Health, safety and risk management

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Health, safety and risk management
Health, safety and risk management
Strategie per la gestione della sicurezza negli ambienti di
lavoro
“Le imprese di successo di domani sono quelle che oggi
riescono a combinare visione e lungimiranza e
investono nell’innovazione, nella salute e nella
sicurezza dei loro dipendenti “
(EU-OSHA — Agenzia europea per
la salute e la sicurezza sul lavoro)
Noemi Billeci
Francesco Saverio Cantatore
Valentina Caputo
Barbara Desiree Conversano
Luca Lotito
Indice
- Introduzione (focus sulle strategie e sulla metodologia della ricerca; divisione
ruoli nel gruppo)
I. Evoluzione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro
II. Studi, ricerche sul tema e letteratura: la percezione del rischio nei lavoratori;
BEHAVIOUR BASED SAFETY (BBS)
III. Incentivi, sensibilizzazione e premi a livello nazionale ed europeo
IV. Casi esemplari di buone prassi:
- Casi studio Italia (Italcementi, SE)
- Casi studio Europa (TOFAS Company, Sonae)
- Conclusioni
- Sitografia
Introduzione
Il presente lavoro si propone di dare una panoramica generale sulla cultura della sicurezza e sui
modelli di comportamento più significativi da implementare nelle realtà aziendali, al fine di
garantire la sicurezza dei lavoratori e quindi come fine indiretto un ambiente produttivo ed
efficiente.
Nel primo capitolo sono esplicitate le normative vigenti in Italia per quanto concerne la
sicurezza sul lavoro, gli antecedenti giuridici e lo sviluppo attuale. Quindi è stato presentato un
excursus della normativa sulla sicurezza: Direttiva 89/391/CEE, D.lgs. 626/94, legge 123/07,
D.lgs. 81/08, e nuove disposizioni in materia di sicurezza sul lavoro. L'obiettivo della normativa
in tema di sicurezza, prevenzione infortuni e igiene del lavoro è di eliminare o ridurre i rischi,
derivanti a tutti gli addetti dalle proprie mansioni e dalle specifiche attività lavorative, nei più
disparati settori in cui si articola e si sviluppa il lavoro umano. Per comprendere l'evoluzione
della normativa, è necessario ricordare che il problema della sicurezza e dell’integrità fisica del
lavoratore, fino al 2008 era affrontato tenendo in considerazione solo la mera imprudenza o
negligenza comportamentale dei lavoratori. Con l’introduzione del D.lgs. 626/94, viene
introdotta una nuova visione prospettica. La sicurezza deve essere organizzata dal basso (top
down) e non più imposta dall’alto (bottom up). Diventano pertanto fondamentali il
coinvolgimento dei lavoratori a tutti i livelli, attraverso strategie di formazione e controllo, e
ciascuno all’interno dell’azienda ha un ruolo di collaborazione, lasciando comunque
all’imprenditore la gestione dell’organizzazione aziendale in materia di sicurezza. Ciò segna il
passaggio dai tradizionali metodi di prevenzione “tecnica” a un sistema di sicurezza “globale”
che pone l’uomo, anziché la macchina al centro dell’organizzazione della sicurezza sul luogo di
lavoro. Pertanto la percezione del rischio da parte del lavoratore diventa un fattore determinante
per l’abbattimento degli infortuni nelle aziende. Tale argomento è stato affrontato focalizzando
l’attenzione su studi e ricerche relative alla psicologia del lavoro (dal comportamentismo e
Skinner a Slovic, modello Spaltro etc..) e quindi sulla distinzione tra safety e security. Inoltre se
fino a pochi anni fa il sistema sanzionatorio era ritenuto efficace per aumentare la percezione
del rischio da parte dei lavoratori non attenti alla sicurezza, si è constatato che tale protocollo
volto a punire il comportamento scorretto, non ha prodotto un’efficace diminuzione del numero
degli infortuni. A tal proposito un particolare metodo di psicologia applicata utilizzato dalle
aziende è quello della BBS o Scienza Comportamentale, che permette di agire prima che
accadano gli incidenti, intervenendo scientificamente sui processi che li provocano. Il cuore
della BBS è il “rinforzo positivo”: Nell’applicazione di questa tecnica le aziende premiano il
comportamento del lavoratore quando questo è corretto.
In linea con questa visione che richiede una maggiore consapevolezza da parte dei vari livelli
della struttura organizzativa e quindi una compartecipazione e uniformità d’intenti, a livello
italiano ed europeo, alcune organizzazioni si occupano di promuovere la salute e la sicurezza
sul lavoro (SSL) attraverso conferenze, campagne di sensibilizzazione, workshop e premi. In
Europa, la più importante organizzazione che si occupa di health and safety management è
l’EU-OSHA, l’Agenzia europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro che monitora, raccoglie e
analizza dati scientifici, statistiche e misure di prevenzione; pone l’accento sulla necessità di
una preventiva valutazione di rischi e pericoli presenti sul luogo di lavoro; individua modelli di
buone prassi che risultano efficaci in un determinato luogo di lavoro, e che con opportuni
adeguamenti, possono essere applicati in contesti differenti. Altre sono le Organizzazioni, che si
occupano di questo tema, prese in considerazione all’interno di questo lavoro, delle quali sono
state analizzate le prassi e le politiche attuate per formare, informare e sensibilizzare sul tema
dell’SSL (INAIL, Confindustria, Progetto OiRA, ILO, ISSA).
A tal proposito, numerose sono le aziende e i partenariati che annualmente ricevono
riconoscimenti. All’interno del contesto italiano ed europeo, abbiamo individuato alcune aziende
promotrici d’iniziative da attuare per garantire il rispetto della normativa in materia di sicurezza
sul lavoro, casi esemplari di buone prassi. Si è osservato come le aziende oggi investano
sempre di più in questo settore non soltanto per il semplice rispetto della normativa, ma anche e
soprattutto per il raggiungimento di reali obiettivi produttivi, tra i quali rientra anche la sicurezza
sul lavoro.
I.
Evoluzione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro.
Per comprendere l'evoluzione della normativa, è necessario ricordare che il problema della
sicurezza ed in particolare dell’integrità fisica del lavoratore è stato visto, nei primi decenni del
secolo e fino all'entrata in vigore del codice civile, come un problema risarcitorio, mirando
principalmente a "tutelare" l'imprenditore sotto il profilo patrimoniale, e non ad attuare misure
atte a prevenire e ridurre il numero d’infortuni, che, secondo la cultura dell’epoca, erano
principalmente frutto di fatalità o distrazioni.
In origine, vale a dire con il codice civile del 1865, si parlava di responsabilità basata sulla
colpa, poi con la L. 80/1898, che introdusse l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul
lavoro, si è fatto strada il concetto della responsabilità oggettiva del datore di lavoro limitata alla
“riparazione del danno”, la quale comportava il “ristoro economico” per il lavoratore che subiva
l’infortunio.
Con l’avvento della Costituzione del 1948, è in particolare con gli artt. 32 e 41, 2° comma, si è
affermato che la salute è tutelata, da un lato, come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettività e, dall’altro, come limite all’esercizio dell’iniziativa economica privata.
Il principio della tutela della salute non è soltanto garantito da fonti costituzionali, ma ha trovato
e trova, ancor oggi, il suo riconoscimento nell’art. 2087 c.c. L’art. 2087 c.c., rubricato, non a
caso, tutela delle condizioni di lavoro, costituisce la norma principale e chiave in materia di
misure antinfortunistiche. Infatti, la dottrina e la giurisprudenza sono concordi nel rilevare che
l’art. 2087 c.c. pone a carico dell’imprenditore-datore, ma anche di tutti coloro che esercitano
l’impresa avvalendosi di prestatori d’opera dipendenti, l’obbligo di adottare, in tutti i posti, in tutte
le fasi del lavoro, in ogni luogo e in ogni momento, le misure necessarie per tutelare l’incolumità
e l’integrità fisica del lavoratore. Nel nostro orientamento, inoltre, non solo vige un
generalissimo principio che fa obbligo all’imprenditore di tutelare l’integrità fisica dei dipendentilavoratori e adottare le misure necessarie, ma lo stesso imprenditore è responsabile anche
della loro attuazione, dovendo e potendo esigere che il personale interessato usi i mezzi
antinfortunistici posti a disposizione.
La genericità dell’obbligo di sicurezza disposto dall’art. 2087 c.c. ha evidenziato che il quadro
normativo italiano, in materia di sicurezza ed igiene sul lavoro, dovesse essere arricchito da
nuove disposizioni più specifiche e tecniche. Infatti, coerentemente con tali principi furono
emanati un insieme di Decreti Legge del Presidente della Repubblica (D.P.R.), che imponevano
precisi obblighi e condotte da adottarsi per garantire la sicurezza, prevedendo anche sanzioni
penali (Prevenzione infortuni D.P.R. 547/55 - Igiene del lavoro D.P.R. 303/56, etc.).
Dopo tale periodo si ebbe una stasi normativa durata fino alla fine degli anni '80, con
l'eccezione della Legge n.300/70 "Statuto dei lavoratori", con la quale si attribuisce alle
rappresentanze dei lavoratori il diritto di controllare l'applicazione delle norme per la
prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca,
l'elaborazione e l'attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità
fisica.
Nel 1989 il Consiglio CEE ha emanato la direttiva 89/391/CEE, considerata dagli operatori
come la direttiva “quadro” (o madre), che detta norme generali in materia di sicurezza e salute
dei lavoratori. Tale direttiva, che si applica in tutti i luoghi di lavoro, fissa diritti e doveri di tre
figure chiave: il tecnico competente (o addetti alla Prevenzione e Sicurezza), il medico
competente e quella del delegato alla prevenzione, figura di riferimento sul tema del rischio nei
luoghi di lavoro.
Negli anni successivi furono emanate una serie di direttive, dette “figlie”, riguardanti le
prescrizioni minime di sicurezza e di salute per alcuni settori particolari.
In Italia tali Direttive sono state recepite da diversi Decreti Legislativi fra i quali si ricordano: il
D.Lgs.277/91 che recepisce le Direttive su rumore, piombo e amianto, in cui per la prima volta,
come accennato nell’introduzione, si inserisce chiaramente il concetto di valutazione del rischio,
il D.Lgs.626/94 che recepisce la Direttiva quadro più 7 delle Direttive figlie ed il D.Lgs.494/96
che recepisce la Direttiva sui cantieri temporanei e mobili.
