Ottobre 2015
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Ottobre 2015 anno 6 - n°40 5 € Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale –70% CB-NO /GENOVA n.40 anno 2015 economia IL PROBLEMA DEI PORTI a pag. 18 politica LA LIGURIA ALL’EXPO a pag. 20 sanità RIVISTA DI ECONOMIA, POLITICA E CULTURA IN LIGURIA Roberta Pinotti La prima donna ministro della difesa ottimista e decisa LA BATTAGLIA DEI MEDICI a pag. 26 40 In copertina Roberta Pinotti ritratta da Marcello Scavo editoriale – La fretta di Renzi (ma gli altri non hanno progetti) di Paolo Lingua 04 | bébert - La battaglia dei mercanti la vince il Duca di Rossiglione 05 | l'economista - Usa o Cina: la ripresa per il momento passa solo per la finanza di Mario Margiocco 06 | la finestra sul mondo – L’Europa, “idea” e unione politica, vacilla sotto i passi dei migranti di Luciano Clerico 07 | ritratto – ROBERTA PINOTTI di Paolo Lingua 8 | politica – Toti “dream”: norme nuove per decidere di Caffaro di Rustico 14 | economia - Made in Italy: eccellenze in digitale di Liguria 15 | salone nautico - Dopo la crisi aspettiamo la primavera del Nautico di Michela Serra 16 | transport - La riforma dei porti e le concessioni “congelate” di Matteo Cantile 18 | expo - Expo: tutta la Liguria “bella” in una settimana di Redazione Il Potere 20 | expo Alleanze “incrociate” per rilanciare il Nord Ovest di Paolo Lingua 24 | sanità - Medicina italiana, la A UNIONE INDUSTRIALI DELLA PROVINCIA DI SAVONA SETTANTANNI DI LAVORO INSIEME 1945 - 2015 mannaia sulle diagnosi di Matteo Cantile 26 | sport - “Ferraris” restyling e altro... di Maurizio Michieli 28 | sport - La perfezione in ogni movimento, in ogni istante di Carlo Brozzo 30 | gastronomia – La strana storia della pesca nel mar Ligure di Lucullo 36 | letteratura - Andrea Doria l’abile principe “understatement” di Paolo Lingua 39 | teatro – Stabile, ecco il calendario 40 | appuntamenti – Autunno d’arte e di gastronomia di Valentina De Riz 42 | turismo – Il fascino discreto della BIO-vacanza di Valentina De Riz 44 | bitgeneration – L’ultima rivoluzione di internet di Fabrizio Cerignale 48 | moda – Stagione che vai, moda che trovi di Valentina De Riz 50 | agenda di Valentina De Riz 51 | Fondata il 5 luglio 1945 l'Unione Industriali della provincia di Savona ha celebrato il 70° anno di attività a sostegno delle imprese savonesi. Nel corso della cerimonia pubblica che ha avuto luogo il 16 luglio 2015 a Savona con il conferimento di un diploma di benemerenza alle 52 aziende associate già in attività nel 1945 e tutt'ora operative. Le aziende premiate: 3f Di Ferrecchi Silvano S.P.A. Millesimo, A.G.S. Costruzioni S.R.L. Vado Ligure, Accinelli S.R.L. Finale Ligure, Acquedotto Di Savona S.P.A. Savona, Albino Chiesa S.R.L. Finale Ligure, Albis S.R.L. Vado Ligure, Amaretti Virginia S.R.L. Sassello, Bombardier Transportation Italy S.P.A. Vado Ligure, Campostano Group S.P.A. Savona, Cassa Di Risparmio Di Savona S.P.A. Savona, Craviotto G.B. S.R.L. Varazze, Esso Italiana S.R.L. Vado Ligure, F.lli Grondona Di G. Grondona Viola & C. S.A.S. Savona. F.lli Sambin S.N.C. Cairo Montenotte, Ferrania Technologies S.P.A. Ferrania - Cairo Montenotte, Ferrovie Dello Stato - Soc. Di Trasporti E Servizi P.A. Savona, Francesco Baglietto & Figlio Di G.B. & C. S.A.S. Vado Ligure, Fresia S.P.A. Millesimo, Funivie S.P.A. Savona, Grafiche Fratelli Spirito S.N.C. Cosseria, Grendi Trasporti Marittimi S.P.A. Vado Ligure, I Turre’ Di Panizza Luigi & C. S.A.S. Loano, Icose S.P.A. Cisano Sul Neva, Impresa Costruzioni Edili Ligure - Sicel S.P.A. Stella, Impresa Ligure Costruzioni Ed Esercizi - I.L.C.E. S.P.A. Albenga, Impresa Paroldi Giuseppe & C. S.R.L. Ponti, Italgas Gruppo Esercizi Ponente Ligure S.P.A. Savona, Italiana Coke S.R.L. Cairo Montenotte, Marco Sabatelli Editore S.R.L. Savona, Matrunita Mediterranea S.R.L. Vado Ligure, Mondo Marine S.P.A. Savona, Noberasco S.P.A. Albenga, Olmo Giuseppe S.P.A. Celle Ligure, Opere Sociali Servizi S.P.A. Savona, Petrolig S.R.L. Vado Ligure, Piaggio Aero Industries S.P.A. Villanova D’Albenga, Poste Italiane S.P.A. Savona, Saint Gobain Vetri S.P.A. Dego, Salvo S.R.L. Stella, Sanac S.P.A. Vado Ligure, Schneider Electric S.p.A. - Cairo Montenotte, Stabilimento Farmaceutico “CAV. G.Testa” S.R.L. Bastia Di Albenga, Syndial S.P.A. Cengio, Totalerg S.P.A. Savona, Tpl Linea S.R.L. Savona, Trench Italia S.R.L. Cairo Montenotte, Trevisiol S.R.L. Varazze, Valdora Cesare Savona, Valle S.R.L. Finale Ligure, Vetreria Etrusca S.R.L. Altare, Vico S.R.L. Cairo Montenotte, Zincol Ossidi S.P.A. Vado Ligure, Zunino Ing. Giovanni Dario S.A.S. Albenga Direttore responsabile Paolo Lingua Redazione [email protected] tel. 010 5532774 Impaginazione Matteo Callegaro Progetto grafico studio Fa.Ma. 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Certe volte Matteo Renzi fa venire alla mente il famoso passaggio delle “Nozze di Figaro” del primo atto: “Se vuoi venire alla mia scuola/ la capriola t’insegnerò…” È così? È questo muoversi a scatti e per accelerazioni con toni concitati, limitando al minimo le mediazioni, che induce molti sussiegosi commentatori a criticare una certa approssimazione del Presidente del Consiglio? Le critiche, trattandosi di materia delicata come la riforma costituzionale, non sono del tutto prive di fondamento. C’è, nella vicenda, un “ma”, un autentico macigno che, alla fin dei conti, fa pendere la bilancia della logica e della politica a favore di Matteo Renzi. Facciamo un passo indietro. La Costituzione italiana del 1948 è stata frutto della sapienza giuridica e politica d’un ceto dirigente intellettuale, ingessato per più di vent’anni. Il testo è stato steso in gran parte in indiscussa buonafede, ma non poteva non risentire dell’esigenza assoluta di prendere le distanze dal fascismo. Il limite, che nel corso del tempo, soprattutto nei momenti di crisi, è emerso riguarda i limitati poteri del Governo e del Primo Ministro (ovvero l’esecutivo) rispetto agli altri poteri dello Stato (legislativo e giudiziario). Non si è mai trovata una legge elettorale adeguata che garantisse solide maggioranze, tanto è vero che il tentativo ingiustamente definito “legge truffa” fallì già nel 1953. 4 La riforma della Costituzione sarà una vera e propria battaglia senza esclusione di colpi Inoltre il bicameralismo perfetto è una anomalia solo italiana nel contesto delle democrazie occidentali e ha sempre bloccato, ritardato e fatto sorgere infiniti cavilli e ripensamenti su qualunque decisione importante. Se ripensiamo a tutti coloro che, bene o male, ritennero di razionalizzare o raddrizzare alcuni cardini della nostra Carta Fondamentale, ci rendiamo conto che andiamo a enumerare una serie di fallimenti: da De Gasperi a Fanfani, da Craxi a De Mita sino a tutti gli sforzi, sovente contraddittori, accennati nella Seconda Repubblica grazie solo alla tenacia di Giorgio Napolitano, anche lui però “vox clamans in deserto”. In realtà oggi Renzi, che ha capito che la riforma costituzionale è determinante per dar vita a un Paese che decide e lo fa in fretta perché la realtà socio politica ed economica contemporanea non consentono altro comportamento, usa l’unico mezzo possibile, mettendosi in gioco ogni giorno. Il doppione del Senato deve saltare a tutti i costi; la legge elettorale che consenta di governare va fatta in fretta; il Governo deve poter agire non come una dittatura asiatica ma semplicemente come avviene in Francia, in Germania e in Inghilterra, nonché negli Stati Uniti. Persino democrazie più recenti, come la Spagna e il Portogallo, hanno superato la cosiddetta “democrazia dei tempi morti”. È ovvio che tutto potrebbe, per dirla in parole povere, essere fatto molto meglio e con un più raffinato tecnicismo. Però, nella discussione in corso, ricca purtroppo di elementi folkloristici per i limiti culturali e comportamentali dei membri del Parlamento, è difficile cogliere autentiche controproposte, osservazioni intelligenti e sottili, non emerge sapienza giuridica. In realtà le opposizioni a Renzi non hanno, spiace doverlo ammettere, un progetto alternativo o proposte di modifiche razionali. Ci sono solo dei “no” generici o ridicoli e strumentali microprogetti di modifica giocati provocatoriamente sulla moltiplicazione delle parole e delle virgole. Di fronte a tutto ciò Matteo Renzi finisce per avere buon gioco. Ha da percorrere un sentiero irto di trappole, ma molte sono solo spauracchi da cartone animato. In realtà le opposizioni di destra e di sinistra sanno che se alla fine il Presidente del Consiglio la spunterà sulla grande riforma, finirà per dimostrare di essere l’uno uomo politico del Paese e che potrebbe davvero andare a un grosso successo elettorale. Ci sarà allora da voltare pagina. Questo spiega anche una certa tensione mediatica che alberga in molti ambienti trasversali che temono, nel volgere di pochi anni, in un cambio epocale. L’Italia abituata ai compromessi di vecchia matrice “andreottiana” e una politica parolaia innamorata delle infinite trattative notturne, di scelte mediate e atomizzate per dimensione è dura a morire. Dovremmo ricordare la vecchia leggenda legata alla caduta di Costantinopoli del 1453: gli Ottomani facevano la breccia nelle mura, mentre nel palazzo imperiale prelati, dotti e principi discutevano sul sesso degli angeli. La battaglia dei mercanti la vince il Duca di Rossiglione E rano scaduti tutti termini e la Confraternita dei Mercadanti e dei Fatturieri doveva nominare il Sommo Priore. Da tempo immemorabile la potente confraternita – che accoglieva anche i fabbricatori, i cambiavalute e i reggitori dei banchi de’ prestiti – era governata da Oddo duca di Rossiglione, ben consigliato dal Patriarca Kavil (Gran Conestabile, Gran Siniscalco, Gran Cancelliere) e dal sommo artigiano Can de’ Neri. Ora era nate pesanti liti tra gli uomini di denaro della Repubblica e il capo della corporazione dei fabbricatori, Zampa di Bronzo, aveva insidiato il potere del duca Oddo. Questi piangeva sconsolato nel suo palazzo tutto oro e cristallo, mentre le pie donne velate con sete e velluti gli asciugavano gli occhi. Kavil e Cane de’ Neri mandarono in giro i loro informatori e seppero ben presto che l’assemblea che sarebbe stata riunita al suon delle campane della Cattedrale era incerta ma che, piuttosto che cattive sorprese, avrebbe preferito affidare lo scettro d’ulivo, simbolo della carica al duca Oddo, signore di Rossiglione, ritenuto mite e affidabile nonché incapace di sorprese sgradevoli. Kavil mandò prudenti messaggi anche al Podestà il Marchese Cremisi e al nuovo Imperatore Ioannes, appena eletto. Ebbe ampie rassicurazioni, tanto più che nel consesso degli elettori era appena entrato l’uomo più dovizioso della Repubblica, il grande banchiere principe Taspettoalvarco. Pure, nei giorni che precedevano l’assemblea per l’elezione, il Duca di Rossiglione era in gramaglie. Temeva colpi di mano, assalti imprevisti, tradimenti per mano di astuti nemici prezzolati. Le pie donne velate pure gli preparavano gustose merende, I fabbricatori vengono sconfitti dall`astuzia di Kavil e dal valore del Duca... dolcetti speziati e, durante il giorno, lo rifornivano di coppe di idromele. E gli ponevano sul tavolo da lavoro coppe di frutta fresca e anche fichi secchi, datteri e noci sgusciate. Il Patriarca Kavil alla Compieta veniva a recitare con lui le orazioni incitandolo alla virtù. Inoltre il Patriarca decise che il Duca avrebbe avuto un vicario più giovane, un facoltoso artigiano detto da tutti Piccolo Far- setto, energico e giocoso. Ma il Duca ritenne che il giorno decisivo avrebbe dimostrato il proprio valore con una prova di forza e di coraggio. Fece così montare nel chiostro previsto per l’assemblea un grande altare con un imponente crocifisso. Prima della riunione Kavil celebrò una messa solenne, al termine della quale i comandanti e gli armigeri, che nel frattempo erano stati convocati, si comunicarono e poi circondarono il Duca in processione cantando laudi e preghiere. Il Duca aveva rivestito una armatura d’argento forgiata a sbalzi, frutto del lavoro degli artigiani più prestigiosi, istruiti dal Piccolo Farsetto. Kavil benedisse una spada dalla impugnatura preziosa in oro e pietre dure e gliela offerse come simbolo del “defensor fidei”. Con il brando in pugno il Duca si inoltrò in mezzo all’assemblea dei fabbricatori, dei mercanti, dei cambiavalute. Il principe Taspettoalvarco lo abbracciò e gli consegnò uno scrigno d’avorio pieno di zecchini d’oro. Gli zecchini commossero il Duca sino alle lacrime. “Domine non sum dignus” e gridò agitando la spada “ma mi assumo ogni fardello e ogni dovere”. I fabbricatori che non erano d’accordo batterono in ritirata frettolosamente. “Va bene, va bene” borbottarono. “Et verbum carum factum est” disse Kavil dall’altare. Il Duca di Rossiglione, emozionato, fradicio di sudore sotto la pesante armatura, si ritirò nel Palazzo delle Compere. Le pie donne velate lo spogliarono, lo misero in un grande mastello e lo lavarono con erbe e oli profumati portati dall’Oriente. Infine il Duca, affamato, si sedette al desco dove era già stato spiedato un pingue cinghiale. 