DECALOGO PER GLI STUDENTI Alcuni consigli di un ex prof. per

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DECALOGO PER GLI STUDENTI Alcuni consigli di un ex prof. per
DECALOGO PER GLI STUDENTI
Alcuni consigli di un ex prof. per salvarvi la vita e difendervi (dai prof.)
Breve premessa: cari ragazzi partiamo dal presupposto che siamo sulla
stessa barca, siamo interdipendenti, il nostro rapporto è indispensabile, serve
a crescere e può rimanere a lungo nella memoria.
Possono, però, sorgere tante difficoltà che vanno conosciute, occorre trovare
i rimedi giusti per non farsi troppo male e godere l’utile ed il bello del percorso
scolastico.
Certo cominciamo con l’ammettere che alla maggior parte di voi la scuola,
con gli obblighi, le regole, la fatica, pesa e sognate il giorno in cui uscirete,
per l’ultima volta e definitivamente dalla porta dell’ edificio frequentato per
cinque o più anni. Per accorgervi, poi, nella maggioranza dei casi, di provare
un po’ di rimpianto per quell’ambiente, le sue consuetudini e magari anche
per alcuni insegnanti.
Vi sembra incredibile? Lo so, però l’ho visto accadere!
Io sono stata dall’altra parte, in cattedra, tanti anni : vi ho osservato, ho
osservato i miei colleghi e quindi mi sento in grado di darvi qualche
suggerimento che può tornarvi utile.
1) ATTENTI ALLA PRIMA IMPRESSIONE
Di sicuro ve l’avranno raccomandato anche i vostri genitori :”Comportati
bene, soprattutto i primi giorni di scuola!” E’ proprio vero, sugli insegnanti fa
molta presa la prima immagine che date di voi , questa s’impone e tende a
fissarsi nella memoria (è quasi un riflesso incondizionato..non è facile
rendersene conto). Quindi partite col piede giusto. Non preoccupatevi troppo,
invece, delle prime impressioni o dei giudizi dei compagni, quelli possono
cambiare più facilmente.
2) IMPARATE A CONOSCERE I VOSTRI PROF.
Osservateli attentamente, ascoltateli (non solo durante le lezioni), non per
imitare il famoso spot:”Se li conosci li eviti”. Non potete evitarli, dovete
conviverci, quindi attenzione a cosa li irrita,scoprite i lati positivi, qualcuno ci
deve pur essere, e poi regolatevi… Nella funzione di docente delegato di
classe ho spesso raccolto, ufficialmente o meno, le lamentele e le confidenze
di studenti in crisi per rapporti difficili con i prof. A loro ho sempre detto
questo:”Tu pensi che una persona adulta possa modificare il proprio carattere
per venirti incontro? Non è possibile e nemmeno giusto, quindi tocca a te
capire le richieste dell’insegnante. E’ tuo diritto avere docenti che spieghino,
interroghino, ti valutino, tutto il resto è affidato al caso. Se ti capita una
persona poco comunicativa, con un carattere difficile, pazienza! Considera un
allenamento importante per il tuo carattere e la vita futura, imparare ad
accettarli e conviverci senza pericolosi attriti; non puoi pretendere di
incontrare sempre e solo persone gradite!”
