Libri Pubblicati - Ambasciata di Turchia

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Libri Pubblicati - Ambasciata di Turchia
Il progetto TEDA è un progetto che sovvenziona la traduzione e la pubblicazione all’estero di libri turchi. È nato nel
2005 per iniziativa del Ministero per la Cultura ed il Turismo della Repubblica di Turchia per diffondere la cultura
turca all’estero attraverso la traduzione, la pubblicazione e la promozione di opere culturali, artistiche e letterarie.
Nell’ambito del progetto TEDA, che mira all’incontro tra lo spirito culturale, artistico e letterario turco e i lettori
stranieri, il Ministero finanzia istituzioni, imprese, compagnie, fondazioni, case editrici e ditte che pubblicheranno
questi libri. Il gran numero di opere sovvenzionate e il loro successo dimostrano l’importanza del progetto TEDA per la
diffusione nel mondo del patrimonio scritto della Turchia.
Sito ufficiale del Teda Project : www.tedaproject.gov.tr (la modulistica - scaricabile dal sito ufficiale - è da inviare
esclusivamente all’ufficio TEDA competente, così come chiaramente indicato)
Di seguito l’elenco dei 45 libri già tradotti in lingua italiana e pubblicati grazie al TEDA Project (altri 8 libri sono
attualmente in corso di traduzione per un totale di 53 richieste da parte dell’Italia)
PERIHAN MAGDEN - DUE RAGAZZE
Fazi Editore - 2005 - Traduzione di Mehmet Sinan Bermek
È estate a Istanbul e il corpo di un giovane uomo viene ritrovato in un lago appena fuori città. Nel
frattempo Behiye e Handan, due ragazze poco più adolescenti, stanno per incontrarsi... Così inizia
Due ragazze, il romanzo turco di maggiore successo di vendite e critica degli ultimi anni. Behiyve
è intelligentissima e ha appena ottenuto l'accesso alla più prestigiosa università di Istanbul.
Handan è una ragazza-bambina, molto bella e indifesa di fronte alla realtà esterna. Entrambe
hanno un rapporto quasi morboso di odio e amore nei confronti delle rispettive mamme, nelle
quali loro malgrado si riconoscono e si rispecchiano ... La mamma di Behijve è una donna ferita
dalla vita, quasi schiacciata, che si ferisce, letteralmente, di continuo con coltelli da cucina e qualsiasi cosa le capiti
sotto mano; la mamma di Handan è stata ed è ancora una bellissima donna, ma ha scelto sempre gli uomini sbagliati
ed ora è ridotta sull'orlo della povertà, lei stessa una mamma-bambina. Behijve e Handan si incontrano e iniziano a
frequentarsi sempre più spesso, la loro amicizia vira verso un rapporto sempre più forte e più intimo, e in un certo
senso è proprio il fatto di essere così diverse, caratterialmente e culturalmente, che le tiene unite contro tutto e
contro tutti ... Due ragazze è un romanzo dallo straordinario impatto emotivo, la storia d'amore di Behijve e Handan,
sullo sfondo di una Istanbul sospesa tra modernità e passato, è toccante e sconvolgente per intensità e verità umana:
Behijve e Handan con le loro rispettive mamme sono dei personaggi che difficilmente trovano uguali nella narrativa
contemporanea. Dal romanzo è tratto l'omonimo film del regista turco-tedesco Kutlug Ataman che è stato presentato
al festival di Sidney, al London Film Festival e al Sundance.
AA.VV. - ANTOLOGIA DELLA POESIA TURCA CONTEMPORANEA
Manni Editore - 2006 - Traduzione di Necdet Adabağ
Questo libro contiene, a cura di Necdet Adabağ, un'agile e accurata storia della poesia turca dal
periodo preislamico segnato dalla tradizione orale fino alla produzione odierna. Seguono i testi
dei maggiori poeti contemporanei. Sono quarantacinque autori, presentati anche criticamente
da studiosi non solo turchi. Emerge un'idea forte e unitaria di una letteratura in versi che parte
da un'intimità diffusa per approdare alle istanze sociali, ai problemi più generali dell'uomo e del
mondo.
MARIO LEVI - ISTANBUL ERA UNA FAVOLA
Baldini Castoldi Dalai Editore - 2007 - Traduzione di Giampiero Bellingeri - Paola Ragazzi
È attraversando il passato che si conosce il presente … È osservando quello che c’era che si
comprende ciò che è rimasto … È questo lo stile narrativo scelto da Mario Levi per descrivere la
Istanbul della sua infanzia e quella odierna, attuale, della sua maturità. L’autore ci accoglie sulla
soglia della città e ci accompagna nei suoi meandri, attraverso le diverse epoche e comunità di
Istanbul, facendoci conoscere le persone che l’hanno abitata, vissuta, abbandonata, ritrovata.
Istanbul era una favola è l’affresco di diverse generazioni di un’unica grande famiglia ed è grazie
alle vite di ciascun protagonista che veniamo a scoprire, pagina dopo pagina, i luoghi, gli eventi, i
colori, i drammi che a partire dalla vigilia della Grande Guerra sino a oggi hanno caratterizzato la città universalmente
riconosciuta come il ponte tra Oriente e Occidente. Perché Istanbul è una città dalle mille anime, dalle mille facce,
dalle mille lingue … forse più allora che adesso. Mario Levi (Istanbul, 1957) è uno scrittore turco di origini ebraiche.
Molto noto in patria, è autore di numerose opere di narrativa e saggistica. Per BCDe nel 2007 ha pubblicato Istanbul
era una favola e nel 2008 La nostra più bella storia d’amore. Con La vita è un bagaglio a mano ha vinto il prestigioso
Haldun Taner Story Prize.
GÜNGÖR DILMEN - IO, ANATOLIA
Editoria & Spettacolo - 2007 - Traduzione di İclal Aydın Margariti
Siamo in Anatolia, l’odierna Turchia, una terra fertile che ha ospitato popolazioni come ittiti, frigi,
bizantini, ottomani, turchi, ecc... In lingua antica Anatolia significa Il paese dove sorge il sole.
L’Anatolia è una madre che dice: Se soltanto avessero imparato - a vivere insieme i miei figli,sarebbero bastati i miei seni generosi - a nutrirli. Iclal Aydin Margariti così dice : “L’opera
testimonia seimila anni di storia sorprendente per la diversità di culture, religioni ed eventi che
hanno condizionato la storia del mondo pur essendosi sviluppati in un unico ambito geografico.
Tale diversità rappresenta l’Anatolia ed il concetto stesso dell’essere anatolico. Il testo ha come
figura centrale quella della donna anatolica e il processo di evoluzione che tale figura femminile ha subìto nel corso
dei millenni e nel susseguirsi delle varie popolazioni e culture”. Invece Ömer Zülfü Livaneli dice : “In tutte le culture
che si avvicendarono nell’antica terra anatolica, una dopo l’altra, la figura della donna assume sempre una posizione di
risalto. Ella è madre, dea di fertilità, simbolo di bellezza, salvatrice, dea, guerriera che lotta per l’indipendenza e, come
del resto ancora oggi, capo della famiglia. L’opera teatrale di Güngör Dilmen, Io, Anatolia, è la storia di personaggi
femminili e delle loro trasformazioni nel susseguirsi delle varie civiltà, da un’epoca all’altra, e vuol testimoniare il
valore attribuito alla figura femminile da questa antica terra”.
OMER ZULFU LIVANELI - FELICITÀ
Gremese Editore - 2007 - Traduzione di Elçin Kumru
Meryem ha quindici anni; in un villaggio della Turchia musulmana più retrograda, è violentata
dallo zio, leader religioso del paese. Per il costume locale, è lei la colpevole: trattata come una
reietta, è tenuta prigioniera in una baracca per giorni, nell’attesa che utilizzi quella corda che le è
stata lasciata sul pavimento, per espiare il suo crimine e salvare l’onore della famiglia. Ma lei non
cede … Cemal è un soldato appena ritornato dalle montagne dove ha combattuto i ribelli curdi:
cugino di Meryem, viene scelto come suo carnefice. Il delitto non dovrà accadere sotto gli occhi di
tutti: il rituale vuole che in questi frangenti le ragazze vengano portate a fare un “viaggio a
Istanbul”. Ma il boia torna sempre solo. Questa volta le cose non vanno secondo copione: arrivati in città, i due giovani
scoprono una realtà cosmopolita nella quale le ragazze hanno tolto il velo e i figli non obbediscono ai genitori. La
sorpresa incrina le certezze di Cemal, che non riesce ad uccidere la ragazza, e parte invece con lei verso la costa turca.
