Le forme della riflessività. Da costrutto epistemologico a practical issue
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Le forme della riflessività. Da costrutto epistemologico a practical issue
LE FORME DELLA RIFLESSIVITA': da costrutto epistemologico a practical issue1 Giampietro Gobo Dipartimento di Sociologia Università di Milano Giampietro Gobo (1961) è borsista post-dottorato dipartimento di Sociologia dell'Università di Milano. presso il G. Gobo, Le forme della riflessività: da costrutto epistemologico a practical issue. La prospettiva teorica nella quale, a grandi linee, convergonono sistemiche fondazione e le teorie costruttiviste oggettiva della ermeneutiche, afferma scienza. fenomenologiche, l'impossibilità Le conoscenze di una scientifiche sono soggette ad un'invalicabile condizione di circolarità che nega ogni tentativo di una loro fondazione. In tal senso se appare impossibile riuscire a separare le proposizioni oggettive da quelle soggettive, cosí come gli asserti scientifici da quelli di senso-comune, possiamo però almeno tentare di "problematizzare" gli asserti e le pratiche di ricerca che li producono. Forse l'unico modo per separare le conoscenze scientifiche da quelle di senso-comune è cercare di descrivere riflessivamente il circolo ermeneutico, di esplicitare i ragionamenti degli scienziati, e di offrire sistematicamente al lettore i motivi che hanno guidato le principali decisioni prese nel corso della ricerca. Questi sono gli obiettivi pratici (practical riflessivo". 2 issue) di una "metodo G. Gobo, Forms of riflexivity: from epistemological concept to practical issue. The paradigm, in which hermeneutics, systemics, phenomenologies impossibility and of constructivisms objective are foundation converging, of science. states the Scientific knowledge is subject to an insuperable condition of circularity which negates each tenet of its foundation. Because it becomes impossible to separate objective statements from subjective ones, as well as scientific statements from common-sense ones, we can at least try to "problematize" the accounting scientific procedures. Perhaps the only ways to separate the scientific knowledge from the common sense is to try to describe the hermeneutic circle reflexively, to explicate the scientists' reasoning, and to offer systematically to the reader the reasons for why decisions were made. These are the practical issues of a "reflexive method". 3 1. INTRODUZIONE La prospettiva teorica delineata nella prima parte del saggio appartiene ad una particolare tradizione intellettuale che sembra2 essere l'attuale "koiné filosofica" (Vattimo 1983, XXXV) e che, segnando un punto di incrocio fra le rappresentazioni ermeneutiche, fenomenologiche, sistemiche e costruttiviste, si sta imponendo teoreticamente. Purtroppo molti fra coloro che si dichiarano costruttivisti sembrano essere poco consapevoli della loro attività di costruzione e attraverso il paradigma della costruzione sostengono di svelare la vera natura della scienza non tenendo conto che la loro é ancora una... costruzione. Personalmente, invece, sono convinto della indessicalità (BarHillel 1954; Garfinkel 1967) delle mie affermazioni. Credo che il presente saggio non sfugga alla irrimediabilità del circolo ermeneutico. Anzi esso è il prodotto di un'azione contestualmente delimitata da scopi, vincoli e risorse sia cognitivi che istituzionali. Le mie affermazioni dovrebbero quindi essere intese come dipendenti dal contesto di produzione del saggio; in un altro contesto esse sarebbero probabilmente diverse. Cosí mentre si fa strada l'idea di una "morale situazionale", dove norme e prescrizioni dovrebbero essere rivedute e proposte in sintonia con le concrete situazioni sociali, vorrei qui definire operativamente le ipotesi di un "situazionalismo metodologico" (Knorr-Cetina 1981: 4 2). Questo recente paradigma si propone come tertium genus tra l'individualismo metodologico e il collettivismo metodologico (Marradi 1984). 2. LINGUAGGIO E REALTÀ' Il linguaggio non sembra riferirsi direttamente al mondo reale oppure a quello metafisico. Non sembra cioè esistere un rapporto diretto o naturale tra un'espressione linguistica (il termine) e il referente (la realtà extra-linguistica); allo stesso modo non sembra esistere una relazione naturale né tra un concetto e il suo referente né tra il concetto e il relativo termine, come già de Saussure sosteneva. Ciò che li connette è un esteso processo di costruzione e che possiamo chiamare socio-cognitivo. La connessione tra l'espressione linguista e l'oggetto diviene allora puramente nesso e convenzionale. lo consideriamo Spesso tuttavia naturale; dimentichiamo dimentichiamo il questo ruolo dei processi di socializzazione attraverso cui gli adulti educano i bambini ad unire questi tre piani distinti (concetto, termine, oggetto). I concetti, quindi, possono essere definiti come ritagli di esperienze (Marradi 1980: 9-10) e non di realtà. Nella lingua parlata non troviamo parole ma soltanto rumori che la cultura trasforma in parole, in contenitori cioè di significato/senso. Cosí in queste pagine non troviamo parole ma 5 soltanto inchiostro su carta che è trasformato in parole dalle convenzioni sociali3. La nostra scienziati attività sociali) osservativa appare quindi (sia come come una membri che come costruzione, una attribuzione di termini a referenti oggettuali, una descrizione di stati su proprietà. Le nostre descrizioni sarebbero affer-mazioni sulla realtà, non la realtà, rappresentazioni (sociali e/o sociologiche) di quella che crediamo essere la realtà. A partire dalle osservazioni precedenti possiamo ragionevolmente dedurre che ogni tipo di conoscenza (compresi i saperi scientifici) non si fonderebbe, in prima istanza, su elementi extralinguistici ma soltanto linguistici. I fondamenti delle scienze non starebbero quindi nella realtà ma nei concetti e quindi nei discorsi. Le teorie sono infatti discorsi4. Da ciò deriva anche "l'idea di una generale e insuperabile situazione di circolarità che frusta ogni tentativo di giustificazione e di autofondazione della conoscenza scientifica. (...) La sola risposta possibile a questa situazione di circolarità é la consapevolezza riflessiva della circolarità e dell'assenza di fondamenti del sapere scientifico." (Zolo 1988: 133) 3. DISCORSI COME ATTIVITÀ' COSTITUTIVE DEGLI OGGETTI 3.1 Mehan, Hertweek e Meihls (1986, 81-86) hanno proposto una tipologia degli apparterebbero oggetti oggetti suddivisa in percepibili 6 tre classi. Alla universalmente; prima sono prevalentemente oggetti fisici, che si offrono direttamente alla vista e/o al tatto. In mancanza di una relazione diretta fra l'espressione linguistica e il referente, i discorsi circa le pretese di verità o falsità degli asserti che dibattono l'oggetto slitterebbero dalla parola all'oggetto, cioé alla sua presenza