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3) RISPETTO :PAROLA MAGICA
Ma che fatica, capirlo ed applicarlo nei vostri rapporti con i prof. Se i genitori
hanno fatto un buon lavoro dovreste avere interiorizzato questa parola
magica: è la regola base di ogni rapporto umano, sia nei confronti dei vostri
pari che degli adulti. É anche un modo di comportarsi che richiede reciprocità,
non può essere unilaterale: si dà e si riceve. Ferisce molto sentirsi trattare in
modo sbagliato e sconveniente; l’avrete forse sperimentato sulla vostra
pelle… Ecco, provate a mettervi nei panni del prof: svolge un lavoro
importante, ma non facile, ha bisogno di interagire con ragazzi che
riconoscano e magari apprezzino il loro ruolo (Certo, prevengo le vostre
obiezioni, devono meritarselo), ma sapete quanta frustrazione nasce dal
combattere quotidianamente con il disinteresse, la mancanza di un minimo di
applicazione e partecipazione e spesso comportamenti ineducati dei propri
studenti? Ecco, se provate questo sforzo d’immedesimazione, quasi uno
scambio di ruolo, darete un valore diverso all’adulto che siede in cattedra e
sarete più disponibili ad accettarlo ed a collaborare. Sapete, un insegnante
che entra in una classe mediamente tranquilla, lo fa con uno spirito
certamente più positivo ed è così nelle condizioni giuste per svolgere in modo
più efficace il suo compito. Un docente che varca la soglia di un’aula
d’indisciplinati, è nelle peggiori condizioni di spirito, non ne verrà niente di
buono : lui si sentirà frustrato e nervoso e voi sarete sempre più delusi e
ostacolati nel processo di apprendimento. Quindi mettete gli insegnanti nelle
condizioni di svolgere il proprio lavoro.
4) LA CAPACITÀ DEGLI INSEGNANTI
Chi è in grado di valutarla? Certamente voi! Siete bravissimi in questo, tutti.
Non vi sfugge niente; siete in grado di capire se il prof. conosce e sa
trasmettere la propria materia, avvertite la sua sicurezza o insicurezza, di più,
percepite il grado di passione che il docente mette nella sua attività
quotidiana, così come non vi sfuggono parzialità nel comportamento o nei
giudizi nei confronti degli studenti. Sapreste bene chi promuovere o bocciare
tra i vostri prof. a fine d’anno, se ne aveste la possibilità. Altro che concorsi
per docenti! Siete più abili e attendibili di tutti gli esami e le commissioni di
valutazione per l’immissione in ruolo .
5) INSEGNANTI DIFFICILI; CHE FARE?
Prima e fondamentale considerazione, non tutti i prof. sono perfetti; certo, ma
nemmeno qualcuno di voi è lo studente ideale, vero? Il mio compito è, però,
aiutarvi, non criticarvi facendo scaricabarile; quindi che fare? Accettare il
destino. Per il calcolo delle probabilità è quasi impossibile che vi capitino tutti
docenti super e graditi. Attenti, però, ai giudizi troppo affrettati, atteggiamenti
scostanti o eccessivamente severi possono semplicemente essere frutto di
una strategia iniziale: il prof. si sta attrezzando per darvi dei segnali chiari, del
tipo:”Patti chiari, ragazzi, qui si fa come dico io”. É una tattica d’attacco, ma
anche di difesa, vuole evitare di essere preso “sottogamba” . Sta a voi non
dargli occasione di sfoderare gli artigli. Un altro caso: il prof. che pretende
troppo, che vi fa sgobbare… non vi piacerà, ma credetemi, non è un male. Se
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riflettete con un pizzico di realismo, sarete disposti ad ammettere che per
molti di voi l’arrendevolezza o la mancanza di richieste precise, non stimola a
spendere l’impegno indispensabile all’apprendimento.
6) IMPEGNO: NON SE NE PUO’ PROPRIO FARE A MENO
É l’altra parola magica,dopo rispetto: insieme possono fare veramente la
differenza ed indirizzare positivamente il vostro percorso scolastico. Ma per
voi l’abbinamento più scontato è impegno=fatica. Non avete torto, ma
pensateci bene, qual è il genere di attività che produce risultati positivi senza
un minimo dispendio di energia? Se praticate uno sport siete di sicuro
consapevoli che non si ottengono risultati senza un allenamento costante. Ma
la fatica vi spaventa, certo! Come se ne esce?Cercando di focalizzarsi
sull’obiettivo da raggiungere : non si tratta del semplice pezzo di carta,
necessario, ma purtroppo non sempre sufficiente, oggi, per costruirsi un
futuro. Si tratta soprattutto di sviluppare possibilità o capacità che avete, ma
che sonnecchiano, o delle quali sottovalutate l’importanza. Non dovete
pensare al contenuto dei libri di studio come un monte di nozioni da
incamerare e memorizzare, ma a strumenti o cibo per la vostra mente. Si
sente spesso sottolineare l’importanza di un’alimentazione sana e varia, la
necessità del movimento per conquistare o mantenere un corpo sano; ed il
vostro cervello, come lo nutrite, come lo allenate?La ricettività e l’elasticità di
cui gode un cervello giovane è un patrimonio da non sprecare!