Irfan ha studiato ad Harvard, e ora insegna all’università di Istanbul: è un uomo di successo, ma vive come uno
sradicato, immerso in una cultura in cui non si riconosce. Consumato dall’insonnia e dall’ansia, decide di abbandonare
tutto, e parte per un viaggio senza meta nel mar Egeo. Conosce i due ragazzi, e gli offre di lavorare a bordo. L’incontro
modificherà in maniera irreversibile le vite dei tre personaggi. Soprattutto quella di Meryem: per lei comincerà il
tempo della consapevolezza e del riscatto, grazie agli insegnamenti del professore, capaci di aprirle un mondo
completamente nuovo. Felicità – grande successo nel suo paese, e tradotto in Francia (da Gallimard, nella prestigiosa
“Collection du Monde entier”), Stati Uniti (St. Martin’s Press), Svezia, Germania e Grecia – è un’illuminante parabola
sulla presa di coscienza individuale, ma è anche il grande affresco di un paese in trasformazione, in incerto equilibrio
tra Oriente e Occidente, spiritualità e laicità, tradizioni arcaiche e ambizioni moderniste. Nato ad Ankara sessant’anni
fa, Omer Zulfu Livaneli è un artista incredibilmente eclettico. Come scrittore ha all’attivo quattro romanzi tradotti in
11 lingue in tutto il mondo, un volume di racconti e saggi di argomento politico. Come musicista ha composto più di
300 canzoni, con collaborazioni con Joan Baez, Mikis Theodorakis a Zubin Metha, e ha vinto un premio Tenco. Ha
all’attivo tre film da regista, uno dei quali prodotto da Wim Wenders e ha vinto vari premi in diversi festival
internazionali.
ORHAN KEMAL - LA LOTTA PER IL PANE
Lunargento - 2008 - Traduzione di Barbara La Rosa
Ventiquattro racconti, ambientati negli anni Quaranta del Novecento, di ciò che nelle vie, nelle
piazze, nei cortili, negli occhi, nei corpi il narratore vede e sente succedere: in una attualità
aggiornata che mantiene la vivacità e l’indugio, i puntini sospesi del fraseggio dei narratori
professionali, re-instaurando fra i personaggi messi all’opera, tirati in ballo e visti agire, il dialogo,
reversibile in apostrofe al pubblico, al lettore, a se stessi. È una discesa in campo, nell’arena della
drammatica lotta per il pane. Orhan Kemal, nome d’arte di Mehmet Raşit Öğütçü, nasce nel 1914
a Ceyhan, nella provincia di Adana, in Cilicia, nella famiglia della Signora Azime e di Abdülkadir
Kemalî Bey, avvocato, deputato (1920-’23), ministro della Giustizia, e fondatore di un partito conservatore (1930), al
momento sbagliato in cui nella neo-istituita Repubblica di Turchia vige la figura di Mustafa Kemal “Atatürk”. Nella fuga
e nell’esilio in Siria e a Beirut, quel padre dissidente e perseguito porta con sé la famiglia, avviando i figli, e il futuro
Orhan/Mehmet, al senso, alla fatica e al gusto delle peregrinazioni. Notizie e impressioni, disseminate e riflesse negli
altri suoi romanzi, la Casa del babbo, gli Anni d’erranza (Avare Yıllar, 1950), e mimetizzate nei racconti de La lotta per il
pane. Orhan Kemal fece ritorno ad Adana nel 1932. Lavorò prima come manovale poi come impiegato in una
manifattura tessile di cotone. Durante il servizio militare fu condannato a cinque anni di prigione per le sue idee
politiche. La prigione di Bursa divenne un punto di svolta nella sua vita e per la sua arte. Qui incontrò Nazhim Hikmet
che lo influenzò profondamente. Quando fu rilasciato nel 1943 Orhan Kemal si trasferì a Istanbul (1951) dove lavorò
come trasportatore di ortaggi e poi come impiegato nella Fondazione per la cura della turbercolosi. Dal 1950 in poi
cercò di vivere del mestiere di scrittore. Orhan Kemal morì in Bulgaria. La sua salma fu traslata in Turchia e sepolta nel
cimitero di Zincirlikuyu.
AA.VV. - RACCONTI DELL’ANATOLIA
Gremese Editore - 2008 - Traduzione di Necdet Adabağ
Dopo il premio Nobel a Orhan Pamuk, i riflettori continuano oggi a essere accesi su una cultura
che annovera scrittori, artisti e intellettuali di notevole spessore. Dal canto suo, la Gremese
(editrice italiana di Felicità, di Ömer Zülfü Livaneli) torna a dare spazio alla letteratura turca con
questa antologia dedicata ad alcuni dei più significativi autori anatolici contemporanei. Nella
varietà delle ispirazioni, degli stili e dei temi trattati, questi racconti restituiscono nel loro insieme
un'immagine nitida e al tempo stesso caleidoscopica della Turchia, della sua cultura, delle sue
contraddizioni irrisolte. Sospesi tra memoria e oblio, religione e laicità, tradizione e ansia del
nuovo, essi condividono comunque quell'impalpabile, magico senso della favola che è tratto peculiare della narrativa
mediorientale. Raggiungendo risultati di grande fascinazione anche nel contatto con gli aspetti più laceranti della
modernità, laddove la realtà evocata sia quella miserevole di un'umanità costretta a barcamenarsi nella quotidiana
lotta per la sopravvivenza. Il che, in altri termini, rappresenta il segno - declinato in modo del tutto personale da
ciascun autore dell'antologia - di quel "realismo fantastico" che è oggi tra le ragioni del successo internazionale
riscosso dalla novellistica turca. Il volume, curato dal Direttore del Dipartimento di Italianistica dell'Università di
Ankara Necdet Adabag, è stato pubblicato nel 2008 con il patrocinio del Ministero della Cultura e del Turismo della
Repubblica di Turchia nell'ambito del progetto TEDA. Questo volume rappresenta per il Dipartimento di Italianistica
dell'Università di Ankara la seconda pubblicazione in italiano, dopo un'antologia di poesie turche che ha ottenuto un
alto gradimento in Italia.
ANONIMO - IL LIBRO DI DEDE KORKUT
Aquilegia Edizioni - 2008 - Traduzione di Fabio Salomoni
I racconti di Dede Korkut, mitico rapsodo, equivalente al greco Omero, costituiscono uno dei più
importanti esemplari dell’Epica turca antica. La materia di essi ci porta nel cuore dell’Anatolia e
oltre: nel Caucaso, sino all’Azerbaijan, da dove proviene il patrimonio di usi e costumi delle
popolazioni che occuparono l’attuale territorio turco dall’XI secolo in poi. La data di redazione
della raccolta è compresa in un arco temporale che va dalla fine del XIV all’inizio del XV secolo.
Tradotto in italiano solo dal turcologo Ettore Rossi, nel 1951, Fabio Salomoni, lettore di lingua e
cultura italiana presso la Koç University di Istanbul, ne offre una versione nuova, condotta
sull'ultima edizione critica del testo originale, edita in Turchia nel 2006. Il Libro di Dede Korkut è stato dichiarato
dall’Unesco opera letteraria dell’anno 2000. Il libro è stato pubblicato con il contributo del ministero della Cultura e
del Turismo della Repubblica Turca, nell’ambito del Progetto TEDA. La prefazione è di Giampiero Bellingeri, docente di
Lingua e Letteratura Turca presso l’università Ca’ Foscari di Venezia.
MARIO LEVI - LA NOSTRA PIÙ BELLA STORIA D’AMORE
Baldini Castoldi Dalai Editore - 2008 - Traduzione di Giampiero Bellingeri - Paola Ragazzi
Pubblicato nel 1992, La nostra più bella storia d’amore fu scritto in un momento molto difficile, a
seguito di una depressione di cui l’autore ricorda soprattutto le notti insonni, spese a ricercare
una risposta ai nodi insondabili dell’esistenza. È questa l’origine dell’ineluttabile smarrimento
che, come un filo rosso, attraversa il romanzo, mettendo il narratore – e al contempo lo scrittore
– sulle tracce di un’amata irraggiungibile: una donna dai lunghi capelli rossi, dagli occhi azzurri e
dalle labbra carnose. Come un enigma, la storia e la data della loro relazione si celano nel
racconto, trascinandoci nel mondo interiore dei personaggi, negli angoli più remoti di Istanbul.
Ma le parole sono inaffidabili, e allora non resta che cercare, rimandare, sognare, dannarsi per ciò che non è stato,
sperando in un incontro che forse non avverrà mai.Una favola pervasa dall’intimità che batte in punta di lingua e pulsa
nel cuore, ora confusa e indefinibile, ora pervasa da un potente lirismo. Una ricerca ossessiva e disperata di tanti
amori diversi, eppure sempre intesi a ricomporne uno solo. Un viaggio verso le molteplici possibilità dell’Amore
capace, con i suoi lacci stretti e contorti, di sovvertire ogni logica e ogni ordine. E la domanda incalzante che torna
insistente a imporsi è: la più bella storia d’amore non è forse quella impossibile a viversi, quella più pura e intangibile,
nutrita di sogni? Mario Levi (Istanbul, 1957) è uno scrittore turco di origini ebraiche. Molto noto in patria, è autore di
numerose opere di narrativa e saggistica. Per BCDe nel 2007 ha pubblicato Istanbul era una favola e nel 2008 La nostra
più bella storia d’amore. Con La vita è un bagaglio a mano ha vinto il prestigioso Haldun Taner Story Prize.
SEBNEM ISIGÜZEL - EDERA
Fazi Editore - 2008 - Traduzione di Elettra Ercolino
Capita che davanti agli occhi di un pittore i colori inizino a confondersi. Capita che un premio
Nobel non sappia più scrivere, che perda, d’un tratto, il suo dono più grande.
