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SETUP ART s.r.l. via Gandino 3 40137 Bologna [email protected] www.setupcontemporaryart.com Location Autostazione di Bologna Piazzale XX Settembre 6 40126 Bologna Presidente Simona Gavioli Direttore Alice Zannoni Comitato scientifico Giuseppe Casarotto Silvia Evangelisti Galleries Coordinator Giulia Giliberti Executive Assistant Giulia Fasiello Gaia Fattorini VIP Relations Beatrice Bianca Bertoli VIP Assistant Michela Cesta Martina Colozzo Social Media Coordinator Lucrezia Giovanardi Segreteria Organizzativa Roberta Filippi Ufficio Stampa Culturalia di Norma Waltmann Graphic design Emanuele Bruscoli, Agenzia NFC Catalogo edito da Agenzia NFC di Amedeo Bartolini & C. sas ISBN: 9788867260867 © 2016 - SETUP ART S.R.L. © 2016 - Agenzia NFC Tutti i diritti sono riservati. è vietata la riproduzione anche parziale dell’opera, in ogni sua forma e con ogni mezzo, inclusa la fotocopia, la registrazione e il trattamento informatico, senza l’autorizzazione del possessore dei diritti. PATROCINI Media Partner SPONSOR TECNICO Segreteria organizzativa Partner Press Office SER DATA Solution Expert Ringraziamenti Giovanni Allegri e Aleart tutta Francesco Amante Matteo e Alessandro Amante Marco Ascenzi e Monica Gaggi Il Presidente e il team dell’Autostazione Paolo Balboni Amedeo Bartolini Beatrice Calia Massimiliano Capo e Serena Achilli Paolo Castelli Ing. Mario Ciammitti Benedetta Cucci Stefano dell’Enel Paolo Degli Esposti Sommario Gloria Evangelisti 9 Perchè SetUp? Carlotta Ferrozzi 25 Premi 35 Indice espositori 205 Special projects 241 Programma culturale Silvana Montagna 251 Talk Milena Naldi 289 Special Area Giovanni Gaggia Giorgio Gavioli David Metz e Matteo Cambuli Luca Molinari Nonna Zita Renato Pellizzari e tutto lo staff della P.L.L. Silvia Raschi Emmanuele Serra Massimo Treggia I ragazzi della Velostazione Norma Waltmann Perché SetUp? Perché SetUp? Simona Gavioli Presidente SetUp Contemporary Art Fair Alice Zannoni Direttore SetUp Contemporary Art Fair Questo testo, “Perché SetUp?”, lo stiamo scrivendo per la quarta volta. Alle spalle abbiamo quattro anni di esperienza che ci hanno fatto crescere assieme a questo progetto che all’inizio sembrava, e forse lo era, una follia. Quattro anni sono 1460 giorni e non c’è giorno in cui non abbiamo pensato a SetUp. A questa domanda infatti, Perché SetUp?, rispondiamo quotidianamente con il nostro impegno, con il nostro tempo e con la nostra passione; ormai SetUp è un approccio all’esistenza, una questione di principio, un dovere, una responsabilità verso noi stesse e verso coloro che hanno creduto in noi quando SetUp non esisteva, quando ha iniziato a prendere forma e verso coloro che sceglieranno di farne parte. Il desiderio di un futuro migliore è la mappa su cui tracciamo con ambizione il disegno di questo progetto sempre più strutturato; la voglia di fare sempre meglio è quello che ci direziona nelle scelte; l’amore per una professione che coincide con l’essenza stessa delle persone che siamo è il punto fermo su cui ruota fin dall’inizio SetUp. Non è cambiato nulla dal primo anno, se non la consapevolezza che il sogno non è un sogno, ma una realtà. Sono stati quattro anni “in crescendo”, piccoli passi fatti di numeri positivi e con la convinzione che tutto ciò che stiamo facendo ha un senso perché non è autoreferenziale ma coinvolge gli altri. Leggere la soddisfazione e la gioia negli occhi di galleristi, artisti e visitatori è una prospettiva che ci fa lavorare di anno in anno con un ottimismo e una tenacia fuori da ogni limite. Con queste coordinate noi continuiamo a sognare lo stesso e il motto resta sempre quel “se si può sognare si può fare” che dal 2013 ci accompagna assieme a questa impresa apparentemente irrealizzabile. 10 11 Perché SetUp? Andrea Leonardi Presidente di Autostazione s.r.l. L’Autostazione di Bologna è tra le realtà più importanti d’Italia per quanto concerne la sosta bus relativa al traffico nazionale ed internazionale di passeggeri. Da quattro anni a questa parte l’Autostazione ha aderito ad un progetto culturale diventando la sede dove di svolge SetUp Contemporary Art Fair e con essa, da ottobre 2015, ospita le attività culturali di Caravan SetUp, associazione nata da una costola della manifestazione fieristica, con l’obiettivo di far vivere gli spazi in attesa della loro ristrutturazione. Seguo SetUp fin dalla prima edizione e dalla terza, in coincidenza con il mio incarico di Presidente di Autostazione, ho visto crescere questo progetto grazie alla tenacia delle organizzatrici, grazie alla loro professionalità e alla loro presenza costante sul campo. Il sostenere SetUp e le sue iniziative sempre frizzanti e creative ha permesso all’Autostazione e alla città di Bologna di diventare un luogo di incontro, scambio e condivisione di cultura e culture, con la consapevolezza che il coraggio di alcune scelte possono essere la chiave di volta per dare ad un luogo una nuova vita anche con un respiro internazionale. 12 13 Perché SetUp? Milena Naldi Presidente Quartiere San Vitale Perché siamo alla quarta edizione di SetUp? Perché riuscimmo a partire nel 2013? Perché esiste, forse, un’alchimia negli incontri che fa nascere le cose? Perché l’entusiasmo di iniziare nuove avventure trova seguaci? Perché battere strade non tracciate è affascinante? Perché andare controcorrente è faticoso, ma bello? Perché avere un cuore gigantesco che batte per l’amore dell’arte e della contemporaneità, ovvero della vita, contamina chi ti sta vicino? Non lo so, ma un mattino di quattro anni fa nel mio ufficio del Quartiere San Vitale ci incontrammo. Quel giorno conobbi Simona e Alice, un normale appuntamento, come tanti. Cercavano, come tanti, un luogo, un posto dove svolgere, non si sapeva ancora molto bene, un progetto d’arte contemporanea, forse una fiera indipendente. Ebbene una profonda vibrazione mi colpì, qualcosa che colpisce il cuore e il cervello nello stesso momento, produce gioia e entusiasmo, allarga il sorriso e fa intuire che qualcosa sta accadendo, non si sa se proprio subito, o tra un po’, un domani, ma che accadrà. Due donne, diverse, una bionda una scura, contrapposte, ma complementari, senza nulla da perdere, e per fortuna, libere. Non so se definirlo un colpo di fulmine o un’occasione che abbiamo colto insieme, ma dissi, senza troppo pensare: “Sì il luogo c’è, è l’Autostazione, è vuoto, momentaneamente, è bruttissimo, ma bellissimo, andiamo a vederlo”. E la storia incominciò. Allora Perché SetUp? perché l’arte, come la vita, come la politica - come le cose che arrivano prima e danno speranza che la vita abbia un senso - sono e saranno sempre quelle che aggiungono all’intelligenza e alla concretezza una dose di coraggio che nasce dal cuore. Questo lo si percepisce ed è stato e sarà sempre il motore vero di SetUp. Le curatrici le ho viste poi crescere in questi quattro anni, lavorare duro, tessere relazioni con artisti e collezionisti, fare nuovi incontri, conquistare apprezzamenti, partner importanti e rispetto, le ho viste passare dalla incoscienza coraggiosa alla consapevolezza responsabile; tutto nel furore dell’empatia e del valore aggiunto che sta nel credere alle proprie passioni, nell’avere empatia con il mondo. E l’arte è un mondo che mette in armonia il mondo, anche quando lo distrugge. Gettare le basi per predisporre il cambiamento quindi non è cosa banale e allora gettiamo il nostro cuore in SetUp e divertiamoci frequentando gli spazi non più dismessi dell’Autostazione. 14 15 Perché SetUp? Giuseppe Casarotto Comitato scientifico …. Perché come nel campo della ricerca e sviluppo di macchine industriali, settore in cui opero da anni, il termine setup ricorre quasi quotidianamente nel definire una serie di operazioni necessarie per l’avvio di un progetto o la messa in produzione di una nuova macchina, così trovo che anche per l’arte contemporanea il termine setup possa ben rappresentare lo sviluppo di nuove proposte artistiche, dopo la ricerca il setup, dopo l’elaborazione dei concetti la necessaria preparazione per l’avvio di un nuovo progetto artistico. …. Perché penso che la denominazione “Setup Contemporary Art Fair” possa corrispondere perfettamente allo spirito che anima questa manifestazione nel presentare al pubblico una libera proposta artistica non ridondante con le numerose fiere legate principalmente al secondo mercato, per le quali appunto l’operazione di setup non è necessaria trattandosi di attività consolidate. … Perché un collezionista esperto troverà maggior interesse nel valutare giovani progetti curatoriali, settati con la cooperazione di gallerista, curatore ed artista nel proporre la miglior espressione contemporanea del fare arte. … Perché l’aspetto più interessante per il collezionista, per il direttore di un museo, per il critico e curatore nel frequentare le fiere è quello della scoperta di giovani talenti senza l’obbligo di attraversare booths che presentano lavori più o meno importanti, ma sempre di artisti consolidati. … Perchè l’arte contemporanea è giovane per definizione ed il format di SetUp Contemporary Art Fair punta esclusivamente sugli artisti e curatori under 35; escludendo qualche eccezione, la storia insegna che i capolavori che determinano un cambiamento sono realizzati in giovane età, quando l’artista esprime la massima potenzialità creativa. … Perché il tema SetUp 2016, “Orientamento”, offre molteplici opportunità di espressioni artistiche e presenta una relazione tra la creatività dell’artista nell’indicare la sua “direzione”, la capacità del curatore nel descriverla e la sensibilità del fruitore nel percepire il risultato finale in senso poetico ed estetico. … Perché SetUp 2016 rappresenta una nuova sfida che mi vede partecipe nel valutare il lavoro di artisti e curatori da un diverso punto di vista, quello del confronto tra un numero finito di proposte presentate cercando di individuare quella che più rappresenta una piacevole novità, supportata da un gesto artistico di qualità e che possibilmente incontri i miei gusti estetici. Per questa volta tendenze di mercato ed aspetti commerciali non influiranno sulla scelta. 16 17 Perché SetUp? Silvia Evangelisti Comitato scientifico Perché SetUp? Diverse sono le ragioni che si possono elencare a supporto della creazione e del sostegno di una nuova fiera d’arte contemporanea come SetUp, in particolare nello scenario attuale del mercato dell’arte. E non tanto perchè il mercato dell’arte contemporanea non è mai stato così competitivo e speculativo - in soli quattro anni il fatturato mondiale realizzato alle aste è stato quasi raddoppiato dopo la frenata del 2009-2010-, ma piuttosto per scelta precisa e determinata di dedicarsi esclusivamente alle più nuove ricerche artistiche, proposte da giovani e giovanissime gallerie. A quel settore dell’arte contemporanea, dunque, che non ha ancora mercato ma che, forse, l’avrà domani. Gli appassionati d’arte e i collezionisti potranno così trovare una finestra aperta sul futuro. Un grande collezionista, il conte Giuseppe Panza di Biumo, raccontava, ricordando gli inizi del suo collezionare negli anni Cinquanta e Sessanta: “L’arte contemporanea, quella che ho seguito io, è un’arte che cambia il modo di fare arte. è un’arte proiettata nel futuro, è del futuro, non è molto interessata al presente, di conseguenza, per capirla bisogna abbandonare i vecchi schemi e rifarsi ad una visione diversa. Ho sempre comperato artisti che venivano disprezzati da altri. Quando compravo Rothko i direttori di musei mi dicevano che non era arte, che sbagliavo. Quando c’erano i Rauschemberg la gente si metteva a ridere e diceva che era arte fatta raccogliendo materiale dalla pattumiera.” Rothko, Rauschenbeng, così come Kline o Twombly, sono oggi artisti famosissimi, dalle quotazioni stellari, ma allora, quando il conte Panza acquistava le loro opere, erano giovani alle prime mostre, e Panza di Biumo ha sempre avuto una predilezione particolare per l’acquisto di opere di giovani artisti, “scommettendo” sulla loro qualità e originalità. Ecco cosa offre SetUp ai collezionisti di oggi: di “scommettere” su un giovane che cattura la loro attenzione con le sue opere, che li affascina, li incuriosisce, li incanta con la sua purezza non ancora contaminata dal grande mercato. “Scoprire” un giovane artista è una straordinaria esperienza, che coinvolge il collezionista nella vicenda futura dell’artista stesso, poiché il successo di quell’artista diventerà il successo del collezionista che l’ha capito e vi ha investito quando ancora non era noto. E non tanto perché tale riconoscimento si traduce, per il collezionista, in guadagno economico (comunque gradito!), ma soprattutto perché si crea una sorta di empatia, di complicità, tra il collezionista e il giovane artista a cui dona fiducia. Dal momento in cui una opera di quel giovane artista entra nella sua casa diventerà “uno di famiglia” e farà “il tifo” per lui, lo seguirà nella carriera, gioirà per i suoi successi quasi come fossero i propri. Ed in un certo senso lo sono. Io ho insegnato per oltre trent’anni all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ho avuto migliaia di studenti, e la mia più grande soddisfazione è stata quella di vederne alcuni farsi strada nel mondo dell’arte contemporanea, vincere premi prestigiosi, riscuotere l’approvazione di critici e collezionisti. Se vincono loro ho l’intima soddisfazione di vincere anch’io. 18 19 Perché SetUp? Paolo Castelli Amministratore Delegato Da sempre la storia della nostra azienda coniuga arte e artigianato, d’altro canto SetUp è un contenitore culturale che favorisce le sinergie e le relazioni tra giovani talenti. E lo fa riuscendo ad essere una magnifica opportunità per dare ai più giovani una visione del futuro attraverso i valori dell’arte e della cultura. È con questa stessa visione che, con estremo piacere, abbiamo accettato la collaborazione con questa manifestazione. Arte, cultura e giovani talenti rappresentano il nostro patrimonio più grande: valori per cui il nostro Paese è conosciuto nel mondo e che il mondo ci invidia. La Paolo Castelli, azienda che negli anni è passata attraverso grandi trasformazioni ed è cresciuta confrontandosi con i suoi 135 anni di storia, ha voluto essere presente a SetUp con un allestimento nel luogo delle relazioni e dello scambio sociale: la Vip Lounge è uno spazio che favorisce conversazione, condivisione e sapere. SetUp, spazio dedicato all’arte contemporanea, si rivolge alle nostre migliori risorse, i giovani, perché coniuga arte e cultura unitamente alla formazione delle nuove leve creative. La Paolo Castelli è un’azienda bolognese profondamente radicata nel territorio e operativa nel settore del contract, dell’arredamento e del design, e crede molto nella forza dei giovani talenti e nell’innovazione per continuare ad essere competitiva sul mercato. Nel corso dell’ultimo anno siamo cresciuti grazie a commesse importanti e dall’elevato ricono- scimento internazionale: abbiamo allestito la nuova Sala Museo al Castello Sforzesco che ospita la Pietà Rondanini; siamo presenti con gli allestimenti della Mostra Cucine e Ultracorpi presso il Triennale Design Museum, ed Expo è stata la nostra più grande sfida. Ci ha dato grande visibilità, a livello nazionale e soprattutto internazionale. Grazie a Expo abbiamo avuto l’opportunità di crescere, formare giovani leve motivate e con desiderio di imparare, in uno scambio virtuoso che ci proietta verso le nuove sfide. 20 21 Perché SetUp? Perché SetUp? Amedeo Bartolini Agenzia NFC Luigi Zanolio Presidente e Direttore Creativo di Luis.it Matteo Amante Amministratore Delegato e Vice Presidente di Luis.it In latino si dice NOMEN OMEN, cioè Il Nome è Destino… ed in questo caso la scelta del nome SETUP, racconta oltre alla meta, anche il percorso di quest’idea, che poi è diventata Setup Contemporary Art Fair. Con grande orgoglio, Agenzia NFC ed NFC Edizioni fanno parte di questo percorso; collaborando alla realizzazione grafica ed editoriale del catalogo, e condividendo da 3 anni, l’idea di questa NUOVA e GIOVANE fiera d’arte contemporanea… sarà perché noi, forse più di altri, ci rendiamo conto del lavoro e dell’impegno che si “nasconde” dietro ad ogni edizione, sarà che vediamo nascere, e crescere, tra le nostre mani il catalogo, sarà per l’attenzione al programma culturale in cui viene spostata l’attenzione dall’OPERA, alla CULTURA che essa ha generato; è per questi motivi, e per tanti altri, che NOI ci sentiamo parte di questa meravigliosa, grande famiglia che è SETUP! Quindi posso asserire che è un piacere, oltre che un crescere personale e professionale, collaborare con Alice, Simona e tutto lo staff di SetUp. 22 Perché non potevamo non incontrarci. A partire dal nome della manifestazione, che per noi già una garanzia. Luis.it è un’agenzia creativa e la parola SetUp evoca svariati significati, dalla pianificazione all’installazione fino alla nostra libera e ironica “traduzione”: “Sette volte Sopra”, ossia sette spanne sopra agli altri. Non solo. Molto spesso cultura e business sono considerati elementi che percorrono binari diversi. Luis.it crede da sempre nell’importanza della cultura come strumento per poter ampliare il proprio business.Non a caso la nostra agenzia di comunicazione ha al proprio interno un reparto, LuisCult, dedicato all’arte e allo spettacolo. La sezione si occupa di realizzare progetti culturali, artistici, didattici e di formazione. La cultura fatta con intelligenza e in maniera efficace, può diventare un moltiplicatore di forza del business, donandogli un’anima e una credibilità. Parallelamente la cultura si può innovare e rinnovare attraverso il plus delle nuove tecnologie. Realtà aumentata, App, Social Media, video: sono tools tanto innovativi, quanto efficaci. La nostra agenzia ha da sempre creduto nella cultura come elemento differenziante nei processi di comunicazione: business e cultura trovano in Luis.it un nuovo punto d’incontro. 23 PREMI Premio SetUp Premio Luis.it Sponsor Tecnico Simona Gavioli Presidente SetUp Contemporary Art Fair Luigi Zanolio Presidente e Direttore Creativo di Luis.it Alice Zannoni Direttore SetUp Contemporary Art Fair Matteo Amante Amministratore Delegato e Vice Presidente di Luis.it Conferire un premio è sempre una grande responsabilità. Conferirlo per quattro anni di seguito, oltre ad essere un’emozione, vuole e continua ad essere un forte segnale. SetUp si impegna anche per questa quarta edizione a valorizzare i talenti emergenti con un simbolico premio in denaro. SetUp Contemporary Art Fair si evolve, si trasforma, cresce, ma il suo orizzonte resta ben preciso: scommettere e sostenere i futuri attori del sistema dell’arte. Lo facciamo perché crediamo che sia impossibile ragionare e lavorare sull’arte contemporanea senza tenere aperta la porta alle giovani leve creative, perché ci auguriamo che SetUp rappresenti per questi artisti e curatori una occasione di crescita e di maturazione professionale. L’arte contemporanea parte da qui, e non perché ci sentiamo al centro dell’universo, ma perché ci impegniamo quotidianamente affinché SetUp sia una stazione di partenza sicura da cui possano spiccare il volo i grandi artisti e curatori di domani. Così come accade nelle grandi città del mondo, da Parigi a Londra, passando per Berlino o New York, ogni Fiera internazionale è accompagnata da importanti iniziative fuori salone. Questo fa, da quattro anni, SetUp durante Arte Fiera, sottolineando e creando una realtà che fino ad allora a Bologna mancava. Si crea così una dimensione alternativa che dà finalmente spazio ai giovani e concede loro la possibilità di esprimersi attraverso l’utilizzo di nuovi strumenti. 26 27 Coerentemente con la propria attività di agenzia di comunicazione, Luis.it offre un video-portfolio di presentazione, realizzato con compositing e infografiche animate, alla galleria che presenterà il miglior progetto curatoriale. L’espositore selezionato avrà la possibilità di raccontare la propria storia, i propri progetti, le proprie ambizioni attraverso un video in grado di emozionare, colpire, suscitare, ricordare e farsi ricordare. Ad occuparsi della realizzazione del Premio sarà la casa di produzione video interna all’agenzia. Il lavoro finale rappresenterà una vetrina da mettere in mostra anche in ambito digital e sui diversi canali social. Premio Residenza Sponge ArteContemporanea Giovanni Gaggia Direttore di Sponge ArteContemporanea La filosofia d’azione di SetUp è pienamente condivisa e praticata da Sponge ArteContemporanea, e consiste nel mettere in moto un processo per ripensare al sistema-arte. Sette anni fa abbiamo deciso di aprire le porte della mia casa, Casa Sponge, e far sedere attorno al tavolo principale tutti gli operatori di settore, artista, curatore, gallerista, collezionista, giornalista e pubblico, ed insieme dibattere, discutere per ripensarsi e spingere la ricerca nelle arti visive. Il sodalizio è stato naturale, il fronte è comune ed è per questa ragione che in questa quarta edizione di SetUp abbiamo pensato ad una rassegna performativa che metta in discussione il senso del termine performance ed il rispettivo campo d’azione, teatro, arti visive o danza. Per gli stessi motivi è stato riconsiderato anche il Premio Residenza Sponge ArteContemporanea, quest’anno rivolto ad un giovane curatore che avrà la possibilità di campeggiare con altri suoi 8 colleghi per 9 giorni a Casa Sponge ed in queste giornate incontrare artisti e senior curators che hanno davvero cambiato l’assetto culturale, e a volte strutturale, dei luoghi in cui operano. Totalmente immerse nella natura, le nuove leve della curatela discuteranno tra loro, attivando uno scambio che li spinga a riflettere sull’attuale sistema dell’arte contemporanea, tutto questo sotto le stelle tra una tenda da campeggio e l’altra. 28 29 Premio 43 gradi in Sardegna / Zona 9 Gabriella Locci Presidente di Casa Falconieri e del FIG Festival International Print Dario Piludu Direttore artistico di Casa Falconieri e del FIG Festival International Print Premio Residenza Fusion Art Gallery Walter Vallini Fondatore di Fusion Art Gallery Barbara Fragogna Direttore di Fusion Art Gallery Perché questo é un viaggio, un viaggio nuovo e denso di situazioni magiche, che con l’arte a volte stanno bene, a volte no. Il viaggio inizia da lontano, da un confronto di idee avvenuto a Madrid e ritrovato tempo dopo, intatto nei suoi contenuti e dinamicamente propositivo; viaggiamo nella necessità di un cambiamento, dentro la certezza di qualità e identità emergenti, con la consapevolezza di un sistema di relazioni che sceglie di essere affettivo e emotivo. Dentro SetUp perché uno spazio aperto; dentro SetUp, Casa Falconieri crea un nuovo viaggio con la residenza d’artista “43 gradi in Sardegna / Zona 9”. Il premio é una residenza d’artista, strumento utile per confrontare il proprio processo creativo con quello di altri paesi o culture. Fuori dei circuiti omologati dell’arte, l’artista instaura un rapporto più diretto e autentico con il territorio, può capirne le peculiarità e i suoi abitanti. Essere in residenza significa quindi concentrare un periodo della propria creatività per farlo diventare opera, un’opera con una forma e una propria natura, e ciò che assume un aspetto fondamentale è il luogo: il genius loci, l’interazione di luogo e identità, il vero e proprio carattere del luogo. L’intento di gettare e consolidare le basi di un cambiamento all’interno del mondo dell’arte contemporanea in Italia, rispecchia l’impulso che la Fusion Art Gallery ha di scardinare una serie di motti, atteggiamenti e regole che sembrano imbrigliare in una rigidità formale i meccanismi del sistema stesso, senza privilegiare autori, artisti e progetti che valorizzino la produzione contemporanea al di fuori del mainstream. La Fusion Art Gallery, fondata a Torino da Walter Vallini nel 2003, si propone come spazio indipendente di sperimentazione e ricerca, con una nuova direttrice Barbara Fragogna (artista, ex curatrice della KunstHaus Tacheles di Berlino e fondatrice del progetto editoriale Edizioni Inaudite) e un nuovo programma, che include lo scambio internazionale attraverso il progetto di residenze Fusion AIR, con l’obiettivo di esporre/proporre artisti italiani e stranieri nella sua sede di Piazza Peyron. In occasione di SetUp, all’artista selezionato sarà offerta una residenza artistica nelle prime due settimane di settembre 2016, nella quale potrà sviluppare un progetto nuovo o portare avanti la sua ricerca. L’artista sarà ospitato nell’appartamento atto a residenza e potrà lavorare nello studio/laboratorio della galleria. La residenza si chiuderà con una mostra/presentazione al pubblico a metà Settembre oltre alla produzione di un’edizione limitata possibile grazie alla collaborazione con Edizioni Inaudite. 30 31 Premio Dispensa Premio Emil Banca 2016 Martina Liverani Direttore responsabile di Dispensa Dispensa è con SetUp sin dalla prima edizione, condividendone lo spirito i valori. Si può dire che Dispensa e SetUp siano nati quasi insieme, entrambi come antidoto a mondi precostituiti: quello delle fiere d’arte in un caso e dell’editoria cartacea nell’altro. Entrambi abbiamo scelto di essere indipendenti e controcorrente, di essere in prima linea, attori del cambiamento, una boccata d’aria fresca. Siamo una banca del territorio e ogni giorno lavoriamo per far crescere le comunità di cui facciamo parte puntando, attraverso il nostro modo differente di fare banca, ad uno sviluppo socioeconomico equilibrato e sostenibile. Sostenere ed affiancare una realtà come SetUp Contemporary Art Fair è quindi assolutamente coerente con la mission fissata dal nostro statuto di cooperativa di credito, che ci vuole motori della crescita economica, ma anche culturale, del nostro territorio d’appartenenza. In più, attraverso SetUp confermiamo il nostro impegno a favore dei più giovani: sono stati proprio gli Young Tutor Emil Banca, i referenti under 35 che i nostri soci e clienti possono trovare in tutte le filiali, che hanno sostenuto con forza la necessità di impegnarsi nel mondo dell’arte puntando sui giovani talenti e su un’iniziativa che da quattro anni porta innovazione e freschezza nell’universo culturale bolognese. Da questa sinergia lo scorso anno è nato anche il Premio Emil Banca che, dopo le soddisfazioni della scorsa edizione, sarà riproposto anche quest’anno in una nuova formula. 32 33 Editoria INDICE espositori 34 MAIN SECTION A-Space ABC Arte Bologna Cultura ART and ARS GALLERY barcel-one BI-BOx Art Space BonelliLAB Bonioni Arte Burning Giraffe Art Gallery CASA FALCONIERI Centro di ricerca e sperimentazione Casa Turese arte contemporanea D406 fedeli alla linea EGGERS 2.0 (factory creativa) exfabbricadellebambole associazione culturale FEDERICO RUI ARTE CONTEMPORANEA Galleria 13 – arte moderna e contemporanea Galleria B4 Galleria PrimoPiano INCREDIBOL LOPPIS OPENLAB MARTA MASSAIOLI ARTE CONTEMPORANEA (MMAC) MARTINA’S GALLERY Museo Nuova Era Opificio Arti Performative PORTANOVA12 Print About Me RICCARDO COSTANTINI CONTEMPORARY Sponge ArteContemporanea Tedofra Art Gallery TemporarySpace Viridian Artists VITA PRIVATA Home Gallery VV8 artecontemporanea White Noise Gallery ZAK PROJECT SPACE (in tour) 38 42 46 50 54 58 62 66 70 74 78 82 86 90 94 98 102 106 110 114 118 122 126 130 134 138 142 146 150 154 158 162 164 168 SOLO Show BonelliLAB Galerie am PI Galleria Flaviostocco RRN Project UNCERTAIN STATES Yab (young artists bay) 172 176 180 184 188 192 DRAWING THE WORLD Focus Santander A cura di Mónica Álvarez Careaga Espacio Creativo Alexandra Estela Docal JosèdelaFuente Siboney 200 201 202 203 A-Space Le mie pareti rocciose a cura di Marina Lutz Rheinfelden Main Section Sito web www.a-spacegallery.com Direttore Roy Hofer e Marina Lutz Artisti in fiera Kaspar Bucher Thomas C Chung Roy Andres Hofer Genya Krikova Marina Lutz Tyrone Richards Artisti rappresentati Kaspar Bucher Thomas C Chung Roy Andres Hofer Louise Isbjoern Genya Krikova Marina Lutz Tyrone Richards Satoru Takahashi Masae Wada Premio SetUp under 35 Artista Marina Lutz Curatore Marina Lutz 38 Essendo cresciuta in una valle nelle Alpi svizzere l’artista è abituata sin dall’infanzia a vedere fuori dalla finestra aspre pareti rocciose. Le montagne formano un confine geografico che impedisce allo sguardo di aprirsi verso la distanza. Vivere fra queste pareti rocciose influenza anche il modo di pensare delle persone. Diventa più difficile avere una prospettiva aperta quando non si riesce a vedere i propri vicini. Allo stesso tempo però, queste maestose formazioni rocciose, rappresentano la pura forza della natura. In più le montagne hanno la capacità di orientare: è difficile perdersi quando si può solo scegliere se salire o scendere una vallata. Marina Lutz utilizza colori potenti e forti contrasti per creare il suo paesaggio immaginario. Il dipinto acrilico è principalmente figurativo, ma nasce dalla somma di pennellate astratte e campiture di colore. Uno scintillante strato di scale di grigi costituisce la base del dipinto, successivamente le pennellate e le campiture costruiscono una struttura all’interno della superficie. L’artista utilizza pennelli di diverse dimensioni a seconda del gesto che intende effettuare. Le pennellate derivanti da pennelli calligrafici formano i dettagli più sottili del dipinto. Alberi e cespugli sono dipinti in maniera semplice e infantile rispecchiando la visione personale del soggetto che ha l’artista. Lo stile libero del dipinto viene enfatizzato attraverso pennellate e superfici che puntano alle sommità della montagna. L’intera immagine sembra così ingigantirsi in costante movimento. L’arte di Marina Lutz può essere vista da due diverse prospettive: contenuto e forma. Da un lato c’è il paesaggio montano come elemento biografico che esprime un sentimento ambivalente di ammirazione e frustrazione. Dall’altro, l’artista esplora la sua ricerca artistica dipingendo in maniera giocosa. Così facendo, Marina Lutz, allude ai temi contrastanti della forza e della fragilità. In questo modo, le pennellate astratte e le campiture invitano l’osservatore a vedere non solo una mera parete rocciosa. 