5 opinioni l'economista la finestra sul mondo USA O CINA: LA RIPRESA PER IL MOMENTO PASSA SOLO PER LA FINANZA L’EUROPA, “IDEA” E UNIONE POLITICA, VACILLA SOTTO I PASSI DEI MIGRANTI MARIO MARGIOCCO S ono anni che l’economia domina in modo preoccupante la notizia, e siamo tutti in attesa di una vera inversione di marcia. Qualcosa in questo senso sta avvenendo. Ma è un piccolo sollievo o sarà una svolta? È molto difficile rispondere. Tuttavia è possibile indicare due passaggi cruciali, con epicentri molto lontani, che peseranno in buona misura su quanto accadrà anche da noi. Primo, come la Cina uscirà dalla sua fase attuale, che è di precario riequilibrio dopo una crescita galoppante con pochi precedenti storici nell’era industriale più recente, dal 1900, e durata circa 20 anni. In Cina si produce meno, si acquistano meno materie prime e qui sta una ragione importante del crollo dei prezzi di petrolio, minerali e semilavorati, e dei relativi noli marittimi, e soprattutto c’è una situazione finanziaria difficile, come sempre quando la corsa che aveva abituato a rendimenti crescenti rallenta: i debitori hanno serie difficoltà a rientrare, con tutte le conseguenze a catena. Quindi, il nocciolo della questione sono le banche cinesi. Le banche cinesi sono state protagoniste di una incredibile crescita. Le cinque maggiori sono tutte pubbliche, la mano pubblica poi si estende ben oltre questo, tra banche e governi regionali (cioè il Pc cinese locale) ci sono infiniti legami, e una costellazione di finanziarie più o meno private si è creata per gestire, anche raccogliendo risparmio, attività a rischio che le regole dettate nel 2010 dalla Banca centrale cinese rendono da allora difficili per le banche. Alla fine, il risultato è stata un’esplosione del settore bancario: le attività, prestiti e altro, sono aumentate del 400% dal 2007 e arriva- 6 Mario Margiocco, genovese, giornalista esperto di economia internazionale. no a un totale, tra esigibili e sofferenze distinzione quanto mai opaca in Cina (spesso lo è anche in occidente, ma in Cina è assai peggio), di 31mila miliardi di dollari. E questo su un’economia da 10mila miliardi di dollari, quanto a Pil, valore quadruplicato rispetto al 2006. Secondo una valutazione di Kyle Bass, direttore di Hayman Capital, un Fondo di Dallas molto attivo nell’area del Pacifico, più che la Borsa di Shanghai occorre guardare il settore bancario e finanziario cinese dove ipotizzare una perdita pari al 10% delle attività nei prossimi due-tre anni è ragionevole. Quindi, 3 mila miliardi di dollari. Per colmare le perdite la Banca Centrale venderà parte delle sue enormi riserve di oltre 3mila e 600 miliardi di dollari, alle quali in effetti ha già incominciato ad attingere diventando probabilmente nei mesi prossimi venditore netto. Se tutto avverrà senza panico, l’effetto cinese sarà forse solo quello di contribuire a un rallentamento globale. Se no, sarà peggio. Gli Stati Uniti sono, in modo assai diverso è vero, l’altra punta dell’enigma perché pur essendo usciti quanto a Pil meglio di tutti da una crisi finanziaria che nel 2007-2008 aveva avuto proprio in America la sua matrice e il suo epi- centro, non ne sono ancora usciti del tutto. La prova, nonostante un Pil che ha superato e da circa 3 anni i livelli del 2008 (l’Italia è ancora sotto), sta nel fatto che a metà settembre la Federal Reserve, la Banca Centrale di Washington, ha preferito rinviare per l’ennesima volta l’aumento dei tassi, già atteso da quasi un anno. E questo dopo 80 mesi di costo del denaro a zero, un record storico. La giustificazione è che ci sono preoccupazioni per la situazione internazionale (vedi Cina, e situazioni simili in altre economie chiamate emergenti) e un rafforzamento ulteriore del dollaro, probabile dopo un aumento dei tassi, potrebbe esasperarle. Ma non convince del tutto. La realtà è che un’economia americana tenuta dal 2007-2008 sotto cura intensiva e con la bombola a ossigeno del costo del denaro ai minimi sempre aperta, non offre ancora la certezza di poter camminare con le proprie gambe. Il quadro, andando all’osso, è semplice: dei quasi 4 mila miliardi di liquidità immessi con il Quantitative Easing, l’acquisto cioè di titoli da parte della Fed, più costo a zero del denaro, poco è arrivato a Main Street, cioè all’economia reale alle medie e piccole imprese e alle famiglie. Il grosso si è fermato a Wall Street, cioè nei circuiti finanziari di élite. Il risultato è che delle tre condizioni poste dalla Fed per l’aumento dei tassi, disoccupazione salari e inflazione attorno al 2% segno di domanda robusta, solo la prima si è verificata. Ci sono gli occupati, ma a salari spesso bassi, e non c’è ombra di inflazione. Anzi c’è deflazione. Se l’America non esce da questo canyon anche per noi le cose restano più difficili. LUCIANO CLERICO Q uanto sta succedendo in Europa è di portata storica: “un’idea”, quella di Europa appunto, si sta sfaldando sotto i colpi della Storia. È un’idea su cui ci si dibatte da oltre mezzo secolo e che ha garantito per 60 anni pace e prosperità, si trova oggi messa in crisi dall’esodo a cui stiamo assistendo dal Nord Africa e dal medio Oriente. Fiumi di persone scappano dalla desolazione umana delle loro terre e cercano di raggiungere quella “idea” di cui hanno tanto sentito parlare. Solo che quell’“idea” non corrisponde alla realtà di ciò che incontrano. Per coloro che seguono la cosiddetta “rotta dei Balcani”, l’Europa ha la faccia di un poliziotto ungherese munito di manganello e occhi duri. Per quelli che attraversano il Mediterraneo, nel migliore dei casi l’Europa si concretizza nella confusione tutta italiana di un centro di accoglienza stipato oltre le sue capacità. L’Europa, per la prima volta nella sua storia, si trova alle prese con un problema che mina alla radice la sua stessa identità. L’“idea”, quella avuta da Altiero Spinelli e faticosamente portata avanti dai governi più volenterosi, vacilla sotto il peso di domande fondanti della sua stessa identità: può l’Europa prescindere dall’accoglienza? Dai diritti umani? Chiaro che no, è l’idea stessa da cui nasce. Però è proprio di fronte a queste domande che l’Europa sta venendo meno. Una riflessione su quelli che per convenzione definiamo “migranti” si impone. Riguarda fisicamente anche casa nostra. Per la prima volta alle prese con un problema che mina alla radice la sua stessa identità si dimostra troppo “giovane” per gestire un esodo biblico Luciano Clerico, caposervizio ANSA è stato a lungo corrispondente dagli Stati Uniti. Perché averne paura? “Perché delinquono”, dicono in molti. È vero, molti dei cosiddetti immigrati finiscono per gonfiare le statistiche dei casi di microcriminalità. Non dico che sia legittimo, ma dico che è “normale” che quando ci troviamo di fronte a un volto “diverso ” ci rapportiamo a lui con una iniziale diffidenza. Lo fanno anche i bambini: quando incontrano qualcuno che non hanno mai visto prima, lì per lì sono diffidenti. Ma è vero anche che quando con quel “diverso ” riescono (riusciamo) a trovare il modo di scambiare due parole, allora la sua diversità fa meno paura. I bambini trovano il modo di dialogare nel giro di pochi minuti. Gli adulti no. Perché per un bambino è così facile e per un adulto no? Perché viviamo bloccati dal pregiudizio. Per un adulto il marocchino resta – nel migliore dei casi – un “vu cumprà”. Ci rifiutiamo di considerarlo una persona con un nome, un’identità, una storia. Se noi fossimo capaci di fare questo, non dico che avremmo risolto il problema, ma certamente vivremmo meglio. Tutto questo per dire che trovo assolutamente inspiegabili le polemiche riguardanti la pubblicazione del piccolo Aylan morto sulla riva del mare. La commozione universale che quella foto ha suscitato deriva esattamente da questo: tutti hanno visto quel corpicino non come un “migrante”, ma come una persona. Un bambino. Innocente in quanto bimbo. E – nella foto – assolutamente solo. Ancora una volta, è dai bambini che dobbiamo imparare. 7 ritratto Professoressa di lettere, formata nei boy scout in ambiente cattolico (un aspetto che la accomuna a Matteo Renzi), assessore in Provincia e nel Comune di Genova, ROBERTA PINOTTI ha subito politicamente una battuta d’arresto con le “primarie” comunali del 2012. Ma ha saputo fare tesoro dell’esperienza con saggezza. Ora, ministro della difesa, è considerata il leader Pd in Liguria PAOLO LINGUA 8 9 ritratto Dalla scuola al governo La sua sconfitta alle primare del 2012 non ha ridimensionato, come in altri casi, il suo ruolo nel panorama politico italiano F orse l’aspetto più interessante della personalità di Roberta Pinotti, accanto all’aspetto sereno d’una ragazza sana e sportiva non a caso proveniente dall’esperienza adolescenziale dei boy scout, è stato la capacità di assorbire una sconfitta politica che, in altri casi, avrebbe ridimensionato il ruolo di molti politici del nostro tempo. Dico del nostro tempo, perché, salvo rari casi, le fortune politiche oggi sono assai più caduche di quelle dei vecchi leader del passato. Non val la pena di scomodare personaggi di livello internazionale come Winston Churchill o Charles De Gaulle o persino di Richard Nixon, ma, se restiamo al solo livello italiano, ricordiamo gli alti e bassi di personalità come Amintore Fanfani, Aldo Moro, Pietro Nenni, Giuseppe Saragat o Giulio Andreotti. Eravamo abituati e vederli crescere o risorgere. Negli ultimi tempi, a partire dal giro di boa della prima metà degli anni Novanta, chi è caduto o ha subito una sconfitta politica non ha praticamente mai avuto una seconda chance. Roberta Pinotti, però, ha dimostrato il contrario. Nel 2011 il Pd genovese ha avuto una della sua contorsioni interne auto flagellanti. Il partito non era soddisfatto dei cinque anni di gestione del comune di Genova da parte di Marta Vincenzi, un po’ per le dilazioni sui grandi fatti decisionali (Scarpino, Terzo Valico, Gronda), un po’ (soprattutto) per la drammatica vicenda dell’alluvione con la conseguente inchiesta da parte della magistratura. Non ci fu quindi l’opzione automatica per il secondo mandato (come era avvenuto in Regione per Claudio Burlando), ma si andò, un po’ sgangheratamente alle primarie. La Vincenzi decise di presentarsi alla sfida, mentre emerse la candidatura alternativa di Marco Doria sostenuto dai partiti e gruppetti di ecologisti e partitini di sinistra radicale (oltre che da nostalgici del vecchio Pci e da sparuti drappelli di borghesia più o meno snob). All’interno della dirigenza del Pd erano in moti a pensare che i sostenitori di Marco Doria avrebbero sottratto suffragi a Marta Vincenzi, favorendo la vittoria di Roberta Pinotti ritenuta un sindaco più affidabile per equilibrio, moderazione e capacità 10 di mediazione. Roberta Pinotti si era dimostrata, sia in Provincia, sia in Comune, un assessore affidabile e capace perché univa la vitalità della gioventù e l’entusiasmo femminile a una buona predisposizione alla prudenza e alla concretezza. Il calcolo si dimostrò sbagliato come sovente avviene per le pensate troppo furbe. L’elettorato delle primarie, un po’ confuso, si divise in tre e nessuno, alla fin dei conti, conquistò la maggioranza. Doria la spuntò e poi, come tutti sanno, ebbe la fortuna di affrontare un centrodestra sgangherato diviso in tre candidature e quasi desideroso di perdere. Roberta Pinotti, arrivata terza,incassò la sconfitta personale. Successivamente ha raccontato soprattutto a livello privato che la vicenda era stata per lei bruciante. La sua carriera e la sua immagine ne avevano risentito. Sembrava destinata a un declino. Invece dimostrò che chi la riteneva saggia ed equicontinua a pag. 12 X Negli anni Novanta si dimostra assessore affidabile e capace sia in Provincia sia in Comune Roberta Pinotti è nata il 20 maggio 1961 a Genova, è sposata e ha due figlie. Laureata in lettere, insegnante negli istituti superiori, è attualmente senatrice del gruppo del Partito Democratico. Ha iniziato il suo percorso politico dal basso, negli anni Novanta, accumulando esperienze sia all’interno del suo partito (Pci-Pds-Ds-Pd) sia in campo amministrativo, fino ad arrivare a ricoprire ruoli di particolare delicatezza e responsabilità nel settore della Difesa, ritenuti fino a quel momento monopolio maschile. Dopo l’esordio in politica avvenuto con l’elezione a consigliere nella circoscrizione genovese di Sampierdarena, ha conciliato l’attività nel partito con quella di amministratrice. Dal 1993 al 1997 ha ricoperto l’incarico di assessore provinciale alla Scuola e alle Politiche Giovanili e Sociali della Provincia di Genova e dal 1997 al 1999 è stata assessore alle Istituzioni scolastiche del Comune di Genova. Nel frattempo ha continuato la sua militanza nei Democratici di Sinistra, fino a diventare segretaria provinciale a Genova, dal 1999 al 2001. Sostenitrice fin dal suo nascere dell’avventura politica dell’Ulivo, Roberta Pinotti entra in Parlamento nel maggio 2001, eletta alla Camera dei Deputati. Rieletta nelle liste dell’Ulivo nell’aprile 2006, diviene Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, prima donna italiana a ricoprire questo ruolo. Nel Partito Democratico, è stata prima responsabile nazionale per la sicurezza, poi ministro ombra della Difesa e infine capo del Dipartimento Difesa. Rieletta in Senato nel 2008, è stata eletta nel 2010 vicepresidente della Commissione Difesa del Senato. In tale ambito è stata promotrice di molteplici atti parlamentari tra cui la riforma del codice penale militare e la messa al bando delle bombe a grappolo. Sempre in tale veste ha presentato diversi disegni di legge tra i quali una legge quadro sulle missioni internazionali e una relativa ai benefici a favore del personale militare esposto ad amianto. Nell’ottobre 2008 è stata insignita della Legione d’onore presso l’Ambasciata di Francia in Italia, proprio per i meriti connessi con l’esercizio delle sue funzioni. Dal 3 maggio 2013 al 21 febbraio 2014 è stata Sottosegretario di Stato alla Difesa. Dal 22 febbraio 2014 ha assunto la carica di Ministro della Difesa. 