La legge più innovativa nel settore della sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro è certamente il
D.lgs.626/94, che non abroga le leggi emanate negli anni precedenti, ma le modifica e le
integra. Mentre la vecchia normativa prevedeva che il datore di lavoro dovesse attuare le
misure di sicurezza previste dal decreto stesso e, quindi, dovesse solamente controllare che
quanto prescritto dai singoli articoli fosse effettivamente ottemperato, l'art.4 del D.Lgs.626/94
richiede che il datore di lavoro effettui un'analisi della propria attività lavorativa per valutare se
esistono dei pericoli ai fini della sicurezza e della salute dei lavoratori in essa impiegati, e in tal
caso, di valutarne i rischi per determinare gli adeguati interventi di prevenzione e di protezione.
La nuova normativa, quindi, prevede una procedura prevenzionistica di tipo attivo, nella quale le
aziende sono protagoniste sulle attività di sicurezza, e nella quale vi è una costante
correlazione fra attività lavorativa e relative misure di sicurezza, tra innovazioni tecnologiche e
rispettivi interventi per la tutela della sicurezza e della salute degli operatori.
Si è passati, quindi, dalla filosofia della riparazione del danno, attraverso una logica
prevalentemente risarcitoria, a quella della sua prevenzione, attraverso interventi preventivi,
formativi e informativi.
Il D.Lgs. 626/1994 non ha abrogato le normative precedenti in materia di sicurezza e igiene del
lavoro, anche avendone modificato e integrato, in maniera anche sostanziale, i contenuti.
Una delle novità principali del D.Lgs. 626/1994 è l’introduzione del principio dell’autotutela, sulla
base del quale i lavoratori, da soggetti passivamente tutelati, diventano autori della propria
sicurezza nei luoghi di lavoro, e quindi di quella collettiva. In sostanza, secondo la nuova
filosofia legislativa, la sicurezza deve essere organizzata dal basso e non più imposta dall’alto
dallo Stato: questi, tramite le sue strutture di consulenza, formazione e controllo deve assumere
il ruolo di collaboratore lasciando all’imprenditore la gestione dell’organizzazione aziendale in
sicurezza.
Le altre innovazioni sostanziali più che formali sono: l’istituzione in ogni azienda del Servizio di
Prevenzione e Protezione, l’obbligo per il Datore di Lavoro di redigere e conservare in azienda il
documento di valutazione dei rischi esistenti e il programma delle misure di riduzione e/o
eliminazione dei rischi, l’obbligo per il Datore di Lavoro di consultare i lavoratori, tramite i loro
rappresentanti, nelle scelte aziendali in relazione alla sicurezza sul luogo di lavoro e l’obbligo
per il Datore di Lavoro dell’informazione, della formazione e dell’addestramento dei lavoratori, in
relazione alle norme sulla sicurezza;
Il campo di applicazione del D.Lgs. n. 626/94 e succ. è costituito dai settori delle attività
lavorative, sia pubbliche sia private, ad esclusione delle ditte individuali senza dipendenti.
L’applicazione del decreto dipende dalla presenza di almeno un lavoratore subordinato, o a
questi equiparato, e non dalla tipologia e dalle dimensioni dell’attività. Pertanto, sono incluse
anche le attività esercitate dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province, ecc., in cui siano lavoratori
subordinati, come definiti dagli articoli 1 e 3 del D.P.R. 547/55 e 303/56.
Il D.Lgs. 626/1994 impone un insieme di obblighi e relative sanzioni, anche penali, ai vari
protagonisti nel campo della sicurezza ed igiene del lavoro (datore di lavoro, dirigenti, preposti,
medico competente, lavoratori e soggetti estranei all’azienda quali fornitori, progettisti e
appaltatori).
Anche i lavoratori sono tenuti al rispetto dei propri obblighi: alcune inadempienze sono punite
con l’arresto fino ad un mese o l’ammenda da Euro 207 a 620.
La Legge n. 123/2007 costituisce un passo decisivo per promuovere ed attuare quel
cambiamento culturale capace di migliorare le condizioni di lavoro e di salute. Infatti,
qualificando maggiormente il ruolo della formazione e dell’addestramento professionale e
valorizzando in modo chiaro il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, il testo
legislativo pone l’accento sul fatto che uno degli strumenti di prevenzione più efficaci per la
sicurezza nei luoghi di lavoro è rappresentato dall’attività di informazione e di formazione dei
lavoratori, e che le aziende non debbono più limitarsi al solo adempimento formale della norma
di legge, ma devono verificare l’efficacia degli interventi attuati.
La Legge 123/2007 rappresenta una proficua concertazione con le parti sociali e le Regioni, al
fine di assicurare il pieno rispetto delle disposizioni comunitarie, l’equilibrio fra Stato e Regioni e
soprattutto l’uniformità della tutela della salute sull’intero territorio nazionale.
In attuazione dell’art.1 della su citata Legge nasce il D.lgs 81/2008 dall’esigenza di effettuare un
riassetto delle norme in materia di salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi
di lavoro, mediante il riordino e il coordinamento delle medesime in un unico testo normativo.
Il Dlgs 81/08 pone come obiettivo prioritario l’innalzamento della qualità e della sicurezza del
lavoro, anche attraverso la definizione di una strategia di prevenzione incentrata su obiettivi
sostanziali e non soltanto su regole formali: estende l’applicazione a nuovi ambiti aziendali e
nuovi profili professionali, accresce le responsabilità e acuisce le sanzioni.
Esso prevede l’abrogazione dei DPR 547/55, 303/56 e 164/56 e per quanto riguarda il campo di
applicazione è esteso a tutti i settori di attività sia pubblici che privati e si applica a tutte le
tipologie di rischio e a tutti lavoratori e lavoratrici, subordinati, autonomi e imprese familiari;
L’impianto legislativo, ripercorre e integra, implementandolo, l’assetto del D.Lgs.626/94, ha da
un lato il pregio di essere un unico testo normativo di riferimento, ma dall’altro l’introduzione
della valutazione di nuovi rischi rende più complicata e difficoltosa la redazione del Documento
di Valutazione dei Rischi (D.V.R.).
Infatti, la valutazione relativa all’organizzazione del lavoro e dei processi produttivi non appare
compito di facile esecuzione, così come la valutazione dello stress lavoro correlato, in quanto
analisi e valutazione devono tenere conto delle problematiche legate alla produttività, alla
tecnologia applicata, ai processi di produzione, all’ambiente di lavoro in relazione all’attività
svolta, fattori che sicuramente possono influire sui rischi psicosociali lavorativi.
Nel D.Lgs. 81/2008 particolare importanza assume la formazione del lavoratore, che non deve
consistere in una mera elencazione di compiti ed azioni, ma deve essere verificata attraverso
test di uscita e supportata da un adeguato addestramento, accertando che lavoratori non di
madre lingua italiana abbiano ben compreso istruzioni, regolamenti, procedure e protocolli
comportamentali.
Fondamentalmente le figure introdotte dalla normativa precedente si ritrovano in quella attuale,
quindi gli attori aziendali della sicurezza rimangono il Datore di lavoro, il Dirigente, il Preposto, il
Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione, il Medico competente, il Rappresentante
dei Lavoratori e i Lavoratori stessi. Nonostante le modifiche subite, il decreto 626/94 grazie
anche all’introduzione di queste nuove figure, ha gettato le basi per una considerazione
rigorosa della sicurezza nei luoghi di lavoro dando origine ad una struttura più organica alla
tematica trattata. Il passo fondamentale è dato dal coinvolgimento attivo di tutte le parti,
interessate al miglioramento delle condizioni nei luoghi di lavoro cercando di attuare il
superamento dell’assenza di partecipazione, tipica delle precedenti disposizioni giuridiche.
Prevale quindi una stretta correlazione fra la tutela della salute e l’organizzazione del lavoro.
Questo concetto viene esteso anche a tutto il sistema istituzionale attraverso il coordinamento
su tutto il territorio nazionale delle attività e delle politiche di sicurezza, attraverso l’istituzione di
comitati a livello nazionale, regionale e provinciale. Viene istituito il SINP (Sistema informativo
nazionale per la prevenzione), che garantisce la consultazione delle informazioni su rischi e
sulla salute e sicurezza; infine viene effettuato il coordinamento tra gli enti pubblici: INAIL,
ISPESL, IPSEMA. Questa nuova definizione dell’organizzazione, rappresenta un elemento di
continuità fra i due decreti, perché l’obiettivo era già presente nel vecchio, ma, di fatto, viene
realizzato nel nuovo. La nuova progettazione organizzativa deve basarsi su parametri quali la
tutela dell’efficienza e della sicurezza dei lavoratori, portando ad uno stato di soddisfazione
generale.
Poi il Testo Unico è stato modificato ed integrato dal D.lgs. 106/09 con l’obiettivo di correggere
le criticità, le lacune emerse e le difficoltà operative. Il decreto non ha carattere innovativo ma
correttivo e riguarda diverse sezioni.
Il D.lgs. n.106/09, entrato in vigore a distanza di un anno, recante “Disposizioni integrative e
correttive del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della
sicurezza nei luoghi di lavoro” (pubblicato sul supplemento ordinario n. 142/L alla Gazzetta
ufficiale n. 180 del 5 agosto 2009).
La finalità generale del D.Lgs. n. 106/2009 è quella di rendere maggiormente effettiva la tutela
della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, dando seguito a quel processo di razionalizzazione
e di aggiornamento della normativa antinfortunistica, iniziato con la legge delega n. 123/2007
(cfr. Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 42 del 27 marzo 2009).
Con l’emanazione del decreto correttivo, infatti, il legislatore, - pur proseguendo sulla scia
tracciata dal D.Lgs. n. 626/94 -, ha aperto una nuova fase, che possiamo definire di
“miglioramento” e di “perfezionamento” del sistema introdotto nel sistema previgente, finalizzata
a completare un assetto normativo globale, che permetterà l’integrazione virtuosa tra la
“prevenzione tecnologica” che era a fondamento dei decreti degli anni ‘50, la “prevenzione
comportamentale” che era alla base del D.Lgs. n. 626/94 e, da ultimo, la “prevenzione
organizzativa”, introdotta del D.Lgs. n. 81/2008.
