Guida Geomorfologica
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2° STAGE DI RILEVA AMENTO GEOMOR RFOLOGIC CO Baun nei – Sard degna 6-11 Giugno 2010 Inquadrramen nto geomorffologicco de ell’are ea d’in ndagin ne Rita a Melis, Albero Marin ni, Paolo Orrù O Dipa artimento di d Scienze della Terrra – Univerrsità di Caggliari Marrta Della Seta S Diparttimento di Scienze de ella Terra – Universittà degli Sttudi di Rom ma “La Sap pienza” Inqua adrame ento geomor g rfologico delll’area d’inda agine Lo Stage di Rileva amento Geomorfolo G ogico orga anizzato dall’AIGeo d ha come e oggetto o d’indagine e la porzione della provincia dell’Oglia astra nota come Sup pramonte di Bauneii (Sardegna a centro-orrientale). Fig. 1: Are ea oggetto del d rilevame ento. Quest’ultima include parte dell’altopian d no del Supra amonte e ill corrisponde ente tratto costiero, che va da S.. Maria Nav varrese a Su ud fino a Ca ala Luna (all centro dell Golfo di Orrosei) a Nord d. Il Supramonte è un altopiano che occup pa una sup perficie di circa 170 Km2 nell’e entroterra a o di Orosei e ha un’altitudine e media di 900 m s.l.m s (Mon nte Corrasi, 1463 m del Golfo s.l.m., è la l cima più ù alta). L’altopian no è costittuito per l’80% l da ro occe appa artenenti a una succcessione ca arbonatica a (Giurassicco medio – Cretacico o inferiore;; Costamag gna et al., 2007 e re elativa bibliografia), che poggiia su un basamento cristallino o paleozoicco. Deposiiti quatern nari fluvio--lacustri e di versante, in parte riconducibili a un ambiente periglaciale, poggiano sulla successione carbonatica insieme alle colate basaltiche del distretto vulcanico di Orosei-Dorgali. Entrambe le unità sono state attribuite al periodo Donau-Günz (Dieni e Massari, 1973). In particolare, i sedimenti e le vulcaniti si possono far risalire a una fase di riempimento seguita a un ciclo erosivo connesso con una fase di sollevamento collocabile al limite Pliocene-Quaternario. La struttura del massiccio calcareo è caratterizzata da una successione carbonatica giurassica, in assetto monoclinale, immergente verso mare (Fig. 2), tagliata da due principali sistemi di faglie trascorrenti con andamento NNW-SSE e NNE-SSW (Pasci, 1997) e ne condiziona fortemente l’assetto idrogeologico. L’altopiano è, infatti, una delle aree carsiche più estese ed interessanti della Sardegna e ospita un sistema ipogeo molto sviluppato, le cui cavità sono state esplorate a partire dagli anni ’50 (Cabras et al., 2008 e relativa bibliografia). Fig. 2: monoclinale carbonatica giurassica immergente verso mare. Lo sviluppo del carsismo ipogeo è testimoniato da grotte fossili e ben decorate nell’epicarso e nelle aree a quote più elevate, mentre cavità a sviluppo verticale si trovano lungo i fondovalle (Crobu e De Waele, 2007; Cabras et al.,2008; Crobu, 2009). Tra le cavità a sviluppo verticale il Golgo (“Su Sterru”) (Fig. 3) si trova al centro dell’altopiano, a una quota di circa 400 m s.l.m., ed è costituito da un inghiottitoio con un salto verticale di circa 300 m. Alcune di queste cavità ospitano corsi d’acqua sotterranei che raggiungono portate di diversi metri cubi al secondo durante eventi piene (Cabras et al.,2008). Accanto alle forme carsiche ipogee, sulla superficie dell’altopiano si possono osservare diverse forme carsiche epigee, tra cui doline di varie dimensioni (Fig. 4), spesso allineate condizionate dalla lungo direzioni struttura, e microforme localmente ben sviluppate sulla superficie dei calcari microcristallini affioranti (Fig. 5), tra cui scannellature (rillenkarren), vaschette di corrosione (kamenitze) e campi di karren ruiniformi (De Waele, 2004). Profonde valli fluviocarsiche, impostate lungo i principali sistemi di faglie terziarie (con direzione N-S e NW-SE; Pasci, 1997), interrompono la