L`IMPORTANZA DELLE REGOLE PER EDUCARE ALLA LIBERTA

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L`IMPORTANZA DELLE REGOLE PER EDUCARE ALLA LIBERTA
L'IMPORTANZA DELLE REGOLE PER EDUCARE ALLA LIBERTA'
Quinto incontro della Scuola per Genitori – prof.sa Maria Rita Parsi
giovedì 15.04.2011, aula magna Itis E. Barsanti, Castelfranco Veneto
“Il segreto della felicità è la libertà.
Il segreto della libertà è il coraggio.
Il segreto del coraggio è la disciplina”.
Con queste parole ha aperto il suo appassionato intervento Maria Rita Parsi, psicologa,
psicoterapeuta, scrittrice, fondatrice del Movimento Bambino nato per la diffusione del pensiero e
dell'arte dei bambini contro gli abusi e i maltrattamenti, e per la tutela giuridica, sociale, culturale
dei ragazzi.
Fa parte dei professionisti della Scuola per Genitori, con la direzione scientifica del prof. Paolo
Crepet, fin dall'origine, credendo fortemente alla necessità di sostenere i genitori nel difficile e
bellissimo compito educativo.
A Castelfranco, questa volta, ha affrontato un tema, l'importanza delle regole per crescere i figli,
rispondendo a numerose domande su quali norme dare, come proporle e farle rispettare, in che
misura e in che contesto.
PREMESSA
Vi parlerò questa sera di un argomento molto impegnativo, approcciandolo con il metodo della
ricerca scientifica: vale a dire attraverso l’osservazione (e l’ascolto), la raccolta di informazioni, la
loro decodifica, la formulazione delle ipotesi e poi la verifica conclusiva.
Penso infatti che sia un approccio validissimo anche per tutte le questioni che riguardano
l'educazione.
La domanda da cui partiamo è: come dobbiamo comportarci in famiglia rispetto alle regole? Come
vanno collocate, in quale orizzonte di riferimento le inseriamo tra le mura delle nostre case?
Condividiamo tutti il fatto che non possano essere calate dall'alto, improvvisamente, sui figli e che
esse rappresentano piuttosto il risultato del nostro ascolto e della nostra osservazione che si sono
trasformati in pensiero.
Tanti genitori si/mi chiedono: “Perché i nostri figli trasgrediscono? Perché sono così indisciplinati?”.
A tratti sconsolati, altre volte seccati domandando: “Perché non riusciamo a farle rispettare, queste
benedette regole?”.
La mia prima risposta, se volete elementare, è che le norme calate dall’alto non servono, perché
non sono condivise e trasgredirle da parte dei ragazzi sarà proprio un “piacere”, un dispetto ben
riuscito verso i genitori.
Dico, innanzitutto, che dobbiamo piuttosto partire da una riflessione seria sulla nostra vita in casa,
sui nostri comportamenti, sul nostro stile di relazione e, poi, stabilire delle norme.
Cioè innanzitutto osservarci e chiederci: come vivo la mia vita di coppia? Come sto nella mia casa?
Che rapporto ho con i miei figli (tutti i miei figli, anche i più piccoli)? E tra di loro, i figli, che
relazioni hanno?
Poi, in un secondo momento, dopo aver ben osservato il microcosmo in cui sono inserito, stabilire
cosa è bene regolamentare.
LE REGOLE SUL TEMPO
Il primo ambito del nostro discorso sulle norme riguarda senza ombra di dubbio il tempo: quali
sono gli orari della colazione, del pranzo e della cena; a che ora si va a letto; a che ora ci si alza;
quanto tempo si gioca, quanto si lavora, quanto si studia; a che ora si rientra a casa dal lavoro o
dalla scuola; quando si sta insieme...
Domandatevi: come viene gestito il tempo all’interno del vostro microcosmo familiare? Quanti
impegni e quanti appuntamenti hanno i vostri figli, specie al pomeriggio? Chi li accompagna? Chi
sta con loro?