11 ritratto L’esperienza ha reso prudente Roberta Pinotti ma è indubbio che il suo peso politico e la sua leadership sono notevolmente cresciuti librata non sbagliava. Fece tesoro degli errori personali e dei suoi sostenitori e decise, serenamente, di concentrarsi sulla vita parlamentare. Stava scoprendo nella Commissione Difesa, un mondo nuovo e interessante e soprattutto in profondo cambiamento. Chiusa l’era storica della leva obbligatoria, il mondo militare assumeva via via una dimensione, se non addirittura un mutamento genetico, di dimensione epocale. Ecco una esercito di volontari specialisti remunerati inviati in missioni, sia di fatto di guerra sia di pace e di solidarietà internazionale, assai delicate. Ecco il complesso rapporto d’un ruolo anche di prevenzione dell’ordine pubblico, ecco l’attenzione alla evoluzione tecnologica (che vale egualmente per esercito, marina e aviazione) che dall’ambito militare ha una profonda interconnessione anche per gli aspetti civili. In qualche modo, Roberta Pinotti si rese conto che doveva studiare, approfondire, capire, entrare in una realtà moderna, nuova, in continuo cambiamento e in vorticosa evoluzione. Questo impegno ebbe il merito di farle dimenticare, anche per il respiro culturale che la sua esperienza le rivelava arricchendola, la infelice esperienza delle primarie del 2012. Nello stesso tempo il Pd era scosso dall’escalation di Matteo Renzi. Renzi e la Pinotti avevano in comune la medesima origine formativa nel movimento scoutistico. Lui veniva dall’ambiente del movimento cattolico, figlio di padre democristiano. Lei aveva aderito al partito direttamente, senza però rinnegare la sua formazione cattolica. Ce n’era già abbastanza per simpatizzare e per trovare argomenti di dialogo. Il pragmatismo, la modernità e lo spirito combattivo di Renzi attrassero la parlamentare ligure. E poi Renzi, a livello nazionale, aveva vissuto una esperienza parallela. Aveva perduto le primarie contro Pier Luigi Bersani, pur con un risultato onorevole. Ma aveva incassato, non aveva piagnucolato e s’era rimesso al lavoro senza impennate di rancore. Tanto è vero che nel volgere di breve tempo, l’ex sindaco di Firenze aveva invece fatto “filotto” conquistando la segretaria nazionale del partito e poi la presidenza del consiglio. Nel Governo di Renzi, Roberta Pinotti ha ottenuto il ministero della Difesa dopo aver presieduto la commissione parlamentare e dopo 12 Il ministro della difesa Roberta Pinotti con il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e in alcune uscite ufficiali. La signora ministro della difesa è apprezzata in molti ambienti anche non necessariamente simpatizzanti per la sinistra essersi fatta stimare e apprezzare dai vertici militari. Nel corso dell’ultimo anno il peso politico nazionale e ligure di Roberta Pinotti è cresciuto. Considerato che l’altro ministro ligure, Andrea Orlando, titolare della Giustizia, è vicino alla minoranza del partito, la senatrice del ponente genovese è di fatto la leader dei renziani in Liguria. In questa chiave, correttamente, ha sostenuto la poco fortunata campagna elettorale di Raffaella Paita alle elezioni regionali. Ora il Pd in Liguria, ma a Genova in particolare, si lecca le ferite ma non sembra ancora pronto alla ripresa e alla rivincita. Roberta Pinotti è presente in Liguria, ma resta ferma sul suo ruolo e sul suo compito nazionale e istituzionale. Se la sentirà, nei prossimi mesi (in primavera si elegge il sindaco di Savona e nel 2017 si voterà per il comune di Genova) di assumere un ruolo più legato alla sua regione non tanto come candidata ma piuttosto come regista, suggeritrice e ispiratrice di un profondo cambiamento di mentalità in un partito ancora travagliato non solo da visioni politiche contrastanti, ma anche da vecchi rancori e contrasti personali? L’esperienza ha reso prudente Roberto Pinotti, ma è indubbio che il suo peso politico, la sua leadership, per dirla in senso anglosassone, sono notevolmente cresciuti. La signora ministro della difesa è apprezzata in molti ambienti anche non necessariamente simpatizzanti per la sinistra. Il suo comportamento e i suoi interventi trovano sempre maggiori consensi. Ma la sfida da Ventimiglia a Lerici è una vera e propria corsa a ostacoli. Ma Roberta Pinotti è, con la sua lunga falcata, una maratoneta. Forse tornerà a correre, come già in passato, a New York. Ecco le premesse per una sfida affascinante. 13 politica economia Giovanni Toti è presidente della regione Liguria: la riforma portuale è uno dei temi di cui si sta occupando in prima persona. Toti “dream”: norme nuove per decidere CAFFARO DI RUSTICO “L a definitiva riforma della organizzazione portuale non arriva ancora, dopo tanti annunci, ma, per essere franco, l’accorpamento di Genova e di Savona in un’unica Autorità Portuale non mi convince. Savona è stato sempre uno scalo ben governato, ordinato e che ha molti progetti in via di decollo. In Italia, soprattutto nel Sud, ci sono molti porti che hanno caratteristiche decisamente inferiori e rimangono autonomi. Non chiedetemi il perché”. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, nelle scorse settimane, ha compiuto non pochi andirivieni tra Roma e Genova per incontrare membri del Governo e in particolare il ministro Graziano Del Rio nelle cui mani sta anche – problema delicatissimo – la sorte del prossimo presidente dell’Autorità Portuale di Genova, dal momento che Luigi Merlo, come più volte annunciato, sta per lasciare con qualche mese di anticipo il suo mandato. 14 Toti insiste sulla possibilità di prendere in tempo utile decisioni strategiche per lo sviluppo regionale Toti insiste da tempo per una decisione rapida. Ha pubblicamente indicato come possibile nuovo presidente l’onorevole Sandro Biasotti, esponente di primo piano di Forza Italia, ex imprenditore nel settore dei trasporti portuali. Ma, al di là delle tattiche politiche, il presidente della Regione insiste sulla possibilità di prendere in tempo utile decisioni strategiche importanti per l’avvenire dello scalo. Occorre infatti stringere i tempi per l’operazione di messa a punto della Diga Foranea con l’allargamento a mare e il dragaggio dei fondali per consentire l’approdo delle navi portacontainer di ultima generazione. C’è poi il complesso rapporto di interconnessione tra il porto il Porto Antico e l’area fieristica per la realizzazione del “blue print” di Renzo Piano. C’è – e sarebbe un problema delicatissimo da risolvere subito – l’esigenza di mettere a punto, come del resto hanno fatto molti porti (come Livorno, La Spezia e Savona), il rinnovo delle concessioni a terminalisti e operatori. Ci sono imprenditori del settore portuale, logistico o trasportistico alla vigilia di compiere importanti investimenti (il caso della società di Aldo Spinelli è evidente, dopo l’ingresso di soci internazionali e i dichiarati progetti di espansione e potenziamento). Ma Genova, per mille complessi motivi, latita e rinvia. Giovanni Toti incalza su tutti i fronti. Si rende conto che il rilancio della Liguria passa attraverso, sulla base d’un “cronoprogramma” che si è pubblicamente dato per i prossimi sei mesi, soprattutto attraverso la riforma dei sistema dei trasporti pubblici, della crescita in escalation della raccolta differenziata dei rifiuti, della riforma dei piani urbanistici “della casa” e sopra ogni cosa, su quella che lui definisce “una riforma della burocrazia e dei processi di decisione della pubblica amministrazione”. Senza idee chiare e schemi rapidi di approvazione industria, turismo, servizi di linea resteranno fermi al palo come nello scorso ventennio. In questa chiave vanno visto gli accordi a due (con la Lombardia) o a tre (anche con il Piemonte) in alcuni settori-chiave. “Non mi stancherò di dire – precisa il presidente – che non possiamo perdere un attimo per la realizzazione del Terzo Valico ferroviario, del raddoppio della Genova-Ventimiglia e del decollo della ‘Gronda’ autostradale”. Per quel che riguarda invece la sanità l’asse con la Lombardia “non sarà uno spot propagandistico”. Le due regioni hanno eccellenze che possono integrarsi. I fatti, conclude il presidente, nel giro di pochi mesi lo dimostreranno. La sfida è aperta. Come far crescere il proprio business grazie al digitale: lezioni e consulenze gratuite alle imprese di Genova, La Spezia e Savona con i giovani digitalizzatori di Google e Unioncamere. I l progetto Made in Italy – Eccelenze digitali è partito a Genova l’anno scorso, e ne hanno beneficiato 56 imprese della “old economy”: artigiani, botteghe storiche, ristoratori. Dopo 6 mesi di affiancamento questi imprenditori hanno aperto 32 profili Facebook, 54 Google Plus, 15 Instagram. Ma, quel che conta di più, tutte le loro imprese sono digitalizzate e 31 di queste sono state catalogate come “attive sulla rete”. Le Camere di commercio che aderiscono quest’anno sono ancora quella di Genova (che ha scelto di digitalizzare le imprese dei settori turismo e commercio estero), La Spezia e Savona. La Spezia ha aderito al progetto perché offre un servizio concreto e utile alle imprese e i settori su cui la Camera ha puntato sono nautica/cantieristica e agroalimentare, entrambi strategici per l’economia del territorio. Per la Camera di Commercio di Savona si tratta della seconda annualità: quest’anno i settori prescelti sono alimentare, turismo e cultura. Nel mondo, d’altronde, l’interesse per il Made in Italy continua a crescere: un’analisi delle ricerche effettuate dagli utenti, condotta con Google Trends, ha mostrato che i settori dell’economia tradizionale sono in crescita costante: +22% nell’ultimo anno su smartphone e tablet. Tra il 2011 e il 2014, sia da computer che da mobile, l’incremento è stato del 20%. In più, il maggiore interesse viene dall’Est e dai paesi tradizionalmente interessati al Made In Italy (Gran Bretagna, Germania e Usa). Se questi consumatori non troveranno ciò che vogliono, si affideranno al corrispettivo straniero o a un’imitazione. Ricordiamoci che, se in Italia compriamo ancora poco online, in Germania lo fanno l’80% dei consumatori, in Francia il 75% e negli Usa siamo a pochi passi dal 100%. In tutta Italia sono 64 le Camere di Commercio che hanno aderito all’iniziativa, per un totale di 128 consulenti. Concretamente, i ragazzi potranno supportare le aziende singolarmente ascoltando le proprie esigenze, organizzare workshop di Made in Italy: eccellenze in digitale di Liguria gruppo sui temi maggiormente richiesti (e-commerce, Social Network, branding identity...) e soprattutto far conoscere in ogni modo le potenzialità della Rete per incrementare il proprio business. A Genova i nuovi borsisti sono Serena Pagliosa e Matteo Sivori: la prima, 27enne, più legata al mondo dell’informatica con conoscenze tecniche ed esperienza nella creazione di siti; l’altro, 28 anni, traslato dal mondo del giornalismo, è focalizzato sulla comunicazione e il marketing Web. A Savona Noemi Reina, 27 anni laureata in Scienze delle Comunicazione specializzata in food marketing e promozione del territorio; e Federica Traversa, 29 anni, ha esperienze nel settore del giornalismo e degli uffici stampa. Sono invece Tiziano Pucci, 23 anni laureando in Informatica Umanistica e con esperienza di promozione territoriale, e Leandro Sanfilippo, 28 anni già laureato in Informatica Applicata ed esperto di sicurezza informatica, i borsisti di La Spezia. Ma non ci sono soltanto i consulenti; attraverso una piattaforma digitale, www.eccellenzeindigitale.it, le imprese possono seguire percorsi formativi per acquisire competenze per il web e iniziare a esplorare le potenzialità dei mercati stranieri attraverso semplici strumenti online. 15 salone nautico Il Salone di Genova resta un evento faro e di fama internazionale con i suoi cinquantacinque anni di storia Dopo la crisi aspettiamo la primavera del Nautico MICHELA SERRA S e il Salone Nautico internazionale di Genova 2015 è stato quello del rilancio, quello del 2016 potrebbe essere la rassegna del cambiamento: è questa la prima grande novità annunciata da Ucina, la Confindustria nautica e da Saloni Nautici. Complice il sole tornato a baciare il quinto giorno di nautico, complice un mercato che ha una voglia matta di ripartire, Carla Demaria e Anton Francesco Albertoni puntano sul colpo a effetto e calano il tris di assi: anticipo del Salone Nautico di Genova (sempre sei giorni, dal 20 al 25 settembre), nuovo evento dedicato al settore a Venezia (dal 21 al 25 aprile), Salone dell’usato nella darsena della Fiera (dall’1 al 10 aprile). Scelte dettate da un mercato in ripresa: fino a un anno fa sarebbe stato impossibile per gli associati partecipare a un altro boat show, ma sono stati proprio loro a chiederlo nel momento in cui il comparto ha finalmente iniziato a risalire la china. Intanto, senza usare la 16 macchina del tempo, il 2015 è stato archiviato con soddisfazione e una ventata di positività rispetto al ben più plumbeo clima dell’anno scorso. A parlare sono i numeri: la manifestazione ha accolto nel capoluogo ligure 760 espositori (65% Italia, 35% estero) e 115.180 visitatori (+ 5,4% rispetto ai visitatori dello scorso anno) provenienti da tutto il mondo che hanno potuto ammirare, attraversando i 200 mila metri quadrati a disposizione, le oltre 1000 imbarcazioni, numero che, rispetto allo scorso anno, segna la crescita del 20% delle barche esposte in acqua. Il Salone Nautico di Genova ha consolidato ulteriormente il suo ruolo strategico per la promozione del Made in Italy e si conferma punto di riferimento della nautica a livello mondiale: non è un caso, infatti, che l’interesse dei media e degli operatori verso la manifestazione si sia rivelato così alto: oltre 1300 giornalisti e collaboratori italiani ed esteri accreditati, migliaia di operatori esteri tra cui 140 tra i più importanti influencer da 36 paesi (+27% rispetto al 2014) selezionati con ITA agenzia ICE. “Già da marzo si era rafforzato in noi e negli operatori l’ottimismo su questa edizione – ha commentato Carla Demaria, presidente di Ucina – In una situazione di recupero del mercato la nostra ambizione è di aggiungere iniziative che possano portare maggiore business ai nostri soci. Per questo abbiamo accolto la proposta di Venezia di cooperare alla realizzazione di un grande evento nautico. Il Salone di Genova resta per noi l’evento faro: con i suoi 55 anni di storia, il suo avviamento e la passione che il pubblico dimostra nei suoi confronti conserva una forza straordinaria. L’iniziativa che abbiamo pensato per Venezia, porta d’Oriente, è destinato a diventarne il naturale complemento”. Ce n’è abbastanza per sconvolgere gli assetti della nautica: il primo segnale di ripresa è arrivato nei 2014, timido ma presente. Nel 2015 questo segnale si è fatto via via più forte e consolidato. E allora è arrivato il momento di lanciarsi verso oriente, devono aver pensato gli operatori, cavalcare l’onda del successo per arrivare dritti in Laguna. “A nome della città confermo il pieno supporto alla realizzazione di questo nuovo progetto mettendo a disposizione le sue migliori risorse. Sono certo che le competenze e il know how de ‘I Saloni Nautici’ sapranno valorizzarle efficacemente dando vita a un evento di prestigio internazionale per il quale Venezia rappresenterà una cornice unica. Arrivederci a Venezia”. Parola del primo cittadino Luigi Brugnaro, che dalla Laguna invia una lettera di sostegno. Ora non resta che archiviare i dissapori tra gli enti: diventa fondamentale che Fiera di Genova e Ucina ritrovino l’armonia di un tempo, anche perché in ballo ci sono le concessioni e la fiera dell’usato: “L’appuntamento sarà dal 10 al 15 aprile nella nuova darsena” spiega Albertoni. Fondamentale, però, sarà un passaggio propedeutico con la Fiera di Genova, che proprio in quei giorni ha in programma la Fiera Primavera e che ha già manifestato la sua intenzione di chiedere la concessione della darsena, in scadenza ai Saloni Nautici alla fine dell’anno. In questo clima più primaverile che autunnale, arriva un ultimo dato: gli italiani sono tornati ad acquistare barche di tutte le dimensioni. E è questa la vera sorpresa dell’edizione numero cinquantacinque. 