morfologia relativamente Fig. 3: Il Golgo (“Su Sterru”). Sulla sinistra la sagoma di un uomo come scala! dolce della sommità dell’altopiano (Fig. 6). Queste valli dai versanti ripidi, soprattutto nei tratti più a monte, testimoniano una rapida evoluzione del paesaggio, in risposta al sollevamento avvenuto al limite Pliocene-Quaternario e alla messa in posto delle colate basaltiche. Tra i principali corsi d’acqua, la Codula Ilune e la Codula Sisine formano dei canyon che sfociano nel Golfo di Orosei, rispettivamente in corrispondenza delle spiagge di Cala Luna e Cala Sisine (Fig. 6). Fig. 4: Dolina di crollo: vista panoramica (a sinistra) e particolare dell’interno ( a destra). Fig. 5: Microforme carsiche epigee: rillenkarren (a sinistra), kamenitza (al centro) e karren ruiniformi (a destra). La rete idrografica attuale è, molto probabilmente, ciò che resta di un drenaggio, impostatosi durante periodi più caldo-umidi rispetto a oggi (De Waele, 2004). Esistono evidenze di una prosecuzione dei canali di drenaggio fino ad una profondità di circa 120 m al di sotto del livello del mare attuale (Orrù e Ulzega, 1987), che indica il massimo stazionamento basso del Mar Mediterraneo durante l’Ultimo Massimo Glaciale (22.000 anni fa). Oggi il drenaggio superficiale si attiva solo periodi di precipitazioni intense, generalmente due volte l’anno, e interessa quasi esclusivamente Codula Ilune e Codula Sisine, anche in virtù del fatto che questi corsi d’acqua, per buona parte, scorrono rispettivamente su graniti e basalti. Gli altri corsi d’acqua si sviluppano, invece, quasi completamente sul massiccio calcareo, dove i processi d’infiltrazione determinano lo sviluppo di un drenaggio ipogeo (De Waele, 2004). Fig. 6: An nsa di un me eandro di un n canyon fluv viocarsico (C Codula Sisin ne) e relativo o sbocco al mare (Cala Sisine). Nel perio odo 2004-2 2008 dura ante la sta agione invvernale si sono verrificati de egli eventii meteorolo ogici ecce ezionali (p prevalentem mente dovvuti a pre ecipitazion ni orografiiche), che e hanno pro ovocato un na serie d’inondazion ni (De Wae ele et al., 2010), co on notevolii effetti dii modificazzione delle e spiagge allo a sbocco o dei corsi d’acqua principali (F Fig. 7). Ne el 2004, ad d esempio, nel period do 6-11 dicembre, in n Sardegna a centro-o orientale è stato reg gistrato un n valore ma assimo di 700 7 mm di pioggia (in n media 40 00 mm) risspetto alla media del mese più ù piovoso (d dicembre) di 130-170 0 mm. Fig. 7: 7 Effetti de ell’alluvione del novemb bre 2008 (Co odula Sisine e): formazion ne di una nu uova scarp pata di erosiione in un trratto a montte (in alto a sinistra); liv vello massim mo raggiunto o durante la piena indicato dalla fascia “lavata” su parete in roccia (in alto a destra); detriti e resti di alberi trascinati dalla piena nel tratto vallivo distale (in basso a sinistra); modificazioni della spiaggia allo sbocco della codula (in basso a destra). Il versante orientale del Supramonte degrada bruscamente verso mare (1000 m di dislivello su una distanza dalla costa di circa 10 km), dove le rocce calcaree danno origine a spettacolari falesie e archi, alcuni dei quali di notevoli dimensioni. In effetti, la morfologia delle coste è fortemente segnata dalla duplice azione di modellamento da parte del moto ondoso e dei processi carsici (Fig. 8). L’abrasione marina è localmente accentuata dalla corrosione, che diventa prevalente laddove la miscela di acque fresche e acque salate da origine a fenomeni d’ipercarsismo (De Waele et al., 2001). Molte grotte marine, formatesi per l’azione del moto ondoso particolarmente efficace in corrispondenza di zone di debolezza della roccia (fratture, giunti di strato), sono piuttosto diffuse lungo la costa. Dove invece avviene la miscela di acque, si sono