o assenza. La peculiarità di questi oggetti sarebbe la possibilità di essere ostentati, indicati (pointed out), per risolvere il conflitto. In altri termini "ci possono essere discordanze circa i nomi e le etichette da appioppare agli oggetti (Wittgenstein 1951), ma la presenza fisica degli oggetti stessi nel mondo materiale é oltre la disputa." (Mehan et al. 1986: 83) Alla seconda classe apparterebbero gli oggetti parzialmente culturali; la loro particolarità consisterebbe nell'impossibilità di essere esibiti o toccati direttamente anche se potremmo vedere gli effetti della loro presenza. Farebbero parte di questa classe le malattie: possiamo vedere delle macchie rosse sulla pelle ma non possiamo varicella infatti oppure osservare un'allergia. direttamente I concetti (o di toccare) `varicella' la e `allergià sarebbero riferiti ad oggetti parzialmente culturali, i quali non si possono vedere, ma si possono vedere e/o sentire i loro effetti: ci sentiamo male, non riusciamo a dormire, abbiamo delle chiazze che prima non c'erano, ecc. Lo stesso può valere per altri fenomeni: possiamo vedere che gli oggetti sollevati da terra, se lasciati cadono nuovamente raggiungendo la superficie anche se la forza di gravità e il peso specifico non si possono 7 vedere. Quindi mentre potremmo non essere d'accordo sulla definizione dell'oggetto stesso, i suoi effetti rappresenterebbero qualcosa che è oltre la disputa poiché, come per gli oggetti universali, essi potrebbero essere indicati. Alla terza classe apparterebbero i concetti riferiti a oggetti interamente culturali5. Per essi non solo l'oggetto non sarebbe visibile ma nemmeno i sintomi o effetti potrebbero essere esibiti. Mentre le altre due classi di oggetti possono, in qualche misura, esistere autonomamente (avrebbero, in parte, una realtà propria) questi ultimi non sembrano indipendenti dall'attività dei membri della società. Essi paiono oggetti che acquistano vita soltanto attraverso un membri/osservatori, sociali (il insieme un di insieme matrimonio, il convenzioni di condivise significati. divorzio, ecc.), Le dai istituzioni le malattie psichiatriche (la schizofrenia, la demenza, la psicosi, ecc.), le motivazioni, l'anima, l'intelligenza, apparterebbero a questa del tutto classe.6 La classificazione proposta da Mehan non appare soddisfacente per varie ragioni che ho esposto altrove7, ma risulta sufficientemente adeguata ai fini di questo saggio (vedi sez. 4) 3.2 M.B. Hesse (1987) sostiene che le tesi dei costruttivisti radicali, quali H. Collins, non sono sufficienti a spiegare il generale successo delle aspettative su cui possiamo confidare per 8 le nostre esigenze pratiche quotidiane. Secondo Hesse alcune abitudini sociali si sarebbero sviluppate, almeno parzialmente, conformandosi ad una realtà esterna. Il fatto che un certo numero di malattie mortali sia stato ridotto e controllato attraverso l'identificazione ostentato, di un qualcosa dimostrerebbe la (es. capacità virus) degli che può esseri essere umani di conformarsi ad una realtà esterna e il successo rappresenterebbe una testimonianza esisterebbe una della riuscita base di biologica un della adeguamento. E ancora percezione che deve riferirsi, per sopravvivere, a reali regolarità del mondo; la sopravvivenza testimonierebbe un successo, la dimostrazione che non tutte le induzioni e i procedimenti cognitivi sono puramente arbitrari o completamente convenzionali. Ma allora esiste una realtà accessibile indipendentemente dall'osservatore8? Credo che non possa esserci un responso assoluto, cioè indipendente dal contesto di risposta. Questa pare una domanda (o meglio un domandare, cioé un'azione conoscitiva) posta all'interno di un preciso codice comunicativo: in questo caso è una proposizione interna ad un ragionamento sociologico inserito nei modi di pensare della cultura occidentale di fine `900. La risposta pare ancora un discorso interno a quel codice per cui non possiamo astrarci dalla situazione storica e contingente in cui parliamo della realtà. affrontare La realtà non sembra un argomento dall'esterno ma solo internamente 9 che possiamo al codice, all'idioma9. Il concetto stesso di `realtà', come viene trattato nel dibattito sociale e epistemologico scientifico contemporaneo, moderno non pare condiviso, ad un costrutto esempio, dai greci. Platone, Aristotele, gli Stoici e gli Epicurei, convinti dell'identità fra uomo e natura, credevano che ciò che i sensi percepivano era reale. Soltanto nel II sec. a.C., per opera degli Scettici, il tema dell'illusorietà delle sensazioni venne posto come un problema gnoseologico. Attraverso il codice, quindi, gli oggetti acquisterebbero caratteristiche Sembra sia significato, ostensive sempre il da diventebbero codice a semplici materiali oggetti significativi. renderli con significativamente evidenti, intersoggettivamente osservabili. La realtà diverrebbe quindi evidenza culturalmente costruita. 4. LE SCIENZE SOCIALI COME DISCORSI La precedente classificazione degli oggetti sottolinea la natura interamente culturale dei concetti e dei termini usati anche nelle scienze sociali quali `classe', `conflitto', `status', `integrazione', `ruolo', ecc. Anche nelle sociologie "la costruzione di fenomeni sociali e costruzione di conoscenza stanno fra loro in relazione circolare" (Melucci 1990: 2). Parlando ad esempio dell'oggetto `movimenti collettivi' Melucci afferma che ad essi "viene imposta in maniera fittizia una unità sociologica e una consistenza reale, che appartengono invece ai presupposti dell'osservatore" (1990: 10) 10 In secondo luogo, molti concetti sociologici sembrano metafore particolari nel senso che mentre le metafore tradizionali consisterebbero nell'attribuire ad una cosa il nome che è proprio di un'altra (`il mare mugola' - come se fosse un essere vivente; `se n'è andato' - come se il morto fosse partito; `divorare un libro' - come se fosse stato mangiato) molti concetti sociologici sembrano soltanto termine proprio. sociale'10, concetti I `élite', figurati termini poiché `società', `organizzazione', non esisterebbe `sistema', `cultura', un `classe `potere', `prestigio', ecc. necessitano per esser utilizzati di una serie di istruzioni culturali che permettano di guardarli come oggetti, i quali non potrebbero altrimenti essere visti al di fuori del codice comunicativo in cui i termini sono adoperati.11 In terzo luogo, gli oggetti sociologici sono solitamente comportamenti di membri. Rispetto ad altri oggetti studiati dalle scienze biologiche e fisiche (piante, minerali, forze, energie, ecc.) essi avrebbero la peculiarità di produrre significati. Le discipline sociali vengono anche definite scienze semiotiche poiché si occupano dei significati che i loro oggetti producono. Questo non avviene nelle scienze fisiche, come non avveniva nella sociologia comtiana, poiché esse poggiano sulla