17 transport RIFORMA DEI PORTI La riforma dei porti e le concessioni “congelate” MATTEO CANTILE Il porto di Genova è alle prese con un complicato passaggio di consegne tra l’attuale presidente Merlo e il suo successore 18 In alto Lorenzo Forcieri presidente dell’authority spezzina e sotto Luigi Merlo, autorità portuale di Genova. I terminalisti dei porti italiani non sono legalmente proprietari delle aree sulle quali sorgono i loro insediamenti produttivi: moli e banchine sono di proprietà del demanio, cioè di tutti noi, e vengono assegnati alle imprese portuali attraverso una concessione. Si tratta, dunque, di un affitto a tempo che le autorità portuali, insieme al Ministero dei Trasporti, concedono alle aziende che ne fanno richiesta. La legge che regola questo meccanismo è la numero 84 del 28 gennaio 1994, successivamente integrata: di questo dispositivo è l’articolo 18, in particolare, quello che norma le concessioni. Le concessioni sono affidate, previa determinazione dei relativi canoni, anche commisurate all’entità dei relativi traffici portuali, sulla base di idonee forme di pubblicità stabilite dal Ministero dei Trasporti e della Navigazione, di concerto con il Ministero delle Finanze, con un proprio decreto. In questo documento sono indicati la durata della concessione, i poteri di vigilanza e controllo delle autorità concedenti, le modalità di rinnovo della concessione o la cessione degli impianti a un nuovo concessionario e i limiti minimi dei canoni che i concessionari sono tenuti a versare. Le concessioni sono dunque diverse, in tutti i loro dettagli, da caso a caso: il tema è inevitabilmente spinoso poiché ad esso è collegata la stabilità dei terminalisti e dei loro dipendenti ma anche lo sviluppo industriale e tecnologico degli stessi porti, con quello che ne consegue sulla loro produttività e competitività nazionale e internazionale. È quindi naturale che con l’approssimarsi della scadenza delle concessioni diventi impossibile (o quanto meno sconsigliabile) investire e programmare: nella riforma della portualità e della logisti- ca, attualmente allo studio del ministro Graziano Delrio, dovrebbe essere inserito uno speciale regolamento da affiancare alla legge 84/94, così da limitare casi singoli e interpretazioni. Lo ha affermato lo stesso ministro che, a più riprese, l’ultima in occasione della visita al Salone Nautico, ha annunciato il testo definitivo in tempi brevi. La polemica, in particolare, ha investito proprio il porto di Genova, alle prese con un complicato passaggio di consegne tra l’attuale presidente dell’Autorità Portuale, Luigi Merlo, e il suo successore: Merlo si era impegnato a restare al timone di Palazzo San Giorgio fino alla definitiva approvazione della riforma Delrio ma contrasti insanabili con la nuova giunta Toti hanno spinto il presidente a presentare le proprie irrevocabili dimissioni. A questo punto non è ancora chiaro se alla guida dell’Autorità genovese sarà nominato un commissario fino alla messa in opera della nuo- va legge o se, invece, sarà scelto un vero e proprio presidente ad interim. Nel mentre i terminalisti genovesi sono preoccupati che la partita delle concessioni possa ulteriormente slittare e pressano affinché il tutto venga deciso dai vertici attuali. “Noi siamo stati chiari e trasparenti – sostiene dal suo punto di vista Merlo – abbiamo avviato le pubblicazioni e ora vedremo se il Ministero procederà con un regolamento, che aspettiamo da vent’anni, oppure darà delle indicazioni per fornire risposte adeguate alle legittime domande dei terminalisti. In assenza di un regolamento – continua il presidente – valgono i precedenti ma a questo proposito andranno correttamente comparati, per confrontare le singole realtà, gli investimenti proposti, i valori assoluti, i progetti industriali. È comunque ovvio che i porti che hanno già esteso le loro concessioni stanno facendo scuola”. Merlo, insomma, non nega di osservare con attenzione il lavoro di quelle autorità, come Trieste o La Spezia, che hanno scelto di decidere. E Lorenzo Forcieri, presidente dell’Autority spezzina, si mostra sereno: “Non vedo alcun problema, la legge è chiarissima e le Autorità hanno tutti gli strumenti per procedere. Una volta garantita la trasparenza e la correttezza delle procedure i porti garantiscono le concessioni sulla base del programma di investimenti e del piano di impresa”. Del resto è proprio La Spezia che guida la squadra dei porti che non hanno perso tempo. Anche i lavoratori portuali spingono per un’accelerazione delle concessioni: “È naturale che i terminalisti che hanno investito denaro, garantito occupazione e portato ricchezza, debbano vedersi riconosciuto questo impegno con una concessione della giusta durata”, sostiene il Vice Console della Compagnia Unica di Genova. 19 expo L’ hanno definita “cabina di regia”: un accostamento lessicale azzeccato per indicare l’accordo tra le tre regioni del Nord Ovest (Liguria, Piemonte, Lombardia) che è sfociato in un protocollo d’intesa, dopo un dibattito all’Expo di Milano tra i tre presidenti, Giovanni Toti, Sergio Chiamparino e Roberto Maroni. La “cabina di regia” è una metaforica pilotina che deve idealmente collegare il sistema portuale ligure che ha come assi portanti gli scali di Genova, Savona e La Spezia (con un piccolo ma non trascurabile complemento del porto di Oneglia) con le aree “ricche” del Piemonte e della Lombardia, aree destinatarie del traffico merceologico. Il sistema portuale ligure ha non solo la massima rilevanza nazionale ma è un sistema strategico – tutti gli interventi al dibattito lo hanno sottolineato – europeo e mondiale. È l’approdo naturale per il nuovo flusso di traffici che vengono attraverso il raddoppiato Canale di Suez dai terminal del Far East. Pure è emerso dalla discussione che l’area piemontese e lombarda è raggiunta in termine di quantità e di velocità commerciale assai più frequentemente dai trasporti che provengono dagli attrezzatissimi porti del Nord Europa. La Svizzera ha già predisposto tunnel alpini e raccordi che certamente un domani potranno avvantaggiare questo flusso, ma che se il sistema dovesse essere “capovolto” da nuove strategie sarebbero le merci provenienti dal Mediterraneo a raggiungere il Centro Europa prima e a prezzi più vantaggiosi rispetto a quelle provenienti dall’Olanda, dal Belgio e dalla Germania. I tre presidenti regionali, sul piano pratico e operativo, hanno convenuto di stabilire incontri operativi per chiarire i reciproci rapporti e anche i collegamenti con il Governo in materia portuale in modo da rendere il sistema più produttivo ed efficiente. Alla fine di ottobre la prima riunione organizzativa si svolgerà a Genova. Turismo “Turismo sull’acqua” è l’accordo suggestivo che ha portato a una operatività 20 Liguria, Piemonte e Lombardia hanno siglato un protocollo d’intesa per migliorare l’efficienza del sistema portuale ligure al fine di ottimizzare il traffico merceologico tra questi strategici territori del Nord Expo: tutta la Liguria “bella” in una settimana REDAZIONE IL POTERE I tre presidenti regionali hanno in programma incontri operativi per chiarire i reciproci rapporti, il primo sarà a Genova verso la fine di ottobre complementare, con la relativa firma d’un protocollo d’intesa, tra la Regione Lombardia e la Regione Liguria. Il documento è stato firmato nella sede della Regione Lombardia dai presidenti Giovanni Toti e Roberto Maroni. Sarà una interessante operazione di ricerca di mercato e di applicazione di proposte di promozione e di servizio, giocando sulle “diversità” per certi aspetti complementari tra i due territori. La Liguria, come è noto, ha quasi trecento chilometri di costa ed è uno dei punti di riferimenti nazionale e internazionale del turismo balneare. La Lombardia, fatte le debite proporzioni con gli USA e con il Canada, può essere definita in Italia “la regione dei grandi laghi”, una realtà geografica che ha un fascino del tutto parti- L’albero della vita è il simbolo del Padiglione Italia, richiamo per migliaia di visitatori che stanno affollando l’esposizione universale di Milano. colare. L’assessore regionale al turismo, Giovanni Berrino si è detto “orgoglioso e soddisfatto” al momento della sigla dell’accordo. Secondo Berrino “è importante mettere a fuoco nuove strategie e nuove proposte” al fine di far crescere e di migliorare la qualità “di una realtà che può solo offrirsi in maniera più moderna e più articolata come l’offerta turistica”. La promozione di due “prodotti” diversi, ma legati dal fascino dell’acqua, può quindi trovare stimoli e nuove idee per un pubblico tradizionale da non perdere e di un pubblico “nuovo” da acquisire. Infrastrutture Nella palazzina accogliente di Pianeta Lombardia, nei giorni intensi nei quali la Liguria è stata protagonista all’Expo, si è firmato un protocollo d’intesa operativa, come in altri casi, tra Liguria, Lombardia e Piemonte sul tema delle infrastrutture. L’accordo è collegato, o meglio interconnesso, alla “cabina di regia” per la politica portuale. Le infrastrutture – viarie e ferroviarie – sono l’asse portante del funzionamento del sistema portuale e, anche, del collegamento dei passeggeri, sia per quelli che si spostano per lavoro, sia per quel che concerne il turismo (da week end o di tempi più estesi). Giovanni Toti, Sergio Chiamparino ed Roberto Maroni hanno osservato che una strada o una ferrovia non può “interrompersi” sul filo del confine tra due regioni e comunque non può passare schematicamente da una gestione amministrativa all’altra. Occorre un ragionamento coordinato, che non esula dalle strategie nazionali e internazionali, ma proprio in questa logica deve tenere conto del gioco economico e di servizio pubblico in cui operano tre regioni (quattro con la Valle d’Aosta, se si vuole) che hanno oltre sedici milioni di abitanti e svolgono un ruolo pesante nel contesto della produzione di ricchezza nazionale. Sono in corso imponenti opere pubbliche seguite dalla stessa Unione Europea. Sul piano ferroviario è in corso di completamento del raddoppio della linea GenovaVentimiglia; tra mille difficoltà procedono i lavori per la linea d’alta velocità in Val di Susa che dovrebbe consentire il collegamento tra Lione, Torino e quindi Milano. Sull’asse Genova-TortonaMilano si sta lavorando al cosiddetto Terzo Valico di alta velocità (o alta capacità) funzionale per merci e passeggeri. Il Terzo Valico raggiungerà la frontiera svizzera al Traforo del Sempione e si intersecherà con la Lione-Torino-Milano, destinata poi a dar vita a una linea di alta velocità che dovrebbe raggiungere Venezia e forse Trieste. È in corso poi una razionalizzazione e una messa a punto del comparto autostradale. Nell’area genovese, per uscire dalle strettoie del traffico è importante realizzare la famosa “bretella”. Ha detto Chiamparino sul filo dell’ironia che per completare tutte questa grandi opere ci vorranno più di continua a pag. 22 X 21 expo vent’anni. Ma il senso dell’incontro di Milano e le prospettive del protocollo con fini operativi e di coordinamento va al di là degli aspetti contingenti. Il violino di Paganini L’assessore alla cultura Ilaria Cavo ha spezzato l’ultra decennale “isolamento” di un gioiello musicale che fa parte della storia e del patrimonio culturale di Genova, ovvero il violino appartenuto a Nicolò Paganini, un singolare, raro e prezioso (anche per la sua singolare fattura) Guarneri del Gesù realizzato verso la metà del XVIII secolo. Il violino è conservato con cura meticolosa in una teca di cristallo a Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova. È stato suonato nel tempo da grandi solisti. Ilaria Cavo ha convinto i gelosi “conservatori” del violino alla trasferta all’Expo. “Ho pensato – ha detto l’assessore – che il violino, al di là d’essere un tesoro genovese, avesse in sé la caratteristica di unire due