sviluppate delle importanti cavità carsiche lungo la costa, che si sviluppano per diversi chilometri (De Waele & Forti, 2002). Altro elemento morfologico molto importante è rappresentato dai solchi di battente, ben sviluppati lungo tutta la costa alta in roccia calcarea, che stanno a indicare il livello del mare attuale e quello passato. Questi solchi sono stati individuati in modo chiaro da una Fig. 8: Pinnacoli carsici in prossimità della falesia in calcari interessata da processi ipercarsici. profondità di 10 m sotto l’attuale livello del mare, fino a 10,5 m al di sopra (Carobene, 1972; 1978; Carobene e Pasini, 1982; Antonioli et al., 1999, 2007). Il solco più alto (Fig. 9) ha un’altezza decrescente da N a S, tra 10,5 e 7,7 m s.l.m. ed è stato attribuito allo stadio isotopico 5e (Tirreniano, 125.000 anni fa; Ferranti et al., 2006). La sua continuità per 37 km di costa calcarea testimonia la relativa stabilità tettonica fatta eccezione per il leggero basculamento in direzione N-S (Antonioli et al., 1999). Il solco sommerso (-10 m) si trova in corrispondenza di un noto ed evidente livello di base, come evidenziato dal fatto che la maggior parte delle grotte sviluppano marine fino a si questa profondità durante un periodo stabilità del di livello del mare verificatasi tra gli stadi isotopico 5e Fig. 9: solco di battente del Tirreniano (ovviamente il più alto) e solco di battente attuale (125.000 anni fa) e 2 (circa 20.000 anni fa). Sulla piattaforma continentale alcuni depositi di sabbie eoliche arrivano fino a 120 m di profondità sotto il livello del mare attuale e sono stati attribuiti allo stesso periodo (stadio 5e - stadio 2). Evidenze di uno stazionamento basso sono state documentate a una profondità di 45-50 m sotto il livello del mare e correlate alla trasgressione preVersiliana (circa 10.000 anni fa) (Orrù e Ulzega, 1987). Lungo i versanti acclivi che fanno da raccordo tra l’altopiano e la costa si rinvengono potenti coltri di depositi quaternari continentali e marini di spiaggia (Fig. 10). Tra i depositi continentali, nell’area d’indagine sono molto diffusi i detriti di versante, in particolare depositi tipo éboulis ordonées, generati in condizioni morfo-climatiche di resistasia depositi (Würm). sono clastico più meno frequentemente Fig. 10: Sezione tipica lungo la costa del Golfo di Orosei (da Carmignani et al., 2001). costituiti materiale o una matrice Questi da spigoloso, grossolano, immerso in siltoso-argillosa spesso arrossata, con una stratificazione immergente verso mare, sottolineata da ripetute variazioni granulometriche dovute alle variazioni d’intensità e/o di frequenza del crioclastismo in ambiente periglaciale (Fig. 11). Fig. 11: Depositi tipo éboulis ordonées ai piedi delle scarpate in roccia che sormontano la costa. A questi depositi localmente si alternano in successione corpi di frana antichi e attuali, depositi di conoidi alluvionali e costieri (Fig. 12). Fig. 12: Deposito di frana cementato con solco di battente del Tirreniano (a sinistra) e ripa di erosione marina che taglia un deposito di conoide costiero (a destra). Oltre ai depositi costieri (conglomerati e sabbie, di cui alcuni attribuiti al Tirreniano), lungo la costa sono piuttosto diffusi i depositi eolici costituiti da sabbie addensate e arenarie a laminazione incrociata (eolianiti; Fig. 13). Fig. 13: Depositi eolici rinvenuti lungo costa. Bibliografia Antonioli F., Anzidei M., Lambeck K., Auriemma R., Gaddi D., Furlani S., Orrù P., Solinash E., Gaspari A., Karinja S., Kovacic V., Surace L. (2007). Sea-level change during the Holocene in Sardinia and in the northeastern Adriatic (central Mediterranean Sea) from archaeological and geomorphological data, Quaternary Science Reviews 26, 2463– 2486. 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