Ali Ferah e Salim Abidin hanno sessant’anni, sono apparentemente estranei l’uno all’altro, ma
condividono la tragedia di un’affezione neurologica che, per una sorte di beffa, li spoglia della
loro arte. Un male implacabile e surreale sul quale s’innesta, per un caso o per un giro di vite del
destino, la morte misteriosa di una giovane donna, una nuotatrice russa giunta a Istanbul per
seguire la sorella Ludmilla e finita poi, tragicamente, in fondo al Bosforo. Il mistero legato al suo
omicidio e all’identità del suo assassinio resta in sospeso fino all’ultima pagina, ma diviene l’occasione per una catena
di epifanie e d’incontri da parte di Ferah con Oleg Starov, un restauratore russo in cerca di fortuna, con Sedef, la sua
giovane vicina in attesa di un bambino, con Celine, una collega parigina tornata da poco in città per chiudere i conti
con un amante che le ha distrutto la vita. Come l’edera a un muro che la sostenga, queste storie s’innervano lungo la
trama di altre esistenze togliendo loro respiro, linfa vitale: una rete di relazioni che troverà in Istanbul, crocevia di
culture per antonomasia, il suo doppio e la sua camera d’echi. Sebnem Isigüzel, tra le più promettenti voci della
letteratura contemporanea turca, attraverso un’indimenticabile galleria di personaggi declina qui al meglio la nozione
di perdita – della memoria, dell’arte, della vita stessa – e di rinascita. Ma lo fa con occhi asciutti, senza cedimenti, forte
di uno sguardo a piombo che rimane addosso come una seconda vista.
MURATHAN MUNGAN - CHADOR
Giunti Editore - 2009 - Traduzione di Mariangela Liccardo
Akhbar torna in patria dopo una lunga assenza: ansioso di ritrovare le persone a lui care, il
giovane si aggira nel paese devastato dalla guerra e dal colpo di stato che garantisce a un partito
islamico il potere assoluto. La casa della sua famiglia si rivela occupata da altri. Nessuno sa dirgli
dove siano finiti i suoi parenti, la gente ha perfino paura a rivolgergli la parola. Le donne sono
tutte avvolte dai burqa, anonime e irriconoscibili. Smarrito ma tenace, Akhbar comincia a capire il
motivo della copertura totale imposta alle donne, una negazione che non mira solo a svilire il
corpo ma tutta la persona, che sradica e inaridisce anche gli uomini. La sua ribellione sarà un
gesto paradossale ed esemplare, contro un mondo che soffoca la speranza e la bellezza.
NAZLI ERAY - ORPHEUS
Gremese Editore - 2009 - Traduzione di Lea Nocera
Ribaltato il mito classico di Orfeo ed Euridice, nel romanzo di Nazli Eray è Euridice a cercare Orfeo,
in una città moderna brulicante di edifici. Una notte, Euridice si imbatte in una statua
dell'imperatore Adriano, con la quale inizia a dialogare. Ad Adriano La ragazza mostra il film
Ultimo tango a Parigi di Bertolucci. Mentre il film viene proiettato sul muro della casa di Orfeo,
quest'ultimo si affaccia dal balcone e diventa parte dell'ultima scena: l'omicidio di Marlon Brando
da parte di Maria Schneider. Surreale e fascinoso, fluido e cangiante come gli stessi luoghi descritti
(una metropoli contemporanea? la porta dell'oltretomba?), il libro di Nazli Eray si apre a una
molteplicità di interpretazioni. Ma certo vi ricorrono i temi universali della morte e della fragilità dell'esistenza, del
rapporto tra passato e presente, ecc., accanto a uno sguardo gettato sulla Turchia di oggi, sul suo caotico sviluppo
urbanistico, sul suo irrisolto rapporto con la modernità. Nazli Eray è una delle più amate e prolifiche scrittrici turche
contemporanee. Dal suo debutto, nel 1967, ha pubblicato 29 libri tra romanzi, raccolte di racconti e drammi teatrali.
Considerata in patria la portavoce più autorevole della corrente letteraria fantastica e surreale, è anche la scrittrice
turca più tradotta all'estero. Questo è il suo primo romanzo tradotto in Italia.
ORHAN PAMUK - IL MUSEO DELL’INNOCENZA
Einaudi - 2009 - Traduzione di Barbara La Rosa
Entrato in un negozio per comprare una borsa alla fidanzata, Kemal Basmaci, trentenne rampollo
di una famiglia altolocata di Istanbul, si imbatte in una commessa di straordinaria bellezza: la
diciottenne Füsun, sua lontana cugina. Fra i due ha ben presto inizio un rapporto anche
eroticamente molto intenso. Kemal tuttavia non si decide a lasciare Sibel, la fidanzata: per quanto
di mentalità aperta e moderna, in lui sono comunque radicati i valori tradizionali (e anche un certo
opportunismo). Così si fidanza e perde tutto: sconvolta dal suo comportamento, Füsun scompare,
mentre Kemal, preda di una passione che non gli dà tregua, trascura gli affari e alla fine scioglie il
fidanzamento. Quando, dopo atroci patimenti, i due amanti si ritrovano, nella vita di Füsun tutto è cambiato. Kemal
però non si dà per vinto. In assoluta castità, continua a frequentarla per otto lunghi anni, durante i quali via via
raccoglie un'infinità di oggetti che la riguardano: cagnolini di porcellana, apriscatole, righelli, orecchini... Poterli
guardare, assaggiare, toccare è spesso la sua unica fonte di conforto. E quando la sua esistenza subisce una nuova
dolorosa svolta, quegli stessi oggetti confluiranno nel Museo dell'innocenza, destinato a rendere testimonianza del
suo amore per Füsun nei secoli futuri. La storia di un'incontenibile passione, ma allo stesso tempo uno sguardo ora
severo, ora ironico, ma certamente non privo di profondo affetto sulla Istanbul di quegli anni e sulla sua
contraddittoria borghesia.
EGEMEN BERKÖZ - IN QUESTO LIBRO TU DOVE SEI ?
Bandecchi & Vivaldi Editori - 2009 - Traduzione di Rosa Galli Pellegrini
In questo libro tu dove sei ( Bu kitapta sen nerdesin) raccoglie una sezione delle poesie
complete di Egemen Berköz, Unutma, (ed. Yapi ve Kredi 2004). Attivo sin dal 1959, giornalista e
poeta, Egemen Berköz è una delle figure più importanti della poesia turca contemporanea. La
sua tematica spazia dall’intimismo alle problematiche sociali e alla condizione umana, in una
poetica moderna e l’uso di un linguaggio fluido e semplice che mantiene tuttavia gli echi della
sua ampia cultura. Berköz è stato anche traduttore lui stesso dall’italiano e per anni ha curato la
pagina culturale del giornale Cumhuriyet. La traduttrice Rosa Galli Pellegrini è nata ad Istanbul,
dove ha studiato presso il Liceo Scientifico Italiano. In Italia, è stata professore ordinario di Letteratura Francese
presso l’Università di Genova. Saggista, poetessa e romanziera, ha tradotto racconti e poesie dal turco (nella rivista
“Soglie”), ha collaborato all’Antologia della Poesia Turca contemporanea (Manni, 2006) e ai Racconti dell’Anatolia
(Gremese, 2008).
MARIO LEVI - LA VITA È UN BAGAGLIO A MANO
Baldini Castoldi Dalai Editore - 2010 - Traduzione di Giampiero Bellingeri - Paola Ragazzi
Opera in parte autobiografica, che risale al 1989-90, La vita è un bagaglio a mano affonda le sue
radici nel passato e nelle passioni dell’infanzia di Mario Levi: ricordi, racconti, brevi e intensi
frammenti, uniti dal filo conduttore della città. Che senso ha andare in un’altra città, si chiede
infatti l’autore, se poi tutto quello che hai dentro inevitabilmente ti segue? Scorrono così davanti
ai suoi occhi nostalgici le visioni familiari di Parigi, Rio de Janeiro e Istanbul, dalle quali affiora una
città metaforica che altro non è che fotografia dell’anima, nutrita dai tormenti, dalle riflessioni,
dalle malinconie dell’autore, e il cui racconto è accompagnato da citazioni di scrittori come
Konstantinos Kavafis. Proprio il poeta greco, con la sua poesia La città, ci svela la chiave dell’opera di Mario Levi: «Né
terre nuove troverai, né nuovi mari. Ti verrà dietro la città. Per le vie girerai: le stesse». Ovunque va, dunque, l’uomo si
porta dietro se stesso, con i suoi problemi, la sua memoria, le cose che ha smarrito. O, come dice ancora Kavafis:
«Dove mi volgo, dove l’occhio giro, macerie nere della vita miro, ch’io non seppi, per anni, che perdere e schiantare».