regioni, perché la grande scuola di liutai, che ancor oggi sussiste ed è nota in tutto il mondo, ha sede a Cremona, dove appunto gli Stradivari e i Guarneri del Gesù sono stati realizzati nei secoli. Così mi è sembrato di compiere un omaggio alle due regioni, realizzando un concerto classico nella sua concezione e moderno nella sua realizzazione”. Così in una sera magica di settembre una giovane donna, Laura Marzadori, 26 anni, primo violino dell’orchestra della Scala ha suonato Bach e Paganini in un clima di emozione nel piccolo Auditorium della palazzina del Pianeta Lombardia. Ilaria Cavo ha avuto ragione perché è stata alta la ricaduta mediatica nei giorni seguenti. Gaber Faber Sempre alla fantasia di Ilaria Cavo si deve un secondo “derby” culturale tra Lombardia e Liguria e ancora tra le mura amiche di Pianeta Lombardia. È stato infatti organizzato un “incontroconfronto” tra due grandi cantautori degli anni Sessanta-Ottanta che hanno mescolato ironia, sentimenti, pessimismo, impegno politico e sociale e che sono stati interpreti del costume e del cambiamento del nostro Paese. Ovvero Giorgio Gaber, di origini istriane ma milanese di vita vissuta e Fabrizio De Andrè, genovese. Il titolo dell’incontro dibattito è stato, giocando sull’assonanza dei nomi “Gaber-Faber”. Tra l’altro pochi sanno che Faber è un soprannome 22 Ilaria Cavo, assessore alla cultura con Francesco Berti Riboli, amministratore delegato di Villa Montallegro. Giovanni Toti e Roberto Maroni insieme per siglare un patto in materia di sanità. dato all’amico da Paolo Villaggio per la sua passione di disegnare con le matite “Faber” e ovviamente alludendo a un diminutivo di Fabrizio. Il dibattito ha visto la vivace presenza, accanto a giornalisti specializzati nel settore musicale, anche artisti come Neri Marcorè e Gioele Dix che si sono anche esibiti nel repertorio dei due artisti. Gastronomia Non sono mancate, con l’intervento delle Camere di Commercio e dei produttori liguri, le performance gastronomiche in cui sono stati presentati e illustrati i punti di eccellenza della fantasia ligure in cucina. C’è stata una giornata dedicata al “pesto al mortaio”, una salsa che ormai ha raggiunto una dimensione internazionale e per la quale è stata avanzata la proposta per ottenere dall’Unesco la Le performance gastronomiche non sono mancate come la giornata dedicata al “pesto al mortaio” e alla focaccia al formaggio di Recco definizione di patrimonio immateriale dell’umanità. Poi è stata la volta della focaccia al formaggio del consorzio di Recco di cui sono state distribuite oltre 1500 porzioni. Accanto alla gastronomia di altre parti della Liguria (acciughe salate, molluschi ecc.) sono stati anche evidenziati tutti i prodotti eccellenti della gamma artigianale storica ligure: damaschi di Lorsica, velluti di Zoagli, filigrana di Campoligure e così via. Parchi liguri L’assessore Giacomo Giampedrone ha coordinato, tra le tante iniziative della Regione Liguria nella settimana a lei dedicata all’Expo di Milano, un convegno sui parchi del territorio ligure. I parchi sono un elemento importante per il richiamo turistico, ma hanno anche una importante funzione per la difesa del territorio con l’obiettivo di mantenere la presenza dell’uomo, determinante in zone geologicamente fragili come l’entroterra e la montagna della Liguria. Giampedrone ha sottolineato, seguendo anche gli interventi di presidenti e di direttori che esponevano le loro problematiche, come occorre una politica non “statica” ma piuttosto “dinamica” di questa zone che sono ricche di fauna e flora rare. “dobbiamo superare – ha spiegato però Giampedrone – una visione troppo rigida e stretta della gestione dei parchi, soprattutto se vogliamo farne e una realtà viva e operativa, capace di operare scambio turistico ma anche vita reale e produttiva. Non è possibile che il tirare su un muretto a secco o restaurare una stalla o anche un muro pericolante di una abitazione siano equiparati a operazioni sospette di speculazioni immobiliari, così come dobbiamo tenere in ordine ma operativi, se così si può dire, non solo le strade asfaltate, ma anche gli sterrati e i sentieri e intervenire per evitare frane e smottamenti. In parole povere, un parco non è una realtà immobile e cristallizzata che piuttosto che poterla migliorare qualcuno pensa di fossilizzarla. Dobbiamo superare un settarismo ideologico che blocca in maniera ottusa tutte le possibilità di migliorare un territorio ma anche di produrre lavoro e ricchezza. L’abbandono dei territori lo paghiamo caro, quando la meteorologia è nemica e provoca danni irreparabili” 23 expo Il presidente Toti fa un bilancio positivo dell’impatto ligure a Expo 2015 I l presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è soddisfatto di aver “riacciuffato” (tanto per usare giornalisticamente un verbo sul filo dell’ironia) un ruolo importante, anche mediaticamente e non solo per i contenuti “spessi”, all’Expo di Milano, considerato che al momento del decollo della manifestazione mondiale si era in piena campagna elettorale ed il clima politico (e amministrativo) era teso. Toti evita le polemiche rivolte al passato, ma quando s’è accorto che il peso della Liguria sotto l’Albero della Vita era esiguo, ha giocato di sponda. Ha rastrellato i pochi fondi rimasti e ha fatto un accordo con la regione “cugina” e padrona di casa, la Lombardia. Ne è venuta fuori con poca spesa e massimo rendimento una settimana “piena”. Spiega Giovanni Toti: “Abbiamo firmato tre protocolli di intesa della massima importanza. Abbiamo accreditato e movimentato oltre 1500 tra imprenditori, professionisti, associazioni di categoria, studenti, addetti ai lavori e giornalisti. Abbiamo varato 23 eventi culturali, 9 tavole rotonde, 7 incontri istituzionali, mille degustazioni gratuite al giorno offerte dalle nostra Camere di Commercio per valorizzare i prodotti liguri, oltre trenta partecipanti alla cosiddetta “scuola del pesto” e due cene di gala”: Poi, da giornalista, sorridendo, ci tiene a sottolineare l’aspetto professionale che lo coinvolge di più: “Nella nostra rassegna stampa abbiamo oltre cento articoli sui media nazionali e locali, per non parlare delle notizie sui siti e sui blog e sui servizi televisivi nazionali e locali”. La Liguria ha “occupato pacificamente” per otto giorni spazi strategici a Palazzo Italia e presso l’edificio di Pianeta Lombardia, oltre che, occasionalmente, il Padiglione Italia. All’aperto, con grande curiosità dei visitatori occasionali, ci sono state performance gastronomiche assai simpatiche, nonché una allegra marcia degli sbandieratori di Ventimiglia, sotto l’occhio vigile della vicepresidente della Regione Sonia Viale che è nata e vive nell’estremo ponente ligure. Sonia Viale, nei giorni dell’Expo dedicati alla Liguria, ha siglato una convenzione, nel campo della sanità e dell’assistenza, competenza specifica del suo assessorato, con la Lombardia che ha fama di eccellenza nel settore. La Lombardia, nel corso degli anni, ha fatto una intelligente sintesi e integrazione nell’interesse dei cittadini del sistema assistenziale medico ed ospedaliero. La Liguria ha avuto maggiori difficoltà soprattutto a districarsi negli interessi localistici, ha perduto alcune battaglie 24 Alleanze “incrociate” per rilanciare il Nord Ovest in difesa delle eccellenze, anche da, da parte sua, soprattutto per gli sforzi della sua direzione, ha salvato il ruolo di leadership dell’ospedale pediatrico “Gaslini”. Il presidente Giovanni Toti, tirando le fila dell’esperienza milanese, ha spiegato che la Liguria non sarà mai succube, al di là delle dimensioni delle due regioni, della Lombardia: “Sarà un rapporto di partnership perché anche noi abbiamo importanti risorse da mettere in campo, in molti settori a cominciare, ovviamente, dal sistema portuale. Ma è una diversa filosofia amministrativa quella che noi vogliamo perseguire con il rapporto costruttivo con la Lombardia. Forse è un modo pragmatico, al di là delle riforme che poi toccherà ai governi realizzare sul piano legislativo, per dar vita, negli obiettivi e negli interessi di cittadini a una serie di interventi di interesse generale”. p.l. 25 sanità Costantino Troise è segretario del più importante sindacato di categoria dei dirigenti medici, l’Anaao – Assomed. I medici italiani dipendenti del servizio sanitario nazionale sono preoccupati dalle continue politiche di tagli alla sanità che sembrano essere rappresentate anche in questo governo. Costantino Troise, segretario del più importante sindacato di categoria, l’Anaao – Assomed, è stato ospite della redazione de “Il Potere” per fare il punto sulle istanze dei medici che si intrecciano con quelle dei pazienti. Le preoccupazioni sono notevoli e serie: “Tra il 2010 e il 2014 – spiega Troise – sono stati tagliati circa 30 miliardi dal fondo della sanità italiana e altri 4,7 miliardi sono stati tagliati per il periodo 2015-2016. La politica è quella dei tagli Medicina italiana, la mannaia sulle diagnosi MATTEO CANTILE I tagli alla sanità colpiscono la quantità e la qualità delle prestazioni e il numero dei posti letto ospedalieri 26 lineari, un vero e proprio definanziamento che mette a rischio sia il legittimo diritto alla salute dei cittadini italiani, sia la professionalità dei medici che lavorano nel sistema sanitario nazionale. Questi spaventosi tagli colpiscono la quantità e la qualità delle prestazioni, il numero dei posti letto ospedalieri (sostituiti da moderni ‘posti barella’ che arredano i nostri Pronto Soccorso) e la qualità delle prestazioni ambulatoriali, sulle quali il Ministro Beatrice Lorenzin sta per calare una mannaia che espellerà oltre 20 milioni di prestazioni pubbliche dalla tutela del servizio sanitario nazionale, per un totale di 208 prestazioni”. Numeri pesanti che preoccupano i medici anche sul piano professionale: “I no- stri giovani medici sono sempre sospesi tra un continuo precariato e un vero e proprio sfruttamento, specialmente in alcune aree del paese. Dobbiamo, in sostanza, difendere un patrimonio civile e sociale dell’Italia che queste politiche governative rischiano di disperdere”. Il quadro tracciato da Troise contiene anche dettagli non scontati: “Si parla sempre di sprechi e tagli – continua il segretario di Anaao – Assomed – ma spesso ci si dimentica di ricordare che l’Italia spende in sanità meno di quanto investa il resto dei paesi dell’Unione Europea. Si pensi che rispetto alla Germania spendiamo 30 miliardi di euro in meno, una somma colossale. Se poi ci confrontiamo all’Olanda, attualmente la patria del sistema pubblico di riferimento nel vecchio continente, scopriamo che per la tutela della salute di ogni cittadino spendiamo la metà”. Troise, inoltre, analizza le differenze, ancora evidenti, tra le diverse aree del Paese: “Al sud, per esempio, i cittadini vengono abbandonati a una deriva in cui l’esigibilità del diritto alla salute diventa sostanzialmente impossibile. Il diritto alla salute, l’unico sancito dalla nostra Costituzione, è uno e indivisibile ma in Italia viene declinato in modi diversi a seconda del luogo di residenza e del proprio reddito. È quindi importante lavorare per standardizzare su tutto il territorio nazionale il livello dei costi dei servizi non assistenziali, come le mense o le lavanderie, agire su un sistema di consulenze spesso fasulle, lavorare sul settore degli acquisti pubblici, così da garantire la massima qualità al prezzo più basso”. Ma, conclude Troise, ci sono mali tipicamente italiani che andrebbero affrontati prima di ogni altra considerazione: “Quando si immaginano tagli a un sistema già debole – dice il segretario di Anaao – Assomed – si deve tenere presente che solo la corruzione in ambito sanitario produce costi stimati ad almeno 800 milioni di euro”. Per dire, prima di negare una prestazione ambulatoriale a un malato si agisca sul mondo dei furbetti che danneggiano il nostro Paese. Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione italiana e va standardizzato su tutto il territorio nazionale 27 sport L'obiettivo è rendere lo stadio accogliente, per giocatori, tifosi e per la città “Ferraris” restyling e altro... MAURIZIO MICHIELI D all’inizio della nuova stagione calcistica lo stadio “Luigi Ferraris” di Genova può contare su un nuovo e avveniristico manto erboso, realizzato con una miscela di erba artificiale creata con un mix di prodotti naturali ed erba naturale. Il campo, divenuto celebre per subire periodiche devastazioni dovute soprattutto alla pioggia, è stato realizzato interamente da aziende italiane con i più avanzati materiali esistenti per questo tipo di superfici. Da tempo i tecnici del Comune di Genova lottavano, oltre che con le avverse condizioni atmosferiche, contro l’assenza di luce che favorisse la ricrescita. “È stato fatto un lavoro profondo e molto difficile anche per la conformazione dello stadio ‒ ha spiegato l’agronomo della Lega Calcio, l’ingegner Giovanni Castelli ‒. Siamo partiti eliminando il fondo che era inadeguato tanto da non drenare più, rifacendo completamente anche la parte inferiore del terreno. Sono stati necessari 500 camion per eliminare il materiale di scarto sino a creare un manto erboso innovativo”. Il nuovo terreno di gioco del Ferraris è costato circa 28 1 milione e 200 mila euro, interamente a carico di Genoa e Sampdoria, che hanno assunto la gestione dell’impianto subentrando a Consorzio Stadium. Tursi resta proprietario dello storico stadio, ma senza doversi più fare carico dei costi per il suo mantenimento, a fronte di canoni non sempre pagati con puntualità dai due club. Il debito pregresso, infatti, ammonta a circa 400 mila euro e l’assessore allo Sport Boero ha garantito che verranno riscossi. Resta il fatto che ‒ assicurano gli esperti ‒ il nuovo manto potrà sopportare piogge molto intense ed è progettato per essere in grado di drenare senza difficoltà sino a 36mila mm di pioggia all’ora. “Abbiamo utilizzato la nuova tecnologia Mapesoil ‒ ha spiegato l’ingegnere Elisa Portigliatti ‒ - un sistema drenante che se utilizzato durante il derby del 2015, quando caddero 71 mm di pioggia in pochissimo tempo, avrebbe comunque permesso alle due squadre di giocare”. In effetti i primi riscontri sono stati positivi e, rispetto al passato, la situazione è notevolmente migliorata. Il campo ha retto, sia la pressione dei calciatori che, soprattutto, Il nuovo terreno di gioco del Ferraris è costato circa 1 milione e 200 mila euro, interamente a carico di Genoa e Sampdoria, che hanno assunto la gestione dell’impianto l’acqua caduta copiosa in occasione del rinvio di Sampdoria-Bologna (per motivi di incolumità pubblica legata allo stato di allerta due). Risolta finalmente l’annosa questione dell’erba, adesso si tratta di trasformare il Ferraris da costo a potenziale ricavo. L’obiettivo è quello di renderlo il più accogliente possibile per i giocatori, per i tifosi e per la città. Questo sarebbe un passaggio quasi epocale. “Non ricordiamo che Genoa e Sampdoria abbiano mai fatto qualcosa di simile ‒ hanno detto Romei e Zarbano, in rappresentanza di Sampdoria e Genoa ‒, quindi ci serve il tempo anche per le piccole cose”. Poi hanno aggiunto: “Lo stadio è una leva importante, ormai fondamentale per le società di calcio. Non è possibile anche per esigenze televisive, avere stadi semideserti. Siamo rivali in campo ma fuori lavoriamo insieme. Lo stadio è un bene comune e vorremo creare un luogo che sia all’altezza delle squadre e delle tifoserie”. E in effetti dall’amministrazione è giunto il via libera alle due società per lo sviluppo dell’impianto. “Vivrà sette giorni su sette, avrà negozi, punti di ritrovo e anche musei”, ha commentato il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero. Che poi, con una punta di polemica, ha aggiunto: “Anche se i lavori li stiamo facendo noi, mica il Genoa”. Va ricordato che in origine, esattamente nel 1990, Marassi era stato progettato proprio in questa ottica avveniristica, sul modello degli stadi inglesi. Cosa che non si è mai realizzata, anzi, quelle che erano considerate opere all’avanguardia oggi risultano obsolete o cattedrali nel deserto. Le società di calcio sono chiamate a lavori di ristrutturazione importanti per assicurare almeno i servizi di base, quelli igienici compresi. Da qui a rendere il Ferraris o altri stadi aperti al pubblico e alla città ce ne corre. Tuttavia. è giusto dare credito alle intenzioni dei club. La possibilità di organizzare eventi, concerti, manifestazioni esiste ma si tratta di concretizzarla. Peraltro il sogno, forse l’illusione, di costruire un impianto ex novo sembra svanito sotto i colpi della crisi economica e dell’incapacità tutta genovese di programmare il futuro con anticipo. Risulta difficile immaginare uno stadio sul mare o nel quartiere fieristico, tanto più che adesso Genoa e Sampdoria hanno deciso di puntare sul caro, vecchio Ferraris. Il quale mostra tutta le sue crepe ma almeno si è fatto un maquillage importante: l’erba non è più un problema. Lo rimangono gli accessori, che poi tali proprio non sono. Troveranno le risorse necessarie a innescare un circolo virtuoso? Al momento è un po’ come un cane che si morde la coda. Bisogna prima rimodellare l’impianto per renderlo in grado di ospitare non solo partite di calcio e quindi produrre guadagni. Ma occorrono i guadagni per avere a disposizione le risorse da investire in questo laborioso progetto. La catena va spezzata, forse può riuscirsi la fantasia creativa di Ferrero, da sposare però con il pragmatismo di Preziosi. 29 sport L’ unità di misura della ginnastica artistica femminile è il millimetro. Bastano una manciata di millimetri in un appoggio o in una presa per trasformare un esercizio da ottimo a disastroso. Questo vale per tutte le specialità: corpo libero; volteggio; parallele asimmetriche e trave. Quest’ultima è un oggetto lungo cinque metri, largo dieci centimetri e posto a poco più di un metro da terra. Avete mai provato a camminare su un muretto largo dieci centrimetri o su un tronco delle stesse dimesioni? Già restare in equilibrio richiede coordinazione e sangue freddo. Adesso immaginate di “volare” su questo attrezzo come nell’immagine Campionati Italiani assolti di ginnastica artistica femminile: un’occasione per determinare il livello di preparazione in vista dei mondiali di Glasgow. Bastano pochi millimetri in un appoggio o in una presa per trasformare un esercizio da ottimo a disastroso In senso orario: Vanessa Ferrari, Carlotta Ferlito e Elisa Meneghini. La perfezione in ogni movimento, in ogni istante CARLO BROZZO La ginnastica artistica femminile è uno degli sport che richiede più allenamento e maggiore forza di volontà 30 che vedete a fianco. Impossibile? Per queste atlete si tratta di routine, elementi provati e riprovati per migliaia di volte fino a renderli perfetti. L’essenza della ginnastica artistica femminile è tutta qui, la ricerca della perfezione, in ogni istante, in ogni movimento. Per raggiungere questo obiettivo le ore di allenamento non bastano mai. I giorni di pausa in un anno si contano sulle dita di due mani. È evidente che oltre al fisico queste atlete devono avere una volontà di ferro, un afflato verso la perfezione che soggioghi ogni altro desiderio, una voglia infinita di superare i propri limiti. In questa disciplina, nelle competizioni, non esiste il terzo o il quarto tempo semplicemente perché non ce ne bisogno. Un’atleta sale sulle parallele asimmetriche con la ferma convinzione di dare sempre il massimo. Intorno a lei ci sono le sue avversarie, coloro alle quali potrebbe strappare il podio e loro cosa fanno? La incitano a non sbagliare: “gamba!”; “rigida!”; “respira!”; “dai brava!”. La incitano e la sostengono in ogni movimento. Allora capisci che non sono loro le avversarie, l’unica vera avversaria è l’atleta che si sta cimentando contro se stessa. Ti rendi anche conto che le altre atlete capiscono la difficoltà e il rischio insito in ogni passaggio. La possibilità di cadere e farsi male è sempre molto elevata nonstante sei o sette ore di allenamento per sei giorni alla settimana che non di rado diventano sette quando si avvicinano gli appuntamenti importanti.Al Palavela di Torino si sono da poco svolti i Campionati Italiani Assoluti, data importante anche in considerazione del mondiale programmato a Glasgow alla fine di ottobre. In campo le atlete italiane più blasonate a eccezione di Vanessa Ferrari in forzato riposo pre mondiale. La “farfalla di Orzinuovi” è riuscita nel 2006 nell’impresa di vincere la medaglia d’oro nel concorso individuale ai mondiali di Aarhus battendo le atlete dell’Europa dell’est, le cinesi e le fortissime americane. A questi campionati tutti aspettano le esibizioni delle proprie beniamine. Carlotta Ferlito e Erika Fasana sono tra le più attese. Carlotta, nella prima giornata di qualificazioni, inizia male. Qualcosa non gira nel verso giusto. Le sue prestazioni alle parallele e alla trave non sono al suo livello. Carlotta piange ma non bisogna farsi ingannare, non è un pianto buttato li a caso ma un sistema terapeutico per scaricare la tensione e buttarsi alle spalle gli errori commessi. Infatti dopo trenta minuti ritorna in campo e stupisce con un’esibizione al corpo libero da manuale. La forza di Carlotta sta nella sua capacità di risorgere dopo un errore, quando le capita di commetterne uno e dare il meglio sotto pressione. Alla fine della prima giornata Carlotta mi confessa di essere semplicemente stanca. Anche in questo caso bisogna saper leggere le sue parole. Per una ragazza “normale” di vent’anni essere stanchi è difficilmente comprensibile. Per lei che si allena tutti i giorni da anni a livelli da “navy seal” essere stanchi è il minimo che possa accadere. Tanti appuntamenti, tante competizioni, il mondiale alle porte. Cos’altro si più chiederle? E Carlotta non smentisce la sua fama e il giorno dopo porta a casa il primo posto alla trave con un’esibizione che scuote il Palavela. Anche Erika nella prima giornata gareggia con il freno tirato, la paura di compromettere la preparazione è tanta ma anche la voglia di dimostrare il proprio livello competitivo. Agguanta due finali e ottiene il primo posto nel corpo libero. Sono tante le atlete che stupiscono per le loro capacità. Elisa Meneghini continua a pag. 32 X 31 Forza di volontà e ricerca della perfezione è un colibrì dalle ali d’acciaio. Quando la incontri a fine gara ti chiedi come sia possibile che da un fisico così minuto, che le è valso il nomignolo di “mini”, possa uscire così tanta potenza dirompente controllata con grazia e raffinatezza. Elisa riesce a qualificarsi per le finali di tre specialità su quattro confermando le sue capacità ecclettiche. A chiudere il poker ci pensano Martina Rizzelli alle parallele asimmetriche e Sofia Busato al volteggio. Martina era attesa alla prova dopo l’ottimo quinto posto agli europei di Montpellier e non ha deluso le aspettative. Sofia sbalordisce i giudici con un primo salto superlativo e poi amministra il vantaggio. Abbiamo detto che l’essenza della ginnastica artistica femminile è la ricerca della perfezione. Esiste anche un altro traguardo per queste atlate ed è rappresentato dalla possibilità di dare il proprio nome a un nuovo elemento. Atlete come Svetlana Chorkina, Olga Korbut e Elisabetta Preziosa ci sono riuscite. Elisabetta si è da poco ritirata dall’attività agonistica ma non prima di aver lasciato il suo “marchio”. La sua specialità è sempre stata la trave e proprio su questo attrezzo Elisabetta ha creato il “Preziosa”. Spiegarlo è più difficile che guardarlo, in pratica una rotazione di trecentosessanta gradi, su una gamba sola, con l’altra gambe in arabesque dietro la nuca. Chiedo a Elisabetta, che ho intervistato a Firenze, come mai questo 32 elemento è considerato così complesso da non essere mai stato tentato prima. La risposta è semplice: “le atlete sono molto snodate ma non nell’estensione posteriore delle gambe, propria più di una ballerina. Io ho praticato entrambe le discipline quindi riesco a portare la gamba così in alto posteriormente. Lavorando con i miei allenatori ho creato questo movimento che a oggi sono l’unica in grado di eseguire”. Carlotta Ferlito, medaglia d’oro ai Campionati Italiani Assoluti 2015 nella specialità che predilige, la trave. Spettacoli &cultura S E R I O U S C O M M I T M E N T T O C U S T O M E R S AT I S FA C T I O N Spinelli Group provides inland logistics solutions for Shipping Container Lines and Container Lessors through a powerful family of companies. Each company operates independently, focused on its market segment, but also competes collectively under the Spinelli Group brand. 36 Gastronomia 40 Teatro Stabile di Lucullo Spinelli Group offers the full inland shipping supply chain ranging from p o r t t e r m i n a l f a c i l i t i e s , multimodal transport solutions, inland rail connected container depots, warehouses, forwarding and custom agent activities. w w w. g r u p p o s p i n e l l i . c o m In today's Network Economy, Spinelli Group is uniquely positioned to leverage the power of networks to help connect the Customers to the high-tech, high-speed global marketplace. 44 Bio -vacanze di Valentina De Riz gastronomia Baccalà al verde Ingredienti: 800 g di baccalà 10 cucchiaio d’olio d’oliva Un poco di farina 4 patate 1 spicchio d’aglio tritato 8 cucchiai d’olio d’oliva 1 litro di latte 1 cipolla (non troppo grossa) 1 bicchiere di vino bianco secco Un bel ciuffo di prezzemolo tritato Pepe LA STRANA I STORIA DELLA PESCA NEL MAR LIGURE LUCULLO 36 n Liguria si è sempre pescato, ma con moderazione. E il pesce, nel gusto e nel consumo dei liguri, ha avuto nella storia i suoi alti e bassi. Il “boom” del pesce sulle tavole di casa, nei ristoranti o negli alberghi coincide, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, con un più diffuso costume delle vacanze estive e della crescita progressiva dei bagni di mare, prima intesi come terapia per i ceti economicamente più elevati, poi, via via, come divertimento popolare. Il mare come teatro della vacanza ha fatto crescere in maniera esponenziale la richiesta e il consumo di pesce. Né va dimenticata la coincidenza della invenzione delle celle frigorifere e della fabbricazione Ammollare il baccalà, pulirlo privandolo della pelle (se si preferisce) e metterlo in bagno nel latte per un paio d’ore (c’è chi lo lascia di più). In una casseruola di terra, scaldare 6 cucchiai d’olio d’oliva e lasciare imbiondire la cipolla tritata finemente. Tagliare il baccalà e passare i pezzi ottenuti (4-5 cm di lato) nella farina (che non sia eccessiva, l’infarinatura). Sistemare il baccalà nella casseruola e farlo insaporire dai due lati per 3-4 minuti. Cominciare a bagnare col vino bianco (a fiamma non troppo elevata) mescolando per evitare che la cipolla bruci. Portare a cottura (circa 10 minuti). Intanto, sbollentare le patate. Spellarle e tagliarle a fette non troppo spesse. Con 2 cucchiai d’olio ungere il fondo di una teglia da forno e poi adagiarvi lc tette di patate. Togliere il baccalà dalla casseruola e stratificarlo sulle patate. Irrorare con l’olio d’oliva rimasto, cospargere l’aglio, il pepe e il prezzemolo tritati e passare in forno (a 180°) per 7-8 minuti. C’è chi usa anche 2 acciughe sotto sale pulite e diliscate. Si possono sciogliere in casseruola (insieme alla cipolla, prima di aggiungere il baccalà) o disporre sul baccalà, col pepe, aglio e il prezzemolo (al momento di mandare in forno). Il mare come teatro delle vacanze ha fatto crescere in maniera esponenziale la richiesta e il consumo di pesce industriale del ghiaccio, elemento