposizione portata avanti dal partito fondato da Aristide,
Fanmi Lavalas, sta facendo precipitare ogni giorno di più il paese
continua a pagina 3
[...]
L’ultima s-Vista della Microsoft
Prime impressioni
DI CARLO GUGLIELMO VITALE
Ho appena testato Windows Vista, il neonato OS (sistema opera- parsi gli ultimi echi dell'"antico" DOS, inserendo un'interfaccia
tivo) targato ovviamente Microsoft; una sola parola è sufficiente via mouse; finalmente è possibile inserire il codice prodotto
per definirlo: deludente! Dovuto forse all'impatto iniziale o all'in- direttamente con la tastiera a schermo (fa parte del cosiddetto
sufficienza di risorse hardware del pc. Devo dire che le novità "accesso facilitato" utile per i disabili e non solo). Il cuore dell'inintrodotte sono poche e poco rilevanti: sostanzialmente è avve- stallazione termina in soli dieci minuti, una delle poche promesnuta solo una rivisitazione dell'estetica e dell'interfaccia. Ma se mantenute da Microsoft (molti elementi sono stati rimandati
andiamo ad analizzare il nuovo OS un passo alla volta: innanzi- alla prossima release)!
tutto esistono diverse versioni sul mercato, ben sette, ognuna Purtroppo, dopo un primo buon impatto, emergono pian piano
delle quali orientata verso utenze diverse. L'installazione del le prime "pecche", o meglio, le poche innovazioni sostanziali.
sistema è stata semplificata, andando nella giusta direzione, ren- Il nuovo Windows è stato installato su un computer di potenza
dendola intuitiva anche per gli utenti più inesperti. Sono scom- media [...]
continua a pagina 6
news, attualità, musica, cinema, arte e tanto altro su:
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SILVIA CAMPOLUNGHI
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LE COLPE
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BEATRICE MOSELE
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FEDERICO CICERO
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POLITICA, ATTUALITA’
e SOCIETA’
Gli effetti nefasti della legge elettorale
preoccupazioni del Professore
in questo momento. L’attesa fiducia è arrivata il 28 febbraio al
Senato, ma certo non basta: qui si tratta di garantire la sopravvivenza di mesi, forse giorni...e di mettersi lì con il pallottoliere a
contare i senatori. Di pregare Dio che gli conservi quella splendida novantenne di Rita Levi Montalcini. Di telefonare per esprimere a denti stretti la propria solidarietà al senatore Rossi che su un
Eurostar si è beccato un destro (o un sinistro, dipende dal temerario giustiziere) sul grugno per essersi astenuto in Senato e aver
contribuito a provocare la crisi (non mi chiedete perché ma la procedura vuole che alla Camera Alta, al contrario che a quella dei
Deputati, astenersi equivalga a votar contro...). Sono iniziati anche
continua dalla prima pagina
“
Andreotti, il prescritto con reati
accertati di MAFIA a cui nonostante questo tutti non negano una
stretta di mano, ha scelto di non
sostenere il governo dopo averci dottamente spiegato che il suo no ai
Dico proviene dal fatto che Dante
colloca i "sodomiti" all'Inferno
”
i tempi delle contrattazioni, che vanno naturalmente oltre la contingenza della necessaria fiducia al Senato: Follini ha attraversato
indenne la trincea per fraternizzare con gli “unionisti”, stramaledetto dai suoi ex alleati. Andreotti, il prescritto con reati accertati
di mafia a cui nonostante questo tutti non negano una stretta di
mano, ha scelto di non sostenere il governo dopo averci dottamen-
DI DARIO PASQUINI
te spiegato che il suo no ai Dico proviene dal fatto che Dante colloca i “sodomiti” (sic!) all’Inferno. Sostengono i maligni che il suo
reale obbiettivo sia però quello di vendicarsi della mancata elezione all’alto scranno al posto di Francesco Marini. Il secondo “traditore” comunista Turigliatto è rientrato nei ranghi con alcune condizioni: pare che pretenda che tutti i suoi colleghi che gli urlavano
“vota, stronzo” (leggete i resoconti della seduta) vadano da lui a
dirgli che è ancora amichetto loro. E poi c’è Pallaro uno dei senatori eletti all’estero, che per ora pare conquistato alla causa prodiana, forse grazie alle pressioni del presidente argentino
Kirchner. L’ex dipietrista de Gregorio passato a Berlusconi potrebbe tornare all’ovile se solo si tentasse una controfferta capace di
superare quella del tredicesimo uomo più ricco del
mondo...Insomma, una “Mission Impossible”, come titolava
l’Espresso giorni fa. E i nuovi comandamenti, i 12 punti, non sembrano propriamente il famoso asso nella manica: uno di essi addirittura prevede che portavoce unico diventi quel Silvio Sircana che
quando parla sembra Fassino un filo più saccente.
L’opposizione, o meglio le opposizioni (non molti lo ricordano ma
Casini ha preso sempre di più le distanze dalla CdL) dal loro canto
non sembrano essersi più di tanto ricompattate all’insegna delle
macumbe. La Lega voleva le elezioni subito, Fini poneva la condizione che il governo si reggesse senza senatori a vita, Berlusconi
ora dice che avrebbe voluto le elezioni subito ma che non avrebbe
insistito perché era sicuro che i deputati non si sarebbero mai “suicidati”, ponendo fine alla legislatura e ai loro stipendi. L’Udc ha
proposto una “Grosse Koalition” alla tedesca.
Le azioni Mediaset durante la giornata della crisi determinata
dalla legge elettorale del loro proprietario di maggioranza, hanno
subito un’impennata (durante la quale è lecito pensare che siano
state fatte delle speculazioni molto redditizie), anche se a Borsa
chiusa si sono assestate “solo” su un rialzo di circa 1,5 punti percentuali. Intanto il Paese ha subito e subisce gli effetti di quella
tecnica di guerra denominata “far terra bruciata dietro di sé” adottata dalla Cdl: la funesta legge elettorale ha provocato instabilità
interna, sfiducia dei mercati, lo scetticismo e i sorrisetti delle cancellerie europee, a cui mancava la vecchia e rassicurante Italietta
dai governi stagionali. Certo non dipende tutto dalla “legge porca-
“
L'ex dipietrista De Gregorio
passato a Berlusconi potrebbe tornare all'ovile se solo si tentasse una controfferta capace di
superare quella del tredicesimo
uomo più ricco del mondo...
”
ta”: gli elettori si sono spaccati come non mai in due fazioni. Tuttavia questa sembra fatta apposta per partorire un Senato
instabile: la speranza è che venga cambiata al più presto.
Insomma, un bel pasticcio. Riguardo al presente Prodi, passata la
fiducia, se non sarà costretto a vivacchiare (è possibile che alcune
iniziative importanti vengano prese e che il governo duri) non
potrà certo acquisire il coraggio che finora gli è mancato (come gli
mancò nel 1996...perseverare è diabolico!) per approvare le riforme che servono al Paese per modernizzarsi e per cautelarsi dal
populismo monopolista di Berlusconi. Per il medio periodo si può
solo invocare un quantomai improbabile ricambio generazionale
al vertice del centro-sinistra: la gestione dei leader da salotto si è
rivelata ancora una volta deludente.
Problemi di Memoria
Il discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in
ricordo delle vittime delle foibe ha suscitato le critiche del suo
omologo croato Stipe Mesic, il quale in un primo momento aveva
definito le parole di Napolitano razziste e revisionistiche, affermazioni successivamente ammorbidite: in ciò ha pesato forse anche
il fatto che l'Italia sia la maggior promotrice dell'ingresso della
Croazia in Europa. Napolitano ha attribuito le stragi di italiani
compiute dai titini in Venezia Giulia ad "un moto di odio che
assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica".
Ciò che accadde in quegli anni a cavallo tra 1943 e '45 sul confine italo-jugoslavo va diviso in due fasi: la prima coincide con la
confusione creata dal vuoto istituzionale all'indomani dell'8 settembre del 1943; in quel periodo le vittime italiane furono circa
500-700, ma in questo caso gli jugoslavi non agirono in base ad
un piano politico preordinato e le stragi furono generate da
un'esplosione di ira popolare sloveno-croata prevalentemente
contro gli italiani occupanti. Nel '45 invece si assistette ad una
vera e propria persecuzione etnica-politica: a dimostrarlo vi è il
fatto che nelle foibe finirono anche gli antifascisti italiani, l'Italia
inoltre si era schierata, agli occhi dei comunisti, con le potenze
imperialiste, di conseguenza la distinzione tra fascisti e antifasci-
“
DI
GIULIANA CAPRIOGLIO
L'elaborazione della colpa
da parte di uno stato è
importante ma non sempre
ovvia, e anche l'Italia deve
fare i conti con questo
problema
”
sti era irrilevante agli occhi dei partigiani di Tito.
Fattore indispensabile alla crescita della coscienza democratica
di un paese è il ricordo delle proprie vittime come dei propri
errori. La Croazia è forse più indietro di noi nel percorrere questa strada, tuttavia si tratta di un paese che da sempre si trova a
vivere forti conflittualità etniche. L'elaborazione della colpa da
parte di uno stato è importante ma non sempre ovvia, e anche
l'Italia deve fare i conti con questo problema. Se è cosa sacrosanta ricordare i propri morti, specialmente quando si tratta d'inno-
centi, altrettanto giusto sarebbe non dimenticare i numerosi crimini compiuti dagli italiani in Africa, Grecia e ex-Yugoslavia
durante l'occupazione italiana e la guerra. Nel caso della Croazia
poi, fu il fascismo italiano a sostenere il nazionalista croato Ante
Pavelic, responsabile con il suo movimento degli Ustascia, di
un'atroce persecuzione di serbi, ebrei, zingari e comunisti.
Il nostro Presidente della Repubblica ha in più occasioni compiuto una dura autocritica, delle sue posizioni come di quelle del
vecchio gruppo dirigente del Pci. Sarebbe anche il momento che
si parlasse pubblicamente un po' più spesso dei crimini compiuti dagli italiani, i cui responsabili non sono stati mai processati,
nonostante le richieste fatte in passato all'Italia dalle parti coinvolte. Si tratta di una parte della storia recente di questo paese
sufficientemente documentata, ma ancora poco conosciuta e
sempre dimenticata nei discorsi ufficiali e celebrativi.
Sarebbe giusto e sacrosanto che la Croazia si assumesse le sue
responsabilità riguardo alle stragi delle foibe, ma sarebbe ancora
più ovvio che lo facesse l'Italia riguardo ai suoi di crimini: il
nostro Paese ha alle spalle una storia democratica più vecchia e
serena di quella dei paesi dell'ex jugoslavia, potrebbe dare, anche
in questo senso, il buon esempio per primo.
Le Chiamavano Brigate Rosse
DI
Sento parlare di mitragliatori
Kalashnikov, mitra Uzi, pistole e
caricatori, e mi tornano alla memoria i più cupi episodi degli anni di
piombo, il terrorismo sanguinario
del secondo dopoguerra italiano
ispirato da esponenti quali Alberto
Franceschini e Renato Curcio.
Eppure, il 12 febbraio scorso, quindici persone sono state arrestate con
l'accusa di essere vicine all'organizzazione delle nuove Brigate Rosse, la
cosiddetta seconda posizione. E le
armi, proprio quelle, sono state trovate a Padova qualche giorno dopo.
Credevo fosse implicito che partecipare ad associazioni sovversive
e inneggiare alla violenza fosse abbastanza perché la totalità dell'opinione pubblica si schierasse dalla parte della legge. E invece
no. Alcuni, a difesa degli arrestati, sono arrivati a sposare valori
quali la lotta armata e di classe in vista di una fantomatica rivoluzione. E ancora a Vicenza, durante la manifestazione organizzata
contro la costruzione della base USA, esponenti dei centri sociali
hanno avuto la faccia tosta di esporre striscioni di appoggio e solidarietà agli arrestati.
Nell'Aurora, l'opuscolo utilizzato dai brigatisti per diffondere il
loro credo, si legge di
lotta contro lo Stato imperialista, contro istituzioni volte alla sottomissione dei cittadini, contro un potere malvagio che tormenta
il popolo inerme. Riferimenti espliciti ai progetti dei gruppi briga-
EVA SONGINI
“
Credevo fosse implicito
che partecipare ad associazioni sovverisive e inneggiare
alla violenza fosse abbastanza
perché la totalità dell'opinione
pubblica si schierasse dalla
parte della legge
”
tisti di trenta anni fa, che però sembrano non aver scomposto più
di tanto molti duri e puri della sinistra antagonista che anzi hanno
giustificato, per non dire accettato tale ricorso alla violenza.
Sul piano della memoria del terrorismo brigatista, l'attuale maggioranza sembra abbastanza incline a facili riabilitazioni:
Rifondazione Comunista ha invitato l'ex brigatista Susanna
Ronconi a un dibattito sulle tossicodipendenze organizzato proprio nel comune di Padova il 19 marzo.