Gli obiettivi specifici perseguiti dal nuovo decreto sono due: il primo, - di carattere formale -, è
quello di correggere i molti errori materiali e tecnici presenti nell’attuale disciplina; il secondo, carattere sostanziale -, è quello di superare le difficoltà operative, le criticità e le lacune
evidenziate dai primi mesi di applicazione delle nuove regole, tenendo conto delle indicazioni
contenute nell’“avviso comune” in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Tra le principali innovazioni, vi è per esempio la delega delle funzioni del datore di lavoro, le
quali possono essere sottoposte a vigilanza anche attraverso l’adozione di un modello
organizzativo e gestionale; è inoltre possibile la subdelega, ma in questo caso il delegante deve
vigilare il rispetto delle funzioni trasferite; la subdelega è possibile una sola volta. Risulta quindi
chiaro l’intento di incentivare l’adozione di tali Sistemi Organizzativi, introducendo per le piccole
imprese delle procedure semplificate per l’adozione e l’efficace attuazione di tali modelli di
organizzazione e gestione della sicurezza.
Altra innovazione è il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi
attraverso l’istituzione di una sorta di patente a punti in edilizia, terminati i quali non sono più in
possesso dei requisiti tecnico professionali. Il meccanismo considera le sanzioni applicate per
mancati adempimenti e la formazione effettuata. L’azzeramento comporterà l’impossibilità di
operare nella legalità, quindi lo scopo è escludere dal mercato le aziende che non rispettano le
norme.
In una situazione come quella odierna e di fronte al numero ancora troppo alto di incidenti
mortali, infortuni e malattie professionali di fronte agli altissimi costi, non solo economici, di
infortuni e malattie professionali, il Governo ha pubblicato il decreto legge 21 giugno 2013, n. 69
cosiddetto “decreto del fare”, che, al di là delle previste disposizioni per il rilancio dell'economia,
ha introdotto diverse novità anche in materia di semplificazione degli adempimenti in materia di
tutela della salute e sicurezza sul lavoro. il decreto del Fare contiene numerose materie nei suoi
quasi 100 articoli, la cui prima parte è quasi interamente riservata al rilancio dell’edilizia,
settore martoriato dalla crisi negli ultimi tempi, con un corposo pacchetto di semplificazioni
burocratiche che investono anche l’ambito della 626.
Gli articoli in questione del decreto divenuto legge dello Stato, vanno dal 31 al 35, passando per
il 42 e fino al 51. Insomma, la sicurezza è uno dei motivi del provvedimento e la ricorrenza
lungo tutto il testo ne spiega la preponderanza in termini di efficacia normativa.
La disposizione principale del D.L. n. 69/2013 che ha apportato modifiche al D.Lgs. n. 81/2008
è l'art. 32. Tra le diverse modifiche è possibile rilevare, per esempio, l'abolizione del DUVRI,
per alcune attività a basso rischio, per la cooperazione e il coordinamento tra committente,
appaltatori e subappaltatori. Il documento sarà sostituito da un incaricato individuato dal datore
di lavoro-committente e la possibilità, per i cantieri temporanei e mobili,di elaborare modelli
semplificati di documenti, l'inserimento tra le esclusioni dal campo di applicazione del Capo I,
Titolo IV, D.Lgs. n. 81/2008.
Alla luce di tali considerazioni,occorre creare un modello legale in grado di prevenire, meglio di
quanto oggi accada, il rischio di infortuni sul lavoro, determinando così, una volta per tutte, il
potenziamento della cultura della legalità. Questo, affinché la prevenzione della salute e della
sicurezza divenga effettiva in ogni contesto lavorativo, e non solo predisponendo un sistema di
regole, ma soprattutto integrando il sistema normativo tradizionale con strumenti quali la
formazione, le “buone prassi”, gli accordi collettivi e la Responsabilità Sociale delle Imprese.
II.
Studi, ricerche sul tema e letteratura: la percezione del rischio nei lavoratori;
BEHAVIOUR BASED SAFETY (BBS).
In tema di gestione della sicurezza è importante fare prima di tutto una distinzione tra due
termini ricorrenti, erroneamente utilizzati come sinonimi, ossia Safety e Security. In particolare,
secondo il modello E. Spaltro Safety sta per “essere sicuri”, Security significa ”sentirsi sicuri”; da
qui ne consegue che la nozione di pericolo è un fatto oggettivo (ogni evento in cui sia
presente una certa quota di probabilità di danno nei confronti di qualcuno o qualcosa) mentre la
nozione di rischio è prevalentemente soggettiva poiché si basa sulle motivazioni e sui processi
percettivi.
La percezione del rischio da parte dei lavoratori è di fondamentale importanza per le aziende al
fine di non esporre gli stessi a rischi che possono provocare conseguenze come infortuni anche
gravi; quindi le aziende devono mettere in campo una gestione della sicurezza affidabile,
concreta e che coinvolga i lavoratori proprio nella percezione del rischio che corrono durante la
loro attività.
La percezione del rischio è un processo cognitivo coinvolto in diverse attività quotidiane e che
orienta i comportamenti delle persone di fronte a decisioni che coinvolgono dei rischi potenziali.
Lo studio psicologico della percezione del rischio ha sottolineato che in molti casi esiste una
discrepanza tra la percezione soggettiva del rischio e la valutazione oggettiva (Slovic, 2001). In
poche parole, capita che le persone a volta temano delle attività che non sono in realtà
pericolose e non temano, invece, delle attività che potrebbero avere conseguenze molto
drammatiche.
La ricerca ha mostrato che ci sono alcuni fattori che influenzano in modo particolare la
percezione che le persone hanno della pericolosità di un'attività. Tra questi fattori ci sono i
seguenti: quanto controllo è possibile esercitare sugli eventi che possono generare pericolo (per
esempio, si pensa di poter esercitare molto controllo nel caso della guida e molto poco nel caso
dei cataclismi naturali); quanto volontariamente la gente ha deciso di affrontare una situazione
rischiosa; quanto gravi sono le possibili conseguenza; ecc. (Slovic, 1987).
Vari autori hanno ipotizzato che la percezione del rischio da parte dei lavoratori influenzi il
rischio di infortuni e/o di malattie professionali (es. Arbuthnot, 1977; Laurence, 1974; Preston,
1983, Rundmo, 1992; Stewart Taylor and Cherries, 1998); infatti una corretta percezione del
rischio occupazionale viene considerato un presupposto essenziale per l’assunzione di
adeguati comportamenti auto-protettivi da parte dei lavoratori. Finora sono stati ben pochi gli
studi scientifici pubblicati sulla relazione tra percezione del rischio occupazionale e infortuni e/o
malattie professionali : (I dati della letteratura scientifica: oltre 100 voci; solo 4 studi sperimentali
sul rapporto tra percezione del rischio lavorativo ed il rischio oggettivo di infortuni e/o malattie
professionali; alcuni altri studi sperimentali sul rapporto tra percezione del rischio e corretta
adozione di comportamenti protettivi adeguati e/o uso di dispositivi individuali di protezione; la
maggioranza degli studi comunque hanno analizzato i fattori che influenzano la percezione del
rischio occupazionale da parte dei lavoratori.)
I risultati dei principali studi analizzati dimostrano che:
dove l’impegno manageriale nell’ambito della sicurezza è chiaramente dimostrato attraverso
azioni compiute, la percezione dei lavoratori ed il loro atteggiamento ne vengono fortemente
influenzati. L’obiettivo è quello di assicurare il più basso numero possibile di infortuni. Si è
riscontrata l’ esistenza di un di legame tra la gestione della sicurezza da parte dei livelli
direzionali dell’azienda e l’atteggiamento dei lavoratori nei confronti della stessa. Quindi:
- Gli incidenti sono considerati difetti del sistema “azienda” e non solo ” mancanze o errori
individuali;
- Gli atteggiamenti e la percezione degli impiegati rivelano la visione e i valori che guidano il
loro processo decisionale ; cioè la capacità del management aziendale di comunicare valori
positivi è fondamentale per assicurare che i lavoratori svolgano in sicurezza le loro mansioni;
- Importanza della creazione di un clima positivo di sicurezza.1
1
O’Toole M, The relationship between employees’ perceptions of safety and organizational culture , Journal of Safety Research,
33(2002), 231 243 organizational culture, 231-243.
I Decreti Legislativi in materia di Sicurezza sul Lavoro, in particolare il D.lgs.81/08, segnano un
passaggio dai tradizionali metodi di prevenzione “tecnica” ad un sistema di sicurezza “globale”
che pone l’uomo, anziché la macchina, al centro dell’organizzazione della sicurezza sul luogo di
lavoro. Pertanto la percezione del rischio da parte del lavoratore diventa un fattore determinante
per l’abbattimento degli infortuni nelle aziende. La percezione del rischio è un dato soggettivo e
culturale che dipende dalle abitudini e dalle esperienze del passato, piuttosto che un dato
tecnico che possa avere un rilievo oggettivo. Conoscere quali sono gli atteggiamenti rispetto ai
rischi e i comportamenti sul lavoro dei lavoratori è il primo passo per costruire un sistema di
prevenzione efficace ed affidabile. Prevenzione del rischio significa intervenire nell’ambito dei
processi decisionali soggettivi che dall’indifferenza portano all’azione quindi al coinvolgimento
dei lavoratori nell’approccio virtuoso alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Tale approccio può
essere positivo = quando è ben gestito - “il lavoratore ha la percezione del rischio”; o negativo
= quando non è ben gestito - “c’è l’indifferenza del lavoratore al rischio”. Quindi è
indispensabile coinvolgere i lavoratori ed i loro rappresentanti nella gestione del rischio,
dando loro la percezione della sicurezza sul luogo di lavoro, il tutto finalizzato alla protezione
della loro salute e al benessere fisico/mentale, con riflessi positivi per l’azienda anche dal punto
di vista economico (senza dimenticare che un rinnovamento sul tema della Safety Culture è
decisivo anche per incrementare l’affidabilità delle aziende, con un importante ritorno di
immagine sul valore stesso del brand!)
I più importanti fattori di criticità per la percezione del rischio sono: fattori organizzativi come la
fretta e la dimensione dell’azienda (troppo piccole o troppo grandi); alcune caratteristiche della
personalità (come la fiducia in sé); inadeguata percezione della pericolosità del proprio
ambiente di lavoro (con l’abitudine l’ambiente diventa familiare) ecc..
È evidente, dunque, che nella rappresentazione del rischio da parte dei lavoratori agiscono
diverse “variabili di natura personale, organizzativa, di gruppo e culturale” funzionando da
regolatori tra “la percezione del rischio e l’assunzione di comportamenti rischiosi”. I
comportamenti (azioni osservabili), sono normalmente classificati in due grandi famiglia: a)
comportamento critico (laddove un determinato atteggiamento mentale è tale da esporre il
lavoratore a rischio di infortuni); b) comportamento a rischio (qualsiasi attività che in relazione a
come viene svolta, espone a rischio oggettivo di infortunio).