7) ATTENZIONE ! NON ESISTONO MATERIE INUTILI
Gli studenti dei licei sono abituati ad affrontare argomenti non legati allo
sviluppo di competenze specifiche, ma chi intraprende indirizzi di studio
professionalizzanti può cadere nell’equivoco di privilegiare e dare più peso
alle materie d’indirizzo. Ho insegnato, per undici anni, lettere in istituti tecnici
e quindi la preoccupazione principale è sempre stata far accettare le mie
materie , mettendone in luce la trasversalità ed il valore intrinseco. Il
possesso e l’uso sicuro dell’italiano è un’abilità fondamentale, qualunque sia
la tua professione futura. Bene, questo ragionamento, forse, arrivava ai miei
studenti, mentre su un altro versante dovevano aver fede e credermi sulla
parola; volete sapere quale? La sensibilità, la capacità d’approfondimento, il
gusto del bello che solo la lettura dei classici della nostra letteratura può
contribuire a sviluppare e ad affinare. Dovete avere pazienza, ragazzi, questo
aspetto lo si scopre da grandi e, credetemi , è una caratteristica che
arricchisce la personalità, anche del miglior tecnico. Naturalmente questo
discorso vale in tutti i campi; eccovi un altro esempio: sbagliato ugualmente,
per gli studenti del classico, sottovalutare o ignorare gli argomenti scientifici
previsti dai programmi , completeranno infatti la loro formazione. Pazienza,
perciò,sopportare le materie non gradite, tutte contribuiscono alla vostra
formazione umana e culturale ed inoltre, fermandosi al presente, ciascuna di
esse è vitale per la promozione, attenti!
8) LA SCELTA SBAGLIATA
Può accadere di accorgersi di avere sbagliato la scelta della scuola
superiore: situazione delicata. Non è un dramma, ma dipende da quando
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accade e da come si affronta. Nella maggior parte dei casi succede in prima
superiore, all’arrivo delle prime valutazioni; se molte sono negative, nasce il
sospetto:”Ho sbagliato indirizzo…”Ecco in questo momento è necessario
l’aiuto di genitori e prof. per capire se i risultati negativi sono conseguenza di
scarso impegno o di un rifiuto più profondo. Fatevi aiutare a fare chiarezza,
abituatevi ad essere sinceri con voi stessi. Il passaggio alle scuole superiori è
faticoso, ed un periodo di assestamento è assolutamente fisiologico, ma se
avvertite un blocco, o una repulsione per gli argomenti e le materie che
devono occupare le vostre giornate di studenti, allora riflettete bene e, ripeto,
fatevi aiutare! Sapete qual è il pericolo maggiore? Sentirsi inadeguati,
perdere fiducia in se stessi : questo fa soffrire e vi taglia le gambe. Quindi ,
coraggio! E se insieme agli adulti di riferimento decidete che è necessario un
cambio d’indirizzo scolastico, fatelo il prima possibile e senza sensi di colpa.
Capita a molti di sbagliare una scelta importante, ma si può rimediare.
Diverso è il caso in cui il rifiuto o la perdita d’interesse per il corso di studio si
manifesta negli ultimi anni del percorso: qui il consiglio è univoco e deciso,
avanti tutta! Concludi ciò che hai iniziato, con costanza e senza troppi
tentennamenti, arriva al traguardo della strada che hai intrapreso e che ora ti
delude, forse perché nel frattempo hai maturato altri interessi. Dopo potrai
andare dove ti porta il cuore, ma senza perdere anni ed energie per
convertire un percorso già avviato verso la sua conclusione.