Vi consiglio di usare proprio una agenda familiare (così la chiamiamo nel libro Onora il figlio e la
figlia), in cui segnare i tempi della vostra famiglia, sia quelli condivisi che quelli di ciascuno dei
membri: la moglie, il marito, i figli...
Così, oltretutto, sarete anche costantemente aggiornati sugli impegni e sugli spostamenti di
ognuno.
Il rispetto dei tempi è essenziale.
LE REGOLE SUGLI SPAZI
In secondo luogo, in casa sono fondamentali le regole sulla gestione degli spazi. Quante volte
avrete detto “Questa casa non è un albergo!”, riferendovi alla mancanza del rispetto delle norme
che vigilano sull'ordine degli ambienti e sugli orari di uscita e rientro.
In ogni casa c'è una stanza per i genitori, una per i figli, dei luoghi comuni della socialità... e tutti
questi spazi hanno delle regole.
La loro definizione è fondamentale e la mancanza di organizzazione produce dei conflitti enormi.
Immaginate se in una camera c'è una figlia che studia, poi entra il fratellino più piccolo – di cui
magari è anche gelosa! - ed invade questo spazio di silenzio e concentrazione, cercando giocattoli,
facendo confusione...
Gli spazi di una casa sono frutto di accordi e di negoziazioni ma devono essere chiaramente definiti.
E’ una decisione che, in fondo, spetta a voi, e che voi dovete assolutamente prendere perché non è
prescindibile. Pena il caos.
E nella gestione degli ambienti, la televisione va messa in sala, non può stare in camera, né in
quella dei genitori, né tantomeno in quella dei figli.
Sul comodino mettete dei libri, non un monitor di TV o pc...
E, se possibile, prendete sonno leggendo, non con la televisione accesa.
C'è una ragione molto semplice per non lasciare che i vostri figli si addormentino guardando
immagini in televisione: perché esse sono fortemente invasive nell’immaginario dei bambini che
restano prigionieri di quanto visto e rischiano di compromettere il sonno e il riposo.
Gli incubi notturni nascono spesso da immagini paurose legate nella mente.
Tutti questi “elettrodomestici virtuali” (la televisione, il computer, internet...) vanno collocati
assolutamente in sala, nei posti dove si socializza e possono essere usati insieme. I bambini e i
ragazzi non vanno lasciati, a lungo, soli davanti a facebook.
Tenete anche conto che i nostri figli sono bravissimi con le tecnologie e dunque le sanno usare e
sanno passare dall’una all’altra senza alcuna difficoltà.
In televisione e su internet, poi, trovano e guardano di tutto, anche immagini pericolose, violente,
gravi da gestire per la loro età.
Non sto pensando in questo momento alla pornografia che, permettetemi di dirlo, è più che altro
penosa, ma fa danni limitati; piuttosto ho in mente video di torture (su animali o su persone),
scene di orrore tratte dalla guerra, dagli incidenti... violenze terribili e non accettabili per i bambini.
Piuttosto delle voci e delle immagini, arredate la vostra casa con la musica – specie quella classica
–, che fa bene al cervello, allenta lo stress.
La televisione sempre accesa può vomitare immagini feroci, scioccanti, che i figli assorbono come
spugne.
Inoltre, in casa, ciascuno deve avere il suo spazio, anche piccolo, ma “suo”; il contenitore dei
giochi, il luogo dove studiare... ma non gli elettrodomestici virtuali.
E questi spazi vanno arredati, a seconda di chi li vive.
I bambini devono avere la possibilità di scegliere come organizzare la propria camera ed anche
avere il compito di tenerla in ordine.
Ricordate sempre che le stanze appartengono a chi le abita.
Ogni camera ha i suoi oggetti, è arredata dalle persone che la vivono e va mantenuto il rispetto
degli spazi di intimità di ciascuno.