A tal proposito la "Behavior Based Safety" (o Behavioral Safety) è l’applicazione di una
“scienza” (la Behavioral Science, o Scienza Comportamentale) con “metodo scientifico” ai
comportamenti sul luogo di lavoro ai fini della Sicurezza (= fonda le sue basi teoriche nella
Behavior Analysis, ossia in quella branca della psicologia che studiando il comportamento
umano cerca di trovare delle soluzioni ai problemi di sicurezza sul lavoro). L’idea della BBS,
quindi, è definire, osservare, registrare e misurare i comportamenti per studiarli, individuarne i
processi (quindi come si formano e perché), al fine di arrivare a modificarli. Questa strada
permette di intervenire PRIMA che accadano gli incidenti, intervenendo scientificamente sui
processi che li provocano.
Un primo studio completo del comportamento negli infortuni, si deve a Herbert William Heinrich,
Ispettore della “Travelers Insurance Company” che, dopo avere esaminato migliaia di rapporti
d'incidente, pubblicò l'esito della sua ricerca in un libro: “Industrial Accident Prevention (1931)”.
Questo lavoro di Heinrich è il fondamento della teoria denominata "Behavior Based Safety",
teoria che afferma che circa il 90% di tutti gli incidenti verificatisi sul posto di lavoro è causato
da comportamenti errati posti in essere dal lavoratore stesso. Ne deriva che, il
comportamento non corretto del lavoratore rappresenta una delle cause principali degli
incidenti sul lavoro.
Si devono a Frederik Skinner, psicologo statunitense, lo studio approfondito della psicologia del
comportamento e la definizione di un modello denominato A-B-C (Antecedenti–
Comportamento/Behavior-Conseguenze) o modello di interazione. Questa teoria afferma che il
comportamento umano è sempre correlato ad una serie di Antecedenti (esperienza acquisita,
formazione ricevuta, procedure in essere ecc.), che sono connessi con le condizioni ambientali
di lavoro. Gli Antecedenti hanno una influenza indiretta sull’esecuzione di un lavoro e fungono
da stimolo e “attivatori” del successivo comportamento. Individuare per tempo gli Antecedenti
consente di correggere i comportamenti che ne derivano. In pratica il fondamentale “Paradigma
del Condizionamento Operante” di Skinner, padre della Behavioral Science dice che i
comportamenti sono influenzati dalle conseguenze che l’individuo si aspetta dagli stessi.
Un progetto BBS, attraverso la partecipazione e il coinvolgimento dei lavoratori, sia quali
"osservatori" dei comportamenti errati, sia quali partecipanti a Gruppi di Miglioramento per la
Sicurezza "GdMS", consente di collegare tra loro gli elementi della triade “ABC di Skinner
(Antecedents-Behavior-Consequences)” in una relazione funzionale.
Una delle scoperte più importanti della Behavior Analysis, traslata successivamente nella BBS,
è che il comportamento umano può essere inibito, sicuramente, dalla punizione, ma nessun
comportamento può essere instaurato, aumentato, se non attraverso l’adozione di conseguenze
positive, gratificanti per il soggetto. La procedura attraverso la quale si attua questo aumento
della probabilità di ricomparsa del comportamento prende il nome di “rinforzo positivo” e
costituisce il cuore della BBS. Nell'applicare questa tecnica, alle aziende che prendono parte al
progetto viene chiesto di costituire dei gruppi di lavoro che dovranno individuare i cosiddetti
"rinforzi", e quindi riconoscere ed imparare a rinforzare, ovvero premiare, il comportamento del
lavoratore quando questo è corretto (dato che il protocollo utilizzato finora, volto a punire il
comportamento scorretto, non ha prodotto una significativa diminuzione del numero degli
infortuni).
L'approccio BBS richiede, tra le altre cose, di: accertarsi sempre che il lavoratore riceva
messaggio univoci; rinforzare i comportamenti sicuri perchè “socialmente” e “aziendalmente”
accettati; analizzare le cause e non ricercare colpevoli e fare un'analisi comportamentale nei
luoghi di lavoro, identificando le azioni correttive da porre in essere.
Oggi sono almeno cinquanta gli stabilimenti delle società che hanno avviato il processo
di BBS in Italia. Tra queste: Heineken, Whirlpool, Bayer Material Science, Rete Ferroviaria
Italiana, Nestlé, Enel Distribuzione etc… Difficile fare una stima a livello mondiale di quante
aziende lo hanno avviato, visto che il protocollo è sotto sperimentazione da più di 35 anni.
In Italia l’associazione impegnata nella promozione e diffusione della BBS è: AARBA
(Association for Advanced Radical Behaviour Analysis). L’associazione ha promosso la
diffusione del protocollo dal 2001, anno della sua fondazione. In seguito a tale attività, la BBS è
diventata una disciplina nota e adottata nel contesto aziendale, accademico e istituzionale
Italiano ed Europeo, sia pure con grave ritardo rispetto al nord America, dove è stato sviluppato
il protocollo a partire dagli anni ’70 nelle principali università e centri di ricerca degli USA. Degno
di nota è stato il conferimento ad AARBA, nel 2010 e 2011, di due medaglie per la diffusione
della BBS dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Interessanti sono state le parole del prof. Fabio Tosolin, presidente della Società Scientifica
Italiana di Analisi del Comportamento (AARBA) e docente del Politecnico di Milano, in
occasione della VI edizione del Congresso Europeo di Behavior Based Safety (Venezia, Scuola
Grande San Giovanni Evangelista), realizzato da AARBA in collaborazione con ISPESL, INAIL
e Giunta Regione Veneto nel 2012.
Il prof. Tosolin afferma che “chi applica il rinforzo positivo per i comportamenti di sicurezza,
inizia ad applicarlo anche a produzione e qualità e vede che funziona”; e che “la Behavior
Analysis può dare moltissimo al training di sicurezza. Noi possiamo insegnare l’inglese ai nostri
ragazzi per 3 ore alla settimana per otto anni, senza che questi riescano a balbettare una
risposta o a comprendere un telegiornale della CNN, come accade comunemente nelle nostre
scuole. Al contrario, possiamo insegnare in 8 settimane l’inglese a livello tale da costruire un
conferenziere. La differenza tra questi due livelli di efficacia risiede esclusivamente nella
metodologia didattica usata. Non applicare le leggi e i paradigmi scientifici della Behavior
Analysis nel safety training significa sprecare le risorse delle imprese, abbandonando i
lavoratori in balia degli eventi alla prima emergenza di sicurezza.”
Questo congresso, dopo la Behavioral Safety Now Conference, è stato il più grande evento di
sicurezza comportamentale al mondo per numero di partecipanti, di simposi e di relatori: vi
hanno preso parte più di 400 persone e ha ospitato 3 workshop, 4 simposi, 2 plenarie, 5
speaker internazionali, 36 relatori.
III.
Incentivi nazionali ed europei per la salute e sicurezza sul lavoro
Le tematiche della sicurezza e salute sul luogo di lavoro sono fondamentali per prevenire rischi
e malattie professionali e costituire un ambiente di lavoro salubre ed efficiente. Dalle stime
dell’OIL(Organizzazione Internazionale del Lavoro) emerge che ogni anno nell’ UE più di 5550
perdono la vita a causa di infortuni sul lavoro e 159000 muoiono in seguito a malattie
professionali. Nello stesso arco temporale le imprese perdono circa 143 milioni di giornate per
infortuni avvenuti sul luogo di lavoro. Si stima che entrambi gli eventi costino all’economia dell’
UE almeno 490 miliardi di euro l’anno, circa il 4% del PIL mondiale. Per ridurre tali cifre è
essenziale anticipare i rischi e attuare efficaci misure di sicurezza e rigorose verifiche.
Per questo motivo, a livello europeo ed italiano esistono agenzie ed organizzazioni che si
occupano di diffondere e sensibilizzare top manager, policy makers, lavoratori e opinione
pubblica sull’importanza di tali argomenti.
In Europa, la più importante organizzazione che si occupa di health and safety management è
l’OSHA, l’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro che monitora, raccoglie e
analizza dati scientifici, statistiche e misure di prevenzione; pone l’accento sulla necessità di
una preventiva valutazione di rischi e pericoli; individua modelli di buona prassi che risultano
efficaci in un determinato luogo di lavoro, e che con opportuni adeguamenti, possono essere
applicati in contesti differenti.
Sebbene la definizione di “buone prassi” possa variare fra i diversi stati membri per la diversità
dei sistemi e delle norme sulla sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, per la diversa cultura,
lingua e le diverse esperienze e livelli di conoscenza, I criteri elencati di seguito sono stati
identificati come elementi di base per una soluzione di buona prassi:
-riduzione del potenziale di nuocere ai lavoratori o ad altre persone pregiudicate dall’impresa
derivante da una causa identificata;
- miglioramento delle condizioni di lavoro in generale e azioni efficaci per promuovere la salute,
la sicurezza e l’efficienza;
-raggiungimento di una riduzione permanente e identificabile del rischio di danni ai lavoratori.
In particolare tale soluzione dovrebbe:
-dimostrare fasi e metodi da poter adottare all’interno di un luogo di lavoro o all’interno di
un’organizzazione (tramite anche studi di casi)
-essere efficace ed eticamente sostenibile
-contemplare l’attiva partecipazione di tutte le parti coinvolte, in particolare dei lavoratori e dei
rappresentanti sui quali incideranno direttamente le azioni intraprese.
Prima di applicare sul luogo di lavoro le info sulle buone prassi è della massima importanza
effettuare una valutazione adeguata e sufficiente dei rischi e dei pericoli.
A tal proposito, è stato creato il Progetto OiRA, guida per la valutazione interattiva dei rischi
online, studiato per fornire strumenti di facile impiego destinati a micro e piccole imprese. Il
progetto si articola in 5 fasi:
- preparazione: impostazione personalizzata dello strumento in base alle specificità dell’impresa
- identificazione: individuazione dei fattori sul luogo di lavoro in grado di arrecare danno e dei
lavoratori che possono essere esposti al pericolo
- valutazione: ordine di priorità ai rischi che sono stati individuati. La priorità consente di
decidere quali misure attuare per prime.
- piano d’azione: lo strumento consente di predisporre un piano d’azione e di decidere in che
modo eliminare o controllare i rischi
- relazione: è elaborata una relazione che può essere stampata e/o scaricata, che consente di
documentare i risultati della procedura di valutazione dei rischi.