39 Marina Lutz My rocky walls, 2015 Acrilico su tela, 80x60 cm Marina Lutz My rocky walls, 2015 Acrilico su tela, 140x120 cm 40 41 ABC Arte Bologna Cultura Bologna Main Section Sito web www.abcbo.it Direttore Lavinia Turra Artisti in fiera Valentina D’Accardi Artisti rappresentati Valentina D’Accardi Marco Bolognesi Mustafa Sabbagh Premio SetUp under 35 Artista Valentina D’Accardi Curatore Maria Letizia Tega 42 FIUME a cura di Maria Letizia Tega Quanto è volgare l’insulto di chi ci raccomanda di diventare solo dei graziosi animaletti domestici! MARY WOLLSTONECRAFT Bologna, 1972. Un corpo senza vita trascinato dalla corrente. In quei giorni, mentre le indagini nicchiano e gli accertamenti non arrivano, quella donna, gettatasi nel fiume, segue il corso dell’acqua, attraversando la bassa bolognese e, arrivando ai confini con il ferrarese, ritorna al suo paese di origine. Come per ricongiungersi con una serenità perduta. Il 17 maggio la donna viene trovata e identificata. Elsa. Madre di tre figli. “Era esaurita”. Lo stesso giorno in cui avviene l’omicidio del commissario Calabresi, l’Italia ha altro a cui pensare che a una donna suicida. Non c’è spazio per la diversità, per la depressione, per i momenti di difficoltà. Quando la protagonista è femminile la società etichetta come folle qualsiasi comportamento non ordinario. Non è ancora così d’altronde? Non sono ritenute umorali, con il ciclo, o bisognose di sesso, quelle donne con un carattere ostinato e forte? Lo stesso carattere che a un uomo conferisce personalità e rispetto? Valentina D’Accardi si muove in un territorio difficile, nella sua opera vi sono più aspetti: una vicenda e un dolore personale, un complicato e multiforme processo artistico e una forte presa di coscienza della condizione femminile nei suoi aspetti più sottili, radicati nella società, che ancora oggi in parte sopravvivono. L’artista bolognese ha deciso di rivivere il gesto di Elsa, la madre di sua madre, di capirlo, e di metabolizzare quello che ancora oggi è celato, qualcosa di cui non si parla in famiglia. Come se fosse una vergogna. Valentina ripercorre l’episodio in prima persona: vestita come la nonna fu ritrovata, indossando un suo scialle, ripercorre a 43 piedi il percorso del corpo nel fiume; in parte omaggia Elsa, la rievoca, ma esorcizza anche il ricordo di un segreto raccontato malvolentieri alle generazioni che sono venute dopo. I mezzi con cui lo fa sono quelli che lei conosce, la fotografia, il disegno, l’emotività e la dedizione. Un progetto ambizioso, articolato, in cui i protagonisti, ovvero l’assenza e l’abbandono, non si aprono a un’unica lettura, non riguardano solo quei figli ritratti soli, senza nulla intorno, ma includono anche ciò che quella donna può aver provato per arrivare ad un gesto cosi estremo. Valentina D’Accardi FIUME#5, 2015 Matita su carta, 35x24,5 cm Valentina D’Accardi 44.660145, 11.436167, 2015 Stampa ai sali d’argento, 18x18 cm 44 45 ART and ARS GALLERY Galatina, Lecce Main Section Sito web www.artandarsgallery.it Direttore Gigi Rigliaco Artisti in fiera Dario Agrimi Fabrizio Fontana Artisti rappresentati Dario Agrimi Hernan Chavar Francesco Cuna Fernando De Filippi Raffaele Fiorella Fabrizio Fontana Fontana-Loschi Gianmaria Giannetti Massimiliano Manieri Salvatore Masciullo Ezia Mitolo Premio SetUp under 35 Artista Dario Agrimi Curatore Carmelo Cipriani 46 SPASMI a cura di Carmelo Cipriani Nel contesto contemporaneo sono innumerevoli i materiali connessi alla pratica artistica, così come i metodi di produzione e di presentazione. La tecnica, ormai libera da supporti e aspetti prestabiliti, si apre al mondo per assumerne i molteplici volti, riprodotti ma anche concretamente adottati. I materiali, non più estranei o intoccabili, si piegano all’attività creativa assecondando il flusso di pensiero dell’artista, il suo talento creativo. Esempio emblematico di una contemporaneità irrisolta e mutevole è Dario Agrimi, artista istrionico e multiforme, per il quale il vecchio detto “una ne fa e cento ne pensa” è diventato dogma e stile di vita. Lo spasmo è una contrazione involontaria di un muscolo, condizione dolorosa che l’artista trasferisce alla mente in qualità di cortocircuito speculativo e inedita possibilità creativa. Capelli, resine, gusci d’uovo, animali in tassidermia, object trouvé nella sua produzione si associano ai mezzi tradizionali del fare arte in nome di una creatività convulsa che non conosce impedimenti e soluzioni di continuità. Riluttante a rivelare se stesso e i meccanismi reconditi che sottendono le sue creazioni, Agrimi è sardonico demistificatore della realtà, creatore di lavori puramente speculativi, non di rado amorali e dissacranti. Installazioni stranianti, create attingendo sia alla rassicurante banalità degli stereotipi pop che all’inquietante repertorio dell’immaginario collettivo. Suggestiona la pubblica coscienza inscenando atti compromissori, finanche blasfemi attraverso materiali e linguaggi – il plurale è d’obbligo – inusuali e seducenti. In “Non dice chi è” Lucifero è l’angelo ribelle che tenta l’ascesa al Paradiso travestito da uomo medio avvolto in un luttuoso manto nero e con i piedi nudi a vista. Un’anonima presenza, protagonista anche in “Limbo” dove, annaspando, cerca di emergere da un liquido catramoso, soffocante e terrifico, ma per quanti sforzi faccia, come in una sabbia mobile, ne è inesorabilmente vinto. L’affannoso respiro diviene l’ultimo gesto dell’esistenza, l’atto estremo dell’attaccamento alla vita e ai suoi 47 valori più autentici. Più ironico, invece, è “More difficult” lavoro di evidente impostazione concettuale che nella problematicità di comporre un puzzle completamente bianco nasconde l’annullamento della pittura e l’annichilimento del tutto. Opere ad alto grado di spettacolarità, che attingono al dadaismo tanto quanto al surrealismo e al post-human, imbastite con linguaggio aperto e mutevole, fatto di inventiva e immaginazione. Dario Agrimi Non dice chi è, 2015 installazione materiali vari, 200x250x80 cm 48 Dario Agrimi Autocombustione, 2013 installazione animal art taxidermy, 40x30x30 cm 49 barcel-one Barcelona - Spagna Main Section Sito web www.barcel-one.com Direttore Roberto Silvestrini Garcia Artisti in fiera Maria E.Santiso R.S.V.P. Project Roberto Silvestrini Garcia Paz Vicente Artisti rappresentati Mercedes Andreu David Arteagoitia Jean Cocteau Salvador Dalí Maria E.Santiso, Joan Miró Pablo Picasso R.S.V.P. Project Roberto Silvestrini Garcia Antoni Tapies Maria Verdugo ALthofer Paz Vicente Premio SetUp under 35 Artista Maria E. Santiso Curatore Basilisa Fiestras Cachafeiro 50 Cos’e il Silenzio? a cura di Basilisa Fiestras Cachafeiro Tessere e generare con nodi forme che posso stendersi infinite. Comporre trame di fili o di altri materiali uniti tra loro. Creare superfici con le quali presentare nuovi strati di significato che, a loro volta, offrono la possibilità di essere sciolti o disfatti diluendosi in incroci ed incontri. Il lavoro di María E. Santiso è legato al ciclo dell’esistenza, alle strutture sociali e al divenire, trasformandosi in un meta-linguaggio della propria essenza. Protagonista è il filo che è, a sua volta, atma (il sí) e prana (l’alito)”, affermazione e speranza. Esso si presenta come un elemento di unione che ripara e cicatrizza, cucendo insieme forti cariche simboliche, fatte di sottili linee temporali, che formano nodi e vincoli “esistenziali” che ci intrappolano in un sistema di lacci o ci proteggono e distanziano, per condurci alla solitudine, all’isolamento, al silenzio. María E. Santiso si pone al centro di questi due stati, raccontandoci complesse storie che si fondono sottilmente con i fili, che incorniciano e percorrono molte sue creazioni. I suoi lavori ci portano a uno stato intimo e privato del quotidiano e ci mostrano scintille, cariche di luce ed energia. Si presentano come motivi innocui della realtà, istanti catturati dallo sguardo, diretti al precipizio delle emozioni. Santiso assume la parte di oggetto e soggetto, presentandosi come contenitore in cui si accumulano i pensieri. Parte dalla riproduzione della propria immagine o dall’intervento di altri corpi, personaggi isolati fuori dal loro contesto che, per proteggersi, occupano ed abitano mondi annodati e deserti che evocano la riflessione sulla “staticità dell’Io”. L’artista si ferma per mostrarci due illusioni: una introspettiva onirica e fugace che affonda nell’inconscio e si riflette nelle opere Ventanas al Alma, Buscando el equilibrio, Silencio; un’altra, reale e terrena che ritroviamo nelle opere No dejes de andar, La música o Caminos. 51 Le linee e le pieghe plastiche che percorrono questi due stati, trasformano il tessuto nella casa intesa come focolare-luogo di comprensione e riconoscenza, come esemplificano le opere Instantes. Qui i tessuti “esterni” vengono studiati per creare empatia con lo spettatore, l’intenzione è quella di interagire con i ricordi e emozioni più profonde dello spettatore. María E. Santiso Ventana al alma, 2015 disegno e filo 110x30 cm R.S.V.P. project Aprox, 2015 Seta e specchi, 21x21 cm 52 53 BI-BOx Art Space Biella Main Section Sito web www.bi-boxartspace.com Direttore Irene Finiguerra Artisti in fiera Joaquìn Artime Alessio Bolognesi Massimo Corona GEC Micaela Lattanzio Alessandra Maio Vincenzo Merola Fabio Romano Artisti rappresentati Alessio Bolognesi Francesco Casolari Massimo Corona Foto Marvellini GEC Micaela Lattanzio Alessandra Maio Elisa Mearelli Vincenzo Merola Luciano Pivotto Davide Prevosto Premio SetUp under 35 Artista Joaquìn Artime Curatore Irene Finiguerra 54 Azúcar añadido a cura di Irene Finiguerra Joaquin Artime, artista e performer spagnolo (1984), indaga sul disorientamento dell’uomo, che non riesce a rileggere e comprendere il proprio passato e, allo stesso modo, non riesce a trovare nel suo spaesamento, scopi e mete da raggiungere. Come spesso capita, l’arte ci indica strade inedite e inaspettate per interpretare il grande mistero della vita. Nell’opera “azúcar añadido”, performance e una serie di acquerelli che immortalano alcuni momenti dell’azione, Artime addolcisce ciò che gli è stato amaro. Addolcire è un’abitudine che svolgiamo quotidianamente anche quando aggiungiamo zucchero al caffè, così l’artista aggiunge zucchero a quelle persone che in un momento determinato della sua vita gli hanno arrecato un danno. Nella performance l’artista ha scelto come protagonista sua madre, che impassibile subisce quanto l’artista ha scelto per lei: viene prima inumidito il suo volto con uno spruzzino d’acqua e poi lo cosparge di zucchero. Una volta “addolcita”, l’artista si misura l’indice glicemico, per poi iniziare a leccare lo zucchero dal volto della donna. Terminato il lavoro, l’artista si rimisura la glicemia e scopre che, pur avendo ingerito una grande quantità di zucchero, il suo sangue ha meno zucchero di prima. Come mai? La scienza si piega all’arte: lo zucchero nel sangue dell’artista è stato assimilato come elemento amaro, come il suo rapporto con la madre. Artime ha cercato in questo modo di appianare gli aspri ricordi che sono rimasti registrati nella sua memoria, ha cercato di cambiare un ricordo duro e violento. Sul volto della madre ha sparso la dolcezza per poi leccare la sua scia con il proposito di trovare una trasformazione visiva e mentale. L’artista fa sua la frase del filosofo danese Soeren Kierkegaard “La vita può essere capita solo all’indietro, ma va vissuta in avanti”, infatti solo così Joaquin riesce a dare una nuova accezione alla sua vita. Ha esaminato il passato, attraverso un vaglio di ciò che ormai è immutabile ed è alle sue spalle. Attraverso un rito di passaggio, è riuscito ad assimilare ciò che è stato, per poi essere pronto a correggersi, a emendarsi, persino a convertirsi radicalmente, pronto per una nuova vita. 55 Joaquìn Artime Azúcar añadido vol 02 - acuarela 02, 2014 acquerello, 30x17 cm Joaquìn Artime Azúcar añadido vol 02 - acuarela 05, 2014 acquerello, 30x17 cm 56 Vincenzo Merola SCR050414, 2014 Penna Bic su carta giapponese, 90x90 cm (4 elementi 40x40 cm) 57 BonelliLAB Canneto sull’Oglio (MN) Main Section Sito web www.bonelliarte.com Direttore Giovanni Bonelli Artisti in fiera Vincenzo Frattini Artisti rappresentati Alessandro Bazan Paul Beel Kim Dorland Elena Monzo Marco Pace Wainer Vaccari William M. Zanghi Cromatici a cura di Pasquale Ruocco Un approccio, potremmo dire, concretista, nel senso del MAC napoletano di Barisani, Tatafiore e Venditti, impronta, infine, il percorso di Vincenzo Frattini, sempre in bilico tra pittura e scultura per la sua naturale propensione a dialogare con lo spazio. Per Frattini il ricorso a semplici forme geometriche quali il quadrato, il rettangolo, il trapezio, il cubo, nonché l’uso di colori, soprattutto quelli primari, stesi per campiture piatte e compatte, costituiscono la via verso la sua personale ricerca dell’armonia nonché dell’analisi dell’impatto percettivo dell’opera sullo spettatore. Una prospettiva che più di recente si accompagna ad un azione di perforazione delle superfici mettendo in luce una stratigrafia cromatica, al contempo traccia memoriale del processo creativo e invito a una visione più profonda dell’opera, che non si fermi sulla superficie ma che indaghi la profondità, la complessità e l’articolarsi del fare creativo. Premio SetUp under 35 Artista Vincenzo Frattini 58 59 Vincenzo Frattini Senza titolo 3-15, 2015 colore acrilico scolpito su legno e resina, 21x28,5x18,5 cm 60 Vincenzo Frattini Senza titolo 2-15, 2015 colore acrilico scolpito su legno e resina, 38x38x14 cm 61 Bonioni Arte Reggio Emilia Main Section Sito web www.bonioniarte.it Direttore Federico Bonioni Artisti in fiera Fosco Grisendi Premio SetUp under 35 Curatore Niccolò Bonechi 62 Storyboard a cura di Niccolò Bonechi Storyboard è un prototipo di mostra, un rapido colpo d’occhio sulla recente produzione artistica di Fosco Grisendi. All’interno del piccolo spazio dello stand sono raccolte una quindicina di opere tutte appartenenti agli ultimi cicli pittorici come “Cruel” e “Stand you ground”. A quest’ultimo appartengono il maggior numero di tele esposte, una ricerca che ha profondamente coinvolto l’artista nell’ultimo biennio e che, partendo da una considerazione di forma sulla pratica popolare del wrestling, lo ha condotto a riflettere sulla società contemporanea e sulla perversione che muove le sue logiche. Questa ricerca nasce da un fatto di cronaca recente avvenuto negli USA che ha particolarmente colpito la sensibilità di Grisendi, ovvero l’omicidio dell’adolescente Trayvon Martin ad opera di un vigilante, successivamente assolto in tribunale sulla base della Stand your ground law, che autorizza una persona a proteggere la propria vita e difendere l’incolumità fisica contro ogni tipo di minaccia, anche percepita, utilizzando qualsiasi livello di forza. Da qui l’interesse per il wrestling come metafora della nostra società, dove è sempre più confuso il limite tra realtà e finzione, dove l’uomo ha perso il suo ruolo primario. Il titolo del progetto è tratto da un termine che Walt Disney introdusse negli anni Venti e con il quale indicava la rappresentazione grafica delle inquadrature di un fumetto o di un’opera filmata (nel suo caso d’animazione); si tratta cioè di una prima e approssimativa visualizzazione di tutte le scene che andranno a creare la composizione. Da questo punto di vista Grisendi si immedesima sia nella figura del disegnatore sia del regista: si cimenta di fatto nella realizzazione delle “tavole” così da approfondire i contenuti della storia, studia e sceglie le “inquadrature” migliori concentrando sempre l’attenzione sull’atto saliente. Nelle tele di Grisendi si riscontra il trionfo dell’à plat, sancito da un linearismo sinuoso, da un segno netto che definisce lo sche63 ma della composizione, dall’utilizzo di pochissimi colori che non distolgono l’attenzione dello spettatore da eventuali intenzioni ornamentali. Così anche il fondo nero, come una quinta teatrale, accoglie l’azione in superficie senza aggiungere complementi superflui, mentre l’assenza di chiaroscuro cancella ogni ambizione di leziosità. Fosco Grisendi Ogni Opera di Confessione, 2015 acrilico su carta, 42x30 cm 64 Fosco Grisendi Hello #1, 2015 acrilico su carta, 42x30 cm 65 Burning Giraffe Art Gallery Torino Main Section Sito web www.bugartgallery.com Direttore Andrea Rodi Artisti in fiera Antonella Aprile Silvia Argiolas Werther Banfi 108 (Guido Bisagni) Anna Capolupo Otto D’Ambra Simone Geraci Artisti rappresentati Antonella Aprile Silvia Argiolas 108 (Guido Bisagni) Anna Capolupo Ivan Cazzola Yasmine Dainelli Giuseppe Lo Schiavo Premio SetUp under 35 Artista Anna Capolupo Curatore Andrea Rodi 66 WAYS OF ABSTRACTION a cura di Andrea Rodi Attraverso il progetto espositivo Ways of Abstraction, Burning Giraffe Art Gallery intende costruire l’outline di uno strumento in grado di orientare lo spettatore attraverso le innumerevoli manifestazioni dell’Astrazione che popolano l’attuale scena pittorica nazionale, mostrando una serie di esempi delle sue diverse applicazioni. Astrazione concepita in senso prettamente artistico, come forma espressiva non-rappresentazionale nata a inizio Novecento in seno ai movimenti avanguardistici e ancora viva in ambito contemporaneo, sia nella sua forma più pura (108), che come arricchimento espressionistico di una figurazione decisamente più interiore e intima, che non meramente fotografica, tanto in ambito ritrattistico, quanto paesaggistico (Silvia Argiolas, Anna Capolupo). Astrazione cromatica, dove l’uso di una figurazione classica viene reso ambiguo e straniante grazie all’utilizzo di un unico colore (Simone Geraci). Astrazione intesa in senso più ampio e filosofico, come forma del pensiero che permette recedere dalla realtà fisica e logica, per dare spazio all’immaginazione e generare esseri immaginari, appunto, formalmente ineccepibili (Antonella Aprile, Werther Banfi, Otto D’Ambra). I non-luoghi ritratti da Anna Capolupo sono ambienti periferici e post-industriali che accomunano una metropoli all’altra e legano gli uni agli altri gli inconsci metropolitani dei loro abitanti. I paesaggi vengono rigorosamente trattati con disincanto, senza ricorrere ad alcuna trasfigurazione romantica. Si tratta di luoghi della memoria, sia perché tracciano il passaggio dell’artista nei luoghi stessi, nelle città che ha toccato attraverso i suoi viaggi e in cui ha vissuto per periodi più o meno lunghi, sia perché è proprio grazie all’ausilio fallibile della facoltà mnemonica che essi vengono ricostruiti. Sono non-luoghi della memoria, perché, pur avendo una resa visiva estremamente realistica, quasi tattile – grazie all’utilizzo della carta grezza e ru67 vida come supporto alle stratificazioni di colori acrilici, pastelli, tempere e grafite; un amalgama di sovrapposizioni e strappi che rende materica e percettibile la presenza tattile di alcuni degli elementi ritratti, come il ferro e il cemento – non hanno nulla di fotografico, ma vivono della tensione che l’artista pone nel tentativo di superare la fotografia. Anna Capolupo Loveyou Up, 2015 tecnica mista su carta applicata su tela, 140x140 cm 68 108 Derealizzazione, Depersonalizzazione, 2015 inchiostro di china su carta da acquarello, 30,5x40,6 cm 69 CASA FALCONIERI da sud a nord -- bai e torra a cura di Ilaria Medda Cagliari Main Section Sito web www.casafalconieri.it www.figbilbao.com Direttore Dario Piludu Artisti in fiera Rafael Angulo MasauR Gabriella Locci Veronica Paretta P&B Roberto Puzzu Premio SetUp under 35 Artista Veronica Paretta Orientarsi attraverso il gesto. I segni rapidi, spesso discontinui, i colori traslati in narrazione sono le chiavi di lettura del lavoro di Veronica Paretta. Il disegno e la pittura convivono sullo stesso piano di lavoro in cui tratti di matita convergono con pennellate a volte decise, a volte evanescenti di colore. Una macchia d’acquerello accostata ai grumi di un pastello a cera. Non un’indecisione, bensì una scelta espressiva, la piena consapevolezza della potenzialità narrativa del colore, che in questa installazione, frammentata in dodici tavole, trova una continuità priva di intoppi, quasi si sfogliasse un taccuino d’appunti, come quelli in cui il pensiero dell’artista trova la sua prima forma. I taccuini sono una mappa, una raccolta di tracce, il preambolo alla pagina di diario dipinta, testimone del solo momento in cui l’artista ha tracciato quelle linee. Per questo motivo sovente, le sue opere portano come titolo una data. Definire un periodo, un lasso ti tempo di breve durata, darsi una collocazione precisa. Una forma spietata di orientamento, quella che porta l’individuo a rimarcare la propria presenza nella società. L’artista, con il suo tratto in apparenza indeciso vuole perdere questo orientamento, e sarà proprio la perdita che porterà al ritrovamento dello stesso. Perdere per ritrovare. è nella linea di demarcazione tra queste due condizioni che cerca sé stessa in un districarsi di segni, superfici, colori e forme, sottolineando come il gesto più ardito consista nell’annullare la pesantezza del perdersi costantemente nella realtà quotidiana, ritrovandosi nella leggerezza dei suoi segni. Curatore Ilaria Medda 70 71 Veronica Paretta Delineazioni ritmiche, 2016 Matite e acquerello e acrilico su carta, misure 14x9 cm 72 Roberto Puzzu Senza titolo, 2015 calcografia e materiali vari, 140x80 cm 73 CASA TURESE arte contemporanea Vitulano (BN) Main Section Sito web www.casaturese.it Direttore Tommaso De Maria Artisti in fiera Michele Attianese Sabrina Casadei Pino Deodato Stefano Di Stasio Enzo Esposito Annalisa Fulvi Angelo Maisto Gian Marco Montesano Carlo Alberto Rastelli Artisti rappresentati Michele Attianese Sabrina Casadei Angelo Casciello Giorgio Cattani Mary Cinque Pino Deodato Stefano Di Stasio Salvatore Emblema Enzo Esposito Annalisa Fulvi Angelo Maisto Klaus Karl Mehrkens Gian Marco Montesano Carlo Alberto Rastelli Igor Verrilli Premio SetUp under 35 Artista Annalisa Fulvi Curatore Luigi Mauta 74 Che cosa vedi? a cura di Luigi Mauta La realtà come visione dell’irreale. La pittura come testimonianza articolata, preziosa e raffinata di questa (ir)realtà messa in essere da Annalisa Fulvi. Tagli di luce e di colore, incanalati dentro argini geometrici perfettamente incastrati in composizioni che fluiscono su tela, giocano a gara con sagome passeggere e riposte forme. La realtà, o meglio definirla ‘cosa reale’, per la sua anonimia, risulta incapace di simili accostamenti di colore, di quei tagli inattesi. La loro particolare tonalità cromatica suscita nell’osservatore un senso di meraviglia: dai toni bruni dei primi piani, attraverso le verticalità del secondo mediano, si passa all’immensità di un cielo inatteso. Il talento di Annalisa Fulvi è riposto infatti nella sua particolare visione del mondo che prospetta, si struttura e si orienta in sequenze che evocano solo lontanamente lo stabile materiale della terra, ma si rielaborano in opere visive leggere e affini. A prima vista già si intuisce che l’eternità è solo uno sforzo beffardo del saggio, l’artista invece ne percepisce la tragedia, la caducità e li evoca. Così il talento ha reinventato l’idea di paesaggio. Nell’attimo esatto in cui si discosta lo sguardo da una visione, pur rinunciando ad ogni diritto personale nel volerla ricordare, le emozioni già l’hanno riconcepita, reinventata. La disciplina morale ha perso questa ennesima battaglia e si evolve in stile, in arte. Bisogna accettare una tale contraddizione per lasciarsi trasportare. Eppure non vi è alcuna falsità negli angoli acuti delle sue volte, nelle forme architettoniche esagonali, nei costoni geometricamente affilati, nella liricità dell’inconsueto e dell’inverosimile. L’immenso bagaglio visivo viene cullato dall’orientamento intimo di Annalisa Fulvi, dalla testimonianza che quel paesaggio contemporaneo ormai è solo un paesaggio mentale, eterno 75 solo nella sua resa su tela. Ciò non è vena retorica, è ingegno creativo seu narrativo e sintattico, capace di agitare grandi complessi e di aprire profondità prospettiche inusitate, di moltiplicare modelli compositivi al pari di elaborate scatole cinesi e (sic) di sottolineare l’eccellenza dei singoli materiali. Gli inseguimenti turbinosi delle trame grafiche e delle masse plastiche sono i cardini visivi della poetica di Annalisa Fulvi attorno a cui ruota il suo racconto scenografico, animato da una grazia che pochissime volte si ammira in un artista quando gli viene posta la domanda: “Che cosa vedi?” Annalisa Fulvi Notturno, 2015 acrilico su tela, 60x45 cm Stefano Di Stasio Attesa, 2015 tempera su carta, 50x35 cm 76 77 D406 fedeli alla linea Modena Main Section Sito web www.d406.it Direttore Andrea Losavio Artisti in fiera Fausto Gilberti Nico Mingozzi Sergio Padovani Denis Riva Michelangelo Setola Gianluigi Toccafondo Artisti rappresentati 108, 2501, Daniela Alfarano, Silvia Argiolas, Aris, Herbert Baglione, Giorgio Bartocci, Bastardilla, Andrea Bruno, Giovanna Caimmi, Luca Caimmi, Andrea Chiesi, Luca Coser, Gianluca Costantini, Sara Dell’Onze, Dem, Francesco Igory Deiana, Ericailcane, Anke Feuchtenberger, Lorenzo Fonda, Alessandro Formigoni, Marina Gasparini, Francesca Ghermandi, Gabriella Giandelli, Fausto Gilberti, Gilberto Giovagnoli, Gola, Giuliano Guatta, Aurelie William Levaux, Fabrizio Loschi, Giovanni Manfredini, Piercarlo Marin, Lorenzo Mattotti, Nico Mingozzi, Giacomo Nanni, Marino Neri, Laurina Paperina, Beatrice Pucci, Stefano Ricci, Denis Riva, Michelangelo Setola, Gianluigi Toccafondo, Nicola Toffolini, Alessandro Tota, Amanda Vahamaki, Alberto Zamboni Premio SetUp under 35 Artista Michelangelo Setola Curatore Liliana Cupido 78 Pipistrelli, operai, aghi di pino a cura di Liliana Cupido Michelangelo Setola ama disegnare con minuzia. I sassolini sulla terra battuta, le venature del legno, gli infiniti segni, le crepe, le macchie presenti su un muro, gli aghi di pino. Cerca di riprodurre la superficie degli oggetti, la ruvidità, la liscezza, le asperità, con la giustapposizione infinita o la totale assenza di linee. Disegnare quasi tutti i peli di un cane, non alla ricerca di virtuosismo, ma per puro piacere autistico. Setola è interessato a tutto il visibile. La realtà che si può sentire, odorare, toccare, gustare. La sua peculiarità non sta solo nel tratto preciso e affabulatore per la capacità con cui sa raccogliere la sporcizia del vivere, ma anche dall’ossessione per il dettaglio significativo, una tensione che genera continuamente spunti narrativi. Se il particolare è la linfa della narrativa, nel disegno il dettaglio visivo ne fa venire in mente altri e suggerisce più di quanto non dica. La sua propensione è stare sempre un po’ di scarto, ma molto attento a rielaborare la visione del reale con una stortura nel segno, nelle fisionomie, nelle forme, e creare quella frattura su cui si concentra l’attenzione di chi guarda. Un imprevisto simile a quello dei racconti di Cechov, o dei dipinti di Hopper. Setola con il suo segno a grafite esile e minuzioso riesce a condensare nel gesto preciso la potenza dell’incisione con l’evocazione di una narrazione fatta anche di tremolii e continui ripensamenti. Si tratta di un tormento lieve che svela la freschezza espressiva del tratto. Il suo lavoro, che centrifuga le visioni di artisti come Kiki Smith, Helge Reumann, Bernd e Hilla Becher, ci offre una gamma grafica varia e complessa, fatta di variazioni di tratteggio, sfumature di grigio, linee incise o evaporate, sempre radicate in una dimensione narrativa. È un territorio duplice quello in cui si muove Setola: così tenacemente legato alla vita, di cui si respira la polvere, e allo stesso 79 tempo a una dimensione altra al limite del surreale e il grottesco. Come nei film di Aki Kaurismaki, dove la poesia sta nel gesto più piccolo e dove l’umanità stessa dei personaggi, mostrati nella loro nudità, nella loro follia o nella loro banalità, basta a dire tutto, così atmosfere e azioni dei disegni ci raccontano sensazioni ed esistenze che hanno la capacità di essere evocative, di aprire porte su qualcosa di più lontano e più grande rispetto a quello che vediamo. Michelangelo Setola pausa pranzo, 2014 grafite su carta, 100x100 cm particolare 80 Fausto Gilberti Rosemary’s baby, 2004 china su carta, 21x15 cm 81 EGGERS 2.0 (factory creativa) Torino Main Section Sito web www.eggerslab.com Direttore Guido Avigdor Artisti in fiera EBLTZ (duo formato da Elisa Baldissera e Luigi Leto) Chiara Fuca’ Stefano Gioda Artisti rappresentati EBLTZ (duo formato da Elisa Baldissera e Luigi Leto) Chiara Fuca’ Stefano Gioda Premio SetUp under 35 Artista Stefano Gioda Curatore Roberta Tedesco 82 GoOld. Alchimia di una corsa scomposta a cura di Roberta Tedesco Stefano Gioda (Torino, 1988) potrebbe essere considerato un moderno alchimista impegnato a creare un nuovo codice di immaginazione della realtà fatto di segni in continua mutazione. Formatosi come illustratore, l’artista si serve del disegno come punto di partenza della maggior parte dei suoi progetti, per dar vita ad un processo di ricerca che è frutto di un preciso e intenso lavoro manuale. Il suo tratto minuzioso, fitto di dettagli, delinea un universo ibrido abitato da curiose creature zoomorfe, cristallizzate su carta con china, acquerello e penna. Partendo da uno studio analitico degli insetti, centro e origine di questo universo, l’artista plasma un’opera allegorica dell’essere umani: gli entomi sono creature ignote in divenire che svelano l’inganno dell’identità, forme evolute in disordine alfabetico che sembrano essere state raccolte da un entomologo surrealista nel corso di una spedizione senza tempo. La tecnica è meticolosa, l’approccio scientifico, la rappresentazione immaginifica. Come già in Anomàlia (The Others Fair, 2014), l’artista si concentra sull’anomalo per sperimentare come questo interferisca con le regole. La forma inaspettata che assume provoca ghigni e sorrisi, repulsione e attrazione. La creazione, confinata entro territori organici, è esercizio mosso da un impulso che vuole classificare ed esibire un modo di esistere atipico. In mostra a SetUp, l’artista presenta una serie di lavori inseriti in un progetto collettivo site specific dal titolo GoOld. Alchimia di una corsa scomposta, una riflessione sul corpo e la materia che avanza per simboli e stadi. 83 La serie - Opera al nero screziato in legno e ferro - è il primo stadio di un processo in cui la materia si dissolve densa e scura in un’architettura cacofonica di corpi deformi che corre. È una corsa bestiale senza direzioni, un percorso necessario, inciso e scolpito con l’intenzione divertita della libertà. I disegni e le opere mixed media esposte sembrano oggetti viventi fissati nel tempo e scrutati nel loro temperamento, indicativi di una pratica artistica ibrida e seriale, che osa ripetersi e illudere. Chiara Fucà Julien, 2015 Mixed media on paper, 30x40 cm Stefano Gioda Fantino, 2015 Digital Painting, 50x40 cm 84 85 exfabbricadellebambole associazione culturale Milano Main Section Sito web www.exfabbricadellebambole.com Direttore Rosy Menta Artisti in fiera Daniela Bombelli Daniele Cabri Mattia Di Rosa Rita Nanni Edoardo Vaira Artisti rappresentati Daniela Bombelli Gianna Bucelli Daniele Cabri Andrea Clementi Mattia Di Rosa Rita Nanni Luce Resinanti Edoardo Vaira 86 Orientamento a cura di Rosy Menta exfabbricadellebambole associazione culturale no profit, partecipa per la prima volta ad una fiera che, guarda caso, ammesso che il caso esista, ha come tema “L’orientamento” che è soggetto basilare della mission del suo lavoro. Oggi come oggi, con un’arte contemporanea in profonda crisi dove, l’avvento tecnologico e mediatico, ha aperto a nuove possibilità promozionali, di comunicazione e visibilità, di contro, spesso ha come ripercussione l’appiattimento artistico e l’omologazione, in cui l’artista si confonde e si perde un marasma massificato. Per exfabbricadellebambole “orientamento” significa, tramite anche workshop e laboratorio di confronto, tra artisti, direttore artistico e consulenti, accedere a tutte le informazioni su “cos’è oggi la professione artistica” che, ormai, non si limita più o, comunque non soltanto, al lavoro dell’artista nel proprio studio, ma c’è un’esigenza imprenditoriale per poter accedere al sistema-circuito dell’arte e al mercato d’arte che non è composto solo da quotazioni, concorsi, critici o realtà espositive, ma anche da legiferazioni, leggi, decreti in cui l’artista, spesso ignorandole e non sapendosi muovere, rischia di incappare in sanzioni pecuniarie o penali. L’orientamento, quindi, viene ripartito fra informazioni-aggiornamenti teorici e approcci di confronto e ricerca pratici in cui l’artista, studiando e sperimentando, incontra la sua “cifra” d’identificazione artistica e l’espressività tecnica più idonea per un riconoscimento individuale della sua poetica e maggiori possibilità di distinzione dalla massa. Orientamento per collocarsi, per contestualizzarsi, per avviare una carriera professionale seria usando gli strumenti più attuali sia rispetto al mercato ma, soprattutto, in relazione a contesti artistici e valorizzare la qualità produttiva. 