Ma ancora di più mi stupisce l'invito fatto a Renato Curcio, definito in alcuni contesti "uno studioso". Fondatore delle Brigate Rosse,
fu arrestato una prima volta nel settembre 1974 (anche se, causa
evasione, la sua prima detenzione durò solo 1 anno; ha scontato in
seguito altri dodici anni) eppure oggi tiene conferenze e impartisce
lezioni a giovani universitari. Lo scenario si infuoca e il "prof
Curcio" intensifica i suoi appuntamenti. Giovedì 22 febbraio ha
tenuto una conferenza all'Università di Palermo, facoltà di Lettere
e Filosofia; venerdì 23 un incontro al Centro Sociale Auro a
Catania; il 1 marzo a Bologna è stato ospite ad una conferenza sul
precariato (casualità proprio qualche giorno prima dell'anniversario dell'agguato al professor Marco Biagi, ucciso da Mario Galesi
nel 2002).
Mi sorge spontanea a questo punto una domanda: dobbiamo stupirci che i nostri giovani risentano delle influenze di chi gli parla da
dietro una cattedra?
meltin‘pot
in onda dal Lunedi al Venerdi dalle 17.45
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GEOPOLITICA
Usa-Iran oltre il nucleare
DI
PIETRO PARISELLA
I venti di guerra che soffiano tra Washington e Tehran allarmano
il mondo. È lo scontro tra la più grande forza economica e militare
del pianeta e la maggiore potenza dell'area mediorientale. Un conflitto aperto avrebbe ricadute geopolitiche potenzialmente destabilizzanti per l'intero sistema internazionale. Le perdite umane
potrebbe essere paurosamente elevate, se la guerra si estendesse
sul campo.
Lo scontro politico-diplomatico sul nucleare iraniano si porta
avanti ormai da anni. Negli ultimi mesi ha raggiunto una intensità
tale da configurarsi come una fase di preostilità. I segnali verso
questa direzione sono numerosi, e si inseriscono in un ordine di
fattori più generale, che può far comprendere come proprio oggi ed
in questo modo siamo arrivati allo scontro, finora solamente diplomatico.
Proprio oggi perché per venticinque anni circa le velleità di dominio dell'area dell'Iran figlio della Rivoluzione khomeinista del 1979
erano state bilanciate dall'altra volontà egemonica della regione,
quella irachena di Saddam Hussein. Negli anni Ottanta I-ran e Iraq
si erano combattuti in uno dei più feroci conflitti della seconda
metà del Novecento. Saddam Hussein decise poi di forzare lo scenario nel 1991, invadendo il Kuwait, ma lì entrarono in gioco gli
interessi del mondo occidentale e la credibilità stessa della società
internazionale post-bipolare, quindi gli Usa capeggiarono la coalizione che sconfisse Saddam ma non lo destituì. Nel 2003, poi, la
seconda guerra contro l'Iraq, con la cruciale differenza che stavolta gli Usa hanno destituito il dittatore nel quadro della guerra globale al terrorismo. A prescindere dai risultati ottenuti in questa
guerra che si definisce senza frontiere, l'equilibrio di potenza della
regione venne alterato a vantaggio dell'Iran nel momento stesso in
cui veniva meno uno stato forte militarmente, suo naturale contrappeso. In un momento di ridefinizione degli equilibri, il nucleare è divenuta l'opzione privilegiata di Tehran per raggiungere la
supremazia nell'area.
La spregiudicatezza di Ahmadinejad è un aspetto importante della
questione, che induce una riflessione accurata sulle modalità di
gestazione dello scontro. Il leader iraniano può oggi giocare di
forza, alzando la posta, date le difficoltà statunitensi in Iraq e Af-
Il richiamo ideologico delle argomentazioni di Ahmadinejad è, nei
suoi contenuti, provocazione e risposta all'azione internazionale
dell'amministrazione Bush, quella della lotta contro il terrorismo
jihadista che è stata portata anche contro Stati e cui spesso il
Presidente statunitense ha conferito toni da crociata.
Accondiscendendo alla logica dello scontro di civiltà, la global war
on terrorism è scesa sul campo privilegiato dell'integralismo, e specialmente di quello della tradizione khomeinista. Quella del 1979 è
stata un rivoluzione integrale dell'Iran, dei fondamenti dello stato
come della sua collocazione nella società internazionale: come la
Francia del 1791 e la Russia del 1917, così l'Iran del 1979 ha disconosciuto la legittimità del complesso delle relazioni esistenti, rifacendosi ad una chiave di lettura integralista ed anti-occidentale dei
rapporti internazionali, che identifica negli Usa il vertice e simbolo del male.
È su questo quadro politico ed ideologico che si innesta un conflitto che pare in fieri. Allarmano la portata potenziale delle forze in
campo e il numero di civili che potrebbero essere coinvolti, oltre
che l'estensione del conflitto ad altri stati e l'impiego di armi
nucleari. La connaturazione ideologica potrebbe fungere da
magnete e propulsore al contempo di un conflitto su scala più
ampia; l'odio potrebbe portare a gesti folli non solo in Iraq, ma ovunque i richiami del jihad trovassero proseliti, mentre nelle società occidentali i fantasmi dell'intolleranza, figlia della presunzione
di superiorità ed esacerbata dalla paura, vedrebbero crescere pericolosamente i propri spazi di diffusione.
CARLO MORELLI
"Rimasi davvero impressionato dagli americani, quando questi, Vshivtsev, ad esempio, perse la vista in modo tragico, 20 anni fa,
nel 2001, guadagnarono il controllo della regione di Tora Bora, quando il suo mezzo venne colpito da una bomba interrata sul
nell'Afghanistan orientale. E' davvero un grande risultato, pecca- ciglio di una strada nella valle del Panshir, in Afghanistan. Oggi
to che io l'ho conquistata tre volte!". "Sfortunatamente ogni volta disavventure del genere sono comuni fra i soldati di stanza in
che noi russi ci voltavamo un secondo indietro, dovevamo ricon- Iraq; le IED (Improvised Esplosive Device) ossia bombe rudiquistarla daccapo". Il Generale in pensione Victor Yermakov, ex- mentali nascoste ai margini delle strade, sono uno dei principali
comandante della 40° armata sovietica, insieme ad altri veterani mezzi di lotta dei guerriglieri e terroristi iracheni."Stanno comrussi, sono stati intervistati da Matthew Schofield, della testata battendo la stessa guerra di nuovo" afferma Vshitsev; "certamenMcClatchy Newspapers, e sono tutti colpiti dalla grande affinità
"Rimasi davvero impressionato
fra l'esperienza dell'esercito sovietico in Afghanistan e l'evolversi
della guerra americana in Iraq. Per i veterani russi, l'attuale camdagli americani, quando questi, nel
pagna statunitense in Afghanistan evoca memorie riguardo alla
2001, guadagnarono il controllo
geografia e alle battaglie, ma i più sono convinti del fatto che
l'Afghanistan rappresentò per l'Unione Sovietica ciò che è l'Iraq a
della regione di Tora Bora,
rappresentare oggi per gli Stati Uniti: un conflitto estenuante e
nell'Afghanistan orientale. E' davvelontano da una concreta prospettiva di risoluzione.
Le analogie che i russi intervistati da Schofield rilevano sono molro un grande risultato, peccato che
teplici e cominciano con una semplice analisi dei numeri: i sovieio l'ho conquistata tre volte!"
tici invasero l'Afghanistan con una forza composta da 120.000
uomini, più o meno quelli che sono stati impiegati dagli americani per invadere l'Iraq; di questi i russi ne persero circa 1300 l'an- te il contesto politico è diverso, ma il risultato militare che si sta
no, un numero di morti solo leggermente superiore a quello che delineando è lo stesso: fallimento. Con il passare del tempo la
guerriglia acquista una crescente abilità nel creare rotte per il
si osserva fra le fila statunitensi.
Sotto il profilo militare le minacce che gli americani devono contrabbando delle armi e nell'utilizzarle. Il nemico diventa
affrontare oggi in Iraq, sono le stesse che terrorizzavano i fanti migliore e le possibilità di vittoria diminuiscono".
dell'armata rossa negli anni Ottanta: il Capitano Vladimir L'analogia più importante è sottolineata dal Generale Yermakov il
quale insiste sulla impossibilità di controllare il territorio e rendere durevole la conquista di un sito, di una città o di un villaggio,
e di garantire la sicurezza. La ripetuta riconquista, del tutto
infruttuosa, di Tora Bora da parte sovietica, sembra ricordare i
DI CRISTINA PETRACHI
reiterati tentativi da parte americana di porre sotto controllo il
continua dalla prima pagina
famigerato triangolo sunnita, nel quale si trovano le turbolente
nel caos, generando una spirale di violenza che sembra difficile
città di Ramadi, Fallujah e Mosul. Persino l'ecatombe di elicotteda spezzare e che a tutti gli effetti si configura come una vera e
ri dell'armata rossa, abbattuti dai Mujhaeddin con missili antiaepropria guerra civile. Forti dell'appoggio della parte più povera
rei "Stinger" è emulata perfettamente in Iraq dal ripetuto impiedella popolazione, quella delle bindoville della capitale Port-Augo di missili antiaerei russi contro gli elicotteri dell'esercito e dei
Prince, come Cité Soleil, i gruppi armati che scorrazzano liberaMarines, missili che arrivano dall'Iran e dalla Siria.
mente nella città, solo in parte riconducibili al Lavalas, stanno
Un'altra triste similitudine è rappresentata dal furioso divampare
seminando il panico nel paese con la strategia dei sequestri presa
della guerra civile. Quando, nel 1979, l'armata rossa entrò in
a prestito dall'Iraq e messa in atto nell'ultimo anno, mirante a
Afghanistan, per salvare il comunismo in un paese dove non
racimolare soldi in modo veloce, senza fare molta distinzione tra
aveva mai messo radici, nacque subito un furibondo conflitto fra
le vittime sequestrate, il più delle volte poveri tra i poveri.
le tribù Pashtun (sostenute dal Pakistan e dagli USA), il governo
E' in tale contesto che si pone la decisione del 15 Febbraio
filo-sovietico e le altre etnie del paese, eventualmente accusate di
dell'Onu di prolungare la missione MINUSTAH dei caschi blu
collaborazionismo. Con la dipartita dei russi il conflitto civile si
sull'isola, nel vano tentativo di porre un freno alla violenza impeintensificò, il governo di Kabul venne rovesciato, e gli sciiti
rante. Ma le speranze che questa poverissima nazione, ormai allo
dell'Afghanistan, gli Hazara, vennero pressoché sterminati dai
stremo, possa riacquistare una parvenza di sicurezza sembrano
Talebani. Il paese piombò in un medioevo post-moderno caratteassai misere, visto anche l'odio che la popolazione stessa nutre
rizzato da asprezze tali da ridurre la vita media a non più di 42
nei confronti dei soldati Onu, accusati di violenze e stupri, forti
anni. Per quanto riguarda l'Iraq è indubbio che l'ingresso degli
dell'impunità che tali contingenti godono nei paesi in cui vanno
Stati Uniti abbia segnato l'esplodere della guerra civile, ed è
ad operare.
L'impresa che Preval si trova di fronte è ardua e due su tutti
indubbio che la stessa non si risolverebbe affatto se gli americani
saranno i banchi di prova per il Presidente haitiano: primo, la
lasciassero il paese. Se l'Iraq sarà condannato a vivere lo stesso
corretta ed onesta gestione dei 9 miliardi di dollari di aiuti umascenario di medioevo post-moderno, patito dagli afgani, lo saprenitari che da tempo giacciono nelle casse dello stato e che aspetmo fra qualche anno. Per il momento le analisi dei reduci russi
tano solo di essere utilizzati per creare infrastrutture, scuole,
sono categoriche: Yermakov conclude dicendo che: "E' difficile
ospedali e acquedotti, nonché fornire prestiti per innescare un
discutere sul come migliorare la situazione sul campo ed aumencircuito virtuoso di crescita che spezzi la spirale della povertà crotare la sicurezza in Iraq… Nel futuro che attende le forze americanica dell'isola. Secondo, disarmare un'intera popolazione, creanne ci sono soldati morti, e moriranno per niente. Il mio consiglio
do quella base di sicurezza minima che è a fondamento di qualè semplice, ritirarsi e farlo subito!"
siasi speranza di sviluppo.
Il dramma di Haiti
m‘p
3
Erede di Bush cercasi
DI
CRISTINA PETRACHI
ghanistan, ben sapendo che l'Europa cerca il negoziato, mentre
Russia e Cina difficilmente appoggerebbero un'energica azione
Usa contro Tehran.
IRAQ : USA = AFGHANISTAN : URSS
DI
ed ESTERI
Se le primarie dei democratici probabilmente vedranno la sfida
più avvincente, almeno dal punto di vista mediatico, nel duo
Clinton-Obama, anche le primarie del partito repubblicano si
prospettano, sin da ora, assai interessanti. Attualmente sono in
lista ben 13 candidati e, nonostante possa sembrare strano, tra
i favoriti compare il nome dell'ex sindaco di New York, Rudy
Giuliani.