Un’altra importante iniziativa promossa dall’EU-OSHA è costituita dalle campagne “Ambienti di
lavoro sani e sicuri”; attive dal 2000, rappresentano uno dei principali strumenti impiegati per
sensibilizzare sui temi della sicurezza e della salute sul lavoro, e per promuovere l'idea secondo
cui un buon livello di salute e sicurezza rappresenta un bene per l'azienda.
Le campagne durano due anni e l’EU-OSHA offre gratuitamente informazioni, guide e strumenti
pratici tradotti in oltre 20 lingue europee; fornisce inoltre supporto alle aziende e ad altri
organismi che vogliano organizzare eventi di sensibilizzazione, anche attraverso il Campaign
Toolkit, una guida online che indirizza nella preparazione e svolgimento di campagne di SSL e
riporta esempi pratici di vari strumenti di comunicazione efficace.
L’ultima campagna 2012-2013 “Working together for risk prevention”, è incentrata proprio
sulla prevenzione dei rischi ed enfatizza in modo particolare l’importanza che la leadership di
quadri dirigenti e titolari proceda di pari passo con la partecipazione attiva dei lavoratori. E’ stata
inoltre redatta una guida pratica su “Leadership aziendale in materia di salute e sicurezza sul
lavoro” e una pubblicazione sorella rivolta ai dipendenti e ai loro rappresentanti nota come
“Partecipazione dei lavoratori alla sicurezza e alla salute sul lavoro: una guida pratica” Per il
2014-2015 la campagna sarà incentrata su “Rischi psico-sociali sui luoghi di lavoro”.
L’UE-OSHA organizza annualmente dei concorsi, tra i quali il Premio per le buone prassi, il
Premio cinematografico Ambienti di lavoro sani e sicuri, giunto alla V edizione e il
Concorso fotografico europeo , alla sua seconda edizione. Il premio per le buone prassi
intende dimostrare i benefici dell’adozione di una mutua collaborazione tra gestione aziendale e
impiegati ai fini della prevenzione del rischio, implementando capacità gestionali a un’attiva
partecipazione dei lavoratori nei processi di garanzia di SSL. Il secondo e il terzo mirano a
sensibilizzare sul tema, rispettivamente attraverso documentari e fotografie che mettano in luce
criticità riscontrate e soluzioni adattabili a specifici contesti lavorativi per promuovere l’Europa
del lavoro come luogo più sicuro, più sano e più produttivo.
Infine, vengono organizzate numerose manifestazioni nel corso dell’anno, strettamente
connesse alla missione dell’EU-OSHA: seminari che riuniscono esperti in materia si sicurezza e
salute sul luogo di lavoro e le altre parti interessate, manifestazioni organizzate negli stati
membri, simposi in sede di conferenze internazionali e i vertici europei, che segnano la
conclusione delle campagne “Ambienti di lavoro sani e sicuri”.
L’ILO, Organizzazione internazionale del lavoro, è l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di
“promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e
dignità umana per uomini e donne. I suoi obiettivi principali sono: promuovere i diritti dei
lavoratori, incoraggiare l’occupazione in condizioni dignitose, migliorare la protezione sociale e
rafforzare il dialogo sulle problematiche del lavoro.” L’ILO rende disponibili risorse online
scaricabili, tra cui una guida in 5 step rivolta a datori di lavoro, lavoratori e rappresentanze
sociali per la gestione della SSL, un training package rivolto a piccole e medie imprese, esempi
di buone prassi per prevenire gli infortuni sul lavoro, corsi di formazione ed organizza presso
l’International Training Centre di Torino master universitari riguardanti la SSL.
L’ISSA International Social Security Association è la principale istituzione internazionale che
raccorda organizzazioni ed agenzie che si occupano di sicurezza sociale. Garantendo l’accesso
a informazioni, consigli di esperti, linee guida e piattaforme dedicate alla sicurezza sul lavoro,
promuove un sistema globale di sicurezza sociale. L’ISSA incentra la sua attività sui
miglioramenti tecnici ed amministrativi dei suoi membri e nel perseguire il suo mandato, lavora
attraverso il rafforzamento delle istituzioni di sicurezza sociale. Ha organizzato nel novembre
2013 il World Social Security Forum, tenutosi a Doha; un meeting che ha riunito più di mille
professionalità nell’ambito della sicurezza sociale e policy makers con l’obiettivo di condividere
conoscenze e informazioni e identificare buone pratiche e strategie di successo per rendere la
sicurezza sociale, una realtà globale.
A livello europeo, infine, viene elaborata una strategia comunitaria per la salute e sicurezza
sul lavoro. L’obiettivo ambizioso della programmazione 2007/2012 è stato di ridurre del 25% la
percentuale degli infortuni sul lavoro, attraverso 6 obiettivi intermedi: attuare un quadro
legislativo moderno ed efficace; favorire lo sviluppo e l’attuazione delle strategie nazionali;
favorire i cambiamenti di comportamento; far fronte a rischi nuovi; migliorare il controllo dei
progressi compiuti; promuovere la sicurezza e la salute a livello internazionale.
In Italia, l’INAIL è attiva nella diffusione della cultura della prevenzione attraverso progetti e
formazione in materia di SSL. Ha promosso e organizzato numerose iniziative in collaborazione
con ministeri, parti sociali, amministrazioni ed enti pubblici.
Incentivi economici sono concessi alle imprese, attraverso la riduzione del tasso di premio: con
l’oscillazione per prevenzione, le imprese possono ridurre i costi indiretti con la diminuzione
della probabilità di accadimento degli infortuni sul lavoro o i costi diretti presentando domanda
di riduzione del tasso medio del premio da corrispondere all’INAIL. Tale riduzione può essere
richiesta nel primo biennio di attività dalle imprese in regola con le disposizioni obbligatorie in
materia di prevenzione, infortuni e igiene del lavoro, o dopo il primo biennio di attività dalle
aziende che attuano interventi per il miglioramento delle condizioni di sicurezza e d’igiene, in
aggiunta a quelli minimi previsti dalla normativa in materia.
L’INAIL concede inoltre i finanziamenti ISI, incentivi alle imprese per realizzare interventi
finalizzati al miglioramento dei livelli di SSL. L’istituto finanzia in conto capitale progetti
d’investimento e di adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale, presentati da
imprese iscritte alla Camera di commercio Industria, Artigianato e Agricoltura.
Nel 2013 è stata indetta la terza edizione del concorso pittorico Dipingere la sicurezza sul
lavoro, ideato e organizzato dalla sede INAIL di Pesaro e Urbino in collaborazione con le
accademie di belle arti di Macerata e Urbino. Obiettivo del premio è contribuire alla riflessione
sul mondo del lavoro, promuovendo presso l’opinione pubblica una cultura della sicurezza
intesa come prevenzione degli infortuni e una più ampia tutela psicologica, identitaria e sociale
del lavoratore. Sono previsti 4 premi in denaro, per i primi tre classificati secondo il parere della
giuria tecnica e per l’opera segnalata dai visitatori delle mostre.
L’Organismo Paritetico della Provincia di Varese e INAIL Varese, hanno indetto nel 2012 il
primo concorso nazionale Premio Marco Fabio Sartori, rivolto ad opere di cortometraggio su
tematiche relative a stress da lavoro correlato e piccoli incidenti sul lavoro.
Infine INAIL Abruzzo, in collaborazione con Enel, Fondazione Carichieti, Ordine dei Giornalisti,
Fondazione italiana agricoltori, ha indetto per il 2014 il III Premio Giornalistico Di Donato, da
assegnare al miglior pezzo giornalistico pubblicato sul tema della sicurezza in ambiente di
lavoro.
La Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro ha proposto
per il 2013 una strategia nazionale di prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie
professionali, diffondere la cultura della SSL, migliorare la vigilanza, promuovere e diffondere i
comportamenti sicuri, migliorare la tutela degli esposti ed ex esposti all’amianto, monitorare le
attività e pianificare la futura prevenzione attraverso proposte procedurali della commissione
consultiva.
Confindustria e Inail, in collaborazione con APQI (Associazione Premio Qualità Italia) ed
Accredia (Ente Italiano di Accreditamento) hanno indetto per il 2013 la II edizione del Premio
Imprese per la Sicurezza, rivolto ad imprese italiane produttrici di beni e servizi, che si siano
distinte nella gestione della SSL.
Obiettivo del premio è la creazione di cultura d’impresa, attraverso la diffusione di migliori prassi
aziendali in tema di salute e sicurezza, valutando il grado di consapevolezza e il livello di
innovazione raggiunto dalle aziende. I premi consistono in onorificenze simboliche (Award e
Prize), e le categorie sono suddivise in base alla dimensione aziendale e alla tipologia di rischio
(alto o medio - basso). Sono previste menzioni per le aziende che abbiano sviluppato iniziative
specifiche, ad esempio in tema di formazione/informazione dei lavoratori, gestione
appalti/subappalti, o progetti innovativi in materia di SSL.
A livello locale, merita di essere annoverata l’esperienza modenese, giunta al terzo anno di
attività, tramite il progetto “A Modena la sicurezza sul lavoro, in pratica”. Frutto di analisi delle
problematiche riscontrate dalle aziende nell’applicazione della normativa obbligatoria in tema di
SSL, il progetto mira a garantire livelli di sicurezza sempre migliori, attraverso il coordinamento
tecnico dell’INAIL e il contributo di professionalità e associazioni di categoria. In corso di
sviluppo del progetto sono stati organizzati workshop tematici ed eventi, e sono sorte delle
Comunità di pratica organizzate tra aziende e attori della prevenzione, nella logica di
diffusione e condivisione di buone prassi e nella ricerca di percorsi innovativi. Grazie alla
sperimentazione in azienda sono sorti dei modelli di DVR, DUVRI e SGSL, che hanno
permesso la realizzazione di schede di valutazione del rischio per un numero significativo di
casi. I focus group con i lavoratori hanno permesso di individuare soluzioni di poco costo e
facilmente implementabili, difficilmente riscontrabili senza la partecipazione attiva e il
coinvolgimento diretto degli stessi. I diversi temi che ruotano intorno alla SSL, arricchiscono e
trovano risposte efficaci nel lavoro delle comunità di pratica, che si dimostrano uno strumento
virtuoso, di condivisione e di miglioramento continuo.
IV.