proposizione incorreggibile12 che gli oggetti fisici producano effetti ma non significati. credenza Se resa però eliminassimo assiomatica dalla (come 11 nostra invece cultura sembra questa avvenire nell'esoterismo, dell'Africa, bambini nelle del culture Messico, occidentali) le animiste di dell'Australia scienze fisiche alcune e... popolazioni di moltissimi diverrebbero anch'esse discipline semiotiche. Si può allora, forse, ipotizzare che il "successo" nelle anche trattare dal competenze scienze gli comunicative, fisiche oggetti non e biologiche studiati potessero come sia se discutere determinato non avessero gli esiti conoscitivi di queste stesse scienze. Nelle scienze semiotiche, invece, (Rickert, dopo la Dilthey, svolta operata Cassirer), dagli agli studiosi oggetti neo-kantiani studiati vengono assegnate competenze comunicative per cui gli oggetti stessi sono considerati capaci di discutere, criticare e definire errate o imprecise le analisi sociologiche. E dal momento che la cultura occidentale, in cui le scienze semiotiche sono inserite, assegna questo ruolo agli oggetti sociali val la pena valorizzarli fino in fondo come preziosa risorsa e farli parlare (vedi sezz. 6.1 e 6.2). Il "successo" in sociologia diverrebbe cosí non trasformazione e controllo degli oggetti (come nelle scienze fisiche) ma comprensione degli stessi (Weber 1913)13. 5. RENDERE RIFLESSIVA L'OSSERVAZIONE 5.1 I fenomeni di cui si occupano le scienze sociali sembrano profondamente simili a quelli di cui si occupano i membri della 12 società (coincidenza meno frequente che nel caso delle scienze fisiche o di quelle naturali). "L'insieme dei fatti a cui la ricerca sociologica é indirizzata coincide, tranne che per lievi differenze, con l'insieme dei fatti a cui sono rivolte le ricerche dei non specialisti. Per es. le gerarchie di status, le relazioni sociali, la struttura delle organizzazioni e la delinquenza minorile interessano sia i ricercatori professionisti sia quelli non specializzati." (Zimmerman e Pollner 1970: 91) (come giornalisti, politici, operatori sociali, etc.). Le scienze sociali sembrano attingere, quindi, i propri fondamenti conoscitivi dalle strutture della vita quotidiana e spesso sembrano utilizzare le stesse risorse (categorizzazioni sociali di senso-comune cristalizzate nel linguaggio) degli altri membri della società per riconoscere, codificare ed indagare le strutture sociali. Se i socialmente ricercatori distribuite condividono degli altri le stesse membri della conoscenze comunità linguistica, che differenza esiste allora fra i due gruppi? Detto in altri termini, le descrizioni dei ricercatori hanno uno status diverso dalle descrizioni compiute dai membri? Una risposta potrebbe essere cosí formulata: se i ricercatori, nelle loro ricerche, risorse/vincoli descrizioni sono non utilizzate indagano per anche il conoscere, qualitativamente identiche piano allora a quelle delle le loro di altri membri (da qui l'epiteto di folk sciences assegnato alle scienze sociali dagli etnometodologi). I particolari strumenti tecnici e metodi usati nella sociologia non 13 la rendono una conoscenza superiore alle altre, ma soltanto un tipo di conoscenza fra le altre: una conoscenza specializzata (al pari di ogni altra conoscenza prodotta all'interno di una professione) e non una speciale conoscenza. Le scienze sociali non sembrerebbero avere quindi fondamenti cognitivi più solidi di quelli dei soggetti da esse analizzati (Pollner 1987). Una linea di demarcazione fra gli asserti dei ricercatori e quelli dei membri potrebbe realizzarsi attraverso una "problematizzazione" dell'osservazione (Cicourel 1964: 128; 1976: XX). Il ricercatore dovrebbe cioè de-naturalizzare il mondo sociale che indaga, in contrasto con l'atteggiamento del membro che lo osserva come naturale, ovvio, scontato, normale. Questo potrebbe costituire asserti scientifici secondi, dovrebbero l'elemento dagli cruciale altri: presentarsi i come per distinguere gli differenza dei primi, a asserti problematizzati e riflessi, anche se fondati sulle medesime strutture del linguaggio ordinario. 5.2 Purtroppo la riflessività non viene quasi mai concepita come problema dagli scienziati sociali, nemmeno dai sociologi della scienza dai quali potremmo aspettarci una certa attenzione a tale argomento. Anzi "la maggior parte di questi studiosi tace su propri metodi e le condizioni di produzione (delle proprie analisi)" (Latour e Woolgar 1979, cit. in Ashmore 1989: 84-85) 14 Fra i sociologi della scienza convive una notevole diversità di posizioni rispetto al ruolo della riflessività (vedi Ashmore 1989: 26). H. Collins e Pinch cercano di bandirla vedendola come un elemento paralizzante delle loro pratiche di ricerca; Barnes, Bloor, Law, pur ponendosi il problema a livello teorico, non vanno al di là di generali affermazioni "programmatiche"; Mulkay (1984), Latour (1988), e specialmente Woolgar (1988) e Woolgar e Ashmore (1988), sembrano riflessività incorporare avanzato gli come ad "problema nelle alcune unici procedure proposte aver pratico" di tentato di (pratical ricerca. Questi narrativo-retoriche che porre la issue) da ultimi hanno tratterò alla fine. 5.3 Il ricercatore convinto della necessità di differenziare dal senso-comune le proprie pratiche di ricerca potrebbe dotarsi di un diverso atteggiamento che distingua sistematicamente gli "oggetti" di indagine dalle "risorse" da lui adoperate per indagarli. Gli oggetti delle scienze sociali non sembrano delle datità, auto-disponibili ed auto-evidenti, ma: a) si coglierebbero sempre in una relazione sociale, quella fra il azione. ricercatore Il tipo e l'oggetto, particolare di e quindi relazione all'interno sociale di una instaurata produrrebbe molte delle proposizioni contenute nel rapporto di ricerca del sociologo. Sembra 15 perdere consistenza anche la rigidità della distinzione fra atteggiamenti e comportamenti. Molte indagine sociologiche sono orientate alla rilevazione di atteggiamenti; ma ciò che un intervistatore rileva è sempre un'azione del rispondente. Dare un parere su un argomento, fornire un'opinione, esprimere delle idee, sono modalità del dire. E il dire é una forma particolare di azione (Austin 1962; McLuhan 1962). Anche il pensare é un'azione (l'azione di pensare, appunto) che avviene sempre in un contesto particolare, limitato da vincoli e risorse come tutte le azioni. Già Lazarsfeld (1958) sottolineava come il rapporto tra atteggiamento e comportamento di risposta fosse di tipo considerarsi probabilistica soltanto come per un cui la indizio risposta di un era da possibile atteggiamento. Allo stesso modo non si potrebbero conoscere in modo "puro" le categorie cognitive (rappresentazioni sociali) dei rispondenti poiché esse sono esibite sempre in contesti e mai in situazioni pure per cui risulta difficile valutare fino a che punto esse siano indizi