indispensabile per la conservazione e il trasporto del pesce, alimento di breve conservazione. Il Mar Ligure è profondo e percorso quasi tutto l’anno da forti correnti e da folate improvvise di vento. Questo spiega il rischio e la fatica della pesca, attività quindi di scarso rendimento e, sempre per via della rapida corruzione della carne del pesce, di trasporto solo su distanze brevi. Si pescava di più sulle coste delle due riviere (in particolare a ponente) piuttosto che nei pressi dei maggiori centri abitati, Genova in particolare. Pure c’erano, sin dal Medioevo, norme severe che riguardavano il commercio e il trasporto del pescato. Esistevano articolati statuti sulla pesCa a Genova, ma anche a Noli, Savona, Celle Ligure. Albenga, Oneglia, Sarzana e Portovenere. I “Caspitula” del regolamento genovese (1383) parla di pesci “grossi”, “minuti” “bestinalles” (piuttosto grossi) e, tra i vari tipi di pescato allude a “sardene” (sardine), “anclude” (acciughe), “boge” (boghe), “toni” (tonni), “leichie” (lecce) e “dalfini” (delfini). Sulla pesca nei pressi del capoluogo dove un grande mercato era allestito grosso modo dove oggi è l’area di Caricamento, definito “clapa piscium” (perché i pesci erano distesi su grandi lastre, le cosiddette “ciappe” di ardesia e frequentemente bagnati con acqua di mare per conservarli più freschi), c’erano norme severe. Il pescato della notte doveva essere caricato su carcontinua a pag. 38 X 37 gastronomia ri cui era vietato fermarsi per strada per vendite occasionali, pena pesanti multe. Poi sulla “clapa” i controllori dei Conservatori tenevano d’occhio i banchi. Dopo un certo numero di ore occorreva esporre accanto al banco una lampada rossa. I prezzi così calavano. I cittadini meno abbienti acquistavano verso l’imbrunire e il pesce, un po’ di tutti i tipi finiva in una calderone con pane secco e verdure: l’antenato della zuppa di pesce. Chi cercava di frodare era severamente punito. Gli uomini erano sottoposti a tratti di corda in pubblico e sbattuto con violenza sulle lastre d’ardesia. Le donne erano semidenudate e battute, in piazza tra i lazzi del popolino, con doghe di botte. Nel corso della storia la qualità e il pre- Nel corso della storia la qualità e il pregio del pesce imbandito sulle tavole di ricchi e poveri ha subito profonde modificazioni letteratura ANDREA DORIA L’ABILE PRINCIPE “UNDERSTATEMENT” Stoccafisso alla genovese, accomodato Ingredienti: Stoccafisso (almeno 1 kg) Acciughe salate Funghi secchi p Sapori Aglio Patate Olive verdi Pinoli Olio Sale e pepe gio del pesce che veniva imbandito sulle tavole di ricchi e poveri è un valore che ha subito profonde modificazioni. Il boom del pesce, come cibo pregiato e di alto livello (anche come modello di comportamento sociale) è andato in crescendo dalla metà del XIX secolo ai giorni nostri. Per cui, tanto per fare un esempio classico, i crostacei e i molluschi da cibo popolare da consumare poche ore dopo la cattura sono diventati un alimento costoso e sempre più raro. Ma persino il merluzzo, nelle due variabili seccato (stoccafisso) e salato (baccalà), da cibo popolare per eccellenza è diventato una leccornia da ristoranti di lusso o quasi. È la lezione della storia. 38 È una pietanza prelibata, il cui segreto sta nell’abilità della confezione e nell’attenzione mentre si seguono le diverse fasi di cottura. E un piatto che premia il cuoco paziente. E bene esercitarsi sovente a prepararlo, perché solo la consuetudine rende l’occhio e il palato attenti ed esperti. Dato che questo tipo di preparazione “rende” poco, consiglio per 4 o 5 persone almeno 1 kg di stoccafisso (o anche 1 kg e 2 etti per stomaci robusti). La prima operazione consiste nello sciogliere, con un mestolo di legno, in abbondante olio, in fondo a un tegame (se possibile di coccio), almeno 3 belle acciughe salate, lavate e diliscate, senza arrivare alla ebollizione dell’olio (l’operazione va svolta a fiamma molto bassa). Quando le acciughe sono sciolte, aggiungere un bel battuto confezionato con: un pizzico di funghi secchi (ammollati in acqua tiepida), 1 cipolla grossa, 1 bella carota e 1 robusta gamba di sedano. Alzare la fiamma e controllare il soffritto per evitare che bruci e, quando l’insieme assume un bel colore dorato, aggiungere uno spicchio d’aglio (o più, se non se ne temono le conseguenze per l’alito). A questo punto lo stoccafisso (già lavato, spellato e fatto a pezzi) si immerge nella casseruola: si abbassa la fiamma al minino, si aggiusta di sale e di pepe e si lascia cuocere, coperto, per circa mezz’ora. E bene non abbandonare i fornelli: con il cucchiaio di legno, lo “stocche” deve essere girato continuamente affinché non si attacchi. L’ultima fase è la più delicata. Si aggiungono olive e pinoli, a piacere, e si allunga con un mestolo di acqua tiepida o, meglio, con brodo vegetale. Si copre e, sempre mantenendo il fuoco al minimo, si lascia cuocere per circa 3 ore. Quando sono passate 2 ore e mezzo circa, si mettono nella pentola patate crude a tocchetti. Ancora un avvertimento: lo stoccafisso si deve un po’ disfare, ma le scaglie debbono mantenere una certa consistenza. Le patate non debbono tendere a trasformarsi in pure, altrimenti il sugo diventa farinoso. Andrea Doria è il personaggio politico più importante e rilevante vissuto a Genova tra il XV e il XVI secolo, ma non è inferiore per cultura politica (collegata a una notevole intelligenza militare: ma in lui le due culture si sovrappongono e si integrano) e soprattutto per il ruolo giocato a livello internazionale (mondiale, diremmo oggi) ad altri personaggi italiani che forse, per motivi soprattutto letterari e per la peculiare interpretazione risorgimentale sono più universalmente noti. Curiosamente, pochi studiosi e storici liguri si sono accostati al personaggio e alla sua lunga esistenza (94 anni), se non per leggerlo in chiave retorica e localistica o talvolta per prenderne ideologicamente le distanze. Andrea Doria è stato certamente l’artefice della sopravvivenza e del successo – economico, finanziario e comunque di prestigio – del ceto genovese dominante inserendo un piccolo stato che aveva perduto il peso militare internazionale nel gioco delle grandi potenze, mantenendo intatto il ruolo economico e finanziario d’una “gens” portatrice ante litteram del capitalismo moderno (secondo una geniale definizione di Fernand Braudel). Ai grandi storici internazionali, francesi, spagnoli, portoghesi e anglosassoni, non è mancato l’interesse per Andrea Doria e la sua complessa vicenda. Oggi finalmente una delle maggiori storiche dell’Università di Genova, specialista delle vicende del Mediterraneo e delle scoperte geografiche, forse la più importante esperta di Cristoforo Colombo, Gabriella Airaldi ha messo a punto una puntigliosa biografia, ma soprattutto una interpretazione scientifica approfondita del personaggio. Gabriella Airaldi ne ha collocato rigorosamente l’azione e il pensiero a livello internazionale, tenendo sempre presente il DNA internazionale della “res publica” genovese sin dal decollo, nel secolo delle cosiddette Crociate, di quello che è stato definito “il volo del grifo”. Il saggio (Andrea Doria, Salerno Editore, € 22) è destinato, per gli approfondimenti mai effettuati sinora e le riflessioni critiche, a restare una pietra miliare della storiografia genovese, ma è anche una ottima occasione per un pubblico non necessariamente addetto ai lavori ma di vivaci interessi e curiosità culturale per visitare un personaggio a tutto tondo della storia dell’Europa rinascimentale, interlocutore accorto e deciso di protagonisti della scena mondiale di allora come il re di Francia Francesco I e dell’imperatore Carlo V con il quale ebbe un rapporto tutto particolare, nato con l’interesse ma poi cresciuto per la reciproca stima sino alla morte dell’imperatore. Lo studio di Gabriella Airaldi chiude definitivamente con semplificazioni e schematismi del passato offrendoci uno squarcio di storia europea ancor oggi di grandissima attualità per le idee-forza che esprime. p.l. 39 teatro La stagione 2015/2016 presenta qualche novità rispetto al passato: meno titoli e più recite di produzione “Minetti”, dal 13 ottobre al 1° novembre, è la prima commedia della Stagione 2015-2016. Regia di Marco Sciaccaluga e interpretata da Eros Pagni, Federica Granata, Marco Avogadro, Nicolò Giacalone. P arte il 13 ottobre la stagione 2015-2016 del Teatro Stabile di Genova, la prima con Angelo Pastore come direttore. E anche se è vero che il MIBAC (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali) non ha riconosciuto lo Stabile di Genova nella categoria dei “Teatri di Interesse Nazionale”, inserendolo invece nella sezione dei “Teatri di Rilevante Interesse Culturale”, lo stesso ministero, in considerazione della qualità e dei contenuti del programma triennale presentato, ha deliberato un contributo all’attività del Teatro genovese che lo colloca fra i primi teatri più finanziati d’Italia, praticamente terzi ex aequo con il Teatro di Roma, dopo Milano e Torino. La stagione 2015/2016, che presenta qualche novità rispetto al passato: meno titoli e più recite di produzione. In sintesi: 28 spettacoli dei quali 8 riferiti a produzioni del Teatro Stabile di Genova e 20 riferiti a spettacoli ospiti, con 118 repliche di spettacoli di produzione e 106 di ospitalità, distri- 40 STABILE, ECCO IL CALENDARIO buiti tra il Duse e la Corte. Le produzioni spaziano dal repertorio classico, alla drammaturgia contemporanea (sia “brillante” che di “ricerca”) e sono, nell’ordine di rappresentazione, Minetti di Thomas Bernhard, per la regia di Marco Sciaccaluga e l’interpretazione di Eros Pagni; Ivanov di Anton Cechov, coprodotto dal Teatro Due di Parma, messo in scena da Filippo Dini con un cast di attori provenienti quasi tutti dalla Scuola dello Stabile genovese; Le prénom (Cena tra amici) dei francesi Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière (novità pluripremiata in patria), messo in scena da Antonio Zavatteri; George Dandin di Molière, con Tullio Solenghi protagonista e Massimo Mesciulam regista; Bésame mucho, spettacolo scritto, diretto e interpretato da Pino Petruzzelli, che rende omaggio al pensiero e alla poesia di Edoardo Sanguineti. E poi, ancora, Demoni di Lars Nóren, coproduzione che segna l’inizio del sodalizio con la normanna Comédie de Caen diretta da Marcial Di Fonzo Bo che è anche il regista dello spettacolo sia a Parigi che a Genova; la messa in scena da parte di Marco Sciaccaluga di Intrigo e amore di Friedrich Schiller e quella di Macbeth Remix di Edoardo Sanguineti a opera di Andrea Liberovici, con Paolo Bonacelli ed Elisabetta Pozzi. Le ospitalità, scelte con cura e passione, comprendono anch’esse i vari “generi” e sono realizzate e interpretate da professionisti di grande bravura e affidabilità. Registi e interpreti di questi spettacoli di ospitalità (firmati da autori quali Oscar Wilde, Luigi Pirandello, Marivaux, Eschilo, Shakespeare, Sebastiano Vassalli, Alan Bennett, Pier Paolo Pasolini, Arthur Schnitzler ecc.) saranno: Valerio Binasco, Glauco Mauri, Sebastiano Lo Monaco, Alessio Boni e Alessandro Haber, Luca Zingaretti, Paolo Rossi, Maria Paiato, Franco Branciaroli con Gianrico Tedeschi e Ugo Pagliai, Lucilla Giagnoni, Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani, Stefania Rocca e molti altri ancora. Nel corso della stagione 2015/2016, poi, andrà in tournée in una quindicina di città italiane lo spettacolo Il sindaco del rione Sanità di Eduardo De Filippo, messo in scena lo scorso anno da Marco Sciaccaluga, con Eros Pagni e un nutrito numero di attori scelti tra Napoli e Genova Il Teatro particolarmente attento al mondo della scuola ha presentato come ogni anno, agli insegnanti la cosiddetta “Scheda Scuola”: brochure criticoinformativa particolarmente dedicata a insegnanti e studenti di ogni ordine e grado, che, probabilmente unica in Italia per la finalità e la ricchezza delle informazioni, si propone ai giovani spettatori teatrali come uno strumento inteso alla formazione di un pubblico futuro sempre più culturalmente consapevole. Inoltre, sempre per un pubblico in età scolare, nel corso della stagione, verranno studiate variegate e significative iniziative destinate ad avere effetto anche nelle stagioni prossime. Contemporaneamente lo Stabile sta lavorando per costruire un circuito di relazioni europee e, a questo proposito, vanno segnalati gli accordi siglati con i Teatri di Nizza e Caen. Tali accordi non solo prevedono coproduzioni tra il teatro genovese e le istituzioni culturali delle due Città (Nizza e Caen), ma anche scambi artistici e culturali con l’obiettivo di creare una rete di relazioni che vedano il Teatro Stabile di Genova trasportato in una dimensione internazionale. 