Casi esemplari di buone prassi:
4.1 Casi studio Italiani
Italcementi
Italcementi nasce nel 1864 a Scanzo in provincia di Bergamo come Società Bergamasca per la
Fabbricazione del Cemento e della Calce Idraulica. Solo nel 1927, quando la società è già
quotata in Borsa a Milano da due anni, assume l’attuale ragione sociale. La presenza in Italia è
molto radicata; 17 cementerie, 232 impianti di calcestruzzo, 7 centri di macinazione,
52 cave di inerti e 1 impianto di produzione additivi. Italcementi è presente nel settore della
ricerca, dell'innovazione e dello sviluppo di impianti e tecnologie con il Centro Tecnico di
Gruppo (CTG) e nel settore della produzione di energia elettrica con Italgen.
Con una produttività di 70 milioni di tonnellate di cemento annue, Italcementi Group è il quinto
produttore di cemento a livello mondiale e il principale operatore del bacino del Mediterraneo.
Negli ultimi anni, la cultura della sicurezza sta vivendo una trasformazione importante passando
a un livello più maturo e consapevole. Secondo questo nuovo approccio le norme di sicurezza,
gli standard e gli obiettivi diventano un'attività abituale nella vita quotidiana. Il Gruppo, oggi, è
impegnato ad adottare misure concrete per eliminare gli incidenti e gli infortuni sul lavoro e mira
al raggiungimento dei più elevati livelli di sensibilizzazione, incoraggiando un processo di
miglioramento continuo attraverso l’adozione di sistemi di gestione efficaci e di una leadership
visibile come chiave del successo. I lavoratori sono adeguatamente formati ed equipaggiati per
svolgere il proprio lavoro in condizioni di piena sicurezza. Ciascun individuo è responsabile del
proprio comportamento, che deve essere orientato alla sicurezza nel lavoro quotidiano. a way
of living. Al fine di migliorare e di raggiungere i livelli più elevati nel campo della sicurezza e la
tutela dei lavoratori, nel 2000, nasce il progetto “Zero Infortuni”, che ha consentito di ridurre,
nel corso degli anni, l’indice di Frequenza degli infortuni del 73% grazie all’introduzione di
diverse iniziative e strumenti:
 emissione di una Politica della Sicurezza, orientata a trasmettere e rendere evidente la
volontà aziendale d’intervento;
 creazione di una figura specifica denominata Animatore della Sicurezza il cui obiettivo
è tenere costantemente viva l’attenzione di tutti sul progetto e sulle sue finalità;
 avvio di un percorso formativo a cascata per il coinvolgimento e la sensibilizzazione di
tutto il personale;
 nuove iniziative di comunicazione e motivazione;
 creazione di Comitati di Sicurezza sia a livello centrale che presso ogni sito produttivo;
 analisi delle cause, degli incidenti e infortuni;
 istituzione di una particolare forma di dialogo con tutti i lavoratori (I-SAFE);
 avvio di Riunioni per la Sicurezza, a livello di sito produttivo, singolo reparti e squadra;
 realizzazione periodica di Piani d’azione orientati al miglioramento continuo.
Particolare attenzione, inoltre, è rivolta alle iniziative locali che consentono di sviluppare un forte
coinvolgimento e sensibilizzazione dando voce e spazio ai dipendenti di tutti i siti produttivi.
Cartelli, giornalini, slogan, poesie, disegni, complessi musicali, inni, ecc. sono un vero e proprio
mondo spontaneo nato a sostegno di Zero Infortuni. Il motto Take care think safe è stato
tradotto dai dipendenti nei diversi dialetti italiani.
La visione di Zero Infortuni
Un processo di miglioramento continuo
Sviluppare una cultura della sicurezza ed eliminare le cause degli infortuni sul lavoro sono un
processo permanente che prevede quattro fasi fortemente legate tra di
loro:




identificare possibili condizioni e situazioni di pericolo;
individuare azioni correttive;
controllare l’efficienza delle risorse messe in atto;
prevenire la possibilità che l’evento si verifichi ancora.
I tre pilastri della Sicurezza
Come il timpano di un tempio greco, per essere stabile,
deve poggiare su pilastri di uguale altezza, nella visione di
Zero Infortuni, la Sicurezza deve essere sorretta da tre
“Pilastri” di uguale importanza: prevenzione tecnica,
organizzazione del lavoro, l’uomo e i suoi comportamenti.
L’Iceberg dell’infortunio
Un infortunio può essere paragonato ad un iceberg. La
parte sommersa rappresenta comportamenti e situazioni
pericolose che sono alla base di un infortunio. La superficie
emersa, invece, rappresenta le conseguenze che tali
comportamenti e situazioni possono determinare; ovvero
infortuni e nei casi più gravi decessi. L’approccio Zero
Infortuni interviene sulla parte sommersa dell’iceberg.
Inoltre Italcementi persegue una seria politica di prevenzione e tutela dell’igiene nell’ambiente di
lavoro con l’obiettivo di permettere ai lavoratori lo svolgimento delle mansioni nelle migliori
condizioni ambientali. Fin dal 1974, dando vita ad accordi con le rappresentanze sindacali dei
lavoratori ed Istituti di diritto pubblico, Italcementi ha ottenuto il monitoraggio annuale dello stato
di salute dei propri lavoratori presso tutti gli stabilimenti del gruppo. Attraverso l’accordo con
primari Istituti di Medicina del Lavoro è stato definito un Protocollo di Vigilanza igienico –
sanitaria al fine di effettuare continue indagini sanitarie e ambientali all’interno degli stabilimenti
.Il Protocollo prevede che gli Istituti di Medicina del Lavoro effettuino presso gli stabilimenti:




visite mediche prima dell’assunzione del lavoratore;
accertamenti medici annuali ai lavoratori in fabbrica;
accertamenti medico-strumentali mirati e/o di approfondimento ove necessario;
raccolta ed elaborazione dati sulle visite effettuate
Sempre in relazione allo sviluppo della salute e del benessere dei lavoratori,
il Gruppo vieta formalmente l’acquisto, la fornitura e l’utilizzo di materiali ad alto rischio per la
salute in tutti i suoi siti di produzione. Inoltre il Gruppo ha messo formalmente e operativamente
al bando l’acquisto, la fornitura e l’utilizzo di qualsiasi tipo di amianto o di manufatti che lo
contengono, anche in quei paesi dove sarebbe ancora legalmente ammesso.
Il Gruppo SEA rappresenta una realtà di oltre 5.000 persone che svolgono il proprio mestiere
all’interno degli aeroporti di Milano Linate e Milano Malpensa. SEA svolge il ruolo del gestore
aeroportuale ed è responsabile del coordinamento delle attività di scalo, delle informazioni al
pubblico, della vigilanza e dell’offerta di servizi commerciali attraverso concessioni a terzi, per i
due scali di Linate e Malpensa. I percorsi professionali di SEA si sviluppano nell’ambito delle
attività Aviation (attività “core” di supporto all’aviazione passeggeri e merci), Non Aviation
(servizi commerciali destinati a passeggeri, operatori aeroportuali e visitatori), Handling (servizi
di assistenza a terra ad aeromobili, passeggeri e bagagli) ed Energia (generazione e vendita di
energia elettrica e termica destinata al mercato interno ed esterno).
Safety Aeroportuale
Negli aeroporti di Milano è attivo un efficace Safety Management System (SMS) validato e
controllato anche da ENAC. In tale contesto vengono sistematicamente convocate riunioni
mensili del Safety Board (organismo interno del gestore aeroportuale) e, su entrambi gli scali,
riunioni del Safety Committee che coinvolgono tutti gli operatori, le compagnie aeree, i soggetti
attori, a vario titolo, delle differenti attività e gli enti istituzionali presenti nei due aeroporti. Le
due differenti tipologie di riunioni si alimentano vicendevolmente in modo da assicurare la
completa e diffusa trattazione dei temi di sicurezza delle operazioni e identificare, secondo
necessità, opportune azioni di prevenzione e, nel caso, di contrasto e mitigazione.
Principi della politica di safety aeroportuale
I principi ispiratori della politica di Safety Aeroportuale del Gruppo SEA sono:
 garantire la rispondenza progettuale e realizzativa, e il suo mantenimento nel tempo,
delle infrastrutture di volo, degli impianti e delle attrezzature agli standard nazionali e
internazionali, sia in termini progettuali, sia sotto il profilo dell’efficienza e dell’efficacia
d’utilizzo verso il mantenimento dei più alti livelli di sicurezza e di qualità del servizio;
 assicurare una continua revisione dei processi e delle procedure operative per
conseguire la maggiore conformità possibile ai dettami nazionali e internazionali in tema
di safety, di qualità e di efficienza/efficacia operativa;
 attuare una sistematica, ricorrente e adeguata azione di formazione di tutto il personale,
con priorità per quello maggiormente coinvolto nei processi operativi, ponendo
particolare accento sui requisiti e sulle conseguenti azioni e comportamenti orientati alla
massima salvaguardia della sicurezza, dei livelli di qualità, di regolarità del servizio e
della sua efficienza.
Logiche di intervento
Le logiche di intervento sono finalizzate ai seguenti aspetti:
 responsabilizzazione alle problematiche di safety di tutto il management e dei singoli
collaboratori, a tutti i livelli coinvolti nelle varie attività aziendali;
 necessità di dare prima di ogni altra cosa priorità alla sicurezza operativa;
 riduzione al minimo dei rischi legati a tutte le operazioni a terra, e in particolare a quelle
connesse con gli aeromobili;
 obbligo del mantenimento degli standard di safety per tutti gli operatori, le ditte e i
soggetti esterni operanti a qualsiasi titolo all’interno del sedime aeroportuale;
 mantenimento e miglioramento del livello di sicurezza conseguito attraverso periodici e
sistematici processi di risk analysis, di tracciabilità del sistema, di auditing e di
individuazione di specifici safety objectives in relazione alle tematiche trattate ogni mese
nelle riunioni dei Safety Board e dei Safety Committee;
 costante azione di sensibilizzazione e di comunicazione affinché ogni evento che possa
avere riflessi sulla safety venga segnalato e in seguito esaminato.