Forse immaginate quante liti ci sono in famiglia, specie con i ragazzi adolescenti, perchè i genitori
“mettono le mani” nelle stanze dei figli.
Ricordo di una ragazzina, partita per la gita scolastica, che al ritorno a casa aveva trovato la sua
camera completamente ripulita, riorganizzata da una madre che, a suo giudizio, non solo aveva
toccato dove non doveva, ma anche aveva risistemato senza rispettare il gusto, le esigenze,
l'espressione della figlia.
Io dico che le stanze – è buona norma – sistemarle insieme o, al limite, aiutare i propri figli a
rimettere ordine. Ma non sostituirsi a loro, mai.
Invece le stanze della socialità sono di tutti e vanno organizzate rispettosamente, con l'accordo di
chi le vive.
LE REGOLE SULLE TECNOLOGIE
Facciamo un ulteriore passaggio: i nostri ragazzi si confrontano quotidianamente con internet.
Lo sanno usare proprio bene questo strumento, e ciò non significa tanto navigare tra i siti, magari
scaricare film o musica... loro sanno scrivere un blog, aprire un profilo su facebook, aggirare una
password, collegarsi con windows life, dialogare su skype, avere una posta elettronica...
Chi dei presenti potrebbe fare le medesime cose?
I vostri figli sono molto bravi in questo ambito, sono “nativi digitali”, per cui voi dovrete imparare a
conoscere le tecnologie, non solo quelle che servono per tenersi informati, cercare notizie, ma
soprattutto quelle che coinvolgono le relazioni virtuali: facebook, twitter, le chat, i blog, i forum...
perché lì stanno i ragazzi, oggi.
Mettetevi nelle condizioni di essere più bravi di loro perché, per poterli controllare, dovete poter
capire cosa gli sta accadendo, insomma, dovete conoscere questo mondo con cui, vi piaccia o no,
loro si confrontano ogni giorno.
E abbiate coscienza che nel virtuale si celano anche tantissimi pericoli: il furto d'identità – per
esempio – il cyberbullismo...
Può succedere che le persone si mettono in contatto su internet, senza in realtà sapere veramente
chi sta dietro ad un profilo, ad un nome.
Magari un tale ruba la mia identità, apre un forum online e scrive cose che non mi corrispondono.
Oppure, in classe, una ragazzina è presa di mira dalle compagne e in internet vengono pubblicate
sue foto, oppure ingiurie contro di lei …
Può anche succedere che gli adolescenti su facebook si conoscano, scambino informazioni, sui blog
scrivano come su un diario privato (solo alla mercè di chiunque), concedano “l'amicizia” a chi
credono di conoscere (e magari invece sono adulti nascosti in profili di ragazzini...), aprano un
dialogo, si raccontino.
Poi magari inseriscano anche delle fotografie, più o meno in pose ammiccanti, dettaglino, senza
pensarci troppo, i luoghi che frequentano e gli orari, descrivano le proprie giornate, raccontino
della scuola o della palestra.... e cosa ci mette una persona a rintracciarli?
Espongono nella piazza virtuale le loro vite, per cui sono facilmente agganciabili, sia perché si
conoscono i posti in cui trovarli, sia perché si possono definire i loro gusti, i loro interessi...
Capite la pericolosità.
Dunque io dico: dovete dare delle regole per gestire questi nuovi mezzi di comunicazione di massa
e la tecnologia virtuale.
Vi racconto di una recente ricerca intitolata: “Quanto ti vuoi bene?” realizzata di recente da Dove,
Microsoft e Futuro al Femminile con il coordinamento della Fondazione Movimento Bambino.
Sono stati intervistati 3.600 ragazzi tra i 9 e i 16 anni con numerose domande sul cibo (quanto
mangi? Ogni quanto ti pesi? Qual è il rapporto con il tuo corpo?), sullo specchio (e dunque sulla
percezione della propria immagine e di se stessi), sugli abiti (di fatto sullo shopping), sulla lettura
(dove è emerso che i bambini tra i 9 e gli 11 anni leggono, dai 12 in poi non lo fanno più).