87 Edoardo Vaira Passaggio interrotto, 2015 acrilico, vernice bituminosa e vetrificatore navale su cartoncino applicato su tavola di MDF, 70x50 cm 88 Mattia Di Rosa n°12, 2015 tecnica mista su carta, 70x50 cm 89 FEDERICO RUI ARTE CONTEMPORANEA Milano Main Section Sito web www.federicorui.com Direttore Federico Rui Artisti in fiera Alfio Giurato Magdalena Lamri Alan Rankle Artisti rappresentati Martina Antonioni, Claudio Bonichi, Federico R. Bayter, Alessandro Busci, Linda Carrara, Chiara Caselli, Gianluca Chiodi, Luca Conca, Roberta Coni, Giovanni Gasparro, Alfio Giurato, Giovanni Iudice, Magdalena Lamri, Andrea Mariconti, Margherita Martinelli, Guido Pecci, Barbara Nahmad, Davide Puma, Alan Rankle, Enrico Savi, Walter Trecchi Premio SetUp under 35 Artista Magdalena Lamri Curatore Alessandra Frosini 90 Erased a cura di Alessandra Frosini La memoria è l’unico fondamento reale dell’uomo, rappresenta la sua identità, ma al tempo stesso ha la tendenza a selezionare, a cancellare, a sovrapporre, a modificare incessantemente. Così maledettamente fragili, conflittuali, compresenti e contraddittori i nostri pensieri e il nostro modo di percepire il mondo ci guidano in labirinti fatti di presenze e assenze. Erased è una cancellatura con cui si cela qualcosa che esiste e in cui rimane traccia del segno fatto cancellando, senza che questo comporti una totale eliminazione di ciò che viene rimosso, ma, appunto, lasciando memoria di ciò che dovrebbe esserci. Un groviglio di immagini incapaci di manifestarsi se non attraverso lampi di pensieri, reminiscenze, miraggi che ci pongono davanti all’ignoto che si cela dietro le cose, messo in luce proprio attraverso la sottrazione. è la fragilità di noi stessi e del nostro mondo naturale, il suo mistero, che abbraccia anche l’arte e si richiama all’intuizione dell’oggetto in sé, alla sua ricostruzione, che passando attraverso la memoria riesce a cogliere l’incessante divenire dell’esistenza. La conoscenza diviene perciò flusso dinamico, tensione al congiungimento con ciò che origina. è un equilibrio cercato fra naturale e artificioso, tra presenza e assenza, fra silenzio e voce, in echi che si rincorrono in una pittura più vicina ad una ricerca filosofica, ad un percorso complesso e stratificato, che trova riscontro nel divenire incessante della realtà, colto nel momento in cui si crea nella nostra mente. Erased è piacere sottile di una pittura che è finzione illusoria, ma anche “funzione” dello sguardo e della mente, capace di risvegliare sequenze di pensieri che subiscono un costante perfezionamento. Così in Alan Rankle tutta la tradizione artistica del paesaggio, da Claude Lorraine a Francesco Guardi all’ultimo Turner si fondono col post-modernismo e l’espressionismo astratto per 91 portarci ad una riflessione che investe il mondo circostante e la sua mutabilità, dunque nella sua concezione come flusso e mutamento. L’armonia dell’incessante mutamento si può raggiungere attraverso il con-sonare dei contrari, così le luci che nascondono (in apparente contraddizione) di Alfio Giurato, che ci portano dentro il mondo delle percezioni, attraverso tratti gestuali densi e foschi vicini alla Nuova Figurazione. Non è oblio, ma un modo di nascondere, cancellando, per proteggere, per cullare immagini, per aprire porte chiuse, come nelle opere di Magdalena Lamri, in cui figure sospese e scenari diversi si sovrappongono in materializzazioni oniriche che a tratti scompaiono. L’intima natura di tutte le cose ci osserva in un incessante divenire. Alfio Giurato insieme, 2015 olio carta intelata, 78x57 cm Magdalena Lamri The absurd running, 2015 Olio su tela, 81x60 cm 92 93 Galleria 13 – arte moderna e contemporanea Reggio Emilia Main Section Sito web www.galleria13.com Direttore Sara Cavagnari Artisti in fiera Carla Bedini Enrico Ingenito Michael Kenna Leonardo Naveiras de Uña Artisti rappresentati Nobuyoshi Araki Enrico Bay Carla Bedini Omar Galliani Alviani Getulio Hans Hartung Enrico Ingenito Paul Jenkins Michael Kenna Antonio Ligabue Alberto Manfredi Carlo Mattioli Yoko Mizutani Leonardo Naveiras de Uña Emilio Scanavino Mario Tozzi Premio SetUp under 35 Artista Leonardo Naveiras de Uña Curatore Ilaria Gentilini 94 Immersioni a cura di Ilaria Gentilini Il lavoro del giovane artista spagnolo Leonardo Naveiras de Uña, passa attraverso la necessità di riscoprire un equilibrio personale e sull’idea di abbandono. L’artista sfugge dalla compressione spaziale e temporale contemporanea per cercare nell’altrove nuove corrispondenze, nuovi orientamenti. Lascia l’appiglio delle sue tradizioni d’origine per diventare un ibrido, un punto cardinale di sé stesso o un ponte tra la nostra realtà quotidiana e il mondo e lo stile di vita che ci precludiamo. Decide di lasciare il suo lavoro nel campo pubblicitario, un’esistenza sicura ma eticamente controversa e dedicare la vita al viaggio, in un percorso immersivo e totalizzante; sceglie una meta lontana da usi, costumi e familiarità, nel tentativo di ripartire dall’inconnu, l’ignoto. L’artista ritrova equilibrio orientando il proprio cammino verso territori in cui è necessario un altro tipo di spaesamento. La vera operazione artistica sta nel viaggio, sostenuto, poi, dalla fotografia che lo aiuta a raccogliere paesaggi lungo il cammino. La macchina fotografica diventa supporto ad un processo artistico che trasporta l’artista in una dimensione riscoperta, a cavallo tra esperienza lasciata ed esperienza trovata. Le immagini sono avvolgenti e diventano un’occasione di scambio, una suggestione che invoglia a rivedere il nostro punto di osservazione sul mondo. Gli scatti accompagnano, ma diventano anche un reportage necessario agli occhi dello spettatore per avvicinarsi al vissuto dell’artista. Il colore, più di tutto, è chiave di questa lettura; guida lo sguardo all’interno dell’immagine e traccia un percorso che consente di inoltrarsi fisicamente nell’opera, nel territorio e negli istanti raccontati. Il nostro sguardo si immerge nel cammino esplorato dall’artista, così come l’artista si immerge nelle realtà dei protagonisti conosciuti. Il viaggio si trasforma per desiderio di una nuova ragione di orientamento individuale; un’immersione in ciò che si incontra 95 momento per momento. Lo spostamento geografico è necessario, e necessari sono la processualità e il modo in cui allontanarsi dal consueto per avvicinarsi al non ordinario. Il tempo e l’attimo acquisiscono un valore indispensabile all’esplorazione e al reportage di immagini raccolte. È in questi termini che il tempo acquisisce un valore soggettivo; Naveiras de Uña cede sé stesso al presente. Le immagini profumano di esperienza vissuta, ma non di memoria, sono come documenti di un passato che appare vivo nel presente ed è in grado di trasmettere nell’immediatezza le emozioni di quell’attimo raccolto e donato. Donare per l’importanza che il dono porta con sé e per l’essenza dell’haul, lo spirito dell’oggetto donato. Il percorso di Naveiras de Uña è in cerca di quello spirito, di uno spazio fisico, del fascino del semplice e di ciò che nel tempo e nello spazio presente ha modo di scoprire. Le sue immagini vogliono dare attenzione all’attimo e appaiono come l’inizio di un nuovo ciclo, una nuova storia, un nuovo viaggio, un nuovo orientamento appunto. Michael Kenna Torii Gate, Study 2, Shosanbetsu, Hokkaido, Japan 2014 Stampa su carta baritata ai sali d’argento Formato 19,5x20,5 cm, montata su passepartou bianco 41x61 cm Firmata e numerata a matita al fronte. Certificata Archivio Michael Kenna al retro Leonardo Naveiras de Uña Married women with baby buying vegetables, Varanasi, India, 2012 Stampa InkJet su carta baritata, 20x30 cm 96 97 Galleria B4 Bologna Main Section Sito web www.galleriab4.it Direttore Lodovico Pignatti Morano Artisti in fiera Guy Lydster Lodovico Pignatti Morano Adonai Sebhatu Luca Serio Artisti rappresentati Stefano Bertolucci Guy Lydster Alessandra Alma Masi Luca Parmeggiani Bruno Pegoretti Lodovico Pignatti Morano Francesco Roviello Adonai Sebhatu Luca Serio Gerald Thomaschütz Lolita Timofeeva Pierluigi Vannozzi Premio SetUp under 35 Artista Luca Serio Curatore Angela Sofia Di Sirio 98 Altera immagine: perdersi per poi ritrovarsi a cura di Angela Sofia Di Sirio La locuzione Altera immagine o l’altra immagine, proposta in riferimento alle opere degli artisti selezionati dalla galleria, inquadra da subito l’obiettivo di una ricerca che mira - attraverso i tratti dello sconvolgimento pittorico e creativo - a ideare un nuovo modo di guardare, di percepire lo spazio e di relazionarsi con gli oggetti che lo circondano, per giungere a un ri-orientamento degli attori sociali. Disorientare è la parola chiave del nostro progetto, il leitmotiv che unisce gli artisti, accomunati dalla loro propensione a perdersi coscientemente in uno stato confusionale per poi ritrovarsi, alla ricerca di una propria nota stilistica, personale e innovativa. Luca Serio - artista versatile ed eclettico - genera immagini altre attraverso le cancellazioni e modificazioni delle pagine di una delle riviste più prestigiose nel campo della moda, “Vogue”. Modelle, attori, protagonisti di set pubblicitari, perdono i loro connotati per apparire come fantasmagoriche figure in tensione, assorte di fronte all’incombere del vero e impegnate a dare segni e spessori alle reazioni individuali, ai sentimenti e alle emozioni del privato. La ricerca di una nuova figura ha alla base una poetica del resettaggio iconografico, mirante alla cancellazione dei vecchi preconcetti artistici, per focalizzarsi sull’importanza del ritrovare una propria identità personale all’interno di una mercificazione della raffigurazione; l’arte del togliere giunge addirittura al nonfinito come condizione interiore che matura nell’atto creativo dell’artista, nel quale è impossibile indicare un punto di arrivo preciso. La distruzione che va di pari passo con la fantasia creativa dell’artista in un incessante e ossessivo processo di definizione della forma, si configura come momento necessario per scavare nell’animo umano, nell’intento di perdersi per poi ritrovarsi. Adonai Sebhatu, i suoi paesaggi futuristici e cibernetici ci catapultano in un’altra dimensione, persi, disorientati dalla capacità dell’artista di sfruttare un comune strumento di comunicazione come il computer, per fare arte. Le fotografie 99 di Lodovico Pignatti Morano trovano il soggetto preferito nelle lattine di birra, gettate dall’incuria della gente, oggetti che subiscono una continua trasformazione dovuta alle intemperie, al deterioramento provocato da azioni meccaniche o, più semplicemente, dal trascorrere del tempo. Infine, nei lavori di Guy Lydster, il gesto creativo diventa il tramite tra la natura e l’uomo: usando un’argilla che asciutta e cotta diventa bianca, modella le sue sculture dall’anatomia quasi assente, spesso bianchi tori che portano in groppa creature informi e acrobati. Luca Serio Senza titolo, 2014 tecnica mista su Vogue, cm 21,5x15 cm 100 Lodovico Pignatti Morano Senza titolo, 2014 Stampa lambda su alluminio, 90x70 cm 101 Galleria PrimoPiano Napoli Main Section Sito web www.primopianonapoli.com Direttore Antonio Maiorino Artisti in fiera Chiara Celeste Aristide Gagliardi Luigi Grassi Cristina Milito Pagliara Massimo Pastore Giovanni Scotti Ciro Vitale Artisti rappresentati Chiara Celeste Aristide Gagliardi Luigi Grassi Massimo Pastore Giovanni Scotti Karen Stuke Wowe (Wolfgang Wesener) Luca Zanier Premio SetUp under 35 Artista Chiara Celeste Curatore Elvira Buonocore 102 ΜΗΔΕΝ ΑΓΑΝ [Mēden agān] Nulla di troppo: assenze e i loro spazi di esercitazione a cura di Elvira Buonocore Per SetUp 2016 in mostra sette artisti dallo sguardo prospiciente e libero, capaci di una visuale d’affaccio assolutamente privilegiata. Gli autori, Chiara Celeste - Luigi Grassi - Massimo Pastore - Aristide Gagliardi - Giovanni Scotti - Ciro Vitale - Cristina Milito Pagliara, sono capaci di ricondurre, attraverso questo particolare diritto di veduta, ad un momento esiziale, al di sopra delle cronologie, in una dimensione altra che sembra sopraggiunta alla fine della storia e riconoscibile alla maniera vaga dei ricordi. È dunque un’operazione profondamente panoramica, che mira a riferire gli spazi, a ricondurli in un confine comprensibile e talvolta trascendendo da essi, sia pure attraverso diverse tecniche espressive, a segnalarne le tracce dall’alto, in un gioco aereo da cui sono visibili i resti di quei luoghi divenuti posizioni, ambientazioni di esperienze. Tracciando una linea tra queste opere, solo in apparenza molto diverse, ci si figura una sorta di pomerio, uno spazio sacro di segnalazione, dentro il quale gli artisti si calano, mostrando un attaccamento febbrile a quel luogo, che diventa evenemenziale e narrativo. Le diverse forme che gli artisti realizzano, rispondono in un modo criptico, ma in fondo visibile, alla stessa traccia: appare cioè un comune sentire quel vacante che un tempo era lo sconosciuto horror vacui e che diviene ora compagno intimo, una vera constatazione. Emerge a questo punto un’arrendevolezza dichiarata, davanti a questa tautologia del vuoto. E questo lasciare andare che non è stanchezza ma sussurrata tensione emotiva, si traduce in una serie di scelte tecniche mirate, ma frutto comunque di una selezione spontanea dei modi espressivi più adatti a quel vacante che è traccia delle narrazioni, il vacante in mostra coi suoi elementi quasi assoggettati, carichi di sbigottimento. Prevale il senso di una mancata appartenenza, se non ad un to103 talitarismo senza segnaposti e dominato dalle assenze, nel quale si è inconsapevolmente spostati in uno spazio sfigurato e indistinguibile. Invisibili gli uomini in una luce che cancella i margini e annulla le prospettive. La strada di questa esposizione è dunque felicemente tracciata. Lavori che autonomamente hanno ricorso a soluzioni differenti, rinvigoriscono nella coerenza dell’insieme, nel dare-avere che è il solo movimento dell’opera d’arte. Chiara Celeste Non era abbellirvi 16, 2015 Lumen print, passepartout e cornice in legno Ayous, 18x24 cm no edition 104 Massimo Pastore Tokens 31, 2015 Fotografia – Light box, 20x14,96 cm edition 1/5 105 Incredibol Bologna nell’installazione proposta da Saint Etienne, città del design. Una piccola panoramica per suscitare interrogativi, portare all’attenzione un tema cruciale e incontrare altre città creando nuovi cortocircuiti e “spillover” creativi. INCREDIBOL! PRESENTA GLI ‘SPILLOVER CREATIVI’ DALLE CITTà UNESCO DI FABRIANO (Italia), JINGDEZHEN (Cina) E SAINT ETIENNE (Francia) SANDRO TIBERI - Fabriano Artista e Maestro Artigiano, esperto nell’arte della fabbricazione della carta a mano. Nasce e vive a Fabriano, insegna in corsi e workshop anche in ambito internazionale. I suoi lavori sono stati esposti anche nella sede dell’UNESCO a Parigi. Crea prodotti di altissimo livello utilizzando materie prime pregiate, puntando sull’innovazione e sul design e proiettando questo mestiere nel futuro. Main Section Sito web www.incredibol.net IncrediBOL! - l’innovazione creativa di Bologna è un progetto regionale coordinato dal Comune di Bologna attivo dal 2010, che si occupa di favorire lo sviluppo delle professioni e delle imprese del settore artistico, culturale e creativo. Poiché Bologna fa parte, come città della Musica, della rete delle Città Creative UNESCO, importante network internazionale multidisciplinare e piattaforma di scambio culturale, in occasione di SetUp 2016 abbiamo deciso di esplorare il tema dello “spillover creativo”, su cui lavoriamo dal 2012 grazie al progetto URBACT “Creative spin – creative spillovers for innovation”, invitando le altre città creative UNESCO di tutto il mondo a presentarci artisti e progetti che in qualche modo riflettessero una loro visione di “spillover”. Ma che cos’è lo “spillover”? Il tema ha a che fare con quello dell’orientamento, a cui SetUp 2016 è legato, in quanto rappresenta uno degli assi principali di lavoro per esplorare un approccio integrato all’arte in relazione con i settori economici tradizionali e le istanze sociali contemporanee: significa attraverso l’arte creare collegamenti, abbattere barriere disciplinari, lavorare sul rapporto con la tradizione, l’artigianato, l’industria, il design, il cibo e molto altro ancora. A loro modo, i tre artisti selezionati rappresentano una visione di “spillover”: il rapporto tra artigianato, industria cartiera e arte nel caso di Fabriano, città creativa nella categoria “Folk Art”; il rapporto tra la pittura e la porcellana nella cultura figurativa cinese con Jingdezheng, anch’essa città della ‘Folk Art’; il rapporto tra design, arte e temi della nutrizione 106 CONTAMINAZIONI Sperimentazioni dal Maestro Sandro Tiberi Sandro Tiberi è un esempio tangibile di come la carta a mano non sia solo un sistema di produzione, ma un vero e proprio linguaggio artistico. Le sue creazioni sono tutte realizzate con cotone 100%, quindi di alto pregio e sostenibilità. Il progetto che viene presentato riguarda una parte della sua produzione artistica relativa a diverse forme di contaminazione della carta a mano, dove materiali differenti immersi nella carta diventano una cosa sola. Una tecnica rielaborata per creare emozioni, con il bianco del cotone dominante sulle ombre. Le tecniche innovative utilizzate da Sandro Tiberi per la realizzazione delle sue opere aprono nuovi scenari creativi, e il suo lavoro ha dato un contribuito determinante al riconoscimento a Fabriano del titolo di Città Creativa da Sandro Tiberi Reciprocità, 2015 parte dell’UNESCO. Fogli di carta, con inserti di acciaio inox e filo tessile 107 LEA PRUYKEMAQUERE Saint Etienne Diplomata alla Scuola Superiore di Arte e Design di Saint-Etienne nel 2014, nel 2014-15 è assistente design manager alla Cité du Design per la mostra di oggetti urbani ‘Banc d’essai’, nell’ambito della della Biennale Internazionale del Design di Saint-Etienne 2015. Il suo lavoro si concentra sull’alimentazione del futuro e in particolare sulle pratiche entomofaghe (dieta a base di insetti). Il suo progetto di diploma Insect Beauty è stato esposto alla Biennale Internazionale del Design di Saint-Etienne 2015 e ai D’DAys di Parigi. INSECT BEAUTY – un rituale sperimentale ai sapori entomofagi Progetto realizzato in collaborazione con lo chef Gilbert Isaac in partenariato con l’impresa Micronutris. Gli studi annunciano un aumento della popolazione del 34% entro il 2050: come nutrire 9 miliardi di abitanti senza influire sulle risorse del nostro pianeta? E se gli insetti fossero un’alternativa alle proteine di origine animale della nostra dieta? Mangiare insetti è oggi la soluzione più praticabile dal punto di vista ecologico, nutrizionale ed economico per preservare il nostro ambiente. Gli insetti sono consumati da 2,5 miliardi di persone in tutto il mondo; 1417 specie sono commestibili e 500 vengono regolarmente consumate in Africa, Asia e America. In Occidente, e in particolare in Francia, l’idea di integrare i nostri insetti nel patrimonio culinario rimane tuttora improbabile. Sinonimi di impurità, parassiti, gli insetti sono esclusi radicalmente dall’idea di cibo. Questo progetto artistico mira a suscitare curiosità e invita a trasformare le nostre paure e superare i pregiudizi del nostro immaginario collettivo. 108 WU YANZHANG - Jingdezheng Nato nella provincia di Shandong in Cina nel 1976, Wu Yanzhang è fondatore di Ink -art e senior fellow del Laboratorio Cheng Dali della Scuola di Arti dell’Università di Pechino. è segretario generale della China Culture Economy International Exchange Association, Associate Dean dell’Accademia Cinese per la Poesia, calligrafia e le Belle Arti, segretario generale della Scuola di Belle Arti Xishan Lanting di Pechino ed è stato direttore dell’ Executive Committee for Porcelain Art of JooMoo all’EXPO di Milano 2015. INK ART – Song & Yuan Dynasty sulla pittura e la porcellana cinese La parola inglese ‘China’ identifica oggi sia il Paese sia la porcellana; ciò suggerisce come la porcellana fosse il simbolo del Paese, e come da essa il mondo abbia iniziato a conoscere e a definire la Cina. L’arte della porcellana si è sviluppata attraverso i secoli, ma i pittori avevano pochi contatti con gli artigiani, ed erano di rado coinvolti nella lavorazione della porcellana. Per la stessa ragione, i criteri di valutazione della porcellana tradizionale non sono gli stessi della pittura cinese: adattare il linguaggio della pittura alla porcellana è perciò un’impresa difficile. Sebbene molti artisti si dedichino a combinare queste due arti, ancora oggi ci rendiamo conto che si tratta di categorie fondamentalmente differenti, e che il ponte tra le due non è mai stato realmente costruito, e la profonda comunicazione tra le tecniche mai raggiunta. Il progetto si propone di prendere la porcellana come medium; apprendere dalla pittura delle dinastie Song e Yuan, apice di tale arte, e rendere un tributo ai classici in maniera comprensibile dal pubblico, realizzando una forma di integrazione tra pittura cinese e porcellana cinese. 109 LOPPIS OPENLAB Parma Main Section Sito web www.openlabgallery.it Direttore Eleonora Deidda Artisti in fiera Enrico Azzolini Ilaria Gasparroni Samuel Mello Pixel Pancho Conrad Roset Artisti rappresentati Enrico Azzolini Cristiano Baricelli Elisa Bertaglia Ilaria Gasparroni Enrico Ingenito Samuel Mello Giacomo Mha Chuck Olson Pixel Pancho Conrad Roset Agnese Skujina Guim Tiò Zarraluki Premio SetUp under 35 Artista Samuel Mello Curatore Federica Melegari 110 NON COME LA NOTTE a cura di Federica Melegari Per chi vede al di là della linea d’orizzonte. Per chi non accetta l’indifferenza e scava nel profondo. Per chi ancora crede che da un diverso modo di guardare le cose possa nascere un nuovo mondo. Nella società del disorientamento e dell’incertezza, quella che il sociologo Bauman definisce la “modernità liquida”, l’uomo si avvicina sempre più a diventare “macchina” e a convertire le proprie idee e i propri sentimenti in azioni d’ordinaria abitudine. In un mondo quasi completamente tecnologizzato si scatena il paradosso della difficoltà di comunicazione che rende l’uomo vulnerabile davanti alla fugacità dei rapporti umani. Solo gli Occhi di chi sa guardare “oltre”, riescono ad innescare la speranza e ad offrire un appiglio per un futuro pieno di luce e di umanità, a dare la forza per alzare il sipario della notte. Lo Sguardo è il custode della volontà d’azione, la nostra fonte di luce e bussola per il futuro. “È di notte che è bello credere alla luce.” (Edmond Rostand) Samuel Mello presenta il progetto“Istruzioni per non ritrovare la strada di casa” nel quale il protagonista attraverso una pratica di disorientamento compie delle azioni che lo inducono a smarrirsi nello spazio e nel tempo che già gli appartengono. Come la lava si raffredda e diventa roccia, così è necessario abbandonare il proprio stato precedente per concorrere all’evoluzione. “La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo altrimenti il pianeta non si salva.” (Albert Einstein) La ricerca di Pixel Pancho racchiude l’essenza dell’uomo, integrato e radicato nella quotidianità, che si trasforma in “macchina”, un ingranaggio di un sistema complesso ed organizzato dal quale è difficile liberarsi. 111 “Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza, non diventerà mai vecchio.” (Franz Kafka) Le Muse di Conrad Roset sono fragili corpi intrappolati in un mondo imperfetto, ma incarnano la bellezza dei colori e delle passioni che nascono in chi spera, in chi non si ferma allo strato superficiale delle cose e crede in un ideale. “Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l’unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un’anima.” (José Saramago) Nei volti di Enrico Azzolini lo sguardo è la finestra che si affaccia sull’interiorità. In esso si riflettono le inquietudini e le angosce umane, la paura per il presente e il rischio di rimanere prigionieri di se stessi. “Homo faber fortunae suae” (Appio Claudio Cieco) Ilaria Gasparroni in “Avrei voluto scriverti..” racconta come nell’epoca moderna i rapporti umani siano spesso fugaci ed immateriali, resi tali dall’approccio tecnologico. Avrei voluto scriverti…ma non l’ho fatto ed ora sono solo davanti allo specchio. Samuel Mello Istruzioni per non ritrovare la strada di casa, 2015 bozzetto preparatorio tecnica mista su carta, 30x40 cm 112 113 MARTA MASSAIOLI ARTE CONTEMPORANEA Fabriano (AN) Main Section Sito web www.museoartecontemporaneamartamassaioli.com Direttore Marta Massaioli Artisti rappresentati Gino De Dominicis Goncalo Mabunda Mario Macilau Kazuo Shiraga Artisti in fiera Sveva Angeletti Christophe Costantin Vettor Pisani Ringo of Dakar Alfredo Saino Premio SetUp under 35 Artista Sveva Angeletti L’ESSERE COME ESPERIENZA a cura di Giovanni Damiani Numerosi piccoli elementi si dispongono (ed espongono) solo apparentemente in modo casuale sul pavimento, fuoriuscendo dalla “Valigia” in cui sono geometricamente disposti a riempirla totalmente. Si mostrano nudi all’osservatore, il quale pazientemente sedendosi sul piccolo e semplice sgabelletto in legno, lontano ricordo di manufatto artigianale, può costui costruirne la trama, dissolverne l’enigma. Ogni foto, ogni brandello scritto e ogni poesia, sono un momento, irrimediabile e inafferrabile nello scorrere del tempo e del vissuto dell’artista, della donna e dell’uomo, dell’essere umano tutto. Istanti di un passato che seppur persi sono sedimentati, costituiscono quel bagaglio inconscio e trasparente che prende il nome di esperienza. Quel bagaglio invisibile che via via nel trascorrere del vissuto si amplia di contenuti, si modifica e muta. Una valigia appunto, che come viandanti eterni del e sul mondo portiamo sempre con noi, aggiungendo immagini, momenti, frasi, che se anche sono singoli e frammentati, assomigliano ai tizzoni ardenti della brace di un focolare, nel quale unendo le reciproche energie sprigionano poi forze potenti. Così questo lavoro riassume e contiene un significato oltre al suo particolare visivo, è il simulacro di una metafora esistenziale dell’essere umano, costretto o forse non, a viaggiare nel mondo con la sua valigia finché morte non li separi, e fino ad allora nella sua valigia trattenere di volta in volta ciò che gli è più caro, più utile al viaggio. Curatore Giovanni Damiani 114 115 Sveva Angeletti A casa ovunque, 2015 stampa fotografica, polaroid, carta, cartone ondulato, legno 250x190 cm 116 Ringo of Dakar Africa Souma rewe cromogenic print on d-bond, 100x200 cm ed. unica 117 MARTINA’S GALLERY Seregno (MB) Main Section Sito web www.martinasgallery.com Direttore Martina Corbetta Artisti in fiera Lucas Beaufort Elisa Bertaglia Michela Picchi Artisti rappresentati Lucas Beaufort Elisa Bertaglia Linda Carrara Eracle Dartizio Francesco De Molfetta Patrizia Novello Daniela Novello Michela Picchi Anna Turina Giulio Zanet Premio SetUp under 35 Artista Elisa Bertaglia Curatore Martina Corbetta 118 Line a cura di Martina Corbetta Line è un progetto a cura di Martina Corbetta i cui interpreti sono Lucas Beaufort, Elisa Bertaglia e Michela Picchi. Sperimentazione, pittura e illustrazione in “line up”. Lo scopo? Un progetto per un giusto orientamento verso l’arte di oggi, ancora così poco per tutti. Golden reveries è il ciclo di dipinti e disegni su carta realizzato ad hoc da Elisa Bertaglia. Varcando lo spazio, lo sguardo incontra la serie, che si snoda attraverso piccoli pezzi dalla lettura ininterrotta, il cui concetto di rêverie, termine francese derivante dalla matrice reve, sogno, è l’interpretazione. L’immagine d’invenzione, fantastica, che sta alla base della rêverie, per definizione stessa di Gaston Bachelard (filosofo francese, autore de La poetica della rêverie, 1960), si dipana in linguaggio poetico e lirico. In Golden reveries il linguaggio onirico si sviluppa dalle immagini archetipiche delle reveries, essenza del cogito creativo intrisa di memoria e di ricordo. Dalla pittura eterna e velata di Bertaglia all’illustrazione volitiva e determinata di Picchi. Dalla collezione di Tigre contro Tigre, le immagini sono esuberanti e rigogliose, avverate grazie alla ricerca stravagante e al colore brillante steso per campiture piene. In spazi immaginari fluttuano soggetti, scene o scritte che marcano di colpo la memoria. In un’importante intervista, Milton Glaser, designer e illustratore statunitense, celebre per il logo “I love NY” e per il poster di Bob Dylan del ’66, parla della contaminazione e delle influenze che determinate persone possono avere su altre. Chiunque, secondo la terapia della Gestalt, ufficializzata da Fritz Perls, la combinazione di due soggetti può essere tossica oppure salubre e per questo motivo bisognerebbe essere responsabili dei nostri sentimenti senza che gli atri individui dettino le nostre emozioni. Infine, incontriamo Lucas Beaufort. Impariamo a conoscerlo. Francese di nascita, Rue James Grant Milne è la via di casa, è la strada e il luogo d’infanzia di un bambino dall’immaginazione accesa. È 119 quell’angolo in cui mostri, frutto dell’irreale fantasia, prendono vita in modo chimerico e illusorio. Spaventato, ma allo stesso tempo affascinato dai film horror, in particolare di Sam Raimi – Samuel Marshall Raimi – famoso per aver diretto La casa e la serie Spider Man, Beaufort si dispone come regista della sua immaginazione. Love me monster propone la visione completa del percorso artistico di Beaufort, dalle cover Thrasher di Darrell Stanton, ai ritratti a viso coperto di Geoff Rowley (Ph. Davy Van Laere), fino ai disegni su carta. Dalla ballata di Elvis Love me tender alla versione pittorica di Love me monster, Beaufort parla di sé con immagini e segni, ormai ravvisabili, capaci di raccontare e descrive una vera passione. Elisa Bertaglia Golden reveries, 2015 Oil, charcoal and graphite on paper, 42,3x30,3 cm 120 Michela Picchi Circle, 2015 Fine art, Epson print ultra chrome k3 vivid magenta on paper, 330g_m2, high gloss - A4, A3, A2, A1 121 Museo Nuova Era Bari Main Section Sito web www.museonuovaera.it Direttore Rosemarie Sansonetti Artisti in fiera Carlo Battisti Beppe Biagi Francesco Granito Giovanni Lamorgese Rosemarie Sansonetti Premio SetUp under 35 Artista Monica Casalino Curatore Isabella Battista 122 Disorizzonti a cura di Isabella Battista L’opera Disorizzonti seleziona nove scatti di una ricerca fotografica intorno alla sensazione di spaesamento. Nell’installazione di Monica Casalino, l’essenza è la relazione tra le fotografie, e non il singolo scatto, che proprio grazie alla relazione, sfugge all’idea retorica di paesaggio, ricordo, atmosfera. La luce i piani di profondità e il rapporto figure sfondo, diventano dati grafici, perdono una qualsiasi significazione romantica: nessuna narrazione, nessuna presenza umana solo lo sguardo dell’artista con la sua prospettiva, sommata alla prospettiva dello spettatore, che coglie non il momento, ma i momenti che portano a quella relazione. In contrappasso rispetto al tema dell’orientamento, qui non ci si orienta ci si perde, nessun riconoscimento geografico, nessuna storia, una negazione dell’orizzonte in cui alberga il desiderio dello sguardo. Ora l’orizzonte è schiacciato da un cumulonembo, ora è perso nel buio e nella polvere di pietra, ora frantumato dalla pioggia. Il risultato è una leggerezza estetica, che è il trait d’union che lega la giovane Monica Casalino agli altri artisti più maturi presenti in mostra, in un progetto che segue la ricerca della realtà nelle sue forme. L’orientamento ludico e concettuale di Carlo Battisti è raggiunto tramite la sua ricerca su un testo letterario. Le piccole strisce di carta intersecate tra loro, formano un gioco manuale e mentale in cui il testo narrativo è trasformato in piccolo oggetto–scultura. Beppe Biagi presenta su fogli di carta indiana i suoi piccolissimi racconti, attimi, pieni di raffinate variazioni cromatiche. I suoi dipinti a china ricordano istantanee in bianco e nero, in equilibrio tra il vissuto e il sogno. Le sculture in pietra di Francesco Granito sono sempre in bilico tra l’attrazione per il peso della pietra e l’esigenza di conquistare leggerezza nei soggetti scolpiti, risultato di un connubio tra ricerca formale della scultura e levità del pensiero ad essa sottesa. In Giovanni Lamorgese, la 123 ricerca sulla realtà simbolica e l’identità si fonde nei soggetti riprodotti, traducendo in chiave contemporanea le riflessioni sulla ritualità. Nella ricerca di Rosemarie Sansonetti, la luce fa risaltare la leggerezza dei supporti evidenziando le immaterialità dei soggetti che è una caratteristica del suo lavoro e allude a simulacri umani, inscatolati controluce, come piccole apparizioni. Monica Casalino Disorizzonti, 2014 Installazione fotografica, 150x100 cm 124 Carlo Battisti Senza titolo (sfera) Biblioteca di Babele, 2008 Lavoro tridimensionale in teca di plexiglas e base in marmo nero del Belgio, strisce (largh. mm.2 ) di righe di testo ritagliate e montate da stampa tipografica carta Conqueror, composizione in corpo 4, diametro 8 cm 125 Opificio Arti Performative Frattamaggiore Napoli (NA) Main Section Sito web goo.gl/W1Ybrc Direttore Enzo Palumbo Artisti in fiera Pina Della Rossa Nicca Iovinella Salvatore Lendi Angelo Marra Antonella Pagnotta Enzo Palumbo Valentino Silvestre Artisti rappresentati Lello Lopez Angela Maione Daniela Morante Laura Niola Gloria Pastore Rosa Persico Felix Policastro Maria Pugliese Amedeo Sanzone Carla Viparelli Premio SetUp under 35 Artista Valentino Silvestre Curatore Marcello Francolini 126 Dis-Orientarsi a cura di Marcello Francolini L’Opificio Arti Performative, presenta per l’edizione di SetUp Contemporary Art Fair 2016, un progetto curatoriale dal titolo Dis-Orientarsi. Sebbene il tema scelto per quest’anno è Orientamento, la formulazione del progetto si attesta un attimo prima che tale azione si possa compiere. Potrebbe a prima svista, il visitatore, confondersi con la titolazione, propendendo per l’accezione negativa del perdersi o dello smarrirsi, disorientamento appunto. Ma siccome il prefisso non si lega direttamente, ma per mezzo di una congiunzione lineare, così scritto dis-orientamento sta ad indicare un moto verso l’orientamento, potremmo quasi chiamarlo ri-orientamento. Tutto ciò ha inevitabilmente a che fare con la spazialità geografica dei soggetti coinvolti: artista, opera, fruitore, che si trovano ad abitare il medesimo luogo che è in ultimo quella cima inerpicata in cui si diramano i meccanismi di comprensione dell’opera d’arte. L’immagine da cui siamo partiti è quella del viandante nella nebbia di Friedrich, dove il perdersi non spaventa, ma anzi seduce. Il Fruitore è quel viandante, che rientra in uno spazio dove nessun significato è già dato ma è un campo di possibili accadimenti su cui ognuno costruisce il senso a seconda del proprio peregrinare. Le opere sono quella nebbia, disposte secondo un continuum che, a prima vista, cela le pause come fosse un testo unico senza punteggiatura. Il piccolo formato è qui imposto per aumentare il grado di intimità con l’ambiente, da un lato, e dall’altro per convivere in modo proporzionato con gli oggetti personali degli artisti che contribuiscono alla formazione dei sentieri, che sono quell’avvicinarsi all’origine dell’arte: sia grazie all’opera sia al vissuto dell’artista. L’opera è un giudizio possibile dell’artista sul mondo, in quanto cosa creata. L’oggetto è una significanza storica, un estratto della sua vita, in quanto cosa vissuta. Entrambe le cose presentate appartengono all’artista: e in ciò l’opera totale così esposta costituisce l’antologia non tanto del, ma bensì, degli artisti dell’Opificio. 127 Opificio Arti Performative Manifesto 2014 Valentino Silvestre Vigor, 2015 olio su tela, 41x56 cm 128 129 PORTANOVA12 Salvatore Ligama - Serendipity a cura di Alessandra Ioalé Bologna Main Section Sito web www.facebook.com/portanova12 Direttore Antonio Storelli Artisti in fiera Nicola Alessandrini Bambi Kramer Casciu e Crisa Paolo Ferro Gola Hundun Salvo Ligama NeSpoon Opiemme UNO Artisti rappresentati Nicola Alessandrini Bambi Kramer Dissenso Cognitivo Gola Hundun Salvo Ligama NeSpoon Opiemme UNO Premio SetUp under 35 Artista Salvo Ligama Curatore Alessandra Ioalé 130 Figlio del suo tempo, Salvo Ligama è un giovane artista siciliano la cui ricerca pittorica è definita dal proprio orientamento geografico e sociale quale nativo digitale che sfrutta le comuni tecnologie a lui disponibili, per sondare possibilità inedite di fruizione e percezione della realtà che lo circonda e riattualizzare la pittura di genere all’interno del panorama artistico odierno. Vediamo coinvolto il proprio sistema culturale in un gioco percettivo che si risolve nella realtà del dispositivo digitale, che ne ricostruisce l’immagine nell’attimo in cui vi si guarda attraverso, esaltandone l’urgenza quotidiana e il profumo pregnante delle atmosfere in un ritratto contemporaneo. Nella realtà dello spazio concreto, la realtà fisica dell’opera pittorica diviene coincidente e compresente alla realtà virtuale dell’immagine in essa celata. Due mezzi espressivi tanto opposti si piegano fino a toccarsi, per chiudere un cerchio visivo e diventare complementari alla visione dell’immagine pittorica “digitalizzata” e “nascosta”, riducendo distanze concettuali, tematiche e tecniche impensabili e portando ad alti livelli estetici ed espressivi la tecnica di scomposizione digitale dell’immagine applicata alla pittura. Un ritratto attuale che nella ricerca dell’artista assume inedite istanze concettuali, superando e dilatando i limiti del genere, con l’opera “Mare in scatola”. In un’era in cui tutto può diventare prodotto in scatola, anche il mare di Sicilia può subire la stessa liofilizzazione in pixel. Ogni pixel è un pezzo di mare, staccato e indipendente, dipinto e fatto asciugare alla brezza di mare, con la presenza costante di altri prodotti organici o non classificabili, per un vero ritratto D.O.C. in scatola, pronto per essere sparpagliato su qualsiasi superficie. Autonoma, l’opera agisce nello spazio producendo un’illusione concettuale ed estetica che predispone a una fruizione per niente scontata e retorica, regalandoci la possibilità di essere curiosi e sorprenderci. 