Per monitorare l’efficacia del Safety Management System aeroportuale, SEA utilizza l’attività di
GSR. (Ground Safety Report). La raccolta e la gestione dei dati sono il cardine di tale sistema,
in quanto, solo con la sua implementazione si può avviare un’attività di monitoraggio degli
standard di sicurezza e creare un adeguato data base, con lo scopo di determinare le cause
generanti gli incidenti e progettare misure preventive, articolate secondo una sequenza di
priorità. La condivisione della conoscenza rappresenta per SEA un vero e proprio strumento di
gestione del rischio e di mantenimento di una performance di elevata qualità. Lo scambio di
conoscenza deve, quindi, essere socialmente organizzato, con l’obiettivo di contribuire alla
costruzione di un sense making comune, accurato e orientato a rendere chi vi partecipa capace
di agire in maniera coordinata e più sicura. Il Ground Safety Report è quindi, uno strumento
indispensabile che fornisce al Safety Manager informazioni riguardo ai problemi legati alla
safety verificatisi in ambito aeroportuale. Dall’elaborazione e dall’analisi dei dati pervenuti, il
Safety Manager può evincere le performance inerenti la safety aeroportuale ed un adeguato
feed-back sulle prestazioni del sistema.
I Centri di Formazione e Addestramento di Linate e Malpensa
Per far fronte alle tematiche riguardanti la Sicurezza sul Lavoro, SEA ha creato delle strutture
dedicate alle attività formative nelle due sedi di Linate e Malpensa. Alcuni corsi di formazione
mandatoria in ambito di safety aeroportuale e sicurezza del lavoro sono aperti, su richiesta,
anche agli altri operatori aeroportuali degli scali di Linate e Malpensa.
I numeri




20 formatori d’aula e istruttori sul campo
2 centri di formazione attrezzati e dedicati alla formazione e all’addestramento
Più di 90.800 ore di formazione erogata
4.758 partecipanti (95% rispetto organico)
4.1 Casi studio Europei
Alla luce delle considerazioni effettuate fino a questo momento, è nata l’iniziativa EUROPEAN
GOOD PRACTICE AWARDS, la cui ultima edizione si è svolta nel 2012-2013. Protagoniste
sono state aziende o organizzazioni dei 27 Stati membri dell'UE, oltre che nei paesi dei Balcani
occidentali e in Turchia. Molti progetti si concentravano sulle piccole e medie imprese. Fra le
aziende premiate: In Austria il Voestalpine Rotec Group, ha stabilito uno standard di salute e
sicurezza negli otto paesi in cui è presente, utilizzando anche supporti multimediali e visivi. A
Cipro, L’Atlantica Leisure Group, che prevedeva un risk assessment trimestrale e il
coinvolgimento attivo di tutto lo staff. In Danimarca, Il Rigshospitalet, un ospedale pubblico di
Copenaghen, ha cercato di migliorare l’ambiente di lavoro, diversificando gli obiettivi per i vari
Dipartimenti. Una società di tecnologia finlandese, la Oy SKF Ab, Muurame factory, ha ridotto
l'assenteismo convocando riunioni settimanali per migliorare il benessere. Ad Amburgo, è stata
creata una partnership (ArbeitsschutzPartnerschaft), e alcune delle aziende partner sono
state guidate su come manipolare sostanze pericolose. Un gruppo di discussione, il West
Offaly Dairy Discussion Group, tra i produttori di latte in Irlanda, ha affrontato i maggiori
pericoli per la sicurezza nel settore. Nei Paesi Bassi, la Wehkamp.nl. Gezond Transport ed
EVO hanno puntato sul miglioramento della consapevolezza del rischio tra i conducenti di
carrelli elevatori. Tra le vincitrici anche la Sonae, in Portogallo, la Tofas Company, in Turchia,
food and non food retailer, che si occupa della produzione di automobili e veicoli commerciali
leggeri e la Proton Electronica SLU, un’azienda nel Nord della Spagna, microstabilimento che
consta di soli 7 impiegati.
"Reaching zero accident is a choice, not a chance"
Tofas è una joint venture appartenente a Fiat SpA e Koç Holding (37.8% Fiat Group
Automobiles, 37.8% Koc and 24.3% altri). Essa è una dei tre centri manifatturieri strategici più
conosciuti ed è anche l’unica azienda del settore in Turchia, che produce sia autovetture sia
veicoli per il trasporto leggero. Essa è stata creata nel 1968 dallo stesso fondatore della Koc
Holding Vehbi Koc. Conta circa 8.200 impiegati ed ha una capacità produttiva di 400.000 unità
per anno. E’ un attore globale che produce per 5 marchi nel suo stabilimento di Bursa. Tofas
produce per Fiat, Citroen e Peugeot, oltre a produrre per Opel e Vauxhall. Ha raggiunto in totale
104,559 unità di prodotto vendute nel 2012 con i marchi Fiat, Alfa Romeo, Lancia e Jeep brand.
Nel sito della Tofaş si cita come uno degli obiettivi principali della policy aziendale il rispetto
delle sue Risorse Umane e il suo impegno contro le lesioni, gli infortuni, e le malattie da lavoro
correlato, obiettivo raggiunto creando delle aree di lavoro sicuro e stabilendo degli standard di
cultura della sicurezza, attraverso un approccio snello e proattivo, che si svolge in 7 step.
L’idea è di creare un sistema sostenibile che possa andare avanti in futuro seguendo la
strategia del World Class Manufacturing (W.C.M). Questa nuova metodologia si sta diffondendo
laddove si vuole controllare e ridurre i costi produttivi in maniera sistemica e con metodi riferibili
ed oggettivabili. La strategia del W.C.M è stata sviluppata negli Stati Uniti negli anni 90, in Italia
arriva attorno al 2005 nel gruppo FIAT del quale si sta rivelando una delle ragioni della recente
svolta positiva.
Inoltre la Tofas conta zero incidenti sul lavoro e malattie usando il sistema di management
dell’OHS Policy. Tofaş ha ottimizzato la OHS culture dei suoi impiegati, come anche quella
dello staff dei suoi fornitori, e di un numero medio di 17.000 visitatori, impiegati e stagisti
attraverso il training pre-work e periodi di formazione periodici previsti dal Dojo Occupational
Safety2, che ha come obiettivo la comprensione dei rischi specifici nei processi a seconda delle
aree, attraverso l’esperienza. Per raggiungere questi obiettivi Tofaş si propone di: adempiere a
tutti gli obblighi di legge in termini di salute e sicurezza; adottare di una politica di efficienza del
settore Salute e Sicurezza il cui miglioramento è responsabilità comune di tutti i dipendenti;
fissare obiettivi che prevedono la partecipazione ad ogni livello alle attività di valutazione dei
rischi, riducendo al minimo livello di rischio; realizzare l’obiettivo sostenibile "Zero Infortuni sul
lavoro", migliorando continuamente la cultura su salute e la sicurezza.
Dal 2006, Tofas ha introdotto un approccio “step by step” per minimizzare gli infortuni:
Step 1-2: analisi degli incidenti: utile a definire le cause alla base degli infortuni e le
contromisure. L’espansione delle contromisure ad aree similari è un altro dei problemi trattati.
Step 3 : Analisi del rischio e strategie preventive. Visual Management3, Contractor
Management4, formazione ed eliminazione dei rischi nei lavori non routinari sono altre topic che
afferiscono a questo step.
Step 4: In questo step sono fondamentali il “Safety Management Audits5” e dei “Safety
Patrols6”. Il supporto del management è molto importante per incrementare la motivazione degli
impiegati e per far radicare la cultura della sicurezza.
2
Dōjō, è un termine giapponese che indica il luogo ove si svolgono gli allenamenti alle arti marziali, etimologicamente significa
luogo (jō) dove si segue la via (dō). E’ un concetto giapponese che viene trasferito al management.
3
La gestione a vista applicata ai processi si basa sulla piena visibilità degli stati d'avanzamento di questi, fornita agli attori del
processo, in tempo reale. L'obiettivo che ci si pone è rendere viva e tangibile l'informazione dei risultati, da ottenere, direttamente
sul
processo.
Tramite questo metodo è possibile ridurre le programmazioni preventive ed intermedie esistenti tra fasi. Con poche intuitive
informazioni, si stabilisce lo stato e si individuano i punti di miglioramento da applicare. Occorre prevedere semplici segnali,
opportunamente calcolati e facilmente modificabili al cambiare delle condizioni al contorno.
4
è la gestione del lavoro in outsourcing . Per una società che esternalizza il lavoro ad esterni è molto Importante avere un sistema
in vigore per la gestione di informazioni su salute e sicurezza, informazioni sulle assicurazioni, programmi di formazione e
documenti specifici relativi sia al contractor, che e all’ owner client.
Step 5: Insieme al supporto totale del top management, i lavoratori assumono piena
responsabilità e consapevolezza sulla propria sicurezza. L’iniziativa dei singoli gioca un ruolo
fondamentale e critico nella garanzia della sicurezza personale.
Step 6: Esercitazioni di squadra. Il livello di attenzione dei membri del team è implementato
dalla cooperazione.
Step 7: Suggerimenti e Campagne su salute e sicurezza fanno parte dell’ultimo step. Calcolo
dell’età dei dipendenti, supporto medico e dietetico, applicazioni di strategie sulla sicurezza,
caratterizzano questo step.
In sintesi l’azienda ha introdotto una formazione di base, coordinazione con i sindacati e con i
lavoratori, analisi degli incidenti e valutazione del rischio. E’ stato visto come per rendere più
sostenibile l’applicazione delle norme di sicurezza, fossero fondamentali anche le iniziative dei
singoli lavoratori. Per esempio è stato introdotto un responsabile della sicurezza cui era affidato
il compito di notificare tutte le violazioni che avvenivano all’interno di un settore.
L’organizzazione HSE del Tofas Grop, consiste di un Dipartimento centrale di Occupational
Health&Safety (4 safety specialist + 4 medici) e molte Divisioni, che supportano l’ufficio
centrale. Altri provvedimenti sono stati l’applicazione di controlli di sicurezza attraverso delle
checklist e squadre di sorveglianza, oltre alla previsione dei rischi che coinvolgessero
attivamente i lavoratori. Tofas ha inoltre introdotto il teatro interattivo come mezzo per
incrementare la consapevolezza e ridurre i comportamenti scorretti. Con l’aiuto di un gruppo di
attori professionisti, sono stati rappresentati degli specifici casi di infortunio. Il programma
formativo viene ripetuto annualmente (6h/impiegato) e contribuisce a migliorare la cultura sulla
sicurezza. La Tofas cura anche delle simulazioni che mostrano agli impiegati I probabili rischi e
contromisure oltre che l’importanza dei dispositivi di protezione personale (P.P.E.). Gli obiettivi
da raggiungere vengono stabiliti all’inizio di ogni modulo. Gli impiegati provano a definire rischi
facendo brainstorming su stazioni di lavoro non sicure preparate appositamente.
