Ogni numero pari maggiore di due è la somma di due numeri primi

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Ogni numero pari maggiore di due è la somma di due numeri primi
LEGGERE DI SCIENZA
Letture e schede di lavoro per l'estate
La scoperta di una soluzione consiste nel guardare
la stessa questione come fanno tutti, e pensare
qualcosa di diverso.
.
(Albert Szent-Gyorgyi)
INDICE
INDICE....................................................................................................................................................1
INTRODUZIONE.....................................................................................................................................2
I MISTERI DELLA SCIENZA......................................................................................................................3
Le pietre che piovono dal cielo.........................................................................................................3
Come si sviluppa la nostra conoscenza.....................................................................................4
Una gigantesca pioggia di meteoriti.........................................................................................5
Il continuo progresso della conoscenza....................................................................................5
Caratteristiche essenziali di una mentalità scientifica..............................................................6
Scheda di lavoro: Le pietre che piovono dal cielo.........................................................................7
L’origine curiosa di cibi comuni.......................................................................................................11
L’origine dello yogurt..............................................................................................................11
La produzione della birra e la definizione di biotecnologie:...................................................11
Scheda di lavoro: L’origine curiosa di cibi comuni......................................................................13
DIFENDERE LA NOSTRA TERRA............................................................................................................14
Le energie rinnovabili......................................................................................................................14
Schede di lavoro: Le energie rinnovabili.....................................................................................16
Fukushima e il futuro del nucleare.................................................................................................18
Scheda di lavoro: "Fukushima e il futuro del nucleare"..............................................................22
A good place to live?.......................................................................................................................24
The greenhouse effect............................................................................................................24
Scheda di lavoro: A good place to live?......................................................................................25
Which world for the future?...........................................................................................................26
Scheda di lavoro: Which world for the future?...........................................................................27
READ BOB’S BLOG THAN DO THE EXERCISES..................................................................................28
INTRODUZIONE
Cari studenti,
se vi siete iscritti all'IIS "J.C.Maxwell" la tecnologia e la scienza fanno per voi!!!
Pertanto vi
proponiamo alcune letture estive che speriamo vi incuriosiscano su temi scientifici, nonché una
selezione di esercizi che mirano a rafforzare le vostre competenze in campo matematico.
Dovrete completare con cura le schede di approfondimento che corredano i brani e svolgere gli
esercizi proposti, organizzando le risposte in un quaderno.
I docenti delle classi prime, all'inizio del prossimo anno scolastico, analizzeranno i vostri lavori
per avviare in modo coinvolgente ed attivo la loro didattica.
A questo punto non ci resta che augurarvi
Buone vacanze e…buon lavoro!!!
Gli Insegnanti dell’IIS “J.C. MAXWELL”
I MISTERI DELLA SCIENZA
Le pietre che piovono dal cielo
da Non è vero ... ma ci credo, di Hy Ruchlis, ed. DEDALO, 1999, pagg. 69-74, pagg. 81-84
Prima del 1803 l'idea che dal cielo potessero piovere pietre sulla terra sembrava assolutamente
ridicola. Da dove sarebbero mai potute provenire tali pietre? C'era forse qualcuno seduto sulle nuvole
che dall' alto si divertiva a lanciare sassi verso di
noi? No di certo! Nessuna ipotesi che tentasse di
spiegare questo fenomeno era considerata
sufficientemente plausibile.
Occasionalmente, era giunta notizia, da luoghi
remoti, di sassi piovuti dal cielo che avevano colpito
la terra con un violento impatto.
Tuttavia, nel 1803 non c'erano telefoni, radio,
automobili o aeroplani, ed era difficile approfondire
gli scarni e lacunosi racconti provenienti da luoghi
tanto lontani. Così, le vaghe notizie non potevano
essere attribuite a osservatori affidabili che
effettivamente avessero assistito all'impatto con il
suolo terrestre di un sasso caduto dal cielo. Questa
eventualità
era
considerata
solo
frutto
dell'immaginazione.
In seguito, il 26 agosto 1803, molti abitanti del
villaggio di Laigle, in Francia, videro una serie di
fulminee scie luminose attraversare il cielo e udirono numerosi impatti violenti.
Successivamente trovarono nei campi intorno al villaggio molte buche a forma di cratere di diverse
dimensioni. Ogni cratere conteneva un sasso piuttosto diverso da quelli che si trovavano
abitualmente in quella zona.
Sebbene fosse difficile credervi, gli abitanti di Laigle erano alquanto certi del fatto che una pioggia
di sassi si fosse abbattuta sulla terra.
Altrove, la popolazione era scettica di fronte a queste incredibili notizie. Ma i numerosi e
concordanti racconti degli abitanti di Laigle non potevano essere facilmente ignorati. Così, un gruppo
di scienziati partì per Laigle allo scopo di effettuare delle indagini. In una vasta area, lunga quasi dieci
chilometri e larga cinque, gli scienziati osservarono circa 3000 crateri di recente formazione,
contenenti ognuno un masso dalla forma insolita. Sulla base di queste prove decisive, accompagnate
da numerose osservazioni, essi conclusero che una pioggia di pietre, in moto ad alta velocità, era
effettivamente caduta dal cielo.
Qual era la loro origine? L'unica spiegazione plausibile era che queste pietre fossero cadute sulla
terra provenendo dallo spazio. In tutto il mondo, sui giornali e sulle riviste di scienza, fu pubblicata la
relazione degli scienziati riguardo alle osservazioni effettuate, accompagnata da una possibile
spiegazione dell'accaduto.
All'inizio, l'idea che potessero cadere sulla terra pietre provenienti dallo spazio era considerata da
molti scienziati un'ipotesi, cioè una ragionevole congettura esplicativa di un possibile fatto, basata su
alcune prove. Questa sconcertante scoperta stimolò in seguito gli scienziati a considerare seriamente
tale eventualità e molti di loro iniziarono a cercare ulteriori prove contro o a favore.
Come si sviluppa la nostra conoscenza
La scoperta che potessero cadere sulla terra frammenti di rocce di diverse dimensioni provenienti
dallo spazio aprì la porta ad una nuova area disciplinare in seno all'astronomia, che si sviluppò molto
in fretta sulla base delle innumerevoli nuove osservazioni effettuate. Oggi le informazioni e i dati
raccolti a partire da quel lontano 1803 hanno un ruolo fondamentale nella descrizione che gli
scienziati propongono dell'origine della terra, del sole, della luna, dei pianeti, e di tutte le stelle, che
viene fatta risalire a molti miliardi di anni fa.
Tutte queste informazioni si basano su accurate osservazioni. Per esempio, è stato osservato che,
prima di colpire il suolo, tali frammenti di roccia spesso vengono avvistati, a centinaia di chilometri di
distanza, sotto forma di luminosissime «palle di fuoco» incandescenti che attraversano veloci il cielo
producendo scie di colore rossastro. Questo dato osservativo indica che si trovano ad un' altezza
elevata nell' atmosfera e viaggiano ad enorme velocità.
Gli astronomi dispongono di una sofisticata strumentazione che permette loro di misurare la
velocità e l'altezza rispetto al suolo di queste palle di fuoco. È stato quindi stabilito che questi massi
viaggiano alla velocità di circa quindici chilometri al secondo e iniziano a diventare incandescenti
appena entrano in contatto con lo strato più esterno dell'atmosfera terrestre, ad un'altezza di circa 80
chilometri.
A causa della loro somiglianza con le meteore, questi sassi celesti sono stati chiamati meteoriti.