Bene, in merito al virtuale è emerso che:
il 92,6% ha internet a casa;
il 94% ha una email;
l'86,4% sostiene che i genitori non sanno della mail dei figli.
E' un dato preoccupante, gravissimo.
Per cui a tutti i genitori che hanno internet in casa io dico che dovete:
1. saperlo usare meglio dei vostri figli
2. mettere il pc e la connessione in un posto dove potete controllare
3. non lasciare la televisione in camera, ma se proprio si trova lì, almeno i bambini non
devono poter accedere a tutti i canali ma solo alla home video ed eventualmente alla
videocassette
4. accertarvi se hanno un account email
5. condividere il loro interesse per facebook e i blog
6. pretendere di essere informati dai ragazzi su chi frequentano, con quali persone chattano
on line, chi incontrano nel mondo reale dopo aver avuto contatti virtuali...
REGOLE CON GLI ANIMALI
Sono tra quelle che preferisco.
E' fondamentale avere un animale in casa, se i vostri figli ve lo chiedono prendetelo.
Mettete pure in conto che se ne disinteresseranno, che nonostante tutte le promesse
sull'occuparsene, le dichiarazioni di impegno e i “ti prometto”, “ti assicuro”, alla fine toccherà a voi
seguire anche l'animale.
Però sappiate che per i vostri figli sarà importante perchè loro osservano come i genitori se ne
curano, più ancora di come guardano alle attenzioni del papà o della mamma per i fratelli e le
sorelle: vedono negli animali loro stessi senza parole.
Pensate alle favole che tanto affascinano da sempre i nostri ragazzi, li incantano; gli animali li
rappresentano, specie nelle loro emozioni.
Certo, avrete l'onere di gestirli, questi animali, indubbiamente è un impegno: però potete lavorare
molto per condividere le responsabilità nella cura del cane, del gatto...
Vi assicuro che, in qualsiasi caso, avrete benefici enormi.
Maria Montessori lo specificava proprio bene: coinvolgete i bambini in ogni operazione che ha a
che fare con ciò di cui si sono assunti una responsabilità, per esempio la gestione di un animale,
vedrete quanto potrà esservi utile per la crescita e il benessere dei vostri figli.
La presa in carico di un animale richiede proprio quell'attenzione di cura che può divenire una
lezione vitale per loro.
Per inciso, le fiabe, a differenza delle favole, hanno di norma personaggi mitici come principesse,
folletti, sirene, maghi.... figure archetipiche, portatrici di chiari messaggi e valori.
E mentre le favole hanno tutte, in conclusione, una morale, le fiabe in sé non è detto (ci sono
assassini, avvelenamenti...). Piuttosto terminano sempre con l'idea che “giustizia è fatta”.
Il protocollo con cui si sviluppano è normalmente ben chiaro: il protagonista, di solito, all'inizio, si
trova in una situazione molto difficile, terribile, problematica (tra l'altro, di frequente, è un
adolescente).
Durante il suo percorso affronta degli antagonisti – che sono le minacce, le paure, le ansie – e con
l'aiuto di persone buone, folletti, gnomi, riesce a ottenere successo e giustizia. Se pensate, le favole
terminano sempre con “... e vissero tutti felici e contenti”.
REGOLE PER IL GIOCO E PER LO STUDIO
Ci sono poi le regole che riguardano il gioco, lo svago, il divertimento e quelle dello studio, del
lavoro, dell'impegno.
Anche qui, vi prego di non dimenticare mai, per prima cosa, il diritto dei bambini a giocare.
A volte hanno talmente tante cose da fare, la scuola è molto impegnativa, complessa, richiede
tante energie e loro giocano poco.
Immaginate quanto può essere difficile l'ambiente scolastico per loro, dove si confrontano con altri
adulti, simpatici o meno, con regole molto precise, dove contano i risultati.