Non ci sarà mai una città migliore di un’altra: l’uomo può girare il mondo, ma ciò che ha dentro non può essere
cancellato e in qualunque luogo egli troverà sempre e solo desolate rovine di se stesso. L’uomo parte, insegue una
meta, ma è incapace di raggiungerla e la sintassi si fa specchio di quel senso confuso dell’esistenza, del non approdo,
della fuga, del correre avanti e indietro in un groviglio di strade senza uscita che è la vita, ora constatando in modo
onesto e impietoso, ora rimpiangendo, le cose perdute. Mario Levi (Istanbul, 1957) è uno scrittore turco di origini
ebraiche. Molto noto in patria, è autore di numerose opere di narrativa e saggistica. Per BCDe nel 2007 ha pubblicato
Istanbul era una favola e nel 2008 La nostra più bella storia d’amore. Con La vita è un bagaglio a mano ha vinto il
prestigioso Haldun Taner Story Prize.
HALIDE EDIP ADIVAR - LA FIGLIA DI ISTANBUL
Elliot Edizioni - 2010 - Traduzione di Fabio De Propris
Un libro che si è guadagnato il ruolo di classico dei classici nella letteratura turca del XX secolo. Il
romanzo narra la vita di un gruppo assai variegato di artisti: il pianista italo spagnolo Peregrini, la
giovane cantante Rabia e l’attore di strada Tevfik. I personaggi sono inseriti in una rete fittissima
di relazioni familiari e sociali, che vanno dal nonno di Rabia – il severo e avaro imam del quartiere,
il primo ad accorgersi delle straordinarie qualità vocali della nipote e a volerle utilizzare per fare
di lei una pia cantrice dei versetti del Corano – fino al potente Pascià, buono con i familiari e
feroce con i nemici del Sultano, tra i quali un giorno scopre suo figlio Hilmi. Un affascinante
affresco in cui personaggi appassionati e intimamente veri vivono le loro vicende sentimentali, politiche e artistiche al
tramonto dell’impero ottomano, mentre già si affaccia sul palcoscenico della storia la generazione dei Giovani Turchi.
Halide Edip Adivar (Istanbul 1884-1964) Fu la prima donna a diplomarsi al liceo americano di Istanbul agli inizi del
Novecento. Sposatasi col suo professore di matematica e madre di due figli, divorziò quando scoprì che il marito
voleva prendere una seconda moglie. Si dedicò con passione all’insegnamento e alla politica, avvicinandosi al
movimento dei Giovani Turchi. Seguì nel cuore dell’Anatolia Atatürk per combattere la Guerra d’Indipendenza, ma per
dissensi politici si ritirò in esilio volontario insieme al secondo marito Adnan Adývar. Il romanzo La figlia di Istanbul
(titolo originale Sinekli Bakkal, pubblicato nel 1925 sia in inglese, sia in turco) è il principale prodotto della sua attività
di scrittrice nell’epoca dell’esilio, cui si affianca un lungo elenco di romanzi, saggi e opere autobiografiche. Tornata in
Turchia alla morte di Atatürk, Halide Edip Adývar insegnò letteratura inglese all’università. Negli ultimi anni della sua
vita fu deputata parlamentare, sentendosi però sempre in primo luogo una scrittrice e un’intellettuale.
OYA BAYDAR - RITORNO A NESSUN DOVE
Aquilegia Edizioni - 2010 - Traduzione di Alessio Calabró
Nessun Dove è una contro-utopia, riassunto, confutazione e fine di vite consacrate
all’ideale. Un uomo e una donna, militanti del Partito Operaio Turco, ardono di passione
politica e amorosa. Le loro esistenze e il loro amore sono parte di un flusso inarrestabile
che scorre nella Turchia insanguinata dai colpi di stato militari del 1971 e del 1980.
Entrambi si sentono“un glorioso frammento dell’avventura dell’umanità”, “l’avanguardia
ufficiale che sospingeva il corso della storia”: un’identità portata addosso con orgoglio a
dispetto delle persecuzioni, della clandestinità, del carcere, della tortura, dell’esilio. Poi un
giorno crolla il Muro: “verità, speranze, stelle e bandiere fatte a pezzi”. I loro templi discariche, i loro libri carta
straccia, i loro poeti mistificatori. La fine dell’esilio è il segno della disfatta e della sconfitta. Quella donna e quell’uomo
trascinano le loro vite lungo la via del ritorno, superstiti di un esercito sopraffatto, irriso e vituperato. L’utopia per cui
tanto avevano lottato si trasforma in un Nessun Dove, “in cui nulla di ciò a cui si torna è qualcosa, nessuno è
qualcuno”. Estremo rifugio la solitudine isolana, dove il tempo scorre nel passato, dove gli ulivi hanno tronchi che si
avvolgono stretti l’uno all’altro, come due innamorati ardenti e disperati, fino a diventare un tronco solo ... Oya
Baydar è scrittrice, ricercatrice e donna d’azione. Membro del Partito Operaio Turco, durante il colpo di stato militare
del 1971 è stata imprigionata ed espulsa dall’Università Hacettepe di Ankara, dove lavorava come assistente, perché
socialista. Costretta a lasciare la Turchia in seguito al colpo di stato del 1980, è vissuta in esilio fino al 1992. Tornata in
Turchia ha collaborato con il Ministero dei Beni Culturali, diretto la creazione dell’Enciclopedia del sindacalismo turco,
pubblicato romanzi che hanno ottenuto prestigiosi premi letterari. Oya Baydar trascorre oggi il suo tempo tra İstanbul
e l’Isola di Marmara.
OĞUZ ATAY - ASPETTANDO LA PAURA
Lunargento - 2011 - Traduzione di Giampiero Bellingeri - Şemsa Gezgin
Con la pubblicazione dei racconti Aspettando la paura, i lettori italiani potranno finalmente
scoprire Oğuz Atay, l’ingegnere e scrittore amato dal premio Nobel Orhan Pamuk, che negli anni
Settanta del Novecento rivoluziona la letteratura turca, avvicinando la propria scrittura alle
forme occidentali del narrare, aperte alle problematiche e alle realtà individuali escluse dal
racconto realistico allora imperante in Turchia. Oğuz Atay (1934-1977) debutta nel 1972 con il
capolavoro Tutunamayanlar (“Incapaci di connettersi”) descritto dall'UNESCO come il più
eminente romanzo del ventesimo secolo della letteratura turca. L’opera espone - su piani
formali ed estetici ben diversi dalle impostazioni realistiche, consuete nelle lettere turche del Novecento - il disagio di
individui alienati, in conflitto con se stessi e con le convenzioni sociali imperanti. Nei racconti di Aspettando la paura,
apparsi tra il 1972 e il 1977, si concentra la stessa potenza espressiva del grande romanzo. Otto storie che presentano
in modo inedito i nodi “kafkiani” di assurdità, insicurezza, paura, solitudine, incomunicabilità: i segni delle persone
contemporanee, nel ruolo di sofferte protagoniste dei brani che ricalcano, non senza ricorrere anche all’arma
dell’ironia, i tratti del malessere dell’umanità. Orhan Pamuk, nella postfazione pubblicata nella raccolta, spiega la
portata rivoluzionaria della scrittura di Atay per la letteratura turca: “Si deve a lui se tanti aspetti dell’esistenza sono
entrati e hanno trovato posto in un romanzo: la partita alla radio, la scuola guida, amabili intellettuali smarriti fra le
pagine dei libri”.
FERIDE CICEKOGLU - NON SPARATE AGLI AQUILONI
Scritturapura - 2011 - Traduzione di Şemsa Gezgin
Il romanzo esce in Italia con la magistrale traduzione da parte di Semsa Gezgin, che ha firmato,
tra le altre, le traduzioni di Orhan Pamuk e di Umberto Eco. Il film che ne è stato tratto è un
must del cinema turco : con la sceneggiatura firmata dall’autrice, ha vinto ben quattro Golden
Orange di Istanbul e il Prix du Public Rencontres Internationales di Cannes. È la storia di Inci,
prigioniera politica, e di Bari, un bambino di quattro anni. È dietro le sbarre di un carcere turco,
dopo il colpo di stato del 1980, che Bari impara a conoscere il mondo attraverso le parole di Inci
e a volare come un aquilone. È tramite le sue lettere che il lettore entra ed esce dal carcere, in
un’opera magistrale che scandisce il ritmo dei grandi eventi storici attraverso gli occhi di un bambino. Feride
Cicekoglu, nata nel 1951, è stata una ferma oppositrice del regime turco e prigioniera politica fino al 1984. Fu in quel
periodo che nacque Non sparate agli aquiloni. In Turchia è pubblicata da una delle più importanti case editrici, che
conta tra i suoi autori alcuni dei massimi nomi delle letteratura mondiale.
MINE G. KIRIKKANAT - IL SANGUE DEI SOGNI
Gremese Editore - 2011 - Traduzione di Giulia Castorani
In un futuro non lontano, in seguito al grande terremoto che l’ha completamente distrutta, e
dopo essere passata sotto il controllo delle Nazioni Unite, Istanbul è stata ribattezzata Nova
Roma, ed è ridiventata la capitale del mondo ortodosso, rivale del Vaticano: è l’inizio di una
nuova guerra fredda. Tra sogni profetici, intrighi e misteriosi omicidi, i servizi segreti americani ed
europei si mettono alla ricerca di un capo storicamente incontestabile: intendono risalire al
discendente di Crispo Cesare, primogenito di Costantino il Grande, assassinato per ordine dello
stesso padre. L’incarico di ritrovare l’erede imperiale viene affidato a tre agenti europei di origini
turche, Daryal, Sinan e Hilmi, i quali conoscono meglio di chiunque altro il teatro e gli attori della storia. Daryal segue
le tracce dell’erede di Nova Roma attraverso un sogno indotto da un microchip che gli è stato impiantato nel cervello.