Oggi sappiamo che la principale differenza fra meteore e meteoriti riguarda la loro dimensione. Le
meteore sono molto piccole; per lo più hanno la dimensione di granelli di polvere. Quando entrano in
contatto con l'atmosfera terrestre ad enorme velocità, l'attrito con l'aria le riscalda, facendole
diventare quindi incandescenti per un breve istante, prima che la piccola quantità di materia che le
costituisce subisca combustione o evaporazione.
Le meteore possono essere osservate, in una notte limpida, possibilmente in assenza di luna,
lontano dalle luci della città, sotto forma di fugaci strisce di luce che di solito durano un secondo o
poco più. Più è grande il granello di polvere (ad esempio della dimensione di un granello di sabbia),
più duratura e più brillante è la scia lasciata nel cielo.
La scia della meteora si ingrossa e si assottiglia in svariati punti della sua traiettoria a causa della
combustione, evaporazione o frattura di alcune sue parti, fenomeni provocati dall'impatto ad alta
velocità con l'atmosfera terrestre.
Alcune meteoriti sono cadute in luoghi sufficientemente vicini all'ubicazione di laboratori
scientifici, così gli scienziati hanno potuto esaminarle subito dopo l'impatto con la superficie terrestre.
È stato osservato che la parte esterna di una meteorite appena caduta è molto calda a causa
dell'attrito con l'atmosfera. Al contrario, l'interno risulta estremamente freddo, dal momento che la
meteorite solitamente effettua lunghi viaggi nel gelido spazio interstellare.
Alcune meteoriti conservate nei musei hanno grandi dimensioni, pur essendo soltanto piccolissimi
frammenti di enormi meteoriti.
Una gigantesca pioggia di meteoriti
La più grande pioggia di meteoriti dopo quella di Laigle si è verificata una mattina del 1908 in una
remota regione della Siberia, in Russia. Molte persone osservarono una immensa palla di fuoco
attraversare il cielo, poi udirono boati lontani che si conclusero con un violentissimo impatto avvertito
fino a 1000 chilometri di distanza!
La terra è stata bombardata a lungo da una pioggia di particelle di polvere provenienti dallo spazio
interplanetario, probabilmente fin dall' origine del sistema solare.
Dalle prove raccolte, appare chiaro che esiste un'enorme quantità di corpi nel sistema solare. Ci
sono i pianeti, le lune, gli asteroidi, le comete, frammenti e rocce di tutte le dimensioni. C'è
un'incredibile quantità di oggetti che sono grandi quanto granelli di sabbia e particelle di polvere. Ci
sono inoltre molti diversi atomi e molecole di svariati tipi di gas."
Ciò non significa che lo spazio celeste sia affollato. Il volume del sistema solare è cosi grande che la
probabilità che un frammento roccioso, o persino una particella grande quanto un granello di sabbia,
colpisca una navicella spaziale con equipaggio umano è estremamente piccola. Alle altissime velocità
di molti chilometri al secondo, anche l'impatto di un frammento di materia delle dimensioni di un
granello di sabbia potrebbe danneggiare una navicella spaziale e mettere in pericolo l'incolumità degli
astronauti. Fortunatamente, questa temibile eventualità non si è ancora verificata, pur
rappresentando in linea di principio un potenziale rischio.
Il pianeta terra è ben protetto contro questo pericolo dal suo strato di atmosfera, spesso 80
chilometri, che è in grado di arrestare buona parte dei frammenti solidi (eccetto ovviamente i più
grandi) provenienti dallo spazio.
Il continuo progresso della conoscenza
Ciò che è cominciato nel 1803 con lo sconcertante spettacolo di una pioggia di pietre celesti sulla
città di Laigle ha portato gli astronomi ad una comprensione molto più profonda del nostro pianeta e
del sistema solare, fornendo inoltre importanti informazioni riguardo agli eventi che si sono verificati
molti miliardi di anni fa.
Attualmente, tali informazioni, basate sulle osservazioni, occupano un ruolo importante nelle
teorie riguardanti l'origine del sistema solare, stimata intorno a 4 miliardi e mezzo di anni fa. Gli
astronomi dispongono di una quantità sufficiente di prove a sostegno del’ipotesi secondo cui il
sistema solare ha avuto origine da un’immensa nebulosa di materia dispersa, costituita di gas e
polveri, che si è successivamente aggregata per effetto della reciproca attrazione gravitazionale. Il
nostro stesso pianeta probabilmente ha avuto origine in questo modo, a partire dalle polveri e dai
detriti che si sono aggregati alla massa in via di condensazione. La conoscenza acquisita su meteoriti e
meteore a partire da quella pioggia di pietre celesti avvenuta nel lontano 1803 a Laigle, costituisce
una parte importante di queste considerazioni.
Ripercorrendo la storia dell' approccio scientifico allo studio delle meteoriti, otteniamo un esempio
di come la scienza progredisce, vale a dire verità dopo verità. La scoperta di un nuovo dato scientifico
spesso porta poi alla scoperta concatenata di altri dati. L'esperienza e l'accumulo di informazioni
permettono a migliaia di scienziati moderni di affrontare positivamente tutti i problemi che
continuamente sorgono nel tentativo di comprendere il mondo.
Questa mentalità scientifica è largamente in uso nell'ingegneria, nell'industria, e nella medicina.
Sta gradualmente cominciando ad essere applicata anche in economia e nelle scienze politiche e
sociali.
Siamo ormai pericolosamente entrati in un' epoca in cui conoscenza significa potere. Coloro che
adottano una mentalità scientifica, e sanno quindi ricavare nuove informazioni per poi usarle in
maniera opportuna, parteciperanno alle nuove scoperte e all'individuazione e soluzione dei difficili
problemi del nostro tempo.
Caratteristiche essenziali di una mentalità scientifica
1. I fatti accettati come veri devono basarsi su osservazioni accurate, attentamente controllate e
verificate da molte persone. Queste caratteristiche costituiscono il fondamento di una mentalità
scientifica, e distinguono sensibilmente la scienza dal modo di pensare ingannevole che è
proprio delle superstizioni.
2. Gli scienziati si servono dell’immaginazione, così come del ragionamento logico a partire dai fatti
di cui dispongono formulano delle ipotesi, cioè congetture ragionevoli proposte come possibili
spiegazioni di ciò che osserviamo. Ma queste ipotesi non sono considerate vere fino a che non
sono suffragate da prove decisive.
3. Gli esperimenti sono spesso progettati per eseguire nuove osservazioni che permettano di
verificare le ipotesi.
4. Gli scienziati sono privi di preconcetti nei confronti delle nuove idee, ma anche ragionevolmente
scettici nell'accettarle come vere troppo impulsivamente. La storia è piena di esempi in cui si
nutriva totale fiducia verso dati e teorie che poi si sono invece rivelati sbagliati.
Questo approccio scientifico all'analisi del reale ha significato, per la nostra società, molto di più
che il mero accumulo di dati sull'ambiente circostante. Negli ultimi 500 anni, ha profondamente
influenzato il modo di pensare della gente, incluso il modo di operare della classe dirigente. La scienza
ha avuto un ruolo fondamentale nel consolidamento di molte democrazie.
Scheda di lavoro: Le pietre che piovono dal cielo
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1. Quale fenomeno analizza questo brano?
2. Quale prova convinse gli scienziati dell'esistenza di "piogge di pietre"?
3. Quale aspetto assumono i frammenti di roccia quando attraversano il cielo e per quali
ragioni?
4. Aiutandoti con il dizionario, spiega la differenza tra meteore e meteoriti
5. Oltre all'osservazione, di cosa dispongono gli astronomi per effettuare le loro
valutazioni?