Dicevo, potrebbe sembrare strano visto qual'è stato l'elettorato
che ha confermato per ben due volte di seguito G. W. Bush jr.
alla Casa Bianca, un elettorato che ha le sue basi nella destra
evangelista, estremamente conservatrice su temi quali l'aborto, il matrimonio e la fede e che potrebbe, per questo, far mancare il suo appoggio, dimostratosi decisivo nelle ultime due
campagne presidenziali, a Giuliani. Il più amato e al contempo
più temuto sindaco della Grande Mela, infatti, ha da sempre
mostrato un'apertura atipica per il suo partito d'origine su temi
quali le nozze gay, l'aborto o il matrimonio, tematiche sulle
quali, negli ultimi decenni, si sono in effetti svolte le campagne
elettorali americane, sempre attente più agli aspetti di politica
interna che non a quelli di politica estera, visto il target dell'elettore medio assai poco incline per educazione e forma
mentis ad interessarsi ad argomenti che esulino dagli aspetti
della propria vita quotidiana. Ma Giuliani ha dalla sua la venerazione che molti americani, newyorkesi in primis, nutrono nei
suoi confronti. E' stato l'uomo che non è mai venuto a mancare durante i tragici giorni del post-11 settembre, è stato l'uomo
che negli anni novanta, durante il suo mandato come sindaco,
ha ridotto la presenza della piccola criminalità nelle strade di
New York, con la sua politica della "tolleranza zero" che consegnò agli agenti molti più poteri (e garanzie) che permisero ai
distretti di polizia di "ripulire" la città dal crimine. A ciò si
aggiunge il fatto, degno di nota, che, vista la sua cultura liberal
su temi cari all'elettorato democratico, Giuliani potrebbe senza
problemi erodere voti al partito democratico andando a rimpiazzare la perdita di quelli della destra evangelista che, probabilmente, non lo voterà.
Tra gli altri candidati repubblicani, diametralmente opposto a
Giuliani, figura il nome del Senatore del Kansas, Sam
Brownback. Cattolico, conservatore come pochi, ed ora ancora
di più data la sua candidatura, Browsback è uno dei duri e puri
del Partito. Appellandosi ai temi cari all'elettorato della destra
americana, il senatore del Kansas sta puntando il tutto e per
tutto sui valori che ogni buon cittadino americano dovrebbe
coltivare. E allora basta con le nozze gay, che portano solo promiscuità e fanno crescere una generazione di giovani senza
valori; basta con l'aborto definito come omicidio; basta con
l'allontanamento costante del Signore dalla politica e dalla vita
pubblica americana (ma non era Bush che ogni mattina palava
con Dio?), con il rischio che la grandezza della nazione americana venga a mancare, venendo meno i valori stessi sui quali
gli Usa si fondano. E' tempo, si legge nel suo sito, di tornare al
fondamento dei principi americani e che si possono riassumere nella frase "in God we trust".
4
UNIVERSITÀ E GIOVANI
m‘p
CHI METTERE SOTTO PROCESSO?
I bulli, i videofonini o la società?
CHE COS'È IL DUO-THAILAND
di SILVIA CAMPOLUNGHI
Poco tempo fa, faceva notizia il video su internet che
ritraeva due studenti di S. Benedetto del Tronto che
facevano sesso orale davanti ai compagni, sulla cattedra, durante l'intervallo. L'ultimo scandalo, che ancora
una volta viaggia in rete, riguarda una professoressa di
Lecce, filmata dall'ormai famigerato videofonino, mentre viene palpeggiata dai suoi alunni.
Ci troviamo di fronte, forse,
ad una nuova moda: il bullismo che si esprime con la
cibernetica?Sfrenato desiderio di esibire la sessualità?
Trasgressione?
Paradossalmente, sembra
che l'occhio di un altro che
guarda non soffochi la libertà di fare ma, addirittura, la
esalti. È forse un problema
che può trovare una risoluzione nell'ambito dell'istituzione scolastica, magari tramite l'elaborazione di una
normativa che vieti agli studenti di portare il cellulare
con sé a scuola? Alcuni
ministri supportano questa
proposta. Da un lato, è possibile che negli ultimi tempi
l'autorità che caratterizzava la figura dell'insegnante si
sia smorzata, procurando una graduale acquisizione, da
parte dell'alunno, di un comportamento poco rispettoso
e prepotente. Insomma come se sull'onda dell'affermazione del diritto individuale ad ogni scelta, si sia operata
l'alienazione del concetto di limite; una libertà democratica vissuta, forse, con poca responsabilità e che, soprattutto, porta con se una gran confusione circa il principio
di autorità. Ciò che delude è che spesso questi episodi,
a cui certo non si può restare indifferenti, alimentano la
sfiducia nei confronti dei giovani "d'oggi". Personalmente
credo che sebbene sia riduttivo parlare di bravate, sia
anche troppo semplicistico e retorico puntare il dito contro il mondo giovanile. La questione va letta sotto un'ottica più ampia: del resto i ragazzi non vivono come estranei ma all'interno di una collettività, è forse in questa che
va cercato il germe del "malcostume". In una società
che propina determinati messaggi, che comunica attraverso la televisione e le pubblicità, dove non solo al Grande
Fratello ma anche ad alcune
trasmissioni, che rubano il
ruolo a cupido, si mette in
mostra con troppa facilità e si
ostenta la propria sessualità e
la propria intimità tanto che
quest'ultima forse andrebbe
chiamata diversamente. In
tutto questo anche la tecnologia gioca il suo ruolo, il cellulare ormai è quasi un factotum, e i messaggi promozionali che lo riguardano lanciano dei segnali da non sottovalutare: dal "NO PROBLEM" al
"CAMBIARE È FACILE". È lampante l'invito alla semplificazione, ad affrontare la vita
con spensieratezza e superficialità: che importa pensare, con la tecnologia è possibile risolvere tutto e subito.
È ovvio che la vita sociale si adegui e si rinnovi in base
agli input che riceve, tuttavia bisogna tener presente
che questi possono essere codificati in modi diversi e
soprattutto bisogna avere la consapevolezza degli effetti negativi e positivi del progresso tecnologico. Bisogna
ricordarsi che esistono dei limiti, che sono dati dal rispetto della persona. Qual è il senso di oltrepassare alcune
barriere se poi si mette a rischio l'integrità e il sentimento
dell'uomo?
FELLOWSHIP 2007?
di FRANCESCA PITTALIS
E' previsto un soggiorno di 4 mesi in
Thailandia, che si può prolungare
eventualmente di un mese ulteriore,
ed è riconosciuto come accredito di
una borsa di studio e la maturazione
di crediti formativi.
E' un progetto che il Ministero dell'Istruzione Thailandese ha
messo a punto con l'obiettivo di promuovere lo scambio tra
studenti con la collaborazione delle istituzioni universitarie
europee. Un programma che rappresenta una grande iniziativa che va a favore di tutti quelli studenti che vogliono
fare delle esperienze extraeuropee e che sono interessati a
conoscere un paese decisamente distante e diverso rispetto al nostro per cultura e tradizioni.
Sul sito del Commission on Higher Education
(www.inter.mua.go.th) è presente il bando relativo. Altre
informazioni sono reperibili sul sito www.asemduo.org.
E' previsto un soggiorno di 4 mesi in Thailandia, che si può
prolungare eventualmente di un mese ulteriore, ed è riconosciuto come accredito di una borsa di studio e la maturazione di crediti formativi. Le domande dovranno essere sottoposte, tramite l'Università, alla Commissione entro il 23
marzo.
Le aree interessate sono:
Alternative Energy
Biotecnology/Food Technology
Health Sciences
Information and Communication Technology
Logistics and Supply Chain Management
Tourism and Hospitally Management
Per cui chi ha voglia e coraggio di fare una tale esperienza: CARPE-DIEM!
STUDIARE OGGI
Le riforme degli ultimi anni relative al settore dell'istruzione
hanno tutte un minimo comune denominatore: accorciare i tempi. Si pensi alla riforma delle scuole superiori proposta dall'allora ministro Berlinguer che nel 2000 voleva lo
sconto di un anno sul percorso scolastico primario, e alla
ancor piu' nota riforma dell'ordinamento universitario che
ha coniato il termine di "nuovo ordinamento". Tempi brevi
per competere con il resto d'Europa, e del mondo. Ma il
rischio potrebbe essere andare a discapito della qualità
dei percorsi formativi. E i risultati degli ultimi lavori presentati dall'Istat sembrano avvalorare questa tesi.
Secondo le statistiche, il 27% dei ragazzi si diploma a piu' di
19 anni, di questi solo 6 ragazzi su 10 proseguono all'università, e appena il 4% si laurea regolarmente entro i tempi
previsti. Su 1000 studenti iscritti al primo anno delle scuole
superiori nel 1996, risultano laureati nel 2004 solo in 18!
La maggior parte degli studenti soffre di una grave impossibilità di rispettare le scadenze date dall'istituzione e
l'84,5% entra a far parte senza troppa remora del popolo
dei fuori-corso.
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Forse il problema fondamentale è l'abissale distacco che i
ragazzi devono affrontare nel passaggio dal liceo all'università. Spesso ci si deve preoccupare di colmare le lacune che lascia l'istruzione secondaria, spesso il confronto
con un'organizzazione del tutto diversa porta a perdersi e
confondersi, con il risultato che i primi anni all'università
sono solo di "assestamento". Tempi piu' stretti e la necessità di una buona dose di autonomia fanno del sistema universitario un vero e proprio ostacolo. Ma quale potrebbe
essere allora la strategia adatta ad affrontarlo?
"Tenacia e volontà sono essenziali - spiega Michele
Giannoni, docente responsabile di Empowerment s.r.l.,
società leader nel settore della consulenza e formazione
nata da una esperienza decennale nel settore dell'apprendimento- ma la vera arma segreta è scegliere il metodo di studio giusto, imparando ad ottenere il massimo rendimento con le capacità che abbiamo a disposizione,
soprattutto la nostra capacità mnemonica."
L'importanza di riuscire a memorizzare efficacemente e in
fretta dati e concetti può fare la differenza?
"Si. - continua il nostro interlocutore - Soprattutto se le cose
da imparare sono molte e il tempo a disposizione molto
poco, imparare a leggere e ricordare velocemente può
essere fondamentale. Con le tecniche di memoria del
corso Brainpower si può risparmiare dal 30% al 60% di
tempo".
Michele Giannoni sarà ospite della riunione di Meltin'pot
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SCIENZA
Sdoganiamo il peer-to-peer
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Nonostante il 6 febbraio sia stato inferto alla rete il più serio attac- case discografiche mondiali. La richiesta è la conseguenza dell'inco hacker dal 2002 e che per 12 ore, alla Icann, 3 dei 13 server cen- negabile squilibrio presente tra i sistemi di diffusione della musica
trali che controllano il traffico
esistenti. In due mesi il mercato
mondiale siano stati sottoposti a
"pirata" fa' circolare lo stesso numedisturbi esterni, Internet rimane
ro di canzoni vendute in 4 anni dalancora imbattuto e resta il magl'archivio che vende il 70% della
giore sistema di comunicazione
musica in rete e che comunque permai esistito.
mette l'acquisto di dischi alla metà
Ecco le più importanti novità:
del prezzo di un cd da negozio.
per visitatori web sempre più
I "baratti musicali" fatti dalle piattacolti e aggiornati arriva l'era
forme peer to peer (P2P) come
della
"libera
lettura".
Gnutella, BitTorrent ed eMule sono
L'Università di Princeton (USA)
del tutto legali (per l'Italia fa' fede la
ha infatti accettato il progetto di
sentenza della Corte di Cassazione
Google per la messa in rete di
del 9 gennaio scorso) e sarebbe, a
una vera e propria biblioteca on
detta dei rappresentati della Apple,
line, con l'obiettivo di rendere
una perdita enorme non riconoscere
possibile l'accesso gratuito ai
l'impatto di questo fenomeno (chiscapolavori di tutta la letteratura
sà se sono d'accordo i proprietari
mondiale (solo l'Università di
delle case discografiche??).
Princeton potrebbe mettere a
Facciamo il tifo perchè tutte queste
disposizione 6 milioni di opere).
iniziative diventino realtà, perché
Ma soprattutto si realizza la possempre più questo fantastico strusibilità di una musica senza vinmento possa aiutarci a diventare
coli, di un futuro all'insegna della libera circolazione delle note. una grande comunità interattiva e internazionale.
Mai più software anti-pirateria per la musica in rete. Lo ha chiesto Unica clausola: che rimanga uno strumento, non confondiamolo
il delegato della Apple facendo riferimento alle 4 più importanti con la realtà!