di un tratto attitudinale oppure di un'azione pragmatica. b) Gli oggetti delle scienze sociali sarebbero, quindi, una continua realizzazione (accomplishment) ricercatori con gli oggetti costruzione ci accorgiamo studiati. nelle dell'interazione Di questo situazioni di dei "lavoro" di anormalità o imbarazzo. Tuttavia esso è presente anche nelle situazioni usuali 16 di a-problematicità routinizzata; anche se non siamo consapevoli dello sforzo interpretativo fatto per rendere stabili gli oggetti, per mantenere un ordine cognitivo; c)inoltre gli oggetti delle scienze sociali "non sono indipendenti e non possono essere distaccati dall'attività situata con la quale e per mezzo della quale (il ricercatore) li ha resi osservabili" (Zimmerman e Pollner 1970: 109). Si mostrano proprio in virtù delle conoscenze sociologiche e delle competenze interazionali del ricercatore14. Le informazioni che acquisiamo sembrano inestricabilmente vincolate ai mezzi che usiamo per conoscere. Il pericolo tautologico insito nel circolo ermeneutico (quello cioé di confondere schiacciare tenerli i le concetti adeguatamente scongiurato da un nostre sui credenze significati separati) atteggiamento può e con sui l'oggetto, termini essere metodologico di anziché parzialmente che renda il ricercatore consapevole che le sue sono sempre asserzioni sulla realtà, una sua rappresentazione "professionale", e non una fotografia della realtà. Considerare il mondo sociale come un dato15 che aspetta di l'oggetto-mondo-sociale essere con scoperto la significa confondere risorsa-mondo-sociale, due prospettive che dovrebbero, invece, rimanere distinte. 6. ALCUNE PRESCRIZIONI PER UN "METODO RIFLESSIVO" Nonostante questi temi siano dibattuti da decenni, gli attuali metodi di ricerca non sembrano 17 molto pervasi da forme di riflessività. Negli metodologiche di ambiti Lazarsfeld quantitativi non paiono le esser osservazioni state pienamente raccolte dai suoi allievi. Ancor oggi la pratica di ricerca di molti sociologi si fonda sulla corrispondenza automatica fra misurazioni e stati degli oggetti sulle proprietà studiate. Negli ambiti qualitativi, pur essendo le teorie ermeneutiche ampiamente condivise, sembra continuare a persistere una costante divaricazione tra filosofie della scienza e pratiche scientifiche. Cosí la prospettiva metodologica qui delineata sembra ancora poco presente nelle procedure di ricerca. Essa implicherebbe un atteggiamento radicale nell'applicare le teorie epistemologiche al metodo e alle tecniche di indagine, un atteggiamento disincantato nella considerazione dei "risultati" delle proprie ricerche e tollerante nella valutazione degli esiti delle ricerche altrui16; sembra infatti differenti non pratiche esserci un modello corretto di analisi ma che alcuni scientifiche illuminano aspetti tralasciandone altri. A questa corrispondere diversa anche prospettiva alcune epistemologica soluzioni si pratiche possono che far possono risultare utili all'interno di una metodologia riflessiva. Questo è un pò il senso delle "ricette" indicate nelle prossime pagine; esse provengono da esperienze di field research, da sociologie cioè fondate su descrizioni etnografiche. Si tratta ovviamente di rimedi tecnici generali corrispondenti 18 a problemi teorici generali, e andrebbero calate nelle specifiche situazioni di ricerca. La raccolta di annotazioni etnografiche è un primo strumento che può mantenere analiticamente distinte le prospettive cognitive degli attori sociali da quelle dei ricercatori. Infatti il ricercatore si trova costantemente a passare dal codice dello scienziato a quello proprio dei membri che studia; egli si trova ad essere dentro e fuori dal loro codice. 6.1 Dentro il codice: la prospettiva degli osservati Le prospettive cognitive degli attori possono essere studiate con varie tecniche: a. Interviste in profondità: su questa tecnica esiste una copiosa letteratura. Non sempre però essa considera l'intervista come un'interazione situata e le risposte come prodotti del processo relazionale (Cicourel 1964; 1974b). Un utile modo per distinguere gli aspetti contestuali più rilevanti può essere quello di disporre di una tabella a tre colonne cui corrispondano rispettivamente risorse, vincoli e loro possibili effetti. Nella prima colonna vengono riportati i mezzi principali che il ricercatore pensa di aver utilizzato per ottenere le risposte e gestire l'intervista; nella seconda colonna sono descritti gli accordi/contratti (sia formali che informali) che il ricercatore ha pattuito con l'intervistato, le difficoltà incontrate e le 19 probabili restrizioni istituzionali ed interazionali a cui entrambi erano sottoposti; infine, nella terza colonna, vengono indicati i possibili esiti che risorse e vincoli possono aver prodotto sull'andamento dell'intervista e sulle risposte (Gobo 1990a). b. Triangolazione: consiste nel far ascoltare oppure vedere (nel caso di materiali videoregistrati) alcune attività compiute dagli attori e nel chiedere loro di descrivere pazientemente tali attività e il significato da loro attribuito (Cicourel et al. 1974; Mehan et al. 1986: 68-87). In questo modo è possibile ricostruire schemi di ragionamento e di comportamento che sono per lo più taciti, inconsapevoli, irriflessi e come tali difficili da ricavare attraverso un'intervista in profondità. c. De-naturalizzazione: l'integrità del documento il ricercatore raccolto e dovrebbe poi fruirlo dissolve in modo incompleto. Ad esempio se è un nastro audio-registrato, sarebbe meglio prima leggere il testo trascritto; se è un materiale videoregistrato sarebbe opportuno inizialmente spegnere il video ed ascoltare solo l'audio o viceversa; dal momento che risulta difficile analizzare un documento studiandolo al tempo reale della sua produzione, rallentarlo o spezzarne il ritmo naturale può facilitare il lavoro del ricercatore. d. L'uso di controffattuali: un utile modo per separare le componenti invarianti delle interazioni da componenti culturali in 20 senso esteso situazione e può da caratteristiche essere l'uso di proprie della "condizionali specifica controfattuali". Possiamo per esempio chiederci: se il rispondente fosse stato più giovane, della stessa età o più vecchio dell'intervistatore avremmo ottenuto le medesime risposte? Le domande che il ricercatore si porrà saranno ovviamente in sintonia con quanto a lui interessa rilevare e controllare17. e. Convalida da parte dei soggetti osservati: diversi autori hanno suggerito alcune tecniche per raccogliere le valutazioni dei soggetti osservati, circa i risultati ottenuti dai ricercatori, usando i loro commenti (verbali o scritti) ai rapporti di ricerca. Questa procedura adeguatezza' é stata (Schutz), variamente `member definita: validation' `postulato (Emerson & di Pollner 1988; 1991), `member verification' (Gould et al. 1974), `member test of