6. Ricava dal testo la data e il modo della formazione del sistema solare.
7. Esponi sinteticamente le caratteristiche del metodo d'indagine scientifico.
8. Fai un riassunto in 20 righe del brano
B. AUTORE
1. Scrivi alcune informazioni (anche in lingua inglese) su Hyman Ruchlis, l’autore del libro da
cui è tratto questo brano
2. Lo stile della narrazione è:
 vivace, immediato, in prima persona
 vivace, immediato, in terza persona
 formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Quali informazioni hai tratto dalla lettura del racconto?
2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato in te questo brano (un voto da 1 a 10 )
D. ASPETTI SCIENTIFICI
RISOLVI IL CRUCIVERBA IN BASE ALLE DEFINIZIONI.
Le lettere contenute nella colonna verticale in grigio formeranno una parola.
1
2
3
4
5
6
7
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Analisi quantitativa
Illusioni della vista
Scienziato del IV secolo a.C. dotato di rigoroso senso logico
Serve per accertare la validità di un'ipotesi
Asse y o asse delle...
Analisi qualitativa
Grafico fatto di piccole figure
DOMANDE ATTIVE
1. Da cosa si caratterizza una scienza sperimentale?
2. Descrivi brevemente le fasi in cui si può suddividere la ricerca scientifica.
3. Che cosa significa osservare?
4. Che cosa significa fare un'analisi qualitativa?
5. Che cosa significa fare un'analisi quantitativa? f. Che cosa significa misurare?
6. Quali sono i tipi di grafici più usati?
7. I tuoi sensi talvolta ti possono ingannare. Fornisci alcuni esempi.
ESERCIZI
1. Completa le seguenti espressioni inserendo i termini appropriati scelti tra quelli elencati
in parentesi. (osservazione,ipotesi,esperimento,misurazione,legge scientifica)
a. serve per accertare la validità di un’ipotesi
= …………………………………………………
b. viene compiuta usando i cinque sensi
= …………………………………………………
c. un confronto tra le dimensioni di un corpo e l'unità di misura
= …………………………………………………
d. una previsione da verificare
= …………………………………………………
2. Riscrivi, riordinando in sequenza corretta, le espressioni che indicano le fasi della ricerca
scientifica.
a. formulazione dell’ipotesi
1. ………………………………………………………………………
b. comunicazione dei risultati
2. ………………………………………………………………………
c. osservazione
3. ………………………………………………………………………
d. esperimento
4. ………………………………………………………………………
3. Completa le seguenti espressioni inserendo i termini appropriati scelti tra quelli elencati
in parentesi. (sensi,soggettivo,ipotesi,esperimento,legge, esperimento)
a. L’esperimento permette allo scienziato di confermare o contraddire una sua
…………………………………………
b. Nella prima fase dell’osservazione ti servi dei ………………………………………………………
c. Una teoria scientifica diviene…………………………quando si è potuto dimostrare che è
universalmente valida.
d. L’………………………………è il mezzo di cui si serve lo scienziato per accertare la validità di
un'ipotesi.
e. i nostri sensi hanno carattere ………………………………………
4. Scrivi quale unità di misura è più adatta per misurare:
a. la lunghezza di una strada
= …………………………………………………
b. l’altezza di un bicchiere
= …………………………………………………
c. il peso di una ragazza
= …………………………………………………
d. la capacità di una bottiglia
= …………………………………………………
e. la massa di un ragazzo
= …………………………………………………
5. Vero o Falso?
a. Attraverso le rappresentazioni grafiche è possibile avere un’idea V F immediata
dell’andamento di un fenomeno. …………………………………………………………………… V F
b. Un'ipotesi è sempre vera ………………………………………………………………………………… V F
c. Osservare significa guardare ciò che ti sta intorno. …………………………………………. V F
d. I sensi ti danno informazioni precise sul mondo che ti circonda. …………………….. V F
6. La seguente tabella rappresenta il numero dei passeggeri in attesa delle fermate di un
autobus
n° fermate
1
2
3
4
5
6
7
8
n° persone
5
9
5
10
3
5
4
12
a. Riporta i dati in un diagramma cartesiano e rispondi alle seguenti domande:
i. a) A quale fermata ci sono più persone in attesa? A quale ce ne sono di meno?
ii. B) Quante persone attendono l’autobus alla quarta fermata ?
COLLEGA GLI EVENTI DELLA VITA QUOTIDIANA SOTTOSTANTI, CON LE FASI ORDINATE DEL
METODO SCIENTIFICO
ʘ Sei a casa, stai eseguendo i compiti.
SPARISCE LA LUCE
ʘ Che cosa è successo? Prova a trovare la risposta!
Formulazioni delle ipotesi
SI E’ BRUCIATA LA LAMPADINA
ʘ Che cosa fai?
PROVA A CAMBIARE LA LAMPADINA
ʘ Ricompare la luce?
SI
ESPERIMENTO
NO
LA TUA
LA TUA
IPOTESI E’
IPOTESI E’
VERA
FALSA
Se la tua ipotesi è falsa trova altra soluzione
E’ SCATTATO IL SALVAVITA: SI E’INTERROTTA
L’EROGAZIONE DELLA CORRENTE
Osservazione del fenomeno
Risultati
Riformulazione dell’ipotesi
Verifica dell’ipotesi
L’origine curiosa di cibi comuni
L’origine dello yogurt
(da Le favole dell’alchimista, Tiziano Pera e Rosarina Carpignano, ed Il Baobab,)
Un tempo in una fattoria viveva una mandria di mucche.
Fra queste ce n’era una molto vanitosa di nome Vanesia, la quale si vantava dicendo che il suo
fosse il latte più pregiato.
Stanche di essere ritenute inferiori a lei, le sue compagne di stalla si rivolsero ad un mago affinché
potesse risolvere il caso. Il mago mandò una squadra di microsoldati in fermento che, ovunque
andavano, provocavano dei subbugli!
Per questo li chiamavano i “Fermenti”. Una notte i Fermenti scesero sulla terra, entrarono nella
stalla e, stanchi del viaggio, andarono a riposarsi proprio nella mangiatoia di Vanesia. Lì si
addormentarono e … quando si svegliarono si ritrovarono nello stomaco della mucca.
Tutti imbrattati decisero di farsi un bagno: quale posto migliore se non la morbida vasca di tiepido
latte di una mucca? Il cammino era difficile perché dentro al corpo del bovino c’era molto buio ed
inoltre si scivolava!
Improvvisamente precipitarono in una immensa piscina di latte: la mammella di Vanesia!
Che relax! Che delizia! Tuffi, nuotate, bevute, che pacchia!!!
Improvvisamente si sentirono risucchiare da un vortice: terrorizzati persero i sensi!
Quando si ripresero il loro stupore fu grande: erano stati scaraventati in un secchio colmo di latte.
Il contadino, dopo aver terminato la mungitura di Vanesia, si accorse che il latte munto era più
denso del solito. Assaggiandolo pensò che aggiungendo un po’ di zucchero e dei pezzetti di frutta
sarebbe stato un ottimo dessert.
E così fu. Infatti da quel giorno il latte di Vanesia andò a ruba.
La produzione della birra e la definizione di biotecnologie:
(da Le biotecnologie: definizione, metodiche e applicazioni, Stefano Bertacchi, Luigi D'Avino, )
Si raccontano due storie di come casualmente gli Egizi scoprirono la lievitazione: un impasto fu
dimenticato all’aria per troppo tempo, risultando poi rigonfiato dagli organismi depositatisi sopra,
oppure di come una schiava, per sbaglio, versò della birra nell’impasto, il quale risultò alla fine
lievitato.
La birra contiene infatti dei lieviti (anche se in minima parte) che vengono utilizzati per la sua
produzione: un processo che utilizza il microrganismo per trasformare il glucosio, derivante per
esempio dall’uva o dal malto d’orzo, in alcol, in particolare etanolo. La via metabolica che il lievito usa
per produrre etanolo è la fermentazione alcolica.
