MBA - Luglio 2013

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MBA - Luglio 2013
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man on a mission
di Gian Paolo Galloni
Un salto nel vuoto
lle volte potrebbe parere tale, nel nostro rapporto con
alcuni degli inserzionisti di una certa importanza, se ci
si trova dinanzi a situazioni mai affrontate prima per
il semplice motivo di voler cambiare lo stato delle cose. Certo
che per farlo bisogna davvero sentirsi abbastanza sicuri di
avere le spalle ben coperte... coperte come soltanto il lavoro di
tanti, tanti anni e soprattutto fatto con grande trasparenza
ed impegno dovrebbe poter garantire. Ma comunque sia
il “Ti tolgo il saluto!” minacciatomi da uno di questi mi
aveva colto davvero un po’ di sorpresa... e strappato un
bel sorriso sollevato, perché non si trattava in alcun modo
di quello che si poteva invece temere e che forse vi avevo
ora indotto a pensare.
L’accadimento riguarda i nostri test e per i quali norma
vuole
che, se
non ci
si trova
nel bisogno
di sviscerare a
fondo eventuali
aspetti tecnici, essi si
svolgano in maniera del
tutto autonoma, qualunque
possa essere poi il risultato. Ciò
grazie anche alla tranquillità data
dall’avere a che fare nelle nostre
pagine con “la crema” dei marchi
mondiali, ma la sorpresa è sempre
in agguanto... e così è stato. Ecco
quindi che poco fa me ne sono
trovata una doppia da gestire e
non così trascurabile, con un
certo imbarazzo nei confronti
dei brand coinvolti, oltre che
per le possibili conseguenze
per la testata stessa. La nostra
storia è passata in effetti alcune
volte, anche se comunque sempre
più di rado, attraverso una sorta di
miope interruzione della pubblicità
da parte di aziende poco capaci di
incassare eventuali critiche ai
loro prodotti. Eppure ripeto fino
allo sfinimento come convenga
sempre sacrificare l’uovo oggi
per la gallina domani, perché
si può investire solo e soltanto
sul proprio futuro, ma ognuno
è arbitro di se stesso. Da parte
nostra la via da seguire non è
in effetti confusa e passa per i
capisaldi che ormai avete pure
voi imparato a riconoscerci. Tra di essi quindi
anche la volontà assoluta di trasmettervi la
realtà delle cose, aiutandovi a scegliere ciò
che faccia meglio di altro al caso vostro ed al
tempo stesso spronando i produttori affinché
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non pensino mai di potersi permettere di fare quello che
vogliono con progettazione, lavorazione e controllo qualità,
che tanto poi ci pensa il marketing a determinare i fatturati
effettivi. Giammai un simile pensiero, affinché il marketing
rimanga strumento di trasparenza e comunicazione e non di
magia a volte più “nera” del legittimo (già detto anche questo).
Ed è in tale ottica che ho detto al titolare di una delle più
note e strutturate distribuzioni che purtroppo un paio dei suoi
brand di riferimento non mi avevano convinto negli ultimi
test in corso, spiegandogliene le motivazioni effettive in modo
esaustivo. In risposta a ciò mi ha chiesto quante stelle avessi
intenzione di riconoscere ai prodotti e non ho potuto che dire
la verità, sebbene non drammatica (visto comunque il livello
dei prodotti stessi). Con sorpresa è arrivata quindi repentina
la “minaccia” citata, ma ripetendola per intero era stata “Ti
tolgo il saluto se poi scopro sulla rivista che me ne hai data anche
una sola di più!”, seguita poi da una concitata spiegazione di
come preferisse una stampa più dura piuttosto che “serva”.
Ora il discorso potrebbe diventare anche troppo lungo ed
un pizzico complesso, oltre che forse un po’ deprimente, alla
luce dei mille risvolti e riflessi nel quotidiano, perché si entra
nel confronto ed i toni si potrebbero accendere, quando invece
la nostra volontà sta esattamente all’opposto, nello spettro dei
possibili stimoli.
Godiamoci quindi la straordinarietà del fatto che esistano
di questi imprenditori, così incapaci di anteporre il proprio
interesse più immediato a quelli che sono invece i loro valori
reali. Sono rari? Rari no e pochi nemmeno, perché il settore
del ciclo ne è probabilmente quello più ricco in assoluto nel
panorama economico, e non soltanto italiano.
Certo... qualcuno nel nostro settore ha ben altra sensibilità
e ce ne siamo accorti negli anni. Forse non ricorderete, perché
magari non ancora appassionati a quei tempi, di quando ero
team manager di un corridore, già campione del mondo su
strada e poi nella Top-10 del ranking mondiale nella mtb, e di
come lo abbia dovuto lasciar andare altrove nel momento in
cui, giunto al massimo livello, gli sarebbe stata imposta una
casacca ben diversa da quella indossata fino ad allora, cosa
che avrebbe “legittimato” agli occhi degli appassionati meno
esperti, e non solo, un marchio secondo me assolutamente
non meritorio di una simile visibilità.
E che dire di quando ho voluto rientrare in Italia, anziché
rimanere negli Stati Uniti, e con persino una certa urgenza
scaturita dall’essermi reso drammaticamente conto sia della
mancanza di molti, anzi di troppi prodotti in Italia e di come
molti di quelli presenti fossero però offerti a dei prezzi spesso
sensibilmente più alti che nel resto del mondo?
Con la stampa il discorso di fondo è stato lo stesso, ma non
“contro” quella pre-esistente, ma a sostegno anche di una sua
reale svolta in positivo e che a mio giudizio c’è stata, almeno agli
inizi e proprio in virtù dell’aver potuto sia dare l’esempio, sia
anche assumersi la responsabilità oggettiva del voltare pagina.
Non ha quindi importanza se ci sono stati ostacoli, se ce
ne sono tutt’ora, se c’è chi ti giudica senza sapere di quel che
parla, se c’è chi tenta di ripristinare con ogni mezzo il vecchio
sistema, se c’è chi agisce scorrettamente, forse persino oltre
i limiti di una legalità un po’ sbiadita per alcuni, perché nel
nostro settore, se sai saltare non è mai un... salto nel vuoto! ✪