9) TENERE A BADA LA FRUSTRAZIONE
É un’abilità che dovete esercitarvi ad acquisire e sviluppare: serve a scuola
ed è un allenamento per la vita. Gli psicologi considerano educativo
l’esercizio di gestire situazioni difficili dall’infanzia in avanti: sono i no dei
genitori, le difficoltà nei rapporti con compagni ed insegnanti, gli insuccessi in
alcune circostanze. Non è facile, non ve lo nascondo, ma sapere che non è
uno sforzo inutile, è una bella notizia! Anche i ragazzi che manifestano
indifferenza nei confronti dei propri risultati scolastici, il più delle volte,
indossano una maschera, per attutire colpi che fanno comunque male.
Faccio alcuni esempi concreti: il brutto voto, il sentirsi in qualche modo
inadeguati, incapaci ; come si può reagire? Innanzitutto con un esame di
coscienza : è chiaro che se non avete fatto un minimo sforzo d’applicazione e
di studio, dovete considerare il risultato negativo come una normale
conseguenza. Quindi poche recriminazioni, evitate di dare colpe al destino
avverso e al prof. e cominciate a studiare seriamente. In tutti gli altri casi,
abituatevi a considerare il voto negativo come la valutazione di una o più
prove, cioè una tappa di un percorso lungo, non la negazione della vostra
intelligenza o il segno di un fallimento. In questo compito sarebbe necessario
il supporto di adulti: genitori soprattutto, ma anche prof.. I primi hanno il
dovere di domandarvi il perché del voto negativo e ,anche se vi dà fastidio,di
farvi delle raccomandazioni ad impegnarvi di più (molto normali), ma senza
tragedie. Lo so che preferireste che “non vi stessero troppo addosso”, ma
dovete ritenervi fortunati se lo fanno: l’interessamento al vostro cammino
scolastico è proprio necessario, per trasmettervene l’importanza. E i prof?Il
loro dovere è motivarvi il giudizio negativo in modo preciso :”Non hai capito
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questo argomento, non hai saputo applicare questa regola ecc..” Se poi,
qualche volta, aggiungessero:”Dai, un po’ più di esercizio, o più attenzione
ed impegno e la prossima volta ce la puoi fare”. Sarebbe perfetto! Ma non
aspettatevelo sempre, né da tutti; cercate in voi stessi la forza per incassare il
momento no e raddrizzate il tiro; nello stesso tempo, però,non rinunciate a
chiedere chiarimenti, supporto a qualche insegnante che si dimostra
disponibile o vi ispira fiducia. Credetemi, qualcuno esiste.
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LA MOTIVAZIONE
Non si va da nessuna parte se non ci si prefigge una meta, dovete avere
consapevolezza di questo, non è così tanto scontato. In tanti istituti si
attivano, al primo anno,progetti di accoglienza, che prevedono in genere la
somministrazione di questionari per conoscere desideri e timori degli studenti.
I risultati dimostrano che in cima alle vostre aspettative ci sono buone
relazioni con i compagni ed i docenti e, scontatissima, la promozione; tutto
ciò tradotto significa: voglio essere felice, star bene con le persone che
condividono il mio cammino e finirlo in gloria. Ecco la molla giusta: trovare in
voi stessi i modi ed i comportamenti per stare bene. Quante volte, durante
colloqui con studenti in crisi, ho fatto loro una domanda banale:” Sei contento
quando prendi un bel voto?” “Certo, prof” mi rispondevano, forse
pensando:”Ma questa c’è o ci fa?”. Ecco, la soluzione è a portata di mano. La
valutazione positiva rende soddisfatti soprattutto e prima di tutto voi, prima
dei prof.e dei genitori. É per voi stessi che lavorate, e poi, come si dice:
”Contenti voi , contenti tutti”. Non dovete essere passivi e subire la scuola
come una condanna, ma come scelta ed opportunità. É chiaro, non sempre
può filare tutto liscio, ma se la meta è chiara, si superano gli incidenti di
percorso e si riparte! Non cadete nell’errore di attribuire sempre ad altri le
colpe dei vostri insuccessi, è un sintomo d’immaturità; rischiate di chiamarvi
fuori e di delegare ad altri il vostro ruolo di protagonisti.