La produzione della birra è stata molto migliorata rispetto alle tecniche introdotte dagli Egizi e dai
popoli che si sono susseguiti nella storia, e oggi viene portata a termine utilizzando enzimi in grado di
migliorare di molto la procedura, costituita da 4 fasi principali.
1. Maltazione: i semi del cereale, come orzo, hanno un elevato contenuto di amido, il quale si
trova protetto all’interno di una struttura proteica e zuccherina. Essi vengono bagnati e
sotterrati per permetterne la germinazione. Successivamente i semi vengono parzialmente
scalfiti mediante abrasione o con l’uso di enzimi chiamati cellulasi.
2. Preparazione del mosto: l’aggiunta di enzimi degradativi come amilasi e proteasi permettono
la liberazione degli zuccheri nel liquido, ottenendo il mosto. Esso viene poi bollito e
addizionato al luppolo, il quale, oltre a causare il caratteristico sapore amaro della birra, ha la
funzione di inibire i batteri presenti.
3. Fermentazione: i lieviti vengono utilizzati per fermentare i nutrienti contenuti nel mosto a
etanolo. Il tipo di lievito usato, la sua concentrazione e quella degli zuccheri, e la temperatura
influenzano questo passaggio e il prodotto finale.
4. Post-fermentazione: in questa fase di maturazione le caratteristiche organolettiche (sapore,
odore, colore, etc.) vengono eventualmente modificate. Per esempio è possibile eliminare le
proteine presenti nella birra, chiarificandone il colore.
Come possiamo associare questo processo così antico a una scienza moderna, come viene
considerata la biotecnologia?
Nel 1919 l’agronomo ungherese Karl Ereky utilizzò per la prima volta il termine “biotecnologia”,
identificandola come: la scienza che comprende i metodi e le tecniche che permettono la produzione
di sostanze grazie all’utilizzo di organismi.
Di conseguenza le biotecnologie hanno lo scopo primario di produrre un bene o un servizio
mediante l'uso di organismi viventi (spesso microorganismi). Essi possono essere anche modificati
geneticamente grazie alla tecnologia del DNA ricombinante, che ha permesso anche l’inizio
dell’ingegneria genetica, proteica e metabolica, affinando e aumentando di molto le potenzialità delle
biotecnologie.
Poiché Ereky “inventò” questo termine 35 anni prima che Avery scoprisse che il DNA è "portatore"
dell’informazione genica e quasi 45 anni prima che Watson e Crick chiarissero la struttura a doppia
elica del DNA, ad oggi è evidente che esiste una biotecnologia indipendente dalla manipolazione
genetica, a cui attribuire il nome di biotecnologia classica (o tradizionale). In contrapposizione,
l’utilizzo del DNA ricombinante ha permesso di sviluppare le moderne biotecnologie, che godono
attualmente dei maggiori interessi da parte di investitori.
Tornando alla definizione di biotecnologie quindi possiamo osservare come questa scienza sia stata
inconsapevolmente utilizzata dall’uomo sin dall’antichità, come nel caso della produzione della birra.
Scheda di lavoro: L’origine curiosa di cibi comuni
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1. Nei due testi troviamo dei “personaggi” che trasformano le sostanze (il latte in yogurt ed
il malto in birra): come si chiamano?
 Nel primo ……………………………
2.
3.
4.
5.
 Nel secondo…………………………
Qual era il vanto di Vanesia?
In quali modi gli Egizi scoprirono la lievitazione?
Chi coniò il termine "biotecnologia"? Chi scoprì, invece, il DNA?
Fai un breve riassunto (10 righe) del secondo brano.
B. AUTORE
1. Stefano Bertacchi è un giovane studioso autore di uno dei testi presentati. Cerca altre
notizie su di lui.
2. Lo stile del brano è:
 vivace, immediato, in prima persona
 vivace, immediato, in terza persona
 formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Quali informazioni hai ricavato dalla lettura del testo?
2. Dare un giudizio del brano ed una valutazione dell’interesse suscitato (un voto da 1 a 10 )
D. ASPETTI SCIENTIFICI
1.
2.
3.
4.
Conosci altri prodotti che si possono “creare” utilizzando i microorganismi?
Trova la definizione di biotecnologie e trascrivila sul quaderno
In che cosa differiscono le biotecnologie moderne rispetto a quelle antiche?
Quale trasformazione chimica avviene nella produzione della birra?
 Dal glucosio all’etanolo
 Dal malto all’uva
 Dal malto al glucosio
DIFENDERE LA NOSTRA TERRA
Le energie rinnovabili
(da Margherita Hack, La mia vita in bicicletta, Ediciclo editore, 2011, pagg. 129-133)
Oltre a usare di più le gambe e la bicicletta, cosa possiamo fare per ridurre l'inquinamento e non
rinunciare a tutti i vantaggi che l'energia elettrica fornisce al nostro mondo supertecnologico? È
semplice - ci risponde l'esperto - usare energie rinnovabili, che nel parlare comune sono diventate
sinonimo di energia pulita.
Ma cosa sono le energie rinnovabili? Ed è vero che non inquinano?
Quella classica, più antica, è l'idroelettrica, e poi c'è la geotermica, che estrae il calore dal
sottosuolo, ed è disponibile solo in alcune aree limitate; ci sono poi quelle prodotte dalle moderne
tecnologie - la solare, l'eolica, quella da biomasse e rifiuti e quelle ancora ipotetiche ottenibili
sfruttando l'energia delle maree.
Tutte le rinnovabili insieme forniscono circa il 17 per cento dell’elettricità prodotta in Italia, ma ben
il 12 per cento viene dall’idroelettrica, solo circa l’1,5 per cento ciascuna dalle biomasse, dalla
geotermica e dall'eolica e meno dell’1 per cento dal solare (eppure siamo il paese del sole!).
Il grosso del nostro fabbisogno è fornito dal gas, per il 50 per cento e dal fortemente inquinante
carbone, per il 12 per cento circa, per cui dipendiamo in gran parte dall’estero, in particolare dalla
Libia e dalla Ucraina, ed energia nucleare che importiamo dalla Francia e in parte dalla Svizzera.
L'abbondanza di montagne e di cascate fornisce l'energia idroelettrica, pulita sì, ma non esente da
rischi, anche se spesso provocati dall'imprudenza umana. Ricordiamo il disastro del Vajont,
catastrofico quasi come Chernobyl, anche se senza le stesse conseguenze nel lungo periodo.
L’energia solare può essere sfruttata per i bisogni familiari grazie all'installazione di pannelli solari
sui tetti delle singole abitazioni, oppure per un impiego molto più esteso e conveniente. Anche
l’elettricità per usi industriali si può ottenere con il fotovoltaico. Esso si basa sulle proprietà di certi
materiali, in particolare il silicio, di produrre energia elettrica quando sono illuminati dal sole. Il
dispositivo fondamentale è la cella fotovoltaica, una cinquantina di esse collegate formano un modulo
fotovoltaico che ha dimensioni di circa un metro quadro ed è in grado di fornire un centinaio di watt.
Il primo grande impianto sperimentale chiamato DELPHOS, un acronimo formato da parole inglesi
(Demonstrative Electrical Photovoltaic System), si trova nel comune di Manfredonia (Foggia), nel
Parco nazionale del Gargano e consiste di 4320 moduli, coprenti una superficie di 4200 metri quadrati
(pari a un quadrato di quasi 65 metri di lato) e capace di fornire 300 chilowatt (kW), cioè capace di
produrre energia elettrica per una cittadina di 10.000 abitanti.