validity' (Douglas 1976), `host verification' (Schatzman and Strauss `backtalk' 1973), (Lanzara `respondent 1988, validation' 12-15). Queste (Bloor tecniche 1978), a volte realizzano i loro obiettivi, a volte falliscono: i membri infatti non comprendono il linguaggio dei ricercatori. Membri e ricercatori attribuiscono significati differenti al rapporto di ricerca per cui, mentre i ricercatori lo vedono come "neutrale", i membri lo produrre considerano cambiamenti un documento "politico" nell'organizzazione dove perché potrebbe essi lavorano (Emerson e Pollner 1988). Le risposte dei soggetti sono ambigue 21 per cui alla fine i ricercatori non capiscono se esse siano confermative oppure critiche nei confronti delle descrizioni dei ricercatori (Emerson e Pollner 1988). In questi casi nessun compromesso sembra raggiungibile. Il divario pare epistemologicamente incolmabile poiché frutto di prospettive non commensurabili. Le tecniche finora esposte non si prefiggono di cogliere la realtà, o soltanto di di dipingerne migliorare un le quadro attuali completo ed procedure esaustivo, ma ricerca nel di tentativo di "comprendere", di avvicinarsi alle prospettive degli attori. Pensiamo solamente quanto l'interpretazione delle risposte dei questionari precedute da potrebbe migliorare descrizioni se etnografiche queste ultime relative ai fossero significati attribuiti dai rispondenti agli item proposti o se i ricercatori analizzassero l'intervista come interazione situata (Sormano 1988). 6.2 Fuori dal codice: la prospettiva dei ricercatori Per ogni livello di interazione (del ricercatore con gli attori, con gli ricercatori, livelli assumere di ecc.) si osservazione una completezza informatori, possono con dare rendendo posizione dell'analisi. super i con virtualmente cosí partes Inoltre dati, se da risulta altri infiniti teoricamente tale gli impossibile garantire di n+1 una la certa difficoltà indagare la prospettiva degli attori sociali, ancor più 22 difficile si preannuncia l'analisi della prospettiva del ricercatore. Essa richiede uno sforzo auto-riflessivo che ha molti limiti18. Se sembra praticamente impossibile uscire dal proprio codice, non è da meno rendere membro/osservatore/ricercatore la nostra trasparente e attività di riflessivamente penetrabile. Dei rimedi però sono forse possibili, anzi auspicabili. Collocarci all'interno di un diverso atteggiamento significa, in primo luogo, acquisire uno schema cognitivo che possa guidare, successivamente, particolari tecniche e strumenti di indagine. Può essere utile servirsi di training che addestrino il ricercatore a ripulire lo sguardo dalle abituali griglie osservative (Melucci 1981: 59-60), a depurare le attività di comprensione dalle incrostazioni stereotipate del linguaggio a lui familiare. Queste abilità non sono però finalizzate ad acquisire competenze per particolari verifiche di ipotesi o per migliori standardizzazioni, secondo il mito scientista della replicabilità, ma a dilatare la consapevolezza della inesorabile attività di costruzione e a mantenere quest'ultima parzialmente sotto controllo. Assunta come invalicabile la circolarità, un'altra serie di modalità possono "rimediare parzialmente l'irrimediabile indicalità delle pratiche di ricerca". Esse possono essere di due tipi: extra-testuali e testuali. Le prime ricorrono per esempio ad un diverso utilizzo dell'èquipe di ricerca: i ricercatori possono analizzare separatamente gli stessi materiali e poi confrontare 23 gli esiti delle loro analisi. In questo modo possono esperire consapevolmente i l'intersoggettività. passaggi Oppure i dalla soggettività ricercatori possono al- chiedere ai soggetti studiati di fornire descrizioni su come loro hanno visto le attività di ricerca, come abbiano interpretato gli stimoli dei ricercatori e come abbiano vissuto la presenza degli stessi. O ancora alcuni osservatori esterni (altri scienziati sociali) potrebbero monitorare criticamente le fasi di ricerca. Fra le modalità testuali rientrano le strategie di scrittura, compresi tutti i tentativi di descrivere il circolo ermeneutico per ridurne la viziosità. 7. SCIENZA SOCIALE COME TESTO 7.1 La triangolazione, la member validation, l'uso di osservatori esterni all'èquipe di ricerca, non sembrano cautelarci in modo definitivo dalla possibilità del verificarsi di un consenso puramente ideologico sul lavoro dei ricercatori. In altre parole può verificarsi il caso-limite in cui tutti (committente, ricercatori, attori sociali studiati e osservatori esterni) siano d'accordo sui risultati della ricerca, soprattutto quando oggetto di indagine sociali e trascendere siano argomenti politiche. il Dal non privi momento circolo che di forti non ermeneutico aspettattive sembra possibile in cui l'osservatore/ricercatore é coinvolto, non rimane che tentare di descriverlo. 24 A quali criteri può appellarsi il lettore nel valutare i risultati di un ricerca? La risposta più ovvia sembrerebbe quella di riferirsi ai metodi usati nella ricerca e alle trascrizioni su cui sono state condotte le analisi. Riproporre al lettore il metodo adoperata appare però ancora un proposito troppo vago se non é accompagnato da una presentazione delle situazioni di applicazione della metodo stesso, come esplicitare le principali decisioni che i ricercatori hanno preso durante le fasi della ricerca e i momenti salienti del loro ragionare. Fornire alla comunità scientifica le basi delle proprie inferenze sembra l'ultima ratio di una scienza che non crede più (perché si tratta pur sempre di credenze) nelle possibilità di una verità oggettiva e che nonostante ciò, tenta di emanciparsi dai ragionamenti di senso-comune. 7.2 Alla domanda se sia possibile una ricerca oggettiva su un problema come la devianza Cicourel risponde " ...l'unico modo in cui è possibile usare la parola oggettivo sta... nel dichiarare come si é giunti a svolgere una determinata ricerca, come alcune persone ti hanno o non ti hanno aiutato nel portarla avanti, chi sono queste persone, e come nel corso della ricerca alcuni fatti appaiono più importanti di altri (...), mettere in luce i limiti che abbiamo nell'analisi dei dati ed evidenziare quante volte noi facciamo affermazioni basate su nostre esperienze passate non esplicitate... e che non sono rese note al lettore. Il lettore non conosce le condizioni in cui noi traiamo alcune deduzioni circa le informazioni che abbiamo." (1986, 51-52) 25 I risultati di una ricerca non sembrano emergere, in modo automatico, dal campo. La realtà non ha "un suo idioma" (Geertz 1988: 151). Gli antropologi da tempo hanno rilevato che fare un rapporto di ricerca, "Scrivere un'etnografia è un lavoro a tavolino, da ufficio, non un fieldwork" (Marcus 1980, cit. in Van Maanen 1988: 4). A tavolino il ricercatore costruisce e ordina in dati il caos delle informazioni. La cultura dei soggetti osservati viene cosí ricreata attraverso lo scritto, anzi diviene lo scritto. E il testo scritto è, di solito, il mezzo principale attraverso cui un autore comunica i "risultati" delle proprie ricerche alla comunità scientifica e, in definitiva, "fa scienza sociale". Anche per questo ulteriore livello di riflessione si possono usare alcune avvertenze tecniche al fine di esplicitare i processi inferenziali salienti o decisivi del ricercatore. Eccone alcune. Gli interessi teorici: il ricercatore potrebbe chiarire dettagliatamente quali aspetti si proponeva di indagare; se e come questi siano cambiati nel corso della ricerca, in base a quali eventi e considerazioni; quali ipotesi guida (top down) lo abbiano orientato. Gli interessi sostantivi: egli potrebbe esplicitare per quale motivo si sia occupato di quel preciso argomento, quali interessi ed obiettivi concreti o contingenti lo abbiano spinto a prestare attenzione ad esso piuttosto che ad un altro; quali siano stati i suoi intenti extra-scientifici. 