Dovete dunque lasciare un tempo ai vostri figli per giocare, metterli nelle condizioni di farlo. Ne
trarranno un indubbio beneficio per tutta la vita.
Ed anche qui: “Quanti giochi si devono comprare?”. POCHI. E gli acquisti di giochi devono essere
REGOLAMENTATI (in particolari occasioni, preferibilmente non collegate a voti o successi scolastici,
ma soprattutto a “piaceri”).
Da questo punto di vista vi consiglio di fare delle cose belle, in famiglia, tutti insieme, ogni mese e
più volte al mese: acquistate un dono, leggete un libro, uscite all'aria aperta e giocate con i vostri
figli.
Giocare è fondamentale: con l'aria, l'acqua, la terra, il fuoco.
Certo, al gioco va dato un tempo, fissatelo insieme, genitori e figli.
E poi dettate degli orari che vanno rispettati.
Non permettete di trasgredirli, dovete essere fermi. “Con la playstation puoi giocare il tempo
concordato” e basta. Non si discute. Specie poi a fine giornata: un ragazzino fino a 11 anni non può
andare a letto dopo le 22; perché, al mattino, possa svegliarsi presto, anche alle 7. In questo modo
sarà riposato e voi potrete avere il tempo di prepararlo bene alla scuola, fare colazione assieme... E
dunque, in ultima analisi, aiutarlo ad accogliere la nuova giornata e soprattutto il distacco da voi.
Per dormire la regola dovrebbe essere: al massimo alle 22 per chi frequenta la scuola dell'infanzia
e primaria; al massimo le 22.30 per chi va alle medie (ed è già tardi!).
Tenete conto che le nostre scuole li impegnano davvero tanto, sono difficili, per cui i ragazzi hanno
proprio bisogno di riposo, anche di quello pomeridiano (se lo richiedono) per smaltire lo stress.
Mettete insieme gli orari dello studio con quelli del riposo e del gioco. C'è un tempo per ogni cosa.
Se voi decidete questi tempi, i vostri figli si sentiranno accompagnati, in una buona organizzazione
di spazi, orari, incarichi, ruoli... regole.
Questa struttura normativa – che poi, come vedete, non richiede tantissime regole – è
fondamentale per dare loro dei paletti, mettere dei limiti.
Poi, vi faccio anche un invito: la domenica è il giorno dei legami, dei riti e va valorizzata per questo.
Così il messaggio da mandare ai nostri figli sarà: si può vivere bene il divertimento, entro limiti
definiti, regole precise, che aiutino a non trasformare la libertà in caos.
Fate della festa un momento di festa vera, tenete dei riti che creino e rinnovino i legami. Non dico
per forza la messa, però sappiate che, per la famiglia, andare tutti insieme in un luogo assume
significati profondi e unisce.
IL BUON ESEMPIO
Tutto questo, ovviamente, si tiene in piedi se voi, per primi, date il buon esempio, se queste regole,
innanzitutto, le rispettate voi stessi. Non potete dire ai vostri figli “non fumare” e poi voi fumate;
“non bere” e voi bevete; “non stare attaccato alla TV” e voi rimanerci appiccicati.
LA PREADOLESCENZA E L'ADOLESCENZA
Un ulteriore riflessione posso aggiungere per quanto riguarda la fascia d'età della preadolescenza e
dell'adolescenza, tanto bella quanto difficile. Le ricerche internazionali di neurofisiologia,
riguardanti le attività cerebrali dei ragazzi di quest’età, ci parlano di “circuito della ricompensa”.
Durante questa fase dello sviluppo, in alcune aree del cervello (corteccia frontale e prefrontale, in
particolare), viene “resettato” molto di quanto è stato appreso nei primi dodici anni di vita.