Certo che in regioni fittamente popolate come quelle delle pianure dell'Italia settentrionale e
centrale, in cui un paese confina praticamente con l'altro, senza interruzione, non è facile trovare
spazi sufficienti per impiantare centrali fotovoltaiche in quantità tale da emanciparsi dall'uso di
combustibili fossili. Ce ne vorrebbero infatti almeno una o due come quella di Serre per ogni paese,
per non parlare poi del fabbisogno di una città medio-grande.
Un altro tipo di impianto per lo sfruttamento dell' energia solare, ancora in fase sperimentale, è il
"termodinamico a specchi" che dovrebbe essere più efficiente del fotovoltaico perché in grado di
produrre energia elettrica anche di notte o con cielo coperto. L’impianto chiamato Archimede si trova
a Priolo Gargallo (Siracusa), e consiste di una serie di specchi concavi che concentrano la luce del sole
per scaldare a 550°C un fluido che produrrà il vapore necessario per mettere in moto le turbine della
centrale elettrica. Questo sistema secondo alcuni potrebbe rappresentare il futuro delle energie
rinnovabili, secondo altri l'energia necessaria per azionare gli specchi che devono tener sempre
puntato il sole supererebbe l'energia prodotta.
L'energia solare potrebbe dunque essere sfruttata molto di più di quanto si sia fatto fino a ora, ma
non sarà certo in grado di soddisfare le crescenti richieste di energia, e comunque lo farà a spese di
vaste aree disseminate per le campagne, che verrebbero sottratte a impieghi di tipo agricolo o
turistico.
Il vento è un' altra fonte di energia, e già oggi viaggiando per l'Italia capita spesso di vedere filari
non di cipressi ma di pale eoliche. La prima centrale di questo tipo in Italia fu proposta nel 1984 dal
presidente dell'Enel di allora, Francesco Corbellini, fummo primi in Europa. Piazzata in Sardegna non
incontrò la fiducia né dei politici né degli amministratori locali. Il piano nazionale per l'energia
prevedeva di ottenere 600 megawatt (MW) nel 2000 e invece ci si fermò a 5, quando nel resto
d'Europa, partito dopo di noi, si era a quasi 1600. Come sempre in Italia si discuteva fra chi affermava
che nel nostro paese c'erano pochissimi siti eolici e chi diceva il contrario. Si tenga presente che per
far partire la macchina occorre una velocità del vento di 4 o 5 metri al secondo (circa 15 chilometri
all'ora). Oggi, grazie anche agli incentivi ministeriali, l'eolico ha ripreso piede, sebbene continui a
essere contrastato, soprattutto dai difensori del paesaggio, deturpato da queste grandi pale che
ricordano i mostruosi cavalieri immaginari contro cui si lanciava Don Chisciotte. Il pericolo maggiore
però non viene dai danni estetici all' ambiente ma dalla possibilità che molti imprenditori disonesti si
accaparrino gli incentivi per costruire impianti a basso prezzo, con tecnologia difettosa, destinati ad
arrugginire, un po' come succede per i contributi europei per lo sviluppo di coltivazioni inesistenti.
Un'altra fonte d'energia rinnovabile è fornita dalle biomasse. Ma cosa sono esattamente? Sono
sostanze organiche prodotte da animali o vegetali, da coltivazioni di granturco o di altre piante in
grado di produrre olio di semi. Per ottenere quantità di carburanti per autotrazione in proporzioni tali
da portare un sostanziale contributo al nostro fabbisogno occorrerebbe seminare più di metà del
territorio coltivabile con queste piante, a danno di molte altre coltivazioni, costringendoci comunque
a importare energia o prodotti agricoli.
In conclusione in Italia tutte le energie rinnovabili, di nuova e di classica tecnologia, alla fine del
2008 fornivano una potenza complessiva di 23.859 MW, milioni di watt, e una produzione di 56,9
TWh, migliaia di miliardi di wattora (Wh). Nel 2008, da carbone, gas, oli (responsabili
dell'inquinamento) 242,6 TWh, per un totale di 299,5 TWh mentre 40 TWh sono stati importati per
coprire il fabbisogno totale di 339,5 TWh. Se volessimo coprire il nostro fabbisogno solo con energie
rinnovabili dovremmo importare 282,6 TWh fra eolica, solare e geotermica, ammettendo che il
consumo del 2008 resti più o meno costante.
Schede di lavoro: Le energie rinnovabili
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1.
2.
3.
4.
Cosa sono le energie rinnovabili? È vero che non inquinano?
Quali sono quelle prodotte dalle moderne tecnologie?
Quali condizioni naturali favoriscono in Italia la produzione di energia idroelettrica?
Quale fattore costituisce un limite all'impianto di centrali fotovoltaiche in certe zone
d'Italia?
5. Descrivi l'impianto "termodinamico a specchi" Archimede.
6. Nella costruzione di quale tipo di impianto l'Italia fu la prima in Europa?
7. Fai un riassunto del brano in 20 righe.
B. AUTORE
1. Fai una breve ricerca sulla celebre autrice di questo libro
2. Lo stile della narrazione è:
 vivace, immediato, in prima persona
 vivace, immediato, in terza persona
 formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Che messaggio hai tratto dalla lettura del testo?
2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato per te questo brano (in un voto da 1 a 10)
D. ASPETTI SCIENTIFICI
1. Qual è la percentuale precisa di energia solare prodotta in Italia che puoi desumere dal
testo?
2. Il comune di Nichelino ha circa 48.000 abitanti. Quanti moduli DELPHOS servirebbero per
produrre energia elettrica solare per la città di Nichelino? Quanti kW verrebbero prodotti
con un tale impianto?
3. La superficie del comune di Nichelino è di 20,56 km². Basterebbero per ospitare una
centrale ad energia solare con i moduli DELPHOS? Perché? Quale potrebbe essere una
possibile soluzione?
4. Quale delle seguenti coltivazioni forniscono oli in grado di fornire energia da biomasse?
 Grano
 Frumento
 Mais
 Olive
5. Quali sono i pericoli maggiori dell’energia eolica, secondo l’autrice?
 l’impatto sul paesaggio
 impianti con costi troppo elevati
 impianti a basso prezzo
 bassa produttività per mancanza di vento
6. Quale argomento l’autrice non considera direttamente come possibile guadagno di
energia? Lo fa solo in modo indiretto, come? Quale strumento suggerisce di usare?
7. Sulla base dei dati forniti da M. Hack, quanta energia rinnovabile dovrebbe produrre
l’Italia per evitare di importare energia dall’estero?
8. E’ credibile, per l’Italia, puntare alla produzione di carburanti per autotrazione? Perché?
Fukushima e il futuro del nucleare
(Tratto da: “Energia per l’astronave Terra” , di Armarolo- Balzani, Zanichelli, 2011, p.199-205)
Alle 14.46 dell’11 marzo 2011 un terremoto di magnitudo 9.0 con epicentro in mare, e lo tsunami
che l’ha seguito, hanno sconvolto la costa nord-orientale del Giappone, danneggiando 11 reattori
nucleari situati in 4 centrali. Le conseguenze più gravi si sono verificate nella centrale Fukushima-1
(Fukushima Daiichi), che comprende sei reattori ed è gestita dalla Tokyo Electric Power Company
(Tepco).
Che cosa è successo a Fukushima Daiichi?
Le unità 1, 2 e 3 erano operative al momento del terremoto, mentre le unità 4, 5 e 6 erano spente
per manutenzione. Il reattore 4 era vuoto, con tutte le barre di combustibile trasferite nella piscina di
raffreddamento.