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DECALOGO PER I PROFESSORI
Alcuni consigli per salvarvi la vita e difendervi dagli studenti
Scusate, cari colleghi, non voglio mettermi in cattedra, ma partendo dal
presupposto incontestabile che siamo sulla stessa barca dei nostri ragazzi,
mi permetto di dedicarvi alcune riflessioni, maturate rigorosamente sul campo
e approfondite da ex (cioè dopo essere scesa dalla barca). Mi sembra più
opportuno seguire specularmente i consigli dati agli studenti… Ci provo.
1) ATTENTI ALLA PRIMA IMPRESSIONE
Certo, credetemi, conta; non è ininfluente come vi presentate la prima volta.
Lasciate un segno, quindi attrezzatevi; naturalmente i ruoli sono già definiti: a
voi tocca trasmettere contenuti , promuovere apprendimento, ma soprattutto
condividere un percorso importante di crescita… quindi molto ve lo giocate il
primo giorno. Qualche sorriso, un saluto di benvenuto, una certa disponibilità
a fare conoscenza, non sminuiranno di sicuro la vostra autorevolezza, ma al
contrario vi faranno apparire come persona sensibile ,e non come semplice
controparte da temere, o, nel migliore dei casi, da sopportare. Anche se non
lo danno a vedere, molti studenti provano timore ed una certa inquietudine
nei vostri confronti, soprattutto al primo incontro; tocca a voi rassicurarli, così
partirete con il piede giusto.
2) IMPARATE A CONOSCERE I VOSTRI STUDENTI
Sono tanti, non è un compito facile; immagino le obiezioni: “Si pretende
troppo da noi, non siamo psicologi, non possiamo occuparci anche delle
realtà che vanno al di là dell’insegnamento”. Questo ragionamento non fa una
grinza, ma con questi ragazzi ci convivete giorno dopo giorno, ed è
opportuno, oltre che giusto, trattarli e considerarli oltre le abilità o i limiti legati
alle attività didattiche. Attenti non fermatevi solo alle apparenze, molti di loro
sono più preoccupati di trovare un ”ruolo” all’interno della classe, di apparire
in un certo modo ai compagni. Non fermatevi quindi alla prima impressione,
può non essere quella giusta. Anche se siete un insegnante di lungo corso,
non sentitevi al riparo da errori. Tenete sotto controllo le inevitabili antipatie e
simpatie personali, lo sapete bene che esistono, ma non fatele pesare troppo,
soprattutto quando giudicate.
3) RISPETTO: PAROLA MAGICA
Lo so, è normale e giusto che lo pretendiate: siete adulti, siete prof, siete in
cattedra. Due suggerimenti, scusate il modo molto diretto e forse un po’
brutale: dovete meritarlo e soprattutto darlo ai vostri ragazzi. Non voglio
difendere a priori gli studenti, a volte sono difficili, ci mettono in crisi, non
riconoscono il nostro ruolo, ci creano difficoltà. Certamente le famiglie
dovrebbero avere svolto il loro compito nell’educarli a rapporti corretti con gli
insegnanti, ma in ogni caso tocca a voi , ora, fare la vostra parte, dimostrando
loro che, essere adulti non significa solo acquisire diritti e farli rispettare, ma
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soprattutto possedere la capacità e la pazienza per guidare i giovani a
realizzare rapporti sani in cui non ci sia chi prevarica e chi subisce . Stiamo
attenti, quindi, il rispetto non lo si può pretendere solo in forza dell’età e del
ruolo, sarebbe solo un riconoscimento esteriore e sterile; molto meglio che
riconoscano in noi, prima di tutto, uno spessore umano, che valga la pena di
essere apprezzato ed imitato. A questo proposito ci dovrebbero aiutare i
nostri ricordi di ex studenti… Cosa apprezzavamo nei nostri prof? Perché
qualcuno ci è rimasto nella memoria e magari nel cuore? Vale la pena
ripensarci.