26 Le relazioni affettive e il background culturale e ideologico: raccogliere descrizioni che tentino di catturare le emozioni del ricercatore definisce nei confronti tale interazioni personali relazione avute di dell'oggetto con "equazione esso adattamento (Corsaro al campo studiato (Borgogno personale") 1985: 295), (Goward e i 1984: delle problemi 104-107). Ovviamente vi è una rilevante parte privata dei ragionamenti del ricercatore che esplicitare. Però sezione privata, non sempre è opportuno l'aver in qualche modo permette al ricercatore di ed obbligatorio evidenziato questa correggere alcune osservazioni. Pare radicata in molti sociologi la convinzione secondo cui queste dimensioni sarebbero esclusivamente psicologiche. Invece esse sembrano a pieno titolo componenti sociologiche: le risonanze emozionali dell'osservatore rispetto all'oggetto, le reazioni che egli nutre guidare la nei suoi confronti, costruzione ragionevolmente chiedere: e se hanno l'analisi il un ruolo importante nel dei ricercatore dati. fosse Ci possiamo bevitore o fumatore abituale (o se non lo fosse) che influenza avrebbe questo suo stato nei confronti di una ricerca sull'alcolismo e le droghe? Se fosse cattolico che tipo di reazioni emozionali avrebbero per lui oggetti di indagine quali i fenomeni religiosi contemporanei, i comportamenti e le abitudini sessuali, i sistemi di credenze? E cosí per innumerevoli argomenti di ricerca. 27 Le note metodologiche: narrazioni su come il ricercatore sia giunto a riconoscere particolari come determinate congruenti ed risposte, appropriati suggerimenti ai suoi e interessi (Zimmermann e Pollner 1970); come abbia ritenuto ragionevoli e convincenti le sue interpretazioni (Sormano 1988); in che modo sia giunto a stabilire gli eventi selezionati come rilevanti ed adeguati al fine di accettare o escludere determinate ipotesi ed interpretazioni. (Mehan et al. 1986; Gobo 1992: 28ss) Le conoscenze consultata, gli teoriche: enucleare approcci teorici il tipo seguiti di e letteratura le categorie sociologiche utilizzate per codificare gli eventi e classificarli. Le tecniche: descrivere le tecniche adottate e i problemi sorti nella loro applicazione (Gobo 1992: 39-43; fornire i principali materiali utilizzati per l'individuazione dei risultati in modo tale che altri ricercatori possano ripetere l'analisi (Mehan 1979). Le risorse ricerca, sulle e i vincoli: difficoltà 1974a), sulle richieste, negate (Sjoberg 1967), e narrazioni sulle facilitazioni permessi sulle e condizioni incontrate finanziamenti19 reazioni, della (Cicourel ottenute incoraggiamenti e e dissuasioni da parte dei colleghi20; in una parola sulle risorse e i vincoli che hanno delimitato il campo delle azioni conoscitive del sociologo. 28 Contatti: resoconti su contatti informali (impressionist tales) (Van Maanen 1988); racconti su interviste e colloqui avvenuti (Cicourel 1974b: telefonate significative, prime stesure cap.3), dei corrispondenze suggerimenti "risultati" informazioni provenienti all'insieme delle da (Ashmore queste conoscenze e e critiche seguiti 1989: 220-226). interazioni tacite, conversazioni, del si alle Le congiungono background del ricercatore, che probabilmente svolge un ruolo non trascurabile nell'interpretazione dei dati. L'indessicalità del rapporto di ricerca: riconoscere "la contingenza dei propri dati" (Madella 1989: 64), considerare i discorsi degli scienziati sociali come asserzioni dipendenti dal contesto di sottostanti produzione, alle stesse cioé discorsi restrizioni legati dei all'occasione discorsi dei e soggetti studiati. Questo mancato riconoscimento può condurre a situazioni paradossali come quelle descritte da Ashmore rivisitando gli scritti dei sociologi della scienza. Essi, analizzando i discorsi degli scienziati, hanno notato una triplice variabilità: "[1] Non solo le descrizioni di scienziati diversi differiscono (rispetto ad uno stesso evento osservato); [2] non solo le descrizioni di uno stesso scienziato variano a seconda che siano riportate in lettere, appunti di laboratorio, interviste, atti di convegni, rapporti di ricerca, etc.; [3] ma gli scienziati forniscono anche versioni abbastanza differenti di eventi all'interno di una singola intervista registrata o una medesima conferenza" (Gilbert & Mulkay 1984, cit. in Ashomore 1989, 147). Ashmore documenta in modo ironico e puntuale (1989: 148-159) come tale variabilità sia presente anche nei discorsi dei... sociologi 29 della scienza: essi parlano e scrivono in modi diversi a seconda di differenti contesti; le descrizioni di uno stesso studioso variano da contesto a contesto; il medesimo sociologo fornisce versioni differenti all'interno di un stesso contesto: non solo in uno stesso libro, non solo nello stesso capitolo, ma addirittura nella stessa pagina. Uno stile metodologica diverso post-retorico: sarebbe procedere a preferibile argomentativo questa differente far corrispondere che rispecchi il prospettiva anche un cambiamento epistemologico. Un diverso modello argomentativo potrebbe quindi guidare la stesura dei "risultati" della ricerca. Ridimensionando la tradizione retorica che sin dai greci s'é occupata delle strategie argomentative al fine di persuadere gli ascoltatori (Perelman 1977; Billig 1987), l'obiettivo principale dovrebbe essere quello di rendere possibile, al lettore del rapporto di ricerca, la proliferazione di tesi diverse da quelle proposte dall'autore; un modo quindi argomentativo, che stimoli la nascita di "altre" costruzioni/interpretazioni al posto di "persuadere" semplicemente il lettore. Un diverso stile letterario: infine, uno stile post-retorico potrebbe essere realizzato attraverso un diverso modo di "scrivere scienza sociale". Recentemente alcuni autori si sono occupati dell'argomento proponendo alcune forme letterarie (New literary forms) al fine di superare la rigidità e