In seguito al terremoto le unità 1, 2 e 3 si sono fermate automaticamente. Tuttavia un reattore
nucleare continua a generare calore anche dopo il blocco della reazione a catena, a causa dei processi
radioattivi spontanei: perciò è assolutamente necessario proseguire il raffreddamento.
Il terremoto però ha danneggiato i tralicci della rete elettrica, provocando un black-out. Sono allora
entrati in azione motori diesel di emergenza per far funzionare le pompe dell’acqua, ma dopo meno di
un’ora uno tsunami con onde alte 14 metri, più del doppio del muro di protezione della centrale, ha
allagato i locali delle pompe e ha reso inutilizzabili i motori diesel. Per qualche tempo un parziale
pompaggio di acqua è continuato con energia fornita da batterie di emergenza; poi, venendo a
mancare il raffreddamento, i reattori hanno incominciato a surriscaldarsi.
In seguito, a causa della mancanza di raffreddamento, l’acqua dei reattori e delle piscine è
parzialmente evaporata, lasciando esposte le barre di combustibile. La temperatura è ulteriormente
aumentata e la scissione termica dell’acqua a contatto con i materiali surriscaldati (in particolare, lo
zirconio che ricopre le barre di combustibile) ha generato idrogeno che poi è esploso distruggendo la
parte superiore degli edifici dei reattori 1, 3 e 4.
Man mano che la temperatura saliva, i prodotti più volatili della fissione, 131I e 137Cs, passavano
nell’atmosfera. Nel tentativo di limitare l’aumento di temperatura si è versata acqua di mare sui
reattori mediante elicotteri, una misura del tutto inefficace
anche perché l’acqua era dispersa dal vento. Poi si è cercato di usare cannoni ad acqua,
provocando un forte riflusso di materiali radioattivi nell’oceano.
A causa dell’aumento della temperatura tutto il combustibile del reattore 1 − e probabilmente
anche quello dei reattori 2 e 3 − si è liquefatto insieme a parte delle strutture, generando un magma
altamente radioattivo e corrosivo, chiamato corio, che ha raggiunto i 2500 °C. Quale sia realmente la
situazione dentro i vari reattori non sarà possibile stabilirlo prima di parecchio tempo; a Three Mile
Island dovettero trascorrere tre anni dall’incidente prima che si potesse ispezionare con una
telecamera il nocciolo del reattore.
L’incidente di Fukushima, inizialmente classificato di livello 3 nella scala INES (International Nuclear
and Radiological Event Scale), è stato poi innalzato al livello 7, lo stesso raggiunto dal disastro di
Chernobyl, che è il massimo della scala.
L’agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha stimato che il materiale radioattivo emesso
nell’atmosfera nel primo mese dopo l’incidente fosse circa il 10% di quello emesso nell’incidente di
Chernobyl. Molto altro materiale radioattivo è certamente uscito anche in seguito, particolarmente
nel terreno sotto i reattori e nell’oceano. La Tepco ha stimato in sei mesi il tempo necessario per
completare il raffreddamento delle barre di combustibile presenti nei reattori e nelle piscine. Una
volta che la situazione sarà tornata sotto controllo dal punto di vista della sicurezza, si deciderà che
cosa fare. In ogni caso il problema si protrarrà per decenni, come insegna l’esperienza di Chernobyl.
Quali conseguenze ci sono state per la popolazione?
L’emissione di materiale radioattivo dai reattori 1, 2 e 3 e dalla piscina del reattore 4 è continuata
per mesi. La diffusione nell’aria e la successiva ricaduta al suolo hanno interessato particolarmente la
zona a nord della centrale. Per fortuna dopo l’incidente il vento è spirato per lo più verso l’oceano, a
est.
I principali elementi radioattivi diffusi sono stati 131I (con emivita di 8 giorni) e 137Cs (emivita: 30
anni) che, in piccole quantità, sono stati misurati un po’ in tutto il mondo.
Le autorità giapponesi hanno ammesso anche la fuoriuscita di 90Sr (emivita: 28 anni) e di piccole
quantità di 239Pu (emivita: 24 000 anni), presumibilmente dal reattore 3 che era alimentato da Mox
(mixed oxide), un combustibile che contiene il 5% di plutonio. L’unità di misura SI della dose di
radiazioni assorbita dall’organismo è chiamata sievert (Sv). La soglia massima consigliata dalle autorità
internazionali per i lavoratori delle centrali è di 20 millisievert (mSv) all’anno. Per il governo
giapponese la dose ammessa era di 100 mSv/anno, innalzata a 250 mSv/anno dopo l’incidente.
Almeno 50 lavoratori sono stati contaminati oltre questo limite.
Il raggio di pericolo per la popolazione è stato esteso dagli iniziali 3 km a 10 km, poi a 20 km e
infine a 30 km attorno alla centrale. In totale le persone evacuate sono state almeno 80 000; molte di
queste hanno ricevuto dosi imprecisate di radiazioni. Il livello di informazione è sempre stato scarso,
tanto da sollevare le proteste anche di altri Paesi. La contaminazione radioattiva ha interessato l’aria,
l’acqua, i vegetali, la carne e il pesce. Nelle zone evacuate le coltivazioni e la pesca sono state proibite.
È stato scoraggiato anche il consumo di tè, la bevanda preferita dai giapponesi, di cui è stata proibita
l’esportazione.
È difficile stabilire quale sarà il rischio effettivo per la salute delle persone. In seguito
all’esposizione alle radiazioni possono insorgere tumori. Tuttavia, dato il lungo tempo di latenza di
queste malattie, sarà molto difficile distinguere gli effetti dell’incidente da quelli provocati da altre
cause. Se dopo un incidente nucleare si fa uno studio epidemiologico serio (cosa che a Chernobyl non
è accaduta), soltanto dopo decenni si possono ottenere stime statistiche, affette comunque da
numerosi elementi di incertezza. Basti pensare al caso delle persone che sono morte o moriranno
prematuramente a causa dell’incidente di Chernobyl: secondo l’UNSCEAR (United Nations Scientific
Committee on the Effects of Atomic Radiation) il numero delle vittime sarà compreso tra 65 e 4000 in
ottant’anni, ma altre stime provenienti dall’ex Unione Sovietica e dalla Accademia nazionale delle
scienze Usa parlano di un milione di morti, e Greenpeace addirittura di sei milioni. Va detto che il
comitato UNSCEAR, che minimizza i danni di Chernobyl, è di fatto controllato dalla lobby nucleare.
Le discordanze fra le fonti sono dovute a varie ragioni. Raramente le radiazioni hanno un effetto
letale immediato, come accade invece in altri incidenti. Se poi le persone colpite da radiazioni (spesso
in quantità non ben nota) muoiono dopo anni per un cancro, non ci sarà mai la prova diretta che quel
tumore sia stato originato proprio dalle radiazioni. Bisogna poi considerare che le radiazioni hanno
effetti che vanno al di là del danno fisico. Le persone evacuate saranno costrette a vivere a lungo
lontano dai luoghi d’origine, tormentate dalla preoccupazione di aver assorbito una dose di radiazioni
sufficiente a compromettere la loro salute, come una bomba a orologeria. Per questo, come è già
avvenuto a Chernobyl, gli evacuati saranno facili prede di sindromi depressive che possono portare a
maggiore vulnerabilità ad altre malattie, all’alcolismo e anche al suicidio.
Che cosa insegna il disastro di Fukushima?
Più che insegnamenti, da Fukushima vengono conferme. Se ce ne fosse stato ancora bisogno,
l’incidente ha dimostrato che la sicurezza assoluta non esiste, perché non si può prevedere
l’imprevedibile. Se poi si vuole aumentare la sicurezza, bisogna aumentare la complessità e la
robustezza del sistema e quindi moltiplicare i costi.