Nello stesso periodo prevale, a livello biochimico, nel corpo e nel cervello, il circuito dopaminico o
“della ricompensa” che “impone” di soddisfare subito i propri bisogni, i propri piaceri, i propri
desideri.... Ovvero aree corticali e subcorticali, interconnesse tra loro, elaborano le informazioni
che entrano nel cervello, al fine di stabilire se esiste o meno la possibilità di una ricompensa o del
verificarsi di un evento piacevole. La stimolazione di questo circuito cerebrale provoca un senso di
piacere correlato all’aumento dei livelli di dopamina. La dopamina è un neurotrasmettitore, cioè
una sostanza chimica, che permette ai neuroni di comunicare tra loro ed è stata indicata come
l’agente chimico principalmente responsabile dell’attivazione dei centri della ricompensa. Correre
rischi e cercare sensazioni intense attiva il circuito della ricompensa: lo stato psicoemotivo
percepito è, di per sé, piacevole e “gratificante” soprattutto per i giovanissimi.
Sulla base di queste osservazioni, accompagnate agli studi sul comportamento degli adolescenti, i
ricercatori hanno ipotizzato che la ricerca del rischio potrebbe poggiare su basi biologiche ed
evolutive. Il compito primario di un adolescente, di qualsiasi specie, è quello di raggiungere
l’indipendenza. Senza la spinta a sperimentare l’avventura e il rischio, i ragazzi non troverebbero la
necessaria energia per operare il distacco dalle figure di riferimento adulte e superare i confini
sicuri dell’ambiente familiare.
Questa eccitante ricerca è promossa da istinti e pulsioni più che da ragionevoli progetti. Ciò, talora,
non consente di elaborare percorsi e protocolli per raggiungere gli obiettivi in maniera piena e
duratura.
Dunque, vanno educati, amorevolmente allenati all'attesa. Mentre loro lanciano un input ed
attendono un risultato immediato (la società virtuale li ha abituati e poi viziati in questo), voi
genitori potete aiutarli a comprendere che la vita non è “tutto e subito”.
Il cervello è in ebollizione e il circuito dopaminico è davvero pregnante, ma conoscendo i
meccanismi ed il significato evolutivo di questa trasformazione è possibile dialogare, comunque, in
maniera profonda ed efficace: esempi concreti ed esperienze dirette divengono codici di
comunicazione da privilegiare.
Essere adolescenti è anche una condizione psicofisica, il tempo in cui si sviluppa la loro identità
sessuale. Immaginate quali grandi trasformazioni sono chiamati a vivere e gestire: per esempio il
menarca per le ragazze, l'inizio della produzione di sperma per i maschi.
Non accade quasi mai che venga loro seriamente proposta una educazione sessuale precisa,
attenta, accogliente, partecipata.
Nessuno parla di sesso ai minori, di ogni età, perché il problema è nell'educazione degli adulti, nei
tabù che ancora non si riesce a scardinare.
Per elaborare regole adatte agli adolescenti è dunque necessario:
1. innanzitutto che voi conosciate il meccanismo del circuito dopaminico;
2. in secondo luogo che li aiutiate a canalizzare le loro energie, sessuali e sentimentali, verso
obiettivi di realizzazione e piacevolezza (per esempio lo sport, la musica…). Va dato modo ai
ragazzi di esprimersi e di essere ascoltati, di diventare protagonisti e capaci di gestire le
emozioni.
Al termine del suo intervento, la prof. Parsi ha dialogato ancora con il pubblico in sala rispondendo
ad alcune domande sulla questione della paghetta e sull’educazione all’uso del denaro; sui lavori
estivi e sul senso della gratuità nelle faccende di casa, sulla gestione delle relazioni affettive dei
giovani.
In merito alla paghetta.