Ma a questo, se ne mescola un altro, scaturito dal conflitto con la sua memoria genetica: l’omicidio del principe
ottomano Mustafà. Anche Solimano il Magnifico, come Costantino il Grande, aveva fatto assassinare il figlio
primogenito: entrambi temevano il forte carisma dei rispettivi eredi, presagio della loro imminente destituzione. Tra
oscuri crimini e pericolose avventure mozzafiato, il cammino di Daryal si intreccia con quello della bella archeologa
Destina. Ma chi è, in realtà, quella donna? Quale ruolo gioca nella ricerca del discendente imperiale e sulla scena degli
intrighi politici internazionali? Mine G. Kirikkanat, scrittrice tra le più popolari in Turchia, è nata ad Ankara e si è
laureata in Sociologia presso l’Università di Istanbul. Appassionata di Storia antica e medievale, ne ha approfondito gli
aspetti etici, indagando, in particolare, sui parallelismi degli intrighi di Palazzo, che hanno contraddistinto gran parte
della Storia sia romana sia turca. Da questa sua ricerca nasce Il sangue dei sogni, il più venduto dei suoi romanzi,
tradotto anche in Francia e in Inghilterra e sua unica opera finora edita in italiano. La sua audacia nell’affrontare
argomenti di analisi politica le è valsa – per ben tre volte – la connotazione di “giornalista più coraggiosa della
Turchia”. Dal 2005, è editorialista di «Vatan» e partecipa regolarmente al programma “Kiosque” di TV5. Oltre a
questo, ha pubblicato altri sette romanzi.
ZEYNEP CEMALI - FOCACCINE AL MIELE
Rizzoli - 2012 - Traduzione di Elvan Uysal - Roberta Corradin
La Caffetteria delle focaccine al miele è un luogo un po’ magico. Si può entrare per un sorbetto di
gelso o uno sciroppo di papavero e fermarsi a chiacchierare con la padrona, Sila, che a quattordici
anni divide il suo tempo tra la scuola e il lavoro. Oppure comprare i gioielli che fa la zia Rana, o
ancora scambiarsi gli ultimi pettegolezzi di quartiere. Capita di incontrarci lo zio Bulent, che ha
paura degli orsi, il ladruncolo Zizip, Signorsì, che vive in una vecchia auto, e la signora Efsun, se
non è andata da qualche indovino a farsi leggere i fondi di caffè … E tutt’intorno c’è Istanbul, con
la sua folla palpitante e i suoi profumi. Zeynep Cemali nata a Istanbul nel 1950 e morta nel 2009,
è stata una delle maggiori scrittrici turche per ragazzi. Segnata dalla forte personalità del padre, guidata dal motto
“Vivere è imparare”, ha fatto i lavori più diversi: ha viaggiato attraverso l’Anatolia comprando e vendendo tappeti, ha
gestito un cinema all’aperto ed è stata gioielliera in un bazar.
OZDEMIR INCE - CIELO, IL CIELO
Poiesis Editrice - 2012 - Traduzione di Gülbende Kuray Ulusoy
La poesia di Özdemir si colloca in quel luogo in cui ci si sveglia dopo un lungo sonno, si aprono gli
occhi e la prima cosa che ci viene in mente è amare, amare forte, amare senza tirarsi indietro,
viaggiare e in ogni città e ogni giorno vedere il mondo con gli occhi della prima volta. Non lasciar
perdere neppure un minuto di ciò che ci viene dato. Prendendone tutta l’essenza. Così si sente il
profumare della poesia di İnce, si inizia girovagando con lui di contrade in contrade fra Istanbul,
Parigi, Marna, Roma, Sofia, a seguire gli echi di ciò che passa, la musica, i suoni, quasi in un volo
alla Chagall: la sposa, i giardini, i figli, il passato, il presente, il futuro, i colori, i tappeti di erba, i
fiori, i viali, le case, i pioppi, i ritorni. Intorno si osserva tutto, tutto nelle reali dimensioni, poiché si vive ciò che si
legge. Sono sumero, ittita, turco, greco, arabo - dice Özdemir İnce - e tanto di più ... Perciò sono ricco … Nello stesso
tempo sono mediterraneo. La cultura mediterranea contiene tutti i paesi che questo mare bagna e anche i popoli
emigrati da questi paesi... E allora si capisce che uomo sia Özdemir İnce, quanto abbia meditato, quanto si sia
inoltrato, quanto abbia capito. Quanto abbia potuto raggiungere il suo cielo. Quel cielo abitato da innumerevoli fili di
andata e ritorno nei millenni, fra il Mediterraneo e l’Europa. Sicché la stessa storia letteraria di Özdemir İnce è un
costruire ponti fra il Bosforo e l’Europa. Fra Istanbul e l’amata Parigi. I suoi poeti: Baudelaire, Rimbaud, Valery,
Mallarmé e il grande Nazim Hikmet. I suoi poeti di libertà umana e civile. Nella poetica di Özdemir İnce la poesia non
deve riflettere soltanto la vita del poeta ma anche le sue idee, le nostalgie, le cose che vuole fare e cambiare. Credo
sia questa la bandiera di libertà fraterna, umana, civile che Özdemir İnce ci consegna. Vite non a metà. Pienezze. Forse
per questo egli dice che la poesia è la miglior politica. Il miglior senso per stare accanto alle persone e alle cose.
YAKUP KADRI KARAOSMANOĞLU - ANKARA
Edizioni Mesogea - 2012 - Traduzione di Fulvio Bertuccelli
Ankara è un avvincente classico della letteratura turca che attraverso le vicende e gli amori
vissuti dalla protagonista, la giovane e colta Selma, offre un affresco storico e culturale in cui si
fondono temi di viva attualità: la modernizzazione, l’affermazione della donna nella società tra
gli anni Venti e i Quaranta, le speranze riposte in una gioventù che deve liberarsi di soffocanti
tradizioni, le riforme portate avanti da Atatürk. Sullo sfondo, la bella Ankara, una città che
sembra vivere e trasformarsi insieme ai personaggi che la popolano. Traduzione di Fulvio
Bertuccelli. Yakup Kadri Karaosmanoğlu (1889-1974), discendente dalla famiglia aristocratica
dei Karaosmanoğulları, nasce al Cairo dove completa l’istruzione secondaria, per poi iscriversi alla Facoltà di
Giurisprudenza dell’Università di Istanbul. Abbandona lo studio del diritto per la letteratura; durante la Guerra
d’Indipendenza (1919-1923) sostiene attivamente il movimento di liberazione nazionale, collaborando con il governo
di Ankara e divenendo uno dei più accesi sostenitori degli ideali laici e repubblicani propagandati da Mustafa Kemal
Atatürk. Tra i suoi romanzi ricordiamo Nur Baba (1922), Yaban (1932), entrambi tradotti in italiano, e Ankara (1934).
ZÜLFÜ LIVANELI - L' EUNUCO DI COSTANTINOPOLI
Gremese Editore - 2012 - Traduzione di Giovanni Zuccalà
Costantinopoli, XVII secolo. In una notte di agosto, i corridoi del palazzo imperiale risuonano delle
grida del Sultano, condotto a forza nella sala delle maioliche, dove viene murato vivo insieme a
una delle sue concubine. Ad assistere inorridito al brutale colpo di Stato è il Capo degli Eunuchi,
servitore fedele alla cui cura e al cui controllo è da sempre affidato l'Harem imperiale. Chi ha
ordito il complotto? Quali sciagure si stanno riversando sull'Impero, turbinando impetuose come i
venti che sibilano tra le assi di legno delle case di Costantinopoli? Le risposte non tardano ad
arrivare, disegnando i contorni di un'oscura faida dinastica e trascinando il protagonista in un
disperato tentativo di restituire l'amato Sultano al suo trono. Approdato finalmente in Italia dopo le molte edizioni
internazionali succedutesi a partire dal 1996, anno della sua apparizione in Turchia, il romanzo di Livaneli evoca il
mondo cortigiano del Sultanato, in pieno Impero Ottomano, con i suoi sovrani capricciosi e spietati, le sue concubine
in perenne attesa all'ombra dell'opprimente Harem, gli ieratici cerimoniali di corte, le umide prigioni sotterranee, le
folle vocianti dinnanzi alle porte del palazzo. Allo stesso tempo, l'affresco si rivela una parabola: sull'eterna
contrapposizione tra chi domina e chi è dominato, ma anche sul potere insopprimibile delle passioni umane ...
ECE VAHAPOGLU - GLI ALTRI
Edizioni Clandestine - 2012 - Traduzione di Barbara Gambaccini
Ece Vahapoglu ci presenta la vita di due donne turche, una felicemente sposata, l’altra fidanzata a
un uomo che non ama. La prima emancipata, la seconda celata dal velo. La bellissima Esin ha
interiorizzato i principi del mondo occidentale e svolge a Istanbul un lavoro di successo. Invece
Kübra, anch’essa una splendida ragazza, ma di fede ortodossa, indossa con orgoglio il turban
islamico e vive rispettando le regole dei genitori e del suo ambiente profondamente religioso.