Fukushima conferma anche che un incidente nucleare grave, a differenza di qualsiasi altro tipo di
incidente, non è delimitabile nello spazio né nel tempo. La radioattività infatti si trasmette in gran
parte attraverso l’atmosfera e la catena alimentare, che non possiamo controllare, e può
compromettere l’uso di un territorio anche per migliaia di anni.
Proprio per queste caratteristiche nessuna assicurazione copre i danni causati da un grave
incidente nucleare, e neppure un governo può farvi fronte.
Allo stesso tempo l’incidente di Fukushima conferma che i danni diminuiscono man mano che ci si
allontana dal luogo dell’incidente. Sono dunque privi di senso i discorsi di chi in Italia sostiene che «ci
sono molte centrali nucleari al di là delle Alpi che, in caso di incidente, causerebbero danni come se
fossero qui nella Valle Padana».
Fukushima insegna − ma anche questo già si sapeva − che gli enormi interessi economici e politici
coinvolti nel nucleare impediscono una gestione trasparente di eventuali incidenti: non ci si può fidare
di quello che viene comunicato dalle aziende che gestiscono le centrali e neppure dai governi. La
Tepco era già nota per avere in passato contraffatto dati sulla sicurezza delle sue centrali e il governo
giapponese a fatica è riuscito a prendere in mano la situazione soltanto alcuni giorni dopo l’incidente.
A sua volta il governo non ha consultato l’apposita unità di crisi e non si è servito dei dati raccolti da
una pur esistente rete nazionale di dosimetri, gli strumenti che misurano l’intensità delle radiazioni
ionizzanti.
Va aggiunto che non è tutt’ora chiaro quale possa essere il ruolo dell’Agenzia internazionale per
l’energia atomica (IAEA) nel caso di incidenti nucleari, né quale sia il suo grado di indipendenza dagli
Stati membri. Dopo Fukushima l’IAEA per molti giorni non ha fatto altro che riportare le notizie date
dalla Tepco e dal governo giapponese; ha poi inviato un proprio gruppo di esperti in Giappone
soltanto due mesi e dieci giorni dopo l’incidente. Fukushima insegna che un grave incidente nucleare
causa non soltanto il collasso economico dell’azienda che gestisce la centrale (danni stimati
provvisoriamente: da 100 a 200 miliardi di euro, pari al costo di costruzione di 30−50 centrali; per
confronto, il fondo di compensazione imposto dal governo Usa alla BP per il disastro del 2010 causato
nel Golfo del Messico dalla piattaforma Deepwater Horizon è stato di 20 miliardi di dollari), ma anche
molti problemi per la nazione intera, particolarmente in Paesi fortemente nuclearizzati come il
Giappone.
Dopo l’incidente di Fukushima soltanto 16 dei 54 reattori giapponesi sono rimasti in funzione e, a
causa della scarsità di energia elettrica, è diminuita fortemente la produzione industriale. È dovuto
cambiare anche lo stile di vita: si è limitato drasticamente l’uso degli ascensori e dei condizionatori, si
sono riaperte le finestre degli uffici, si è attenuata l’illuminazione dei negozi e gli impiegati sono
andati a lavorare senza giacca e cravatta. Forse ci si poteva pensare prima a consumare meno energia,
così da avere bisogno di un numero minore di centrali. Fukushima insegna anche che nella tecnologia
nucleare, già di per sé pericolosa, il tentativo di fare maggiori profitti può accrescere i rischi per la
popolazione. Il reattore 3 era alimentato in parte con Mox, una miscela di uranio e plutonio ottenuta
dal combustibile esausto e molto più pericolosa del solo uranio. Francia e Regno Unito, molto attivi in
questo campo a differenza degli Usa, avevano stipulato accordi con il Giappone per riciclare il suo
combustibile esausto e fornirgli Mox. Ora che il Giappone e altre nazioni hanno rinunciato ai piani di
estensione dell’uso del Mox, Francia e Regno Unito si trovano in grande difficoltà. In particolare i
britannici hanno chiuso un costosissimo impianto per produrre Mox, costruito a Sellafield e mai
entrato veramente in funzione. Un messaggio segreto carpito da Wikileaks all’ambasciata Usa a
Londra parla a questo proposito del più imbarazzante disastro economico della storia industriale
britannica.
Infine l’incidente di Fukushima ha messo a nudo la pericolosità del fare della tecnologia un idolo. Il
Giappone, nazione con scarse risorse naturali, nel dopoguerra si è illuso che l’energia nucleare − che
pure aveva distrutto due sue città, uccidendo
180 000 persone − potesse offrire la soluzione ideale al problema energetico. Forti pressioni del
governo e vaste, continue e costosissime campagne pubblicitarie delle compagnie elettriche hanno
costruito con il passare degli anni il mito del «nucleare sicuro».
Libri di testo, centri di pubbliche relazioni, parchi tematici rivolti particolarmente ai bambini, dove il
nucleare è descritto come il paese delle meraviglie, hanno inculcato l’idea che l’energia nucleare sia
non soltanto necessaria, ma anche assolutamente sicura. Così è accaduto che, in un Paese dove le
auto con appena tre anni di vita sono sottoposte a minuziose revisioni per poter circolare, reattori
vecchi di decenni fossero controllati esclusivamente da chi non aveva alcun interesse a fermarli.
Scheda di lavoro: "Fukushima e il futuro del nucleare"
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1. Cosa possiamo dire dell’incidente di Fukushima:
 non è stato molto grave, infatti i giornali non ne parlano quasi più
 è stato tra i più gravi incidenti nucleari della storia
 non possiamo ancora valutarne la gravità
2. Quando assistiamo a questi incidenti, cosa dobbiamo pensare della scienza e della
tecnologia?
 si viveva meglio all’età della pietra
 è stato un caso eccezionale, è impossibile che si ripresenti
 prima di costruire un’opera tecnologica, bisogna valutare bene i rischi
3. Cosa si può dire dei pericoli che corre l’Italia per le centrali nucleari:
 Sarebbe meglio che ne avesse, intanto la Francia vicina ne ha molte
 In caso di incidente in Italia ci saranno conseguenze meno gravi, perché gli
effetti del nucleare diminuiscono man mano che ci si allontana
 Purtroppo gli isotopi radioattivi passano nella catena alimentare e corriamo
rischi ovunque sia la centrale
4. Cosa possiamo dire dei costi dell’energia nucleare
 Sono molto più bassi di quelli di altri tipi di energia
 Sono molto alti, se si tiene conto delle spese per la sicurezza
 Sono simili a quelli di altre forme di energia
5. Da chi dovrebbero essere controllati gli impianti?
 Dai tecnici della ditta che li gestisce, perché li conoscono meglio
 Da tecnici esterni, pagati da un’altra ditta o dallo Stato
 Da chiunque, pur di avere controlli frequenti
6. Per limitare la crisi energetica, cosa bisognerebbe fare?
 Basterebbe produrre moltissima energia
 Bisognerebbe cercare di non consumare energia quando non serve
 Sarebbe utile trovare sistemi di produzione dell’energia poco dannosi e
contemporaneamente limitare i consumi
7. Perché sono state vietate la coltivazione e la pesca nei territori vicini all’incidente
nucleare?
 Perché le colture assorbono acqua in cui sono sciolti elementi radioattivi (e i
pesci la bevono) e sarebbero pericolosi per la salute
 Perché non crescerebbe nulla
 Perché avrebbero forme strane e sarebbero difficili da vendere
8. Fai un breve riassunto del brano in 20 righe
B. AUTORE
1. Fai una breve ricerca su Vincenzo Balzani, uno degli autori di questo saggio
2. Lo stile della narrazione è:
 vivace, immediato, in prima persona
 vivace, immediato, in terza persona
 formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Che messaggi hai tratto dalla lettura del testo ?