l'irriflessività delle 30 conclusioni scientifiche standard: usare parentesi all'interno di parentesi (utilizzato spesso dagli etnometodologi rendendo però difficilmente leggibile un testo), scrivere un testo in modo ironico o in forma di "commedia (play) (Mulkay 1984a; Heaton 1985), di filastrocca (limerick) ([Collins; pubblicato anonimamente] 1984a), di parodia (Latour 1980b), di dialogo (Mulkay 1985; Ashomore 1989; Pinch e Pinch 198821; Ashmore, Mulkay e Pinch 1989), con una controprefazione (Mulkay 1985), una contro-introduzione (Woolgar e Ashmore 1988), un testo parallelo, analitico e meta-analitico (Wynne 1988; Ashmore 1989: cap.6; Woolgar 1983c), un collage narrativo (Ashmore 1989: cap.1; Ashmore, Mulkay e Pinch 1989), di conferenza (Ashmore 1989: cap.7), l'enciclopedia (Ashmore 1989, cap.2), di prova d'esame (Ashmore 1989: cap.7), in stile giornalistico (press report) (Ashmore, Mulkay e Pinch 1989), (...) e con strumenti auto-referenziali quali self-engulfing photograph e note a pié di pagina auto-riferite (Woolgar 1984, 1988b; Hofstadter 1980), strange loop (Mulkay 1984a; Ashmore 1989: cap.5). Critiche a tali tentativi sono contenute in Walker 1986, Wynne 1986, Oehler e Mullins 1986, Pinch e Pinch 1988, Latour 1988 e Halfpenny 1988" (Ashmore 1989: 66). Come osserva Ancarani (1990) queste proposte sembrano risolversi solamente in un "tentativo (...) di impostare il tema della riflessività termini di manipolazione-decostruzione del testo" (p. 122) in ed alcune forme letterarie paiono un pò ridicole e narcisistiche, e non sembrano giovare molto alla costruzione di tecniche testuali per un modello stilistico riflessivo. Personalmente, invece, propongo uno stile espositivo che limiti l'impiego di certe formule impersonali (`si deduce che', `si nota che', `ne consegue che'), alcune metafore visive (appare chiaro che, risulta evidente che). Uno stile che nelle deduzioni riduca l'uso dei modi verbali 31 indicativi; questi indicano certezza, la presenza di una inferenza deduttiva certa, reale. Quando é possibile, la forma impersonale potrebbe essere sostituita con la prima persona singolare oppure plurale (ma solo se coloro che scrivono sono effettivamente più di uno). Scrivendo `io' oppure `noi' i ricercatori dichiareranno come personali le interpretazioni fornite, nel senso che appariranno come le loro interpretazioni e non le uniche possibili o le corrette letture dei dati. Queste considerazioni possono sembrare leziose o di maniera. Ma accade spesso, nei rapporti di ricerca, che dati interpretati da una sola persona vengano esposti al plurale. Se però, in questo caso, provassimo a sostituire la prima persona plurale con la più corretta singolare, ci accorgeremmo come le stesse affermazioni assumono un significato diverso. In effetti il dispositivo retorico trasformare il del proprio `noi' permette pensiero in al opinione ricercatore collettiva. di Una interpretazione personale appare come interpretazione condivisa da molti senza ricercatore asserzioni che questo allontana sia cosí consegnandola ad effettivamente la un responsabilità generico avvenuto delle `noi'. e il proprie Parafrasando un'affermazione ironica di Bloch (1980) sul lavoro di èquipe, potremmo dire che il plurale maiestatico é utile perché permette di dare sempre la colpa a qualcun altro. L'uso della prima persona potrebbe poi essere accompagnato da verbi che facciano percepire la presenza di un autore dietro al testo (Geertz 1988), che diano 32 al lettore l'idea che egli sta leggendo soltanto delle opinioni e non delle affermazioni certe o vere. A tal fine penso che espressioni quali `noi crediamo che', `ci é parso', `ci sembra' possano utilmente precedere le asserzioni dei ricercatori. I modi indicativi, inoltre, potrebbero essere sostituiti con forme verbali condizionali che trasmettano la natura dubbiosa, incerta, opinabile, possibilista, aperta, delle costruzioni del sociologo. Oppure in presenza di modi indicativi la scelta potrebbe ricadere su verbi quali `sembra', `pare', `somiglia' piuttosto che sul verbo essere. Questo verbo, che spesso semanticamente sostituisce il verbo `esistere', potrebbe essere accompagnato e preceduto da verbi servili (potere e dovere) che ne ridimensionino la valenza di consistenza concreta. Anche gli avverbi di affermazione (in realtà, naturalmente, esattamente, sicuro e sicuramente, certo e certamente, indubbiamente, perfettamente, avverbi di in precisamente, conclusione) dubbio potrebbero (forse, infine, essere probabilmente, assolutamente, sostituiti da tendenzialmente, approssimativamente, presumibilmente). I termini come `realtà', `scoprire', `mostrare', `svelare', `dimostrare', `provare', `evidenza', `verità', `vero', `fatti', `dati', potrebbero essere usati con più parsimonia e con maggiori cautele oppure sostituiti con `documentare', `eventi', `fenomeni', `informazioni', `risultati', `interpretare'. Si potrebbero pensare le informazioni che acquisiamo e produciamo non come "conoscenze scientifiche" 33 bensí come "credenze scientifiche", "opinioni professionali su" aspetti della Infine, si società, potrebbe `conclusioni' non indirizziamo evitare poiché epistemologico, cui di una sembra la stendere ricerca, attenzione. delle vere e proprie dal concludersi nostra ma punto essere di vista "fermata" in funzione degli scopi e delle circostanze pratiche del ricercatore. La proposta, a mio avviso, non si esaurisce in un semplice cambiamento di termini; se il lettore si esercitasse a modificare il proprio vocabolario, forse accuserebbe una certa fatica nella realizzazione poiché sarebbe costretto a confrontarsi costantemente con il proprio linguaggio oggettuale. Inoltre la forza delle sue affermazioni verrebbe trasformata: da un linguaggio assertivo ad uno dubitativo. 8. SCIENZE SOCIALI premessa COME DISCORSI LEGATI ALL'OCCASIONE: una Quando un ricercatore inizia una indagine su un determinato oggetto sociale, si aspetta che questo... esista. Da questa metaaspettativa si diramano molte altre aspettative che trasformano ingenuamente una costruzione sociologica dell'osservatore in oggetto reale. Diversamente da questa posizione ho cercato di sviluppare l'ipotesi che siano soltanto i discorsi a rendere visibili ed osservabili gli oggetti sociologici22. Ipotizzando la mancanza di una relazione "naturale" fra linguaggio e mondo reale viene svalutata "dimostrazione" la presunta poiché la autorità scienza 34 e sarebbe cogenza della persuasione, convinzione, credenza, ed i suoi attori diverrebbero i discorsi scientifici e non i fatti. Le verità si presenterebbero come verità relazionali, raggiunte in un'arena discorsiva. Il sapere scientifico sarebbe cosí il prodotto situato di un'interazione conoscitiva limitata dai vincoli e dalle risorse a disposizione dei ricercatori, le quali possono essere parzialmente descritte. Ed essendo il sapere prodotto anche dai metodi usati per conoscere, tematizzare la riflessività ed occuparsi di metodologia potrebbero diventare impegni prioritari. Ma anche questa non é altro che... un'opinione, un semplice account. Riferimenti bibliografici ANCARANI V. (1990) "Discourse Analysis" e riflessivita'à. 