Cosa c’è tra loro? Quale istinto le unisce? Si tratta di amore o di semplice attrazione fisica? Di
curiosità, ricerca di una nuova esperienza, o desiderio di addentrarsi in un mondo diverso dal
proprio? Si erano imbattute l’una nell’altra pochi mesi prima durante una premiazione, un’insignificante coincidenza
che le aveva condotte laddove nessuna delle due avrebbe mai pensato di arrivare. Il loro incontro genera
un’improbabile amicizia, in cui proprio le differenze più profonde divengono le basi di una reciproca attrazione.
Attraverso un’attenta analisi delle loro esistenze e dei mondi contrapposti cui appartengono, l’autrice scandaglia, con
ironia e tragicità, le divisioni culturali della Turchia contemporanea. Sessualità e matrimonio, amicizia e tradimento,
religione e tabu finiscono sotto la lente di ingrandimento, nel momento in cui Esin e Kübra sviscerano ognuna i propri
pregiudizi sugli altri e le loro discordanti percezioni sui problemi del paese. E come spesso accade con gli estremi che
alla fine si toccano, anche loro arrivano talvolta a scoprire che i loro mondi sono in realtà paralleli. A poco a poco, dalla
loro inesauribile curiosità sull’altrui senso della vita e dell’amore, scaturisce un’improvvisa attrazione erotica, che le
condurrà in un viaggio sempre più intimo e sensuale. Finché il turban, simbolo incontrastato della loro differenza,
diverrà per Kübra un cappio da cui solo Esin potrà salvarla. Laureata all’Università Americana di Roma, Ece Vahapoglu
è giornalista, autrice di quattro libri e presentatrice di diversi show televisivi su diversi canali turchi e collabora con il
quotidiano Takvim.
SARA ŞAHINKANAT - LEO, OTTO VOLTE EROE
Sinnos Editrice - 2012 - Traduzione di Rosita D'Amora
Uno dei maggiori successi della letteratura turca per ragazzi arriva in Italia grazie al TEDA
Project: è "Leo, otto volte eroe" di Sara Şahinkanat, edito dalla Sinnos Editrice, con la traduzione
di Rosita D'Amora e le illustrazioni a colori di Paolo Domeniconi. Un albo illustrato ambientato
sotto il mare, tra coralli, murene, pesci, serpenti e meduse: una festa per gli occhi dei più piccoli.
Una storia divertente e avventurosa con protagonista un eroe inaspettato. Sara Şahinkanat è
nata a Istanbul nel 1966. Si è laureata presso il Dipartimento di Traduzione e Interpretariato
dell’Università del Bosforo e ha lavorato per molti anni nel campo della pubblicità. Suo figlio è
nato nel 2001, e da allora ha cominciato a scrivere storie per bambini.
CAHIT SITKI TARANCI - UN UOMO ALLO SPECCHIO
Lunargento - 2013 - Traduzione di Necdet Adabağ
Dopo le traduzioni di Orhan Kemal e Oğuz Atay, compaiono infatti per la prima volta in Italia le
poesie di Cahit Sıtkı Tarancı, amatissimo in patria. Autentico esponente del decadentismo
borghese, concentrato sulle ricercatezze formali come i suoi grandi maestri Baudelaire e Verlaine,
Tarancı è un autore fondamentale per conoscere le note della poesia turca prima che arrivasse la
grande parola di Nazim Hikmet a scardinarle attraverso l’inserimento nei versi della tematica
sociale. I versi dell’autore, nato nel 1910 nella Turchia sud‐orientale e formato tra Istanbul e Parigi,
risuonano invece nel vuoto seducente di una vita astratta, piena di sogni e di romanticherie
decadenti, chiusa entro i limiti di una problematica puramente soggettiva. Si tratta di Un uomo allo specchio, come
recita il titolo della raccolta, di un uomo impegnato ad osservarsi e ad ascoltarsi, chiudendo gli occhi rispetto alle
contraddizioni della società feudale in cui la Turchia viveva ancora in quegli anni. Un poeta dell’amore intimista, nei
cui versi i temi forti legati alla morte e alla sofferenza interiore vengono sublimati attraverso una sorta di epicureismo
e un desiderio sfrenato e orgiastico del vivere. La raccolta, in libreria da gennaio e disponibile anche in versione
e‐book, racchiude cento poesie tradotte da Necdet Adabağ, professore di Letteratura Italiana presso l’Università di
Ankara, e curate da Giampiero Bellingeri. La casa editrice Lunargento da ormai quattro anni è impegnata nella
diffusione della letteratura turca in Italia; l’opera di Cahit Sıtkı Tarancı rientra nella collana Qavsciaq. Incontri in
Turchia. Novelle, strofe e raccontesse a cura di Giampiero Bellingeri.
CEM MUMCU - LESIONI DI FAMIGLIA
Edizioni Clandestine - 2013 - Traduzione di Barbara Gambaccini
Muharrem perse entrambi i genitori il giorno stesso in cui venne al mondo. Il padre in seguito ad
un infarto mentre si dirigeva all'hamam di proprietà della famiglia, la madre si suicidò, gettandosi
dalla finestra della sua camera. La storia di una famiglia, e in particolare delle donne che la
componevano, iscritta attorno ad un unico asse portante, l'hamam, un luogo che assurge a
simbolo di ventre materno, del sepolcro e della vita stessa. Un romanzo profondo, esistenziale,
avvincente, la storia di tutti, raccontata attraverso il succedersi degli eventi di vita di pochi.
L'incontro con i personaggi di questo libro, ritratti in momenti focali della loro esistenza comporta,
per noi tutti, un inevitabile punto di svolta. Si può bruciare il proprio passato senza rimanere ustionati? E' possibile
cancellare le proprie ceneri o usare i giorni trascorsi per lavarsi e purificarsi? Nato nel 1969, Cem Mumcu, oltre che
scrittore, è un celebre psichiatra turco. Tra le sue opere, pubblicate e tradotte in molti paesi: Page 3 Girl, In Limbo, In
Purgatory and In Dreams, Real love compilation, Balance for sensitive souls, Screening Reality, The grave.
AYFER TUNÇ - LA NOTTE DELL’ASSENZIO
Edizioni Clandestine - 2013 - Traduzione di Barbara Gambaccini
La tragica storia di vendetta e redenzione di una giovane donna alla perenne ricerca dell’amore.
Un personale racconto di autodistruzione e rivalsa, in cui i principali problemi che affliggono il
mondo moderno sono scandagliati nel profondo. “Ayfer Tunç non solo analizza l’essenza della
società moderna e la sua inesorabile decadenza, ma si addentra nei più inestricabili pertugi
dell’animo umano, mo-strando in maniera lampante la profonda influenza che individui e società
esercitano reciprocamente gli uni sull’altra”. Ayfer Tunç nasce a Istanbul nel 1964. Scrittrice e
sceneggiatrice, si laurea in Scienze Politiche all’università di Istanbul. Reputata una delle scrittrici
più brillanti della letteratura turca, nel 1989 ha ricevuto il più prestigioso premio per racconti brevi, Yunus Nadi e nel
2003 con il libro My Pa-rents Will Visit You If You Aren’t Busy: Our Life in the 70’s, vinse Il Premio letterario
International Bal-kanika. Tra le sue opere, Cover Girl (1992); The Mr. Aziz Phenomenon (2000), Stone, Paper, Scissors
(2003); Mo-therland Stories (2012). Scritto nel 1903, questo racconto lungo si rivela oggi in tutta la sua drammatica
attualità. In esso l’autore affronta il difficile rapporto tra un adole-scente sensibile e ‘artisticamente dotato’ e i
‘normali’ coetanei, capaci di condurre un’esistenza meno travagliata e dunque più felice.
GÜNDÜZ VASSAF - PRIGIONIERI DI NOI STESSI
Argo Editrice - 2013 - Traduzione di Baykar Sıvazlıyan
Prigionieri di noi stessi è forse l'opera più significativa dell'intrigante produzione di Gündüz Vassaf
che, a parere del premio Nobel Orhan Pamuk, è "lo spirito più libero della prosa turca".
Equidistante fra saggistica e narrativa, il testo di Vassaf demolisce, con un rigoroso procedimento
dialettico che evoca sia Socrate che Nietzsche, gli innumerevoli luoghi comuni su cui si fonda la
nostra convivenza, smontando i miti della nostra presunta libertà. È un libro duro, ma non
pessimista: lo spietato percorso di Vassaf non conduce all'inferno, cerca solo una libertà vera.
FERIDUN ULUSOY - IO SONO UN DANCER
Poiesis Editrice - 2013 - Traduzione di Gülbende Kuray Ulusoy
Un uomo attraversa Ankara in autobus insieme a tre compagni di viaggio: il giovane tipografo
Azamet, la sua coetanea Buse e una signora sorniona che ascolta i loro discorsi. Con questo
stratagemma narrativo Feridun Ulusoy, ballerino e scrittore, rievoca la sua storia: quella di un
bambino poverissimo proveniente da Inegöl, un piccolo villaggio della Marmara. Dentro queste
vicende personali, si snoda la storia più grande della Turchia che inevitabilmente si incrocia con
quella privata. I ricordi del narratore ogni volta saranno momentaneamente interrotti dalla
conversazione con i due giovani passeggeri: Azamet tipografo e aspirante cantante e Buse
masticatrice di chewing gum e divoratrice di telenovele, entrambi abitanti di due quartieri degradati di Ankara.