2. Dai un giudizio sul brano ed una valutazione
dell’interesse suscitato (un voto da 1 a 10 )
D. ASPETTI SCIENTIFICI
1. Conosci altri modi per ottenere l’energia, diversi dalla
centrale nucleare?
2. Cerca i nomi degli elementi chimici di cui è citato il
simbolo, e scrivili:
I…………………
Cs…………………
Sr…………………
Pu…………………
3. Cosa si intende per emivita di un elemento radioattivo?
 La vita media dell’elemento
 Il tempo impiegato perché la sua quantità diventi la metà
 Il tempo che trascorre fino a metà della vita dell’elemento
4. Perché consigliano di tenere il telefono cellulare lontano dal corpo?
 Per vendere più zaini e borse
 Perché le radiazioni pericolose diventano meno potenti man mano che si
allontanano dalla sorgente
 Non è sempre vero, dipende dalla marca
5. Per quale motivo è utile conoscere l’emivita di un isotopo radioattivo?
 Per calcolare quando sarà quasi scomparso
 Per allungargli la vita
 Per sapere se esisteva già nell’antichità
6. Da che cosa è formato il combustibile chiamato Mox?
A good place to live?
(from B.F. Martelli, "ON SCIENCE - Reading and writing for scientific English", edizioni Minerva Italica)
The greenhouse effect
Our planet is getting warmer and warmer. Burning fuels put polluting gases into the air. These
gases then act like the glass in a green house and keep the heat in – this effect leads to global
warming.
Carbon dioxide gas is the most important green house gas, and millions of tons of it are produced
by petrol, gas and coal we burn every day.
What might happen in a warmer world? Scientists predict what the weather will be like in the
future. Destructive droughts could strike more often and places that grow crops at the moment could
turn semi-desert. Forests could decline and change, and wildlife would have to find new habitats.
As ice on Greenland and Antarctica melts, the sea could creep higher onto the land and large parts
of low countries could be submerged.
Scientists think that we must act immediately to slow down the Earth’s warming.
The future lies in the use of alternative ways of getting our energy that does not involve the use of
fossil fuels. For example solar and wind energy and other renewable sources such as water, tide,
biogas.
Scheda di lavoro: A good place to live?
Answer the
questions below
A. COMPREHENSION
1.
2.
3.
4.
Which gas is the major cause of global warming?
What do the scientists think we must do to slow down global warming?
In what ways could global warming change future weather patterns?
What is your opinion about alternative forms of energies?
MATCH EACH WORD WITH ITS CORRECT DEFINITION
WORDS
DEFINITIONS
a) Melt
b)
c)
d)
e)
f)
Strike
Wildlife
Fuel
Greenhouse
Drought
1) Anything that you burn to make heat or power, such as
wood, coal and oil
2) Building made of glass where plants grow
3) A long time when there is not enough rain
4) To hit somebody or something
5) Animals and plants in nature
6) To warm something so that it becomes liquid
MATCHI
NG
Which world for the future?
(from B.F. Martelli, "ON SCIENCE - Reading and writing for scientific English", edizioni Minerva Italica)
By the year 2030, 25 per cent of all the animals, birds, fish and insects may be extinct. There are
three main reasons for catastrophe: pollution, hunting and environmental destruction.
Pollution is the first reason why millions of animals die every year, because man has polluted their
natural habitats.
The second reason is hunting, because man hunts and kills millions of animals every year, for food
and even worse for profit ( poaching).
The third reason is environmental destruction because every year man cuts down more trees,
builds more roads and uses more land for farming.
This is what is happening in the rainforests of South America, Africa and Asia. They are the oldest
habitats in the world, or better they were. Man is destroying an area of rainforest as big as
Switzerland every year.
Scheda di lavoro: Which world for the future?
Answer the
questions below
A. COMPREHENSION
1. Decide which of these statements are true or false
a. Hunting is the main reason for wildlife destruction
b. Rainforests are in South America
c. 25 per cent of animals might become extinct
d. Switzerland is destroying rainforests
e. Animals are also killed by poachers
T
T
T
T
T
F
F
F
F
F
2. Choose the right answer
a. Which are the three main key-words of the passage?
 Pollution, natural habitat, rainforest
 Pollution, hunting, environmental destruction
 Catastrophe, food, trees
b. Which of these sentences contain main ideas
 There are three main reasons….
 Builds more roads and uses more…….
 They are the oldest habitats in the world…
3. Complete the chart.
a. Threats to wildlife
i. -------------------------------------------------------------------------------------------------------ii. -------------------------------------------------------------------------------------------------------iii. -------------------------------------------------------------------------------------------------------b. Causes
i. -------------------------------------------------------------------------------------------------------ii. -------------------------------------------------------------------------------------------------------iii. --------------------------------------------------------------------------------------------------------
READ BOB’S BLOG THAN DO THE EXERCISES
TURN OFF TV
WEEK
By Bob Martin
The annual Turn Off TV Week starts today. The idea is to live without TV for a whole week. The
people who organize it say that television is a bad thing. Personally I’m not sure that they’re right.
First of all, the organizers say that the kids of today are lazier and in worse physical condition than
kids of the past because they spend all their time in front of the TV. But a recent study of 10,000 US
children aged 10 to 15 found no connection between TV and physical fitness, children who don’t
watch TV don’t always do more physical activity.
I agree that there are lot of terrible programmes on TV . but I don’t agree with saying “NO TV”. I
just think we need some more intelligent programmes. TV can be informative, funny and moving.
And, yes, it can be awful too. The most important thing is to think about what we watch and be more
selective. Another thing that is not black and white is the idea that TV only stops us from
communicating with others. An American professor found that parents in homes with TV have 38
minutes of conversation with their children …. a week! That’s bad. But TV can also bring people
together and help to start conversations. Is there a better way to begin a conversation than by
chatting about the latest episode of your favourite series?
Turn off my TV? OK. But I also plan to continue turning it on when there’s something good on.
By JaneW
I agree. You can’t say that all TV is bad. It’s as stupid as saying that all books are good or that all
pop music is bad. I always read the TV guide and decide what I’m interested in watching. I watch my
favourite programmes and I also try some new programmes too. I watch them and then I switch the
TV off.
By JoPike
OK. I agree there are some good programmes on TV. But we all know that the most popular
programmes are awful. That’s why Turn Off TV Week exists, and that’s why I like it. It tells people that
there are more important things in life than knowing what’s happening on Big Brother.
EXERCISE 1
Choose the best answers
1. A recent study in the USA shows that
a. TV makes children fat
b. watching less TV generally makes children fitter and more active
c. watching less TV doesn’t really make children more active
2. Bob thinks that TV
a. has a negative effect on conversation
b. only stops conversation
c. can have a positive effect on conversation
3. JaneW
a. likes all types of programmes
b. only watches programmes that she knows and likes
c. knows when to switch the TV on and off
4. JoPike
a. hates all TV
b. thinks sports programmes are OK
c. doesn’t like the same TV programmes as the general public
EXERCISE 2
Match the underlined words in the text with their definitions
a. one part or “chapter” of a TV series
……………………………………
b. not having something
……………………………………
c. talking in a friendly way
…………………………………..
d. describes a person who chooses carefully …………………………………..
e. do something once to see if it is good
…………………………………..
f. use (verb)
…………………………………..
g. once a year (adjective)
……………………………………
EXERCISE 3
What about you? Answer the following questions.
a) Do you think TV is a good or bad thing? Why?
b) How much TV do you watch on weekdays and at the weekend?
c) What kinds of TV programmes do you usually watch?
d) What do you think of Turn Off TV Week?