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A volte possiamo non essere d'accordo se chiamare suono o rumore lo stimolo che colpisce il nostro udito ma possiamo convenire sulla presenza dello stimolo, sulla sua esistenza. 4. A queste considerazioni giunge anche l'autocritica del positivismo logico che W.V.O. Quine, ispirato dalla metafora nautica di O. Neurath, ha avviato nel corso degli anni `60. 5. Gli autori usano una diversa terminologia: oggetti sensibili, oggetti mediati e oggetti culturali. 6. Un esempio di mancata percezione di oggetti interamente culturali è offerto dai resoconti degli ambasciatori cinesi in visita diplomatica in Europa lo scorso secolo. "[...] Sulla nave ci sono dei missionari e quando e' domenica dispongono sul ponte quattro file di sedie e sgabelli, nel mezzo piantanto una croce, accendono candele e chiamano a raccolta. Chi vuole andare, uomo o donna, porta con se' la Bibbia e, in piedi o in ginocchio, recita a bassa voce i testi sacri. Talvolta si indica con la mano le spalle e gli orifizi, oppure si percuote il viso facendo sembianze di piangere. Sulla pedana, un uomo chiamato padre, con un abito lungo e un cappello bianco, legge i testi e la 43 gente gli risponde in coro. Sulla terraferma, nel giorno stabilito si raccolgono nelle chiese." <Masci 1989, 73> In questo caso gli osservatori cinesi non riescono a percepire quegli oggetti rituali perchè non possiedono i concetti di `messa' e `segno della croce'. 7. Vedi Gobo 1990b. 8. Kant aveva già risposto affermando che la realtà era inconoscibile. 9. Ringrazio Melvin Pollner per questo suggerimento. 10. Vedi Gobo 1993. 11. Osservati sincronicamente, molti eventi e fenomeni sembrano "fatti" ed "oggetti"; osservati in una prospettiva storica potremmo notare come essi siano stati "costruiti socialmente" nel tempo: `guida in stato di ubriachezza' <Gusfield 1981>, `maternita' <Luker 1984>, `stato di crisi nelle minorenni incinte' <Luker 1990>, `ritardato mentale' <Mehan 1989>, `mente' <Rorty 1979>, etc. sono concetti e oggetti che hanno fatto la loro comparsa ad un certo punto della storia delle societa'; non sembrano essere esisti da sempre. Prima di diventare problemi o oggetti, essi sembrano appartenere solamente ad uno sfondo informe di fenomeni. Invece diventano concetti che permettono di riconoscere e preformare oggetti, soltanto attraverso le pratiche costitutive degli attori sociali. 12. Gasking <1955, 432> definisce `preposizione incorreggibile' una credenza che, essendo considerata certa, indiscutibile e nonnegoziabile, diviene assioma. Ad es. nell'aritmetica "7+5=12" è considerato un assioma vero e indiscutibile; se compiendo questa addizione qualcuno otterrà un risultato diverso, tutti penseranno (lui compreso) che c'e' stato un errore nel calcolo poiché nessuno si sognerebbe di mettere in discussione l'assioma. Per l'utilità di questa idea nello studio delle ideologie e dei ragionamenti umani vedi Pollner <1973>, Mehan-Wood <1975>. 13. Anche un'epistemologia della sociologia sembra diversa dalle epistemologie delle hard sciences. I concetti sociologici di `rappresentativita'' del campione, `verita'', `attendibilita'', 44 `validita'', `dimostrazione', `teoria', `legge', `dato', ecc. non sembrano commensurabili con simili concetti usati nelle scienze fisiche. Per i diversi concetti di `legge' nelle scienze fisiche, naturali e semiotiche vedi D'Andrade <1986>. 14. I significati di un testo non sembrano stare, in prima istanza, nel testo ma nel codice del lettore/uditore. Le affermazioni "questa penna scrive bene", "il fucile ha sparato un colpo", "le travi reggono il tetto", sembrerebbero indicare che colui che le pronuncia creda veramente che gli oggetti siano capaci di azione propria. Se i lettori di questo saggio non riscontrano intenzionalità in tali oggetti ciò avviene non perché lo ricavino dal testo ma perché è una "preposizione incorreggibile" del loro codice. Sono quindi le competenze cognitive dell'osservatore ad attribuire significati ai testi. 15. Il termine `dato' prima di diventare (per la scienza) un oggetto, una cosa, era soltanto il participio passato del verbo `dare'; forse proprio in questa forma verbale possiamo trovare il fondamento epistemologico delle nostre argomentazioni. `Dato' (donnè in francese) significa infatti "che e' stato offerto, ceduto da qualcuno, donato". Se prendiamo come esempio una tavola demografica, una tabella ISTAT, sappiamo che essa non e' stata trovata `naturalmente' in quella forma, ma e' stata redatta. Qualcuno ha dovuto chiedere, attraverso un linguaggio, delle informazioni e qualcun altro ha dovuto rispondere; qualcuno ha dovuto chiedere permessi per accedere a documenti e fonti, e qualcun altro ha risposto a queste richieste. Emerge cosí un'ampia e complessa rete di relazioni, di vere e proprie negoziazioni, il cui esito diviene, nello stesso tempo, vincolo e risorsa per la redazione della tavola demografica. E' in questi termini che si deve considere l'affermazione secondo cui "il dato viene costruito". 16. Riconoscere la fallibilità ed incompletezza delle nostre osservazioni non dovrebbe indurci allo sconforto bensí dovrebbe ridimensionare gli ambiti della loro validità ed estendibilità. 17. Fra le procedure di analisi quantitativa sono stati approntati alcuni modelli matematici <O'Muircheartaigh 1977; Morton Williams 1979> per il controllo dell'influenza delle caratteristiche dell'intervistatore (sesso, eta', etc.) all'interno della dinamica dell'intervista. Purtroppo tali modelli non sono usati quasi da nessuno. 45 18. C'è anche un paradosso logico riconosciuto da più parti: sembra che non si possa essere contemporaneamente osservatori ed osservati. 19. Pare esserci, in molti Paesi, uno stretto legame fra ricerche e finanziamenti. Percio' gli oggetti di ricerca vengono scelti non tanto in base agli interessi dei ricercatori quanto all'esistenza o meno di finanziamenti (grants) per quel tipo di argomenti di indagine. 20. Ashmore <1989, 20-25> riporta alcuni commenti di sociologi della scienza che lo consigliavano di cambiare l'argomento della tesi di dottorato: a loro avviso la riflessività era un tema sterile o di scarsa rilevanza. 21. Un curioso saggio dove l'autore inventa un dibattito fra sé e sé, cioè fra un Pinch anti-riflessivo e il suo alter ego a favore della riflessività. 22. Nelle attività ricercatore inizia sensibilizzanti" per più precisi <Glaser e di ricerca Blumer <1968> sostiene che il con pre-comprensioni deboli o "concetti giungere, in un secondo momento, a concetti Strauss 1967; Spradley 1980>. 46