DI
L’ultima s-Vista della Microsoft
CARLO GUGLIELMO VITALE
quest'ultimo caso vi fa capire quanto sia "pesante" Windows Vista,
che invece di sfruttare meglio l'hardware di un pc richiede maggior
(AMD Sempron 2800+, 512mb Ram, 80gb hard-disk e ATI Radon potenza (non oso immaginare cosa succeda installando videogiochi
7200 32mb), che non è stato sufficiente per sfruttare appieno Vista: o programmi). Microsoft purtroppo non è riuscita nemmeno con
non è stato possibile attivare la nuova grafica Aero (trasparenze ed Office 12 (uscito in concomitanza con il nuovo Windows) ad allegeffetti 3d…), disabilitata automaticamente dal sistema in quanto i gerire le richieste hardware, che anzi aumentano una versione dopo
32mb di memoria della scheda video non erano sufficienti; stesso l'altra; a sua discolpa c'è da dire che con il miglioramento continuo
discorso per quanto riguarda l'avvio di alcune applicazioni video di dell'estetica sia in parte inevitabile tale tendenza. Uno degli ultimi
sistema (Movie Maker e Dvd Authoriting), mentre è stato consiglia- elementi che mi hanno colpito è stato l'eccessiva trasformazione
to dal sistema stesso di sostituire la suddetta scheda per avere dell'interfaccia, che disorienterà persone poco esperte. Mentre
migliori prestazioni con i classici giochi di Windows. Soprattutto quella delle cartelle è tutto sommato rimasta invariata, il menu di
avvio è stato radicalmente trasformato: l'ho trovato eccessivamente strutturato e poco pratico, infatti i programmi appaiono direttamente all'interno del menu, mostrando i contenuti completi delle
cartelle dei programmi installati, alquanto fastidioso. Infine la classica finestra con le proprietà dello schermo è stata "spezzettata",
non è più possibile infatti avere sottomano tutti i parametri con un
solo clic del mouse. Per concludere e riassumere, il passaggio dall'attuale Windows Xp al nuovo Vista non lo consiglio, almeno in
questo momento: eccessiva richiesta hardware e conseguente
pesantezza, poche e poco rilevanti modifiche inserite, prezzo della
licenza eccessivo (si va dai 299 ai 599 euro), poca sicurezza (non ne
ho parlato, ma Microsoft è famosa anche per questo!) sia per la
novità, sia per l'insufficienza degli strumenti presenti (a proposito
pare che sia già previsto un Service Pack entro l'anno!). Non è un
caso che la maggior parte delle aziende europee non preveda di
adottare il nuovo Windows nei prossimi mesi.
DI
continua dalla prima pagina
Sogno
DI BEATRICE MOSELE
"Sogna perché nel sonno puoi trovare quello che il giorno non ti temporaneamente in due posti diversi ed essere allo stesso tempo
può dare"
attore e spettatore della medesima scena; non vale il principio logiJim Morrison co dell'"identità", per cui, per esempio, la persona sognata può
essere vissuta dal sognatore come due diverse persone contempoIl sonno non è altro che la perdita momentanea di conoscenza. I raneamente e senza contraddizione. Queste sono le caratteristiche
neurologi hanno osservato la presenza di cinque stadi differenti: il che,al momento del risveglio,non ci consentono la ristrutturazione
primo è quello del sonno leggero; vi sono poi due stadi intermedi del sogno in forma comprensibile e consequenziale.
(sonno Delta) e un quarto stadio di sonno profondo. Queste quattro fasi sono chiamate non Rem, in quanto caratterizzate dall'assenza di movimenti oculari rapidi (Rem: Rapid Eye Movements).
Il quinto stadio è viceversa distinto per movimenti oculari rapidissimi: è il sonno Rem, all'interno del quale vi è la presenza dei
sogni. Questa fase è quella in cui una persona si sveglia con maggior difficoltà, in quanto la massa muscolare, proprio in questo stadio, raggiunge il massimo rilassamento. L'alternarsi delle fasi del
sonno varia a seconda dell'età ed è comunque diversa da persona a
persona.
Il sogno e'una produzione psichica che è caratterizzata da emozioni, percezioni e pensieri relativi a persone, situazioni o oggetti vissuti dal sognatore, specialmente legati all'infanzia, interpretati nel
sonno come reali e solo più raramente accompagnati dalla consapevolezza della loro irrealtà. Nei sogni le caratteristiche dell'esperienza cosciente diurna sono notevolmente alterate. La coscienza
onirica, in particolare, è totalmente svincolata dalla necessità di
adattamento all'ambiente esterno reale ed è interamente governata dalle leggi dell'affettività, che prescindono dalle norme logiche e
sociali; lo spazio e il tempo sono irreali: il soggetto può essere con-
e HI-TECH
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6
LIBRI, POESIE
m‘p
e RACCONTI
L'ingiustizia della Giustizia
DI
ENRICA ONORATI
tale. L'uomo vuole pagare con un assegno e alle richieste di
Giuseppe, che aspettava, come da accordi, un pagamento in contanti, l'uomo risponde lasciandolo fuori casa per "andare in banca
a cambiare l'assegno". Resosi conto della situazione, Giuseppe
chiama il comando dei Carabinieri per far luce sull'accaduto e
“Viene accolto con cordialità in una casa lusTratto da un episodio reale
suosa, trattato da ospite gradito, tutto sembra
andare meglio del previsto. Fino a quando
non arriva il padrone di casa: noto malavitoso della capitale." "tutto ciò che la pattuglia
Q
Questo mese voglio raccontarvi una storia. Una vicenda di quotidiano sgomento in cui l'ingiustizia trionfa.
Succede in provincia di Roma, siamo nel Febbraio di
quest'anno. Giuseppe (nome di fantasia) e la sua famiglia sono produttori agricoli. Vendono i loro prodotti:
vino, frutta e ortaggi, affrontando come possono le difficoltà del
mercato e la concorrenza spietata. Non interessa a nessuno la tipicità e la genuinità dei prodotti, tutti sono attratti dalla convenienza dei grandi produttori.
La famiglia di Giuseppe spera di riuscire a vendere l'enorme quantità di olio ancora invenduta attraverso "Portaportese" e quando
giunge la proposta di un acquirente davvero importante tornano le
speranze. Grazie a questa vendita parte del sacrificio di un'intera
annata di olio sembra debba venir ripagato.
Giuseppe parte con tutta la famiglia per andare fino a casa degli
acquirenti, che hanno chiesto di avere quasi 2.000 euro di prodotti. Viene accolto con cordialità in una casa lussuosa, trattato da
ospite gradito, tutto sembra andare meglio del previsto. Fino a
quando non arriva il padrone di casa: noto malavitoso della capi-
Il Sottile Filo
della Poesia
DI
puo' fare è raccogliere la querela e aggiungere
alle altre denunce, ammassate in un fascicolo
intoccabile."
recuperare il pagameto dei beni consegnati o almeno avere indietro la consegna, regolarmente registrata.
Ma ahimè, la logicità del senso di giustizia di Giuseppe e la sua
famiglia deve lasciare il posto alla rabbia. I Carabinieri, sopraggiunti sul luogo, conoscono già quell'uomo e le sue abitudini.
Sanno di non poter far nulla, di aver le mani legate. Tutto quello
che la pattuglia può fare è raccogliere la querela e aggiungerla alle
altre denunce, ammassate in un fascicolo intoccabile. "Quante più
possibili".Questo è quanto può fare l'autorità davanti l'ennesima
truffa commessa da quello che Giuseppe ha scoperto essere il più
importante clan di origine zingaresca della capitale.
A mio avviso questo caso racchiude il significato di "giustizia
all'italiana": quella che ci vorrebbe onesti e rassegnati mentre altri
rubano con legalità.
“
Se l'occhio non si esercita, non vede
pelle che non tocca, non sa
se il sangue non immagina, si spegne.
Pure provato da fatiche e lotte,
meravigliato dei capelli bianchi
di persistere vivo, la tua voce
pudore ha di poetare:
a irreprimibile
esigenza,
terra acqua creature
orizzonte, ti sono adolescenti
parole
”
Danilo Dolci,
poeta dai mille volti
DI GAETANO G. PERLONGO
Questa poesia, tratta dal libro "Creatura di creature", è stata
scritta da Danilo Dolci, una figura di rilievo della cultura italiana del secolo scorso. Difficile da inquadrare nei limiti di un solo
ambito disciplinare, la sua opera abbraccia diversi campi della
conoscenza e si definisce in una visione attiva dell'intellettuale
moderno.
Diventano famosi i suoi metodi di lotta nonviolenta: il primo
digiuno di otto giorni in seguito alla morte di un bimbo per fame
e freddo; "il digiuno dei mille" sulla spiaggia di Trappeto contro
i moto-pescherecci fuorilegge; lo sciopero alla rovescia di
Partinico del '56 per la ricostruzione di una "trazzera" intransitabile che fu seguito dal suo arresto; le denunce aperte e documentate contro la mafia e i suoi legami con il mondo politico
locale. In oltre quarant'anni di attività ha subito intimidazioni,
minacce, arresti, tentativi di diffamazione, un sequestro, diverse condanne. Ma allo stesso tempo gli sono stati attribuiti
numerosi e importanti riconoscimenti tra i quali, nel 1958, il
Premio Viareggio per il saggio "Inchiesta a Palermo".
Scontro di inciviltà
DI
CARLO GUGLIELMO VITALE
GIULIA ARDIZZONE
A
Autrici di ieri che riprendono vita dal fiato di anime affini, contemporanee.
Una rassegna circolare che dà voce femminile alla poesia, in un cammino metastorico.
Si presenta così l' originale iniziativa gratuita "10 Autrici
& 10 Autrici" che, fino al 26 Aprile, si tiene al Teatro Argentina, il
Giovedì alle 20.45, fino ad esaurimento posti.
Gli incontri sono presieduti dal curatore Valerio Magrelli che, in
un' atmosfera molto intima e colloquiale, accoglie calorosamente le
figure artistiche più in vista dell' orizzonte poetico attuale.
Le autrici proporranno testi scelti delle poetesse con le quali, nel
corso degli anni, hanno stretto un dialogo emozionale e personalissimo, per proseguire poi, nel corso della serata, a presentare la
propria poetica e opera edita ed inedita.
Letture-conversazioni che saturano l'aria di intense sensazioni, che
donano tridimensionalità a silenziosi scarabocchi neri, troppo
spesso dimenticati. Schegge di vite parallele in un comune sentire.
Parole senza tempo che continuano a intrecciare biografie e a cullare quel vortice amorfo dell' emozione che raccoglie tutti, in un
grande abbraccio.
Un modo sicuramente interessante per trascorrere la serata!
Vi elenco le prossime date:
15 Marzo
Antonella Anedda / Emily Bronte
22 Marzo
Silvia Bre / Louise Labè
29 Marzo
Laura Pugno / Adrienne Rich
12 Aprile
Biancamaria Frabotta / Gaspara Stampa
19 Aprile
Jolanda Insana / Saffo
26 Aprile
Livia Livi / Murasaki Shikibu
A
Ascoltando ogni giorno i nostri telegiornali, verrebbe
quasi da pensare che esista esclusivamente un Islam
antioccidentale e integralista: ciò testimonia il livello
di disinformazione che esiste nel nostro paese.
Leggendo questo libro, intitolato "Scontro di
Inciviltà", scritto dalla giornalista algerina musulmana laica
Nacéra Benali, ci rendiamo conto che la maggioranza dei musulmani non appartiene a questa immagine. Scopriremo così che i
veri musulmani non maltrattano le donne, non sono chiusi
all'integrazione e non intendono convertire il nostro Paese. C'è
chi invoca la superiorità dell'Occidente, quando non ricorda che
la civiltà islamica è stata importantissima anche nella nostra
cultura: basta ricordare il grande filosofo Averroé... O forse non
ci ricordiamo i nostri secoli passati, all'ombra delle crociate,
della caccia alle streghe,dell'oscurantismo...
L'islam è una grande religione monoteista proprio come il cristianesimo o l'ebraismo, con i suoi estremisti e i suoi fedeli "normali"; se cadiamo nella trappola di Bin Laden e dei suoi seguaci
ci apparirà un'Islam estremamente chiuso, arretrato, antioccidentale e fanatico, insomma terrorista.
Se leggeremo questo libro conosceremo almeno una parte del
vero Islam, non quello dei fanatici terroristi ma quello dei veri
musulmani credenti, che credono nel rispetto reciproco, nell'amore per il prossimo, in un Dio misericordioso. Non facciamoci catturare dalla rete degli estremisti.
Ciò che distingue maggiormente l'esperienza di Dolci è la "valorizzazione sociale" fondata sul metodo maieutico, ossia sul reciproco scambio, sulla partecipazione attiva del soggetto e sulla
vera comunicazione in grado di aiutare lo stesso - in analogia
con l'azione della "levatrice", alla quale rinvia il termine maieutica - a ritrovare in se stesso la verità e a farla emergere.