BURHAN SÖNMEZ - GLI INNOCENTI
Del Vecchio Editore - 2014 - Traduzione di Eda Özbakay
Brani Tawo, immigrato in Inghilterra, soffre di insonnia e inquietudine. Cercando di rintracciare il
modello di una macchina fotografica immortalata in una foto, che è uno dei pochi collegamenti
che gli restano con le sue origini, entra nel negozio di antichità The Western Front. Lì conosce
Stella, la proprietaria, e Feruzeh, una giovane collaboratrice di origine iraniana. Brani
e Feruzeh sembrano innamorarsi a prima vista, incuriositi anche dalla comune esperienza di
lontananza dalla terra natia, lei apparentemente per scelta, Brani per necessità di sopravvivenza.
Da quel momento, la vita del giovane si popola di nuove realtà, e nell’avvicinarsi a Feruzeh e alla
sua famiglia, conosce e riconosce rivoluzionari, profughi, intellettuali, e una società di cui non si è mai sentito in diritto
di far parte. Nel raccontarsi alle sue nuove conoscenze, e soprattutto a Feruzeh, racconta - e riscrive - la biografia di un
luogo, di un popolo e di un Paese attraverso la storia della sua famiglia. Tradizioni, miti, amori, guerre, fughe e
tragedie si affastellano vorticose, fin quando i due mondi - la lontana patria di Brani e l’Inghilterra - non si riuniscono in
un’unica sensazione a contrastare il dolore dello smarrimento. Quando Feruzeh è costretta a tornare in Iran per un
breve periodo, e Brani perde i contatti con lei, si chiede se non sia il caso di rischiare nuovamente la propria vita per
andare a cercarla …
ASLI PARKER - SOUFFLÉ
Sonzogno Editori - 2014 - Traduzione di Katia De Marco
Da New York a Parigi a Istanbul, un meraviglioso libro di cucina unisce tre persone alla ricerca
della ricetta magica per ottenere un soufflé quantomeno presentabile. Prigioniera di un
matrimonio senza amore, Lilia è costretta all’improvviso a prendersi cura del marito colpito da
un ictus e ritrova inaspettatamente leggerezza e allegria nel preparare elaborati e gustosi piatti
esotici ai suoi inquilini. Dall’altra parte dell’Oceano, intanto, Marc ha appena perso la moglie ed è
incapace di sostenere la vista di una cucina vuota. Eppure, quasi senza rendersene conto, si
ritrova a imparare l’inafferrabile arte di cui sua moglie era regina. E Ferda, madre e moglie
affettuosa, nonché cuoca appassionata, dedicandosi alle mille ricette della sua città alle porte dell’Oriente cerca di
distrarsi da una madre irrimediabilmente ipocondriaca. Da ognuna di queste cucine ai tre angoli del mondo giunge un
invito seducente, capace di allontanare il dolore e la solitudine e di far ritrovare il sorriso a chi pensava non fosse più
possibile. Un richiamo potente che spinge a scoprire come la sfida racchiusa in una ricetta e il piacere del cibo possano
bastare per sentirsi di nuovo vivi. Asli Perker, scrittrice e giornalista, è nata ad Izmir e vive tra la Turchia e New York.
Soufflé, il suo terzo romanzo, è venduto in diciassette Paesi.
ATAOL BEHRAMOĞLU - NON SCORDARTI DI AMARE
Raffaelli Editore - 2014 - Traduzione di Paolo Ruffilli
Considerato l'erede di Nazim Hikmet e una delle voci più importanti della poesia turca
contemporanea, Ataol Behramoğlu canta l'amore: amore per la donna, per il prossimo, per la
vita. Amore-scintilla che, come nei versi di Neruda, Mayakovskij, Eluard e Aragon, fonde in un
unico fuoco la passione dei sensi e la lotta politica. Amore-perno intorno al quale gravitano la
bellezza e la speranza in un mondo migliore. L’antologia è a cura di Zingonia Zingone.
CEM SELCEN - TALENTO CRIMINALE
Edizioni Clandestine - 2014 - Traduzione di Barbara Gambaccini
“Esistono persone dabbene, altre scellerate. Vi è poi una terza categoria, all’interno della quale
militano coloro che indugiano tra paradiso e inferno, in attesa di definitiva collocazione”. Così ha
inizio Talento Criminale, che, presentato dall’autore come il memoriale di una delle rapine più
straordinarie di tutti i tempi, si rivela in realtà molto più di un semplice, dettagliato resoconto di
un crimine, arrivando a essere paragonato, grazie all’intrecciarsi di storie parallele di personaggi
vividamente descritti, a Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas. “Se prendete un sacco di
pelle vuoto e vi spingete dentro i peggiori delitti fino a colmarlo del tutto, dilatandolo e
deformandolo allo sfinimento, ecco che vi troverete innanzi un essere umano, il quale, osservandovi con occhi
spalancati, come prima cosa asserirà la propria ineccepibile innocenza”. Con ironia e acume, Cem Selcen indaga,
attraverso le storie di quattro carcerati - ciascuno imprigionato per motivi diversi - il senso della vita, i rimorsi, le
paure, i rimpianti dei loro protagonisti, tutti inesorabilmente costretti, in un modo o nell’altro, a fare i conti con il
proprio passato. Divenuto un best seller in Turchia, Talento criminale è stato tradotto in sei Paesi. Cem Selcen, nato a
Istanbul nel 1962 e laureato in Ingegneria Meccanica, attualmente è direttore di un night club. Tra le sue opere, i
romanzi Who Know what Time is it (2003), Blame the Apple (2007) e i racconti Noon Interval (2009).
Ahmet Hamdi Tanpınar - L’ISTITUTO PER LA REGOLAZIONE DEGLI OROLOGI
Giulio Einaudi Editore - 2014 - Traduzione di Fabio Salomoni
L'Istituto per la Regolazione degli Orologi, come tutti i grandi romanzi, è un libro che contiene un
mondo. E lo si può percorrere in direzioni diverse trovando sempre qualcosa di nuovo. Intanto è il
piú bel libro su Istanbul, raccontata dal primo Novecento durante l'Impero Ottomano, con il
fascino dei grandi e antichi palazzi abitati da personaggi quantomeno stravaganti, fino alla
modernizzazione degli anni Quaranta e Cinquanta. Poi è una satira degli «enti inutili», della
burocrazia metafisica, della cialtroneria indissolubilmente intrecciata alla grande saggezza. Ed è la
storia di un bellissimo personaggio, Hayri Irdal, alle prese con il tempo fin da quando ragazzino era
l'aiutante di bottega di un orologiaio, o anche prima visto che la sua esistenza è segnata fin dall'inizio, e per sempre,
da una vecchia pendola di casa. Un capolavoro della letteratura del Novecento per la prima volta tradotto in italiano.
GÜL IREPOGLU - STORIA DI UNA CONCUBINA
Edizioni Clandestine - 2015 - Traduzione di Barbara Gambaccini
L’autrice, ispirandosi ad alcune lettere realmente scritte dal sultano a una donna amata, analizza il
ruolo della sessualità nell’Impero ottomano, descrivendo gli eventi da diversi punti di vista e
dipanando una storia colma di passione e sentimento, in cui si riflette la perenne essenza
dell’amore. Nel corso della narrazione, emergono le molteplici trasformazioni sociali e politiche
che sconvolgono l'Impero, la cui solidità è costantemente minacciata da nemici esterni, intrighi e
cospirazioni di Palazzo. Gül Irepoglu, insegnante di storia dell’Arte presso la Facoltà di Lettere
dell’Università di Istanbul dal 1997, ha operato nel Comitato Esecutivo turco della Commissione
Nazionale dell’Unesco ed è divenuta un membro della Fondazione per la Conservazione della Eredità Turca e
dell’Istituto Americano di Ricerca in Turchia.
HAKAN GÜNDAY - A CON ZETA
Marcos y Marcos - 2015 - Traduzione di Fulvio Bertuccelli
A con Zeta è stato proclamato “Miglior romanzo dell’anno 2011″ in Turchia ed è tradotto in
diciannove lingue. C’è una bambina di nome Derdâ: deve abbandonare la scuola e il suo villaggio
in Turchia per seguire a Londra un marito crudele. C’è un bambino di nome Derda: vive in una
baracca dietro un cimitero di Istanbul e si guadagna il pane lucidando le tombe. Come la A e la
Zeta, non potrebbero essere più lontani, e in mezzo ci sono tutte le parole che devono ancora
dirsi. Derdâ corre per le vie di Londra con un dizionario in mano; si è guadagnata la libertà
facendo la pornostar in chador. Derda si fa tatuare il nome di uno scrittore sulle dita; corre per le
vie di Istanbul con un romanzo in tasca e una pistola in pugno. Loro non lo sanno, ma si stanno correndo incontro.