Credo che sia utile, dopo gli otto anni, se definita con precise regole:
1. una cifra sempre uguale (cresce solo con il crescere dell’età);
2. si stabilisce insieme come viene usata (nel senso che i soldi dati con la paghetta devono
servire a tutte le necessità ludiche di cui hanno bisogno: la pizza con gli amici, la ricarica
del cellulare, il libro, il gioco….). Dunque paghette ragionevoli, ragionate e ben
canalizzate;
3. non toglietegliela ogni volta che si comportano male, non usatela come forma di ricatto;
se dovete dare una punizione, una sanzione, che sia vera e non un ricatto. Per esempio:
“Sei andato male a scuola, hai preso un brutto voto perché non hai studiato. Bene, ora
studiamo insieme, o ti faccio aiutare da chi è più competente di me, e tu rimedierai
all’errore”.
Dare una paghetta ai ragazzi adolescenti e preadolescenti serve anche per evitare che poi –
altrimenti – si procurino i soldi da sè (magari con piccole forme di spaccio oppure perché
schiavizzati dai compagni di classe); li aiuta a diventare autonomi, ad imparare a gestire il denaro.
Va ragionata insieme, condivisa, discussa e – sempre insieme – si deve trovare un punto di accordo,
sia sulla quantità, sia sulle modalità di spesa.
Non dite loro: “Non ti do la paghetta, perché tu già non sai gestire la tua vita, i tuoi pochi impegni
scolatici, figuriamoci i soldi!”.
Piuttosto dovete spronarli, dare fiducia, ribadire: “Sono sicura che tu imparerai a gestirti, se
necessario ti aiuto”.
I genitori sono il riferimento affettivo più importante, di fondamentale importanza per i figli, non
posso abdicare a questo ruolo.
Per ciò vanno sempre sostenuti; dovete infondere loro fiducia sulle capacità e le risorse che
posseggono.
Sappiate che tutte le volte in cui vengono trattati male non solo non faranno bene ma, anzi,
faranno peggio.
Non si educa con l’umiliazione, né con la paura, né con l’ambizione. Piuttosto con il ragionamento,
l’ascolto, l’attenzione, l’amore.
Anche dare loro tanti soldi è sbagliato, perché i ragazzi devono imparare ad usare bene ciò che
hanno a disposizione. E controllateli rispetto alla capacità di spesa, alla gestione del denaro.
Guardateli se indossano abiti troppo costosi, se si permettono uno stile di vita troppo alto rispetto
alle loro possibilità.
Sono campanelli d’allarme per capire se ci sono cose che non vanno bene, situazioni che possono
preoccupare.
I genitori, da questo punto di vita, dovrebbero proprio avere il coraggio di ascoltare, osservare,
accogliere senza giudizio e senza paura.
In merito al lavoro estivo degli adolescenti.
Penso sia una cosa buona; tuttavia credo che i nostri ragazzi debbano essere preparati bene a
questo ingresso nel mondo degli adulti.
Indubbiamente è un’esperienza fortemente educativa se consapevole, desiderata e guidata.
Se, poi, i soldi che guadagnano li spendono in sigarette, o comunque in acquisti che voi non
condividete, dovete esplicitarglielo.
Nel caso del fumo, mostrate ai vostri figli un dvd in cui sono bene spiegati i rischi che corrono e le
conseguenze.
Siate autorevoli e tuttavia mettete in conto che, poi, saranno liberi di fare come credono.
In merito alla discoteca.
Il mio consiglio è vigilare sempre: dovete conoscere in quali locali vanno, con chi, come...
Poi presentatevi ai gestori e dite: “Se gira droga, alcol, fumo e mi accorgo che mio figlio esce di qui
sotto effetto di sostanze, semplicemente faccio chiudere questo posto”; controllate come escono
dai locali, mettete delle regole sul rientro.
Infine, in merito alle relazioni affettive.
Dovete soprattutto lavorare per la prevenzione, dare loro tutte le informazioni utili per una buona
educazione sessuale e renderli consapevoli.
Il problema non è assolutamente se hanno una relazione sentimentale da giovanissimi, quanto
piuttosto la loro capacità di gestirla, anche da un punto di vista fisico.
Motivo per cui dovete parlare con loro di sesso e sessualità, per aiutarli a non essere impreparati.