131 Opiemme Antarctica Vortex, 2015 92x73,5 cm Salvo Ligama Mare in Scatola, 2015 132 133 Print About Me La Print About Machine a cura di Print About Me Torino Main Section Sito web www.printaboutme.it Direttore Paolo Berra, Mattia Macchieraldo, Beatrice Zanelli Artisti in fiera Paolo Berra Daniele Catalli Giulia Garbin Wim Starkenburg Studio Fludd Elisa Talentino Artisti rappresentati 108 Veronica Azzinari Paolo Berra Daniele Catalli Raffaele Cesano Giulia Garbin Anna Guazzotti Wim Starkenburg Studio Fludd Elisa Talentino Premio SetUp under 35 Artista La Print About Machine Curatore Print About Me 134 “È assodato che le operazioni dell’Automa sono regolate dalla mente, e da essa soltanto.” [E.A. Poe, Il giocatore di scacchi di Maelzel, in “Southern Literary Messenger”, aprile 1836, p. 5] Così Edgar Allan Poe descrive nel suo pamphlet il funzionamento del famoso giocatore di scacchi di Maelzel, inventato nel 1769 dal barone ungherese e famoso ingegnere Wolfgang von Kempelen. La portentosa “macchina” consisteva in un manichino abbigliato alla turca, seduto ad un tavolino al quale era fissata una scacchiera, pronto a sfidare lo spettatore ad una partita a scacchi. All’inizio di ogni esibizione il barone mostrava al pubblico l’interno della macchina, che grazie ad un’illusione ottica sembrava colma di ingranaggi. In realtà un piccolo vano nascondeva un maestro di scacchi che muovendo le pedine provocava stupore nel grande pubblico. È il medesimo stupore che vuole ricreare La Print About Machine. Mentre nel XVIII secolo l’invenzione ingegneristica voleva dimostrare le possibilità dell’uomo di possedere il segreto della creazione dando vita a un automa, oggi, dopo secoli di scoperte in campo industriale che hanno portato la macchina a sostituire il lavoro artigianale, La Print About Machine riposiziona l’uomo al centro e all’interno di essa, a sottolineare che per quanto la scienza avanzi, la qualità del lavoro sarà sempre determinata dall’essere umano. In un periodo storico nel quale la macchina, strumento concepito per stampare illimitatamente, diventa mezzo per produrre tirature limitate, certificate e numerate, pressoché indistinguibili, Print About Me propone una machine che consente di ottenere serigrafie in tiratura illimitata, trasgredendo alla perfetta qualità con qualche lieve imprecisione, frutto del lavoro manuale. 135 La Print About Machine, 2015 installazione performativa site specific, ingombro 200x200 cm 136 La Print About Machine, 2015 installazione performativa site specific, ingombro 200x200 cm 137 RICCARDO COSTANTINI CONTEMPORARY Torino Main Section Sito web www.rccontemporary.com Direttore Riccardo Costantini Artisti in fiera Gigi Piana Artisti rappresentati Aqua Aura Monica Biancardi Mario Daniele Paco Guillen Piero Mollica Francesco Pergolesi Edoardo Romagnoli Ray Smith Melissa Steckbauer Santiago Ydanez Premio SetUp under 35 Curatore Sara Locatelli 138 direzioni_d_identità a cura di Sara Locatelli Orientarsi è un processo primario, primordiale. Interessa l’uomo nell’interazione con l’ambiente che lo circonda. Interessa l’individuo che cerca di conoscersi intimamente e di ri-conoscersi all’interno della cultura e società che abita. “Abitare” nel senso di rapporto con il territorio e la comunità, “abitare” il corpo stesso: facoltà umane sottili, profonde, cadute nell’oblio delle sovrastrutture sociali moderne. L’alienazione dalla “naturalità” di rapporti e relazioni, sempre più mediate da strumenti digitali, è sostanziale. Occorre un’operazione di ri-orientamento e ri-identificazione sentita e sincera, coraggiosa. Queste le basi che muovono l’operare di gigi piana nell’indagine concettuale e tecnica che produce la serie “ricerca_d_identità”, riconducibili alle analisi antropologiche di La Cecla in “Perdersi”. L’artista elegge a personale cifra stilistica due elementi fondamentali: l’intreccio e la trasparenza. E li utilizza per suggerire direzioni, per dare strumenti di possibile comprensione del reale, nell’ottica di un’arte attiva, vitale e viva, compartecipata. Una concezione di arte che richiama quella beuysiana di “arte come esperienza globale, processo totalizzante di rigenerazione e liberazione dell’individuo”. Il gesto artistico peculiare che compie l’artista biellese nella definizione di identità, parte proprio dalla tradizione del territorio natio: piana intesse tele macroscopiche partendo da stampe su acetato trasparente. Le immagini fotografiche che ritraggono l’abbraccio di due corpi nudi, femminile e maschile (uno dei soggetti è, necessariamente e responsabilmente, l’artista stesso) sono tagliate con minuziosa precisione in trame orizzontali e orditi verticali per essere poi intrecciate sul telaio della cornice. Il risultato è la coesistenza di entrambi i generi, nell’incontro con l’altro/a da sé che può avvenire solo a patto di riconoscere i confini sfumati dell’uomo e donna in noi stessi. L’orientamento, dunque, ha come punto di partenza la conoscenza e l’accettazione comprensiva del proprio io, arricchito dal rapporto paritario con l’altro/a. L’operazione di piana, tuttavia, sconfina e 139 si amplia in senso globale nella serie dei “planisferi”, in cui l’intreccio e la trasparenza fanno da base viva e mobile all’(in)definizione dei confini geografici. L’attualità del tema è stringente: i planisferi disegnati con tratto rosso sulle trame trasparenti mostrano confini sfilacciati, non più definibili, mutevoli/mutanti nei fenomeni migratori e nella fragilità degli ecosistemi globali. gigi piana, generare mondi, 2016 tecnica mista, 90x50 cm gigi piana riflessioni, 2016 tecnica mista, 35x35 cm 140 141 Sponge ArteContemporanea Pergola (PU) Main Section Sito web Direttore www.spongeartecontemporanea.net Giovanni Gaggia Artisti in fiera Leonardo Aquilino Sacha Turchi Artisti rappresentati Antonio Bardino, Cristiano Berti, Simona Bramati, Cristiano Carotti, Pierluca Cetera, Gianni Colosimo, Rocco Dubbini, Alessandro Fonte, Eva Gerd, Antonello Ghezzi, Andrea Guerzoni, Vincenzo Marsiglia, Cristina Nuñez, Roberto Paci Dalò, Gianluca Panareo, Francesca Romana Pinzari, Filippo Riniolo, Giacomo Rizzo, Piero Roi, Stefano Scheda, Mona Lisa Tina, Cristina Treppo, Maurizio Vicerè Premio SetUp under 35 Artista Sacha Turchi Curatore Giovanna Giannini Guazzugli 142 Models of Guidance a cura di Giovanna Giannini Guazzugli Models of Guidance racconta una diversa possibilità di percezione e osservazione, proponendo nuovi “modelli di orientamento”. L’apparenza immediata richiama un laboratorio, un ambiente dove nell’immaginario comune una persona viene esaminata, valutata nelle proprie capacità attraverso schemi prefissati. Leonardo Aquilino e Sacha Turchi invece si affiancano alla persona, suggerendo si uno sforzo, ma per rimetterla attivamente al centro vitale della percezione, tentando di eliminare le sovrastrutture mentali che la condizionano. Pur molto differenti nella ricerca e negli strumenti di indagine, i due artisti si incontrano facilmente nella realizzazione di opere che lasciano intendere cambiamento, evoluzione, perdita di un’identità originaria per una trasformazione lenta ma continua, inesorabile. Opere che suggeriscono con vibrante rigore e un’estetica impeccabile che tutto può essere altro. Ecco che un ottòtipo, lo strumento tradizionalmente utilizzato per determinare l’acutezza visiva, sostituisce i suoi simboli identificabili (le lettere) con immagini, e diviene un invito ad abbandonare la leggibilità in favore della percezione. Se in un esame della vista bisogna necessariamente riconoscere ogni singola lettera per ottenere un esito positivo, qui al contrario bisogna lasciarsi stimolare dalle immagini per molteplici suggestioni. Sono quindici immagini di macerie appartenenti a qualcosa di distrutto e riutilizzate per essere qualcosa di nuovo. Un dente, immagine conosciuta e riconoscibile, cresce ad altezza d’uomo, allunga le sue radici fino a diventare un ibrido autonomo che risponde al tocco con il suono. è un ibrido fatto della stessa materia minerale dei denti, ma la componente proteica è stata sostituita con un corrispettivo vegetale; il DNA in essa contenuto è ormai perduto, ma il totem rimane come simbolo di una memoria genetica e familiare che si tramanda. Si tratta di un secondo molare e come tale è Natus parva, nato piccolo, più piccolo, di norma, degli altri molari. Ma qui non c’è norma né parametri di riferimento. 143 Giocando tra il concetto dell’importanza dell’orientarsi (attraverso la propria percezione) e dell’orientatività, cioè flessibilità, di questi “modelli” proposti, gli artisti evidenziano il fatto che non esistono moduli prestabiliti e appropriati per qualsiasi individuo. Sacha Turchi Natus Parva, 2016 Struttura in ferro, tessuto 100% Cotone, Calcio Carbonato, Calcio Fosfato, Collagene, Idrossiapatite, base proteica vegetale (cellulosa, amido del mais, Destrina di mais, Gomma Xantano), 70x70x140 cm 144 Leonardo Aquilino Senza titolo, Ottotipo, 2016 Legno, plexiglas, neon, 80x35x15 cm 145 Tedofra Art Gallery Padova Main Section Sito web www.galleriatedofra.it Direttore Alice Baldan Artisti in fiera Laura Bisotti Giuseppe Inglese Daniela Novello Patrizia Novello Francesco Sisinni Christian Verginer Matt Verginer Nicola Villa Artisti rappresentati Laura Bisotti Giuseppe Inglese Daniela Novello Patrizia Novello Davide Paglia Francesco Sisinni Ttozoi Christian Verginer Matt Verginer Nicola Villa Premio SetUp under 35 Artista Laura Bisotti Curatore Stefano Volpato 146 Perdersi e restare. Orientarsi in gocce di memoria a cura di Stefano Volpato “Perché vuoi combattere contro il labirinto? Assecondalo, per una volta. Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere le strade. Impara a vagare, a vagabondare. Disorientati. Bighellona.” Tiziano Scarpa Vagare tra le stanze della propria casa dà un senso di protezione e di stabilità emotiva certa: gli oggetti diventano il ricordo del passato vissuto. La perdita del senso di orientamento e di direzione porta alla ricerca di sensazioni perdute con un passato fatto di recuperi e inquietudini. La protagonista dell’opera di Laura Bisotti è la nonna dell’artista, figura scomparsa che lascia traccia di sé nella casa ormai vuota, dove gli oggetti si caricano di valenze emotive da cui affiorano atmosfere sospese tra delicati colori scoloriti dal tempo. È qui rappresentato visivamente e in maniera soave la perdita delle certezze di una persona anziana confusa nella mente e nel tempo a causa dell’Alzheimer. Nulla è più chiaro e sicuro, né le pareti di casa, né gli oggetti né tantomeno la consapevolezza di dove trovarsi, la certezza di un punto preciso dal quale partire o ritornare come porto sicuro. Perdersi, disorientarsi, confondersi, vagare in una nebbia che offusca la realtà e la casa diventa il simbolo di una certezza. A tratti un ricordo riaffiora come ectoplasmi confusi: un gruppo di persone, un viso, un’identificazione precisa di dove ci si trova, poi tutto scompare con l’Alzheimer che ritorna vincitore e rimescola e fa perdere l’indicazione di sé e di dove ci si trova. Il lavoro di Laura Bisotti affronta la necessità di orientare una persona perduta: la perdita della memoria, la mancanza di un punto di riferimento, il vuoto e lo smarrimento di un luogo sicu147 ro che non si riconosce e trova. Pochi gli elementi di cui si ha certezza: i ricordi, la casa, le figure cardine della famiglia, venendo a mancare questi punti di riferimento si crea il vuoto e lo spaesamento nella riconoscibilità di sé. Rimangono immagini sbiadite, affioramenti che si perdono poi come la spuma del mare e diventa evanescente la corrispondenza tra ciò che è reale e ciò che è riflesso in un’immagine, pulviscolo del tempo alla ricerca di una rotta precisa dove orientarsi: “(…) E al mare nostro più non resta viva che l’immagine fatta di memoria” (Im Spiele der Wellen - Guido Gozzano). Laura Bisotti Distanza, 2015 fotografia analogica su carta Hahnemühle Museum Etching, 350 gsm e disegno su vetro smerigliato, 3 pezzi 20x100 cm 148 Daniela Novello Lost and Found#6, 2015 Piombo 12 elementi da 5x9,5x0,2 cm 149 TemporarySpace Reggio Emilia Main Section Direttore Andreina Pezzi Artisti in fiera Achille Ascani Maurizio Mantovi Artisti rappresentati Achille Ascani Silvia Casali Francesca Cesari Maurizio Mantovi Silva Marina Nironi Sandro Pezzi 150 compresenzA a cura di Andreina Pezzi Uomo, unico e insostituibile al centro tra il naturale e l’ artificiale. Uomo in senso simbolico e non figurativo, egli infatti è presente senza mai comparire nelle opere. Il progetto COMPRESENZA è una sintesi di linee luminose, sottili, colorate e spesse. La luce vibra e produce forme continue che mai sembrano trovare collocazione. Nella natura le forme si semplificano e l’assenza di artifici addolcisce l’immagine in poche linee delicate. La natura ci restituisce il silenzio che l’artificio toglie. La conquista del territorio orienta l’uomo alla deformazione dello stesso, all’interno del quale spesso non si riconosce affatto. La compresenza di effetti naturali ed artificiali rappresenta il punto d’incontro dell’uomo in quel rapporto complesso ma efficace che forma un essere unico e diverso nel mondo. Sono il valore culturale e quello umano ad essere griglia di lettura del progetto fotografico COMPRESENZA, curato da Andreina Pezzi per Temporaryspace in questa edizione di SetUp 2016. Achille Ascani presenta Light box in cui viene presentata la luce naturale legandosi al tema delle energie rinnovabili. Le immagini rappresentano dettagli urbani in cui l’uomo presenta il suo intervento attraverso la luce artificiale di insegne, lampioni e locali illuminati. Opere caratterizzate dal bianco dato dalla luce stessa del led che le illumina dal retro, alimentato dall’energia solare. è nel progetto di Maurizio Mantovi che risalta l’aspetto estetico-stilistico. Le opere di forme orizzontali ed allungate si abbandonano ad un romantic-minimal. Nel bianco e nero in cui la nebbia risalta e le nuvole esplodono in cielo, dove l’albero solitario o insiemi di pioppi, emblema della pianura emiliana, si disegnano netti e scuri, noi sogniamo, seguendo la strada del sentimento. 151 Achille Ascani Scorrere i livelli, 2014 stampa su plexiglass-retroilluminato a luce led, 120x90 cm 152 Maurizio Mantovi Orbeterracqueo 6, 2015 Scatto digitale, stampa su canvas, 150x70 cm 153 Viridian Artists New York (USA) Main Section Sito web www.viridianartists.com Direttore Vernita Nemec Artisti in fiera Filippo M. Prandi Artisti rappresentati Renee Borkow, Henry Coupe, May De Viney, Du Lin, Eliana Donini, Arthur Dworin, Bernice Faegenburg, Arlene Finger, Tazuko Fujii, Alan Gaynor, Wally Gilbert, Kathleen King, Namiyo Kubo, Matakia, Matthias Merdan, Michael Miller, Stacey Clarfield Newman, Filippo M. Prandi, Bruce Rosen, Oi Sawa, Barbara K. Schwartz, Susan Sills, Virginia Evans Smit, Angela Christine Smith, Robert Smith, Deborah Sudran, Bob Tomlinson Premio SetUp under 35 Artista Filippo M. Prandi Curatore Maria Letizia Tega 154 L’ Ingannevole Deformazione Del Tempo a cura di Maria Letizia Tega I believe in a story that holds abstractions, and a story that can be told based on ideas that come in an unconventional way. David Lynch Le opere di Filippo M. Prandi non sono semplici fotografie ma pagine da leggere, piene di ironia, doppi sensi, giochi di parole e labirinti di realtà distorta in cui perdersi e ritrovarsi. Niente è come appare, in ogni senso. Le sue fotografie sono letteralmente pennellate di luce, in cui nulla viene lasciato al caso e ogni dettaglio è orchestrato e incastrato all’altro per poter raggiungere non solo la perfezione di una nuova tecnica, ma la mise-en-scène di una realtà parallela. Le radici professionali di Prandi arrivano dal cinema, è importante sapere che è un affermato film-maker, un dettaglio fondamentale per comprendere appieno il suo linguaggio: nel suo processo creativo attesa è la parola chiave. Attesa significa dedizione, significa tentare fino allo sfinimento, lavorare incessantemente. Il tempo quindi, è nodale nella sua tecnica. Filippo non è interessato alla post-produzione, al digitale e a qualsiasi genere di elaborazione dopo lo scatto: la sua pittura di luce non cattura l’istante casuale ma mette letteralmente in scena un’idea ben precisa. I suoi strumenti sono davvero pochi: innanzitutto la precisione e la pazienza, poi una fidata 35 millimetri, e un uso chirurgico del tempo, dell’esposizione e della luce. I soggetti presentati sono protagonisti di una narrazione magica, una vicenda spesso paradossale che riesce a raccontare tutti i suoi retroscena in una sola immagine; incuriosiscono, pongono delle domande, ma riescono anche a fornire delle risposte, inaspettate. La particolarità degli scatti risiede anche nella continua evo155 luzione che avviene ad ogni ulteriore sguardo: piccoli particolari che erano sfuggiti acquistano corpo, senso e importanza, donando nuovi spunti all’attimo che Filippo ha trattenuto nella pellicola. Nella sua poetica vi sono riferimenti di grande cultura sia fotografica che cinematografica, ottimamente fusi: l’ironia e il gioco, già citati, non possono non ricordare il dadaismo di Man Ray, l’assurdo che tiene i piedi per terra di Duchamp, ma anche il surrealismo onirico di David Lynch. Una fotografia di Filippo M. Prandi è un compendio di elementi stilistici, di citazioni colte, di innovazioni, ma al tempo stesso un equilibrio perfetto tra creatività e studio delle angosce umane, impeccabilmente attuale. Filippo M. Prandi Heaven’s Upstairs, 2013. Lunga ed impervia è la strada che dall’inferno si snoda verso la luce - John Milton Paradise Lost. fotografia a lunga esposizione / light painting. Effetto inalterato. Formato: 35 mm. Dimensioni variabili 156 Filippo M. Prandi Self Portrait # Fuck YourSelfie, 2015 Ogni fotografo dovrebbe avere un auto-ritratto. Ogni fotografo dovrebbe odiare i selfies fotografia a lunga esposizione / light painting. Effetto inalterato. Formato: 35 mm. Dimensioni variabili 157 VITA PRIVATA Home Gallery Cremona Main Section Sito web www.vitaprivatahg.it Direttore Cinzia Manfredini Artisti in fiera Dorothy Bhawl Saturno Butto’ Max Cavallari Tiziana Cera Rosco Ramiro Clemente Guido Duty Gorn Silvia Manazza Rocio Perez Vallejo Silvia Trappa Artisti rappresentati Dorothy Bhawl Max Cavallari Guido Duty Gorn Silvia Manazza Rocio Perez Vallejo Premio SetUp under 35 Artista Silvia Trappa Curatore Rebecca Lou Zaffanella 158 WHICH WAY, WHICH WAY? [L. Carroll] a cura di Rebecca Lou Zaffanella Sezione 1 Il labirinto genera mostri, sogni, paure Saturno Butto’ Sezione 2 Il labirinto determina rapporti familiari malati Rocio Perez Vallejo Silvia Trappa Silvia Manazza Sezione 3 Il labirinto genera corpi feriti e deformità: la stanza del Minotauro Installazione di corpi e letture Tiziana Cera Rosco Sezione 4 Il labirinto genera gabbie e maschere Max Cavallari Ramiro Clemente Dorothy Bhawl Uscita Uscire dal labirinto è solo questione di orientamento? Guido Duty Gorn Come ciechi mostri errano nel labirinto obliquo e ingannevole della vita, così le opere degli artisti qui esposte stabiliscono i punti di un sistema di riferimento da seguire, determinando una direzione e la capacità di stabilirla. Questo percorso iniziatico è costellato di punti cardinali che segnano il nostro angolo di tiro, la nostra disposizione: una ricerca di comprensione e interpretazione della realtà. Essi sono le modulazioni estetiche grazie alle quali si traccia un viatico, che faccia cessare ogni interpretazione percettiva e, nell’isolamento di un intrico di strade o di un mare di sabbia, dia luogo alla meditazione e alla rinascita. Le perturbanti sacralità delle contaminazioni di Saturno 159 Buttò e le ancestrali lipsanoteche femminili di Rocio Perez Vallejo, si alternano all’impronta furtiva, al filo di Arianna delle maschere ceroplastiche e dei materassi di Silvia Manazza, o agli xoanà: idoli silvani e zoomorfi di Silvia Trappa. Sia che il visitatore venga risucchiato dal labirinto, come i volti dei personaggi di Max Cavallari, che sono ingoiati da gorghi di anamorfosi comunicativa, sia che egli si riconosca per empatia nei traumi dei leggerissimi calchi di Tiziana Cera Rosco, sia che egli sia catturato nel bestiario non convenzionale di Dorothy Bhawlcome, l’effetto sarà comunque quello di disorientare l’insieme di funzioni psichiche per cui l’individuo è cosciente, per poi istradarlo, grazie al segno grafico, ombrageux di Ramiro Clemente, all’icasticità delle strisce segnale di Guido Duty Gorn. In questo percorso il (dis)orientamento testimonia le verità artistiche, ciò che gli artisti vogliono salvare. L’apparato effimero che ci digerisce e il duodeno meante di questo dedalo nutrono i visitatori, dapprima inghiottendoli e restituendoli poi non tanto alla salvezza, ma alla giustizia: alla possibilità di poter rinascere ascoltando le voci delle opere esposte. La gestazione dello stupore (unico sentimento che non svanisce), esige la giustizia della loro attenzione. Per quanto un curatore possa mettere in atto tutti i cataclismi possibili, infatti, non riuscirà a cancellare l’orientamento della fila di formiche che si sposta da un greppo a un muro, la fila del mostro fatto di occhi che è simbolo della perplessità e della poetica combinatoria degli sguardi. Silvia Trappa rabbit girl - bestie quotidiane series, 2014 resina patinata, carta di giornale 70x12x10 cm Saturno Buttò leda breath control, 2015 olio su tavola, 70x70 cm 160 161 VV8 artecontemporanea Reggio Emilia Main Section Sito web www.vv8artecontemporanea.it Direttore Chiara Pompili Artisti in fiera Fabrizio Cicconi Leonardo Greco Oriella Montin Chiara Tagliazucchi Artisti rappresentati Aqua Aura Simone Bubbico Luca Gilli Leonardo Greco Oriella Montin Luca Serra Chiara Tagliazucchi Alberto Zamboni ORIENTAMENTO a cura di Chiara Pompili e Alberto Soncini Nel panorama dell’arte contemporanea orientarsi, significa per noi, fare proprio quello che è stato, per ricercare un linguaggio “attuale”, in equilibrio tra passato e presente. Orientarsi verso la realizzazione dell’opera, mantenendo fede al rigore formale della composizione, all’armonia dei cromatismi, dal semplice bianco/nero, all’utilizzo della scala cromatica completa, al valore estetico dell’opera, che più di tutti, i parametri citati, si è modificato nel tempo. Orientarsi quindi nel passato della storia dell’Arte, soprattutto del ‘900, per tracciare una nuova strada nel presente, che sia, ma questo non possiamo essere noi a dirlo, significativa. Fabrizio Cicconi Ritratti famosi - Mimmo Jodice, 1992/1994 Stampa al bromuro d’argento, 15x10 cm Edizione 1/1 SetUp 2016 162 163 White Noise Gallery Roma Main Section Sito web www.whitenoisegallery.it Direttore Eleonora Aloise Carlo Maria Lolli Ghetti Artisti in fiera Bruno Cerasi Luca Di Luzio Stefano Gentile Artisti rappresentati Bruno Cerasi Annabella Cuomo Diamond DiegoKoi Stefano Gentile Javier Rubin Grassa Mar Hernandez Jesus Herrera Martinez Pax Paloscia Dario Puggioni Stefano Tedeschi Alexandra Waespi Premio SetUp under 35 Artista Bruno Cerasi Curatore Eleonora Aloise Carlo Maria Lolli Ghetti 164 DECLINAZIONE MAGNETICA a cura di Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti La Declinazione magnetica scientificamente è l’angolo tra il nord geografico ed il nord magnetico, una variabile che muta costantemente sia nel tempo che da nazione a nazione. Il Nord rappresenta il principio universale salvifico per l’orientamento in assenza di ogni altro riferimento spaziale; la declinazione magnetica ne distrugge concettualmente l’oggettività rappresentando l’instabilità e l’impossibilità fisica di identificare una meta esatta, costante e immobile. “Gli uomini sono una specie migratoria” La situazione attuale parla di una nuova geografia umana, una deriva dei continenti culturale in cui due forze opposte si scontrano: da un lato la migrazione di massa, dall’altra la paura diffusa di uno sconvolgimento dell’identità territoriale, dimenticando l’individuo, poiché gli esseri umani con le loro contaminazioni, esattamente come cellule di un unico organismo vivente, mutano e si muovono senza sosta nel tempo, generando una forma più consapevole di se stessa. Il progetto Declinazione Magnetica vuole decodificare, attraverso il lavoro corale di tre artisti, altrettanti aspetti consequenziali del fenomeno dell’orientamento, partendo da una visione generale del fenomeno per arrivare al valore del singolo. Stefano Gentile incentrerà il corpus di opere sul tema della migrazione fisica. La naturale migrazione animale e quella forzata dell’uomo, generata spesso da barbarie e circostanze geopolitiche ormai universalmente accettate alla stregua di incontrovertibili eventi naturali. Tanto gli animali quanto gli umani si orientano nello spazio obbedendo al più forte dei vincoli: la spinta alla sopravvivenza. Luca Di Luzio, in contrapposizione con l’interpretazione sociale, realizzerà il progetto Atlas, un vero e proprio atlante geografico in cui i territori saranno le impronte del suo stesso corpo impresse su carta. Generando tramite una gestualità istintiva e mai violenta vere e proprie catene montuose, laghi, fiumi e confini, Di Luzio pone l’uomo davanti al compito di ridefinire se stesso 165 nello spazio, questa volta non adattandosi ma plasmandolo a sua immagine. Bruno Cerasi attraverso un’installazione site-specific, affronterà il tema della relatività del concetto di orientamento, raccontando lo stravolgimento del sistema cardinale nella geografia sociale umana. Un pendolo di Foucault graffierà con il suo lento e costante incedere l’effige del Mediterraneo tracciando nuove linee fisiche in corrispondenza delle principali rotte migratorie. L’uomo traccia nuove linee cardinali figlie di un sistema di orientamento parallelo a quello naturale. L’opera parla di un mondo in cui tutte le bussole puntano ad un nord fittizio ed esclusivamente umano, in cui il progresso ed il benessere sono le nuove stelle polari e la ricchezza personale il nuovo sestante. Bruno Cerasi Untitled VIII, 2015 Spray e marker su vetro, 30x40x5 cm 166 Luca Di Luzio Atlas, 2015, Tecnica mista, 30x40 cm 167 ZAK PROJECT SPACE (in tour) Monteriggioni (SI) Main Section Sito web www.galleriazak.com Direttore Gaia Pasi Artisti in fiera Andrea Barzaghi Alessandro Cardinale Alessio De Girolamo Cristina Gori Simona Paladino Silvia Scaringella TTozoi Giulio Zanet Artisti rappresentati Andrea Barzaghi Laura Bisotti Alessandro Cardinale Hsing Chun Shih Daniele Girardi Ronald Moran Andreas Marti Simona Paladino TTozoi S imone B urratti Premio SetUp under 35 Artista Andrea Barzaghi Curatore Simone Burratti 168 169 Andrea Barzaghi Quasi umano, 2015 Olio su tela, 135x155 cm Andrea Barzaghi Protesi, 2015 Olio su tela, 115x160 cm 170 171 BonelliLAB Orientarsi nella pittura Canneto sull’Oglio (MN) Solo show Sito web www.bonelliarte.com Direttore Giovanni Bonelli Artisti in fiera Marta Sesana Artisti rappresentati Alessandro Bazan Paul Beel Kim Dorland Elena Monzo Marco Pace Wainer Vaccari William M. Zanghi Foreste incantate, spazi magici che sembrano usciti da libri di fiabe sconosciute. Non luoghi reali, come spesso accade nell’arte. Più semplicemente, costituiscono la concretizzazione di un mondo altrove, cui l’artista da vita per adagiarvi i suoi fluidi pensieri, che usciti allo scoperto, si solidificano in quelle buffe e goffe figure coloratissime. Creature dal grande naso a patata e con occhioni da bambola, a metà tra pupazzi di cartapesta e fantocci di morbida gommapiuma. Mostrano fattezze umane, ma sono solo una lontana idea di uomo. E stanno lì, fermi in attesa di conoscere chi siano. I loro occhi spalancati attestano quello sbigottimento di chi si trova in un posto per caso e non sa spiegarsi il perché. Foreste incantate, spazi magici che sembrano usciti da libri di fiabe sconosciute. Non vogliono raccontare, non sanno niente, ma piuttosto sono impazienti di essere raccontati, di scoprire il proprio nome e cosa stiano facendo. E l’artista li accontenta, da’ loro titoli suggestivi. Allora essi prendono vita, sentendo la loro ragione di esistere. Non più solo nella mente dell’artista. Premio SetUp under 35 Artista Marta Sesana 172 173 Marta Sesana La valle, 2015, olio su tela, 100x120 cm Marta Sesana Il cinghiale, 2015, olio ad acqua su tela, 45x65 cm 174 175 Galerie am Pi Weißenseifen - Germania Solo show Sito web www.galerie-am-pi.de Direttore Christiane Hamann Artisti in fiera Laura Danzi Artisti rappresentati Doina Banescu Werner Bitzigeio Pierre Doome Hubert Glaser Albrecht Klauer-Simonis T.Libelle Marianne Lomme Mauga (Houba-Hausherr) Joachim Mennicken Volker Wessendorf Mark Wohlrab 176 Retrocomputing a cura di Elisa Baldini La civiltà umana si basa su diverse visioni di come sarà il futuro. Le scelte che compiamo oggi determinano il domani che verrà. Come ogni attività umana, l’arte è soprattutto frutto di scelte, veri e propri atti di anticipazione che esercitano una forte influenza sul presente e sulla nostra comprensione del passato, unico e vero terreno di coltura di ogni futuro possibile. Il nostro presente è caratterizzato dalla tecnologia digitale che vediamo progressivamente insinuarsi nelle attività quotidiane integrandosi al nostro organismo quasi a livello sensoriale. È logico che si immagini un futuro dove queste tecnologie si faranno progressivamente più duttili e indispensabili per ogni nostra attività. D’altro canto, l’accelerazione alla quale le nostre vite sono sottoposte, si riflette nella caducità delle estensioni digitali che orientano lo svolgersi della nostra quotidianità. In tempi antichi ci si orientava grazie all’osservazione dei punti cardinali, che erano ammantati da un’aura mistica legata ai cicli del sole. Un analogo misticismo di ritorno pervade le “vestigia mortali” di quella tecnologia un tempo immaginata come futuro, poi concretizzatasi nel nostro presente e presto accantonata in favore nuove più luccicanti e miracolose meraviglie tecnologiche. Perché ogni futuro è destinato a diventare passato ad un ritmo sempre più incalzante. Operando tra arte e retrocomputing, Laura Danzi reinterpreta antiche tecniche plastiche e coniuga la severità della scultura lignea, pratica primitiva per eccellenza, ad uno squisito gusto per la decorazione e per i materiali preziosi nella creazione di moderni reliquiari, custodi di un futuro che non è più. 177 Laura Danzi Digi-Dust, 2015 Legno di tiglio, cellulare dorato e laccatura dorata, 32x37x17 cm 178 Laura Danzi Startup, 2015 Legno di tiglio, lastra di rame dorata e laccatura dorata, 36x34x30 cm 179 Galleria Flaviostocco Castelfranco Veneto (TV) Solo show Sito web www.flaviostocco.it Direttore Jacopo Stocco Artisti in fiera Mattia Novello Artisti rappresentati Marco Bernardi Giulio Catelli Enrico Della Torre Gea D’Este, Alberto Gianquinto Mattia Novello Paolo Patelli Raffaele Rossi Giancarlo Tramontin Paolo Valle Silvia Vendramel Premio SetUp under 35 Artista Mattia Novello Curatore Jacopo Stocco 180 Simmetria del movimento a cura di Jacopo Stocco L’origami è un’antica tecnica di piegatura manuale della carta, nata in Giappone, per realizzare forme e figure di ogni tipo. Questa tecnica non è altro che la trasformazione di una cosa materiale in qualcosa di diverso, superiore. Per il piegatore giapponese, la gioia di quest’arte non risiede nel foglio di carta, ma nell’atto stesso del piegare: una danza di mani che lavorano per dar vita a una figura. Quest’arte è considerata un atto creativo, in quanto genera un oggetto mai esistito prima, concretizzazione di concetto ideale che, come tale, è soggetto alle leggi della natura. Mattia Novello è un artista dal lavoro articolato che, come gran parte dei nuovi talenti emergenti sul panorama contemporaneo, sente di non potersi limitare a un solo mezzo e crea ambientazioni più complesse. Novello, ha creato questo recente ciclo di opere con l’uso di questa tecnica. L’orientamento dell’artista sta in questa forma d’arte, che deriva da movimenti–piegamenti ben studiati. Il tutto parte da una forma quadrata e piatta che, attraverso il gesto, modifica dando vita alle più svariate forme. Nascono così opere come “il cigno di Bukhara”, “il piccolo cigno di Bukhara” e “Aereo”. Per lui, non è la tecnica a spingere la dimensione poetica, ma l’intenzione a generare il movimento della superficie. In queste ultime opere esce la sua forte propensione verso la scultura, come uno scultore classico che ha di fronte un blocco di marmo da modellare, ogni piega diventa un imprevedibile cambio di direzione. L’artista interviene destabilizzando il pensiero di orientamento degli origami, solitamente fatti in carta, utilizzando il tappeto. Un oggetto iconico, il cui topos è inserito nell’immaginario collettivo, ma che in queste opere abbandona il suo scopo di utilizzo e assume una valenza simbolica totalmente nuova. L’effetto di chi osserva l’opera è un disorientante senso di precarietà. L’artista continua a stupire nel disattendere la verità, attraverso un’intenzione straniante fatta di ambivalenze, paradossi, contrapposizioni, equilibri semantici e bilanciamenti concettuali. 