Risultati: La rassegna teatrale ha fatto si che gli incidenti si dimezzassero. Il sistema è stato
esteso coinvolgendo circa 7850 impiegati. Il metodo della rassegna teatrale è stato replicato
anche in altre compagnie in Turchia come la Bosch e la Renault. E’ stato notato un incremento
della collaborazione tra manager e sindacati. L’ambiente di lavoro è oggi molto più sicuro e c’è
stato un decremento del 95% di azioni rischiose; E’ sceso di molto anche il numero di
incidenti/ore lavorative (da 1.2 nel 2006 a 0.03 oggi, ovvero 97% di decremento); L’azienda ha
inoltre ridotto la frequenza nel numero di incidenti (Lost time accident - LTA7) del 95%, gli atti
pericolosi dell’87% e le condizioni non sicure del 95% attraverso un progetto sulla sicurezza
durato tre anni. Un rapido declino nella frequenza degli incidenti ha consentito di risparmiare
soldi, migliorare la soddisfazione dei lavoratori e l’immagine della compagnia.
*la frequenza è calcolata relativamente alla probabilità che accadano incidenti nell’arco di 100.000 ore lavorative.
Premi: Nel 2005, la Tofas ha ottenuto la certificazione OHSAS 180018, per prima nel gruppo
Fiat. Nel 2014 verrà certificata per la quarta volta. Nel 2012, Tofas è diventata la prima base di
produzione del gruppo Fiat ad ottenere un’audit di su 5 nella categoria “sicurezza sul lavoro”.
Nel 2013 è stata premiata dall’European Health and Safety Agency (EU-OSHA) come una delle
migliori aziende in Europa in materia, unica in Turchia.
5
H&S Audit è un esame sistematico e, dove possibile, indipendente per determinare se le attività e I risultati correlati sono conformi
alla pianificazione degli obiettivi preposti e se questi obiettivi sono effettivamente implementati e rispondono alla policy
aziendale.
6
Gruppi volontari di sorveglianza.
7
Incidenti o lesioni che provocano un assenza prolungata degli impiegati dal luogo di lavoro.
8
OHSAS sta per Occupational Health and Safety Assessment Series ed identifica uno standard internazionale per un sistema di
gestione della Sicurezza e della Salute dei Lavoratori. La norma OHSAS 18001:1999 è stata emanata dal BSI (British standards
Institution) nel 1999 e rivista nel 2007, così da poter disporre di uno standard per il quale potesse essere rilasciata una
certificazione di conformità. La certificazione OHSAS attesta l'applicazione volontaria, all'interno di un'organizzazione, di un sistema
che permette di garantire un adeguato controllo riguardo alla Sicurezza e la Salute dei Lavoratori, oltre al rispetto delle norme
cogenti.
Sonae food and non-food retail group, in Portogallo conta 35,000 lavoratori, e circa 933 negozi.
E’ presente in 41 paesi con 43,268 impiegati. Per dare supporto ai punti vendita la compagnia
ha 11 centri che si occupano della logistica e 3 centri di produzione e trasformazione per i
generi alimentari.
Nel tentativo di sviluppare la cultura della sicurezza, sono stati individuati 3 obiettivi chiave:
 Incrementare il coinvolgimento dei manager e supervisori a tutti i livelli con particolare
riguardo a salute e sicurezza a lavoro;
 Migliorare gli strumenti per la valutazione dei rischio, assicurando l’impegno di impiegati
e manager;
 Istruire e formare adeguatamente tutto lo staff; si individuava infatti una bassa
consapevolezza dei rischi relativi agli incidenti sul lavoro.
Con il supporto del Dipartimento di Sicurezza e Salute sul Lavoro sono state elaborate diverse
iniziative. E’ stata quindi effettuata una presentazione in cui si spiegava che sicurezza e salute,
per Sonae, erano come una filosofia quotidiana che richiedeva continui contributi e
miglioramenti e l’impegno di tutti secondo i concetti di proactivity e team work. Questa
presentazione iniziale, ha aiutato ad enfatizzare il ruolo del manager e dei supervisori con
particolare riguardo a salute e sicurezza a lavoro e ha sottolineato che la chiave essenziale è
motivare i lavoratori ad adottare comportamenti sicuri. La presentazione ha inoltre riguardato le
principali cause di incidenti e manager e supervisori erano incoraggiati ad investigarne le cause
per ridurli. Una delle innovazioni introdotte dal progetto, era il concetto di “safety walks” per il
risk assessment, che ha coinvolto lavoratori da differenti gradi manageriali, i quali avevano il
compito di visitare i siti e osservare le pratiche lavorative in maniera diretta. Gli obiettivi di
queste visite erano quelli di identificare comportamenti sani o meno, motivare i lavoratori e
ottenere il loro impegno ad aderire alle regole per la sicurezza e alla fine, stabilire delle misure
correttive che aiutassero a cambiare atteggiamento. L’obiettivo finale era quello di fare
diventare il rispetto delle norme di sicurezza quasi istintivo. Sonae ha inoltre sviluppato un
sistema per la registrazione degli incidenti sulla rete intranet della compagnia che permettesse
l’accesso di più utilizzatori allo stesso tempo. Un’applicazione per computer permetteva che il
report degli incidenti fosse più preciso ed efficiente e questo consentiva di agire più
velocemente nella risoluzione del problema. Inoltre i senior manager venivano subito avvertiti
degli incidenti più seri attraverso un SMS. La Sonae ha inoltre effettuato un grande sforzo per
informare i lavoratori attraverso delle campagne. Il programma formativo, durato circa tre anni è
stato inoltre revisionato includendo alcuni moduli obbligatori: comportamenti e atteggiamenti
corretti sul lavoro, direttivi sull’uso di macchinari e work equipment, elettricità, sostanze
pericolose, rettifiche, qualificazione degli appaltatori, lavorare in spazi confinati, segnaletica per
la sicurezza, P.P.E., e incendi. I temi della campagna sono stati trattati anche proiettando dei
film concernenti storie di infortuni realmente accaduti, studiando i pericoli, distribuendo
magliette e posizionando manichini che mostrassero messaggi nelle varie aree di lavoro. La
compagnia ha inoltre ideato un supporto cartaceo dove venivano illustrati tutti i rischi nella loro
area di lavoro e le misure preventive da attuare, da consegnare a tutti i lavoratori. Sono stati
inoltre rielaborati I profili di competenza dei lavoratori, per settore. In termini finanziari Sonae ha
speso circa 2 milioni su salute e sicurezza e 1 milione per i corsi di formazione. Sonae crede
che le radici del successo risiedano nelle condizioni dei posti di lavoro e che le azioni svolte nel
2012 hanno notevolmente incrementato la consapevolezza dei rischi. Il risultato si vede sia in
termini di motivazione e produttività che si rifletteranno anche nelle finanze della compagnia.
L’iniziativa ha aiutato a enfatizzare il concetto che la sicurezza è una responsabilità di ciascuno.
Risultati: C’e stato un rapido incremento di motivazione e produttività, che sono stati riflessi nei
risultati finanziari della compagnia. Le iniziative hanno contribuito ad enfatizzare che la
sicurezza è responsabilità di ognuno.
Premi: Nel 2013 è stata premiata dall’European Health and Safety Agency (EU-OSHA) come
una delle migliori aziende in Europa in materia di sicurezza sul lavoro.
Conclusioni
Confrontando le esperienze virtuose dei casi italiani ed europei che abbiamo analizzato, si
evidenziano una serie di strategie comuni attuate per gestire concretamente il problema della
sicurezza sul lavoro. Innanzitutto risulta essenziale il coinvolgimento e la partecipazione attiva
di tutto il personale, dal management al lavoratore. Il management deve avere un quadro
preciso del profilo di rischio dell’organizzazione, stabilire i ruoli e le responsabilità dei vari
soggetti nella prevenzione e nella gestione dei rischi. Deve inoltre fornire informazioni chiare,
istruzioni, e preoccuparsi della formazione adeguata di ogni singolo lavoratore.
D’altra parte il contributo dei lavoratori è particolarmente prezioso durante il processo di
valutazione dei rischi e della definizione delle politiche e degli interventi da attuare. I luoghi di
lavoro in cui i lavoratori contribuiscono attivamente alla salute e alla sicurezza registrano
spesso percentuali inferiori di rischi occupazionali e di infortuni sul lavoro.
L’investimento delle aziende in percorsi di formazione risulta utile ed efficace per raggiungere
contemporaneamente due obiettivi: da un lato ridurre il numero di infortuni salvaguardando la
salute dei lavoratori; dall’altro ottenere un risvolto economico positivo poiché perdendo un
numero inferiore di giornate lavorative, si raggiunge una riduzione dei costi.
Presupposto fondamentale per il raggiungimento di tali obiettivi è la creazione di un sense
making comune, orientato a rendere chi vi partecipa capace di agire in maniera coordinata e più
sicura.
Concludendo, perché le aziende dovrebbero investire in politiche di Sicurezza?
-Per salvaguardare la salute dei lavoratori e costituire un ambiente sano e maggiormente
produttivo.
-Per ridurre i costi: carenze nella gestione della sicurezza possono comportare incidenti ed
infortuni con conseguenti costi, anche particolarmente gravosi. Essi possono dipendere dal
danneggiamento di impianti e merci, da inefficienze nell’uso delle attrezzature, dall’avvio di
procedimenti penali con conseguenti oneri di tutela legale, che possono portare,nei casi più
gravi, alla chiusura dell’attività.
-Per ottenere sgravi fiscali: ad esempio in Italia l’Inail concede incentivi economici alle imprese,
attraverso la riduzione del tasso di premio, con l’oscillazione per prevenzione, le imprese
possono ridurre i costi indiretti con la diminuzione della probabilità di accadimento degli
infortuni. Inoltre sono concessi finanziamenti ISI, incentivi alle imprese per realizzare interventi
finalizzati al miglioramento dei livelli di SSL. L’istituto finanzia in conto capitale progetti
d’investimento e di adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale. Anche l’Europa
riconosce il valore degli investimenti in sicurezza, erogando finanziamenti e attribuendo
riconoscimenti e premi alle imprese più virtuose.
-Un ‘azienda con luoghi di lavoro sicuri trae un vantaggio competitivo. Infatti, un luogo sicuro
aiuta a vivere meglio dentro e fuori l’ambiente di lavoro, sviluppa la fiducia dei clienti, e fa
aumentare il valore aziendale con notevoli benefici per il brand.
-Soddisfazione dei dipendenti: lavorare in un’azienda sicura aumenta la gratificazione dei
dipendenti, portando di conseguenza ad una riduzione del turnover.
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