Rispettare i propri studenti: molti lo danno per scontato, ma riflettete bene,
sicuri che lo facciamo quando li cataloghiamo in base a parametri rigidi,
quando facciamo fatica a sopportarli… (se ne accorgono), quando non diamo
loro la giusta considerazione, o vogliamo imporre le nostre verità, che spesso
purtroppo non c’entrano niente con le materie insegnate?
4) LA CAPACITÀ DEGLI INSEGNANTI
C’è da sempre, all’interno della stessa categoria, un pregiudizio o forse una
certezza : il valore di un docente si misura sulla severità… più sei
intransigente, più bocci… più sei bravo! Non mi sono francamente mai
riconosciuta in questo profilo, ed ho rischiato di essere giudicata male, perché
troppo... materna. Non mi arrogo il diritto di avere la verità in tasca, ma la
distinzione non può essere così netta; la severità serve se è uno degli
strumenti, non il solo, a prescindere. In certi casi la fermezza, il richiamo ai
doveri, porre dei paletti da non superare, sono scelte indispensabili, ma
vanno accompagnate anche da pazienza e fiducia; a volte un atteggiamento
più conciliante o un incoraggiamento ottengono risposte migliori. Non bisogna
aver paura di apparire deboli, in questo modo. I ragazzi sanno giudicarci
molto bene, avvertono la nostra disponibilità, così come colgono i messaggi
positivi che la severità può dare, quando è usata come una delle strategie,
non l’unica, per arrivare a risultati che accontentino tutti : loro e noi. Attenti ad
un altro aspetto: noi attribuiamo voti e giudizi, ma i nostri studenti non
sbagliano nel valutare le nostre capacità professionali sul piano delle
competenze. Non si può bleffare ; e se capita che ci colgano impreparati,
molto meglio riconoscerlo: ”Ragazzi, mi devo informare su questo argomento,
poi ne riparliamo” Lo apprezzano certamente.
5) STUDENTI DIFFICILI, CHE FARE?
Capita a tutti gli insegnanti di lavorare in classi difficili, per vari motivi:
disciplinari, per la presenza di problematiche particolari, spesso senza essere
supportati da colleghi e dalle famiglie degli studenti. Non mi riferisco,
ovviamente, a situazioni serie o a patologie dichiarate e certificate, che
richiedono strategie precise, ma a tutti quei casi in cui siamo soli ad affrontare
problemi di relazione con ragazzi. Allora? Cerchiamo innanzitutto di non
scoraggiarci, aggraveremmo la situazione, l’obiettivo principale è instaurare o
recuperare il rapporto umano con i nostri studenti, è fondamentale per loro,
ma soprattutto per noi. Essere accettati da loro è il primo passo per riuscire a
lavorare bene e sfuggire alla frustrazione di sentire andare a vuoto i nostri
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sforzi. Proprio in questi casi, occorre un po’ di coraggio per scendere dal
piedistallo del nostro ruolo, che a volte ci blocca in atteggiamenti e posizioni
rigide, proprie di chi si aspetta che siano sempre i ragazzi a mettersi “in
comunicazione” con noi. Facciamo il primo passo, provando ad ascoltarli.
Tentiamo anche di non sentirci troppo schiavizzati dagli obiettivi didattici;
creiamo le condizioni di base per lavorare, tutto verrà di conseguenza.