41 appuntamenti Autunno d’arte e di gastronomia 18 ottobre 1 4 MARATONA DI AMSTERDAM MESSAGGI DALLE PARETI La mostra del Museo di Belle Arti di Bilbao offre oltre duecento pezzi appartenenti alla poco conosciuta collezione di poster antichi del museo. Tra i protagonisti dell’esposizione esponenti del poster moderno come Jules Chéret, Théophile Alexandre Steinlen e disegnatori di prestigio internazionale come Leonetto Cappiello. A questi nomi si aggiungono una folta rappresentazione di autori baschi. www.museobilbao.com VALENTINA DE RIZ Sei appuntamenti da non perdere. Ecco le nostre proposte per un week-end in Europa dal 19 ottobre al 21 febbraio 2016 LIGHT dal 13 ottobre al 31 gennaio 2016 RUNNING 2 MARC CHAGALL: IL TRIONFO DELLA MUSICA Amsterdam Parigi 34 FOOD 2 dal 28 novembre al 17 gennaio 5 Alba 6 Berna ARTE Bilbao Il Philharmonie de Paris ospita un’esposizione del Marc Chagall che corso della sua carriera ha creato interessanti scenografie teatrali alcune delle quali leggendarie. Questa mostra internazionale è supportata dalla famiglia dell’artista e vanta il sostegno d’istituzioni come la Galleria Tretiakov, il MoMA e il Centre Georges Pompidou di Parigi. philharmoniedeparis.fr 3 1 FOOD AMSTERDAM LIGHT FESTIVAL Nei mesi di novembre e dicembre tornano le luci accese sui canali del suggestivo centro storico. La nuova edizione del festival propone una crociera lungo i canali, la Water Colours e un itinerario a piedi, Illuminade. Il ricco programma include numerose attività ed eventi collaterali ospitati in musei, teatri, ristoranti, negozi e in altri punti di Amsterdam. www.amsterdamlightfestival.com La manifestazione compie quarant’anni e prevede tre distanze a portata di tutti, runner scafati o neofiti della corsa: maratona, mezza maratona e otto chilometri. Con l’occasione si potrà visitare il celebre museo di Van Gogh, una delle più grandi collezione d’arte a livello mondiale. www.vangoghmuseum.nl dal 10 ottobre al 15 novembre 23 novembre 5 ZIBELEMARIT, LA FESTA DELLA CIPOLLA Il Zibelemärit è una festa popolare che si svolge nel centro storico di Berna dove la cipolla è protagonista con cinquanta tonnellate presentate in tutte le vesti. Cibo e bancarelle colorate animano questa cittadina svizzera. www.bern.com 6 FIERA INTERNAZIONALE DEL TARTUFO BIANCO D’ALBA Uno degli happening gastronomici più celebri in Italia e nel mondo, una rassegna che animerà per un mese la cittadina piemontese di Alba. “Ci vuole fiuto!” è il titolo della rassegna che vede protagonista non solo questo raffinato e prelibato oggetto del desiderio ma tutta la tradizione enogastronomica piemontese. www.fieradeltartufo.org ARTE 42 43 turismo COME SI DIVENTA AGRITURISMO BIO Occorre essere certificati da un organismo di controllo accreditato. Fatta la richiesta trascorrono minimo cinque anni, periodo nel quale l’azienda è in una fase di conversione. L’ente certificatore analizza il terreno assicurandosi che tutto ciò che viene coltivato e usato in agricoltura sia certificato bio. Per verificare se un’azienda agricola è biologica basta richiedere il certificato di conformità verificabile sul sito delle politiche agricole. AGRITURISMO BIO IN LIGURIA: Il fascino discreto della BIO-vacanza VALENTINA DE RIZ Una angolo di Maremma Toscana“tutto BIO” e sostenibile al cento per cento 44 P er qualcuno è mangiar sano e vivere ad impatto zero. Per altri un modo di rispettare l’ambiente e la biodiversità. Per Erika e Alessandro, vita e lavoro. Dal gennaio 2010 si sono trasferiti nella Maremma Toscana per dar vita ad un progetto ambizioso: costruire un agriturismo biologico in una antica dimora toscana del Seicento vicino alle Terme di Sorano. L’Agriturismo Sant’Egle è infatti un agriturismo “a tutto BIO”: sostenibile al cento per cento per energia elettrica, riscaldamento, acqua, dove ogni pianta coltivata è una varietà antica che conserva biodiversità. L’amore per questo progetto è l’orgoglio di questa giovane coppia e di un’attività che il Il Paradiso di Stella Si trova ai confini del Parco Naturale del Monte Beigua, luogo ideale per un pranzo domenicale o una visita al caseificio, qui si produce la rinomata formaggetta di latte di capra. Per i più piccoli una divertente mini-escursione in calesse alla scoperta degli animali che popolano la collina: caprette, cavalli, maialini, cani pastore, coniglietti e anatre. www.ilparadisodistella.it I Lamoi Vicino a Finale Ligure, è un’azienda a conduzione biologica con frutteto e un ricco orto a disposizione dei clienti. In evidenza la produzione di olio DOP, olive ed i prodotti orticoli. Tutti rigorosamente biologici. L’agriturismo offre cinque stanze con servizio di bed&breakfast. Finale Ligure (SV) www.ilamoi.it Il Gumo Ventisette ettari nella Valle del Vara destinati interamente alla cultura biologica. Ottimo punto di partenza per raggiungere le Cinque Terre, Levanto, Bonassola, Framura e Sestri Levante. Nel periodo autunnale, campo-base per la raccolta funghi. A disposizione degli ospiti, appartamento o camera matrimoniale. Varese Ligure (SP) www.ilgumo.it L’agriturismo Sant’Egle è stato premiato dal WWF come migliore in Italia per sostenibilità e conservatore di biodiversità. WWF ha premiato come miglior agriturismo in Italia per sostenibilità e conservatore di biodiversità: “Abbiamo partecipato ad un contest indetto dal WWF quasi per gioco arrivando in finale. Coltiviamo spirulina, zafferano, stevia, frutta e verdura secondo il metodo biologico sinergetico e biodinamico”. Ogni spazio è arredato con cura, come la stanza Piccioni con letto king size a baldacchino e romantico caminetto. Le stanze dedicate al riposo sono protagoniste dell’iniziativa “A letto con l’Arte” che offre agli ospiti la possibilità di apprezzare un’esposizione di oggetti artistici da tutto il mondo dove tutti i pezzi sono in vendita continua a pag. 46 X 45 turismo La bio piscina esterna ricrea un laghetto naturale ed è a disposizione degli ospiti nella stagione estiva. LIGURIA. LA GENTE CHE CAMBIA L’agriturismo coltiva spirulina, zafferano, stevia, frutta e verdura secondo il metodo biologico sinergetico e biodinamico 46 presso l’agriturismo. Il ristorante propone piatti con prodotti di stagione colti direttamente dall’orto, pane a lievitazione naturale fatto con la pasta madre, birre artigianali e vini biologici. Ogni anno nel periodo di raccolta dello zafferano, variabile da ottobre a novembre, gli ospiti possono partecipare gratuitamente ed imparare a coltivare questa spezia preziosa. Nella stagione calda si può trovare refrigerio nella bio piscina esterna che ricrea un laghetto naturale, in quella invernale vale la pena immergersi nella vasca d’acqua calda, scaldata da un fuoco alimentato a legna nell’attesa di gustare una cena illuminata con la luce del tramonto. Antiche tradizioni e ritorno alla terra si incontrano in un angolo di Maremma che profuma di macchia mediterranea. Dove la vita sembra avere un altro ritmo, dove la sveglia suona la mattina presto e finisce con il lavoro nei campi. Dove non serve nulla. Basta la natura. Scopri ogni giorno tutte le informazioni che ti servono per abitare, per star bene, per studiare, per lavorare, per fare impresa, per aiutare. Per vivere in Liguria. LiguriaInformaPoint Palazzo della Regione Piazza De Ferrari Dal lunedì al venerdì dalle 9 alle16 Numero verde 800 445 445 Dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle16 [email protected] www.regione.liguria.it bitgeneration Le piante robot si potrebbero utilizzare per l’esplorazione di superfici non terrestri. L’ultima rivoluzione di internet FABRIZIO CERIGNALE “Peace” in poche ore è diventata la più scaricata app a pagamento per iOS con un ricavo di oltre 100 mila euro in due giorni 48 Le “piante robotiche per esplorare Marte” potrebbero diventare una realtà così come i polpi robot che, grazie a uno studio approfondito sulle ventose, potrebbero trovare impiego nella scoperta dei fondali marini. Sembra un viaggio nella fantascienza e invece è realtà quella raccontata da Barbara Mazzolai, coordinatrice del centro di ricerca sulla microrobotica dell’Iit, che ha aperto la quinta edizione dei Caffè Scientifici promossi dalla Camera di Commercio e dai Giovani di Ascom. “Noi studiamo le forme della natura per realizzare nuovi robot ‒ spiega Mazzolai ‒ e quindi I l dibattito sui social network e sui forum, almeno sulle pagine dedicate agli addetti ai lavori, è aperto anche perché la “rivoluzione epocale” fatta da Apple con l’introduzione del suo nuovo sistema operativo, è di quelle che non possono passare inosservate e riguarda, forse, il futuro dell’informazione 2.0. La scelta di far supportare da Safari, il browser nativo di Apple, gli adblocker, programmi che permettono di evitare le pubblicità che si aprono ogni volta che si accede a un sito internet, pone le basi per una ridiscussione globale del ruolo della rete. E, a dimostrare che questa non è una semplice discussione accademica, bastano i dati di “Peace” che, in poche ore, è diventata la più scaricata app a pagamento per iOS con un ricavo di oltre 100 mila euro in due giorni. Un successo che ha portato alla decisione, da parte dello sviluppatore, di rimuoverla dallo store, per non essere “arbitro di ciò che deve essere bloccato”. Una scelta saggia, secondo i molti commenti apparsi dopo questa decisione, anche perché la battaglia tra sviluppatori e produttori di contenuti è sempre più accesa. Tutto, alla fine, ruota sempre attorno alla solita questione, la stessa che negli anni 80 aveva investito il mondo della televisione. Creare contenuti di qualità costa e, in qualche modo, lo sforzo deve essere ripagato, attraverso abbonamenti ai siti (strada che in Italia sembra avere poco successo) o con gli sponsor che, come nelle TV commerciali, sostengono i costi della produzione. Ma se in televisione la pubblicità ha avuto vita facile, già la Rai, nonostante il canone, la imponeva ai consumatori attraverso Carosello, sulla rete non tutto è così semplice. La stessa Apple, infatti, nel motivare l’apertura verso gli adblocker, ha fatto diversi distinguo. Si tratta ‒ hanno spiegato ‒ di una soluzione a favore della privacy o dell’efficienza e non certo un sistema per fare a meno della pubblicità. E non potrebbe essere All’IIt è già fantascienza, piante robot per esplorare Marte La scelta di Apple di “aprire” agli adblocker, programmi che permettono di evitare le pubblicità su internet, pone le basi per una ridiscussione globale del ruolo della rete diversamente visto che iOS9 apre la strada all’aggregatore di notizie Apple News, che assicura agli editori partner la visualizzazione di advertising. Ma, come sempre succede, anche in questo settore non è tutto “bianco o nero”. Nella scala dei grigi, infatti, ci sono produttori che hanno costruito un business particolare, basato sugli “Accettable Ads”. Un sistema attraverso il quale l’adblocker lascia filtrare le pubblicità dei suoi partner commerciali, inserite in una sorta di “white list”, bypassando il blocco. Alla fine il rischio è che in questa guerra siano solo i siti più piccoli a rimetterci, quelli che si basano solo sulla pubblicità per garantirsi la sopravvivenza. La strada potrebbe essere quella mutuata proprio dalle TV commerciali, con pubblicità non troppo invasiva che costa poco sforzo all’utente ma garantisce la sostenibilità economica ai produttori. Insomma, il dibattito è aperto, e siamo sicuri che porterà a consumare litri di inchiostro, o meglio, milioni di bit, tra i pro e i contro a questa soluzione. prendiamo, ad esempio, il polpo per creare ventose digitali, ma stiamo anche studiando, per la prima volta, le piante, per realizzare strutture robotiche che si possano ancorare al suolo come fanno le radici”. Applicazioni che, oltre alla curiosità accademica, potranno trovare sviluppo concreto nell’esplorazione dei fondali, nel monitoraggio ambientale, per l’agricoltura, ma anche su altri pianeti. “Abbiamo una collaborazione con Esa (European Space Agency) per lo spazio anche perché si potrebbero utilizzare le piante per l’esplorazione di superfici non terrestri. Una delle applicazioni su cui stiamo lavorando, oltre all’esplorazione ‒ prosegue Mazzolai ‒ è l’ancoraggio perché la prima cosa che fanno le piante, attraverso le radici, è quello di ancorarsi al suolo per crescere. L’idea, quindi, è quella di realizzare un robot che si ossa ancorare nel substrato e poi esplorare attraverso sensori di cui è dotato”. 49 Agenda moda Ottobre 2015 anno 6 - n°40 COSA SUCCEDE IN LIGURIA Mostre, fiere, spettacoli, gli appuntamenti più importanti dell’agenda dell'autunno Valentina De Riz LA BAG È MIA I modelli di questa borsa, creazione di Monica Bianco, sono made in Italy e spaziano dalle clutch alle shopping bag con stile estroso e personalizzabile. Un’alternativa al classico. Le abbiamo viste addosso a vip e non solo, rigorosamente con le proprie iniziali. STAGIONE CHE VAI, MODA CHE TROVI BENVENUTO AUTUNNO: COLORI CALDI E MANTELLE SOFFICI IL GUARDAROBA SI RINNOVA CON LE NUOVE TENDENZE I CAPI CLASSICI NON MANCANO MAI Da Milano a New York, le tendenze dell’autunnoinverno sono già scritte. Il rosso sarà il colore protagonista nelle sue varianti: dal bordeaux al marsala. Anche lo zebrato si vedrà nei soprabiti e negli accessori. Colori caldi come il nocciola e il cioccolato scalderanno le vetrine. Must-have per le signore? Il classico tubino, femminile e nei tessuti di stagione. GENERAZIONE K-WAY Successo indiscusso degli anni Settanta, lo mettevi in tasca o attaccato alla cintura. Lo avevano i genitori, oggi lo indossano i figli. Negli anni ha cambiato modelli e colori. Non solo per la pioggia è un capo da tenere nell’armadio, per ogni occasione. CULTURA NATURA FINO AL 30 OTTOBRE FINO AL 10 GENNAIO 2016 IN LABORE FRUCTUS. DALLA TERRA ALLA TAVOLA MARE NOSTRUM. GENOVA, DAGLI L’IMMAGINARIO IMPRESSIONISTI DEL MARE TRA A PICASSO MERAVIGLIA E PAURA Un’esposizione di documenti tra il 1400 e il 1900 che ripercorre indietro nel tempo la storia scoprendo usi e tradizioni alimentari. Una mostra documentaria gratuita offerta dall’Archivio di Stato di Imperia sull’onda di Expo 2015. www.asimperia.beniculturali.it La mostra è ospitata lungo il percorso espositivo del Galata Museo del Mare ed esplora la categoria della mostruosità e dell’orrore in relazione al mare, fa rivivere nel dettaglio tutte le forme della paura suscitate dall’ambiente del mare e dalla navigazione. www.galatamuseodelmare.it 50 ARTE FINO AL 10 APRILE 2016 I capolavori di Van Gogh, Gauguin, Monet, Cézanne, Degas, Renoir, Matisse, Modigliani, Kandinsky, Picasso sono protagonisti a palazzo Ducale fino alla prossima primavera con opere esposte nel suggestivo appartamento del Doge. Una collezione ricca e prestigiosa tra il XIX e XX secolo che ripercorre l’arte europea dall’impressionismo alle avanguardie. http://www.palazzoducale.genova.it/dagliimpressionisti-a-picasso/