181 Mattia Novello Aereo,2015 tappeto,130x70x35 cm Mattia Novello Il piccolo cigno di Bukhara, 2015 tappeto,40x30x30 cm 182 183 RRN Project Life a cura di Manuela Valentini Vibo Valentia (VV) Solo show Sito web www.raffaelemontepaone.it Direttore Roberta Congiusta Artisti in fiera Raffaele Montepaone Artisti rappresentati Raffaele Montepaone Premio SetUp under 35 Artista Raffaele Montepaone Curatore Manuela Valentini 184 Sette lettere, quattro vocali e tre consonanti: anziano. Un aggettivo che in grammatica si riferisce ad una qualità che, in questo caso, intende evidenziare come dietro alla fragilità e all’incapacità di difesa degli stessi, si celi spesso una saggezza tale da fare invidia anche al più brillante dei trentenni. È questo il mondo indagato da Raffaele Montepaone, giovane fotografo vibonese che, con il suo progetto intitolato Life, desidera raccontare per immagini la storia di quanti hanno vissuto la propria esistenza sporcandosi le mani. Il primo scatto fu realizzato nel 2007 a Stilo, un piccolo borgo jonico reggino, poi la ricerca è proseguita lungo gli angoli più remoti della Calabria, nel tentativo di registrare una realtà fatta di piccole cose. Una realtà legata in particolare alle vecchie generazioni locali, da sempre fedeli ad usi e costumi divenuti ormai rari e da salvaguardare dalla frenesia dei tempi moderni. Montepaone varca le soglie delle loro umili case per trascorrere un’intera giornata al loro fianco, poi stipa la lezione appresa in un’immagine che può dirsi pronta a sprigionare un’intensa miscela di fisicità e spiritualità. Le sue fotografie sono infatti poesie che cantano la semplicità, avvalendosi di uno stile che rifiuta qualsiasi tipo di artificio o figura retorica per assicurarsi di non tradire in alcun modo l’essenza dello spaccato di vita analizzato. Montepaone concentra la sua attenzione soprattutto nei confronti delle mani, in quanto simbolo di un passato trascorso costantemente nella dimensione del fare, di cui le rughe e le callosità ne rappresentano la massima espressione. E ancora le mani, come i volti di quegli anziani signori, parlano delle fatiche versate su una terra che costituisce anche il perno attorno al quale ha sempre ruotato la loro esistenza intera. I soggetti delle sue opere si tramutano dunque in figure depositarie di una memoria laconica, da concepire a sua volta come fortezza di antichi segreti da custodire contro le insidie della vita urbanizzata. 185 Raffaele Montepaone Untitled (Hands), 2015 Stampa fotografica su carta, 50x70 cm ed. 1/3 186 Raffaele Montepaone Memoria (Life), 2015 Stampa fotografica su carta, 50x70 cm ed. 1/5 187 Uncertain States Family Archaeologies Londra, Gran Bretagna Solo show Sito web www.uncertainstates.com Direttore David George, Spencer Rowell, Fiona Yaron-Field Artisti in fiera Sonia Lenzi Artisti rappresentati Susan Andrews, Sally Annet, Richard Ansett, James Russel Cant, Etienne Clement, Julie Cockburn, Ania Dabrowska, Francisco Gomez De Villaboa, John Paul Evans, Charlie Fjätström, Lydia Goldblatt, John Goto, Robin Grierson, Tracy Holland, Laura Hynd, Federica Landi, Yaron Lapid, Grace Lau, Carolyn Lefley, Lucy Levene, Heather McDonough, Agatha A. Nitecka, Kennard Phillipps, Adrian Samson, Elena Sarghiuta, Richard SawdonSmith, Simon Brann Thorpe, Paul Trevor, Mick Williamson, Aviv Yaron 188 La casa rappresenta il sé autobiografico, quell’idea che ciascuno di noi elabora di sé, l’immagine che nel tempo costruiamo di chi siamo, attraverso un rimodellamento continuo del passato che si è vissuto o si è pensato di vivere, mediante altre storie e altre immagini. La casa di famiglia è soprattutto il luogo delle origini, dove sono passate e hanno vissuto generazioni, e che si è in parte trasformata nel tempo, insieme a noi che l’abbiamo vissuta. Le assenze, di persone ed oggetti che non si trovano più nella casa, diventano presenze malinconiche. Il progetto si concretizza in una installazione, in cui vengono esposte fotografie e tracce degli abitanti della casa e del borgo appenninico dove la casa si trova, e in un libro d’artista. è suddiviso in tre parti che si compenetrano simultaneamente, scardinando l’ordine temporale. Nella prima si compie un viaggio interiore, un sogno, dove il passato si mescola a un presente recente e viceversa, tramite i luoghi e gli oggetti della quotidianità e la ricerca dei segni lasciati sulle pareti dalla memoria vissuta. Ricorrono immagini di relazioni familiari, rappresentate sia dal rapporto nonna-nipote, sia dal rapporto madre-figlia che significa il nostro essere venuti al mondo, di cui non abbiamo memoria. Nella seconda e nella terza parte si intrecciano, attraverso cartoline e agendine, gli inizi degli amori, in quei luoghi e tra quelle mura, di due coppie, negli anni Dieci e Trenta del Novecento. Della storia d’amore precedente, quella di Maria, “la Bersagliera”, nata nel 1850, e di Giacomo, sono rimaste solo le fotografie che li ritraggono, separatamente: le prime fotografie degli abitanti di quella casa, la casa di famiglia. Il progetto è stato presentato a Londra nel novembre 2015 nell’ambito della mostra annuale di Uncertain States, curata da Zelda Cheatle. Uncertains States è un collettivo di artisti londinesi formato nel 2009 dai fotografi Fiona Yaron-Field, David 189 George e Spencer Rowell. Pubblica e distribuisce un giornale gratuito trimestrale che presenta lens-based-art e tiene incontri mensili sulla fotografia contemporanea. Ne fanno parte una confederazione di oltre 100 scrittori, artisti e studiosi che condividono la stessa filosofia: creare una piattaforma di lavoro incentrata sul modo in cui le percezioni si formano nella società, che favorisca la crescita di una comunità di artisti indipendenti. Sonia Lenzi Family Archaeologies, Untitled, 2015 fine art print on cotton paper, 23,50x17 cm ed. 5 190 Sonia Lenzi Family Archaeologies, Untitled, 2015 fine art print on cotton paper, 23,50x17 cm ed. 5 191 Associazione Yab (young artists bay) Carrara (MS) Solo show Sito web www.yabonlineblog.wordpress.com Direttore Andrea Zanetti Artisti in fiera Zino Artisti rappresentati Carolina Barbieri Lorenzo Devoti Lorena Huertas Stefano Lanzardo Roberta Montaruli Enrica Pizzicori Francesco Siani Stefano Siani Zino Zino: Landmarks, links to our era a cura di Andrea Zanetti “Ehi Cedrone ma dove ti ho portato?” “Dove mi hai portato?” Nella sequenza di Marrakech Express di Salvatores, Ponchia si rivolge a Cedrone nel mezzo del deserto, persi in un viaggio alla ricerca di un amico e ammicca sulla straordinaria forza del perdersi per il gusto di perdersi. Un viaggio, quello di Ponchia e dei suoi compagni, che ha l’epica della spinta generazionale, quella che permette di concepire il viaggio come evasione da sé, per godere ogni minuto e ogni singolo secondo della leggerezza del tempo che scorre. Un viaggio che perde l’orientamento, anzi non lo vuole ma che trova nell’alchimia del gruppo i punti di riferimento necessari per godere di questa stessa perdita; senza orientamento ma con la forza di sentirsi parte di un qualcosa, con qualcuno. Difficile trovare, oggi, la bussola della contemporaneità. L’orientamento, come ce lo hanno insegnato, si è perso nella palude di una società che si fa liquida e flessibile. Un orientamento che diventa favola contemporanea di regole evanescenti, spingendo ognuno di noi nella palude di persone che naviga tra reti fluttuanti e necessità pratiche, alla ricerca di un qualcosa che non conosce. Se la retorica contemporanea ci invita ad immaginare nuovi racconti o ad usare un nuovo storytelling per declinare la società e trovarvi il nostro pezzo di mondo, quello che fa più paura è la perdita complessiva dei punti di riferimento che hanno caratterizzato fino ad oggi le nostre ricerche. Non è uno sguardo nostalgico ai tempi passati, bensì la consapevolezza che ciò che occorre ricostruire non è la società nelle sue mille declinazioni, ma l’individuo e la sua etica di singolo. 192 193 Se Bergonzoni ci dice che “abbiamo bisogno di chirurgia etica perché dobbiamo rifarci il senno”, è la testimonianza di come, nella perdita di orientamento e punti di riferimento, la necessità sia proprio quella di ripartire dall’ individuo. Un insieme di viaggi singoli che diventa un possibile nuovo racconto; fondato sulla ricostruzione di sé, sulla memoria individuale e la coerenza, sugli abbracci e le passioni. Zino ci regala un viaggio che dall’iconografia surreale di punti di riferimento contemporanei, arriva ai colori di una nuova intimità; ci esorta a tuffarci nella leggerezza del gioco e nell’immediatezza di un sorriso per ritrovare la giusta pesantezza individuale. La costruzione/decostruzione dei simboli che Zino propone, crea un nuovo significato delle immagini: un’interpretazione che necessita di libertà di pensiero e di una sosta, ad occhi chiusi, tra i colori. E le immagini che si ricompongono nei Lego diventano il rifugio ideale per una nuova intimità; senza orientamento ma con la consapevolezza del nostro io. “Ehi Zino, ma dove ci hai portato?” 194 Zino New faiths, 2015 trittico 50x70 cm 195 DRAWING THE WORLD FOCUS SANTANDER a cura di Mónica Álvarez Careaga Con il sostegno della Giunta regionale della Cantabria e il Comune di Santander In risposta all’invito di SETUP Bologna, la curatrice Mónica Álvarez Careaga ha selezionato quattro progetti di artisti spagnoli: Antonio Díaz Grande, Hondartza Fraga, Daniel R. Martín e Nacho Zubelzu, rappresentati da quattro gallerie del panorama artistico di Santander, che hanno in comune una presenza del disegno come medium fondamentale per la concezione o cristallizzazione della loro opera artistica. Probabilmente grazie e a questa base di disegno, i progetti presentati non rinunciano mai alla loro connessione con la realtà e aspirano a disegnare il mondo, la natura, l’essere umano e il risultato della loro interazione. Il disegno entra in rapporto con quasi tutte le attività umane: serve per capire il mondo, per documentarlo e per immaginarlo in un modo diverso. Molte volte caratterizzato dalla sua economia di mezzi, può essere solo un gesto o un atto mentale, il disegno è, indiscutibilmente, un medium che è riuscito a conquistare la sua propria autonomia tra le possibilità scelte dagli artisti contemporanei per mostrare la loro singolarità. Figurativi, minimalisti, tridimensionali, performativi, narrativi, sensoriali… la forza dei disegni presentati si inquadra nell’enorme vitalità dell’espressione grafica attuale, una produzione di nuove immagini che nascono dalla linea per conquistare nuove forme di comunicazione. 196 FOCUS SANTANDER La Fondazione Botín, che sta per inaugurare una nuova sede progettata dall’architetto italiano Renzo Piano, o la Fiera Artesantander, che giunge quest’anno alla sua venticinquesima edizione, sono alcune delle istituzioni che rendono Santander, la città costiera del nord della Spagna, un punto di interesse privilegiato dell’arte contemporanea spagnola e internazionale. A queste dinamiche istituzionali si aggiunge un tessuto di gallerie particolarmente dinamico, rappresentato in questa edizione di SETUP Bologna da quattro dei suoi migliori esempi: le gallerie JosédelaFuente, Espacio Creativo Alexandra, Siboney e Estela Docal. ARTISTI Antonio Díaz Grande / josédelaFuente Gallery Vive e lavora a Santander (Cantabria, Spagna) Artista multidisciplinare, ama mescolare tecniche per produrre opere elaborate attraverso un processo di immagini, forme e idee che si mettono in relazione per creare un discorso globale. Il lavoro di Antonio Díaz Grande si concentra, soprattutto, sullo spazio domestico, i suoi usi e i personaggi che vi possono transitare, intervenire o generare attività sullo stesso, modificandolo o attribuendogli un nuovo significato. Nei suoi progetti si nutre delle risorse decorative di questi spazi, dell’arredo come oggetto funzionale ma anche metaforico, utilizzato da personaggi che sono al tempo stesso figura e sfondo, scuse che servono per parlare dei rispettivi generi e della loro identità, nonché dei differenti rapporti che creano. Hondartza Fraga / Espacio Creativo Alexandra Vive e lavora a Leeds (Regno Unito) Hondartza Fraga utilizza il disegno, l’animazione e la fotografia come mezzi espressivi per esplorare il nostro rapporto, sia individuale che collettivo, con il mondo che ci circonda e le diverse ‘distanze’ tra noi e tutti gli altri: distanze fisiche, temporali, emozionali, culturali e immaginate. Protagonisti frequenti 197 delle sue opere sono i plastici di imbarcazioni rotte, le mappe incomplete, i mappamondi in bianco e altri oggetti domestici che evocano avventure o luoghi remoti. Il mare è un punto di riferimento costante nella sua opera, una metafora dello sconosciuto e dell’immenso, che può essere facilmente idealizzato. Daniel R. Martín / Galería Siboney Vive e lavora a Santander (Cantabria, Spagna) La natura, le cose primordiali e primitive sono i territori preferiti dello scultore Daniel R. Martín, che ha costruito il suo delicato mondo partendo dalla fragilità, leggerezza e diversità di materiali, dal poliestere al ferro patinato e la resina. Sia i suoi disegni che le sue sculture approfondiscono nella materia e il flusso vitale nel loro costante processo di crescita. La sua ricerca iniziatica, permanente, traccia un crocevia tra il ciclo della vita e il processo creativo in cui i processi industriale e artigianale si collocano in primo piano e la natura sullo sfondo. Nacho Zubelzu / Estela Docal Vive e lavora a Reinosa (Cantabria, Spagna) Il lavoro dell’artista Nacho Zubelzu è una riflessione sulla finitezza del mondo e sul contesto fisico e culturale in cui si sviluppano le vite umane. Creatore con molta esperienza di viaggi e un ampio lavoro sulla natura e la cultura rurale, Zubelzu ci propone in ogni occasione di rivisitare le nozioni di locale e globale. Zubelzu crede che l’arte sia qualcosa di intimamente collegato alla vita, basato sull’osservazione, la visione, l’empatia, la memoria e l’interpretazione. Nella sua opera troviamo echi di filosofia, antropologia e archeologia. 198 CURATRICE Mónica Álvarez Careaga Storica dell’arte laureata presso l’Università di Oviedo e museologa proveniente dalla École du Louvre (Parigi). La sua attività come curatrice si è concentrata sui rapporti tra l’identità, l’architettura e l’ambito domestico, prestando speciale attenzione a supporti come il disegno e la fotografia. Ha curato numerose mostre individuali di artisti quali Candida Höfer, Pedro Barateiro, Carlos Bunga, Ellen Kooi, Georges Rousse, Wolf Vostell, Sara Huete, Iñaki Larrimbe, Rosa Muñoz o Concha García e collettive in Spagna, Portogallo, Germania, Polonia, Belgio, Stati Uniti, Cina e Giappone. Nel suo percorso professionale ha ricoperto anche importanti responsabilità nell’ambito dell’organizzazione di festival e fiere. È stata direttrice del Festival Miradas de Mujeres nel 2014. Dal 2007 al 2011 è stata consulente artistica di Arte Lisboa ed è responsabile della cura di progetti della fiera Swab-Barcelona dal 2008. Attualmente dirige il progetto DRAWING ROOM MADRID. 199 Espacio Alexandra Drawing the world Galería Estela Docal Drawing the world Sito web espaciocreativoalexandra.com Direttore Alexandra García Núñez Sito web www.esteladocal.com Direttore Estela Docal Artisti in fiera Hondartza Fraga Artisti rappresentati Judas Arrieta, Iria do Castelo, Nadia Barkate, Hondartza Fraga, Vicky Kylander, José Luis Ochoa, David Artegoitia, Santiago A. Sagredo, Juanjo Viota, Laura Bisotti, Sonia Higuera Artisti in fiera Nacho Zubelzu Artisti rappresentati Juan Alcalde, Guillermo Oyágüez, Carlos Morago, Eduardo Úrculo, Antón Hurtado, Juan Manuel Fernández Pinedo, Guillermo Mora, Julián Grau Santos, Joaquín Millán, David Morago, Eduardo Sanz, Luis Mayo, Manuel Mediavilla, Antonio Santos. Hondartza Fraga Shell-ters (Couple), 2015 Lápiz y papel sobre concha de ostra, 10x10x10 cm Cortesía: Galería Espacio Creativo Alexandra 200 Nacho Zubelzu Serie Oro Parece, 2015 Aceite de lino, betún y pan de oro sobre papel 28,5x21,5 cm c/u Cortesía: Galería Estela Docal 201 JosédelaFuente Drawing the world SIBONEY Drawing the world Sito web josedelafuente.gallery Direttore José Luis de la Fuente Sito web www.galeriasiboney.com Direttore Juan González de Riancho Bezanilla Artisti in fiera Antonio Díaz Grande Artisti in fiera Daniel R. Martín Artisti rappresentati Kyungwoo Chun, Arturo Hernández Alcázar, Ángela Cuadra, Raúl Hevia, Antonio Díaz Grande, Juan Duque, Enric Fort Ballester, Paco Guillén, Miguel Ángel García, Ion Macareno, Rui Pedro Jorge, Emilio Roja, Nacho Martín Silva, Alberto Reguera. Artisti rappresentati Alberto Gálvez, Aldo Iacboelli, Alvaro Trugeda, Arancha Goyeneche, Carlos García-Alix, Charris, Concha García, Damián Flores, Daniel R. Martín, Daniel Verbis, Dis Berlín, El Roto, Emilio González Sainz, Emilio Pemjean, Enrique Larroy, Fernando Martín Godoy, Fernando M. Romero, Gómez Bueno, Guillermo Pérez-Villalta, Javier Arce, José Lourenço, José Luis Mazarío, Juan M. Moro, Luis Cruz Hernández, Pep Guerrero, Ricardo González, Serzo, Susanne Wehmer, Teresa Moro, Vicky Uslé, Xesús Vázquez. Antonio Díaz Grande El desacuerdo, 2009 Mixta (madera y tapicería), 2 fotografías inkjet / RC de 50x50 cm c/u, Medidas Variables. Cortesía: Josédelafuente Art Gallery Daniel R. Martín Autumnus Quercu Ferrum, 2012 Hierro Patinado, 50x50x50 cm Cortesía: Galería Siboney 202 203 SPECIAL PROJECTS 204 205 Che Peccato! di AAART SUNNY Che Peccato! desidera fornire una visione disincantata e veritiera sulla consapevolezza relativa alle proprie azioni, giuste o sbagliate che siano. Cosa sono i peccati? Per cosa oggi si chiede perdono? Conoscere il ‘male’ — se così si può chiamare tale — permette di vivere con il dovuto rispetto il rapporto con gli altri e, con se stessi. L’esclamazione che dà il titolo al progetto, tinta dal melanconico e finto stupore che caratterizzano il nostro tempo, gioca sull’ambivalente senso di chi solamente dice ‘Oh, ma che peccato!’, restando in superficie, senza provare emozioni né preoccuparsi delle conseguenze dei propri gesti e, d’altro canto, chi pensa al peccare come l’abito del male - come scrisse Aristotele -, vestito che imbruttisce prima di tutto sé. La via più breve, dunque, sembra quella di chiedere perdono tramite azioni deputate alla presunta possibilità di ‘cancellare’ i propri sbagli, anche i più stupidi come non saper collegare l’amplificatore al computer o cucinare una bistecca troppo cotta. I nostri ironici biglietti, stampati da una Macchina che per l’occasione eroga indulgentiae accessibili (opere d’arte), sono cartine di Tornasole da immergere dentro l’anima, per lasciare che si inzuppino bene, anche solo per pochi minuti, quelli da dedicare a questa performance. Entrando all’interno di una Cappella suis generiis, diventa facile confessarsi attraverso una Macchina, che - evitando qualsiasi imbarazzo - ci permette di ricevere (acquistare) la nostra (im) meritata indulgentia. Re-interpretato in chiave estetica, da un lato il perdono è accessibile a tutti coloro che senza esitazioni e con un pizzico di stupore danno vita al miracolo artistico di questa performance a dir poco anomala: quella di un parcometro che per la modica cifra di cinquanta centesimi ‘distribuisce’ opere d’arte sotto for206 ma di indulgentiae accessibili. D’altro lato il perdono eterno può essere ricevuto solo attraverso la chiave ermeneutica dell’arte, lasciapassare attraverso cui si aprono varchi impensabile alla ragione. È così che l’arte, travestita da parcometro, permette a chi si avvicina di orientarsi, riportando il proprio sguardo ‘dentro’. Anche una piccola opera stampata su biglietto della sosta può diventare cartina, mappa, bussola (navigatore), utile per aiutare ognuno di noi a trovare il proprio chimerico percorso. AAART SUNNY Visitatore in attesa di acquistare la propria indulgentia accessibile 207 AAART SUNNY VL_2212 Ozzehg e il Castello di Chiara di Paolo Balboni Ozzehg e il Castello di Chiara, è un progetto che vede protagonista una speciale modella; il soggetto, una vera e propria “gigantessa”, pur richiamando gli eccessi formali di Botero, è trattato con grazia evitando, come ha scritto Lucio Scardino, le facili lusinghe “ipertrofiche” suggerite dall’iconografia del pittore colombiano. La castellana delle favole dei fratelli Grimm diventa qui la “tabaccaia” felliniana di Amarcord grazie a un pulviscolare “flou” che l’avviluppa dolcemente, ammorbidendo la crudezza della situazione. La luce naturale che filtra dalle vecchie finestre del castello e che sembra scrivere, come su una antica tela, ombre e segni prima invisibili, diviene l’impalpabile essenza che trasforma i gesti vezzosi della assai formosa ragazza in qualcosa che, pur nella sgradevolezza di canoni estetici fuori scala, attrae lo sguardo. L’opera si compone di 11 scatti inseriti in cornici in foglia d’oro di diverse misure e provenienze. Paolo Balboni, (Bologna 1974) fotografo autodidatta, libero nell’espressione e nell’immagine, rappresenta la vera figura di artista che attende l’ispirazione non forzata, ma veritiera e autentica. In continuo contatto sinergico con la macchina fotografica, le sue fotografie nascono dalla pura casualità non solo dello scatto, ma, nell’attenta osservazione del luogo in cui si trova e delle persone che incontra facendole diventare il racconto che ognuno di noi vorrebbe poter ascoltare. Dal 2010 ad oggi ha esposto in importanti gallerie e manifestazioni artistiche italiane ed estere tra cui: Galleria Bongiovanni, International Art Center & Gallery, Galleria Cavour Bologna, Alexander Museum Pesaro, Cappella Orsini Roma, Art Hotel, Hotel Hermitage Milano, Royal Garden Hotel di Assago, Royal Hotel Carlton Bologna, Galleria Cesari, Ex Gam (Galleria d’Arte Moderna di Bologna), Palazzo del BIM Sondrio, Castello Visconteo Abbiategrasso, “l’Arte” Gallery Lady, Galleria d’Arte L’Incontro, Galleria Maurizio Nobile di Bologna e Parigi, Galleria all’Angolo Mendrisio (Svizzera), Biennale di Roma 2015, Galleria di Paolo Arte. 208 Paolo Balboni Ozzehg e il Castello di Chiara, scatto n.° 7, stampa digitale applicata su forex e plexiglass, 120x80 cm, 2014, courtesy Di Paolo Arte Contemporanea 209 EDDI BIRTHDAY AND MEMORIES e MEDUSA MEDULLA di Paolo Balboni e Pol Palli Protagonista dell’installazione Eddi birthday and memories è Eddi, un pupazzetto alto appena quattro centimetri, realizzato in ceramica e ferro nel 1880. Paolo Balboni, ha trovato Eddi che proviene da un mercatino parigino e ha colto, nella sua natura di oggetto, un mezzo che passando di mano in mano nei suoi lunghi 130 anni ha vissuto la storia diventando un reperto emotivo. La frizione tra l’aspetto infantile del bambolotto e la sua anagrafica portatrice, in realtà, di un’identità ultracentenaria è espressa dagli scatti fotografici raccolti in un album d’altri tempi che accompagna la scultura; le fotografie, anch’esse trovate nei mercatini, hanno il sapore vissuto dei dagherrotipi con la carta consunta, le tinte sabbiate e diventano lo spazio temporale per accogliere Eddi che è integrato digitalmente mantenendo, a differenza di tutti i soggetti che sono cancellati con delle incisioni e graffiature manuali, la sua presenza integra. Eddi Birthday and Memories, diviene la rappresentazione della perpetuità degli oggetti, rispetto alla limitatezza del corpo, che è inesorabilmente legato allo scorrere del tempo che passa e, quindi, della “vita a tempo”. Concettualmente speculare a Eddi è Medusa Medulla, di Pol Palli. L’opera rappresenta il distacco dell’uomo dal tangibile, dai vincoli del tempo e delle cose e rappresenta una rinascita protesa all’ideale. L’installazione è la scena di uno scarno teatrino fatto di un piccolo letto di metallo su cui è adagiata una figura antropomorfa con i tratti appena abbozzati e la pelle consunta da cui germogliano protuberanze filamentose che avvolgono l’atmosfera come tentacoli della medusa. L’installazione Medusa Medulla dialoga con le “memorie” di cui Eddi è custode, non solo da punto di vista concettuale, ma anche accogliendo nel suo impianto compositivo una piccola foto della sculturina su un comodino; in questo modo l’opera di Pol Palli diviene il pertugio che conduce lontano da sé stessi, dalle terrene inquiete spoglie, dagli istanti effimeri del nostro divenire. 210 Paolo Balboni Eddi birthday and memories stampa su carta, 30x50 cm, 2015, courtesy Di Paolo Arte Contemporanea Pol Palli Medusa Medulla installazione mixed media, dimensioni variabili, 2015 Pol Palli nasce nel 1977 in provincia di Bologna, dove vive e lavora tuttora. Intraprende studi letterari, prima di dedicarsi alla scultura, attraverso una ricerca individuale sulla materia che lo circonda. Motivi di ispirazione iniziale per la sua tecnica artistica sono ravvisabili negli elementi di riciclo che vengono rimodellati in maniera spontanea e creativa. La sua poetica si evolve nel tempo verso l’utilizzo di elementi primigeni, quali fuoco, carbone e materiali inorganici. Pol Palli utilizza il policarbonato modellandolo con fusioni, tagli e arricchendo la materia con l’aggiunta di diversi elementi riciclati, tra cui sassi raccolti lungo torrenti e sostanze ferrose. Pol Palli vanta nella sua carriera artistica la presenza in diverse mostre a Bologna e provincia, Milano e provincia, Monza, Firenze, Modena, Capri e Sondrio. 211 Francesca Sensi Arte A Colori GALLERIA presenta Nicola Bertellotti Francesca Sensi 43.421186, 11.114135 Nicola Bertellotti 43.957423, 10.231658 44.504129, 11.346026 IO SONO QUI Esiste un inizio: e spesso, sapere dove sei, è l’inizio. Oggi, nel 2016 pare impossibile perdersi o smarrirsi. Gli strumenti tecnologici che abbiamo a disposizione sembrano sostenere la nostra necessità di relazionarci con lo spazio circostante, con l’istantaneo momento x (hic et nunc), con il dovere di comunicare la nostra posizione al fine di garantirci una identificazione, una appartenenza, una dichiarazione del “io ci sono”, insomma di una indiscutibile voglia di reperibilità, di farci trovare: vogliamo esserci, anche noi, nel nostro piccolo e dimostrarlo. E in ogni caso non abbiamo scelta, sempre più stretti da una morsa di identificazione e di monitoraggio sociale, da cui, anche volendo è difficile sottrarsi. Tutto questo succede nel momento in cui le nostre certezze franano, la terra sotto piedi sembra instabile come sabbia mobile, i ghiacci imperituri e solidi sotto di noi stanno per sciogliersi e noi sentiamo vicina la sensazione di affogare. Che le due cose siano in relazione? L’arte come risponde a questo quesito? Il lavoro di Nicola Bertellotti, artista fotografo, affronta di sbieco, questo tema e ci rivolge, attraverso il suo sguardo, ciò che egli vede, che non è più ma è ancora. Qualcosa esiste nonostante i frantumi della decadenza e diventa solenne presenza poiché immortalata nello scatto fotografico e ci restituisce una possibilità di estrema sopravvivenza alle cose. I luoghi come testimoni di un punto da cui ripartire, di una rinascita, di una seconda chance, di una evoluzione. Ci siamo stati e ci siamo ancora. Non è forse lecito chiedersi dove siamo? Il percorso di ricerca di Bertellotti parte proprio dalle mappe, dall’individuazione dei luoghi tramite coordinate satellitari: latitudine e longitudine sono il taccuino degli appunti dell’artista, il suo menabò e il suo canovaccio. Da questo punto di origine sfocia la sorgente che prende vita e si trasforma in sensibilità artistica e potenzialità poetica. 212 Nicola Bertellotti, Le grand-bleu, 2015 stampa fine art, 135x90 cm Nicola Bertellotti Solaris, 2015 stampa fine art, 135x90 cm 213 Exposure di Marco Biscardi Il linguaggio dell’artista denuncia con immagini forti ma allo stesso tempo ironiche e dissacranti, quell’enorme catino di decadenza di valori e di mancanze di rispetto che è diventato il mondo della pubblicità. Gli slogan ci sommergono. In qualsiasi luogo siamo, dobbiamo essere consapevoli di essere potenziali bersagli. Siamo sotto tiro. Allo stadio, in metro, sul bus, in macchina mentre ascoltiamo la radio, sul divano davanti alla tv, mentre guardiamo un filmato su internet, mentre leggiamo il giornale. Sempre, dovunque, e spesso senza consapevolezza. Tutto ormai è pubblicità. Siamo ufficialmente sotto attacco. L’artista si appropria delle strategie di marketing ed esaspera il concetto di advertising facendolo diventare il mezzo significante, o meglio, come direbbe McLuhan, se il medium è il messaggio, Marco Biscardi entra nella falla dell’overdose comunicativa mettendo in luce proprio la saturazione visiva che coincide in realtà con un vuoto esistenziale, un vuoto pieno di brand che riempiono di apparenti gioie e di marchi superficialmente indispensabili, senza i quali, oggi, pare non si riesca a trovare una collocazione sociale. L’artista porta la réclame a un punto di non ritorno collocando i brand in contesti bellici e disastrosi, integrando il “marchio riconoscibile” in situazioni drammatiche, normalmente non associabili, ma proprio per questo mettendo in luce l’assurda, possibile, prossima realtà; dice l’artista: “Se abbiamo accettato che tutto, ma proprio tutto, sia ormai una pubblicità, i pubblicitari e i loro committenti accetteranno allora che i loro slogan siano associati a situazioni ed eventi così fortemente scomodi.” Marco Biscardi lavora con il paradosso giocando così sulla dualità del significato delle immagini che divengono altro dal mero contenuto visivo che rappresentano. Se il primo impatto è l’evidente ironia, il lavoro in realtà solca una profonda riflessione critica del presente e lo fa nello stesso modo della pubblicità, con la stessa irriverenza, al limite della propaganda, ma con un’inversione proporzionale del quoziente quantitativo che, nell’unicità dell’opera, esprime nuovamente la raffinatezza concettuale della sua poetica. 214 215 Postilla dell’artista La legge stabilisce un uso lecito del marchio altrui qualora subentri il cosiddetto “giusto motivo”. Si può parlare di giusto motivo quando tale uso sia fatto in chiave critica o parodistica e dia luogo a un’autonoma opera artistica, manifestazione del diritto costituzionalmente garantito alla libertà d’espressione. Le creazioni di opere d’arte possono essere fonte d’ispirazione e di citazione e allo stesso tempo forma espressiva dell’intento parodistico o ironico. La ratio e lo spirito della creazione artistica non vuole recare pregiudizio alla rinomanza del marchio o alla sua capacità distintiva, così come non ha di certo l’obiettivo di sfruttarne la notorietà per una più facile commercializzazione dei prodotti su cui è apposto stante anche, e soprattutto, l’assoluta diversità della categoria merceologica. Il destinatario della critica e della satira è il modus operandi della pubblicità, non certo i marchi scelti come esempio, che anzi sono da me citati come omaggio al loro essere divenuti ormai parte del nostro immaginario collettivo. Essi non possono più essere classificati semplicemente come “Brand”. Sono parte della nostra vita, sono simboli che ci accompagnano per tutta la nostra esistenza, sono compagni di viaggio, sono parte del mondo, della società, della cultura popolare, così come possono esserlo la statua della libertà, il muro di Berlino, la cappella Sistina, il ciuffo di Elvis e il volto di Marilyn Monroe. Ho operato in totale buona fede, con l’unico intento di far riflettere e sorridere su un aspetto della nostra società così contemporaneo e importante come quello della pubblicità. Marco Biscardi è nato in Puglia nel 1986. Dopo le scuole superiori si trasferisce per alcuni anni a Roma e in seguito a Firenze; a Roma si laurea all’Accademia di Cinecittà, dove studia Arti visive e Cinematografia. Negli ultimi anni ha vissuto e lavorato a Los Angeles e New York. Ha all’attivo una decina di mostre, tra le quali ad Antigua (Caraibi) e New York, di cui si ricorda Group Show – America presso l’Arthouse Gallery di Soho, classificata dal magazine americano Timeout tra le cinque gallerie più importanti della grande mela. Il lavoro di Marco Biscardi è stato menzionato tra le pagine di: La Repubblica, Il Corriere della sera, Il quotidiano, La gazzetta del mezzogiorno e altre cinquanta testate tra quotidiani nazionali e riviste del settore. Marco Biscardi Il casco figo, 2015 stampa su plexiglas, 100x70 cm Marco Biscardi Dì en Gì, 2015 stampa su plexiglas, 100x70 cm 216 217 D 406 fedeli alla linea presenta THE MOTHERFUCKER di Gianni Colosimo L’allestimento di Colosimo per Setup 2016, coordinato dalla Galleria D 406 di Modena, ha come opera chiave una grande fotografia su cui l’artista farà un intervento pittorico in occasione della sua performance The motherfucker prevista per il giorno della Preview ( 28 gennaio 2016) alle ore 22 00. Con essa verranno presentate un centinaio di Portafortuna, opere di piccolo formato avente per soggetto delle banconote, e alcuni Passaporto per l’immortalità. Per la prima volta, verranno presentate alcune “Reliquia de Wallpaper - Il vortice del desiderio è privo d’orizzonte - 2006, Milano, Galleria Pack”. Le ‘reliquie’ sono dei contenitori che racchiudono frammenti di carta da parati costituita da banconote da un dollaro che, Gianni Colosimo, ha utilizzato per la realizzazione dell’ormai mitica installazione “Wallpaper - il vortice del desiderio è privo d’orizzonte”. Per codesta installazione l’artista ha tappezzato l’intera galleria, compreso il pavimento, con banconote da un dollaro. Nel 2011 il grande artista tedesco Hans-Peter Feldmann, anch’egli tappezza un intero ambiente del Guggenheim di New York con 100 000 banconote da un dollaro frutto della vincita del prestigioso Hugo Boss Prize. Maurizio Cattelan, venuto a conoscenza della querelle giudiziaria tra Colosimo ed il Guggenheim, in occasione della mostra “Shit and Die” da lui curata, ha fatto realizzare all’artista americano Eric Doeringer (uno specialista del plagio!) la medesima installazione all’interno della scalinata di Palazzo Cavour di Torino, intitolandola “The Hug”: a sottolineare l’abbraccio estetico tra Colosimo e Feldmann. Le curiose e strambe coincidenze che hanno coinvolto Richard Armstrong, direttore del Guggenheim Museum, Hans- Peter Feldmann, Maurizio Cattelan ed Eric Doeringer rendono veramente leggendaria l’installazione di Colosimo del 2006. 