6) IMPEGNO
É lo stesso discorso fatto per il rispetto: non vale solo per i nostri studenti, ma
anche per noi. Non basta essere in cattedra, abilitati, di ruolo, per essere
automaticamente e definitivamente buoni insegnanti, pronti a vivere tutta la
carriera come rendita di capacità acquisite una volta per tutte. Buoni
insegnanti si diventa anno dopo anno, anche sbagliando, certo, ma con
l’umiltà di ammetterlo, almeno a noi stessi. La cultura è certamente un
aspetto da non trascurare e richiede aggiornamenti e approfondimenti, ma il
nostro è un mestiere complicato: abbiamo di fronte ragazzi sempre nuovi e
diversi, non è possibile insegnare in base a tecniche ripetitive,collaudate una
volta per tutte; una certa flessibilità è d’obbligo. Il confronto con i colleghi non
è solo una pratica fastidiosa, ma ci può dare spunti per “correggere il tiro”,
naturalmente condizione base: non sentirsi troppo perfetti. Un insegnante
impara sempre, anche dai propri errori, anche dagli studenti. Questo non è un
limite, ma il bello di una professione speciale.
7) ATTENZIONE NON ESISTONO MATERIE INUTILI
Questo richiamo,importante per i ragazzi, vale in un certo senso, anche per i
prof. Alzi la mano chi, almeno una volta, durante un consiglio di classe, o uno
scrutinio, non ha guardato con sufficienza, o ascoltato con fastidio, giudizi di
altri colleghi di materie ritenute meno importanti della propria; ve lo dice
un’insegnante di lettere che ha sempre avuto la certezza di trasmettere
contenuti indispensabili! Ricordiamoci sempre, però, dell’utilità e
dell’importanza di tutti i campi del sapere e saper fare ed inoltre teniamo in
considerazione che i giudizi dei colleghi ci permettono di conoscere meglio i
ragazzi, completano con altri punti di vista la nostra prospettiva unilaterale.
8) PER NON SBAGLIARE LA SCELTA: ORIENTAMENTO
Posso affrontare questo argomento perché per molti anni me ne sono
occupata, gestendo attività-laboratori di orientamento per ragazzi in ingresso
ed in uscita dalla scuola superiore. Essere attrezzati per fare scelte giuste è
importante: non basta solo acquisire informazioni, è necessario un percorso
di conoscenza di se stessi, che, pur sembrando una banalità, è proprio
l’obiettivo più importante da raggiungere. Sapete qual è una grande difficoltà
per i ragazzi? Essere consapevoli e riconoscere le proprie qualità; se guidati,
sanno evidenziare e riconoscere errori e debolezze, ma i lati positivi, le
potenzialità fanno fatica ad emergere. Proprio da qui occorre partire per
scegliere la rotta giusta o modificarla in caso di riorientamento.
Gli insegnanti sono in grado di capire se un ragazzo ha sbagliato la scelta
della scuola superiore? Generalmente sì, ma non bisogna essere superficiali
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o affrettati nel formulare il giudizio. Risultati negativi, nel primo periodo del
nuovo percorso scolastico, possono dipendere da iniziali difficoltà di
adattamento o da un impegno insufficiente. Occorre valutare la situazione
con la famiglia ed il ragazzo stesso e se, insieme, si arriva a concludere che
esiste la necessità di un cambiamento d’indirizzo,è indispensabile non far
vivere l’esperienza come un fallimento che potrebbe pesare negativamente
sul nuovo percorso. I ragazzi vanno aiutati a voltar pagina, senza troppe ed
inutili frustrazioni.