Poeticamente parlando, come ebbe a dire Bartolomeo
Bellanova, docente di psicologia sociale all'Università di
Bologna, "la poesia, così come si presenta nei versi liberi del
poema di Danilo Dolci, è interazione maieutica che vivifica ogni
essere vivente che si rapporta agli altri e ad altro in un processo
di comunicazione. È segno del suo evolversi. È come un coro di
voci in rigenerazione creativa perché "il fiorire e il maturare
urge". La poesia, quando è maieutica, esplora polifonicamente e
insemina il pianeta terra. Diviene intuizione, pulsione, creatività autentica. La poesia, quando è maieutica, è vera educazione
all'esistere e all'essere persone creative, innovative, cooperative,
dialogiche nel confrontarsi critico e criticizzante con gli altri abitanti della terra in un rapporto interculturale dialettico in cui si
riconosce la differenza quale valore, lasciando che tutti, contrariamente a quanto è accaduto, siano in comunione rigenerativa
affinché la giustizia e la pace diventino una realtà tra i popoli,
fino ad oggi così divisi e/o sfruttati per il prevalere di quelli sorretti da un retaggio di cultura della dominazione".
Danilo si è spento il 30 dicembre 1997.
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m‘p
ARTE
e TEATRO
Roy Lerner
Un incontro fantasmagorico tra luce e colori..
DI
N
Nella hall del lussuoso Boscolo Exedra Hotel si
svolge la prima esposizione monografica in Italia
dedicata al grande artista contemporaneo statunitense Roy Lerner.
È possibile ammirare otto delle sue più significative opere,alcune realizzate appositamente per questo evento.
La mostra si svolge in un luogo caratterizzato da un'imbarazzante accoglienza, dove s'intrattengono uomini d'affari e si ha
la sensazione di dover stare in punta di piedi, ma ciò che fa
sentire a proprio agio sono le meravigliose opere di Lerner; la
ANNA CHIARA DELLA CORTE
luce è l'anima delle sue tele ricoperte da una pittura all-over,
ricche di colori e di sfumature, da cui emerge la ricerca dell'artista di nuovi materiali chimici.
La poetica di Lerner è influenzata dal colore dei Fauves, dal
surrealismo che considera la pittura come l'incarnazione di
un'esperienza individuale. L'artista si lascia trasportare dalle
sensazioni di un momento, che rendono unica l'opera d'arte.
In una parola i suoi lavori sono frutto di Libertà; inoltre Lerner
è ispirato dalla musica di grandi del jazz quali Miles Davis e
John Coltrane.
La sua produzione è un connubio di ciò che l'arte nelle sue
sfaccettature riesce a realizzare penetrando nell'animo di un
uomo con grandi capacità e attraverso cui riesce ad esplicarsi.
Qualche utile informazione: la mostra è visitabile dal 20 febbraio al 30 marzo 2007 presso l'Hotel Exedra Boscolo, piazza
della Repubblica 47. L'orario è dal lunedì al venerdì dalle
10:00 alle 19:00, e l'ingresso è gratuito.
Consiglio infine di visitare la mostra ascoltando, attraverso un
bel paio di cuffie avvolgenti, la musica dei citati jazzisti che con
le loro melodie partecipano attivamente alla vita delle tele.
“Le relazioni si
sa...sono
mutevoli...come
acqua
DI
L'autobus che si è perso
S
DI
GIULIA SONGINI
Sapevate che nel Centro Commerciale
Cinecittà2 c'è una galleria d'arte moderna? Un
piccolo spazio espositivo, senza scopo di lucro,
per avere l'arte a portata di mano. Tra un
acquisto e un altro, fateci un salto, potreste
restare colpiti. Fino al 29 aprile troverete esposta l'opera di due giovani torinesi, Botto&Bruno, che hanno
voluto ricreare un mondo fatto di polvere in mezzo alla luce
bianca di un centro commerciale.
Una madre e una figlia aspettano l'autobus in una strada qualunque, grigia e solitaria come tutte le strade di tutte le periferie del mondo. Sono qui, sono ovunque, sono al mio fianco
quando anch'io aspetto un autobus. Perché il grigiore di una
periferia è uguale a quello di un'altra. Madre e figlia scrutano
l'orizzonte asfaltato, aspettano un cambiamento, vivono e
respirano aria di periferia, dove gli spazi e le linee sono grandi e il tempo sembra dilatarsi; le ore inghiottono i minuti e le
persone. Madre e figlia sono statue di un'epoca che viviamo;
la palina dell'autobus è un monumento al presente. Madre e
figlia aspettano un autobus che si è perso, sanno che dieci fermate più in la c'è l'America, sanno che la periferia non è il
mondo intero.
Ritrarre la realtà cittadina è tipico dell'arte italiana dall'alba
del XX secolo, e da sempre ci vengono proposte due facce
della città: da una parte la metropoli futurista, dove tutto è
velocità, dinamismo e instabilità; dall'altra la città fredda e
deserta di De Chirico e Sironi, dove la forza espressiva dell'assenza e del vuoto colpisce come un pugno allo stomaco. Negli
anni '50 al pennello di un pittore si sostituisce una cinepresa
a manovella, e registi quali Fellini e Pasolini si fanno nuovi
interpreti della realtà urbana. E se da una parte Fellini punta
l'obbiettivo sulle morbide curve di Anita Ekberg, dall'altra
Pasolini mostra il degrado urbano nello sguardo disperato del
suo Accattone. Botto&Bruno seguono questa tendenza, mettono una croce su Anita nella fontana di Trevi e portano in
una galleria d'arte moderna la periferia, grigia e screziata da
tag sui muri, una città in cui è possibile riconoscere tutte le
città. Un palcoscenico dominato dal vuoto in cui però scorre
linfa vitale, una cultura alternativa che si nutre di rock e graffiti. B&B non sono interessati a introspezioni psicologiche, si
limitano ad osservare dalla finestra quello che accade nelle
strade sotto casa, e a riportarlo in una mostra con wallpaper
che rivestono intere pareti, affreschi del giorno d'oggi.
PER LA TUA PUBBLICITA'
SU QUESTO GIORNALE
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Teatro Belli
P.zza Sant’Apollonia n.11/A
tel. 06/5894875
www.teatrobelli.it
MARIANGELA MINCIONE
”
Dare spazio alle nuove proposte significa fare da trampolino di
lancio e non è detto che si scoprano spesso, talenti che meritano un seguito.
Non è detto, ma succede.
E' successo.
La compagnia Muta Imago è l'esempio di come lo studio e la
preparazione che ne consegue, il lavoro e la passione nell'andare avanti incondizionatamente siano al servizio di un pubblico
che se stentava ai primi debutti, oggi cresce con una buona dose
di fedeltà.
"Come Acqua" dichiara la regista Claudia Sorace: " E' arrivato
per caso, non lo aspettava nessuno: a Marzo del 2006 ci arriva
la notizia di un piccolo finanziamento del Comune di Roma per
un progetto a tema sulla giornata internazionale dell'acqua.
Eravamo impegnati con Hong Kong al quarantesimo chilometro […] che avrebbe debuttato di li a poco [.. ] mi restavano solo
sette giorni per tirare fuori uno spettacolo da zero… E' la storia
di un amore e della sua sconfitta di fronte al potere del tempo.
Ad accompagnare gli attori è l'acqua in tutte le sue forme; interagiranno con il ghiaccio, con superfici specchiate, spugne,
liquidi di diverse consistenze e colori, con una scenografia in
continua mutazione costruita a partire da un oggetto particolare: un tavolo, una struttura di ferro e plexiglass, superficie
immediata, diretta, luogo di incontro e di scontro tra i due protagonisti che su e intorno ad esso intrecceranno i fili del loro
discorso amoroso e immaginifico, portato avanti con le parole
di Calvino, del Cantico dei Cantici, della scienza che si fa arte",
prosegue Claudia con occhi vivaci da catturare lo sguardo dei
passanti.
Ho seguito con spontaneità tutti i suoi lavori come quando da
bambina inseguivo la palla senza badare a dove mi stesse portando. La cosa che più colpisce è la percezione della scena,
irrompe… ti aggredisce, ti salta addosso e, finito lo spettacolo,
quando qualcuno ti si avvicina chiedendo " Beh? Che te ne
pare?", tu lo guardi e non sai che dire.
Ad oggi, "Come Acqua" ha debuttato al Teatro Sala Umberto a
Pescara, di nuovo a Roma alla prima edizione di "Teatropen"
per Villa Celimontana Jazz Festival, richiesto dagli organizzatori di Enzimi e scelto dal Rialto Sant'Abrogio per l'apertura della
prima edizione del Festival Mekanè.
Beh che ve ne pare?
m‘p
CINEMANIA
Polvere dorata di stelle
DI
FEDERICO CICERO
9
Tremate!
Arriva Borat
DI
GIANNI SORRENTINO
Approda in Italia il più
divertente road movie dai
tempi dei
Blues Brothers”
L
La notte tra il 25 e il 26 febbraio non è solo la
sera prima della ripresa dei corsi all'università, almeno per me, ma è anche la scintillante, inebriante, (non) più anoressica - vedi la
Dream Girl Jennifer Hudson -, (neanche
troppo) giovane - vedi la Regina Helen
Mirren e il nonno che vorremmo tutti avere,
Alan Arkin -, sottotono, anticipata, blasonata, d'Armani vestita NOTTE DEGLI OSCAR.
Ebbene sì, la Città degli Angeli Caduti ha eletto i re e le regine del
Cinema. Ed è stata una notte italiana, la notte dei Maestri. La
notte di Ennio Morricone, dell'Oscar alla carriera "per i suoi
magnifici e multisfaccettati contributi nell'arte della musica per
film", sempre meritato, ma mai vinto, neanche per colonne sonore come quelle per "Days of Heaven, "The Mission", "The
Untouchables" nell'87, e i più recenti "Bugsy" e "Malèna"…
L'Academy per eccellenza, l' Academy of Motion Picture Arts and
Sciences, gli ha reso omaggio, oltre che con il suo Award, con un
disco, intitolato "We all Love Ennio Morricone", in cui sono contenuti tutti i maggiori successi del maestro interpretati da cantanti e artisti di fama mondiale; e con l'interpretazione di Celine Dion
di "I Knew I Loved You", contenuto nel cd ed ispirato al tema del
film "C'era una volta in America".
E lui ha ringraziato tutti, emozionantissimo, ha ringraziato l'amata moglie, Sergio Leone e tutti i registi con i quali ha lavorato, ma
lungi dal ritenere la propria carriera al capolinea, le solite gole
profonde già parlano delle sue future partecipazioni artistiche.
L'Italia ha visto anche il terzo oscar di Milena Canonero, abile artigiana-artista, per i costumi di "Marie Antoinette".
Ma il Kodak Theatre è venuto giù in uno scroscio di applausi quando, dopo 25 anni, è arrivato il primo Academy Award of Merit per
Martin Scorsese, e non è un Oscar con quello strano retrogusto di
ammenda per non averlo assegnato già prima per film migliori,
ma per un autentico capolavoro, "The Departed". E non, ancora,
un Oscar minore ma l'Oscar per la Migliore Regia, insieme quello
per il Miglior Film, Miglior Sceneggiatura Non Originale e Miglior
Montaggio. È stata una standing-ovation. Il momento in cui i tre
più grandi della New Hollywood, F.F. Coppola, G.Lucas, e S.
Spielberg, hanno consegnato la statuetta laccata a M. Scorsese, è
stato E-M-O-Z-I-O-N-A-N-T-E. Finalmente!
Ladies and Gentlemen gli oscar sono la realizzazione di un sogno.
A proposito di sogni (infranti), Muccino?
L’Intruso
Retrospettiva del docu-film Grizzly Man di Werner Herzog
G
DI
A. RITROSO
Grizzly Man non trascende e non astrae. Contiene.
È l'allegoria di se stesso.
L'impulso emotivo non parte dallo schermo, tendendo allo spettatore; è l'immagine che attrae l'osservatore, che crea i vuoti, loci d'una possibile
riflessione empatica. Il messaggio, se consta, opera mediante
forza centripeda; non è il regista ad offrire l'esegesi della poesia
ch'intende comunicare è la poesia stessa a manifestarsi cruda e
sfuggente senza pretendere d'essere colta. Graziosa, indifferente.
Giace contenuta in un realismo che significa tedio e che non è glamour. Mai viene tradotta, escretata; semplicemente ci viene concesso d'assistervi nel suo fugace, inappagante manifestarsi. Fino
al 2003, Timothy Tredwell usava
passare l'estate in compagnia degli
orsi Grizzly, filmandoli e tentando
d'istaurare una relazione con essi.
Attore fallito, con un passato da
alcolista, aveva trovato nella vita
con i Grizzly, una dimensione
meno esigente, una realtà meno
complessa cui tendere; così facendo, il suo rapporto già difficoltoso
con il mondo degli uomini diventava irrecuperabile.
Nel Settembre 2003, assieme alla
sua ragazza, è sorpreso da un vecchio orso affamato che li uccide.
La storia è raccontata attraverso le immagini dello stesso
Tredwell, indiscusso protagonista dei propri documentari che
usava la telecamera come confessionale, diario, interlocutore.