218 Gianni Colosimo Portafortuna, 2014 tecnica mista su cartamoneta da un dollaro 219 D406 fedeli alla linea e Moduli d’arte presentano un grande disegno Carlo Zinelli e Gilberto Giovagnoli a cura di Valerio Dehò Si ringrazia la Fondazione Carlo Zinelli per la preziosa collaborazione Tutte le storie del mondo si potrebbe partire da uno storico dell’arte e psichiatra tedesco che si chiamava Hans Prinzhorn. Agli inizi del Novecento trovò delle straordinarie analogie tra i comportamenti e i disegni dei suoi pazienti e gli artisti. Studiò centinaia di casi, catalogò e raccolse dipinti e schizzi, scrisse libri, realizzò un museo di 14.000 opere nella celebre università dell’altrettanto celebre città di Heidelberg. Questo singolare intellettuale e medico scrisse fra l’altro: “Ci troviamo di fronte ad un fatto sorprendente: l’affinità tra il sentimento del mondo schizofrenico e quello che si manifesta nell’arte contemporanea può essere descritto con gli stessi termini... se si osservano attentamente le forme d’espressione del nostro tempo, si riscontra ovunque, nelle arti plastiche come nei vari generi letterari, una serie di tendenze, che troverebbero soddisfazione solo presso un vero schizofrenico (...). Sentiamo ovunque un gusto istintivo per la particolarità che conosciamo bene negli schizofrenici...” I confini sono fatti per essere superati, ma qualcuno deve pur cominciare. Non è nemmeno detto che non debbano restare delle inevitabili differenze tra gli artisti e i disturbati mentali, ma nessuno prima di Prinzhorn si era dedicato ad una forma artistica marginale, ad una quasi-arte che sembrava solo in farnetichio di una mente instabile. Carlo Zinelli è uno dei più apprezzati artisti dell’Art Brut. è stato rinchiuso in manicomio 20 anni e per un lungo periodo ha comunicato con il mondo esterno solo attraverso i suoi disegni. Oggi lo comprano gli americani e i francesi come se fosse un artista come gli altri, e in effetti, è così, anche se la sua sofferenza e solitudine restano. In quel dorato genere che è ormai diventata l’Outsider art o Art Brut, Zinelli ha un ruolo importante. Ha una sala al museo di Losanna, è uno degli artisti storici della collezio- ne voluta da uno dei grandi artisti del Novecento, Jean Dubuffet. Strana storia questa dell’arte dei matti, dei diversi, degli strani, perché ha dovuto aspettare gli artisti contemporanei per essere riconosciuta. Le teorie estetiche degli anni sessanta hanno cercato di arginare il fenomeno, dicendo che se non vi è consapevolezza non vi è arte. Ma sembra difficile parlare, discutere, e accertare la consapevolezza o meno di stare “facendo arte” per soggetti con legami problematici con il mondo. Restano le opere e basta. Del resto sono i medici che hanno scoperto l’arte degli alienati mentali (adopero termini vistosamente retrò come tutto questo fenomeno), li hanno catalogati, seguiti come è stato con lo psichiatra modenese Mario Marini con Carlo Zinelli. Marini negli anni cinquanta dirigeva l’ospedale psichiatrico di San Giacomo alla Tomba, a Verona, e aprì l’Atelier dedicato alle espressioni artistiche. Zinelli ne fu certamente un protagonista. L’arte dei matti ha una storia che ha a che vedere con la potenzialità della pittura e del disegno di liberare forze inconsce, energie che covano nella mente di individui con relazioni incerte con la realtà. Carlo Zinelli, o semplicemente “Carlo”, come era chiamato in manicomio in cui i cognomi si perdevano spesso per strada, ha certamente un talento straordinario. Le carte disegnate e colorate sia nel recto che nel verso sia per risparmiare carta, sia per un tipico horror vacui di questo tipo di espressioni, sono di una ricchezza meravigliosa, con centinaia di personaggi che ruotano attorno a microstorie, che coinvolgono pretini, “pinocchi”, figure stellate, animali che convergono in un universo plurimo in cui la ripetizione scandisce lo spazio visivo. Gli stessi personaggi ritornano in misure diverse, in importanze diverse attribuite dall’autore, il quale non rinunciava mai ad attingere a modalità estetiche di tipo formale. Il brulichio, la “fermentazio- 220 221 ne” delle figure, ha come risultato una spazialità bidimensionale sorretta spesso dall’affollamento o da degli sfondi colorati in cui Carlo Zinelli mostra doti non comuni. è chiara la sua ricerca che non si ferma all’espressione, alla necessità di colmare il vuoto tra l’lo e il mondo, ma va verso la tenera inutilità dell’arte, all’essere le forme non solo proiezioni della realtà, ma dotate di una vita propria sulla carta e nella relazione con i colori. Che un fantastico disegnatore come Gilberto Giovagnoli abbia dedicato un suo immenso lavoro, quasi 5 metri x 3, allo Zinelli, è tutto dire. “Crepa Carlo, tutto va bene” del 1998 è un “arazzo” composto come al solito di migliaia di disegni assemblati insieme a raccontare la storia delle storie, un paesaggio con (moltissime) figure che racchiude episodi veri o presunti di come l’artista romagnolo vede le cose del presente e come legge la storia. In effetti è un lavoro così gigantesco per progetto e realizzazione che ricorda gli affreschi del Lorenzetti e Simone Martini nel Palazzo Pubblico di Siena. Giovagnoli nella sua totale irriverenza e violenza iconoclasta, creare un’arte che più classica non si può, un’arte che trabocca di passione civile, di idiosincrasie personali, di odi feroci e di amori appassionati. Se nel titolo richiama il Godard di “Crepa padrone, tutto va bene”, il suo film di carta lo dedica alle immagini egiziache, alle trame corporee, alle sequenze reiterate e sbilenche per cui Carlo Zinelli sarà ricordato. La dedica va anche al mondo interiore dell’artista e alla sua schizofrenia, al mistero che si è portato dentro e a quel canale con gli altri che ha costituito il suo “grande” disegno. Gilberto Giovagnoli, come artista diciamo “normale”, che ha sempre giocato sulla differenza e sulla veemenza di un disegno fuori schema e fuori da qualsiasi logica mercantile, ha dedicato al compagno di viaggio ideale nei sentieri dell’arte, una vera e propria enci- clopedia del disegno, onnivora come un buco nero e tessuta di fitte trame visive come un arazzo di Arras. Un storia delle storie che le riassume tutte e tutte le annuncia, perché la parola “fine” nessuno la potrà mai pronunciare e nemmeno scriverla senza mentire, perché il tempo non ci appartiene… 222 223 Carlo Zinelli Grandi alpini giallo e viola, siringa e fucile, anno 1967-68 tempera su carta, 70x50 cm collezione privata, Verona Carlo Zinelli Grande alpino viola e siringa su fondo giallo, scala, cane e personaggi nero su bianco, anno 1967-68 tempera su carta, 70x50 cm collezione privata, Verona Carlo, un mondo nuovo testo di Lorenza Roverato L’essere è il quattro In movimento Uno alla fine Sergio Marinelli, Carlo (Zinelli), La Galleria IV, 2015 Gilberto Giovagnoli Crepa Carlo, tutto va bene, 1998 tecnica mista e collages su carta plastificata, cm 276x490 cm Il lavoro di Carlo Zinelli (Verona, 1916-1974) si inserisce perfettamente entro la silhouette concettuale del disegno contemporaneo così nitidamente delineata da Valerio Dehò nella sua prolusione al “gemellaggio” Ericailcane Marcel Dzama; Raymond Pettibon Gilberto Giovagnoli (Un grande disegno, Bologna 2015): disegnare è “ri/comporre un’idea del mondo”, “riempire i grandi spazi della carta di segni che sono echi di una visione reale”. Ultimo rifugio dopo la fuga da un mondo disperato, i quasi mille fogli di Carlo, dipinti/disegnati per la maggior parte con le sole tempere su entrambi i lati, rincorrono il desiderio e la necessità di ricostruire una realtà visibile, di riappropriarsi di un mondo in cui la gerarchia delle cose e degli eventi assuma una verità personale e profonda, a volte conosciuta solo al suo imperscrutabile io. La libertà del gesto, nei primi lavori minuto e trattenuto entro la scala dell’alfabeto pittografico, un registro ordinato e compulsivo allo stesso tempo, si palesa nell’arco di diciassette anni di paziente e maniacale elaborazione, raggiungendo un equilibrio profondo, intimo, follemente personale. La totale libertà espressiva di Carlo, che talvolta si avvicina con freschezza e originalità alle formule più innovative dell’arte contemporanea (in alcuni casi anticipandole inconsapevolmente) lo mette al riparo da ambigue etichettature: nella sua esclusione dal mondo della presunta normalità, internato per metà della sua breve vita nel Manicomio di San Giacomo alla Tomba di Verona, Carlo di- segna per se stesso, divertendosi e soffrendo, ridendo, piangendo, ricreando un universo in assenza di gravità dove galleggiano personaggi e animali, aggeggi del suo quotidiano vecchio e nuovo, parole in semi-libertà solo apparentemente sconclusionate. Non potendo restare insensibili davanti all’esuberanza del suo segno geniale, anche sanitari e mentori di Carlo sentono la necessità di presentare questo fiore extraterrestre al mondo dell’arte ufficiale, sebbene consapevoli del pericolo di esporlo ad un’atmosfera assai poco salubre; ma è Jean Dubuffet a raccogliere l’insolito germoglio che andrà ad impreziosire l’hortus conclusus dell’Art Brut, giardino incantato entro i cui ristretti confini Carlo è stato celebrato e trattenuto a lungo. Nell’occasione di oggi, il dialogo con i maestri del disegno contemporaneo apre una finestra che inonda di nuova luce l’opera di Carlo. è Gilberto Giovagnoli che si confronta direttamente con lui in modo sincronico, animando lo stesso spazio con un lavoro di grande respiro, Crepa Carlo, tutto va bene (1998) dedicato proprio all’artista veronese, aprendo in senso diacronico una particolare simmetria dello sguardo: la ripresa di una narrazione brulicante di vita ma senza filtri, che nella sua consapevole conoscenza del mondo affianca la visione di Carlo offrendo l’altra faccia della medaglia, preservando sotto il velo della plastica il vero, l’autentico, l’umano. 224 225 CALL ME ISHMAEL Enrico Fuser alias EL Fooser Le carte nautiche insieme alle stelle, sono stati i primi mezzi di orientamento che l’uomo ha avuto a disposizione, queste fanno parte del mio vissuto, in quanto ex marinaio. Gli animali marini che dipingo, colossi fluttuanti dal ritmo flemmatico, sanno con certezza qual è la giusta direzione. I miei soggetti più ricorrenti sono i cetacei, che hanno un linguaggio complesso, ancora non decifrato dalla scienza; tra le loro caratteristiche spicca il canto e l’orientamento tramite biosonar, grazie al quale, con una serie di “click” emessi, sono in grado di dirigersi verso un punto od un oggetto di loro interesse, addirittura di aiutare un loro simile,o un capitano che con la sua nave era rimasto intrappolato tra i ghiacci. L’orientamento è quindi fondamentale per la vita? Come sarebbe vivere senza? Sicuramente,non avremmo nemmeno la cognizione di noi stessi. Io ho impostato la mia rotta verso la scoperta dell’anima. EL Fooser Che cosa vedi? (dettaglio), 2015 tecnica mista su carta nautica, 70x112 cm EL Fooser Bang the drum slowly (dettaglio), 2015 tecnica mista su carta nautica, 70x102,5 cm 226 227 ART and ARS Gallery presenta G15 di Fabrizio Fontana Con G15 Fontana riprende il tema provocatorio del “Giganteschio” proposto nel 2012, ne raddoppia le dimensioni, cimentandosi in un operazione che, aumentando di complessità, restituisce un effetto di maggiore imponenza fisica e concettuale. “Il Giganteschio di Fabrizio Fontana fa il verso all’ossessione per l’iconografia del teschio che in tempi recenti ha talvolta otturato (e al contempo alimentato) il sistema dell’arte contemporanea internazionale. Il Giganteschio del pugliese Fabrizio Fontana si pone difatti come esplicito sberleffo ‘iconografico’ della celebre opera di Damien Hirst, il geniaccio della Young British Art che alcuni di anni fa ha tempestato di oltre ottomila diamanti il calco di un teschio. Fontana risponde con la sua spregiudicata ironia, proponendo un grande teschio tempestato di pupazzetti e piccoli oggetti in plastica presi in prestito dagli ovetti Kinder e dalla scatola dei giochini di un bambino. Il risultato è un’opera coloratissima.” LORENZO MADARO, Repubblica, 7.3.2012. La sperimentazione su questo soggetto iconografico non si ferma, rimane costante la matrice del colore, ma in questa seconda fase di rielaborazione, assume dei caratteri quasi monumentali. Il ritorno su quest’opera è sicuramente un esercizio di stile, il risultato di un perfezionamento artistico, ma anche la dilatazione di un’idea provocatoria, che come detto in precedenza, ha come bersaglio un fenomeno artistico di portata mondiale. L’obiettivo è quello di amplificare l’effetto finale, creare stupore e destabilizzare lo spettatore, pur mantenendo inalterato l’aspetto ludico e disimpegnato, che rappresenta il fil rouge sul quale si muove da sempre l’artista. In questa fase Fontana gioca con lo spazio, imponendosi con un prodotto di grande precisione e meticolosità. 228 Fabrizio Fontana G15, 2015 materiali vari, 115x116x153 cm 229 Kir Royal Gallery presenta DECÓR di Chus García-Fraile Questo lavoro ha origine da un viaggio in Marocco nel dicembre del 2013, l’obiettivo del viaggio era visitare alcune delle zone dove le diseguaglianze e i conflitti sociali sono più evidenti, per poi tradurre l’esperienza in un’opera d’arte. Il supporto scelto per sviluppare questo progetto sono i tappeti marocchini che costituiscono una delle principali industrie manifatturiere del paese, ed inoltre sono uno dei prodotti di vendita turistica per eccellenza. Il turismo di qualsiasi tipo ci dà sempre un’immagine distorta del paese che visitiamo, alcune cose vengono messe a fuoco, altre confuse o perse. Questa distorsione cambia ovviamente il nostro orientamento e la visione di ciò che è l’altro, il diverso. Un souvenir difficilmente può spiegare le condizioni in cui è stato prodotto ed il suo contesto sociale. Questi oggetti decorativi qui vengono sovvertiti. La decorazione astratta interferisce con un’immagine che ci parla di altre situazioni, della lotta di genere, l’immigrazione, la schiavitù. I tappeti vengono disposti al suolo di un’Europa sviluppata di fronte alla quale si affollano gli emarginati. Possiamo camminare, sporcare, pestare anche se non si tratta più di astrazioni ma di immagini, quasi di carattere giornalistico, che rappresentano un esplicito conflitto sociale. Chus García Fraile Article 1 (Universal Declaration of Human Rights, Arabic), 2015 materiali vari, 117x450 cm 230 Chus García Fraile Melilla Seaside, 2015 Handmade 100% pure new wool Ed.3 + 1 AP, 171x315 cm Chus García Fraile Melilla Border, 2015 Handmade 100% pure new wool Ed.3 + 1 AP, 170x3102 cm 231 DIREZIONI Corn79 + ETNIK Nell’ottica della riqualificazione, il progetto Direzioni nasce e si sviluppa con l’intento di dare una nuova pelle all’atrio dell’Autostazione di Bologna, un luogo di transito frequentato dai passeggeri, un luogo con una forte identità. Uno spazio da “rivedere” e da vivere, non solo da attraversare per prendere la corriera. Facendo propria la citazione di Dostoevskij: “la bellezza salverà il mondo”, l’operazione di wall painting si posiziona con il preciso obiettivo di cambiare la percezione dello spazio, con l’auspicio che chi passa possa alzare gli occhi e sentirsi migliore, perché circondato dalla bellezza. Questo è il potere dell’arte. Il concept dell’intervento nasce pensando allo spazio che lo ospita: uno spazio pubblico, crocevia per molte destinazioni, melting pot di culture e personalità eterogenee. Da questo, l’idea di trasformare il concetto di questo flusso multietnico, in un percorso cromatico di tinte pastello per dare carattere e vivacità all’ambiente, senza renderlo troppo oppressivo. A dare un segno caratterizzante ai gradienti che compongono i fondali, appaiono in primo piano, i simboli stilistici degli artisti che hanno realizzato l’opera, ovvero le geometrie astratte di Corn79 e le prospettive di ETNIK. Il progetto è di Corn79 e ETNIK per l’Associazione “Il Cerchio E Le Gocce” e a cura di Caravan SetUp, in collaborazione con Autostazione s.r.l. Corn79 + ETNIK per Il Cerchio E Le Gocce, Direzioni, Autostazione di Bologna, 2016 Credit ph @Rosy Dennetta 232 233 Caravan SetUp è un’associazione le cui finalità sono la promozione della cultura per mezzo dell’arte visiva. L’associazione nasce con l’intento di far vivere quotidianamente gli spazi in disuso dell’Autostazione di Bologna e con il preciso l’obiettivo di mettere in atto un processo di riqualificazione urbana e sociale. Il nome dell’associazione CARAVAN è emblematico delle volontà dei soci fondatori: realizzare uno spazio ABITATO dai progetti e fruito dai soci con l’umore confidenziale di una dimora, uno spazio in grado di attivare amore per la cultura della quale ci si prende cura come “cosa” propria. CARAVAN è un progetto impresso fin dal principio da un’ospitalità culturale, gitana nel suo essere arrangiata, errante nel suo essere aperta alle discipline e MOBILE nella definizione dei contenuti. CARAVAN, contenitore metaforicamente nomade, vuole accogliere i progetti e le iniziative per essere polo culturale, e assieme ad altri costruire la “carovana” per attraversare la storia e segnare una rotta nel panorama dell’arte. L’Associazione è stata fondata nell’Ottobre 2015 da Alice Zannoni, Simona Gavioli e Giulia Giliberti e la sua sede operativa è l’Autostazione di Bologna. CORN79 Riccardo “Corn79” Lanfranco è nato nel 1979 a Torino. Si laurea al DAMS di Torino – indirizzo multimediale con tesi di semiotica dal titolo: Bellezza e degrado della città. Progetti contemporanei per la riqualificazione estetica murale in Italia – ma il suo percorso artistico inizia da writer nel 1996. Presto il suo lavoro trova spazio tra le pagine delle principali riviste dedicate al mondo del writing (Aelle, Defrag, Stylefile, Xplicit Grafx, Innercity...), lo porta a partecipare a decine di convention e a dipingere in molti paesi europei. Realizza importanti opere murali di riqualificazione urbana con artisti di fama internazionale e, fino al 2009, è membro del collettivo Opiemme. Promotore della creazione del progetto Murarte della Città di Torino, tuttora in progress, nel 2001 fonda “il Cerchio e Le Gocce”, la prima associazione italiana dedicata alla promozione della creatività urbana. Dal 2008 è titolare del “Drip Studio”, specializzato in comunicazione visiva. Lavora, inoltre, come creativo per la Martini Rossi e tutti i brand da lei distribuiti. ETNIK ETNIK nasce a Stoccolma (Svezia). Vive attualmente a Torino. Attivo dai primi anni ‘90 nella scena del writing italiano, ETNIK lavora da subito su grandi superfici organizzando spesso la regia delle pareti con più artisti a cui affianca parallelamente l’organizzazione di eventi in Piemonte. Dice di sé: «La mia naturale evoluzione dal lettering agli attuali 234 ‘AGGLOMERATI URBANI’ è stato un passaggio graduale; non voglio perdere la mia radice di ‘’writer’’ e nello stesso tempo voglio raccontare e criticare il mondo (metropolitano) in cui sono immerso». Per questo la città è da sempre il teatro della sua azione ed è il soggetto stesso della sua analisi. La mancanza di punti di appoggio, il diverso punto di vista delle cose, fino all’intersezione violenta dei volumi sono una metafora sul concetto di città moderna a cui fa da contraltare una visione fantasiosa e scenografica e il lettering diviene un punto di partenza su cui costruire l’impianto pittorico. Nel 2009 crea con Duke1, il collettivo Bunker108 che collabora con enti sia pubblici che privati, per il restyling di edifici e aree urbane e con il quale organizza workshop e eventi espositivi. Il Cerchio E Le Gocce Il Cerchio E Le Gocce è un’associazione culturale, fondata a Torino nel 2001. L’interesse radicato per le culture underground, la street-art e il graffiti-writing da promuovere all’interno della città, in modo finalmente legale, porta alla nascita di questa realtà. Nel 1999 a seguito del progetto Murarte – il primo progetto italiano che avesse come obiettivo una massiva riqualificazione urbana –, i fondatori de Il Cerchio e Le Gocce strutturarono un nuovo tipo di associazione, in grado di mediare fra il mondo del graffiti-writing e le istituzioni. Questo dialogo, instaurato nel 2001, si è esplicitato in diversi interventi massivi ed estesi non solo all’Italia, ma al resto d’Europa. L’associazione Il Cerchio E Le Gocce è riuscita, in varie occasioni, a coordinare artisti internazionali e italiani nella realizzazione di grandi progetti. Si ricorda: Picturin, Festival torinese di arte urbana, iniziato nel 2010 e proseguito fino al 2012; le sei convention di Street Attitudes (dal 2002 al 2011), Leggende Tra I Monti, Muridamare. Negli ultimi anni l’associazione si è impegnata nella promozione dell’arte urbana sul territorio per aumentarne la fruibilità, con due progetti capofila: Inkmap (www.inkmap.it), una mappa-percorso che permette di individuare e raggiungere le opere di arte murale e Torino e SATStreet Art Tour (www.facebook.com/streetartourtorino), una passeggiata in città per conoscere il mondo della street-art e del muralismo contemporaneo. In questi undici anni sono stati realizzati centinaia di interventi murali legali non solo in sedi italiane. Grandi nomi hanno preso parte ai progetti proposti da Il Cerchio E Le Gocce. Alcuni esempi: Aryz, Blu, Etnik, Satone, Zedz, Erosie e l’artista ormai scomparso Dare. Inutile aggiungere che l’associazione Il Cerchio E Le Gocce è stata parte integrante di una rivoluzione incisiva nel modo di intendere gli spazi cittadini, l’arredo urbano e la fruizione delle opere d’arte, ormai esposte a cielo aperto. 235 The Garden of Interaction Play / 01 di muschi&licheni design network Un’opera che unisce interattività, video, suono e scrittura, con un aspetto analogico e una struttura tecnologico-digitale. Un’installazione artistica che ridefinisce il concetto di linearità filmica, in cui gli utenti, toccando un tavolo di legno dipinto con una vernice che conduce gli impulsi elettrici, possono decidere l’ordine delle scene, le relazioni tra le immagini e il suono: una creazione collettiva in cui i fruitori diventano co-autori attivi e non semplici spettatori. Il risultato è un’esperienza collettiva, un video (ogni volta diverso) senza inizio e senza fine. Una narrazione corale che esprime molto più delle sue singole parti: 70 video, 12 suoni e varie tracce testuali, vengono gestiti da un software che trasforma gli input registrati da una scheda Touch Board - Bare conductive (Arduino). Il software gestisce le informazioni ma non l’esperienza. L’opera non è solo un video, ma è anche una performance che diventa multivisione, come un giardino fiorito, sempre in movimento, pieno di relazioni inaspettate. Una produzione realizzata con la collaborazione del festival di cinema “Cineramnia”. Questo allestimento è stato reso possibile grazie al sostegno di Cyanagen e al coordinamento organizzativo di Camilla Falcioni. muschi&licheni design network Studio multidisciplinare di Bologna che si occupa di azioni nella comunicazione, nell’arte e nell’espressione visiva. Realizza progetti di comunicazione per istituzioni culturali, aziende, enti, eventi artistici. Progetta materiali promozionali, editoria, web, video e allestimenti multimediali. Tra i tanti, ha sviluppato progetti per: MART Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna, IBM, Museo Morandi, Cineramnia, Festival del Virtuale, Palazzo Diamanti di Ferrara, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Technogym, Unipol, Vivo Film, Furla, ASSET banca, Gruppo TEA, CapGemini, Fondazione del Monte di, Bologna e Ravenna, Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Baskerville Editore, Comune di Bologna, Accademia di Belle Arti di Urbino. www.muschielicheni.net 236 muschi&licheni design network, The Garden of Interaction Play / 01, videoinstallazione interattiva, dimensioni variabili, 2015 237 Symbols - Simboli di libertà Raul Cercare senza sosta la libertà. Da tutto ciò che ci circonda, dal potere, dai condizionamenti esterni, dalle maschere, dagli altri. Ma cercarla innanzitutto partendo da noi, dalle mille barriere che ogni giorno ci imponiamo, magari senza accorgercene. è la sfida che Raul impone a se stesso e a chi entra in fiera con la sua opera Symbols. Creata appositamente per SetUp 2016, l’opera site specific, accoglie all’ingresso i visitatori offrendo fin da subito una chiave di orientamento nell’approccio all’arte e non solo. Il segno incessante, ripetitivo, imperfetto, uguale a se stesso eppure diverso ogni volta e diverso per ognuno, è un invito a liberare per liberarsi. Raul traccia con i suoi segni distinti e rapidi, preistorici e contemporanei, una via essenziale e senza intellettualismi verso la libertà. Non certo una via facile: lo suggeriscono i suoi Symbols, ricchi di curve, sfumature e dubbi. Ma una strada che, forse, è l’unica possibile, con le sue contraddizioni, le sue incertezze, i suoi slanci e le sue battute d’arresto. Raul ci ricorda che la ricerca della libertà è faticosa e mai perfetta. Ci pone di fronte, senza sconti, alle nostre debolezze. La liberà ha bisogno di un impegno costante, di una corsa continua, barcollante, senza fiato. Per Raul, la liberà è la ragione principale per cui vale la pena vivere. Raul, Symbols, Autostazione di Bologna, 2016 credit ph @Rosy Dennetta 238 239 programma culturale RASSEGNA PERFORMATIVA IN CORPO VI Giovanna Giannini Guazzugli In corpo VI intende generare un dialogo tra le arti visive e la danza contemporanea, aprendo a una riflessione sulla performance in relazione alle due categorie. Per questo motivo questa edizione della rassegna è firmata in prima persona da Giovanni Gaggia, artista / performer e direttore artistico di Sponge ArteContemporanea, in collaborazione con Gilberto Santini direttore dell’A.M.A.T (Associazione Marchigiana Attività Teatrali) e Civitanova Danza. Quattro gli artisti invitati: Leonardo Carletti, Gianni Colosimo, Manuela Macco e Francesco Marilungo, due provenienti dalle arti visive e due dalla danza d’autore. Gianni Colosimo, che come performer ha iniziato la sua carriera artistica nel 1977, in The Motherfucker riprende gli elementi fondanti della sua ricerca - l’esistenza, l’agire, il “sistema”, il denaro - e li unisce nella sua consueta cifra spettacolare e sorprendente. L’esibizionismo pervade anche la performance di Leonardo Carletti SUP_R_ME[e], che mette in mostra un parterre di personalità venerate e imitate dal grande pubblico nel tentativo di assumerne la potenza iconografica. Una danza sensuale, a tratti erotica, ironica, che con sfrontatezza ammicca a un diffuso desiderio di riconoscimento. Francesco Marilungo in Paradise indaga un’altra sfera del desiderio umano, il desiderio di fuga in una realtà altra in cui la felicità è raggiungibile. Uno dei modi sempre più diffusi nel mondo occidentale per raggiungere il proprio paradiso è il masochismo. L’artista sottopone se stesso ad un’azione intensa, plastica, drammatica, e il pubblico ad un racconto totale di suoni e visioni altrettanto intenso e drammatico. Con Manuela Macco si torna ad una dimensione più essenziale dell’azione, che in Black Bag si fa strumento di stimolo intellettuale partendo da un’esperienza fisica che coinvolge attivamente l’osservatore. 242 L’idea della danza e quella delle arti visive si sublimano in questi artisti nel concetto di espressività; la primordialità del movimento del corpo unito ad una ritualità, anche forma di aggregazione e socialità, si orienta per disorientare e per far nascere altro dalla profondità delle viscere, scovando un’universalità grandiosa ed una nuova direzione priva di codifiche. Giovanni Gaggia, Konope_ion, foto Leonardo Aquilino 243 Giovanni Gaggia nasce a Pergola (PU) nel 1977 dove attualmente vive e lavora. Nel 2008 fonda Sponge ArteContemporanea assumendone la direzione artistica. L’opera di Giovanni Gaggia è fondamentalmente ricerca d’equilibrio fra azione performativa e disegno. Sono questi i luoghi in cui la sua poetica, sempre e comunque aderente alla fisicità del corpo, è andata definendosi negli anni. In particolare essa si è concentrata sull’immagine del cuore; un cuore anatomico e carnale, protagonista di alcune azioni dal grande impatto emotivo alle quali è seguita una ricerca più delicata, seppur ugualmente potente, evidenziata dalla recente dedizione al ricamo. Identità, ritualità, sacrificio e condivisione sono gli elementi cardine delle performance, tutte caratterizzate da intense interazioni con l’altro. In esse le identità in gioco subiscono contaminazioni reciproche che rimandano a rituali sciamanici ed iniziatici dove a mutare è lo spirito più profondo dell’essere umano. Il contenuto delle azioni ed i richiami al sacrificio possono essere visti, quindi, come metafora di liberazione e come epifania dell’anima. Nel 2015 è stato protagonista di due importanti progetti intexěre tempus, una performance ed una personale a sostegno di Amnesty International, a cura di Diego Sileo, con i preziosi contributi dell’artista guatemalteca Regina José Galindo ed il regista Alessandro D’Alatri; Inventarium, disegni e performance legati alla Strage di Ustica, l’artista ha immaginato un viaggio tra Arte e Memoria al contrario, da Palermo a Bologna. 244 Sponge ArteContemporanea è un’Associazione Culturale che nasce nel 2008 per promuovere l’arte contemporanea in uno spazio ai margini del circuito convenzionale. Due sono le caratteristiche che compongono l’essenza di Sponge ArteContemporanea: da una parte la scelta di operare nel territorio della provincia italiana; dall’altra un ‘idea innovativa di ricerca artistica che vede curatori e artisti lavorare insieme rendendo incerta la divisione dei ruoli. Questi due elementi si fondono sprigionando una grande forza creativa. Il nostro spazio Sponge Living Space si trova alla sommità di una collina in un casolare di campagna dell’entroterra marchigiano. è una vera abitazione, vissuta come tale, che ogni mese apre le sue porte al pubblico con eventi, mostre, discussioni e work-shop. La casa ogni volta si trasforma attraverso queste attività. L’artista e il curatore hanno totale libertà d’azione e il pubblico interagisce direttamente con le proposte artistiche in un ambiente “casalingo” e informale: l’ aprire la porta della propria abitazione al pubblico diventa un gesto importante in una società sempre più chiusa in se stessa e ben rappresenta la natura e la direzione di Sponge e del suo collettivo. In questa cornice l’artista espone la propria opera in maniera intima e sincera…entrare in questo spazio privato e per scelta allo stesso tempo pubblico, vuole dire far cadere le difese e accettare una realtà in divenire, inaspettata e umanamente vera. 245 giov 28/01 ven 29/01 THE MOTHERFUCKER Gianni Colosimo SUP_R_ME[e] Leonardo Carletti Gianni Colosimo (Crotone 1953). Gianni Colosimo inizia la sua attività artistica come performer nel 1977. Tra il ‘78 e l ‘81 svolge a Roma la sua attività nell’ambito della ricerca teatrale realizzando L’uomo di Cosenza, Secret Message, La tenebrosa notte di William J. Peirce e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna Il grande sonno della trapezista. Negli stessi anni su invito di Renato Barilli, Francesca Alinovi e Roberto Daolio partecipa alla Seconda ed alla Quarta Settimana della Performance di Bologna. Nel 2000 crea e finanzia il festival Torino chiama! Infinito ltd performing arts festival ed apre la Galleria d’Arte Infinito ltd. Nel 2006 crea l’ormai celeberrima installazione Wallpaper-Il vortice del desiderio è privo d’orizzonte dove tappezza l’intera galleria Pack di Milano con biglietti da un dollaro. Nel 2014 Maurizio Cattelan rende omaggio a Colosimo (e a Hans-Peter Feldmann) incaricando l’artista citazionista Eric Doeringer a realizzare un ‘installazione con 40.000 dollari presso la scalinata di Palazzo Cavour a Torino sede della mostra Shit end Die. Leonardo Carletti nasce a Jesi (AN), nel 1986. Inizia a studiare danza all’età di sette anni con l’insegnante Cinzia Scuppa. Nel 2005 si trasferisce a Roma per approfondire gli studi. Dal 2009 al 2012, a Firenze, fa parte della MaktubNoir compagnia di danzatori di Pietro Pireddu e Valentina Fruzzetti. Nel 2014 presenta #FOSSIFIGO presso il Teatro Nuovo di Capodarco (Fermo) per RemarcheBLE week. La stessa creazione gli consente di far parte dell’edizione 2014 di Nuove Traiettorie XL, del Network Anticorpi XL. Nello stesso anno partecipa ad un progetto di residenza per il B.I.D.E. la cui creazione viene presentata presso il Grec Festival. Nel 2015 continua lo sviluppo di #FOSSIFIGO che cambierà nome in SUP_R_ME[e]. Attualmente lavora come free-lance e collabora con Giosy Sampaolo coreografa della compagnia HUNT, con sede a Civitanova Marche (MC). Gianni Colosimo, foro “Shit end Die” Renato Ghiazza 246 Leonardo Carletti, I wish I looked like foto Natalia Benosilio 247 sab 30/01 dom 30/01 PARADISE Francesco Marilungo BLACK BAG Manuela Macco Francesco Marilungo (Ancona 1982). Dopo gli studi in Ingegneria Termomeccanica, frequenta l’Atelier di Teatrodanza presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Dal 2010 viene a contatto con danzatori e coreografi di fama internazionale - Lisa Kraus ed Elena Demyanenko (Trisha Brown Dance Company), Julie Anne Stanzak, Juliana Neves e Quan Bui Ngoc (Les Ballets C de la B), Gabriela Carrizo, Masaki Iwana, Geraldine Pilgrim, Iris Karayan, Yasmine Hugonnet e Claudia Dias. Dal 2012 è interprete stabile della Compagnia Enzo Cosimi ed è presente in due spettacoli attualmente in tournée: Calore e Welcome to My World. Parallelamente all’attività di danzatore intraprende un proprio percorso autoriale alla ricerca di un codice personale che metta in relazione la performing art, la danza e le arti visive. Manuela Macco nasce a Biella nel 1970, vive e lavora tra Torino e Berlino. Si laurea in Storia dell’Arte presso l’Università di Torino e compie parallelamente un intenso percorso di indagine sul movimento dedicandosi allo studio di diverse tecniche corporee. Artista visiva lavora, a partire dal 2000, con la performance, il video, la fotografia e l’installazione. Attraverso azioni minimali l’artista riflette sulle relazioni corpo-mente, oggettoconcetto, spazio personale-spazio sociale, esplorando le zone di confine. Nella sua ricerca, il corpo, oltre che presenza, diventa spesso luogo di esperienza e di relazione. Francesco Marilungo Paradise, foto Chiara Caterina Manuela Macco black bag 248 249 TALK ALGORITMO Serena Achilli curatore: Direttore artistico Algoritmo Festival Massimiliano Capo: Presidente Algoritmo Festival SetUp è la fiera d’arte contemporanea che si rivolge agli artisti emergenti con l’obiettivo di aggiornare le coordinate con cui il sistema dell’arte contemporanea pensa se stesso e la propria relazione col mondo. Il nostro obiettivo è stimolare un approfondimento legato ai temi del fare arte, del racconto che se ne fa e del mercato, chiamando a discuterne gli operatori del settore e chi sull’arte riflette. Novità di questa edizione di SetUp è l’allestimento dello spazio dibattiti che sarà ubicato all’ingresso dell’Autostazione, in modo da consentire al pubblico di seguire i talk e le presentazioni liberamente, aprendo così nuovi spazi di partecipazione, con un’attenzione particolare rivolta soprattutto ai più giovani. ‘Orientamento’ è la parola chiave che SetUp ha scelto per questa edizione. Orientamento, mappa, descrizione, curiosità, apertura sono i temi su cui abbiamo chiamato gli ospiti dell’area talk a misurarsi. Scegliere il confronto è un’indicazione precisa ed è lo sviluppo di un percorso che riporta la parola sull’arte ad essere protagonista a fianco delle opere, in uno scambio virtuoso e produttivo. Per questo abbiamo scelto di essere SetUp. 