9) TENERE A BADA LA FRUSTRAZIONE
Sono molte le cause di frustrazione che un insegnante incontra nella sua
carriera; sono originate da tutti i componenti del mondo della scuola: ragazzi,
colleghi, dirigenti, genitori, personale vario. Andiamo con ordine: gli studenti,
ci stressano quando non rispettano le regole, sembrano disinteressati ed
impermeabili ai nostri sforzi, potrei continuare… Sbagliato accettare tutto
come inevitabile e immutabile; non esiste, innanzitutto la categoria
generalizzata di studente, ci sarà pure all’interno di una classe anche un solo
ragazzo che ci segue ed apprezza il nostro lavoro, così come possono
sempre accadere dei cambiamenti positivi nel comportamento e
nell’apprendimento dei nostri allievi. É pericoloso farsi schiacciare dalle
difficoltà che inevitabilmente s’incontrano, docenti frustrati fanno del male a
se stessi e comunicano il proprio malessere agli studenti, creando così un
circolo vizioso, difficile da sostenere. Soluzione? Non è facile, ma il mio
consiglio è ancora questo: recuperare un clima vivibile sul piano dei rapporti
interpersonali… solo così le cose si possono aggiustare. Colleghi: impossibile
andare d’accordo con tutti, ovvio; è comunque necessario per la propria
serenità realizzare dei buoni rapporti, almeno con alcuni di loro. Impariamo,
quindi, a distinguere le persone, evitando di farci mettere in crisi, per
esempio, da chi pensa di avere sempre la soluzione giusta per tutto, di fronte
a loro c’è il rischio di apparire inadeguati. Ricordiamo a noi stessi che la
perfezione non è umana, quindi cerchiamo l’appoggio ed il confronto con
persone flessibili, che non ci facciano sentire isolati o incompetenti. Dirigenti:
anche qui bisogna accettare quello che “passa il convento”, certo alcune loro
decisioni possono non trovarci d’accordo, forse in situazioni problematiche
non riceviamo l’aiuto o il supporto che spereremmo. Possiamo lamentarci o
chiederne ragione, e se non servisse? Ricordiamoci che quando chiudiamo la
porta della nostra aula, siamo soli con i nostri studenti, questo importa
davvero; tutto il resto è un contorno, più o meno facile, ma sempre contorno.
Genitori: è chiaro che costituiscono un problema quando i figli sono in
difficoltà; sta ancora una volta a noi gestire in modo corretto la relazione. Da
non fare: accanirsi su di loro, elencando in modo impietoso i limiti dei figli, o
facendoli sentire in colpa per i loro insuccessi, non serve ed è poco umano,
aiutiamoli ad aiutarli. Nostri atteggiamenti eccessivamente intransigenti
stimolano reazioni del tutto differenti, ma ugualmente pericolose: il genitore si
sente attaccato e colpevolizzato degli insuccessi del proprio figlio e quindi,
per parare il colpo e difendersi, tende ad offendere, cercando colpe o
omissioni nell’operato del docente. Il muro contro muro non serve, è nocivo
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soprattutto per i ragazzi e non fa bene nemmeno a noi. Altra reazione
possibile della famiglia può essere cadere nella passività, ritenendosi
incapace d’interventi risolutivi, non è utile a nessuno. Cerchiamo quindi di
prevenire questi atteggiamenti, proviamo a convincerli ed a convincerci che
famiglia e scuola devono allearsi.
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LA MOTIVAZIONE
Domanda fondamentale e non scontata: perché si svolge questa
professione? É stata davvero una scelta, o un ripiego, o altro? Comunque,
una volta che ci troviamo in cattedra, se decidiamo di restarci, cerchiamo di
non fare troppo male a chi ci viene affidato ed a noi stessi. Ci crediamo in
quello che facciamo?Abbiamo consapevolezza dell’importanza della nostra
professione? Certamente se ci fermiamo alle evidenti difficoltà che comporta,
alla scarsa considerazione della pubblica opinione nei nostri confronti, o
all’entità della retribuzione, è normale scoraggiarci. Ma, al di là della retorica
e dei luoghi comuni, non dobbiamo mai sottovalutare il valore del nostro
compito, lo riconosciamo solo noi? Perfetto, questo è indispensabile e
sufficiente per andare avanti e fare bene. Abbiamo ricordato i problemi che
incontriamo ogni giorno, vale la pena di pensare anche alle soddisfazioni:
aiutare i giovani nel percorso di crescita, farli appassionare a temi ed
argomenti, guidarli nelle scelte future, e percepire la loro riconoscenza ,
rimanere nei loro ricordi. Alcuni insegnanti non si dimenticano,anche noi, da
studenti, l’abbiamo probabilmente sperimentato, proviamo a rammentare
cosa ci piaceva di loro ed imitiamoli, saremo docenti degni di questo nome.
Parola di ex, nostalgica!
Loretta Casalini
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