Alle riprese del protagonista, Herzog, associa quelle delle interviste ad amici, parenti, colleghi e conoscenti. Un documentario che
si racconta da sé, molto asciutto; suggestivo non suggerito.
Herzog "scopre" progressivamente la storia più che raccontarla, vi
interviene per commentarla sempre senza dirigerla, influenzarla;
mai traduce, mai riassume. Gl'intervistati raccontano se stessi ed
il protagonista; il regista ascolta ed attende, non classifica l'informazione prima di riceverla, riportandola allo stato brado, ricca di
goffe menzogne ed inutili ricami.
La telecamera gira con anticipo e ritardo catturando l'emotivo
abbigliarsi pre-intervista e l'istante posteriore in cui scivola la
maschera. Così è che si apprezza il medico legale, tendente alla
drammatizzazione, raccontare dei corpi divelti di Timothy e la
ragazza per poi uscire di personaggio e tentare di gestire all'im-
piedi quegl'attimi di totale silenzio ed assoluta solitudine in cui è
raggiunto dall'inquietante incongruenza tra il drammatico distacco della sua interpretazione ed il ricordo grafico di quanto raccontato. Fissa la telecamera, stringendo e riaprendo i pugni, con una
faccia coraggiosa che sembra anticipare la resa. Preziosa, poi, la
risposta della ex-ragazza di Timothy quando le si chiede se si riconosce come la vedova di Tredwell; le sfugge una risata, poi ci
pensa un attimo, si dà un contegno e dice, seria, "sì".
Il regista, in relazione alla storia di Tredwell, non è inerte, non è
impaziente; non cerca l'agiografia, non forza la pantomima.
Ridicolo non diviene il contrario di notevole o significativo e ridere (anche di un morto) non è lo stesso che deridere. Quella di
Herzog è, insomma una grande
lezione di giornalismo in cui
trionfa il rispetto senza, in
alcun momento cedere il passo
alla referenza od alla mistificazione.
Timothy, seppur dimostrando
marcate licenze poetiche nell'interpretazione dei fenomeni
naturali, a mio parere, instaura
realmente un rapporto con gli
orsi. Trattasi, però, di quello
che gli antropologi chiamano
partecipazione; mentre è possibilissimo che entrambe le parti riconoscano la relazione, nessuna
delle due ne capisce la natura, ne può realmente capire l'altra. Il
rapporto è limitato, inservibile come quello tra uomo e natura in
cui il primo ne intuisce la bellezza e l'armonia d'insieme senza mai
accettare d'assoggettarsi alle condizioni particolari di kaos ed
anarchia che ne sono il fondamento.
Significativa una ripresa in cui Tredwell partecipa ad una composizione che colpisce profondamente; egli rende possibile l'incongruenza che la sottolinea, che la umanizza. È complemento
d'agente decisivo ed è all'oscuro di tutto.
Il protagonista introduce la scena per poi sparire fuori dall'inquadratura. In sua assenza, il vento soffia tra l'erba ed il fogliame
disegnando forme suggestive, in un ballo spontaneo; ribelle e
controllato. Dura pochi secondi ed appare infinito, perché la
naturale grazia del movimento sconfigge il tempo, confinandolo
all'oblio.
Il vento cala e Timothy ricompare, continuando ignaro il discorso
di prima, concentrandosi sulla telecamera.
Se dovessimo stilare un bilancio economico sulla stagione cinematografica trascorsa, il primo premio andrebbe consegnato a
Jack Sparrow ed al ritorno della sua allegra combriccola di
Pirati. Spostandoci su di un versante maggiormente qualitativo,
non si può invece trascurare il riconoscimento - visto da molti
come risarcimento - attribuito dall'Academy a Martin Scorsese,
fresco trionfatore alla nottata degli oscar grazie alla "dipartita"
di Jack Nicholson e di Leonardo Di Caprio, eroi nell'accattivante remake realizzato dal maestro italo americano.
Allargando ulteriormente il nostro panorama valutativo, ci
potremmo però accorgere che sono ancora tanti i criteri in base
ai quali decretare il "vincitore" del 2006 e la nostra, personalissima, palma d'oro andrebbe a Borat - Studio culturale
sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan, il
film che ha avuto il maggiore impatto culturale e lo scatto stilistico più tagliente ed innovativo dell'anno passato. Senza
dimenticare il risultato ciclopico ottenuto al box office (250
milioni di dollari incassati, per ora, a fronte di un costo di 18…).
Il motore di questo terremoto estetico è l'attore inglese che
impersona il meraviglioso villano eponimo che ci saluta dal
manifesto. Si chiama Sacha Baron Cohen, ed è uno degli interpreti più amati e controversi che abbia mai calpestato il suolo
britannico. Qualcuno lo ha paragonato ad un Mr. Bean immensamente più osceno ma, a ben guardare, ci sembra più appropriato un accostamento con Andy Kauffman - il performer che
fece della propria vita un'opera d'arte, raccontato da Jim Carrey
e Milos Forman in Man on the moon - e con Peter Sellers, del
quale possiede il medesimo talento istrionico e la capacità sconcertante di assumere le vesti di personaggi diversi. Un camaleonte dissacrante, il nostro Baron Cohen, protagonista, sceneggiatore, co-regista e produttore dell'avventura di Borat.
La trama dell'opera appare a prima vista esile. Borat Sagdiyev è
uno strampalato reporter kazako residente nel misero villaggio
di Kuczek. La televisione di Stato gli commissiona un documentario sugli usi culturali americani e lo spedisce a New York
assieme al fido produttore Azamat Bagatov, come ci racconta lo
stesso giornalista:
"Questo documentario era più costoso film mai fatto per
Kazakhistan. E' costato quarantotto milioni di tenge. Questo
equivalente di cinquemila dollari americani. Ministero di informazione ha integrato budget vendendo uranio a degli uomini
marroni".
La visione di Pamela Anderson in una vecchia puntata di
Baywatch scatenerà in Borat un innamoramento irremovibile
che lo convincerà a partire per la California, determinato a sposare la siliconica bagnina.
Su questa piccola traccia è stato costruito il progetto Borat.
Dopo aver stipulato una cospicua polizza assicurativa, i realizzatori hanno imbastito una troupe minima (otto persone in
tutto, Baron Cohen compreso) che si è mossa agilmente tra le
persone reali, nascondendo obiettivo e microfoni. Ne è uscito
fuori un prodotto che miscela le tecniche del reality ad una
struttura narrativa fondata sull'improvvisazione, se non sulla
sopravvivenza, viste le provocazioni verbali e fisiche a cui Borat
ha sottoposto gli avventori. Tra Pentecostali esagitati, cowboy
razzisti, società ipocrite di bon ton, studenti universitari decerebrati e rivenditori di cianfrusaglie varie, il viaggio di Borat è
avvenuto a bordo di un dimesso furgoncino di gelati inseguito
per buona parte del tempo dall'FBI, a seguito delle ripetute
segnalazioni, circa la presenza di "terroristi in città", effettuate
dalle "vittime" di Baron Cohen.
Il risultato complessivo è quello di assistere all'action painting
di un grande affresco sul kitsch americano, condotto con uno
sguardo attento, squarciante e scurrile al tempo stesso, alla persistenza di un forte antisemitismo (tatticamente fomentato da
Borat) in larghi stati della popolazione intervistata:
"Oltre ciò, questo film ho provocato molte polemiche in mia
nazione, a causa della quantità di antisemitismi dentro.
Comunque, alla fine nostro censore decide che ce ne era abbastanza e ha permesso sua uscita…"
10
m‘p
CINEMANIA
Io, il Mondo, Saturno Contro
DI
Diffidate dalle trame striminzite. Diffidate dai "quarantenni in
crisi", presunti parenti di visti e rivisti ventenni o trentenni isterici,
agitati. La gente, qui, non corre, non si urla addosso, in realtá, neanche rivela la sua età. Chi ha definito striminzita la trama, forse si
riferiva alla vita del regista Ferzan Ozpetek, se così fosse, sarebbe
una delle poche conclusioni non errate.
Lo scenografo de "Le Fate Ignoranti", immaginando lo script, non
potè fare a meno d'ispirarsi alla casa di Ozpetek. Stavolta, per
"Saturno Contro", questi l'ha finalmente concessa, delegando la
proprietà alla coppia Favino-Argentero ed ospitando Stefano
Accorsi con la moglie Margherita Buy, la solita Serra Yilmaz, il suo
consorte e Ambra Angiolini. Si, proprio Luca del "Grande Fratello"
VALENTINA VIVONA
e Ambra di "Non e la Rai"; nel cast compare anche un personaggio
di "Un posto al sole", perchè Ozpetek crede che la sostanza di un
attore non dipenda dal luogo (o reality) da cui ha preso forma. Ci
crede dai tempi de "La finestra di Fronte", dove l'uomo-immagine
Raul Bova si trasformava in un impacciato vicino di casa: la sostanza dipende da un testo scritto e diretto esclusivamente coi sensi. E'
il sentimento che sprigiona questo film a chiudere gli ironici sorrisetti del pubblico durante le prime scene. E' la ricercata empatia che
permette agli amanti di desiderarsi senza toccarsi, guardarsi, parlarsi o a traditori e traditi, compagni da anni, di scrutarsi ancora,
addormentandosi in contemplazione dell'altro. La scelta di personaggi televisivi, fra l'altro, può essere dovuta al titolo stesso del film:
Saturno, astro a cui vanno dirette tutte le maledizioni degli uomini
se qualcosa va storto; "Saturno contro", frase d'oroscopo popolare
quanto la tv.
All'elenco fornito prima, manca tuttavia un ospite: l'onnipresente,
invisibile Ennio Fantastichini.
Il suo personaggio vive di rendita, indossa camice che trasbordano
dai pantaloni, assiste silenzioso alle storie altrui: è Ferzan Ozpetek.
Lo spettatore dalla cui vita propaga il racconto, il regista che ama la
vita, sia quando è goliardica, sia quando è sola, sia quando muore.
Con una consapevolezza diversa dai precedenti film, la fa scorrere
davanti a noi, sincera, dentro la pelle.
Idi di Marzo
TOMMASO RANCHINO
Questo mese però tutti i riflettori sono puntati sull'audacia dissacrante di 'Borat!'. Pellicola girata a mo' di documentario, con telecamera in spalla. Reduce da una nomination per la miglior sceneggiatura non originale. Ciò a dimostrare che neanche l'iperconservatrice Academy ha potuto coprirsi gli occhi di fronte ad un
fenomeno così rumoroso, che mette a nudo il bigottismo della
nazione più grande del mondo. Gli US con A, come dice il kazako.
Sacha Baron Cohen, aka Borat, aka Ali G, ricordatevi questo
nome, si è però rifiutato di consegnare una statuetta perché gli
autori non se la sono sentita di mandarlo, nei panni di Borat, sul
palco del Kodak Theatre con testi autoprodotti. Go on Sacha!
DI
Il Febbraio cinematografico se n'è andato. Il mese degli Oscar va
in archivio anche quest'anno.
Si è riempito le tasche con il newquel (termine coniato dal regista Fausto Brizzi) di 'Notte prima degli esami' e con la commedia
di stilleriana fattura 'Una notte al museo'.
Ha deliziato i palati più raffinati ed esigenti con due firme d'autore. Mr. David Lynch col suo delirante 'Inland Empire' e l'infallibile vecchio Clint con 'Lettere da Iwo Jima'.
Ha poi incuriosito quei pochi che hanno abitato le sale di 'Diario
di uno scandalo' e de 'L'ultimo re di Scozia'. A proposito, complimentoni a Forest Whitaker, gigante guercio, che ha magistralmente portato sullo schermo il dittatore ugandese Amin, aggiudicandosi l'ambita statuetta.
Si è infine riservato un gran finale con la notte di Scorsese agli
Oscar (finalmente Martin!).
Ma bisogna voltar pagina. Marzo è arrivato.
Torna Steven Soderbergh accompagnato dal team Clooney Blanchett - Maguire, con 'Intrigo a Berlino'. Girato interamente in
bianco e nero, ambientato nella Berlino post-bellica, si ispira al
romanzo 'The Goood German' di Joseph Kanon.
Occhio anche all'irriverente 'Death of a president' di Gabriel
Range, nel quale si mette in scena il finto omicidio di Gorge W.
Bush. Docu-film choc a basso costo che, oltre ad aver vinto il
Premio della Critica al Festival del cinema indipendente di
Toronto, ha alzato negli States un polverone degno del buon vecchio Michael Moore, tanto che in molte città statunitensi ne è
Tornando nel Belpaese ecco 'Uno su due', nuovo film del versatile Fabio Volo, chi ascolta Radio Deejay tutte le mattine sa a cosa
mi riferisco. Dopo essersela egregiamente cavata in 'Casomai' e
'La febbre', lo troviamo questa volta nei panni di un uomo di successo la quale vita dipende da una biopsia. Spunto per riflessioni
esistenziali, classiche dei personaggi in cui ci ha abituato a vederlo nelle sale.