252 Serena Achilli è nata e vive a Viterbo. Da almeno due decenni si occupa con passione e ostinazione di cura e organizzazione di eventi culturali, perché l’arte contemporanea aiuta a conoscere la realtà (‘’Is it a flag or is it a painting?”). Ha un’intensa attività come mamma di un seienne e ogni tanto scrive qui: cirandablog.tumblr.com Massimiliano Capo è nato 48 anni fa a Viterbo, dove attualmente vive. è il Direttore artistico del festival di cultura digitale Medioera e cura, ormai da anni, l’organizzazione di eventi culturali. Romanista e bibliofilo, adora i tacchi e le rosse. In rete lo trovate qui: www.facebook.com/massimilianocapo 253 ven 29/01 Orizzontalitá dell’arte. Creatività istituzionale e creatività individuale Fabio Cavallucci: Direttore del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato Maria Letizia Paiato: storico dell’arte e curatore Stefano W. Pasquini: artista, curatore, scrittore La creativitá e l’arte possono essere patrimonio di tutti? L’arte può diventare cosí democratica da includere l’operato di artista e fruitore nello stesso modo? Ci può essere un dialogo alla pari tra istituzioni e pubblico? Un esempio di orizzontalitá può essere il metodo sperimentale con cui si è svolto il recente Forum dell’Arte Contemporanea, ideato da Fabio Cavallucci, e svoltosi lo scorso settembre 2015 al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. Un Forum al quale hanno preso parte operatori del settore ma anche liberi cittadini, chiamati a una discussione allargata sui temi della cultura, dell’arte e della politica. Durante il talk saranno affrontati alcuni nodi emersi durante il Forum: dalla necessità di separare politica e cultura a quella della formazione (sia per gli addetti che per il pubblico), sino al rafforzamento delle relazioni con la società, la comunità, il territorio e il privato. Temi che anche l’artista Stefano W. Pasquini porta avanti nella sua ricerca, fatta di esperienze trasversali ed eterogenee, attraverso la creazione di opere non costrette da cliché e sostenute da un’idea di “orizzontalità creativa”, teorizzata nel volume di prossima uscita per Diogene Edizioni. Nell’ottica di una dimensione inclusiva di creatività istituzionale e creatività individuale verranno vagliati i futuri possibili dell’arte contemporanea. Fabio Cavallucci è stato Direttore della galleria d’arte contemporanea Vero Stoppioni di Santa Sofia, ha insegnato Fenomenologia degli Stili all’Università di Bologna e fondato e diretto Tusciaelecta, Arte Contemporanea nel Chianti. Nel 2001 ha curato (refreshing_) per la Biennale di Venezia e fino al 2008 è stato Direttore della Galleria Civica di Arte contemporanea di Trento, coordinando nello stesso anno Manifesta 7. Biennale europea di 254 arte contemporanea. Nel 2009 ha curato l’apertura dello spazio Alt (Arte, Lavoro, Territorio) di Alzano Lombardo (Bergamo), nel 2010 ha diretto la XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara e nello stesso anno è nominato Direttore del Centro d’arte contemporanea Castello Ujazdowski di Varsavia. Fabio Cavallucci ha pubblicato numerosi testi, libri e cataloghi e collaborato con varie riviste di arte ed estetica come Rivista di Estetica, New York Arts, Arte Mondadori, Flash Art Italia e Flash Art International, Exibart e Abitare. Per ottobre 2016, dopo aver promosso il Forum dell’Arte contemporanea, è programmata la riapertura del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato del quale è Direttore dal 2014. Storico dell’arte e curatore, Maria Letizia Paiato vive e lavora tra Pescara e Ferrara. Dopo la Laurea in Lettere all’Università di Ferrara, frequenta la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte dell’Università di Padova, conseguendo poi il titolo di Dottore di Ricerca (Ph.D) all’Università di Ferrara con una dissertazione dal titolo Il Linguaggio della satira a Modena, materiali per una storia dell’illustrazione tra Otto e Novecento, coerentemente agli studi sul disegno d’illustrazione di primo ‘900. è Direttore artistico di Yoruba: diffusione arte contemporanea. è autrice di saggi, contributi critici per cataloghi di mostre e articoli divulgativi per riviste specializzate del settore. Dal 2012 è redattore della rivista Segno di Pescara. Stefano W. Pasquini, artista, curatore e scrittore, ha esposto in sedi prestigiose quali, tra le altre, l’ICA di Londra, la National Portrait Gallery (Londra), Art in General (New York), Mambo (Bologna), Newhouse Center for Contemporary Art di Staten Island (New York) e al MACRO di Roma. Oltre ad aver pubblicato più di 500 articoli di arte contemporanea per riviste quali New York Arts, Collezioni Edge, Sport & Street, Luxos ed altri, è autore di Accidental//Coincidental e co-autore, con Maria Teresa Roberto, di Incorporeo. È editore del magazine Obsolete Shit e direttore del podcast Why the Fuck not Ppodcast. Dal 2013 è curatore della galleria Studio Cloud 4 e conduce con Fedra Boscaro Coxo Spaziale, un programma di arte e cultura su Radio Città Fujiko. Insegna Tecniche Grafiche Speciali all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Le sue opere sono disponibili da Enrico Astuni a Bologna, L’Arte a Molinella (BO) e MelePere a Verona. 255 ven 29/01 Collezionare l’arte contemporanea Antonio Valentino: Presidente Associazione Giovani Collezionisti Modera Massimiliano Capo: Presidente Algoritmo Festival Come si diventa collezionisti di arte contemporanea? C’è bisogno di avere budget elevati? Come si impara a scegliere un artista di qualità? Come si investe sul Picasso del domani? A queste domande proveremo a rispondere insieme a Antonio Valentino, Presidente di Giovani Collezionisti. Antonio Valentino. 40 anni, maturità classica, laurea in Giurisprudenza e master in Comunicazione e Relazioni Istituzionali. Iscritto all’Associazione Giovani Collezionisti dal 2007, ne è segretario generale nel 2011- 2012 e Presidente dal 2013. è membro del consiglio direttivo degli Amici dei Musei di Roma dal 2012. Massimiliano Capo è nato 48 anni fa a Viterbo, dove attualmente vive. è il Direttore artistico del festival di cultura digitale Medioera e cura, ormai da anni, l’organizzazione di eventi culturali. Romanista e bibliofilo, adora i tacchi e le rosse. In rete lo trovate qui: www.facebook.com/massimilianocapo 256 257 ven 29/01 L’artista “aumentato”. Ricerca artistica, percezione di sé e dialogo con il pubblico ai tempi dei social media online Alessio Jacona: giornalista, si occupa di tecnologia, innovazione e nuovi media Filippo Lorenzin: critico new media art Quali mutamenti hanno introdotto Facebook, Twitter e tutte le altre piattaforme sociali online nelle attività e nelle pratiche degli artisti? Cosa è cambiato nel loro rapporto con il pubblico? Come sono state influenzate le loro ricerche artistiche nel corso di questi anni? Il giornalista Alessio Jacona e il critico Filippo Lorenzin discuteranno di questi e altri temi affrontando e spiegando dinamiche sempre più evidenti e cocenti tanto per gli addetti ai lavori quanto per gli altri utenti che frequentano attivamente i social media. Giornalista, Alessio Jacona si occupa di tecnologia, innovazione e nuovi media. Come freelance collabora con Wired, La Repubblica, l’Espresso, Nòva24 (Il Sole 24 Ore). Tra novembre 2012 e febbraio 2013 è stato inviato sul tema “Invenzioni e nuove tecnologie” per la trasmissione E Se Domani, in onda su RaiTre. Da Giugno conduce LifeApp, trasmissione televisiva dedicata al mondo dei device mobili e delle applicazioni in onda su La3. 258 Filippo Lorenzin è un curatore indipendente e critico d’arte contemporanea. Lavora come autore e commentatore per diverse riviste internazionali, tra cui Artribune e Digicult. La sua ricerca è incentrata sulle dinamiche inerenti le interazioni tra individui, contesti culturali e strumenti. Ha sviluppato numerosi studi sul rapporto tra arte contemporanea, internet e pubblico on-line, occupandosi di tematiche quali il crowdfunding e le mostre d’arte virtuali. In qualità di curatore e critico, ha lavorato a diverse mostre, eventi e serie di lezioni ponendo particolare attenzione al rapporto tra i cambiamenti socio-tecnologici e l’arte, basandosi sul punto di vista di McLuhan. Ha collaborato in vari modi con, tra gli altri, La Biennale di Venezia, Saatchy Gallery, Paris College of Art, Goethe Institut, François Pinault Foundation, Pirelli HangarBicocca, Accademia di Brera e Accademia di Belle Arti di Venezia. 259 ven 29/01 Artisti Cinesi nel mondo Shao Kangchunzi: curatrice Wang Yu: artista Andrea Chiesi: artista Del problema di coniugare la tradizione con la modernità si discute negli ambienti artistici cinesi da più di un secolo. La tradizionale pittura a inchiostro su carta di riso dà libertà e fluidità, spesso con risultati inaspettati. Durante questo periodo fino ad arrivare ai nostri giorni, gli artisti cinesi hanno studiato e ricercato costantemente i diversi linguaggi artistici dell’Occidente. Affrontando la globalizzazione, ci sono tanti artisti cinesi che vivono o hanno vissuto in altri paesi, e che usano la loro esperienza maturata nel proprio paese di nascita con le novità che respirano nel paese dove vivono. D’altro lato ci sono anche tanti artisti stranieri che vanno in Cina per mostre e periodi di soggiorno. In questo incontro, presentiamo il lavoro come curatrice di Shao Kangchunzi e la pittura a inchiostro nel XXI secolo; il lavoro di Wang Yu e di altri artisti cinesi che vivono o hanno vissuto all’estero; la mostra pechinese di Andrea Chiesi, e la sua esperienza in Cina, soprattutto in luoghi buddisti. SHAO Kangchunzi è iscritta a un dottorato in Cultural Heritage Studies presso l’Università di Bologna con sede a Ravenna. Dopo essersi laureata all’Università di Scienze della Comunicazione di Pechino, ha conseguito la laurea Magistrale al Master del programma GIOCA (Gestione e Innovazione delle Organizzazioni Culturali e Artistiche) alla Facoltà di Economia e Commercio presso l’Università di Bologna. Crescendo sotto la grande influenza di suo nonno, artista specializzato in inchiostro e pittura ad acqua, ha sviluppato uno specifico e intenso interesse per l’arte cinese tradizionale e contemporanea. Ha lavorato come educatore museale presso il Museo Nazionale d’Arte di Cina a Pechino, e come manager presso la Galleria d’Arte Shoubai di Shanghai. 260 Wang Yu nasce nell’entroterra della Mongolia nel 1985. Nel 2008 si laurea con il massimo dei voti in Pittura ad olio e letteratura presso la Central Academy of Fine Arts di Pechino. Nel 2011 consegue con lode la Laurea Magistrale in Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha esposto in gallerie private, spazi pubblici e musei, tra a cui il Museo delle Arti di Daegu, Corea del Sud; area 798 Galleria anteriore, Cina; Palazzo Ducale di Mantova, Museo d’Arte Contemporanea He Xiangning di Shen Zhen (Cina). Vive e lavora tra la Toscana e Pechino. Andrea Chiesi si forma nella scena della controcultura punk dei primi anni Ottanta, come disegnatore per pubblicazioni underground. Sviluppa una ricerca sul paesaggio contemporaneo, attraverso una pittura a olio su tela di lino, lenta e rigorosa. Ha esposto personali con le gallerie Being3 di Pechino, Guidi&Schoen, Genova; Patricia Acal, Madrid, X-Lab, Berlino, Nohra Haime, New York; Otto Gallery, Bologna; Corsoveneziaotto, Milano; Lipanjepuntin, Trieste; Luciano Inga Pin, Milano. Ha esposto in numerosi spazi pubblici: Istituto Italiano di Cultura, New York; Villa Olmo, Como; Palazzo Reale, Torino; LIV Biennale di Venezia; Palazzo Reale, Milano; Chelsea Art Museum, New York; Villa Manin, Passariano, Prague Biennale; Palazzo delle Papesse, Siena, PAC, Milano, GAM Bologna. Ha vinto i premi Gotham Prize, Istituto Italiano di Cultura New York; I Premio Terna; V Premio Cairo Editore. 261 ven 29/01 ven 29/01 Arte e mercato: tra collezionismo e mecenatismo Andrea Bizzarro: curatore e gallerista Bibo’s Place Matteo Boetti: curatore e gallerista Bibo’s Place “Più che la fama e il successo è fondamentale che un artista abbia piena consapevolezza della sua posizione nella storia dell’arte, che capisca con lucidità assoluta la sua posizione nel mercato.” Anna D’Ascanio amava ripetere questa frase a Matteo Boetti negli anni ’90 e rappresenta la sintesi di come andrebbe pensata e ripensata la relazione tra artista e mercato alla luce di una ridefinizione dei ruoli resa necessaria dalla trasformazione degli spazi di mercato e di committenza. Andrea Bizzarro. La sua passione per l’arte viene da lontano; già il suo bisnonno a Napoli collezionava negli anni Venti dipinti ottocenteschi e poi suo padre si è aperto al moderno. Un suo prozio, Guido Alberti ideatore del Premio Strega, lo avvicina al mondo dell’arte. La scelta di laurearsi in Storia dell’arte è stata quindi la più naturale; dopo una iniziale collaborazione con l’Antiquario Piero di Nepi a Roma comincia un’attività di consulenza e di Art Dealer. Da anni segue il mercato dell’arte, con una particolare attenzione ai fenomeni visivi italiani del Secondo Dopoguerra. L’amicizia con Matteo Boetti e la scelta di aprire con lui una galleria a Todi è l’evoluzione fisiologica della sua attività per offrire al mondo dell’arte moderna contemporanea uno sguardo diverso. Matteo Boetti si avvicina al mercato dell’arte lavorando dal 1990 al 1992 come assistente nella galleria Anna D’Ascanio di Roma. Nel 1993, inaugura gli spazi della galleria Autori Messa, che diventa uno dei pochi punti di riferimento a Roma per le generazioni allora emergenti di artisti e curatori. Dal 1994 è tra i membri fondatori dell’Archivio Alighiero Boetti, istituzione volta alla documentazione, tutela e salvaguardia dell’opera del padre. Tra il 1995 e 1996 è curatore unico della galleria Anna d’Ascanio. Nel 2002 apre un secondo spazio, Autori Cambi, che nel 2005 si evolve nello Studio Matteo Boetti (project managing studio), realizzando eventi e mostre con partner pubblici e privati. Oggi con Bibo’s Place, concretizza il proprio ritorno sulla scena dell’arte assieme all’amico Andrea Bizzarro. 262 Biodiversità e ibridazione: da Biophilia a Waiting Posthuman Project Lucia Zappacosta: Direttore artistico Alviani ArtSpace Azzurra Muzzonigro: architetto e membro di Waiting Posthuman Vincenzo Santarcangelo: filosofo e membro di Waiting Posthuman Laura Cionci: artista e membro di Waiting Posthuman Biophilia a tasteful exhibition, il progetto a cura di Lucia Zappacosta che lo scorso anno si è aggiudicato il premio curatoriale della fiera SetUp, prendeva spunto dalle teorie etologiche secondo cui l’uomo ha una predisposizione biologica che lo porta a cercare il contatto con le forme naturali. Attraverso una serie di opere, si mostrava come la natura fosse in grado di riprodursi algoritmicamente nonostante il costante tentativo dell’uomo di imporre il suo controllo. Lo sviluppo naturale di questa ricerca coincide con l’incontro del gruppo eterogeneo e polifonico che ha dato vita a A Waiting Posthuman, un progetto che presenta una nuova idea di Postumano, anticipando hic et nunc una riflessione sulle forme di vita dopo la fine dell’antropocentrismo. Il postumano distrugge il concetto di umanità che conosciamo e che imprigiona l’Homo Sapiens all’interno del perimetro di alcune presunte capacità esclusive e crea una nuova umanità in continuità con l’animalità, ibridata ad essa, ecologicamente orientata e profondamente liquida, in continua evoluzione, priva della ossessiva ricerca di una definizione che la caratterizzi in modo assoluto. waitingposthuman.com Lucia Zappacosta. Vincitrice del Premio SetUp 2015 Miglior curatore under 35, Lucia Zappacosta dirige dal 2013 l’Alviani ArtSpace, uno spazio di ricerca e di contaminazione tra linguaggi artistici e tecnologici all’interno dell’Aurum di Pescara. Dottore di ricerca in Culture, linguaggi e politica della comunicazione vive all’incrocio tra arte e tecnologia. Premio Startimpresa 2009 Confindustria Giovani Pescara con la startup Videoartscope, per gestire archivi di video arte, dal 2012 è Presidente di Metro Olografix, la più antica associazione italiana che dal 1994 si occupa di innovazione digitale e cultura hacker ed è stata selezionata da Wired per l’Audi Innovation Awards 2015. 263 Azzurra Muzzonigro è architetto e vive e lavora a Milano. Si laurea nel 2009 con la tesi Savorengo Ker/la Casa di tutti. Nel 2011 completa il MSc in Building and Urban Design in Development al Development Planning Unit (UCL London) con la tesi Dwell the Threshold: an opportunity of encounter among differences. Dottore di ricerca in Studi Urbani con la tesi Abitare la Soglia: spazi e pratiche per una città plurale, dal 2013 è assistente accademica e di ricerca del professore Stefano Boeri presso il Politecnico di Milano. L’attenzione è posta sul potenziale della Biodiversità nelle trasformazioni urbane: l’approccio non-antropocentrico come chiave di un nuovo equilibrio fra la sfera umana, quella naturale e quella animale. Da Giugno 2015 collabora con Waiting Posthuman. Laura Cionci, nata a Roma nel 1980, vive e lavora tra l’Italia e il Sud America. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma, inizia il suo percorso artistico nel 2009 collaborando con importanti gallerie italiane. La sua ricerca inizia a svilupparsi intorno ai fenomeni sociali, approfondendo gli aspetti antropologici che rendono leggibili i diversi codici culturali, sociali e politici. Nel 2012 inizia il suo percorso internazionale a Sao Paulo, in Uruguay, in Argentina e in Colombia. Nel 2013 è in residenza all’Istituto di cultura Italiano di Montevideo e a cavallo tra 2014 e 2015 presso la Fondazione AMALGAMA Cultural, a Cali in Colombia. Inizia il suo percorso fotografico alla galleria Toselli di Milano. Negli ultimi due anni concentra la sua ricerca sugli interstizi del corpo, dell’architettura e della biodiversità con il progetto FRICHE. Del 2015 collabora con Waiting Posthuman. Vincenzo Santarcangelo è dottore di ricerca in filosofia e membro del gruppo di ricerca LabOnt presso l’Università di Torino. Ha tenuto corsi di estetica presso l’Università di Genova, il Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea (Rivoli) e il MADRE Museo di Arte Contemporanea DonnaRegina (Napoli). Collabora con il Corriere della Sera (La Lettura) e con Rai Cultura. Su Artribune cura le rubriche Octave Chronics e Dialoghi di Estetica. È direttore artistico della rassegna musicale Dal Segno al Suono presso il MUSMA di Matera, e consulente di Firenze Suona Contemporanea ed EstOvest Festival. Del 2015 collabora con Waiting Posthuman. 264 265 sab 30/01 sab 30/01 Hackerare l’arte. L’opera d’arte nell’epoca della riproducibilità tecnica e dell’accessibilità digitale Arte pubblica - Contaminare i borghi storici con la contemporaneità. Il caso Civita di Bagnoregio Cosa vuol dire fare arte nell’ecosistema digitale in cui ci troviamo immersi? Come si racconta oggi il sistema dell’arte? Come e dove si esercita la creatività contemporanea? Un viaggio da internauti tra piattaforme, nicchie, codici e linguaggi vecchi e nuovi alla scoperta di intersezioni e visioni impreviste. Ripensare la relazione tra borghi storici e contemporaneità a partire dal caso di Civita di Bagnoregio consente di riflettere su un tema da sempre all’ordine del giorno di chi amministra i piccoli borghi disseminati nel nostro paese: raccontare attraverso la valorizzazione della storia e delle tradizioni le trasformazioni della modernità. Civita di Bagnoregio è un caso esemplare di come si possa, virtuosamente, riqualificare gli spazi urbani attraverso un uso intelligente della Rete e politiche pubbliche aperte alla contaminazione dei linguaggi. Giovanni Boccia Artieri: academic activist on the cultural implications of technologies Antonio Pavolini: business analyst, digital Media Giovanni Boccia Artieri è docente di Sociologia dei media digitali e Internet studies all’Università di Urbino Carlo Bo, dove presiede il corso di laurea in Informazione, Media, Pubblicità. Si occupa delle culture della Rete e delle mutazioni digitali, prestando particolare attenzione a come i social media cambiano il nostro modo di essere pubblici, cittadini e consumatori. Fra i suoi volumi Facebook per genitori (2011), Stati di connessione. Pubblici, cittadini e consumatori nella (Social) Network Society (2012). Cura dal 2004 il blog Mediamondo e la rubrica Post-Bit sulle culture digitali per DoppioZero. Antonio Pavolini. Uno dei primi podcaster italiani e blogger dal 2003, Antonio Pavolini è impegnato da diversi anni nell’esplorazione dei nuovi modelli di business e di nuovi trend d’uso del video sul web. Autore e conduttore di trasmissioni radiofoniche su questi temi, collabora con università ed enti di ricerca internazionali come il Fraunhofer Institut. È tra gli autori di Connecting television. La televisione al tempo di Internet (Guerini e Associati, 2012). 266 Claudio Libero Pisano: curatore e critico Francesco Bigiotti: Sindaco di Bagnoregio (VT) Luca Profili: Vice Sindaco di Bagnoregio (VT) Claudio Libero Pisano (vive a Roma), per molti anni si è dedicato al restauro di opere d’arte antica e contemporanea, in Italia e all’estero. Da tempo si occupa di curatela, è direttore artistico del CIAC, Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea di Castello Colonna a Genazzano. Ha approfondito la sua esperienza in diversi progetti istituzionali che hanno coinvolto artisti, sia italiani che stranieri. è responsabile per l’Arte Contemporanea per il Progetto ABC della Regione Lazio. Francesco Bigiotti, 54 anni, farmacista, è sindaco di Bagnoregio dal 2009. Dal 2015 è Presidente dell’Unione dei Comuni della Teverina. Appassionato di arte contemporanea e nuove tecnologie, alla sua amministrazione si deve il rilancio di Civita di Bagnoregio e gli straordinari risultati, in termini di presenze e proposte culturali, raggiunti negli ultimi mesi dal piccolo borgo. Luca Profili, 26 anni, appassionato di politica, social media e calcio è vice sindaco di Bagnoregio dal maggio del 2014. 267 sab 30/01 Polivocalità - Nuove strategie nelle arti contemporanee Antonio Arévalo: poeta, critico e curatore di mostre d’arte contemporanea Gian Maria Cervo: drammaturgo “Si fa con tutto”, recitava il titolo di un bel libro sull’arte contemporanea di qualche anno fa. Si fa con tutto ed è soprattutto una storia di voci, di lingua, di linguaggio e di codici. L’arte è il territorio della contaminazione, del ridisegno continuo di confini e di nuove mappe, della ricerca costante di nuovi percorsi e degli approdi temporanei. Agire la polivocalità significa aprire a nuovi spazi di riflessione nella narrazione della postmodernità. Antonio Arévalo, nato a Santiago del Cile, è un poeta, critico e curatore di mostre d’arte contemporanea. Vive e lavora in Italia. Considerato uno dei curatori più attivi dell’America Latina in Europa. Dal 2003 al 2009 è collaboratore permanente dell’Istituto Italo-Latinoamericano di Roma. Ha organizzato e curato esposizioni, festival e eventi culturali internazionali per importanti istituzioni, fondazioni, musei e gallerie d’arte. Dal 2001 è stato Commissario del Padiglione del Cile alla Biennale di Venezia, nella 49ª edizione della Biennale di Venezia nel 2001, 2009, 2011 e nel 2013; nella 55° Biennale d’arte di Venezia, Commissario dello Special Project I/O (Io è un Altro), Commissario del Padiglione del Cile 56 Biennale d’Arte di Venezia. Nel 2014 è nominato dal Presidente del Cile Michelle Bachelet, addetto Culturale del Cile in Italia. 268 Gian Maria Cervo è uno dei drammaturghi italiani più attivi a livello globale. Notato per il suo stile personale a un festival spagnolo dal collega tedesco Roland Schimmelpfennig, è stato nominato da Andreas Beck autore in residenza della Deutsches Schauspielhaus, Teatro Nazionale di Amburgo, per la stagione 2001-2002. I suoi testi sono stati rappresentati in alcuni dei maggiori teatri e festival d’Europa, in prestigiosi teatri russi e sono stati messi in scena da noti registi inglesi e americani. Nel 2013 Cervo è stato il primo autore italiano dopo Goldoni, Pirandello e Dario Fo ad essere messo in scena dalla Shanghai Theatre Academy, la più prestigiosa istituzione teatrale in Cina. Tra i suoi testi più recenti Call Me God scritta a 8 mani con Marius von Mayenburg, Albert Ostermaier e Rafael Spregelburd. Nel 1997 ha fondato il Festival di drammaturgia contemporanea Quartieri dell’Arte, di cui mantiene ancora oggi la direzione. 269 sab 30/01 Lei ed io Nina Baratta: fotografa, filmaker Lorenza Fruci: autrice Lei ed io è un progetto di indagine e ricerca artistica sul rapporto che le donne hanno con la propria femminilità: “Lei” è la femminilità ed “io” è ogni “donna”. Nasce da un’idea della fotografa Nina Baratta che, per rappresentare tutte le sfaccettature di questo rapporto e per capire quanto la percezione del proprio corpo possa essere influenzata dalla società, dalla famiglia, dal lavoro, ha pensato di coinvolgere anche la scrittrice Lorenza Fruci per affiancare ai suoi ritratti “per immagini” anche dei ritratti “a parole”. L’intero sviluppo del progetto Lei ed io ha ruotato e ruota ancora intorno all’orientamento. L’orientamento nella selezione delle donne da rendere protagoniste del progetto che ad oggi sono dieci ma mirano a diventare cento. L’orientamento iniziale nella scelta e nell’uso dei mezzi espressivi (fotografia e scrittura) per svolgere l’indagine: tutte le donne protagoniste di questo progetto sono state invitate a raccontare la loro storia attraverso una chiacchierata conoscitiva. I singoli incontri con ognuna di loro hanno fornito il materiale per il ritratto a parole di Lorenza Fruci e per ispirare la fotografia di Nina Baratta, scattata in un secondo momento. E poi l’orientamento nella scelta degli strumenti di fruizione del progetto da parte del pubblico: la commistione dei differenti linguaggi della fotografia e della scrittura hanno dato vita ad una mostra con foto e QR code alla Galleria AOCF 58 Roma, perfomance, video proiezioni e reading teatrali, oltre che al libro Lei ed io. Ritratti a parole e immagini della femminilità edito Cultura e dintorni. 270 Autrice, Lorenza Fruci ha pubblicato diversi racconti e alcuni saggi tra cui Mala femmina. La canzone di Totò (Donzelli), Burlesque. Quando lo spettacolo diventa seduzione (Castelvecchi) e Betty Page. La vita segreta della regina delle pinup (Perrone). è autrice inoltre di corti e documentari come Burlesque. Storia di donne, La Zibaldina. Una storia di crowdfunding e Danceability, premiati e in concorso in vari festival. Come giornalista si occupa principalmente di temi al femminile, di costume e di cultura. Nina Baratta. Fotografa e filmaker. Realizza documentari e video andati in onda sui canali Sky e Rai che ricevono premi e menzioni. Lavora come fotografa freelance e come cameraman per varie tv. Ha realizzato reportage fotografici esposti in mostre collettive e personali. 271 sab 30/01 Mangiafilm. Dizionario enciclopedico della cucina al cinema. Salvatore Gelsi: sociologo della comunicazione Martina Liverani: giornalista e scrittrice Un’enciclopedia, o meglio un dizionario enciclopedico, il più ampio ed esaustivo osservatorio del “visibile”, quando si fonde con l’atto del mangiare e del bere: 700 voci, 4000 film, 25 schede-ritratti di registi, generi, attori; e inoltre, assoluta novità, vengono classificate le oltre 300 opere (film a soggetto, documentari, cortometraggi) che rimandano alla questione del cibo. A disposizione del lettore una gustosa e ricca dispensa di citazioni, battute, curiosità, scene, racconti, piatti, vini, ricette, frutto di una ricerca decennale su cinema e pubblicità, televisione e rete, mode e consumi, lungo un filo che si dipana nella storia dell’immagine e dell’immaginario dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. Esaminando le parole, le metafore e i simboli che hanno segnato il passaggio dalla civiltà contadina a quella delle trattorie e dei ristoranti, dalla cucina di casa a quella dei Contest e degli Chef, ecco di riflesso quanto i media siano stati specchio e schermo delle nostre abitudini e dei nostri desideri, come i piaceri e i bisogni ne siano stati condizionati nell’atto della rappresentazione, come i nostri sensi ne siano stati inevitabilmente coinvolti. 272 Giornalista e scrittrice, nel 2013 Martina Liverani ha fondato Dispensa, la prima bookzine indipendente che racconta il cibo e i suoi protagonisti tramite storie di Generi Alimentari & Generi Umani. Salvatore Gelsi si occupa di sociologia della comunicazione nei media, in particolare nel cinema. È l’iniziatore di un campo di ricerche che collegano il cinema all’alimentazione, il vedere al mangiare, confluite poi nei fortunati volumi pubblicati da Tre Lune Ciak si mangia (2000), Lo schermo in tavola. Cibo, film e generi cinematografici (2002), A tavola con Hitchcock. Film e ricette di un grande gourmet (2004). Tra le sue pubblicazioni: Zucca e tortelli. Archeologia, mito, storia (Tre Lune, 1998), Lo schermo dell’architetto (Tre Lune, 2007), A pelle nuda. Corpo, sesso e pornografia nel secolo del cinema (Milano 2013), l’e-book Click, la multimedialità (2014). 