Lui troverà lei in un video porno; lei troverà lui all’incrocio tra letteratura e vita. Si riconosceranno grazie a un libro, a
unirli per sempre saranno i corpi e le parole; come la A e la Zeta, saranno l’una per l’altro inizio e fine. Un romanzo
tenerissimo e insolente.
İPEK ÇALIŞLAR - MADAM ATATÜRK
Edizioni Clandestine - 2015 - Traduzione di Barbara Gambaccini
Benché Mustafa Kemal Atatürk sia stato uno dei più carismatici leader politici del XX secolo, ben
poco si conosce della donna che fu sua moglie, Latife Hanim, che, dal suo matrimonio nel 1923, si
trovò improvvisamente catapultata al centro della vita politica del suo Paese. Eppure, ella giocò un
ruolo fondamentale nella creazione di una moderna e secolare Turchia, portando avanti
un'instancabile battaglia per la parità dei sessi e per concedere alle donne il diritto al voto. Nel
corso del suo breve, ma intenso matrimonio, ella agì al fianco del marito come interprete,
promotrice e diplomatica, rischiando perfino la vita per salvarlo. Nonostante ciò dopo soli due
anni, egli chiese il divorzio, facendo sì che Latife scomparisse dalla vita pubblica. A lungo biasimata e dipinta come una
donna litigiosa e snervante, questa biografia conferisce alfine a Madam Atatürk il rispetto che merita, ritraendola
come la donna eccezionale e coraggiosa che ella è stata in realtà.
AYFER TUNÇ – TAMBURA BLUES E ALTRE STORIE
Edizioni Clandestine - 2015 - Traduzione di Barbara Gambaccini
La vita di un ordinario uomo turco, che da famoso percussionista nei più importanti nightclub si
ritrova a sbarcare il lunario pella squallida taverna di Zeki. In lutto per la perdita della moglie e per
i tragici errori del passato, la sua perenne malinconia, dapprima apprezzata, col tempo comincia
ad annoiare la giovane clientela del locale, provocando un inevitabile e tragico scontro con il
proprietario. L' autrice permette al lettore di insinuarsi nella sordida psiche dei suoi personaggi,
per esporre nei dettagli le invidie e le ambizioni che ne consumano le esistenze. La fauna umana
da lei descritta fuoriesce dal ventre della società turca: figli ripudiati, padri abusivi, eremiti,
impiegati relegati ai margini. In questo tragico breve romanzo e nelle storie che seguono Ayfer Tunç mette a nudo
tutta la fragilità umana, facendo immergere il lettore nelle vite di un genuino e malinconico musicista, di un marito
insoddisfatto che trova un senso alla sua squallida quotidianità in un'amante immaginaria, di un giovane che vive nel
perenne rimpianto del suo amore perduto, di un eremita che conduce un' esistenza solitaria tra monotoni paesaggi
innevati, trovando consolazione nell'eterna lotta con i lupi, unici compagni della desolazione che lo opprime.
SABAHATTIN ALI – LA MADONNA COL CAPPOTTO DI PELLICCIA
Scritturapura - 2015 - Traduzione di Rosita D’Amora
Raif Efendi è un oscuro impiegato, un traduttore di lettere commerciali dal tedesco, una figura
curva sulla scrivania di un ufficio di Ankara, solerte, silenzioso, quasi invisibile, dallo sguardo
distante e un po' enigmatico. Dalle pagine del suo diario balzerà fuori il ragazzo che a Berlino,
molti anni prima, si innamorò in modo spropositato, potente, evocativo e irripetibile di un volto
in un quadro, e poi della donna che uscì da quel ritratto. Un romanzo poetico e liquido che
scende a scaldare la vita che avremmo potuto vivere ma abbiamo lasciato andare.
TEZER ÖZLÜ - LE FREDDE NOTTI DELL’INFANZIA
Lunargento - 2015 - Traduzione di Massimiliano Calvia
Tezer Özlü (1942 - 1986) è voce acuta della letteratura turca contemporanea, impegnata
all'assegnazione di un posto narrativo al proprio corpo. Tezer, stretta tra abbracci casuali e camicie
di forza, riscatta la riscrittura del proprio destino nella ricerca di un amore che raggiunga l'infinito e
traghetti la vita verso il futuro, nel calore ritrovato che riscalda le fredde notti della sua infanzia. A
cura e con una prefazione di Giampiero Bellingeri.
INCI ARAL - GIALLO ZAFFERANO
Edizioni Clandestine - 2016 - Traduzione di Barbara Gambaccini
In "Giallo zafferano", Inci Aral affronta il tema della solitudine che, a dispetto di un contesto dove
dominano le relazioni sociali, affligge uomini e donne di tutto il mondo. "Un'umanità sprecata
che, forse, in un diverso contesto, avrebbe potuto fiorire. Covare vite meno indegne. Quali
pensieri ricorrono in quelle menti rese sterili dal disuso? La rifiorente prospettiva di una vacanza
in qualche lido assolato? O, semplicemente, è l'incombenza della rata delle macchina e la tragica
vacuità delle loro carte di credito ad assorbirli? Presentono mai nell'animo una qualche felicità? E
se così è, in cosa essa definisce i suoi contorni?" Attraverso le storie correlate di tre personaggi Volkan un consulente bancario che ha fatto una rapida carriera, Melike, giovane antiquaria dedita al contrabbando ed
Eylem, una ragazza laureata che, perso l'impiego, si ritroverà a fare una scelta dolorosa che condizionerà la sua intera
esistenza - l'autrice scava nei sottili filamenti dell'animo umano. Ognuno di loro, profondamente influenzato dalla
situazione economica, politica, sociale e culturale del paese all'inizio del secondo millennio, indaga un futuro che
rimane vago e imprevedibile.
SELÇUK ALTUN - IL SUTANO DI BISANZIO
Edizioni Clandestine - 2016 - Traduzione di Alessio Calabrò
Cinque secoli dopo la scomparsa dell'ultimo Imperatore bizantino, Costantino XI, tre misteriosi
individui contattano un giovane professore di Istanbul, rivelandogli di essere membri di una
società segreta, fondata allo scopo di vigilare sulle ultime volontà dell'Imperatore. Secondo le loro
fonti, lui è il prossimo nella linea di discendenza, ma per acquisire il diritto all'eredità deve
mostrare di esserne degno, adempiendo a una serie di prove. Ciò che segue è un avventuroso
viaggio nel cuore di un mistero di rilevanza storica. In ogni capitolo, nominato secondo le lettere
dell'alfabeto greco, il lettore seguirà le peregrinazioni del protagonista a Londra, presso il Centro
di Ricerche Bizantino, ad Antiochia, in Grecia, a Trabzon, Iznik, in Cappadocia e a Istanbul, dove l'eredità bizantina è
sopravvissuta nei secoli e dove convivono fianco a fianco costruzioni bizantine, ottomane e repubblicane. La ricchezza
culturale dell'antica Costantinopoli e il lascito degli ultimi Imperatori bizantini emerge attraverso le intriganti ricerche
del protagonista, che conduce il lettore nella storia, nell'arte e nell'architettura degli eredi dell'Impero Romano. Solo
quando avrà adempiuto all'ultima richiesta di Costantino XI, egli guadagnerà il titolo di imperatore di Bisanzio in esilio
e potrà disporre dei suoi beni.
HAKAN GÜNDAY - ANCÓRA
Marcos y Marcos - 2016 - Traduzione di Fulvio Bertuccelli
Daha, ancóra: è l’unica parola turca che conoscono i migranti clandestini. Ancóra acqua, ancóra
pane, ancóra speranza. Viaggiano nel cassone di un camion per monti e deserti, verso la costa turca
dell’Egeo. Lì entra in gioco Ahad. Carica i migranti sul furgone, attraversa il bosco e li nasconde
sottoterra, nella cisterna del suo giardino. Attendono lì, per settimane, sognando la Grecia. La
cisterna è buia e spoglia, la governa un tiranno bambino: Gazâ, il figlio di Ahad. Cresciuto senza
madre tra trafficanti di uomini, ha ricevuto un’unica lezione di vita: sopravvivi. E il suo cervello è
diventato più veloce del suo cuore. Gazâ è un piccolo genio, sogna di studiare al liceo, all’università.
Ma tra lui e i suoi sogni c’è di mezzo Ahad, padre padrone. È la cisterna, la sua scuola; Gazâ, scienziato in erba, studia il
comportamento delle persone in cattività. Una notte di pioggia cambia tutto. Il furgone di Ahad esce di strada, i
clandestini muoiono a decine nel precipizio. Gazâ vede l’inferno con i suoi occhi e non vuole più saperne dell’umanità.
C’è una voce chiara, tuttavia, che lo chiama, dal profondo della sua mente. È la voce di Cuma, clandestino afgano,
amico perduto. Dalle sue mani ha ricevuto l’unico bene al mondo che gli sia caro: una rana di carta. Con quell’origami
in tasca, sempre tra le dita, con quella voce in testa, Gazâ cerca una via per la rinascita. Sarà questa rana, verde e
salterina, a indicargli la strada. Il viaggio di un bambino cresciuto troppo in fretta alla ricerca dell’innocenza perduta.
Un romanzo travolgente sulla schiavitù moderna, sulla necessità di sapere, e sperare ancóra, lottare ancóra.