'Notte prima degli esami - Oggi' consegna il testimone a 'Ho
voglia di te', il sequel di 'Tre metri sopra il cielo' atteso da tempo
con impazienza tra i banchi dei licei di tutta Italia. Ben Stiller
strizza l'occhio a Eddie Murphy, in uscita infatti 'Norbit', commedia stile Professore Matto, con Mr. Axel Foley pronto ad interpretare una decina di ruoli.
Gli amanti del thriller/horror non potranno fermare la pulsione e
la voglia di risolvere il nuovo enigma di 'Saw III', così come non
hanno resistito nel mese precedente al richiamo del cannibale
Lecter.
stata vietata la proiezione.
Altre uscite del mese che potrebbero attestarsi come sorprese
sono 'La guida per riconoscere i tuoi santi' e 'Hollywoodland'.
Il primo una scommessa di Dito Monteil che si racconta in questo film di tarantiniana ispirazione, interpretato da Robert
Downey Jr., Rosario Dawson e Chazz Palminteri.
Il secondo invece un classico giallo anni '50 ambientato nella
città della celluloide e diretto da Allen Coulter, talento strappato
alla tv dove ha diretto serie cult come 'I Soprano', 'Sex and the
city' e 'Nip/Tuck'. Con Adrien Brody, Diane Lane, Ben Affleck e
B o b
Hoskins.
Marzo si chiude col ritorno, un po' in sordina per la verità, di Miss
Oscar Hilary Swank, nei panni di una giovane insegnante che ha
a che fare con una classe di ragazzi a rischio in 'Freedom Writers'.
Non mi resta che augurarvi una buona visione e, mi raccomando,
scegliete con accuratezza.
m‘p
MUSICA
11
Solo un grande sasso
DI
EDOARDO IERVOLINO
Titolo: Solo un Grande Sasso
Autore: Verdena
Casa: Black Out / Universal
Anno: 2001
Genere: RockVoto: 7,5
dilatati, un incredibile miscuglio di punk e psichedelia, una voce
roca e straziante, un testo masochista, un reprise che spezza il
ritmo dei respiri e dei pensieri.
La quarta traccia ("Cara Prudenza") è la naturale continuazione di
"Nova". La voce e i testi, ormai disperati, non lasciano più scampo. Dopo che la si ascolta si canta almeno per 2 ore "In ogni
Crimine...che sei/ In ogni crimine...che fai".
La struggente "Onan" prepara le orecchie ad un altro capolavoro
"Starless". Stavolta i King Crimson non c'entrano nulla. Forse
c'entra qualcosa Jesus Christ Superstar. Il risultato è davvero
incredibile: il dettagliato miscuglio chitarra-voce-seconda voce fa
esplodere la rabbia repressa in un urlo liberatorio, roco e teso, con
- Che facciamo
stasera Capo?!?
- Quello che facciamo tutte le
sere Mignolo…
13-18 Marzo - Scemo di guerra Roma, 4 Giugno 1944
Teatro Ambra Jovinelli- Via Guglielmo Pepe 46/47
21 Marzo - Giovanni Tommaso "Apogeo"- Casa del JazzViale di Porta Ardeatina, 55- ingresso 5 euro.
23 Marzo - Sergio Caputo Quintetto Auditorium Parco
Della Musica-Via Pietro De Coubertin
24 Marzo - Neffa Auditorium Conciliazione, Via della
Conciliazione, 2
24 Marzo - Cor Veleno-Teatro Palladium- Piazza
Bartolomeo Romano 8,
25 Marzo - Colle der Fomento-Teatro Palladium- Piazza
Bartolomeo Romano 8
27 Marzo - 15 Aprile - Enrico IV Teatro Eliseo, Via
Nazionale 183
28 Marzo - Riccardo Sinigallia La Palma, Via Giuseppe
Mirri, 35
30 Marzo - Riccardo Biseo Trio-Charity Cafè, Via
Panisperna 68
12 Aprile - Tre Allegri Ragazzi Morti- Circolo degli ArtistiVia Casilina Vecchia 42
Siamo sicuri che sia solo un grande sasso?? O magari uno dei cd
più belli degli ultimi anni nella nostra, distratta, penisola?
Un album maturo, ben arrangiato, ben suonato, sudato, ricercato,
raffinato ma, allo stesso tempo, terribilmente grezzo: catturati dal
primo ascolto, inizierete, con i seguenti e infiniti "play", a compenetrare nella trama musicale dei Verdena, all'apparenza semplice,
ma labirintica nella sua essenza.
L'acustica e placida "La tua fretta", l'easy listening di "Spaceman",
fanno da ottimo apripista alla ponderata (e ponderante) "Nova",
una delle tracce più sorprendenti dell'intera carriera del gruppo:
agitata tra luci, distorte, e ombre, psicoanalitiche, i Verdena creano un gorgo di note che lascia l'ascoltatore a bocca aperta: spazi
uno struggente finale post-rock. La passione resta il cardine di
tutto. Si capisce che i Verdena ci sanno fare e gli piace farlo proprio così.
La semplice (ma non banale) "Miami Safari" e la bellissima "filolennoniana" "Nel mio letto" calmano i battiti del nostro cuore.
Dall'empatia con la rabbia i Verdena sono arrivati a toccare le
corde del nostro cuore.
L'album fila liscio fino in fondo; "1000 anni con Elide", "Buona
risposta", la decadente "Centrifuga", danno il via alla conclusiva
"Meduse e Tappeti": acustica, irreale, con un testo scanzonato.
Questo cd è una ventata d'aria (nera) in faccia al nostro melenso
panorama musicale.
Donuts Are Forever - Ricordando J-Dilla
DI
GIULIO PISANO/DR FUNK
E' passato poco più di un anno ormai dal 10 feb. del 2006, giorno
in cui si spegneva a L.A, dopo tre anni di sofferenza e lunghi ricoveri in ospedale, l'appena trentaduenne James Yancey, in arte JDilla / Jay Dee.
Indiscusso re del beat-making della scena underground di Detroit,
Dilla era "the producer's producer", il produttore preferito dai
produttori e dai puristi del genere : Pharrell Williams, Common e
Questlove (che poco dopo la sua morte espresse queste riconoscenti parole : "I am fortunate to have known this man...Dilla was
and will always be my hero.") erano tra i suoi più convinti estimatori, tanto per citarne alcuni scarsi. Ma tutti coloro che ebbero la
fortuna, come Questo, di collaborare a dei progetti con Jay Dee
dalla metà degli anni '90 in poi, rimanevano inevitabilmente catturati dal suo straordinario talento, dall'innato senso del ritmo e
dalla sua genuina creatività, alimentata avidamente da una vera
passione e profonda conoscenza della Musica.
"Iniziò a collezionare dischi all'età di 2 anni", racconta la madre
Maureen, "Gli altri bambini volevano giocattoli e camioncini,
come tutti...lui mi portava al negozio ogni settimana con una lista.
Qualsiasi cosa facesse James Brown, doveva averla". Ascoltando e
studiando ossessivamente i suoi vinili, ben presto J-Dilla divenne
un virtuoso del campionamento, forse, a detta di molti, il migliore
nell'uso dell'MPC (un sampler/beat-maker machine). Poteva campionare indistintamente dal soul anni '70 alla bossanova, e con la
stessa disinvoltura ed eleganza.
Tanti i nomi importanti che si recavano nella Motown per avere
sue produzioni, da Erykah Badu ("Mama's gun") a D'Angelo
("Voodoo"), dai Tribe Called Quest, per i quali Dilla lavorò alle
basi di "The Love Movement", uno dei loro album migliori, ai De
La Soul ("Stakes is high"), dai Roots, a Mos Def e Talib Kweli,
senza tralasciare Common ("The light" in "Like water for chocolate"), col quale Jay Dee istaurò una profonda amicizia che li portò
a condividere insieme la casa di Los Angeles.
Nonostante ciò, la sua musica non raggiunse mai i riflettori del
mainstream, rimanendo sempre quell'autorevole voce del noncommercial che era agli inizi: questo in parte per l'estrema modestia e umiltà che caratterizzava la personalità piuttosto introversa
di Dilla, in parte per la ricercatezza e perizia con la quale confezionava i suoi lavori, troppo difficili ed astratti per chi come testamento hip-hop ha "Get rich or die tryin'" di 50 Cent ed ignora cosa
sia il diggin' in the crates.
La notorietà e il money-making infatti, non lo preoccupavano
minimamente. Ciò che desiderava era soltanto fare la musica che
sentiva davvero. Per questo nel 2003 J-Dilla si trasferì a L.A.,
separandosi definitivamente dal suo gruppo, gli Slum Village, per
lavorare con l'etichetta indipendente Stones Throw Records di
Peanut Butter Wolf, sia a dei progetti solisti che insieme a Madlib,
prolifico beatmaker/MC/Dj californiano
Donuts è il primo e sicuramente più ispirato album solista nato da
questi progetti per la Stones Throw, che, in verità, non furono poi
molti a seguito dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute.
31 tracce, tutte strumentali e di breve durata (non vengono mai
superati i 2 minuti, eccetto in una), composte quasi totalmente
nella stanza d'ospedale dove Dilla, ricoverato dall'estate del 2005,
aveva fatto portare gli strumenti essenziali per proseguire il lavoro: dei giradischi, un paio di cuffie, dischi, l'mpc e un computer.
Smanettava con quella roba finché il dolore alle ossa delle mani
non diveniva insopportabile, poi, dopo un massaggio, riprendeva.
"Poteva svegliare la madre nel mezzo della notte, chiedere di essere spostato dal letto su una vicina sedia reclinabile per continuare
a campionare suoni da conservare nel pc. Al dottore, al quale a
volte faceva ascoltare i suoi beats attraverso le cuffie, disse che
voleva terminare l'album, ad ogni costo", scrive un giornalista di
Detroit.
Affetto da lupus, un'incurabile malattia del sistema immunitario
che porta le cellule ad autodistruggersi e varie altre complicazioni
al cuore e ai reni, Jay Dee, soltanto per continuare a vivere, doveva sottoporsi tre volte a settimana / quattro ore a dei durissimi
cicli di dialisi. Perse il 50% del suo peso. Stando praticamente
sempre disteso sul letto, le gambe facevano fatica persino a cam-
minare, ma alla domanda "Come stai ?" degli amici più stretti che
venivano a trovarlo, avrebbe risposto sempre "Bene.", cosicché
nessuno, a parte la madre e il medico, era a conoscenza di come
stessero realmente le cose. Lui sapeva che non sarebbe durata a
lungo.
Donuts uscì il 7 febbraio del 2006, il giorno del suo 32esimo compleanno. Tre giorni dopo, Dilla morì, e tracce come "Don't cry",
"Bye" , "Last Donuts Of The Night" hanno assunto ora un significato ben più profondo.
Oltre ad essere, soprattutto, a mio giudizio, un disco di estrema
originalità e creatività, pieno di samples superbi, è esempio piuttosto toccante di come un uomo, fino all'ultimo, non abbia lasciato la malattia sopraffare la sua vita e la sua unica grande passione.
Una ciambella è per sempre.
meltin’pot
“www.meltinpotonweb.com
These Fuckin' Bastards...”
Noel Gallagher
MUSICA
Album: Spiderland
Artista: Slint
Etichetta: Touch & Go
Genere: Post Rock/ Hardcore
Anno: 1991
Voto: 7,5
Pochi album nella storia della musica favoriscono un flusso di
coscienza come "Spiderland" degli "Slint". Questo cd è una gemma
di luminosa bellezza, è un caldo buio in cui perdersi con piacere, è
un'elettrizzante esperienza sensoriale.
Tortosie e Sonic Youth. Post rock e Hardcore. "Spiderland" potrebbe essere la colonna sonora di un romanzo di Douglas Coupland;
poterebbe descrivere anche "Il Corvo" di Poe. E' la Babele della
"Generazione X" americana. "Breadcrum Trail": il lungo viaggio
apollineo, poetico, struggente è iniziato. Per completarlo gli Slint
hanno alternato, alla rassegnata monotonia della vita che emerge
da ogni nota, magistrali schizzi di rabbia dionisiaca: i perversi terremoti di feedback, entrano nel magma dei pensieri, interrompendoli bruscamente. Solo Lucio Fontana riusciva a ferire il medium
artistico come gli Slint. Un'esperienza unica. L'ansia di vivere è
tutta in una manciata di note e in qualche pausa. Chitarra-BassoBatteria-Voce è la formula della musica. Loro hanno aggiunto a
questo "quadrato magico" un quinto angolo e lo hanno posto al centro del loro progetto: l'ascoltatore.
di Edoardo Iervolino
Album: All of a Sudden I miss Everyone
Artista: Explosions in the Sky
Etichetta: Bella Union
Genere: Post-Rock
Anno: 2007
Voto: 5,5
Sono passati tre anni dall'ottimo The Earth Is Not A Cold Dead
Place e l'attesa era giustamente alta per il nuovo lavoro degli
EINTS, band storica del movimento post rock contemporaneo.