273 sab 30/01 sab 30/01 L’artista allo specchio Serena Achilli: curatore, Direttore artistico Algoritmo Festival Gino Sabatini Odoardi: artista La storia, le esperienze, le idee, la visione dell’arte di Gino Sabatini Odoardi. Parlare, confrontarsi con un artista rappresenta un frammento, un tassello che ci aiuta a capire che cosa è l’arte contemporanea, che ci introduce nella dimensione creativa, intima, di un processo interiore del quale noi vediamo sempre e solo il risultato finale. Serena Achilli è nata e vive a Viterbo. Da almeno due decenni si occupa con passione e ostinazione di cura e organizzazione di eventi culturali, perché l’arte contemporanea aiuta a conoscere la realtà (‘’Is it a flag or is it a painting?”). Ha un’intensa attività come mamma di un seienne e ogni tanto scrive qui: cirandablog.tumblr.com Nel 2011 Gino Sabatini Odoardi ha partecipato alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione Italia (Arsenale). Artista poliedrico, ma con solidi riferimenti all’arte concettuale, ha al suo attivo un nutrito curriculum di mostre importanti, in Italia e all’estero. Determinanti nella sua formazione gli incontri con Fabio Mauri (performer nel 1997 in Che cosa è il fascismo alla Kunsthalle di Klagenfurt) di cui diviene assistente e Jannis Kounellis. Tra i vari premi: nel 1999 ha ricevuto da Alfred Pacquement (Centre George Pompidou) Le prix des Jeunes Createurs all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi. Termoformatura in polistirene è la definizione tecnica del procedimento sfruttato dall’artista per realizzare parte dei suoi lavori, l’appropriazione di tale processo materico lo rende artista unico nel panorama italiano e internazionale. Dal 2013 è rappresentato dalla galleria Gowen Contemporary di Ginevra. Vive e lavora tra Pescara e Roma. 274 Da Cuore di pietra a Lavoro ad arte, un progetto di arte pubblica, un libro, un film documentario Andreco: artista. Giorgia Boldrini: esperta di industrie culturali e creative, Responsabile del progetto Incredibol! Ethnos (Elisa Mereghetti e Marco Mensa): registi Mili Romano: artista e docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna Mona Lisa Tina: artista Cuore di pietra, la manifestazione di arte pubblica curata da Mili Romano che dal 2005 accompagna il processo di trasformazione urbanistica del centro di Pianoro, ha affrontato negli ultimi due anni il rapporto fra arte e lavoro, arte e memoria produttiva, arte e ambiente industriale e artigianale. Gli artisti, in stretta relazione con gli abitanti, gli imprenditori e gli operai di molte fabbriche del territorio hanno creato installazioni temporanee e permanenti, attivando, fra aree urbanistiche abitualmente distanti, uno scambio che ha permesso di cancellare, seppur temporaneamente, la separazione fra luoghi di vita e luoghi del lavoro. Da questa esperienza sono nati il film Lavoro ad arte di Marco Mensa e Elisa Mereghetti e Cuore di pietra/Lavoro. Quaderno Numero Tre, appena pubblicato da Fausto Lupetti Editore. Fra gli artisti: Andreco, Laura Bisotti e Simona Paladino, Loop, Anna Rossi, Daniela Spagna Musso, Mona Lisa Tina, Thierry Weyd e molti giovani allievi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. www.cuoredipietra.it 275 Andreco è nato a Roma nel 1978. Nel 2002 si trasferisce a Bologna dopo alcuni periodi trascorsi all’estero. è dottore di ricerca in Ingegneria Ambientale e ha condotto ricerche sui benefici delle tecnologie verdi in aree urbane con l’Università di Bologna e la Columbia University di New York. Dal 2000 porta avanti la sua ricerca artistica sul rapporto tra spazio urbano e paesaggio naturale, tra uomo e ambiente. Utilizza varie tecniche, dal disegno alla pittura, dalla scultura al video; realizza installazioni, murales e progetti di arte pubblica. Fra i suoi lavori più recenti, il progetto CLIMATE 01 a Parigi. Operatrice culturale, Giorgia Boldrini è responsabile del progetto Incredibol! - l’innovazione creativa di Bologna per lo sviluppo delle professioni e imprese legate all’arte, la cultura e la creatività, attivo dal 2010 sul territorio regionale. Ha iniziato a lavorare sul tema del spillover creativo, cioè del rapporto tra arte, cultura, creatività e industria nel 2012, nell’ambito del progetto europeo Creative Spin, in collaborazione con KEA European Affairs. è inoltre autrice di film documentari per CARTA BIANCA. Elisa Mereghetti e Marco Mensa nel 1995 fondano a Bologna la società di produzione televisiva ETHNOS. Insieme realizzano decine di documentari su tematiche storiche, ambientali e culturali per conto di diverse emittenti televisive, istituzioni, associazioni, organizzazioni non governative italiane e internazionali, tra cui il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. Producono anche numerose campagne di comunicazione sociale. Le produzioni ETHNOS, girate in tutto il mondo, sono state trasmesse da diverse reti televisive italiane ed estere e hanno ottenuto importanti riconoscimenti. www.ethnosfilm.tv 276 Mili Romano è artista e curatrice. Insegna Antropologia culturale all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Si occupa di antropologia urbana e di arte negli spazi pubblici. I suoi interessi e le sue tecniche espressive si muovono tra letteratura, videoarte, fotografia, installazioni e progetti di arte pubblica indagando la memoria dei luoghi e i processi di trasformazione e di progressiva cancellazione degli spazi. Fra le manifestazioni di public art ha curato, a Bologna, con Roberto Daolio, Accademia in stazione, e, con Gino Gianuizzi, Container. Osservatorio/Laboratorio di arte pubblica. Dal 2005 cura a Pianoro Cuore di pietra. Artista, performer e arte-terapeuta, Mona Lisa Tina vive e lavora a Bologna. Si è diplomata nel 2005 in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna e si è specializzata nel 2012 in Arte Terapia presso Art Therapy Italiana. Dal 2011 coordina, insieme a Stefano Ferrari, docente di Psicologia dell’arte all’Università di Bologna, il gruppo di studio Psicologia e Arte Contemporanea. Ha esposto in musei di arte contemporanea in Italia e all’estero. è stata selezionata alla settima l’edizione del premio d’arte under 40, Fondazione Vaf – Posizioni attuali dell’arte italiana 2016-2017. La prima tappa è prevista al MACRO, Roma. 277 dom 31/01 dom 31/01 Pop Up! Presentazione del Festival POP UP! ARTE CONTEMPORANEA NELLO SPAZIO URBANO e del documentario ZIO ZIEGLER alla Cava di Arcevia, prodotto da Sky Arte per la serie MURO Elisa Sellari: co-curatrice del Festival POP UP!, responsabile comunicazione MAC Il festival d’avanguardia internazionale POP UP! Arte Contemporanea nello Spazio Urbano, a cura di MAC Manifestazioni Artistiche Contemporanee, dal 2008 invita artisti di tutto il mondo a realizzare opere d’arte pubblica in luoghi d’uso quotidiano nella regione Marche, creando visioni inaspettate, bellezza e potenza evocativa. Nel tempo il festival ha creato una galleria d’arte pubblica a cielo aperto lasciando in eredità 24 opere d’arte contemporanea permanenti che ampliano l’offerta culturaleturistica del territorio marchigiano. Per l’edizione POP UP! 2015, l’artista californiano Zio Ziegler ha realizzato l’opera The Nature of Resistance sugli edifici di una cava dismessa ad Arcevia ai piedi del Monte Sant’Angelo, un luogo carico di memoria, ricordi dolorosi di guerra e oggi al centro di un’opera di riqualificazione ambientale. È qui che è ambientato il terzo appuntamento di Muro, serie curata da David Diavù Vecchiato in collaborazione con Il Fatto Quotidiano prodotta da Sky Arte HD e Level 33. Elisa Sellari. Classe 1980, laureata in Scienze dei Beni Culturali con indirizzo in Storia dell’Arte Contemporanea, Elisa Sellari lavora con MAC Manifestazioni Artistiche Contemporanee come responsabile della comunicazione. Insieme all’architetto Monica Caputo si occupa dell’ideazione, progettazione, curatela e realizzazione di progetti sperimentali, interculturali e internazionali come il Festival POP UP!, Officine del Colore Naturale, Intruders Urban Explorers, Area Spazio per Comunicare, collaborando con enti, istituzioni, imprese private, associazioni, case editrici e artisti d’avanguardia di tutto il mondo. 278 Presentazione del libro Percorsi d’Arte in Italia a cura di Giorgio Di Genova e Enzo le Pera, Rubbettino Editore, 2015. Maurizio Vitiello: critico d’arte, docente Fondazione Humaniter di Napoli, responsabile Area Cultura e Arti Visive dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania. Paolo Bolpagni: ricercatore universitario in Storia dell’arte contemporanea, direttore della Collezione Paolo VI - arte contemporanea, Presidente del Comitato scientifico della Fondazione Ragghianti di Lucca. Enzo Le Pera: saggista e critico d’arte, fondatore della Galleria d’arte Il Triangolo di Cosenza, commissario del Premio internazionale Limen arte di Vibo Valentia Raffaele Quattrone: sociologo e curatore di arte contemporanea Percorsi d’Arte in Italia, 2015, Rubbettino Editore, 2015 è il titolo della pubblicazione, a cura di Giorgio Di Genova ed Enzo Le Pera, che sarà presentato a Bologna, a SetUp, domenica 31 gennaio 2016, alle ore 15. Alla presentazione, moderata dal sociologo e critico d’arte Maurizio Vitiello, interverranno Paolo Bolpagni, storico e critico d’arte, Enzo Le Pera, saggista e critico d’arte e Raffaele Quattrone, sociologo e curatore di arte contemporanea. In Percorsi d’Arte in Italia 2015, dopo il successo dell’edizione del 2014, prosegue la rilevazione di interessanti artisti, italiani e stranieri, viventi o scomparsi, che oggi operano o hanno operato nella seconda metà del secolo scorso sul territorio nazionale. Gli artisti presenti nel volume sono stati scelti da una commissione critica formata da: Paolo Bolpagni, Carmelo Cipriani, Giorgio Di Genova, Enzo Le Pera e Maurizio Vitiello. Sono artisti di varie tendenze e instancabili operatori; insomma, ricercatori dell’arte con il pregevole costante intento di migliorarsi. Questa pubblicazione è indirizzata a un vasto pubblico di artisti, collezionisti, critici d’arte, galleristi, addetti ai lavori o semplici curiosi, amanti comunque dell’arte. Questa “bussola-guida” permette di conoscere i molteplici linguaggi visivi, odierni o di ieri, e consente di orientarsi nella complessa dialettica delle varie realtà artistiche. 279 Enzo Le Pera, saggista e critico d’arte, nel 1973 ha fondato la galleria d’arte Il Triangolo a cui è subentrato il figlio Giorgio. Ha organizzato e curato sia nella galleria che in altre sedi in Italia 270 mostre personali dei più grandi artisti italiani e stranieri. Commissario del Premio internazionale Limen arte di Vibo Valentia per tutte e sei le edizioni, del Premio Sulmona e di altri ancora. Raffaele Quattrone è sociologo e curatore di arte contemporanea. Cura una propria rubrica dedicata al rapporto arte contemporanea e sociologia sul Wall Street International magazine e sulla rivista Equipèco. L’attenzione costante alle ricerche in ambito contemporaneo è testimoniata anche dal suo ultimo libro IN ITINERE. Arte contemporanea in trasformazione, pubblicato da EQUIPèCO ed arricchito da due importanti contributi: una prefazione del noto artista Michelangelo Pistoletto ed una conversazione con il famoso artista cinese Wang Qingsong. Maurizio Vitiello è critico d’arte, docente presso la Fondazione Humaniter di Napoli, responsabile Area Cultura e Arti Visive dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania. Da libero articolista ha scritto una lunga serie di riflessioni, articoli, asterischi, saggi, note e considerazioni su varie riviste, settimanali, periodici, quotidiani locali e nazionali. Ha curato oltre 400 personali e collettive in tutt’Italia, programmi radiofonici e televisivi; ha tenuto cicli di conferenze e ha moderato presentazioni di libri e incontri culturali. Nel 2004 ha vinto il Premio Sulmona per la sezione Giornalismo e Critica d’Arte. Paolo Bolpagni, ricercatore universitario in Storia dell’arte contemporanea, è curatore di mostre in sedi prestigiose come Palazzo Fortuny a Venezia, il Macro e Villa Torlonia a Roma, la Fundaciòn Loewe a Madrid, il Museo del Risorgimento e la Galleria San Fedele a Milano, la Fondazione Ragghianti a Lucca, dove è Presidente del Comitato scientifico, il Museo Santa Giulia a Brescia, e del nuovo allestimento e delle attività del museo Collezione Paolo VI – arte contamporanea, inaugurato nel 2009 da Papa Benedetto XVI a Concesio, paese natale di Papa Montini. 280 281 dom 31/01 dom 31/01 Street art: di chi è l’opera? Diritti, tutela e conservazione. Riflessioni attraverso la legislazione sulle opere dell’ingegno Lavinia Savini: avvocato, partner dello studio legale Idealex (Bologna-Milano), esperta di diritto del mercato dell’arte. Riflessioni attraverso la legislazione sulle opere dell’ingegno Alla luce dei recenti dibattiti suscitati dall’iniziativa di archiviare e musealizzare alcune opere di street art sorge spontanea e necessaria una riflessione sui diritti vantati dai writers sul loro lavoro e su un possibile contemperamento degli stessi con l’esigenza di tutela e archiviazione delle loro opere. Lavinia Savini. Avvocato specializzato in proprietà intellettuale e diritto del mercato dell’arte. Vincitrice di borse di studio presso l’Università Parigi I Phanteòn Sorbonne e presso l’Università La Normale di Pisa. Managing Partner di IDEALex, Studio Legale per la tutela e la promozione della proprietà intellettuale con affiliazioni in Spagna, Francia e Giappone, svolge la professione d’avvocato tra l’Italia (Bologna e Milano) e Parigi. Pubblica regolarmente articoli e scrive saggi in materia di diritto d’autore e diritto industriale. Relatrice in numerose conferenze in materia di proprietà intellettuale in Italia e all’estero e relativamente alle stesse svolge attività didattica. È rappresentante dell’UIA (Union Internationale des Avocats) presso l’OMPI (organizzazione mondiale della proprietà intellettuale) ed è responsabile UIA per l’Emilia Romagna. 282 Pause, intervalli, disorientamenti: strategie del silenzio nella fotografia contemporanea. Un dialogo fra il critico d’arte Fulvio Chimento e Gigliola Foschi, autrice del libro: Le fotografie del silenzio. Forme inquiete del vedere, Mimesis/Accademia del silenzio, 2015. Gigliola Foschi: giornalista, critica d’arte e della fotografia Fulvio Chimento: critico d’arte, curatore Quasi a voler creare un controcanto rispetto ai cliché dominanti, molta fotografia contemporanea d’autore non si offre come una semplice rappresentazione o un’interpretazione della realtà, ma condensa al proprio interno aspetti ambigui e contradditori che inquietano il vedere e al contempo lo catturano. Con il termine “fotografie del silenzio” non si intendono quelle opere che si limitano a rappresentare luoghi silenziosi o incantati, ma le immagini che sanno creare uno spazio di silenzio dentro di sé, un intervallo inquieto che ferma e sospende i nostri sguardi e i nostri pensieri per aprirli verso un altrove, verso un “non noto” che ci disorienta e ci interpella. Attraverso l’esempio di alcune ricerche di autori italiani e stranieri ci chiederemo come agisce il silenzio nello spazio fotografico. Quando può trasformarsi in una “forza” capace di incrinare le nostre certezze e le nostre modalità percettive improntate al mero consumo visivo. Quando diviene un alleato di opere che rivelano e nascondano, orientano e disorientano per invitarci a vedere diversamente. 283 Gigliola Foschi, giornalista, critica d’arte e della fotografia, è docente di Storia della Fotografia presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. Scrive per la rivista Gente di fotografia e ha collaborato con il quotidiano l’Unità e con numerose riviste d’arte e fotografia. Ha partecipato ai volumi: Tra luce e ombra (2004); Perché non parli? Le discipline dell’arte contemporanea raccontate dagli autori (2010); The History of European Photography Vol.I 1900-1938 (2010); Scorci di Corea/ Glimpses of Korea (2013). è autrice di numerosi testi per cataloghi, tra i più recenti: America ’70. La fotografia tra sogno e realtà, (2014); Luigi Tazzari, 2013,(2014). Nato a Roma nel 1979, Fulvio Chimento vive e lavora in Emilia. Si interessa alle molteplici forme della comunicazione artistica e alla genesi dei processi creativi, con l’obiettivo di far emergere la problematicità del reale; organizza più di 30 eventi espositivi. Dal 2012 è ideatore della residenza d’artista ITALIA-ORIENTE, giunta nel 2015 alle IV edizione, e principale referente del progetto video Spazio Arte, teso a creare un archivio filmico sugli artisti contemporanei. Dal 2013 al 2015 collabora in veste di tutor al Master di alta formazione sull’immagine contemporanea della Fondazione Fotografia di Modena; attualmente scrive per la rivista Inside Art con sede a Roma. Nel 2014 pubblica Arte italiana del terzo millennio, volume presentato al MART di Rovereto, al Dams di Bologna e in spazi pubblici e privati a Bruxelles, Roma e Milano. 284 285 dom 31/01 Simone Pellegrini. GUADI. Conversazioni sull’arte, l’uomo e la parola. Alessandra Angelucci: giornalista e critico d’arte Simone Pellegrini: artista e docente di pittura all’Accademia di Belle Arti di Urbino Guadi è il titolo scelto per il libro-intervista in cui l’artista Simone Pellegrini si racconta attraverso le domande della giornalista Alessandra Angelucci, per aprirsi ad una conversazione intima e sincera sull’arte, l’uomo e la parola. Tre temi, tre elementi – confessa Pellegrini nel libro – che restituiscono «immediatamente ad un insieme più vasto, onnicomprensivo, di cui l’uomo è il carattere più esemplare ma anche vessillifero involontario». Un libro che ricostruisce attraverso la voce dell’artista non soltanto il suo modo di vedere e sentire l’arte, ma che rivela al lettore quanto la parola arrivi ad essere importante nella vita dell’uomo: «domicilio» afferma Pellegrini. Il libro Guadi. Conversazioni sull’arte, l’uomo e la parola, con la prefazione di Marco Vallora, uscirà nel mese di marzo e si presenta come secondo appuntamento della collana d’arte Fili d’erba, diretta da Alessandra Angelucci per la Di Felice Edizioni. Una collana che pone particolare attenzione alla voce di chi crea, di chi in un gesto ha immortalato un’esistenza. www.edizionidifelice.it/ [email protected] Simone Pellegrini è nato ad Ancona nel 1972. Nel 2000 si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino dove attualmente insegna presso la Cattedra di Pittura. Nel 2003, con la personale Rovi da far calce, inizia la sua collaborazione con la Cardelli & Fontana. Nel 2006 inaugura la sua prima personale presso la galleria Hachmeister di Münster, che diviene la sua galleria di riferimento in Germania. Vive e lavora a Bologna. Alessandra Angelucci è nata nel 1978 e vive a Giulianova. Docente di Lettere, è giornalista e critico d’arte per il quotidiano di Teramo La Città, in vendita nelle edicole in allegato a Il Resto del Carlino, e per le riviste Exibart e Contemporart. In passato ha diretto il mensile d’informazione Lo Strillone ed è stata conduttrice per l’emittente TV6. Dal 2014 dirige la collana d’arte Fili d’erba per la Di Felice Edizioni. Ha curato mostre sia in Italia che all’estero. Collabora con la Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture di Castelbasso. Per l’emittente radiofonica Radio G di Giulianova cura la rubrica d’arte Colazione da Alessandra. 286 287 SPECIAL AREA Paolo Castelli Vip Lounge La Paolo Castelli ha voluto essere presente a SetUp curando l’ allestimento dell’area Vip lounge, un ambiente esclusivo e accogliente che favorisce la conversazione, la condivisione e il sapere. Un Luogo di relazioni e scambio sociale. Lo spazio si articola in un’ area relax e in un punto dedicato al food and beverage e ospita una selezione di arredi delle collezioni Inspiration e Domodinamica. Un insieme di arredi di interni per raffinate residenze private e forniture in ambito contract. Inspiration con la sua ricca e sofisticata collezione è “ispirata” al gusto del design di interni degli architetti che hanno operato tra Londra e Parigi tra gli anni ’30 e ’50 dello scorso secolo, rielaborato in chiave contemporanea con una grande attenzione ai dettagli, ai nuovi stili abitativi di una clientela internazionale e dal gusto sofisticato e con una forte possibilità di esser personalizzato affinché ogni oggetto della collezione possa diventare un pezzo unico per misure e dettagli, sulla base di un vastissimo campionario di tessuti, materiali e finiture che l’azienda propone. Lo spirito della collezione Domodinamica, nata come espressione della spinta creativa verso il design di interni della famiglia Castelli, è da sempre quello di realizzare prodotti distinguibili per originalità e creatività del disegno lasciando libera espressione a grandi designer internazionali. Tra i prodotti icona la poltrona CALLA di Stefano Giovannoni, lo sgabello VITESSE di Denis Santachiara e la libreria AUTUM firmata da Paolo Castelli. 290 Hula Hoop, Design Francesco Paretti e Stefano Giovannoni Nell’area Vip lounge sono presenti: Mambo design Massimo Iosaghini Calla design Stefano Giovannoni Elle collection Coffe Table design Luca Scacchetti Hula Hoop Design Francesco Paretti e Stefano Giovannoni Vitesse design Denis Santachiara Autum design Paolo Castelli Black and Gold Round Table: Design Luca Scacchetti Sedute Elle collection design Luca Scacchetti Nell’area PAOLO CASTELLI Vip Lounge sono presenti le opere “Symbols” di Raul. Saranno presenti inoltre i ragazzi dell’Accademia del Bar coordinati da Alessandro Romoli che hanno studiato per SetUp il cocktail PECCATI DI GOLA. 291 KINDER SETUP SetUp dedica particolare attenzione alla presenza dei bambini all’interno della manifestazione, accogliendoli in uno spazio creato appositamente per loro per nutrire il loro interesse verso l’arte offrendo laboratori creativi e giocosi. L’Area Kinder SetUp è a cura di Beatrice Calia in collaborazione con ReMida Bologna_Terre d’Acqua L’ARTE di Orientarsi Il tema della manifestazione è l’ORIENTAMENTO, ovvero la facoltà di sapersi orientare nel scegliere una direzione da seguire. Attraverso la sperimentazione, l’ascolto e il gioco, i bambini ne potranno conoscere le molteplici sfaccettature. Lo spazio ospita una gigantografia della mappa del centro di Bologna arricchita da alcuni strumenti per orientarsi, un omaggio alla città che ci ospita. Beatrice Calia grazie all’aiuto di una speciale mappa, guiderà i piccoli ospiti alla scoperta delle opere d’arte presenti nelle molteplici gallerie di SetUp Art Fair. Il senso di orientamento è come un radar che si aggiunge ai nostri 5 i sensi. Balene, delfini, pipistrelli, uccelli migratori si spostano per migliaia di kilometri seguendolo. Per andare dove? Per fare cosa? Gli animali lo fanno istintivamente, si fidano, e noi? Tracce, intrecci, grovigli e una lettura animata con proiezioni di luce e di suoni condotta dalle funambule di ReMida accompagneranno i piccoli esploratori alla scoperta, per filo e per segno... bambini vi attende un mondo pieno di sorprese, portate il vostro stupore!!! Quando: • Venerdì 29 gennaio: alle ore 17.30 - 19.00 - 21.00; • Sabato 30 gennaio: alle ore 17.30 – 19.00 – 21.00; • Domenica 31 gennaio: alle ore 14.30 – 16.00 – 17.30 – 19.00. Durata: un’ora Per chi: ciascun laboratorio è rivolto a bambini dai 3 anni in su si richiede la presenza di un genitore per i bambini sotto i 6 anni Costi: l’atelier è un servizio gratuito, incluso nel prezzo del biglietto di ingresso, offerto da SetUp ai piccoli visitatori della fiera Beatrice Calia. Il mio obiettivo è creare BenEssere e riaccendere i sorrisi nei Cuori. La Cultura del Ben Essere passa dal nutrirsi di Bellezza e dal sapiente uso di un potente strumento a nostra disposizione che é il Cibo Sano unito all’Acqua Viva. Io sono “l’Erbana”, sono figlia del Cielo e della Terra, interpreto il linguaggio delle stelle e delle erbe e lo utilizzo in tutto ciò che faccio. Il mio lavoro spazia dagli incontri culturali per grandi e piccini, alla stesura di articoli e libri sul BenEssere, al riconoscimento di erbe e fiori spontanei per uso alimurgico. Sono una chef specializzata in Cucina Natural Green e adoro insegnarla con lezioni teoriche e pratiche. Conosco il cibo dalla terra alla tavola, collaboro con alcune fattorie didattiche, con medici e con professionisti della nutrizione. Faccio didattica nelle scuole per far conoscere la filiera alimentare e l’importanza del mangiare frutti e verdure fresche. Con Cali Carmela Patania porto avanti il progetto “SiAmo Semplici”. Sono redattrice del mensile Vivere Sostenibile e autrice di “L’Erbana una Selvatica in Cucina”. ReMida Bologna_Terre d’Acqua ll progetto ReMida nasce nel 1996 a Reggio Emilia da un’idea del Comune ed Iren Emilia. ReMida Bologna_Terre d’Acqua è un Centro di Riuso Creativo dei Materiali di Scarto Aziendale, gestito e curato dall’Associazione Funamboli, con il contributo di Geovest e promosso dal Comune di Calderara di Reno, raccogliendo al suo interno i materiali. In sintesi ReMida Bologna_Terre d’Acqua si occupa di: - Raccolta e distribuzione del materiale di scarto derivanti dalla produzione industriale e artigianale, dando così nuova vita e valore agli errori di produzione, attraverso nuovi utilizzi e funzioni; - Percorsi di Formazione per operatori socio-educativi e insegnanti e accoglienza di gruppi di studio e delegazioni italiane e straniere; - Workshop in collaborazione con artisti, stilisti, eco-designer; - Attività Didattiche, per le scuole di ogni ordine e grado; - Servizio Ludoteca per le famiglie; - Esposizioni ed Eventi rivolti alla cittadinanza. Per maggiori info: sito web: www.remidabologna.it ; pagina facebook: www.facebook.com/remidabologna Prenotazioni: [email protected] 292 293 BOOKSHOP All’interno di SetUp Contemporary Art Fair si trova il Bookshop, uno spazio in cui poter trovare cataloghi e libri d’arte, collane editoriale e le ultime novità editoriali. Il Bookshop è curato da Agenzia Nfc La filosofia LAGO “Interior Life” è racchiusa in un manifesto di 11 punti che tratteggia gli elementi chiave di questo pensiero. Il punto 6 delManifesto LAGO è come uno spazio vuoto da arredare: ognuno lo riempirà con le proprie esperienze e i propri valori. L’allestimento del Bookshop è realizzato da LAGO, innovativo brand del design italiano, LAGO ha una visione estesa del design: una disciplina che produca senso e non solo prodotti, capace di innovare l’intera filiera produttiva e di proporre nuove visioni e nuovi modelli del vivere. Più che prodotti, LAGO disegna alfabeti e invita il consumatore a usarli, dando vita a un design condiviso che si arricchisce delle energie del fruitore. Se una persona trascorre la maggior parte del proprio tempo in ambienti di qualità migliore, allora anche la qualità della sua vita sarà migliore. Questa è la visione del design che ispira LAGO riassumibile nel claim “Interior Life”, un’espressione che indica sia la vita interiore, riferibile allasfera emozionale di ciascuno di noi, sia la vita degli interni, quella che conduciamo in uffici, abitazioni, alberghi, ospedali, scuole; spazi da progettare con un design che faccia sentire bene. Che l’ambiente circostante influenzi profondamente la nostra vita interiore lo hanno confermato da tempo anche le neuroscienze. Occorre, quindi, entrare in empatia con gli spazi abitati. Stabilire una relazione, o meglio ancora una risonanza interiore tra noi e lo spazio che ci circonda. Partendo da questo principio ispiratore LAGO ha sviluppato un design modulare che funziona come un alfabeto da usare per arredare gli ambienti in armonia con la propria vita interiore. 294 295 IL LUMACHINO RISTORANTE Prima di iniziare a cucinare, senza che nessuno glielo avesse mai insegnato, Ringo, avvicinava con garbo gli alimenti al viso, parlava a loro con gli occhi chiusi, come fossero creature appena nate. Ascoltava la voce degli ingredienti, con il naso e con le guance. Sentiva, annusava, si sincerava della loro condizione e gli domandava come volessero essere cucinati. Loro, rispondevano e suggerivano sempre il modo più appropriato. SetUp, quest’anno avrà il suo speciale Ristorante ispirato al libro “Il ristorante dell’amore ritrovato” che racconta la storia di Ringo, una giovane che lavora nelle cucine di un ristorante turco di Tokyo e che dopo essere rientrata a casa con l’intenzione di cucinare per il suo fidanzato, trova la casa completamente vuota. Non c’è più nulla: frigo, televisione, lavatrice, mobili. Spariti persino gli utensili da cucina e, soprattutto, sparito il suo fidanzato indiano, maître del ristorante accanto al suo, un ragazzo con la pelle profumata di spezie. Lo choc di Ringo è tale da farla rimanere impietrita al centro della casa vuota, la voce non le esce più dalla bocca. Decide, quindi, di ritornare al suo villaggio natio. Nella quiete dei monti, Ringo decide di aprire, in un vecchio granaio di famiglia, un ristorante ospitando una sola coppia al giorno. Il ristorante si chiama IL LUMACHINO. IL LUMACHINO di SetUp, è un luogo in cui si riappropria del tempo. Ci si dedica uno spazio per parlare nella convivialità della tavola. Una realtà in cui poter assaporare la cucina tipica bolognese. I sapori antichi delle lasagne, della petroniana, del bollito con le salse serviti al carrello. La tradizione che incontra la contemporaneità attraverso il matrimonio tra arte culinaria gestita da Party Ricevimenti e arte visiva realizzata dall’artista EL FOOSER. Come scrive El FOOSER: “Le carte nautiche, insieme alle stelle, sono 296 stati i primi mezzi di orientamento che l’uomo ha avuto a disposizione. Gli animali marini che dipingo, colossi fluttuanti dal ritmo flemmatico, sanno con certezza qual è la giusta direzione. L’orientamento è quindi fondamentale per la vita? Come sarebbe vivere senza? Sicuramente, non avremmo nemmeno la cognizione di noi stessi. Io ho impostato la mia rotta verso la scoperta dell’anima”. Vogliamo pensare che i piatti, AL LUMACHINO, siano piatti dell’amore ritrovato. Amore per il cibo, per l’arte, per noi stessi, per il tempo che ci dedichiamo e destiniamo agli altri. Vogliamo orientarci, pensando che con amore si possano creare piatti svestiti dagli orpelli, che facciano battere il cuore così come lo fa un’opera d’arte. AL LUMACHINO la cucina riesce a farci essere davvero ciò che vogliamo essere. In cucina, come in arte, non si può fingere. Menù Ristorantino I primi piatti Il dessert La classica lasagnetta alla bolognese Torta di riso Tortellini in brodo di cappone La tagliatella Salame al cioccolato in crema di vaniglia La zuppa (vegetariana) Tagliata di frutta fresca I secondi Vini DOC delle nostre colline (a calice o bottiglia) Zuppa inglese Il carrello dei bolliti con purè di patate e salsa verde Acque minerali Tagliere con salumi e formaggi tipici regionali con grissini e crescente Caffè espresso Petroniana in fondente di zucca e cipolla caramellata Polpettine di vitello, pomodoro fresco, piselli e maggiorana Tortino di patate rosse, bietola e crema di grana L’insalatona 297 SetUp on air @ Radio Città Fujiko Nel fumetto Fujiko è l’icona della bellezza e del desiderio senza regole. Nella realtà, Fujiko è una radio indipendente, che seleziona gemme nascoste per farle risplendere nella più completa libertà espressiva. Nella città, Fujiko diffonde queste gemme a quanti, tanti, hanno orecchie per desiderare idee, musiche e colori diversi. Radio Città Fujiko 103.1 FM, catalizzatrice delle più innovative e brillanti realtà attive sul territorio e oltre, trova in SetUp il luogo e il partner congeniale per esprimere la varietà caleidoscopica nell’etere. Terminale operativo di questo incontro: Coxo Spaziale – L’arte come non l’avete mai, un programma di Fedra (C.) Boscaro e Stefano W. Pasquini, in onda tutti i giovedì dalle 19 alle 20: sessanta minuti da non perdere, tra il locale interstellare e il globale provinciale [un] contenitore radio che scorrazza senza soluzione di continuità lungo l’intero ventaglio della cultura; promettendo arte, teatro, musica e pure cucina (Francesco Sala). Fedra è artista multi-disciplinare che dopo un primo incontro con le arti visive, riconosce nella scena teatrale il luogo in cui far confluire la sua ricerca. Dal 2007 è direttrice artistica del programma di ricerca Per un Novissimo Bestiario. Stefano è artista, curatore e scrittore. Oltre ad aver pubblicato centinaia di articoli per varie riviste arte contemporanea, è editore del magazine Obsolete Shit e direttore del podcast Why the Fuck not Ppodcast. www.radiocittafujiko.it www.coxospaziale.blogspot.com 298 space creators CREATORI di spazi SOLUZIONI ESPOSITIVE VINCENTI SOLUTIONS ON AIR IL DESIGN DESIGN I VOLUMI SHAPES PROTAGONIST FATE VEDERE CHI SIETE! STRUT YOUR STUFF IL COLORE UN ARCOBALENO DI IDEE RAINBOW OF IDEAS LA RICERCA SOPHISTICATION L’ARTE DI ESPORRE ART TO EXHIBIT OVUNQUE ANYWHERE congressi • eventi • fiere dove c’è casa c’è ASPPI www.asppi.bo.it www.clubgamec.it Club GAMeC Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo [email protected] tel. +39 035 236962 cell. +39 349 2987801 Il Club GAMeC è un’associazione culturale, regolarmente costituita nel 2005, per promuovere e sostenere GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, nella diffusione della conoscenza dell’arte del nostro tempo. Essere socio significa contribuire personalmente allo sviluppo dei programmi dell’associazione per il Museo, partecipare alle numerose iniziative in programma e condividere esperienze privilegiate con i protagonisti della cultura visiva contemporanea. PAOLOCASTELLI.COM iMac con display Retina PRIMA di perderti nella jungla dei prezzi passa DA NOI a Bologna in Via della Grada, 13/E L’ESCLUSIVO CLUB D’ACQUISTO CON UNA FORMULA TUTTA NUOVA www.primadanoi.eu SER DATA Via Murri 47 - 40137 Bologna tel. 051/342200 - 342345 www.serdata.it - [email protected] Ci trovi a: Bologna, Bergamo, Brescia, Verona e Parma. Solution Expert “Ho sbattuto contro un muro” [Luca Guenzi] Curated by Olivia Spatola | Manuela Valentini From January 27 to February 28, 2016 OPENING January 27, 2016 | h.18.30 - 21.30 ART WHITE NIGHT January 30, 2016 | h. 18.30 - 24.00 MIRO GALLERY Via Sant’Apollonia 25 40126 Bologna + 39.0151.9845770 www.miroarchitetti.com “Ho impastato come una dea madre” [Silla Guerrini] doppia personale monografica a cura di Antonella Gasparato www.zonazago7.it Via E. Zago, 7 a/b - Bologna (sotto il ponte di Via Stalingrado) VERONICA MONTANINO ZonaZago7 per SetUp+ dal 27 al 31 gennaio - h. 17-23 - Opening: 27 gennaio h. 17 PANGEA NOTE NOTE NOTE NOTE NOTE Vi aspettiamo alla quinta edizione di SetUp gennaio 2017 www.setupcontemporaryart.com Finito di stampare nel mese di gennaio 2016 presso Modulgrafica Forlivese, Forlì, per conto di Agenzia NFC di Amedeo Bartolini & C. sas - www.agenzianfc.com