Ma All of Sudden I Miss Everyone, ahimè, merita tutto tranne
che applausi a scena aperta. Costanti sali e scendi sonori, arpeggi e intrecci di chitarre, riflessione interiori, atmosfere da
Godspeed You Black Emperor. Si, tutto bello, ma l'originalità
dov'è? Questo album suona in modo piatto e statico, stessi suoni
per stesse emozioni. Non si sono voluti mettere in gioco gli
EINTS preferendo un approccio superficiale nella composizione
di alcune tracce (Welcome, Ghost). L'unica novità presunta
sarebbe l'uso di un pianoforte nostalgico intorno alle strasentite esplosioni nel cielo (What Do You Go Home To?)
Poco. Veramente troppo poco per un band di questo calibro,
considerata da molti una formazione chiave per l'evoluzione del
post-rock contemporaneo.
di Raffaele Saggio
Album: Conqueror
Artista: Jesu
Etichetta: Hydra Head
Genere: Metalcore
Anno: 2007
Voto: 7
Nebbia Tagliente. Bastano queste due, semplici, parole per definire Conqueror. Nebbia tagliente che infetta e conquista l'ascoltatore inerme. Che storcano pure il naso quei vecchi cari metalhead, fedeli al J. Broadrick dei Godflesh o del debutto omonimo
con i suoi Jesu. Lasciamoli parlare. Noi nel frattempo impareremo ad apprezzare il nostro primo, freddo ascolto. Sbaglia chi
giudica questo un esperimento easy-listening; qui si parla di
evoluzione, di nuovi percorsi, di sfida ad un genere musicale
"post" che ultimamente sembra aver perso la strada dell'innovazione (leggete i testi di "Weightless & Horizontal"). Certo,
chiunque può criticare questo insolito, inaspettato approccio
sonoro degli Jesu. L'invito e' però di ripetere gli ascolti, cercando di individuare il filo sottile che collega ogni melodia al nuovo
malessere esistenziale della band. Solo così saremo finalmente
in grado di penetrare questa placida, soave malinconia figlia
dell' EP Silver ma soprattutto del migliore shoegaze (My Bloody
Valentine, Ride). Raccomandato solo a chi sa veramente ascoltare. di Raffaele Saggio
Album: Fan-tas-tic vol. 1
Artista: Slum Village
Etichetta: Barak Records
Genere: Hip-hop underground
Anno: 1996
Voto: 8
Fan-tas-tic vol.1, datato 1996, ma ufficialmente diffuso solo nel
2005, è l'album d'esordio degli Slum Village, trio della scena
underground di Detroit emerso intorno alla metà degli anni '90.
Insieme ad altri artisti come i Platinum Pied Pipers e Dwele, ha
avuto il merito di restituire una qualche attenzione musicale su
una Motown che non ne vedeva dai tempi di Marvin Gaye e la
Ross.
Fan-tas-tic vol.1 è seguito a distanza di 4 anni da Fantastic vol.2,
questo uscito a livello nazionale per la Goodvibe Recordings e contenente più o meno le stesse tracce, vista la "clandestinità" del
primo LP. Entrambi i titoli sono più che validi, ma scelgo il vol.1
per la "freschezza" dei beats di Jay Dee (RIP), vera punta di diamante degli S.V. (vedi "Fantastic" leit motiv del disco, "I don't
know", "You know what love is" e "Forth and back a testimonianza del suo già immenso talento"), ma soprattutto, ammetto, perché sono un nostalgico marcio di quegli anni, in cui proprio il '96
ha segnato la fine e l'inizio di una nuova stagione per l'hip-hop,
meno vera e meno consapevole delle proprie radici. Old-school.
di Giulio Pisano/Dr funk
Album: Anima e Ghiaccio
Artista: Colle der Fomento
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Rap
Anno: 2007
Voto: 8
8 anni dopo "Scienza Doppia H",uno dei migliori dischi HipHop mai realizzati in Italia, torna il Colle con "Anima e
Ghiaccio". Danno, Masito e Dj Baro riportano Roma al centro
della scena; è un rap-hardcore senza mezze misure, inquadrato
da Danno in "Solo Amore", prodotta da un grande Squarta:"ora
che il Rap ha fatto un patto con il Pop/e tutti scialano In Da
Club/io ancora faccio i botti sopra al bum-bap/ e non ho mai
accannato/ zio lo faccio pè i massicci e pè la gente mia/non per
il mercato". Il disco vanta collaborazioni di buon livello, il già
citato Squarta, Dj Shocca, Kaos , Mr.Phil e Turi che produce un
beat morbido per "Pioggia Sempre",una delle traccie più riuscite insieme a "Capo di Me Stesso" ,firmata Don Joe. E' un disco
"vecchia maniera", niente "soldi-macchine-puttane", ma rime
taglienti e mai banali,riflessioni e denuncie che stanno alla base
della "doppia H". "L'Hip-Hop è morto?" Danno ha la risposta
pronta:" rap hardcore, punk rock o club shit commerciale/ io
resto uguale per il poco che rimane/ se l'hip hop è morto rapperò al suo funerale/". Bentornati. di Lorenzo Urbinati
Album: The Crusade
Artista: Trivium
Etichetta: Roadrunner Records
Genere: Thrash Metal
Anno: 2006
Voto: 8,5
60.000 milioni di copie vendute il primo giorno in commercio,
disco d'argento e #1 nella UK Chart. Le cifre parlano da sole per
il quarto lavoro della band di Orlando. Questo è anche l'album
del ritorno ad un sound più vicino all'originale thrash metal
(alla Metallica, Testament o Megadeth per intenderci) rispetto
al precedente Ascendancy. Il punto di svolta nello stile è segnato dall'abbandono dell'urlo metalcore di Heafy per una voce più
melodica. In molte tracce, compresa la title-track, Matt Heafy e
Corey Beaulieu, i due chitarristi ritmici, usano una speciale chitarra a sette corde. Si ritrova la passione e l'energia del primo
EP "Ember to Inferno",ma questi ragazzi (hanno una media di
vent'anni) dimostrano di saper suonare benissimo le loro chitarre, con riff altissimi mai banali, che sanno essere cattivi ma
dolci, soprattutto nei solos, quest'ultimi sempre ben bilanciati
tra durata e qualità, oltre che saper scrivere e interpretare senza
ferire inutilmente l'orecchio dell'ascoltatore.
Consigliato a chi non cerca l'originalità a tutti i costi ma un buon
livello tecnico ed artistico. di Federico Cicero
Album: Handful of Soul
Artista: Mario Biondi
Etichetta: Schema
Genere: Nu-Jazz / Soul
Anno: 2007
Voto: 7,5
Handful of soul non sembra un disco italiano. E che Mario Biondi
sia catanese probabilmente ancora meno. Ma la sua "This is what
you are" è già un successo in radio e di recente, cosa che mi ha
colpito di più, è stata scelta dalla Peugeot per la pubblicità della
107. Un risultato dannatamente anomalo per il nostro Paese,
visto che si tratta pur sempre di jazz e soul, orecchiabilissimo,è
vero, ma comunque non il massimo del commerciale. Temo infatti che tutte le signore sui 35 che hanno acquistato il cd, catturate
dal ritornello del singolo ascoltato un paio di mattine su radio
Dee-Jay andando a lavoro, debbano essersi presto annoiate e
ricredute. L'album si lascia ascoltare con piacere: l'alternanza di
bossanova, ritmi latin-jazz, soul alla Barry White e jazz più tradizionale sono amalgamati sapientemente dalla voce molto poco
"bianca" di Biondi. Tuttavia, gli High Five Quintet, fatta eccezione per qualche assolo di Fabrizio Bosso alla tromba, non sono
capaci di un solo momento al di sopra del peraltro buonissimo
standard di esecuzione che lasci scappare all'ascoltatore un
"però!", ed è un peccato. di Giulio Pisano/Dr funk
Album: The End of the Game
Artista: Peter Green
Etichetta: Reprise
Genere: Rock Psichedelico
Anno: 1970
Voto: 9,5
1970. E' la fine dei giochi: le passioni ideologiche dei moti del
1968 crollano sulle loro fondamenta. La società cinica e materialista, come un'araba fenice, è rinata dalle sue ceneri. Woodstock
e la Summer of Love sono solo un ricordo. Il rock rimane orfano:
Hendrix e Joplin muoiono ad un mese di distanza l'uno dall'altro.
Peter Green, chitarrista di classe limpida e tecnica solistica incredibile, fuoriuscito prima dai Fleetwood Mac poi dal circolo
Bluesbrekers di Mayall, riunisce intorno a sé tre musicisti sconosciuti e plasma come novello demiurgo un album di incredibile
audacia e bellezza. Una session lunga una notte. Un filo conduttore per un'opera interamente strumentale: i riti di espiazione
voodoo. Ritmi tribali, le atmosfere tese dei riti sacrificali, allucinazioni, lunghe fughe lisergiche, climax improvvisi, scenari scarni e misteriosi. Le linee di basso e batteria fanno da sfondo alla
voce del lancinante wah della chitarra di Green che, con forza
sovrannaturale, ci spinge sempre più giù, fino al punto più caldo
dell'inferno. Sarete soli. Non ci sarà nessun Virgilio ad aiutarvi.
Buon viaggio. di Edoardo Iervolino
- RECENSIONI
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in onda dal Lunedi al Venerdi dalle 17.45
Lunedi: Politica, attualità e società
Martedi: Arte e Teatro
Mercoledi: Geopolitica ed esteri
Giovedi: Musica
Venerdi: Cinema
Responsabile palinsesto: Pietro Parisella
Per andare in diretta via radio anche tu manda un e-mail a
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Il Disco
del Mese
Album: The Good, The Bad & The Queen
Artista: The Good, The Bad & The Queen
Etichetta: Parlophone
Genere: Pop
Anno: 2007
Voto: 4
Damon Albarn è tornato. L'ex Blur, la voce celata dietro al gruppo
cartoon dei Gorillaz, si è circondato di eminenti musicisti, tra cui il
bassista dei Clash Simonon di matrice punk, l'ex chitarra dei Verve
Tong e il batterista di ispirazione afro Tony Allen, e ha dato alla
luce un album col nome "The Good, the Bad & the Queen". Questo
cd è stato presentato come l'uscita dell'anno: quello, per intenderci, che avrebbe potuto alimentare le nuove perversioni giornalistiche della stampa specializzata inglese, sempre alla ricerca dei
nuovi Beatles, Ebbene, per il sottoscritto, la cosa più bella di tutta
la fatica di Albarn e soci è la copertina: le fiamme avvolgono
Londra come profetizzato anni prima dai Clash. Solo gli arpeggi
incrociati della prima traccia, "History song", sono salvabili. Il
resto? Monocorde, svogliato, ripetitivo, noioso, vuoto: cerca di
essere "tutto" ma, meschinamente, sfiora soltanto il "qualcosa"
Effetti sonori grotteschi, mondi nuovi mai esistiti e che mai esisteranno, sogni che diventano incubi. Vince la voglia di cambiare canzone per cercare qualcosa di migliore, che non troveremo. E Sergio
Leone lasciamolo stare. La stampa gli ha dedicato copertine e ha
scomodato grandi nomi per descrivere "The good, the bad and the
queen": i voti che gli sono stati attribuiti sono sempre altissimi.
Credo di essere il primo al mondo a parlarne male. Forse il secondo. Se tutti lo incorniciano come "capolavoro" c'è qualcosa che non
va: o il mio palato è diventato troppo raffinato oppure gli altri
hanno abbassato i loro standard. Tutti dicono con grande gioia:
Londra è tornata a bruciare. Io in cuor mio spero che l'incendio si
propaghi in fretta e non lasci nessun sopravvissuto.
di Edoardo Iervolino
meltin‘pot
the student’s free-press (5.000 copie)
Testata giornalistica Autorizzazione Tribunale di Roma n.493 /2006
del 29/12/2006
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Hanno collaborato in questo numero:
Giulio Pisano, Pietro Parisella, Carlo Morelli, Valentina Vivona, Annachiara Della
Corte, Stefano Tretta, Carlo Guglielmo Vitale, Marco Bolsi, Giuliana Caprioglio,
Cristina Petrachi, A Ritroso , Davide Vietri, Francesca Pittalis, Gianni Sorrentino,
Edoardo Iervolino, Edoardo Pisciotta, Enrica Onorati, Federico Cicero, Francesco
Tibursi , Gabriele Federici, Giulia Ardizzone, Laura Mosconi, Leonardo Leonori,
Luca Paccusse, Manuel Venuti, Mariangela Mincione, Marta Di Veroli, Massimo
Tiberi, Raffaele Saggio, Roberta Fogli, Raffaella Fugardi, Giulia Songini, Laura
Mosconi, Gaetano G. Perlongo
Finito di stampare il 13 Marzo 2007
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